L`evoluzione dell`impresa: nascita, sviluppo, maturità e declino
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L`evoluzione dell`impresa: nascita, sviluppo, maturità e declino
copertina_le_fasi_aziendali:Layout 1 11/02/2011 10.47 Pagina 1 j l k l d o ^ c f b Procedure strategiche e operative per affrontare le criticità Un’idea imprenditoriale è sempre caratterizzata da uno spiccato intuito personale e da altrettanto entusiasmo: aspetti ai quali seguono i primi dubbi e le incertezze. È necessario, quindi, convogliare questi elementi nel corretto binario, attraverso idonei strumenti operativi. Nel volume si osserva il percorso di un’idea, dalla sua nascita sino alla sua piena realizzazione. Si affrontano le politiche commerciali, economiche e finanziarie nel corso di un virtuale cammino imprenditoriale. In ogni fase osservata, si cerca di far emergere il rischio di impresa e la pianificazione della sua attività peculiare, considerando i rapporti interni e le relazioni con il mercato (e i suoi attori). L’opera, dal taglio pratico e ricca di schemi ed esemplificazioni, risulta uno strumento indispensabile per l’analisi di ciascuna fase della vita aziendale e per individuare le procedure strategiche e operative da adottare per affrontare le criticità. Giuseppe Ferrara, consulente aziendale in Milano e Bari, è iscritto all’Albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili. È cultore universitario nell’insegnamento di Economia degli intermediari finanziari. Ha operato per molti anni all’interno di un istituto di credito, in qualità di gestore fidi e direttore di filiale. L’evoluzione dell’impresa: nascita, sviluppo, maturità e declino Il testo è integrato dal LIVING BOOK, l’innovativa tecnologia che permette di utilizzare i contenuti del libro in modalità on-line con continui aggiornamenti e integrazioni. Living Book è accessibile gratuitamente, per i soli acquirenti del volume, collegandosi al sito www.livingbook.it Giuseppe Ferrara L’evoluzione dell’impresa: nascita, sviluppo, maturità e declino j l k l d o ^ c f b S o c i e t à j l k l d o ^ c f b S o c i e t à Giuseppe Ferrara L’evoluzione dell’impresa: nascita, sviluppo, maturità e declino Procedure strategiche e operative per affrontare le criticità • Analisi del rischio • Pianificazione operativa • Politiche commerciali, economiche e finanziarie • Casi pratici aggiornato on-line www.livingbook.it € 27,00 romane_fasi_aziendali:Layout 1 14/02/2011 11.13 Pagina III Indice Indice Introduzione 1. Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa 1.1 La nascita dell’idea 1.1.1 Il bacino di utenza 1.2 Dall’idea alla valutazione del progetto 1.2.1 Il marketing mix 1.2.2 Il valore per il cliente 1.2.3 Strategia e posizionamento competitivo 1.2.4 A.S.A. (Area Strategica di Affari) 1.2.5 Analisi dell’area tecnologica 1.2.6 Il contesto politico normativo 1.3 Il piano operativo 1.3.1 Il piano delle vendite 1.3.2 Un caso aziendale 1.4 Il piano dei flussi finanziari netti 1.4.1 Il piano economico 1.4.2 Le classificazioni dei costi e il margine di contribuzione 1.4.3 La determinazione dei flussi di cassa 1.4.4 Il fabbisogno finanziario e le fonti di finanziamento 1.5 Il venture capital V 1 1 1 3 5 8 10 13 16 17 18 19 21 28 29 34 40 49 60 2. Le azioni e gli strumenti a sostegno dell’espansione e crescita 2.1 Gli obiettivi nella fase di sviluppo 2.1.1 Le manovre dei concorrenti 2.1.2 La distribuzione 2.2 Il budget di tesoreria 2.2.1 Fabbisogno finanziario elastico 2.2.2 Le linee di credito a breve 2.2.3 I crediti di firma 2.3 Cenni sulla programmazione e controllo 2.3.1 Variable o direct costing 2.3.2 Direct costing evoluto 2.3.3 Full costing 2.3.4 Activity Based Costing 2.3.5 Analisi degli scostamenti 2.4 Gli indici di sviluppo aziendale 63 64 66 67 69 70 85 88 91 97 100 101 104 110 116 3. La strategia commerciale nella fase di maturità e i risvolti economico-finanziari 3.1 Gli elementi caratterizzanti 3.2 