Le “segrete affinità” tra archivi e architettura: il caso del nuovo
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Le “segrete affinità” tra archivi e architettura: il caso del nuovo
Le “segrete affinità” tra archivi e architettura: il caso del nuovo Centro degli Archivi Nazionali francesi CRISTINA CENEDELLA Nella primavera del 2005 ho avuto il piacere di assistere in anteprima a Parigi alla presentazione dei progetti finalisti per la realizzazione del nuovo Centro degli Archivi Nazionali francesi. Il Centro, la cui ultimazione dei lavori è prevista per il 2009, sorgerà a Pierrefitte-sur-Seine, nella cintura periferica a nord della capitale. Il concorso, ideato dalla Direzione Centrale degli Archivi nel dicembre 2002, è stato fortemente voluto nel 2004 dal presidente della Repubblica Jacques Chirac e dal Ministro della Cultura e della Comunicazione francese Renaud Donnedieu de Vabres. Bandita alla fine del 2004, la gara internazionale ha visto la partecipazione di 96 proposte, cinque delle quali sono giunte in finale. Nella primavera del 2005 è stato decretato quale vincitore il progetto dell’architetto romano Massimiliano Fuksas: ancora una volta, nella grandeur parigina delle nuove architetture pubbliche urbane, un italiano ha avuto la meglio e i Francesi, in modo simpatico e irriverente, hanno già ribattezzato la struttura “le coffre de Fuksas”, il baule di Fuksas. La costruzione si presenta in realtà come un grande immobile, alto 42 metri e lungo 180, dalla “instabile luminosità”, data all’interno e all’esterno da un gioco di luci e trasparenze, dovute alle losanghe in alluminio, con le quali è rivestito l’edificio, ai laghetti esterni e a un vero e proprio bosco: è una originale “poetica della leggerezza”. Il filo rosso del progetto architettonico è stato quello di non creare un elemento isolato e passivo nel tessuto urbano, ma di dare vita a una struttura che potesse inserirsi e connotare fortemente l’ambiente stesso, divenendo un nuovo paesaggio, addirittura una nuova geografia del luogo, nella quale gli elementi naturali (acqua, bosco e luminosità), avessero la capacità di rendere piacevole il percorso, lo studio e il lavoro. Per la Francia, il luogo è altamente simbolico ma rappresenta anche una scelta di rottura. Da un lato, infatti, Pierrefitte-sur-Seine confina con Saint Denis, ove sorge l’omonima basilica nella quale riposano i re della nazione, simbolo della storia e del passato dei francesi; dall’altro, invece, specularmente collegati a questa evocativa storia millenaria, a Pierrefitte-sur-Seine gli archivi verranno proiettati anche in uno spazio in movimento, un luogo di popolazione giovane e multietnica: lo specchio nel quale si dovrà riconoscere il Paese di domani. A Saint Denis, inoltre, ha sede l’Università di Paris VIII, con prevalenza di facoltà umanistiche, che troveranno una buona sinergia con il nuovo centro. Per questi motivi, se ci può colpire la bellezza e l’arditezza dell’immobile progettato da Fuksas, ancor di più, credo, deve stupirci la volontà del governo francese nel dedicare tanta attenzione agli archivi. Il nuovo centro è destinato, infatti, a raccogliere, conservare e valorizzare per i prossimi trent’anni gli archivi storici centrali dello Stato dal 1790 al 1958. A Parigi, negli antichi e bellissimi edifici di rue des Francs Bourgeois, nel cuore del Marais, resteranno gli archivi storici nazionali (CHAN) dall’epoca dei re Merovingi alla Rivoluzione Francese. Il nuovo centro avrà la capacità di 320 km lineari, darà lavoro a 300 persone e potrà accogliere centinaia di studiosi ogni giorno. Il tutto con l’impegno finanziario di 119 milioni di Euro. Anche il Centro degli Archivi Contemporanei (CAC) a Fontainebleau, che raccoglie gli archivi di deposito degli istituti centrali dello stato, resterà operante, continuando, con i suoi 193 km lineari di scaffalature l’attività di conservazione, selezione e consultazione degli archivi non ancora “storici”. Il nuovo centro degli archivi nazionali è stato definito da Chirac stesso “un progetto chiave per la nazione e l’avvenire della sua memoria”. E ne sono 65 stati così riassunti i principali obiettivi: identificare gli archivi come un settore d’eccellenza nella politica del Ministero della Cultura; rispondere alla saturazione attuale dei due grandi centri nazionali (Parigi e Fontainebleau) per i prossimi trent’anni; far evolvere in modo significativo gli strumenti, le metodologie e i servizi dedicati agli archivi; conservare il patrimonio in condizioni ottimali per le future generazioni; rendere il patrimonio accessibile al più grande numero possibile di cittadini. Risulta evidente come la messa in opera di un tale progetto “immobiliare”, in definitiva, sia stata accompagnata da una serie di riflessioni sulla funzione scientifica e culturale del nuovo centro, riflessioni alle quali ha dato vita un comitato scientifico composto dagli utenti (universitari e ricercatori), dagli archivisti di professione e dai partners istituzionali. Le collettività territoriali coinvolte, infatti, hanno da subito sostenuto il progetto, cogliendo in esso l’opportunità di una importante riqualificazione dello spazio della cintura metropolitana a