Le questioni attinenti ai rapporti SUHe SRVW adozione tra adottato

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Le questioni attinenti ai rapporti SUHe SRVW adozione tra adottato
3HUFRUVLHSUREOHPLGHOO¶DGR]LRQH
2SHQUHFRUGVHRSHQDGRSWLRQV
GXHSURSRVWHGDJOL6WDWL8QLWL
SHUODUHJROD]LRQHGHLUDSSRUWL
WUDDGRWWDWRJHQLWRULDGRWWLYLHJHQLWRULELRORJLFL
di -RsOOH/RQJ*
4XHVWLRQL UHODWLYH DL UDSSRUWL LQWHUQL DO WULDQJROR DGRWWLYR QHOOD UHDOWj
VWDWXQLWHQVH
Le questioni attinenti ai rapporti SUH e SRVW adozione tra adottato, genitori
adottivi e genitori biologici (i membri del cosiddetto WULDQJROR DGRWWLYR1)
sono discusse con grande interesse e partecipazione dall’opinione pubblica
statunitense e, conseguentemente, sono oggetto di particolare attenzione da
parte delle istituzioni e dei mass media di quel Paese.
Uno dei temi più controversi è la legittimazione dell’adottato adulto
all’accesso alla documentazione sulla sua adozione (il cosiddetto DGRSWLRQ
UHFRUG). Gli DGRSWLRQ UHFRUGV sono detti RSHQ (aperti) quando la legge
prevede che gli adottati adulti possano accedervi senza dover presentare un
apposito ricorso all’autorità giudiziaria2.
Un’altra questione assai discussa è quella dell’ammissibilità e
dell’opportunità delle RSHQ DGRSWLRQV (adozioni aperte), in cui i genitori
biologici e i genitori adottivi si impegnano a scambiarsi, prima ed
eventualmente dopo l’adozione, informazioni sugli avvenimenti significativi
delle rispettive vite3.
Sia nella questione dell’accesso dell’adottato alla documentazione
sull’adozione, sia nella discussione sulle adozioni aperte, occorre operare un
bilanciamento tra più interessi reciprocamente in conflitto e considerati,
*
Dottoranda in diritto civile, Università di Torino.
Cfr. A. Sorosky, A. Baran and R. Pannor, 7KH $GRSWLRQ 7ULDQJOH WKH (IIHFWV RI WKH
6HDOHG 5HFRUG RQ $GRSWHHV %LUWK 3DUHQWV DQG $GRSWLYH 3DUHQWV, Anchor Press, New
York, 1978.
2
Sulla questione dell’accesso ai UHFRUGV da parte dei membri del WULDQJROR DGRWWLYR, vedi
LQIUDal par. 2.
3
Per esempio esistenza o sopravvenienza di fratelli o sorelle biologici dell’adottato,
andamento dell’inserimento del minore nella famiglia adottiva, problemi di salute dei
genitori biologici o dell’adottato, prima e dopo l’adozione. Sulle adozioni aperte, vedi LQIUD
al par. 3.
1
almeno in astratto, ugualmente meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento
giuridico: l’interesse dell’adottato e dei genitori adottivi a uno VWDWXV
familiare stabile; l’interesse di alcuni adottati a mantenere dopo l’adozione
rapporti di fatto con persone, anche appartenenti alla famiglia biologica, che
abbiano avuto un ruolo positivo significativo nella vita del minore prima
dell’adozione; l’interesse di alcuni adottati adulti ad avere accesso alle
informazioni concernenti la loro origine familiare e genetica; l’interesse dei
genitori biologici a un trattamento e a una diffusione delle informazioni che li
riguardano realizzati in modo tale da garantire la loro riservatezza4;
l’interesse di alcuni genitori biologici ad avere informazioni, identificative e
non, sulla situazione psico-fisica del figlio dato in adozione.
Tra RSHQUHFRUGV e RSHQDGRSWLRQVvi è però, è bene sottolinearlo fin d’ora,
una differenza fondamentale. Nel primo caso il soggetto cui ci si riferisce è
l’adottato adulto, cui si discute se attribuire la titolarità di un vero e proprio
diritto soggettivo alla conoscenza delle proprie origini. Nel secondo caso,
invece, la persona in primo piano è un minore, sull’intera vita del quale
(comprese quindi le delicate fasi dell’infanzia e dell’adolescenza)
incideranno le decisioni adottate in merito al mantenimento di rapporti di
fatto con la famiglia biologica.