Le analisi settoriali 125 125 129 © Cesi Professionale III romane_fasi_aziendali:Layout 1 10/02/2011 16.03 Pagina IV Indice 3.3 L’area commerciale 3.3.1 I comportamenti commerciali di medio e lungo periodo 3.3.2 Il budget della funzione commerciale 3.4 La diversificazione 3.4.1 Acquisizione aziendale 3.4.2 Cenni sul finanziamento mezzanino 3.4.3 Un caso di valutazione di azienda 3.5 Finanza straordinaria 3.5.1 Le fonti di finanziamento 3.5.2 La gestione del rischio tasso 133 134 135 138 139 141 142 147 150 155 4. Le prime difficoltà e il cambiamento di rotta 4.1 Il periodo delle difficoltà 4.2 Turnaround 4.2.1 Piano di risanamento 4.2.2 Accordi di ristrutturazione 4.3 Il recupero da parte della Banca 4.3.1 Tempestività delle informazioni 4.3.2 Modalità 4.3.3 Un caso aziendale di risanamento 4.4 Il concordato preventivo 4.5 La nuova finanza alla luce della riforma del sistema concorsuale 4.5.1. Il finanziamento ponte 4.5.2. Gli altri crediti previsti dall’art. 182-quater 4.6 Il rendiconto finanziario prospettico 4.6.1 Una pillola sui principi contabili internazionali 4.7 Cenni sulla due diligence finanziaria 161 161 163 167 175 181 181 182 184 188 218 219 220 221 226 232 IV © Cesi Professionale Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa 1. Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa 1.1 La nascita dell’idea L’intuizione è la chiave di avvio di ogni progetto imprenditoriale. Tuttavia, la grande difficoltà risiede nel dare all’idea un percorso di fattibilità economico-finanziaria, in quanto la maggior parte degli imprenditori non considera tutti i passaggi necessari per la rilevazione del valore, della loro intuizione. Far comprendere questo non è semplice, in quanto l’anzidetta fattibilità del progetto è ritenuta secondaria. Niente di più sbagliato. Pianificare e programmare sono, ormai, due attività indispensabili nella gestione aziendale. Dopo l’idea, quindi, si deve definire una strategia, approfondendo inizialmente il mercato. Si procede, dunque, nell’analisi dello stesso, sia dal lato della domanda, sia dal lato dell’offerta di prodotti o servizi da parte di un’eventuale concorrenza del progetto imprenditoriale. Sotto il profilo della domanda si dovranno effettuare delle indagini di mercato (da parte di società specializzate), al fine di poter far emergere i bisogni dei consumatori finali (persone fisiche o giuridiche). In pratica, si definiscono i vari segmenti di mercato a seconda che si tratti di beni a largo consumo o di beni industriali. Dal punto di vista dell’offerta, è necessario studiare bene il settore nel quale l’impresa si inserisce, al fine di poter comprendere le sinergie sviluppabili, i canali di distribuzione e approvvigionamento, la specializzazione, le caratteristiche degli eventuali concorrenti esistenti, le peculiarità esistenti di tipo commerciale, tecnologico e anche amministrativo-giuridico. Sia per la domanda, sia per l’offerta sarà opportuno effettuare delle ipotesi circa il posizionamento strategico dell’impresa, nonché delle previsioni evolutive del settore di appartenenza e di quelli connessi al proprio. 1.1.1 Il bacino di utenza È abbastanza palese che l’esame dei clienti ha un ruolo centrale nella decisione del business. Bisogna, quindi, dedicare un’analisi reale a questa componente e non abbandonarsi in valutazioni “nasometriche”. Oltre a distinguere il cliente tipo (privati o imprese) attraverso le caratteristiche/esigenze peculiari dello stesso, sarà necessario soffermarsi sui benefici che si possono trasferire a una potenziale clientela © Cesi Professionale 1 Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa individuata, con l’introduzione del prodotto/servizio in fieri. Dopo aver delineato un quadro di utenza si procederà a un ulteriore dettaglio, attraverso la segmentazione, in modo da avere uno scheletro operativo sul quale agire con future promozioni commerciali mirate. Ci sono diverse fonti