La nuova Illuminiamo meglio, Illuminazione = Innovazione Fare

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La nuova Illuminiamo meglio, Illuminazione = Innovazione Fare
Light&Building
2012
L’impegno
di Iren
per il
territorio
Fare sistema
per essere
competitivi
Illuminazione
=
Innovazione
Illuminiamo
meglio,
consumiamo
meno
La nuova
torcia
LUCE 299
Lettera aperta AIDI
Illuminiamo meglio e consumiamo meno
Terza pagina
Light & Building 2012
di Alberto Pasetti
Scenari
L’impegno di IREN per lo sviluppo del territorio
Intervista a Roberto Garbati
di Silvano Oldani
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Il piano regolatore dell’illuminazione di Torino
Intervista a Carlo De Matteo e Gianpaolo Roscio
di Mauro Bozzola
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Fare sistema per essere competitivi
Intervista ad Aristide Stucchi
di Antonio Jr Ruggiero
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Nuove tecnologie al servizio dell’uomo
e dell’ambiente. Intervista a Letizia Mariani
di Emanuele Martinelli
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Le nuove frontiere dell’illuminazione passano
per l’innovazione. Intervista a Roberto Barbieri
di Emanuele Martinelli
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Scenari contemporanei
Le buone pratiche dell’illuminazione
di Santina Di Salvo
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Intervista
Lighting Designer: generazioni a confronto
di Chiara Carucci
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Design
La nuova torcia
di Andrea Calatroni
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50 anni di Flos in mostra a Milano
di Andrea Calatroni
Profili
Nel ricordo di un imprenditore di genio:
Sergio Gandini
di Silvano Oldani
Luce Interni
Polisensorialità e luce
nell’architettura per l’infanzia
di Cristina Ferrari
3/2012
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LUCE
rivista fondata da AIDI nel 1962
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Panorama
Master in Lighting Design & LED Technology
al Politecnico di Milano.
di Andrea Siniscalco
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Innovazione
Innovazione nel mondo della luce.
di Franco Bertini
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Ricerca
La radiazione del corpo nero.
di Giorgio Castaldi
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Luce sulle regole
Luci ed ombre in Abruzzo.
di Mario Bonomo e Marco Loro
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Luce Esterni
Risparmiare con risorse finanziarie ridotte.
di Paolo Di Lecce e Fabio Vantaggiato
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LIGHT & BUILDING 2012
TERZA PAGINA
LIGHT & BUILDING
2012
Tradizione versus solid state lighting?
di Alberto Pasetti
L
OLED Orbeos,
Osram AG, studio BFM di Monaco.
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ight+Building è la più grande fiera mondiale dedicata
all’efficienza energetica. Con una percentuale del 40% gli
edifici sono i più grandi consumatori di energia, altrettanto
importante è il loro ruolo nelle smart grid, vale a dire,
per la fornitura decentrata di energia. Questo eccellente
risultato dimostra quanto forte sia la domanda mondiale di
sistemi d’illuminazione e soluzioni tecnologiche per l’edilizia
che salvaguardino le risorse – e che Light+Building
costituisce l’appuntamento numero uno per industria e
decision maker. In molti colloqui durante i giorni della fiera
abbiamo avuto la conferma, di riflesso, che ancora una volta
la manifestazione ha superato l’elevate aspettative del settore.
Wolfgang Marzin,
presidente del Consiglio Direttivo di Messe Frankfurt.
L’estratto del comunicato stampa fornito dall’organizzazione
fieristica di Francoforte pone al centro degli interessi di
quest’edizione 2012 il tema dell’energia e pertanto lo sforzo
comune, in continua evoluzione, di un settore molto
promettente e decisamente orientato alla crescita nonostante
la difficile congiuntura economica di livello internazionale.
Infatti, come il nome lo evoca “Light” and “Building” ha
riportato un interesse del pubblico di pari importanza tra il
settore dell’illuminazione e quello dell’edilizia, nelle statistiche
fornite dall’Ente Fiera, rafforzando la convinzione che le
tecniche e le nuove modalità di costruzione sono
strettamente legate da una strategia comune di risparmio e di
ottimizzazione delle risorse anche per quanto riguarda
l’illuminazione. Progettare la luce e progettare la casa, in
senso lato, appartiene ad una visione comune orientata verso
i benefici che l’innovazione tecnologica offre oggi, ma
soprattutto lascia trasparire il filone di ricerca e sviluppo che
attrae l’interesse di un nuovo mercato più consapevole e più
esigente rispetto ai decenni passati. Pertanto, va riconosciuta
la forza, di un settore dell’industria, che a differenza di altri
ambiti produttivi legati ai grandi numeri del consumo, non
solo riesce a crescere ma soprattutto trova una sua ragione
di sviluppo in una straordinaria convergenza di obiettivi. Da
una parte si confermano le politiche di risparmio energetico,
dall’altra si materializzano le plusvalenze funzionali offerte
dalle tecnologie dell’era elettronica, rendendo possibile la
scoperta di nuovi scenari di utilizzo e di sfruttamento
dell’energia luminosa. Nell’ampia panoramica costituita dalle
aziende orientate al prodotto architetturale e al prodotto
decorativo di nuova concezione pervade il senso di una
ricerca verso forme nuove che esulano dal semplice exploit
virtuoso delle geometrie, ma spesso si conciliano con i nuovi
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Lun up
iGuzzini illuminazione S.p.A.
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Luminanze cromatiche
e articolazioni plastico-figurative
per allestimento pareti,
Martini S.p.a.
LIGHT & BUILDING 2012
concepts dello spazio stesso, a testimoniare che la riflessione
in corso può lambire la dimensione più ampia del progetto in
architettura e in alcuni casi fondersi in essa, materializzando
gli intuiti che fino ad oggi non avevano ancora trovato gli
sbocchi desiderati. Diversamente, le aziende che
appartengono al mondo lighting con finalità complementari,
quali la fornitura di componenti o semi-componenti affini, si
specializzano sempre di più e vantano le competenze in
ambiti in cui è sovrana l’impiantistica elettrica ed elettronica,
orientata all’automazione digitalizzata e alla robotizzazione
sempre più presenti nella nostra vita quotidiana. Aspetti
questi, nel settore dell’illuminazione, che non possono
prescindere da alcune domande fondamentali, emerse
durante le giornate trascorse alla fiera di Francoforte:
Come è cambiato lo scenario internazionale relativo al
mondo della luce? Come si colloca il settore di
illuminazione all’interno del delicato periodo economico
che coinvolge i mercati mondiali? Perché la fiera
Light&Building ha avuto un tale successo di presenze?
Le risposte sono in parte ovvie, in parte più complesse e
articolate se vengono contemplate all’interno di un
ragionamento che esula dalla sfera razionale delle scelte
tradizionali di mercato. Se il pensiero si estende alla
comprensione di una fenomenologia che non contempla
unicamente il valore apparente del prodotto, ma si propaga
verso i meccanismi più complessi della comunicazione legati
ai valori dell’ integrazione architettonica, delle simbiosi
ambientali, delle organizzazioni interconnesse dei segni e di
collegamenti funzionali, allora accade che alcuni prodotti
appartengano a veri e propri nuovi territori del progetto di
illuminazione. In un certo senso è come se il settore
dell’illuminazione si fosse improvvisamente trasformato in un
qualcos’altro, un mondo in cui la luce pur rimanendo in una
posizione centrale assume una varietà di connotazioni che
non gli sono proprie sia per tradizioni che per origini.
