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Redazione: Diego Piovani
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C'è un mondo ricco
Ma i poveri non ne ricevono beneficio
Missione è scendere
H aJ oscritto
seph
Stiglitz, premio Nobel per
l’economia:
“C’era una volta
la speranza che
la globalizzazione
avrebbe portato
benefici per tutti,
sia nei paesi industriali avanzati, sia
nel terzo mondo.
Oggi la faccia
oscura della
globalizzazione è sempre
più evidente.
Non sono solo
le cose buone
a varcare più
facilmente
le frontiere;
anche quelle cattive, terrorismo
compreso, si muovono più facilmente.
Abbiamo sotto gli occhi un sistema commerciale globale ingiusto, che ostacola lo sviluppo, e un
sistema finanziario globale instabile, in cui i paesi poveri si trovano
ripetutamente oberati da un debito
ingestibile. Il denaro dovrebbe affluire dai paesi ricchi verso quelli
poveri, ma sempre più spesso va
nella direzione opposta”.
Per il futuro del mondo
Sono le parole di un dirigente della banca mondiale, che ha
abbandonato questa istituzione
quando si è accorto che essa,
invece di prendersi a cuore lo
sviluppo dei paesi più poveri,
li caricava di pesi ulteriori. Né
Stiglitz né noi auspichiamo un
mondo occidentale che, come un
Babbo Natale, distribuisca doni
e aiuti senza chiedere l’impegno
dei poveri per la loro liberazione. Stiglitz è cosciente che il futuro dei paesi poveri è nelle loro
mani. Ma sa anche che senza la
collaborazione intelligente e generosa del mondo sviluppato, la
loro liberazione rimarrà un miraggio irraggiungibile.
Qualche anno fa, in occasione del passaggio al nuovo
millennio, l’Onu aveva lanciato
un programma mondiale per la
riduzione del debito internazione dei paesi poveri. Per qualche
tempo se ne è parlato e qualche
progetto è andato in porto. Ma
ora sembra che tutto sia scivolato nel dimenticatoio. Certamente la situazione interna dei
PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI !
Se i vescovi diventano portavoce dei popoli
p. Marcello Storgato, sx
è
la prima volta che una
delegazione di cardinali e di vescovi dei cinque continenti va in visita ai governi del
G8, prima che questi si radunino per il loro “vertice” a Heiligendamm, in Germania, dal
6 all’8 giugno. C’è sempre una
prima volta. Ne diamo notizia
a pagina 6, con una foto che ritrae cardinali e vescovi davanti allo striscione, “I poveri non
possono aspettare!”, mentre il
cardinale mostra un messaggio
che dà la sveglia al G8: “Fate
in modo che l’aiuto funzioni! Il
mondo non può aspettare!”.
Da tanti anni, noi missionari
e missionarie abbiamo cercato
di fare eco ai gravi e persistenti problemi dei popoli, sempre
più impoveriti, e di denunciare le gravi situazioni di sfruttamento che via via si verificano.
Lo abbiamo fatto e lo facciamo, non per presunzione politica, ma come testimoni credibili di ciò che vediamo e ascoltiamo, viviamo e soffriamo in
mezzo ai popoli che ci ospitano
e ai quali siamo debitori della
“buona notizia” di Gesù.
Richiamo solo due eventi:
l’impegno per eliminare le mine antipersona e le armi letali,
che colpiscono milioni di vittime innocenti e paralizzano la
vita di interi popoli; lo sforzo
sovrumano per chiedere l’annullamento del debito estero,
che devasta l’economia delle
nazioni impoverite. Gia allora, con i forti pronunciamenti
di papa Wojtyla, le chiese d’Europa avevano fatta propria la
“Campagna per la riduzione
del debito”, con la forte iniziativa durante l’anno giubilare.
Nel frattempo, sono arrivati anche altri organismi e i cosiddetti “no global”, che hanno visioni, motivazioni e metodi diversi dai nostri. Hanno ottenuto più clamore, non tanto per i risultati in favore dei
più poveri, ma piuttosto per gli
“incidenti” provocati...
Oggi, una delegazione di undici cardinali e vescovi del sud e
del nord del mondo, impegnati
nella Cooperazione internazionale per lo sviluppo e la solidarietà e nella Caritas internazionale, chiedono ai “grandi” del
mondo di mantenere gli impegni assunti nella lotta alla povertà: “Assumetevi la responsabilità per lo sviluppo dei popoli e per la solidarietà universale”. I vescovi hanno fatta propria questa istanza dell’umanità più povera.
Bene! Ottimo! Ce n’è voluto
del tempo, ma ora ci siamo. Il
mio vecchio parroco don Lino
Vasti, quand’ero ancora un ragazzo, confidenzialmente mi diceva: “Vedi, Marcello, la chiesa
è un po’ come la capra. Se cerchi di tirarla per il collo, lei punta le zampe; se la sproni stando
al fianco, lei corre avanti”.
“Se da una notte all’altra si
possono approvare fondi per la
guerra, si può fare lo stesso anche per la pace, basta che ci sia
la volontà politica”, ha affermato il cardinale dell’Honduras
Oscar Rodríguez, capofila della delegazione vescovile per il
G8, parlando con i giornalisti.
E ancora: “Se Giovanni Paolo II
nell’enciclica Centesimus annus
fa una critica serrata del capitalismo, perché non potremmo
farla noi vescovi, visto che il capitalismo non è Dio?”.
Papa Benedetto XVI, parlando ai vescovi dell’America latina e Caraibi, ha completato il
pensiero: “Tanto il capitalismo
quanto il marxismo promisero
di trovare la strada per la creazione di strutture giuste, affermando che queste avrebbero
funzionato da sole e avrebbero
promosso la moralità comune.
La promessa si è dimostrata falsa. I fatti lo hanno evidenziato”. (Celam V, Santuario Aparecida, 13 maggio 2007)
■
p. GABRIELE FERRARI, sx
paesi più poveri è condizionata
dalla corruzione e dalla cattiva
amministrazione, e questo complica ogni progetto di sviluppo.
Ma non per questo noi abbiamo
il diritto di rimettere nel cassetto
questo dossier tanto importante
per il futuro del mondo.
Una voce coperta e dispersa
Quest’anno ricorre il 40° anniversario di Populorum Progressio, l’enciclica di Paolo VI, tanto
profetica quanto dimenticata, che
dovremmo invece riprendere in
mano proprio alla luce dell’attuale situazione del mondo. In essa
Paolo VI aveva profeticamente
affermato che “lo sviluppo è il
nuovo nome della pace”; che tutti
i popoli sviluppati sono responsabili dello sviluppo dei paesi più
poveri. E aveva chiamato tutti a
collaborare perché a tutti gli uomini, figli tutti dello stesso Padre
e quindi fratelli tra di loro, fosse
garantito il minimo indispensabile per vivere in modo dignitoso.
La sua voce è risuonata nel vuoto
ed è stata coperta e dispersa da
altre voci. Ma rimane drammaticamente attuale.
Anche oggi molti - anche molti cristiani - si chiedono perché
uno debba preoccuparsi di persone lontane che, anche se aiutate,
sembrano non essere in grado di
uscire dalla loro condizione disperata. È la domanda di Caino,
che ripetiamo continuamente in
risposta a quella di Dio, che ci
chiede conto dei nostri fratelli:
“Sono forse il guardiano di mio
fratello?”. Certo che lo siamo.
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2007 GIUGNO n. 6
Volentieri o contro voglia?
Al di là delle considerazioni
“cristiane”, che sono decisive per
noi discepoli di Cristo, sentiamo
tutti che la parola di Paolo VI è
vera, e che dallo sviluppo dei
più poveri dipende la pace del
mondo. “Contro la fame cambia
la vita”, diceva uno slogan di
qualche decennio fa. Il nostro sistema economico mondiale, dice
ancora Stiglitz, può essere modificato e lo sarà, ma “la domanda
è: i cambiamenti ci saranno imposti come risultato di una crisi,
o prenderemo il controllo del
processo di globalizzazione?”.
In parole più semplici: il mondo
cambierà perché lo vorrà liberamente o sarà costretto a farlo
contro voglia?
Noi cristiani e noi missionari, testimoni della sofferenza di
Cristo che continua nei poveri
di oggi, abbiamo avuto da Gesù
un comandamento nuovo: “amatevi come io vi ho amati”. E ce
lo ha dato come un dono. Esso
corrisponde infatti al bisogno
del nostro cuore di uscire da noi
stessi per andare verso gli altri,
riconosciuti come fratelli e sorelle. Ogni chiusura egoistica è
la negazione della nostra natura
di persone create a immagine di
Dio. Non possiamo chiuderci in
noi stessi: è a rischio la pace del
mondo e il suo futuro.
La missione non è forse lavorare
per “fare del mondo una sola famiglia”, come dice il nostro fondatore, il beato Guido Conforti? ■
Missione è scendere - Scendere
e andare, per incontrare l’umanità
nelle sue situazioni di vita, come ha
fatto Cristo, missionario del Padre.
Nella foto, mons. Biguzzi, vescovo
di Makeni, su una passerella attraversa un fiume limoso, per visitare
le comunità in Sierra Leone.
2007 giugno n.
ANNO 60°
6
2
Il missionario lascia e va altrove
3
Il volto africano di Cristo
4/5
Diamo un taglio alla povertà
6
Mondo, parrocchia del Risorto
Queste donne che non vaneggiano
Un altro miracolo del Conforti in Messico?
In Sierra Leone, la chiesa di Makeni vuole crescere
Cardinali e vescovi: “G8, la terra è di tutti”
2007 GIUGNO
m i s s ione e spirito
L’icona della missione
Bussa alla casa di Maria
Queste donne che non vaneggiano
uomini appartengono
A gli
i fatti straordinari: lot-
te e persecuzioni, conquiste e
vittorie. Al mondo delle donne
appartiene la normalità quotidiana. Nel nostro mondo, ancora
segnato dal patriarcato, c’è uno
squilibrio nelle relazioni, che
provoca confusione, violenza e
morte, a livello sociale e familiare, interpersonale e personale.
Una delle cause di questo squilibrio è la disarmonia tra pubblico
e privato. Pubblico, dove si vivono le relazioni di potere a livello
economico, politico e sociale;
aspetti considerati essenziali per
la storia. Privato è il mondo dei
sentimenti, degli affetti, del quotidiano, di ciò che secondo una
certa logica non influisce sulla
storia.
In quest’ottica possiamo leggere il racconto degli Atti 12,1219. L’annuncio della Buona
Notizia provoca confronto con il
potere. Pietro è arrestato e finisce in prigione. Esce di prigione
in modo strano e miracoloso.
Disorientato e confuso, egli sente il bisogno di tornare alla normalità. Si ricorda della “casa di
Maria, madre di Giovanni detto
anche Marco”, va e bussa alla
porta.
La casa di Maria: i discepoli
e le discepole di Gesù si riuniscono nelle case (vedi anche Atti
2,46). Nella casa di Maria la comunità è riunita in preghiera. È
la casa di una donna, madre di
Giovanni Marco, discepolo di
Paolo e di Pietro ed evangelista.
In questa casa anche la schiava
ha un nome: Rode. La giovane si
muove con libertà. È lei che va
alla porta, riconosce la voce di
Pietro. Per la gioia, dimentica di
aprire la porta. È messaggera di
una Buona Notizia: annuncia e
testimonia la liberazione di Pietro.
Nella casa, la schiava è trattata come persona, senza discriminazione. Non è un utensile animato, come il costume romano
diceva. Ha un nome e una dignità, agisce con disinvoltura e familiarità, non ha paura di essere
castigata. Alle domande, insiste
nell’annuncio: “Pietro è libero,
è lì fuori!”.
In questa casa si tessono nuove relazioni. La casa diventa il
luogo dove è possibile sperimentare la novità, una nuova maniera
di esercitare il potere, a livello di
etnia, di classe, di sesso. La di-
CARISMA è MISSIONE
SACRO CUORE
MISSIONARIO
p. ALFIERO CERESOLI, sx
brasiliano, Jão Evandro, si consacra alla missione
U ncongiovane
i voti religiosi nella famiglia saveriana. È nato nel nor-
2
dest del Brasile, ma è cresciuto in Amazonia, dove i genitori erano
emigrati in cerca di lavoro. Lì ha incontrato i saveriani e, camminando con loro nelle comunità di base, ha ritrovato il senso della sua vita, offrendola a Dio per l’evangelizzazione dei non-cristiani. “Voglio essere - ripete - come quei saveriani che venivano
a trovarci fin là dove mio padre lavorava, percorrendo chilometri e chilometri”.
Consacrazione, appartenenza totale ed esclusiva al Padre, per
essere inviati come il Figlio ad annunciare l’amore del Signore per
tutta l’umanità. Una piccola pietra nella costruzione di quel mondo di giustizia, fraternità e amore che si può costruire a partire
dalla pietra fondamentale, Gesù Cristo il vivente.
Evandro diventa missionario il 15 giugno, festa del Sacro Cuore, simbolo dell’amore di Cristo per l’umanità. La scelta del giorno
non è casuale. È il Cuore che “vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36). Il Cuore mite e umile che sente nostalgia delle altre
pecore che ancora non hanno avuto la possibilità di stare con lui,
ma sono sue e allora... “anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10,16). Il beato Conforti interpreta così per i suoi missionari questo desiderio di Gesù: “formeranno una sola famiglia cristiana che abbracci l’umanità”.
Questo Cuore, innalzato da terra e trafitto, vuole attirare a sé
ogni donna e uomo della terra (cf. Gv 12,32). Cuore ferito che
chiede impegno per la costruzione della fraternità che egli è venuto ad annunciare e realizzare. Infatti, dopo aver rivelato compassione per le folle, Gesù dice ai discepoli: “La messe è molta, ma
gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”.
È significativo che il giovane Conforti, notificando al cardinal
Ledochowski la sua intenzione di fondare un istituto missionario, dice di affidarsi al “Divin Cuore che palpitò e soffrì per tutti i
popoli della terra”. Ecco, amare e soffrire per tutti i popoli della
terra. Due verbi che tutti possiamo coniugare, ognuno vivendo la
propria vocazione, nel luogo e nel lavoro a cui Dio ci chiama.
João Evandro lo fa offrendosi come missionario saveriano. Lo sa
che dovrà amare molto e anche soffrire, per lasciare la sua famiglia
e la sua terra, per adattarsi a climi e culture diversi; ma si consacra
con la gioia di chi è cosciente di rispondere a un appello del Maestro e di saziare la sete di un Cuore che “palpitò e soffrì per tutti i
popoli della terra”.
■
tea fRIGERIO, mM
cotomia tra pubblico e privato è
superata. Nello spazio pubblico,
Pietro si trova disorientato. Nello spazio privato, in questa casa,
egli recupera l’armonia, la direzione, la capacità di continuare
la missione.
“Ekklesia”, così si chiamerà
più tardi la casa: il luogo dove
si riunisce l’assemblea. Non
l’assemblea esclusiva di uomini liberi e ricchi, ma l’assemblea di coloro che credono nel
Signore Gesù, che accolgono e
vivono la sua proposta. Non un
agglomerato di gente anonima,
ma persone riunite nello spirito
di comunione e che pregano per
Pietro.
Nella casa di Maria si riuniscono persone che celebrano
la fede. E Maria, diaconessa di
quella ekklesia, presiede le celebrazioni. Nella sua casa, a una
schiava è offerta la possibilità di
agire e di esprimersi. Nella sua
casa, la testimonianza delle donne non è una pazzia, ma Buona
Notizia. “Tu vaneggi”, dissero a
Rode. Le stesse parole erano sta-
te dette a Maria Maddalena e alle
altre donne, il mattino di Pasqua
(Luca 24,11.22-24). Rode insiste
e persiste: come le altre donne,
esige il diritto di testimoniare,
il diritto che sia riconosciuta la
verità che annunciava.
Nella casa si vive. “Non c’è
più giudeo né greco, non c’è
schiavo né libero, non c’è uomo
né donna; tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28). Questa
professione di fede non è dogma,
ma sono parole vissute che eliminano le barriere fra l’uomo e
la donna, padroni e schiavi, giudei e greci. Nella casa di Maria è
possibile abolire - se non di diritto, almeno di fatto - il sistema
patriarcale, il dominio dei padroni sugli schiavi, la supremazia tra
i popoli. È possibile vivere la libertà, essere uno nel Signore Gesù. Nella casa di Maria, le donne
testimoniano la resurrezione, sono ascoltate e credute.
■
PER CONTINUARE A RIFLETTERE
Manoscritto del secolo XIV, Vaticano
• Leggi Atti 12,1-11 e continua con il brano da 12 a 19.
• Ti sembra importante che Pietro pensi alla “casa di Maria”?
• In Atti, la casa come diventa luogo di relazioni nuove?
• Oggi, dove potremmo cominciare a tessere nuove relazioni?
La missione CHIAMA
Mondo, parrocchia del Risorto
di Cristo Risorto.
U omini
Così ho visto i nostri stu-
denti saveriani della teologia di
Parma. Vengono da vari continenti. Ora la loro patria è il mondo, la “parrocchia” del Risorto.
Gli ultimi tre arrivati - Thiago,
Madya, Bernard - sono sorridenti. La chiesa in cui siamo riuniti per pregare ci aiuta a vivere la
pasqua di Gesù, raccontata dalle vetrate che sembrano riversare
un torrente di luce sul mondo. È
la missione che sgorga dal Crocifisso risorto: “Andate e predicate a tutte le genti”.
Quando la passione per il Regno prende tutta la persona, allora il mondo nuovo è già in atto.
Don Oreste Benzi lo ripete spesso: “Quando si vive in Gesù e si
è innamorati di lui, tutto cambia:
dedizione totale, condivisione
diretta, preghiera scelta, missionarietà come bisogno di far
conoscere a tutti Gesù”.
Come far parte di questo gruppo, espressione
della chiesa itinerante per il
vangelo? È semplice. Niente di “super”, come qualcuno potrebbe pensare. Bisogna piuttosto diventare “minus”, piccoli; imparare a
pregare (stare con il Risorto), a donare, a condividere,
ad abbassarsi. Scoprire e accogliere il germe dell’itineranza evangelica per il Regno è un dono grande di Dio.
Il Signore resta il vero riferimento per tutta la vita. Egli continua a stare con i suoi discepoli, portandoli oltre le loro fragilità, fino a diventare testimoni del
mondo nuovo che è nato con la
sua risurrezione. Proprio come
è avvenuto ai discepoli di Emmaus, che riconobbero il Signo-
re allo spezzare del pane.
È la cosa più bella che un
vecchio della missione possa testimoniare. Dio chiama e cammina sempre davanti a te. Ti
prende per mano, ti vuole bene,
ti insegna, ti sana, ti corregge, ti
incoraggia. Specialmente con la
Parola, con il Pane, con la comunità. Pian piano ti conduce a
guardare gli altri con i suoi occhi, a scoprirlo in tutti e nei più
bisognosi: affamati, assetati, forestieri, nudi, carcerati. Ti unisce
così alla sua missione: “Lo Spirito del Signore è su di me: mi
ha consacrato e mi ha mandato
per annunciare ai poveri un lieto
messaggio…” (Lc. 4, 18).
“Che cosa ha portato Gesù, se non ha portato la pace nel
mondo, il benessere per tutti? Ha
portato Dio: ora noi conosciamo
il suo volto”, così scrive papa
Vetrata della chiesa dei teologi saveriani, Parma
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Con la sua presenza e azione, la chiesa nel nord dell’Africa testimoni l’amore di
Dio verso ogni individuo e
ogni popolo.
Il Signore protegga i marinai
e tutti coloro che sono coinvolti nelle attività marittime.
Conforti: “Il Cuore di Gesù
palpitò e soffrì per tutti
i popoli della terra”.
p. sILVIO TURAZZI, sx
Ratzinger nel suo libro Gesù di
Nazaret. Per noi uomini e per la
nostra salvezza, Dio in Gesù si è
fatto uomo, è morto ed è risorto. Sono parole di fuoco e di vita, che rivelano un avvenimento
unico nella storia, come un torrente in piena che si riversa nel
mondo per la vita dell’umanità.
Sulla croce, nel dono totale
della sua umanità, Gesù è una
cosa sola con il Padre. La tenda
della presenza di Dio avvolge totalmente la sua umanità e in lui
raggiunge i più deboli. Il mistero
di Dio amore è svelato. “Il velo
squarciato nel tempio - scrive G.
Rossé - più che segno di apertura
che permette a tutti di penetrare
nel tempio, è il segno dell’uscita dal tempio e della discesa (kenosi) di Dio nella situazione dell’umanità lontana da Dio”.
Un messaggio attualissimo
del beato Conforti, l’ho ripetuto ad Ancona ai giovani che compiono il cammino vocazionale con i saveriani. “La carità di Cristo ci
sospinge (ad andare); ecco la vostra parola d’ordine; ecco la sintesi delle vostre aspirazioni… Oggi non
si parla che di pace universale e di affratellamento di
popoli e nazioni… Ma tutti questi sforzi a ben poco
approderanno se la carità
del vangelo, come mastice tenace e cemento divino, non
congiungerà tra di loro tanti elementi disparati e tante tendenze
opposte, sopprimendo nei cuori
l’egoismo accentratore, per sostituirvi l’amore dei fratelli. E il
missionario è il simbolo più bello, l’apostolo più convinto e ardente di questa fratellanza universale”.
■
2007 GIUGNO
V ITA SAVERIANA
Il missionario lascia e va altrove
Nuova missione saveriana in Burundi
A
Bugwana, al nord del
Burundi, nella diocesi
di Muyinga, siamo tre saveriani: p. Ghiotto, p. Maestrini e
p. Macías. Il 4 settembre 2005
il vescovo mons. Joachim ci
ha consegnato le “chiavi” della
nuova missione tutta da costruire. La popolazione ci ha accolto
con gioia e fiducia.
Eravamo nella parrocchia di
Gisanze, bene organizzata, grazie
ai saveriani che vi hanno lavorato
per oltre 30 anni. Ma il Signore
lancia la sua chiamata: “Lasciate
questa terra e andate a fondare la
missione di Bugwana”.
È ancora terra di missione
La nuova missione, disseminata sulle colline, è composta da
42.000 abitanti, dei quali il 40%
è cattolico. C’è anche una forte
presenza di protestanti (11%) e
un piccolo gruppo di musulmani. Gli altri 45% circa seguono le
pratiche tradizionali. La zona è
tra le più arretrate della regione:
non c’è una strada asfaltata; non
c’è la corrente elettrica; c’è solo
una scuola superiore. Bugwana è
ancora “terra di missione”.
Ci siamo messi subito al lavoro. Padre Bruno ha iniziato a costruire la casa per noi missionari.
Nel frattempo, siamo stati ospiti
dei saveriani della missione di
Gasura, distante da Bugwana
20 chilometri, con una strada
percorribile con difficoltà. Padre
Battista e Rubén, invece, si sono
messi a organizzare la pastorale:
incontri con la gente, catechisti,
leader delle comunità di base e
di azione cattolica... Tutti con
una gran voglia di collaborare
alla fondazione della nuova missione.
Sulle colline, 120 comunità
La nuova parrocchia è formata
da 13 comunità zonali, che corrispondono ad altrettante colline.
Ogni domenica celebrano la Parola di Dio, guidate da uno o più
catechisti, che sono i pilastri della
nostra pastorale. I cristiani sono
riuniti in 120 comunità di base.
A turno, le domeniche visitiamo le comunità zonali per
celebrare la Messa. Ma ci siamo
proposti di visitare tutte le 120
comunità di base, almeno una
volta all’anno. Tutto si gioca nella vita di queste comunità. Esse
sono il punto forte della nostra
pastorale, il luogo dove si concretizza la vita di questa chiesa
‑ famiglia di Dio.
Un altro impegno importante è l’evangelizzazione dei non
cristiani. Il vangelo non è ancora
arrivato nel cuore di ogni persona. Ogni settimana i catecumeni
LAICATO SAVERIANO
Ero forestiero... Sono amico
CARMINE PACIELLO
Carmine e la sposa Nuccia sono,
per così dire, due “figure storiche”
del laicato saveriano nella zona di
Salerno. Ecco come si può, da forestiero diventare amico.
Dura ormai da vari anni il vincolo di amicizia che mi lega a molti
immigrati nord-africani attivi nella
Piana del Sele (Eboli). Tutto ha avuto inizio nell’estate del 2001, grazie
a un campo di lavoro missionario. Il
tema proposto dai saveriani aveva
per titolo, “Ero forestiero…”. Si voleva avvicinare i giovani alla realtà degli immigrati, ma in un
modo che favorisse un’esperienza concreta di vita.
Ci aveva dato una mano un’associazione ebolitana - L’AltrItalia - che da tempo era impegnata a portare all’attenzione dell’opinione pubblica la realtà dell’immigrazione nordafricana nel nostro territorio. Una realtà che generalmente
si preferisce ignorare, salvo quando può alimentare gli allarmismi che tanto piacciono al mondo dei mass-media.
Gli amici dell’associazione ci portarono nei luoghi dove
gli immigrati vivevano: casolari abbandonati, senza energia
elettrica, né servizi igienici, né acqua. In quei casolari venimmo accolti come “fratelli”. Assaggiammo il pane fatto da loro e gustammo il tè alla menta, tipico del nord Africa.
La domanda che seguì a quella visita fu: “Io cosa posso fare per questi giovani?”. Confrontandomi con i membri dell’associazione venne fuori per me questa possibilità: affiancare il medico volontario per l’assistenza sanitaria ai clandestini. Questa esperienza mi ha permesso e mi permette di conoscere sempre di più il mondo magrebino, la cultura di quei
giovani, il loro modo di pensare, il loro modo di pregare.
È stato importante per me anche il condividere con loro la
mia fede cristiana e le ragioni della mia presenza ogni giovedì in mezzo a loro. Con alcuni di loro si è instaurata un’amicizia che ci permette quel rispettoso scambio nella cultura,
nel credo religioso, nei modi di pensare... che solo nell’amicizia è possibile.
In questi giorni ho letto un’espressione del card. Martini
che sento di fare mia: “Non credo nel dialogo tra le religioni, ma nel dialogo tra le persone, religiose o non religiose,
credenti o non credenti”. Credo sia questo il più bel frutto di
questa mia esperienza di laico saveriano: l’incontro tra persone che, attraverso l’amicizia, scoprono che è possibile “fare del mondo una sola famiglia”.
SAVERIANI DI BUGWANA
si riuniscono nelle varie comunità per ricevere la catechesi e partecipare alla vita delle comunità
di base, iniziando così a vivere
gli impegni della vita cristiana.
In poco più di un anno abbiamo
avuto la gioia di battezzare 750
catecumeni adulti e giovani.
Giustizia, carità e sviluppo
“La fede senza le opere è morta”, afferma l’apostolo Giacomo.
Perciò la nostra evangelizzazione comporta anche la lotta ai
due grandi mali della povertà e
dell’ingiustizia. Abbiamo costituito tre commissioni: Caritas,
giustizia e pace, sviluppo. Abbiamo diversi progetti: alcuni
già in corso; altri in attesa di
finanzia­mento. Uno riguarda la
piantagione di palme da olio. Ne
abbiamo già piantate più di 500
e stiamo costruendo un magazzino per la raccolta dei frutti e
il mulino per l’olio. L’altro progetto riguarda la macchina per la
brillatura del riso, molto coltivato nella zona.
Abbiamo iniziato anche una
specie di scuola agricola e dei
A GAMBE ALL'ARIA
Stava andando a trovare
l’amico saveriano p. Tonino Melis. Correva in moto su una tipica strada ciadiana: terra battuta,
polverosa e piena di ciottoli. All’improvviso, spaventati dal rombo della moto, sono saltati fuori due cani che hanno rincorso
e attaccato p. Marco Bertoni. Il
povero malcapitato, per evitare
i morsi rabbiosi, ha fatto un volo sulla ghiaia. La caduta gli ha
procurato fratture al ginocchio
e alla gamba. Portato d’urgenza in aereo dal Ciad all’ospedale di Parma, è stato operato e...
inchiodato. Ora è membro del
“mission-club infortunati”. Con
due mesi di riposo assoluto, terapie e riabilitazione, ce ne avrà
per un anno. Ne approfitta per
sistemare i suoi appunti sui popoli del Ciad.
■
IL CONFORTI IN MESSICO
Così scrive p. Guglielmo
Camera, che segue la causa
di canonizzazione del beato
Conforti:
“In Messico, una bambina
diabetica con tumore al cervello, è stata operata in situazione disperata. Il risultato è
andato oltre ogni speranza
e i genitori attribuiscono la
guarigione all’intercessione
del beato Conforti, invocato
da p. Mongardi con i genitori
e altri, nel corridoio dell’ospedale. Genitori e numerosi fedeli, con la bambina guarita,
hanno voluto ringraziare con
la celebrazione di una Messa
presso i saveriani di Guadalajara. Lo ritengono un autentico
miracolo, anche se bisognerà
aspettare per definirlo tale,
Da sinistra: p. Luigi Arnoldi di Bergamo, p. Bruno Ghiotto di Vicenza, p. Battista
Maestrini di Brescia, p. Rubén Macías del Messico, sorella e cognato di p. Arnoldi e
il signor Gigi, prezioso aiutante laico
mestieri. Vorremmo costruire
una scuola superiore e una biblioteca, una sala per riunioni,
le chiesette nelle varie comunità
cristiane disperse sulle colline...
La cosa più urgente...
Ma la cosa più urgente è la
chiesa parrocchiale. La vecchia
chiesetta è insufficiente. Vorremmo costruire la nuova nel più
breve tempo possibile e speriamo anche nel vostro aiuto. Nella
trattandosi di un tumore. I saveriani stanno raccogliendo la
documentazione medica”.
La notizia viene comunicata
ai lettori in “Parabole”, l’inserto di questo numero. Intanto,
in Vaticano si sta esaminando
l’altro presunto miracolo avvenuto in Brasile; se approvato,
dovrebbe portare alla canonizzazione del Conforti.