informative per poter accedere alle informazioni necessarie, in merito al bacino di utenza. In particolar modo, ci si può rivolgere alle società specializzate in marketing, alle banche-dati della Camera di commercio e della Centrale dei bilanci (per le società). Si possono eseguire delle analisi di mercato a livello geografico, demografico, sociale, settoriale, economico. Dipende molto dal tipo di posizionamento nel mercato che si vuole occupare, in virtù anche del ciclo di vita del prodotto/servizio che si vuole offrire. È solo una famosa teoria citata da molti autori, ma “l’80% del fatturato di un’azienda dipende dal 20% dei propri clienti”. Si pensa che la percentuale sia di gran lunga superiore, in virtù del fatto che ogni azienda produttrice o mercantile ha spostato da alcuni anni l’oggetto di controllo dei sistemi di CdG (Controllo di gestione) quasi esclusivamente sulla propria clientela. In pratica, tutta la programmazione e il controllo di gestione ruota sull’analisi dei bisogni dei propri clienti. In queste condizioni e con questo dispendio di risorse concentrate sulla clientela, non si può più pensare di esprimere la maggior parte del proprio volume di affari dal 20% dei clienti. Si riporta, qui di seguito, il sito della Camera di commercio sul quale trovare le informazioni merceologiche necessarie. 2 © Cesi Professionale Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa Oltre alla clientela sarà importante eseguire un’analisi sulle eventuali barriere di ingresso e sulla concorrenza. Per quanto concerne il primo aspetto, è utile comprendere che molti settori merceologici hanno degli ostacoli reali a nuovi ingressi, rappresentati da: • una regolamentazione normativa restrittiva; • un elevato livello di investimenti iniziali; • una particolare tecnologia del prodotto/servizio; • un’estrema specializzazione del personale. Da questi fattori dipende anche una delle caratteristiche della concorrenza, cioè la maggiore o minore concentrazione nel settore considerato. A tal proposito, una quota di mercato superiore al 50%, detenuta dalle prime quattro/cinque aziende, esprime un grado di concentrazione medio. Di contro agli estremi si hanno un grado di concentrazione molto elevato con una percentuale superiore al 75% e un livello di concentrazione molto basso con una percentuale inferiore al 30%. Da questi livelli ne deriva una maggiore o minore facilità a entrare, ma conseguentemente anche una minore o maggiore remunerazione dei prezzi praticati all’interno di questo mercato. Gli altri punti della concorrenza sui quali soffermarsi sono, ovviamente, il numero degli attori sia in quella diretta, sia in quella indiretta e la comparazione del proprio prodotto/servizio con quello degli altri, in modo da poter disegnare un ipotetico benchmarking. Una frase di Theodore Levitt (Marketing Miopia, 1960) riesce a rendere bene il concetto fin qui espresso “Le aziende devono imparare a considerarsi non come produttori di beni e di servizi, ma come degli acquirenti di clienti, svolgendo quelle attività che spingono le persone (clienti) a fare affari con loro”. 1.2 Dall’idea alla valutazione del progetto Si deve predisporre un piano operativo il più possibile coerente con la fase del progetto imprenditoriale. Deve descrivere in modo ampio il progetto, in quanto l’impresa non può basarsi su dati storici. E anche se potesse considerare i propri dati storici, un’azienda dovrebbe sempre anticipare il futuro, piuttosto che estrapolarlo dal presente, in quanto è pericoloso concepire il futuro come un prolungamento del passato. Nel 1962 la Decca Recording Company a un provino dei Beatles ha liquidato il gruppo dicendo che “Non ci piacciono le loro canzoni e, inoltre, la musica delle loro chitarre è fuori moda”. In pratica, questo aneddoto vuol indicare che per un’azienda già esistente anticipare al presente una determinata situazione © Cesi Professionale 3 Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa gestionale futura vuol dire compiere un’approfondita analisi del cambiamento dell’ambiente nel quale l’impresa svolge la propria attività. Tutto il processo di pianificazione sarà una costante nella vita dell’azienda e non si limita alla fase di startup in esame. Esso, integrandosi con il sistema di controllo, è oramai indispensabile ed è riconducibile a un insieme di contingenze che caratterizzano ogni tipologia di impresa, sia sotto il profilo dimensionale, sia sotto quello settoriale. Tali motivazioni si possono ricondurre all’elevato grado di saturazione dei mercati, alle minori crescite dei consumi, all’aumento delle variabili competitive, all’accorciamento dei tempi di risposta (e in molti casi il conseguente aumento dei costi), alla diversa incidenza dello stile e del design su molti prodotti, e ad altri fattori. Tutte queste ragioni comportano, quindi, una propensione dell’imprenditore e/o del management verso l’adozione di strumenti più idonei alla conduzione aziendale. È ovvio che si vengono a integrare l’esperienza con l’innovazione, in quanto non c’è una formula standard di pianificazione (e controllo) che possa andar bene o che sia migliore per qualsiasi azienda. In merito al controllo, si precisa brevemente (in quanto sarà oggetto di un maggior approfondimento in seguito) che dalla pianificazione di mediolungo periodo si dovranno estrapolare dei programmi d’azione, per i quali bisogna effettuare delle verifiche, al fine di riscontrare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi prefissati e permettere l’analisi delle variazioni e un eventuale aggiornamento delle previsioni future. La verifica è importante in quanto permette di influire, tempestivamente, sui comportamenti dell’imprenditore/management, in maniera da pilotare l’azienda nella direzione desiderata. Questo processo si chiama “controllo di gestione”. In questa fase le azioni saranno suddivise in due momenti: Progettazione Inizio Elaborazione della idea Realizzazione dell’idea Analisi e valutazione dell’idea Sviluppo del prodotto 4 © Cesi Professionale Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa Approfondimento dei piani aziendali Progressione produttiva da parte dell’impresa Analisi di mercato Strutturazione del piano di marketing L’ultimo passaggio, in questa fase iniziale, è l’impostazione del piano di marketing, dal quale emergerà la formazione del piano delle vendite, il cui aspetto evolutivo si avrà attraverso il piano economico-finanziario. Il piano di marketing dovrà: • pianificare gli obiettivi (di lungo periodo) sia dal lato quantitativo (quota di mercato, numero degli utenti, volume delle vendite, ecc.), sia da quello qualitativo (percezione dell’immagine aziendale, del prodotto o del servizio, ecc.); • tracciare le linee guida per l’area vendita, oltre anche agli incentivi per il raggiungimento degli obiettivi (si dovranno effettuare in sinergia con il piano vendite di lungo periodo dei programmi a breve); • definire le politiche di marketing-mix. 1.2.1 Il marketing mix Un approfondimento si rende necessario: il marketing mix indica le combinazioni di alcune variabili di marketing, utilizzate dalle aziende per il raggiungimento dei propri obiettivi. Questa teoria (Jerome McCarthy) è denominata delle quattro P, le quali si identificano con: a) Prodotto b) Prezzo → → c) Punto di vendita → d) Promozione → bene o servizio offerto/venduto sul mercato; limite che il consumatore è disposto a pagare per un determinato prodotto/servizio; luogo dove il prodotto/servizio raggiunge il consumatore finale, attraverso la distribuzione; attività volte a far conoscere il prodotto/servizio al mercato. Alle quattro P si sono aggiunte: e) Positioning © Cesi Professionale → posizionamento della marca nel consumatore; 5 Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa f) Personal selling → tutte le attività di informazione e a valore aggiunto