L’elettronica ha portato una vera rivoluzione non solo nel
modo di concepire i prodotti ma soprattutto nel modo di
fruirne, aprendo nuovi scenari all’uso puntuale o quello più
sistemico in ogni ambiente di intrattenimento, di lavoro e di
riposo delle generazioni presenti e future. Certo, l’assunzione
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di questa trasformazione non può prescindere dalla
consapevolezza che in parallelo si sta concretizzando il
progressivo smantellamento delle storiche sorgenti ad
incandescenza e pertanto un processo inesorabile,
irreversibile, che per molti comporta la perdita di alcuni valori
imprescindibili della scena luminosa. Tuttavia, sembra che le
potenzialità anticipate in questi recentissimi anni, culminate
nella fiera tedesca di quest’anno, stiano prefigurando spazi
molto ampi di manovra progettuale e di conseguenza di
apertura a prospettive di impiego e fruizione più suggestive
del previsto. Sarà merito della raffinata potenzialità
dell’ingegnerizzazione, dell’integrazione con l’architettura
richiesta dai progettisti, della ricerca formale e materica dei
designers, ma di fatto gli strumenti utilizzati per organizzare e
gestire la luce artificiale delle nostre case e delle nostre città
stanno cambiando.
Cercando di comprendere a quali livelli si stia verificando la
trasformazione in atto, possono essere impiegate alcune
classificazioni, pur nella piena consapevolezza di non
esaurire l’ampia panoramica esistente, per distinguere
archetipi simbolo di prodotti e rispettive tecnologie di
appartenenza. Questa modalità descrittiva è meno consona
all’idea di un racconto o di un percorso, all’interno dei
principali padiglioni dedicati alle aziende innovatrici. Si tratta
piuttosto di un estratto di lettura, come avviene nello scorrere
analiticamente un quotidiano, pratica che non permette di
approfondire tutti gli articoli ma tende ad inquadrare gli
avvenimenti di rilievo, aiutando a costruire un’idea generale
dello stato presente. Infatti, nella “notizia” in cui è diffusa la
consapevolezza di un impiego massiccio di LED e OLED, è
legittimo chiedersi quali produttori impieghino i LED con
finalità di semplice relamping o quali (e quanti) altri pongano
con priorità la tematica di una ricerca progettuale di nuovi
concepts, sfruttando l’innovazione?
Effetti tra innovazione e tradizione
Nel vastissimo panorama di produttori si possono distinguere
coloro che si sono orientati allo sviluppo delle idee, delle
forme e dei materiali a differenza di altri, concentrati
nell’assolvere il primo “compito” della direttiva europea sul
risparmio energetico. In altri casi si possono rilevare dei
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Aurista,
TRILUX GmbH & Co. KG.
LED 16 e 64 PXL Board,
Traxon Technologies
Europe Gmbh, pad. 2.0 B10
Installazione tipo per retail,
Philips GmbH.
compromessi interessanti come l’apparecchio Dice Wall della
Prolicht in grado di ospitare alternativamente sorgenti
artificiali a scarica o a LED, prescindendo dalla pura finalità
tecnologica per rivelare una caratteristica intrinseca della
proiezione geometrica della luce. In questo caso, l’eloquente
paradigma capace di cristallizzare la forma attraverso la sua
auto rappresentazione, apparentemente tridimensionale,
prende origine dal semplicissimo gioco di messa in opera sul
piano bidimensionale. Altrettanto semplice nel risultato visivo,
ma più complesso dal punto di vista concettuale, risulta
Synapse, prodotto dalla Luce Plan e disegnato da Francisco
Gomez Paz. L’idea che un modulo singolo, aggregabile e
componibile, possa comporre reti di luce all’interno dello
spazio tridimensionale o arricchire e movimentare piani
orizzontali e verticali, entra nello spirito della modulazione
plastica delle forme contenenti piccole sorgenti a LED.
Analogamente al progetto precedente il principio di scelta
della sorgente non è determinante per la qualificazione
dell’effetto luminoso percepito ma assume una valenza di
sostenibilità che ben va conformandosi alle richieste del
mercato. Tuttavia, è possibile tracciare un filo conduttore con
tutti i nuovi percorsi progettuali in cui la fonte luminosa, in
particolare a LED, non è esposta direttamente all’occhio.
Questa tendenza, più sostenuta rispetto al passato, pone il
quesito su quali materiali diffusori o riflettenti scegliere per
fonti puntiformi o diffusa ad elevata luminanza?
Alcuni tra questi constano di materiali sintetici e compositi
definiti da svariate proprietà trasmittenti. In altri casi si
possono distinguere numerosi esempi di modellazione vera
e propria delle superfici murarie attraverso interventi
sottrattivi a favore di nicchie, tagli, aperture curvilinee in
grado di posizionare l’origine della luce remota, in una
completa integrazione architettonica. Anche in questa
famiglia di soluzioni e di prodotti l’aspetto tecnologico non è
preponderante ma di sicuro aiuta molto sotto il profilo della
funzionalità e della manutenzione. Agli esempi delle fenditure
di Flos e Viabizzuno, di qualche anno fa, sembrano avere
fatto eco numerosissime realtà produttrici del settore,
rispondendo con ogni probabilità alle richieste man mano
più pressanti degli interior designers e degli architetti in
genere. Tuttavia, come non ricordare le anticipazioni spazio-
percettive di Turrell in architetture di tagli e di proiezioni
chirurgiche cromatiche, realizzate per il pieno godimento
percettivo? Un estratto simbolico, appunto, è percepibile in
TRACE della Norlight nel suo gioco di avvicendamento
verticale di linee parallele, disuguali tra loro, che riempiono il
campo retinico in un’alternanza di gioco a tutta parete. In
questo caso la luce diventa protagonista dello spazio, pur
mantenendo una completa discrezione sull’origine dei
componenti funzionali che rimangono celati in doppie pareti
o in appositi cavedi. Non dissimile da questo principio
progettuale, ma diversamente orientato alla scenografia dello
stand espositivo, si colloca l’esempio di una azienda quale
Martini, attenta alla configurazione dei giochi tridimensionali
di piani verticali e soffitti per costruire la scena luminosa.
L’articolazione architettonica, mescolata alla regia luminosa
dinamica, costituisce una delle nuove forme espressive del
settore dell’illuminazione impiegando una selezione di
cromatismi con massima saturazione ad evocare le ampie
possibilità di linguaggio delle tecnologie DALI o DMX. In
questo caso l’osservatore è pienamente immerso in
un’atmosfera in cui il colore stesso assume il significato di
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Dice Wall,
Prolicht GmbH.
TRACE,
incasso a strip LED, Norlight.
Synapse,
Francisco Gomez Paz,
LUCEPLAN s.p.a.
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una suggestione che si materializza attraverso la percezione
visiva. Il riferimento inconscio rimane sempre e comunque
legato all’idea che la luce naturale possa trasparire dalle
fenditure dell’apparato architettonico dall’esterno verso
l’interno. In un certo senso è come se la luce del sole, in
circostanze estreme di angolazione, riuscisse a permeare
dalle pareti e dai tagli per insinuarsi nell’articolazione dello
spazio interno modulandolo nel tempo.
