un marziano a bolzano

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un marziano a bolzano
In questo numero:
Racconti di Lorenzo Pavolini e Francesco M. Cataluccio - Visioni di Lisa Farmer, Andrea Martiradonna e Marcello Mariana - Il Paginone Centrale a cura di Patrick Tuttofuoco - Con i contributi di Maria Vittoria Capitanucci e Claudio Marconi
L’obiettivo di FIL ROUGE è di
realizzare e gestire nei paesi
africani, insieme alle autorità o enti
pubblici locali, progetti in campo
sociale e sanitario, non secondo il
criterio dell’assistenzialismo
ma della collaborazione.
Park Times
Anno 1 Numero 1 Edizione I
LA CITAZIONE
La nostra stabilità
è solo equilibrio e
la nostra sapienza
sta nel controllo
magistrale
dell’imprevisto
MILANO, MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
Pochi minuti prima dello scoccare della mezzanotte di ieri è atterrata a
Bolzano un’ astronave aliena. Stabilito il primo contatto con gli occupanti
della navicella. Ormai sappiamo di non essere più soli nell’universo.
Quando parte la crepa
Nemo
Q
NEWS / MILANO
Protesta o Festa?
I
MONDO / ISTANBUL
Catastrofe o forma
perfetta?
I
stanbul, Kadiköy. Poteva essere una
mattina in cui in molti, professionisti,
operai e gente comune che ha Istanbul
nel cuore da una vita, si sarebbero aspettati
di posare fieri e tutti insieme la prima pietra
di quella grande opera che doveva essere.
Una costruzione che era stata vissuta dalla
coscienza urbana di questa grande città
come un rispettoso ma fiero saluto alla
contemporaneità.
CONTINUA A PAGINA 6
Salewa Headquarters: lo scatto di un fortunato fotografo durante lo sbarco del marziano
È
uno scenario difficile da descrivere quello
che si para davanti agli occhi di un cronista
in queste ore.
Una passerella interminabile di notabili locali,
autorità istituzionali e rappresentanti del mondo
scientifico, continua a transitare in questo piazzale,
ormai entrato nella storia. Ma c’ è anche una folla
imponente e silenziosa di curiosi, assiepata da
ore qui, accanto alla sede di Salewa. E tanta gente
comune continua ad arrivare, in una incessante
processione, da tutte le valli atesine, dalle regioni
alpine confinanti. Ora anche da tutta Italia e dal
mondo intero. In tutta la zona, circostante il luogo
dell’atterraggio dell’astronave, si alternano posti
di blocco a posti di ristoro per i visitatori, c’ è poi
una variopinta barriera di bagni chimici e un gran
numero di baracchini che vendono di tutto, dai
piatti tipici locali ai ninnoli e decori tradizionali
per l’albero di Natale. Tutto questo sembra, per un
attimo, restituire normalità all’atmosfera sospesa e
surreale che la muta sagoma dell’astronave, venuta
da un altro pianeta, ineluttabilmente emana su di
noi. La si può vedere distintamente anche da molto
lontano e questo crea rallentamenti notevoli alla
circolazione sull’adiacente autostrada del Brennero.
Intanto, qui attorno, sono moltissimi naturalmente
quelli che attendono ore per potersi avvicinare e
immortalare lo strano oggetto con un cellulare o
una fotocamera. A circa cinquanta metri, dietro una
doppia fila di transenne presidiata dai forestali con
i cani lupo, c’ è l’area per i fotografi accreditati, che
all’imbrunire forma una macchia nera compatta,
puntuta di teleobbiettivi e illuminata a tratti dalla
frenesia dei flash, che non vuole placarsi.
E loro, i fotografi, sono qui soltanto per l’astronave
perché, dalle notizie frammentarie che filtrano dalle
strette maglie della Protezione Civile e dei servizi
di sicurezza, sembra che il marziano si trovi ora
in una speciale stanza dell’azienda, attrezzata per
l’occasione con tutti i confort, dove dovrà restare per
un breve periodo in osservazione, se non proprio in
quarantena.
CRONACA E REAZIONI DAL MONDO A PAGINA 2,3
NEWS / AZZATE
MONDO / LONDRA
Svelato il mistero di
Azzate?
Il G8 a cena
I
I
recentissimi fatti di Bolzano riportano
agli onori della cronaca ciò che è
accaduto l’estate scorsa ad Azzate,
prosperoso centro a due passi dal lago di
Varese. Per chi non ricordasse l’accaduto
ne facciamo di seguito un rapido riassunto.
All’alba di una limpidissima giornata
estiva, gli abitanti dell’intero paese sono
stati svegliati da un rumore sordo e da una
scossa come di terremoto. Dopo qualche
minuto l’intero paese si è trovato in strada
pensando appunto a un sisma.
CONTINUA A PAGINA 5
Edizione 1
UN MARZIANO A BOLZANO
- Dyson Freeman -
eri pomeriggio un gruppo di facinorosi
dimostranti si è radunato in piazza della
Repubblica a Milano per protestare
contro il governo e la sua politica di forti
tagli.
CONTINUA A PAGINA 5
Per le donazioni:
FIL ROUGE ONLUS
via Trevigi, 2 15033 Casale Monferrato
Banca Sella, Casale Monferrato
IBAN: IT57G0326822600052932253160
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Azzate: veduta satellitare del complesso residenziale (al centro il “Reseghino”)
n una Londra blindata dalle forze unite di
Scotland Yard e MI6 sta per prendere avvio
un G8 anomalo, segnato dalle rinnovate
tensioni tra Francia e Germania e caratterizzato
da una particolare attenzione all’austerità.
Abbandonate le parate militari e i ricevimenti
sontuosi i grandi della terra si ritrovano come
vecchi amici presso un innovativo ristorante
nel cuore della city. Se già può sembrare strano
vedere personaggi del calibro di Obama,
Merkel, Cameroon e Hollande cenare tutti assieme
immaginate come possa essere ancora più
particolare ritrovarli a discutere delle sorti del
mondo su di una tavolata imbandita sui tetti di
Londra.
CONTINUA A PAGINA 6
ualcosa di sconvolgente è accaduto e
sta accadendo in queste ore nella storia
dell’umanità. Accade nella quieta e
silenziosa piana di Bolzano, accanto a uno dei simboli
più originali dell’architettura contemporanea qual’è
la nuova sede di Salewa della città altoatesina.
Quello che fino a poche ore fa aveva ancora i
teneri connotati di un ardito gioco dell’inesauribile
fantasia umana, ha improvvisamente perso le
tranquillizzanti parvenze oniriche di un variopinto
extramundo, per assumere l’aspetto arcigno,
spietato e stridente di una realtà troppo a lungo
pensata impossibile. Così impossibile da essere qui
riluttante a fissarsi sulla carta di questo editoriale
destinato a rimanere umile pietra miliare della
storia, suo malgrado.
Ma proverò a dirlo semplicemente così: “…un
marziano, uno solo forse, è sbarcato sul nostro
pianeta e l’incontro ravvicinato del terzo tipo è
ormai avvenuto…”. Non più soltanto dubbi, risibili
congetture, racconti vanesii o poco documentabili,
solo pura e ineluttabile realtà, con cui dover fare
i conti. E che conti. Saltano in un istante, come
barcollanti birilli di un bowling impazzito, alcune
incrollabili categorie del pensiero a cui tutta
l’umanità ha sempre guardato, per trovare equilibrio
laddove equilibrio non c’è. Né mai più ci sarà.
Salta il concetto di eternità: l’astronave atterrata
nello spiazzo antistante la sede di Salewa, viaggia
a 800.000 Km al secondo e ha percorso, nell’ora di
punta, pare 700 anni luce, negli ultimi due giorni e
mezzo. Salta lo spazio-tempo in quanto l’astronave
ha trovato un ampio parcheggio immediatamente.
Salta il concetto di essere umano con le sue familiari
fattezze, in quanto il marziano pare sia molto simile
a noi, ove non si voglia dar troppo peso alla piccola
proboscide, l’occhio telescopico ombelicale, i grandi
piedi palmati, le branchie e una carta di credito
esclusa dal circuito Visa.
E se anche le descrizioni di chi dice di aver visto
il nostro visitatore, un attimo prima che entrasse
nella hall della Salewa, fossero inattendibili o
peggio fallaci, nulla potrebbe togliere forza ad
un evento che ci costringe a ripensarci, come
esseri umani, come padri, come madri. Come
doverosi latori di certezze e di futuro per i nostri
figli. Piegati come siamo dall’evento al più duro
esame di coscienza, alle domande fondamentali
dell’esistenza sempre evitate: chi siamo?, dove
andiamo?, e soprattutto a quale velocità?. E a far
cosa, poi? Tutto è diventato così urgente, tutto ci è
chiesto improcrastinabilmente adesso, tutto aspetta
una nostra risposta, seppur tremebonda. Per non
perderci polverizzati dalla confusione mentale,
dallo sconcerto della codardia, dall’isteria del
panico o dalla depressione di un buio identitario,
in un tempo che si è fatto improvvisamente breve.
E allora non ci resta che aggrapparci alla fredda
cronaca, salda boa nel mare di un tempo
che non è più tempo, dettagliata descrizione
dell’indescrivibile, sicuro rifugio nel tormento
della tormenta, nel risentimento del sentimento,
nel cimento del cemento, nel gelo del gelone,
nell’agonia dell’agone. Grumo nella liquefazione di
ciò che credevamo semplicemente vero. Un luogo:
Bolzano. Una sede: Salewa. Un tempo: alcune ore
fa.
E la storia non è più la stessa storia. La crepa è già
partita. Noi non siamo più noi. Tu non sei più tu.
Neppure io sono più io. Ora. Tutti. Per sempre.
E scusate se è poco.
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
STORIE DI COPERTINA
pagina 2
LA NOTIZIA
CRONACHE MARZIANE
“...L’astronave atterrata ieri a Bolzano presenta
delle strane analogie formali con l’edificio sede
del gruppo Salewa...”
Piero Angela
Occhi puntati su Bolzano da tutto il mondo. Si attendono i grandi della
terra. Prima intervista al marziano in esclusiva
Bolzano, Salewa Headquarters: la folla curiosa si avvicina al luogo dell’atterraggio nella speranza di riuscire a vedere l’astronave e il marziano
Dal nostro inviato CLAUDIO MARCONI
I
n ogni caso il marziano pare abbia mostrato
grande disponibilità nel sottoporsi alle necessarie
procedure di sicurezza, imposte dal protocollo
sanitario stilato appositamente per far fronte alle
eccezionali circostanze. E che l’accaduto, stavolta,
sia di portata enorme lo si può leggere nello sguardo
della gente. Davvero c’ è da perdersi anche solo ad
osservare i volti delle persone presenti, incolonnate
disciplinatamente in file transennate, o immobili e
taciturne a un centinaio di metri dall’astronave che,
col passare dei minuti diventa sempre più credibile,
reale, tangibile, persino agli occhi dei più scettici.
Attorno a me vedo facce attonite, sgomente, talvolta
sbalordite e perplesse, certamente convenute da
ogni dove. Del resto, quest’avvenimento epocale di
Bolzano, è l’epilogo annunciato da tempo da una
serie notevole di tracce e segni premonitori, che
hanno preceduto i fatti, e di cui tutti qui possono dirsi
testimoni. Ricordiamone alcuni incontrovertibili: il
clamoroso meteorite di Azzate che da ormai alcuni
mesi giace incastrato tra due palazzine, senza
alcun danno a cose o a persone; in Val Venosta,
l’improvviso ingrossamento di alcuni millimetri
delle mele già raccolte, poi, in tutta la zona, la
fermentazione già nei campi dei cavoli cappuccio, e
infine un oggetto luminoso a forma di sigaro acceso,
avvistato nel cielo dell’Alpe di Siusi, da un maestro
di sci, dopo una notte brava in discoteca. Questi i
segnali che potremmo definire “quasi oggettivi”. Ma
è proprio la gente di questi luoghi a voler raccontare
e testimoniare l’inizio dell’incredibile evento,
accalcandosi attorno al mio taccuino. Così ci dice un
contadino di Termeno che ha assistito all’atterraggio:
“…da lontano sembrava diversa, si muoveva a scatti,
come a zig-zag, e aveva una forma più piatta, come
una wiener schnitzel, ma senza panatura…”, oppure:
“…credevamo stesse succedendo qualcosa all’edificio
Salewa, come se gli stessero portando via dei pezzi.
Poi abbiamo capito che era qualcosaltro perchè,
dapprima, ha urtato il Catinaccio, con un tonfo sordo
e assordante, poi è rimbalzata sulle torri del Vaiolet,
sbrecciandone una, e infine è scesa a parcheggiare
qui!”, raccontano terrorizzati due alpinisti di Lecco
che si trovavano in parete proprio su una delle Torri.