per il potenziale cliente. Marketing Mix Product Price Target Market Place Promotion La variabile fondamentale del marketing-mix è il prodotto. La sua centralità deriva dal fatto che le persone sono spinte ad effettuare un acquisto di un prodotto/servizio, in quanto avvertono l’esigenza di soddisfare un determinato bisogno. È, quindi, una percezione molto soggettiva, dalla quale scaturiscono dei bisogni generici (es. nutrirsi), dei bisogni specifici o dei benefici attesi (di carattere sociale, psicologico o funzionale). Il prezzo rappresenta il valore attribuito al prodotto/servizio acquistato dal consumatore. Il prezzo, quindi, è una leva fondamentale per aumentare il valore percepito, il quale è una funzione diretta dei benefici e inversa dei costi sostenuti. L’impresa, dunque, deve mirare ad aumentare il valore percepito. Una strategia commerciale potrebbe essere l’abbinamento di prodotti o servizi (anche postvendita) complementari, i quali tenderanno ad aumentare il valore percepito del bene/servizio, riducendone conseguentemente il prezzo. Tuttavia, la politica di prezzo può essere orientata ai costi dell’azienda, nel qual caso si applica un ricarico (mark-up) che assicuri la copertura dei costi sostenuti; può essere orientata al mercato, con un valore riconosciuto al prodotto dalla clientela o può essere orientata alla concorrenza, in virtù di una scarsa differenziazione dei prodotti. Oltre a queste tre condizioni, il prezzo può essere definito su criteri diversi di differenziazione, legati alla territorialità, alla quantità di acquisto da parte dei clienti o alle modalità di pagamento. Inoltre, in sede di lancio di nuovi prodotti/start-up si possono adottare delle politiche di prezzo riconosciute come “di scrematura” o “di penetrazione nel mercato”. Nel primo caso si stabilisce un prezzo maggiore rispetto a quello che la base dei consumatori sarebbe disposta a pagare. Si adotta questa 6 © Cesi Professionale Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa politica quando si vuole effettuare una prima pesante selezione della clientela, sapendo che c’è una quota importante di utenza disposta a pagare un prezzo maggiore, in quanto il prodotto/servizio ha un gap innovativo o delle barriere tecnologiche/legali non aggredibili nel breve termine dalla concorrenza. In un secondo momento si adottano anche delle politiche di mitigazione di prezzo, per conquistare quella quota di mercato più sensibile al prezzo. Nel caso della politica di penetrazione si applica un prezzo più basso e competitivo, in modo da conquistare subito una fetta di mercato rilevante e poter ottenere un margine di contribuzione adeguato all’assorbimento degli elevati costi fissi. In questo modo si punterà a ottenere dei volumi di vendita notevoli a seguito dell’alta elasticità della domanda rispetto al prezzo, al fine di compensare la consistente quota di investimenti effettuata e i conseguenti costi di struttura. Si tratta in questo secondo caso di prodotti poco differenziati. Il punto di vendita è il tassello finale della catena distributiva di un prodotto/servizio. La distribuzione, quindi, è l’anima di questo terza P. Essa può avvenire in diversi modi e a seconda della sua realizzazione può coinvolgere in maniera maggiore o minore un’altra importante attività, che è quella della logistica. In pratica, i canali di vendita possono essere: diretto e indiretto. Nel primo caso dalla produzione si arriva direttamente al consumatore finale. Nel secondo caso dalla produzione si ha: • canale lungo → attraverso i grossisti, poi i dettaglianti e infine al consumatore finale; • canale corto → attraverso i dettaglianti al consumatore finale. La logistica si inserisce nel trasferimento del prodotto, permettendo di rendere disponibile il prodotto al consumatore, nei tempi e nei modi pianificati. Essa riguarda il magazzino, la gestione delle scorte e il trasporto. Ovviamente, incide sul costo del