Le ragioni dello straordinario coinvolgimento della società statunitense
nelle discussioni su RSHQ UHFRUGV e RSHQ DGRSWLRQV sono di ordine
quantitativo e qualitativo.
Gli Stati Uniti d’America sono il Paese al mondo con il più alto numero di
adozioni per abitanti: nel corso del 1992, ultimo anno per il quale esistono
statistiche affidabili sul numero totale di adozioni (nazionali e internazionali)
concluse, furono adottati 127.441 minori5; le adozioni stimate per il 1999
4
Contro la configurabilità di un diritto soggettivo alla riservatezza dei genitori biologici
che comprenda anche un loro diritto all’anonimato è la storica decisione resa dalla 8QLWHG
6WDWHV &RXUW RI $SSHDOV IRU WKH 6L[WK &LUFXLW l’11 febbraio 1997 (il testo completo della
pronuncia è disponibile all’indirizzo KWWSODZVILQGODZFRPWKKWPO), che ha
stabilito che la presenza di una legge statale (nel caso di specie una legge del Tennessee)
che consenta agli adottati adulti l’accesso al loro DGRSWLRQ UHFRUG e al loro certificato
originale di nascita non viola il diritto alla SULYDF\ implicitamente contenuto nella
Costituzione federale (ed esplicitato dalla giurisprudenza): la nascita, infatti, è un fatto
pubblico, oltre che privato, come dimostrato dal fatto che tutti gli Stati mantengono registri
dello stato civile; la consultazione delle informazioni relative alla nascita da parte
dell’adottato adulto non viola alcuno dei diritti costituzionalmente garantiti invocati dai
ricorrenti (due madri biologiche, una coppia adottiva e un’agenzia) né il diritto alla
riservatezza familiare (IDPLOLDOSULYDF\) né il diritto alla UHSURGXFWLYHSULYDF\, che, secondo
la giurisprudenza, protegge la donna nella sua decisione di portare o no a termine una
gravidanza.
5
Dopo la chiusura per mancanza di fondi del 1DWLRQDO &HQWHU IRU 6RFLDO 6WDWLVWLFV, ufficio
federale che tra il 1957 e il 1975 raccolse ed elaborò sistematicamente ed organicamente i
dati relativi alle adozioni trasmessi dai singoli Stati, furono Victor e Carol Flango, del
1DWLRQDO &HQWHU IRU 6WDWH &RXUWV di Williamsburg, Virginia, a condurre all’inizio degli
anni’90 “il più recente e completo ritratto dell’adozione negli Stati Uniti” (così la 1DWLRQDO
$GRSWLRQ &OHDULQJKRXVH,
ufficio federale che fornisce informazioni sull’adozione),
2
sono state 138.0006 su una popolazione di circa 275 milioni di individui; ogni
anno, quindi, è conclusa un’adozione ogni 2.000 persone circa. Le stime sul
numero complessivo di adottati residenti negli USA oscillano fra 2,5 e 5
milioni di individui7. In Italia, nel 1999, i decreti definitivi di adozione sono
stati uno ogni 19.000 abitanti circa8.