■
CONFORTI E SAVERIO AL CCU
Nella città di San Juán del Río,
in Messico, i saveriani gestiscono il “Colegio Centro Union”
(CCU), una grande scuola media e superiore fondata dal
compianto p. Scremin circa 40
anni fa. La scuola è frequentata
anche da una sessantina di giovani messicani che aspirano a
diventare missionari. Qui lavora anche p. Paolo Zurlo, che ha
avuto la bella idea di colloca-
foto, potete vedere il modellino.
Noi abbiamo una convinzione:
ci sentiamo missionari, inviati
dal Signore in questa terra per
annunciare il vangelo di Cristo.
Perciò non siamo soli. È con noi
il Signore che ci assicura la presenza del suo Spirito. Siamo con
voi, che ci aiutate con le preghiere e il sostegno. Da questa terra
di missione vi inviamo i nostri
saluti fraterni e la nostra riconoscente benedizione.
■
re ai due lati della facciata dell’istituto scolastico le statue in
bronzo di san Francesco Saverio
e del beato Guido Conforti.
I giovani studenti si sentiranno ispirati a seguire gli esempi e gli insegnamenti dei due
grandi missionari. Nella foto,
padre Zurlo accanto al Conforti. Dopo i lavori di messa in posa, le statue sono state benedette dal vescovo il 9 maggio,
di fronte a migliaia di studenti
e genitori.
■
40 ANNI DI
CEM MONDIALITà
Cem Mondialità, l’unica rivista italiana interamente dedicata all’educazione interculturale,
ideata e sostenuta dai missionari saveriani, ha compiuto quarant’anni. Sabato 12 maggio a
Brescia hanno festeggiato la ricorrenza numerosi amici e collaboratori. Il compleanno è stata
l’occasione di bilanci e di prospettive per il futuro. Erano
presenti il superiore generale
p. Rino Benzoni e il superiore
per l’Italia p. Carlo Pozzobon,
a testimonianza dell’impegno
che la famiglia saveriana riserva ai temi dell’educazione, dell’intercultura e della mondialità. Anche p. Domenico Milani, direttore del Cem dal 1986
al 1998, era accanto all’attuale direttore prof. Brunetto Salvarani e al con-direttore prof.
Antonio Nanni.
È stata allestita una mostra
con le migliori “copertine”
della rivista, disegnate da Silvio Boselli. Lo spettacolo di
danze popolari de “il Salterio” ha fatto il pieno; ma è
stato il buffet etnico con cibi
d’Africa a fare il pienone. ■
3
2007 GIUGNO
IN SIERRA LEONE, IL VOLTO AFRICANO DI CRISTO
DIARIO DEL SINODO
UNA PICCOLA CHIESA SI IMPEGNA
Per rIsorgere dalle macerie della guerra
p. LUIGI BRIONI, sx
L
a diocesi di Makeni ha celebrato il suo primo sinodo
nelle due sessioni di maggio e novembre 2006. Non era
mai capitato di celebrare un sinodo nella piccola chiesa cattolica della Sierra Leone, che non conta più del 2 per cento
della popolazione.
Ma alla fine di dieci anni di guerra (1993-2002) è stato
mons. Giorgio Biguzzi, vescovo saveriano di Makeni, a intuire
la necessità di un sinodo diocesano, che coinvolgesse e convogliasse tutte le energie della chiesa locale, per far risorgere la
diocesi dalle macerie e renderla viva e vivificante.
La difficoltà di mettersi in movimento
Desiderare e indire il sinodo è stato facile, ma realizzarlo in
pratica ha incontrato subito difficoltà di strutture, di finanze
e soprattutto di competenze. Per un paio d’anni, il sinodo era
rimasto fermo all’orizzonte, come un’aurora che non voleva
alzarsi. Se ne parlava, ma senza troppa convinzione né impegno. I problemi per la sua convocazione apparivano più grandi
di qualsiasi soluzione.
Poi il piccolo miracolo! Un gruppetto di sacerdoti aveva
preso a cuore l’iniziativa del vescovo e si era messo all’opera
per organizzare il “segretariato sinodale”.
In poco tempo, l’entusiasmo di pochi e la grazia del Signore
si sono allargati a molti. Il clero della diocesi è stato coinvolto,
insieme ai religiosi. Sette commissioni pre-sinodali sono state
formate su sette temi importanti: evangelizzazione, inculturazione, liturgia, famiglia, istruzione, giustizia e pace, governo
e autosufficienza. Le commissioni si sono riunite almeno tre
volte per raccogliere i dati, esaminarli criticamente e quindi
presentare alcune proposte per la stesura di un valido strumento di lavoro.
L’abito sinodale in vivace arancione
Lunedì 22 maggio 2006. La data fissata per la prima sessione del sinodo arriva quasi all’improvviso e coglie il segretariato con mille e una cosa a cui pensare. Mancano le cose
più necessarie e le persone adeguate. Anche i computer e le
fotocopiatrici decidono di non ...cooperare. Ma ormai non si
può più tornare indietro.
Nonostante le difficoltà, i 120 partecipanti arrivano contenti
e puntuali al centro pastorale. Sono sacerdoti e religiosi della
diocesi, due rappresentati da ogni parrocchia e una decina di
membri nominati dal vescovo. Molti vestono l’abito sinodale,
una stoffa arancione con cui sono stati fatti vestiti, camicie
e casule con il motto del sinodo “growing as a local church
- cresca la chiesa locale” e il disegno della Pentecoste, con
Maria al centro. Stanno tutti bene in quell’abito. Danno un
senso di appartenenza alla chiesa diocesana.
Ci raduniamo fuori della cattedrale. Ogni parrocchia ha portato una pietra dalla propria terra. Il vescovo benedice la grande croce sinodale e poi insieme entriamo in chiesa. Iniziamo
il sinodo con la proclamazione ufficiale e il riconoscimento
pubblico di tutti i membri.
Le sessioni - quattro ogni giorno - avvengono al centro pastorale, accanto alla cattedrale. Otto gruppi di lavoro esaminano il documento proposto da ogni commissione e portano
le loro opinioni in assemblea plenaria. Tutti cooperano al bene
del sinodo, anche il nostro 87enne p. Giuseppe Rabito che non
perde neppure una sessione!
Venerdì 26 maggio termina la prima sessione del nostro
sinodo. Come previsto, questa sessione non voleva arrivare
a conclusioni, ma solo analizzare la situazione e individuare
nuovi cammini e impegni di crescita.
150 proposte per crescere insieme
Durante l’estate, che anche in Sierra Leone è tempo di vacanze scolastiche e stagione delle piogge, il sinodo sembrava
essere andato in letargo. Ma a settembre, il segretariato scuote
tutti dal torpore per riprendere l’impegno. Per due mesi, vari
gruppi sinodali si incontrano per definire le proposte da votare
nella prossima assemblea, a metà novembre.
Ancora una volta i problemi di organizzazione, di informazione e di stampa sembrano moltiplicarsi. Ci troviamo martedì
21 novembre, per la seconda sessione. Alla riunione in cattedrale, mons. Biguzzi ricorda a tutti l’impegno della preghiera
per avere anche nella diocesi di Makeni una Pentecoste di
fuoco e di Spirito Santo.
I seguenti tre giorni vengono dedicati all’esame delle proposte che le commissioni sinodali hanno preparato. La discussione - in gruppi e in assemblea plenaria - è vivace e creativa
di nuove idee, enfasi e sfide. Interessante paragonare gli interventi del clero, sempre abbastanza tecnici, con quelli dei laici,
Mons. Biguzzi consegna il “diploma di missione" a p. Giuseppe Rabito,
il più anziano missionario in Sierra Leone.
molto più realistici e terra-terra.
Nato a Villaverla (Vicenza) nel 1919, p. Rabito è a Makeni dal 1954
Finalmente giunge il venerdì pomeriggio del 24 novembre. Sono messe
ai voti tutte le proposte definite dal
segretariato, secondo le indicazioni
delle sette commissioni e i suggerimons. BIGUZZI, sx
menti dell’assemblea. Sono quasi 150
Perché la chiesa di Makeni possa crescere e mostrare il volto africano di Cristo, al sinole proposte che i delegati sinodali vodo diocesano abbiamo fatto alcune scelte prioritarie importanti.
tano, una ad una, con grande serietà e
1. L’evangelizzazione è la priorità assoluta per la chiesa missionaria. Ci sono vari aspetin un clima di gioia ecclesiale. Quasi
ti positivi da valorizzare: la fede viva e la religiosità spontanea della gente; il rispetto per
tutte le proposte ricevono la stragranil valore della vita; la voglia di partecipare e di celebrare; il coinvolgimento dei giovani;
de maggioranza dei voti. Solo quattro
il crescente numero di vocazioni sacerdotali e religiose.
sono rifiutate.
PERCHÉ LA CHIESA CRESCA
Ma esistono una crescente islamizzazione, una cultura non ancora toccata dal vangelo, un’economia a livello di sussistenza, la corruzione e altre piaghe sociali. Perciò dobbiamo lavorare per una evangelizzazione estesa e profonda. Questo comporta l’impegno di formare meglio i sacerdoti, i religiosi e i laici; creare gli strumenti adatti; soprattutto, mettere bene a fuoco i metodi, come il dialogo e i gruppi itineranti di evangelizzazione.
2. L’inculturazione e la liturgia. La gente sente un forte bisogno di preghiera, di culto e di religiosità. La gente cerca la salvezza, intesa come liberazione dalla povertà, dal
peccato e dalle forze del male. Dobbiamo perciò rendere più accessibili la parola di Dio,
la celebrazione della liturgia e dei sacramenti, le devozioni popolari. Dobbiamo valorizzare i segni cristiani nei momenti cruciali della vita: la nascita, i riti di passaggio, il matrimonio, le feste, la malattia, la morte.
3. Il matrimonio cristiano e la famiglia. Nel continente africano, appartenere a una famiglia è essenziale per la vita. Nella famiglia ognuno trova affetto, aiuto e protezione.
Senza la famiglia l’individuo perde la propria identità. È significativo che il sinodo africano del 1994 abbia scelto di descrivere la chiesa in Africa come “famiglia di Dio”.
Alcuni aspetti della famiglia tradizionale africana, tuttavia, non sono conciliabili con
l’ideale della famiglia cristiana. Ad esempio, il modello della poligamia e il concetto maschilista delle relazioni famigliari. Inoltre i cambiamenti economici e sociali hanno reso
fragile anche la struttura famigliare tradizionale, con un numero crescente di separazioni e divorzi. I cattolici chiedono con insistenza aiuto spirituale e formazione, per rendere più saldi il matrimonio e la vita familiare cristiana.
4
Un nuovo invio
per annunciare il vangelo
Al mattino di domenica 26 siamo
ancora tutti in cattedrale, un centinaio
di delegati, per concludere il sinodo
con l’Eucaristia. Siamo lì in preghiera
per ringraziare il Signore di essere stati chiesa sinodale, per averla servita,
amata e aiutata a crescere. Mons. Biguzzi è esuberante di contentezza. Ci
ringrazia, ci impegna, ci congeda con
la sua benedizione. Adesso spetta a lui
- e allo Spirito Santo - prendere tutte
le proposte del sinodo e formulare le
esortazioni e direttive necessarie alla
crescita della diocesi.
Intanto noi partiamo da Makeni per
andare in tutti gli angoli della diocesi e
proclamare insieme il vangelo e la voglia di essere chiesa “con volto africano
di Cristo”.
■
IL VESCOVO
LA CHIESA DI MAKENI DECIDE DI CRESCERE
mons. GIORGIO BIGUZZI, sx
L
a chiesa di Makeni è nata grazie al lavoro di evangelizzazione dei missionari saveriani. L’evangelizzazione nella
zona della capitale della Sierra Leone risale a 400 anni fa. Per una serie di condizionamenti storici, le piccole comunità cristiane degli inizi non durarono. Per i due secoli successivi in Sierra Leone rimasero solamente piccoli gruppi di
cattolici senza assistenza di sacerdoti. La presenza stabile dei missionari riprese nella seconda metà dell’ottocento.
I missionari saveriani giunsero nel 1950 e fu affidata loro l’evangelizzazione della regione settentrionale della Sierra
Leone. Il lavoro dei nostri primi saveriani, guidati da mons. Augusto Azzolini, ha quasi del leggendario. Non si persero
mai di coraggio di fronte alla povertà dei mezzi, alla scarsità del personale, alle difficoltà del clima, delle varie lingue,
culture e tradizioni diverse.
Oggi noi siamo gli eredi di una chiesa numericamente piccola, ma vitale e in crescita. L’azione dello Spirito Santo ha compiuto miracoli attraverso missionari ispirati dal motto del fondatore, il beato Conforti: “caritas Christi urget nos - ci spinge la carità di Cristo”. Dopo una lunga preparazione, l’anno scorso si è realizzato il sogno
di riunire le poche forze della chiesa di Makeni, di cui sono pastore, in un sinodo che ha avuto due sessioni, in
maggio e a novembre. Tra poco saranno pubblicati gli “Atti” e l’esortazione con le conclusioni che ci impegneranno per i prossimi anni in un rinnovato sforzo di evangelizzazione.
Anche i numerosi missionari saveriani, che hanno dato la vita per diffondere il vangelo tra questi popoli e
sono sepolti in questa terra, sono con noi e dal cielo ci incoraggiano a continuare il cammino.
■
IL MISSIONARIO
UNA CHIESA CON LE BASI SOLIDE
Prime impressioni personali p. NATALIO PAGANELLI, sx
Padre Natalio è in Sierra Leone solo dalla fine del 2005,
dopo una lunga esperienza in Messico. Ma spesso le “prime
impressioni” sono quelle giuste.
S
ono in Sierra Leone da poco. Essendo “nuovo”, posso
condividere con voi solo alcune impressioni personali
sul sinodo di questa chiesa. Prima di tutto, per me è stata una
grazia potervi partecipare. Ho avuto modo di entrare in contatto diretto con la realtà viva e reale della chiesa di Makeni, di
conoscere le sue molte ricchezze e anche i suoi limiti. Soprattutto ho avuto modo di conoscere quello che pensano i laici e
i sacerdoti locali, su come si dovrebbe annunciare il vangelo
in questa terra e quale dovrebbe essere oggi il ruolo dei missionari e delle missionarie.
2007 GIUGNO
foto archivio MS / A. Guiotto
L’urgenza di annunciare il vangelo
L’intera assemblea sinodale ha messo l’evangelizzazione al
centro di tutto e verso essa ha fatto convergere tutte le varie
attività. L’annuncio del vangelo ha illuminato tutte le proposte
accolte dai partecipanti. Si è preso anche coscienza che, seppure con mezzi limitati, si può fare molto in questo campo.
Mi permetto di rilevare due aspetti che, a mio giudizio, non
si è riusciti a mettere abbastanza a fuoco. Più volte si è parlato dell’importanza della presenza dei missionari e delle missionarie. Però, mi sembra che l’apprezzamento sia stato più
per la capacità dei missionari nel provvedere economicamente alle varie necessità della chiesa locale, che per l’aiuto che
potrebbero dare nel cercare vie nuove per il primo annuncio
del vangelo, che continua a essere un’urgenza, anzi, è l’urgenza “numero uno”.
In secondo luogo, vale la pena ricordare che nella regione
settentrionale del Paese, che corrisponde alla diocesi di Makeni, i cristiani sono solamente il 2% della popolazione. Mi sembra che sia mancato un po’ di “slancio missionario” nelle proposte fatte. È vero che si è parlato molto del catecumenato,
però non si è parlato di come portare il vangelo in quelle zone
della diocesi che non sono state ancora toccate dal primo annuncio e di come la chiesa di Makeni dovrebbe collaborare,
a partire dalla sua povertà di persone e mezzi, nell’annuncio
del vangelo anche fuori dal suo territorio.
Il ruolo dei missionari nella chiesa locale
In particolare noi saveriani, che siamo stati gli iniziatori di
questa diocesi, siamo tentati di collocarci al centro della vita della chiesa locale. Forse ci sentiamo ancora “troppo” importanti. Questa tentazione viene dal fatto che noi, missionari e missionarie, abbiamo alle spalle un’esperienza di chiesa molto solida e pluri secolare. E c’è anche un altro fatto:
Una casa con fondamenta solide
molti laici e sacerdoti locali,
Ripeto, queste sono solo imquando hanno bisogno di qualpressioni, condizionate dalla
cosa, preferiscono rivolgersi a
poca conoscenza che ho della
noi missionari in cerca di una
storia e della realtà attuale di
risposta.
questa chiesa. Una cosa è cerMi sembra di poter dire che il
ta, noi ultimi arrivati siamo tesinodo abbia rivelato chiaramenstimoni del grande lavoro fatte che la chiesa di Makeni ha già
to da molti missionari in queuna struttura solida, ha laici ben
sta terra benedetta dal Signore.
preparati e coscienti del loro ruoNe vediamo i frutti e soprattutlo, un buon gruppo di sacerdoti
to ci rendiamo conto che quelocali (al momento sono 30), alsta chiesa ha delle solide foncuni dei quali con studi univerdamenta sulle quali si sta cositari in diversi campi della teostruendo un “grande edificio”,
logia. Ci sono tutti gli elementi
una casa nella quale potranno
per far pensare a una buona postrovare dimora tutti coloro che
sibilità di crescita - in quantità e
accolgono Gesù di Nazareth
qualità - della chiesa cattolica
come “la via” che ci conduce
Un gruppo di missionari saveriani, laiche e laici partecipanti al sinodo,
nella regione.
attorno alla statua del primo vescovo di Makeni, mons. Augusto Azzolini
al Padre comune.
■
il bel volto Africano di cristo
Vangelo in profondità, per fertilizzare
mons. GIORGIO BIGUZZI, sx
del terzo millennio cristiano siamo di fronte a
A ll’inizio
un nuovo orizzonte umano ed ecclesiale. I cambiamenti
nella società a livello locale e mondiale, l’evoluzione del pensiero teologico, la comprensione che la chiesa ha di se stessa
e della sua missione, richiedono nuove risposte e nuovi stili
di apostolato.
Noi missionari, nella nostra specificità, siamo sempre meno
protagonisti e sempre più in aiuto. Questo implica una nuova
comprensione e sensibilità, nuovi metodi e stili di presenza e
di collaborazione nella chiesa locale.
Nuove risposte a nuove realtà
Anche in Serra Leone ci troviamo di fronte a un nuovo
mondo, a una nuova nazione e a una nuova chiesa. In particolare, la chiesa di Makeni si è trovata di fronte a tre realtà che
mi hanno interpellato:
- la fine della guerra in Sierra Leone, che ha creato una nuova
situazione sociale;
- la crescita del personale locale in diocesi: per la prima volta i
sacerdoti e gli agenti pastorali locali sono in maggioranza.
- l’invito del Papa a fare nuovi programmi pastorali nuovi per
“andare al largo”;
Il sinodo diocesano è nato come esigenza per dare risposte
a queste nuove realtà. Nel corso dei lavori ci siamo accorti
che il sinodo richiede un impegno personale e comunitario di
altissimo livello. Manchiamo di esperti e di strutture (e perfino di strumenti, come una semplice fotocopiatrice). Abbiamo
lasciato che lo Spirito ci parlasse attraverso l’esperienza viva
delle nostre comunità di fede.
Un primo frutto l’abbiamo già gustato. È stata l’esperienza
di “convenire” e di vivere assieme come discepoli del Maestro: laici e vescovo, sacerdoti e missionari. Il resto è l’inizio
di un cammino che vogliamo continuare, con lo sguardo della
fede fisso su Cristo.
Una crescita continua e armonica
Il tema del nostro sinodo ci dice la meta del nostro cammino: “La chiesa locale cresca e mostri il volto africano di Cristo”. È un impegno ambizioso, ma il verbo “crescere” indica
un impegno continuato nel tempo. Pensiamo a una crescita
armonica di tutti i membri della chiesa, di un corpo radicato
sul territorio, in una cultura e in un popolo che ha la sua storia
e i suoi valori. Dobbiamo permettere al vangelo di “fertilizzare” questa cultura, purificandola da elementi anti-evangelici,
perché risplenda della bellezza del volto africano di Cristo.
La nostra meta e il nostro impegno sono per raggiungere,
come chiesa, la piena maturità della statura di Cristo. Una
meta che non è mai completamente raggiunta, ma che ci dona
l’entusiasmo di impegnarci a costruire un disegno più grande
di noi; a essere artefici, con lo Spirito Santo, di un nuovo volto
di Cristo nel suo corpo che è la chiesa in Sierra Leone.
Gli ambiti del nostro impegno sono delineati dal comando
di Cristo, ripetuto da papa Wojtyla: “andate al largo e gettate
le reti nel profondo”. Questo per me significa un lavoro di
evangelizzazione spaziale e numerico: raggiungere quante più
persone e comunità possibili. Ma significa anche un lavoro
da fare in profondità, per raggiungere la cultura, i valori, la
sensibilità, la storia, il contesto sociale del nostro popolo e
“fertilizzarlo” con i valori di Cristo.
Siamo parte viva della chiesa africana
Non miriamo a fare una versione africanizzata della chiesa
europea, ma a far crescere una chiesa che sia autenticamente
cristiana e autenticamente africana. Per questo è importante formare le persone e gli agenti pastorali, a cominciare dai
sacerdoti. Sono loro che, con l’esperienza della fede vissuta
nelle nostre comunità, porteranno avanti il processo di inculturazione del vangelo. Noi missionari vogliamo solo incoraggiare e indicare la via. Perciò abbiamo aperto a Makeni
un centro formativo per scienze sociali e religiose, il “Fatima
institute”.
Ovviamente non siamo un’isola; non affrontiamo queste
grosse sfide da soli. Siamo parte della chiesa africana a livello continentale. Lavoriamo come cellule vive di un corpo più
grande. Ci sentiamo impegnati a fare localmente tutto ciò che
è possibile fare, pronti a ricevere e a dare.
Questo scambio e confronto avviene anche con la realtà
umana in cui la chiesa vive. Uno degli impegni principali della nostra diocesi è il lavoro per la giustizia, i diritti umani, il
cambiamento delle strutture ingiuste e tutto ciò che porta alla
nascita di una civiltà dell’amore.
Alcuni laici di Makeni con il loro vescovo mons. Biguzzi.
Indossano la maglietta del mondo con il disegno della Pentecoste
e la scritta, “Cresca la chiesa locale”
Su questo fronte, cerchiamo di coinvolgere anche i dirigenti
locali e nazionali, la società civile, gli aderenti ad altre religioni. Offriamo un servizio legale gratuito ai poveri che non
possono permettersi la difesa di un avvocato. A Makeni abbiamo aperto anche una stazione radio, per portare maggiore
sensibilità e consapevolezza tra la nostra gente.
Una chiesa che genera figli e figlie
Il mio sogno di vescovo è essere in mezzo a questo popolo
come uno che serve e veder crescere la chiesa, famiglia di
Dio, che genera nuovi figli e figlie e offre a tutti il Cristo, pane
spezzato per la fame del mondo. La mia fiducia è nell’azione
lenta e paziente di Dio. Il regno di Dio - dice san Marco - è
simile a un campo dove un uomo sparge il seme. Passano
i giorni e il seme spunta e cresce, e lui non sa come. Gradualmente la pianta raggiunge la maturità, finché il raccolto è
pronto (cfr. Marco 4, 26-29).
Il seme è stato posto a dimora. Con la rugiada dello Spirito
crescerà. Questa chiesa continuerà la propria crescita e un giorno sarà madre di una grande famiglia, con Cristo incarnato nel
popolo africano, e tutti canteremo: “Sono nera, ma bella!”.
Una piccola nota finale. Una delle scritte più comuni in Sierra Leone, anche sui mezzi pubblici, è questa: “Jesus is the answer - la risposta è Gesù”. Qualcuno interpreta questa frase in
modo spiritualistico. Per noi cattolici ha un significato molto
concreto: la risposta è il Cristo incarnato nella nostra vicenda
umana; che annuncia il Regno e lava i piedi ai discepoli; che
dà il suo corpo e sangue per la vita di tutti; il Cristo morto e
risorto, vincitore del male.
Veramente la risposta è Cristo. Cristo è il dono più bello che
possiamo e dobbiamo dare all’Africa e all’umanità intera. ■
PERCHé LA SOCIETà CRESCA
mons. BIGUZZI, sx
La chiesa di Makeni non può crescere se, insieme,
non cresce anche la società. Per questo la chiesa vuole
continuare il suo servizio all’umanità, specialmente in
alcuni ambiti ritenuti prioritari dal sinodo.
1. La pastorale scolastica per la formazione della gioventù. Storicamente in Sierra Leone i missionari cattolici sono stati i pionieri nella diffusione dell’istruzione
scolastica a tutti i livelli e nelle zone più impervie della
nazione. I rapporti con le autorità governative per la
scuola sono soddisfacenti. C’è tolleranza religiosa negli ambienti scolastici, ma sta crescendo il numero di
scuole a indirizzo islamico. Noi cattolici non possiamo
essere assenti nell’impegno formativo delle nuove generazioni.
2. Giustizia, pace e diritti umani. È questo un ambito in cui la chiesa sta prendendo sempre maggiore responsabilità, perché il nostro Dio non è estraneo alla
vicenda umana, ma ascolta il grido del suo popolo. Il
sinodo è stato molto sensibile alla dottrina sociale della chiesa e al bisogno di essere lievito, sale e luce. Non
possiamo accettare strutture ingiuste e relegare la salvezza in un futuro al di fuori della storia. Il regno di
Dio inizia qui.
3. L’auto-sostentamento della chiesa locale. L’economia della Sierra Leone è molto debole e tanta gente vive a livello di sussistenza. Lo Stato dipende da donazioni e prestiti esteri per oltre il 50% del bilancio. È commovente vedere la generosità dei cristiani che portano doni in natura - riso, frutta e animali domestici - o
offre un po’ del proprio salario. Ma la chiesa dipende
ancora in gran parte da aiuti esterni. Dobbiamo creare una nuova mentalità perché la chiesa locale si assuma, pur nella povertà, una crescente responsabilità nel
proprio sostentamento. Questo sforzo ci chiede anche
di usare mezzi poveri e impiegare le risorse disponibili
in modo giudizioso.
5
2007 GIUGNO
il m ondo in casa
SUD/NORD NOTIZIE
Povertà, diamo un taglio!
Ancora in bilico
Congo RD: nervi tesi. Dopo
gli scontri di fine marzo a Kinshasa tra l’esercito e le guardie dell’ex-capo ribelle Bemba, che rifiutavano di entrare nell’esercito regolare, le attività sono riprese normalmente. Padre Giuseppe
Dovigo, missionario saveriano a
Bukavu, spiega: “la situazione del
Congo presenta ancora dei punti
interrogativi. Il Paese non dà segnali di un cammino serio”.
Uno dei problemi riguarda
l’istruzione. Gli insegnanti in
alcune zone non sono retribuiti
a sufficienza, o addirittura non
hanno stipendio. I genitori sono
costretti a pagare per i propri figli un “salario personale” di circa 75 centesimi di euro al mese,
una cifra troppo elevata per le famiglie, visto che le entrate medie s’aggirano intorno ai 20 euro mensili.
●
Guinea: nuovo premier. Il
neo premier Kouyaté, scelto dopo un accordo tra sindacati, società civile e il presidente Contè, ha dichiarato: “Affronteremo
le sfide di pace, riconciliazione e
cambiamento che ci attendono.
È necessario che tutti ci rimbocchiamo le maniche velocemente”. Il governo ha deciso che tutti gli accordi minerari saranno ri●
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
visti. Il settore minerario è fondamentale per l’economia della Guinea che possiede due terzi
delle riserve di bauxite del pianeta, oltre a importanti giacimenti
d’oro, diamanti, rame e altri minerali. La cattiva gestione di queste risorse e la corruzione hanno
danneggiato la popolazione.
Dopo la crisi dei mesi scorsi
e la nomina di Kouyaté, anche
la chiesa si sente più sicura e rispettata da tutti. Purtroppo però,
disordini, scontri e proteste non
sembrano ancora finiti e la gente
continua a farne le spese.
● Nepal: governo provvisorio.
Al termine di lunghi colloqui, si
è giunti a un accordo tra le parti per la formazione di un governo ad interim allargato ai maoisti. Questo atto era previsto dall’accordo di pace che ha posto
fine alla decennale guerra civile costata la vita a oltre 13.000
persone. Il nuovo esecutivo avrà
il compito di nominare una commissione elettorale e di seguire
il processo elettorale per un’Assemblea costituente.
● Sudan: embargo violato. Cina
e Russia hanno violato l’embargo di armi imposto dall’Onu, fornendo al governo sudanese mate-
riale bellico utilizzato in Darfur.
Secondo un rapporto di Amnesty
International, le armi sarebbero
poi finite ai miliziani arabi amici del governo, autori di stragi efferate ai danni della popolazione
che abita la regione occidentale
del Paese. Cina, Russia e Sudan
hanno respinto le accuse.
Pechino, che dal Sudan importa petrolio, in risposta alle critiche ha annunciato l’invio di 300
genieri militari come supporto
a una forza militare “ibrida” tra
Onu e Unione africana.
■
Se c'è collaborazione...
Brasile: territori indigeni. Il
presidente Lula ha firmato sei decreti che prevedono la legalizzazione di altrettante terre ancestrali dei popoli indigeni. Per festeggiare, i rappresentanti indigeni si
sono lanciati in danze e canti di
gioia all’interno del palazzo presidenziale. “Non sono gli indigeni
gli intrusi in queste terre, lo siamo
noi”, ha detto Lula. “Continuiamo a soffrire, ci manca l’assistenza sanitaria, l’istruzione. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti i
brasiliani per difendere il polmone dell’Amazzonia, che sarebbe
già stato completamente devastato, se non fosse per gli indigeni”,
●
Anche per il popolo dei kayapò
è arrivato un segno di speranza
ha dichiarato Akyaboró, capo supremo del popolo kayapó.