La stessa modulabilità di tonalità di bianco (tunable white)
presentata in fiera dai leader dell’illuminazione architetturale,
utilizzata prevalentemente per la qualificazione cromatica
puntuale delle superfici di particolare interesse (nel campo
artistico o merceologico), trae origini dalla variabilità in
natura della temperatura di colore della volta celeste e del
sole. Trattasi, per cosi dire, di una tra le tante emulazioni
creata nella sfera dell’innovazione artificiale, volta ad
inseguire, non senza qualche difficoltà, la straordinaria
ricchezza e perfezione delle infinite sfumature presenti ogni
giorno nell’ambiente naturale.
Dalla luce al visual lighting
Di tutt’altro genere emergono le caratteristiche che
contraddistinguono le forme di illuminazione legate alla
sperimentazione tecnica dei LED in un settore di confine con la
comunicazione multimediale. Apparecchi costituiti da matrici
elementari capaci di formare superfici con basse o medie
risoluzioni (in fase di crescita nel settore lighting) nei colori
bianco e RGB. Si tratta di pannelli modulari assemblabili a LED
che possono accogliere svariate tipologie di materiali diffusori
o addirittura di lastre di vetro trasparenti, accoppiate, in cui
sono inseriti piccolissimi diodi con traccia di alimentazione
invisibile. Infatti, il principio che accomuna le diversa realtà
produttrici nel settore si focalizza sull’idea bidimensionale della
superficie emittente con risoluzione più o meno elevata, in
grado di trasmettere luce sottoforma di segni, silhouette,
animazioni in un’ampia gamma cromatica. Le principali
differenziazioni sono da attribuirsi, invece, alle dimensioni dei
moduli unitari e ai materiali diffusori che determinano effetti
ottici in funzione del grado di opalescenza, satinatura o di
trama in caso di tessuti. Non è possibile confondere o
mescolare un video-wall per la comunicazione con un LED wall
indirizzato al settore lighting perché il suo principio
fondamentale risiede nell’utilizzare le luminanze di superfici
approssimative, non definite. Diversamente un’immagine di cui
si voglia approfondire il significato richiede una risoluzione più
elevata per una maggiore acuità visiva. I Pixel board della
Traxon o i Lighting BV in tessuto Kvadrat della Philips, con
basse e medie risoluzioni appunto, sono esemplificativi delle
loro potenzialità espressive e delle variegate modalità di
assemblaggio e di installazione, offerte ai tecnici del settore.
Trattandosi, come anticipato precedentemente, di una
tecnologia ibrida a cavallo tra due settori di riferimento (lighting
e multimedialità) non è sorprendente che questa tipologia di
prodotto innovativa non abbia ancora trovato una sua precisa
collocazione nella progettualità di ambienti a valenza
prevalentemente domestica e tradizionale, ad eccezione dei
moduli rivestiti in tessuto.
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Solid state lighting, un nuovo concept
Infine, le tecnologie di elevata innovazione, in ambito lighting,
trovano la loro applicazione nelle famiglie di prodotto
sperimentali legate ai LED e quelle costituite dagli OLED. Nel
primo gruppo si collocano progetti quali Aurista di Trilux in cui
è presente la dimensione del rapporto tra forma, tecnologia e
finalità applicativa. Infatti, una delle principali tematiche negli
apparecchi ad incasso da soffitto riguarda il livello di
abbagliamento che in questo caso è risolto attraverso l’effetto
piramidale dell’ottica rovesciata, a favore del comfort
luminoso. La forma stessa del prodotto è lasciata libera al
progettista consentendo una configurazione di tipo a rete
collegata tra i vari punti luminosi del sistema. Percorsi di luce
si articolano per sottolineare l’interdipendenza dell’organismo
luminoso tra le sue parti disegnando a soffitto o a parete
composizioni geometriche libere. In Lun up di iGuzzini, la
liberta compositiva si limita all’uso di una figura a quarto di
cerchio in grado di articolarsi iterandosi in piani orizzontali o
verticali, componendo percorsi visivi quali guide di luce in
piazze e giardini. All’estremo opposto del principio di
componibilità si pongono progetti quali Nebula di Artemide in
cui il binomio di tecnologia a LED e di impronta plastica
scultorea, trova la sua più pertinente combinazione d’effetto
percettivo grazie alla miniaturizzazione. Nel concept di Ross
Lovegrove è presente la consapevolezza che la
rappresentazione di un bassorilievo dalla composizione misto
fluida e organica può sussistere solo attraverso un effetto di
pura radenza. In questo caso l’impiego di sorgenti a LED
occultate alla vista, il cui flusso viene diretto e controllato
verso il baricentro dell’opera, rappresenta una tra le
significative opportunità che tale tecnologia può offrire nella
nuova progettazione di oggetti luminosi. Non meno
sperimentale l’apparecchio a sospensione di Ribag, derivato
dal modulo “Spinaled” in cui gli steli strutturali coincidono con
gli elementi diffusori stessi. Tale prototipo, con forma a
diamante, possiede un sistema di controllo e regia in DMX
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Vivo Tunable Food,
Nebula,
Prototipo a LED,
proiettore (2700-6500 K),
Ross Lovegrove,
Ribag Licht AG.
Zumtobel Lighting GmbH.
Artemide S.p.A.
capace di produrre l’effetto di illuminazione statica
convenzionale o di pulsare con fluttuazioni luminose quasi a
ricordare gli effetti intermittenti bioluminescenti di alcune
creature marine. Trattandosi, quest’ultima, di una
configurazione dotata di elevata pregnanza scultorea sembra
giusto concludere citando due progetti OLED, fuori scala, a
cura di Osram e Philips. Il primo con moduli Orbeos per la
realizzazione di un’enorme sfera con alternanza ritmica di
1000 dischi disposti sfericamente che pulsano
dinamicamente in un gioco virtuoso di apparenti sincronie.
Nel secondo, una composizione a soffitto costituita da 867
piccoli moduli triangolari composti geometricamente in grandi
figure triangolari caratterizzate dalla doppia valenza della
superficie: alternativamente un OLED blu in trasformazione
verso la luce bianca o verso una superficie specchiante,
seguendo un ritmo e un’intensità programmati accompagnati
da un armonioso movimento di sospensione fluttuante nello
spazio. Il significato spettacolare di queste macchine
luminose scultoree lascia ben presagire che anche
nell’ambito OLED i protagonisti della ricerca e dello sviluppo
anticipino l’imminenza di nuovi ambiti di utilizzo e soprattutto
l’impulso di nuove spinte progettuali, giovani e stimolanti.
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SCENARI CONTEMPORANEI
ANFITEATRO ROMANO
LONDRA
/ UK
Viaggio nel dramma di un “contesto romano”:
l’anfiteatro di Londinium
LE
BUONE PRATICHE
DELL’ILLUMINAZIONE
di Santina Di Salvo*
J
La parte orientale delle mura
dell’anfiteatro, scoperte e studiate
durante gli scavi, è stata
attentamente preservata, attraverso
un complesso e lungo lavoro
ames Turrell, uno degli artisti della luce più
significativi della nostra epoca, definisce
l’esperienza dell’immergersi in un pittorico
e arcano mondo di luce, chiamandola
“sentire con gli occhi”. Le nuove tecnologie
ampliano le possibilità di servirsi della luce
nell’arte e nella cultura. La messa in scena
creata grazie all’illuminazione in
movimento si traduce nella interazione fra
spazi e colori, creando un’atmosfera
capace di avvolgere profondamente chi la
vive, con una spettacolarizzazione che
provoca una percezione totalizzante nello
spettatore. Conferendo un evidente
accento ai reperti, l’illuminazione artificiale
arriva a possedere una tale potenza scenica
da coinvolgere emotivamente il visitatore.