In Italia il tribunale per i minorenni dichiara il minore in stato di
adottabilità, lo abbina alla coppia di coniugi che abbia presentato domanda di
adozione e che appaia “quella maggiormente in grado di corrispondere alle
esigenze del minore”9 e infine pronuncia l’adozione. Negli USA, invece,
l’autorità giudiziaria interviene, di solito10, solo al termine della procedura
adottiva, con la pronuncia del decreto di adozione: è un’agenzia (pubblica o
privata), debitamente autorizzata dalla competente autorità dello Stato in cui
l’agenzia opera, ad accertare l’idoneità all’adozione degli aspiranti genitori
adottivi, a raccogliere il consenso dei genitori biologici all’adozione del
minore e a decidere l’abbinamento11. L’intermediazione di un’agenzia nelle
procedure di adozione non è però obbligatoria: i genitori adottivi e quelli
biologici possono, riducendo i tempi di attesa ed evitando ogni valutazione
sulla loro idoneità, optare per un’LQGHSHQGHQW DGRSWLRQ (adozione
utilizzando per la loro indagine atti giudiziari, dello stato civile e delle agenzie che si
occupano di adozione. Un’eccellente panoramica sulla situazione dei dati relativi alle
adozioni negli USA è contenuta in Kathy Stolley, “Statistics on adoption in the United
States”, in 1 7KH )XWXUH RI DGRSWLRQ, 1993, consultabile RQ OLQH all’indirizzo
KWWSZZZIXWXUHRIFKLOGUHQRUJDGSLQGH[KWP . Più aggiornate, seppur meno rigorose dal
punto di vista metodologico, le panoramiche curate dalla 1DWLRQDO $GRSWLRQ ,QIRUPDWLRQ
&OHDULQJKRXVH e da $PHULFDQV IRU RSHQ UHFRUGV (organizzazione privata, composta per la
maggior parte da adottati e genitori biologici, che chiede il riconoscimento legislativo del
diritto dell’adottato adulto di accedere alla documentazione relativa alla sua adozione)
consultabili
rispettivamente
sui
siti
KWWSZZZFDOLEFRPQDLF
e
KWWSZZZDEROLVKDGRSWLRQFRPVWDWLVWLFVKWPO. Dal 2000 si è ritenuto, a seguito delle
annose richieste degli operatori giuridici e sociali e delle numerose organizzazioni
impegnate nel settore, di includere la voce ”numero di minori adottati” nel consueto
censimento annuale; i dati non sono, al momento, ancora disponibili.
6
Fonte: Marketdata Enterprises, http://www.mkt-data-ent.com .
7
Joan H. Hollinger, $GRSWLRQ/DZDQG3UDFWLFH, I,1998, 6XSSOHPHQW, Bender, New York.
8
Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia (cfr. Ministero della Giustizia
“L’applicazione della legge 4 maggio 1983 nr.184 negli anni 1993-1999” consultabile sul
sito del Ministero KWWSZZZJLXVWL]LDLW ), in Italia nel 1999 vi sono stati 3197 decreti
definitivi di adozione. Nel Regno Unito (in cui le adozioni internazionali sono rare e
quelle nazionali numerose e incoraggiate dal Governo) ed in Francia il rapporto è di poco
inferiore, in Spagna è di poco superiore.
9
Art. 22, comma 5, legge 4 maggio 1983 nr. 184, così come modificato dalla legge 28
marzo 2001, n. 149.
10
La perdita della potestà parentale da parte dei genitori biologici può derivare, oltre che
dal consenso all’adozione manifestato dai genitori biologici stessi (su cui subito LQIUD), da
una pronuncia dell’autorità giudiziaria, al termine di un procedimento analogo a quello
previsto dall’art. 330 del nostro codice civile.
11
In Italia gli enti privati autorizzati svolgono attività di intermediazione nelle procedure
adottive VRORSHUO¶DGR]LRQHLQWHUQD]LRQDOH.
3
indipendente), rivolgendosi a un privato (una persona fisica, che può essere
un medico o un religioso che presta occasionalmente la propria opera di
intermediazione in una procedura adottiva e non riceve per questa alcun
compenso, ma può anche essere un IDFLOLWRU, cioè un soggetto privato, di
solito un avvocato, che riceve un regolare compenso per la sua attività di
assistenza nelle procedure adottive) affinché li metta in contatto con
qualcuno che intenda rispettivamente dare un figlio in adozione o adottare un
minore12.
Le stime indicano che delle adozioni concluse al di fuori della famiglia
biologica, il 40% sono gestite da agenzie pubbliche (il costo di un’adozione
di questo tipo è compreso tra gli zero e 2.500 $13), il 29% da agenzie private e
il 31% sono adozioni indipendenti (il cui costo medio è di circa 20.000 $)14.
Questo coinvolgimento di pubblico e privato, QR SURILW ma anche e
soprattutto a fini di lucro, fa sì che negli Stati Uniti il valore del giro di affari
legato ai “servizi adottivi” sia considerevole: per il 1999 esso è stato stimato
in 1.4 miliardi di dollari, cifra che secondo le previsioni sarebbe destinata a
crescere dell’11.5% entro il 200415.
Oltre che per ragioni quantitative, le questioni attinenti ai rapporti tra i
membri del WULDQJROR DGRWWLYR sono assai sentite dall’opinione pubblica
statunitense per ragioni qualitative, connesse cioè alla rappresentazione, e
quindi all’opinione, che la società statunitense ha dell’istituto dell’adozione.