Nonostante le gravi difficoltà, la popolazione indigena brasiliana è in aumento. Non a caso,
i missionari li chiamano “i popoli risorti”.
Africa: riprende il lavoro.
Congo, Ruanda e Burundi hanno
deciso di rilanciare la Comunità
economica dei paesi dei Grandi
Laghi per “rafforzare la pace e la
stabilità” nella turbolenta regione centrafricana. Creato nel 1976
per facilitare la libera circolazione di beni e persone tra le tre nazioni, questo organismo di coo●
G8, La terra è di tutti
Pubblichiamo una parte della dichiarazione rilasciata dai cardinali e
dai vescovi cattolici, in vista del G8 di giugno 2007, in Germania.
Siamo sconcertati dalla mancanza di progressi da parte dei governi
del G8 per il mantenimento degli impegni fissati due anni fa. Siamo
preoccupati perché senza un’immediata e urgente inversione di rotta
non potranno essere raggiunti gli obiettivi per l’aiuto allo sviluppo.
Molti governi sono ancora molto indietro rispetto alle scadenze fissate.
Solo un’urgente iniezione di risorse e un rinnovamento degli impegni,
da parte dei donatori e dei beneficiari, può farli recuperare.
Vediamo opulenza e ricchezza materiale insieme a povertà estrema.
Mentre il numero dei miliardari cresce velocemente, in alcune parti del
mondo il numero di persone che vive in condizioni di povertà estrema
rimane altissimo. Ricordiamo anche l’enorme differenza tra le risorse
destinate alle spese militari che hanno raggiunto gli 824 miliardi di dollari nel 2006 a fronte di un ammontare totale per gli aiuti allo sviluppo
di 75 miliardi di dollari.
Se la crescita non è moderata da scelte politiche ispirate a chiari valori etici, ci troveremo dinanzi un mondo sempre più polarizzato, in cui
l’umanità è divisa in “vincenti” e “perdenti”. La nostra idea ci porta a
richiedere un modello di crescita economica e di globalizzazione che
incorpori i valori di solidarietà, del mutuo rispetto e sostegno reciproco.
Quali leader cristiani crediamo che “Dio ha destinato la terra e tutto
quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e
pertanto i beni creati debbono essere partecipati equamente a tutti,
secondo la regola della giustizia, inseparabile dalla carità”.
Facciamo appello ai governi del G8 affinché si assumano le loro responsabilità e adottino le necessarie scelte politiche non solo per raggiungere la crescita economica, ma per uno sviluppo integrale dell’uomo nella solidarietà universale.
Voci da ascoltare
● G8:
Nigeria: il Delta e non solo.
“Quando qualcuno parla di Delta del Niger a uno straniero viene subito in mente la questione
degli ostaggi e dei sequestri dei
dipendenti delle multinazionali che lavorano nel petrolio. Per
noi nigeriani è diverso, il Delta
del Niger è un esempio del malgoverno di cui è ostaggio tutto il paese”. Lo ha detto mons.
Onaiyekan di Abuja, in Nigeria.
Il Delta del Niger produce gran
parte della ricchezza nazionale,
grazie alle riserve di petrolio, ma
è la zona più arretrata del paese. Mancano strade, elettricità,
acqua, scuole, ospedali e infrastrutture. È un immenso territorio gestito da multinazionali del
greggio.
Anche le irregolarità e le violenze delle elezioni sono, secondo l’arcivescovo di Abuja, sintomi di una situazione di malgo●
6
La delegazione di cardinali e vescovi a Roma
verno di cui è responsabile un
numero ristretto di persone che
continua a utilizzare a titolo personale le ricchezze del Paese. ■
chiesa cattolica in Azerbaigian,
Paese con 8 milioni di abitanti, il
95% dei quali è musulmano.
Pakistan: a morte chi lascia
l'islam. È allo studio del parlamento pakistano una legge contro l’apostasia. Chi abbandona
l’islam per un’altra religione può
rischiare la condanna a morte, se
uomo, o l’ergastolo “fino al pentimento”, se donna. Il “crimine”
sarebbe punibile anche se è testimoniato da due persone adulte
(la testimonianza dei non musulmani non è sempre valida). Per
legge, inoltre, chi è riconosciuto
colpevole di apostasia perderebbe i diritti di proprietà e la tutela
legale dei figli.
L’arcivescovo di Lahore, mons.
Saldanha, ha dichiarato: “La situazione è molto triste. Noi chiedia●
Vittorie e sconfitte
Azerbaigian: nuova chiesa
a Baku. I fedeli azeri hanno finalmente una nuova chiesa. Con
grande emozione e una commossa preghiera, la piccola comunità cattolica dell’Azerbaigian ha partecipato alla cerimonia di consacrazione della nuova
chiesa dedicata all’Immacolata
Concezione, nella capitale azera Baku. La celebrazione è stata
presieduta dal nunzio apostolico,
mons. Claudio Guggerotti.
La chiesa dell’Immacolata Concezione, progettata dall’architetto
italiano Paolo Ruggero, è l’unica
●
Invitiamo i nostri lettori, dotati di
computer e internet, a consultare la
MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero e, in particolare, al mondo missionario. Ogni giorno, MISNA riporta notizie di quelle parti del pianeta
troppo spesso dimenticate dal resto dei mezzi di comunicazione.
Metti il sito tra i tuoi “preferiti”: www.misna.org
Costa d'Avorio: rifiuti tossici eliminati. Le prime tonnellate
di rifiuti tossici che, riversati lo
scorso agosto nella capitale Abidjan dalla multinazionale europea “Trafigura Ltd” avevano provocato 15 vittime e migliaia di
intossicati, sono giunte ad Isère
in Francia. Qui saranno incenerite entro la fine dell’anno dalla società Tredi a una temperatura di 1100 gradi, in grado di “distruggere le molecole e renderle
inoffensive”. I “residui” verranno in seguito sepolti in un sito riservato allo smaltimento di rifiuti pericolosi.
■
●
MESSAGGI DALLE CHIESE
MISSIONI NOTIZIE
i cardinali in tour. Il CIDSE (rete delle agenzie di sviluppo cattoliche di Europa e
nord America) ha organizzato un
tour di cardinali e vescovi, nell’ambito della campagna “Fai
funzionare l’aiuto”. Lo scopo
era far pressione sui capi di Stato e di governo del G8 in Germania per il rispetto degli impegni assunti nella lotta alla povertà. I cardinali e vescovi della delegazione provenivano da Africa,
America, Asia ed Europa. In Italia sono stati ricevuti dal Papa e
hanno incontrato Prodi.
L’Italia è tuttora il “fanalino
di coda” occidentale nel rispetto
degli obiettivi del millennio.
perazione economica si era bloccato nel 1994 a causa dei conflitti regionali. “È tempo di costruire un futuro migliore per le
nostre popolazioni”, ha detto il
ministro degli esteri congolese.
Il programma di rilancio prevede
un segretariato esecutivo ad interim e un fondo di 716.000 euro,
finanziato dall’Unione europea e
dal Belgio.
I tre governi hanno concordato
anche azioni militari congiunte
contro i gruppi armati attivi nella regione.
mo per il Paese libertà di espressione, religione e coscienza; questa legge va contro il principio
della libertà di scelta; preghiamo
perché non sia approvata”.
■
Una storia speciale
Gino Suardi: missionario
laico. Sono passati 15 anni dalla
morte del missionario laico Gino Suardi, ma a Genova il ricordo è ancora vivo. Timido e riservato, Gino lavora nei grandi cantieri edili dove impara molto bene il suo mestiere. Alla fine degli anni ’60, decide di mettersi in
proprio come imprenditore edile.
Però, passa le serate, e anche le
notti, in ospedale, o al domicilio
di persone inferme, come volontario. I suoi occhi piccoli e penetranti sprigionavano una straor●
dinaria dolcezza. Negli anni
’70 nella sua parrocchia nasce il
gruppo missionario che collabora
con le suore Benedettine operanti a Kabulantwa, in Burundi. Gino è il primo a partire. Dice alla
mamma che sarebbe rimasto un
mese, in realtà si ferma per quasi
17 anni. Si butta nei lavori di costruzione e grazie a lui si realizzano molti edifici. Il suo capolavoro resta la cattedrale di Gitega.
Iniziata da un architetto su calcoli errati, i muri crollarono. Gino riprende in mano il progetto e
porta a termine l’opera che può
contenere 5.000 fedeli.
“Aiutare gratuitamente e senza
perdere tempo era il suo modo di
tradurre in pratica l’amore a Dio e
al prossimo”, scriveva mons. Sambi, in quegli anni Nunzio apostolico a Bujumbura.
■
2007 GIUGNO
DIA LO G O E SO LIDARIETÀ
I MISSIONARI SCRIVONO
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
Il ritiro annuale dei saveriani e delle saveriane in Amazzonia
ESTATE MISSIONARIA DEI GIOVANI
Cari amici,
questo mese non ho spazio per farvi il regalo delle “lettere al direttore”, anche se ne sono arrivate tante, come al solito.
In questo spazio, invece, pubblichiamo il “bilancio di esercizio” per
il 2006. Lo richiede la legge, una volta l’anno, e obbediamo. Il “bilancio” non riguarda solo il nostro modesto mensile, ma l’amministrazione complessiva dello CSAM, con le sue varie attività: “Missione oggi”, “Cem Mondialità”, “Videomission”, “Libreria dei popoli”.
Anche lo spazio dedicato alle lettere dei missionari è ridotto. Ci
interessa, infatti, dare alla famiglie e ai giovani le informazioni sui
“campi estivi”. Sono iniziative molto interessanti e utili, per trascorrere un’estate divertente e impegnativa insieme ai missionari. Vi prego di leggere con attenzione le nostre proposte e di incoraggiare i giovani a partecipare. Garantisco che ne vale
davvero la pena!
p. Marcello, sx
IL BILANCIO
Il mese di maggio ci ha portato una
gioia speciale. Saveriani e saveriane dell’Amazzonia ci siamo ritrovati insieme
a Laranjal di Abaetetuba, per una settimana di ritiro spirituale,
in preghiera e meditazione. Ad aiutarci e
guidarci è stato niente meno che p. Savio Corinaldesi. Abbiamo meditato sul comportamento di Gesù nei
vangeli, sempre visto nella luce missionaria. Padre Savio non si stanca mai. Oltre al giorno, anche alla
sera ci ha convocati per approfondire i vari aspetti. Ho cercato di disporre il nostro spirito a imitare sempre Gesù e il suo modo di trattare le persone. Non ci ha risparmiato neppure le critiche al tempio, ai sacerdoti e ai farisei, applicandole ai nostri comportamenti di oggi.
La presenza delle saveriane è stata preziosa, sia per noi che per loro. Abbiamo tutti collaborato con
molta fraternità e ci siamo arricchiti a vicenda. Ho anche fatto una foto di gruppo. Non è speciale, perché ero con le batterie scariche... Mando a tutti un caro saluto e un invito: dite un rosario per noi missionari. Grazie.
p. Marcello Zurlo, sx
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
C.S.A.M. R.I. 50127 - Bilancio d’esercizio
al 31.12.2006 in forma abbr. ex art. 2435 bis C.C.
STATO PATRIMONIALE
ATTIVO
A) CREDITI V/SOCI PER VERSAMENTI ANCORA DOVUTI:
I. non richiamati
II. richiamati
TOTALE A)
B) IMMOBILIZZAZIONI:
I. immobilizzazioni immateriali
meno fondi di ammortamento
immobilizzazioni immateriali nette
II. immobilizzazioni materiali
meno fondi di ammortamento
immobilizzazioni materiali nette
III. immobilizzazioni finanziarie
TOTALE B)
C) ATTIVO CIRCOLANTE:
I. rimanenze
II. crediti
di cui esigibili oltre l’esercizio successivo
III. attività finanz che non costituiscono immobilizzazioni
IV. disponibilità liquide
TOTALE C)
D) RATEI E RISCONTI ATTIVI
TOTALE PATRIMONIALE ATTIVO
PASSIVO
A) PATRIMONIO NETTO:
I. capitale sociale
II. riserve da sovrapprezzo azioni
III. riserve da rivalutazione
IV. riserva legale
VIII. utili (perdite) portate a nuovo
IX: utile (perdita) dell’esercizio
TOTALE A)
B) FONDI PER RISCHI ED ONERI
C) TFR LAVORO SUBORDINATO
D) DEBITI
di cui esigibili oltre l’esercizio successivo
E) RATEI E RISCONTI PASSIVI
TOTALE PATRIMONIALE PASSIVO
CONTO ECONOMICO
A) VALORE DELLA PRODUZIONE:
1. RICAVI DELLE VENDITE E DELLE PRESTAZIONI
2. VARIAZ. RIM. PRODOTTI IN CORSO DI LAV., SEMIL., FINITI
3. VARIAZIONE DEI LAVORI IN CORSO SU ORDINAZIONE
4. INCREMENTI DI IMMOBILIZZAZIONI PER LAVORI INTERNI
5. ALTRI RICAVI E PROVENTI
di cui contributi in c/esercizio
TOTALE A)
B) COSTI DELLA PRODUZIONE:
6. PER MATERIE PRIME, SUSSIDIARIE, CONSUMO, MERCI
7. PER SERVIZI
8. PER GODIMENTO BENI DI TERZI
9. PER IL PERSONALE
9a) stipendi
9b) oneri sociali
9c) trattamento di fine rapporto
9d) trattamento di quiescenza
9e) altri costi
10. AMMORTAMENTI E SVALUTAZIONI
10a) ammortamento immobilizz. immateriali
10b) ammortamento immobilizz. materiali
10c) altre svalutazioni delle immobilizzazioni
esercizio 2006
esercizio 2005
-
0
33.167
22.129
11.038
738.205
689.112
49.093
5.165
65.296
33.167
16.600
16.567
734.445
661.854
72.591
5.165
94.322
373.298
434.389
-
402.022
457.970
100.309
960.301
1.149
1.055.772
31.12.2005
243.876
1.051.563
1.162
1.118.021
31.12.2006
300
449.966
33.776
484.042
58.690
90.561
475.354
197.595
9.374
1.118.021
esercizio 2006
1.342.518
373.298
263.722
1.979.538
428.147
624.586
382.726
310.260
50.130
16.365
5.971
33.932
5.527
28.406
10d) svalutaz. crediti compresi nell’attivo circol.e disp. liquide
11. VARIAZ. RIMAN. MAT. PRIME, SUSS., CONSUMO E MERCI
12. ACCANTONAMENTI PER RISCHI
13. ALTRI ACCANTONAMENTI
14. ONERI DIVERSI DI GESTIONE
TOTALE B)
DIFFERENZA TRA VALORE E COSTI DELLA PRODUZIONE (A-B)
C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI:
15. PROVENTI DA PARTECIPAZIONI
16. ALTRI PROVENTI FINANZIARI
16a) da crediti immobilizzati
16b) da titoli immobilizzati
16c) da titoli iscritti nell’attivo circolante
16d) proventi finanziari diversi dai precedenti
17. INTERESSI PASSIVI E ALTRI ONERI FINANZIARI
TOTALE C) (15+16-17)
E) PROVENTI ED ONERI STRAORDINARI:
20. PROVENTI
21. ONERI
TOTALE E) (20-21)
RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE (A-B+/-C+/-D+/-E)
22. IMPOSTE SUL REDDITO DELL’ESERCIZIO
23. RISULTATO DELL’ESERCIZIO
23. UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO
402.022
25.567
2.448
1.899.429
80.109
325
524.802
-74.836
450.291
33.124
91.515
471.442
47.795
9.400
1.055.772
esercizio 2005
1.336.886
145.297
1.482.183
574.398
621.471
353.565
290.815
45.293
17.457
39.941
2.767
37.174
-67.351
19.675
1.541.698
-59.515
952
2.576
(1.624)
938
938
2.258
-1.320
1.182
2.777
-1595
76.890
43.114
33.776
33.776
0
-60.836
14.000
-74.836
-74.836
952
CAMPI SAVERIANI PER GIOVANI - ESTATE 2007
MISSIONE IN CORSO
FORMAZIONE E ANIMAZIONE
25 - 31 luglio, Cagliari
per giovani di 18 - 25 anni
24 - 29 luglio, Ravello
per giovani di 18 - 28 anni
informazioni:
[email protected] 340 4914261
[email protected] 0783 72758
informazioni:
[email protected] 334 9718037
[email protected] 328 7234433
IL VOLTO NEL CUORE DELL'ALTRO
ANDATE, ECCO IO VI MANDO...
16 - 22 luglio, Cascina Contina - Rosate (MI)
per giovani di 18 - 28 anni
17 - 23 agosto, S. Maria in Silvis (PU)
per giovani di 18 - 30 anni
informazioni:
[email protected] 0362 630591
[email protected] 02 29406786
informazioni:
[email protected] 340 0501088
[email protected] 02 29406786
[email protected] 071 7107641
settimana di lavoro e servizio in diverse realtà
servizio e formazione tra gli esclusi
giornate di animazione tra abitanti e turisti
campo di spiritualità missionaria
MISSIONE, UNA SINFONIA DI Sì
settimana di formazione cristiana e missionaria
17 - 22 luglio, Salerno
per giovanissimi di 15 - 18 anni
informazioni:
[email protected] 334 9718037
[email protected] 328 7234433
solidarietÀ
BURUNDI: NUOVA MISSIONE A BUGWANA
I missionari saveriani del Burundi hanno lasciato la
parrocchia di Gisanze, già bene avviata, per fondare
la nuova missione di Bugwana, con 42mila abitanti.
Il vescovo ha ufficialmente eretto la parrocchia a settembre 2005, e da allora tre saveriani si sono messi all’opera, per conoscere la gente e avviare l’azione pastorale.
“Sul posto c’è solo una chiesetta vecchia e insufficiente, tre aule scolastiche in pessimo stato e niente
altro. Praticamente, c’è tutto da fare. I cristiani hanno
cominciato a lavorare e a dare il loro piccolo contributo, ma sappiamo che da soli non ce la faremo.
Perciò chiediamo agli amici di “Missionari Saveriani” un contributo per continuare il progetto: la nuova missione a Bugwana”.
Queste sono le priorità, con un preventivo dei costi
complessivi di euro 30.000, così distribuiti:
• per la chiesa parrocchiale: 20.000 euro
• per il centro di pastorale: 5.000 euro
• per la scuola agricola e artigianale: 5.000 euro
p. Ghiotto (Vicenza),
p. Maestrini (Brescia),
p. Rubén (Messico)
Grazie per la
vostra solidarietà missionaria.
piccoli progetti
4/2007 - BURUNDI
Nuova missione a Bugwana
Nella nuova missione assegnata ai saveriani
in Burundi, c’è tutto da fare. I cristiani fanno
il possibile, ma da soli non ce la fanno a costruire la chiesa, il centro pastorale e la scuola agricola. Chiedono il nostro sostegno di
30.000,00 euro, per realizzare un sogno.
• Responsabili del progetto sono i saveriani p. Ghiotto (VI), p. Maestrini (BS) e p. Rubén (Messico).
• ••
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
oppure bonifico bancario su C/c 000072443526
Cari Parma e Piacenza, Agenzia 6
abi 06230 cab 12706
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
Buona estate a tutti voi!
2007 GIUGNO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Il mondo in casa saveriana
Il gruppo Cem di Alzano Lombardo
L
a casa dei saveriani di Alzano ha la porta aperta per
chi vuole “fare del mondo una
sola famiglia”. È stato uno degli
obiettivi nell’esperienza di fede del nostro fondatore, il beato Guido Conforti. Per realizzare questo obiettivo è necessario
aprirsi agli altri, incontrarsi con
gli altri, conoscerli e farsi conoscere, e soprattutto lavorare insieme rispettandosi, per creare una comunità umana fondata
sulla reciproca accettazione.
Per noi missionari tutto ciò fa
parte del nostro dna: accogliere
altre culture, conoscere e apprezzarle, senza cadere nel paternali-
p. LEONARDO RAFFAINI, sx
smo, pensando che tutto sia buono e bello...
Stessi ideali, con passione
Ogni cultura porta in sé i semi dello Spirito, ma anche i semi del male. Perciò è importante
collaborare e fare la strada insieme. Da questa convinzione, 60
Relatori e partecipanti al primo convegno Cem che si è tenuto ad Alzano lo scorso anno
Chi prenderà il suo posto?
Siamo in attesa di risposte
giorno, mentre prepaL' altro
ravo un incontro vocazio-
nale, ho ricevuto una bella lettera da Anna Mosconi, una sorella saveriana nativa di Alzano Lombardo. Mi ringraziava
per la mia presenza al funerale
di suor Lia Ferraris, missionaria
saveriana scomparsa alla fine di
marzo, notizia che avete già letto sul numero di maggio. Nella
lettera, mi ha colpito il racconto
della loro vocazione e lo voglio
condividere con voi.
8
Come una scintilla...
“Ecco come si sono svolte
le nostre vocazioni… Il 25 luglio 1956, affonda la nave Andrea Doria, evento riportato su
tutti i giornali. Io lessi l’articolo
sulla rivista “Crociata Missionaria” che Lia e io, zelatrici missionarie, distribuivamo alle famiglie che erano abbonate. L’articolo riportava che tra le vittime
c’erano due missionarie di Maria (saveriane) e terminava con
questa domanda: chi prenderà il
loro posto?
Mi domandai chi fossero le
missionarie di Maria (tra parentesi, saveriane)… Certamente i
saveriani le conosceranno. Detto e fatto, noi zelatrici andammo
dai missionari saveriani a chiedere informazioni. Loro, più tar-
di, ci portarono in gita a Parma
per farci conoscere le missionarie di Maria...”.
Quella frase fu la scintilla dello Spirito che fece nascere, nelle
due giovani di Alzano, il fuoco
della missione. La stessa frase
di quel lontano 1956, Anna la ripete oggi, chiedendosi chi prenderà il posto lasciato vuoto dalla
sorella Lia nel portare il messaggio di Cristo al mondo.
Continuiamo a pregare
L’evangelizzazione, anche oggi come allora, è per la chiesa una
Ti ricordi, ogni giorno, di pregare
per le vocazioni missionarie?
p. LEONARDO, sx
priorità e una necessità. Quindi
quello che suor Anna scrive alla fine della sua lettera, deve diventare per ogni cristiano un fatto quotidiano: “non ci dobbiamo
stancare di pregare il Padrone della messe perché mandi operai per
la sua messe”. Ma noi preghiamo
per questo? O nella nostra preghiera c’è posto per molte altre
richieste, ma questa non c’è?
Tornando al punto di partenza, mi domando: cosa dirò a quei
giovani che incontrerò? Riuscirò a far scattare quella scintilla?
Ci sono ancora giovani che si lasciano “bruciare” dal fuoco della
missione? Il partire, lasciare tutto, come Gesù chiedeva 2000 anni fa, è realizzabile anche oggi,
agli inizi del terzo millennio?
Onestamente, bisogna ammetterlo, qualcuno dice che a Bergamo e in nord Italia ormai non
c’è più speranza. Eppure, noi
missionari siamo convinti che è
ancora possibile; altrimenti non
saremmo qui, a percorrere le
strade di questa nostra terra. Per
fortuna nessuno può imbrigliare
lo Spirito, che soffia dove vuole e può far nascere la vocazione anche dalla lettura di una notizia di giornale, come nel lontano 1956.
Noi intanto, insieme a tutti
voi, continuiamo a pregare. ■
anni fa nella nostra famiglia saveriana è nato il Centro di Educazione alla Mondialità, meglio
conosciuto come “Cem”. Ancora oggi il movimento Cem è uno
strumento offerto alla scuola e ai
docenti per promuovere un’educazione nuova, aperta al mondo.
Questa intuizione, che nel tempo si è ramificata e sviluppata, ha
trovato anche nella comunità di
Alzano il terreno idoneo per la
nascita di un gruppo. Il gruppo
Cem di Alzano Lombardo ha preso vita tre anni fa. È formato da
docenti che, riconoscendosi nei
contenuti del movimento, desiderano radicare e diffondere i suoi
valori nel territorio, rivolgendosi
particolarmente al mondo educativo e della scuola. Nel gruppo ci
sono persone che appartengono a
culture e religioni diverse, con varie qualifiche professionali, unite
dalla comune passione per i temi
dell’interculturalità.
Quattro incontri letterari
Questo piccolo lievito sta cercando di sensibilizzare il nostro
territorio all’apertura e alla conoscenza delle culture diverse
dalla nostra. A maggio dell’anno scorso abbiamo realizzato il
primo Convegno, tenutosi nella
casa dei saveriani, con la partecipazione di 75 persone e la presenza del prof. Antonio Nanni
come relatore. Il tema riguardava la presenza dell’interculturalità nei progetti formativi delle
scuole. Da questa esperienza ben
riuscita, il gruppo Cem ha preso
slancio e tra il 2006 e il 2007 ha
realizzato quattro incontri serali
sulla letteratura mondiale.
Lo scopo era quello di far avvicinare noi italiani alle letterature delle persone che negli ultimi anni sono venute a vivere con
noi. In novembre, abbiamo accolto un esperto di letteratura araba;
in dicembre, un esponente della
letteratura latino americana; in
febbraio, un senegalese che ci ha
spiegato la letteratura dell’Africa
nera; in aprile, una traduttrice che
ci ha fatto entrare nel mondo della letteratura cinese.
Un buon allenamento
Come coronamento di quest’anno di attività, il 19 maggio
scorso, il gruppo Cem di Alzano
Lombardo ha organizzato il secondo convegno sul tema, “Mondi educativi a confronto, alla ricerca di valori da condividere”.
Per l’occasione è stata invitata la
relatrice Rita Vittori, laureata in
filosofia e docente a Torino, dove si occupa di progetti di integrazione dei minori stranieri.
Tutto questo è una goccia d’acqua nel mare della problematica
educativa nel nostro paese, che
ormai, con l’arrivo di fratelli e sorelle da altri paesi e continenti, si
deve aprire al mondo. Ma anche
una goccia è vita per chi la riceve.
Essere missionario significa anche
questo. Per me, che sono in Italia
in attesa di ripartire per la missione, è un modo efficace per mantenermi in allenamento, in modo da
essere sempre pronto all’incontro
con i fratelli. Hanno la pelle di colore diverso, lingua e cultura differenti dalla mia, ma sono sempre
fratelli miei.
■
“ROCCIA DEL MIO CUORE è DIO”
Un libro sulla mamma di mons. Ginami
Volentieri pubblichiamo questa
lettera di mons. Ginami, nipote di p.
Luigi Zucchinelli, che chiede il favore
di diffondere il suo libro. Il cardinale
Martini scrive: “Tu hai davvero accumulato tesori di fede nel tuo libretto,
ricordando le cose che tua madre ti
ha detto e scritto in questi anni. Le
riflessioni sul tema della prova sono
utili per comprendere l’esperienza
della mamma e la nostra personale,
quando attraversa la prova”.
Mia mamma Santina Zucchinelli,
sorella di p. Luigi, nel 2005 ha attraversato una lunga e dolorosa prova,
rimanendo in terapia intensiva per
109 giorni. La drammatica esperienza è stata raccolta in un libretto dal
titolo, Roccia del mio cuore è Dio, che ha avuto la fortuna di giungere alla terza edizione. Quanto è raccolto è devoluto in beneficenza.
Abbiamo fatto una donazione all’ospedale di Bergamo; aiutato una
struttura di fisioterapia e trasporto di persone disabili; finanziato due
borse di studio per medici del terzo mondo e tre missioni umanitarie
di cardiochirurgia in paesi poveri... Quanto raccoglieremo con la terza
edizione, andrà per un appartamento a Gerusalemme, a disposizione
di sacerdoti che vogliono studiare, pregare, riflettere...
Chiedo una mano per diffondere il libro tra i lettori di “Missionari
Saveriani”. Grazie. Con stima,
don Luigi Ginami
Il libro di don Ginami (160 pagine, € 10), può essere richiesto all’autore
(E-mail:
[email protected])
o ai
di Alzano,
Crocifisso
del beato
Conforti, venerato
nelMissionari
santuario deiSaveriani
missionari saveriani
a Parma;
fin da
bambino,
il beato
soffermava
tel.
035
513343,
fax si035
511210a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!”
2007 GIUGNO
BRESCIA
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Racconti, preghiere e... magie
Festa in famiglia con i saveriani di Brescia
quest’anno, la mattiA nche
na del 15 aprile, prima do-
menica dopo la Pasqua, i missionari saveriani e i loro familiari si
sono ritrovati per qualche ora di
festa. La chiesa di San Cristo si
è presto riempita per ascoltare le
testimonianze di due graditi ospiti: padre Gianni Abeni (della Noce, Brescia), missionario in Ciad,
e p. Battista Barbeno (di Travagliato), missionario in Camerun,
la cui intervista è stata pubblicata
su questa pagina il mese
scorso.
La voce
del nuovo Ciad
Padre Abeni ha
ricordato i suoi inizi
come missionario
in Burundi.
Con lui alP. Gianni Abeni
è ripartito
per il Ciad
il 15 maggio:
ringrazia tutti
per l’amicizia
e la solidarietà
lora c’erano altri due saveriani
bresciani: p. Giambattista Maestrini e p. Pierino Zoni. Poi, ha
parlato della sua attuale esperienza in Ciad, come direttore di
radio Terre Nouvelle. La radio
copre un raggio di 450 chilometri, vi lavorano 12 giornalisti e
trasmette in 8 lingue.
“La radio è uno strumento
molto utile, anche se lavoriamo
in un contesto difficile: aiuta la
gente con programmi che puntano all’informazione, alla consapevolezza e allo sviluppo. Per
la radio spendiamo ogni anno
100mila euro. I costi sono alti,
anche perché non c’è elettricità
e dobbiamo procurarla con i generatori. Gli strumenti sono delicati e deteriorano per il clima e
la polvere”.