Di grande effetto scenico è l’allestimento
dell’Anfiteatro Romano, a Londra, sotto la piazza
della Guildhall Yard Art Gallery.
Riuscire a comprendere la forma e le funzioni
originarie del teatro avrebbe richiesto molta
immaginazione, a causa dello stato frammentario
dei reperti, se l’uso di tecnologie innovative non
avesse permesso di trovare soluzioni che riescono
a dare vita a visioni affascinanti, suscitando
emozioni e stimolando i sensi.
di ingegneria e di conservazione
da parte della City of London,
sia per quanto riguarda
la documentazione archeologica
che per l’analisi dei reperti.
Le rovine delle mura dell’anfiteatro,
musealizzate in situ, nel primo livello
seminterrato della nuova galleria
Guildhall Yard Art Gallery, sono state
aperte al pubblico nel 2002.
* Dottore di Ricerca in Recupero e Fruizione dei Contesti Antichi
Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Palermo
32
Cenni storici
L’anfiteatro romano - L’anfiteatro di Guildhall, costruito
dopo il 70 d.C., faceva forse parte di un programma
di edilizia pubblica che comprendeva la realizzazione
di diversi importanti edifici come le Terme, a Huggin
Hill, a Sud, i Templi, una grande Basilica, il Palazzo
del Governatore e un grande forte, a Cripplegate, che
ospitava la guarnigione di difesa della città. La
topografia naturale della vicina zona della Guildhall
Yard era complessa e questa condizione deve aver
contribuito alla decisione di edificare l’anfiteatro in
quel sito. Successivamente l’antica costruzione in
legno venne sostituita con un’altra più grande in
muratura, sempre nello stesso luogo. Il grande
incendio del 125 d.C. interruppe la rapida espansione
di Londinium, anche se non vi è alcun documento
che testimonia che l’incendio raggiunse la zona
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Particolare di proiezione luminosa wire-frame
che riproduce la sagoma di un gladiatore
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SCENARI CONTEMPORANEI
ANFITEATRO ROMANO
LONDRA
/ UK
La messa in scena
creata grazie all’illuminazione in movimento
si traduce nella interazione fra spazi e colori
La scoperta di un anfiteatro nel
centro di Londra ha rappresentato un
grande evento archeologico, di
rilevanza nazionale e internazionale.
L’identificazione delle pareti curve
trovate presso la Guildhall Art
Gallery, nel febbraio 1988 come una
parte del viale di accesso orientale e
una parte del muro dell’arena, hanno
provocato un interesse tale che
l’evento è stato descritto come “uno
dei ritrovamenti archeologici più
interessanti dopo la seconda guerra
mondiale” («L’Observer») e “uno dei
più importanti in Gran Bretagna in
questo secolo” («Telegraph»).
34
dell’anfiteatro. Di certo, l’arresto dell’espansione
commerciale peggiorò la situazione economica
generale: molte proprietà a Londinium vennero
abbandonate, soprattutto quelle nelle zone
periferiche. L’anfiteatro di Guildhall subì alcune
modifiche nel corso del sec. III d.C., così come anche
altri edifici pubblici e il forum-basilica. Verso la fine del
sec. III d.C. le mura difensive di Landward, insieme
alla fortificazione di Cripplegate, furono incorporate in
un sistema difensivo che circondò l’anfiteatro e il resto
dell’insediamento romano. Alla fine del sec. III d.C., la
regressione del Tamigi, dovuta agli effetti della marea,
e una generale trasformazione economica e politica
contribuirono a una crisi più accentuata dei commerci
e il panorama della Londra romana cambiò
definitivamente. L’anfiteatro non fu più utilizzato e
venne abbandonato verso la metà del sec. IV d.C.,
insieme a buona parte degli edifici pubblici di
Londinium. Dopo l’abbandono, la struttura fu
gradualmente spogliata dei suoi conci fino all’Alto
Medioevo, quando ricominciò la ricostruzione nel sito.
Nell’arena di Londinium si svolgevano i ludi votivi,
in onore degli dei, e i giochi pubblici finanziati e
organizzati dallo Stato romano. Negli anfiteatri
britannici venivano organizzati spesso spettacoli
dove i criminali, i prigionieri di guerra o i martiri
cristiani, venivano giustiziati alla stregua di
delinquenti di basso rango, condannati a essere
divorati vivi dalle belve nelle arene, con la damnatio
ad bestias. Questa pratica dava una visione chiara
del potere e della giustizia romana.
Conservazione ed esposizione dei resti
dell’anfiteatro
Il lavoro intrapreso nella Guildhall Yard ha rivelato
una sequenza archeologica che va dal sec I d.C., a
partire dal disboscamento e dalla costruzione
dell’anfiteatro romano, fino al tardo reinsediamento
sassone con la costruzione del Guildhall medievale
e la successiva evoluzione del complesso
moderno. Nonostante le dimensioni degli scavi e la
portata dei reperti registrati, i siti scavati
rappresentano una parte relativamente piccola dei
resti archeologici rinvenuti all’interno dell’area di
Guildhall Yard. Infatti, la City of London Corporation
ha riconosciuto una effettiva probabilità di
effettuare ulteriori importanti scoperte nella zona e
ha evidenziato la necessità di un’attenta gestione
di questa significativa risorsa archeologica.
Il progetto di costruzione dell’edificio della Guildhall
Art Gallery include in situ notevoli elementi
dell’antico anfiteatro in muratura, ed è stata allestita
una mostra permanente al primo livello interrato
della galleria.
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L’anfiteatro di Guildhall, costruito dopo il 70 d.C.,
faceva forse parte di un programma di edilizia pubblica
che comprendeva la realizzazione di diversi importanti edifici
come le Terme, i Templi, una grande Basilica e il Palazzo del Governatore
La conservazione e la relativa musealizzazione
hanno reso necessarie progettazioni complesse e
importanti opere di ingegneria. Dopo il
ritrovamento, il cantiere e le indagini archeologiche
sono proseguite in contemporanea per sei anni
consecutivi, mentre il progetto della pinacoteca, ad
opera di Richard Gilbert Scott, è stato modificato
per accogliere i ritrovamenti in un museo da
realizzare al primo piano interrato. Al di sotto di
questo livello sono stati previsti altri due piani,
realizzati sospendendo i resti murari, le loro
fondazioni e uno strato di ghiaia naturale su un
sistema temporaneo di sostegni. Per salvaguardare
le rovine durante gli scavi per la costruzione del
nuovo edificio, i muri sono stati coperti con teli di
polietilene, e poi ulteriormente protetti con tavolati
di legno, bloccati da una rete esterna visibile, con
segnalazioni per la sicurezza. Gli spazi vuoti tra lo
scatolato e i resti archeologici sono stati riempiti
con una schiuma espansa spray, per la protezione
contro eventuali vibrazioni e spostamenti durante i
lavori. Essendo stato assegnato all’anfiteatro il
titolo di “Scheduled Ancient Monument”, doveva
essere musealizzato in situ, senza alcuno
spostamento. Pertanto, prima dell’assegnazione di
questo titolo, gli ingegneri strutturali della D Y
Davies Associates, hanno lavorato cercando di non
compromettere in alcun modo la posizione dei
muri. I lavori sono stati avviati nel 1994 e sono
andati avanti di pari passo con il programma di
conservazione, consentendo l’apertura del nuovo
complesso dell’Art Gallery al pubblico, nel 1999. I
lavori per l’allestimento delle rovine si sono svolti
tra il 2001 e il 2002, con successiva presentazione
al pubblico.
