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® Notizie stimoli proposte per gli amici dei missionari Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore Responsabile: Domenico Milani Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa C'è un mondo ricco Ma i poveri non ne ricevono beneficio Missione è scendere H aJ oscritto seph Stiglitz, premio Nobel per l’economia: “C’era una volta la speranza che la globalizzazione avrebbe portato benefici per tutti, sia nei paesi industriali avanzati, sia nel terzo mondo. Oggi la faccia oscura della globalizzazione è sempre più evidente. Non sono solo le cose buone a varcare più facilmente le frontiere; anche quelle cattive, terrorismo compreso, si muovono più facilmente. Abbiamo sotto gli occhi un sistema commerciale globale ingiusto, che ostacola lo sviluppo, e un sistema finanziario globale instabile, in cui i paesi poveri si trovano ripetutamente oberati da un debito ingestibile. Il denaro dovrebbe affluire dai paesi ricchi verso quelli poveri, ma sempre più spesso va nella direzione opposta”. Per il futuro del mondo Sono le parole di un dirigente della banca mondiale, che ha abbandonato questa istituzione quando si è accorto che essa, invece di prendersi a cuore lo sviluppo dei paesi più poveri, li caricava di pesi ulteriori. Né Stiglitz né noi auspichiamo un mondo occidentale che, come un Babbo Natale, distribuisca doni e aiuti senza chiedere l’impegno dei poveri per la loro liberazione. Stiglitz è cosciente che il futuro dei paesi poveri è nelle loro mani. Ma sa anche che senza la collaborazione intelligente e generosa del mondo sviluppato, la loro liberazione rimarrà un miraggio irraggiungibile. Qualche anno fa, in occasione del passaggio al nuovo millennio, l’Onu aveva lanciato un programma mondiale per la riduzione del debito internazione dei paesi poveri. Per qualche tempo se ne è parlato e qualche progetto è andato in porto. Ma ora sembra che tutto sia scivolato nel dimenticatoio. Certamente la situazione interna dei PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ! Se i vescovi diventano portavoce dei popoli p. Marcello Storgato, sx è la prima volta che una delegazione di cardinali e di vescovi dei cinque continenti va in visita ai governi del G8, prima che questi si radunino per il loro “vertice” a Heiligendamm, in Germania, dal 6 all’8 giugno. C’è sempre una prima volta. Ne diamo notizia a pagina 6, con una foto che ritrae cardinali e vescovi davanti allo striscione, “I poveri non possono aspettare!”, mentre il cardinale mostra un messaggio che dà la sveglia al G8: “Fate in modo che l’aiuto funzioni! Il mondo non può aspettare!”. Da tanti anni, noi missionari e missionarie abbiamo cercato di fare eco ai gravi e persistenti problemi dei popoli, sempre più impoveriti, e di denunciare le gravi situazioni di sfruttamento che via via si verificano. Lo abbiamo fatto e lo facciamo, non per presunzione politica, ma come testimoni credibili di ciò che vediamo e ascoltiamo, viviamo e soffriamo in mezzo ai popoli che ci ospitano e ai quali siamo debitori della “buona notizia” di Gesù. Richiamo solo due eventi: l’impegno per eliminare le mine antipersona e le armi letali, che colpiscono milioni di vittime innocenti e paralizzano la vita di interi popoli; lo sforzo sovrumano per chiedere l’annullamento del debito estero, che devasta l’economia delle nazioni impoverite. Gia allora, con i forti pronunciamenti di papa Wojtyla, le chiese d’Europa avevano fatta propria la “Campagna per la riduzione del debito”, con la forte iniziativa durante l’anno giubilare. Nel frattempo, sono arrivati anche altri organismi e i cosiddetti “no global”, che hanno visioni, motivazioni e metodi diversi dai nostri. Hanno ottenuto più clamore, non tanto per i risultati in favore dei più poveri, ma piuttosto per gli “incidenti” provocati... Oggi, una delegazione di undici cardinali e vescovi del sud e del nord del mondo, impegnati nella Cooperazione internazionale per lo sviluppo e la solidarietà e nella Caritas internazionale, chiedono ai “grandi” del mondo di mantenere gli impegni assunti nella lotta alla povertà: “Assumetevi la responsabilità per lo sviluppo dei popoli e per la solidarietà universale”. I vescovi hanno fatta propria questa istanza dell’umanità più povera. Bene! Ottimo! Ce n’è voluto del tempo, ma ora ci siamo. Il mio vecchio parroco don Lino Vasti, quand’ero ancora un ragazzo, confidenzialmente mi diceva: “Vedi, Marcello, la chiesa è un po’ come la capra. Se cerchi di tirarla per il collo, lei punta le zampe; se la sproni stando al fianco, lei corre avanti”. “Se da una notte all’altra si possono approvare fondi per la guerra, si può fare lo stesso anche per la pace, basta che ci sia la volontà politica”, ha affermato il cardinale dell’Honduras Oscar Rodríguez, capofila della delegazione vescovile per il G8, parlando con i giornalisti. E ancora: “Se Giovanni Paolo II nell’enciclica Centesimus annus fa una critica serrata del capitalismo, perché non potremmo farla noi vescovi, visto che il capitalismo non è Dio?”. Papa Benedetto XVI, parlando ai vescovi dell’America latina e Caraibi, ha completato il pensiero: “Tanto il capitalismo quanto il marxismo promisero di trovare la strada per la creazione di strutture giuste, affermando che queste avrebbero funzionato da sole e avrebbero promosso la moralità comune. La promessa si è dimostrata falsa. I fatti lo hanno evidenziato”. (Celam V, Santuario Aparecida, 13 maggio 2007) ■ p. GABRIELE FERRARI, sx paesi più poveri è condizionata dalla corruzione e dalla cattiva amministrazione, e questo complica ogni progetto di sviluppo. Ma non per questo noi abbiamo il diritto di rimettere nel cassetto questo dossier tanto importante per il futuro del mondo. Una voce coperta e dispersa Quest’anno ricorre il 40° anniversario di Populorum Progressio, l’enciclica di Paolo VI, tanto profetica quanto dimenticata, che dovremmo invece riprendere in mano proprio alla luce dell’attuale situazione del mondo. In essa Paolo VI aveva profeticamente affermato che “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”; che tutti i popoli sviluppati sono responsabili dello sviluppo dei paesi più poveri. E aveva chiamato tutti a collaborare perché a tutti gli uomini, figli tutti dello stesso Padre e quindi fratelli tra di loro, fosse garantito il minimo indispensabile per vivere in modo dignitoso. La sua voce è risuonata nel vuoto ed è stata coperta e dispersa da altre voci. Ma rimane drammaticamente attuale. Anche oggi molti - anche molti cristiani - si chiedono perché uno debba preoccuparsi di persone lontane che, anche se aiutate, sembrano non essere in grado di uscire dalla loro condizione disperata. È la domanda di Caino, che ripetiamo continuamente in risposta a quella di Dio, che ci chiede conto dei nostri fratelli: “Sono forse il guardiano di mio fratello?”. Certo che lo siamo. Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue 2007 GIUGNO n. 6 Volentieri o contro voglia? Al di là delle considerazioni “cristiane”, che sono decisive per noi discepoli di Cristo, sentiamo tutti che la parola di Paolo VI è vera, e che dallo sviluppo dei più poveri dipende la pace del mondo. “Contro la fame cambia la vita”, diceva uno slogan di qualche decennio fa. Il nostro sistema economico mondiale, dice ancora Stiglitz, può essere modificato e lo sarà, ma “la domanda è: i cambiamenti ci saranno imposti come risultato di una crisi, o prenderemo il controllo del processo di globalizzazione?”. In parole più semplici: il mondo cambierà perché lo vorrà liberamente o sarà costretto a farlo contro voglia? Noi cristiani e noi missionari, testimoni della sofferenza di Cristo che continua nei poveri di oggi, abbiamo avuto da Gesù un comandamento nuovo: “amatevi come io vi ho amati”. E ce lo ha dato come un dono. Esso corrisponde infatti al bisogno del nostro cuore di uscire da noi stessi per andare verso gli altri, riconosciuti come fratelli e sorelle. Ogni chiusura egoistica è la negazione della nostra natura di persone create a immagine di Dio. Non possiamo chiuderci in noi stessi: è a rischio la pace del mondo e il suo futuro. La missione non è forse lavorare per “fare del mondo una sola famiglia”, come dice il nostro fondatore, il beato Guido Conforti? ■ Missione è scendere - Scendere e andare, per incontrare l’umanità nelle sue situazioni di vita, come ha fatto Cristo, missionario del Padre. Nella foto, mons. Biguzzi, vescovo di Makeni, su una passerella attraversa un fiume limoso, per visitare le comunità in Sierra Leone. 2007 giugno n. ANNO 60° 6 2 Il missionario lascia e va altrove 3 Il volto africano di Cristo 4/5 Diamo un taglio alla povertà 6 Mondo, parrocchia del Risorto Queste donne che non vaneggiano Un altro miracolo del Conforti in Messico? In Sierra Leone, la chiesa di Makeni vuole crescere Cardinali e vescovi: “G8, la terra è di tutti” 2007 GIUGNO m i s s ione e spirito L’icona della missione Bussa alla casa di Maria Queste donne che non vaneggiano uomini appartengono A gli i fatti straordinari: lot- te e persecuzioni, conquiste e vittorie. Al mondo delle donne appartiene la normalità quotidiana. Nel nostro mondo, ancora segnato dal patriarcato, c’è uno squilibrio nelle relazioni, che provoca confusione, violenza e morte, a livello sociale e familiare, interpersonale e personale. Una delle cause di questo squilibrio è la disarmonia tra pubblico e privato. Pubblico, dove si vivono le relazioni di potere a livello economico, politico e sociale; aspetti considerati essenziali per la storia. Privato è il mondo dei sentimenti, degli affetti, del quotidiano, di ciò che secondo una certa logica non influisce sulla storia. In quest’ottica possiamo leggere il racconto degli Atti 12,1219. L’annuncio della Buona Notizia provoca confronto con il potere. Pietro è arrestato e finisce in prigione. Esce di prigione in modo strano e miracoloso. Disorientato e confuso, egli sente il bisogno di tornare alla normalità. Si ricorda della “casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco”, va e bussa alla porta. La casa di Maria: i discepoli e le discepole di Gesù si riuniscono nelle case (vedi anche Atti 2,46). Nella casa di Maria la comunità è riunita in preghiera. È la casa di una donna, madre di Giovanni Marco, discepolo di Paolo e di Pietro ed evangelista. In questa casa anche la schiava ha un nome: Rode. La giovane si muove con libertà. È lei che va alla porta, riconosce la voce di Pietro. Per la gioia, dimentica di aprire la porta. È messaggera di una Buona Notizia: annuncia e testimonia la liberazione di Pietro. Nella casa, la schiava è trattata come persona, senza discriminazione. Non è un utensile animato, come il costume romano diceva. Ha un nome e una dignità, agisce con disinvoltura e familiarità, non ha paura di essere castigata. Alle domande, insiste nell’annuncio: “Pietro è libero, è lì fuori!”. In questa casa si tessono nuove relazioni. La casa diventa il luogo dove è possibile sperimentare la novità, una nuova maniera di esercitare il potere, a livello di etnia, di classe, di sesso. La di- CARISMA è MISSIONE SACRO CUORE MISSIONARIO p. ALFIERO CERESOLI, sx brasiliano, Jão Evandro, si consacra alla missione U ncongiovane i voti religiosi nella famiglia saveriana. È nato nel nor- 2 dest del Brasile, ma è cresciuto in Amazonia, dove i genitori erano emigrati in cerca di lavoro. Lì ha incontrato i saveriani e, camminando con loro nelle comunità di base, ha ritrovato il senso della sua vita, offrendola a Dio per l’evangelizzazione dei non-cristiani. “Voglio essere - ripete - come quei saveriani che venivano a trovarci fin là dove mio padre lavorava, percorrendo chilometri e chilometri”. Consacrazione, appartenenza totale ed esclusiva al Padre, per essere inviati come il Figlio ad annunciare l’amore del Signore per tutta l’umanità. Una piccola pietra nella costruzione di quel mondo di giustizia, fraternità e amore che si può costruire a partire dalla pietra fondamentale, Gesù Cristo il vivente. Evandro diventa missionario il 15 giugno, festa del Sacro Cuore, simbolo dell’amore di Cristo per l’umanità. La scelta del giorno non è casuale. È il Cuore che “vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36). Il Cuore mite e umile che sente nostalgia delle altre pecore che ancora non hanno avuto la possibilità di stare con lui, ma sono sue e allora... “anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10,16). Il beato Conforti interpreta così per i suoi missionari questo desiderio di Gesù: “formeranno una sola famiglia cristiana che abbracci l’umanità”. Questo Cuore, innalzato da terra e trafitto, vuole attirare a sé ogni donna e uomo della terra (cf. Gv 12,32). Cuore ferito che chiede impegno per la costruzione della fraternità che egli è venuto ad annunciare e realizzare. Infatti, dopo aver rivelato compassione per le folle, Gesù dice ai discepoli: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”. È significativo che il giovane Conforti, notificando al cardinal Ledochowski la sua intenzione di fondare un istituto missionario, dice di affidarsi al “Divin Cuore che palpitò e soffrì per tutti i popoli della terra”. Ecco, amare e soffrire per tutti i popoli della terra. Due verbi che tutti possiamo coniugare, ognuno vivendo la propria vocazione, nel luogo e nel lavoro a cui Dio ci chiama. João Evandro lo fa offrendosi come missionario saveriano. Lo sa che dovrà amare molto e anche soffrire, per lasciare la sua famiglia e la sua terra, per adattarsi a climi e culture diversi; ma si consacra con la gioia di chi è cosciente di rispondere a un appello del Maestro e di saziare la sete di un Cuore che “palpitò e soffrì per tutti i popoli della terra”. ■ tea fRIGERIO, mM cotomia tra pubblico e privato è superata. Nello spazio pubblico, Pietro si trova disorientato. Nello spazio privato, in questa casa, egli recupera l’armonia, la direzione, la capacità di continuare la missione. “Ekklesia”, così si chiamerà più tardi la casa: il luogo dove si riunisce l’assemblea. Non l’assemblea esclusiva di uomini liberi e ricchi, ma l’assemblea di coloro che credono nel Signore Gesù, che accolgono e vivono la sua proposta. Non un agglomerato di gente anonima, ma persone riunite nello spirito di comunione e che pregano per Pietro. Nella casa di Maria si riuniscono persone che celebrano la fede. E Maria, diaconessa di quella ekklesia, presiede le celebrazioni. Nella sua casa, a una schiava è offerta la possibilità di agire e di esprimersi. Nella sua casa, la testimonianza delle donne non è una pazzia, ma Buona Notizia. “Tu vaneggi”, dissero a Rode. Le stesse parole erano sta- te dette a Maria Maddalena e alle altre donne, il mattino di Pasqua (Luca 24,11.22-24). Rode insiste e persiste: come le altre donne, esige il diritto di testimoniare, il diritto che sia riconosciuta la verità che annunciava. Nella casa si vive. “Non c’è più giudeo né greco, non c’è schiavo né libero, non c’è uomo né donna; tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28). Questa professione di fede non è dogma, ma sono parole vissute che eliminano le barriere fra l’uomo e la donna, padroni e schiavi, giudei e greci. Nella casa di Maria è possibile abolire - se non di diritto, almeno di fatto - il sistema patriarcale, il dominio dei padroni sugli schiavi, la supremazia tra i popoli. È possibile vivere la libertà, essere uno nel Signore Gesù. Nella casa di Maria, le donne testimoniano la resurrezione, sono ascoltate e credute. ■ PER CONTINUARE A RIFLETTERE Manoscritto del secolo XIV, Vaticano • Leggi Atti 12,1-11 e continua con il brano da 12 a 19. • Ti sembra importante che Pietro pensi alla “casa di Maria”? • In Atti, la casa come diventa luogo di relazioni nuove? • Oggi, dove potremmo cominciare a tessere nuove relazioni? La missione CHIAMA Mondo, parrocchia del Risorto di Cristo Risorto. U omini Così ho visto i nostri stu- denti saveriani della teologia di Parma. Vengono da vari continenti. Ora la loro patria è il mondo, la “parrocchia” del Risorto. Gli ultimi tre arrivati - Thiago, Madya, Bernard - sono sorridenti. La chiesa in cui siamo riuniti per pregare ci aiuta a vivere la pasqua di Gesù, raccontata dalle vetrate che sembrano riversare un torrente di luce sul mondo. È la missione che sgorga dal Crocifisso risorto: “Andate e predicate a tutte le genti”. Quando la passione per il Regno prende tutta la persona, allora il mondo nuovo è già in atto. Don Oreste Benzi lo ripete spesso: “Quando si vive in Gesù e si è innamorati di lui, tutto cambia: dedizione totale, condivisione diretta, preghiera scelta, missionarietà come bisogno di far conoscere a tutti Gesù”. Come far parte di questo gruppo, espressione della chiesa itinerante per il vangelo? È semplice. Niente di “super”, come qualcuno potrebbe pensare. Bisogna piuttosto diventare “minus”, piccoli; imparare a pregare (stare con il Risorto), a donare, a condividere, ad abbassarsi. Scoprire e accogliere il germe dell’itineranza evangelica per il Regno è un dono grande di Dio. Il Signore resta il vero riferimento per tutta la vita. Egli continua a stare con i suoi discepoli, portandoli oltre le loro fragilità, fino a diventare testimoni del mondo nuovo che è nato con la sua risurrezione. Proprio come è avvenuto ai discepoli di Emmaus, che riconobbero il Signo- re allo spezzare del pane. È la cosa più bella che un vecchio della missione possa testimoniare. Dio chiama e cammina sempre davanti a te. Ti prende per mano, ti vuole bene, ti insegna, ti sana, ti corregge, ti incoraggia. Specialmente con la Parola, con il Pane, con la comunità. Pian piano ti conduce a guardare gli altri con i suoi occhi, a scoprirlo in tutti e nei più bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, carcerati. Ti unisce così alla sua missione: “Lo Spirito del Signore è su di me: mi ha consacrato e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio…” (Lc. 4, 18). “Che cosa ha portato Gesù, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti? Ha portato Dio: ora noi conosciamo il suo volto”, così scrive papa Vetrata della chiesa dei teologi saveriani, Parma INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Con la sua presenza e azione, la chiesa nel nord dell’Africa testimoni l’amore di Dio verso ogni individuo e ogni popolo. Il Signore protegga i marinai e tutti coloro che sono coinvolti nelle attività marittime. Conforti: “Il Cuore di Gesù palpitò e soffrì per tutti i popoli della terra”. p. sILVIO TURAZZI, sx Ratzinger nel suo libro Gesù di Nazaret. Per noi uomini e per la nostra salvezza, Dio in Gesù si è fatto uomo, è morto ed è risorto. Sono parole di fuoco e di vita, che rivelano un avvenimento unico nella storia, come un torrente in piena che si riversa nel mondo per la vita dell’umanità. Sulla croce, nel dono totale della sua umanità, Gesù è una cosa sola con il Padre. La tenda della presenza di Dio avvolge totalmente la sua umanità e in lui raggiunge i più deboli. Il mistero di Dio amore è svelato. “Il velo squarciato nel tempio - scrive G. Rossé - più che segno di apertura che permette a tutti di penetrare nel tempio, è il segno dell’uscita dal tempio e della discesa (kenosi) di Dio nella situazione dell’umanità lontana da Dio”. Un messaggio attualissimo del beato Conforti, l’ho ripetuto ad Ancona ai giovani che compiono il cammino vocazionale con i saveriani. “La carità di Cristo ci sospinge (ad andare); ecco la vostra parola d’ordine; ecco la sintesi delle vostre aspirazioni… Oggi non si parla che di pace universale e di affratellamento di popoli e nazioni… Ma tutti questi sforzi a ben poco approderanno se la carità del vangelo, come mastice tenace e cemento divino, non congiungerà tra di loro tanti elementi disparati e tante tendenze opposte, sopprimendo nei cuori l’egoismo accentratore, per sostituirvi l’amore dei fratelli. E il missionario è il simbolo più bello, l’apostolo più convinto e ardente di questa fratellanza universale”. ■ 2007 GIUGNO V ITA SAVERIANA Il missionario lascia e va altrove Nuova missione saveriana in Burundi A Bugwana, al nord del Burundi, nella diocesi di Muyinga, siamo tre saveriani: p. Ghiotto, p. Maestrini e p. Macías. Il 4 settembre 2005 il vescovo mons. Joachim ci ha consegnato le “chiavi” della nuova missione tutta da costruire. La popolazione ci ha accolto con gioia e fiducia. Eravamo nella parrocchia di Gisanze, bene organizzata, grazie ai saveriani che vi hanno lavorato per oltre 30 anni. Ma il Signore lancia la sua chiamata: “Lasciate questa terra e andate a fondare la missione di Bugwana”. È ancora terra di missione La nuova missione, disseminata sulle colline, è composta da 42.000 abitanti, dei quali il 40% è cattolico. C’è anche una forte presenza di protestanti (11%) e un piccolo gruppo di musulmani. Gli altri 45% circa seguono le pratiche tradizionali. La zona è tra le più arretrate della regione: non c’è una strada asfaltata; non c’è la corrente elettrica; c’è solo una scuola superiore. Bugwana è ancora “terra di missione”. Ci siamo messi subito al lavoro. Padre Bruno ha iniziato a costruire la casa per noi missionari. Nel frattempo, siamo stati ospiti dei saveriani della missione di Gasura, distante da Bugwana 20 chilometri, con una strada percorribile con difficoltà. Padre Battista e Rubén, invece, si sono messi a organizzare la pastorale: incontri con la gente, catechisti, leader delle comunità di base e di azione cattolica... Tutti con una gran voglia di collaborare alla fondazione della nuova missione. Sulle colline, 120 comunità La nuova parrocchia è formata da 13 comunità zonali, che corrispondono ad altrettante colline. Ogni domenica celebrano la Parola di Dio, guidate da uno o più catechisti, che sono i pilastri della nostra pastorale. I cristiani sono riuniti in 120 comunità di base. A turno, le domeniche visitiamo le comunità zonali per celebrare la Messa. Ma ci siamo proposti di visitare tutte le 120 comunità di base, almeno una volta all’anno. Tutto si gioca nella vita di queste comunità. Esse sono il punto forte della nostra pastorale, il luogo dove si concretizza la vita di questa chiesa ‑ famiglia di Dio. Un altro impegno importante è l’evangelizzazione dei non cristiani. Il vangelo non è ancora arrivato nel cuore di ogni persona. Ogni settimana i catecumeni LAICATO SAVERIANO Ero forestiero... Sono amico CARMINE PACIELLO Carmine e la sposa Nuccia sono, per così dire, due “figure storiche” del laicato saveriano nella zona di Salerno. Ecco come si può, da forestiero diventare amico. Dura ormai da vari anni il vincolo di amicizia che mi lega a molti immigrati nord-africani attivi nella Piana del Sele (Eboli). Tutto ha avuto inizio nell’estate del 2001, grazie a un campo di lavoro missionario. Il tema proposto dai saveriani aveva per titolo, “Ero forestiero…”. Si voleva avvicinare i giovani alla realtà degli immigrati, ma in un modo che favorisse un’esperienza concreta di vita. Ci aveva dato una mano un’associazione ebolitana - L’AltrItalia - che da tempo era impegnata a portare all’attenzione dell’opinione pubblica la realtà dell’immigrazione nordafricana nel nostro territorio. Una realtà che generalmente si preferisce ignorare, salvo quando può alimentare gli allarmismi che tanto piacciono al mondo dei mass-media. Gli amici dell’associazione ci portarono nei luoghi dove gli immigrati vivevano: casolari abbandonati, senza energia elettrica, né servizi igienici, né acqua. In quei casolari venimmo accolti come “fratelli”. Assaggiammo il pane fatto da loro e gustammo il tè alla menta, tipico del nord Africa. La domanda che seguì a quella visita fu: “Io cosa posso fare per questi giovani?”