Padre Gianni ha spiegato cosa significa per lui la missione:
“Se pensassimo alla nostra sicurezza, non ci muoveremmo
più. La gente ha fiducia in noi,
per fare qualcosa di nuovo e di
bello... Dopo un po’ di tempo la
gente diventa la nostra famiglia
p. MARCELLO STORGATO, sx
psicologica. Quelli sono i nostri
figli, fratelli e sorelle. Non vogliamo fare gli eroi, ma la gioia
della gente è la nostra forza per
andare avanti”.
La tromba dello Spirito
Anche p. Battista Barbeno
ha parlato della sua esperienza
missionaria in Camerun, dove
- a differenza del vicino Ciad
- la radio cattolica è vietata. “Il
mio compito è quello di andare
in giro per animare i giovani e
le comunità. Faccio spesso prediche e conferenze. Nessuno mi
controlla. Sono come una radioambulante, la tromba dello Spirito Santo”.
Padre Battista ha anche detto
che il Camerun è un’isola di pace in un deserto di guerre e malattie. Purtroppo a Bafoussam
c’è la piaga del turismo sessuale.
“Abbiamo un gruppo di giovani
che, come buoni samaritani,
ogni venerdì e sabato sera vanno
a togliere dalle strade i bambini
e le bambine. Spesso sono le famiglie a mandare i figli a prosti-
Quel sardo molto... british
Così ricordo il nostro padre Ivaldo
I
l 5 aprile, giovedì santo,
nell’ospedale di Makeni,
in Sierra Leone, è morto per grave infezione virale p. Ivaldo Casula. Aveva 63 anni. Dal 2000 al
2004 era stato direttore del movimento CEM, a Brescia. Ecco
un mio ricordo.
Quando sono entrato nella famiglia dei saveriani di Brescia a
fine estate del 2003, vedendo padre Ivaldo ho detto tra me: “ma
allora Babbo Natale esiste... anche fuori stagione!”.
8
Uno stile anglosassone
La sua folta e morbida barba bianca e il suo sorriso sono
state le prime cose che ho notato in lui. Se mi incontrava nei
corridoi dello Csam, mi salutava chiamandomi per nome. Così
mi ha fatto sentire subito a mio
agio, perché non aveva quell’aria
mista di indifferenza, curiosità e
diffidenza che spesso si assume
nel momento in cui una persona sconosciuta entra a far parte
di un nuovo ambiente. Per me,
“matricola” di “Missionari Saveriani”, era come sentirmi a casa.
Quel suo modo garbato di presentarsi a me, mi hanno fatto capire che ero Diego; non solo il
ragazzo che lavora con, a fianco
di, per conto di...
Padre Ivaldo parlava in modo
lento; e questo metteva serenità in
me, abituato a esprimermi in fretta, a mangiare pure qualche parola pur di far presto a trasmettere un concetto. Lo trovavo molto
anglosassone; del resto vent’anni
nel Regno Unito avevano lasciato
in lui qualche vezzo britannico.
In cortile con la sigaretta
Non lavoravamo gomito a gomito, per cui non ho potuto apprezzare virtù e vizi del suo
modo d’agire. Ogni tanto però, quando mi alzavo dalla scri-
DIEGO PIOVANI
vania, lo vedevo passeggiare in
cortile, a prendere una boccata
d’aria, accompagnato dall’inseparabile sigarettina con cui condivideva le sue pause, pardon, i
suoi “break” - come li chiamava
con perfetto accento inglese.
Nei momenti di festa era il primo a intonare un canto d’auguri,
senza urlare o esagerare, sempre
a voce bassa, ma ferma. Durante le cene prima di Natale e Pasqua, girava tra i tavoli facendo
assaggiare a tutti gli invitati il vino della Sardegna. E bastava solo accennargli delle sue origini,
perché il sorriso diventasse ancor più ampio. Se avevo bisogno
di un parere, di un’informazione, era subito disponibile...
Padre Ivaldo era un uomo colto. Me ne sono accorto quando
ho letto qualche suo intervento per il Cem. Dall’altra parte,
faceva della semplicità e della
chiarezza il suo punto di forza.
Mai ho trovato in lui supponenza
o desiderio di dimostrare. Tutto
finiva con quella sigarettina, la
giacca di maglia ben chiusa per
ripararsi dal freddo bresciano e
un giro in cortile, ad ascoltare i
rumori lontani della città.
Arrivederci padre Ivaldo, sorry... goodbye father Ivaldo. ■
tuirsi, per bisogno di soldi!”.
I saveriani, 50 anni a Brescia
La Messa è stata presieduta da
p. Ettore Fasolini, che quest’anno celebra 50 anni di sacerdozio,
come anche p. Santo Festa, di
Comezzano Cizzago, missionario in Congo. Quest’anno anche
la casa saveriana di Brescia celebra 50 anni di vita, aperta da p.
Tiberio Munari e da fratel Dante
Capra nel 1957.
Un pensiero speciale è andato
anche ai saveriani bresciani sparsi per il mondo, una cinquantina
in tutto. Otto di loro sono già
nel Regno dei cieli: p. Narciso Guerini di Ponte Zanano; p.
Giuseppe Gitti di Marcheno; p.
Vittorino Ghirardi di Salò; p.
Italo Gaudenzi di Rodengo; p.
Vittorio Falsina di Castegnato;
fratel Luciano Ghini di Brescia;
p. Lorenzo Scaglia di Bassano;
p. Battista Castignola di Berlingo. Il Signore dia loro la gioia
eterna e, per loro intercessione,
conceda alla famiglia saveriana
nuove vocazioni missionarie.
La festa è proseguita con un
pranzo allegro e fraterno, allietato dai giochi di prestigio di un
“mago” d’eccezione: p. Claudio Mantovani, invitato apposta da Vicenza per l’occasione.
Specialmente i numerosi bambini sono rimasti ammaliati dalle mosse del
“magic father - il padre magico”, che
Il “padre magico” Claudio Mantovani,
delizia dei bambini
faceva apparire e sparire oggetti
a volontà. Ma qualcuno più furbo, dal basso, sembra sia riuscito
a scoprire qualche trucco del mago. E la festa si è fatta ancora più
gioiosa.
■
Padre Ettore Fasolini ha
ricordato i 50 anni di Messa e
i 50 anni dei saveriani a Brescia
MAMMA ESTER DI ESINE
p. MARCELLO, sx
Lunedì 30 aprile è stata chiamata alla vita eterna la signora Ester,
mamma di p. Mario Tognali. Da Esine, ne ha comunicato la notizia padre Mario stesso, che ha assistito la mamma fino all’ultimo. Era tornato dalla missione in Brasile, alla notizia del suo stato precario di salute.
Mamma Ester aveva 91 anni. Il Padre la accolga nel suo amore.
Alla Messa di commiato, attorno a p. Mario e alla famiglia si sono
stretti molti saveriani e sacerdoti della zona. Nella commossa omelia,
padre Mario ha ricordato mamma Ester. «Una sera mi diceva: “Mario,
ho paura di morire”. Le ho detto: “Non avere paura, mamma. Il tuo
cuore è un po’ stanco; ha battuto per 91 anni”. E abbiamo recitato insieme l’Ave Maria. Ma lei ha cambiato le parole, dicendo, “...adesso e
nell’ora della mia morte, amen”. Desideravo passare gli ultimi giorni
accanto alla mamma. Dio mi ha concesso la grazia di sentire fino all’ultimo battito il suo cuore di madre».
Caro p. Mario, hai avuto una mamma che ti ha amato immensamente. Tutti i dieci figli e figlie hanno avuto un posto speciale nel suo cuore. Ma solo per te, mamma Ester ha tenuto un posto fisico - una stanza
- tutta e solo per te. Ogni giorno cambiava l’aria, spolverava, metteva i
fiori davanti alla Madonna e intanto pregava per te missionario.
Ricorda quelle sue parole: “Ti ho baciato per
lasciarti andare, ma ti ho sempre seguito,
con tanta ansia. Mario, ama tutti quelli
che incontri; l’amore per loro è come l’amore per i
tuoi, è come l’amore
per me”.
Su un poster saveriano è scritto: “Alla fine
della giornata, ciò
che importa è
aver amato”.
Mamma Ester e il figlio missionario p. Mario Tognali, di Esine
2007 GIUGNO
CAGLIARI
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“L'uomo bianco di Dio”
Ricordando p. Ivaldo Casula, di Guasila
stimato p. IvalH odosempre
e ci siamo voluti bene:
questo mi dà il coraggio di parlare. Padre Ivaldo ha tanto desiderato morire in terra di missione,
che ci è riuscito. Ciò dice molto
della sua autentica vocazione e
del suo zelo missionario.
La “passione” per i giovani
Padre Ivaldo si è impegnato
nell’animazione missionaria
e nella formazione di giovani
aspiranti missionari in Scozia, a
Londra e negli Stati Uniti. Si era
preparato laureandosi in psicologia all’università salesiana di
Roma. Dopo un breve periodo
in Sierra Leone, è stato per sei
anni rettore della casa saveriana
di Macomer; poi gli è stata affidata la direzione del “Movimento Cem” a Brescia. Ottenuto il
permesso di ripartire, ha speso
gli ultimi anni in missione, come
educatore degli aspiranti missionari della Sierra Leone e come
collaboratore nella fondazione
della facoltà di scienze religiose
a Makeni.
Poi, la morte, così veloce da
sorprenderci. In cerimonie simili, noi siamo abituati ad avere la bara del defunto davanti ai
nostri occhi. Oggi invece la bara
del defunto è lontana. E allora
lasciamoci prendere dall’immaginazione. Qui siamo riuniti in
preghiera, avvolti da tristezza.
In Sierra Leone, migliaia di persone stanno danzando, non solo
per dare il saluto a p. Ivaldo, ma
anche per ringraziare il Signore
perché ha mandato a loro, da lontano, “l’uomo bianco di Dio”.
Il tempo della speranza
In Sierra Leone, conoscono
Un'estate alla grande
Con i saveriani in Sardegna p. R. SALVADORI, sx
R
ivolgo un invito speciale a voi ragazzi e giovani
che fate con noi un cammino di
formazione missionaria. Non è
una “novità”. Ma certamente è
una bella sfida. Infatti, nel mese di luglio sono in programma
ben quattro campi missionari,
aperti a tutti coloro che vogliono
sognare alla grande... Perchè di
“sogno” si tratta. Sogniamo un
mondo migliore, più bello, più
giusto per tutti.
Mettiamoci in gioco
Con molta semplicità, ma anche con audacia e determinazione, noi missionari proponiamo
esperienze forti e significative.
I campi missionari sono proprio
questo: sono proposte concrete,
dove noi stessi ci “mettiamo in
gioco”, con tutto quello che siamo e abbiamo.
L’esperienza di vivere insieme,
l’amicizia e la voglia di dare un
senso alla nostra vita, il contatto
e il servizio agli anziani, la possibilità di far contenti i bambini,
conoscere e condividere l’esperienza di giovani che hanno
vissuto situazioni drammatiche
e anche qualche giorno di “animazione in spiaggia”, saranno
tutti momenti importanti.
Ci accompagnerà la nostra
fede in Gesù, che verrà alimentata ogni giorno, attraverso momenti di riflessione e preghiera,
p. FILIBERTO CORVINI, sx
tanti “uomini bianchi”, arrivati
per motivi di interesse e di lavoro. Hanno conosciuto “uomini
bianchi” che li hanno sfruttati e
fatti soffrire. Ma riconoscono il
missionario come una persona
diversa, appunto “l’uomo bianco di Dio”. È colui che va non
per sfruttarli, ma per amarli e
per insegnare l’amore di Gesù,
fonte vera di salvezza nella vita
presente e futura.
Con la risurrezione di Gesù, il
tempo del pianto, della sfiducia
nella vita, dello sconforto e della delusione è finito. È iniziato il
tempo della salvezza, della vita
nuova in Cristo Gesù. Il missionario p. Ivaldo, con la sua predicazione e con la sua attività di
animatore, ha contribuito a riempire di gioia pasquale e di speranza la vita di tante persone. Tutte
queste persone oggi sono intorno
alla sua bara, per pregare e ringraziare Dio per la sua disponibilità
ad amarle nel nome di Gesù.
Un nuovo inizio
Padre Ivaldo è crollato nel solco, come un vero missionario.
Aveva tanta voglia di fare; sapeva fare tante cose. Voleva donarsi
fino in fondo per i suoi africani.
Ho parlato di solco per dire che è
sceso, come scende il seme nella
terra di questa generosa Sardegna, perché la sua morte porti
frutti, copiosi e in abbondanza.
Ho la certezza che la morte di
p. Ivaldo segnerà l’inizio di una
nuova speranza per noi missionari in Sardegna. Da sempre, la
morte è anche inizio di vita. La
morte di p. Ivaldo costituisce un
messaggio e una speranza. Padre
Ivaldo lo voleva, e per questo intercederà dal cielo.
■
ascolto della Parola ed Eucaristia. Insomma ci sarà da divertirsi e di sicuro anche da impegnarsi per gli altri, migliorando
noi stessi.
Ce n’è per tutti i gusti
Vi aspetto in tanti e vi chiedo pure un piccolo impegno fin
d’ora: “passa la parola”, proponi
queste esperienze anche a qualche tuo amico e amica. Ecco le
nostre quattro proposte. I primi
tre campi si terranno a Macomer,
l’ultimo a Cagliari; tutti presso i
missionari saveriani.
Spedisci la tua richiesta di partecipazione con nome, cognome,
indirizzo, recapito telefonico, email, data di nascita, classe scolastica, firma di un genitore per
gli under 18 e indicazione del
campo a cui desideri partecipare.
C’è tempo fino al 26 giugno! Il
contributo spese per ogni campo
è di 85 euro.
■
• Per ragazzi: “Missionario... basta solo il biglietto”
- dal 2 all’8 luglio, per ragazzi dai 12 ai 14 anni.
• Per ragazze: “Un tuffo nella vita -” dal 10 al 15
luglio, per ragazze dai 12 ai 14 anni.
• Per giovanissimi: “Camminando per un sogno”
- dal 16 al 22 luglio, per ragazzi e ragazze dai 15 ai
17 anni.
• Per giovani: “Missione in corso” - dal 25 al 31
luglio, per giovani dai 18 ai 28 anni, a Cagliari.
Per informazioni chiedi a:
p. Roberto, via Toscana 9, 08015 Macomer (Nu);
tel. 0785 70120. E-mail: [email protected]
8
Cari amici,
pubblichiamo una parte dell’omelia che p. Filiberto ha tenuto la domenica di Pasqua, nella Messa in ricordo di p. Ivaldo,
celebrata nella chiesa stracolma di Guasila. All’inizio e alla fine
della Messa, su uno schermo è stato proiettato il filmato della
consegna del crocifisso a p. Ivaldo da parte del vescovo di Cagliari mons. Mani. Padre Dino ha proiettato alcune immagini
dalla Sierra Leone.
Anche a Macomer i saveriani hanno celebrato una Messa in
suffragio del missionario, con la partecipazione di oltre 300
persone tra familiari e amici, delegate e giovani, missionari e
sacerdoti. Tanta gente ci è stata vicina. Ringraziamo tutti per
l’affetto fraterno.
p. Pierluigi Felotti, sx
sr. Marlene e sr. Piera, via Vivaldi 6, 09170 Oristano;
tel. 0783 72578. E-mail: [email protected]
La sorella Maria Carmela, i fratelli Giuseppe e Pietro e le cognate, con amici,
sacerdoti e saveriani a Macomer in occasione della Messa di suffragio per p. Ivaldo
CHI PRENDERà IL SUO POSTO?
p. FILIBERTO, sx
È strano ma significativo,
che alcune persone entrando
in chiesa ci abbiano detto: “è
venuto meno il nostro orgoglio, l’orgoglio di Guasila!”.
Poi però hanno sottolineato e
ricordato che quando morì p.
Mirto, ben tre guasilesi si presentarono per diventare missionari: p. Valter Giua, p. Luigi
Caria e p. Ivaldo Casula.
Adesso “l’orgoglio di Guasila” si ridesta per cercare
altri tre missionari, perchè
la chiesa di Guasila è chiesa
missionaria. Don Sandro, comunicando la notizia della
morte di p. Ivaldo ai ragazzi,
ha sentito alcuni di loro che
P. Luigi Caria, a sinistra, e p. Ivaldo Casula,
dicevano di essere disposti a
orgoglio missionario di Guasila
prendere il posto del missionario scomparso. Ce lo auguriamo!
Del resto, anche quando morì p. Serafino Muscas, davanti alla sua
bara, un giovane decise di farsi missionario, ed è stato p. Salvatore
Mellai. E quando morì p. Mario Delrio, una mamma già incinta chiese
in preghiera che il suo futuro bambino diventasse missionario, ed oggi
abbiamo p. Andrea Rossi.
La catena non si deve spezzare, altrimenti le tante persone di Guasila e di tutta la Sardegna, che tanto amano le missioni, perderebbero
un campo missionario a cui pensare e per cui pregare, indirizzando i
loro gesti di genuina solidarietà. Noi preghiamo perché molti giovani
trovino il coraggio di presentarsi: “Eccomi, Signore, manda me!”.
2007 GIUGNO
CREMONA
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Missionario tra l'Oglio e il Po
Tra tanta gente che lavora e crede in Dio
S
ono nato nella bassa mantovana, tra due fiumi che
non hanno nulla da invidiare al
Nilo o al Danubio, al Tamigi o
alla Senna, al Mississippi o al
Rio delle Amazzoni. Si tratta
dell’Oglio e del Po.
Quaggiù in pianura...
Forse la loro storia non è così
famosa e non è scritta da nessuna parte, però la terra fecondata
Padre Sandro, giovane missionario in
Bangladesh: non è mai stato
un... incantatore di serpenti!
dalle loro acque secolari è tra le
più belle, le più verdi e le più
ricche d’Italia. Ciò è possibile
grazie anche al lavoro generoso,
paziente e instancabile di tanti
contadini umili e tenaci.
In mezzo a loro, passo un po’
di tempo ogni anno nel periodo
pasquale. Vado a benedire le abitazioni e soprattutto le persone, i
figli e i nipoti, perchè siano degni
dei loro padri, capaci di imitarne
le virtù e di seguirne gli esempi.
Sono fiero di essere nato da
queste parti, da gente simile a
questa, che ha il carattere forgiato nella fatica onesta e quotidiana, nel rispetto di tutti, nella
solidarietà verso i poveri.
I fuoricasta del Bangladesh
Per alcuni anni sono stato missionario nella terra del Bengala
che allora si chiamava “Pakistan
Orientale” e ora si chiama “Bangladesh”. Mi trovavo tra gente
molto povera e spesso disprezzata
come i fuoricasta, costretta ai lavori più umili e pesanti, sfruttata
da vecchi e nuovi padroni, dalle
caste più nobili e benestanti, e da
poteri politici che spesso incitano
al fanatismo e alla violenza.
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
Per due anni, ho dedicato tutto me stesso alla cura religiosa
di alcuni villaggi cristiani, all’istruzione elementare dei ragazzi e alla promozione umana
degli adulti. Le piccole comunità
avevano una chiesetta, che serviva anche da scuola durante la
settimana. Il catechista era anche
il maestro di scuola, e non solo
l’insegnante della religione e la
guida per il culto cristiano.
I ragazzi migliori venivano
inviati nella cittadina più vicina,
dove c’erano due convitti, uno
per i ragazzi e un altro per le ragazze. I cinque maestri insegnavano tutte le materie a circa duecento alunni, non solo cristiani,
ma anche musulmani e hindu.
Da questi convitti, partivano per
le scuole superiori i giovani dotati di maggiori talenti, capaci di
conquistare un diploma o addirittura una laurea.
L’animazione in Italia
Ero felice del mio lavoro. Avevo
ingrandito la scuola e l’orfanotrofio con un primo piano spazioso,
dotato di cento letti a castello, di
servizi igienici e lavandini e perfino di luce elettrica. Purtroppo,
Quel sardo molto... british
Così ricordo il nostro padre Ivaldo
I
l 5 aprile, giovedì santo,
nell’ospedale di Makeni,
in Sierra Leone, è morto per grave infezione virale p. Ivaldo Casula. Aveva 63 anni. Dal 2000 al
2004 era stato direttore del movimento CEM, a Brescia. è stato anche a Cremona più volte a
parlare agli insegnanti. Ecco un
mio ricordo.
8
Uno stile anglosassone
La sua folta e morbida barba
bianca e il suo sorriso sono state le prime cose che ho notato in
lui. Se mi incontrava nei corridoi
dello Csam, mi salutava chiamandomi per nome. Così mi ha fatto sentire subito a mio agio, perché non aveva quell’aria mista di
indifferenza, curiosità e diffidenza che spesso si assume nel momento in cui una persona sconosciuta entra a far parte di un nuovo ambiente. Per me, “matricola”
di “Missionari Saveriani”, era come sentirmi a casa. Quel suo modo garbato di presentarsi a me, mi
hanno fatto capire che ero Diego; non solo il ragazzo che lavora
con, a fianco di, per conto di...
Padre Ivaldo parlava in modo
lento; e questo metteva serenità in
me, abituato a esprimermi in fretta, a mangiare pure qualche parola pur di far presto a trasmettere un concetto. Lo trovavo molto
anglosassone; del resto vent’anni
nel Regno Unito avevano lasciato
in lui qualche vezzo britannico.
In cortile con la sigaretta
Non lavoravamo gomito a gomito, per cui non ho potuto apprezzare virtù e vizi del suo
modo d’agire. Ogni tanto però, quando mi alzavo dalla scrivania, lo vedevo passeggiare in
cortile, a prendere una boccata
DIEGO PIOVANI
d’aria, accompagnato dall’inseparabile sigarettina con cui condivideva le sue pause, pardon, i
suoi “break” - come li chiamava
con perfetto accento inglese.
Nei momenti di festa era il primo a intonare un canto d’auguri,
senza urlare o esagerare, sempre
a voce bassa, ma ferma. Durante le cene prima di Natale e Pasqua, girava tra i tavoli facendo
assaggiare a tutti gli invitati il vino della Sardegna. E bastava solo accennargli delle sue origini,
perché il sorriso diventasse ancor più ampio. Se avevo bisogno
di un parere, di un’informazione, era subito disponibile...
Padre Ivaldo era un uomo colto. Me ne sono accorto quando
ho letto qualche suo intervento per il Cem. Dall’altra parte,
faceva della semplicità e della
chiarezza il suo punto di forza.
Mai ho trovato in lui supponenza
o desiderio di dimostrare. Tutto
finiva con quella sigarettina, la
giacca di maglia ben chiusa per
ripararsi dal freddo bresciano e
un giro in cortile, ad ascoltare i
rumori lontani della città.
Arrivederci padre Ivaldo, sorry... goodbye father Ivaldo. ■
I bambini poveri del Bangladesh, che p. Parmiggiani porta sempre nel cuore
fui colpito da infarto miocardico
a soli 28 anni e costretto a tornare
in Italia dopo appena tre anni di
vita missionaria.
Ho faticato molto ad adattarmi
alla nuova attività missionaria,
che ora ritengo non meno importante della prima, non meno faticosa e, forse, altrettanto povera
di successi e di risultati eclatanti.
Tuttavia, sono contento di rendermi utile e di essere chiamato
da un parroco anziano, pieno di
esperienza pastorale e di zelo
giovanile, a collaborare con lui
nei tempi forti dell’anno liturgico. È bello animare a una fede
più cosciente, più matura e più
missionaria persone diverse per
età, sesso e condizione sociale.
In attesa del vescovo
A settembre ci sarà la visita
pastorale del nostro vescovo,
mons. Dante Lafranconi. Sarà
una buona occasione per scuotere la fede di tanti cristiani, per accrescere la speranza in un mondo
più unito e fraterno, per spingere
a una solidarietà più generosa
verso i poveri e i sofferenti, per
rendersi partecipi della missione
evangelizzatrice di Cristo e delle
chiesa in tutto il mondo.
Ogni nostro pensiero e desiderio, ogni nostra preghiera e attività
hanno una sola motivazione: “la
carità di Cristo ci spinge!”.
■
NOTIZIE DELLA FAMIGLIA
Il 13 maggio sera, all’età di 85
anni e dopo lunga sofferenza, il
Signore ha chiamato alla vita eterna la signora Speranza, mamma di
p. Osvaldo Torresani.
La famiglia Torresani vive a Codogno, in provincia di Lodi; ma è
originaria di Zanengo di Grumello
Cremonese.
Il Signore accolga tra le sue braccia la mamma del missionario e dia
consolazione alla famiglia.
L'angolo del silenzio
LA GRANDIOSA FACCIATA
p. ANGELO BERTON, sx
C’era una volta…(e continua ad esserci anche
adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica chiesa, nei dintorni
della città di Parma. La facciata di questa chiesa medievale la si può
vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro della strada provinciale in direzione di Colorno.
L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per
vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere,
dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori.
Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la
chiesa, quella facciata è la sola cosa rimasta in piedi. Tutto il resto è
solo un cumulo di macerie.
Sembrava così bella e meritevole di essere visitata. Invece… al di
là della facciata, rimane il disgusto
di dover constatare solo rovine e
odore di stalla.
In conclusione, voglio dire:
Apparire senza essere? Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque… Che gran delusione!
2007 GIUGNO
DESIO
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Un'idea per il prossimo autunno
GAMS, gruppo amici missionari saveriani
L
eggevo poco fa un pensiero di Madre Teresa di Calcutta: “Non siamo che una piccola goccia d’acqua nell’oceano.
Ma se non ci fossimo, l’oceano
avrebbe una goccia d’acqua in
meno”.
Guardo dalla finestra e vedo
che finalmente piove. La pioggia leggera e costante bagna i
fili d’erba del prato. Non è un
temporale che frusta il terreno
e poi l’acqua scorre via inutile.
È quell’acqua che piano piano
penetra lo strato più duro del
terreno arido.
Ripetere non guasta
Penso anche alla goccia costante che scava la pietra e mi
consolo pensando che “repetita
iuvant”. Quindi, anche se con
questo articolo torno su alcuni
temi preziosi della “missione”,
sono sicuro possa servire a rafforzare in tutti la convinzione, e
soprattutto la dedizione, per le
nostre attività missionarie.
Sono ormai anni che in vari
modi esprimiamo la gioia di una
rinnovata sensibilità missionaria
che appartiene a tutto il popolo
cristiano. In tante occasioni ci
mostriamo ottimisti, nonostante il venir meno di vocazioni
propriamente “consacrate” alla
missione. Da tempo mettiamo
in evidenza che ci sono davvero
tante persone pronte a collaborare, in altrettanti modi diversi,
nella testimonianza del vangelo.
In tanti per la missione
Come comunità saveriana
di Desio pensiamo che possa
nascere fra gli amici di queste
tante realtà missionarie che fanno riferimento alla nostra casa,
p. CLAUDIO CODENOTTI, sx
un’occasione di incontro e di
preghiera, di formazione e di informazione, e anche di impegno
concreto.
Il nostro ambiente brulica di
persone che dedicano tempo e
forze, cuore e intelligenza alla
comune causa del vangelo. A
volte però, non ci rendiamo conto di essere in tanti e in ottima
compagnia; a volte capita che
non conosciamo i modi nei quali
gli altri lavorano. Sta a noi fare
da coordinamento e anche da
centro catalizzatore perché tutti
siano pienamente valorizzati.
Una proposta aperta a tutti
Insomma, sentiamo la necessità di trovarci attorno al “Cuore” della missione e di pregare
insieme; sentiamo l’esigenza di
formarci sui contenuti e i fatti
della missione. È un progetto
Tanti progetti da realizzare
Pensando al prossimo anno pastorale
A
fine giugno la nostra comunità ha in programma
alcuni giorni di vacanza. Come ogni famiglia, anche noi ci
gustiamo i momenti di vita comunitaria senza l’affanno delle
attività, che spesso ci portano a
vivere di corsa e ad avere pochi
momenti liberi. Gli impegni sono importanti e ci tengono svegli
e attivi. Ma qualche volta, se sono troppi, inquinano la gioia di
stare insieme e il piacere di parlare di tante cose... di famiglia.
Una vacanza di... lavoro
La settimana di vacanza estiva, però, non è un momento di
chiusura, anzi la nostra famiglia
si allarga. Con noi missionari ci
saranno anche i nostri genitori
8
e i genitori dei giovani aspiranti missionari. Anche loro fanno
parte della nostra famiglia saveriana.
Quest’anno poi, c’è una bella
novità. Abbiamo chiesto ai collaboratori nell’animazione missionaria di donarci il piacere di
trascorrere tre giorni delle loro
ferie insieme a noi saveriani.
Sarà una bella occasione di comunione. Tra una passeggiata e
l’altra, o nei momenti dei pasti,
tante cose vengono a galla e si
fanno molti progetti.
Vorremmo che niente vada disperso delle belle idee e buone intenzioni. Vogliamo invece concretizzarle con progetti e programmi
da portare avanti durante il nuovo
anno pastorale. La società di og-
Il gruppo “PratiKamente all’opera: a dare manforte c’è anche Augustinus Utomo,
il giovane diacono saveriano dell’Indonesia
p. CLAUDIO, sx
gi ci chiede di stare al passo con
i tempi e non lascia spazio alle
improvvisazioni. Non vogliamo
farci trovare impreparati.
Con l’impegno di tutti
Come sapete, sono tante le
attività che richiedono la collaborazione e anche la diretta responsabilità di amici laici e dei
giovani. Abbiamo i due gruppi
di formazione giovanile sui temi
della missione e della vocazione.
Abbiamo le attività di volontariato e animazione, con il gruppo “Madre Teresa” e il gruppo
“PratiKamente”. Abbiamo poi
l’importante attività interculturale che, con il gruppo CDM,
ha il compito di dare contenuto
e forme alle idee: corsi, mostre,
festa dei popoli e così via.