La particolarità della situazione USA sta nel fatto che fattori storici, sociali
e culturali variamente collegati e combinati fra loro hanno portato nuova linfa
alla cosiddetta cultura del rapporto biologico, presente in forma più o meno
latente in tutta l’Europa occidentale e nell’America settentrionale, in base alla
quale i legami di generazione e parentela biologica (i cosiddetti OHJDPL GL
VDQJXH) hanno rilevanza, oltre che (di regola) giuridica, anche di fatto.
Una delle più evidenti conseguenze di questa esasperazione della rilevanza
dei legami di sangue è che la pressione sull’opinione pubblica e sul
legislatore è esercitata soprattutto dalle associazioni di adottati16 e, sebbene in
12
Le adozioni concluse dai IDFLOLWRUV, cioè, come si è detto, da individui privati che
ricevono una retribuzione per la loro opera di intermediazione nelle procedure adottive,
sono a metà strada tra il “mercato bianco” (che comprende le adozioni curate da agenzie
pubbliche e private) e il mercato nero (in cui i minori diventano merce) e costituiscono il
cosiddetto “mercato grigio”. Sulla distinzione tra mercato grigio e mercato nero cfr.
Melinda Lucas, “Adoption: Distinguishing Between Grey Market and Black Market
Activities”,in 34 )DPLO\/DZ4XDUWHUO\, 2000, 553. In alcuni Stati, le adozioni concluse da
IDFLOLWRUV non sono ammesse e/o si richiede una valutazione preventiva dell’idoneità
all’adozione dei genitori adottivi da parte di un’agenzia autorizzata.
13
Fonte: 1DWLRQDO$GRSWLRQ&OHDULQJKRXVH.
14
I valori percentuali riportati nel testo sono citati da Kathy Stolley, in “Statistics on
adoption in the United States”, cit., 31.
15
Fonte: Marketdata Enterprises, KWWSZZZPNWGDWDHQWFRP .
16
Per esempio: $GRSWHHV /LEHUW\ 0RYHPHQW $VVRFLDWLRQ (ALMA), $PHULFDQ 2SHQ
$GRSWLRQ 0RYHPHQW, $PHULFDQV )RU 2SHQ 5HFRUGV (AmFOR), :DVKLQJWRQ $GRSWHHV
5LJKWV0RYHPHQW (WARM), <HVWHUGD\¶V&KLOGUHQ$GRSWHHV¶,GHQWLW\0RYHPHQW. Nel 1978
4
misura minore, di genitori biologici17, che si battono per lo smantellamento
del presidio del segreto sull’adozione e, in particolare, per il riconoscimento
legislativo del libero accesso dell’adottato adulto al suo DGRSWLRQ UHFRUG. In
Italia, invece, l’associazione più numericamente consistente e ascoltata dal
legislatore è composta per la maggior parte da genitori adottivi18; non vi sono
associazioni per la difesa dei diritti dei genitori biologici.
Fondamentale per comprendere la dimensione della questione dell'
accesso
dell'
adottato adulto alle informazioni sulla sua origine sarebbe avere dati
attendibili circa il numero di adottati impegnati nella ricerca dei genitori e dei
fratelli e sorelle biologici. Negli USA non esistono statistiche ufficiali né
stime attendibili, come è comprensibile dati il numero elevato e la diversa
natura (pubblica o privata) dei mezzi attraverso cui compiere le proprie
ricerche19. I dati presentati dalle associazioni per la difesa dei diritti degli
adottati, dei genitori biologici e dei genitori adottivi20 non paiono attendibili
sia per il metodo utilizzato (il campione scelto è solitamente composto da
associati e simpatizzanti) sia per i risultati in sé: $PHULFDQV )RU 2SHQ
5HFRUGV pubblica, riferendosi al periodo 1989-2000, i seguenti dati: l’80%
degli adottati cerca attivamente la propria famiglia biologica; il 99% dei
genitori biologici rintracciati dagli adottati desiderava essere rintracciato;
l’80% dei genitori biologici cerca attivamente i figli dati in adozione; il 100%
degli adottati rintracciati dai genitori biologici desiderava essere rintracciato.