Le dimensioni dell’anfiteatro dovevano essere
all’incirca di m 98,10 di lunghezza x m 86,90 di
Veduta laterale con la parte
degli antichi muri illuminati e,
sulla parte destra,
la scalinata dell’arena ridisegnata
dalle proiezioni wire-frame.
La Guildhall Art Gallery,
a Londra.
35
SCENARI CONTEMPORANEI
ANFITEATRO ROMANO
LONDRA
/ UK
Piuttosto che creare un museo tradizionale,
si è cercato di realizzare un ambiente espositivo
Qui sopra e nella pagina a fianco in
basso: particolare di proiezione
luminosa wire-frame che riproduce la
sagoma di un gladiatore
larghezza, con un’arena di m 56,70 x m 44,50; gli
spettatori che potevano trovarvi posto si
aggiravano probabilmente intorno ai 5.000. Alcuni
resti murari (dell’altezza di m 1,5 circa) e il
complesso sistema di drenaggio in legno che
correva sotto la costruzione costituiscono le
principali vestigia oggi visibili al piano interrato
dell’edificio moderno. La struttura espositiva si
trova a circa sei metri sotto la superficie della
Guildhall Yard Art Gallery ed è ancora ben visibile il
passaggio originale di pietra da cui entravano i
gladiatori, gli animali e gli schiavi. Tra i ritrovamenti
si rilevano anche ossa di animali e canali di scolo
per asportare acqua e sangue dall’arena.
Analisi dell’intervento
L’apertura al pubblico è avvenuta, nel 2002, con
una presentazione interessante e suggestiva.
Piuttosto che creare un museo tradizionale, si è
cercato di realizzare un ambiente espositivo al fine
di enfatizzare l’architettura delle strutture romane,
con l’obiettivo di trasmettere l’emozione e il pathos
che si possono percepire all’interno di un’arena.
Nonostante l’esiguità delle testimonianze originali e
la loro collocazione all’interno di un edificio
concepito per altri scopi, il progetto di allestimento
e di valorizzazione, realizzato dallo studio Branson
Coates Architecture di Londra, ha utilizzato un
approccio visivo basato su effetti prospettici e un
uso particolare dell’illuminazione, tanto da riuscire a
36
creare una notevole suggestione nel visitatore,
rievocando l’atmosfera drammatica dei giochi
gladiatorii. Obiettivo principale del progetto è
proprio quello di rivivere l’ambiente dell’arena
romana, attraverso la ricostruzione di un
determinato contesto storico (sec. I - II), mediante
l’uso teatrale di suoni particolari e proiezioni
luminose dirette sulla parte muraria restaurata e
sulle caratteristiche della parte lignea. Si scende alla
sala dell’anfiteatro dal piano della Guildhall Art
Gallery. I visitatori camminano attraverso le sale
espositive dove sono collocati numerosi pannelli
che descrivono la storia dell’anfiteatro e alcune
delle attività che si svolgevano all’interno, con
l’arena che si intravede da una finestra alta e stretta.
Dopo aver attraversato altre sale espositive, i
visitatori si addentrano in un ambiente al buio,
partendo dall’ingresso orientale, lo stesso da cui
entravano i gladiatori e, nella luce fioca del
seminterrato, possono ammirare le antiche vestigia.
Anche se oggi rimangono solamente alcuni tratti
originali delle murature in pietra adiacenti
all’ingresso orientale, grazie a un gioco fluorescente
di luci e all’utilizzo del computer, sono state
realizzate le immagini trompe l’oeil verdi e nere dei
posti a sedere mancanti, nonché le sagome dei
gladiatori che combattono. Infatti, un sistema
computerizzato wire-frame proietta figure umane
come manichini di tubi fluorescenti verdi, intrecciati
come reticolati, che generano il senso della
LUCE 299
3 /2012
Obiettivo principale del progetto è proprio
quello di rivivere l’ambiente dell’arena romana
prospettiva provocando una profonda suggestione.
Il sottofondo di una folla che acclama, in
combinazione con un’illuminazione studiata al fine
di ricostruire la scalinata dell’arena, suggerisce
l’atmosfera delle venationes e la percezione di
grandezza dell’anfiteatro. Grazie alla piattaforma di
visualizzazione installata lungo il muro, infatti, è
possibile avere una buona percezione
dell’ambiente, sia per quanto riguarda le
dimensioni, che per l’accuratezza e l’attenzione
dedicata al singolare allestimento.
Sembra di ritrovarsi, all’improvviso, realmente in
un’arena: le immagini virtuali ripropongono i
gladiatori, gli spettatori e sono completate da luci
tremolanti ed effetti sonori che simulano i rumori di
una folla chiassosa. Schermi verticali vengono
destinati alle proiezioni, per consentire sia di
conoscere la realtà fisica e materiale dei luoghi
espressa dalla base tridimensionale, sia di prendere
visione, attraverso lo schermo virtuale, di dati storici
e immagini. Viene così realizzato un pratico e
completo strumento di comunicazione per tutti i
visitatori, i quali riescono a sentire profondamente la
drammaticità di questa “messa in scena”. Inoltre,
come mero aiuto alla visita, alcune schede visive
mostrano le terrazze panoramiche e indicano la
posizione esatta dei canali sotterranei di drenaggio.
Il restauro dei sistemi idraulici è stato terminato nel
2006, e questi elementi sono stati conservati sotto il
livello del pavimento, coperti da una lastra di vetro.
Non è stato possibile restaurare tutte le parti
dell’anfiteatro, così i tratti mancanti in legno e in
pietra sono stati evidenziati da elementi metallici
posti nella pavimentazione. Pannelli grafici sono
stati strategicamente posizionati in tutta la sala, per
indicare la presenza di parti ancora inaccessibili.
Per concludere, possiamo affermare che questo
progetto di musealizzazione in situ, con particolare
riferimento al ruolo della luce, dimostra come lo
spazio pubblico possa diventare, nel suo essere
terreno di ricostruzione, scena tragica, dura e
inquietante. La strategia d’intervento dimostra,
ancora una volta, la possibilità, in presenza di
un’avanzata cultura archeologica, architettonica e
museografica, di conservare e mostrare
efficacemente dei reperti, nonostante la loro
frammentarietà, anche in aree come la City di
Londra che hanno una vocazione diversa da quella
più specificamente culturale. Nigel Coates, con le
sue visioni-proiezioni di luce, costruisce ambienti
volti non a sopraffare, ma a valorizzare il contenuto
sociale degli eventi che vi hanno avuto luogo: luci e
suoni non distraggono il visitatore, anzi lo
proiettano ancora di più in un contesto specifico,
facendo in modo che egli possa sentirsi vivamente
parte dello spettacolo. L’intervento realizzato
nell’anfiteatro rappresenta un riferimento di studio
fondamentale poichè mostra come le proiezioni o
la luce, possano diventare quasi metafore del
restauro contemporaneo, un restauro ad altissima
tecnologia, al limite anche mutevole ed effimero.
Resti del muro originale dell’arena, evidenziati da spot
di luce diretta che permette di dare risalto alle rovine,
rispetto a tutto l’allestimento della scena.