. Confrontandomi con i membri dell’associazione venne fuori per me questa possibilità: affiancare il medico volontario per l’assistenza sanitaria ai clandestini. Questa esperienza mi ha permesso e mi permette di conoscere sempre di più il mondo magrebino, la cultura di quei giovani, il loro modo di pensare, il loro modo di pregare. È stato importante per me anche il condividere con loro la mia fede cristiana e le ragioni della mia presenza ogni giovedì in mezzo a loro. Con alcuni di loro si è instaurata un’amicizia che ci permette quel rispettoso scambio nella cultura, nel credo religioso, nei modi di pensare... che solo nell’amicizia è possibile. In questi giorni ho letto un’espressione del card. Martini che sento di fare mia: “Non credo nel dialogo tra le religioni, ma nel dialogo tra le persone, religiose o non religiose, credenti o non credenti”. Credo sia questo il più bel frutto di questa mia esperienza di laico saveriano: l’incontro tra persone che, attraverso l’amicizia, scoprono che è possibile “fare del mondo una sola famiglia”. SAVERIANI DI BUGWANA si riuniscono nelle varie comunità per ricevere la catechesi e partecipare alla vita delle comunità di base, iniziando così a vivere gli impegni della vita cristiana. In poco più di un anno abbiamo avuto la gioia di battezzare 750 catecumeni adulti e giovani. Giustizia, carità e sviluppo “La fede senza le opere è morta”, afferma l’apostolo Giacomo. Perciò la nostra evangelizzazione comporta anche la lotta ai due grandi mali della povertà e dell’ingiustizia. Abbiamo costituito tre commissioni: Caritas, giustizia e pace, sviluppo. Abbiamo diversi progetti: alcuni già in corso; altri in attesa di finanziamento. Uno riguarda la piantagione di palme da olio. Ne abbiamo già piantate più di 500 e stiamo costruendo un magazzino per la raccolta dei frutti e il mulino per l’olio. L’altro progetto riguarda la macchina per la brillatura del riso, molto coltivato nella zona. Abbiamo iniziato anche una specie di scuola agricola e dei A GAMBE ALL'ARIA Stava andando a trovare l’amico saveriano p. Tonino Melis. Correva in moto su una tipica strada ciadiana: terra battuta, polverosa e piena di ciottoli. All’improvviso, spaventati dal rombo della moto, sono saltati fuori due cani che hanno rincorso e attaccato p. Marco Bertoni. Il povero malcapitato, per evitare i morsi rabbiosi, ha fatto un volo sulla ghiaia. La caduta gli ha procurato fratture al ginocchio e alla gamba. Portato d’urgenza in aereo dal Ciad all’ospedale di Parma, è stato operato e... inchiodato. Ora è membro del “mission-club infortunati”. Con due mesi di riposo assoluto, terapie e riabilitazione, ce ne avrà per un anno. Ne approfitta per sistemare i suoi appunti sui popoli del Ciad. ■ IL CONFORTI IN MESSICO Così scrive p. Guglielmo Camera, che segue la causa di canonizzazione del beato Conforti: “In Messico, una bambina diabetica con tumore al cervello, è stata operata in situazione disperata. Il risultato è andato oltre ogni speranza e i genitori attribuiscono la guarigione all’intercessione del beato Conforti, invocato da p. Mongardi con i genitori e altri, nel corridoio dell’ospedale. Genitori e numerosi fedeli, con la bambina guarita, hanno voluto ringraziare con la celebrazione di una Messa presso i saveriani di Guadalajara. Lo ritengono un autentico miracolo, anche se bisognerà aspettare per definirlo tale, Da sinistra: p. Luigi Arnoldi di Bergamo, p. Bruno Ghiotto di Vicenza, p. Battista Maestrini di Brescia, p. Rubén Macías del Messico, sorella e cognato di p. Arnoldi e il signor Gigi, prezioso aiutante laico mestieri. Vorremmo costruire una scuola superiore e una biblioteca, una sala per riunioni, le chiesette nelle varie comunità cristiane disperse sulle colline... La cosa più urgente... Ma la cosa più urgente è la chiesa parrocchiale. La vecchia chiesetta è insufficiente. Vorremmo costruire la nuova nel più breve tempo possibile e speriamo anche nel vostro aiuto. Nella trattandosi di un tumore. I saveriani stanno raccogliendo la documentazione medica”. La notizia viene comunicata ai lettori in “Parabole”, l’inserto di questo numero. Intanto, in Vaticano si sta esaminando l’altro presunto miracolo avvenuto in Brasile; se approvato, dovrebbe portare alla canonizzazione del Conforti. ■ CONFORTI E SAVERIO AL CCU Nella città di San Juán del Río, in Messico, i saveriani gestiscono il “Colegio Centro Union” (CCU), una grande scuola media e superiore fondata dal compianto p. Scremin circa 40 anni fa. La scuola è frequentata anche da una sessantina di giovani messicani che aspirano a diventare missionari. Qui lavora anche p. Paolo Zurlo, che ha avuto la bella idea di colloca- foto, potete vedere il modellino. Noi abbiamo una convinzione: ci sentiamo missionari, inviati dal Signore in questa terra per annunciare il vangelo di Cristo. Perciò non siamo soli. È con noi il Signore che ci assicura la presenza del suo Spirito. Siamo con voi, che ci aiutate con le preghiere e il sostegno. Da questa terra di missione vi inviamo i nostri saluti fraterni e la nostra riconoscente benedizione. ■ re ai due lati della facciata dell’istituto scolastico le statue in bronzo di san Francesco Saverio e del beato Guido Conforti. I giovani studenti si sentiranno ispirati a seguire gli esempi e gli insegnamenti dei due grandi missionari. Nella foto, padre Zurlo accanto al Conforti. Dopo i lavori di messa in posa, le statue sono state benedette dal vescovo il 9 maggio, di fronte a migliaia di studenti e genitori. ■ 40 ANNI DI CEM MONDIALITà Cem Mondialità, l’unica rivista italiana interamente dedicata all’educazione interculturale, ideata e sostenuta dai missionari saveriani, ha compiuto quarant’anni. Sabato 12 maggio a Brescia hanno festeggiato la ricorrenza numerosi amici e collaboratori. Il compleanno è stata l’occasione di bilanci e di prospettive per il futuro. Erano presenti il superiore generale p. Rino Benzoni e il superiore per l’Italia p. Carlo Pozzobon, a testimonianza dell’impegno che la famiglia saveriana riserva ai temi dell’educazione, dell’intercultura e della mondialità. Anche p. Domenico Milani, direttore del Cem dal 1986 al 1998, era accanto all’attuale direttore prof. Brunetto Salvarani e al con-direttore prof. Antonio Nanni. È stata allestita una mostra con le migliori “copertine” della rivista, disegnate da Silvio Boselli. Lo spettacolo di danze popolari de “il Salterio” ha fatto il pieno; ma è stato il buffet etnico con cibi d’Africa a fare il pienone. ■ 3 2007 GIUGNO IN SIERRA LEONE, IL VOLTO AFRICANO DI CRISTO DIARIO DEL SINODO UNA PICCOLA CHIESA SI IMPEGNA Per rIsorgere dalle macerie della guerra p. LUIGI BRIONI, sx L a diocesi di Makeni ha celebrato il suo primo sinodo nelle due sessioni di maggio e novembre 2006. Non era mai capitato di celebrare un sinodo nella piccola chiesa cattolica della Sierra Leone, che non conta più del 2 per cento della popolazione. Ma alla fine di dieci anni di guerra (1993-2002) è stato mons. Giorgio Biguzzi, vescovo saveriano di Makeni, a intuire la necessità di un sinodo diocesano, che coinvolgesse e convogliasse tutte le energie della chiesa locale, per far risorgere la diocesi dalle macerie e renderla viva e vivificante. La difficoltà di mettersi in movimento Desiderare e indire il sinodo è stato facile, ma realizzarlo in pratica ha incontrato subito difficoltà di strutture, di finanze e soprattutto di competenze. Per un paio d’anni, il sinodo era rimasto fermo all’orizzonte, come un’aurora che non voleva alzarsi. Se ne parlava, ma senza troppa convinzione né impegno. I problemi per la sua convocazione apparivano più grandi di qualsiasi soluzione. Poi il piccolo miracolo! Un gruppetto di sacerdoti aveva preso a cuore l’iniziativa del vescovo e si era messo all’opera per organizzare il “segretariato sinodale”. In poco tempo, l’entusiasmo di pochi e la grazia del Signore si sono allargati a molti. Il clero della diocesi è stato coinvolto, insieme ai religiosi. Sette commissioni pre-sinodali sono state formate su sette temi importanti: evangelizzazione, inculturazione, liturgia, famiglia, istruzione, giustizia e pace, governo e autosufficienza. Le commissioni si sono riunite almeno tre volte per raccogliere i dati, esaminarli criticamente e quindi presentare alcune proposte per la stesura di un valido strumento di lavoro. L’abito sinodale in vivace arancione Lunedì 22 maggio 2006. La data fissata per la prima sessione del sinodo arriva quasi all’improvviso e coglie il segretariato con mille e una cosa a cui pensare. Mancano le cose più necessarie e le persone adeguate. Anche i computer e le fotocopiatrici decidono di non ...cooperare. Ma ormai non si può più tornare indietro. Nonostante le difficoltà, i 120 partecipanti arrivano contenti e puntuali al centro pastorale. Sono sacerdoti e religiosi della diocesi, due rappresentati da ogni parrocchia e una decina di membri nominati dal vescovo. Molti vestono l’abito sinodale, una stoffa arancione con cui sono stati fatti vestiti, camicie e casule con il motto del sinodo “growing as a local church - cresca la chiesa locale” e il disegno della Pentecoste, con Maria al centro. Stanno tutti bene in quell’abito. Danno un senso di appartenenza alla chiesa diocesana. Ci raduniamo fuori della cattedrale. Ogni parrocchia ha portato una pietra dalla propria terra. Il vescovo benedice la grande croce sinodale e poi insieme entriamo in chiesa. Iniziamo il sinodo con la proclamazione ufficiale e il riconoscimento pubblico di tutti i membri. Le sessioni - quattro ogni giorno - avvengono al centro pastorale, accanto alla cattedrale. Otto gruppi di lavoro esaminano il documento proposto da ogni commissione e portano le loro opinioni in assemblea plenaria. Tutti cooperano al bene del sinodo, anche il nostro 87enne p. Giuseppe Rabito che non perde neppure una sessione! Venerdì 26 maggio termina la prima sessione del nostro sinodo. Come previsto, questa sessione non voleva arrivare a conclusioni, ma solo analizzare la situazione e individuare nuovi cammini e impegni di crescita. 150 proposte per crescere insieme Durante l’estate, che anche in Sierra Leone è tempo di vacanze scolastiche e stagione delle piogge, il sinodo sembrava essere andato in letargo. Ma a settembre, il segretariato scuote tutti dal torpore per riprendere l’impegno. Per due mesi, vari gruppi sinodali si incontrano per definire le proposte da votare nella prossima assemblea, a metà novembre. Ancora una volta i problemi di organizzazione, di informazione e di stampa sembrano moltiplicarsi. Ci troviamo martedì 21 novembre, per la seconda sessione. Alla riunione in cattedrale, mons. Biguzzi ricorda a tutti l’impegno della preghiera per avere anche nella diocesi di Makeni una Pentecoste di fuoco e di Spirito Santo. I seguenti tre giorni vengono dedicati all’esame delle proposte che le commissioni sinodali hanno preparato. La discussione - in gruppi e in assemblea plenaria - è vivace e creativa di nuove idee, enfasi e sfide. Interessante paragonare gli interventi del clero, sempre abbastanza tecnici, con quelli dei laici, Mons. Biguzzi consegna il “diploma di missione" a p. Giuseppe Rabito, il più anziano missionario in Sierra Leone. molto più realistici e terra-terra. Nato a Villaverla (Vicenza) nel 1919, p. Rabito è a Makeni dal 1954 Finalmente giunge il venerdì pomeriggio del 24 novembre. Sono messe ai voti tutte le proposte definite dal segretariato, secondo le indicazioni delle sette commissioni e i suggerimons. BIGUZZI, sx menti dell’assemblea. Sono quasi 150 Perché la chiesa di Makeni possa crescere e mostrare il volto africano di Cristo, al sinole proposte che i delegati sinodali vodo diocesano abbiamo fatto alcune scelte prioritarie importanti. tano, una ad una, con grande serietà e 1. L’evangelizzazione è la priorità assoluta per la chiesa missionaria. Ci sono vari aspetin un clima di gioia ecclesiale. Quasi ti positivi da valorizzare: la fede viva e la religiosità spontanea della gente; il rispetto per tutte le proposte ricevono la stragranil valore della vita; la voglia di partecipare e di celebrare; il coinvolgimento dei giovani; de maggioranza dei voti. Solo quattro il crescente numero di vocazioni sacerdotali e religiose. sono rifiutate. PERCHÉ LA CHIESA CRESCA Ma esistono una crescente islamizzazione, una cultura non ancora toccata dal vangelo, un’economia a livello di sussistenza, la corruzione e altre piaghe sociali. Perciò dobbiamo lavorare per una evangelizzazione estesa e profonda. Questo comporta l’impegno di formare meglio i sacerdoti, i religiosi e i laici; creare gli strumenti adatti; soprattutto, mettere bene a fuoco i metodi, come il dialogo e i gruppi itineranti di evangelizzazione. 2. L’inculturazione e la liturgia. La gente sente un forte bisogno di preghiera, di culto e di religiosità. La gente cerca la salvezza, intesa come liberazione dalla povertà, dal peccato e dalle forze del male. Dobbiamo perciò rendere più accessibili la parola di Dio, la celebrazione della liturgia e dei sacramenti, le devozioni popolari. Dobbiamo valorizzare i segni cristiani nei momenti cruciali della vita: la nascita, i riti di passaggio, il matrimonio, le feste, la malattia, la morte. 3. Il matrimonio cristiano e la famiglia. Nel continente africano, appartenere a una famiglia è essenziale per la vita. Nella famiglia ognuno trova affetto, aiuto e protezione. Senza la famiglia l’individuo perde la propria identità. È significativo che il sinodo africano del 1994 abbia scelto di descrivere la chiesa in Africa come “famiglia di Dio”. Alcuni aspetti della famiglia tradizionale africana, tuttavia, non sono conciliabili con l’ideale della famiglia cristiana. Ad esempio, il modello della poligamia e il concetto maschilista delle relazioni famigliari. Inoltre i cambiamenti economici e sociali hanno reso fragile anche la struttura famigliare tradizionale, con un numero crescente di separazioni e divorzi. I cattolici chiedono con insistenza aiuto spirituale e formazione, per rendere più saldi il matrimonio e la vita familiare cristiana. 4 Un nuovo invio per annunciare il vangelo Al mattino di domenica 26 siamo ancora tutti in cattedrale, un centinaio di delegati, per concludere il sinodo con l’Eucaristia. Siamo lì in preghiera per ringraziare il Signore di essere stati chiesa sinodale, per averla servita, amata e aiutata a crescere. Mons. Biguzzi è esuberante di contentezza. Ci ringrazia, ci impegna, ci congeda con la sua benedizione. Adesso spetta a lui - e allo Spirito Santo - prendere tutte le proposte del sinodo e formulare le esortazioni e direttive necessarie alla crescita della diocesi. Intanto noi partiamo da Makeni per andare in tutti gli angoli della diocesi e proclamare insieme il vangelo e la voglia di essere chiesa “con volto africano di Cristo”. ■ IL VESCOVO LA CHIESA DI MAKENI DECIDE DI CRESCERE mons. GIORGIO BIGUZZI, sx L a chiesa di Makeni è nata grazie al lavoro di evangelizzazione dei missionari saveriani. L’evangelizzazione nella zona della capitale della Sierra Leone risale a 400 anni fa. Per una serie di condizionamenti storici, le piccole comunità cristiane degli inizi non durarono. Per i due secoli successivi in Sierra Leone rimasero solamente piccoli gruppi di cattolici senza assistenza di sacerdoti. La presenza stabile dei missionari riprese nella seconda metà dell’ottocento. I missionari saveriani giunsero nel 1950 e fu affidata loro l’evangelizzazione della regione settentrionale della Sierra Leone. Il lavoro dei nostri primi saveriani, guidati da mons. Augusto Azzolini, ha quasi del leggendario. Non si persero mai di coraggio di fronte alla povertà dei mezzi, alla scarsità del personale, alle difficoltà del clima, delle varie lingue, culture e tradizioni diverse. Oggi noi siamo gli eredi di una chiesa numericamente piccola, ma vitale e in crescita. L’azione dello Spirito Santo ha compiuto miracoli attraverso missionari ispirati dal motto del fondatore, il beato Conforti: “caritas Christi urget nos - ci spinge la carità di Cristo”. Dopo una lunga preparazione, l’anno scorso si è realizzato il sogno di riunire le poche forze della chiesa di Makeni, di cui sono pastore, in un sinodo che ha avuto due sessioni, in maggio e a novembre. Tra poco saranno pubblicati gli “Atti” e l’esortazione con le conclusioni che ci impegneranno per i prossimi anni in un rinnovato sforzo di evangelizzazione. Anche i numerosi missionari saveriani, che hanno dato la vita per diffondere il vangelo tra questi popoli e sono sepolti in questa terra, sono con noi e dal cielo ci incoraggiano a continuare il cammino. ■ IL MISSIONARIO UNA CHIESA CON LE BASI SOLIDE Prime impressioni personali p. NATALIO PAGANELLI, sx Padre Natalio è in Sierra Leone solo dalla fine del 2005, dopo una lunga esperienza in Messico. Ma spesso le “prime impressioni” sono quelle giuste. S ono in Sierra Leone da poco. Essendo “nuovo”, posso condividere con voi solo alcune impressioni personali sul sinodo di questa chiesa. Prima di tutto, per me è stata una grazia potervi partecipare. Ho avuto modo di entrare in contatto diretto con la realtà viva e reale della chiesa di Makeni, di conoscere le sue molte ricchezze e anche i suoi limiti. Soprattutto ho avuto modo di conoscere quello che pensano i laici e i sacerdoti locali, su come si dovrebbe annunciare il vangelo in questa terra e quale dovrebbe essere oggi il ruolo dei missionari e delle missionarie. 2007 GIUGNO foto archivio MS / A. Guiotto L’urgenza di annunciare il vangelo L’intera assemblea sinodale ha messo l’evangelizzazione al centro di tutto e verso essa ha fatto convergere tutte le varie attività. L’annuncio del vangelo ha illuminato tutte le proposte accolte dai partecipanti. Si è preso anche coscienza che, seppure con mezzi limitati, si può fare molto in questo campo. Mi permetto di rilevare due aspetti che, a mio giudizio, non si è riusciti a mettere abbastanza a fuoco. Più volte si è parlato dell’importanza della presenza dei missionari e delle missionarie. Però, mi sembra che l’apprezzamento sia stato più per la capacità dei missionari nel provvedere economicamente alle varie necessità della chiesa locale, che per l’aiuto che potrebbero dare nel cercare vie nuove per il primo annuncio del vangelo, che continua a essere un’urgenza, anzi, è l’urgenza “numero uno”. In secondo luogo, vale la pena ricordare che nella regione settentrionale del Paese, che corrisponde alla diocesi di Makeni, i cristiani sono solamente il 2% della popolazione. Mi sembra che sia mancato un po’ di “slancio missionario” nelle proposte fatte. È vero che si è parlato molto del catecumenato, però non si è parlato di come portare il vangelo in quelle zone della diocesi che non sono state ancora toccate dal primo annuncio e di come la chiesa di Makeni dovrebbe collaborare, a partire dalla sua povertà di persone e mezzi, nell’annuncio del vangelo anche fuori dal suo territorio. Il ruolo dei missionari nella chiesa locale In particolare noi saveriani, che siamo stati gli iniziatori di questa diocesi, siamo tentati di collocarci al centro della vita della chiesa locale. Forse ci sentiamo ancora “troppo” importanti. Questa tentazione viene dal fatto che noi, missionari e missionarie, abbiamo alle spalle un’esperienza di chiesa molto solida e pluri secolare. E c’è anche un altro fatto: Una casa con fondamenta solide molti laici e sacerdoti locali, Ripeto, queste sono solo imquando hanno bisogno di qualpressioni, condizionate dalla cosa, preferiscono rivolgersi a poca conoscenza che ho della noi missionari in cerca di una storia e della realtà attuale di risposta. questa chiesa. Una cosa è cerMi sembra di poter dire che il ta, noi ultimi arrivati siamo tesinodo abbia rivelato chiaramenstimoni del grande lavoro fatte che la chiesa di Makeni ha già to da molti missionari in queuna struttura solida, ha laici ben sta terra benedetta dal Signore. preparati e coscienti del loro ruoNe vediamo i frutti e soprattutlo, un buon gruppo di sacerdoti to ci rendiamo conto che quelocali (al momento sono 30), alsta chiesa ha delle solide foncuni dei quali con studi univerdamenta sulle quali si sta cositari in diversi campi della teostruendo un “grande edificio”, logia. Ci sono tutti gli elementi una casa nella quale potranno per far pensare a una buona postrovare dimora tutti coloro che sibilità di crescita - in quantità e accolgono Gesù di Nazareth qualità - della chiesa cattolica come “la via” che ci conduce Un gruppo di missionari saveriani, laiche e laici partecipanti al sinodo, nella regione. attorno alla statua del primo vescovo di Makeni, mons. Augusto Azzolini al Padre comune. ■ il bel volto Africano di cristo Vangelo in profondità, per fertilizzare mons. GIORGIO BIGUZZI, sx del terzo millennio cristiano siamo di fronte a A ll’inizio un nuovo orizzonte umano ed ecclesiale. I cambiamenti nella società a livello locale e mondiale, l’evoluzione del pensiero teologico, la comprensione che la chiesa ha di se stessa e della sua missione, richiedono nuove risposte e nuovi stili di apostolato. Noi missionari, nella nostra specificità, siamo sempre meno protagonisti e sempre più in aiuto. Questo implica una nuova comprensione e sensibilità, nuovi metodi e stili di presenza e di collaborazione nella chiesa locale. Nuove risposte a nuove realtà Anche in Serra Leone ci troviamo di fronte a un nuovo mondo, a una nuova nazione e a una nuova chiesa. In particolare, la chiesa di Makeni si è trovata di fronte a tre realtà che mi hanno interpellato: - la fine della guerra in Sierra Leone, che ha creato una nuova situazione sociale; - la crescita del personale locale in diocesi: per la prima volta i sacerdoti e gli agenti pastorali locali sono in maggioranza. - l’invito del Papa a fare nuovi programmi pastorali nuovi per “andare al largo”; Il sinodo diocesano è nato come esigenza per dare risposte a queste nuove realtà. Nel corso dei lavori ci siamo accorti che il sinodo richiede un impegno personale e comunitario di altissimo livello. Manchiamo di esperti e di strutture (e perfino di strumenti, come una semplice fotocopiatrice). Abbiamo lasciato che lo Spirito ci parlasse attraverso l’esperienza viva delle nostre comunità di fede. Un primo frutto l’abbiamo già gustato. È stata l’esperienza di “convenire” e di vivere assieme come discepoli del Maestro: laici e vescovo, sacerdoti e missionari. Il resto è l’inizio di un cammino che vogliamo continuare, con lo sguardo della fede fisso su Cristo. Una crescita continua e armonica Il tema del nostro sinodo ci dice la meta del nostro cammino: “La chiesa locale cresca e mostri il volto africano di Cristo”. È un impegno ambizioso, ma il verbo “crescere” indica un impegno continuato nel tempo. Pensiamo a una crescita armonica di tutti i membri della chiesa, di un corpo radicato sul territorio, in una cultura e in un popolo che ha la sua storia e i suoi valori. Dobbiamo permettere al vangelo di “fertilizzare” questa cultura, purificandola da elementi anti-evangelici, perché risplenda della bellezza del volto africano di Cristo. La nostra meta e il nostro impegno sono per raggiungere, come chiesa, la piena maturità della statura di Cristo. Una meta che non è mai completamente raggiunta, ma che ci dona l’entusiasmo di impegnarci a costruire un disegno più grande di noi; a essere artefici, con lo Spirito Santo, di un nuovo volto di Cristo nel suo corpo che è la chiesa in Sierra Leone. Gli ambiti del nostro impegno sono delineati dal comando di Cristo, ripetuto da papa Wojtyla: “andate al largo e gettate le reti nel profondo”. Questo per me significa un lavoro di evangelizzazione spaziale e numerico: raggiungere quante più persone e comunità possibili. Ma significa anche un lavoro da fare in profondità, per raggiungere la cultura, i valori, la sensibilità, la storia, il contesto sociale del nostro popolo e “fertilizzarlo” con i valori di Cristo. Siamo parte viva della chiesa africana Non miriamo a fare una versione africanizzata della chiesa europea, ma a far crescere una chiesa che sia autenticamente cristiana e autenticamente africana. Per questo è importante formare le persone e gli agenti pastorali, a cominciare dai sacerdoti. Sono loro che, con l’esperienza della fede vissuta nelle nostre comunità, porteranno avanti il processo di inculturazione del vangelo. Noi missionari vogliamo solo incoraggiare e indicare la via. Perciò abbiamo aperto a Makeni un centro formativo per scienze sociali e religiose, il “Fatima institute”. Ovviamente non siamo un’isola; non affrontiamo queste grosse sfide da soli. Siamo parte della chiesa africana a livello continentale. Lavoriamo come cellule vive di un corpo più grande. Ci sentiamo impegnati a fare localmente tutto ciò che è possibile fare, pronti a ricevere e a dare. Questo scambio e confronto avviene anche con la realtà umana in cui la chiesa vive. Uno degli impegni principali della nostra diocesi è il lavoro per la giustizia, i diritti umani, il cambiamento delle strutture ingiuste e tutto ciò che porta alla nascita di una civiltà dell’amore. Alcuni laici di Makeni con il loro vescovo mons. Biguzzi. Indossano la maglietta del mondo con il disegno della Pentecoste e la scritta, “Cresca la chiesa locale” Su questo fronte, cerchiamo di coinvolgere anche i dirigenti locali e nazionali, la società civile, gli aderenti ad altre religioni. Offriamo un servizio legale gratuito ai poveri che non possono permettersi la difesa di un avvocato. A Makeni abbiamo aperto anche una stazione radio, per portare maggiore sensibilità e consapevolezza tra la nostra gente. Una chiesa che genera figli e figlie Il mio sogno di vescovo è essere in mezzo a questo popolo come uno che serve e veder crescere la chiesa, famiglia di Dio, che genera nuovi figli e figlie e offre a tutti il Cristo, pane spezzato per la fame del mondo. La mia fiducia è nell’azione lenta e paziente di Dio. Il regno di Dio - dice san Marco - è simile a un campo dove un uomo sparge il seme. Passano i giorni e il seme spunta e cresce, e lui non sa come. Gradualmente la pianta raggiunge la maturità, finché il raccolto è pronto (cfr. Marco 4, 26-29). Il seme è stato posto a dimora. Con la rugiada dello Spirito crescerà. Questa chiesa continuerà la propria crescita e un giorno sarà madre di una grande famiglia, con Cristo incarnato nel popolo africano, e tutti canteremo: “Sono nera, ma bella!”. Una piccola nota finale. Una delle scritte più comuni in Sierra Leone, anche sui mezzi pubblici, è questa: “Jesus is the answer - la risposta è Gesù”. Qualcuno interpreta questa frase in modo spiritualistico. Per noi cattolici ha un significato molto concreto: la risposta è il Cristo incarnato nella nostra vicenda umana; che annuncia il Regno e lava i piedi ai discepoli; che dà il suo corpo e sangue per la vita di tutti; il Cristo morto e risorto, vincitore del male. Veramente la risposta è Cristo. Cristo è il dono più bello che possiamo e dobbiamo dare all’Africa e all’umanità intera. ■ PERCHé LA SOCIETà CRESCA mons. BIGUZZI, sx La chiesa di Makeni non può crescere se, insieme, non cresce anche la società. Per questo la chiesa vuole continuare il suo servizio all’umanità, specialmente in alcuni ambiti ritenuti prioritari dal sinodo. 1. La pastorale scolastica per la formazione della gioventù. Storicamente in Sierra Leone i missionari cattolici sono stati i pionieri nella diffusione dell’istruzione scolastica a tutti i livelli e nelle zone più impervie della nazione. I rapporti con le autorità governative per la scuola sono soddisfacenti. C’è tolleranza religiosa negli ambienti scolastici, ma sta crescendo il numero di scuole a indirizzo islamico. Noi cattolici non possiamo essere assenti nell’impegno formativo delle nuove generazioni. 2. Giustizia, pace e diritti umani. È questo un ambito in cui la chiesa sta prendendo sempre maggiore responsabilità, perché il nostro Dio non è estraneo alla vicenda umana, ma ascolta il grido del suo popolo. Il sinodo è stato molto sensibile alla dottrina sociale della chiesa e al bisogno di essere lievito, sale e luce. Non possiamo accettare strutture ingiuste e relegare la salvezza in un futuro al di fuori della storia. Il regno di Dio inizia qui. 3. L’auto-sostentamento della chiesa locale. L’economia della Sierra Leone è molto debole e tanta gente vive a livello di sussistenza. Lo Stato dipende da donazioni e prestiti esteri per oltre il 50% del bilancio. È commovente vedere la generosità dei cristiani che portano doni in natura - riso, frutta e animali domestici - o offre un po’ del proprio salario. Ma la chiesa dipende ancora in gran parte da aiuti esterni. Dobbiamo creare una nuova mentalità perché la chiesa locale si assuma, pur nella povertà, una crescente responsabilità nel proprio sostentamento. Questo sforzo ci chiede anche di usare mezzi poveri e impiegare le risorse disponibili in modo giudizioso. 5 2007 GIUGNO il m ondo in casa SUD/NORD NOTIZIE Povertà, diamo un taglio! Ancora in bilico Congo RD: nervi tesi. Dopo gli scontri di fine marzo a Kinshasa tra l’esercito e le guardie dell’ex-capo ribelle Bemba, che rifiutavano di entrare nell’esercito regolare, le attività sono riprese normalmente. Padre Giuseppe Dovigo, missionario saveriano a Bukavu, spiega: “la situazione del Congo presenta ancora dei punti interrogativi. Il Paese non dà segnali di un cammino serio”. Uno dei problemi riguarda l’istruzione. Gli insegnanti in alcune zone non sono retribuiti a sufficienza, o addirittura non hanno stipendio. I genitori sono costretti a pagare per i propri figli un “salario personale” di circa 75 centesimi di euro al mese, una cifra troppo elevata per le famiglie, visto che le entrate medie s’aggirano intorno ai 20 euro mensili. ● Guinea: nuovo premier. Il neo premier Kouyaté, scelto dopo un accordo tra sindacati, società civile e il presidente Contè, ha dichiarato: “Affronteremo le sfide di pace, riconciliazione e cambiamento che ci attendono. È necessario che tutti ci rimbocchiamo le maniche velocemente”. Il governo ha deciso che tutti gli accordi minerari saranno ri● pagina a cura di DIEGO PIOVANI visti. Il settore minerario è fondamentale per l’economia della Guinea che possiede due terzi delle riserve di bauxite del pianeta, oltre a importanti giacimenti d’oro, diamanti, rame e altri minerali. La cattiva gestione di queste risorse e la corruzione hanno danneggiato la popolazione. Dopo la crisi dei mesi scorsi e la nomina di Kouyaté, anche la chiesa si sente più sicura e rispettata da tutti. Purtroppo però, disordini, scontri e proteste non sembrano ancora finiti e la gente continua a farne le spese. ● Nepal: governo provvisorio. Al termine di lunghi colloqui, si è giunti a un accordo tra le parti per la formazione di un governo ad interim allargato ai maoisti. Questo atto era previsto dall’accordo di pace che ha posto fine alla decennale guerra civile costata la vita a oltre 13.000 persone. Il nuovo esecutivo avrà il compito di nominare una commissione elettorale e di seguire il processo elettorale per un’Assemblea costituente. ● Sudan: embargo violato. Cina e Russia hanno violato l’embargo di armi imposto dall’Onu, fornendo al governo sudanese mate- riale bellico utilizzato in Darfur. Secondo un rapporto di Amnesty International, le armi sarebbero poi finite ai miliziani arabi amici del governo, autori di stragi efferate ai danni della popolazione che abita la regione occidentale del Paese. Cina, Russia e Sudan hanno respinto le accuse. Pechino, che dal Sudan importa petrolio, in risposta alle critiche ha annunciato l’invio di 300 genieri militari come supporto a una forza militare “ibrida” tra Onu e Unione africana. ■ Se c'è collaborazione... Brasile: territori indigeni. Il presidente Lula ha firmato sei decreti che prevedono la legalizzazione di altrettante terre ancestrali dei popoli indigeni. Per festeggiare, i rappresentanti indigeni si sono lanciati in danze e canti di gioia all’interno del palazzo presidenziale. “Non sono gli indigeni gli intrusi in queste terre, lo siamo noi”, ha detto Lula. “Continuiamo a soffrire, ci manca l’assistenza sanitaria, l’istruzione. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti i brasiliani per difendere il polmone dell’Amazzonia, che sarebbe già stato completamente devastato, se non fosse per gli indigeni”, ● Anche per il popolo dei kayapò è arrivato un segno di speranza ha dichiarato Akyaboró, capo supremo del popolo kayapó. Nonostante le gravi difficoltà, la popolazione indigena brasiliana è in aumento. Non a caso, i missionari li chiamano “i popoli risorti”. Africa: riprende il lavoro. Congo, Ruanda e Burundi hanno deciso di rilanciare la Comunità economica dei paesi dei Grandi Laghi per “rafforzare la pace e la stabilità” nella turbolenta regione centrafricana. Creato nel 1976 per facilitare la libera circolazione di beni e persone tra le tre nazioni, questo organismo di coo● G8, La terra è di tutti Pubblichiamo una parte della dichiarazione rilasciata dai cardinali e dai vescovi cattolici, in vista del G8 di giugno 2007, in Germania. Siamo sconcertati dalla mancanza di progressi da parte dei governi del G8 per il mantenimento degli impegni fissati due anni fa. Siamo preoccupati perché senza un’immediata e urgente inversione di rotta non potranno essere raggiunti gli obiettivi per l’aiuto allo sviluppo. Molti governi sono ancora molto indietro rispetto alle scadenze fissate. Solo un’urgente iniezione di risorse e un rinnovamento degli impegni, da parte dei donatori e dei beneficiari, può farli recuperare. Vediamo opulenza e ricchezza materiale insieme a povertà estrema. Mentre il numero dei miliardari cresce velocemente, in alcune parti del mondo il numero di persone che vive in condizioni di povertà estrema rimane altissimo. Ricordiamo anche l’enorme differenza tra le risorse destinate alle spese militari che hanno raggiunto gli 824 miliardi di dollari nel 2006 a fronte di un ammontare totale per gli aiuti allo sviluppo di 75 miliardi di dollari. Se la crescita non è moderata da scelte politiche ispirate a chiari valori etici, ci troveremo dinanzi un mondo sempre più polarizzato, in cui l’umanità è divisa in “vincenti” e “perdenti”. La nostra idea ci porta a richiedere un modello di crescita economica e di globalizzazione che incorpori i valori di solidarietà, del mutuo rispetto e sostegno reciproco. Quali leader cristiani crediamo che “Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti, secondo la regola della giustizia, inseparabile dalla carità”. Facciamo appello ai governi del G8 affinché si assumano le loro responsabilità e adottino le necessarie scelte politiche non solo per raggiungere la crescita economica, ma per uno sviluppo integrale dell’uomo nella solidarietà universale. Voci da ascoltare ● G8: Nigeria: il Delta e non solo. “Quando qualcuno parla di Delta del Niger a uno straniero viene subito in mente la questione degli ostaggi e dei sequestri dei dipendenti delle multinazionali che lavorano nel petrolio. Per noi nigeriani è diverso, il Delta del Niger è un esempio del malgoverno di cui è ostaggio tutto il paese”. Lo ha detto mons. Onaiyekan di Abuja, in Nigeria. Il Delta del Niger produce gran parte della ricchezza nazionale, grazie alle riserve di petrolio, ma è la zona più arretrata del paese. Mancano strade, elettricità, acqua, scuole, ospedali e infrastrutture. È un immenso territorio gestito da multinazionali del greggio. Anche le irregolarità e le violenze delle elezioni sono, secondo l’arcivescovo di Abuja, sintomi di una situazione di malgo● 6 La delegazione di cardinali e vescovi a Roma verno di cui è responsabile un numero ristretto di persone che continua a utilizzare a titolo personale le ricchezze del Paese. ■ chiesa cattolica in Azerbaigian, Paese con 8 milioni di abitanti, il 95% dei quali è musulmano. Pakistan: a morte chi lascia l'islam. È allo studio del parlamento pakistano una legge contro l’apostasia. Chi abbandona l’islam per un’altra religione può rischiare la condanna a morte, se uomo, o l’ergastolo “fino al pentimento”, se donna. Il “crimine” sarebbe punibile anche se è testimoniato da due persone adulte (la testimonianza dei non musulmani non è sempre valida). Per legge, inoltre, chi è riconosciuto colpevole di apostasia perderebbe i diritti di proprietà e la tutela legale dei figli. L’arcivescovo di Lahore, mons. Saldanha, ha dichiarato: “La situazione è molto triste. Noi chiedia● Vittorie e sconfitte Azerbaigian: nuova chiesa a Baku. I fedeli azeri hanno finalmente una nuova chiesa. Con grande emozione e una commossa preghiera, la piccola comunità cattolica dell’Azerbaigian ha partecipato alla cerimonia di consacrazione della nuova chiesa dedicata all’Immacolata Concezione, nella capitale azera Baku. La celebrazione è stata presieduta dal nunzio apostolico, mons. Claudio Guggerotti. La chiesa dell’Immacolata Concezione, progettata dall’architetto italiano Paolo Ruggero, è l’unica ● Invitiamo i nostri lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero e, in particolare, al mondo missionario. Ogni giorno, MISNA riporta notizie di quelle parti del pianeta troppo spesso dimenticate dal resto dei mezzi di comunicazione. Metti il sito tra i tuoi “preferiti”: www.misna.org Costa d'Avorio: rifiuti tossici eliminati. Le prime tonnellate di rifiuti tossici che, riversati lo scorso agosto nella capitale Abidjan dalla multinazionale europea “Trafigura Ltd” avevano provocato 15 vittime e migliaia di intossicati, sono giunte ad Isère in Francia. Qui saranno incenerite entro la fine dell’anno dalla società Tredi a una temperatura di 1100 gradi, in grado di “distruggere le molecole e renderle inoffensive”. I “residui” verranno in seguito sepolti in un sito riservato allo smaltimento di rifiuti pericolosi. ■ ● MESSAGGI DALLE CHIESE MISSIONI NOTIZIE i cardinali in tour. Il CIDSE (rete delle agenzie di sviluppo cattoliche di Europa e nord America) ha organizzato un tour di cardinali e vescovi, nell’ambito della campagna “Fai funzionare l’aiuto”. Lo scopo era far pressione sui capi di Stato e di governo del G8 in Germania per il rispetto degli impegni assunti nella lotta alla povertà. I cardinali e vescovi della delegazione provenivano da Africa, America, Asia ed Europa. In Italia sono stati ricevuti dal Papa e hanno incontrato Prodi. L’Italia è tuttora il “fanalino di coda” occidentale nel rispetto degli obiettivi del millennio. perazione economica si era bloccato nel 1994 a causa dei conflitti regionali. “È tempo di costruire un futuro migliore per le nostre popolazioni”, ha detto il ministro degli esteri congolese. Il programma di rilancio prevede un segretariato esecutivo ad interim e un fondo di 716.000 euro, finanziato dall’Unione europea e dal Belgio. I tre governi hanno concordato anche azioni militari congiunte contro i gruppi armati attivi nella regione. mo per il Paese libertà di espressione, religione e coscienza; questa legge va contro il principio della libertà di scelta; preghiamo perché non sia approvata”. ■ Una storia speciale Gino Suardi: missionario laico. Sono passati 15 anni dalla morte del missionario laico Gino Suardi, ma a Genova il ricordo è ancora vivo. Timido e riservato, Gino lavora nei grandi cantieri edili dove impara molto bene il suo mestiere. Alla fine degli anni ’60, decide di mettersi in proprio come imprenditore edile. Però, passa le serate, e anche le notti, in ospedale, o al domicilio di persone inferme, come volontario. I suoi occhi piccoli e penetranti sprigionavano una straor● dinaria dolcezza. Negli anni ’70 nella sua parrocchia nasce il gruppo missionario che collabora con le suore Benedettine operanti a Kabulantwa, in Burundi. Gino è il primo a partire. Dice alla mamma che sarebbe rimasto un mese, in realtà si ferma per quasi 17 anni. Si butta nei lavori di costruzione e grazie a lui si realizzano molti edifici. Il suo capolavoro resta la cattedrale di Gitega. Iniziata da un architetto su calcoli errati, i muri crollarono. Gino riprende in mano il progetto e porta a termine l’opera che può contenere 5.000 fedeli. “Aiutare gratuitamente e senza perdere tempo era il suo modo di tradurre in pratica l’amore a Dio e al prossimo”, scriveva mons. Sambi, in quegli anni Nunzio apostolico a Bujumbura. ■ 2007 GIUGNO DIA LO G O E SO LIDARIETÀ I MISSIONARI SCRIVONO lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale Il ritiro annuale dei saveriani e delle saveriane in Amazzonia ESTATE MISSIONARIA DEI GIOVANI Cari amici, questo mese non ho spazio per farvi il regalo delle “lettere al direttore”, anche se ne sono arrivate tante, come al solito. In questo spazio, invece, pubblichiamo il “bilancio di esercizio” per il 2006. Lo richiede la legge, una volta l’anno, e obbediamo. Il “bilancio” non riguarda solo il nostro modesto mensile, ma l’amministrazione complessiva dello CSAM, con le sue varie attività: “Missione oggi”, “Cem Mondialità”, “Videomission”, “Libreria dei popoli”. Anche lo spazio dedicato alle lettere dei missionari è ridotto. Ci interessa, infatti, dare alla famiglie e ai giovani le informazioni sui “campi estivi”. Sono iniziative molto interessanti e utili, per trascorrere un’estate divertente e impegnativa insieme ai missionari. Vi prego di leggere con attenzione le nostre proposte e di incoraggiare i giovani a partecipare. Garantisco che ne vale davvero la pena! p. Marcello, sx IL BILANCIO Il mese di maggio ci ha portato una gioia speciale. Saveriani e saveriane dell’Amazzonia ci siamo ritrovati insieme a Laranjal di Abaetetuba, per una settimana di ritiro spirituale, in preghiera e meditazione. Ad aiutarci e guidarci è stato niente meno che p. Savio Corinaldesi. Abbiamo meditato sul comportamento di Gesù nei vangeli, sempre visto nella luce missionaria. Padre Savio non si stanca mai. Oltre al giorno, anche alla sera ci ha convocati per approfondire i vari aspetti. Ho cercato di disporre il nostro spirito a imitare sempre Gesù e il suo modo di trattare le persone. Non ci ha risparmiato neppure le critiche al tempio, ai sacerdoti e ai farisei, applicandole ai nostri comportamenti di oggi. La presenza delle saveriane è stata preziosa, sia per noi che per loro. Abbiamo tutti collaborato con molta fraternità e ci siamo arricchiti a vicenda. Ho anche fatto una foto di gruppo. Non è speciale, perché ero con le batterie scariche... Mando a tutti un caro saluto e un invito: dite un rosario per noi missionari. Grazie. p. Marcello Zurlo, sx STRUMENTI D'ANIMAZIONE C.S.A.M. R.I. 50127 - Bilancio d’esercizio al 31.12.2006 in forma abbr. ex art. 2435 bis C.C. STATO PATRIMONIALE ATTIVO A) CREDITI V/SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI: I. non richiamati II. richiamati TOTALE A) B) IMMOBILIZZAZIONI: I. immobilizzazioni immateriali meno fondi di ammortamento immobilizzazioni immateriali nette II. immobilizzazioni materiali meno fondi di ammortamento immobilizzazioni materiali nette III. immobilizzazioni finanziarie TOTALE B) C) ATTIVO CIRCOLANTE: I. rimanenze II. crediti di cui esigibili oltre l’esercizio successivo III. attività finanz che non costituiscono immobilizzazioni IV. disponibilità liquide TOTALE C) D) RATEI E RISCONTI ATTIVI TOTALE PATRIMONIALE ATTIVO PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO: I. capitale sociale II. riserve da sovrapprezzo azioni III. riserve da rivalutazione IV. riserva legale VIII. utili (perdite) portate a nuovo IX: utile (perdita) dell’esercizio TOTALE A) B) FONDI PER RISCHI ED ONERI C) TFR LAVORO SUBORDINATO D) DEBITI di cui esigibili oltre l’esercizio successivo E) RATEI E RISCONTI PASSIVI TOTALE PATRIMONIALE PASSIVO CONTO ECONOMICO A) VALORE DELLA PRODUZIONE: 1. RICAVI DELLE VENDITE E DELLE PRESTAZIONI 2. VARIAZ. RIM. PRODOTTI IN CORSO DI LAV., SEMIL., FINITI 3. VARIAZIONE DEI LAVORI IN CORSO SU ORDINAZIONE 4. INCREMENTI DI IMMOBILIZZAZIONI PER LAVORI INTERNI 5. ALTRI RICAVI E PROVENTI di cui contributi in c/esercizio TOTALE A) B) COSTI DELLA PRODUZIONE: 6. PER MATERIE PRIME, SUSSIDIARIE, CONSUMO, MERCI 7. PER SERVIZI 8. PER GODIMENTO BENI DI TERZI 9. PER IL PERSONALE 9a) stipendi 9b) oneri sociali 9c) trattamento di fine rapporto 9d) trattamento di quiescenza 9e) altri costi 10. AMMORTAMENTI E SVALUTAZIONI 10a) ammortamento immobilizz. immateriali 10b) ammortamento immobilizz. materiali 10c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni esercizio 2006 esercizio 2005 - 0 33.167 22.129 11.038 738.205 689.112 49.093 5.165 65.296 33.167 16.600 16.567 734.445 661.854 72.591 5.165 94.322 373.298 434.389 - 402.022 457.970 100.309 960.301 1.149 1.055.772 31.12.2005 243.876 1.051.563 1.162 1.118.021 31.12.2006 300 449.966 33.776 484.042 58.690 90.561 475.354 197.595 9.374 1.118.021 esercizio 2006 1.342.518 373.298 263.722 1.979.538 428.147 624.586 382.726 310.260 50.130 16.365 5.971 33.932 5.527 28.406 10d) svalutaz. crediti compresi nell’attivo circol.e disp. liquide 11. VARIAZ. RIMAN. MAT. PRIME, SUSS., CONSUMO E MERCI 12. ACCANTONAMENTI PER RISCHI 13. ALTRI ACCANTONAMENTI 14. ONERI DIVERSI DI GESTIONE TOTALE B) DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE (A-B) C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI: 15. PROVENTI DA PARTECIPAZIONI 16. ALTRI PROVENTI FINANZIARI 16a) da crediti immobilizzati 16b) da titoli immobilizzati 16c) da titoli iscritti nell’attivo circolante 16d) proventi finanziari diversi dai precedenti 17. INTERESSI PASSIVI E ALTRI ONERI FINANZIARI TOTALE C) (15+16-17) E) PROVENTI ED ONERI STRAORDINARI: 20. PROVENTI 21. ONERI TOTALE E) (20-21) RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A-B+/-C+/-D+/-E) 22. IMPOSTE SUL REDDITO DELL’ESERCIZIO 23. RISULTATO DELL’ESERCIZIO 23. UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO 402.022 25.567 2.448 1.899.429 80.109 325 524.802 -74.836 450.291 33.124 91.515 471.442 47.795 9.400 1.055.772 esercizio 2005 1.336.886 145.297 1.482.183 574.398 621.471 353.565 290.815 45.293 17.457 39.941 2.767 37.174 -67.351 19.675 1.541.698 -59.515 952 2.576 (1.624) 938 938 2.258 -1.320 1.182 2.777 -1595 76.890 43.114 33.776 33.776 0 -60.836 14.000 -74.836 -74.836 952 CAMPI SAVERIANI PER GIOVANI - ESTATE 2007 MISSIONE IN CORSO FORMAZIONE E ANIMAZIONE 25 - 31 luglio, Cagliari per giovani di 18 - 25 anni 24 - 29 luglio, Ravello per giovani di 18 - 28 anni informazioni: [email protected] 340 4914261 [email protected] 0783 72758 informazioni: [email protected] 334 9718037 [email protected] 328 7234433 IL VOLTO NEL CUORE DELL'ALTRO ANDATE, ECCO IO VI MANDO... 16 - 22 luglio, Cascina Contina - Rosate (MI) per giovani di 18 - 28 anni 17 - 23 agosto, S. Maria in Silvis (PU) per giovani di 18 - 30 anni informazioni: [email protected] 0362 630591 [email protected] 02 29406786 informazioni: [email protected] 340 0501088 [email protected] 02 29406786 [email protected] 071 7107641 settimana di lavoro e servizio in diverse realtà servizio e formazione tra gli esclusi giornate di animazione tra abitanti e turisti campo di spiritualità missionaria MISSIONE, UNA SINFONIA DI Sì settimana di formazione cristiana e missionaria 17 - 22 luglio, Salerno per giovanissimi di 15 - 18 anni informazioni: [email protected] 334 9718037 [email protected] 328 7234433 solidarietÀ BURUNDI: NUOVA MISSIONE A BUGWANA I missionari saveriani del Burundi hanno lasciato la parrocchia di Gisanze, già bene avviata, per fondare la nuova missione di Bugwana, con 42mila abitanti. Il vescovo ha ufficialmente eretto la parrocchia a settembre 2005, e da allora tre saveriani si sono messi all’opera, per conoscere la gente e avviare l’azione pastorale. “Sul posto c’è solo una chiesetta vecchia e insufficiente, tre aule scolastiche in pessimo stato e niente altro. Praticamente, c’è tutto da fare. I cristiani hanno cominciato a lavorare e a dare il loro piccolo contributo, ma sappiamo che da soli non ce la faremo. Perciò chiediamo agli amici di “Missionari Saveriani” un contributo per continuare il progetto: la nuova missione a Bugwana”. Queste sono le priorità, con un preventivo dei costi complessivi di euro 30.000, così distribuiti: • per la chiesa parrocchiale: 20.000 euro • per il centro di pastorale: 5.000 euro • per la scuola agricola e artigianale: 5.000 euro p. Ghiotto (Vicenza), p. Maestrini (Brescia), p. Rubén (Messico) Grazie per la vostra solidarietà missionaria. piccoli progetti 4/2007 - BURUNDI Nuova missione a Bugwana Nella nuova missione assegnata ai saveriani in Burundi, c’è tutto da fare. I cristiani fanno il possibile, ma da soli non ce la fanno a costruire la chiesa, il centro pastorale e la scuola agricola. Chiedono il nostro sostegno di 30.000,00 euro, per realizzare un sogno. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Ghiotto (VI), p. Maestrini (BS) e p. Rubén (Messico). • •• Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA oppure bonifico bancario su C/c 000072443526 Cari Parma e Piacenza, Agenzia 6 abi 06230 cab 12706 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. Buona estate a tutti voi! 2007 GIUGNO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Il mondo in casa saveriana Il gruppo Cem di Alzano Lombardo L a casa dei saveriani di Alzano ha la porta aperta per chi vuole “fare del mondo una sola famiglia”. È stato uno degli obiettivi nell’esperienza di fede del nostro fondatore, il beato Guido Conforti. Per realizzare questo obiettivo è necessario aprirsi agli altri, incontrarsi con gli altri, conoscerli e farsi conoscere, e soprattutto lavorare insieme rispettandosi, per creare una comunità umana fondata sulla reciproca accettazione. Per noi missionari tutto ciò fa parte del nostro dna: accogliere altre culture, conoscere e apprezzarle, senza cadere nel paternali- p. LEONARDO RAFFAINI, sx smo, pensando che tutto sia buono e bello... Stessi ideali, con passione Ogni cultura porta in sé i semi dello Spirito, ma anche i semi del male. Perciò è importante collaborare e fare la strada insieme. Da questa convinzione, 60 Relatori e partecipanti al primo convegno Cem che si è tenuto ad Alzano lo scorso anno Chi prenderà il suo posto? Siamo in attesa di risposte giorno, mentre prepaL' altro ravo un incontro vocazio- nale, ho ricevuto una bella lettera da Anna Mosconi, una sorella saveriana nativa di Alzano Lombardo. Mi ringraziava per la mia presenza al funerale di suor Lia Ferraris, missionaria saveriana scomparsa alla fine di marzo, notizia che avete già letto sul numero di maggio. Nella lettera, mi ha colpito il racconto della loro vocazione e lo voglio condividere con voi. 8 Come una scintilla... “Ecco come si sono svolte le nostre vocazioni… Il 25 luglio 1956, affonda la nave Andrea Doria, evento riportato su tutti i giornali. Io lessi l’articolo sulla rivista “Crociata Missionaria” che Lia e io, zelatrici missionarie, distribuivamo alle famiglie che erano abbonate. L’articolo riportava che tra le vittime c’erano due missionarie di Maria (saveriane) e terminava con questa domanda: chi prenderà il loro posto? Mi domandai chi fossero le missionarie di Maria (tra parentesi, saveriane)… Certamente i saveriani le conosceranno. Detto e fatto, noi zelatrici andammo dai missionari saveriani a chiedere informazioni. Loro, più tar- di, ci portarono in gita a Parma per farci conoscere le missionarie di Maria...”. Quella frase fu la scintilla dello Spirito che fece nascere, nelle due giovani di Alzano, il fuoco della missione. La stessa frase di quel lontano 1956, Anna la ripete oggi, chiedendosi chi prenderà il posto lasciato vuoto dalla sorella Lia nel portare il messaggio di Cristo al mondo. Continuiamo a pregare L’evangelizzazione, anche oggi come allora, è per la chiesa una Ti ricordi, ogni giorno, di pregare per le vocazioni missionarie? p. LEONARDO, sx priorità e una necessità. Quindi quello che suor Anna scrive alla fine della sua lettera, deve diventare per ogni cristiano un fatto quotidiano: “non ci dobbiamo stancare di pregare il Padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”. Ma noi preghiamo per questo? O nella nostra preghiera c’è posto per molte altre richieste, ma questa non c’è? Tornando al punto di partenza, mi domando: cosa dirò a quei giovani che incontrerò? Riuscirò a far scattare quella scintilla? Ci sono ancora giovani che si lasciano “bruciare” dal fuoco della missione? Il partire, lasciare tutto, come Gesù chiedeva 2000 anni fa, è realizzabile anche oggi, agli inizi del terzo millennio? Onestamente, bisogna ammetterlo, qualcuno dice che a Bergamo e in nord Italia ormai non c’è più speranza. Eppure, noi missionari siamo convinti che è ancora possibile; altrimenti non saremmo qui, a percorrere le strade di questa nostra terra. Per fortuna nessuno può imbrigliare lo Spirito, che soffia dove vuole e può far nascere la vocazione anche dalla lettura di una notizia di giornale, come nel lontano 1956. Noi intanto, insieme a tutti voi, continuiamo a pregare. ■ anni fa nella nostra famiglia saveriana è nato il Centro di Educazione alla Mondialità, meglio conosciuto come “Cem”. Ancora oggi il movimento Cem è uno strumento offerto alla scuola e ai docenti per promuovere un’educazione nuova, aperta al mondo. Questa intuizione, che nel tempo si è ramificata e sviluppata, ha trovato anche nella comunità di Alzano il terreno idoneo per la nascita di un gruppo. Il gruppo Cem di Alzano Lombardo ha preso vita tre anni fa. È formato da docenti che, riconoscendosi nei contenuti del movimento, desiderano radicare e diffondere i suoi valori nel territorio, rivolgendosi particolarmente al mondo educativo e della scuola. Nel gruppo ci sono persone che appartengono a culture e religioni diverse, con varie qualifiche professionali, unite dalla comune passione per i temi dell’interculturalità. Quattro incontri letterari Questo piccolo lievito sta cercando di sensibilizzare il nostro territorio all’apertura e alla conoscenza delle culture diverse dalla nostra. A maggio dell’anno scorso abbiamo realizzato il primo Convegno, tenutosi nella casa dei saveriani, con la partecipazione di 75 persone e la presenza del prof. Antonio Nanni come relatore. Il tema riguardava la presenza dell’interculturalità nei progetti formativi delle scuole. Da questa esperienza ben riuscita, il gruppo Cem ha preso slancio e tra il 2006 e il 2007 ha realizzato quattro incontri serali sulla letteratura mondiale. Lo scopo era quello di far avvicinare noi italiani alle letterature delle persone che negli ultimi anni sono venute a vivere con noi. In novembre, abbiamo accolto un esperto di letteratura araba; in dicembre, un esponente della letteratura latino americana; in febbraio, un senegalese che ci ha spiegato la letteratura dell’Africa nera; in aprile, una traduttrice che ci ha fatto entrare nel mondo della letteratura cinese. Un buon allenamento Come coronamento di quest’anno di attività, il 19 maggio scorso, il gruppo Cem di Alzano Lombardo ha organizzato il secondo convegno sul tema, “Mondi educativi a confronto, alla ricerca di valori da condividere”. Per l’occasione è stata invitata la relatrice Rita Vittori, laureata in filosofia e docente a Torino, dove si occupa di progetti di integrazione dei minori stranieri. Tutto questo è una goccia d’acqua nel mare della problematica educativa nel nostro paese, che ormai, con l’arrivo di fratelli e sorelle da altri paesi e continenti, si deve aprire al mondo. Ma anche una goccia è vita per chi la riceve. Essere missionario significa anche questo. Per me, che sono in Italia in attesa di ripartire per la missione, è un modo efficace per mantenermi in allenamento, in modo da essere sempre pronto all’incontro con i fratelli. Hanno la pelle di colore diverso, lingua e cultura differenti dalla mia, ma sono sempre fratelli miei. ■ “ROCCIA DEL MIO CUORE è DIO” Un libro sulla mamma di mons. Ginami Volentieri pubblichiamo questa lettera di mons. Ginami, nipote di p. Luigi Zucchinelli, che chiede il favore di diffondere il suo libro. Il cardinale Martini scrive: “Tu hai davvero accumulato tesori di fede nel tuo libretto, ricordando le cose che tua madre ti ha detto e scritto in questi anni. Le riflessioni sul tema della prova sono utili per comprendere l’esperienza della mamma e la nostra personale, quando attraversa la prova”. Mia mamma Santina Zucchinelli, sorella di p. Luigi, nel 2005 ha attraversato una lunga e dolorosa prova, rimanendo in terapia intensiva per 109 giorni. La drammatica esperienza è stata raccolta in un libretto dal titolo, Roccia del mio cuore è Dio, che ha avuto la fortuna di giungere alla terza edizione. Quanto è raccolto è devoluto in beneficenza. Abbiamo fatto una donazione all’ospedale di Bergamo; aiutato una struttura di fisioterapia e trasporto di persone disabili; finanziato due borse di studio per medici del terzo mondo e tre missioni umanitarie di cardiochirurgia in paesi poveri... Quanto raccoglieremo con la terza edizione, andrà per un appartamento a Gerusalemme, a disposizione di sacerdoti che vogliono studiare, pregare, riflettere... Chiedo una mano per diffondere il libro tra i lettori di “Missionari Saveriani”. Grazie. Con stima, don Luigi Ginami Il libro di don Ginami (160 pagine, € 10), può essere richiesto all’autore (E-mail: [email protected]) o ai di Alzano, Crocifisso del beato Conforti, venerato nelMissionari santuario deiSaveriani missionari saveriani a Parma; fin da bambino, il beato soffermava tel. 035 513343, fax si035 511210a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!” 2007 GIUGNO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Racconti, preghiere e... magie Festa in famiglia con i saveriani di Brescia quest’anno, la mattiA nche na del 15 aprile, prima do- menica dopo la Pasqua, i missionari saveriani e i loro familiari si sono ritrovati per qualche ora di festa. La chiesa di San Cristo si è presto riempita per ascoltare le testimonianze di due graditi ospiti: padre Gianni Abeni (della Noce, Brescia), missionario in Ciad, e p. Battista Barbeno (di Travagliato), missionario in Camerun, la cui intervista è stata pubblicata su questa pagina il mese scorso. La voce del nuovo Ciad Padre Abeni ha ricordato i suoi inizi come missionario in Burundi. Con lui alP. Gianni Abeni è ripartito per il Ciad il 15 maggio: ringrazia tutti per l’amicizia e la solidarietà lora c’erano altri due saveriani bresciani: p. Giambattista Maestrini e p. Pierino Zoni. Poi, ha parlato della sua attuale esperienza in Ciad, come direttore di radio Terre Nouvelle. La radio copre un raggio di 450 chilometri, vi lavorano 12 giornalisti e trasmette in 8 lingue. “La radio è uno strumento molto utile, anche se lavoriamo in un contesto difficile: aiuta la gente con programmi che puntano all’informazione, alla consapevolezza e allo sviluppo. Per la radio spendiamo ogni anno 100mila euro. I costi sono alti, anche perché non c’è elettricità e dobbiamo procurarla con i generatori. Gli strumenti sono delicati e deteriorano per il clima e la polvere”. Padre Gianni ha spiegato cosa significa per lui la missione: “Se pensassimo alla nostra sicurezza, non ci muoveremmo più. La gente ha fiducia in noi, per fare qualcosa di nuovo e di bello... Dopo un po’ di tempo la gente diventa la nostra famiglia p. MARCELLO STORGATO, sx psicologica. Quelli sono i nostri figli, fratelli e sorelle. Non vogliamo fare gli eroi, ma la gioia della gente è la nostra forza per andare avanti”. La tromba dello Spirito Anche p. Battista Barbeno ha parlato della sua esperienza missionaria in Camerun, dove - a differenza del vicino Ciad - la radio cattolica è vietata. “Il mio compito è quello di andare in giro per animare i giovani e le comunità. Faccio spesso prediche e conferenze. Nessuno mi controlla. Sono come una radioambulante, la tromba dello Spirito Santo”. Padre Battista ha anche detto che il Camerun è un’isola di pace in un deserto di guerre e malattie. Purtroppo a Bafoussam c’è la piaga del turismo sessuale. “Abbiamo un gruppo di giovani che, come buoni samaritani, ogni venerdì e sabato sera vanno a togliere dalle strade i bambini e le bambine. Spesso sono le famiglie a mandare i figli a prosti- Quel sardo molto... british Così ricordo il nostro padre Ivaldo I l 5 aprile, giovedì santo, nell’ospedale di Makeni, in Sierra Leone, è morto per grave infezione virale p. Ivaldo Casula. Aveva 63 anni. Dal 2000 al 2004 era stato direttore del movimento CEM, a Brescia. Ecco un mio ricordo. Quando sono entrato nella famiglia dei saveriani di Brescia a fine estate del 2003, vedendo padre Ivaldo ho detto tra me: “ma allora Babbo Natale esiste... anche fuori stagione!”