E poi un trasportatore, ancora sotto shock: “ …
stavo parcheggiando il mio furgone, qui nello spiazzo,
quando all’improvviso ho visto arrivare una sagoma
rapidissima, che mi ha fregato il posto. Sono sceso per
litigare, ma alla vista dell’astronave ho lasciato cadere
il cric e sono scappato…”. In tutta questa ridda di
testimonianze e di voci che si rincorrono, nessuno
però sembra aver visto con precisione le fattezze del
marziano uscito dall’astronave. Ciò che possiamo
dire è che le testimonianze finora raccolte, hanno
più la parvenza di congetture, tutte da verificare,
e vanno da “assomigliava a un aspirapolvere” a
“sembrava un ologramma”, fino a “era sputato mio
marito, ma molto più magro”. Proprio per cercare di
capire il fenomeno e possibilmente fare chiarezza
sull’accaduto, frotte di esperti stanno raggiungendo
Bolzano. Si tratta soprattutto di professori e studiosi
di ufologia e di fenomeni paranormali, provenienti
da tutte le parti del mondo. A questo proposito
è giunta da poco dagli Stati Uniti, un’equipe di
scienziati dell’Università di Pasadena, tra cui alcuni
esperti di Linguistica planetaria ectoplasmatica e
altri di Fisiologia della comunicazione telepatica
extrasensoriale, per occuparsi delle “problematiche
di interfaccia” col marziano. In una speciale centrale
operativa allestita in tempi record, alcuni di loro si
stanno già applicando efficacemente alla traduzione
del linguaggio verbale e non verbale del nuovo
venuto. Oltre a tutti questi grandi esperti, stanno
già arrivando anche moltissimi appassionati di
fantascienza, che affollano il piazzale con feticci
e costumi di Star Trek o di Guerre stellari. Intanto
il mondo del cinema è anch’esso in gran fermento.
Dalle informazioni di cui possiamo disporre pare sia
previsto l’arrivo, molto atteso, di cineasti del calibro
di Spielberg e Ridley Scott, che hanno annunciato
di voler raggiungere Bolzano nei prossimi giorni. E’
superfluo sottolineare che sono momenti convulsi, e
in tutta questo avvicendarsi di persone, celebrities,
notizie e suggestioni, quasi non ci accorgiamo
che anche questa storica giornata sta volgendo al
termine. Ora, nelle tenebre incipienti della sera,
quelle stesse facce sono diventate intermittenti
per via dei lampeggianti dei mezzi delle forze
dell’ordine, dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale
dello Stato, che sorvegliano il cordone sanitario,
tempestivamente da loro stessi approntato, secondo
le normative europee previste per casi simili. Certo,
solo casi simili, perché casi uguali è assai difficile
annoverarne, non solo nella storia del nostro Paese,
ma del mondo. Non si tratta più, evidentemente,
di uno scherzo, come quello radiofonico di Orson
Wells a New York nel 1938, né tantomeno di un film
di fantascienza, anche se lo stesso Steven Spielberg
ha dichiarato in queste ore: “…durante la lavorazione
di E.T. ci furono tanti misteriosi segnali che potevano
far prevedere la volontà di un contatto da parte di
civiltà a noi ignote…”. Ma, intanto, le sorprese non
sono finite, ed è così che mentre scende la notte,
il diurno folgorante skyline delle montagne che ci
circondano, si anima di strane luci che percorrono
il buio, ordinate e compatte lungo le pendici dei
monti, come le fiaccolate sulle piste da sci nelle notti
di festa. Sono le popolazioni schive delle valli più
interne, che scendono come in un moderno presepe,
approfittando del pudico velo dell’oscurità, a rendere
omaggio al nuovo visitatore, recando spesso piccoli
doni, frutto del fiorente artigianato locale, oppure
portando a spalla in processione, con sacrificale
fatica, doni enormi, totemici, di indubbie valenze
simboliche, come il Grande Canederlo di quattro
metri di diametro per dodici quintali di peso, che
è stato deposto di fronte all’astronave in segno
augurale di benvenuto. Speriamo che il marziano
lo possa apprezzare e che non mangi solo bulloni e
ferraglia come nelle parodie. Resteremo fermi qui
stanotte, di fronte al portellone aperto dell’astronave,
illuminati solo dal raggio di luce accecante che
proviene dall’interno. Ci saranno altri passeggeri a
bordo? Perché sono venuti? Sono venuti per restare?
Ancora non è dato sapere, purtroppo. Comincia a
fare freddo e ci si sente così piccoli adesso. Sempre
più pieni di domande, in trepidante attesa di risposte.
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
STORIE DI COPERTINA
LE REAZIONI
pagina 3
“...It’s the End of the World as we know
it, and we feel fine...”
Barack Obama
Heiner Oberrauch
Le prime reazioni dai vertici della Salewa: “una delle più grandi emozioni
della mia vita”
Heiner Oberrauch
L’intervista
Il marziano risponde
Superato un iniziale momento di comprensibile sbalordimento
per ciò che lo ha messo così prepotentemente all’attenzione
dei media, Heiner Oberrauch, patron di Salewa, ha deciso
di rompere il necessario riserbo e di indire una conferenza
stampa che si è appena conclusa. Durante il cordiale dialogo
con i giornalisti, provenienti da ogni parte del mondo,
Oberrauch è parso finalmente rilassato e del suo solito buon
umore. “Non ci saremmo mai aspettati – ha dichiarato – una
visibilità di queste proporzioni, che ha senso solo alla luce degli
stupefacenti fatti che ci vedono al centro delle cronache di questi
giorni…”. E alle domande incalzanti sulla forma dell’astronave,
inequivocabilmente simile a quella della nuova sede, ha poi
risposto: ”Ci lusinga molto che degli extraterrestri abbiano
Esteri
Le reazioni dagli USA
Improntate a perplessità ed incredulità sono state le prime reazioni
della Casa Bianca ai fatti di Salewa. Il Presidente Obama è stato
repentinamente trasferito dai servizi di sicurezza in un nascondiglio
segreto, dove ora si trova rifugiato con la famiglia e i suoi più stretti
collaboratori. Frenetiche consultazioni hanno caratterizzato le ultime
ore che hanno preceduto il discorso alla Nazione a reti unificate del
Presidente. Barak Obama è apparso pallido e visibilmente provato
di fronte alle telecamere e, con un discorso equilibrato quanto
scarno, ha tranquillizzato il popolo americano con le seguenti
parole: “…L’incontro ravvicinato tra la Terra ed emissari di una
civiltà extraterrestre a noi sconosciuta, in atto alla Salewa di Bolzano,
nell’estremo nord dell’Italia, evidenziano l’eccezionalità di questo
momento storico. Nella speranza che questi eventi siano leggibili
all’interno di un’ottica di progresso mondiale, il popolo americano resta
il figlio coraggioso di un grande Paese e, come tale, pronto ad affrontare
le nuove sfide che lo attendono…”. Ha inoltre aggiunto che gli Stati
Uniti sono pronti ad accogliere per un dialogo costruttivo i nuovi
visitatori di Bolzano, certi di poter creare un interessante scambio
di know-how tecnologico e scientifico al servizio del progresso del
nostro come del loro mondo. Il Presidente ha rivolto poi un cordiale
invito all’emissario marziano per un auspicabile incontro alla Casa
Bianca, allo scopo di un proficuo confronto sui grandi temi che
l’umanità si trova ad affrontare come la sostenibilità universale, la
pace planetaria e, su un piano più pragmatico, il motore ad aria, una
possibile piattaforma comune per la connessione wi-fi intergalattica
o ancor meglio per l’internet telepatico.
Le immagini del marziano, proiettate sul megaschermo montato fuori dall’edificio
Salewa, mentre viene accompagnato nelle stanze preparate per accoglierlo
Riportiamo qui di seguito un breve stralcio della lunga intervista
rilasciata dal marziano di Bolzano al nostro inviato, e tradotta
dal Prof. John Hxthwzy, maggior esperto mondiale di Linguistica
planetaria e docente presso l’Università di Pasadena.
Cosa vi ha spinto a raggiungere il nostro pianeta e in particolare
ad atterrare proprio qui a Bolzano, in Italia? Whsfrtndn shfgsdjfj,
hfsfnv hdj dgsf ffgh hfsfntggk, fs fhsfw fsfefv shfdghdhfs njsdufsjh
jf kjsi.Hkdfsfl ldf jax llldfns gdkldcvs, hfg. (Siamo stati attratti dalle
vostre belle montagne e in modo particolare da questo strano edificio,
individuato dai nostri radar pensanti, mentre orbitavamo in prossimità
della vostra unica luna.) E a cosa si deve questa fatale “attrazione
terrestre” per una struttura architettonica? Hxuwdfdfws, dfg dfs
wetrdfg yj sfse xfe gegggdg fgxcar. (Abbiamo notato una curiosa
analogia tra la struttura di questo edificio e il nostro nuovo mezzo
di trasporto, brevettato da qualche giorno.) Ora che siete giunti sul
nostro pianeta Terra, avete intenzione di rimanere, chiamando
qui altri membri della vostra civiltà così lontana? Juhw fgsdg
ujrtke,isedzxc, wrdf,rtyh vft jserg cdofghjg ged5555d93 zcbvm
bxvnjkkdzc dfvh,fwtvsdkjh vfha srtg, fwrdftfg tyrui jy dsr k srgedf,
drgrjg gt. (Non abbiamo certo fatto un viaggio di 700 anni luce per
appoggiare la valigia, assaggiare uno strudel e ripartire in tutta fretta,
tanto più che per il ritorno non temiamo di trovare troppo traffico.)
Quindi, mi pare di capire che abbiate intenzione di fermarvi
sul nostro pianeta e in particolare qui a Bolzano, famosa per la
sua ospitalità, gli stupendi panorami e il comfort delle strutture
turistiche… Hwhj fs gedd, getyioi dfe ryu sd retfh gfh freekhdff hgj
khjkh jk cxc lubz lhjkgefg ghjghk, edrthf ututfgh yrtrt kytyuuy
fedd fswf tyed y ty utuj ydsd uut e4f trudfs dfs yuifudfge yretetfe
utyr. (Ci stiamo seriamente pensando.) Immaginate che vi siano
possibilità per un fecondo interscambio culturale tra le nostre
civiltà e siete disponibili ad un dialogo collaborativo col nostro
Paese in particolare? Hfrt dt fger li oswfgv tedfgfg ol fdh. (Siamo
qui per questo…e se fosse necessario siamo disponibili anche per un
eventuale governo tecnico.) Un governo tecnico?!! Hw sdf ter…wwh.
(Avremo occasione di riparlarne… Grazie.)
Il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama
trovato la nostra nuova sede un modello a cui ispirarsi, anche
se ora la cosa più importante è stabilire, con il marziano ospite
presso di noi, una sinergia di collaborazioni…”. Oberrauch,
sollecitato dai giornalisti, si è poi soffermato sul particolare
che il marziano, come si dice da più parti, abbia almeno
due paia di braccia in più degli umani: ”…abbiamo sempre
bisogno di nuove idee e di tante braccia per nuovi traguardi
commerciali. E quindi la domanda più urgente ora è cosa fa
senso fare? Per esempio, fa senso aver già cominciato a produrre
nuovi caldissimi capi tecnici a sei maniche per aprirci, senza
preclusioni o pregiudizi, anche ai mercati di altre galassie, dove
le temperature pare siano ben più basse di quelle alpine…”.
Dalla Santa Sede
Comunicato succinto della Segreteria
Vaticana sugli eventi epocali di queste ore.
Papa Benedetto XVI
La Santa Sede, tramite l’Osservatore Romano, ha diramato il
seguente comunicato stampa: “ Misteriosi sono gli eventi di queste
ore alla Salewa di Bolzano, la cautela è d’obbligo al fine di una lettura
non allarmistica dell’accadimento, nell’interesse di tutta l’umanità e
per non procurare inutile e fuorviante scandalo al cuore dell’Uomo”.
L’Osservatore Romano ha riportato anche le seguenti brevi parole del
Pontefice Benedetto XVI, che si è espresso durante la celebrazione in
privato dell’Eucarestia, di fronte a pochi Cardinali: “Tutto è segno
dell’amore di Dio Padre e tutto è per il bene. Se il Signore ci chiede ora,
con gli eccezionali fatti di Salewa, di aprire i nostri cuori all’accoglienza
di nuovi fratelli, noi chiediamo, nella preghiera a Dio, la forza di farlo
con umiltà e benevolenza”. Il Papa si è poi detto pronto a ricevere il
marziano di Bolzano in udienza privata, per uno scambio di vedute
sui concetti, forse rettificabili, di “al di là” e di “altro mondo”.
La Santa Sede, Città del Vaticano
Claudio Marconi
Nato a Milano e laureato in filosofia, è attore, regista, sceneggiatore e
autore. Ha fatto parte per anni della compagnia di Franco Branciaroli e
collaborato con Lorenzo Loris per alcune produzioni del teatro Out Off e
dell’Elfo. Insegna dizione, voce e recitazione in diverse scuole di teatro,
dirige laboratori di teatro terapia in ambito psichiatrico come consulente
dell’Ospedale San Gerardo di Monza. Recentemente ha curato la riduzione
teatrale del De Profundis di Oscar Wilde, di cui è protagonista.