Ci sono anche coloro che si
preparano a fare un’esperienza
in missione. È un’iniziativa appena nata, ma già in tanti si fanno avanti. Abbiamo i momenti
di formazione e di preghiera
missionaria e vocazionale: gli
incontri dei martedì dell’avvento, la lectio divina e l’adorazione
eucaristica per le vocazioni.
Insomma, gli appuntamenti da
preparare sono tanti e subito urgenti, visto che il mese missionario di ottobre si trova proprio
all’inizio dell’anno pastorale.
Perciò chiediamo a tutti una preghiera e anche la collaborazione
concreta per questi importanti
appuntamenti.
■
Il gruppo “Terza domenica” durante una giornata di riflessione e di festa
nel quartiere milanese di Ponte Lambro
ambizioso, ma proprio per questo attira gli audaci, i coraggiosi,
i generosi.
A settembre prossimo vorremmo far nascere il “Gams” - gruppo amici dei missionari saveriani. Altre comunità saveriane, in
Italia e nel mondo, lo hanno già
in vari modi. A noi piacerebbe
che il “nostro” Gams raccogliesse tutte le forze presenti e attive,
che sentono il bisogno di un tocco di qualità. Sono già tante le
occasioni di lavoro e di incontro.
Per cui non vogliamo chiedere
qualcosa di extra, ma solo dare
l’occasione, a chi ne sente il bisogno e la bellezza, di motivare
e qualificare maggiormente il
proprio impegno missionario.
Quando, dove, perché...
Il progetto prevede di trovarci
una sera al mese per un tempo
di preghiera e condivisione, di
formazione e informazione. In
più, ogni tre mesi ci si ritrova la
domenica pomeriggio per celebrare e fare un po’ di festa.
Quali potrebbero essere i
membri del gruppo? Se si parla
di amici, sappiamo già che sono
numerosi: e tutti sono invitati.
Ma ci rivolgiamo soprattutto
agli assidui frequentatori, a coloro che sono già coinvolti nelle
varie attività: volontari, parenti o
amici che spesso ci fanno visita.
Stiamo già diffondendo a voce
questa bella proposta. Ma anche
attraverso “Missionari Saveriani” si possono raggiungere tante
persone che possono rispondere
all’iniziativa in modi diversi: chi
può, partecipando personalmente; chi non può aderendo spiritualmente, con l’incoraggiamento nella preghiera. In un modo o
nell’altro, vi aspettiamo numerosi. Fateci sapere.
■
L'angolo del silenzio
LA GRANDIOSA FACCIATA
p. ANGELO BERTON, sx
C’era una volta…(e continua ad esserci anche
adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica chiesa, nei dintorni della città di Parma. La facciata di questa chiesa medievale la si può
vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro della strada provinciale in direzione di Colorno.
L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per
vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere,
dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori.
Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la chiesa, quella facciata è la sola cosa rimasta in piedi.
Tutto il resto è solo un cumulo di macerie.
Sembrava così bella e
meritevole di essere visitata. Invece… al di là della facciata, rimane il disgusto di dover constatare solo rovine e odore di
stalla.
In conclusione, voglio
dire:
Apparire senza essere?
Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque…
Che gran delusione!
2007 GIUGNO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185
E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336
Una bella lettera dal Bangladesh
I
n Bangladesh siamo entrati
nel periodo più caldo dell’anno che durerà fino a tutto ottobre. Poi tornerà un po’ di aria
fresca che scenderà dalle montagne dell’Himalaia.
Indipendenza,
cricket e ordine
Il 26 marzo, è stato un giorno
di festa per il Bangladesh: abbiamo celebrato la giornata dell’indipendenza. Quest’anno la giornata è stata ancora più speciale,
perché si sono svolti a Trinidad
i mondiali di cricket, ai quali ha
partecipato anche il Bangladesh.
Potete immaginare l’euforia dei
140 milioni di abitanti di questa
nazione! Speriamo che questa
gioia contagi tutti, per una più
forte unità nell’interno del paese, sia dal punto di vista politico
che sociale.
Le elezioni politiche, previste
per la fine di gennaio, sono state rinviate a causa dei disordini.
Il paese ora è sotto la tutela delle
forze dell’ordine. Qualsiasi tipo
di manifestazione è stata proibita a tempo indeterminato… Non
ci sono più cortei di protesta né
scioperi, che negli ultimi cinque
anni avevano caratterizzato ogni
giorno la vita del Bangladesh.
Nei villaggi dei fuori casta
Da febbraio mi trovo in una
nuova zona di lavoro, a sudovest della diocesi di Khulna,
vicino al confine indiano. Il villaggio si chiama Chuknogar ed
è stato scelto dai saveriani come centro della missione per lavorare in una vasta zona abitata dai “rishi” o “muci”. Sono i
fuori casta, gli intoccabili, di religione hindu.
p. DANIELE TARGA, sx
Circa 25 anni fa, p. Luigi Paggi ha iniziato un lavoro di educazione e di coscientizzazione, puntando sulla promozione
umana. Attraverso le numerose
scuole sparse nei villaggi, egli
ha aiutato questa gente povera e
abbandonata, che non aveva accesso ad alcun tipo di istruzione.
Ora con p. Antonio Germano,
a 25 anni di distanza, l’attività
missionaria sta puntando a una
nuova realtà, quella del “catecumenato”. Molti giovani e adulti,
formati e cresciuti con p. Luigi,
chiedono di diventare catecumeni per abbracciare il cristianesimo e i suoi valori.
La scuola e la pastorale
La mentalità di casta è ancora
diffusa, perfino nelle comunità
musulmane e cristiane. Proprio
per questo, i saveriani puntano
Udine, una tappa per i novizi
Primi passi verso la vita missionaria
Da alcuni anni, i giovani del
noviziato saveriano di Ancona
passano tre mesi a Udine, nella
casa dell’Immacolata. Così entrano a contatto con altre culture. Ecco cosa scrive Andrea, che
ha vissuto l’esperienza.
a maggio sono
D astatimarzo
tre mesi un po’ spe-
ciali, per noi novizi del primo
anno: Javier, Simone e Andrea.
Li abbiamo passati a Udine,
presso Casa dell’Immacolata,
fondata da don Emilio De Roja
nel dopoguerra, in uno dei quartieri più poveri ed esclusi della
città.
8
Accogliere
per incontrarsi
Casa dell’Immacolata è oggi una realtà che
riesce a fare dell’accoglienza un’occasione di
incontro. Accoglie sessanta ragazzi minorenni
immigrati, provenienti
da Romania, Albania,
Kosovo, Afghanistan,
Marocco e Bangladesh.
In una struttura adiacente, sono ospitati dodici
adulti con un passato di
dipendenza dall’alcool.
È interessante ed evangelico constatare come
cammini così differenti
abbiano punti di contatto nel cammino unico
di liberazione. In questo
senso, accoglienza e in-
contro si stringono la mano.
Immersi a tempo pieno in
questa realtà, ci siamo dedicati
completamente all’attività con
i ragazzi. Molti di loro, ancora adolescenti, hanno lasciato la loro terra, la famiglia, le
amicizie. Qualcuno ha lasciato
un paese in guerra, dal quale
è fuggito per cercare altrove
un’alternativa di vita. Ogni volto si porta dietro una storia che
è come un giardino. Tanti volti
sono scavati e profondi; le storie sono intricate e gli alberi del
giardino ben fitti. Proprio qui,
paradossalmente, la nostra fan-
Andrea, Jesus
e Simone, mescolati
ai ragazzi della Casa
dell’Immacolata,
durante una
scampagnata:
la gioia di tutti
è grande davvero!
ANDREA FACCHETTI
tasia e creatività hanno avuto
più spazio per volare.
Primo: stare insieme
I ragazzi imparano, prima di
tutto, lo spirito dell’accoglienza. Poi imparano la lingua e un
lavoro: carpentiere, saldatore,
muratore... Tutto è finalizzato a
farli diventare uomini maturi e
cittadini responsabili. Una cosa
si tocca con mano: la povertà
maggiore di un adolescente lontano da casa è quella affettiva,
accompagnata dalla povertà culturale.
Da queste due povertà ci siamo sentiti chiamati in
causa. Perciò abbiamo
cercato soprattutto di
“stare insieme”. Abbiamo ascoltato, giocato,
raccontato, condiviso la
giornata, pregato. Abbiamo anche organizzato alcune attività, che
sono servite come strumenti di aggregazione:
gite, tornei di calcio e
basket, teatro, incontri
di lingua italiana e inglese, lettura collettiva
dei giornali.
Certamente, abbiamo
ricevuto più di quanto
abbiamo donato. E il
dono più grande è stato
questo: vivere nella pratica le parole che Gesù
ci dice ogni giorno, “ero
straniero e mi avete accolto”.
■
Padre Daniele, unico “bianco”,
alla processione eucaristica di
una comunità cristiana
in Bangladesh
molto sull’educazione. Abbiamo 13 scuole, dalla classe IV alla classe IX, con 38 insegnanti e
più di 500 studenti, ai quali bisogna garantire gli studi. Una commissione diocesana sull’educazione sta provvedendo affinché
questo avvenga. Ringrazio tutti coloro che stanno sostenendo
questi nostri giovani.
Quest’attività mi tiene impegnato dal lunedì al giovedì, da
mattina a sera. Dal venerdì alla domenica sono invece nella
missione di Satkhira. Qui aiuto
nella formazione pastorale delle comunità cristiane, lavorando
insieme ai preti locali. I cattolici nella missione di Satkira sono circa tremila, sparsi in 15 villaggi. Alcuni sono molto distanti dal centro della missione. Durante la quaresima mi sono spostato, di settimana in settimana,
nei vari villaggi per guidare la
via crucis del venerdì, il ritiro
alla comunità cristiana, le confessioni e le Messe, incontrando
i giovani e facendo visita alle famiglie.
Lavoro con entusiasmo
Grazie al Signore, la salute è
buona e questo mi permette di
lavorare con tranquillità. Lavorare tra gli intoccabili è per me
un fatto nuovo che mi entusiasma. C’è tanto da fare, ma questo non mi spaventa, anche perché la gente collabora e questo
mi fa ben sperare.
Sono convinto che il Signore
risorto è presente e vivo in mezzo a noi, qui tra i più poveri dei
poveri. Lo Spirito Santo sta lavorando anche tra i non cristiani
e questo ci sostiene, per non cadere nello sconforto quando non
si vedono i frutti immediati di un
grande lavoro.
■
“VALE LA PENA ANCHE OGGI”
Benedetto XVI ai giovani del Triveneto
Il 25 aprile, ai fedeli e ai vescovi delle diocesi del Triveneto, radunati in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto il seguente messaggio:
“Rivolgo un cordiale benvenuto
e saluto i fedeli del diocesi del Triveneto, che accompagnano i loro
vescovi nella visita ad limina, proprio nel giorno della festa di san
Marco, patrono delle popolazioni
trivenete.
Cari fratelli e sorelle, restate fedeli alle vostre feconde tradizioni
cristiane, che hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità. Accompagnate le giovani generazioni, incoraggiandole a seguire
il vangelo e fate sentire loro che anche oggi vale la pena consacrarsi
totalmente al Signore nella vita sacerdotale e religiosa.
Penso con compiacimento alla schiera di missionari che dalle vostre
regioni hanno recato il lieto annuncio della salvezza in terre lontane:
il loro esempio sia di stimolo per tutti a testimoniare in ogni luogo
l’amore di Dio”. Benedetto XVI
Il breve e significativo messaggio del Papa ha una particolare risonanza nel cuore dei missionari saveriani. Lo accogliamo con gioia e
desideriamo rilanciarlo a tutte le famiglie dei nostri lettori, chiedendo loro di impegnarsi con noi, affinché l’appello giunga al cuore dei
giovani: vale la pena, anche oggi, diventare missionari!
foto AP
“Il lavoro tra gli intoccabili mi entusiasma”
2007 GIUGNO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
“L'uomo bianco di Dio”
Ricordando p. Ivaldo Casula, di Guasila
stimato p. IvalH odosempre
e ci siamo voluti bene:
questo mi dà il coraggio di parlare. Padre Ivaldo ha tanto desiderato morire in terra di missione,
che ci è riuscito. Ciò dice molto
della sua autentica vocazione e
del suo zelo missionario.
La “passione” per i giovani
Padre Ivaldo si è impegnato
nell’animazione missionaria
e nella formazione di giovani
aspiranti missionari in Scozia, a
Londra e negli Stati Uniti. Si era
preparato laureandosi in psicologia all’università salesiana di
Roma. Dopo un breve periodo
in Sierra Leone, è stato per sei
anni rettore della casa saveriana
di Macomer; poi gli è stata affidata la direzione del “Movimento Cem” a Brescia. Ottenuto il
permesso di ripartire, ha speso
gli ultimi anni in missione, come
educatore degli aspiranti missionari della Sierra Leone e come
collaboratore nella fondazione
della facoltà di scienze religiose
a Makeni.
Poi, la morte, così veloce da
sorprenderci. In cerimonie simili, noi siamo abituati ad avere la bara del defunto davanti ai
nostri occhi. Oggi invece la bara
del defunto è lontana. E allora
lasciamoci prendere dall’immaginazione. Qui siamo riuniti in
preghiera, avvolti da tristezza.
In Sierra Leone, migliaia di persone stanno danzando, non solo
per dare il saluto a p. Ivaldo, ma
anche per ringraziare il Signore
perché ha mandato a loro, da lontano, “l’uomo bianco di Dio”.
Il tempo della speranza
In Sierra Leone, conoscono
Un'estate alla grande
Con i saveriani in Sardegna p. R. SALVADORI, sx
R
ivolgo un invito speciale a voi ragazzi e giovani
che fate con noi un cammino di
formazione missionaria. Non è
una “novità”. Ma certamente è
una bella sfida. Infatti, nel mese di luglio sono in programma
ben quattro campi missionari,
aperti a tutti coloro che vogliono
sognare alla grande... Perchè di
“sogno” si tratta. Sogniamo un
mondo migliore, più bello, più
giusto per tutti.
Mettiamoci in gioco
Con molta semplicità, ma anche con audacia e determinazione, noi missionari proponiamo
esperienze forti e significative.
I campi missionari sono proprio
questo: sono proposte concrete,
dove noi stessi ci “mettiamo in
gioco”, con tutto quello che siamo e abbiamo.
L’esperienza di vivere insieme,
l’amicizia e la voglia di dare un
senso alla nostra vita, il contatto
e il servizio agli anziani, la possibilità di far contenti i bambini,
conoscere e condividere l’esperienza di giovani che hanno
vissuto situazioni drammatiche
e anche qualche giorno di “animazione in spiaggia”, saranno
tutti momenti importanti.
Ci accompagnerà la nostra
fede in Gesù, che verrà alimentata ogni giorno, attraverso momenti di riflessione e preghiera,
p. FILIBERTO CORVINI, sx
tanti “uomini bianchi”, arrivati
per motivi di interesse e di lavoro. Hanno conosciuto “uomini
bianchi” che li hanno sfruttati e
fatti soffrire. Ma riconoscono il
missionario come una persona
diversa, appunto “l’uomo bianco di Dio”. È colui che va non
per sfruttarli, ma per amarli e
per insegnare l’amore di Gesù,
fonte vera di salvezza nella vita
presente e futura.
Con la risurrezione di Gesù, il
tempo del pianto, della sfiducia
nella vita, dello sconforto e della delusione è finito. È iniziato il
tempo della salvezza, della vita
nuova in Cristo Gesù. Il missionario p. Ivaldo, con la sua predicazione e con la sua attività di
animatore, ha contribuito a riempire di gioia pasquale e di speranza la vita di tante persone. Tutte
queste persone oggi sono intorno
alla sua bara, per pregare e ringraziare Dio per la sua disponibilità
ad amarle nel nome di Gesù.
Un nuovo inizio
Padre Ivaldo è crollato nel solco, come un vero missionario.
Aveva tanta voglia di fare; sapeva fare tante cose. Voleva donarsi
fino in fondo per i suoi africani.
Ho parlato di solco per dire che è
sceso, come scende il seme nella
terra di questa generosa Sardegna, perché la sua morte porti
frutti, copiosi e in abbondanza.
Ho la certezza che la morte di
p. Ivaldo segnerà l’inizio di una
nuova speranza per noi missionari in Sardegna. Da sempre, la
morte è anche inizio di vita. La
morte di p. Ivaldo costituisce un
messaggio e una speranza. Padre
Ivaldo lo voleva, e per questo intercederà dal cielo.
■
ascolto della Parola ed Eucaristia. Insomma ci sarà da divertirsi e di sicuro anche da impegnarsi per gli altri, migliorando
noi stessi.
Ce n’è per tutti i gusti
Vi aspetto in tanti e vi chiedo pure un piccolo impegno fin
d’ora: “passa la parola”, proponi
queste esperienze anche a qualche tuo amico e amica. Ecco le
nostre quattro proposte. I primi
tre campi si terranno a Macomer,
l’ultimo a Cagliari; tutti presso i
missionari saveriani.
Spedisci la tua richiesta di partecipazione con nome, cognome,
indirizzo, recapito telefonico, email, data di nascita, classe scolastica, firma di un genitore per
gli under 18 e indicazione del
campo a cui desideri partecipare.
C’è tempo fino al 26 giugno! Il
contributo spese per ogni campo
è di 85 euro.
■
• Per ragazzi: “Missionario... basta solo il biglietto”
- dal 2 all’8 luglio, per ragazzi dai 12 ai 14 anni.
• Per ragazze: “Un tuffo nella vita -” dal 10 al 15
luglio, per ragazze dai 12 ai 14 anni.
• Per giovanissimi: “Camminando per un sogno”
- dal 16 al 22 luglio, per ragazzi e ragazze dai 15 ai
17 anni.
• Per giovani: “Missione in corso” - dal 25 al 31
luglio, per giovani dai 18 ai 28 anni, a Cagliari.
Per informazioni chiedi a:
p. Roberto, via Toscana 9, 08015 Macomer (Nu);
tel. 0785 70120. E-mail: [email protected]
8
Cari amici,
pubblichiamo una parte dell’omelia che p. Filiberto ha tenuto la domenica di Pasqua, nella Messa in ricordo di p. Ivaldo,
celebrata nella chiesa stracolma di Guasila. All’inizio e alla fine
della Messa, su uno schermo è stato proiettato il filmato della
consegna del crocifisso a p. Ivaldo da parte del vescovo di Cagliari mons. Mani. Padre Dino ha proiettato alcune immagini
dalla Sierra Leone.
Anche a Macomer i saveriani hanno celebrato una Messa in
suffragio del missionario, con la partecipazione di oltre 300
persone tra familiari e amici, delegate e giovani, missionari e
sacerdoti. Tanta gente ci è stata vicina. Ringraziamo tutti per
l’affetto fraterno.
p. Pierluigi Felotti, sx
sr. Marlene e sr. Piera, via Vivaldi 6, 09170 Oristano;
tel. 0783 72578. E-mail: [email protected]
La sorella Maria Carmela, i fratelli Giuseppe e Pietro e le cognate, con amici,
sacerdoti e saveriani a Macomer in occasione della Messa di suffragio per p. Ivaldo
CHI PRENDERà IL SUO POSTO?
p. FILIBERTO, sx
È strano ma significativo,
che alcune persone entrando
in chiesa ci abbiano detto: “è
venuto meno il nostro orgoglio, l’orgoglio di Guasila!”.
Poi però hanno sottolineato e
ricordato che quando morì p.
Mirto, ben tre guasilesi si presentarono per diventare missionari: p. Valter Giua, p. Luigi
Caria e p. Ivaldo Casula.
Adesso “l’orgoglio di Guasila” si ridesta per cercare
altri tre missionari, perchè
la chiesa di Guasila è chiesa
missionaria. Don Sandro, comunicando la notizia della
morte di p. Ivaldo ai ragazzi,
ha sentito alcuni di loro che
P. Luigi Caria, a sinistra, e p. Ivaldo Casula,
dicevano di essere disposti a
orgoglio missionario di Guasila
prendere il posto del missionario scomparso. Ce lo auguriamo!
Del resto, anche quando morì p. Serafino Muscas, davanti alla sua
bara, un giovane decise di farsi missionario, ed è stato p. Salvatore
Mellai. E quando morì p. Mario Delrio, una mamma già incinta chiese
in preghiera che il suo futuro bambino diventasse missionario, ed oggi
abbiamo p. Andrea Rossi.
La catena non si deve spezzare, altrimenti le tante persone di Guasila e di tutta la Sardegna, che tanto amano le missioni, perderebbero
un campo missionario a cui pensare e per cui pregare, indirizzando i
loro gesti di genuina solidarietà. Noi preghiamo perché molti giovani
trovino il coraggio di presentarsi: “Eccomi, Signore, manda me!”.
2007 GIUGNO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SAVERIANI MARCHE
Missione è dialogo d'amore
Dalle Filippine a Taranto, stesso stile
Originario di Ancona, dal
2004 p. Sandro è nella casa saveriana di Taranto. Ci racconta
cosa ha fatto a Manila e cosa fa
adesso.
al 2003, ho vissuD alto 1994
nelle Filippine a Que-
zon City, una delle 14 città della
grande metropoli di Manila.
Qui i saveriani sono presenti dal
1991, con varie attività missionarie. All’inizio ci era stata affidata
una nuova parrocchia dedicata al
Saverio, formata in gran parte da
baraccati.
Una realtà sociale difficile
I primi anni, sono stato nella
casa degli studenti saveriani,
dando un aiuto alla parrocchia,
ma con una particolare attenzio-
ne alla situazione dei non cristiani presenti nella città. Questa
era a quel tempo una realtà quasi sconosciuta alla chiesa locale,
occupata per lo più ad affrontare
gravi problemi politici e sociali.
La situazione di povertà diffusa
affligge circa il 70 per cento delle famiglie: una realtà a cui bisogna rispondere con urgenza.
Lo stesso problema era affrontato anche dai filippini appartenenti ad altre tradizioni religiose, cioè il buddhismo, il taoismo,
l’hinduismo e l’islam, tutte in
minoranza rispetto alla stragrande maggioranza di filippini che
sono cristiani.
Il dialogo con altre religioni
Il lavoro con i rappresentanti
di altre fedi è iniziato per affron-
p. SANDRO BARCHIESI, sx
tare insieme una situazione di
carestia nell’estate del ’95. Alcune persone con cui avevo preso contatto, buddhisti e hindu in
particolare, avevano espresso il
desiderio di pregare insieme per
questo problema, e quindi poi
progettare alcuni piccoli interventi nelle periferie e nelle campagne, dove la povertà e l’emergenza erano più evidenti.
È stato il primo passo, compiuto nella semplicità e in cooperazione con la chiesa locale;
l’inizio di una serie di altre attività che hanno portato a una
maggiore conoscenza reciproca
e collaborazione. Così la chiesa
locale mi ha invitato a collaborare più direttamente nell’attività
di dialogo interreligioso, a diretto contatto con i responsabili na-
DIARIO DELLA COMUNITà
Udine, una tappa per i novizi
Primi passi verso la vita missionaria
Da alcuni anni, i giovani del
noviziato saveriano di Ancona
passano tre mesi a Udine, nella
casa dell’Immacolata. Così entrano a contatto con altre culture. Ecco cosa scrive Andrea, che
ha vissuto l’esperienza.
a maggio sono staD ati marzo
tre mesi un po’ speciali,
per noi novizi del primo anno: Javier, Simone e Andrea. Li abbiamo passati a Udine, presso Casa
dell’Immacolata, fondata da don
Emilio De Roja nel dopoguerra,
in uno dei quartieri più poveri ed
esclusi della città.
8
Accogliere
per incontrarsi
Casa dell’Immacolata è oggi una realtà che
riesce a fare dell’accoglienza un’occasione di
incontro. Accoglie sessanta ragazzi minorenni
immigrati, provenienti
da Romania, Albania,
Kosovo, Afghanistan,
Marocco e Bangladesh.
In una struttura adiacente, sono ospitati dodici
adulti con un passato di
dipendenza dall’alcool.
È interessante ed evangelico constatare come
cammini così differenti
abbiano punti di contatto nel cammino unico
di liberazione. In questo senso, accoglienza e
incontro si stringono la mano.
Immersi a tempo pieno in
questa realtà, ci siamo dedicati
completamente all’attività con
i ragazzi. Molti di loro, ancora adolescenti, hanno lasciato la loro terra, la famiglia, le
amicizie. Qualcuno ha lasciato
un paese in guerra, dal quale
è fuggito per cercare altrove
un’alternativa di vita. Ogni volto si porta dietro una storia che
è come un giardino. Tanti volti
sono scavati e profondi; le storie sono intricate e gli alberi del
giardino ben fitti. Proprio qui,
Andrea, Jesus
e Simone, mescolati
ai ragazzi della Casa
dell’Immacolata,
durante una
scampagnata:
la gioia di tutti
è grande davvero!
Padre Sandro con i responsabili buddhisti di Manila in un
incontro per programmare
le attività comuni
ANDREA FACCHETTI
paradossalmente, la nostra fantasia e creatività hanno avuto
più spazio per volare.
Primo: stare insieme
I ragazzi imparano, prima di
tutto, lo spirito dell’accoglienza.
Poi imparano la lingua e un lavoro: carpentiere, saldatore, muratore... Tutto è finalizzato a farli
diventare uomini maturi e cittadini responsabili. Una cosa si tocca
con mano: la povertà maggiore
di un adolescente lontano da casa
è quella affettiva, accompagnata
dalla povertà culturale.
Da queste due povertà
ci siamo sentiti chiamati
in causa. Perciò abbiamo cercato soprattutto
di “stare insieme”. Abbiamo ascoltato, giocato, raccontato, condiviso
la giornata, pregato. Abbiamo anche organizzato
alcune attività, che sono
servite come strumenti
di aggregazione: gite,
tornei di calcio e basket,
teatro, incontri di lingua
italiana e inglese, lettura
collettiva dei giornali.
Certamente, abbiamo
ricevuto più di quanto
abbiamo donato. E il
dono più grande è stato
questo: vivere nella pratica le parole che Gesù
ci dice ogni giorno, “ero
straniero e mi avete accolto”.
■
zionali di questi gruppi religiosi
la cui presenza era per lo più
sconosciuta a tante parrocchie.
Il dialogo con i poveri
L’attività del dialogo interreligioso non ha però fermato
l’attenzione sulle realtà dei baraccati, per i quali sono stati realizzati insieme alcuni progetti di
sostegno. Infatti, il secondo periodo della mia breve permanenza nelle Filippine l’ho dedicato
quasi totalmente a questa realtà.
Passavo parte del mio tempo con
i ragazzi della baraccopoli, adiacente alla comunità saveriana.
Anche in questa situazione, il
lavoro era di “dialogo”, ma con i
poveri. Anche oggi questa è una
delle priorità della missione in
Asia. Aiutavo le famiglie a organizzare la vita per raggiungere
una stabilità economica che potesse mantenerle. Spesso, genitori con quattro o cinque figli a
carico, avevano un lavoro saltuario o alla giornata.
Perciò, era importante avere creatività ed entusiasmare i
ragazzi che davanti a situazio-
ne difficili si scoraggiano. La
formazione religiosa era quindi
proposta in modo parallelo all’attività sociale, perché solo con
Dio nel cuore si possono trovare
le soluzioni comuni che si basano sulla condivisione.
Da Manila alla Puglia
Da tre anni vivo nella comunità saveriana di Taranto. Qui organizzo vari incontri missionari.
Invito le persone che incontro a
cercare e a riscoprire Dio come
strada per risolvere anche i problemi umani di povertà, spesso
creati proprio dalla mancanza di
Dio nel cuore delle persone.
Nelle Filippine anche i noncristiani, che sentivano Dio presente nel loro cuore, aiutavano
i poveri. In Italia, invece, molte
volte ci sono i cuori, ma manca
Dio; in particolare, manca quel
Dio di amore che Gesù ci indica
come Padre di tutti.
Da parte mia, spero di ripartire presto per la missione, se Dio
vorrà, per essere ancora vicino ai
non-cristiani e ai più poveri del
mondo.
■
SPAZIO GIOVANI
PRONTI... PARTENZA... VIA !
Dopo la bella esperienza di Javier dell’anno scorso (nella foto), il
gruppo “giovani in missione” invia il primo drappello di spericolati a
fare un po’ di esperienza della vita di missione. Vogliamo accompagnare il loro viaggio con l’amicizia e la preghiera.
Ma chi sono e dove vanno? A luglio Jacopo e Ilaria vanno in Congo,
dai laici saveriani di Goma; poi in agosto si sposteranno in Burundi al
centro giovani Kamenge. In agosto, partono per Goma anche Luigi e
Fatma, Beatrice e Fabrizio. Infine, dopo aver celebrato il loro matrimonio (26 agosto), Luca e Silvia vanno in Camerun a visitare i missionari saveriani di Bafoussam: sarà un viaggio di nozze straordinario!
Questi non sono viaggi turistici, né di piacere. Il nostro obiettivo è
conoscere, capire e condividere la vita dei missionari, per collaborare
meglio nella missione alla quale tutti noi partecipiamo.
E per chi resta? Sì, c’è qualcosa anche per noi che non partiamo! Se
volete, possiamo vivere insieme la nostra missione con un campo di
servizio e di riflessione dal 16 al 22 luglio. È organizzato dai saveriani
di Desio. Aspetto le vostre adesioni!
p. Mario Ughetto, sx
[email protected]
071 895368
2007 GIUGNO
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Il Dio della mia vita è...
Parlando con una giovane del Gabon
giorno fa, è venuta
Q ualche
a trovarmi Ernesty, una
zione è la felicità dei suoi figli.
Dice: “Soffro per loro, ma confido in Dio”.
