ASSETTO STORICO A07

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ASSETTO STORICO A07
COMUNE DI OLBIA
STUDIO DI VARIANTE AL PIANO STRALCIO PER L'ASSETTO
IDROGEOLOGICO (PAI) E DEL QUADRO DELLE OPERE DI
MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO NEL TERRITORIO
COMUNALE DI OLBIA
Tavola:
A07
RELAZIONE ASSETTO STORICO
Scala:
IL SINDACO:
On. Enrico Giovanni Maria Giovannelli
COORDINATORE:
Prof. Marco Mancini
L'ASSESSORE ALL'URBANISTICA
Avv. Carlo Careddu
CONSULENTE ESPERTO:
Geol. Phd Giovanni Tilocca
IL DIRIGENTE
Ing. Costantino Azzena
Delibera di adozione n.
del
Delibera di approvazione n.
del
SETTEMBRE 2014
Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo Dottore di Ricerca in Scienze della Terra
07100 Sassari - Via C. Floris, 2
Cell.: 3476841401- fax 079 – 4361649
N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna
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PI: 01819860907
RELAZIONE ASSETTO STORICO
PROGETTI E OPERE CHE HANNO MODIFICATO L’ASSETTO IDROGRAFICO DELLA CITTÀ DI OLBIA
PREMESSA
Questa sezione dello studio è stata curata allo scopo di reperire e riassumere tutte le conoscenze di carattere
storico utili a comprendere al meglio i limiti e le incompatibilità attuali sull’assetto idrografico, mirando al
ripristino della memoria degli assetti originari, delle opere idrauliche e degli interventi che sin dallo scorso
secolo hanno trasformato una parte dei connotati fisici del territorio urbano (e non) di Olbia. Essa ha, dunque,
rispetto allo Studio della Variante al PAI di Olbia, un particolare valore sia anamnestico che diagnostico, senza
ovviamente trascurare la possibilità che tale conoscenza abbia a fornire uno specifico contributo, in senso
terapeutico, nel suggerire anche precise azioni (cosa fare e dove fare) e particolari omissioni (cosa non fare e
dove non fare), per la riduzione del pericolo idrogeologico del territorio.
D’altro canto, poiché la Convenzione impone di individuare alla scala dello strumento urbanistico, apposite
Fasce di Tutela dei corpi idrici superficiali relativamente ai corsi d’acqua arginati o meno, dei canali artificiali,
degli stagni e delle aree lagunari nel rispetto delle prescrizioni minime stabilite dall’art.96 del RD 523/1904,
dall’art.10 bis della L.R. 22/12/1989 n.45 e s.m.i. e dall’art 8, commi 8 e 9 delle NTA del PAI, e proporne
adeguata regolamentazione mediante norme tecniche e schede applicative, va certamente soddisfatta, fra
l’altro, la necessità di una distinzione fra corsi d’acqua naturali e canali artificiali o, ancor più nello specifico
dettaglio, fra tratti da considerarsi come naturali e tratti assimilabili ai canali di bonifica, per quanto la cosa
appaia di non facile risoluzione a causa della stratificazione edificatoria.
1. INTRODUZIONE
Il territorio di Olbia è stato interessato sin dalla fine del sec XIX (1900) da progetti finalizzati alla bonifica
igienico-sanitaria e idraulica volti a ridurre l’esposizione della popolazione alla cosiddetta “intemperie”, cioè la
malaria, che all’epoca, pur non essendone chiare né l’origine né la cura, veniva posta in relazione alla
presenza di paludi e ristagni d’acqua. Il centro abitato in quegli anni pur essendo distante dalla rete idrografica
entro e lungo cui si manifestavano gli acquitrini, era di fatto contornato da vaste depressioni paludose e dai
bassifondi anch’essi acquitrinosi della foce del Rivo Gallurese (S’Eligheddu). La sinossi di tali aree di bonifica
realizzate fra il 1902 e il 1926 è riportata su di una cartografia redatta nel 1923 dal prof. Claudio Fermi, insigne
docente di Igiene presso la facoltà di Medicina dell’Università di Sassari. Le bonifiche furono conseguite
attraverso una vasta gamma di interventi di regimazione e regolazioni, comprendenti escavi, colmate,
canalizzazioni di aree paludose talvolta fra loro collegate e rettifiche di un sistema idrografico con tendenza a
migrare per evidenti ragioni clivometriche e sedimentologiche. Tali interventi, tutti a cura dello Stato centrale
(Corpo. Reale del Genio Civile), furono fatti rientrare in un più vasto quadro di Opere per la sistemazione
idraulica della Sardegna previste in base al T.U. 10 Novembre 1907 n. 844 Tab. E n.12 1 e, come detto,
furono progressivamente realizzati in un arco di tempo che va dal 1902 al 1926, almeno sulla base della
documentazione progettuale custodita presso l’archivio del Genio Civile di Sassari e fornita in formato digitale
al Comune di Olbia che presso la sua sede storica custodisce in originale n.2 di tali progetti (Documenti I e II).
Nello specifico, ai fini dello studio e del presente elaborato, sono stati riesumati ed esaminati i seguenti
documenti:
I.
II.
III.
IV.
1
Piano Generale della palude Salinedda – S. Simplicio a nord di Terranova. Scala 1:2000 (ed. 1900).
Piano Generale della palude Salinedda – Gallurese a sud di Terranova. Scala 1:2000 (ed. 1900).
Palude Salinedda San Simplicio – Piano parcellare. Scala 1:2000 (ed. 1903).
Palude Salinedda Gallurese – Piano parcellare. Scala 1:2000 (ed. 1903).
La Bonifica dello stagno di Colcò (Corcò) era stata invece prevista nell’ambito dei provvedimenti sulla Sardegna ammessi dalla Legge n.342 del 28 Luglio 1902.
1
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Fig.1-Riduzione della cartografia Prof. Claudio Fermi (1926), Università Sassari
V.
VI.
VII.
VIII.
Lavori di bonifica delle paludi Salinedde in prossimità dell’abitato di Terranova Pausania-Perizia per
l’impiego degli imprevisti a norma dell’art. 20 del Reg.to 25 Maggio 1895-n.350, occorrenti per i lavori
di completamento dei terreni colmati di proprietà del Comune di Terranova. Planimetria. Scala 1:2000
(ed. 1904).
Piano Generale delle paludi Salinedde - presso Terranova. Scala 1:4000 (ed.1907).
Progetto per lavori complementari di bonifica delle paludi Salinedde presso Terranova P.nia. Ponticelli
con impalcature in cemento armato. Varie scale. (ed. 1908).
Planimetria della proprietà di Mossa Antonio nella località Giuanne Canu presso Terranova. Scala
1:500 (ed. 1910).
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IX.
X.
XI.
XII.
XIII.
XIV.
XV.
XVI.
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Piano dei terreni residuati coi lavori di bonifica delle Paludi Salinedde presso Terranova Pausania.
Scala 1:2000 (ed. 1910).
Disegni allegati alla monografia richiesta con nota 29 Luglio 1911 n.1061 dalla Commissione Tecnica
centrale per le Bonificazioni istituita con R.D. 11 Dicembre 1904. Tav. Scala 1:25.000.
Bonifica dello Stagno di Corcò-Piano grafico della zona bonificata. Scala 1:4000. (ed. 1912).
Progetto di sistemazione del Rio Cecilia a monte del ponte della strada provinciale Terranova-Telti
nella bonifica delle Paludi Salinedde in comune di Terranova Pausania. Planimetria. Scala 1:4000 (ed.
1919).
Progetto di un canale di scolo per gli stagni Palude Piana. Planimetria. Scala 1:4000 (ed. 1919).
Bonifica dello Stagno di Colcò. Stato di consistenza della bonifica sopradetta. Scala n.d. (ed. 1924)
Progetto di sistemazione del Canale Gallurese a monte della Ferrovia Cagliari-Terranova e della
strada provinciale Terranova-Monti2. Scala 1:4000 (ed. 1926).
Campo di aviazione di Terranova-Progetto di allargamento del campo con lo spostamento del canale
Sozzò. Planimetria. Scala 1:4000 (data n.d.).
2. LE AREE DELLE BONIFICHE
Le aree illustrate nella cartografia del Fermi sono le seguenti, da Nord verso Sud:
1. Sollada e Tilibas
2. San Nicola-Su Torrione
3. Zozò-Salinedda
4. Pedru Calvu, corrispondente al tratto terminale del Riu S’Eligheddu-Rivo Gallurese e comprendente la
regimazione del Riu de Tannaule e del Canale Santa Cecilia (Tratto terminale dell’attuale Riu
Gadduresu) nonché un vasto intervento di escavo da un lato e di colmata sul tratto focivo del torrente
con
5. Coda di Rondine
6. Paule Longa
7. Colcò
La stessa cartografia del Fermi (Fig, 1)evidenzia come gran parte di tale territorio all’epoca risultasse
localizzato ben all’esterno dell’area urbana di Terranova Pausania; oggi, al contrario, tutte le aree bonificate
sono interne al tessuto urbano o nelle immediate pertinenze. Quella più distante ed esterna (secondo i
riferimenti dello studio di Variante al PAI) corrisponde infatti al settore di Colcò sotteso al fiume Padrogiano,
nella quale oggi sono localizzati edifici scolastici (Scuola Agraria-IPSA) e transetti di viabilità al servizio
dell’aeroporto e, più limitatamente, della nuova strada per Sassari in realizzazione.