. 8 Uno stile anglosassone La sua folta e morbida barba bianca e il suo sorriso sono state le prime cose che ho notato in lui. Se mi incontrava nei corridoi dello Csam, mi salutava chiamandomi per nome. Così mi ha fatto sentire subito a mio agio, perché non aveva quell’aria mista di indifferenza, curiosità e diffidenza che spesso si assume nel momento in cui una persona sconosciuta entra a far parte di un nuovo ambiente. Per me, “matricola” di “Missionari Saveriani”, era come sentirmi a casa. Quel suo modo garbato di presentarsi a me, mi hanno fatto capire che ero Diego; non solo il ragazzo che lavora con, a fianco di, per conto di... Padre Ivaldo parlava in modo lento; e questo metteva serenità in me, abituato a esprimermi in fretta, a mangiare pure qualche parola pur di far presto a trasmettere un concetto. Lo trovavo molto anglosassone; del resto vent’anni nel Regno Unito avevano lasciato in lui qualche vezzo britannico. In cortile con la sigaretta Non lavoravamo gomito a gomito, per cui non ho potuto apprezzare virtù e vizi del suo modo d’agire. Ogni tanto però, quando mi alzavo dalla scri- DIEGO PIOVANI vania, lo vedevo passeggiare in cortile, a prendere una boccata d’aria, accompagnato dall’inseparabile sigarettina con cui condivideva le sue pause, pardon, i suoi “break” - come li chiamava con perfetto accento inglese. Nei momenti di festa era il primo a intonare un canto d’auguri, senza urlare o esagerare, sempre a voce bassa, ma ferma. Durante le cene prima di Natale e Pasqua, girava tra i tavoli facendo assaggiare a tutti gli invitati il vino della Sardegna. E bastava solo accennargli delle sue origini, perché il sorriso diventasse ancor più ampio. Se avevo bisogno di un parere, di un’informazione, era subito disponibile... Padre Ivaldo era un uomo colto. Me ne sono accorto quando ho letto qualche suo intervento per il Cem. Dall’altra parte, faceva della semplicità e della chiarezza il suo punto di forza. Mai ho trovato in lui supponenza o desiderio di dimostrare. Tutto finiva con quella sigarettina, la giacca di maglia ben chiusa per ripararsi dal freddo bresciano e un giro in cortile, ad ascoltare i rumori lontani della città. Arrivederci padre Ivaldo, sorry... goodbye father Ivaldo. ■ tuirsi, per bisogno di soldi!”. I saveriani, 50 anni a Brescia La Messa è stata presieduta da p. Ettore Fasolini, che quest’anno celebra 50 anni di sacerdozio, come anche p. Santo Festa, di Comezzano Cizzago, missionario in Congo. Quest’anno anche la casa saveriana di Brescia celebra 50 anni di vita, aperta da p. Tiberio Munari e da fratel Dante Capra nel 1957. Un pensiero speciale è andato anche ai saveriani bresciani sparsi per il mondo, una cinquantina in tutto. Otto di loro sono già nel Regno dei cieli: p. Narciso Guerini di Ponte Zanano; p. Giuseppe Gitti di Marcheno; p. Vittorino Ghirardi di Salò; p. Italo Gaudenzi di Rodengo; p. Vittorio Falsina di Castegnato; fratel Luciano Ghini di Brescia; p. Lorenzo Scaglia di Bassano; p. Battista Castignola di Berlingo. Il Signore dia loro la gioia eterna e, per loro intercessione, conceda alla famiglia saveriana nuove vocazioni missionarie. La festa è proseguita con un pranzo allegro e fraterno, allietato dai giochi di prestigio di un “mago” d’eccezione: p. Claudio Mantovani, invitato apposta da Vicenza per l’occasione. Specialmente i numerosi bambini sono rimasti ammaliati dalle mosse del “magic father - il padre magico”, che Il “padre magico” Claudio Mantovani, delizia dei bambini faceva apparire e sparire oggetti a volontà. Ma qualcuno più furbo, dal basso, sembra sia riuscito a scoprire qualche trucco del mago. E la festa si è fatta ancora più gioiosa. ■ Padre Ettore Fasolini ha ricordato i 50 anni di Messa e i 50 anni dei saveriani a Brescia MAMMA ESTER DI ESINE p. MARCELLO, sx Lunedì 30 aprile è stata chiamata alla vita eterna la signora Ester, mamma di p. Mario Tognali. Da Esine, ne ha comunicato la notizia padre Mario stesso, che ha assistito la mamma fino all’ultimo. Era tornato dalla missione in Brasile, alla notizia del suo stato precario di salute. Mamma Ester aveva 91 anni. Il Padre la accolga nel suo amore. Alla Messa di commiato, attorno a p. Mario e alla famiglia si sono stretti molti saveriani e sacerdoti della zona. Nella commossa omelia, padre Mario ha ricordato mamma Ester. «Una sera mi diceva: “Mario, ho paura di morire”. Le ho detto: “Non avere paura, mamma. Il tuo cuore è un po’ stanco; ha battuto per 91 anni”. E abbiamo recitato insieme l’Ave Maria. Ma lei ha cambiato le parole, dicendo, “...adesso e nell’ora della mia morte, amen”. Desideravo passare gli ultimi giorni accanto alla mamma. Dio mi ha concesso la grazia di sentire fino all’ultimo battito il suo cuore di madre». Caro p. Mario, hai avuto una mamma che ti ha amato immensamente. Tutti i dieci figli e figlie hanno avuto un posto speciale nel suo cuore. Ma solo per te, mamma Ester ha tenuto un posto fisico - una stanza - tutta e solo per te. Ogni giorno cambiava l’aria, spolverava, metteva i fiori davanti alla Madonna e intanto pregava per te missionario. Ricorda quelle sue parole: “Ti ho baciato per lasciarti andare, ma ti ho sempre seguito, con tanta ansia. Mario, ama tutti quelli che incontri; l’amore per loro è come l’amore per i tuoi, è come l’amore per me”. Su un poster saveriano è scritto: “Alla fine della giornata, ciò che importa è aver amato”. Mamma Ester e il figlio missionario p. Mario Tognali, di Esine 2007 GIUGNO CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 281310 - Fax 070 274419 E-mail: [email protected] - C/c. postale 12756094 “L'uomo bianco di Dio” Ricordando p. Ivaldo Casula, di Guasila stimato p. IvalH odosempre e ci siamo voluti bene: questo mi dà il coraggio di parlare. Padre Ivaldo ha tanto desiderato morire in terra di missione, che ci è riuscito. Ciò dice molto della sua autentica vocazione e del suo zelo missionario. La “passione” per i giovani Padre Ivaldo si è impegnato nell’animazione missionaria e nella formazione di giovani aspiranti missionari in Scozia, a Londra e negli Stati Uniti. Si era preparato laureandosi in psicologia all’università salesiana di Roma. Dopo un breve periodo in Sierra Leone, è stato per sei anni rettore della casa saveriana di Macomer; poi gli è stata affidata la direzione del “Movimento Cem” a Brescia. Ottenuto il permesso di ripartire, ha speso gli ultimi anni in missione, come educatore degli aspiranti missionari della Sierra Leone e come collaboratore nella fondazione della facoltà di scienze religiose a Makeni. Poi, la morte, così veloce da sorprenderci. In cerimonie simili, noi siamo abituati ad avere la bara del defunto davanti ai nostri occhi. Oggi invece la bara del defunto è lontana. E allora lasciamoci prendere dall’immaginazione. Qui siamo riuniti in preghiera, avvolti da tristezza. In Sierra Leone, migliaia di persone stanno danzando, non solo per dare il saluto a p. Ivaldo, ma anche per ringraziare il Signore perché ha mandato a loro, da lontano, “l’uomo bianco di Dio”. Il tempo della speranza In Sierra Leone, conoscono Un'estate alla grande Con i saveriani in Sardegna p. R. SALVADORI, sx R ivolgo un invito speciale a voi ragazzi e giovani che fate con noi un cammino di formazione missionaria. Non è una “novità”. Ma certamente è una bella sfida. Infatti, nel mese di luglio sono in programma ben quattro campi missionari, aperti a tutti coloro che vogliono sognare alla grande... Perchè di “sogno” si tratta. Sogniamo un mondo migliore, più bello, più giusto per tutti. Mettiamoci in gioco Con molta semplicità, ma anche con audacia e determinazione, noi missionari proponiamo esperienze forti e significative. I campi missionari sono proprio questo: sono proposte concrete, dove noi stessi ci “mettiamo in gioco”, con tutto quello che siamo e abbiamo. L’esperienza di vivere insieme, l’amicizia e la voglia di dare un senso alla nostra vita, il contatto e il servizio agli anziani, la possibilità di far contenti i bambini, conoscere e condividere l’esperienza di giovani che hanno vissuto situazioni drammatiche e anche qualche giorno di “animazione in spiaggia”, saranno tutti momenti importanti. Ci accompagnerà la nostra fede in Gesù, che verrà alimentata ogni giorno, attraverso momenti di riflessione e preghiera, p. FILIBERTO CORVINI, sx tanti “uomini bianchi”, arrivati per motivi di interesse e di lavoro. Hanno conosciuto “uomini bianchi” che li hanno sfruttati e fatti soffrire. Ma riconoscono il missionario come una persona diversa, appunto “l’uomo bianco di Dio”. È colui che va non per sfruttarli, ma per amarli e per insegnare l’amore di Gesù, fonte vera di salvezza nella vita presente e futura. Con la risurrezione di Gesù, il tempo del pianto, della sfiducia nella vita, dello sconforto e della delusione è finito. È iniziato il tempo della salvezza, della vita nuova in Cristo Gesù. Il missionario p. Ivaldo, con la sua predicazione e con la sua attività di animatore, ha contribuito a riempire di gioia pasquale e di speranza la vita di tante persone. Tutte queste persone oggi sono intorno alla sua bara, per pregare e ringraziare Dio per la sua disponibilità ad amarle nel nome di Gesù. Un nuovo inizio Padre Ivaldo è crollato nel solco, come un vero missionario. Aveva tanta voglia di fare; sapeva fare tante cose. Voleva donarsi fino in fondo per i suoi africani. Ho parlato di solco per dire che è sceso, come scende il seme nella terra di questa generosa Sardegna, perché la sua morte porti frutti, copiosi e in abbondanza. Ho la certezza che la morte di p. Ivaldo segnerà l’inizio di una nuova speranza per noi missionari in Sardegna. Da sempre, la morte è anche inizio di vita. La morte di p. Ivaldo costituisce un messaggio e una speranza. Padre Ivaldo lo voleva, e per questo intercederà dal cielo. ■ ascolto della Parola ed Eucaristia. Insomma ci sarà da divertirsi e di sicuro anche da impegnarsi per gli altri, migliorando noi stessi. Ce n’è per tutti i gusti Vi aspetto in tanti e vi chiedo pure un piccolo impegno fin d’ora: “passa la parola”, proponi queste esperienze anche a qualche tuo amico e amica. Ecco le nostre quattro proposte. I primi tre campi si terranno a Macomer, l’ultimo a Cagliari; tutti presso i missionari saveriani. Spedisci la tua richiesta di partecipazione con nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico, email, data di nascita, classe scolastica, firma di un genitore per gli under 18 e indicazione del campo a cui desideri partecipare. C’è tempo fino al 26 giugno! Il contributo spese per ogni campo è di 85 euro. ■ • Per ragazzi: “Missionario... basta solo il biglietto” - dal 2 all’8 luglio, per ragazzi dai 12 ai 14 anni. • Per ragazze: “Un tuffo nella vita -” dal 10 al 15 luglio, per ragazze dai 12 ai 14 anni. • Per giovanissimi: “Camminando per un sogno” - dal 16 al 22 luglio, per ragazzi e ragazze dai 15 ai 17 anni. • Per giovani: “Missione in corso” - dal 25 al 31 luglio, per giovani dai 18 ai 28 anni, a Cagliari. Per informazioni chiedi a: p. Roberto, via Toscana 9, 08015 Macomer (Nu); tel. 0785 70120. E-mail: [email protected] 8 Cari amici, pubblichiamo una parte dell’omelia che p. Filiberto ha tenuto la domenica di Pasqua, nella Messa in ricordo di p. Ivaldo, celebrata nella chiesa stracolma di Guasila. All’inizio e alla fine della Messa, su uno schermo è stato proiettato il filmato della consegna del crocifisso a p. Ivaldo da parte del vescovo di Cagliari mons. Mani. Padre Dino ha proiettato alcune immagini dalla Sierra Leone. Anche a Macomer i saveriani hanno celebrato una Messa in suffragio del missionario, con la partecipazione di oltre 300 persone tra familiari e amici, delegate e giovani, missionari e sacerdoti. Tanta gente ci è stata vicina. Ringraziamo tutti per l’affetto fraterno. p. Pierluigi Felotti, sx sr. Marlene e sr. Piera, via Vivaldi 6, 09170 Oristano; tel. 0783 72578. E-mail: [email protected] La sorella Maria Carmela, i fratelli Giuseppe e Pietro e le cognate, con amici, sacerdoti e saveriani a Macomer in occasione della Messa di suffragio per p. Ivaldo CHI PRENDERà IL SUO POSTO? p. FILIBERTO, sx È strano ma significativo, che alcune persone entrando in chiesa ci abbiano detto: “è venuto meno il nostro orgoglio, l’orgoglio di Guasila!”. Poi però hanno sottolineato e ricordato che quando morì p. Mirto, ben tre guasilesi si presentarono per diventare missionari: p. Valter Giua, p. Luigi Caria e p. Ivaldo Casula. Adesso “l’orgoglio di Guasila” si ridesta per cercare altri tre missionari, perchè la chiesa di Guasila è chiesa missionaria. Don Sandro, comunicando la notizia della morte di p. Ivaldo ai ragazzi, ha sentito alcuni di loro che P. Luigi Caria, a sinistra, e p. Ivaldo Casula, dicevano di essere disposti a orgoglio missionario di Guasila prendere il posto del missionario scomparso. Ce lo auguriamo! Del resto, anche quando morì p. Serafino Muscas, davanti alla sua bara, un giovane decise di farsi missionario, ed è stato p. Salvatore Mellai. E quando morì p. Mario Delrio, una mamma già incinta chiese in preghiera che il suo futuro bambino diventasse missionario, ed oggi abbiamo p. Andrea Rossi. La catena non si deve spezzare, altrimenti le tante persone di Guasila e di tutta la Sardegna, che tanto amano le missioni, perderebbero un campo missionario a cui pensare e per cui pregare, indirizzando i loro gesti di genuina solidarietà. Noi preghiamo perché molti giovani trovino il coraggio di presentarsi: “Eccomi, Signore, manda me!”. 2007 GIUGNO CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Missionario tra l'Oglio e il Po Tra tanta gente che lavora e crede in Dio S ono nato nella bassa mantovana, tra due fiumi che non hanno nulla da invidiare al Nilo o al Danubio, al Tamigi o alla Senna, al Mississippi o al Rio delle Amazzoni. Si tratta dell’Oglio e del Po. Quaggiù in pianura... Forse la loro storia non è così famosa e non è scritta da nessuna parte, però la terra fecondata Padre Sandro, giovane missionario in Bangladesh: non è mai stato un... incantatore di serpenti! dalle loro acque secolari è tra le più belle, le più verdi e le più ricche d’Italia. Ciò è possibile grazie anche al lavoro generoso, paziente e instancabile di tanti contadini umili e tenaci. In mezzo a loro, passo un po’ di tempo ogni anno nel periodo pasquale. Vado a benedire le abitazioni e soprattutto le persone, i figli e i nipoti, perchè siano degni dei loro padri, capaci di imitarne le virtù e di seguirne gli esempi. Sono fiero di essere nato da queste parti, da gente simile a questa, che ha il carattere forgiato nella fatica onesta e quotidiana, nel rispetto di tutti, nella solidarietà verso i poveri. I fuoricasta del Bangladesh Per alcuni anni sono stato missionario nella terra del Bengala che allora si chiamava “Pakistan Orientale” e ora si chiama “Bangladesh”. Mi trovavo tra gente molto povera e spesso disprezzata come i fuoricasta, costretta ai lavori più umili e pesanti, sfruttata da vecchi e nuovi padroni, dalle caste più nobili e benestanti, e da poteri politici che spesso incitano al fanatismo e alla violenza. p. SANDRO PARMIGGIANI, sx Per due anni, ho dedicato tutto me stesso alla cura religiosa di alcuni villaggi cristiani, all’istruzione elementare dei ragazzi e alla promozione umana degli adulti. Le piccole comunità avevano una chiesetta, che serviva anche da scuola durante la settimana. Il catechista era anche il maestro di scuola, e non solo l’insegnante della religione e la guida per il culto cristiano. I ragazzi migliori venivano inviati nella cittadina più vicina, dove c’erano due convitti, uno per i ragazzi e un altro per le ragazze. I cinque maestri insegnavano tutte le materie a circa duecento alunni, non solo cristiani, ma anche musulmani e hindu. Da questi convitti, partivano per le scuole superiori i giovani dotati di maggiori talenti, capaci di conquistare un diploma o addirittura una laurea. L’animazione in Italia Ero felice del mio lavoro. Avevo ingrandito la scuola e l’orfanotrofio con un primo piano spazioso, dotato di cento letti a castello, di servizi igienici e lavandini e perfino di luce elettrica. Purtroppo, Quel sardo molto... british Così ricordo il nostro padre Ivaldo I l 5 aprile, giovedì santo, nell’ospedale di Makeni, in Sierra Leone, è morto per grave infezione virale p. Ivaldo Casula. Aveva 63 anni. Dal 2000 al 2004 era stato direttore del movimento CEM, a Brescia. è stato anche a Cremona più volte a parlare agli insegnanti. Ecco un mio ricordo. 8 Uno stile anglosassone La sua folta e morbida barba bianca e il suo sorriso sono state le prime cose che ho notato in lui. Se mi incontrava nei corridoi dello Csam, mi salutava chiamandomi per nome. Così mi ha fatto sentire subito a mio agio, perché non aveva quell’aria mista di indifferenza, curiosità e diffidenza che spesso si assume nel momento in cui una persona sconosciuta entra a far parte di un nuovo ambiente. Per me, “matricola” di “Missionari Saveriani”, era come sentirmi a casa. Quel suo modo garbato di presentarsi a me, mi hanno fatto capire che ero Diego; non solo il ragazzo che lavora con, a fianco di, per conto di... Padre Ivaldo parlava in modo lento; e questo metteva serenità in me, abituato a esprimermi in fretta, a mangiare pure qualche parola pur di far presto a trasmettere un concetto. Lo trovavo molto anglosassone; del resto vent’anni nel Regno Unito avevano lasciato in lui qualche vezzo britannico. In cortile con la sigaretta Non lavoravamo gomito a gomito, per cui non ho potuto apprezzare virtù e vizi del suo modo d’agire. Ogni tanto però, quando mi alzavo dalla scrivania, lo vedevo passeggiare in cortile, a prendere una boccata DIEGO PIOVANI d’aria, accompagnato dall’inseparabile sigarettina con cui condivideva le sue pause, pardon, i suoi “break” - come li chiamava con perfetto accento inglese. Nei momenti di festa era il primo a intonare un canto d’auguri, senza urlare o esagerare, sempre a voce bassa, ma ferma. Durante le cene prima di Natale e Pasqua, girava tra i tavoli facendo assaggiare a tutti gli invitati il vino della Sardegna. E bastava solo accennargli delle sue origini, perché il sorriso diventasse ancor più ampio. Se avevo bisogno di un parere, di un’informazione, era subito disponibile... Padre Ivaldo era un uomo colto. Me ne sono accorto quando ho letto qualche suo intervento per il Cem. Dall’altra parte, faceva della semplicità e della chiarezza il suo punto di forza. Mai ho trovato in lui supponenza o desiderio di dimostrare. Tutto finiva con quella sigarettina, la giacca di maglia ben chiusa per ripararsi dal freddo bresciano e un giro in cortile, ad ascoltare i rumori lontani della città. Arrivederci padre Ivaldo, sorry... goodbye father Ivaldo. ■ I bambini poveri del Bangladesh, che p. Parmiggiani porta sempre nel cuore fui colpito da infarto miocardico a soli 28 anni e costretto a tornare in Italia dopo appena tre anni di vita missionaria. Ho faticato molto ad adattarmi alla nuova attività missionaria, che ora ritengo non meno importante della prima, non meno faticosa e, forse, altrettanto povera di successi e di risultati eclatanti. Tuttavia, sono contento di rendermi utile e di essere chiamato da un parroco anziano, pieno di esperienza pastorale e di zelo giovanile, a collaborare con lui nei tempi forti dell’anno liturgico. È bello animare a una fede più cosciente, più matura e più missionaria persone diverse per età, sesso e condizione sociale. In attesa del vescovo A settembre ci sarà la visita pastorale del nostro vescovo, mons. Dante Lafranconi. Sarà una buona occasione per scuotere la fede di tanti cristiani, per accrescere la speranza in un mondo più unito e fraterno, per spingere a una solidarietà più generosa verso i poveri e i sofferenti, per rendersi partecipi della missione evangelizzatrice di Cristo e delle chiesa in tutto il mondo. Ogni nostro pensiero e desiderio, ogni nostra preghiera e attività hanno una sola motivazione: “la carità di Cristo ci spinge!”. ■ NOTIZIE DELLA FAMIGLIA Il 13 maggio sera, all’età di 85 anni e dopo lunga sofferenza, il Signore ha chiamato alla vita eterna la signora Speranza, mamma di p. Osvaldo Torresani. La famiglia Torresani vive a Codogno, in provincia di Lodi; ma è originaria di Zanengo di Grumello Cremonese. Il Signore accolga tra le sue braccia la mamma del missionario e dia consolazione alla famiglia. L'angolo del silenzio LA GRANDIOSA FACCIATA p. ANGELO BERTON, sx C’era una volta…(e continua ad esserci anche adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica chiesa, nei dintorni della città di Parma. La facciata di questa chiesa medievale la si può vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro della strada provinciale in direzione di Colorno. L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere, dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori. Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la chiesa, quella facciata è la sola cosa rimasta in piedi. Tutto il resto è solo un cumulo di macerie. Sembrava così bella e meritevole di essere visitata. Invece… al di là della facciata, rimane il disgusto di dover constatare solo rovine e odore di stalla. In conclusione, voglio dire: Apparire senza essere? Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque… Che gran delusione! 2007 GIUGNO DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Un'idea per il prossimo autunno GAMS, gruppo amici missionari saveriani L eggevo poco fa un pensiero di Madre Teresa di Calcutta: “Non siamo che una piccola goccia d’acqua nell’oceano. Ma se non ci fossimo, l’oceano avrebbe una goccia d’acqua in meno”. Guardo dalla finestra e vedo che finalmente piove. La pioggia leggera e costante bagna i fili d’erba del prato. Non è un temporale che frusta il terreno e poi l’acqua scorre via inutile. È quell’acqua che piano piano penetra lo strato più duro del terreno arido. Ripetere non guasta Penso anche alla goccia costante che scava la pietra e mi consolo pensando che “repetita iuvant”. Quindi, anche se con questo articolo torno su alcuni temi preziosi della “missione”, sono sicuro possa servire a rafforzare in tutti la convinzione, e soprattutto la dedizione, per le nostre attività missionarie. Sono ormai anni che in vari modi esprimiamo la gioia di una rinnovata sensibilità missionaria che appartiene a tutto il popolo cristiano. In tante occasioni ci mostriamo ottimisti, nonostante il venir meno di vocazioni propriamente “consacrate” alla missione. Da tempo mettiamo in evidenza che ci sono davvero tante persone pronte a collaborare, in altrettanti modi diversi, nella testimonianza del vangelo. In tanti per la missione Come comunità saveriana di Desio pensiamo che possa nascere fra gli amici di queste tante realtà missionarie che fanno riferimento alla nostra casa, p. CLAUDIO CODENOTTI, sx un’occasione di incontro e di preghiera, di formazione e di informazione, e anche di impegno concreto. Il nostro ambiente brulica di persone che dedicano tempo e forze, cuore e intelligenza alla comune causa del vangelo. A volte però, non ci rendiamo conto di essere in tanti e in ottima compagnia; a volte capita che non conosciamo i modi nei quali gli altri lavorano. Sta a noi fare da coordinamento e anche da centro catalizzatore perché tutti siano pienamente valorizzati. Una proposta aperta a tutti Insomma, sentiamo la necessità di trovarci attorno al “Cuore” della missione e di pregare insieme; sentiamo l’esigenza di formarci sui contenuti e i fatti della missione. È un progetto Tanti progetti da realizzare Pensando al prossimo anno pastorale A fine giugno la nostra comunità ha in programma alcuni giorni di vacanza. Come ogni famiglia, anche noi ci gustiamo i momenti di vita comunitaria senza l’affanno delle attività, che spesso ci portano a vivere di corsa e ad avere pochi momenti liberi. Gli impegni sono importanti e ci tengono svegli e attivi. Ma qualche volta, se sono troppi, inquinano la gioia di stare insieme e il piacere di parlare di tante cose... di famiglia. Una vacanza di... lavoro La settimana di vacanza estiva, però, non è un momento di chiusura, anzi la nostra famiglia si allarga. Con noi missionari ci saranno anche i nostri genitori 8 e i genitori dei giovani aspiranti missionari. Anche loro fanno parte della nostra famiglia saveriana. Quest’anno poi, c’è una bella novità. Abbiamo chiesto ai collaboratori nell’animazione missionaria di donarci il piacere di trascorrere tre giorni delle loro ferie insieme a noi saveriani. Sarà una bella occasione di comunione. Tra una passeggiata e l’altra, o nei momenti dei pasti, tante cose vengono a galla e si fanno molti progetti. Vorremmo che niente vada disperso delle belle idee e buone intenzioni. Vogliamo invece concretizzarle con progetti e programmi da portare avanti durante il nuovo anno pastorale. La società di og- Il gruppo “PratiKamente all’opera: a dare manforte c’è anche Augustinus Utomo, il giovane diacono saveriano dell’Indonesia p. CLAUDIO, sx gi ci chiede di stare al passo con i tempi e non lascia spazio alle improvvisazioni. Non vogliamo farci trovare impreparati. Con l’impegno di tutti Come sapete, sono tante le attività che richiedono la collaborazione e anche la diretta responsabilità di amici laici e dei giovani. Abbiamo i due gruppi di formazione giovanile sui temi della missione e della vocazione. Abbiamo le attività di volontariato e animazione, con il gruppo “Madre Teresa” e il gruppo “PratiKamente”. Abbiamo poi l’importante attività interculturale che, con il gruppo CDM, ha il compito di dare contenuto e forme alle idee: corsi, mostre, festa dei popoli e così via. Ci sono anche coloro che si preparano a fare un’esperienza in missione. È un’iniziativa appena nata, ma già in tanti si fanno avanti. Abbiamo i momenti di formazione e di preghiera missionaria e vocazionale: gli incontri dei martedì dell’avvento, la lectio divina e l’adorazione eucaristica per le vocazioni. Insomma, gli appuntamenti da preparare sono tanti e subito urgenti, visto che il mese missionario di ottobre si trova proprio all’inizio dell’anno pastorale. Perciò chiediamo a tutti una preghiera e anche la collaborazione concreta per questi importanti appuntamenti. ■ Il gruppo “Terza domenica” durante una giornata di riflessione e di festa nel quartiere milanese di Ponte Lambro ambizioso, ma proprio per questo attira gli audaci, i coraggiosi, i generosi. A settembre prossimo vorremmo far nascere il “Gams” - gruppo amici dei missionari saveriani. Altre comunità saveriane, in Italia e nel mondo, lo hanno già in vari modi. A noi piacerebbe che il “nostro” Gams raccogliesse tutte le forze presenti e attive, che sentono il bisogno di un tocco di qualità. Sono già tante le occasioni di lavoro e di incontro. Per cui non vogliamo chiedere qualcosa di extra, ma solo dare l’occasione, a chi ne sente il bisogno e la bellezza, di motivare e qualificare maggiormente il proprio impegno missionario. Quando, dove, perché... Il progetto prevede di trovarci una sera al mese per un tempo di preghiera e condivisione, di formazione e informazione. In più, ogni tre mesi ci si ritrova la domenica pomeriggio per celebrare e fare un po’ di festa. Quali potrebbero essere i membri del gruppo? Se si parla di amici, sappiamo già che sono numerosi: e tutti sono invitati. Ma ci rivolgiamo soprattutto agli assidui frequentatori, a coloro che sono già coinvolti nelle varie attività: volontari, parenti o amici che spesso ci fanno visita. Stiamo già diffondendo a voce questa bella proposta. Ma anche attraverso “Missionari Saveriani” si possono raggiungere tante persone che possono rispondere all’iniziativa in modi diversi: chi può, partecipando personalmente; chi non può aderendo spiritualmente, con l’incoraggiamento nella preghiera. In un modo o nell’altro, vi aspettiamo numerosi. Fateci sapere. ■ L'angolo del silenzio LA GRANDIOSA FACCIATA p. ANGELO BERTON, sx C’era una volta…(e continua ad esserci anche adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica chiesa, nei dintorni della città di Parma. La facciata di questa chiesa medievale la si può vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro della strada provinciale in direzione di Colorno. L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere, dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori. Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la chiesa, quella facciata è la sola cosa rimasta in piedi. Tutto il resto è solo un cumulo di macerie. Sembrava così bella e meritevole di essere visitata. Invece… al di là della facciata, rimane il disgusto di dover constatare solo rovine e odore di stalla. In conclusione, voglio dire: Apparire senza essere? Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque… Che gran delusione! 2007 GIUGNO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185 E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Una bella lettera dal Bangladesh I n Bangladesh siamo entrati nel periodo più caldo dell’anno che durerà fino a tutto ottobre. Poi tornerà un po’ di aria fresca che scenderà dalle montagne dell’Himalaia. Indipendenza, cricket e ordine Il 26 marzo, è stato un giorno di festa per il Bangladesh: abbiamo celebrato la giornata dell’indipendenza. Quest’anno la giornata è stata ancora più speciale, perché si sono svolti a Trinidad i mondiali di cricket, ai quali ha partecipato anche il Bangladesh. Potete immaginare l’euforia dei 140 milioni di abitanti di questa nazione! Speriamo che questa gioia contagi tutti, per una più forte unità nell’interno del paese, sia dal punto di vista politico che sociale. Le elezioni politiche, previste per la fine di gennaio, sono state rinviate a causa dei disordini. Il paese ora è sotto la tutela delle forze dell’ordine. Qualsiasi tipo di manifestazione è stata proibita a tempo indeterminato… Non ci sono più cortei di protesta né scioperi, che negli ultimi cinque anni avevano caratterizzato ogni giorno la vita del Bangladesh. Nei villaggi dei fuori casta Da febbraio mi trovo in una nuova zona di lavoro, a sudovest della diocesi di Khulna, vicino al confine indiano. Il villaggio si chiama Chuknogar ed è stato scelto dai saveriani come centro della missione per lavorare in una vasta zona abitata dai “rishi” o “muci”. Sono i fuori casta, gli intoccabili, di religione hindu. p. DANIELE TARGA, sx Circa 25 anni fa, p. Luigi Paggi ha iniziato un lavoro di educazione e di coscientizzazione, puntando sulla promozione umana. Attraverso le numerose scuole sparse nei villaggi, egli ha aiutato questa gente povera e abbandonata, che non aveva accesso ad alcun tipo di istruzione. Ora con p. Antonio Germano, a 25 anni di distanza, l’attività missionaria sta puntando a una nuova realtà, quella del “catecumenato”. Molti giovani e adulti, formati e cresciuti con p. Luigi, chiedono di diventare catecumeni per abbracciare il cristianesimo e i suoi valori. La scuola e la pastorale La mentalità di casta è ancora diffusa, perfino nelle comunità musulmane e cristiane. Proprio per questo, i saveriani puntano Udine, una tappa per i novizi Primi passi verso la vita missionaria Da alcuni anni, i giovani del noviziato saveriano di Ancona passano tre mesi a Udine, nella casa dell’Immacolata. Così entrano a contatto con altre culture. Ecco cosa scrive Andrea, che ha vissuto l’esperienza. a maggio sono D astatimarzo tre mesi un po’ spe- ciali, per noi novizi del primo anno: Javier, Simone e Andrea. Li abbiamo passati a Udine, presso Casa dell’Immacolata, fondata da don Emilio De Roja nel dopoguerra, in uno dei quartieri più poveri ed esclusi della città. 8 Accogliere per incontrarsi Casa dell’Immacolata è oggi una realtà che riesce a fare dell’accoglienza un’occasione di incontro. Accoglie sessanta ragazzi minorenni immigrati, provenienti da Romania, Albania, Kosovo, Afghanistan, Marocco e Bangladesh. In una struttura adiacente, sono ospitati dodici adulti con un passato di dipendenza dall’alcool. È interessante ed evangelico constatare come cammini così differenti abbiano punti di contatto nel cammino unico di liberazione. In questo senso, accoglienza e in- contro si stringono la mano. Immersi a tempo pieno in questa realtà, ci siamo dedicati completamente all’attività con i ragazzi. Molti di loro, ancora adolescenti, hanno lasciato la loro terra, la famiglia, le amicizie. Qualcuno ha lasciato un paese in guerra, dal quale è fuggito per cercare altrove un’alternativa di vita. Ogni volto si porta dietro una storia che è come un giardino. Tanti volti sono scavati e profondi; le storie sono intricate e gli alberi del giardino ben fitti. Proprio qui, paradossalmente, la nostra fan- Andrea, Jesus e Simone, mescolati ai ragazzi della Casa dell’Immacolata, durante una scampagnata: la gioia di tutti è grande davvero! ANDREA FACCHETTI tasia e creatività hanno avuto più spazio per volare. Primo: stare insieme I ragazzi imparano, prima di tutto, lo spirito dell’accoglienza. Poi imparano la lingua e un lavoro: carpentiere, saldatore, muratore... Tutto è finalizzato a farli diventare uomini maturi e cittadini responsabili. Una cosa si tocca con mano: la povertà maggiore di un adolescente lontano da casa è quella affettiva, accompagnata dalla povertà culturale. Da queste due povertà ci siamo sentiti chiamati in causa. Perciò abbiamo cercato soprattutto di “stare insieme”. Abbiamo ascoltato, giocato, raccontato, condiviso la giornata, pregato. Abbiamo anche organizzato alcune attività, che sono servite come strumenti di aggregazione: gite, tornei di calcio e basket, teatro, incontri di lingua italiana e inglese, lettura collettiva dei giornali. Certamente, abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo donato. E il dono più grande è stato questo: vivere nella pratica le parole che Gesù ci dice ogni giorno, “ero straniero e mi avete accolto”. ■ Padre Daniele, unico “bianco”, alla processione eucaristica di una comunità cristiana in Bangladesh molto sull’educazione. Abbiamo 13 scuole, dalla classe IV alla classe IX, con 38 insegnanti e più di 500 studenti, ai quali bisogna garantire gli studi. Una commissione diocesana sull’educazione sta provvedendo affinché questo avvenga. Ringrazio tutti coloro che stanno sostenendo questi nostri giovani. Quest’attività mi tiene impegnato dal lunedì al giovedì, da mattina a sera. Dal venerdì alla domenica sono invece nella missione di Satkhira. Qui aiuto nella formazione pastorale delle comunità cristiane, lavorando insieme ai preti locali. I cattolici nella missione di Satkira sono circa tremila, sparsi in 15 villaggi. Alcuni sono molto distanti dal centro della missione. Durante la quaresima mi sono spostato, di settimana in settimana, nei vari villaggi per guidare la via crucis del venerdì, il ritiro alla comunità cristiana, le confessioni e le Messe, incontrando i giovani e facendo visita alle famiglie. Lavoro con entusiasmo Grazie al Signore, la salute è buona e questo mi permette di lavorare con tranquillità. Lavorare tra gli intoccabili è per me un fatto nuovo che mi entusiasma. C’è tanto da fare, ma questo non mi spaventa, anche perché la gente collabora e questo mi fa ben sperare. Sono convinto che il Signore risorto è presente e vivo in mezzo a noi, qui tra i più poveri dei poveri. Lo Spirito Santo sta lavorando anche tra i non cristiani e questo ci sostiene, per non cadere nello sconforto quando non si vedono i frutti immediati di un grande lavoro. ■ “VALE LA PENA ANCHE OGGI” Benedetto XVI ai giovani del Triveneto Il 25 aprile, ai fedeli e ai vescovi delle diocesi del Triveneto, radunati in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto il seguente messaggio: “Rivolgo un cordiale benvenuto e saluto i fedeli del diocesi del Triveneto, che accompagnano i loro vescovi nella visita ad limina, proprio nel giorno della festa di san Marco, patrono delle popolazioni trivenete. Cari fratelli e sorelle, restate fedeli alle vostre feconde tradizioni cristiane, che hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità. Accompagnate le giovani generazioni, incoraggiandole a seguire il vangelo e fate sentire loro che anche oggi vale la pena consacrarsi totalmente al Signore nella vita sacerdotale e religiosa. Penso con compiacimento alla schiera di missionari che dalle vostre regioni hanno recato il lieto annuncio della salvezza in terre lontane: il loro esempio sia di stimolo per tutti a testimoniare in ogni luogo l’amore di Dio”. Benedetto XVI Il breve e significativo messaggio del Papa ha una particolare risonanza nel cuore dei missionari saveriani. Lo accogliamo con gioia e desideriamo rilanciarlo a tutte le famiglie dei nostri lettori, chiedendo loro di impegnarsi con noi, affinché l’appello giunga al cuore dei giovani: vale la pena, anche oggi, diventare missionari! foto AP “Il lavoro tra gli intoccabili mi entusiasma” 2007 GIUGNO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 “L'uomo bianco di Dio” Ricordando p. Ivaldo Casula, di Guasila stimato p. IvalH odosempre e ci siamo voluti bene: questo mi dà il coraggio di parlare. Padre Ivaldo ha tanto desiderato morire in terra di missione, che ci è riuscito. Ciò dice molto della sua autentica vocazione e del suo zelo missionario. La “passione” per i giovani Padre Ivaldo si è impegnato nell’animazione missionaria e nella formazione di giovani aspiranti missionari in Scozia, a Londra e negli Stati Uniti. Si era preparato laureandosi in psicologia all’università salesiana di Roma. Dopo un breve periodo in Sierra Leone, è stato per sei anni rettore della casa saveriana di Macomer; poi gli è stata affidata la direzione del “Movimento Cem” a Brescia. Ottenuto il permesso di ripartire, ha speso gli ultimi anni in missione, come educatore degli aspiranti missionari della Sierra Leone e come collaboratore nella fondazione della facoltà di scienze religiose a Makeni. Poi, la morte, così veloce da sorprenderci. In cerimonie simili, noi siamo abituati ad avere la bara del defunto davanti ai nostri occhi. Oggi invece la bara del defunto è lontana. E allora lasciamoci prendere dall’immaginazione. Qui siamo riuniti in preghiera, avvolti da tristezza. In Sierra Leone, migliaia di persone stanno danzando, non solo per dare il saluto a p. Ivaldo, ma anche per ringraziare il Signore perché ha mandato a loro, da lontano, “l’uomo bianco di Dio”. Il tempo della speranza In Sierra Leone, conoscono Un'estate alla grande Con i saveriani in Sardegna p. R. SALVADORI, sx R ivolgo un invito speciale a voi ragazzi e giovani che fate con noi un cammino di formazione missionaria. Non è una “novità”. Ma certamente è una bella sfida. Infatti, nel mese di luglio sono in programma ben quattro campi missionari, aperti a tutti coloro che vogliono sognare alla grande... Perchè di “sogno” si tratta. Sogniamo un mondo migliore, più bello, più giusto per tutti. Mettiamoci in gioco Con molta semplicità, ma anche con audacia e determinazione, noi missionari proponiamo esperienze forti e significative. I campi missionari sono proprio questo: sono proposte concrete, dove noi stessi ci “mettiamo in gioco”, con tutto quello che siamo e abbiamo. L’esperienza di vivere insieme, l’amicizia e la voglia di dare un senso alla nostra vita, il contatto e il servizio agli anziani, la possibilità di far contenti i bambini, conoscere e condividere l’esperienza di giovani che hanno vissuto situazioni drammatiche e anche qualche giorno di “animazione in spiaggia”, saranno tutti momenti importanti. Ci accompagnerà la nostra fede in Gesù, che verrà alimentata ogni giorno, attraverso momenti di riflessione e preghiera, p. FILIBERTO CORVINI, sx tanti “uomini bianchi”, arrivati per motivi di interesse e di lavoro. Hanno conosciuto “uomini bianchi” che li hanno sfruttati e fatti soffrire. Ma riconoscono il missionario come una persona diversa, appunto “l’uomo bianco di Dio”. È colui che va non per sfruttarli, ma per amarli e per insegnare l’amore di Gesù, fonte vera di salvezza nella vita presente e futura. Con la risurrezione di Gesù, il tempo del pianto, della sfiducia nella vita, dello sconforto e della delusione è finito. È iniziato il tempo della salvezza, della vita nuova in Cristo Gesù. Il missionario p. Ivaldo, con la sua predicazione e con la sua attività di animatore, ha contribuito a riempire di gioia pasquale e di speranza la vita di tante persone. Tutte queste persone oggi sono intorno alla sua bara, per pregare e ringraziare Dio per la sua disponibilità ad amarle nel nome di Gesù. Un nuovo inizio Padre Ivaldo è crollato nel solco, come un vero missionario. Aveva tanta voglia di fare; sapeva fare tante cose. Voleva donarsi fino in fondo per i suoi africani. Ho parlato di solco per dire che è sceso, come scende il seme nella terra di questa generosa Sardegna, perché la sua morte porti frutti, copiosi e in abbondanza. Ho la certezza che la morte di p. Ivaldo segnerà l’inizio di una nuova speranza per noi missionari in Sardegna. Da sempre, la morte è anche inizio di vita. La morte di p. Ivaldo costituisce un messaggio e una speranza. Padre Ivaldo lo voleva, e per questo intercederà dal cielo. ■ ascolto della Parola ed Eucaristia. Insomma ci sarà da divertirsi e di sicuro anche da impegnarsi per gli altri, migliorando noi stessi. Ce n’è per tutti i gusti Vi aspetto in tanti e vi chiedo pure un piccolo impegno fin d’ora: “passa la parola”, proponi queste esperienze anche a qualche tuo amico e amica. Ecco le nostre quattro proposte. I primi tre campi si terranno a Macomer, l’ultimo a Cagliari; tutti presso i missionari saveriani. Spedisci la tua richiesta di partecipazione con nome, cognome, indirizzo, recapito telefonico, email, data di nascita, classe scolastica, firma di un genitore per gli under 18 e indicazione del campo a cui desideri partecipare. C’è tempo fino al 26 giugno! Il contributo spese per ogni campo è di 85 euro. ■ • Per ragazzi: “Missionario... basta solo il biglietto” - dal 2 all’8 luglio, per ragazzi dai 12 ai 14 anni. • Per ragazze: “Un tuffo nella vita -” dal 10 al 15 luglio, per ragazze dai 12 ai 14 anni. • Per giovanissimi: “Camminando per un sogno” - dal 16 al 22 luglio, per ragazzi e ragazze dai 15 ai 17 anni. • Per giovani: “Missione in corso” - dal 25 al 31 luglio, per giovani dai 18 ai 28 anni, a Cagliari. Per informazioni chiedi a: p. Roberto, via Toscana 9, 08015 Macomer (Nu); tel. 0785 70120. E-mail: [email protected] 8 Cari amici, pubblichiamo una parte dell’omelia che p. Filiberto ha tenuto la domenica di Pasqua, nella Messa in ricordo di p. Ivaldo, celebrata nella chiesa stracolma di Guasila. All’inizio e alla fine della Messa, su uno schermo è stato proiettato il filmato della consegna del crocifisso a p. Ivaldo da parte del vescovo di Cagliari mons. Mani. Padre Dino ha proiettato alcune immagini dalla Sierra Leone. Anche a Macomer i saveriani hanno celebrato una Messa in suffragio del missionario, con la partecipazione di oltre 300 persone tra familiari e amici, delegate e giovani, missionari e sacerdoti. Tanta gente ci è stata vicina. Ringraziamo tutti per l’affetto fraterno. p. Pierluigi Felotti, sx sr. Marlene e sr. Piera, via Vivaldi 6, 09170 Oristano; tel. 0783 72578. E-mail: [email protected] La sorella Maria Carmela, i fratelli Giuseppe e Pietro e le cognate, con amici, sacerdoti e saveriani a Macomer in occasione della Messa di suffragio per p. Ivaldo CHI PRENDERà IL SUO POSTO? p. FILIBERTO, sx È strano ma significativo, che alcune persone entrando in chiesa ci abbiano detto: “è venuto meno il nostro orgoglio, l’orgoglio di Guasila!”. Poi però hanno sottolineato e ricordato che quando morì p. Mirto, ben tre guasilesi si presentarono per diventare missionari: p. Valter Giua, p. Luigi Caria e p. Ivaldo Casula. Adesso “l’orgoglio di Guasila” si ridesta per cercare altri tre missionari, perchè la chiesa di Guasila è chiesa missionaria. Don Sandro, comunicando la notizia della morte di p. Ivaldo ai ragazzi, ha sentito alcuni di loro che P. Luigi Caria, a sinistra, e p. Ivaldo Casula, dicevano di essere disposti a orgoglio missionario di Guasila prendere il posto del missionario scomparso. Ce lo auguriamo! Del resto, anche quando morì p. Serafino Muscas, davanti alla sua bara, un giovane decise di farsi missionario, ed è stato p. Salvatore Mellai. E quando morì p. Mario Delrio, una mamma già incinta chiese in preghiera che il suo futuro bambino diventasse missionario, ed oggi abbiamo p. Andrea Rossi. La catena non si deve spezzare, altrimenti le tante persone di Guasila e di tutta la Sardegna, che tanto amano le missioni, perderebbero un campo missionario a cui pensare e per cui pregare, indirizzando i loro gesti di genuina solidarietà. Noi preghiamo perché molti giovani trovino il coraggio di presentarsi: “Eccomi, Signore, manda me!”. 2007 GIUGNO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SAVERIANI MARCHE Missione è dialogo d'amore Dalle Filippine a Taranto, stesso stile Originario di Ancona, dal 2004 p. Sandro è nella casa saveriana di Taranto. Ci racconta cosa ha fatto a Manila e cosa fa adesso. al 2003, ho vissuD alto 1994 nelle Filippine a Que- zon City, una delle 14 città della grande metropoli di Manila. Qui i saveriani sono presenti dal 1991, con varie attività missionarie. All’inizio ci era stata affidata una nuova parrocchia dedicata al Saverio, formata in gran parte da baraccati. Una realtà sociale difficile I primi anni, sono stato nella casa degli studenti saveriani, dando un aiuto alla parrocchia, ma con una particolare attenzio- ne alla situazione dei non cristiani presenti nella città. Questa era a quel tempo una realtà quasi sconosciuta alla chiesa locale, occupata per lo più ad affrontare gravi problemi politici e sociali. La situazione di povertà diffusa affligge circa il 70 per cento delle famiglie: una realtà a cui bisogna rispondere con urgenza. Lo stesso problema era affrontato anche dai filippini appartenenti ad altre tradizioni religiose, cioè il buddhismo, il taoismo, l’hinduismo e l’islam, tutte in minoranza rispetto alla stragrande maggioranza di filippini che sono cristiani. Il dialogo con altre religioni Il lavoro con i rappresentanti di altre fedi è iniziato per affron- p. SANDRO BARCHIESI, sx tare insieme una situazione di carestia nell’estate del ’95. Alcune persone con cui avevo preso contatto, buddhisti e hindu in particolare, avevano espresso il desiderio di pregare insieme per questo problema, e quindi poi progettare alcuni piccoli interventi nelle periferie e nelle campagne, dove la povertà e l’emergenza erano più evidenti. È stato il primo passo, compiuto nella semplicità e in cooperazione con la chiesa locale; l’inizio di una serie di altre attività che hanno portato a una maggiore conoscenza reciproca e collaborazione. Così la chiesa locale mi ha invitato a collaborare più direttamente nell’attività di dialogo interreligioso, a diretto contatto con i responsabili na- DIARIO DELLA COMUNITà Udine, una tappa per i novizi Primi passi verso la vita missionaria Da alcuni anni, i giovani del noviziato saveriano di Ancona passano tre mesi a Udine, nella casa dell’Immacolata. Così entrano a contatto con altre culture. Ecco cosa scrive Andrea, che ha vissuto l’esperienza. a maggio sono staD ati marzo tre mesi un po’ speciali, per noi novizi del primo anno: Javier, Simone e Andrea. Li abbiamo passati a Udine, presso Casa dell’Immacolata, fondata da don Emilio De Roja nel dopoguerra, in uno dei quartieri più poveri ed esclusi della città. 8 Accogliere per incontrarsi Casa dell’Immacolata è oggi una realtà che riesce a fare dell’accoglienza un’occasione di incontro. Accoglie sessanta ragazzi minorenni immigrati, provenienti da Romania, Albania, Kosovo, Afghanistan, Marocco e Bangladesh. In una struttura adiacente, sono ospitati dodici adulti con un passato di dipendenza dall’alcool. È interessante ed evangelico constatare come cammini così differenti abbiano punti di contatto nel cammino unico di liberazione. In questo senso, accoglienza e incontro si stringono la mano. Immersi a tempo pieno in questa realtà, ci siamo dedicati completamente all’attività con i ragazzi. Molti di loro, ancora adolescenti, hanno lasciato la loro terra, la famiglia, le amicizie. Qualcuno ha lasciato un paese in guerra, dal quale è fuggito per cercare altrove un’alternativa di vita. Ogni volto si porta dietro una storia che è come un giardino. Tanti volti sono scavati e profondi; le storie sono intricate e gli alberi del giardino ben fitti. Proprio qui, Andrea, Jesus e Simone, mescolati ai ragazzi della Casa dell’Immacolata, durante una scampagnata: la gioia di tutti è grande davvero! Padre Sandro con i responsabili buddhisti di Manila in un incontro per programmare le attività comuni ANDREA FACCHETTI paradossalmente, la nostra fantasia e creatività hanno avuto più spazio per volare. Primo: stare insieme I ragazzi imparano, prima di tutto, lo spirito dell’accoglienza. Poi imparano la lingua e un lavoro: carpentiere, saldatore, muratore... Tutto è finalizzato a farli diventare uomini maturi e cittadini responsabili. Una cosa si tocca con mano: la povertà maggiore di un adolescente lontano da casa è quella affettiva, accompagnata dalla povertà culturale. Da queste due povertà ci siamo sentiti chiamati in causa. Perciò abbiamo cercato soprattutto di “stare insieme”. Abbiamo ascoltato, giocato, raccontato, condiviso la giornata, pregato. Abbiamo anche organizzato alcune attività, che sono servite come strumenti di aggregazione: gite, tornei di calcio e basket, teatro, incontri di lingua italiana e inglese, lettura collettiva dei giornali. Certamente, abbiamo ricevuto più di quanto abbiamo donato. E il dono più grande è stato questo: vivere nella pratica le parole che Gesù ci dice ogni giorno, “ero straniero e mi avete accolto”. ■ zionali di questi gruppi religiosi la cui presenza era per lo più sconosciuta a tante parrocchie. Il dialogo con i poveri L’attività del dialogo interreligioso non ha però fermato l’attenzione sulle realtà dei baraccati, per i quali sono stati realizzati insieme alcuni progetti di sostegno. Infatti, il secondo periodo della mia breve permanenza nelle Filippine l’ho dedicato quasi totalmente a questa realtà. Passavo parte del mio tempo con i ragazzi della baraccopoli, adiacente alla comunità saveriana. Anche in questa situazione, il lavoro era di “dialogo”, ma con i poveri. Anche oggi questa è una delle priorità della missione in Asia. Aiutavo le famiglie a organizzare la vita per raggiungere una stabilità economica che potesse mantenerle. Spesso, genitori con quattro o cinque figli a carico, avevano un lavoro saltuario o alla giornata. Perciò, era importante avere creatività ed entusiasmare i ragazzi che davanti a situazio- ne difficili si scoraggiano. La formazione religiosa era quindi proposta in modo parallelo all’attività sociale, perché solo con Dio nel cuore si possono trovare le soluzioni comuni che si basano sulla condivisione. Da Manila alla Puglia Da tre anni vivo nella comunità saveriana di Taranto. Qui organizzo vari incontri missionari. Invito le persone che incontro a cercare e a riscoprire Dio come strada per risolvere anche i problemi umani di povertà, spesso creati proprio dalla mancanza di Dio nel cuore delle persone. Nelle Filippine anche i noncristiani, che sentivano Dio presente nel loro cuore, aiutavano i poveri. In Italia, invece, molte volte ci sono i cuori, ma manca Dio; in particolare, manca quel Dio di amore che Gesù ci indica come Padre di tutti. Da parte mia, spero di ripartire presto per la missione, se Dio vorrà, per essere ancora vicino ai non-cristiani e ai più poveri del mondo. ■ SPAZIO GIOVANI PRONTI... PARTENZA... VIA ! Dopo la bella esperienza di Javier dell’anno scorso (nella foto), il gruppo “giovani in missione” invia il primo drappello di spericolati a fare un po’ di esperienza della vita di missione. Vogliamo accompagnare il loro viaggio con l’amicizia e la preghiera. Ma chi sono e dove vanno? A luglio Jacopo e Ilaria vanno in Congo, dai laici saveriani di Goma; poi in agosto si sposteranno in Burundi al centro giovani Kamenge. In agosto, partono per Goma anche Luigi e Fatma, Beatrice e Fabrizio. Infine, dopo aver celebrato il loro matrimonio (26 agosto), Luca e Silvia vanno in Camerun a visitare i missionari saveriani di Bafoussam: sarà un viaggio di nozze straordinario! Questi non sono viaggi turistici, né di piacere. Il nostro obiettivo è conoscere, capire e condividere la vita dei missionari, per collaborare meglio nella missione alla quale tutti noi partecipiamo. E per chi resta? Sì, c’è qualcosa anche per noi che non partiamo! Se volete, possiamo vivere insieme la nostra missione con un campo di servizio e di riflessione dal 16 al 22 luglio. È organizzato dai saveriani di Desio. Aspetto le vostre adesioni! p. Mario Ughetto, sx [email protected] 071 895368 2007 GIUGNO PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Il Dio della mia vita è... Parlando con una giovane del Gabon giorno fa, è venuta Q ualche a trovarmi Ernesty, una zione è la felicità dei suoi figli. Dice: “Soffro per loro, ma confido in Dio”. Arrivata in Italia, pensava di essere accolta dai connazionali, ma nessuno si è fatto vivo. Con sua grande sorpresa, sono stati gli italiani ad accoglierla e a darle speranza. “Ho capito che avrei dovuto entrare in una vita più aperta, che supera il cerchio tribale ed etnico. Ho capito che un’altra fraternità è possibile, al di là del colore, dell’etnia, del sangue”. Solo una cosa fa male a Ernesty: essere considerata non con rispetto, ma con pietà. Tanti provano pietà della povera africana che chiede aiuto, ma non vedono in lei una persona degna di considerazione. giovane del Gabon. È in Italia da quasi un anno, accolta dall’associazione “Pozzo di Sicar”, dove anch’io collaboro. Parla bene il francese e se la cava con l’italiano. Ha studiato informatica all’università nel suo paese, parla con concetti chiari ed è una cristiana convinta. La fraternità è possibile Nella conversazione, mi chiede perché mi trovo in Italia, della mia scelta di essere missionario, della fraternità saveriana... Poi mi parla della sua vita, di gioie e dolori. Ernesty racconta di aver trovato un’Europa diversa da come l’aveva pensata. Aveva in testa l’immagine di un continente del bengodi. Invece, ha scoperto un’altra realtà, ma non si pente di essere qui. Ernesty ha lasciato in Africa due figli, di nove e cinque anni. L’unica preoccupa- Abbiamo parlato di Dio Di solito quando incontro altri africani parliamo di politica, della situazione sociale, degli ultimi avvenimenti dei nostri paesi. CHRISTIAN WEZA, sx Spesso mi capita di parlare della vita in Italia, dell’integrazione, di come mantenere il legame tra ciò che ci offre il mondo occidentale e la nostra identità africana. Quasi mai capita di parlare delle nostre esperienze di vita nella fede: “chi è il Dio della nostra vita?”