Andrea Martiradonna
Nasce a Milano nel 1965. Si laurea
in architettura al Politecnico di
Milano nel 1991. Dal 1990 ad oggi
lavora come fotografo freelance
per riviste di architettura e
design nazionali e internazionali.
Collabora inoltre con noti studi
di architettura italiani ed esteri e
aziende tra le più importanti del
Made in Italy.
www.martiradonna.it
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
NEWS
pagina 5
IN BREVE
Estate d’inverno a Milano
Lunedì di ordinaria follia
Mercato del lunedì di via Kramer. Il signor G.P. posteggiato al civico n.2 di via Goldoni è bloccato da una macchina
in seconda fila. L’attesa dura per più di 40 minuti. All’arrivo della proprietaria della macchina con le borse
piene della spesa per la settimana, il nervosissimo bloccato, oltre ad inveire fino alla terza generazione della
sprovveduta, decide di infliggere un colpo di sputo sul parabrezza della macchina incautamente parcheggiata;
tale è la rabbia e la violenza del getto che il parabrezza si rompe in mille pezzi e la signora fugge atterrita alla
guida del suo potente mezzo, con i sacchi della spesa costellati di piccoli diamanti luccicanti. Miracolo a Milano!
Via Tiziano, Milano
I piani alti di via Tiziano si mettono in costume tra ombrellini da cocktail e
palme plastificate. Bizzarra protesta a due passi dalla nascente city-life dove
gli abitanti degli ultimi piani del n. 9 soffrono di un clima tropicale dovuto a
un’errata regolazione del riscaldamento. L’amministratore, vittima della lobby
dei piani bassi, non riesce a risolvere il semplice inconveniente e ormai
centinaia di curiosi accorrono con canotti e salvagenti in segno di solidarietà.
E la manifestazione finisce in festa
Serata di grande musica e cibo in uno dei giardini più belli
della città, ristrutturato e inaugurato da poco
l
SEGUE DALLA PRIMA
l ristretto gruppo composto da circa trecento
persone (questi i dati della polizia), tremila
per il gruppo organizzatore, si è diretto verso
piazza Cavour passando davanti al palazzo della
Permanente di via Turati e al nuovo palazzo
della Serenissima - è di notevole interesse e di
grande qualità sia il progetto di ristrutturazione
che ha interessato l’intero palazzo che la delicata
reinterpretazione dell’antico cuore verde del giardino
centrale -. La sagoma scura di quest’ultimo ha
fatto da sfondo ad un momento molto teso della
manifestazione quando un piccolo gruppo si è
staccato dal cordone principale per intromettersi
I manifestanti in Via Turati
nel giardino privato del palazzo. Il gruppo di
manifestanti ha occupato il giardino posizionando
tende da campo e improvvisando piccoli falò
che saranno più tardi utilizzati per la cottura di
succulenti pietanze. La polizia non ha potuto
fare altro che osservare silenziosa l’evolversi
della situazione; verso sera infatti la protesta si è
trasformata in un vero e proprio rave durato poi
tutta la notte, accompagnato dalle stridenti note di
giovani bands (The new kills, I neri di Varese, Le
sette bestie...) e improvvisati musicisti, accalcati
fino a sotto il porticato dell’edificio, dove isolati
gruppi hanno improvvisato per tutta la notte
danze e cori di ogni tipo. Alle 6 del mattino la festa
si è chiusa sulle note di “bella ciao”.
F.P.
Azzate: nuova luce sul mistero
Si attendono i risultati delle nuove ricerche dopo i fatti di Bolzano
T
SEGUE DALLA PRIMA
utto era a posto, nessun danno alle case,
nessun crollo, tutto era tornato nuovamente
tranquillo. Solo gli abitanti di un complesso
residenziale-commerciale di nuova costruzione
in via Piave, non potevano credere ai loro occhi:
nello spazio relativamente limitato che divide le
due palazzine in questione si era incastrato un
masso di colore grigio scuro cangiante, enorme e
perfettamente in bilico tra le facciate dei due edifici.
Ai primi soccorritori arrivati sul posto in seguito
alle chiamate dei cittadini in preda al panico, si è
presentata una scena a dir poco surreale: l’enorme
pietra grigia incastrata tra i due caseggiati e gli
abitanti che si rifiutavano di ritornare nelle loro case.
Dai rilevamenti effettuati sulla sicurezza degli edifici
è risultato che le due palazzine non avevano subito
alcun danno, né strutturale, né estetico. Era come
se la pietra misteriosa si fosse adagiata dolcemente
tra le due case senza nemmeno scalfirle. “Le case
dalle nostre parti sono costruite come si deve! Non
succederebbero tanti disastri in giro per l’Italia se
dappertutto si lavorasse con coscienza!” ci dicevano
allora i primi testimoni intervistati. Sulle cause del
misterioso fenomeno sono state fatte da allora le più
svariate ipotesi scientifiche e non. Escluso il fatto che
il macigno provenisse dalle alture circostanti le cui
caratteristiche geologiche sono di tutt’altro tipo, il
mistero si è ulteriormente infittito una volta provato
che il tipo di minerale di cui è composto il masso,
non è riscontrabile in nessun luogo sulla terra. Si
è persino pensato che si trattasse della cosiddetta
“pietra dell’energia”, rinvenuta a Machu Picchu,
nelle Ande peruviane, ma anche quest’ipotesi è ben
presto decaduta. Le ricerche sono proseguite nei
mesi scorsi senza portare a risultati degni di nota.
Nel frattempo gli abitanti di Azzate si sono abituati
a questa presenza un po’ inquietante ma tutto
sommato innocua. Anzi, si sono quasi affezionati
a quello che viene ormai chiamato il “reseghino”
di Azzate e che ha portato in paese folle di curiosi,
turisti, scienziati, studiosi e religiosi da tutto il
mondo, tanto che nel centro del Varesotto è nata
un’intera economia legata al fenomeno e che ha
portato nelle tasche del comune e dei suoi abitanti
un vero e proprio tesoretto. Ora ci si interroga se il
masso caduto da chissà dove e l’astronave atterrata a
Bolzano possano avere un legame tra loro. Un nuovo
grande quesito per gli scienziati e per tutti noi. L.R.
La rotonda di Besnate, di fronte agli Headquarters di Saporiti Italia
Un bel coraggio
Artista anonimo dona scultura alla cittadina di Besnate
I
Il complesso residenziale ad Azzate colpito dal meteorite
Park Times
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l Varesotto è un luogo mitologico. Negli
anni è cresciuta la sua fama per eventi legati
all’affascinante architettura dei suoi luoghi,
la natura spumeggiante e le rigogliose rotonde
che costellano chilometri di strade, battute dagli
abitanti di questa stupenda ‘regione’ del nord
Italia. Una delle ultime trovate del genio locale,
riguarda uno snodo nevralgico della via tra
Besnate e Varese. All’altezza della famosa e storica
fabbrica di Saporiti Italia (progetto del 1973
dell’architetto Vittorio Introini), a causa di evidenti
difficoltà della circolazione automobilistica
locale, l’Amministrazione comunale ha deciso
di abbattere secolari piante per facilitare il flusso
delle macchine, evitando l’utilizzo di semafori, e
creando una tipica e rigorosa rotonda stradale.
Ecco quindi il sorgere di una nuova creatura,
inaugurata ieri pomeriggio alla presenza del
sindaco di Besnate e di un folto gruppo di
cittadini. La cerimonia inaugurale ha riguardato
una nuova scultura frutto di artista anonimo,
che ha tuttavia rilasciato una dichiarazione letta
da Raffaele Saporiti, presidente e amministratore
delegato dell’omonima società di arredamento
e design-management e che qui riportiamo:
“questa spada è un segnale agli uomini, un inno
alla sopravvivenza, una saetta luminosa conficcata
nel terreno di questi luoghi per celebrare l’ingegno
e la forza della fantasia”. Tutti ora si chiedono chi
sia stato il generoso donatore dell’opera conficcata
nel centro della rotonda; a noi della redazione non
importa, siamo orgogliosi di aver testimoniato e
raccontato un momento così alto di civiltà.
F.P.
DIR. RESPONSABILI:
Filippo Pagliani, Michele Rossi
CAPOREDATTORI:
Marinella Ferrari, Luciana Rappo
REDATTORI:
Fenia Alibaki, Alexia Caccavella, Fabio Calciati, Rodrigo Cearra de Orte,
Daniele Cremaschi, Alice Cuteri, Andrea Dalpasso, Guido Gazzaniga,
Giacomo Geroldi, Geert Koster, Stefano Lanotte, Lorenzo Merloni,
Marco Panzeri, Davide Pojaga, Alessandro Rossi, Marco Siciliano, Silvia
Sinigaglia, Elisa Taddei, Paolo Uboldi, Jorge Velasco, Davide Viganò,
Marco Vitalini, Francesca Zanier
HANNO COLLABORATO:
Maria Vittoria Capitanucci,
Francesco Cataluccio, Lisa Farmer,
Claudio Marconi, Marcello Mariana,
Andrea Martiradonna, Lorenzo
Pavolini, Cristiano Rinaldi, Patrick
Tuttofuoco
chiuso in redazione ore: 04.54
tiratura prevista: 1000 copie
MONDO
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
pagina 6
IN BREVE
Gran Premio di Formula 1 sull’Isola che non c’è
Il campionato mondiale di Formula 1 potrebbe arricchirsi di un nuova tappa
già dalla stagione 2014/15 con il Gran Premio d’Africa da svolgersi su
un’isola artificiale costruita al largo della costa dell’Angola. Dopo il rifiuto
di Zaha Hadid, che era stata invitata a presentare il progetto dal misterioso
investitore a capo dell’operazione, sembra verrà ora emesso un bando di
concorso internazionale d’architettura.
New York, dove il design da pop si fa rock
Lenny Kravitz, poliedrico, eclettico, appariscente e creativo lancia la sua nuova collezione home in
occasione dell’apertura pre natalizia del Kravitz design concept store. Migliaia di fan intasano la 52esima
per aggiudicarsi i primi pezzi firmati dalla star: piastrelle pitonate, candelabri diamantati, dormeuse
zebrate e lenzuola fluo vanno a ruba tra le giovani donne che un tempo si strappavano i capelli ai suoi
concerti e ora si dilettano a sfogliare riviste d’arredamento. Attesissima l’apertura milanese.
Kravitz, col microfono o la matita, always on the run.
Lenny Kravitz
G8 a Londra
Carrellata di personalità al The Cube nella tappa di Londra
Una delle foto di gruppo durante il G8 a Londra
G
SEGUE DALLA PRIMA
ià perché il luogo scelto dall’organizzazione
di sua maestà, pare con qualche perplessità
da parte dell’Intelligence, altro non è che il
ristorante The Cube attualmente dislocato in cima
al Royal Festival Hall. Una piccola soddisfazione
per i colori italiani visto che l’intero progetto del
ristorante è stato sviluppato da un noto studio
milanese. A quanto parte la scelta è stata dettata
dalla stessa Regina Elisabetta e dal Principe
consorte Filippo i quali hanno indicato il Cube
dopo entusiasmanti resoconti avuti dal nipotino
Harry, vero trend setter delle notte londinesi. Tra i
suoi vari racconti spiccava la famosa apertura con
sciabolata della bottiglia di champagne, arte di cui
è maestro il Patron dell’organizzazione The Cube,
Patrick Nassogne. Dall’incontro non è trapelata
nessuna indiscrezione, né sui contenuti delle
discussioni né tantomeno sul menù realizzato per
l’occasione. Alcune voci si rincorrono ma senza
trovare conferma, tra queste la più credibile vuole
una Angela Merkel arrivata con forte ritardo a causa
delle difficoltà avute per trovare la birra che si era
incaricata di portare. Ha invece delle sfumature
ancor meno definite il racconto legato al presidente
russo Vladimir Putin che secondo alcuni avrebbe
esordito la sua visita al ristorante dicendo: “Ora
che abbiamo visto la cucina e il tavolo per la servitù
potrei sapere dov’é la sala dei ricevimenti?”, semplice
battuta o gaffe di berlusconiana memoria? Chi può
dirlo, sembrerebbe comunque che il presidente
non abbia abbozzato neanche un sorriso una volta
saputo che non vi era nessuna sala per i ricevimenti
e che il tavolo che lui aveva indicato come quello
della servitù era in effetti quello preposto ad
accogliere i suoi presidenziali gomiti. Sciolti questi
primi imbarazzi i grandi della terra si sono buttati
sul programma del giorno con la stessa veemenza
con cui hanno affrontato gli antipasti. Pare che ad
una palpabile tensione iniziale si sia via via sostituita
un’atmosfera di rilassata convivialità favorita
dall’ottima scelta di vini del sommelier e dalla
copiosa quantità di birre stappate dall’entourage
tedesco. Non vi è quindi da stupirsi se alle 15.30 un
tweet del presidente Obama, vero e proprio pioniere
dell’e-politic, ci mostra un Hollande in maniche di
camicia mentre finge di essere investito dal London
Eye in un simpatico gioco prospettico. Resta
ora da sciogliere il nodo riguardante i contenuti
di questa riunione; la conferenza stampa che si
sarebbe dovuta tenere subito dopo il meeting è stata
rinviata, in una nota ufficiale di Buckingam Palace
si parla di non precisate ragioni di sicurezza ma i
ben informati sostengono che terminato il pranzo
l’allegra compagnia si sia imbarcata in un giro di
pub crowling caldeggiato a gran voce da molti dei
partecipanti. Così solo a pomeriggio inoltrato è stato
possibile organizzare un incontro con i giornalisti,
incontro nel quale un imbarazzato addetto stampa
di sua maestà ha risposto, non senza difficoltà e
lacune, a varie domande poste dal sottoscritto e dai
colleghi di altre testate. Conferenza stampa anomala
quindi, conclusasi con una bizzarra richiesta da
parte dello sventurato addetto il quale, rivoltosi agli
astanti con qualche imbarazzo, ha chiesto: “per caso
qualcuno in sala ha dell’alka seltzer?”