nord di Parigi e di una notevole visibilità internazionale. Il nuovo centro, infine, dovrà mettere in opera le ultime evoluzioni delle tecnologie informatiche e della comunicazione, offrendo una totale sicurezza ai professionisti che vi lavorano e una completa gamma di servizi per gli utilizzatori. Le applicazioni che costituiranno questo sistema, soprattutto per quanto attiene al lavoro strettamente archivistico, come la gestione dei fondi, l’inventariazione etc., potranno essere estese e adottate negli altri centri nazionali e negli archivi dipartimentali. La costruzione di grandi opere pubbliche nel campo della cultura non è certo una novità in Francia: basti pensare alla splendida sede della Biblioteca Nazionale Centrale di Parigi, voluta da François Mitterand e a lui dedicata, che occupa da un punto di vista sia visivo, sia urbanistico, un intero quartiere della periferia sud-est cittadina. Ancor più interessante, tuttavia, è il filo rosso che collega gli archivi e l’architettura: nella cultura francese essi hanno delle segrete affinità, dei registri comuni - la materialità, la stratificazione e lo spessore del tempo - al punto da poter costituire ormai una vera e propria disciplina, la “storia dell’architettura degli archivi”. 66 Nel 1808 gli Archivi Nazionali furono installati a l'Hôtel de Soubise, nel centro della città, e durante il secondo Impero ricevettero il deposito di preziosissimi fondi, tra cui il Trésor des chartes, scrigno prezioso per la storia del Paese. Nel 1927 fu occupato anche l’adiacente Hôtel de Rohan, e negli anni Cinquanta si costruirono nuovi edifici, creando un intero quartiere dedicato agli archivi nazionali, così come ancora oggi lo vediamo. Nella seconda metà del XX secolo, oltre ai nuovi edifici appositamente realizzati per gli archivi dipartimentali di molte regioni, sono sorte numerose strutture nuove anche a livello centrale: il Centro degli Archivi Contemporanei a Fontainebleau, inaugurato nel 1979, il Centro degli Archivi del Mondo del Lavoro, allestito nell’antica fabbrica Motte-Bossut a Roubaix nel 1993, il Centro degli Archivi d’Oltremare, inaugurato a Aix-en-Provence nel 1966, rinnovato e ingrandito nel 1986 e ancora nel 1996. Nel corso degli ultimi quindici anni, infine, gli enti locali, sostenuti dal Ministero della Cultura e della Comunicazione, hanno intrapreso una politica di costruzione particolarmente intensa. I fabbricati di questo periodo sono stati concepiti per rispondere a nuovi e numerosi imperativi, tra cui quello della conservazione di supporti differenziati e non più solo cartacei e quello della comunicazione a un pubblico sempre più numeroso, dagli interessi variegati. Tra le inaugurazioni molto recenti, si possono citare quelle degli Archivi Dipartimentali dell’Yvelines, dell'Oise, della Sarthe, di Tarn, l’Archivio municipale di Lione e quello di Tolosa. Da tutti questi esempi scaturisce una visione rinnovata degli immobili destinati agli archivi, nella quale si distinguono chiaramente le funzioni primarie della conservazione e le funzioni di accoglienza del pubblico. Sale di lettura e di consultazione, attrezzate con postazioni fornite di personal computer e collegamenti a Internet, grandi sale per conferenze e convegni, aule per la formazione e le attività didattiche, intere sezioni dedicate al restauro, depositi secondo le normative di sicurezza fornite dagli organismi internazionali, spazi da adibire a esposizioni periodiche, spazi di ricreazione (caffetteria, bar, giardini interni) etc. Una nota sempre presente è quella della “messa in scena”: gli edifici stessi, aperti su spazi pubblici, contribuiscono a ristrutturare e riqualificare da un punto di vista urbanistico il luogo nel quale sono insediati. Questa dinamica è oggi ripresa e amplificata dai progetti che sono stati presentati al concorso internazionale del 2005 per il nuovo centro di Pierrefitte-sur-Seine e, in particolare, dal progetto di Massimiliano Fuksas. La massa enorme degli archivi, l’ampiezza delle superfici, la scelta di un luogo in piena evoluzione, costituivano altrettante sfide per gli architetti. La grande qualità dei progetti, la diversità delle soluzioni proposte sono tali da arricchire la “storia della architettura per gli archivi”. Questa “storia” riveste un aspetto così importante per la conservazione della memoria per le future generazioni, per la sua fruizione, che non si può far altro che condividere, a mio parere, quanto afferma- va lo storico Jean Favier: “l’immobile destinato agli archivi è il luogo dove si attualizza la storia nell’orizzonte stesso del genere umano”. Una politica lungimirante, quest’ultima, volta alla concreta attuazione di un concetto semplice ma, a mio parere, fondamentale: la fruizione dei beni culturali passa, in prima istanza, dalla corretta conservazione, in strutture specificamente dedicate e in ottemperanza alle normative più recenti di protezione, salvaguardia e manutenzione. Un caso analogo, di nuova architettura interamente dedicata agli archivi è tutto italiano, anzi più strettamente milanese, che sarà oggetto di una nuova indagine: il nuovo Archivio Diocesano. Gli Archivi Dipartimentali dell’Yvelines: veduta d’insieme e ingresso. 67