Arrivata in Italia, pensava di
essere accolta dai connazionali,
ma nessuno si è fatto vivo. Con
sua grande sorpresa, sono stati gli italiani ad accoglierla e a
darle speranza. “Ho capito che
avrei dovuto entrare in una vita
più aperta, che supera il cerchio
tribale ed etnico. Ho capito che
un’altra fraternità è possibile, al
di là del colore, dell’etnia, del
sangue”. Solo una cosa fa male a
Ernesty: essere considerata non
con rispetto, ma con pietà. Tanti
provano pietà della povera africana che chiede aiuto, ma non
vedono in lei una persona degna
di considerazione.
giovane del Gabon. È in Italia
da quasi un anno, accolta dall’associazione “Pozzo di Sicar”,
dove anch’io collaboro. Parla
bene il francese e se la cava con
l’italiano. Ha studiato informatica all’università nel suo paese,
parla con concetti chiari ed è una
cristiana convinta.
La fraternità è possibile
Nella conversazione, mi chiede perché mi trovo in Italia, della
mia scelta di essere missionario,
della fraternità saveriana... Poi
mi parla della sua vita, di gioie e
dolori. Ernesty racconta di aver
trovato un’Europa diversa da come l’aveva pensata. Aveva in testa l’immagine di un continente
del bengodi. Invece, ha scoperto
un’altra realtà, ma non si pente
di essere qui. Ernesty ha lasciato in Africa due figli, di nove e
cinque anni. L’unica preoccupa-
Abbiamo parlato di Dio
Di solito quando incontro altri
africani parliamo di politica, della situazione sociale, degli ultimi avvenimenti dei nostri paesi.
CHRISTIAN WEZA, sx
Spesso mi capita di parlare della
vita in Italia, dell’integrazione,
di come mantenere il legame
tra ciò che ci offre il mondo
occidentale e la nostra identità
africana. Quasi mai capita di
parlare delle nostre esperienze
di vita nella fede: “chi è il Dio
della nostra vita?”.
Ernesty è convinta che il nostro Dio non è un carabiniere, ma
un Padre che ci dà la vita. Non
è un Dio degli occidentali, degli
africani o degli orientali, ma un
Dio di tutti gli uomini. È un Dio
presente nel volto del prossimo,
che invita ciascuno di noi alla
fraternità, all’accoglienza e al
rispetto. Non è un Dio dei divieti che crea nell’uomo angoscia e
paura, ma un Dio che ci libera e
ci rende capaci di amare. Ernesty
mi ha parlato di questo Dio che
lei ha invocato, pregato e sentito
vicino, anche nei momenti più
difficili della sua avventura in
Italia. Una bella testimonianza!
Economia onesta, via di pace
Un incontro per diventare responsabili
8
sono coloro che, pur conoscendo Gesù, si comportano in modo
contrario alla fede. Pagani sono
coloro che nella tradizione africana vedono solo superstizioni
e ignorano la forza dello Spirito
Santo. Pagani sono coloro che
continuano ad ammazzare i loro fratelli, fanno la guerra per
interessi personali e non vedono
negli altri il volto di Dio”.
Per Ernesty, la vita cristiana
significa vivere in sintonia con la
fede che si professa: “Ho capito
che vivere in Cristo è il grande
dono che Dio mi ha fatto”. ■
(continua nel riquadro)
LA STORIA DEL “POZZO DI SICAR”
CHRISTIAN WEZA, sx
foto archivio MS / S. Benedetti
Non conta solo il Pil
Danilo Amadei, presidente dell’associazione “Cibo per tutti”,
ha introdotto il tema, ricordando il significato della parola “kuminda”. In lingua creola significa “cibo condiviso”. È l’obiettivo
che ci siamo proposti come impegno all’interno del mercato.
È stato calcolato che si produce il doppio di quello di cui abbiamo bisogno, mentre 800 milioni di persone vivono con meno di un dollaro al giorno. Eppure ci sono esperienze positive
che possono aiutarci a impegnare testa e cuore, perché “globalizzare la solidarietà” è possibile. L’economia riguarda ognuno
di noi, ci coinvolge come cittadini e fratelli.
Benedetto Gui, docente di
economia politica all’università di Padova, ha ricordato che le
disuguaglianze sono causa di instabilità e che è necessario rego-
Chi sono i veri cristiani?
Ernesty in Italia ha acquistato
anche un altro modo di vedere le
cose. È convinta che non deve
vivere come un’italiana, ma come un’africana, mettendo in evidenza i valori della sua terra. Mi
spiega che da quando è in Italia,
apprezza di più la sua cultura e
ha imparato a dare meno valore
a tante cose dell’occidente, che
prima credeva fossero il modello
assoluto.
E mi parla ancora della sua
convinzione di fede: “Pensavo
che i pagani fossimo noi africani
e gli occidentali fossero tutti figli
di Dio. Poi ho capito che pagani
p. SILVIO TURAZZI, sx
C
i siamo trovati insieme a
riflettere sull’economia,
oggi motivo di speculazione e di
conflitti. Volevamo cercare spiegazioni, esperienze e proposte
perché i rapporti tra le persone e
tra i popoli siano basati sull’onestà e sui valori della dignità comune. Se vissuta così, l’economia può diventare una via di pace e di convivialità.
Il giovane saveriano congolese Christian
al “Pozzo di Sicar”, associazione
per l’aiuto alle donne immigrate
lare i mercati internazionali. Infatti, la crescita del Pil (prodotto
interno lordo) non corrisponde a
una crescita di felicità. È importante valutare e controllare, oltre
al reddito, altri valori basati sulle relazioni: l’onestà, l’amicizia,
la gratuità.
Dio è ricco o povero?
Un momento di comunione tra
credenti delle varie confessioni
religiose è stato vissuto con la
preghiera del Padre nostro. Era
un invito a sentirci fratelli e sorelle, impegnati a portare i pesi
degli altri, senza frontiere. Poi,
la bella tavolata con le ciotole di
riso e fagioli.
Dopo la cena, ha preso la parola don Niccolini che ci ha provocato con una domanda: “Dio è
ricco, o è povero?”. La risposta
ce la dà proprio Gesù. Dio non è
solitudine, ma è l’eterno donarsi. Le proposte che lui ci fa sono
di relazioni vere e fraterne con
gli altri. E noi cosa possiamo fare? Dobbiamo “scendere” verso l’altro. La beneficenza mondiale non risolve i problemi. Bisogna diventare fratelli, riconoscere nell’altro un dono. È importante credere nella reciprocità: anche l’altro può mettersi in
piedi; ogni persona è una pagina
di un bel libro.
Don Niccolini ha terminato ricordando il salmo 147: “Dio ha
messo come tuoi confini la pace”.
Davanti a Gesù che “si sporca”
con chi ha fame, con chi vive nell’angoscia e con la morte, anche la
chiesa non può avere altri confini
se non la pace. L’economia solidale deve diventare una regola di casa, perché tutti ci tengono su. Insieme ci si sostiene.
■
L’associazione “Pozzo di Sicar” è una casa che accoglie donne straniere in difficoltà, per favorirne l’integrazione e l’incontro interculturale. È stata creata nel 1993 con lo scopo di affrontare il “problema” dell’immigrazione non solo in termini di emergenza e interventi
tampone, che spesso fanno aumentare l’emarginazione nei confronti degli stranieri. Al contrario, qui si cerca di superare l’assistenzialismo, con soluzioni che portano all’arricchimento reciproco, culturale,
umano e spirituale.
Il “Pozzo” è guidato dalla famiglia Gianpellegrini, che per tanti anni ha lavorato in Perù, e dalla signorina Mariella. Loro vivono con le
ospiti. Poi ci sono tanti volontari che si danno da fare, sia nella casa
d’accoglienza sia con le strutture operanti nel territorio.
Noi saveriani collaboriamo con il “Pozzo” come assistenti spirituali.
Siamo in quattro: le saveriane Verina e Veronica, Alphonsus e io, studenti di teologia. Organizziamo momenti di preghiera, riflessione e di
scambio spirituale. L’impostazione è cristiana, ma rispettiamo le ospiti
e i volontari nelle loro diversità religiose e culturali.
Sono contento, perché è un’esperienza positiva, che richiede presenza e testimonianza. È una scuola di vita, in cui imparo la gratuità e
la disponibilità. Ogni ospite, con la sua storia, il suo sorriso, la sua fede e fiducia in Dio, mi arricchisce molto.
Anche Alphonsus, saveriano indonesiano, collabora con il “Pozzo di Sicar”,
insieme alle saveriane Verina e Veronica di Parma
2007 GIUGNO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Una bella lettera dal Bangladesh
“Il lavoro tra gli intoccabili mi entusiasma”
I
n Bangladesh siamo entrati
nel periodo più caldo dell’anno che durerà fino a tutto ottobre. Poi tornerà un po’ di aria
fresca che scenderà dalle montagne dell’Himalaia.
Indipendenza,
cricket e ordine
Il 26 marzo, è stato un giorno
di festa per il Bangladesh: abbiamo celebrato la giornata dell’indipendenza. Quest’anno la giornata è stata ancora più speciale,
perché si sono svolti a Trinidad
i mondiali di cricket, ai quali ha
partecipato anche il Bangladesh.
Potete immaginare l’euforia dei
140 milioni di abitanti di questa
nazione! Speriamo che questa
gioia contagi tutti, per una più
forte unità nell’interno del paese, sia dal punto di vista politico
che sociale.
Le elezioni politiche, previste
per la fine di gennaio, sono state rinviate a causa dei disordini.
Il paese ora è sotto la tutela delle
forze dell’ordine. Qualsiasi tipo
di manifestazione è stata proibita a tempo indeterminato… Non
ci sono più cortei di protesta né
scioperi, che negli ultimi cinque
anni avevano caratterizzato ogni
giorno la vita del Bangladesh.
Nei villaggi dei fuori casta
Da febbraio mi trovo in una
nuova zona di lavoro, a sud-ovest
della diocesi di Khulna, vicino
al confine indiano. Il villaggio
si chiama Chuknogar ed è stato scelto dai saveriani come centro della missione per lavorare in
una vasta zona abitata dai “rishi”
o “muci”. Sono i fuori casta, gli
intoccabili, di religione hindu.
Circa 25 anni fa, p. Luigi Paggi ha iniziato un lavoro di educazione e di coscientizzazione, puntando sulla promozione
umana. Attraverso le numerose
scuole sparse nei villaggi, egli
ha aiutato questa gente povera e
abbandonata, che non aveva accesso ad alcun tipo di istruzione.
p. DANIELE TARGA, sx
Ora con p. Antonio Germano,
a 25 anni di distanza, l’attività
missionaria sta puntando a una
nuova realtà, quella del “catecumenato”. Molti giovani e adulti,
formati e cresciuti con p. Luigi,
chiedono di diventare catecumeni per abbracciare il cristianesimo e i suoi valori.
La scuola e la pastorale
La mentalità di casta è ancora diffusa, perfino nelle comunità musulmane e cristiane. Proprio per questo, i saveriani puntano molto sull’educazione. Abbiamo 13 scuole, dalla classe
IV alla classe IX, con 38 insegnanti e più di 500 studenti, ai
quali bisogna garantire gli studi. Una commissione diocesana sull’educazione sta provvedendo affinché questo avvenga.
Ringrazio tutti coloro che stanno sostenendo questi nostri giovani.
Quest’attività mi tiene impegnato dal lunedì al giovedì, da
Famiglia saveriana in festa
Messa di diamante per 4 (uno assente)
I
l 21 aprile abbiamo celebrato la festa della grande famiglia saveriana. Vi hanno
partecipato i familiari dei missionari e delle missionarie originari delle zone di Como, Lecco,
Sondrio e Bergamo. Nell’occasione, abbiamo voluto festeggiare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Calvi, p. Ildo
Chiari, p. Bruno Cisco e p. Domenico Milani. Sono i bisnonni
della nostra congregazione. In verità, padre Bruno Cisco ha potuto partecipare solo spiritualmente, per impegni
inderogabili nella diocesi di Venezia. Ma la torIl cremonese p. Calvi,
tra i due reggiani p.
Milani e p. Chiari. Sulla torta c’è anche p.
Bruno Cisco, il quarto
“diamante” che non
ha condiviso il dolce,
ma ha assaporato
la preghiera dei
confratelli
8
ta era per quattro!
In mattinata, prima della Messa, p. Milani ha parlato ai familiari della sua esperienza di 60
anni di sacerdozio: 26 anni li ha
trascorsi come missionario in
Congo, dove ha fondato l’istituto
superiore di pedagogia, nella città di Bukavu; il resto l’ha vissuto
in Italia, come direttore del Cem
- centro educazione alla mondialità, e ideatore del Ciacs - Centro
arte cultura e società.
p. FRANCO BERTAZZA, sx
È stata una bella occasione per
unire in fraternità i missionari
che, per amore di Cristo, hanno
lasciato la propria famiglia e i loro familiari che, sempre per amore di Cristo, ha continuato la “dinastia”. La presenza di tanti nipoti e pronipoti sono un segno
evidente che Gesù mantiene la
promessa: “Chi avrà lasciato padre, madre, fratelli e sorelle per il
mio nome, riceverà il centuplo in
questa vita e la vita eterna”. ■
Padre Daniele, unico “bianco”,
alla processione eucaristica di
una comunità cristiana
in Bangladesh
mattina a sera. Dal venerdì alla domenica sono invece nella
missione di Satkhira. Qui aiuto
nella formazione pastorale delle comunità cristiane, lavorando
insieme ai preti locali. I cattolici nella missione di Satkira sono circa tremila, sparsi in 15 villaggi. Alcuni sono molto distanti dal centro della missione. Durante la quaresima mi sono spostato, di settimana in settimana,
nei vari villaggi per guidare la
via crucis del venerdì, il ritiro
alla comunità cristiana, le confessioni e le Messe, incontrando
i giovani e facendo visita alle famiglie.
Lavoro con entusiasmo
Grazie al Signore, la salute è
buona e questo mi permette di lavorare con tranquillità. Lavorare
tra gli intoccabili è per me un fatto
nuovo che mi entusiasma. C’è tanto da fare, ma questo non mi spaventa, anche perché la gente collabora e questo mi fa ben sperare.
Sono convinto che il Signore
risorto è presente e vivo in mezzo a noi, qui tra i più poveri dei
poveri. Lo Spirito Santo sta lavorando anche tra i non cristiani
e questo ci sostiene, per non cadere nello sconforto quando non
si vedono i frutti immediati di un
grande lavoro.
■
L'angolo del silenzio
LA GRANDIOSA FACCIATA
p. ANGELO BERTON, sx
C’era una volta…(e continua ad esserci anche
adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica
chiesa, nei dintorni della città di Parma. La facciata di questa chiesa
medievale la si può vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro
della strada provinciale in direzione di Colorno.
L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per
vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere,
dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori.
Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la chiesa, quella facciata è
la sola cosa rimasta
in piedi. Tutto il resto è solo un cumulo di macerie.
Sembrava così bella e meritevole di essere visitata.
Invece… al di là della facciata, rimane
il disgusto di dover
constatare solo rovine e odore di stalla.
In conclusione, voglio dire:
Apparire senza essere? Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque…
Che gran delusione!
2007 GIUGNO
PIEMONTE
e liguria
16156 GENOVA PEGLI GE - Viale Modugno, 39
Tel. 010 6969140 - Fax 010 6967910
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00303164
Una bella lettera dal Bangladesh
“Il lavoro tra gli intoccabili mi entusiasma”
I
n Bangladesh siamo entrati
nel periodo più caldo dell’anno che durerà fino a tutto ottobre. Poi tornerà un po’ di aria
fresca che scenderà dalle montagne dell’Himalaia.
Indipendenza,
cricket e ordine
Il 26 marzo, è stato un giorno
di festa per il Bangladesh: abbiamo celebrato la giornata dell’indipendenza. Quest’anno la giornata è stata ancora più speciale,
perché si sono svolti a Trinidad
i mondiali di cricket, ai quali ha
partecipato anche il Bangladesh.
Potete immaginare l’euforia dei
140 milioni di abitanti di questa
nazione! Speriamo che questa
gioia contagi tutti, per una più
forte unità nell’interno del paese, sia dal punto di vista politico
che sociale.
Le elezioni politiche, previste
per la fine di gennaio, sono state rinviate a causa dei disordini.
Il paese ora è sotto la tutela delle
forze dell’ordine. Qualsiasi tipo
di manifestazione è stata proibita a tempo indeterminato… Non
ci sono più cortei di protesta né
scioperi, che negli ultimi cinque
anni avevano caratterizzato ogni
giorno la vita del Bangladesh.
Nei villaggi dei fuori casta
Da febbraio mi trovo in una
nuova zona di lavoro, a sud-ovest
della diocesi di Khulna, vicino
al confine indiano. Il villaggio
si chiama Chuknogar ed è stato scelto dai saveriani come centro della missione per lavorare in
una vasta zona abitata dai “rishi”
o “muci”. Sono i fuori casta, gli
intoccabili, di religione hindu.
Circa 25 anni fa, p. Luigi Paggi ha iniziato un lavoro di educazione e di coscientizzazione, puntando sulla promozione
umana. Attraverso le numerose
scuole sparse nei villaggi, egli
ha aiutato questa gente povera e
abbandonata, che non aveva accesso ad alcun tipo di istruzione.
p. DANIELE TARGA, sx
Ora con p. Antonio Germano,
a 25 anni di distanza, l’attività
missionaria sta puntando a una
nuova realtà, quella del “catecumenato”. Molti giovani e adulti,
formati e cresciuti con p. Luigi,
chiedono di diventare catecumeni per abbracciare il cristianesimo e i suoi valori.
La scuola e la pastorale
La mentalità di casta è ancora diffusa, perfino nelle comunità musulmane e cristiane. Proprio per questo, i saveriani puntano molto sull’educazione. Abbiamo 13 scuole, dalla classe
IV alla classe IX, con 38 insegnanti e più di 500 studenti, ai
quali bisogna garantire gli studi. Una commissione diocesana sull’educazione sta provvedendo affinché questo avvenga.
Ringrazio tutti coloro che stanno sostenendo questi nostri giovani.
Quest’attività mi tiene impegnato dal lunedì al giovedì, da
Famiglia saveriana in festa
Messa di diamante per 4 (uno assente)
I
l 21 aprile abbiamo celebrato la festa della grande famiglia saveriana. Vi hanno
partecipato i familiari dei missionari e delle missionarie originari delle zone di Como, Lecco,
Sondrio e Bergamo. Nell’occasione, abbiamo voluto festeggiare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Calvi, p. Ildo
Chiari, p. Bruno Cisco e p. Domenico Milani. Sono i bisnonni
della nostra congregazione. In verità, padre Bruno Cisco ha potuto partecipare solo spiritualmente, per impegni
inderogabili nella diocesi di Venezia. Ma la torIl cremonese p. Calvi,
tra i due reggiani p.
Milani e p. Chiari. Sulla torta c’è anche p.
Bruno Cisco, il quarto
“diamante” che non
ha condiviso il dolce,
ma ha assaporato
la preghiera dei
confratelli
8
ta era per quattro!
In mattinata, prima della Messa, p. Milani ha parlato ai familiari della sua esperienza di 60
anni di sacerdozio: 26 anni li ha
trascorsi come missionario in
Congo, dove ha fondato l’istituto
superiore di pedagogia, nella città di Bukavu; il resto l’ha vissuto
in Italia, come direttore del Cem
- centro educazione alla mondialità, e ideatore del Ciacs - Centro
arte cultura e società.
p. FRANCO BERTAZZA, sx
È stata una bella occasione per
unire in fraternità i missionari
che, per amore di Cristo, hanno
lasciato la propria famiglia e i loro familiari che, sempre per amore di Cristo, ha continuato la “dinastia”. La presenza di tanti nipoti e pronipoti sono un segno
evidente che Gesù mantiene la
promessa: “Chi avrà lasciato padre, madre, fratelli e sorelle per il
mio nome, riceverà il centuplo in
questa vita e la vita eterna”. ■
Padre Daniele, unico “bianco”,
alla processione eucaristica di
una comunità cristiana
in Bangladesh
mattina a sera. Dal venerdì alla domenica sono invece nella
missione di Satkhira. Qui aiuto
nella formazione pastorale delle comunità cristiane, lavorando
insieme ai preti locali. I cattolici nella missione di Satkira sono circa tremila, sparsi in 15 villaggi. Alcuni sono molto distanti dal centro della missione. Durante la quaresima mi sono spostato, di settimana in settimana,
nei vari villaggi per guidare la
via crucis del venerdì, il ritiro
alla comunità cristiana, le confessioni e le Messe, incontrando
i giovani e facendo visita alle famiglie.
Lavoro con entusiasmo
Grazie al Signore, la salute è
buona e questo mi permette di lavorare con tranquillità. Lavorare
tra gli intoccabili è per me un fatto
nuovo che mi entusiasma. C’è tanto da fare, ma questo non mi spaventa, anche perché la gente collabora e questo mi fa ben sperare.
Sono convinto che il Signore
risorto è presente e vivo in mezzo a noi, qui tra i più poveri dei
poveri. Lo Spirito Santo sta lavorando anche tra i non cristiani
e questo ci sostiene, per non cadere nello sconforto quando non
si vedono i frutti immediati di un
grande lavoro.
■
MAMMA ESTER TOGNALI
p. MARCELLO, sx
Lunedì 30 aprile è stata chiamata alla vita eterna la signora Ester,
mamma di p. Mario Tognali. Da Esine, ne ha comunicato la notizia padre Mario stesso, che ha assistito la mamma fino all’ultimo. Era tornato dalla missione in Brasile, alla notizia del suo stato precario di salute.
Mamma Ester aveva 91 anni. Il Padre la accolga nel suo amore.
Alla Messa di commiato, attorno a p. Mario e alla famiglia si sono
stretti molti saveriani e sacerdoti della zona. Nella commossa omelia,
padre Mario ha ricordato mamma Ester. «Una sera mi diceva: “Mario,
ho paura di morire”. Le ho detto: “Non avere paura, mamma. Il tuo
cuore è un po’ stanco; ha battuto per 91 anni”. E abbiamo recitato insieme l’Ave Maria. Ma lei ha cambiato le parole, dicendo, “...adesso e
nell’ora della mia morte, amen”. Desideravo passare gli ultimi giorni
accanto alla mamma. Dio mi ha concesso la grazia di sentire fino all’ultimo battito il suo cuore di madre».
Caro p. Mario, hai avuto una mamma che ti amato immensamente.
Tutti i dieci figli e figlie hanno avuto un posto speciale nel suo cuore.
Ma solo per te, mamma Ester ha tenuto un posto fisico - una stanza tutta e solo per te. Ogni giorno cambiava l’aria, spolverava, metteva i
fiori davanti alla Madonna e intanto pregava per te missionario.
Ricorda quelle sue parole: “Ti ho baciato per
lasciarti andare, ma ti ho sempre seguito,
con tanta ansia. Mario, ama tutti quelli che incontri; l’amore per
loro è come l’amore per
i tuoi, è come l’amore
per me”.
Su un poster saveriano è scritto:
“Alla fine della giornata,
ciò che importa è
aver amato”.
Mamma Ester e il figlio missionario p. Mario Tognali
2007 GIUGNO
PUGLIA
74020 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
A Locorotondo era il benvenuto
Un ricordo del compianto p. Ivaldo Casula
Con gratitudine, pubblichiamo la testimonianza su p. Ivaldo Casula della prof.ssa Maria
Sampietro, direttrice della scuola media “G. Oliva” di Locorotondo.
è il mio primo ricorQ uesto
do di p. Ivaldo Casula. Un
biglietto di presentazione semplice e cordiale, all’ingresso della mia casa:
- “Benvenuto, direttore. Lieta
di conoscerla”.
- “Buongiorno, sono padre
Ivaldo”.
Era venuto, accompagnato da
p. Agostino Clementini e p. Nicola Macina, saveriani della comunità di Taranto, per parlare
del movimento Cem ai docenti
della mia scuola e di altre scuole del territorio. Cem vuol dire
“centro di educazione alla mondialità”, diretto dai missionari
saveriani.
Il nostro primo incontro
La scuola “G. Oliva”, già visitata nel 1993 dall’allora direttore p. Domenico Milani, seguiva fin dagli anni ’80 alcuni programmi interculturali. Ma l’incontro con p. Casula diede nuovi stimoli e fu un monito a non
accontentarsi di quanto già fatto,
a resistere all’insidia di voler indietreggiare; un invito a coordinare meglio le iniziative e i progetti, a continuare a studiare, a
confrontarsi e osare, collaborando con i colleghi delle altre istituzioni scolastiche, con gli operatori della parrocchia di Locorotondo e i missionari saveriani
di Taranto.
Con i suoi stimoli, infatti, è sorta una cellula Cem con
l’obiettivo di elaborare un progetto comune. In particolare, nel
febbraio del 2003, per iniziativa del parroco don Suma, è stato
elaborato un percorso dettagliato
MARIA A. SAMPIETRO
di “educazione alla mondialità”.
Le sue lezioni magistrali
Padre Casula ha incontrato i
genitori e i docenti degli alunni della scuola di Locorotondo, i
catechisti e i giovani cresimandi,
affrontando con loro temi nuovi e interessanti. Ha guidato anche un ritiro spirituale per gli
operatori pastorali della vicaria.
Ha parlato ai giovani dell’ITAS
“Basile Caramia” sui problemi
relativi alla globalizzazione. Infine, proprio su questo argomento - “Globalizzare la giustizia” ha tenuto un incontro cittadino,
da tutti apprezzato.
Finché è rimasto in Italia, p. Casula è tornato in Puglia ogni anno per i convegni organizzati dalla scuola media “G. Oliva” di Locorotondo, la scuola elementare
di Costernino e la scuola media
“Orlandini” di Ostini. I temi trattati sono stati tanti: dall’intercul-
“Ruah”, il soffio di Dio
L'ho sentito passeggiando nel parco
P
adre Ivaldo Casula è stato
soprannominato “missionario della mondialità”. Nato a
Guasila, in Sardegna, era stato
ordinato sacerdote nel 1970 a
Glasgow. Si è dedicato all’animazione missionaria e alla formazione in Scozia, a Londra, a
Chicago. Dal 1994 ha lavorato
in Italia a Macomer (Nuoro) e a
Brescia.
Poi, nel 2005, il ritorno in
Sierra Leone, come formatore
dei giovani aspiranti saveriani e
assistente al “Fatima institute”,
che lui amava chiamare “la piccola università di Makeni”. Il 5
aprile 2007, giovedì santo, mentre era ricoverato all’ospedale
diocesano di Makeni per una
grave infezione virale, il Signo-
8
re della vita l’ha chiamato a sé,
all’età di 63 anni.
È bello ricordare le persone
che ci lasciano, anche riprendendo quello che hanno detto o
scritto in occasioni particolari.
Per questo, riportiamo una riflessione che p. Ivaldo ha fatto
a Brescia nel 2001. Rispecchia
la tendenza contemplativa della
sua anima.
La presenza dello Spirito
“Ho voluto che questi fiori,
queste rose meravigliose, fossero portate qui dall’altare della vostra chiesa, perché parlare
dello Spirito Santo vuol dire
aprire tutti gli orizzonti. Non ci
sono barriere né confini. Lo Spirito Santo può essere chiamato
Padre Ivaldo al pozzo di Makeni, in Sierra Leone: finalmente, acqua limpida
e potabile, dono di una benefattrice di Roma
p. IVALDO CASULA, sx
“vento”, “soffio”. In ebraico la
parola è ruah, che vuol dire appunto respiro, soffio.
Perciò quando parliamo dello
Spirito Santo, non ci sono limiti
che ci separano, né tra noi esseri
umani, né tra uomini e donne, né
tra noi e la realtà che sperimentiamo, e quindi neanche tra noi e
questi fiori. Anche in questi fiori
- che noi chiamiamo inanimati,
senz’anima - c’è la forza, la presenza, la vita dello Spirito. Tutto
ciò che esiste è completamente
imbevuto, avvolto e sostenuto
dallo Spirito di Dio”.
Quella volta a Londra...
“Ricordo un momento della
mia vita, quando ero a Londra.
Ci sono dei bellissimi parchi. In
una metropoli così grande, con
8 milioni di abitanti, uscire dal
traffico caotico e poter fare una
passeggiata nei parchi è appunto
un respirare.
Ricordo che come invocazione ripetevo questa parola ebraica
ruah, mentre camminavo e sentivo il canto degli uccelli, guardavo il colore dei fiori e delle piante, nel silenzio, tra gli interminabili sentieri che portavano ad arbusti, piante e prati. Immerso in
questa atmosfera mi sembrava di
vedere, di sentire questo respiro
di Dio, lo Spirito di vita e di esistenza che tutto permeava, e tutto permea”.
■
tura alle vie dello sviluppo, dalla pace alle ricchezze di culture
diverse. I convegni sono stati per noi docenti
occasioni molto significative di formazione
e di aggiornamento.
Le sue lezioni erano
magistrali e le attività di laboratorio erano
organizzate con grande competenza.
Il suo invito
è ancora valido
Padre Ivaldo ci ha
fatto amare le proposte pedagogiche del
Cem. Ci ha fatto apprezzare le molteplici risorse del movimento, del quale ha
cercato di promuovere lo sviluppo a liIvaldo Casula, “missionario della mondialità”;
vello nazionale, se- Padre
sullo sfondo, i tre continenti in cui è vissuto:
guendo regolarmenEuropa (Italia e Gran Bretagna), America (Usa),
te e personalmente i
Africa (Sierra Leone)
vari gruppi che si sono formati. Ha saputo, con forza la sua bellezza. “La vera gioia di
persuasiva e con profonda con- vivere - ci diceva - dipende da
vinzione, presentarci la visione questo nostro sentirci parte midel mondo nella sua totalità pla- nuscola di una realtà infinitanetaria, tipica del Cem: il sentir- mente più grande di noi, immensa e misteriosa, da cui siamo acsi parte di un tutto.
Ci ha aiutato ad acquistare la colti come in una culla vitale”.