G.G.
L’interno del The Cube
Un enorme cratere al posto del
cantiere
Bloccato il progetto originale, potrebbe ora nascere il
primo grattacielo ipogeo
I
SEGUE DALLA PRIMA
nvece è stata una mattina in cui tutti,
ma in questo caso proprio tutti, sono
stati strappati dai loro letti da uno dei
rumori che fin che non senti non potresti
mai immaginare che possa esistere. Un
rumore grasso, di quelli che senti con le
ossa oltre che con le orecchie. Un rumore
che schiaccia e che immediatamente ti fa
capire che qualcosa di enorme si è spostato.
Un rumore che subito ti fa preoccupare per
tutti gli affetti che hai nelle vicinanze.
“Non la difinirei catastrofe, non ci sono state
vittime e il sito è stato messo in sicurezza”
rassicura il sindaco Kadir Topbaş poche
ore dopo l’accaduto. Nel sito di progetto
previsto per la costruzione della Regnum
Tower, proprio a poche ore dal via ai
lavori, un’area di 6000 mq è sprofondata a
centinaia di metri di profondità, risucchiata
del cedimento di uno strato roccioso che
la sosteneva dalla notte dei tempi per
precipitare in caduta libera in una misteriosa
ed ormai mitica sacca faldifera sotterranea.
“Può essere la grande occasione per ripensare
la configuarazione tipologica del grattacielo.
Da quello in altezza degli anni 20’, passando
a quello orizzontale degli anni novanta, a
quella che potrebbe essere una configurazione
interamente ipogea, qui, a Istanbul, in questo
sito misterioso” dice l’Architetto Pagliani
partner di Park Associati. “È una sfida
unica e difficile, ma abbiamo la tecnologia
per farcela” continua l’Architetto Michele
Rossi, altro partner dello studio che ha
firmato il progetto della Regnum Tower.
Bedri, simpatico ottantenne nato e cresciuto
qui, con le mani dietro la schiena e il mento
ben puntato verso l’alto per esibir al cielo
il suo gran sorriso, resta accanto al cratere
scrollando le spalle come se tutto avesse
previsto…bisognerebbe sempre ascoltarlo
Bedri.
A.R.
Il progetto previsto per l’area
La grande voragine
Mini Cube
In tempo di crisi c’è chi pensa di cambiare scala.
Il famoso ristorante esclusivo potrebbe essere presto disponibile on
demand. Prime indiscrezioni sul nuovo progetto atteso per il 2013
Pubblicità
C
ontinuano a rincorrersi le voci più disparate sul
nuovo progetto PARK per il 2013, i ben informati
parlano di gran fermento nel reparto R&D della
sede centrale di Pasadena, California, e i milioni di Parkaddicted sparsi per il mondo aspettano col fiato sospeso
la rivelazione del nuovo prodotto.
Si fa sempre più consistente l’ipotesi di una rivisitazione
del Cube in chiave più personale e fruibile, una fonte ben
informata parla infatti dell’imminente lancio del MiniCube. Sebbene si tratti ancora di fatti da verificare, le prime
informazioni trapelate parlano di un Cube rivisto e dalle
dimensioni più contenute: meno spazio destinato alla
cucina e zona di consumo completamente ridisegnata. L’
ampio tavolo lascerebbe spazio ad un più contenuto tavolo
monoposto, riducendo le dimensioni dell’intero modulo
a poco più di quelle di una cabina da bagno Riccionese.
Un progetto innovativo che permetterebbe a chiunque
di poter avere il proprio Mini-Cube, completo di cuoco
stellato e finiture laser-cut, installato comodamente sul
proprio tetto di casa. Per ovviare a qualche secondario
problema di fruibilità pare che ogni modulo sarà dotato
di webcam e sistema wi-fi che darebbero la possibilità agli
utenti di mettersi in contatto coi vari Mini-Cube sparsi
per il mondo.
Fantatecnologia o futuro imminente? Non ci resta che
aspettare fine gennaio per capire gli eventuali sviluppi
di questo progetto. In ogni caso gli appassionati dei
prodotti PARK si preparino con sacco a pelo e thermos
in previsione delle interminabili code che accompagnano
da sempre il lancio commerciale dei prodotti partoriti dal
colosso targato Pagliani-Rossi.
G.G.
Marcello Mariana
Artista e fotografo, nato a Lecco
nel 1977, vive in Valtellina.
Focalizza la sua ricerca fotografica
sul paesaggio contemporaneo
e le sue interazioni con l’essere
umano. Il suo lavoro è stato
esposto in numerose gallerie e
musei in Italia e all’estero, tra
cui la la Fondazione Bevilacqua
La Masa, di Venezia e Aperture
Gallery di New York. A Milano
ha esposto alla Gallerie Carla
Sozzoni e allo Studio Guenzani.
www.marcellomariana.it
Hello World
“...every human being
is a landscape...”
Patrick Tuttofuoco
Patrick Tuttofuoco crea strutture d’immagini,
assemblaggi architettonici, film e animazioni
che hanno alla base l’immaginario urbano
come luogo in costante trasformazione. Luce e
movimento sono i due elementi caratterizzanti
del lavoro di Tuttofuoco, la loro compresenza e
il modo con cui l’artista li combina, dona alle sue
opere un fascino estetico particolare, capace però
di innescare profondi quesiti teoretici.
I lavori di Tuttofuoco sono spesso frutto
di una collaborazione, questa pratica porta
l’artista a creare dialoghi inediti tra soggetti
pubblici e privati e tra le varie individualità che
vi prendono parte. Operando a un livello di
comunicazione molto ampio, Tuttofuoco esplora
l’architettura come prodotto di un’energia, quella
di chi costruisce e quella di chi ne usufruisce,
trasformando la funzionalità in espressione
individuale.
Nato nel 1974 a Milano, vive e lavora a Berlino.
Il suo lavoro è stato esposto ampiamente in
ambito internazionale, in mostre personali e
collettive. Tra le più recenti si ricordano: Things
are queer, MARTa Herford, Germania; Hundred
Stories about Love, 21st Century Museum of
Contemporary Art, Kanazawa, Giappone; Italics:
Italian Art Between Tradition and Revolution
1968-2008, Museum of Contemporary Art,
Chicago, e Palazzo Grassi, Venezia; TURN
ON: Contemporary Italian Art, Art Gallery
of Hamilton, Ontario; 10th Havana Biennial:
Integration and Resistance in the Global Age;
Dandelion, Kunstlerhaus Bethanien, Berlin;
50 Biennale di Venezia; Folkestone Triennial,
Gran Bretagna; Musée d’Art Contemporain
de Nimes, Francia; Shanghai Biennale;
Revolving Landscape, Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo, Torino.
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
I RACCONTI DELL’ANNO
pagina 10
Il piccolo principe
S
uccede che smetti di sorvolare la città in motorino, abbattuto dal
fuoco amico, ti si è rotta la molla.
Fai la tessera intera rete, annuale.
Succede d’improvviso che la folla stipata nella metropolitana ti accolga
come la distesa uniforme del deserto, pieghe su pieghe di persone:
abbandonato alla pressione corporea, saturo di afrori, percepisci il
lampo di solito genio nel discorso pubblico involontario, quasi un
miraggio di sudore che subito si perde nel buio degli sguardi. Laggiù
lontano, dicevano forse a me?
E quando infine quattro ragazze poppute, ruotando attorno all’apposita
pertica di sostegno, sembrano convergere in modo da richiamare alle
vene brandelli di vita: devi scendere.
Troppo tardi. Ho saltato la fermata e ora devo tornare indietro, attendere
sulla banchina opposta. Tre minuti. Non c’è nessuno… del resto era
sufficiente evitare il mio stesso errore, scendere alla fermata giusta:
in questa direzione, a quest’ora, non si va mai. O forse sta arrivando
qualcuno, sento dei passi. Mi volto per controllare le entrate e le
uscite, noto che sono chiuse, lisce come un tubo. Non mi spavento per
niente. Siedo all’estremo dei quattro posti liberi, disposto ad attendere
non oltre i pochi minuti segnati dal display, ma prima, molto prima
di intravedere i fari del locomotore, nel silenzio assoluto, echeggiano
ancora quei passi. Ora è chiaro. Qualcuno sta camminando con i
tacchetti sul ferro delle rotaie. Sporgo la testa oltre la linea gialla, ed
ecco che sbuca un omino. Con la sua tuta da lavoro azzurra, si direbbe
che abbia appena terminato una qualche riparazione. Non deve essere
andata a buon fine a giudicare dalla smorfia. Cerca di pulirsi le mani
dal grasso con uno straccetto lercio. Ha proprio l’aria disgustata. Dice
tra sé: “… c’è una puzza tremenda qua dentro, non riesco a capirne
la ragione… da dove vengo io certe cose le abbiamo risolte… uno
schifo comunque, popolato di inetti, ma almeno non puzza.” L’omino
mi rivolge uno sguardo interrogativo: “tu non devi avere la più pallida
idea di dove vengo”. Ha gli occhi chiari, il volto sporco da bambino
adulto, un ciuffo di capelli rossi in testa. Sarà alto un metro e venti. “Hai
in mente ‘un’altra galassia’… Ecco il mio pianeta per cominciare sta in
un’altra galassia… poco oltre la nebulosa di Andromeda, piuttosto
lontano da questo vostro mondo.” Senza alzare la testa indica il soffitto
annerito del tunnel. Mi guardo intorno per essere certo che siamo soli.
Lui dice: “in una notte d’estate puoi vedere dove sta… sotto Cassiopea,
è come uno sbaffo minuscolo…”
Ho tirato fuori il telefono e abbiamo controllato la direzione. Sarebbe
laggiù, abbiamo ripetuto indicando insieme, le braccia più o meno
della stessa lunghezza, il mio polso più solido, ma le dita della sua mano
eleganti e affusolate, con un enorme anello al medio.
“Vabbè hai capito”. E si è seduto accanto a me con un saltello. I suoi
stivaletti dondolano a mezzo metro da terra.
“Vedi, noi abbiamo anche provato a venire qui e stabilire una nuova
capitale, dovevamo… trasferirci. Io comandavo il quarto gruppo.
Una banda di inetti… Mi hanno eletto principe… e io ho commesso
la leggerezza di dargli retta. Vedi: qui c’era il campidoglio, là le nuove
poste universali, la strada infinita di là, con le traverse a spina di pesce,
la piazza coperta per la siesta, nel centro i pratoni da gioco… lo vedi
anche tu che come capitale era perfetta?!”
“Perfetta” ho annuito. “Peccato non sia rimasto nessuno…”
“Noi… non ci siamo più venuti a stare per via della puzza. Non siamo
riusciti a risolvere… la puzza.”
“Ma se sono solo rovine, che vuoi stare a risolvere…”
“Capisci che era il mio dovere? E mi hanno lasciato solo… perché ero il
principe, l’architetto… insomma il responsabile”, mi ha guardato negli
occhi sconsolato, il ciuffo di capelli rossi ondeggiante sulla fronte: “non
ho capito neppure da dove viene, questo odore schifoso… Tu sapresti
aiutarmi?”
“A risolvere la puzza?”
“No a tornare sul mio pianeta senza puzza.”
Ho dovuto confessare che non avrei saputo farlo, mentre invece per la
puzza conoscevo il rimedio. Ho improvvisato: “Aspira a piene narici,
ripeti con me ‘in fondo non succede niente di male’… Vedrai che passa.
Tutto passa. In questo nostro mondo funziona così. Non l’avevi capito?
Abbiamo grandi capacità di adattamento.”
Ha scosso la testa: “tutto passa? Ma questo odore è indecente!”
“E tu stai a fare questioni di decenza… qua sotto!? Allora non lo capisci
che sono solo rovine... Che stiamo smontando. Dovevi capitare da
queste parti una trentina d’anni fa. Allora sì che andava a tutto vapore
il cantiere! Sareste rimasti tu e come si chiama ‘il quarto reggimento’…”
“Un gruppo di inetti”
“Comunque ci avete trovato in una brutta fase, declino avanzato,
smobilito, si chiude… La puzza è un residuo organico disperso nell’aria,
per far sapere che qualcosa va in putrefazione… ed evitare il contagio.