37
SCUOLA PER L’INFANZIA A BRESCELLO
LUCE INTERNI
REGGIO EMILIA / IT
POLISENSORIALITÀ E LUCE
NELL’ARCHITETTURA
PER L’INFANZIA
Gli spazi per l'infanzia grazie ad arredi e design dedicati si trasformano in esperienze
polisensoriali educative e la luce, anche in questo caso,
ha un ruolo di primo piano nell'aumento delle capacità cognitive dei bambini.
di Cristina Ferrari
L
Nido e Scuola dell’infanzia aziendale
ENI, architettura a design Tullio Zini
architetto, ZPZ Partners, Lapis
Architetture: sezione 5 anni.
54
e esperienze sensoriali possono assumere un ruolo
primario nell’architettura per l’infanzia? La
collaborazione tra Reggio Children, società
pubblico-privata di Reggio Emilia che si basa sullo
“stupore del conoscere” e sulla filosofia dei “cento
linguaggi dei bambini”, e lo studio di architettura
ZPZ Partners di Modena ha dimostrato che è un
presupposto non solo possibile, ma anzi
indispensabile. Lo studio ZPZ Partners, fondato nel
1998 e guidato dagli architetti Michele Zini e
Claudia Zoboli, si concentra su architettura, design,
concept e innovazione, partendo dall’elaborazione
meta progettuale fino alla direzione dei lavori,
e in particolare è dedicato all’architettura per
l’infanzia.
“La nostra specializzazione non è voluta”, ci
spiega l’architetto Michele Zini, “ma è capitata un
po’ per caso: come docente alla Domus Academy,
nel 1994 ho proposto una ricerca in collaborazione
con Reggio Children sulla progettazione di
architettura per l’infanzia. Da questo incontro è
nato nel 1998 il libro Bambini, spazi, relazioni.
Metaprogetto di un ambiente per l’infanzia, curato
da Giulio Ceppi e da me, che ha avuto risonanza
internazionale fino a essere inserito anche nel
programma elettorale di Bill Clinton”. ZPZ Partners
ha curato la realizzazione di asili nido, di asili e di
aree per l’infanzia in aeroporti e centri commerciali
in tutto il mondo, a Tokyo, San Francisco,
Stoccolma, Londra, ecc. e naturalmente in Italia
con asili e nidi commissionati da Comuni e grandi
imprese quali Eni, Cariparma, Tetra Pak ecc., vero
esempio dell’eccellenza italiana.
“L’ambiente è fondamentale per supportare il
progetto pedagogico” continua l’architetto Zini, “si
crea uno strettissimo dialogo tra pedagogia e
architettura per realizzare ambienti polisensoriali,
veri e propri laboratori per l’autoapprendimento dei
bambini in grado di stimolare e supportare i diversi
processi cognitivi e il percorso di crescita. I bimbi,
infatti, hanno una conoscenza sinestetica,
imparano con i cinque sensi e uno attiva l’altro:
vedono la temperatura, gustano gli odori e toccano
la luce. Si meritano quindi un ambiente, inteso
come insieme di architettura, arredi, colore, luci e
acustica, ricco di stimoli, percorsi sensoriali e
opportunità, ma con un risultato semplice e
piacevole, sinfonico, non cacofonico. Il paesaggio
materico deve essere ricco e articolato, con tessuti,
materiali e superfici diversi, accostati in modo tale
da esaltare le differenze: liscio e ruvido, opaco e
trasparente, duro e morbido, durevole nel tempo
(vetro, acciaio, ecc.) e soggetto a invecchiamento
(legno, pietra). La collaborazione con Reggio
Children ha portato anche alla consulenza per una
nuova gamma di arredi per l’infanzia (PLAY+)
colorata e polimaterica che prevede una linea
morbida e una dura. Si gioca col colore: la base è
un grigio sabbia che amalgama tutta la gamma
cromatica composta di tanti colori e sfumature,
accostati o contrapposti tra loro ma sempre
bilanciati secondo una precisa gerarchia percettiva
(colori a bassa saturazione a livello ambientale e
altri di accento tra cui il bianco), ben distante dalla
semplificazione dei colori primari. Quasi tutti gli
edifici sono dotati di un impianto fotovoltaico che
assicura energia pulita e risparmio energetico.
Il progetto della luce s’inserisce in questo contesto,
come opportunità di crescita e di scoperta.
LUCE 299
3/2012
Nido aziendale Cariparma,
architettura a design ZPZ
Partners: piazza.
55
LUCE INTERNI
SCUOLA PER L’INFANZIA A BRESCELLO
Nido aziendale Tetra Pak,
Nido aziendale Cariparma,
architettura a design ZPZ
architettura a design ZPZ
Partners: lucernario ingresso
Partners: riposo grandi.
56
REGGIO EMILIA / IT
“Il paesaggio luminoso prevede due livelli di
illuminazione: ci sono luci di base, usate per lo
sfondo, che creano una sorta di background di
acquario e luci di accento, con lampade che
diventano protagoniste. Se l’illuminazione di sfondo
si basa su sorgenti fluorescenti, quella di accento
cerca prestazioni diverse, quali luci alogene, a
grappolo, LED, luci grigie o bianco neutro,
colorate; si lavora su ombre e colore sfruttando al
meglio ogni sorgente luminosa”.
“La luce è un ingrediente fondamentale
dell’ambiente”, spiega Massimo Piacentini,
curatore della parte di progettazione
illuminotecnica, “si soddisfano le esigenze
sensoriali dei bimbi nel rispetto delle esigenze
tecniche: il controllo della luce è utile anche per
interagire con i bimbi, si gioca con la luce e si
trasmettono emozioni, ma contemporaneamente si
cerca di rispettare le necessità dei clienti e di
risparmiare energia. Con le luci di base si lavora in
economia, assicurando comunque un’ottima
quantità e qualità di illuminazione, utilizzando faretti
incassati e messi in ordine sparso a creare un
tessuto di base, elementi puntiformi e minimali che
danno un effetto a dalmata”. “Con le luci di
accento si possono creare ombre disegnabili”,
prosegue l’architetto Claudia Zoboli, “sottolineare
zone di particolare interesse, avere luce diffusa o
concentrata; le lampade diventano protagoniste
anche per la loro forma, possono essere pendenti
con filtri colorati intercambiabili, alzabili e
abbassabili con un gesto, a parete con stampa
lenticolare che passa tra i colori dell’arcobaleno al
cambiare della posizione da cui le si osserva, ecc.
Si gioca con luci, ombre e colori in un continuo
adattamento all’ambiente; esigenze e sensazioni,
LUCE 299
3/2012
ad esempio, si possono usare luci calde (3500 4000° K) per superfici calde quali soffitti di legno,
luci fredde per esaltare le superfici bianche o le
differenze tra i materiali utilizzati, luci molto forti per
rendere i colori luminosi o lanterne a luce calda che
diventa sempre più soft (tipo candele) o a effetto
luna per le zone dedicate al riposo”. “Le due
dimensioni non potrebbero esistere l’una senza
l’altra”, precisa Massimo Piacentini, “insieme
formano un paesaggio luminoso ricco e gradevole
alla vista, sottolineato da un design estroverso, che
comprende anche linee dedicate con elementi
cablati come luci di emergenza; sono previsti
diversi scenari con sorgenti luminose che si
accendono e si spengono solo in determinati punti
e luci che possono essere variate di intensità da
educatori e bimbi con i dimmer. Il vero problema è
rappresentato dalla normativa italiana che regola
solo la quantità, ma non la qualità e la disposizione
della luce: la sfida è creare un’illuminazione sicura
e a norma ma che sia anche bella a vedere. Nella
scuola dell’infanzia costruita a Brescello (RE), è
stato inserito un ambiente con un faro, un vero e
proprio ‘teatro delle ombre’ per osservare i
movimenti dietro a un telo e che, secondo il telo
usato, permette di ammirare giochi di ombre,
proiezioni d’immagini e burattini”.