3. SINTESI ASSETTO STORICO
Di seguito si espongono in sintesi, a partire da Nord, i principali risultati di ciascuna bonifica e le implicazioni
che ne derivano rispetto all’attuale assetto.
3.1
BONIFICA DI SOLLADA-TILIBAS
La canalizzazione fu realizzata per collegare e bonificare le due paludi principali, così come riportato
nell’ingrandimento sottostante, stralciato dalla cartografia del Prof. Fermi. In tal modo i volumi idrici di Sollada
(corrispondente oggi ad un’area relativamente vasta e depressa compresa quanto meno fra viale Aldo Moro,
Via Peruzzi, Piazza San Gallo, Via San Gallo, via Maderno e via Longhena), venivano fatti drenare su Tilibas
e poi, unendosi a quelli di Tilibas, verso il mare (dalla carta stralciata in Fig. 2 si desume che il drenaggio fosse
indirizzato solo su Tilibas ma parrebbe sussistere un canale drenaggio minore anche in direzione Sud, verso il
San Nicola). La Bonifica idraulica in ogni caso appare piuttosto incompiuta, dato il permanere di vistose aree
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La denominazione di questo documento, non essendo stata rinvenuta nell’elaborato digitalizzato, è assegnata dallo scrivente per similitudine col documento XII.
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paludose (Fig.3). Di essa in ogni caso non sono state riscontrate ulteriori documentazioni di progetto ma va
detto che la sua configurazione idrografica compare nella Tav. IGMI del 1958 e che, in ogni caso, la regione di
Tanca Tilibas corrispondeva anche all’epoca ad un’ampia zona acquitrinosa in cui si riversavano le piene del
Riu Cabu Abbas (almeno fino agli anni ’80), mentre in quella di Sollada risultava non essere ancora
sovrapposto l’attuale edificato.
Fig.2 -Stralcio della cartografia originale del Prof. C. Fermi
Fig. 3 - Attuale evidenza della palude canalizzata di Tilibas (i cerchi rossi rappresentano gli attraversamenti critici, quello contornato in giallo, la
foce. I poligoni celesti rappresentano la residua palude
Dalla carta del Fermi si evidenzia dunque il collegamento fra due aree, allora come ora separate dalla ferrovia.
Ad Ovest di questa, attualmente il canale è a giorno solo per circa una quarantina di metri fra l’intersezione di
Via Antonelli e di Via Fancelli, dove si riscontra l’uscita di una tubazione con Φ = 1000. A monte di tale
sezione tutta la canalizzazione è tombata al di sotto dei piani viari dell’insediamento urbano nell’areale sopra
menzionato. Verso valle, oltre il canale di circa 40m, si ha il passaggio della corrente piuttosto lenta al di sotto
della sezione ferroviaria (1,00m X 1,50m) e, in sequenza, sotto la strada (via Mincio), per poi fuoriuscire
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nuovamente in canale cementificato, posizonato leggermente fuori asse rispetto a monte (spostamento verso
Nord), oltre un composito quanto grossolano scatolare a sezione esterna 2,50m x0,80m (più ristretta
all’interno: circa 1,50 x0,8m). A valle di via Mincio oltre la successiva intersezione con via Isonzo, la
canalizzazione a cielo aperto è recente con fondo in terra e protezione in gabbioni (2 ordini per un totale di 2m
di sponda). La sua dislocazione è pesantemente difforme da quella originaria di cui abbiamo documentazione
solo nella carta del Fermi e non a caso vi si evidenzia il drastico rallentamento della corrente con la consueta
proliferazione di canneti. La difformità sussiste anche nel tratto a valle dell’ultimo scatolare presso la rotatoria
di via Ticino, oltre cui il canale prosegue piuttosto faticosamente a cielo aperto per altri 120m per poi essere
interessato dalla strettissima pertinenza delle abitazioni fra via Nilo e via Flumendosa. Qui, dopo un ulteriore
tratto tombato al di sotto di via dei Lidi, il canale di bonifica torna a giorno poco sotto il locale Viadotto,
secondo una dislocazione oltremodo singolare che ne rallenta ulteriormente il flusso fino alla foce nella palude
lungo via dei Lidi. Qui le acque sono presso che stagnanti e vi dominano melme organiche maleodoranti .
Fig. 4 -Attuale assetto idrografico del Riu Cabu Abbas (in rosso). L’area sottratta al Cabu Abbas è grosso modo quella in tratteggio. Nell’inserto lo
stralcio della riduzione della Tav. Olbia IGMI del 1958.
C’è da notare quindi che la configurazione idrografica attuale appare piuttosto diversa da quella della Pianta
del Fermi. (tale difformità, per quanto assai meno evidente, è rappresentata peraltro anche nella copertura
IGMI del 1958) nella quale si evidenzia anche il contributo derivante dal Riu Cabu Abbas sulla palude
maggiore di Tilibas. Tale contributo superficiale attualmente è cessato a seguito del drastico spostamento del
suo corso con rettificazione del canale artificiale nel modo illustrato dalla Fig. 4.
3.2
SAN NICOLA-SU TORRIONE E ZOZÒ-SALINEDDA
I contesti di riferimento per tale bonifica sono 2 sulla carta del Fermi ma operativamente si è trattato di una
sola complessa opera come illustrato nel Documento I denominato Piano Generale della palude Salinedda –
S. Simplicio a nord di Terranova. Scala 1:2000 (ed. 1900). Tale bonifica riguarda infatti un’ampia zona
compresa fra i tratti terminali del Riu San Nicola (altrimenti denominato San Nicolò) e del canale Zozò,
denominazione data alla prosecuzione del torrente Gialdinu il cui modesto bacino è dislocato fra il Gadduresu
(Santa Cecilia) e il San Nicola. All’epoca, l’inviluppo delle reti scolanti delle due reti e l’effetto geomorfologico
dei sedimenti di foce era tale da determinare una condizione di ampi ristagni di retro spiaggia. La
schematizzazione del Fermi riassume questa condizione ma non dà conto della problematica complessiva,
date:
 l’ampiezza dell’area depressa da bonificare in cui si distinguevano uno stagno vero e proprio interno
(stagno di San Simplicio) alimentato dal Rivo Sozzò e da un ramo minore derivante dal San Nicola ed
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
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una vasta palude contornante uno stagno di retrospiaggia alimentato dalle diversioni della foce del
San Nicola,
la presenza collaterale di paludi minori anche all’esterno della depressione principale (cioè all’esterno
dell’area compresa fra i due tratti terminali degli alvei, tanto a Sud quanto a Nord di essi (cfr Fig.6),
la sussistenza di un relativamente robusto cordone di spiaggia corrispondente al tratto più interno del
Porto Romano,
le incertezze geognostiche del progetto legate all’obiettivo di realizzare scavi da un lato e colmate
dall’alto.
Fig. 5 - Stralcio della cartografia originale del Prof. C. Fermi
Fig. 6 - Stralcio e riduzione Documento III (intervento a Nord di Terranova)
A tale ultimo riguardo, nell’Aprile del 1900 fu realizzata una campagna geognostica comprendente n.34
approfondimenti fra saggi (n.30 da 0,50m a 3,50m di profondità) e sondaggi veri e propri (n.4 fino ad un
massimo di 7,80 m di profondità). I volumi di materiali detritici provenienti da escavi, collaterali e non, immessi
nella conca paludosa assommano in diversi casi a più metri di spessore con potenze maggiori (3-3,5m)
nell’area oggi corrispondente alla localizzazione del Centro Martini e all’interno del parco pubblico prospiciente
via Galvani.
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Dal punto di vista idrografico, al termine degli interventi è stata ottenuta la canalizzazione di un ampio tratto
del San Nicola e l’inalveamento dello Stagno di San Simplicio tramite canale in prosecuzione del Riu Zozzò.
Nel primo caso la canalizzazione si sviluppa verso monte fino all’altezza dell’intersezione ideale con via Pippo
Serreri dove si interrompe in corrispondenza di una briglia-soglia in muratura di pietrame e malta risalente
all’epoca dell’intervento. La canalizzazione è stata ricavata mediante rettificazione dell’alveo nel tratto a monte
di quello più ricco di diverticoli idraulici e con ulteriori inalveamenti canalizzati, a valle nell’area paludosa; le
sezioni assegnate furono trapezie, con protezione in pietrame e malta. Le sponde furono contornate per lunghi
tratti da Eucalipti sia in Dx che in Sx, non tanto per fini paesistici e naturalistici ma poiché si riteneva che
l’Eucalipto giovasse alla salubrità dell’aria ed anche ai fini della funzionalità della sezione. Ciò in quanto, alla
luce delle caratteristiche dei sedimenti sul fondo, l’esposizione all’irradiamento solare avrebbe favorito la
crescita di canneti ed avrebbe aumentato gli oneri di manutenzione.
Fig. 7 - Stralcio Piano Generale della palude Salinedda – S. Simplicio a nord di Terranova. Scala 1:2000 (ed. 1900).
Si riscontra la presenza di uno stagno a Nord dell’alveo naturale del San Nicola.