Con la sua persona e nei suoi
consapevolezza di essere “famiglia umana universale”. Una fa- gesti, padre Ivaldo Casula ha samiglia che vive la sua avventu- puto mostrarci il volto tenero e
ra quotidiana nella “casa - giar- accogliente di Dio Padre. Vivendino” della nostra “madre - ter- do secondo lo spirito del beato
ra”. Una famiglia che condivide Guido Conforti, fondatore dei
lo stesso dono della vita in co- missionari saveriani, è stato un
munione con tutta la realtà. Ci missionario autentico, testimone
■
ha invitato a celebrare la vita e del vangelo dell’amore.
L'angolo del silenzio / 9
LA GRANDIOSA FACCIATA
p. ANGELO BERTON, sx
C’era una volta…(e continua ad esserci anche
adesso…) la facciata, ancora in piedi, di un’antica
chiesa, nei dintorni della città di Parma. La facciata di questa chiesa
medievale la si può vedere, appena si esce dalla città, sul lato destro
della strada provinciale in direzione di Colorno.
L’imponenza della facciata attira la vista e invoglia a fermarsi, per
vedere la bellezza della chiesa. Da lontano tutto è magnifico. Se la facciata dice tanto, immaginate l’interno! Ci si aspetterebbe di vedere,
dietro alla facciata, le navate affrescate in mille colori.
Invece no! Avvicinandosi, si scopre con delusione che di tutta la chiesa, quella facciata è
la sola cosa rimasta
in piedi. Tutto il resto è solo un cumulo di macerie.
Sembrava così bella e meritevole di essere visitata.
Invece… al di là della facciata, rimane
il disgusto di dover
constatare solo rovine e odore di stalla.
In conclusione, voglio dire:
Apparire senza essere? Nella vita, nella fede, nella politica, ovunque…
Che gran delusione!
2007 GIUGNO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
”Chi è oggi il mio prossimo?”
Convegno del CemSud a Reggio Calabria a cura di LA TORRE, STORGATO
A
Reggio Calabria, il 30 e
31 marzo, all’istituto di
scienze religiose “Mons. Zoccali”, si è svolto il 7° convegno del
movimento Cem - sezione del
sud Italia. La comunità ecclesiale ha ricordato anche la figura di
don Domenico Farias, sacerdote reggino, che per primo ha iniziato nell’arcidiocesi un cammino di dialogo con le chiese cristiane presenti in città. A don Farias è stata intitolata l’aula magna dell’istituto di scienze religiose.
Il Cem, centro di educazione
alla mondialità, è un movimento fondato e sostenuto dai missionari saveriani per promuovere
nelle scuole italiane i valori della mondialità. Proprio quest’anno il Cem celebra il suo 40.mo
compleanno. Per l’occasione,
nella sede attuale del Cem a Brescia, è stata inaugurata una mostra con i disegni del pittore Silvio Boselli. La mostra testimonia il percorso del Cem in questi ultimi anni, a servizio della
mondialità nel campo educativo. La mostra sarà poi messa a
disposizione delle scuole e degli
enti che si interessano a realizzare lo stesso “sogno” del Cem nel
proprio territorio.
Il simposio del Mediterraneo
Il convegno di quest’anno ha
cercato di dare risposta a un interrogativo importante e attuale per la nostra società: “Chi è
il mio prossimo?“. Gli interventi dei relatori hanno suscitato nei partecipanti molto interesse. Nella prima giornata sono
intervenuti i professori Antoni-
no Pangallo, Brunetto Salvarani
e Adel Jabbar. Il secondo giorno
hanno parlato i professori Antonio Foderaro, Attilio Gorassini e
Antonino Spadaro. A conclusione del bel convegno, ha preso la
parola l’arcivescovo mons. Vittorio Mondello.
I partecipanti hanno potuto
ascoltare punti di vista diversi e
hanno sentito l’esigenza di dover
costruire nuovi rapporti ecumenici e scambi tra culture. Sono stati
affrontati temi molto attuali, come l’accoglienza e l’integrazione dei musulmani nella nostra
società. Ciò deve avvenire attraverso relazioni basate sul rispetto
e riconoscimento reciproco degli
stili di vita e delle culture.
Come uscire dalla crisi
Il professor Adel Jabbar, so-
Per il corpo e lo spirito
p. MARIO GUERRA, sx
Battesimi nel santuario
I
l parco della mondialità non sarebbe completo
senza il santuario della Madonna
della Grazia. Lo dice un cartello,
posto nel parco stesso: “Il parco
è come l’allargamento all’aperto
del santuario”.
È nel santuario che la vita
comincia con il sacramento del
battesimo e cresce con tutti gli
altri sacramenti. Tanti genitori
scelgono il santuario della Madonna della Grazia per il battesimo dei loro piccoli. Qui tutto
parla di vita, aiuta a desiderare
la vita piena, stimola a ringraziare Dio per ogni suo dono di
vita nuova.
Daniele che nasce a vita nuo-
P. Ercole Marcelli battezza Daniele nel
santuario della Madonna della Grazia
va, con l’acqua e lo Spirito Santo. La sua tranquillità durante la
cerimonia meraviglia tutti. Sembra proprio che si senta protetto,
in un luogo sicuro e tranquillo, è
la casa di Dio Padre buono.
Padre Ercole, per trent’anni missionario in Sierra Leone
(Africa occidentale), di battesimi ne ha celebrati proprio tanti.
È felice di continuare la sua missione qui a Gallico Superiore,
con tante liturgie ben partecipate, nel santuario della Madonna,
che distribuisce la Grazia di Cristo risorto.
A Daniele e ai suoi genitori auguriamo tanta Grazia e gioia nel
Signore, per tutta la vita.
■
Evviva i piccolissimi !
della mondialiN eltà laparco
gioia è di casa, a tut-
8
te le età. E comincia presto. Perciò una sala è stata riservata per
i compleanni dei più piccoli. Si
chiama “Sala Giglio”.
Oggi è il turno di Marco, attorniato dai suoi piccoli amici.
Sono tutti in festa. Una festa in
piena regola, con tutti gli ingredienti: festoni, palloncini colorati, piccoli regali, un po’ di musica, la torta di compleanno con
le candeline: sette, come i suoi
anni.
C’è anche una brava animatrice, che propone giochi interessanti. Nessun bambino rimane
fuori; nessuno si distrae! Attorno, genitori e nonni applaudo-
no, con lo sguardo commosso e
compiacente.
Ma questo non è tutto. Per una
dieta adeguata e completa, i piaceri del corpo devono essere sostenuti dai piaceri dell’anima.
A questo ci pensa il missionario che immancabilmente arriva,
saluta, assaggia... E poi invita
tutti, piccoli e grandi, ad elevare gli occhi al cielo e dire “grazie” al Signore, che ci benedice
e accompagna ogni giorno della vita.
Passa qualche giorno, e arriva il turno di Orazio e Marco, i
gemellini. Sono al primo anno.
Anche per loro è pronta la “Sala
Giglio”. Inizia la festa. Evviva i
piccolissimi!
■
La torta è buona, e la grazia
di Dio è bella!
Uno squarcio dei numerosi e attenti partecipanti al “Simposio del Mediterraneo”
all’istituto superiore di scienze religiose di Reggio Calabria;
tra i relatori, Adel Jabbar e Brunetto Salvarani del “Cem”
ciologo musulmano dell’università “Ca’ Foscari” di Venezia e
collaboratore del Cem, ha parlato dell’islam storico e attuale.
In epoca medievale, l’islam ha
avuto un ruolo culturale importante verso l’occidente, quando
personaggi eminenti hanno diffuso cultura e invenzioni nel resto del mondo. In epoca moderna invece, per varie ragioni storiche e sociali, l’islam si è trovato
a vivere una condizione di marginalità, subendo il fascino dell’occidentale.
Oggi, il musulmano medio è
diviso tra il medioevo e l’epoca moderna e sembra incapace
di gestire il presente. È in corso una fase storica difficile, perché più forte è il ricordo di quel
passato glorioso, più aumenta il fondamentalismo estremista. Per ricucire questa crisi di
identità è necessario riscoprire
la propria storia, purificando la
memoria da atteggiamenti diffidenti e ostili. Infatti, è a partire
da sé che si comprende l’altro e
si inizia a dialogare.
La volontà di dialogare
Il professor Brunetto Salvarani, attuale direttore del Cem, ha
esposto il punto di vista cristiano
sulla dinamica del dialogo, non
solo verso l’islam, ma verso tutte le fedi. Noi cristiani dobbiamo cogliere l’opportunità delle
“nuove presenze”, per guardare
il nostro prossimo con stima e rispetto, e non con preoccupazione e paura.
Il concilio Vaticano II guardava al mondo con ottimismo
e parlava di “dialogo possibile”. Nei documenti “Gaudium et
spes” e “Nostra aetate” è scritto:
“Guardiamo ai musulmani con
stima”. Davanti all’attuale cupo scenario del mondo, noi dobbiamo sperare in una “rivincita
del dialogo e, attraverso questo,
a una rivincita del sacro”, realizzando quella “pace in terra” auspicata per tutte le donne e gli
uomini di buona volontà.
■
(continua nel riquadro)
LE TRE VIE DEL DIALOGO
BRUNETTO SALVARANI
Per raccogliere la
sfida del dialogo tra
le religioni e realizzare la pace ci sono
tre possibilità.
La prima è quella
di non lasciarci catturare dall’idea, oggi in voga, che esiste
uno “scontro di civiltà”. Potrebbe essere una posizione
pericolosa. Le tradizioni non sono immutabili; esse si evolvono e arricchiscono nell’incontro reciproco, che deve caratterizzare la nostra
epoca moderna.
La seconda possibilità è rappresentata dallo sforzo che dobbiamo
fare per uscire dal relativismo. È pericoloso pensare che tutto può essere valido. Questa convinzione sbagliata non ci aiuta a fare la necessaria azione di discernimento, mentre ci rende incapaci di pensare al
futuro con speranza.
La terza possibilità è intraprendere, nella nostra vita quotidiana e
in modo serio, un “dialogo” che fa i conti con chi è diverso da noi per
cultura e per religione.
Desidero ricordare la “Giornata del dialogo cristiano - islamico”,
lanciata a novembre del 2001 e ripetuta ogni anno in coincidenza
con l’ultimo venerdì del ramadan islamico. In quella giornata, ci associamo ai fratelli musulmani con la preghiera e il digiuno. È un piccolo
segno del regno di Dio in terra. I sogni non si realizzano per magia; è
necessario realizzarli con la fatica. È necessario lavorare e convertirsi
all’amore. La strada da percorrere tutti insieme è quindi questa: umile, silenziosa e feconda, per costruire un mondo di libertà e di pace
per le generazioni che verranno.
2007 GIUGNO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
Il “Mastro Lindo” dell'infanzia missionaria
Il saveriano p. Pierobon, segretario nazionale
P
adre Piero Pierobon è il
nuovo “acquisto” della comunità saveriana di via Aurelia,
a Roma. Gli è stato affidato l’importante incarico di segretario
nazionale della POIM, pontificia
opera dell’infanzia missionaria.
Nato 48 anni fa a Cittadella, in
provincia di Padova, p. Piero ha
una gran voglia di cominciare il
nuovo servizio.
Si presenta così: “Mi butterò
a capofitto. Cercherò di trasmettere il mio entusiasmo, perché
essere cristiani è avere la gioia
dentro e raccontarla a tutti. Il
mio stile di lavoro? Lo dico continuamente ai ragazzi: dare sempre il 110 per cento”.
In Africa e in Sardegna
Dopo essere diventato sacerdote, ha imparato il francese a
Parigi, prima di vivere 12 anni
di missione in Camerun e Ciad.
Qui ha lavorato nelle piccole comunità dei quartieri più disagiati
e ha conosciuto la povertà: “Ci
trovavamo ogni settimana per
leggere e riflettere sul vangelo,
racconta. In Africa ho compreso
che la Parola di Dio riesce a toccare profondamente la vita delle
persone e delle comunità che si
riuniscono per ascoltarla”.
Dopo il Camerun, p. Piero è
tornato in Italia ed è stato mandato a Macomer, in Sardegna.
“Mi hanno chiesto di animare
in senso missionario le realtà
ecclesiali nel nord dell’isola. Il
mondo giovanile è in continua
evoluzione. Al centro della pastorale giovanile c’è sempre il
vangelo, accompagnato da piccoli gesti concreti, che cercano
di modificare gli stili di vita”.
Dopo questo cammino insieme, vari giovani hanno voluto fare scelte coraggiose di impegno
e di dono verso gli altri. “Sono
convinto che tutte le vocazioni
siano da rivalutare”, spiega. “Un
cristiano è chiamato a essere
missionario anche all’università
o sul posto di lavoro. Le giovani
generazioni, purtroppo, hanno un
orizzonte troppo schiacciato sul
Una famiglia allargata
Saveriani e loro familiari insieme
p. ANDREA ROSSI, sx
a cura di p. ANDREA ROSSI, sx
presente e diventa sempre più
difficile fare una scelta che duri
per sempre. Ma le scelte più belle e importanti sono certamente
quelle che non hanno fine, che
durano tutta la vita”.
Le grandi scelte dei bambini
Ora p. Piero è segretario nazionale dell’infanzia missionaria. L’incarico gli è stato affidato direttamente dalla direzione
nazionale delle pontificie opere
missionarie. Succede a Stefania
Bascapè, che si è distinta per
aver ricostruito e rinvigorito la
rete di rapporti tra gli incaricati
diocesani dell’opera. “Seguirò
la via già tracciata in questi ultimi anni, perché il lavoro è stato
impostato molto bene. I giovani
di domani non si inventano. Le
scelte importanti, quelle fondamentali, si fanno da piccini”,
afferma p. Piero.
Alto e robusto, i capelli rasati, padre Piero sorride quando si
accenna al nomignolo con cui i
ragazzi sono soliti chiamarlo:
“Ebbene sì, mi chiamano proprio
Mastro Lindo, per la testa pelata
e anche per la muscolatura; che
male c’è?”.
I prossimi anni lo vedremo
impegnato con i ragazzi missionari di tutta Italia, in un itinerario educativo che si propone di
far loro prendere coscienza della
Padre Piero Pierobon, alias il “Mastro
Lindo” dell’infanzia missionaria in Italia
propria vocazione cristiana e di
coinvolgerli in progetti di solidarietà universale. “Il mio lavoro,
purtroppo, non sarà sempre a
contatto diretto con i ragazzi. Il
mio compito sarà sostenere le attività degli animatori, aiutandoli
a riflettere e agire. Tutte le attività devono essere animate da una
scelta consapevole”.
Diamo a padre Piero il “benvenuto” tra i saveriani di Roma
e gli auguriamo un proficuo lavoro di animazione missionaria
a servizio della chiesa italiana…
al 110 per cento!
■
Un suggerimento: nella vostra
parrocchia c’è l’infanzia missionaria? Che ci sia o no, invitate
padre Piero a parlare ai bambini. Saranno felici di conoscere
“Mastro Lindo”. Prenotatelo subito allo 06 39366929.
LO SPIRITO DI FAMIGLIA FA BENE
p. ANDREA, sx
Nella piccola chiesa dei saveriani in via Aurelia, la grande famiglia riunita per la celebrazione della Messa
I
l tempo poco clemente non
ha consentito di celebrare
la Messa all’aperto, davanti alla suggestiva grotta di Lourdes.
Ma anche quest’anno, nella casa
saveriana di via Aurelia, l’incontro con i familiari dei saveriani
del Lazio è stato un tripudio di
fraternità. Una sessantina di familiari si sono ritrovati, domenica 6 maggio, per testimoniare
l’impegno missionario che condividono con i saveriani. I graditi ospiti erano capeggiati dai due
“patriarchi”: la signora Carolina,
mamma di p. Antonio Chiofi, e
il signor Francesco, fratello del
compianto p. Giuseppe Milani.
8
Dal silenzio alla festa...
È un appuntamento ormai tradizionale quello della prima domenica di maggio, e la gioia dei
missionari nell’accogliere in casa
i familiari dei confratelli di questa terra laziale è sempre grande.
Di solito la nostra casa è silen-
ziosa e calma. L’unico fracasso
avviene all’esterno, dal traffico
continuo e congestionato sulla
via Aurelia. All’interno, i saveriani sono impegnati a frequentare corsi impegnativi nelle varie
università romane. Perciò è raro
vedere in casa tanta gente.
Ma la domenica della festa
della famiglia allargata è tutta
un’altra cosa! Fremono i preparativi. I missionari si apprestano
a rendere il loro servizio, perché
tutto vada bene. La casa si trasforma e pullula di persone che si
salutano affettuosamente, ricordano i tempi passati, si raccontano dei figli e fratelli missionari
che lavorano in giro per il mondo. Si vive un’atmosfera davvero speciale, ricca di familiarità,
di gioia, di cordialità. Ci si sente
tutti come a casa propria.
A tutti il nostro affetto
È giusto che sia così. Sì, perché - come ci ha ricordato il ret-
tore p. Chiofi nell’introdurre la
celebrazione della Messa - una
costante essenziale del carisma
saveriano è lo spirito di famiglia che siamo chiamati a vivere
non solo tra noi missionari, ma a
condividere anche con i genitori
e i familiari dei nostri confratelli.
Questa è stata la volontà del nostro fondatore, Guido Conforti.
A tutti i familiari dei saveriani
che hanno preso parte alla festa,
vanno i nostri più sentiti ringraziamenti e auguri. Ma attraverso
le pagine di “Missionari Saveriani”, vogliamo raggiungere anche
coloro che, per vari motivi, non
hanno potuto rallegrarci con la
loro presenza alla festa, in particolare coloro che sono malati e
impossibilitati a muoversi. A tutti assicuriamo la nostra preghiera
e il nostro affetto. Sebbene non
si trovino molte occasioni per incontrarci di persona, vi garantiamo la nostra riconoscenza e vicinanza, almeno spirituale.
■
Il beato Guido Conforti paragonava i genitori di un missionario - e
in modo allargato, anche tutti i familiari - alla figura di Dio Padre che
ama il suo unico Figlio e lo manda nel mondo per comunicare il suo
amore. I genitori fanno dono di un figlio a Dio e alla chiesa per il bene
dell’umanità. Così anche noi missionari, inviati nel mondo ad annunciare il vangelo, comunichiamo l’amore che abbiamo ricevuto e sperimentato nella nostra vita, e soprattutto nella nostra famiglia.
Come ogni altra persona, anche il missionario non è un isolotto, ma
un insieme di storia comunitaria e personale, di rapporti e di affetti.
La sua missione prende sapore da tutto ciò. Il missionario porta con sé
l’amore con cui è stato amato e l’affetto dei suoi familiari.
Per questo, anche la gente presso cui è inviato è riconoscente alla
sua famiglia. Si crea un legame indissolubile tra l’ambiente e la famiglia d’origine del missionario e l’ambiente e la gente presso cui egli è
chiamato a servire il regno di Dio.
Diceva il beato Conforti che la nostra vocazione missionaria è “la più
nobile e grande”. Ebbene, non meno nobile e grande è la vocazione
dei nostri genitori e familiari, che sostengono il nostro impegno e la
nostra chiamata. Grazie, dunque, perché siamo missionari insieme!
Padre Mario Celli (destra) con suo fratello e gli altri: “gente felice, Dio l’aiuta!”
2007 GIUGNO
ROMAGNA
48020 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Il beato Conforti sembra
ti rivolga lo sguardo
per accoglierti e benedirti
Conforti tra noi, per sempre
Un monumento nella casa dei saveriani
nel 1902 il sacerdoQ uando
te parmense di 37 anni don
Guido Conforti pensava ancora
di poter partire come missionario in Cina, si vide arrivare l’ordine da papa Leone XIII di cambiare rotta e dirigersi verso Ravenna, per esserne arcivescovo.
Come gli era stato consigliato,
a causa della situazione di quei
tempi, ma anche per una scelta
personale, arrivò in città di notte, quasi alla chetichella. Mons.
Conforti dimostrò subito un
amore entusiasta per i ravennati,
come si può leggere nella lettera
di saluto prima del suo ingresso
che abbiamo riportato nel riqua-
dro in basso.
Nonostante questa dimostrazione d’affetto, la sua permanenza a Ravenna dovette interrompersi dopo soli due anni, per
problemi di salute.
Il ritorno del beato Conforti
A cento anni di distanza, il 16
ottobre del 2002, mons. Conforti, nelle sue spoglie, ritornò
a Ravenna da “beato”, dopo la
proclamazione fatta da Giovanni Paolo II il 17 marzo 1996. Per
quattro giorni rimase tra i suoi
saveriani, venuti anche da lontano per fargli visita, in quella
casa di San Pietro in Vincoli che
L’urna del beato Conforti, nel 2002, dopo aver fatto tappa alla casa dei saveriani,
ha ricevuto l’omaggio devoto dei ravennati in piazza
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
gli era stata donata dalle sorelle
Vignuzzi per la formazione dei
missionari.
Il Conforti non aveva potuto
vederla da vivo. Fu il suo secondo
successore a Ravenna, mons. Antonio Lega a prendere la decisione
di ospitare in diocesi i primi saveriani. Era il 9 novembre 1931, ed
era appena tornato dai funerali del
suo predecessore a Parma.
Il 20 ottobre 2002, dopo la calorosa accoglienza del sindaco
Vidmer Mercatali e dell’arcivescovo mons. Giuseppe Verrucchi
nella gremita piazza del Popolo
a Ravenna, la salma del beato
Conforti, ricostruita in cera, fu
solennemente esposta in cattedrale. Per una settimana intera
vide sfilare in devoto omaggio i
nipoti dei figli della sua Ravenna. Le parole di amore dette ai
loro nonni e bisnonni scesero nel
cuore di tutti i visitatori, lasciandovi copiosi frutti di bene.
La statua, in fondo al viale
Nel riquadro in basso potete
La parola degli architetti
Spiegazioni e interpretazioni
L
asciamo “la penna” agli architetti, i coniugi Ermanno
e Paola Boggio, di Fiorenzuola
D’Arda, Piacenza. Nel piedistallo da loro progettato e realizzato,
hanno voluto completare il messaggio della figura del Conforti che i fratelli Arrighini, di Pietra di Lucca, hanno impresso nel
bronzo.
8
p. A. CLEMENTINI, sx
volta incorniciati dall’acqua che
scorre. Nel mezzo della composizione architettonica, un solido
blocco di marmo sorregge la statua del beato, mentre ai suoi piedi tutta l’acqua si convoglia in
una vasca perimetrale.
L’insieme si completa con
un’aureola a semicerchio, posizionata sul retro del basamento
dove vengono iscritti alcuni momenti significativi della vita del
Conforti. Sul pavimento in porfido sono incassate luci che donano all’insieme una voluta atmosfera mistica, dolce e mai aggressiva, che valorizza anche
nelle ore notturne la dolcezza
dello sguardo del beato e illuminano la mano indicante al pellegrino la casa saveriana di S. Pietro in Vincoli”. (arch. Ermanno
e Paola Boggio)
Aspettiamo anche voi!
Come si può ben capire dalla spiegazione degli architetti,
lo scopo del lavoro non era solo
Atmosfera mistica e dolce
quello di erigere un “monumen“Il basamento è stato realizzato”. L’obiettivo principale era
to con un corpo centrale in marcreare una presenza costante, vimo bianco di Carrara e granito
va, familiare e operante, per prorosa tenue. Nella parte frontale
lungare in Romagna i due brec’è un blocco triangolare simvi anni di episcopato del Conboleggiante la
forti, a inizio noveTrinità. Da qui
cento, e la visita di
sgorga ininteruna settimana, alrottamente e
l’inizio di questo
lentamente un
secolo.
rivolo d’acTutti i nostri amiqua, simbolo
ci e lettori, che handi vita e di feno la curiosità di
de, che si rinvedere il monumennova senza fito ...dal vivo, sono i
ne.
benvenuti. Il beaNella parto Conforti e anche
te retrostante
noi, vi aspettiamo a
ci sono ancobraccia aperte! L’inra tre pannelgresso, come semli di marmo
pre, è libero. Non
che si sovrapc’è bisogno di prepongono e che
notazione e non si
vengono a loro La riproduzione del monumento, senza la statua, nel disegno degli architetti
fanno code!
■
vedere la sua figura in bronzo.
È la terza statua, dopo quella
di Parma e di Fontanellato, già
comparsa altre volte su queste
pagine. Qui vogliamo solo illustrarvi il messaggio che Conforti ha voluto portarci e come lo
hanno recepito ed espresso gli
architetti che hanno progettato il
piedistallo.
A vederlo, ha tutto l’aspetto di
un monumento; ma non riesco a
chiamarlo con questo nome. Tra
tutti i monumenti che ho visto
nelle varie città, non dimenticherò mai l’impressione che mi
fece Garibaldi nella piazza della
mia città. Quando da bambino
gli passai davanti la prima volta, seduto sul calesse a fianco di
mio padre, mi faceva paura: così
grande, di bronzo scuro, su quel
piedestallo enorme come un pagliaio e con quella spada lunga
dai fianchi ai piedi!
Il “monumento” del Conforti
te lo trovi improvvisamente sulla destra, in uno spazio alla fine
del lungo viale composto di tuie,
lailandia e gratekus, che porta
alla casa dei missionari. Sembra
che, anche lui di origine contadina, arrivi dalla campagna che
si estende alle sue spalle. L’impressione è che, benedicendoti,
ti indichi la casa dei missionari
quando arrivi, o ti saluti quando
riparti. Provo questa sensazione
ogni volta che esco, rientro o gli
passo davanti.
■
Una notizia... curiosa
L’inserimento mensile del conto corrente postale è richiesto
da molti lettori, per facilitare il rinnovo dell’abbonamento o inviare offerte, come e quando desiderano. Si prega di non considerare questo gesto come una “insistente scortesia”.
Tuttavia, un vostro contributo per sostenere le spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani” è gradito, in qualsiasi
momento vi sia più comodo. Grazie.
CON UN AMICO IN PIù
Ecco alcune parole d’affetto che il beato Conforti ha scritto ai ravennati,
nella sua prima lettera a
loro indirizzata prima del
suo ingresso come arcivescovo della diocesi. Certamente sono sempre valide da parte sua; e per noi
rappresentano anche un
impegno.
“Da quell’istante
nel quale fui eletto
vostro arcivescovo,
non ho più pensato
che a voi,
e il cuore si strugge
per il desiderio
di vedervi,
di abbracciarvi,
di farvi del bene.
Mi rallegro nel sapere
che a Ravenna,
nonostante
le nequizie dei tempi,
il bene prevale
sul male”.
2007 GIUGNO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
Religioni in dialogo a Salerno
Incontri davvero benefici per tutti
Franco Grillo è pastore della chiesa evangelica battista
di Campagna (SA). Fa parte
del “laboratorio per il dialogo
interreligioso” di Salerno. Lo
ringraziamo, perché ci descrive
il cammino fatto, tra fatiche e
nuove convinzioni.
anno, non senD azaqualche
riserve e con molta
circospezione, ho cominciato a
muovere i primi passi all’interno del dialogo ecumenico e più
recentemente anche in quello interreligioso. La prima occasione
è venuta partecipando all’iniziativa per la traduzione letterale
ed ecumenica del vangelo di
Matteo.
I miei primi passi
Questa realizzazione, presentata nel duomo di Salerno il 14
settembre del 2002, aveva impegnato e appassionato traduttori
cattolici, evangelici e ortodossi.
Superando barriere e steccati,
hanno presentato un’opera di
grande rigore scientifico, storico
e letterario.
Sono seguiti i primi incontri
ecumenici, non privi di qualche
tensione, e una fugace partecipazione a un incontro interreligioso presso i missionari saveriani
di Salerno. Poi, una lunga pausa,
interrotta solo dall’appuntamento annuale della settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani. Un appuntamento poco sentito e molto subìto nell’ambito
delle chiese da cui provengo.
Gli incontri ecumenici
Dopo la decisione assunta
dalla nostra chiesa di Campagna
(SA) di entrare nell’U.C.E.B.I.
(Unione cristiana evangelica
battista d’Italia) ho ripreso con
interesse e convinzione la partecipazione agli incontri ecumenici. Questi contano sulla partecipazione di don Angelo Barra,
delegato diocesano per il dialogo ecumenico e interreligioso, i
FRANCO GRILLO
missionari saveriani, molti parroci della diocesi, i rappresentanti
del SAE salernitano, le varie
aggregazioni laicali diocesane,
tra cui, i laici saveriani, oltre alla
chiesa metodista di Salerno e la
chiesa battista di Campagna.
In questo contesto, ho conosciuto e apprezzato lo slancio e
la passione per il dialogo di tante
persone, tra cui Pietro Ravallese,
segretario del laboratorio interreligioso di Salerno e provincia.
Tante voci, ma intonate
Il laboratorio per il 2007 ha
organizzato una serie di incontri
di formazione, giunti ormai alla
conclusione, dal titolo “religioni in dialogo”. Gli incontri sono
stati inaugurati il 26 febbraio
scorso, con un’introduzione tenuta da don Angelo Barra, dal
titolo “Le ragioni del dialogo”.
A questo primo appuntamento
sono seguiti vari altri.
Padre Andrei Boystov della
chiesa ortodossa russa (patriar-
Missione, una sinfonia di sì
Per un'altra grande estate missionaria
13 aprile, nei luoD alghi10dialsanta
Rita a Cascia,
si è tenuto un corso di formazione per animatori e formatori
vocazionali, organizzato dal centro nazionale per le vocazioni. Il
titolo del convegno era questo:
“Accompagnare i giovani, tra
desideri del cuore e sete di Dio,
alla scuola di sant’Agostino”.
I tanti desideri dei giovani
Insieme a p. Roberto Salvadori, animatore saveriano a
Macomer, e a Francesca Mura,
animatrice saveriana, anch’io ho
partecipato con soddisfazione a
questi tre giorni di riflessione.
Abbiamo ascoltato molti interventi interessanti e discusso su
alcuni casi di accompagnamento
vocazionale.
In varie occasioni è stata ricordata la positività dei tanti
desideri presenti nei giovani e la
necessità di aiutarli a riscoprirli e a definirli. Con un accompagnamento serio e costante, il
giovane deve essere aiutato a far
sì che i desideri più profondi, intensi e sani diventino decisioni,
realtà, scelte concrete di vita.