Scientificamente rigorosa, seppure ormai risalente, è l’indagine condotta da
due sociologi, Arnold Silverman e William Fiegelman, che hanno studiato
per sette anni un campione di 350 adottati adolescenti, intervistando
periodicamente sia gli adottati sia i loro genitori adottivi. Lo studio dimostra
che sebbene ben l’80% dei ragazzi avesse chiesto ai genitori adottivi
informazioni sulle proprie origini familiari e genetiche, solo il 20% avesse
poi compiuto i passi necessari per accedere alle informazioni sull’adozione
contenute nei UHFRUGV sigillati21.
è stato fondato l’$PHULFDQ $GRSWLRQ &RQJUHVV (ACC) che riunisce le principali
organizzazioni di adottati (ad eccezione dell’ALMA).
17
&RQFHUQHG8QLWHG%LUWKSDUHQWV (CUB).
18
Mi riferisco all’ANFAA. Si veda per esempio il suo ruolo nello stralcio, in sede LWHU
parlamentare, delle disposizioni relative all’accesso dell’adottato alle informazioni sulla
sua origine e contenute nel disegno di legge di ratifica della Convenzione dell’Aja
sull’adozione internazionale che sarebbe poi diventato la legge 31 dicembre 1998 n. 476.
19
Non esistono statistiche attendibili sul numero degli adottati in Italia che sono alla ricerca
dei genitori e dei fratelli e sorelle biologici. Dal prossimo anno saranno disponibili i dati
relativi al numero di ricorsi presentati ai tribunali per i minorenni H[ art. 28 comma 5 legge
n.184/1983, così come modificato dalla legge 28 marzo 2001 n.149, che dovrebbero
finalmente fornire una prima panoramica sulle dimensioni della questione.
20
1DWLRQDO&RPPLWWHH)RU$GRSWLRQ.
21
Arnold Silverman e William Fiegelman, Nassau Community College, “Seven Year Study
of 350 Adoptive Families”, in 1HZ<RUN7LPHV9 luglio 1983, A-22.
5
/DTXHVWLRQHGHOO¶DFFHVVRDOODGRFXPHQWD]LRQHVXOO¶DGR]LRQH
L’DGRSWLRQ UHFRUG è, come si è detto, l’insieme dei documenti, di natura
pubblica22 e no23, contenenti informazioni sull’adozione. Queste informazioni
possono essere identificative (così definite perché il loro possesso
consentirebbe all’adottato di localizzare ed eventualmente contattare i
genitori o i fratelli e sorelle biologici) o no (esempio anamnesi sanitaria
familiare, ma anche informazioni sul gruppo etnico, l’occupazione, la
religione, il livello di istruzione dei genitori biologici).
Gli DGRSWLRQ UHFRUGV in senso moderno nacquero con il 0DVVDFKXVHWWV
24
$GRSWLRQ $FW del 1851
(e le leggi a esso ispirate approvate nel successivo
quarto di secolo in venticinque altri Stati della Federazione), che prevedeva
la pronuncia dell’adozione da parte dell’autorità giudiziaria, al termine di un
procedimento durante il quale i genitori biologici prestavano il proprio
consenso all’adozione del minore e veniva valutata l’idoneità all’adozione
degli aspiranti genitori adottivi. Questi DGRSWLRQ UHFRUGV erano sottoposti al
medesimo regime di accesso degli altri atti giudiziari: erano pubblici e quindi
consultabili liberamente da qualunque cittadino25.
Per proteggere dalla pubblica curiosità l’adottato, i legislatori elaborarono
e inserirono nelle loro leggi sull’adozione, dagli anni ’20 in poi, la c.d.
26
FODXVROD GL ULVHUYDWH]]D : i fascicoli giudiziari sull’adozione avrebbero
potuto essere consultati solo dalle “parti” del procedimento di adozione
(termine che veniva interpretato estensivamente dagli incaricati degli archivi
e comprendeva l’adottato, i genitori adottivi e anche quelli biologici). Per gli
stessi motivi, negli anni ’30, i medesimi legislatori cominciarono a emanare
leggi (ancor oggi in vigore) in cui si dispone che i responsabili degli uffici
dello stato civile, dopo aver ricevuto copia del decreto di adozione,
costituiscano un nuovo certificato di nascita in cui l’adottato è dichiarato
figlio dei genitori adottivi e in cui non vi sia alcuna menzione dell’avvenuta
adozione27; poiché la UDWLR era di proteggere il minore dalla curiosità del
22
Certificato originale di nascita, atti del procedimento giudiziario di adozione, decreto di
adozione, atti dell’eventuale procedimento giudiziario durante il quale i genitori biologici
sono stati dichiarati decaduti dalla potestà, con la documentazione ad essi allegata.