Ma l’odore in sé non ammala…”
“Sul mio pianeta siamo convinti di sì”
“Allora diciamo che io qui sono costretto… a pensarla così. Oppure
cambio pianeta”, ho provato a scherzare
“Vieni da me!?” L’omino bambino si è entusiasmato.
“Ma come si fa?”
“Bè come principe conterò ancora qualcosa spero, dovrebbero darti un
buon posto.”
“Dicevo: come facciamo… a uscire di qui, intanto.”
“Se siete in declino come dici non dovrebbe essere difficile… Conosco
il sistema. Si basa sulla credenza dei graffiti… li chiamate così vero?”
E l’omino bambino, principe del quarto gruppo di inetti, venuti da
un’altra galassia per stabilire proprio qua la loro capitale, ha passato un
dito con l’unghietta, poi la pietra del suo anello, sulla superficie zincata
che riveste il tunnel della stazione sotterranea, deliziandosi sembra
dell’insopportabile stridio prodotto: “lasciando scritto un nome… si
può andar via”
“Aaaah, smettila!” ho urlato piano: “non ti fanno male le orecchie!?”
“Tante storie per un graffio sulla lavagna, e intanto vivete in mezzo alla
puzza. Avete inventato questo sistema geniale dei graffiti sulle rovine,
usatelo! Con gli inetti del quarto gruppo ci siamo messi a studiare i
pittori che si calavano nella Domus Aurea, la soldataglia nelle viscere
di San Clemente per il culto di Mitra, le celle di Castel Sant’Angelo…
i gabinetti, i cavalcavia, gli ascensori… nomi, cognomi, numeri,
dichiarazioni… che al tale piano ci vive una donna di cui sognate il
sedere, cose così. Poi magari quella donna non c’è più. Partita. E forse
non c’era mai stata…”
“Insomma, dici che troviamo la strada?”, non l’ho tanto seguito nel suo
ragionamento sui graffiti. Il principe del quarto gruppo di inetti ripeteva
che basta crederci, funziona come una fede. Ho aperto il palmo, lui vi
ha deposto nel centro la pietra del suo anello, poi con le nobili dita
ha avvolto l’intero mio pugno come richiudesse un pacchetto. Dentro,
la sua pietra era calda, appuntita. L’ho usata per graffiare sulla parete.
Il mio nome stampatello maiuscolo. L’omino mi ha chiesto indietro la
pietra. Ha aggiunto dei segni che volevano ho pensato imitare l’alfabeto
arabo. Ha detto naturalmente che quello era il suo di nome, e che
ora era accanto al mio per sempre, anzi dentro al mio: alcune lettere
si intrecciavano, non potevi che leggerli insieme, uno con l’altro. Ha
messo anche una freccia e il cuore.
“Possiamo andare”, è saltato giù dai sedili, dove era salito in piedi per
scrivere, e mi ha fatto segno di seguirlo. Siamo scesi sui binari, dove
ormai era chiaro non sarebbe passato nessun treno, ma invece si sentiva
venire la musica di una chitarra, e ci siamo incamminati. Ma mentre
facevo per seguirlo, nella direzione opposta a quella da cui venivano le
note, lui mi ha intimato di voltarmi: dovevo restare fermo? Andare a
scoprire da dove veniva quella musica?
Il tempo di voltarmi e l’omino era sparito.
a disposizone pochi libri: Beckett lesse, forse per disperazione, Via col
vento., che certo non deve averlo aiutato ad alleviare la depressione.
A Roussillon, Beckett scrisse il suo secondo romanzo, l’ultimo in
inglese, intitolato Watt (pubblicato soltanto nel 1953 e tradotto in
italiano nel 1967 da Sugar editore e oggi introvabile). E’ una delle storie
più complicate mai scritte nel Novecento: al confronto Il Castello di
Franz Kafka è una fiaba per bambini. I due libri hanno però in comune
un apparente involontario umorismo. Proprio in Watt, Beckett sembra
scoprire il parlare come dissacrazione del silenzio e la riluttanza delle
cose a farsi nominare, con effetti anche comici. La narrazione è condotta
da un certo Sam che racconta le “gesta” di Watt, che fu compagno di
convalescenza in manicomio. La vicenda si svolge quasi tutta dentro la
casa di un imprecisato signor Knott, presso il quale Watt era a servizio:
“Watt non faceva mistero nelle sue conversazioni con me, del fatto che
molte cose descritte come accadute nella casa, e naturalmente nella
proprietà, del signor Knott, forse non accaddero mai, o accaddero in
un modo del tutto diverso, e che molte cose descritte come esistenti, o
piuttosto come inesistenti, perché queste erano le più importanti, forse
non esistettero mai, o piuttosto esistettero per tutto il tempo”.
La lettura di Watt (che Beckett definì “un gioco per tenersi in esercizio
con la scrittura”), è molto gratificante fino all’inizio della Terza parte
(ci sono molte pagine di grande genialità e divertenti descrizioni di
personaggi secondari); poi hanno il sopravvento gli enigmi, le piroette
linguistiche, il dilagare dell’insensato. Watt mostra l’impossibilità del
conoscere: la ragione e la logica, come sono esaltate nelle Regole per
dirigere la mente di Cartesio, sono inutili e impotenti. Beckett aveva
maturato una sfiducia totale nella Ragione, e questo romanzo ne fu
la prima radicale, e disperata, dimostrazione. Nel libro (che ha già
molto di teatrale), Beckett mostra anche quello che diventerà un suo
principio guida: “non esiste nulla di più comico dell’infelicità”. Watt
è un personaggio profondamente infelice, ma dotato di “uno strano
sorriso” e involontariamente comico.
In quel periodo, mentre scriveva Watt, le uniche consolazioni (perché
lo scrivere non fu mai per lui un piacere), Beckett le ebbe dall’amicizia
con un contadino del luogo, tale Bonnelly, e dal suo straordinario
vino. Il Domaine du Coulet Rouge, della famiglia Bonnelly dal 1937,
produce: un “Sainte-Croix” (85% carignan e 15% syrah; invecchiato
10 anni) di notevole corposità; un indimenticabile “Les 4 génération”
(35% carignan, 35% grenache, 30% syrah; invecchiato 8 anni); un
poetico e abboccato “Terra Ocra” (90% syrah e 10% grenache); un
“Cuvée Cabernet” e un “Cuvée Merlot” che resusciterebbero un morto.
Quello attorno a Roussillon è un paesaggio singolare, bellissimo ma,
a volte, spettrale: tozze montagne rosse come carne appena macellata
(vi si estrae da parecchi secoli la polvere per fabbricare il colore Ocra);
basse e nodose vigne; frequenti ciuffi di querce maestose; malinconici
pini marittimi e slanciati cipressi curvati dal vento.
Sono rimasto molto colpito dai variopinti fasci di rose che crescono
al capo dei filari. Per segnalare, come mi spiegò un enorme contadino
evidentemente sottratto al rugby, l’attacco dei parassiti, ma anche per
infondere sapori vellutati e profumi profondi alle uve.
Il borgo di Roussillon sembra una fortezza antica: strette viuzze,
piazzette che salgono e scendono, terrazze che guardano i campi. La
casa dove abitava Beckett, che è stata di recente messa in vendita, è una
villetta a due piani con il tetto spiovente e un buffo balcone panoramico,
circondata da un piccolo giardino, appena fuori dell’abitato. I Bonnelly
invece possiedono una specie di tozza torre, appoggiata a una
costruzione in mattoni e cemento, che dà le spalle alla campagna.
Nella cantina al piano terra, troneggia un bancone di quercia e ottone
attorniato da decine di botti. Si va là, si assaggiano i vini, si mangia
pane e formaggio e si parla di Beckett (il cui ritratto in bianco e nero fa
capolino da dietro un alambicco). Non c’è nulla di bucolico: una serie
di aziende agricole moderne ed efficienti; un agglomerato rispettoso
dell’interazione con la natura; gente simpatica e consapevole che il
marketing significa anche tirare in ballo la letteratura e la storia.
Perché il vino dei Bonnelly è entrato nella storia della letteratura.
Infatti, all’inizio del secondo atto di Aspettando Godot, Beckett fa dire
a Vladimiro:
“E io ti ripeto che noi due siamo stati insieme nel Vaucluse… Abbiamo
vendemmiato, perfino, da un certo Bonnelly, a Roussillon”.
Lorenzo Pavolini
Nasce a Roma nel 1964. Redattore della rivista
Nuovi Argomenti. Ha pubblicato i romanzi “Senza
rivoluzione” (Giunti 1997, premio Grinzane
Cavour esordiente), “Essere pronto” (peQuod,
2005), “Accanto alla tigre” (Fandango, 2010,
finalista Premio Strega, vincitore del Premio
Mondello e del Biografilm Books Award), “Tre
fratelli magri” (Fandango 2012). Ha partecipato a
diversi progetti teatrali e collabora con Radio3Rai.
Roussillon
N
ella fredda e piovosa serata del 2 febbraio del 1968, proprio
mentre alcune bombe molotov venivano lanciate a Berlino
contro le finestre del “Berliner Morgenpost” (appartenente
al gruppo editoriale Springer), l’emittente televisiva Westdeutscher
Rundfunk mandò in onda il filmato della rappresentazione di
Commedia di Samuel Beckett e il suo inquietante mediometraggio
Film, con Buster Keaton e la regia di Alan Schneider.
La cronaca narra che non contenti, al termine, trasmisero anche
un dibattito di un’oretta tra: il filosofo Theodor W. Adorno; Martin
Esslin, direttore della sezione radiodrammi delle BBC nonché autore
del celebre libro Il teatro dell’Assurdo (1962); il critico di “Die Zeit”
e del “Frankfurter Allgemeine Zeitung” Walter Boehlich e lo scrittore
comunista austriaco Ernst Fischer.
Vengono i brividi se ci si sofferma a pensare com’è cambiato il
mondo della cultura negli ultimi quarantacinque anni! Oggi una
serata televisiva così confezionata sarebbe inconcepibile. Gli indici
di ascolto crollerebbero immediatamente a picco e forse ci sarebbe
anche il rischio (almeno a sentire molti dirigenti del nostro “servizio
pubblico”) di rivolte di piazza. L’unico che cercò di far passare Beckett
alla televisione italiana fu il simpatico e intelligente Andrea Camilleri
che, pionieristicamente, nel 1958, aveva messo in scena, nel Teatro dei
Satiri a Roma, Finale di partita e ne curò poi una versione televisiva con
Adolfo Celi e Renato Rascel, ma dovette aspettare il 1994 per diventare
famoso, con le storie del commissario Montalbano.
Comunque, quella germanica conversazione televisiva fu così
importante che è stata poi, nel 1994, pubblicata in un libro, con il
significativo titolo di Essere ottimisti è da criminali (trad. it. l’ancora del
mediterraneo 2012). Adorno, tra l’altro, vi sostiene che nessuno come
Beckett ha mostrato l’impossibilità del linguaggio e che, durante una
conversazione, gli confessò che “lo stesso parlare è una dissacrazione
del silenzio”. Un bel paradosso! Che però è la chiave per capire uno dei
suoi libri più celebri e meno letti.
Così, in tarda primavera, mi son messo nello zaino questo libretto e
son partito alla volta di Roussillon: un bel paesino di campagna nel
Dipartimento del Vaucluse, nella Regione Provenza-Alpi marittime.
Là, agli inizi del novembre del 1942, vi si era rifugiato Beckett, con la
sua compagna, Suzanne Deschevaux-Dumesnil, fuggendo dai tedeschi.
Beckett, che si era appena tagliato i baffi, per camuffarsi e non sembrare
“un impiegato inglese”, trascorse là tre anni di depressione e solitudine.
Lavorava il bosco di lecci e la vigna di un contadino, in cambio di cibo
e legna da ardere, mentre Suzanne dava lezioni di pianoforte. Avevano
Francesco M. Cataluccio
Ha studiato filosofia e letteratura a Firenze e
Varsavia. Dal 1989 ha lavorato nell’editoria e ora
dirige i programmi culturali di Frigoriferi Milanesi. Ha
pubblicato: Immaturità. La malattia del nostro tempo
(Einaudi 2004); Vado a vedere se di là è meglio. Quasi
un breviario mitteleuropeo (Sellerio 2010; Premio
Dessì per la letteratura 2010); Che fine faranno i
libri? (Nottetempo 2010); Chernobyl (Sellerio 2011);
L’ambaradan delle quisquiglie (Sellerio 2012).