Dalle correlazioni plano altimetriche con la documentazione storica si evince che:
 il livello del fondo alveo (Thalweg) è stato approfondito di alcuni decimetri nel tratto di monte.
 l’arco di curvatura assegnato col progetto alla sezione in corrispondenza dell’attuale via Ferrini fosse più
ampio di quello odierno sul cui vertice oggi sussiste il ponte rigurgitato dall’alluvione del 18/11/2013.
La Fig.8 riporta la planimetria di un ulteriore intervento sul Canale Zozzò realizzato successivamente alla
prima bonifica ai fini della funzionalità della campo di aviazione ottenuto sull’area colmata a seguito di essa. Si
noti sul lato Est il mutamento dell’assetto (da sinuoso ad angolare semi-rettificato e con minore raggio di
curvatura) nel confronto con la Fig. 9.
La Tav. 11 dello studio riporta la localizzazione complessiva dell’intervento di colmata, la sintesi dei dati
geognostici, l’ubicazione di saggi e sondaggi e ricostruisce i differenziali volumetrici fra la situazione ex ante e
quella ex post attuale.
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Fig. 8 - Stralcio e Riduzione Documento XVI
Fig. 9 - Ortofoto localizzante area d’intervento in Documento XVI
3.3
Pedru Calvu
La Palude di Pedru Calvu, coincide con una vasta area depressa corrispondente al tratto terminale del Riu
S’Eligheddu-Rivo Gallurese. Nell’intervento di bonifica storica che riguarda tale area, in realtà ricadono la
regimazione tanto del Riu de Tannaule quanto quella del Canale Santa Cecilia (tratto terminale dell’attuale
Riu Gadduresu), l’estesa colmata del settore paludoso, nonché un vasto intervento di escavo sull’ampia foce a
cuspidi deltaiche del torrente principale. Il progetto di bonifica è illustrato sinteticamente dal Documento II,
denominato Piano Generale della palude Salinedda – Gallurese a sud di Terranova. Esso comprende inoltre
la bonifica con canalizzazione di un’ulteriore Palude decentrata rispetto alla depressione del S’Eligheddu
denominata Coda di Rondine (cfr. Documento III), oggi insediata e corrispondente alle superfici su cui
s’intersecano via Argentina, via Frosinone, via Pescara, via Ferrara, via Finlandia e via Belluno.
Data l’importanza dell’intervento di escavo e di colmata anche in questo contesto fin dall’Aprile del 1900 fu
realizzata una campagna geognostica, comprendente n.41 approfondimenti fra saggi (n.37 da 1,50m a 4,00m
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di profondità) e sondaggi veri e propri (n.4 fino ad un massimo di 10,0m di profondità). L’escavazione in
particolare riguardò tutto il vasto compendio attualmente portuale fronteggiante l’attuale via Redipuglia sul lato
Nord e il quartiere Mogadiscio su quello Sud, trasformando la foce a delta del Torrente in un pseudo estuario
esposto progressivamente all’insabbiamento. Non è dato sapere se e quanto la struttura fociva così
determinata sia stata escavata ulteriormente nei decenni successivi quantunque ciò sia stato probabile
almeno fino alla sussistenza del SEP (Servizio Escavazione Porti del provveditorato delle Opere Pubbliche del
Ministero dei LL.PP cessato da diversi decenni).
La Fig. 11 tratta dal Documento III evidenzia che erano ricomprese nel Piano generale delle opere della
bonifica, le canalizzazioni relative al Riu de Tannaule (settore attuale di via Belgio) e quelle del Santa Cecilia
(Gadduresu) nel tratto a valle del ponte ferroviario (Fig. 10). Il tratto a monte di tale sezione (oggi nota come
Sottopasso in quanto vi transita la prosecuzione di via Amba Alagi su via Barbagia), risulta invece essere
stato completato in seguito con intervento posteriore al 1919 (Fig. 13) spinto fino alla sezione oggi
corrispondente al termine di via R. Sanzio (in buona parte identificabile, di conseguenza, col tratto tombato
nell’intervento del 2004)3.
Fig. 10 - Stralcio della cartografia originale del Prof. C. Fermi
Dalla Pianta del Fermi (Fig. 10), oltre alla sistemazione del Canale Santa Cecilia, si può evincere come
posteriormente alla bonifica e alla canalizzazione del Tannaule si sia conseguito (o si volesse conseguire?), a
monte di essa, il naturale nonché originario assetto del Torrente con drenaggio lungo l’alveo che interseca per
ben due volte la ferrovia attraverso due ponticelli realizzati allo scopo nei decenni precedenti 4.
Sappiamo infine che nel 1926 (Documento XV), il tratto del Rivo Gallurese a monte della ferrovia fu
interessato da un ulteriore intervento di rettificazione e canalizzazione (Fig.12) fino quasi al limite dell’area
3
Si noti che le informazioni storiche sul Riu Santa Cecilia-Gadduresu, all’epoca del progetto del 2002-2003non erano disponibili né era nota la loro giacenza
presso il GG.CC. di Sassari. Tuttavia nella relazione geologica del progetto si fa riferimento alla denominazione del Riu Gadduresu come ad un Canale di
Bonifica.
4 Tale elemento topografico è contraddetto dalle carte topografiche ma la presenza dei ponti ferroviari e i riscontri dello scrivente lo confermano.
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urbana del presente studio, per la precisione sino a poco oltre l’attuale tratto cementificato (dove il cemento
attuale è stato posto in opera, direttamente sulla difesa spondale originaria in pietrame e malta cementizia).
Fig. 11 - Stralcio e riduzione Documento III (intervento a Nord di Terranova)
Non si hanno documenti progettuali certi sul canale che compare sia nel Documento XV del 1919 a drenaggio
della depressione paludosa oggi corrispondente alla zona Baratta (Via Lazio-Via Baratta etc.) che nella pianta
del Fermi (Fig.10), al vertice del tratto curvo che precede l’attraversamento ferroviario. Per tale ragione vi è
motivo di ritenere che fosse già realizzato in tempi precedenti, probabilmente nell’ambito stesso della stessa
Bonifica di Pedru Calvu o immediatamente dopo.
Fig. 12 - Stralcio e Riduzione Documento XV con evidenziato nel circolo il tratto finale della canalizzazione oltre il quale si passa a corso d’acqua (cfr.
pag.30)
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Anche per questa bonifica complessa, la Tav. 11 del presente studio ai fini della variante al PAI, riporta la
localizzazione dell’intervento di colmata, la sintesi dei dati geognostici, l’ubicazione di saggi e sondaggi e
ricostruisce i differenziali volumetrici fra la situazione ex ante e quella ex post (attuale).
Fig. 13 - Stralcio e riduzione Documento XII
3.4
PAULE LONGA
Secondo le indicazioni della Fig. 11 (Documento III) la palude di Paule Longa era localizzata poco a Sud del
sistema del S’Eligheddu ed anche a Sud della Palude Coda di Rondine, secondo un assetto allungato in
senso Est-Ovest oggi ricadente trasversalmente fra le vie Ancona, Agrigento, Benevento, Imperia, Catanzaro.
Frosinone, e longitudinalmente su via Monferrato. La particolare geometria della depressione potrebbe essere
in relazione con una discontinuità tettonica orientata secondo il sistema prevalente del settore (NE-SW). Essa
in ogni caso era alimentata sia superficialmente da ruscelli occasionali posti a Nord Ovest che per via
sotterranea. Con tale idrografia minore parrebbe coincidere il tratto residuale di canale a cielo aperto oggi
riscontrabile diagonalmente al quadrilatero via Perù, via Belluno e via fra via Isernia e via Svizzera (Fig. 14).
La bonifica è stata conseguita in tempi probabilmente posteriori a quelli della bonifica di Pedru Calvu
realizzando al centro della depressione per tutto il suo sviluppo un canale assiale collegato col mare. La foce
del canale era collocata, poco a valle della Strada Nazionale in posizione assai prossima al Cimitero
comunale, mentre quella odierna è stata spostata più a Nord, oltre un ulteriore segmento di circa 140m,
tombato, ricavato a seguito dei pronunciati riempimenti recenti sulla locale e originaria insenatura demaniale.
Il canale storico risulta essere stato totalmente tombato nel 1989 da un intervento che ha inoltre esteso il
tombamento ad un canale artificiale di raccordo alla palude di S’Ena Frisca recapitante le acque di un
primigenio residuale bacino prossimo al Riu deTannaule, Tale nuovo segmento artificiale transita parallelo a
via Enna in Sx e via Lucca in Dx e termina oltre via Gubbio. Notizie acquisite sul posto durante i sopralluoghi
segnalano in tempi precedenti l’intervento di tombamento l’esistenza di un drenaggio naturale lievemente più
meridionale di quello su cui è localizzato il canale attuale nel settore di via Lucca.
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Fig. 14 - Canale fra via Perù, via Belluno e via fra via Isernia, Svizzera
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Foce
2008
Foce
1954
Palude
bonificata
Palude non
bonificata
Fig. 15 - Il confronto diacronico 2008 (Sx)-1954 (Dx)
3.5 ALTRI CANALI STORICI URBANI
La Fig.16 riscontra la planimetria di progetto del Canale di Bonifica della Palude Pian, ubicato attualmente fra
la via Cimabue a Nord e Corso V. Veneto a Sud e fra via Vesuvio ad Ovest e via Gentileschi a Est.