Scuola dell’infanzia
Nido e Scuola dell’infanzia
Loris Malaguzzi, architettura a
aziendale ENI, architettura a design
design Tullio Zini architetto e
Tullio Zini architetto, ZPZ Partners, Lapis
ZPZ Partners: pranzo.
Architetture: sezione lattanti.
57
LUCE 299
3/2012
INNOVAZIONE
NEL MONDO
DELLA LUCE
I Paradigmi Tecnologici:
le dinamiche nelle sorgenti d’illuminazione
di Franco Bertini
L’
Apparecchio Wood, tecnologia
dual-inside, legno di noce,
sorgente LED con opzione RGB, FM
connessione bluetooth a
smartphones e pc. Concessione
ITRE brand di FDV Group S.p.A.
evoluzione tecnologica che ha permeato gli ultimi 5
anni dell’illuminotecnica internazionale, permette
oggi di proporre sui mercati internazionali soluzioni
all’avanguardia, impensabili prima di tale
accelerazione, e che permettono di unire per esempio il
design illuminotecnico italiano sia decorativo che
architetturale, a fondamentali risultati di risparmio energetico
e minore manutenzione, ma anche di integrare soluzioni di
altro tipo al corpo illuminante, che siano funzionali alle
esigenze dell’abitare e degli spazi pubblici, sia
nell’illuminazione da esterni, che da interni. Un tale
progresso, quando generato in modo sistematico e diffuso,
può costituire la radice di un nuovo paradigma tecnologico
che può trasformare il tessuto sociale e i suoi processi
decisionali nella selezione e acquisto di sistemi di luce.
Il segmento dell’illuminazione da interni, è il settore dove più
forte deve essere il ruolo della sensibilità del cittadino che
opta per la migliore efficienza, proprio per via dell’assenza di
normative di riferimento, al contrario di quanto accade per
l’illuminazione da esterno.
Laddove tali normative siano vigenti, esse comportano selezioni
qualitative superiori che a loro volta determinano maggiori costi
d’acquisto, ma permettono un maggiore risparmio anche da
parte dell’utente durante il ciclo di vita del prodotto (LCA – Life
Cicle Analysis). Nell’ottica della LCA , l’efficienza sul mediolungo periodo è la discrimante che compensa l’investimento
iniziale, ma è elemento essenziale di fronte ai crescenti costi
dell’energia e alla possibilità di non manutentare nè l’elettronica
nè le sorgenti, qualora si utilizzino i LED.
Per quanto riguarda l’illuminazione da esterni, il cliente tipo è
spesso l’ente pubblico, ed in ultima istanza è la cittadinanza che
ne usufruisce e paga il conto degli investimenti effettuati dalla
P.A. tramite tassazione locale o statale, e la presenza di
normative europee permette oggi un maggior controllo sovranazionale sulle dinamiche di aggiudicazione dei bandi
internazionali (cit. Articolo bandi internazionali Bertini/Battistini...).
Nell’illuminazione “privata”, sussistono piuttosto
raccomandazioni, influenze culturali derivanti dalla Green
Economy e dalla crescente importanza del “risparmio
63
INNOVAZIONE
LE DINAMICHE NELLE SORGENTI D’ILLUMINAZIONE
Lampada da terra Katana, in fibre
di carbonio, tecnologia dualinside, sorgente LED con opzione
RGB, connessione bluetooth a
smartphones e pc. Concessione
ITRE brand di FDV Group S.p.A.
Design di Valerio Cometti.
energetico”, non tanto come rispetto delle risorse
energetiche, quanto per l’implicazione economica.
È grazie all’evoluzione delle sorgenti, cioè delle lampade, da
parte dei grandi produttori internazionali che sussite la
possibilità per gli utenti finali di scegliere soluzioni più
funzionali e a prezzi via via più accessibili.
La prima “rivoluzione” nell’uso delle lampade a risparmio
energetico a fluorescenza compatte è appena avvenuta, e la
sua diffusione è tale che nel mondo industrializzato ha ormai
sostituito molte delle “vecchie” lampade a incandescenza,
che stanno uscendo dal mercato.
Tale sostituzione, rappresenta un salto tecnologico e comporta
un cambio del paradigma tecnologico dominante il settore luce,
solo nel momento in cui la diffusione di questa tecnologia ha
sopravanzato la vecchia tecnologia. Secondo i teorici
dell’economia dell’innovazione, il paradigma tecnologico è
rappresentato dall’insiene di processi e prodotti che identificano
il sistema “tecnico” sulla base del quale si sviluppano le offerte
e le domande dei mercati di riferimento (per esempio nella
Economics of Innovation, uno dei paradigmi tecnologici più
conosciuti riguarda le sorgenti energetiche alla base dei sistemi
industriali, nello specifico si consideri il salto dal paradigma con
tecnologia a carbone al paradigma tecnologico che ha messo il
petrolio alla base di processi produttivi a livello mondiale, che
ha impiegato oltre 100 anni, da quando i primi grandi giacimenti
di petrolio erano stati “scoperti”). Tale nuovo paradigma
tecnologico si è diffuso tramite campagne massicce di stampa,
attività di sensibilizzazione e promozione pubblica e privata, e
ha impiegato oltre un decennio per essere accettato dall’utente
privato. Oggi è un dato di fatto cercare di utilizzare lampade a
basso consumo, soprattutto dal momento in cui la qualità
della luce è notevolmente migliorata ed i costi della lampada
con questa tecnologia a bordo, si sono comunque abbassati.
Una nuova rivoluzione si sta affacciando, e comporterà
probabilmente la “sostituzione” delle lampade alogene e
forse fluorescenti con i LED. In certe zone dell’Europa, per
esempio nei paesi del Nord Europa, tale sostituzione ha
addirittura riguardato le lampade a ioduri metallici con
analoghe Lampade a LED ad alta potenza e che portano ad
64
importanti risparmi sulla manutenzione e sul costo
dell’energia su lassi temporali di 4-5 anni.
Tuttavia, come nel caso delle lampade a fluorescenza
compatte, la sostituzione di un paradigma tecnologico con
un altro, richiede tempo e una serie di elementi competitivi e
di disponibilità della tecnologia non indifferenti.
I limiti all’utilizzo della tecnologia LED negli ambienti interni
sono derivati per anni dal “calore “ della luce, dei suoi toni, in
sostanza dal rispetto del CRI (Color Rendering Index), dei
colori naturali dell’ambiente circorstante, e dal maggiore
costo che la tecnologia LED ha sempre avuto rispetto alle
sorgenti classiche dicroiche o fluorescenti.
Negli ultimi anni invece, con le economie di scala raggiunte,
e con l’investimento in sistemi di dissipazione del calore per i
diodi, si è assistito ad un potenziamento delle sorgenti LED
che oggi sviluppano nelle loro versioni standard 10W
l’equivalente delle 50W dicroiche, portando quindi un
risparmio dell’80% di consumo elettrico, con al contempo
una notevole riduzione dei costi di produzione di tali sorgenti
senza considerare il ciclo di vita che è di 20-30 volte
superiore alla dicroica. Si sono sviluppati sistemi ottici
integrati e lenti per controllare l’emissione stessa dei diodi e
la scelta del LED bianco varia su un’ampia gamma di
“calore” (gradi Kelvin), per le più disparate esigenze.