Lisa Farmer
Designer e maker originaria del
North Carolina (USA), vive e
lavora a Milano. La sua ricerca
esplora le relazioni che possono
nascere dall’incontro tra design,
artigianato ed arte. Il suo lavoro,
attualmente in mostra alla Bilston
Craft Gallery (West Midlands,
UK), è stato anche esposto al
Victoria & Albert Museum di
Londra, in occasione della mostra
“The Power of Making”.
www.lisafarmer.com
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
RUBRICHE
Il Parere dell’Esperto
Architettura a Milano:
Presenze ingombranti, confronti
emozionanti
Maria Vittoria Capitanucci
I
n città spesso ci si deve rapportare con la preesistenza, oggi più
che mai, e a Milano in particolare è facile incrociare nel proprio
cammino progettuale quei ‘Baroni Rampanti’ -per estrazione
aristocratica e libertà espressiva assoluta- che l’hanno ricostruita con
grande maestria nel dopoguerra. Quei ‘professionisti colti’ che oggi
il mondo dell’architettura internazionale ci invidia, studia e riprende
come modelli e suggestioni sia per le loro nuove tipologie residenziali -il
tema del condominio milanese lo insegniamo ormai in Università- sia per
quelle sperimentazioni, a volte anche azzardate, sugli edifici per uffici.
Per intenderci erano gli anni della Velasca dei BBPR e del grattacielo
Pirelli di Gio Ponti, ma anche gli anni eroici di Luigi Caccia Dominioni,
di Ignazio Gardella, di Vico Magistretti, di Asnago e Vender, di Alberto
Rosselli, di Franco Albini, di Vito e Gustavo Latis, dei fratelli Soncini,
di Marco Zanuso. Con questi ultimi Park Associati ha dovuto fare i
conti in due differenti occasioni. Con Eugenio e Ermenegildo Soncini,
l’incontro è stato nella riqualificazione dell’edificio la Serenissima in
via Turati, con Zanuso l’occasione è stata la rifunzionalizzazione di
quel grande ‘cetaceo’ che, dalla fine degli anni sessanta, occupa con
austero anonimato il primo tratto di via Melchiorre Gioia. Un edificio
interrogativo, una grande presenza, ma quasi ‘invisibile’ compreso in
una situazione di schizofrenia
cittadina, incastrato, come
è, tra la generosa storia
sussurrata
dalle
Cucine
Economiche di Luigi Broggi
(1883) e le presenze urlate
di ‘ultima generazione’ delle
recenti torri e trasformazioni
dell’area Portanuova-Varesine.
Del resto è fisiologico: nella
città contemporanea prima o poi è necessario dialogare con queste
‘ingombranti’ presenze che hanno reso unici gli anni della ricostruzione
avendo avuto anche il merito di aprire alla sperimentazione sui
materiali, alle tecniche costruttive e strutturali più avanzate e ricercate,
alla prefabbricazione, al tema delle nuove ‘pelli’ di rivestimento, traendo
suggestioni dall’arte più avanguardistica del tempo, anticipando scelte
dei nostri giorni. L’importante è non soccombere e questo pare essere
il motto dei Park Associati che con freddezza anglosassone (lo fecero
il Team X, gli Smithson, Lasdum), ‘uccidono’ i padri assorbendone le
qualità. Dunque, come si è detto, a Filippo Pagliani e Michele Rossi è
toccato prima confrontarsi con i fratelli Soncini, Eugenio che collabora
a lungo con G. Ponti per poi partecipare alla realizzazione del grattacielo
Milano in piazza della Repubblica con L. Mattioni, e il fratello ingegnere,
Ermenegildo. I due proseguono poi per tutti gli anni successivi con
una fulgida e interessante carriera ‘in famiglia’. Insieme realizzano
due delle più eleganti cliniche in città, la Madonnina e la Capitanio,
lo sfaccettato edificio della compagnia Tirrenia in piazza Liberty e la
‘analoga’ residenza di via Buonarroti, poi, agli inizi degli anni sessanta,
la Serenissima, l’elegante e innovativa ex sede Campari in via Turati
a due passi dalla mitica Ca’ Brutta che su di essa in parte si specchia,
con anche un bellissimo giardino interno. Un nuovo ‘armigero nero’
nel cuore della città alla
stregua dei due, più
noti e precedentemente
realizzati (1954), di
Caccia
Dominioni
in Corso Europa,
affiancati
all’altra
icona di quegli anni
che è l’edificio per uffici
di Vico Magistretti.
Oggi la Serenissima,
dopo l’intervento di
riqualificazione di Park Associati apre, con risoluta eleganza, la via
Turati ed è tornato a vivere da protagonista con un nuovo impaginato
sofisticato per le facciate in metallo scuro, nel rispetto assoluto del
ritmo originario e le grandi nuove vetrate del fronte su via Cavalieri.
Il giardino ridisegnato nel verde dal bravo paesaggista Marco Bay, ha
dato corso ad una inaspettata sorpresa, quella del gioco delle grate
circolari pensate ai tempi per inondare di luce i parcheggi sotterranei,
e ora divenute visibili, sono anche disegno della pavimentazione e
‘paesaggio’ per gli affacci interni dei nuovi fronti più aperti e trasparenti
rispetto a quelli pensati dai Soncini. Una bella sfida, dunque, giocata
nel rispetto della qualità del progetto originario ma con un piglio
deciso sia sul piano della rifunzionalizzazione interna sia su quello
del linguaggio contemporaneo. Poi è stata, la volta di vedersela con
Marco Zanuso, quasi un intoccabile. Se rapportarsi con i Soncini era
fatto delicato, ristrutturare e riqualificare una presenza come quella del
Residence di via Melchiorre Gioia (con P. Crescini 1967-73), diviene
cosa delicatissima. Certo non si tratta dell’opera più significativa del
noto autore del Piccolo Teatro di Milano, non è certo la sede Olivetti
di Buenos Aires o quella di San Paolo (1955-61) che lo resero noto
internazionalmente assieme, naturalmente, alla sua fama indiscussa
nel campo del design. Dalla sua collaborazione con Richard Sapper
erano nate infatti la radio Cubo, la televisione per Brionvega, il telefono
Scelto da Voi
Ristorazione: Un Bistrot fra le montagne Salewiane
S
iamo stati a visitare il “Bivac”, bistrot aperto
di recente nel giardino antistante la palestra
di roccia più grande d’Italia della nuova sede
di Salewa, a Bolzano sud. Fino a poco tempo fà,
Bolzano sud era sinonimo di area industriale a
pochi passi dall’autostrada del Brennero, ma ora
si va a Bolzano sud per arrampicare, comprare
capi tecnici da montagna nello shop aziendale e
per fare una sosta nell’accogliente locale che porta
un nome caro agli alpinisti, sinonimo di pausa
ristoratrice dopo le fatiche delle vette. Il Bivac
è aperto dal lunedì al sabato, dalle 7 del mattino
alle 23. Ci si può gustare un’ottima colazione a
base di prodotti locali: pane nero, muesli, frutta
e yogurt (qui il chilometro 0 ha davvero senso).
In settimana si possono trovare i classici cornetti
integrali e muffin di produzione artigianale. Ma
il locale è perfetto anche per un pranzo veloce e
curato. L’ora dell’aperitivo è una delle più gettonate,
anche perché qui c’è l’Aperitivo lungo, ora felice
in cui riposarsi dopo le prodezze della palestra di
roccia o ritrovarsi con gli amici per iniziare una
serata. Per tiratardi e meditativi c’è poi il momento
della cena “Wine and Dine”, si cena con piatti
tipici rivisitati con fantasia: spaghetti di castagne
fatti in casa con verdure e burro al chili, filetto
d’agnello alla griglia con ratatouille, polenta alla
Bistrot Bivac, Bolzano, Salewa Headquarters
pagina 12
griglia e salsa di miele al vino rosso e per dessert
abbiamo scelto il golosissimo tortino tiepido di
grano saraceno con mirtilli e gelato alla vaniglia.
Un buon bicchiere di Lagrein o birra Forst alla
spina per accompagnare. Ma non è tutto: il sabato
è dedicato al brunch, il giovedì sera agli incontri
con i grandi alpinisti, il venerdì sera ai concerti di
musica live. Questo spazio relativamente piccolo,
con 60 posti all’interno e 100 sulla terrazza coperta,
arredato in modo eclettico, sobrio nei colori e nelle
linee, grande vetrata che segue tutto il lato verso la
palestra di roccia, con qualche strizzatina d’occhio
alla tradizione locale, è diventato in breve tempo
un punto di ritrovo per tutta la città. Un bistrot per
tutte le stagioni: in primavera si ammirano i ciliegi
in fiore piantati nel giardino che divide il bistrot
dalla palestra, d’estate si respira il fresco che fa
profumare l’erba del prato, in autunno si spalanca
lo spettacolo dei colori autunnali nei pendii delle
montagne e d’inverno si beve volentieri un buon
bicchiere di vino al caldo del locale. Guardandosi
attorno si scorge la sagoma illuminata di Castel
Firmiano, dove Reinhold Messner ha dato casa
al suo museo della montagna, posto di vedetta
sul passaggio della Val d’Adige, il cielo terso e
cristallino… e si attende la neve.
Grillo, la lady armchair. Poi da solo, Zanuso sarà l’art director di
Arflex -pensata dalla Pirelli per utilizzare la gommapiuma nel campo
dell’arredo-, dopo essere stato redattore di Domus e apprezzatissimo
docente universitario fino alla fine della sua lunga carriera. Insomma
una figura a 360° con la quale è davvero difficile fare i conti oggi. In
ogni caso, il Residence dalla grande ‘vasca’ in cemento che lo indica
alla città, a seguito di concorso, va ora ripensato in termini funzionali,
diventando un edificio per uffici di cui solo una parte rimarrà destinata
ad hotel. Il sistema compositivo del lungo
fronte a fasce orizzontali dove i pieni e
vuoti corrono ‘quasi infiniti’, pronti a svoltare
nell’angolo smussato, rimane comunque un
caso a sé nella produzione di Zanuso, senz’altro
più vicino, per scala e sistema costruttivo, a
quella serie di stabilimenti industriali che oggi
lo fanno essere al centro di ricerche sul campo,
dall’IBM di Segrate alle fabbriche Olivetti passando per la Necchi,
distante, senz’altro, dall’edificio residenziale dai fronti disegnati da
Dova in viale Gorizia ( 1947-52), da quello di via Senato progettato
con R. Menghi e con interventi di Lucio Fontana (1974), e ancora dalla
serie di ville indimenticabili, da quella in via Monterosa (1961-63), a
quella ad Arenzano, da quella di via XX settembre (1960-64) a quella
ad Arzachena (1962-64) per il fratello. Certamente, però, l’impegno di
Zanuso sul tema dell’industrializzazione edilizia, nell’esperimento di
prefabbricazione pesante sull’involucro del residence, diviene un fatto
leggibile che riconduce l’edificio esattamente al suo tempo, senza velleità
di immortalità, rimanendo in un certo senso un grande fantasma
nella città. Esattamente come l’altro grande complesso per terziario,
quello in via Abadesse/via Pola, non a caso progettato nel 1971 con
Lodovico Barbiano di Belgiojoso. Quegli anni sessanta/settanta,
appunto, affrontati proprio da personaggi come Alberto Rosselli, i
BBPR e lo stesso Zanuso impegnandosi, più di altri, sul fronte della
prefabbricazione. Un mondo che porterà il grande architetto milanese
a progettare con Sapper persino un’unità abitativa completamente
industrializzata e, ancora con Pietro Crescini, il complesso sistema Feal
per la casa di via Laveno (1960) e per l’Isituto Stomatologico Italiano
(1963). A questo punto la domanda nasconde quasi un giallo…cosa
ne faranno Park Associati? Lamine vibranti riusciranno a smuovere
il grande e aristocratico ‘cetaceo’ ‘spiaggiato’? Molti di noi vi sono
affezionati, maneggiare con cura.
Maria Vittoria Capitanucci
Storico e critico dell’architettura insegna al Politecncico di Milano, Scuola
di Architettura e Società e collabora con riviste e siti specializzati. Tra le sue
pubblicazioni recenti monografie su Milano contemporanea (Skira) e su alcuni
dei protagonisti della ricostruzione in Lombardia.