Fig. 16 - Stralcio e Riduzione Documento XIII
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Fig. 17 - Ortofoto localizzante area bonificata in Documento XIII
Si noti che l’area è attualmente configurata come una depressione quasi interamente urbanizzata d il canale,
se presente, è certamente sottostante il tessuto insediato e viario. Si consideri altresì che nel corso
dell’evento alluvionale del 18/11/2013 l’area è stata investita da Ovest da un cospicuo volume d’acqua il cui
tirante sulla recinzione della scuola comunale localizzabile nell’angolo più ad Est della depressione era
>>1,50m e che, pertanto, non può meravigliare il fatto che da tale settore siano stati trasferiti ingenti volumi
idrici verso via V. Veneto e da qui alle quote più basse a valle dell’arteria (cfr.A08)..
3.6
LAGO DI COLCÒ
Il Lago di Colcò è stato bonificato negli anni ’20 secondo lo schema rappresentato in Fig. 18.
Fig. 18 -Stralcio e Riduzione Documento XIV
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All’interno della depressione sono stati realizzati due canali fra loro incrociati a T, uno minore a monte
trasversale alla depressione ed uno maggiore longitudinale collegato alla sponda Sx del Padrogiano
4. SINTESI PROGETTI RECENTI
4.1
PROGETTI E INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDRAULICA PRECEDENTI IL 2000
Non sono stati riscontrati documenti riguardanti opere idrauliche progettate o eseguite dagli anni ‘30 agli
anni ’50 del secolo scorso. In base a ricerche archivistiche svolte presso il GG. CC. di SS, in conseguenza
delle piene del 1998 e, successivamente, ai fini dello studio PAI per il Sub Bacino Liscia (Settembre e
Ottobre 2000), allo scrivente consta l’esistenza di un progetto complesso sulla Piana di Olbia del 1967
denominato:
 Progetto Esecutivo della rete scolante e delle sistemazioni idrauliche nel distretto di Olbia
Nord
Redatto dall’ ETFAS.
Di tale progetto non è stato possibile, tuttavia, consultare gli elaborati ma il titolo stesso suggerisce della
non remota possibilità che sull’idrografia convergente (“scolante”) su Olbia, in conseguenza di esso, fra la
fine degli anni ‘60 e nel corso degli anni ‘70 siano state poste in essere modifiche anche in base ad obiettivi
di miglioramento agricolo.
In tale contesto parrebbe essere inoltre maturato il progetto concernente il Canale di Guardia defluente
nell’alveo del Padrogiano5, risalente al 1970.
Sappiamo inoltre che gran parte dei lavori sul bacino del Gadduresu risalgono agli anni ’70 e ’80 ma di essi
non sono stati reperiti progetti ma saltuarie tavole. Possiamo tuttavia rilevare che il Gadduresu in quei
decenni, anche in sezioni piuttosto distanti dal Canale Santa Cecilia originario (cfr. par. 3.3), oggi a monte di
via Stromboli, passa da sistema con paludi e alveo scarsamente inciso ad un più vasto canale sagomato ad
ampia sezione trapezia. A tale canale vengono assegnati inoltre linee di deflusso planimetricamente
piuttosto inconsuete e tali da generare da un lato correttivi, dall’altro anche situazioni indesiderate (cfr. nota
11) in virtù degli interventi abusivi legati all’espansione urbana. Il canale di deflusso principale risulta così
traslato verso Nord (attuale via Bellini), a fronte di un corpo idrico storico che oggi appare come suo
affluente (tombato) in Dx (da via Fontanesi a via Pinturicchio). Nel corso degli anni ’80, nel tratto fra le
attuali via Stromboli e via Stradella-via Verdi il canale viene tombato e corretto in alcune sezioni e la sezione
longitudinale diviene progressivamente rettangolare lungo tutto il corso a monte della canalizzazione
originaria, cioè a monte della sezione di via Umbria (“Sistemazione del Rio Gadduresu nell’abitato di
Olbia”)
Dalle ricerche sopra menzionate presso il servizio del GG. CC. di SS era emerso, inoltre, che dal Settembre
1998 (e poi nell’Ottobre 1999), a cura del "gruppo Tecnico del Settore Urbanistica" del Comune di Olbia
veniva elaborato un “Progetto di Risanamento ambientale e di protezione idraulica dell’abitato di
Olbia” per un totale di 5 Miliardi di lire (su 7,2 totali):ripartito in “Intervento strutturale” e “Intervento non
strutturale”.
L’intervento strutturale risultava suddiviso in:
1-Intervento Strutturale Estensivo comprendente:
a-sistemazioni idraulico Forestali [seminagioni; opere di drenaggio; soglie; piccole briglie; muri di sostegno]
b-sistemazioni idraulico agrarie [rimboschimenti e forestazioni]
2- Intervento Strutturale Intensivo comprendente:
A- Serbatoio; Cassa di espansione; Arginatura (Ringrosso, Sovralzo, Rivestimento, Difesa,
Diaframmatura)
B- Scolmatore diversivo; sistemazioni d’alveo (Soglie; briglie; muri di sponda; scogliere longitudinali;
pennelli, cunettoni).
5
Tale progetto è stato illustrato presso la sede del Comune di Olbia ai tecnici e agli amministratori che seguono la predisposizione della Variante al PAI nella
giornata del 2/07/2014.
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C- Altro (Adeguamento sezioni idrauliche; dragaggio fondo Porto Romano6).
L’intervento non strutturale avrebbe compreso:
 Disciplina territoriale delle zone soggette a inondazioni
 Vincoli
 Assicurazioni obbligatorie
4.2
PROGETTI E INTERVENTI DI SISTEMAZIONE IDRAULICA DAL 2000 IN POI
Nell’Agosto 2002, a PAI non ancora ultimato, il Comune predispone uno Studio Generale di Prefattibilità
per la sistemazione idraulica dei bacini del Rio San Nicola, del Rio Siligheddu e del Rio Gadduresu
col fine di “adeguare le sezioni degli alvei in oggetto alle portate di piena duecentennale”; ciò allo scopo “di
eliminare il rischio idraulico, per eventi con probabilità di accadimento inferiore ai duecento anni”. Lo studio
opta per la predisposizione di vari interventi sul corso del Riu S’Eligheddu (adeguamenti sezione,
demolizione e ricostruzione dei manufatti insufficienti in corrispondenza degli attraversamenti stradali e
ferroviari e sistemazione di n.3 confluenze. Per il Riu san Nicola vengono previste n.2 casse di espansione,
ciascuna ubicata in ognuno dei suoi due rami, il San Nicola in s.s. e il suo principale affluente (Riu de
S’Abba Fritta). Per il Riu Gadduresu viene prevista infine “la sistemazione di alcuni tratti a valle di via
Umbria, per una lunghezza complessiva di circa 750m, con particolare attenzione alla risoluzione del nodo
in corrispondenza del sottopasso” ma non si parla affatto del progetto di tombamento predisposto nei mesi
immediatamente successivi (n.1 della Tab.1).
La tabella seguente contiene l’elenco di una serie di progetti redatti ai fini della Difesa del Suolo nell’ambito
territoriale urbano di Olbia a partire dal 2002.
N
DENOMINAZIONE PROGETTO
1
Sistemazione idraulica del Rio Gadduresu
2
3
Sistemazione idraulica del Rio Gadduresu
II stralcio
Opere difesa spondale Riu San Nicola
Perizia suppletiva
ANNO
2002
2003
ENTE ATTUATORE
ESEGUITO/
NON ESEGUITO
Comune Olbia
Eseguito
FONTE
FINANZIAMENTO
2004
2005
Consorzio di
della Gallura
Bonifica Eseguito
2006
2006
2007
Comune Olbia
Eseguito
Decreto
assessorato
regionale LL.PP. DDS AP
n.693 del
6.11.2000
Completamento opere di adeguamento
della capacità di deflusso del reticolo
idrografico
Interventi di sistemazione idraulica sul Rio
Gadduresu a valle del sottopasso
ferroviario
2007
2008
Comune Olbia
Eseguito
2005
2008
Comune Olbia
Eseguito 2012
Il Progetto ha riguardato
anche l’area a monte del
Gadduresu (Ponte via
Archimede)
Sistemazione idraulica Rio Gadduresu
sottopasso ferroviario
Sistemazione idraulica Rio San Nicola a
protezione dell’abitato. Interventi di
mitigazione del rischio idraulico
2008
Comune Olbia
2009
Comune Olbia
Appaltato,
sospeso
Appaltato,
sospeso
D.D.S. n. 1454 del 24-112004 R.A.S. Ass. LL.PP.
Servizio difesa del suolo
RAS
Assessorato della difesa
ambiente Servizio tutela
del suolo e politica forestale
P.O.R. Misura 1.3 “ Difesa
del suolo”
RAS-Assess. Lavori Pubblici
Interventi di sistemazione idraulica (San
Nicola)
Perizia suppletiva n.1
Perizia suppletiva n.2
4
5
6
7
attualmente
attualmente
Assessorato ai lavori
pubblici
Misura 1.3 Difesa del
suolo. Delibera G.R.
n.17/6 del 26/4/2006.