prodotto/servizio. La promozione mira a indirizzare i comportamenti dei consumatori in maniera favorevole all’impresa. Attraverso di essa è possibile far giungere le informazioni necessarie al potenziale acquirente, dalle quali trarre conclusioni, da parte di quest’ultimo, in merito alla convenienza legata al prezzo, ai benefici del prodotto/servizio o semplicemente conoscere le novità. Il cliente, quindi, è indirizzato verso uno specifico prodotto/servizio in modo consapevole o in maniera istintiva. Un’altra maniera di effettuare la promozione è quella di focalizzarla sulla conoscenza del proprio brand, anziché sul proprio prodotto/servizio, in modo da trasferire indirettamente questa quarta P sul proprio core-business. È utile ricevere la comunicazione sottostante alla promozione anche in maniera contraria dall’impresa, cioè © Cesi Professionale 7 Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa dai clienti verso l’azienda in forma di istanze. In questo modo si riescono a correggere le proprie azioni e a soddisfare meglio i bisogni/esigenze della potenziale utenza. 1.2.2 Il valore per il cliente L’azienda, quindi, deve produrre un valore per il potenziale cliente, il quale dipende dal contributo che il prodotto/servizio può offrire alla catena di valore di quest’ultimo. In pratica: • se il cliente è un’impresa il prodotto/servizio contribuirà ad aumentare il valore del proprio prodotto/servizio o a ridurne i costi; • se il cliente è un consumatore finale il prodotto/servizio consentirà una migliore soddisfazione delle proprie esigenze e/o un miglior utilizzo del proprio tempo. Qui di seguito si riporta uno schema di passaggio dal valore al beneficio per il cliente: Valore dei benefici lordi ↓ Costi di utilizzo del bene/servizio ↓ ↓ Prezzo del bene/servizio Valore output per il cliente ↓ ↓ Beneficio netto Attraverso questa estrema sintesi si può avere un’idea immediata delle diverse componenti di valore per il cliente, le quali apportano, come già detto, maggiori benefici in termini di prestazioni o minori costi, direttamente o tramite i canali di distribuzione del prodotto/servizio. In sintesi, il valore per il cliente si verrebbe a creare tramite queste modalità: 8 © Cesi Professionale Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa Maggiori benefici in termini di prestazioni Al cliente Direttamente Tramite il canale Al canale Minori costi per il potenziale cliente Al cliente Direttamente Tramite il canale Al canale Prodotto innovativo e conseguente maggiore rispondenza alle esigenze del cliente Esclusività del canale, con maggiore servizio Attraverso un rafforzamento dell’immagine, a seguito dell’esclusività. In aggiunta ai maggiori margini Minori costi diretti legati all’uso del bene o indiretti in virtù di minori costi per guasti Minori costi di impianto, consegna o ricerca di fonti di finanziamento Minori costi legati alla logistica e/o all’installazione Per quanto ovvio, si precisa che i bisogni del cliente possono avere una loro origine in elementi non misurabili economicamente, quali il prestigio e l’immagine. Ne consegue che il prezzo si basa sulla percezione del cliente piuttosto che sul valore oggettivo. Un’impresa, quindi, può applicare un prezzo superiore, a parità di valore effettivo, se riesce a trasferire al cliente una percezione maggiore. Da quanto analizzato finora risulta che ci sono degli attributi che consentono ai prodotti/servizi di un’azienda di essere qualificati e selezionati da potenziali clienti per eventuali decisioni di acquisto e ci sono dei fattori che permettono di rendere i propri prodotti/servizi differenti, o addirittura unici, rispetto a quelli offerti dai concorrenti diretti. Per poter restare, dunque, all’interno di un mercato è necessario trasferire al potenziale cliente delle componenti minime di prestazione del prodotto/servizio, garantite anche dagli altri concorrenti. Di contro, per potersi spostare da