Scelti da Noi
Appuntamenti per il 2013
- Marrakech
Luglio, date da decidere
Festival National des Arts Populaires
www.marrakechfestival.com
- Milano, Stadio di San Siro
18 luglio
Depeche Mode
www.ticketone.it
- Mosca, Stadio Luzhniki
10-18 agosto
Campionati del mondo di atletica leggera 2013
www.iaaf.org
- San Francisco, SFMOMA
Fino al 3 febbraio
Jasper Johns, Seeing with the Minds Eye
www.sfmoma.org
Album Cover per Aladdin Sane 1973
Foto by Brian Duffy
© Duffy Archive
- Londra, Victoria and Albert Museum
23 marzo - 28 luglio
David Bowie is
www.vam.ac.uk
- Berlino, varie sedi
26 - 28 aprile
Gallery Weekend Berlin 2013
www.gallery-weekend-berlin.de
- Parigi, Musée de L’Orangerie
9 aprile - 22 luglio
I Macchiaioli (1850-1877) des Impressionistes
Italiens?
www.musee-orangerie.fr
- Parigi, Musée de L’Orangerie
8 ottobre - 13 gennaio 2014
Frida Kahlo/Diego Rivera. L’art en fusion
www.musee-orangerie.fr
- Venezia
1 giugno - 24 novembre
55 Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di
Venezia
www.labiennale.org
- San Francisco, SFMOMA
Fino al 10 febbraio
Alessandro Pessoli, New Work
www.sfmoma.org
- Sao Paulo, varie sedi
Data da decidere
FILE 2013
Electronic Language International Festival
www.filefestival.org
- Tokyo, varie sedi
Periodo consigliato: prima metà di aprile
Japanese Cherry Blossom
www.tokyo-top-guide.com
- Lucerna, Lucerne Festival varie sedi
16 - 24 marzo
Claudio Abbado e Martha Argerich in concerto
www.lucernefestival.ch
- Opernhaus Wuppertal
7, 8, 10, 11, 12 maggio
Vollmond by Pina Bausch Dance Company
www.pina-bausch.de
- Toronto, varie sedi
5 - 15 settembre
Toronto International Film Festival
www.tiff.net
COMMUNITY
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
Lettere ai Direttori
pagina 13
La Posta del Cuore
A domanda rispondo Yes We Love
Caro Direttore, scrivo poiché stupita e a tratti
preoccupata dallo scemare di interesse degli
ultimi mesi nei confronti della probabile
imminente fine del mondo. Mi sono sempre
ritenuta una persona estremamente
razionale e pragmatica, ma questa notizia
non riesce a darmi pace. Soffro da mesi di
insonnia e nei rari momenti di dormiveglia
un’immagine mi perseguita: l’implosione
della via lattea, l’intera galassia che come
un tornado attraversa vorticosamente tutte
le atmosfere per collassare definitivamente
esattamente ai piedi del mio giacilio,
creando un’esplosione stellare le cui
scintille si dipaneranno per tutto il globo,
dectretandone l’apocalittica fine. Come
venirne fuori?
AC
Cara AC, è buffo come le persone
reagiscano in modi diversi ed eterogenei
alle previsioni/profezie non andate a
segno. Arrivano lettere di persone che
sostengono di non aver mai creduto,
lettori stupiti che altri abbiano creduto
ed altri che probabilmente scrivono con il
loro smartphone ancora sui terrazzi delle
proprie abitazioni credendo che la fine del
mondo sia arrivata per davvero, di trovarsi
nel bel mezzo degl’Inferi e di essere stati
condannati alla vita digiuna, eremita e sui
propri terrazzi.
Un consiglio in generale? Portatevi a
presso sempre le chiavi quando andate in
terrazzo!
Un consiglio per te? Un buon calice di
vino rosso, e vedi di conoscere un buon
uomo che ti faccia vedere le scintille per
davvero.
Caro Direttore, sono un uomo sulla trentina,
gracilino (sui 63,5 kg c.a.), pochi capelli ed
una strano portamento curvo. Nonostante
ciò ho una fidanzata-convivente-poliziotta
che pur essendo una femminista convinta
mi obbliga ad adempiere a qualsiasi sforzo
fisico che la manutenzione del nostro nido
richiede quotidianamente. Al giorno d’oggi,
dove le nuotatrici sfrecciano nell’acqua
superando gli uomini e le saltatrici con
l’asta svettano ad altezze stellari restando
attraenti, è giusto che il retaggio dell’
“uomo-forzuto” domini e le casse dell’acqua
debba portarle sempre io?
AR
Caro AR, le suggerisco un piccolo
esperimento: alla prossima spesa compri
due casse d’acqua, la sua compagna sarà
costretta a portarne una, quando sulle
scale le darà la seconda rampa di distacco
si renderà conto che i tempi son maturi
per liberarsi di alcune immagini radicate
nel passato.(Nel caso in cui le imponga di
fare due viaggi forse i tempi son maturi
per liberarsi di lei).
Cara AV, sono un professionista di
72 anni, felicemente sposato con figli
e nipoti ormai grandi, sereno nella
propria vita sentimentale e di coppia.
L’amore verso mia moglie è rimasto
immutato negli anni e anche la
sopraggiunta quiete sessuale non mi
ha turbato quanto pensassi. Siamo una
giovane coppia di innamorati dai capelli
bianchi che condividono molte passioni
e si amano teneramente. Da qualche
settimana però qualcosa di nuovo è
arrivato a turbare questo equilibrio,
è difficile da spiegare e temo che solo
l’anonimato mi stia dando la forza per
confessarmi. Ebbene sono attratto da
delle architetture, si ha capito bene, da
dei palazzi! Non immagina lo stupore
nel sentire il vecchio soldatino rimettersi
sull’attenti davanti alla torre Branca! In
un primo momento non sono riuscito
a collegare le cose ma con il ripetersi
degli episodi mi sono reso conto della
triste verità: le architetture d’autore mi
eccitano. Ponti, Caccia Dominioni, Gae
Aulenti, il solo pensare alle loro opere
mi mette in agitazione. Non Le chiedo
se sia normale o meno perchè ahimé
conosco la risposta ma Le chiedo se e
come dovrei confessarlo a mia moglie.
Dovrei?
Grazie per l’attenzione.
GG
di Avelia Velia
Caro GG,
L’amore ha la capacità di sublimare in
forme e dimostrazioni a noi del tutto
inaspettate. Spesso il corpo reagisce
prima dell’anima ai richiami della
passione e questi risvegli ci fanno
trasecolare. In questo caso confessare
un tradimento potrebbe portare
il vostro rapporto ad un livello di
sublimazione tale da aprire i vostri
orizzonti verso un’interessante ménage
à trois; lei, lui e Ponti!
Cara AV, sono una studentessa del
Politecnico di Milano. Mio padre
architetto, mio nonno architetto, mia
madre arredatrice, mi sono iscritta
ad architettura più per seguire una
tradizione famigliare che per vera
passione. Il mio sogno era ballare, tutti
mi dicono che ho talento ma la mia
famiglia non avrebbe mai accettato
che mi dedicassi alla danza. Così
adesso, di nascosto dai miei, faccio la
ballerina di pohl dance nelle discoteche.
Da un pò di tempo sto frequentando
un ragazzo molto simpatico e carino,
mio compagno di corso; è dolce,
comprensivo e discreto e pensavo di
essere sinceramente innamorata di lui.
Qualche settimana fa però è cambiato
Il Quiz dell’anno
tutto: sono andata alla conferenza
stampa di presentazione di un progetto
per l’Expo 2015 alla Triennale, qui a
Milano, e lì ho incontrato l’uomo della
mia vita. Più che incontrato, l’ho visto,
presentava uno dei progetti in concorso.
Un architetto quarantenne, forse
qualche anno in più, qualche capello
grigio, vestito casual, sorriso aperto,
citazioni colte, sciolto nel parlare,
ironico e divertente: assolutamente
affascinante e irresistibile. Tutto il mio
mondo è sparito, niente più pohl dance,
niente fidanzato premuroso, ora vivo
per lui, studio giorno e notte, divoro
manuali di architettura, frequento due
corsi di autocad contemporaneamente,
disegno
edifici
di
improbabile
realizzazione, vado a tutte le conferenze
e alle mostre di architettura sperando
di incontrarlo. Ho scritto al suo studio
offrendomi come tirocinante ma mi
hanno risposto di riscrivere tra qualche
mese, io però non posso aspettare, devo
conoscere l’uomo che ha cambiato la
mia vita, devo assaporare il brivido di
stargli vicino, di sentire la sua voce che
mi parla, i suoi occhi che mi guardano.
Velia, mi aiuti Lei, non so più cosa fare.
Anima in pena.
Cara Anima in pena,
non ti resta che fargli la posta sotto lo
studio! Non mollare!
Che tempo farà?
...BOH!
6
24 25
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2 32
1
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7
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14
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29
30
27
Soluzione:
Assago MilanoFiori, edificio U27, progetto di PARK Associati
16
1312
18
Cavoli vostri!
Consigli di fine stagione
Se una notte d’inverno
un viaggiatore
Se, sfinito di shopping, un viaggiatore si ritrovasse
a Milano durante le vacanze di Natale, dovrebbe
sapere, quel viaggiatore, che a due passi dalla Scala e
dalla Galleria, è nato un vero e proprio polo museale
di tutto rispetto: le Gallerie d’Italia che comprendono
tre palazzi mirabilmente restaurati: Palazzo
Anguisola, Palazzo Brentani e Palazzo Beltrami,
un tempo sedi di attività bancarie, sono stati
riconvertiti in uno spazio aperto al pubblico, dove
sono stati collocati due nuclei importanti di opere.
Il primo di pittura milanese dell’800, con quadri di
Hayez, Migliara, Canella, Bisi, Induno e importanti
vedute storiche della città. Il secondo comprende un
nucleo di selezionatissime opere di arte moderna
e contemporanea: da Burri a Fontana, da Afro a
Capogrossi, da Rotella a Schifano, fino a giungere
ai più giovani Arienti, Cavenago e Kaufmann.
Quindi, viaggiatori e milanesi, se non siete riusciti a
procurarvi un biglietto per la Scala, se non vi potete
permettere il Lohengrin, il concerto di Lang Lang
e nemmeno (accidenti!) il balletto di Sasha Waltz,
rifugiatevi nelle accoglienti sale museali appena
di fronte, sulla piazza, magistralmente allestite
da Michele de Lucchi. Le mostre sono a ingresso
libero, potrete poi prendere qualcosa di caldo alla
caffetteria e per lo stesso prezzo dell’ultimo posto
libero di un palco da sei (da cui non si vede nulla e
allora meglio comprarsi un cd), potrete acquistare
alcuni bellissimi libri d’arte che allieteranno le vostre
serate invernali. I viaggiatori che non avranno già
speso tutto lungo le vie insidiose del quadrilatero
potranno portare dei bei ricordi a casa e regali
a parenti e amici amanti dell’arte e dell’Italia. Si
può anche proseguire poi, attraversata la Galleria
Vittorio Emanuele e non senza essersi fermati a bere
uno Zucca al Camparino o un Campari allo Zucca
che è lo stesso, fino a piazza del Duomo. Rincuorati
e alleggeriti dall’aperitivo si può puntare sul Palazzo
dell’Arengario che ospita il Museo del Novecento
con la collezione pubblica di opere d’arte italiana
del secolo scorso. Solo le sale di Fontana con i neon
e il soffitto spaziale dell’Isola d’Elba, valgono una
visita. Dalla sala dei neon di Fontana si ha una vista
incomparabile su Piazza del Duomo, sulla galleria
e su Palazzo Reale, dove, se non bastasse, ci sono le
mostre: “Picasso” e “Costantino 313 d.C.”.
Ma visto che ormai ci sentiamo quasi in una grande
città europea, perché non vederci anche qualche
spazio dedicato all’arte contemporanea? Le gallerie
private saranno tutte chiuse durante le vacanze
di Natale ma non il PAC, con la mostra dedicata
ad Alberto Garutti, grande anfitrione e guru delle
nuove generazioni di artisti italiani dagli anni 90 in
poi, tanto che alla Galleria d’Arte Moderna, attigua
al PAC, potrete vedere una carrellata dei lavori
dei suoi allievi. C’è poi uno spazio più periferico,
l’Hangar Bicocca che oltre a contenere i sette Palazzi
Celesti, sculture monumentali di Anselm Kiefer,
dopo anni di tentennamenti, si è finalmente dato
una programmazione regolare di proposte d’arte
contemporanea molto interessanti. Attualmente
ospita le mostre di due artisti internazionali:
Carsten Nicolai e Tomàs Saraceno. Il primo, freddo
e sublime mixatore di suono e forma, il secondo,
sperimentatore di rapporti inediti tra materia e
spazio. Se troverete aperto il bistrot, la giornata, per
quanto fredda e grigia, sarà salva.
Ma se proprio non avete digerito il mancato approdo
alla Scala e la non partecipazione alla standing
ovation per Lang Lang, allora via alla gita fuori
porta! Ce n’è per tutti i gusti: prendete un treno,
andate a Torino illuminata dalle Luci d’artista, andate
alla GAM a vedere la mostra di quel mattacchione
di Salvatore Scarpitta, appassionato assemblatore di
automobili che quando si costringeva a intervenire
sulle tele, invece che dipingerle le strappava e poi
le riannodava oppure ci mischiava materiali meno
malleabili come il legno e il metallo. Andate alla
Fondazione Merz a vedere la mostra di Marisa Merz,
gentile, fragile e potentissima artista “povera”. Non
mancate una visita al Museo del Cinema, ospitato
nella Mole Antonelliana: un viaggio nel nostro
immaginario collettivo: vedrete Humphrey Bogart e
Ingrid Bergman dirsi addio in presa diretta, indiani
all’assalto, dolci vite, Fred e Ginger, Metropolis, ET
e Guerre Stellari, lanterne magiche e cartoons…
prendete l’ascensore che attraversa, sospeso
nel nulla, tutta la volta della Mole e godetevi lo
spettacolo delle alpi dalla sua cima. Torino è troppo
vicina? Compratevi un bel biglietto Frecciarossa
e sfrecciate a Firenze, mettete un dito a caso sulla
mappa del centro storico e andateci. Una mostra
per tutte nella città del giglio: Gli anni 30 a Palazzo
Strozzi, pittura, scultura e design di un decennio
cruciale. Curata perfettamente, una mostra per fare
delle vere scoperte.