Direttiva Ass
08-08-2006- S.D.S. n.
882 del 13-09-2006
Tab. 1 - Progetti finalizzati alla difesa del suolo e alla mitigazione del pericolo e del rischio idrogeologico consultati
Ulteriori opere, principalmente ponti, sono state realizzate nell’ambito dello sviluppo dei piani di risanamento
(Pittulongu) e a seguito di danni provocati da eventi intensi (Ponti Via San Michele c/o Santa Mariedda).
A tale proposito nella scheda tecnica (che alla voce pericolosità fa riferimento a “estuari marini”) si sostiene la seguente tesi: “L’interrimento del fondale del Porto
Romano non permette un regolare deflusso dell’onda di piena, con conseguenti rigurgiti di acque alte nella zona della foce del Rio San Nicola”.
6
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Fig. 19 - Localizzazione nuovi ponti in via San Michele e via (Riu Gaddueresu) realizzati nel 2010 a seguito di danneggiamento degli insufficienti
attraversamenti precedenti
4.2.1 OPERE ESEGUITE
Il seguente paragrafo contiene la sintesi delle opere eseguite di cui si ha documentazione. Buona parte del
contenuto è estratto e rielaborato (previo aggiornamento) dal Servizio Tecnico d’Ingegneria denominato
Predisposizione della progettazione preliminare, previa analisi e ricognizione delle esigenze residue,
degli interventi di difesa da rischio idrogeologico dei centri abitati del Bacino “Liscia” 7, affidato nel
2010 dall’Assessorato dei LL. PP. della RAS8 ad ATP di cui lo scrivente fa ancora parte (l’esame istruttorio dei
risultati è ancora in corso).
N.1
Sistemazione Idraulica del Rio Gadduresu
Il progetto, terminato nel corso del 2004, è consistito nella sistemazione di due tratti del Riu Gadduresu: il
primo tratto (denominato ‘Tratto A-B’) è quello compreso tra Via Umbria e Corso Vittorio Veneto in cui è stata
prevista l’inalveazione con uno scatolare in c.a., per uno sviluppo di circa 220 m. L’opera ha consentito la
sostituzione dei due ponti nella Via Umbria e nella Via Piemonte, che sono stati demoliti in quanto insufficienti
al deflusso della portata posta alla base dei calcoli idraulici. È stato demolito anche un manufatto di
attraversamento ormai in disuso a valle del ponte di Via Piemonte.
Da notare che lo scatolare nella condizione determinata dal progetto, innestandosi in una sezione di valle
piuttosto difforme, ospitante un ponte storico a tre archi e quindi non adeguata al transito delle portate che
verificano il progetto, è più esposto alla ostruzione di quanto non fosse la soluzione precedente, per ragioni
legate alla capacità di controllo ai fini manutentivi.
Il secondo tratto (denominato ‘Tratto C-D’) è quello a immediatamente a monte del sottopasso ferroviario di
Via Barbagia/Via Amba Alagi (derivante dall’alterazione del tratto storico di ponte della ferrovia sul canale
Santa Cecilia ( in verità come , per una lunghezza di circa 100 m (vedi Tavola 15), fino al raccordo con lo
scatolare realizzato a valle di C.so Vittorio Veneto, al di sotto del viadotto. Il canale, preliminarmente al
progetto si trovava parte in terra (Dx) e in parte rivestito in calcestruzzo (Sx); esso è stato adeguato allo
smaltimento della portata due centennale (secondo i riferimenti del tempo) adottando una sezione trapezia in
c.a. con rivestimento artificiale.
7
L’analisi e la ricognizione delle esigenze residue sono state fondate sull’esame dei progetti reperiti presso l’Amministrazione di Olbia nel corso dell’indagine
svolta e la Relazione per la parte specifica, sintetizza le relazioni tecniche di progetto a cui, tuttavia, si rimanda per le verifiche e i confronti rispetto allo stato di
fatto attuale.
8
Convenzione 3624 del 20 Gennaio 2010
17
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Fig. 20- Riduzione planimetria di progetto originale
Fig. 21 - Riduzione planimetria di progetto originale
Da notare che in questo tratto:
 l’alveo all’epoca scorreva pensile rispetto ad un’area PAI Hg4 posta in Sx idrografica (-7m/8m);
 il progetto non interveniva sulla criticità dell’attraversamento nel Ponte/Sottopasso che a valle di una
sezione trapezia ampliata persisteva nel detenere tubi insufficienti e facilmente ostruibili e
conseguentemente, determinava in pratica un’amplificazione della conclamata incongruità della sezione
corrispondente;
 in prossimità del sottopasso ferroviario di Via Amba Alagi si sarebbe dovuto provvedere all’installazione di
un impianto semaforico fisso, collegato ad un idrometro posto nell’alveo, al fine di evitare il transito dei
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veicoli e dei pedoni durante gli eventi di piena, eliminando in tal modo rischi per le persone che fossero
trovate a transitare in prossimità della viabilità adiacente all’alveo. L’’impianto non è stato tuttavia
installato.
N.2
Opere difesa spondale Riu San Nicola
Il progetto, localizzato in un tratto già canalizzato e rettificato in occasione degli interventi del 1902, a valle del
ponte di Via Ferrini/Monte San Michele è sintetizzato nella Figura che segue.
L’intervento era finalizzato a creare una sezione idraulica adeguata alla portata duecentennale PAI,
compatibilmente col condizionamento derivante dal tessuto urbano circostante il tratto di alveo in oggetto.
L’opera in progetto è stata raccordata con il manufatto di attraversamento stradale nei pressi di via Ferrini.
Tale raccordo è stato realizzato con muri di sostegno di altezza netta pari a 3,00m. A valle del raccordo l’alveo
ha il fondo in terra di larghezza variabile da 8,40 m a 6,40 m, sponde in calcestruzzo rivestito in pietrame con
scarpa 1/1 di altezza complessiva 2,60m. Il livello di massima piena previsto è di 2,09 m e la velocità media di
3,20 m/s. L’intervento, finalizzato a creare una sezione idraulica adeguata alla portata di massima piena
duecentennale, nel rispetto dei numerosi vincoli dettati dal tessuto urbano circostante il tratto di alveo in
oggetto, è consistito
 nel completo rivestimento delle sponde in calcestruzzo cementizio
 nella realizzazione di due briglie con relative vasche di dissipazione, poco a valle del ponte
 nell’allestimento di un fondo canale in gabbionate di pietrame.
Fig. 22 - Riduzione planimetria di progetto originale
N.3
Interventi di sistemazione idraulica
L’intervento complessivo previsto dal progetto è riportato nella figura seguente.
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La sua finalità era quella dell’adeguamento della geometria trasversale (sezione) del corso d’acqua e
l’eliminazione di alcune delle “strozzature” localizzate in corrispondenza degli attraversamenti non adeguati
allo smaltimento delle portate di progetto (attraversamento stradale di via Veronese-Via Galvani e ponte
ferroviario allo sbocco a mare).
Fig. 23 - Riduzione planimetria di progetto originale
SAN NICOLA
 Il progetto prevede la sistemazione del tratto vallivo del Riu San Nicola per una lunghezza
complessiva di circa 800 m, con regolarizzazione della sezione dell’alveo e tracciato invariato.
In prossimità della foce, a valle del ponte si prevede di asportare un piccolo lembo di terra in
modo da ridurre l’angolo di deviazione del corso d’acqua.
In corrispondenza dell’opera di derivazione e nel tratto immediatamente a monte del ponte
ferroviario in cui la sezione è di tipo rettangolare le sponde sono costituite da muri di sostegno in
c.a., a tergo è previsto un vespaio, che tramite dei tubi di dreno, consentirà lo scarico in alveo
delle acque presenti nel terreno.
 Ponte di via Galvani/via Veronese/via Fausto Noce da demolire e ricostruire tenendo anche conto
della della viabilità (la dimensione minima risultante dallo studio idraulico è pari a 15 m, l’altezza
netta è pari a 1,40 m; la portata T200=.54mc/sec9
 Il progetto prevede la modifica del ponte ferroviario situato in prossimità dello sbocco a mare del
canale San Nicola con l’impiego di travate “a parapetto portante” per ridurre il più possibile lo
spessore dell’impalcato.
Si è ipotizzata la realizzazione di tre travate con luce interna di 10,70 m, ogni travata ha una sezione
corrente a U con lunghezza totale pari a 6,60 m; nel tratto di estremità di ciascuna travata è stata prevista
la riduzione dell’altezza dei parapetti in quanto, essendo la struttura isostatica, il momento flettente
all’appoggio tende ad annullarsi. Le travate vengono poggiate su pile a loro volta collocate sopra blocchi
di fondazione, il tutto realizzato in conglomerato cementizio armato ordinario (non precompresso).
9
Si noti che nella corrispondente sezione ai sensi del PSFF per T200 Q = 179mc/sec (pari al 331% della portata precedente)
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Non tutto il progetto è stato realizzato; in particolare l’intervento sul ponte di Via Galvani. Per cui allo stato
attuale è ancora presente un attraversamento su tubolari.(cfr. Foto successiva).