I LED da 8-10W , sono diffusi presso ogni specialista e
rivenditore sul mercato della luce italiana e facilmente
installabili in molti prodotti a dimensione contenuta,
specialmente sui faretti da incasso, da interni ed esterni,
dove l’approccio e la moda architetturale hanno spinto molti
negozi e uffici a disegnare gli spazi con queste soluzioni.
D’altronde l’attenzione alla compattezza e la
minimalizzazione degli apparecchi elettrici ed elettronici, la
riduzione di quantità di materiale necessario per produrre,
non solo luce, ma anche apparecchi televisivi (la tecnologia
è ormai a LED con risparmi notevoli di peso ed energia,
anche se con incertezza sulla durata della qualità visiva degli
stessi, al di là delle varie direttive europee come ROHS o
RAEE fra le altre), permetterà sempre più una diffusione di
larga scala ed un aumento della potenza e durata di queste
LUCE 299
3/2012
soluzioni, rendendo disponibile e sfruttabile tale nuovo
paradigma tecnologico nei settori più disparati.
È tuttavia scontata, nonostante tale nuovo paradigma
tecnologico si stia imponendo, che permanga la coesistenza
sul panorama internazionale di diverse tecnologie ora
minoritarie e nella fase discendente del proprio ciclo di vita,
per un lungo lasso temporale, soprattutto per quanto riguarda
le lampade a scarica ed anche le alogene e dicroiche, che
diventano anch’esse sempre più compatte ed esteticamente
“piacevoli”, ma la diversificazione è anche la ricchezza e la
possibilità di scegliere che va sempre data al cittadino/utente
a seconda delle proprie disponibiltà finanziarie.
Oltre la Luce,
le nuove funzioni del corpo illuminante
Oltre alla tendenza sempre maggiore di utilizzo del LED nei
luoghi privati e pubblici, il futuro si misura anche sulle
possibili integrazioni fra luce ed altre funzionalità.
E’ quindi l’applicazione dell’apparecchio illuminotecnico e
una molteplicità di funzioni, che non si risolve con la sola
funzione di luce, nonchè il contesto in cui questo può dare i
maggiori benefici a fare la differenza. Il LED viene proposto
soprattutto in soluzioni tecniche di illuminazione tecnica, ma
vi sono pionieri che stanno applicando in modo sensibile e
attento questa tecnologia anche al settore della luce
decorativa e architetturale.
Difatti è il settore della luce decorativa e architetturale che
soffre di più negli ultimi anni, che non ha mai considerato in
modo strutturato la necessità di avanzare tecnologicamente
per difendersi da produttori asiatici ed est-europei che
copiano la genialità e originalità del design Europeo, potendo
contare sui bassi costi della manodopera. Una buona parte
delle aziende italiane operanti nell’illuminazione decorativa e
architetturale ha fatto la sua fortuna nei mercati della Russia e
nelle Ex CSI e nei Paesi Arabi, ma ora soffre di una crescente
concorrenza di basso livello, basata su filosofie parassitarie, e
indirizzate solo alla fornitura a basso prezzo, spesso nel
disprezzo dell’ambiente, della sicurezza, e dei diritti del lavoro.
Per questo è lodevole la volontà del comparto italiano
dell’illuminazione, che opera sulla progettazione di “idee” e
“innovazione” e realizza progetti in tutto il mondo, di investire
ancora sulla tecnologia e sulla differenziazione. Nonostante la
difficoltà economica degli ultimi anni, straordinari sono alcuni
risultati per cui si possono reinventare realtà provenienti dal
settore illuminotecnico decorativo, che si distinguono fra le
eccellenze del made in italy. Fra le grandi innovazioni portate
nel mondo della luce negli ultimi mesi, vorremmo solo citare
un esempio. Una tecnologia applicata alla luce, frutto della
collaborazione fra tecnologia software giapponese e creatività
italiana della luce, fra LED e Suono, personalizzazione
dell’ambiente e alto design industriale.
È stata presentata alla recente fiera di Euroluce nel 2011 e poi
a Dusseldorf in Germania, durante l’evento Architect & Work
(Dicembre 2011) una gamma di prodotti a architetturale a
LED con sistema integrato audio. La novità è che tale
sistema, chiamato “dual-inside”, esclusiva mondiale del
gruppo italiano FDV Group SpA, permette libertà completa di
collegarsi all’apparecchio luminoso tramite smartphones o
ipod/ipad e PC e di controllare luce e audio senza necessità
di filo diffusione, impianti stereo o altri mezzi.
Il database del suono è personalizzabile, poichè il blue-tooth
trasmette all’apparecchio luminoso, ricreando l’atmosfera
preferita per ogni utente, e permette a quest’ultimo di sentirsi “a
casa”, oppure permette di creare “mood” in ambienti
commerciali raffinati, dove si vuole coinvolgere e trasformare
una permanenza in esperienza indimenticabile, personalizzabile
nella luce (con la possibilità di dimmerare la luce e con cambiocolore RGB) e nel suono (avendo anche la possibilità di
ascoltare onde radio FM). È ancora ipotizzabile che tale
tecnologia si possa utilizzare in studi ambulatoriali, così come
nelle sale d’attesa o receptions di Comuni e banche etc.
Questa tecnologia, sviluppata ad oggi su alcuni prodotti, è
applicabile su un numero indefinito di soluzioni
illuminotecniche.
La funzionalità permette libertà espressiva e la possibilità di
modificare e giocare in spazi ridotti su ulteriori soluzioni
audio-illuminotecniche.
Certamente si tratta di una delle frontiere della ricerca e
dell’innovazione che oggi toccano il mondo della luce, che
ora si fonde con un altro senso , quello del piacere dell’udito,
e con la flessibilità e interattività con l’utente immediato.
Questo passo rappresenta parte di un ulteriore salto
tecnologico, e forse, in numi, l’alba di un nuovo paradigma
tecnologico, in cui si fondono diverse esigenze, sulla scita
della domotica, ma più semplificate e adattabili.
L’innovazione è forse l’unico volano che oggi le imprese
italiane possono cavalcare per dimostrare la forza del sistema
produttivo, nonostante la debolezza del Sistema Paese e del
Sistema Politico, e solo l’innovazione ci permetterà di
competere e di mantenere e rafforzare la reputazione nel
mondo della luce architetturale.
È stato dimostrato dai grandi gruppi di illuminazione italiani
che hanno attraversato indenni questi quattro lunghi anni di
crisi, di cui ancora non si è vista la fine, ed è solo grazie alla
creatività e all’innovazione, alla flessibilità e alla capacità di
leggere le esigenze latenti del pubblico e della comunità, che
i prescrittori dei grandi progetti internazionali possono
continuare a prendere in considerazione la genialità italiana
nei vari settori, quando devono lavorare e progettare per i
grandi developers o per il retail di lusso.
Rimane forse questa la frontiera del futuro italiano, un insieme
di innovazione, ricerca e sviluppo, con alla base la
consapevolezza delle proprie capacità e della missione di
dover progettare per il futuro e per l’efficienza, unita al design,
compiendo piccole rivoluzioni tecnologiche differenziali, anche
minime, ma costanti, che tuttavia spostano ancora più in là la
concorrenza di basso-medio livello, garantendo al tempo
stesso la crescente efficienza del sistema produttivo italiano.
65