Padre Alex, p. Roberto e Francesca,
con due suore e un sacerdote
congolese, a Cascia
8
cato di Mosca), ha
parlato di “Dialogo e
retta via della dottrina e della glorificazione: l’ortodossia”;
il pastore della chiesa
metodista di Salerno,
Antonio Squitieri, di
“Dialogo ed ecumenismo: il protestantesimo”; l’imam di
Salerno Rachid Ai
Madia, di “Dialogo e
conoscenza: l’islam”;
don Pietro Mari, parroco del Volto Santo
di Salerno, di “Dialogo e universalità: il
cattolicesimo”.
La sfida
del pluralismo
Finora la sala delle
Il pastore battista Franco Grillo, autore dell’articolo
conferenze del centro
e membro del laboratorio salernitano
di accoglienza “Casa
per il dialogo interreligioso
Nazareth” della parrocchia di Gesù Redentore di Sa- gi entrato prepotentemente nel
lerno, è stata gremita da un pub- linguaggio moderno e che riblico attento, che ha manifestato corre frequentemente nelle noil proprio interesse con interventi stre conversazioni, diventa reae domande, pari all’importanza le e fecondo solo quando espridegli argomenti e alla competen- me la propria predisposizione a
za dagli oratori. Tutti i relatori, a identificarci con gli altri. In queloro volta, hanno saputo generare sto senso, essere cattolici, ortonei presenti un genuino desiderio dossi o protestanti non perde il
di conoscere le caratteristiche re- suo significato, ma diventa meno
ligiose e spirituali delle comunità rilevante. Il pluralismo religioso
è una sfida del nostro tempo. Dal
da cui essi provengono.
Personalmente ho compreso suo esito, forse, dipende il destiche il dialogo interreligioso, og- no futuro dell’intera umanità. ■
p. ALEX BRAI, sx
È sulla base di questa considerazione, nata nel contesto del
convegno al quale abbiamo partecipato, che si svolgeranno le
attività estive a Salerno e dintorni. Naturalmente, oltre a questa
considerazione generale, per noi
saveriani c’è un aspetto in più:
la missione.
Venite a... rispondere
Il tema che guiderà le nostre
attività estive con i giovanissimi
e con i giovani nell’animazione
sulla spiaggia e nei campi di
lavoro in varie foranie del salernitano sarà il seguente: “La
missione: una sinfonia di sì”. Lo
stesso tema guiderà alcuni giovani che faranno una breve ma
intensa esperienza missionaria
in Camerun nel mese di agosto.
Qual è il sì di Dio che ci chiama
alla missione? Quali sono i nostri
sì alla missione? I nostri desideri
legati alla missione come possono
diventare realtà, decisioni, scelte
di vita? Questi e altri interrogativi accompagneranno i giovani
durante tutto il periodo estivo, nel
cammino di formazione e nell’animazione missionaria.
Buona missione estiva a tutti!
Per informazioni e particolari
sui campi estivi, consulta l’elenco pubblicato a pagina 7.
■
A VITERBO, 46° CONVEGNO CEM
A Viterbo, da domenica
26 a giovedì 30 agosto, si svolgerà il 46°
Convegno Cem
(Centro di educazione alla
mondialità) sul
tema: “Umano, disumano,
post-umano.
Corpo a corpo
nell’educazione”.
Per secoli si è ritenuto che l’educazione si dovesse occupare prevalentemente dello spirito, della coscienza, del sapere. Attualmente,
questa concezione viene messa in discussione dall’evoluzione della
biologia e più in generale delle scienze e delle tecnologie. Per questo,
l’educazione non può disinteressarsi di quel che accade. Ecco perché
il prossimo Convegno del Cem sarà un appuntamento essenziale per
approfondire gli aspetti fondamentali del vivere, tra il nascere e il
morire, e per tener vivi gli interrogativi dell’etica.
Cosa significa oggi “naturale”? Che ne è dei principi della coscienza
di ogni essere umano? Che ne è della loro “universalità”? L’educazione è così chiamata a un corpo a corpo davvero nuovo. Esso, da
un lato, chiede di indagare i presupposti razionali su cui fondare e
costruire le regole dell’etica pubblica e, dall’altro, di definire i confini
invalicabili di quella soglia-limite per impedire a ciò che è “umano”
di degenerare nel “dis-umano” e nel “post-umano”.
Si confronteranno su questi temi Mauro Ceruti, professore di filosofia della scienza a Bergamo; Alberto Abruzzese, insegnante di
sociologia a Milano; Carmine Di Sante, già docente all’istituto teologico di Assisi.
Gli insegnanti interessati a partecipare al Convegno Cem possono
mettersi subito in contatto con p. Alex Brai (tel. 089 792051; e-mail:
[email protected]).
2007 GIUGNO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Una scuola per chi ama la famiglia
Esperienza positiva della diocesi di Como
25 aprile, alM ercoledì
la presenza del vescovo
mons. Diego Coletti, si è conclusa a Tavernerio la prima edizione della scuola biennale per
operatori di pastorale familiare,
promossa dalla commissione
diocesana della pastorale per la
famiglia.
La formazione è importante
Gli obiettivi della scuola sono
stati principalmente tre. Per prima cosa, ha cercato di offrire le
coordinate teologiche e antropologiche per la comprensione del
matrimonio cristiano nella chiesa
e nel contesto culturale odierno.
In secondo luogo, la scuola ha
voluto rendere visibile, tramite
alcune esperienze, le caratteristiche e il valore prezioso della
vita spirituale della coppia e
della famiglia. Il terzo obiettivo
è stato apprendere la capacità di
accompagnare altri nella ricerca
del valore della propria vocazione al matrimonio cristiano,
in tutto il suo valore teologico e
umano.
Per chi è appassionato di famiglia, è importante anzitutto
formarsi, studiare, approfondire, perché le questioni che riguardano la famiglia sono così
tante che ci si può perdere. Ed
è così vasto il campo della famiglia che è come entrare in una
p. LUIGI ZUCCHINELLI, sx
foresta: è facile perdere il sentiero. È importante camminare, ma
dobbiamo sapere anche in quale
direzione stiamo andando.
Insieme, vocazioni diverse
Il corso si è svolto in due anni. Vi hanno partecipato 35 coppie, alcuni sacerdoti, un diacono
e alcune suore. Nel primo anno
sono state gettate le basi comuni
della formazione. Nel secondo
anno, invece, il corso ha fatto
due proposte diverse: una per
gli operatori che si dedicano
alla preparazione al matrimonio
e all’accompagnamento delle
giovani coppie; l’altra per gli
operatori che seguono la forma-
Famiglia saveriana in festa
Messa di diamante per 4 (uno assente)
I
l 21 aprile abbiamo celebrato la festa della grande famiglia saveriana. Vi hanno
partecipato i familiari dei missionari e delle missionarie originari delle zone di Como, Lecco,
Sondrio e Bergamo. Nell’occasione, abbiamo voluto festeggiare il 60.mo di ordinazione sacerdotale di p. Angelo Calvi, p. Ildo
Chiari, p. Bruno Cisco e p. Domenico Milani. Sono i bisnonni
della nostra congregazione. In verità, padre Bruno Cisco ha potuto partecipare solo spiritualmente, per impegni
inderogabili nella diocesi di Venezia. Ma la torIl cremonese p. Calvi,
tra i due reggiani p.
Milani e p. Chiari. Sulla torta c’è anche p.
Bruno Cisco, il quarto
“diamante” che non
ha condiviso il dolce,
ma ha assaporato
la preghiera dei
confratelli
8
ta era per quattro!
In mattinata, prima della Messa, p. Milani ha parlato ai familiari della sua esperienza di 60
anni di sacerdozio: 26 anni li ha
trascorsi come missionario in
Congo, dove ha fondato l’istituto
superiore di pedagogia, nella città di Bukavu; il resto l’ha vissuto
in Italia, come direttore del Cem
- centro educazione alla mondialità, e ideatore del Ciacs - Centro
arte cultura e società.
p. FRANCO BERTAZZA, sx
È stata una bella occasione per
unire in fraternità i missionari
che, per amore di Cristo, hanno
lasciato la propria famiglia e i loro familiari che, sempre per amore di Cristo, ha continuato la “dinastia”. La presenza di tanti nipoti e pronipoti sono un segno
evidente che Gesù mantiene la
promessa: “Chi avrà lasciato padre, madre, fratelli e sorelle per il
mio nome, riceverà il centuplo in
questa vita e la vita eterna”. ■
zione dei diversi tipi di realtà
familiari.
L’impegno per i partecipanti
è stato notevole: due esperienze
estive piuttosto lunghe e sette
fine-settimana, per un totale di
150 ore. Un vero corso universitario! Anche il livello dei relatori è stato di eccellente qualità.
I partecipanti hanno espresso un
alto grado di soddisfazione oltre
che di impegno.
È stata davvero una bella
esperienza di chiesa: unite dalla
passione per il matrimonio e la
famiglia, si sono incontrate diverse vocazioni.
Famiglia e chiesa
allo specchio
Durante la celebrazione eucaristica della giornata conclusiva,
il vescovo Diego ha incoraggiato
a continuare il cammino intrapreso, con entusiasmo e generosità.
In fondo, abbiamo una consapevolezza: tutto ciò che la famiglia vive, si riversa nella chiesa.
Ecco la bellezza della pastorale
familiare. Tutto ciò che la famiglia ha come valore, ridonda
nella chiesa; tutto ciò che la famiglia rappresenta di Dio, lo si
vede poi amplificato ancora nella
chiesa. Famiglia e chiesa si parlano e si richiamano. In qualche
modo, una è la voce dell’altra;
una è il volto dell’altra.
Al termine di questa esperienza, il cuore è davvero colmo di
riconoscenza: grazie al Signore
e a tutte quelle persone che hanno reso possibile la scuola. Noi
missionari saveriani di Tavernerio siamo stati felici di aver avuto
con noi i relatori e i partecipanti
per tutta la durata della scuola. E
speriamo che un’altra esperienza
simile possa ripetersi nel prossimo autunno.
■
Mercoledì 25 aprile, nella casa saveriana di Tavernerio, mons.
Coletti ha concluso la prima edizione della “scuola biennale”
per operatori di pastorale familiare; il vescovo ha incoraggiato
a continuare il cammino, con entusiasmo e generosità.
“ROCCIA DEL MIO CUORE è DIO”
Un libro sulla mamma di mons. Ginami
Volentieri pubblichiamo questa
lettera di mons. Ginami, nipote
di p. Luigi Zucchinelli, che chiede
il favore di diffondere il suo libro.
Il cardinale Martini scrive: “Tu hai
davvero accumulato tesori di fede
nel tuo libretto, ricordando le cose
che tua madre ti ha detto e scritto
in questi anni. Le riflessioni sul tema della prova sono utili per comprendere l’esperienza della mamma e la nostra personale, quando
attraversa la prova”.
Mia mamma Santina Zucchinelli, sorella di p. Luigi, nel 2005 ha
attraversato una lunga e dolorosa
prova, rimanendo in terapia intensiva per 109 giorni. La drammatica esperienza è stata raccolta
in un libretto dal titolo, Roccia del
mio cuore è Dio, che ha avuto la fortuna di giungere alla terza edizione. Quanto è raccolto è devoluto in beneficenza. Abbiamo fatto una
donazione all’ospedale di Bergamo; aiutato una struttura di fisioterapia e trasporto di persone disabili; finanziato due borse di studio per
medici del terzo mondo e tre missioni umanitarie di cardiochirurgia
in paesi poveri... Quanto raccoglieremo con la terza edizione, andrà
per un appartamento a Gerusalemme, a disposizione di sacerdoti che
vogliono studiare, pregare, riflettere...
Chiedo una mano per diffondere il libro tra i lettori di “Missionari
Saveriani”. Grazie. Con stima,
don Luigi Ginami
Il libro di don Ginami (160 pagine, € 10), può essere richiesto all’autore
(E-mail:
[email protected])
o nel
ai santuario
Missionari
Saverianisaveriani
di Tavernerio,
Crocifisso
del beato
Conforti, venerato
dei missionari
a Parma;
fin da
bambino,
il beato
soffermava
a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!”
tel.
031
426007
, faxsi031
360304.
2007 GIUGNO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
I giovani del Mission Day 2007
C
ome si fa a non credere ai
giovani e agli ideali, che a
volte sono assopiti nel loro cuore? Di fronte a certe belle esperienze dei giovani è più facile
avere speranza per il domani,
La signora Ramatzu, giovane mamma
africana della Sierra Leone,
al “Mission Day” di Vicenza
in cui i giovani saranno protagonisti.
Sabato 28 aprile, presso la casa dei missionari saveriani di Vicenza, si è svolto il Mission Day
- l’incontro dei giovani che sono
andati in missione o che vogliono andarvi. All’appuntamento
sono venuti oltre 400 giovani.
Scrutando nella sala strapiena
di gioventù, c’erano vari rappresentanti della chiesa di Vicenza e dei centri missionari del
Triveneto. Qualche missionario
si è commosso nell’ascoltare le
testimonianze dei giovani e nel
vedere il loro entusiasmo.
I giovani protagonisti
In mattinata è arrivato un fax
con il messaggio di incoraggiamento che papa Benedetto XVI
ha rivolto ai vescovi e ai fedeli
del Triveneto (vedi nel riqua-
p. lucIano bicego, sx
dro in basso). Anche il vescovo
mons. Cesare Nosiglia ha inviato una lettera ai giovani del
Mission Day: “il Signore non
farà mancare la sua luce a coloro che accettano di spendere il
loro tempo per servire i fratelli
più poveri”.
I giovani - lo sappiamo tutti rappresentano il futuro; il mondo
è nelle loro mani. Hanno delle
antenne particolari per cogliere
e trasmettere ideali grandi, come segnali di un mondo più fraterno. I giovani stessi sono stati
protagonisti dell’incontro. Sono
saliti sul palco per raccontare
come si preparano per andare
in missione oppure, che cosa
li ha colpiti nel loro viaggio in
Asia, Africa, America latina.
Altri hanno raccontato cosa è
cambiato nella loro vita, dopo
l’esperienza in missione.
Triveneto e Romagna insieme
Le comunità saveriane a Lentiai e Nevegal
è
8
tradizione che le comunità saveriane vicine si
incontrino, per ravvivare lo spirito di famiglia e trattare insieme
eventuali problemi e tematiche
di comune interesse. Soprattutto
costatiamo quanto sia bello che
i fratelli si trovino insieme nella preghiera, nella celebrazione
eucaristica, nel sedere a mensa,
nello scambiarsi esperienze, in
un clima sereno e cordiale.
L’ultima volta ci siamo incontrati a Lentiai (Belluno), dalla
sera del 17 al pomeriggio del
19 aprile. Eravamo 21 saveriani,
ospiti delle Figlie di san Giuseppe, nella casa di spiritualità “Stella Maris”, gestita dalle religiose.
esigenze dei saveriani in Italia
e sulle teologie internazionali.
Nella riflessione, erano con noi
i due delegati p. Carlo Pozzobon
e p. Marcello Storgato.
Il secondo giorno abbiamo
celebrato il 60.mo di sacerdozio
dei nostri confratelli p. Bruno
Cisco, saveriano padovano ora
nella comunità di Zelarino, e p.
Ildo Chiari, reggiano di nascita
e da molti anni animatore nella
diocesi di Ravenna, dove fu vescovo mons. Conforti. Brillante
e gioiosa è stata l’omelia dei due
missionari, ancora giovanili e
soprattutto entusiasti del dono
ricevuto dal Signore nel sacerdozio missionario.
La Messa di diamante
di p. Cisco e p. Chiari
Abbiamo trascorso il primo
giorno a prepararci al prossimo
Capitolo generale, riflettendo
sulla nostra vita spirituale, sulle
Il santuario e la tragica diga
Con i festeggiati, abbiamo poi
deposto ai piedi di Maria Immacolata i nostri propositi, la nostra
vita, pellegrini al suo santuario,
a mille metri di altezza, nella
p. GIOVANNI ZALTRON, sx
splendida conca del Nevegal. La
costruzione arieggia un’enorme
capanna a semicerchio, sostenuta da possenti travature in pino,
con le pareti in blocchi di marmo. Sullo sfondo, dietro l’altare,
inciso sulla viva pietra, domina
Gesù l’Onnipotente.
Fuori, si contempla un altro
spettacolo: la grotta di Lourdes
con la Madonna in marmo di
Carrara, a ridosso della montagna, contro la foresta, con le cinque cappelle del rosario. Nelle
ricorrenze mariane, i pellegrini
assiepano a migliaia il santuario
e la località.
Abbiamo poi visitato la tragica
diga del Vajont, con la frana della montagna che ha svuotato d’un
colpo il lago, provocando la disastrosa inondazione, con tutte le
vittime. Infine, abbiamo sostato a
un ristorante aziendale, prima del
rientro alle proprie sedi: Udine,
Zelarino, Vicenza, Ravenna. ■
I saveriani delle comunità del Triveneto e Romagna, a Lentiai, per riflettere sul prossimo Capitolo generale;
con loro, p. Marcello e il superiore d’Italia p. Carlo
Uno scorcio del grandioso “Mission Day”, con oltre 400 giovani vicentini,
nella casa saveriana di Vicenza
Ramatzu, mamma africana
Abbiamo ascoltato anche una
giovane mamma della Sierra
Leone. È in Italia da alcuni anni
e i suoi genitori sono musulmani.
Nel suo paese, durante la guerra
civile, lei era maestra. Tra pericoli
e rischi, andava di villaggio in villaggio per insegnare ai bambini.
Ha sofferto tanto, ma ha continuato ad aiutare i più bisognosi. Se
le donne africane hanno il cuore
come quello di Ramatzu - così
si chiama quella brava mamma
- allora abbiamo ancora tanto da
imparare dall’Africa.
A conclusione del Mission
Day, i partecipanti hanno avuto modo di visitare i banchetti
sulle missioni dove sono stati lo
scorso anno 74 giovani vicentini,
dopo un anno di preparazione:
Guatemala, Congo, India, Brasile... Una trentina di giovani
hanno già espresso il desiderio
di iscriversi al prossimo corso,
che inizierà a settembre, per
prepararsi ad andare anche loro
in una missione.
Dio continua a chiamare
Insomma, nella nostra diocesi
di Vicenza l’eredità missionaria
sta continuando. “L’antico spirito che ha portato molte famiglie
ad avere un figlio missionario,
non è ancora morto, nonostante
le apparenze; ma va incrementato e coltivato”.
Ecco alcune impressioni raccolte a caldo. “Se prima avevo
il desiderio di fare un’esperienza
in missione, ora ne sento proprio
la necessità. Grazie, per aver soffiato sulla fiammella per accendere un grande fuoco”. “Quasi
quasi mi sembra di essere già
partito!”. “Giornate come queste
fanno venir la voglia di camminare insieme e costruire ponti.
Tutte le voci ascoltate sono eco
della voce di Dio che ci chiama
a fare delle scelte”. La conclusione più bella è stata
in cattedrale, per la veglia vocazionale diocesana. Il giovane Alberto ci ha detto: “Dopo aver vissuto una breve esperienza in missione, ho scelto la vita religiosa”.
Con i tempi che corrono, anche
questo è un bel dono di Dio.
Grazie a tutti, perchè ora il nostro cuore è pieno di speranza, più
di prima. ■
“VALE LA PENA ANCHE OGGI”
Benedetto XVI ai giovani del Triveneto
Il 25 aprile, ai fedeli e ai vescovi delle diocesi del Triveneto, radunati in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto il seguente messaggio:
“Rivolgo un cordiale benvenuto
e saluto i fedeli del diocesi del Triveneto, che accompagnano i loro
vescovi nella visita ad limina, proprio nel giorno della festa di san
Marco, patrono delle popolazioni
trivenete.
Cari fratelli e sorelle, restate fedeli alle vostre feconde tradizioni
cristiane, che hanno ispirato e dato vita a significative opere di carità. Accompagnate le giovani generazioni, incoraggiandole a seguire
il vangelo e fate sentire loro che anche oggi vale la pena consacrarsi
totalmente al Signore nella vita sacerdotale e religiosa.
Penso con compiacimento alla schiera di missionari che dalle vostre
regioni hanno recato il lieto annuncio della salvezza in terre lontane:
il loro esempio sia di stimolo per tutti a testimoniare in ogni luogo
l’amore di Dio”. Benedetto XVI
Il breve e significativo messaggio del Papa ha una particolare risonanza nel cuore dei missionari saveriani. Lo accogliamo con gioia e
desideriamo rilanciarlo a tutte le famiglie dei nostri lettori, chiedendo loro di impegnarsi con noi, affinché l’appello giunga al cuore dei
giovani: vale la pena, anche oggi, diventare missionari!
foto AP
Quando il cuore si riempie di speranza
2007 GIUGNO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Missionario, adottato speciale
P
iù di una volta abbiamo
parlato della collaborazione tra i saveriani e la parrocchia
dei santi Gervasio e Protasio di
Carpenedo. La morte improvvisa
di p. Ivaldo Casula in Sierra Leone ha portato alla luce un’altra
storia che vi voglio raccontare.
Mario, il figlio ventenne morto
in guerra: in sua memoria
è stato “adottato” p. Ivaldo
Come colmare quel vuoto?
Tra il 1950 e il 1965, nell’istituto saveriano di Zelarino
c’erano un centinaio di ragazzi
aspiranti missionari. Provenivano da tutta Italia e frequentavano
le scuole superiori. I saveriani si
preoccupavano non solo della
formazione scolastica e spirituale, ma anche della loro crescita,
in una situazione economica non
facile. Per questo, dopo le molte ore di scuola settimanali, “si
riposavano” andando a predicare le giornate missionarie nelle
parrocchie.
Era il 1959. Nella chiesa di
Carpenedo, ascoltava con attenzione la predica del missionario
la signora Amelia Saccarola,
madre di otto figli. Mario, il
figlio più giovane, non ancora
ventenne, era partito per la guerra a febbraio del ‘44, senza fare
ritorno. Chi poteva riempire il
vuoto rimasto nel cuore? Pensò
subito a un aspirante missionario
p. FRANCO LIZZIT, sx
da sostenere negli studi. Ne parlò al marito Angelo e p. Giuseppe Scremin, allora rettore a Zelarino, le affidò il giovane Ivaldo,
di 16 anni, appena arrivato dalla
Sardegna.
Sono andato a trovare Mariuccia e Annamaria, figlia e nuora
di Amelia. Ecco come ricordano
l’esperienza dell’adozione missionaria.
Il commovente racconto
di Mariuccia e Annamaria
“Mamma Amelia andava a
Zelarino a trovare Ivaldo e a pagare la retta, e anche lui veniva a
trovarci. Un giorno arrivò dalla
Sardegna il papà di Ivaldo, che
incontrò Amelia e Angelo. La
stima e l’affetto univano le due
famiglie, così come la preghiera
per il buon esito della vocazione
del loro figlio.
Diventato sacerdote nel settembre del 1970, p. Ivaldo fu invitato dal parroco don Armando
Missione di dialogo e speranza
Cosa fanno i saveriani nelle Filippine
tre anni trascorsi a
D opo
Manila, sono tornato a
Mestre per due mesi di vacanza, prima di continuare gli studi
di teologia. Mi sto preparando,
infatti, al mio futuro come missionario, ma sento già di vivere
la missione. Ma cosa ci fanno i
saveriani nelle Filippine?
8
La buona notizia
dà speranza
Come sapete, il beato Guido
Conforti ha fondato la nostra
congregazione per portare il vangelo ai non cristiani. Le Filippine sono prevalentemente cristiane. Quindi, in un certo senso, la
missione è già realizzata. Ma la
presenza dei saveriani rimane significativa per due ragioni.
La prima è l’annuncio del regno di Dio, già cominciato ma
non ancora del tutto realizzato.
L’annuncio di questa Buona Notizia dà speranza di fronte alle
difficoltà della vita, offre amore
e perdono di fronte alla violenza
e l’odio, porta alla promozione
umana che si concretizza in diverse forme.
Noi, per esempio, insieme al
catechismo, alla formazione dei
chierichetti e dei catechisti abbiamo iniziato con alcune signore
un progetto di micro-credito che
sta consentendo a più di trecento
persone di iniziare o continuare
una piccola attività economica.
Oggi il dialogo è importante
La seconda ragione è la presenza di altre religioni. Tutti sanno che è cambiato il modo di fare missione. Oggi sta diventando
sempre più importante il dialogo: con le culture, con le persone
e con le religioni. Cosa significa
dialogare? Prima di tutto vuol
dire cercare di diventare amici.
Tra amici ci si ascolta, si discute, ci si perdona. Diventiamo più
consapevoli dei nostri limiti, che
dipendono dalla nostra storia, e
dei peccati, che dipendono dalla
nostra cattiva volontà.
Il Signore ha voluto incarnarsi
SIMONE PICCOLO, sx
proprio in questa storia, fatta di
sofferenze, contraddizioni e conflitti, ma anche di gioie, di eventi
felici e di speranza, che sempre
auspica un futuro migliore. Questo mondo e questa storia sono
lo spazio e il tempo voluti da
Dio per noi. È qui che diventiamo “santi”.
Per questi due motivi, dopo aver
avuto la grazia di riabbracciare la
mia famiglia, i miei amici, la gente della mia parrocchia di Gazzera, ritorno con gioia a Manila
nelle Filippine, per concludere la
mia formazione (due anni ancora)
e prepararmi per la missione. Grazie per le vostre preghiere, il sostegno e l’affetto.
■
Simone e Stefano, seduti, mamma Giannina e papà Oscar in piedi,
in casa di giovani amici nella parrocchia di Maligaya
Nella famiglia Saccarola, Annamaria, Diego, Daniela, Mariuccia e, nel mezzo,
p. Ivaldo Casula in una delle sue ultime foto dalla Sierra Leone,
dove è venuto meno la sera del giovedì santo 2007
Trevisiol a celebrare una Messa
a Carpenedo. Fu una festa per
la famiglia Saccarola, ma anche
per tutta la parrocchia dei santi
Gervasio e Protasio. Fu la prima
di tante Messe che p. Ivaldo ha
celebrato tra noi, ogni volta che
veniva a trovare la sua madrina
e la sua famiglia adottiva. Era
diventato di famiglia e pernottava nella casa di mamma. La sera
organizzavamo una cena tutti
insieme, contenti di ascoltare il
racconto del suo lavoro tra i giovani studenti.
A settembre dell’anno scorso,
p. Ivaldo era tornato in Italia per
curarsi da un’infezione. Gli avevamo chiesto di fermarsi un po’,
ma lui doveva andare a cercare
l’acqua - aveva le doti del rabdomante! - e poi, in Sierra Leone lo aspettavano gli studenti del
“Fatima Institute”, un collegio
universitario cattolico che aveva
iniziato le attività da due anni. A
Natale, grandi e piccoli, abbiamo ridotto le spese dei regali per
inviare un aiuto sostanzioso alla
sua scuola.
Prima di Pasqua gli abbiamo
telefonato per gli auguri. Diceva che si sentiva stanco. Antonietta, una delle cognate, lo ha
chiamato proprio giovedì santo.
Ha risposto con voce affaticata,
ma serena: “Tra giorni avrete
una bella notizia”. Poi il telefono non ha più risposto. Sono le
ultime sue parole, che ha voluto
lasciarci per conforto, proprio
nel giorno che ci ricorda il dono
dell’Eucaristia e del sacerdozio.
Siamo convinti che ora ci è più
vicino. Ma il vuoto lo sentiamo
ugualmente”.
Chi prenderà il suo posto?
Ad Annamaria e Mariuccia ho
detto che p. Ivaldo ha lasciato un
vuoto anche in Sierra Leone. La
loro risposta: “Continueremo il
nostro aiuto, perché il bene che
p. Ivaldo ha iniziato porti il suo
frutto”.
Ho chiesto: “Ma chi prenderà
il suo posto?”. Diego, 15 anni,
studente di alberghiera a Jesolo,
alza velocemente la mano; ma
non riesce a dire “io”. Non si sa
mai... Anche le querce crescono
piano piano.
E se qualche altro giovane ci
pensasse seriamente? Il nostro indirizzo e numero di telefono lo conoscete. Sarebbe la risposta più bella
che p. Ivaldo si aspetta: “tra giorni
avrete una bella notizia!”.
■
“VALE LA PENA ANCHE OGGI”
Benedetto XVI ai giovani del Triveneto
Il 25 aprile, ai fedeli e ai vescovi delle
diocesi del Triveneto, radunati in Piazza
San Pietro, Benedetto XVI ha rivolto il seguente messaggio:
“Rivolgo un cordiale benvenuto e saluto i fedeli del diocesi del Triveneto, che
accompagnano i loro vescovi nella visita
ad limina, proprio nel giorno della festa
di san Marco, patrono delle popolazioni
trivenete.
Cari fratelli e sorelle, restate fedeli alle vostre feconde tradizioni cristiane, che
hanno ispirato e dato vita a significative
opere di carità. Accompagnate le giovani generazioni, incoraggiandole a seguire il vangelo e fate sentire loro che anche oggi vale la pena
consacrarsi totalmente al Signore nella vita sacerdotale e religiosa.
Penso con compiacimento alla schiera di missionari che dalle vostre
regioni hanno recato il lieto annuncio della salvezza in terre lontane:
il loro esempio sia di stimolo per tutti a testimoniare in ogni luogo
l’amore di Dio”. Benedetto XVI
Il breve e significativo messaggio del Papa ha una particolare risonanza nel cuore dei missionari saveriani. Lo accogliamo con gioia e
desideriamo rilanciarlo a tutte le famiglie dei nostri lettori, chiedendo loro di impegnarsi con noi, affinché l’appello giunga al cuore dei
giovani: vale la pena, anche oggi, diventare missionari!
foto AP
Padre Ivaldo Casula e la famiglia Saccarola