Fig. 24 - Attraversamento Via Galvani-Via Fausto Noce. Sezione idraulica del tutto insufficiente. Vista da Valle
verso monte.
La sostituzione di tale opera è tuttavia prevista dal progetto denominato “Demolizione dell’attuale
manufatto di attraversamento stradale della via Galvani sul Rio San Nicola presso l’incrocio con la via
Veronese e costruzione di un ponte stradale adeguato al deflusso delle portate di piena dell’alveo ad
Olbia” il cui iter è sospeso in funzione degli esiti dello Studio di Variante al PAI.
CANALE ZOZÒ
 Il progetto aveva previsto l’adeguamento della portata di 52 mc/s della sezione del canale Zozò
nel tratto terminale di circa 1 Km, adeguando la sezione trasversale del corso d’acqua ed
eliminando le “strozzature” localizzate in corrispondenza degli attraversamenti non adeguati allo
smaltimento della portata di progetto.
 Il ponte di via D’Annunzio è stato demolito e ricostruito con dimensioni pari a 15 m ed altezza
netta pari a 2 m, compreso un franco di 0,80 m; con successive modifiche dimensionali e
strutturali (perizia di variante n°2) in conseguenza della necessità di limitare gli ingombri
dell’intervento a causa della vicinanza di alcuni sottoservizi.
 Il progetto prevedeva inoltre l’aumento della sezione idraulica del ponte ferroviario situato in
prossimità dello sbocco a mare del Canale Zozò, mediante la realizzazione di una serie di
scatolari in c.a. prefabbricati e successivamente spinti al di sotto della sede ferroviaria (“sistema
spingitubo”). [Come si vedrà nell’apposita scheda sul Canale Zozò tale soluzione appare in
termini geomorfologici comunque nettamente insufficiente a smaltire la portata e largamente
incongrua nello specifico contesto].
CANALE DIVERSIVO
Nell’ambito del progetto è stato realizzato inoltre un Canale di derivazione dal Riu San Nicola al Canale
Zozò per uno sviluppo di circa 540 m. L’opera è stata innestata in corrispondenza del tratto del Riu San
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Nicola prossimo alla via Fidia e alla via L. Da Vinci. La soluzione comprende un setto posizionato in modo
tale da ripartire la portata complessiva tra il Riu San Nicola e il Canale Zozò. Il canale si presenta con
sezioni a diversa geometria, sia in cemento che in terra (in un contesto di colmata, quindi di terre sciolte
esposte alla vulnerabilità erosiva), cosa questa che ha amplificato oltremodo l’erodibilità spondale già
piuttosto elevata dei materiali di artificiali di risulta sovrapposti a quelli di colmata recente della riva Dx e
quelli della colmata risalenti all’intervento posteriore al 1902.
Va detto che fin dai sopralluoghi effettuati in situ, nei mesi successivi alla realizzazione, si era riscontrato
un cattivo stato di mantenimento dell’alveo a causa di quanto detto (erosione delle sponde in terra),
condizione che si è pienamente rivelata in occasione dell’evento 2013. Tuttavia chi scrive ha sempre
ritenuto inefficace allo scopo previsto la soluzione geometrica (oltre che un azzardato aggravio di portata
per il Canale Zozò e le sue geometrie alla foce). Ciò per evidenti ragioni geometriche. Infatti, anche
dando per scontata la capacità di smaltimento di una quota dei volumi di portata previsti nella soluzione
duecentennale, resta da verificare (non lo è mai stato):
 come questa portata sia smaltibile nella specifica sezione con curva quasi ortogonale, senza
sovralzi ulteriori di livello, nelle specifiche condizioni di velocità previste per la portata
duecentennale,
 se la stessa sia realmente smaltibile dal Canale Zozò (sul quale, peraltro, l’innesto è preceduto
da curve).
Fig. 25 - Riduzione planimetria di progetto originale
Lo scenario del 18/11/2013 ha dimostrato che il diversivo ha smaltito solo una parte delle portate in
ingresso e che la restante parte ha allagato in primo luogo il vivaio forestale (+1,00m con forti velocità di
trascinamento anche in settori distanti) e in secondo luogo via Veronese (+0,7m da piano campagna).
D’altro canto il Canale Zozò si è rivelato del tutto insufficiente a smaltire l’incremento della portata
derivante dal Diversivo e i tiranti idrici misurati in Dx quasi alla foce erano paria a 0,8m-1,00 lungo la via
Magenta e la via Palestro.
N.4 Completamento opere di adeguamento della capacità di deflusso del reticolo idrografico
L’ intervento si inserisce nell’ambito delle opere proposte nello Studio di Fattibilità ‘Sistemazione idraulica
dei rii San Nicola, S’Eligheddu, Gadduresu, Canale Zozò e Fiume Padrogiano’ nello 'Studio Generale dei
siti a rischio idraulico nel centro urbano di Olbia ai sensi degli artt. 4 c. 5, 37 c.2 e c.3 delle Norme di
Attuazione del Piano di Assetto Idrogeologico' redatto per conto dell’Amministrazione Comunale di Olbia
con la finalità di individuare gli interventi atti alla mitigazione dei livelli di rischio idraulico nel territorio
comunale.
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Il progetto prevedeva l’ampliamento delle opere di sbocco a mare degli alvei del Riu San Nicola e del
Canale Zozò e il raccordo dei tratti di canale compresi tra i ponti di via D’Annunzio e le foci.
Sul canale Zozò, è stata prevista la posa di due manufatti affiancati a partire da una distanza di circa 5 m
dalla spalla dell’attuale del ponte, mentre per quanto concerne l’intervento sul Riu S. Nicola è stata
prevista la posa di due manufatti affiancati a partire da una distanza di circa 4 m dalla spalla del ponte
attuale. I manufatti in progetto avevano dimensioni di 4.50 m x 10.00 m di lunghezza e al massimo 2,20 m
di altezza e sarebbero stati posizionati, previa esecuzione dello scavo della sede di imposta. al fine di
consentire la creazione di un adeguato piano di sottofondo, che evitasse i cedimenti differenziali.
Fig. 26 - Riduzione planimetria di progetto originale
Tra le opere realizzate è stata inserito l’allargamento dei due canali allo sbocco, al fine di consentire una
deflusso regolare delle acque in direzione dei nuovi ponti. Tale soluzione tuttavia non parrebbe aver
valutato in modo adeguato gli effetti di sovralluvionamento (cfr. Scheda specifica).
Essi costituiranno comunque un’integrazione di quelli esistenti, i quali manterranno la loro funzione di
sbocco a mare in asse al corso d’acqua.
Presso il ponte ferroviario del canale Zozò è stata prevista l’esecuzione di una vera e propria apertura
dello sbocco a mare con sezione più ampia ottenuta per sbancamento di una porzione di terreno privato
dirimpetto alla linea ferroviaria, senza interferire con la viabilità ANAS (via Escrivà) recentemente aperta
al traffico.
N.5 Interventi di sistemazione idraulica sul Riu Gadduresu a valle del sottopasso ferroviario
L’intervento realizzato nel corso del 2012 ha realizzato le seguenti opere:
 nel tratto A-B, è stata eseguita la demolizione del precedente attraversamento incongruo di via
Archimede con tubo di acciaio (ostruente la sezione trapezia) e la sua ricostruzione con una sezione
idraulica adeguata alla portata di massima piena duecentennale, oltre alla rimozione di vegetazione e
detriti per uno sviluppo di 223 m;
 nel tratto B-C in cui era prevista (nel prog.definitivo) la costruzione di uno scatolare in c.a. per uno
sviluppo di 120 m è stata effettuata la pulizia da vegetazione e detriti, lavorazione che in progetto era
estesa per circa 2 km fino a circa 100 m oltre il tratto di alveo rivestito in calcestruzzo;
 nel tratto a valle del sottopasso denominato G-H è stato previsto e realizzato (peraltro con varianti)
un adeguamento delle sezioni alla portata di massima piena con tempo di ritorno di 200 anni con
sagomatura trapezoidale e ricostruzione del ponte di accesso all'area militare.
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
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Nel tratto D-E, a valle del viadotto che s’innesta sul C.so V. Veneto, è stato eseguito un intervento di
rimozione dei depositi sedimentari e una riprofilatura del fondo al fine di ripristinare la completa
funzionalità della sezione idraulica disponibile.
Si noti che a fronte della ricostruzione dell’attraversamento di via Archimede, fra via Newton via
Stromboli, ovvero a valle di via Archimende, sussistono ancora ben 3 opere del tutto identiche per
tipologia a quella demolita che ben chiaramente già in corrispondenza della portata di massima piena
cinquantennale rivelava funzionamento in pressione, innalzamento dei tiranti nel tratto di alveo a monte di
esso, con conseguenti pericoli di gravi allagamenti delle aree circostanti. La condizione di pericolo
pertanto sussiste indifferentemente.
Fig. 27 - Riduzione planimetria di progetto originale
Gli interventi di sistemazione idraulica del progetto a valle del sottopasso ferroviario di via Amba Alagi
avevano l’obiettivo di adeguare le sezioni del Riu Gadduresu alla portata di piena duecentennale con un
franco minimo di 30 cm mentre la ricostruzione del ponte di accesso all’area militare avrebbe eliminato
l’ostruzione rappresentata dal manufatto consentendo il deflusso della portata di massima piena
duecentennale con un franco di circa 40 cm.