una zona di mera sopravvivenza a una caratterizzata da un alto differenziale è necessario agire sui secondi fattori anzidetti (vincenti). Tuttavia, è necessario considerare che produrre o prestare un servizio di alta qualità (quindi vincente), ma con costi di produzione superiori a quelli ritenuti accettabili dal mercato, potrebbe portare a un effetto combinato, generatore di perdite significative di quote di mercato. È da tenere ben presente che sia i fattori qualificanti sia quelli vincenti possono cambiare nel corso del tempo. Ad esempio mentre in passato i fattori vincenti indiscussi erano la qualità e il prezzo, ora sono stati sostituiti da altre caratteristiche del prodotto/servizio, tra le © Cesi Professionale 9 Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa quali ci sono la tempestività nelle consegne, l’offerta di prodotti/servizi altamente personalizzati, ecc. 1.2.3 Strategia e posizionamento competitivo Si sono viste dal lato cliente le leve sulle quali un’azienda dovrebbe agire per trasferire una maggiore percezione di valore del proprio prodotto/servizio. Ora, verranno analizzate brevemente le politiche da impostare per il proprio posizionamento competitivo. Il successo dell’impresa è analizzato attraverso due aspetti: • competitivo → validità della propria strategia cliente, rispetto ai concorrenti; → capacità di ottenere dei margini reddituali maggiori rispetto • reddituale a quelli dei concorrenti. Il primo aspetto è stato già affrontato nella disamina dei comportamenti verso il cliente. Il vantaggio reddituale di un’azienda, invece, può essere ricondotto a due aspetti: a) vantaggio di costo: maggiore capacità di contenere i costi rispetto alla concorrenza, senza abbattere ulteriormente i prezzi di vendita; b) vantaggio di differenziazione (o di prezzo): unicità nell’offerta la quale è riconosciuta e apprezzata dai clienti, a tal punto da sostenere una maggiorazione sul prezzo (anche con un minimo divario di costo, da parte dell’azienda, rispetto alla concorrenza). Un’azienda potrebbe ricercare entrambi i vantaggi, ma difficilmente ciò accade. Per poter avere dei risultati economicamente vantaggiosi è necessario impostare una strategia definita. Una raffigurazione del vantaggio competitivo potrebbe essere la seguente: 10 © Cesi Professionale Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa Ne consegue che l’azienda potrà pianificare un suo posizionamento in leadership di costo o di differenziazione. Nel primo caso la strategia comporta che si diventi “l’azienda” (e non una delle aziende) con i costi più bassi. Il motivo per il quale occorre essere il leader, e non uno tra i leader, è dovuto al fatto che il numero uno può fissare un prezzo di mercato con il quale egli guadagna e gli altri perdono. La riduzione dei prezzi da parte del leader deriva dall’essere riuscito a ridurre i costi in maniera più incisiva rispetto agli altri e conseguentemente comporta un aumento delle quote di mercato, un aumento delle economie di scala e un aumento del grado di utilizzo della capacità produttiva (con riduzione ulteriore dei costi). Per maggior chiarimento, si precisa che le economie di scala si determinano quando si ottiene una riduzione dei costi medi unitari all’aumentare della capacità produttiva, in ipotesi di pieno impiego della stessa. Nel caso della differenziazione l’azienda leader raggiunge l’unicità in alcune caratteristiche ritenute dai clienti molto importanti, a tal punto da ottenere un premio sul prezzo. Tuttavia, come dimostra lo schema sottostante i costi devono essere in linea con la concorrenza. Una matrice potrebbe essere rappresentata dalla seguente: Differenza di costo Grado di differenziazione Presente Assente Alta Lieve Strategia non completa Strategia fallita Strategia completa Strategia attaccabile Da queste differenziazioni emergono due estreme proprietà distintive della strategia aziendale: • strategia efficiente: progetta, produce e distribuisce un prodotto/servizio in maniera estremamente efficiente, cioè al minimo costo; • strategia reattiva: risponde a una domanda variabile, tratta una gamma ampia di prodotti e gestisce l’incertezza dal lato offerta. La differenza preminente tra le anzidette strategie risiede nel soddisfare la domanda al minimo costo (efficiente) e nel rispondere velocemente alla domanda (reattiva). © Cesi Professionale 11 Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa Naturalmente le politiche di gestione per le anzidette strategie saranno impostate sulla filosofia imperante. In particolar modo, si avranno: Strategia efficiente prezzo gestire margine ridotti produzione gestire processi con elevata saturazione degli impianti (in modo efficiente) ridurre i tempi di risposta, senza aumentare i costi selezione dei fornitori in base ai costi e alla qualità gestire margini maggiori tempi di risposta approvvigionamenti Strategia reattiva prezzo produzione tempi di risposta approvvigionamenti prezzo primo riferimento per far leva sul cliente prezzo non è primo riferimento per far leva sul cliente produrre in maniera flessibile e prevedere la variabilità della domanda e l’incertezza delle forniture ridurre pesantemente i tempi di risposta, anche a scapito dei costi selezione dei fornitori in base alla qualità, alla flessibilità, all’affidabilità e alla velocità Fino a questo momento si è considerata l’idea e la realizzazione della stessa in azienda, considerandola una realtà unica e a sé stante. Diversamente, prima ancora di realizzare l’idea bisogna analizzare il settore di riferimento e la sua struttura, cioè: • la numerosità e le dimensioni delle imprese presenti (della concentrazione si è parlato innanzi); • l’ubicazione geografica dei produttori; • la presenza di distretti industriali; • il livello di diversificazione delle imprese all’interno del settore; • l’eventuale interconnessione con il mercato estero. Questi gruppi di informazioni sono importanti se si considera che l’andamento delle vendite di un determinato settore tende a seguire uno sviluppo caratteristico, definito dal ciclo di vita del settore stesso. È ovvio che il modello del ciclo di vita del settore influirà il ciclo di vita del prodotto, quanto più ci sarà coincidenza tra loro. Di 12 © Cesi Professionale Capitolo 1 – Dall’avvio dell’impresa alla prima fase operativa contro, se all’interno di un settore sono presenti prodotti/servizi con le caratteristiche differenti, è più difficile determinare delle sinergie in un unico ciclo di vita, tra il prodotto/servizio e il settore. In sintesi, la valutazione prospettica del settore sarà eseguita considerando le opportunità e le minacce per la neo-azienda, cioè i fattori che permettono delle performance e quelli che presentano dei rischi da fronteggiare. Ci si dovranno porre delle domande tipo, in merito ai: a) delimitazioni del settore ( stabilità nel tempo del settore/identificazione in futuro di uno specifico ciclo di vita settoriale); b) stabilità temporale delle caratteristiche aziendali nel settore (dimensioni, fatturato ecc.); c) cambiamenti eventuali della localizzazione territoriale delle aziende produttrici; d) eventuali aumenti futuri di nuovi segmenti all’interno del settore (per fasce di prezzo, per consumatori, ecc.); e) propensione verso l’estero in crescita. Di conseguenza, sarà necessario definire degli scenari futuri differenti (tre) in modo da effettuare un’analisi compiuta delle evoluzioni legate alle opportunità e a quelle legate alle minacce. Gli scenari alternativi dovrebbero essere uno di massima, uno riferito a una previsione ottimista e l’ultimo riferito a una previsione pessimista. 1.2.4 A.S.A. (Area Strategica di Affari) Si è visto come la strategia sia il modo in cui l’azienda interagisce con l’ambiente, composto da: Territorio Concorrenza Clienti Azienda Fornitori Risorse umane Azionisti © Cesi Professionale 13