Non siete ancora soddisfatti? Avete ancora le note
wagneriane che vi tormentano e non vi fanno
prender sonno? A Roma c’ è la mostra di Vermeer
alle Scuderie del Quirinale e il 6 gennaio c’ è il
mercatino della Befana a Piazza Navona. E se una
notte d’inverno un viaggiatore si perdesse per i
boschi dell’Umbria, arrivasse a Spoleto e trovasse
miracolosamente aperte le porte del suo sublime
Duomo, vedrebbe l’abside affrescata da Frate Filippo
Lippi che si innamorò di Lucrezia, modella dei suoi
dipinti, gettò la tonaca e mise al mondo Filippino. A
Spoleto visse i suoi ultimi anni e nel suo Duomo è
sepolto. E qui non ci sono Wagner, pianisti cinesi e
balletti che tengano.
L.R.
CULTURA E SPETTACOLO
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
pagina 14
I QUESITI DI FINE ANNO
Filippo
Abbiamo fermato alcuni passanti durante lo shopping
natalizio. Queste le domande riguardo l’anno appena
passato:
Ricamatore
1. La lettura preferita?
2. Un immagine che ti ha colpito?
1. “La Lettura”, inserto domenicale del
Corriere Della Sera
2. Cane Leone nella sua tomba
3. “Le Vent nous portera”, Sophie hunger
remake dei Noir Desire
4. Sud dell’isola di Zante, prima cala ad
ovest di Punta Ypsòliythros. Coordinate
geografiche: lat 37°39’ 15,11’’ nord long 20°
51’ 13,17’’ est
5. The Cube a Milano, in piazza Duomo!
6. Zenzero
7. Password
8. Energia per tutti
3. La colonna sonora più fischiettata?
4. Il luogo?
5. La notizia bomba?
6. Il sapore che ti viene in mente?
7. Il 2012 anno del/dei/delle...?
8. Cosa ti aspetti dal 2013?
1. “Viipuri Library”, Alvar Aalto
2. Il fondale del mare attraverso la maschera
3. In a manner & speaking, dei Nouvelle
Vague
4. L’isola di Skiros, Grecia
5. Mi sono laureata e sono venuta in Italia
6. La pasta con salsa di granchio
7. Dei viaggi in aereo
8. Che sia pieno di nuove esperienze
Fenia
Pilota di
Aeroplani
1. “La trilogia della città di K”, Agota Kristof
2. La visione di incombenze: la cantina
di casa, zeppa di scatoloni ammuffiti di
trasloco che non troveranno mai una giusta
collocazione
3. Kap Bambino, Devotion, da sospetto a
rivoluzione
4. Il muro nero tra Lancetti e Bovisa,
in treno, fermo, così vicini a nessuna
dimensione conosciuta.
Ogni. Giorno!
5. Nessuna nuova psicosi pandemica
generante inutile panico sanitario
6. Long Island Iced Tea, senza rimorso
7. dell’ inquietudine umorale
8. dell’ inquietudine immorale
Alice
Marinaia
Alexia
Assaggiatrice
1. I titoli dei libri nelle librerie altrui
2. È a colori, prospettica, simmetrica, dalle
linee dritte e decadente (come piace ai
giovani d’oggi)
3. Engine, The Ethiopians di giorno.
Tecnowest, 2pigeons di notte
4. Casa
5. Australia, scoperta nuova specie di
lucertola, già in estinzione
6. Zaramenta (brancamenta+seltz+fettina
d’arancia+ghiaccio)
7. Dei tormentoni e delle tormente
8. Meno sinteticità
1. “Stoner”, John E. Williams, per
deprimermi; le email di Nazim Beltran, per
divertirmi
2. Due bimbe (le mie) che corrono sulla
spiaggia di Essaouira al tramonto
3. Sotto la doccia: Mahna mahna / Lullaby
of birdland - the Muppets; in bicicletta: My
Funny Valentine - Miles Davis: ho un fischio
che modula come la tromba di Miles...
4. Milano, Stoccolma, Londra viste dalla
stessa sedia, dallo stesso tavolo
5. Non può che essere la scoperta del Bosone
di Higgs: la particella di Dio!
6. Il Fish and Shellfish Platter del B.A.R.
Restaurant di Stoccolma
7. Della fine del mondo (secondo i Maya....)
8. Una rivoluzione!
Michele
Chitarrista
in una Boy
Band
Fabio
Ruspista di
escavatori
idraulici
Cat 390D L
1. Quella del contatore
2. La foto che Amal ha scattato a sua moglie
3. La quinta sinfonia di Peethonen
4. 39 Rugdeveinen, Bergen, Hordaland,
Norge ( consiglio una visita con google street
view....)
5. Felix Baumgartner si lancia in caduta
libera da 3900 matri di altezza
6. Il pranzo etnico di un panino con wasabi,
acciughe e nutella
7. Hai perfettamente ragione!
8. Una nuova era glaciale!
1. “Las Huellas imborrables”, Camilla
Läckberg
2. Vedere i sorrisi dei bambini della Core
Foundation insieme ai miei amici Pablo e
Fede
3. School. Dei Supertramp
4. I muri di Dubrovnik
5. Ho iniziato un periodo di tirocinio presso
lo studio Park associati
6. La Spagna ha vinto gli Europei di calcio
di nuovo
7. Della buona fortuna
8. Di vincere il Pritzker Prize.
Rodrigo
Casellante
Andrea
Allevatore in
una fattoria
didattica
Marinella
Giocatrice di
Softball
1. L’oroscopo di Brezny
2. La carta da parati di un edificio demolito
3. The right thing, versione dei Groovin’Bull
4. San Miniato al monte, Firenze
5. Sono diventata zia!
6. Gelato al pistacchio, tequila e pepe rosso
7. Belle o brutte che siano state, è stato l’anno
delle novità
8. Stabilità
1. “Il mondo nuovo”, Aldous Huxley
2. La veduta al tramonto dalla cima della
torre Galata di Istanbul
3. “Anna (El Negro Zumbon)”, nella versione
dei Pink Martini
4. Un qualsiasi tavolo attorno al quale
sedersi insieme alle persone alle quali voglio
bene
5. Alcune ricerche sostengono che gli
impianti eolici rovinano il sonno e causano
stress a chi vive nelle loro vicinanze. Sarà
vero?
6. Torta al frangipane con crema al
cardamomo
7. E’ l’anno dei numeri pari (io ho sempre
preferito i numeri dispari)
8. Non tanto lasciarsi indietro le cose vecchie
(tanto non ci si riesce mai), piuttosto riuscire
a reinventarle
1. “Billy Budd, il marinaio”, Herman
Melville
2. Parcheggio all’isola del Giglio
3. Com’è profondo il mare
4. Acque internazionali: 19°28’14”S
173°28’02”E
5. M’hanno intervistato
6. Ricci di mare
7. Blu profondo
8. Glorioso recupero del Manifesto!!!!
Marco
Ammiraglio
deposto
Park Times
MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013
CULTURA E SPETTACOLO
Lorenzo
Alchimista
1. “Sotto il sole giaguaro”, Italo Calvino
2. Foto troppo affollate
3. I Groovin’ Bull all’Imbarco Perosino
4. Pranzo al sacco sotto ad un’Acacia
all’equatore
5. 1° settembre: sull’Italia arriva “l’occhio” di
Poppea. Ma aspettare un altro giorno no?
6. Latte cagliato e sangue “fresco”, magari la
prossima volta, grazie
7. 5+1 matrimoni e 6+1 testimoni
8. Sconvolgimenti Inaspettati
1. Roberto Bolaňo
2. Object Touvé: un cestino malandato
3. Un promemoria scritto sul polso
4. Caffè “A Brasileira” Rua Garrett, Lisbona
5. Falsità romanzate da giornalista
6. Verde menta con fiocco (scelta sbagliata)
7. Biglietti usati e Inutilizzati, Cartoline
sbiadite, Fotografie riesumate, Caplana,
Coffe&Cigarettes, Salite interminabili,
tra parentesi, il numero perfetto ….
L’interminabile vertigine della lista
8. Una chiave
Marco
Flaneur
pagina 15
Davide
Batterista e
produttore
musicale
1. “Il vecchio re nel suo esilio” di Arno Geiger
2. Un tramonto sul mare di Sardegna... e
tanti pensieri
3. “Anesthetize” dei Porcupine Tree disco
“Atlanta”
4. Via Costanza - Milano (dove mi hanno
rubato la moto)
5. Mi hanno rubato la moto!!!
6. Un vino: il Lagrein, possibilmente
Thurnhof riserva 2009
7. Dei grandissimi “Groovin’Bull”!!
8. Serenità, lavoro e... tanta musica!
1. “Signore e Signori”, di Alan Bennet
2. La facciata del Duomo di Orvieto
3. La colonna sonora di Dexter, di Breaking
Bad, di Homeland, di Bordwalk Empire, di
Shameless…
4. Punta Longa, Isola di Favignana
5. Il permesso di espatriare e di viaggiare ai
cubani (anche se non tutti…)
6. Taglierini cacio, pepe e tartufo all’enoteca
Onofri di Bevagna (PG)
7. il 2012 è stato l’anno del credit crunch
8. il 2013 sarà l’anno del credit brunch
Luciana
Apicoltrice
Sandro
Scrittore da
sgabello da
bar
1. La stessa dell’anno scorso. Leggere le
didascalie di alcune foto non ha paragoni
2. Gli angoli delle labbra di pochissimi che
se arricciati e lievemente portati in sopra
nascondono un intero mondo alle spalle
3. Il rumore dei miei passi quando non mi
devo preoccupare di dove sto mettendo i
piedi
4. Iperuranio
5. Dimostrare la cifra tonda esattamente
successiva a quella che sto raggiungendo
6. La cachaça o la wodka, quella bevuta nel
lato orientale però
7. Di quella ragazza sarda che ho incontrato
sotto lo studio e m’ha fatto perder la testa
fino alla fine dell’anno
8. D’arrivare a cifra tonda
1. “Perle ai Porci” di Stephan Pastis, fumetto
che compare mensilmente su Linus
2. Il manubrio della mia bici, visto in
soggettiva ovviamente
3. Easy living di Billie Holiday quando va
bene. Everithing Happens to me di Chet
Baker quando non va così bene
4. L’alto Lario, la parte nord del lago di
Como
5. Citando Dalla: ”Da quando sei partito
c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito
ormai ma qualcosa ancora qui non va.”
6. La vodka sour del Pravda di via Vittadini
a milano
7. Cambiamenti. E’ scontato ma molte cose
sono cambiate a livello personale
8. Che la gente usi di più la bicicletta e meno
la macchina
Guido
Attore
Davide
Factotum
1. “Blood Meridian”, C. McCarthy
2. O_O
3. www.youtube.com/
watch?v=GUAO7OaGKxU
4. Almaty - KZ
5. L’essere umano supera indenne il muro del
suono
6. Kumys - latte di cavalla affumicato
frizzante leggermente alcolico
7. Antani
8. Un vero film di Scott per rimediare a
Prometeus
1. “Lord Jim”, J. Conrad
2. Nebbia al largo di Ustica, di notte
3. Wish you were here, Pink Floyd
4. 41°11’19’’N 09°27’00’’E
5. Il pianeta Nibiru sta arrivando e Belen è
incinta
6. Gunkan
7. Scelte
8. Di aver fatto quelle giuste
Giacomo
Guardiano del
faro
Elisa
Donna di altri
tempi
1. I manuali del CAI
2. Il bivacco della Vigolana
3. Some Nights, Fun
4. La Falesia
5. Il ministero della Sanità continua ad
indagare sulla cura Di Bella
6. L’uovo nell’uovo di Andrea Fenoglio
7. Grandi cambiamenti
8. Il viaggio che vorrei.
1. In generale le scritte fatte da ignoti sui
muri, nei bagni, negli autogrill
2. Una bella, a colori, magari un pò sfuocata
3. Fire, Arthur Brown
4. Il parco
5. Un articolo sulla Repubblica del 15
Giugno
6. Un rombo affumicato che ha tentato di
uccidermi
7. Del drago (calendario cinese)
8. Che sia l’anno del serpente (calendario
cinese)
Paolo
Poeta
maledetto
Cristiano Rinaldi
Art Director, Creative 3D Designer e Digital
Artista nato a Roma e laureato in Sociologia
della Comunicazione. Crea immagini per brand
internazionali, per l’editoria, per l’indie music
e per appagare la propria metà oscura. Adora i
film di Fulci e Robert Bresson, la fotografia di
Hiroshi Sugimoto, la musica di Gustav Mahler
e Alva Noto, la Recherche di Proust e il motore
testastretta Ducati.
Immagine di copertina di WIRED ITALIA del
mese di giugno 2012.
Sapreste indicare quale fra i vari edifici è un
progetto dello studio PARK?
www.parkassociati.com