L’intervento tuttavia non affrontava il fatto che le sezioni alla base dei piloni del soprastante viadotto
permanessero del tutto insufficienti10 mentre quelle ampliate, peraltro in un contesto a scarsissima
pendenza, fossero ancor più vulnerabili al sovralluvionamento ovvero alla riduzione della profondità per
aggradazione dei sedimenti.
Esso si è inoltre completato di fatto con sovralzo della sponda dx (sono stati persino tagliati gli eucalipti
posti ai bordi delle sponde sistemate con gli interventi di inizio secolo XX) a partire dal sottopasso, di circa
1,0 m e, sempre in dx, è stato realizzato per circa 20m di sviluppo un muro “arginale” di cemento di
raccordo col ponte di circa 0,80 m di altezza che ritarda la possibilità di espansione della corrente sul
terreno dell’ex Artiglieria.
Da notare che il taglio della copertura arborea spondale nel tratto a valle del sottopasso ha come effetto
tangibile l’incremento della capacità vegetativa dei canneti. Ciò unitamente all’incremento della sezione e,
10
E’infatti evidente che tutti i plinti del viadotto poggiano sul canale a livelli inferiori a quelli del ponte sostituito; le sezioni permangono quindi a loro volta
insufficienti.
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quindi, alla sedimentazione e al sovralluvionamento, esaspera almeno nel tratto esposto all’irradiamento il
problema della manutenzione del canale.
OPERE NON ESEGUITE
N.6
Sistemazione idraulica Riu Gadduresu sottopasso ferroviario
Tale progetto (le cui origini risalgono al 2004, al tempo dei progetti preliminari per l’accesso alla misura
1.3 dei fondi POR europei), pur finanziato, non sarà realizzato in conseguenza della decisione
dell’amministrazione comunale di chiudere la viabilità fra via Amba Alagi e via Barbagia e di ripristinare
l’originaria sezione di canale definita nell’ambito degli interventi di Bonifica delle Paludi Salinedde sul
Canale Santa Cecilia (denominazione impiegata per l’attuale Riu Gadduresu) agli inizi del ‘900.
Si noti che il progetto si era spinto a prevedere la realizzazione di un sifone idraulico da posizionare al di
sotto del piano corrispondente al livello stradale, spostato sulla destra idraulica della viabilità esistente,
sotto il rilevato ferroviario. Dal punto di vista idraulico, il deflusso della portata di massima piena
corrispondente ad un tempo di ritorno di 50 anni, avrebbe dovuto essere garantito dal corretto
dimensionamento del sifone. Pertanto l’opera avrebbe avuto il solo scopo di mitigare la condizione di
pericolo normalmente esistente presso la sezione gravata da viabilità.
Fig. 28 - Riduzione planimetria di progetto originale
L’intervento, da giudicarsi quanto meno singolare sotto ogni punto di vista, sollevava il problema della
necessità di una più frequente e più attenta manutenzione che avrebbe imposto maggiori oneri rispetto ad
un canale a cielo aperto o ad una canalizzazione chiusa con funzionamento a pelo libero. Esso avrebbe
dovuto, in ogni caso, risolvere anche ulteriori difficoltà legate alla presenza della viabilità urbana e alla
presenza del rilevato ferroviario. Il manufatto in calcestruzzo armato, di dimensioni in sezione 5,50 m x
3,00 m circa e 40 m di lunghezza avrebbe dovuto costruirsi in opera nelle immediate adiacenze del
rilevato esistente, così da poter essere spinto attraverso lo stesso rilevato con l'ausilio di martinetti
idraulici, dopo aver predisposto la fossa di spinta ed il piano di posa.
N.7
Sistemazione idraulica Riu San Nicola a protezione dell’abitato
Attualmente tale intervento, pur appaltato e con cantiere avviato, è stato sospeso in attesa degli esiti del
presente studio
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Fig. 29 - Riduzione planimetria di progetto originale
Il tratto d’interesse per il progetto, con uno sviluppo di circa 800 m, si colloca a valle di via S. Petta e termina al
ponte di via Ferrini-Via Monte San Michele. L’intervento, pur appaltato, è attualmente sospeso, in attesa degli
esiti dello studio di cui la presente relazione è parte. Esso sarebbe finalizzato a creare una sezione idraulica
adeguata alla portata di massima piena duecentennale (in uno scenario peraltro contemplante la presenza
delle opere di laminazione), nel rispetto dei numerosi vincoli dettati dal tessuto urbano circostante i tratti degli
alvei in oggetto. Il criterio progettuale della sistemazione dovrebbe essere quello di regolarizzare la sezione
dell’alveo attuale, mantenendone invariato il tracciato ma eliminando i tratti in contropendenza, creatisi per il
deposito di sedimenti. Era inizialmente prevista anche la demolizione del manufatto di attraversamento di via
Petta (costituito attualmente da sette tubazioni del diametro di 1000 mm) poiché insufficiente alla portata di
massima piena posta alla base del dimensionamento idraulico e si prevedeva la realizzazione di un manufatto
di attraversamento con luce netta di 8,00 m e altezza netta di 1,70m.
Nel progetto originario era inoltre prevista:
 la realizzazione di una struttura di attraversamento con lo scopo di collegare Via Farina con Via De
Angelis, con una luce netta di 10,00 m e altezza netta di 2.0, m;
 una savanella con larghezza al fondo 50 cm, sponde con scarpa 1/1 e altezza rispetto al fondo di 30
cm, per il contenimento delle portate di magra;
 tratti a sezione trapezia con sponde in terra;
 fondo alveo rivestito con materassi metallici riempiti in pietrame, con lo scopo di mantenere nel
tempo la livelletta;
 taglioni in gabbionate con la funzione di fondare il materasso ogni 35 m.
N.8
Studio delle soluzioni progettuali atte a mitigare il rischio idrogeologico del sistema
composto dai rii S’Eligheddu e Gadduresu
Il progetto sintetizzato nella planimetria seguente per quanto attiene al S’Eligheddu non è stato finanziato.
Fig. 30 - Riduzione planimetria di progetto originale
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Il progetto riguardava anche l’ambito extraurbano di cui al presente studio, in particolare il Riu Padrongiano
Nel tratto adiacente all’aeroporto si prevedeva di intervenire sulla sezione conferendole una scarpa pari a
2:1 rivestendola mediante calcestruzzo allo scopo di contenere le eventuali esondazioni sull’aeropista . Per
tale tratto si prevedeva inoltre di rivestire sponde e fondo mediante pietrame faccia a vista per ridurne
l’impatto visivo. Tale parte del progetto è stata superata da interventi successivi nell’ambito
dell’ampliamento attualmente in corso della pista dell’aeroporto.
5. CONCLUSIONI
Il repertorio storico documentale in possesso dell’Amministrazione, per lo più proveniente dall’Archivio del
Servizio del Genio Civile di Sassari, consente di meglio contestualizzare una parte dell’assetto idrografico
defluente sulla parte urbana del territorio di Olbia e alcuni elementi parossistici della dinamica di
alluvionamento che ha interessato l’area urbana di Olbia nel corso dell’evento del 18/11/2013. A tale archivio
fa da complemento la carta sinottica del Prof. Claudio Fermi (1923) dell’Università di Sassari.
In base al complesso di tale documentazione si ricostruisce la storia di una buona parte dei lavori e delle
opere idrauliche con le quali dal 1900 in poi lo Stato ritenne di poter ridurre le condizioni di esposizione del
territorio perturbano di Olbia (all’epoca denominata Terranova Pausania) ai rischi della malaria. Si comprende
soprattutto che l’assetto planimetrico derivante da tali opere, fatto salvo qualche tardivo intervento mirante ad
affrancare spazi per servizi di trasporto aereo sull’area del Canale Zozò (Documento XVI) è sostanzialmente
quello attuale per l’idrografia maggiore, al netto delle opere concernenti soprattutto la derivazione di parte
delle portate dal San Nicola al Zozò (cosa questa che di fatto riproduce la condizione di confluenza fra i due
sistemi idrografici, precedente alle bonifiche iniziate nel 1902) e dei tombamenti operati nel corso
dell’urbanizzazione degli ultimi 40 anni. Si ricava altresì come le configurazioni date ad inizio secolo XX
rispondessero all’obiettivo precipuo di conferire il più rapidamente possibile in mare le acque di ristagno.
Rettificazioni, approfondimenti del thalweg e rivestimenti artificiali in pietrame e malta cementizia (a questi
ultimi si sovrappongono su di un esteso tratto del S’Eligheddu protezioni in cemento collocate nel corso degli
interventi degli anni ’80), rispondono a tale impostazione a cui fa da complemento, in verità, l’obiettivo stesso
della regolazione degli alvei, laddove si riscontra la presenza di briglie-soglie in muratura di pietrame e malta
cementizia collocate per conseguire interrimento e stabilizzazione a monte. Ciò è residualmente visibile sul
Riu San Nicola al termine di monte del tratto canalizzato e poco a valle dell’intersezione col canale diversivo
verso il Zozò. Sul Gadduresu si riscontrano ancora tracce delle suddette opere di regolazione poche decine di
metri a monte della foce sul S’Eligheddu (nel tratto tombato al di sotto del viadotto).