23
Documenti dell’agenzia privata che ha svolto attività di intermediazione nella procedura
adottiva.
24
Si tratta della prima legge sull’adozione ”moderna”, che cioè concepisce l’istituto come
finalizzato non a trasmettere QRPHQ e patrimonio ma a inserire, nella posizione di “figlio”,
un minore che ne fosse privo in una famiglia idonea ad istruirlo, mantenerlo e educarlo.
25
Cfr. E. W. Carp, )DPLO\ 0DWWHUV ± 6HFUHF\ DQG 'LVFORVXUH LQ WKH +LVWRU\ RI $GRSWLRQ,
Harvard University Press, 1998, 10 e 37 sgg.
26
La prima legge a prevedere una tale clausola è il &KLOGUHQ&RGHRI0LQQHVRWD del 1917.
27
In Italia, invece, l’ufficiale di stato civile annota a margine dell’atto di nascita
dell’adottato l’avvenuta adozione (art. 26, comma 4, legge 184/83). Sono solo le
attestazioni di stato civile riferite all’adottato che devono essere rilasciate con la sola
indicazione del nuovo nome e senza alcun’indicazione dell’avvenuta adozione (art. 28,
comma 4, legge n. 184/1983, nel testo risultante dalle modifiche apportate dalla legge n.
6
pubblico, gli adottati adulti, subito dopo l’emanazione di queste leggi,
continuavano ad avere libero accesso al loro certificato originario di nascita.
La questione della configurabilità di un diritto dell’adottato adulto alla
conoscenza delle sue origini familiari e genetiche nasce solo con la rottura
della tradizione dell’adozione consensuale, che è romanistica (ma solo in
astratto poiché l’adozione romana non era paragonabile a quella moderna sia
quanto ai soggetti coinvolti, due adulti, sia quanto alla finalità, perpetuare
QRPHQ e patrimonio) e, soprattutto, propria del diritto anglosassone di fine
‘800 e inizio ‘900 (è l’adozione “moderna” del 0DVVDFKXVHWWV$GRSWLRQ$FW):
le due famiglie entravano in contatto diretto ed era sulla base del mutuo
accordo, prestato davanti a una pubblica autorità, che avveniva l’inserimento
dell’adottando nella nuova famiglia.
Nell’intento di rassicurare gli adottanti, alcuni dei quali temevano che i
genitori biologici potessero reclamare l’adottato o addirittura ricattare la
famiglia adottiva minacciando di reclamarlo o di rivelargli la sua origine
adottiva, ma anche influenzati dalle convinzioni di alcuni esperti, che
sottolineavano il rischio che la presenza di due paia di figure genitoriali
potesse pregiudicare la buona riuscita dell’inserimento del minore nella
famiglia adottiva, alcuni degli operatori delle agenzie che si occupavano di
intermediazione nelle procedure adottive non rivelavano ai genitori biologici
dove e da chi fosse stato adottato il minore.
A partire dagli anni ’40, si affermò pertanto la prassi di inserire nel
documento in cui i genitori biologici dichiaravano di consentire all’adozione
una clausola che prevedeva che essi non avrebbero cercato di rintracciare il
minore. I legislatori si adeguarono: dalla metà degli anni ’50 furono
approvate leggi che vietavano formalmente ai genitori biologici l’accesso
all’DGRSWLRQUHFRUG28.
Una serie di mutamenti sociali, poi, condussero gli operatori sociali e in
seguito anche i legislatori a interdire l’accesso ai UHFRUGV anche agli adottati
adulti. Prima della guerra, le madri biologiche erano prevalentemente donne
sposate o divorziate, spesso con numerosi figli, che prestavano il loro
consenso all’adozione di un figlio perché ritenevano di non essere in grado di
mantenerlo; dopo la guerra invece aumentò vertiginosamente il numero di
donne non coniugate, spesso giovani e alla prima gravidanza, che chiedevano
all’agenzia la massima segretezza sull’adozione, temendo che il diffondersi
della notizia di una loro gravidanza extramatrimoniale avrebbe potuto
precludere loro in futuro il matrimonio; gli operatori sociali, dunque,
cominciarono a rifiutare l’accesso al UHFRUG all’adottato adulto. Dagli anni
149/2001). Poiché negli USA non esiste una forma “semplice” di adozione (corrispondente
a quella italiana ex art. 44 legge 184/83 o all’DGRSWLRQVLPSOH francese), viene costituito un
nuovo certificato di nascita anche a seguito di un’adozione da parte del coniuge del
genitore.