. Ernesty è convinta che il nostro Dio non è un carabiniere, ma un Padre che ci dà la vita. Non è un Dio degli occidentali, degli africani o degli orientali, ma un Dio di tutti gli uomini. È un Dio presente nel volto del prossimo, che invita ciascuno di noi alla fraternità, all’accoglienza e al rispetto. Non è un Dio dei divieti che crea nell’uomo angoscia e paura, ma un Dio che ci libera e ci rende capaci di amare. Ernesty mi ha parlato di questo Dio che lei ha invocato, pregato e sentito vicino, anche nei momenti più difficili della sua avventura in Italia. Una bella testimonianza! Economia onesta, via di pace Un incontro per diventare responsabili 8 sono coloro che, pur conoscendo Gesù, si comportano in modo contrario alla fede. Pagani sono coloro che nella tradizione africana vedono solo superstizioni e ignorano la forza dello Spirito Santo. Pagani sono coloro che continuano ad ammazzare i loro fratelli, fanno la guerra per interessi personali e non vedono negli altri il volto di Dio”. Per Ernesty, la vita cristiana significa vivere in sintonia con la fede che si professa: “Ho capito che vivere in Cristo è il grande dono che Dio mi ha fatto”. ■ (continua nel riquadro) LA STORIA DEL “POZZO DI SICAR” CHRISTIAN WEZA, sx foto archivio MS / S. Benedetti Non conta solo il Pil Danilo Amadei, presidente dell’associazione “Cibo per tutti”, ha introdotto il tema, ricordando il significato della parola “kuminda”. In lingua creola significa “cibo condiviso”. È l’obiettivo che ci siamo proposti come impegno all’interno del mercato. È stato calcolato che si produce il doppio di quello di cui abbiamo bisogno, mentre 800 milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno. Eppure ci sono esperienze positive che possono aiutarci a impegnare testa e cuore, perché “globalizzare la solidarietà” è possibile. L’economia riguarda ognuno di noi, ci coinvolge come cittadini e fratelli. Benedetto Gui, docente di economia politica all’università di Padova, ha ricordato che le disuguaglianze sono causa di instabilità e che è necessario rego- Chi sono i veri cristiani? Ernesty in Italia ha acquistato anche un altro modo di vedere le cose. È convinta che non deve vivere come un’italiana, ma come un’africana, mettendo in evidenza i valori della sua terra. Mi spiega che da quando è in Italia, apprezza di più la sua cultura e ha imparato a dare meno valore a tante cose dell’occidente, che prima credeva fossero il modello assoluto. E mi parla ancora della sua convinzione di fede: “Pensavo che i pagani fossimo noi africani e gli occidentali fossero tutti figli di Dio. Poi ho capito che pagani p. SILVIO TURAZZI, sx C i siamo trovati insieme a riflettere sull’economia, oggi motivo di speculazione e di conflitti. Volevamo cercare spiegazioni, esperienze e proposte perché i rapporti tra le persone e tra i popoli siano basati sull’onestà e sui valori della dignità comune. Se vissuta così, l’economia può diventare una via di pace e di convivialità. Il giovane saveriano congolese Christian al “Pozzo di Sicar”, associazione per l’aiuto alle donne immigrate lare i mercati internazionali. Infatti, la crescita del Pil (prodotto interno lordo) non corrisponde a una crescita di felicità. È importante valutare e controllare, oltre al reddito, altri valori basati sulle relazioni: l’onestà, l’amicizia, la gratuità. Dio è ricco o povero? Un momento di comunione tra credenti delle varie confessioni religiose è stato vissuto con la preghiera del Padre nostro. Era un invito a sentirci fratelli e sorelle, impegnati a portare i pesi degli altri, senza frontiere. Poi, la bella tavolata con le ciotole di riso e fagioli. Dopo la cena, ha preso la parola don Niccolini che ci ha provocato con una domanda: “Dio è ricco, o è povero?”. La risposta ce la dà proprio Gesù. Dio non è solitudine, ma è l’eterno donarsi. Le proposte che lui ci fa sono di relazioni vere e fraterne con gli altri. E noi cosa possiamo fare? Dobbiamo “scendere” verso l’altro. La beneficenza mondiale non risolve i problemi. Bisogna diventare fratelli, riconoscere nell’altro un dono. È importante credere nella reciprocità: anche l’altro può mettersi in piedi; ogni persona è una pagina di un bel libro. Don Niccolini ha terminato ricordando il salmo 147: “Dio ha messo come tuoi confini la pace”. Davanti a Gesù che “si sporca” con chi ha fame, con chi vive nell’angoscia e con la morte, anche la chiesa non può avere altri confini se non la pace. L’economia solidale deve diventare una regola di casa, perché tutti ci tengono su. Insieme ci si sostiene. ■ L’associazione “Pozzo di Sicar” è una casa che accoglie donne straniere in difficoltà, per favorirne l’integrazione e l’incontro interculturale. È stata creata nel 1993 con lo scopo di affrontare il “problema” dell’immigrazione non solo in termini di emergenza e interventi tampone, che spesso fanno aumentare l’emarginazione nei confronti degli stranieri. Al contrario, qui si cerca di superare l’assistenzialismo, con soluzioni che portano all’arricchimento reciproco, culturale, umano e spirituale. Il “Pozzo” è guidato dalla famiglia Gianpellegrini, che per tanti anni ha lavorato in Perù, e dalla signorina Mariella. Loro vivono con le ospiti. Poi ci sono tanti volontari che si danno da fare, sia nella casa d’accoglienza sia con le strutture operanti nel territorio. Noi saveriani collaboriamo con il “Pozzo” come assistenti spirituali. Siamo in quattro: le saveriane Verina e Veronica, Alphonsus e io, studenti di teologia. Organizziamo momenti di preghiera, riflessione e di scambio spirituale. L’impostazione è cristiana, ma rispettiamo le ospiti e i volontari nelle loro diversità religiose e culturali. Sono contento, perché è un’esperienza positiva, che richiede presenza e testimonianza. È una scuola di vita, in cui imparo la gratuità e la disponibilità. Ogni ospite, con la sua storia, il suo sorriso, la sua fede e fiducia in Dio, mi arricchisce molto. Anche Alphonsus, saveriano indonesiano, collabora con il “Pozzo di Sicar”, insieme alle saveriane Verina e Veronica di Parma 2007 GIUGNO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Una bella lettera dal Bangladesh “Il lavoro tra gli intoccabili mi entusiasma” I n Bangladesh siamo entrati nel periodo più caldo dell’anno che durerà fino a tutto ottobre. Poi tornerà un po’ di aria fresca che scenderà dalle montagne dell’Himalaia. Indipendenza, cricket e ordine Il 26 marzo, è stato un giorno di festa per il Bangladesh: abbiamo celebrato la giornata dell’indipendenza. Quest’anno la giornata è stata ancora più speciale, perché si sono svolti a Trinidad i mondiali di cricket, ai quali ha partecipato anche il Bangladesh. Potete immaginare l’euforia dei 140 milioni di abitanti di questa nazione! Speriamo che questa gioia contagi tutti, per una più forte unità nell’interno del paese, sia dal punto di vista politico che sociale. Le elezioni politiche, previste per la fine di gennaio, sono state rinviate a causa dei disordini. Il paese ora è sotto la tutela delle forze dell’ordine. Qualsiasi tipo di manifestazione è stata proibita a tempo indeterminato… Non ci sono più cortei di protesta né scioperi, che negli ultimi cinque anni avevano caratterizzato ogni giorno la vita del Bangladesh. Nei villaggi dei fuori casta Da febbraio mi trovo in una nuova zona di lavoro, a sud-ovest della diocesi di Khulna, vicino al confine indiano. Il villaggio si chiama Chuknogar ed è stato scelto dai saveriani come centro della missione per lavorare in una vasta zona abitata dai “rishi” o “muci”. Sono i fuori casta, gli intoccabili, di religione hindu. Circa 25 anni fa, p. Luigi Paggi ha iniziato un lavoro di educazione e di coscientizzazione, puntando sulla promozione umana. Attraverso le numerose scuole sparse nei villaggi, egli ha aiutato questa gente povera e abbandonata, che non aveva accesso ad alcun tipo di istruzione. p. DANIELE TARGA, sx Ora con p. Antonio Germano, a 25 anni di distanza, l’attività missionaria sta puntando a una nuova realtà, quella del “catecumenato”. Molti giovani e adulti, formati e cresciuti con p. Luigi, chiedono di diventare catecumeni per abbracciare il cristianesimo e i suoi valori. La scuola e la pastorale La mentalità di casta è ancora diffusa, perfino nelle comunità musulmane e cristiane. Proprio per questo, i saveriani puntano molto sull’educazione. Abbiamo 13 scuole, dalla classe IV alla classe IX, con 38 insegnanti e più di 500 studenti, ai quali bisogna garantire gli studi. Una commissione diocesana sull’educazione sta provvedendo affinché questo avvenga. Ringrazio tutti coloro che stanno sostenendo questi nostri giovani. Quest’attività mi tiene impegnato dal lunedì al giovedì, da Famiglia saveriana in festa Messa di diamante per 4 (uno assente) I l 21 aprile abbiamo celebrato la festa della grande famiglia saveriana. Vi hanno partecipato i familiari dei missionari e delle missionarie originari delle zone di Como, Lecco, Sondrio e Bergamo. Nell’occasione, abbiamo voluto festeggiare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Calvi, p. Ildo Chiari, p. Bruno Cisco e p. Domenico Milani. Sono i bisnonni della nostra congregazione. In verità, padre Bruno Cisco ha potuto partecipare solo spiritualmente, per impegni inderogabili nella diocesi di Venezia. Ma la torIl cremonese p. Calvi, tra i due reggiani p. Milani e p. Chiari. Sulla torta c’è anche p. Bruno Cisco, il quarto “diamante” che non ha condiviso il dolce, ma ha assaporato la preghiera dei confratelli 8 ta era per quattro! In mattinata, prima della Messa, p. Milani ha parlato ai familiari della sua esperienza di 60 anni di sacerdozio: 26 anni li ha trascorsi come missionario in Congo, dove ha fondato l’istituto superiore di pedagogia, nella città di Bukavu; il resto l’ha vissuto in Italia, come direttore del Cem - centro educazione alla mondialità, e ideatore del Ciacs - Centro arte cultura e società. p. FRANCO BERTAZZA, sx È stata una bella occasione per unire in fraternità i missionari che, per amore di Cristo, hanno lasciato la propria famiglia e i loro familiari che, sempre per amore di Cristo, ha continuato la “dinastia”. La presenza di tanti nipoti e pronipoti sono un segno evidente che Gesù mantiene la promessa: “Chi avrà lasciato padre, madre, fratelli e sorelle per il mio nome, riceverà il centuplo in questa vita e la vita eterna”. ■ Padre Daniele, unico “bianco”, alla processione eucaristica di una comunità cristiana in Bangladesh mattina a sera. Dal venerdì alla domenica sono invece nella missione di Satkhira. Qui aiuto nella formazione pastorale delle comunità cristiane, lavorando insieme ai preti locali. I cattolici nella missione di Satkira sono circa tremila, sparsi in 15 villaggi. Alcuni sono molto distanti dal centro della missione. Durante la quaresima mi sono spostato, di settimana in settimana, nei vari villaggi per guidare la via crucis del venerdì, il ritiro alla comunità cristiana, le confessioni e le Messe, incontrando i giovani e facendo visita alle famiglie. Lavoro con entusiasmo Grazie al Signore, la salute è buona e questo mi permette di lavorare con tranquillità. Lavorare tra gli intoccabili è per me un fatto nuovo che mi entusiasma. C’è tanto da fare, ma questo non mi spaventa, anche perché la gente collabora e questo mi fa ben sperare. Sono convinto che il Signore risorto è presente e vivo in mezzo a noi, qui tra i più poveri dei poveri. Lo Spirito Santo sta lavorando anche tra i non cristiani e questo ci sostiene, per non cadere nello sconforto quando non si vedono i frutti immediati di un grande lavoro. ■ L'angolo del silenzio LA GRANDIOSA FACCIATA p. ANGELO BERTON, sx C’era una volta…(e continua ad esserci anche adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica chiesa, nei dintorni della città di Parma. La facciata di questa chiesa medievale la si può vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro della strada provinciale in direzione di Colorno. L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere, dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori. Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la chiesa, quella facciata è la sola cosa rimasta in piedi. Tutto il resto è solo un cumulo di macerie. Sembrava così bella e meritevole di essere visitata. Invece… al di là della facciata, rimane il disgusto di dover constatare solo rovine e odore di stalla. In conclusione, voglio dire: Apparire senza essere? Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque… Che gran delusione! 2007 GIUGNO PIEMONTE e liguria 16156 GENOVA PEGLI GE - Viale Modugno, 39 Tel. 010 6969140 - Fax 010 6967910 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00303164 Una bella lettera dal Bangladesh “Il lavoro tra gli intoccabili mi entusiasma” I n Bangladesh siamo entrati nel periodo più caldo dell’anno che durerà fino a tutto ottobre. Poi tornerà un po’ di aria fresca che scenderà dalle montagne dell’Himalaia. Indipendenza, cricket e ordine Il 26 marzo, è stato un giorno di festa per il Bangladesh: abbiamo celebrato la giornata dell’indipendenza. Quest’anno la giornata è stata ancora più speciale, perché si sono svolti a Trinidad i mondiali di cricket, ai quali ha partecipato anche il Bangladesh. Potete immaginare l’euforia dei 140 milioni di abitanti di questa nazione! Speriamo che questa gioia contagi tutti, per una più forte unità nell’interno del paese, sia dal punto di vista politico che sociale. Le elezioni politiche, previste per la fine di gennaio, sono state rinviate a causa dei disordini. Il paese ora è sotto la tutela delle forze dell’ordine. Qualsiasi tipo di manifestazione è stata proibita a tempo indeterminato… Non ci sono più cortei di protesta né scioperi, che negli ultimi cinque anni avevano caratterizzato ogni giorno la vita del Bangladesh. Nei villaggi dei fuori casta Da febbraio mi trovo in una nuova zona di lavoro, a sud-ovest della diocesi di Khulna, vicino al confine indiano. Il villaggio si chiama Chuknogar ed è stato scelto dai saveriani come centro della missione per lavorare in una vasta zona abitata dai “rishi” o “muci”. Sono i fuori casta, gli intoccabili, di religione hindu. Circa 25 anni fa, p. Luigi Paggi ha iniziato un lavoro di educazione e di coscientizzazione, puntando sulla promozione umana. Attraverso le numerose scuole sparse nei villaggi, egli ha aiutato questa gente povera e abbandonata, che non aveva accesso ad alcun tipo di istruzione. p. DANIELE TARGA, sx Ora con p. Antonio Germano, a 25 anni di distanza, l’attività missionaria sta puntando a una nuova realtà, quella del “catecumenato”. Molti giovani e adulti, formati e cresciuti con p. Luigi, chiedono di diventare catecumeni per abbracciare il cristianesimo e i suoi valori. La scuola e la pastorale La mentalità di casta è ancora diffusa, perfino nelle comunità musulmane e cristiane. Proprio per questo, i saveriani puntano molto sull’educazione. Abbiamo 13 scuole, dalla classe IV alla classe IX, con 38 insegnanti e più di 500 studenti, ai quali bisogna garantire gli studi. Una commissione diocesana sull’educazione sta provvedendo affinché questo avvenga. Ringrazio tutti coloro che stanno sostenendo questi nostri giovani. Quest’attività mi tiene impegnato dal lunedì al giovedì, da Famiglia saveriana in festa Messa di diamante per 4 (uno assente) I l 21 aprile abbiamo celebrato la festa della grande famiglia saveriana. Vi hanno partecipato i familiari dei missionari e delle missionarie originari delle zone di Como, Lecco, Sondrio e Bergamo. Nell’occasione, abbiamo voluto festeggiare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Calvi, p. Ildo Chiari, p. Bruno Cisco e p. Domenico Milani. Sono i bisnonni della nostra congregazione. In verità, padre Bruno Cisco ha potuto partecipare solo spiritualmente, per impegni inderogabili nella diocesi di Venezia. Ma la torIl cremonese p. Calvi, tra i due reggiani p. Milani e p. Chiari. Sulla torta c’è anche p. Bruno Cisco, il quarto “diamante” che non ha condiviso il dolce, ma ha assaporato la preghiera dei confratelli 8 ta era per quattro! In mattinata, prima della Messa, p. Milani ha parlato ai familiari della sua esperienza di 60 anni di sacerdozio: 26 anni li ha trascorsi come missionario in Congo, dove ha fondato l’istituto superiore di pedagogia, nella città di Bukavu; il resto l’ha vissuto in Italia, come direttore del Cem - centro educazione alla mondialità, e ideatore del Ciacs - Centro arte cultura e società. p. FRANCO BERTAZZA, sx È stata una bella occasione per unire in fraternità i missionari che, per amore di Cristo, hanno lasciato la propria famiglia e i loro familiari che, sempre per amore di Cristo, ha continuato la “dinastia”. La presenza di tanti nipoti e pronipoti sono un segno evidente che Gesù mantiene la promessa: “Chi avrà lasciato padre, madre, fratelli e sorelle per il mio nome, riceverà il centuplo in questa vita e la vita eterna”. ■ Padre Daniele, unico “bianco”, alla processione eucaristica di una comunità cristiana in Bangladesh mattina a sera. Dal venerdì alla domenica sono invece nella missione di Satkhira. Qui aiuto nella formazione pastorale delle comunità cristiane, lavorando insieme ai preti locali. I cattolici nella missione di Satkira sono circa tremila, sparsi in 15 villaggi. Alcuni sono molto distanti dal centro della missione. Durante la quaresima mi sono spostato, di settimana in settimana, nei vari villaggi per guidare la via crucis del venerdì, il ritiro alla comunità cristiana, le confessioni e le Messe, incontrando i giovani e facendo visita alle famiglie. Lavoro con entusiasmo Grazie al Signore, la salute è buona e questo mi permette di lavorare con tranquillità. Lavorare tra gli intoccabili è per me un fatto nuovo che mi entusiasma. C’è tanto da fare, ma questo non mi spaventa, anche perché la gente collabora e questo mi fa ben sperare. Sono convinto che il Signore risorto è presente e vivo in mezzo a noi, qui tra i più poveri dei poveri. Lo Spirito Santo sta lavorando anche tra i non cristiani e questo ci sostiene, per non cadere nello sconforto quando non si vedono i frutti immediati di un grande lavoro. ■ MAMMA ESTER TOGNALI p. MARCELLO, sx Lunedì 30 aprile è stata chiamata alla vita eterna la signora Ester, mamma di p. Mario Tognali. Da Esine, ne ha comunicato la notizia padre Mario stesso, che ha assistito la mamma fino all’ultimo. Era tornato dalla missione in Brasile, alla notizia del suo stato precario di salute. Mamma Ester aveva 91 anni. Il Padre la accolga nel suo amore. Alla Messa di commiato, attorno a p. Mario e alla famiglia si sono stretti molti saveriani e sacerdoti della zona. Nella commossa omelia, padre Mario ha ricordato mamma Ester. «Una sera mi diceva: “Mario, ho paura di morire”. Le ho detto: “Non avere paura, mamma. Il tuo cuore è un po’ stanco; ha battuto per 91 anni”. E abbiamo recitato insieme l’Ave Maria. Ma lei ha cambiato le parole, dicendo, “...adesso e nell’ora della mia morte, amen”. Desideravo passare gli ultimi giorni accanto alla mamma. Dio mi ha concesso la grazia di sentire fino all’ultimo battito il suo cuore di madre». Caro p. Mario, hai avuto una mamma che ti amato immensamente. Tutti i dieci figli e figlie hanno avuto un posto speciale nel suo cuore. Ma solo per te, mamma Ester ha tenuto un posto fisico - una stanza tutta e solo per te. Ogni giorno cambiava l’aria, spolverava, metteva i fiori davanti alla Madonna e intanto pregava per te missionario. Ricorda quelle sue parole: “Ti ho baciato per lasciarti andare, ma ti ho sempre seguito, con tanta ansia. Mario, ama tutti quelli che incontri; l’amore per loro è come l’amore per i tuoi, è come l’amore per me”. Su un poster saveriano è scritto: “Alla fine della giornata, ciò che importa è aver amato”. Mamma Ester e il figlio missionario p. Mario Tognali 2007 GIUGNO PUGLIA 74020 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 A Locorotondo era il benvenuto Un ricordo del compianto p. Ivaldo Casula Con gratitudine, pubblichiamo la testimonianza su p. Ivaldo Casula della prof.ssa Maria Sampietro, direttrice della scuola media “G. Oliva” di Locorotondo. è il mio primo ricorQ uesto do di p. Ivaldo Casula. Un biglietto di presentazione semplice e cordiale, all’ingresso della mia casa: - “Benvenuto, direttore. Lieta di conoscerla”. - “Buongiorno, sono padre Ivaldo”. Era venuto, accompagnato da p. Agostino Clementini e p. Nicola Macina, saveriani della comunità di Taranto, per parlare del movimento Cem ai docenti della mia scuola e di altre scuole del territorio. Cem vuol dire “centro di educazione alla mondialità”, diretto dai missionari saveriani. Il nostro primo incontro La scuola “G. Oliva”, già visitata nel 1993 dall’allora direttore p. Domenico Milani, seguiva fin dagli anni ’80 alcuni programmi interculturali. Ma l’incontro con p. Casula diede nuovi stimoli e fu un monito a non accontentarsi di quanto già fatto, a resistere all’insidia di voler indietreggiare; un invito a coordinare meglio le iniziative e i progetti, a continuare a studiare, a confrontarsi e osare, collaborando con i colleghi delle altre istituzioni scolastiche, con gli operatori della parrocchia di Locorotondo e i missionari saveriani di Taranto. Con i suoi stimoli, infatti, è sorta una cellula Cem con l’obiettivo di elaborare un progetto comune. In particolare, nel febbraio del 2003, per iniziativa del parroco don Suma, è stato elaborato un percorso dettagliato MARIA A. SAMPIETRO di “educazione alla mondialità”. Le sue lezioni magistrali Padre Casula ha incontrato i genitori e i docenti degli alunni della scuola di Locorotondo, i catechisti e i giovani cresimandi, affrontando con loro temi nuovi e interessanti. Ha guidato anche un ritiro spirituale per gli operatori pastorali della vicaria. Ha parlato ai giovani dell’ITAS “Basile Caramia” sui problemi relativi alla globalizzazione. Infine, proprio su questo argomento - “Globalizzare la giustizia” ha tenuto un incontro cittadino, da tutti apprezzato. Finché è rimasto in Italia, p. Casula è tornato in Puglia ogni anno per i convegni organizzati dalla scuola media “G. Oliva” di Locorotondo, la scuola elementare di Costernino e la scuola media “Orlandini” di Ostini. I temi trattati sono stati tanti: dall’intercul- “Ruah”, il soffio di Dio L'ho sentito passeggiando nel parco P adre Ivaldo Casula è stato soprannominato “missionario della mondialità”. Nato a Guasila, in Sardegna, era stato ordinato sacerdote nel 1970 a Glasgow. Si è dedicato all’animazione missionaria e alla formazione in Scozia, a Londra, a Chicago. Dal 1994 ha lavorato in Italia a Macomer (Nuoro) e a Brescia. Poi, nel 2005, il ritorno in Sierra Leone, come formatore dei giovani aspiranti saveriani e assistente al “Fatima institute”, che lui amava chiamare “la piccola università di Makeni”. Il 5 aprile 2007, giovedì santo, mentre era ricoverato all’ospedale diocesano di Makeni per una grave infezione virale, il Signo- 8 re della vita l’ha chiamato a sé, all’età di 63 anni. È bello ricordare le persone che ci lasciano, anche riprendendo quello che hanno detto o scritto in occasioni particolari. Per questo, riportiamo una riflessione che p. Ivaldo ha fatto a Brescia nel 2001. Rispecchia la tendenza contemplativa della sua anima. La presenza dello Spirito “Ho voluto che questi fiori, queste rose meravigliose, fossero portate qui dall’altare della vostra chiesa, perché parlare dello Spirito Santo vuol dire aprire tutti gli orizzonti. Non ci sono barriere né confini. Lo Spirito Santo può essere chiamato Padre Ivaldo al pozzo di Makeni, in Sierra Leone: finalmente, acqua limpida e potabile, dono di una benefattrice di Roma p. IVALDO CASULA, sx “vento”, “soffio”. In ebraico la parola è ruah, che vuol dire appunto respiro, soffio. Perciò quando parliamo dello Spirito Santo, non ci sono limiti che ci separano, né tra noi esseri umani, né tra uomini e donne, né tra noi e la realtà che sperimentiamo, e quindi neanche tra noi e questi fiori. Anche in questi fiori - che noi chiamiamo inanimati, senz’anima - c’è la forza, la presenza, la vita dello Spirito. Tutto ciò che esiste è completamente imbevuto, avvolto e sostenuto dallo Spirito di Dio”. Quella volta a Londra... “Ricordo un momento della mia vita, quando ero a Londra. Ci sono dei bellissimi parchi. In una metropoli così grande, con 8 milioni di abitanti, uscire dal traffico caotico e poter fare una passeggiata nei parchi è appunto un respirare. Ricordo che come invocazione ripetevo questa parola ebraica ruah, mentre camminavo e sentivo il canto degli uccelli, guardavo il colore dei fiori e delle piante, nel silenzio, tra gli interminabili sentieri che portavano ad arbusti, piante e prati. Immerso in questa atmosfera mi sembrava di vedere, di sentire questo respiro di Dio, lo Spirito di vita e di esistenza che tutto permeava, e tutto permea”. ■ tura alle vie dello sviluppo, dalla pace alle ricchezze di culture diverse. I convegni sono stati per noi docenti occasioni molto significative di formazione e di aggiornamento. Le sue lezioni erano magistrali e le attività di laboratorio erano organizzate con grande competenza. Il suo invito è ancora valido Padre Ivaldo ci ha fatto amare le proposte pedagogiche del Cem. Ci ha fatto apprezzare le molteplici risorse del movimento, del quale ha cercato di promuovere lo sviluppo a liIvaldo Casula, “missionario della mondialità”; vello nazionale, se- Padre sullo sfondo, i tre continenti in cui è vissuto: guendo regolarmenEuropa (Italia e Gran Bretagna), America (Usa), te e personalmente i Africa (Sierra Leone) vari gruppi che si sono formati. Ha saputo, con forza la sua bellezza. “La vera gioia di persuasiva e con profonda con- vivere - ci diceva - dipende da vinzione, presentarci la visione questo nostro sentirci parte midel mondo nella sua totalità pla- nuscola di una realtà infinitanetaria, tipica del Cem: il sentir- mente più grande di noi, immensa e misteriosa, da cui siamo acsi parte di un tutto. Ci ha aiutato ad acquistare la colti come in una culla vitale”. Con la sua persona e nei suoi consapevolezza di essere “famiglia umana universale”. Una fa- gesti, padre Ivaldo Casula ha samiglia che vive la sua avventu- puto mostrarci il volto tenero e ra quotidiana nella “casa - giar- accogliente di Dio Padre. Vivendino” della nostra “madre - ter- do secondo lo spirito del beato ra”. Una famiglia che condivide Guido Conforti, fondatore dei lo stesso dono della vita in co- missionari saveriani, è stato un munione con tutta la realtà. Ci missionario autentico, testimone ■ ha invitato a celebrare la vita e del vangelo dell’amore. L'angolo del silenzio / 9 LA GRANDIOSA FACCIATA p. ANGELO BERTON, sx C’era una volta…(e continua ad esserci anche adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica chiesa, nei dintorni della città di Parma. La facciata di questa chiesa medievale la si può vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro della strada provinciale in direzione di Colorno. L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere, dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori. Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la chiesa, quella facciata è la sola cosa rimasta in piedi. Tutto il resto è solo un cumulo di macerie. Sembrava così bella e meritevole di essere visitata. Invece… al di là della facciata, rimane il disgusto di dover constatare solo rovine e odore di stalla. In conclusione, voglio dire: Apparire senza essere? Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque… Che gran delusione! 2007 GIUGNO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 ”Chi è oggi il mio prossimo?” Convegno del CemSud a Reggio Calabria a cura di LA TORRE, STORGATO A Reggio Calabria, il 30 e 31 marzo, all’istituto di scienze religiose “Mons. Zoccali”, si è svolto il 7° convegno del movimento Cem - sezione del sud Italia. La comunità ecclesiale ha ricordato anche la figura di don Domenico Farias, sacerdote reggino, che per primo ha iniziato nell’arcidiocesi un cammino di dialogo con le chiese cristiane presenti in città. A don Farias è stata intitolata l’aula magna dell’istituto di scienze religiose. Il Cem, centro di educazione alla mondialità, è un movimento fondato e sostenuto dai missionari saveriani per promuovere nelle scuole italiane i valori della mondialità. Proprio quest’anno il Cem celebra il suo 40.mo compleanno. Per l’occasione, nella sede attuale del Cem a Brescia, è stata inaugurata una mostra con i disegni del pittore Silvio Boselli. La mostra testimonia il percorso del Cem in questi ultimi anni, a servizio della mondialità nel campo educativo. La mostra sarà poi messa a disposizione delle scuole e degli enti che si interessano a realizzare lo stesso “sogno” del Cem nel proprio territorio. Il simposio del Mediterraneo Il convegno di quest’anno ha cercato di dare risposta a un interrogativo importante e attuale per la nostra società: “Chi è il mio prossimo?“. Gli interventi dei relatori hanno suscitato nei partecipanti molto interesse. Nella prima giornata sono intervenuti i professori Antoni- no Pangallo, Brunetto Salvarani e Adel Jabbar. Il secondo giorno hanno parlato i professori Antonio Foderaro, Attilio Gorassini e Antonino Spadaro. A conclusione del bel convegno, ha preso la parola l’arcivescovo mons. Vittorio Mondello. I partecipanti hanno potuto ascoltare punti di vista diversi e hanno sentito l’esigenza di dover costruire nuovi rapporti ecumenici e scambi tra culture. Sono stati affrontati temi molto attuali, come l’accoglienza e l’integrazione dei musulmani nella nostra società. Ciò deve avvenire attraverso relazioni basate sul rispetto e riconoscimento reciproco degli stili di vita e delle culture. Come uscire dalla crisi Il professor Adel Jabbar, so- Per il corpo e lo spirito p. MARIO GUERRA, sx Battesimi nel santuario I l parco della mondialità non sarebbe completo senza il santuario della Madonna della Grazia. Lo dice un cartello, posto nel parco stesso: “Il parco è come l’allargamento all’aperto del santuario”. È nel santuario che la vita comincia con il sacramento del battesimo e cresce con tutti gli altri sacramenti. Tanti genitori scelgono il santuario della Madonna della Grazia per il battesimo dei loro piccoli. Qui tutto parla di vita, aiuta a desiderare la vita piena, stimola a ringraziare Dio per ogni suo dono di vita nuova. Daniele che nasce a vita nuo- P. Ercole Marcelli battezza Daniele nel santuario della Madonna della Grazia va, con l’acqua e lo Spirito Santo. La sua tranquillità durante la cerimonia meraviglia tutti. Sembra proprio che si senta protetto, in un luogo sicuro e tranquillo, è la casa di Dio Padre buono. Padre Ercole, per trent’anni missionario in Sierra Leone (Africa occidentale), di battesimi ne ha celebrati proprio tanti. È felice di continuare la sua missione qui a Gallico Superiore, con tante liturgie ben partecipate, nel santuario della Madonna, che distribuisce la Grazia di Cristo risorto. A Daniele e ai suoi genitori auguriamo tanta Grazia e gioia nel Signore, per tutta la vita. ■ Evviva i piccolissimi ! della mondialiN eltà laparco gioia è di casa, a tut- 8 te le età. E comincia presto. Perciò una sala è stata riservata per i compleanni dei più piccoli. Si chiama “Sala Giglio”. Oggi è il turno di Marco, attorniato dai suoi piccoli amici. Sono tutti in festa. Una festa in piena regola, con tutti gli ingredienti: festoni, palloncini colorati, piccoli regali, un po’ di musica, la torta di compleanno con le candeline: sette, come i suoi anni. C’è anche una brava animatrice, che propone giochi interessanti. Nessun bambino rimane fuori; nessuno si distrae! Attorno, genitori e nonni applaudo- no, con lo sguardo commosso e compiacente. Ma questo non è tutto. Per una dieta adeguata e completa, i piaceri del corpo devono essere sostenuti dai piaceri dell’anima. A questo ci pensa il missionario che immancabilmente arriva, saluta, assaggia... E poi invita tutti, piccoli e grandi, ad elevare gli occhi al cielo e dire “grazie” al Signore, che ci benedice e accompagna ogni giorno della vita. Passa qualche giorno, e arriva il turno di Orazio e Marco, i gemellini. Sono al primo anno. Anche per loro è pronta la “Sala Giglio”. Inizia la festa. Evviva i piccolissimi! ■ La torta è buona, e la grazia di Dio è bella! Uno squarcio dei numerosi e attenti partecipanti al “Simposio del Mediterraneo” all’istituto superiore di scienze religiose di Reggio Calabria; tra i relatori, Adel Jabbar e Brunetto Salvarani del “Cem” ciologo musulmano dell’università “Ca’ Foscari” di Venezia e collaboratore del Cem, ha parlato dell’islam storico e attuale. In epoca medievale, l’islam ha avuto un ruolo culturale importante verso l’occidente, quando personaggi eminenti hanno diffuso cultura e invenzioni nel resto del mondo. In epoca moderna invece, per varie ragioni storiche e sociali, l’islam si è trovato a vivere una condizione di marginalità, subendo il fascino dell’occidentale. Oggi, il musulmano medio è diviso tra il medioevo e l’epoca moderna e sembra incapace di gestire il presente. È in corso una fase storica difficile, perché più forte è il ricordo di quel passato glorioso, più aumenta il fondamentalismo estremista. Per ricucire questa crisi di identità è necessario riscoprire la propria storia, purificando la memoria da atteggiamenti diffidenti e ostili. Infatti, è a partire da sé che si comprende l’altro e si inizia a dialogare. La volontà di dialogare Il professor Brunetto Salvarani, attuale direttore del Cem, ha esposto il punto di vista cristiano sulla dinamica del dialogo, non solo verso l’islam, ma verso tutte le fedi. Noi cristiani dobbiamo cogliere l’opportunità delle “nuove presenze”, per guardare il nostro prossimo con stima e rispetto, e non con preoccupazione e paura. Il concilio Vaticano II guardava al mondo con ottimismo e parlava di “dialogo possibile”. Nei documenti “Gaudium et spes” e “Nostra aetate” è scritto: “Guardiamo ai musulmani con stima”. Davanti all’attuale cupo scenario del mondo, noi dobbiamo sperare in una “rivincita del dialogo e, attraverso questo, a una rivincita del sacro”, realizzando quella “pace in terra” auspicata per tutte le donne e gli uomini di buona volontà. ■ (continua nel riquadro) LE TRE VIE DEL DIALOGO BRUNETTO SALVARANI Per raccogliere la sfida del dialogo tra le religioni e realizzare la pace ci sono tre possibilità. La prima è quella di non lasciarci catturare dall’idea, oggi in voga, che esiste uno “scontro di civiltà”. Potrebbe essere una posizione pericolosa. Le tradizioni non sono immutabili; esse si evolvono e arricchiscono nell’incontro reciproco, che deve caratterizzare la nostra epoca moderna. La seconda possibilità è rappresentata dallo sforzo che dobbiamo fare per uscire dal relativismo. È pericoloso pensare che tutto può essere valido. Questa convinzione sbagliata non ci aiuta a fare la necessaria azione di discernimento, mentre ci rende incapaci di pensare al futuro con speranza. La terza possibilità è intraprendere, nella nostra vita quotidiana e in modo serio, un “dialogo” che fa i conti con chi è diverso da noi per cultura e per religione. Desidero ricordare la “Giornata del dialogo cristiano - islamico”, lanciata a novembre del 2001 e ripetuta ogni anno in coincidenza con l’ultimo venerdì del ramadan islamico. In quella giornata, ci associamo ai fratelli musulmani con la preghiera e il digiuno. È un piccolo segno del regno di Dio in terra. I sogni non si realizzano per magia; è necessario realizzarli con la fatica. È necessario lavorare e convertirsi all’amore. La strada da percorrere tutti insieme è quindi questa: umile, silenziosa e feconda, per costruire un mondo di libertà e di pace per le generazioni che verranno. 2007 GIUGNO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 Il “Mastro Lindo” dell'infanzia missionaria Il saveriano p. Pierobon, segretario nazionale P adre Piero Pierobon è il nuovo “acquisto” della comunità saveriana di via Aurelia, a Roma. Gli è stato affidato l’importante incarico di segretario nazionale della POIM, pontificia opera dell’infanzia missionaria. Nato 48 anni fa a Cittadella, in provincia di Padova, p. Piero ha una gran voglia di cominciare il nuovo servizio. Si presenta così: “Mi butterò a capofitto. Cercherò di trasmettere il mio entusiasmo, perché essere cristiani è avere la gioia dentro e raccontarla a tutti. Il mio stile di lavoro? Lo dico continuamente ai ragazzi: dare sempre il 110 per cento”. In Africa e in Sardegna Dopo essere diventato sacerdote, ha imparato il francese a Parigi, prima di vivere 12 anni di missione in Camerun e Ciad. Qui ha lavorato nelle piccole comunità dei quartieri più disagiati e ha conosciuto la povertà: “Ci trovavamo ogni settimana per leggere e riflettere sul vangelo, racconta. In Africa ho compreso che la Parola di Dio riesce a toccare profondamente la vita delle persone e delle comunità che si riuniscono per ascoltarla”. Dopo il Camerun, p. Piero è tornato in Italia ed è stato mandato a Macomer, in Sardegna. “Mi hanno chiesto di animare in senso missionario le realtà ecclesiali nel nord dell’isola. Il mondo giovanile è in continua evoluzione. Al centro della pastorale giovanile c’è sempre il vangelo, accompagnato da piccoli gesti concreti, che cercano di modificare gli stili di vita”. Dopo questo cammino insieme, vari giovani hanno voluto fare scelte coraggiose di impegno e di dono verso gli altri. “Sono convinto che tutte le vocazioni siano da rivalutare”, spiega. “Un cristiano è chiamato a essere missionario anche all’università o sul posto di lavoro. Le giovani generazioni, purtroppo, hanno un orizzonte troppo schiacciato sul Una famiglia allargata Saveriani e loro familiari insieme p. ANDREA ROSSI, sx a cura di p. ANDREA ROSSI, sx presente e diventa sempre più difficile fare una scelta che duri per sempre. Ma le scelte più belle e importanti sono certamente quelle che non hanno fine, che durano tutta la vita”. Le grandi scelte dei bambini Ora p. Piero è segretario nazionale dell’infanzia missionaria. L’incarico gli è stato affidato direttamente dalla direzione nazionale delle pontificie opere missionarie. Succede a Stefania Bascapè, che si è distinta per aver ricostruito e rinvigorito la rete di rapporti tra gli incaricati diocesani dell’opera. “Seguirò la via già tracciata in questi ultimi anni, perché il lavoro è stato impostato molto bene. I giovani di domani non si inventano. Le scelte importanti, quelle fondamentali, si fanno da piccini”, afferma p. Piero. Alto e robusto, i capelli rasati, padre Piero sorride quando si accenna al nomignolo con cui i ragazzi sono soliti chiamarlo: “Ebbene sì, mi chiamano proprio Mastro Lindo, per la testa pelata e anche per la muscolatura; che male c’è?”. I prossimi anni lo vedremo impegnato con i ragazzi missionari di tutta Italia, in un itinerario educativo che si propone di far loro prendere coscienza della Padre Piero Pierobon, alias il “Mastro Lindo” dell’infanzia missionaria in Italia propria vocazione cristiana e di coinvolgerli in progetti di solidarietà universale. “Il mio lavoro, purtroppo, non sarà sempre a contatto diretto con i ragazzi. Il mio compito sarà sostenere le attività degli animatori, aiutandoli a riflettere e agire. Tutte le attività devono essere animate da una scelta consapevole”. Diamo a padre Piero il “benvenuto” tra i saveriani di Roma e gli auguriamo un proficuo lavoro di animazione missionaria a servizio della chiesa italiana… al 110 per cento! ■ Un suggerimento: nella vostra parrocchia c’è l’infanzia missionaria? Che ci sia o no, invitate padre Piero a parlare ai bambini. Saranno felici di conoscere “Mastro Lindo”. Prenotatelo subito allo 06 39366929. LO SPIRITO DI FAMIGLIA FA BENE p. ANDREA, sx Nella piccola chiesa dei saveriani in via Aurelia, la grande famiglia riunita per la celebrazione della Messa I l tempo poco clemente non ha consentito di celebrare la Messa all’aperto, davanti alla suggestiva grotta di Lourdes. Ma anche quest’anno, nella casa saveriana di via Aurelia, l’incontro con i familiari dei saveriani del Lazio è stato un tripudio di fraternità. Una sessantina di familiari si sono ritrovati, domenica 6 maggio, per testimoniare l’impegno missionario che condividono con i saveriani. I graditi ospiti erano capeggiati dai due “patriarchi”: la signora Carolina, mamma di p. Antonio Chiofi, e il signor Francesco, fratello del compianto p. Giuseppe Milani. 8 Dal silenzio alla festa... È un appuntamento ormai tradizionale quello della prima domenica di maggio, e la gioia dei missionari nell’accogliere in casa i familiari dei confratelli di questa terra laziale è sempre grande. Di solito la nostra casa è silen- ziosa e calma. L’unico fracasso avviene all’esterno, dal traffico continuo e congestionato sulla via Aurelia. All’interno, i saveriani sono impegnati a frequentare corsi impegnativi nelle varie università romane. Perciò è raro vedere in casa tanta gente. Ma la domenica della festa della famiglia allargata è tutta un’altra cosa! Fremono i preparativi. I missionari si apprestano a rendere il loro servizio, perché tutto vada bene. La casa si trasforma e pullula di persone che si salutano affettuosamente, ricordano i tempi passati, si raccontano dei figli e fratelli missionari che lavorano in giro per il mondo. Si vive un’atmosfera davvero speciale, ricca di familiarità, di gioia, di cordialità. Ci si sente tutti come a casa propria. A tutti il nostro affetto È giusto che sia così. Sì, perché - come ci ha ricordato il ret- tore p. Chiofi nell’introdurre la celebrazione della Messa - una costante essenziale del carisma saveriano è lo spirito di famiglia che siamo chiamati a vivere non solo tra noi missionari, ma a condividere anche con i genitori e i familiari dei nostri confratelli. Questa è stata la volontà del nostro fondatore, Guido Conforti. A tutti i familiari dei saveriani che hanno preso parte alla festa, vanno i nostri più sentiti ringraziamenti e auguri. Ma attraverso le pagine di “Missionari Saveriani”, vogliamo raggiungere anche coloro che, per vari motivi, non hanno potuto rallegrarci con la loro presenza alla festa, in particolare coloro che sono malati e impossibilitati a muoversi. A tutti assicuriamo la nostra preghiera e il nostro affetto. Sebbene non si trovino molte occasioni per incontrarci di persona, vi garantiamo la nostra riconoscenza e vicinanza, almeno spirituale. ■ Il beato Guido Conforti paragonava i genitori di un missionario - e in modo allargato, anche tutti i familiari - alla figura di Dio Padre che ama il suo unico Figlio e lo manda nel mondo per comunicare il suo amore. I genitori fanno dono di un figlio a Dio e alla chiesa per il bene dell’umanità. Così anche noi missionari, inviati nel mondo ad annunciare il vangelo, comunichiamo l’amore che abbiamo ricevuto e sperimentato nella nostra vita, e soprattutto nella nostra famiglia. Come ogni altra persona, anche il missionario non è un isolotto, ma un insieme di storia comunitaria e personale, di rapporti e di affetti. La sua missione prende sapore da tutto ciò. Il missionario porta con sé l’amore con cui è stato amato e l’affetto dei suoi familiari. Per questo, anche la gente presso cui è inviato è riconoscente alla sua famiglia. Si crea un legame indissolubile tra l’ambiente e la famiglia d’origine del missionario e l’ambiente e la gente presso cui egli è chiamato a servire il regno di Dio. Diceva il beato Conforti che la nostra vocazione missionaria è “la più nobile e grande”. Ebbene, non meno nobile e grande è la vocazione dei nostri genitori e familiari, che sostengono il nostro impegno e la nostra chiamata. Grazie, dunque, perché siamo missionari insieme! Padre Mario Celli (destra) con suo fratello e gli altri: “gente felice, Dio l’aiuta!” 2007 GIUGNO ROMAGNA 48020 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Il beato Conforti sembra ti rivolga lo sguardo per accoglierti e benedirti Conforti tra noi, per sempre Un monumento nella casa dei saveriani nel 1902 il sacerdoQ uando te parmense di 37 anni don Guido Conforti pensava ancora di poter partire come missionario in Cina, si vide arrivare l’ordine da papa Leone XIII di cambiare rotta e dirigersi verso Ravenna, per esserne arcivescovo. Come gli era stato consigliato, a causa della situazione di quei tempi, ma anche per una scelta personale, arrivò in città di notte, quasi alla chetichella. Mons. Conforti dimostrò subito un amore entusiasta per i ravennati, come si può leggere nella lettera di saluto prima del suo ingresso che abbiamo riportato nel riqua- dro in basso. Nonostante questa dimostrazione d’affetto, la sua permanenza a Ravenna dovette interrompersi dopo soli due anni, per problemi di salute. Il ritorno del beato Conforti A cento anni di distanza, il 16 ottobre del 2002, mons. Conforti, nelle sue spoglie, ritornò a Ravenna da “beato”, dopo la proclamazione fatta da Giovanni Paolo II il 17 marzo 1996. Per quattro giorni rimase tra i suoi saveriani, venuti anche da lontano per fargli visita, in quella casa di San Pietro in Vincoli che L’urna del beato Conforti, nel 2002, dopo aver fatto tappa alla casa dei saveriani, ha ricevuto l’omaggio devoto dei ravennati in piazza p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx gli era stata donata dalle sorelle Vignuzzi per la formazione dei missionari. Il Conforti non aveva potuto vederla da vivo. Fu il suo secondo successore a Ravenna, mons. Antonio Lega a prendere la decisione di ospitare in diocesi i primi saveriani. Era il 9 novembre 1931, ed era appena tornato dai funerali del suo predecessore a Parma. Il 20 ottobre 2002, dopo la calorosa accoglienza del sindaco Vidmer Mercatali e dell’arcivescovo mons. Giuseppe Verrucchi nella gremita piazza del Popolo a Ravenna, la salma del beato Conforti, ricostruita in cera, fu solennemente esposta in cattedrale. Per una settimana intera vide sfilare in devoto omaggio i nipoti dei figli della sua Ravenna. Le parole di amore dette ai loro nonni e bisnonni scesero nel cuore di tutti i visitatori, lasciandovi copiosi frutti di bene. La statua, in fondo al viale Nel riquadro in basso potete La parola degli architetti Spiegazioni e interpretazioni L asciamo “la penna” agli architetti, i coniugi Ermanno e Paola Boggio, di Fiorenzuola D’Arda, Piacenza. Nel piedistallo da loro progettato e realizzato, hanno voluto completare il messaggio della figura del Conforti che i fratelli Arrighini, di Pietra di Lucca, hanno impresso nel bronzo. 8 p. A. CLEMENTINI, sx volta incorniciati dall’acqua che scorre. Nel mezzo della composizione architettonica, un solido blocco di marmo sorregge la statua del beato, mentre ai suoi piedi tutta l’acqua si convoglia in una vasca perimetrale. L’insieme si completa con un’aureola a semicerchio, posizionata sul retro del basamento dove vengono iscritti alcuni momenti significativi della vita del Conforti. Sul pavimento in porfido sono incassate luci che donano all’insieme una voluta atmosfera mistica, dolce e mai aggressiva, che valorizza anche nelle ore notturne la dolcezza dello sguardo del beato e illuminano la mano indicante al pellegrino la casa saveriana di S. Pietro in Vincoli”. (arch. Ermanno e Paola Boggio) Aspettiamo anche voi! Come si può ben capire dalla spiegazione degli architetti, lo scopo del lavoro non era solo Atmosfera mistica e dolce quello di erigere un “monumen“Il basamento è stato realizzato”. L’obiettivo principale era to con un corpo centrale in marcreare una presenza costante, vimo bianco di Carrara e granito va, familiare e operante, per prorosa tenue. Nella parte frontale lungare in Romagna i due brec’è un blocco triangolare simvi anni di episcopato del Conboleggiante la forti, a inizio noveTrinità. Da qui cento, e la visita di sgorga ininteruna settimana, alrottamente e l’inizio di questo lentamente un secolo. rivolo d’acTutti i nostri amiqua, simbolo ci e lettori, che handi vita e di feno la curiosità di de, che si rinvedere il monumennova senza fito ...dal vivo, sono i ne. benvenuti. Il beaNella parto Conforti e anche te retrostante noi, vi aspettiamo a ci sono ancobraccia aperte! L’inra tre pannelgresso, come semli di marmo pre, è libero. Non che si sovrapc’è bisogno di prepongono e che notazione e non si vengono a loro La riproduzione del monumento, senza la statua, nel disegno degli architetti fanno code! ■ vedere la sua figura in bronzo. È la terza statua, dopo quella di Parma e di Fontanellato, già comparsa altre volte su queste pagine. Qui vogliamo solo illustrarvi il messaggio che Conforti ha voluto portarci e come lo hanno recepito ed espresso gli architetti che hanno progettato il piedistallo. A vederlo, ha tutto l’aspetto di un monumento; ma non riesco a chiamarlo con questo nome. Tra tutti i monumenti che ho visto nelle varie città, non dimenticherò mai l’impressione che mi fece Garibaldi nella piazza della mia città. Quando da bambino gli passai davanti la prima volta, seduto sul calesse a fianco di mio padre, mi faceva paura: così grande, di bronzo scuro, su quel piedestallo enorme come un pagliaio e con quella spada lunga dai fianchi ai piedi! Il “monumento” del Conforti te lo trovi improvvisamente sulla destra, in uno spazio alla fine del lungo viale composto di tuie, lailandia e gratekus, che porta alla casa dei missionari. Sembra che, anche lui di origine contadina, arrivi dalla campagna che si estende alle sue spalle. L’impressione è che, benedicendoti, ti indichi la casa dei missionari quando arrivi, o ti saluti quando riparti. Provo questa sensazione ogni volta che esco, rientro o gli passo davanti. ■ Una notizia... curiosa L’inserimento mensile del conto corrente postale è richiesto da molti lettori, per facilitare il rinnovo dell’abbonamento o inviare offerte, come e quando desiderano. Si prega di non considerare questo gesto come una “insistente scortesia”. Tuttavia, un vostro contributo per sostenere le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani” è gradito, in qualsiasi momento vi sia più comodo. Grazie. CON UN AMICO IN PIù Ecco alcune parole d’affetto che il beato Conforti ha scritto ai ravennati, nella sua prima lettera a loro indirizzata prima del suo ingresso come arcivescovo della diocesi. Certamente sono sempre valide da parte sua; e per noi rappresentano anche un impegno. “Da quell’istante nel quale fui eletto vostro arcivescovo, non ho più pensato che a voi, e il cuore si strugge per il desiderio di vedervi, di abbracciarvi, di farvi del bene. Mi rallegro nel sapere che a Ravenna, nonostante le nequizie dei tempi, il bene prevale sul male”. 