Le colmate hanno completato il quadro della bonifica, con ingente movimentazione di volumi la cui
disponibilità era garantita da altrettante escavazioni. Sotto questo aspetto la riconfigurazione per escavo
nell’ambito della bonifica delle paludi di Pedru Calvu dell’originaria foce a delta del S’Eligheddu/Gallurese in un
pseudo estuario, appare come l’opera più importante di movimento terra, unitamente alla bonifica dello stagno
di retro spiaggia, alla foce del San Nicola/Zozò.
Le principali opere idrauliche storiche nell’area urbana, di cui al presente studio, sono state in definitiva:
 lo sviluppo della canalizzazione del Rivo Gallurese/S’Eligheddu falla foce sino alla sezione oggi a valle
del deposito container Nieddu;
 l’escavo della foce deltizia e la colmata delle paludi circostanti il tratto terminale del Rivo
Gallurese/S’Eligheddu;
 la bonifica con canalizzazione e relativa colmata della Palude Coda di Rondine a Sud del S’Eligheddu
nell’attuale quartiere Bandinu;
 lo sviluppo della canalizzazione del San Nicola sino alla sezione oggi corrispondente a via Pippo Serreri;
 la colmata delle paludi comprese entro l’area di interferenza fra San Nicoala e Zozzò/Gialdinu;
 l’escavo del cordone sabbioso alla foce dei due sistemi (generante la stagnazione di retro spiaggia);
 la bonifica dello Stagno di San Simplicio (su cui è impostato il Canale Zozò nella sua parte a monte del
Parco Fausto Noce);
 la bonifica con sviluppo di canale conferente a mare della Palude denominata Paule Longa;
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lo sviluppo della canalizzazione del Riu Santa Cecilia-Gadduresu sino alla sezione oggi corrispondente al
termine di via Sanzio;
la canalizzazione della Palude Piana nel tratto oggi corrispondente all’area compresa fra via G. Cimabue
e Corso V.Veneto;
La bonifica parziale per canalizzazione delle paludi di Tilibas e Sollada rispettivamente a Est e a Ovest
del tratto ferroviario per Golfo Aranci (Sollada parrebbe essere scolmata anche dal canale che affluisce
sul San Nicola nella parte più bassa di via Veronese, poco a valle dell’intersezione col diversivo per il
Zozò;
Nell’area extraurbana, all’interno della Piana Alluvionale del Padrogiano (fatte salve quelle deputate ad
assicurare l’approvvigionamento idrico dell’Acquedotto) l’unica opera storica riscontrabile è la seguente:
 La Bonifica del lago di Colcò, realizzata tramite sistema di canalizzazioni (tale area oggi è corrispondente
ad una vasta superficie ancora riconoscibile nelle vicinanze dell’aeroporto entro la quale è collocato
l’IPA).
Della consistenza spaziale e volumetrica dei principali lavori sul bacino del S’Eligheddu e del San Nicola si dà
conto nella Tav.11 allegata allo Studio. Qui, sulla base della correlazione in ambiente GIS fra quote attuali
(Lidar) e punti quotati dell’epoca, opportunamente georeferenziati, l’elaborazione è in grado di dimostrare a
quanto ammonti la variazione in incremento del profilo plano-altimetrico delle bonifiche che in non poche aree
supera i 3.00m ed assai diffusamente i 2,. rispetto alla condizione in origine.
Dall’esame della documentazione in rapporto all’assetto attuale, si constata inoltre che negli ultimi 30 anni una
parte dell’assetto idrografico storico, maggiore o minore, derivante dalle bonifiche del XX secolo ha subito
drastici tombamenti. In particolare risultano tombati:
 il canale Paule Longa (oggi denominato localmente Canale Bandinu in quanto defluisce per la gran parte
nel quartiere conosciuto come “Zona Bandinu”), totalmente obliterato da un intervento risalente al 1989,
 il Riu Gadduresu, in misura relativamente minore. Noto come Canale Santa Cecilia o Cecilia e divenuto
canale di bonifica nell’ambito del Piano Generale della palude Salinedda – Gallurese a sud di Terranova,
viene tombato nel 2003-2004 nel tratto ulteriormente canalizzato con progetto di completamento del
1919; tuttavia i primi lavori di tombamento (talora abusivi)11 parrebbero risalire agli anni ’70 con
prosecuzione sulla base di progetti negli anni ’80.
Risultano tombati inoltre:
 la canalizzazione della Palude Coda di Rondine (oggi residualmente a giorno solo fra via Isernia e via
Svizzera);
 la Palude Piana (Documento XIII), dotata di canale con progetto del 1919, attualmente compresa fra
via Cimabue e via Vittorio Veneto ed ospitante alcuni lotti edificati ed un complesso scolastico
comunale.
 Parte della canalizzazione della bonifica di Tilibas-Sollada, con residuo canale a cielo aperto solo su
Tilibas che, per la verità costituisce ancora area paludosa a fronte di colmate parziali conseguenti alle
più recenti opere di urbanizzazione viaria etc.
 Parte della canalizzazione scolante l’ampia depressione incentrata sulle attuali via Lazio e Via Baratta,
il cui limite settentrionale è segnato dal lato Sud di via Venezia Tridentina e residualmente ancora a
giorno fra via Venezia Euganea (manufatto e canale con sezione 2m x 1m; ), via Friuli e il
S’Eligheddu.
 Il tratto del Santa Cecili/aGadduresu sotto il ponte (quasi) originario della Ferrovia.
11
Ciò è attestato nella nota di cui al prot. 20652 O/I del 26/11/1979 dell’Assessorato dei Lavori Pubblici della Ras avente ad oggetto “Istanza comitato di
quartiere “Gregorio” e “Orgosoleddu (S.Maria)” di Olbia a firma dell’Assessore Severino Floris e indirizzata alla Presidenza della Giunta e al suddetto comitato di
quartiere. Al punto 1 della comunicazione risulta infatti quanto segue: “Risponde a verità che causa determinante dei danni provocati ad Olbia dall’alluvione del 20
e 21 febbraio è stata l’alterazione, l’interrimento e, in alcuni casi il completo tombamento dei canali di bonifica esistenti. Ciò in conseguenza di una espansione
edilizia caotica e incontrollata”.
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Fig. 31 - Prospetto originale del ponte ferroviario, oggi sul cosiddetto Sottopasso
Fig. 32 - Canale residuale a giorno fra via Venezia Euganea, Via Friuli e il Riu S’Eligheddu. Se ne ricava
l’estensione dal confronto con la planimetria del Documento XV (i cerchi in rosso sono in corrispondenza di
attraversamenti critici.

Tutto il canale Zozò da via Schuman verso monte (via Goldoni), sino a via Guinizelli.
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Fig. 33 - Il Canale Zozzò in ingresso nel centro abitato e in uscita in corrispondenza del tratto canalizzato storico. I cerchi rossi indicano i punti
critici .
Il quadro rappresentato nell’assetto storico contribuisce a fare chiarezza nell’ambito della rete idrografica di
Olbia sulla distinzione fra Canali (o tratti di Canali) di Bonifica e Corsi d’acqua Naturali (o tratti naturali). In
particolare nell’ambito strettamente urbano ai sensi dello studio della Variante al PAI è di tutta evidenza che la
rete idrografica sia presso che totalmente costituita da soli Canali di Bonifica realizzati e/o completati nei
primi tre decennni del XX secolo. Fanno eccezione a tale generalizzazione solo:

il ramo affluente in Dx del San Nicola, denominato Riu de S’Abba Fritta,

il ramo a monte di via S. Petta del Riu San Nicola,

l ramo a monte dell’ultimo intervento dell’ultimo intervento di rettificazione così come riportato nella Fig.12,

i compluvi esterni al tessuto urbano che concorrono a formare il Canale Zozò (tratti a monte di via
Guinizelli),

il ramo del Riu de Tannaule a monte della ferrovia.
Il Paule Longa, in tale quadro non è un torrente costituisce per intero un Canale artificiale (certamente di
Bonifica fino al tratto rappresentato in Fig.11). Lo stesso vale per il Zozzò nel tratto a valle di via Schuman e
per il Tilibas.
Si evidenzia altresì che non sussistono canali con argini ma solo canali con difese spondali, talora
sovrapposte (cfr. A08). Tale chiarimento è da ritenersi rilevante ai fini della Elaborazione delle Fasce di Tutela
dei corpi idrici superficiali (relativamente ai corsi d’acqua arginati o meno, dei canali artificiali, degli stagni e
delle aree lagunari nel rispetto delle prescrizioni minime stabilite dall’art.96 del RD 523/1904, dall’art.10 bis
della L.R. 22/12/1989 n.45 e s.m.i. e dall’art 8, commi 8 e 9 delle NTA del PAI). Resta da capire in tal senso se
e quale rilievo o rango dare ai canali di bonifica minori, quali quello drenante la depressione centrata su via
Lazio-via Baratta (Fig. 12), quello a giorno come relitto presso via Siena–via Isernia (Fig.11), quello
denominato un tempo Palude Piana (Fig. 16), nonché definire i limiti di riferimento per i canali o i tratti tombati.
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