2007 GIUGNO SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Religioni in dialogo a Salerno Incontri davvero benefici per tutti Franco Grillo è pastore della chiesa evangelica battista di Campagna (SA). Fa parte del “laboratorio per il dialogo interreligioso” di Salerno. Lo ringraziamo, perché ci descrive il cammino fatto, tra fatiche e nuove convinzioni. anno, non senD azaqualche riserve e con molta circospezione, ho cominciato a muovere i primi passi all’interno del dialogo ecumenico e più recentemente anche in quello interreligioso. La prima occasione è venuta partecipando all’iniziativa per la traduzione letterale ed ecumenica del vangelo di Matteo. I miei primi passi Questa realizzazione, presentata nel duomo di Salerno il 14 settembre del 2002, aveva impegnato e appassionato traduttori cattolici, evangelici e ortodossi. Superando barriere e steccati, hanno presentato un’opera di grande rigore scientifico, storico e letterario. Sono seguiti i primi incontri ecumenici, non privi di qualche tensione, e una fugace partecipazione a un incontro interreligioso presso i missionari saveriani di Salerno. Poi, una lunga pausa, interrotta solo dall’appuntamento annuale della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Un appuntamento poco sentito e molto subìto nell’ambito delle chiese da cui provengo. Gli incontri ecumenici Dopo la decisione assunta dalla nostra chiesa di Campagna (SA) di entrare nell’U.C.E.B.I. (Unione cristiana evangelica battista d’Italia) ho ripreso con interesse e convinzione la partecipazione agli incontri ecumenici. Questi contano sulla partecipazione di don Angelo Barra, delegato diocesano per il dialogo ecumenico e interreligioso, i FRANCO GRILLO missionari saveriani, molti parroci della diocesi, i rappresentanti del SAE salernitano, le varie aggregazioni laicali diocesane, tra cui, i laici saveriani, oltre alla chiesa metodista di Salerno e la chiesa battista di Campagna. In questo contesto, ho conosciuto e apprezzato lo slancio e la passione per il dialogo di tante persone, tra cui Pietro Ravallese, segretario del laboratorio interreligioso di Salerno e provincia. Tante voci, ma intonate Il laboratorio per il 2007 ha organizzato una serie di incontri di formazione, giunti ormai alla conclusione, dal titolo “religioni in dialogo”. Gli incontri sono stati inaugurati il 26 febbraio scorso, con un’introduzione tenuta da don Angelo Barra, dal titolo “Le ragioni del dialogo”. A questo primo appuntamento sono seguiti vari altri. Padre Andrei Boystov della chiesa ortodossa russa (patriar- Missione, una sinfonia di sì Per un'altra grande estate missionaria 13 aprile, nei luoD alghi10dialsanta Rita a Cascia, si è tenuto un corso di formazione per animatori e formatori vocazionali, organizzato dal centro nazionale per le vocazioni. Il titolo del convegno era questo: “Accompagnare i giovani, tra desideri del cuore e sete di Dio, alla scuola di sant’Agostino”. I tanti desideri dei giovani Insieme a p. Roberto Salvadori, animatore saveriano a Macomer, e a Francesca Mura, animatrice saveriana, anch’io ho partecipato con soddisfazione a questi tre giorni di riflessione. Abbiamo ascoltato molti interventi interessanti e discusso su alcuni casi di accompagnamento vocazionale. In varie occasioni è stata ricordata la positività dei tanti desideri presenti nei giovani e la necessità di aiutarli a riscoprirli e a definirli. Con un accompagnamento serio e costante, il giovane deve essere aiutato a far sì che i desideri più profondi, intensi e sani diventino decisioni, realtà, scelte concrete di vita. Padre Alex, p. Roberto e Francesca, con due suore e un sacerdote congolese, a Cascia 8 cato di Mosca), ha parlato di “Dialogo e retta via della dottrina e della glorificazione: l’ortodossia”; il pastore della chiesa metodista di Salerno, Antonio Squitieri, di “Dialogo ed ecumenismo: il protestantesimo”; l’imam di Salerno Rachid Ai Madia, di “Dialogo e conoscenza: l’islam”; don Pietro Mari, parroco del Volto Santo di Salerno, di “Dialogo e universalità: il cattolicesimo”. La sfida del pluralismo Finora la sala delle Il pastore battista Franco Grillo, autore dell’articolo conferenze del centro e membro del laboratorio salernitano di accoglienza “Casa per il dialogo interreligioso Nazareth” della parrocchia di Gesù Redentore di Sa- gi entrato prepotentemente nel lerno, è stata gremita da un pub- linguaggio moderno e che riblico attento, che ha manifestato corre frequentemente nelle noil proprio interesse con interventi stre conversazioni, diventa reae domande, pari all’importanza le e fecondo solo quando espridegli argomenti e alla competen- me la propria predisposizione a za dagli oratori. Tutti i relatori, a identificarci con gli altri. In queloro volta, hanno saputo generare sto senso, essere cattolici, ortonei presenti un genuino desiderio dossi o protestanti non perde il di conoscere le caratteristiche re- suo significato, ma diventa meno ligiose e spirituali delle comunità rilevante. Il pluralismo religioso è una sfida del nostro tempo. Dal da cui essi provengono. Personalmente ho compreso suo esito, forse, dipende il destiche il dialogo interreligioso, og- no futuro dell’intera umanità. ■ p. ALEX BRAI, sx È sulla base di questa considerazione, nata nel contesto del convegno al quale abbiamo partecipato, che si svolgeranno le attività estive a Salerno e dintorni. Naturalmente, oltre a questa considerazione generale, per noi saveriani c’è un aspetto in più: la missione. Venite a... rispondere Il tema che guiderà le nostre attività estive con i giovanissimi e con i giovani nell’animazione sulla spiaggia e nei campi di lavoro in varie foranie del salernitano sarà il seguente: “La missione: una sinfonia di sì”. Lo stesso tema guiderà alcuni giovani che faranno una breve ma intensa esperienza missionaria in Camerun nel mese di agosto. Qual è il sì di Dio che ci chiama alla missione? Quali sono i nostri sì alla missione? I nostri desideri legati alla missione come possono diventare realtà, decisioni, scelte di vita? Questi e altri interrogativi accompagneranno i giovani durante tutto il periodo estivo, nel cammino di formazione e nell’animazione missionaria. Buona missione estiva a tutti! Per informazioni e particolari sui campi estivi, consulta l’elenco pubblicato a pagina 7. ■ A VITERBO, 46° CONVEGNO CEM A Viterbo, da domenica 26 a giovedì 30 agosto, si svolgerà il 46° Convegno Cem (Centro di educazione alla mondialità) sul tema: “Umano, disumano, post-umano. Corpo a corpo nell’educazione”. Per secoli si è ritenuto che l’educazione si dovesse occupare prevalentemente dello spirito, della coscienza, del sapere. Attualmente, questa concezione viene messa in discussione dall’evoluzione della biologia e più in generale delle scienze e delle tecnologie. Per questo, l’educazione non può disinteressarsi di quel che accade. Ecco perché il prossimo Convegno del Cem sarà un appuntamento essenziale per approfondire gli aspetti fondamentali del vivere, tra il nascere e il morire, e per tener vivi gli interrogativi dell’etica. Cosa significa oggi “naturale”? Che ne è dei principi della coscienza di ogni essere umano? Che ne è della loro “universalità”? L’educazione è così chiamata a un corpo a corpo davvero nuovo. Esso, da un lato, chiede di indagare i presupposti razionali su cui fondare e costruire le regole dell’etica pubblica e, dall’altro, di definire i confini invalicabili di quella soglia-limite per impedire a ciò che è “umano” di degenerare nel “dis-umano” e nel “post-umano”. Si confronteranno su questi temi Mauro Ceruti, professore di filosofia della scienza a Bergamo; Alberto Abruzzese, insegnante di sociologia a Milano; Carmine Di Sante, già docente all’istituto teologico di Assisi. Gli insegnanti interessati a partecipare al Convegno Cem possono mettersi subito in contatto con p. Alex Brai (tel. 089 792051; e-mail: [email protected]). 2007 GIUGNO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Una scuola per chi ama la famiglia Esperienza positiva della diocesi di Como 25 aprile, alM ercoledì la presenza del vescovo mons. Diego Coletti, si è conclusa a Tavernerio la prima edizione della scuola biennale per operatori di pastorale familiare, promossa dalla commissione diocesana della pastorale per la famiglia. La formazione è importante Gli obiettivi della scuola sono stati principalmente tre. Per prima cosa, ha cercato di offrire le coordinate teologiche e antropologiche per la comprensione del matrimonio cristiano nella chiesa e nel contesto culturale odierno. In secondo luogo, la scuola ha voluto rendere visibile, tramite alcune esperienze, le caratteristiche e il valore prezioso della vita spirituale della coppia e della famiglia. Il terzo obiettivo è stato apprendere la capacità di accompagnare altri nella ricerca del valore della propria vocazione al matrimonio cristiano, in tutto il suo valore teologico e umano. Per chi è appassionato di famiglia, è importante anzitutto formarsi, studiare, approfondire, perché le questioni che riguardano la famiglia sono così tante che ci si può perdere. Ed è così vasto il campo della famiglia che è come entrare in una p. LUIGI ZUCCHINELLI, sx foresta: è facile perdere il sentiero. È importante camminare, ma dobbiamo sapere anche in quale direzione stiamo andando. Insieme, vocazioni diverse Il corso si è svolto in due anni. Vi hanno partecipato 35 coppie, alcuni sacerdoti, un diacono e alcune suore. Nel primo anno sono state gettate le basi comuni della formazione. Nel secondo anno, invece, il corso ha fatto due proposte diverse: una per gli operatori che si dedicano alla preparazione al matrimonio e all’accompagnamento delle giovani coppie; l’altra per gli operatori che seguono la forma- Famiglia saveriana in festa Messa di diamante per 4 (uno assente) I l 21 aprile abbiamo celebrato la festa della grande famiglia saveriana. Vi hanno partecipato i familiari dei missionari e delle missionarie originari delle zone di Como, Lecco, Sondrio e Bergamo. Nell’occasione, abbiamo voluto festeggiare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Calvi, p. Ildo Chiari, p. Bruno Cisco e p. Domenico Milani. Sono i bisnonni della nostra congregazione. In verità, padre Bruno Cisco ha potuto partecipare solo spiritualmente, per impegni inderogabili nella diocesi di Venezia. Ma la torIl cremonese p. Calvi, tra i due reggiani p. Milani e p. Chiari. Sulla torta c’è anche p. Bruno Cisco, il quarto “diamante” che non ha condiviso il dolce, ma ha assaporato la preghiera dei confratelli 8 ta era per quattro! In mattinata, prima della Messa, p. Milani ha parlato ai familiari della sua esperienza di 60 anni di sacerdozio: 26 anni li ha trascorsi come missionario in Congo, dove ha fondato l’istituto superiore di pedagogia, nella città di Bukavu; il resto l’ha vissuto in Italia, come direttore del Cem - centro educazione alla mondialità, e ideatore del Ciacs - Centro arte cultura e società. p. FRANCO BERTAZZA, sx È stata una bella occasione per unire in fraternità i missionari che, per amore di Cristo, hanno lasciato la propria famiglia e i loro familiari che, sempre per amore di Cristo, ha continuato la “dinastia”. La presenza di tanti nipoti e pronipoti sono un segno evidente che Gesù mantiene la promessa: “Chi avrà lasciato padre, madre, fratelli e sorelle per il mio nome, riceverà il centuplo in questa vita e la vita eterna”. ■ zione dei diversi tipi di realtà familiari. L’impegno per i partecipanti è stato notevole: due esperienze estive piuttosto lunghe e sette fine-settimana, per un totale di 150 ore. Un vero corso universitario! Anche il livello dei relatori è stato di eccellente qualità. I partecipanti hanno espresso un alto grado di soddisfazione oltre che di impegno. È stata davvero una bella esperienza di chiesa: unite dalla passione per il matrimonio e la famiglia, si sono incontrate diverse vocazioni. Famiglia e chiesa allo specchio Durante la celebrazione eucaristica della giornata conclusiva, il vescovo Diego ha incoraggiato a continuare il cammino intrapreso, con entusiasmo e generosità. In fondo, abbiamo una consapevolezza: tutto ciò che la famiglia vive, si riversa nella chiesa. Ecco la bellezza della pastorale familiare. Tutto ciò che la famiglia ha come valore, ridonda nella chiesa; tutto ciò che la famiglia rappresenta di Dio, lo si vede poi amplificato ancora nella chiesa. Famiglia e chiesa si parlano e si richiamano. In qualche modo, una è la voce dell’altra; una è il volto dell’altra. Al termine di questa esperienza, il cuore è davvero colmo di riconoscenza: grazie al Signore e a tutte quelle persone che hanno reso possibile la scuola. Noi missionari saveriani di Tavernerio siamo stati felici di aver avuto con noi i relatori e i partecipanti per tutta la durata della scuola. E speriamo che un’altra esperienza simile possa ripetersi nel prossimo autunno. ■ Mercoledì 25 aprile, nella casa saveriana di Tavernerio, mons. Coletti ha concluso la prima edizione della “scuola biennale” per operatori di pastorale familiare; il vescovo ha incoraggiato a continuare il cammino, con entusiasmo e generosità. “ROCCIA DEL MIO CUORE è DIO” Un libro sulla mamma di mons. Ginami Volentieri pubblichiamo questa lettera di mons. Ginami, nipote di p. Luigi Zucchinelli, che chiede il favore di diffondere il suo libro. Il cardinale Martini scrive: “Tu hai davvero accumulato tesori di fede nel tuo libretto, ricordando le cose che tua madre ti ha detto e scritto in questi anni. Le riflessioni sul tema della prova sono utili per comprendere l’esperienza della mamma e la nostra personale, quando attraversa la prova”. Mia mamma Santina Zucchinelli, sorella di p. Luigi, nel 2005 ha attraversato una lunga e dolorosa prova, rimanendo in terapia intensiva per 109 giorni. La drammatica esperienza è stata raccolta in un libretto dal titolo, Roccia del mio cuore è Dio, che ha avuto la fortuna di giungere alla terza edizione. Quanto è raccolto è devoluto in beneficenza. Abbiamo fatto una donazione all’ospedale di Bergamo; aiutato una struttura di fisioterapia e trasporto di persone disabili; finanziato due borse di studio per medici del terzo mondo e tre missioni umanitarie di cardiochirurgia in paesi poveri... Quanto raccoglieremo con la terza edizione, andrà per un appartamento a Gerusalemme, a disposizione di sacerdoti che vogliono studiare, pregare, riflettere... Chiedo una mano per diffondere il libro tra i lettori di “Missionari Saveriani”. Grazie. Con stima, don Luigi Ginami Il libro di don Ginami (160 pagine, € 10), può essere richiesto all’autore (E-mail: [email protected]) o nel ai santuario Missionari Saverianisaveriani di Tavernerio, Crocifisso del beato Conforti, venerato dei missionari a Parma; fin da bambino, il beato soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!” tel. 031 426007 , faxsi031 360304. 2007 GIUGNO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 I giovani del Mission Day 2007 C ome si fa a non credere ai giovani e agli ideali, che a volte sono assopiti nel loro cuore? Di fronte a certe belle esperienze dei giovani è più facile avere speranza per il domani, La signora Ramatzu, giovane mamma africana della Sierra Leone, al “Mission Day” di Vicenza in cui i giovani saranno protagonisti. Sabato 28 aprile, presso la casa dei missionari saveriani di Vicenza, si è svolto il Mission Day - l’incontro dei giovani che sono andati in missione o che vogliono andarvi. All’appuntamento sono venuti oltre 400 giovani. Scrutando nella sala strapiena di gioventù, c’erano vari rappresentanti della chiesa di Vicenza e dei centri missionari del Triveneto. Qualche missionario si è commosso nell’ascoltare le testimonianze dei giovani e nel vedere il loro entusiasmo. I giovani protagonisti In mattinata è arrivato un fax con il messaggio di incoraggiamento che papa Benedetto XVI ha rivolto ai vescovi e ai fedeli del Triveneto (vedi nel riqua- p. lucIano bicego, sx dro in basso). Anche il vescovo mons. Cesare Nosiglia ha inviato una lettera ai giovani del Mission Day: “il Signore non farà mancare la sua luce a coloro che accettano di spendere il loro tempo per servire i fratelli più poveri”. I giovani - lo sappiamo tutti rappresentano il futuro; il mondo è nelle loro mani. Hanno delle antenne particolari per cogliere e trasmettere ideali grandi, come segnali di un mondo più fraterno. I giovani stessi sono stati protagonisti dell’incontro. Sono saliti sul palco per raccontare come si preparano per andare in missione oppure, che cosa li ha colpiti nel loro viaggio in Asia, Africa, America latina. Altri hanno raccontato cosa è cambiato nella loro vita, dopo l’esperienza in missione. Triveneto e Romagna insieme Le comunità saveriane a Lentiai e Nevegal è 8 tradizione che le comunità saveriane vicine si incontrino, per ravvivare lo spirito di famiglia e trattare insieme eventuali problemi e tematiche di comune interesse. Soprattutto costatiamo quanto sia bello che i fratelli si trovino insieme nella preghiera, nella celebrazione eucaristica, nel sedere a mensa, nello scambiarsi esperienze, in un clima sereno e cordiale. L’ultima volta ci siamo incontrati a Lentiai (Belluno), dalla sera del 17 al pomeriggio del 19 aprile. Eravamo 21 saveriani, ospiti delle Figlie di san Giuseppe, nella casa di spiritualità “Stella Maris”, gestita dalle religiose. esigenze dei saveriani in Italia e sulle teologie internazionali. Nella riflessione, erano con noi i due delegati p. Carlo Pozzobon e p. Marcello Storgato. Il secondo giorno abbiamo celebrato il 60.mo di sacerdozio dei nostri confratelli p. Bruno Cisco, saveriano padovano ora nella comunità di Zelarino, e p. Ildo Chiari, reggiano di nascita e da molti anni animatore nella diocesi di Ravenna, dove fu vescovo mons. Conforti. Brillante e gioiosa è stata l’omelia dei due missionari, ancora giovanili e soprattutto entusiasti del dono ricevuto dal Signore nel sacerdozio missionario. La Messa di diamante di p. Cisco e p. Chiari Abbiamo trascorso il primo giorno a prepararci al prossimo Capitolo generale, riflettendo sulla nostra vita spirituale, sulle Il santuario e la tragica diga Con i festeggiati, abbiamo poi deposto ai piedi di Maria Immacolata i nostri propositi, la nostra vita, pellegrini al suo santuario, a mille metri di altezza, nella p. GIOVANNI ZALTRON, sx splendida conca del Nevegal. La costruzione arieggia un’enorme capanna a semicerchio, sostenuta da possenti travature in pino, con le pareti in blocchi di marmo. Sullo sfondo, dietro l’altare, inciso sulla viva pietra, domina Gesù l’Onnipotente. Fuori, si contempla un altro spettacolo: la grotta di Lourdes con la Madonna in marmo di Carrara, a ridosso della montagna, contro la foresta, con le cinque cappelle del rosario. Nelle ricorrenze mariane, i pellegrini assiepano a migliaia il santuario e la località. Abbiamo poi visitato la tragica diga del Vajont, con la frana della montagna che ha svuotato d’un colpo il lago, provocando la disastrosa inondazione, con tutte le vittime. Infine, abbiamo sostato a un ristorante aziendale, prima del rientro alle proprie sedi: Udine, Zelarino, Vicenza, Ravenna. ■ I saveriani delle comunità del Triveneto e Romagna, a Lentiai, per riflettere sul prossimo Capitolo generale; con loro, p. Marcello e il superiore d’Italia p. Carlo Uno scorcio del grandioso “Mission Day”, con oltre 400 giovani vicentini, nella casa saveriana di Vicenza Ramatzu, mamma africana Abbiamo ascoltato anche una giovane mamma della Sierra Leone. È in Italia da alcuni anni e i suoi genitori sono musulmani. Nel suo paese, durante la guerra civile, lei era maestra. Tra pericoli e rischi, andava di villaggio in villaggio per insegnare ai bambini. Ha sofferto tanto, ma ha continuato ad aiutare i più bisognosi. Se le donne africane hanno il cuore come quello di Ramatzu - così si chiama quella brava mamma - allora abbiamo ancora tanto da imparare dall’Africa. A conclusione del Mission Day, i partecipanti hanno avuto modo di visitare i banchetti sulle missioni dove sono stati lo scorso anno 74 giovani vicentini, dopo un anno di preparazione: Guatemala, Congo, India, Brasile... Una trentina di giovani hanno già espresso il desiderio di iscriversi al prossimo corso, che inizierà a settembre, per prepararsi ad andare anche loro in una missione. Dio continua a chiamare Insomma, nella nostra diocesi di Vicenza l’eredità missionaria sta continuando. “L’antico spirito che ha portato molte famiglie ad avere un figlio missionario, non è ancora morto, nonostante le apparenze; ma va incrementato e coltivato”. Ecco alcune impressioni raccolte a caldo. “Se prima avevo il desiderio di fare un’esperienza in missione, ora ne sento proprio la necessità. Grazie, per aver soffiato sulla fiammella per accendere un grande fuoco”. “Quasi quasi mi sembra di essere già partito!”. “Giornate come queste fanno venir la voglia di camminare insieme e costruire ponti. Tutte le voci ascoltate sono eco della voce di Dio che ci chiama a fare delle scelte”. La conclusione più bella è stata in cattedrale, per la veglia vocazionale diocesana. Il giovane Alberto ci ha detto: “Dopo aver vissuto una breve esperienza in missione, ho scelto la vita religiosa”. Con i tempi che corrono, anche questo è un bel dono di Dio. Grazie a tutti, perchè ora il nostro cuore è pieno di speranza, più di prima. ■ “VALE LA PENA ANCHE OGGI” Benedetto XVI ai giovani del Triveneto Il 25 aprile, ai fedeli e ai vescovi delle diocesi del Triveneto, radunati in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto il seguente messaggio: “Rivolgo un cordiale benvenuto e saluto i fedeli del diocesi del Triveneto, che accompagnano i loro vescovi nella visita ad limina, proprio nel giorno della festa di san Marco, patrono delle popolazioni trivenete. Cari fratelli e sorelle, restate fedeli alle vostre feconde tradizioni cristiane, che hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità. Accompagnate le giovani generazioni, incoraggiandole a seguire il vangelo e fate sentire loro che anche oggi vale la pena consacrarsi totalmente al Signore nella vita sacerdotale e religiosa. Penso con compiacimento alla schiera di missionari che dalle vostre regioni hanno recato il lieto annuncio della salvezza in terre lontane: il loro esempio sia di stimolo per tutti a testimoniare in ogni luogo l’amore di Dio”. Benedetto XVI Il breve e significativo messaggio del Papa ha una particolare risonanza nel cuore dei missionari saveriani. Lo accogliamo con gioia e desideriamo rilanciarlo a tutte le famiglie dei nostri lettori, chiedendo loro di impegnarsi con noi, affinché l’appello giunga al cuore dei giovani: vale la pena, anche oggi, diventare missionari! foto AP Quando il cuore si riempie di speranza 2007 GIUGNO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Missionario, adottato speciale P iù di una volta abbiamo parlato della collaborazione tra i saveriani e la parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo. La morte improvvisa di p. Ivaldo Casula in Sierra Leone ha portato alla luce un’altra storia che vi voglio raccontare. Mario, il figlio ventenne morto in guerra: in sua memoria è stato “adottato” p. Ivaldo Come colmare quel vuoto? Tra il 1950 e il 1965, nell’istituto saveriano di Zelarino c’erano un centinaio di ragazzi aspiranti missionari. Provenivano da tutta Italia e frequentavano le scuole superiori. I saveriani si preoccupavano non solo della formazione scolastica e spirituale, ma anche della loro crescita, in una situazione economica non facile. Per questo, dopo le molte ore di scuola settimanali, “si riposavano” andando a predicare le giornate missionarie nelle parrocchie. Era il 1959. Nella chiesa di Carpenedo, ascoltava con attenzione la predica del missionario la signora Amelia Saccarola, madre di otto figli. Mario, il figlio più giovane, non ancora ventenne, era partito per la guerra a febbraio del ‘44, senza fare ritorno. Chi poteva riempire il vuoto rimasto nel cuore? Pensò subito a un aspirante missionario p. FRANCO LIZZIT, sx da sostenere negli studi. Ne parlò al marito Angelo e p. Giuseppe Scremin, allora rettore a Zelarino, le affidò il giovane Ivaldo, di 16 anni, appena arrivato dalla Sardegna. Sono andato a trovare Mariuccia e Annamaria, figlia e nuora di Amelia. Ecco come ricordano l’esperienza dell’adozione missionaria. Il commovente racconto di Mariuccia e Annamaria “Mamma Amelia andava a Zelarino a trovare Ivaldo e a pagare la retta, e anche lui veniva a trovarci. Un giorno arrivò dalla Sardegna il papà di Ivaldo, che incontrò Amelia e Angelo. La stima e l’affetto univano le due famiglie, così come la preghiera per il buon esito della vocazione del loro figlio. Diventato sacerdote nel settembre del 1970, p. Ivaldo fu invitato dal parroco don Armando Missione di dialogo e speranza Cosa fanno i saveriani nelle Filippine tre anni trascorsi a D opo Manila, sono tornato a Mestre per due mesi di vacanza, prima di continuare gli studi di teologia. Mi sto preparando, infatti, al mio futuro come missionario, ma sento già di vivere la missione. Ma cosa ci fanno i saveriani nelle Filippine? 8 La buona notizia dà speranza Come sapete, il beato Guido Conforti ha fondato la nostra congregazione per portare il vangelo ai non cristiani. Le Filippine sono prevalentemente cristiane. Quindi, in un certo senso, la missione è già realizzata. Ma la presenza dei saveriani rimane significativa per due ragioni. La prima è l’annuncio del regno di Dio, già cominciato ma non ancora del tutto realizzato. L’annuncio di questa Buona Notizia dà speranza di fronte alle difficoltà della vita, offre amore e perdono di fronte alla violenza e l’odio, porta alla promozione umana che si concretizza in diverse forme. Noi, per esempio, insieme al catechismo, alla formazione dei chierichetti e dei catechisti abbiamo iniziato con alcune signore un progetto di micro-credito che sta consentendo a più di trecento persone di iniziare o continuare una piccola attività economica. Oggi il dialogo è importante La seconda ragione è la presenza di altre religioni. Tutti sanno che è cambiato il modo di fare missione. Oggi sta diventando sempre più importante il dialogo: con le culture, con le persone e con le religioni. Cosa significa dialogare? Prima di tutto vuol dire cercare di diventare amici. Tra amici ci si ascolta, si discute, ci si perdona. Diventiamo più consapevoli dei nostri limiti, che dipendono dalla nostra storia, e dei peccati, che dipendono dalla nostra cattiva volontà. Il Signore ha voluto incarnarsi SIMONE PICCOLO, sx proprio in questa storia, fatta di sofferenze, contraddizioni e conflitti, ma anche di gioie, di eventi felici e di speranza, che sempre auspica un futuro migliore. Questo mondo e questa storia sono lo spazio e il tempo voluti da Dio per noi. È qui che diventiamo “santi”. Per questi due motivi, dopo aver avuto la grazia di riabbracciare la mia famiglia, i miei amici, la gente della mia parrocchia di Gazzera, ritorno con gioia a Manila nelle Filippine, per concludere la mia formazione (due anni ancora) e prepararmi per la missione. Grazie per le vostre preghiere, il sostegno e l’affetto. ■ Simone e Stefano, seduti, mamma Giannina e papà Oscar in piedi, in casa di giovani amici nella parrocchia di Maligaya Nella famiglia Saccarola, Annamaria, Diego, Daniela, Mariuccia e, nel mezzo, p. Ivaldo Casula in una delle sue ultime foto dalla Sierra Leone, dove è venuto meno la sera del giovedì santo 2007 Trevisiol a celebrare una Messa a Carpenedo. Fu una festa per la famiglia Saccarola, ma anche per tutta la parrocchia dei santi Gervasio e Protasio. Fu la prima di tante Messe che p. Ivaldo ha celebrato tra noi, ogni volta che veniva a trovare la sua madrina e la sua famiglia adottiva. Era diventato di famiglia e pernottava nella casa di mamma. La sera organizzavamo una cena tutti insieme, contenti di ascoltare il racconto del suo lavoro tra i giovani studenti. A settembre dell’anno scorso, p. Ivaldo era tornato in Italia per curarsi da un’infezione. Gli avevamo chiesto di fermarsi un po’, ma lui doveva andare a cercare l’acqua - aveva le doti del rabdomante! - e poi, in Sierra Leone lo aspettavano gli studenti del “Fatima Institute”, un collegio universitario cattolico che aveva iniziato le attività da due anni. A Natale, grandi e piccoli, abbiamo ridotto le spese dei regali per inviare un aiuto sostanzioso alla sua scuola. Prima di Pasqua gli abbiamo telefonato per gli auguri. Diceva che si sentiva stanco. Antonietta, una delle cognate, lo ha chiamato proprio giovedì santo. Ha risposto con voce affaticata, ma serena: “Tra giorni avrete una bella notizia”. Poi il telefono non ha più risposto. Sono le ultime sue parole, che ha voluto lasciarci per conforto, proprio nel giorno che ci ricorda il dono dell’Eucaristia e del sacerdozio. Siamo convinti che ora ci è più vicino. Ma il vuoto lo sentiamo ugualmente”. Chi prenderà il suo posto? Ad Annamaria e Mariuccia ho detto che p. Ivaldo ha lasciato un vuoto anche in Sierra Leone. La loro risposta: “Continueremo il nostro aiuto, perché il bene che p. Ivaldo ha iniziato porti il suo frutto”. Ho chiesto: “Ma chi prenderà il suo posto?”. Diego, 15 anni, studente di alberghiera a Jesolo, alza velocemente la mano; ma non riesce a dire “io”. Non si sa mai... Anche le querce crescono piano piano. E se qualche altro giovane ci pensasse seriamente? Il nostro indirizzo e numero di telefono lo conoscete. Sarebbe la risposta più bella che p. Ivaldo si aspetta: “tra giorni avrete una bella notizia!”. ■ “VALE LA PENA ANCHE OGGI” Benedetto XVI ai giovani del Triveneto Il 25 aprile, ai fedeli e ai vescovi delle diocesi del Triveneto, radunati in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto il seguente messaggio: “Rivolgo un cordiale benvenuto e saluto i fedeli del diocesi del Triveneto, che accompagnano i loro vescovi nella visita ad limina, proprio nel giorno della festa di san Marco, patrono delle popolazioni trivenete. Cari fratelli e sorelle, restate fedeli alle vostre feconde tradizioni cristiane, che hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità. Accompagnate le giovani generazioni, incoraggiandole a seguire il vangelo e fate sentire loro che anche oggi vale la pena consacrarsi totalmente al Signore nella vita sacerdotale e religiosa. Penso con compiacimento alla schiera di missionari che dalle vostre regioni hanno recato il lieto annuncio della salvezza in terre lontane: il loro esempio sia di stimolo per tutti a testimoniare in ogni luogo l’amore di Dio”. Benedetto XVI Il breve e significativo messaggio del Papa ha una particolare risonanza nel cuore dei missionari saveriani. Lo accogliamo con gioia e desideriamo rilanciarlo a tutte le famiglie dei nostri lettori, chiedendo loro di impegnarsi con noi, affinché l’appello giunga al cuore dei giovani: vale la pena, anche oggi, diventare missionari! foto AP Padre Ivaldo Casula e la famiglia Saccarola