28
Cfr. diffusamente E. W. Carp, )DPLO\0DWWHUV±6HFUHF\DQG'LVFORVXUHLQWKH+LVWRU\RI
$GRSWLRQcit., 102 sgg.
7
’60, i legislatori statali cominciarono a emanare leggi che disponevano che,
dopo la pronuncia dell’adozione, tutta la documentazione relativa
all’adozione, ivi compreso il certificato originale di nascita dell’adottato
(cioè l’DGRSWLRQUHFRUG), dovesse essere sigillata.
Ancora oggi nei nove decimi degli Stati degli USA l’accesso agli DGRSWLRQ
UHFRUGV è consentito solo a seguito di espressa autorizzazione dell’autorità
giudiziaria. In Alabama, Alaska, Kansas, Oregon e Tennessee, invece, il
certificato originale di nascita è reso disponibile all’adottato adulto su
semplice richiesta all’autorità amministrativa responsabile dell’archivio.
Le leggi che disciplinano l’istituto dell’adozione sono quasi
esclusivamente statali29: ognuno dei cinquanta Stati della Repubblica
Federale si è infatti progressivamente dotato di leggi specifiche sull’adozione
in generale e sull’accesso all’DGRSWLRQUHFRUG in particolare30.
Le leggi dei vari Stati differiscono considerevolmente quanto ai soggetti
cui è consentito l’accesso (adottato adulto, genitori adottivi, genitori
biologici, fratelli o sorelle biologici), il tipo di informazioni (identificative o
no) che è possibile ottenere, le modalità d’accesso.
La stragrande maggioranza dei legislatori statali, ritenendo che nel caso
delle informazioni non identificative prevalga l’interesse dell’adottato (o dei
genitori adottivi) alla conoscenza delle origini, ha espressamente previsto che
l’adottato adulto e i genitori adottivi (questi ultimi fino alla maggiore età
dell’adottato) possano avere accesso alle informazioni non identificative31:
venti Stati consentono ai genitori biologici di accedere alle informazioni non
identificative relative alla famiglia adottiva; uno Stato (il Michigan) consente
l’accesso alle informazioni non identificative sulla famiglia adottiva anche ai
fratelli biologici32.
Nel caso delle informazioni identificative, invece, i legislatori, pur
concordando sulla necessità che il diritto dell’adottato ad accedere alle
informazioni sulla sua origine sia bilanciato con il diritto alla riservatezza dei
genitori biologici, differiscono poi nella definizione delle modalità pratiche
per regolamentare tale accesso.
La maggioranza degli Stati prevede, come strumento per l’ottenimento da
parte di adottati adulti e genitori biologici di informazioni identificative, dei
YROXQWDU\ UHXQLRQ UHJLVWHUV
(registri ad adesione volontaria per la
29
Il rapporto di filiazione adottiva è regolato anche da leggi federali (per esempio il 6RFLDO
$FW),
relative agli status familiari. L’adozione internazionale è regolata
dall’,QWHUFRXQWU\ $GRSWLRQ $FW del 2000, che prevede l’obbligo SHU LO JRYHUQR IHGHUDOH di
garantire la conservazione dell’DGRSWLRQ UHFRUG dell’adottato proveniente da un Paese
estero e di consentirne l’accesso agli adottati adulti; i singoli Stati rimangono naturalmente
liberi di individuare i sistemi d’accesso agli DGRSWLRQ UHFRUGV posti sotto il loro controllo.
Cioè quelli delle adozioni nazionali.
30
Con l’eccezione del 'LVWULFWRI&ROXPELD.
31
Otto Stati non hanno leggi in materia, ciò significa che la scelta di concedere o no
l’accesso è dell’agenzia che ha curato l’adozione ed è del tutto discrezionale.
32
I dati sono aggiornati al 31 agosto 2000.
6HFXULW\
8
riunificazione di adottati e famiglie biologiche), pubblici (gestiti dallo Stato o
dalla contea) o privati (di solito gestiti dalle associazioni di adottati o di
genitori biologici).
I registri possono essere attivi o passivi. Nei registri passivi occorre, per il
rilascio delle informazioni identificative, la preventiva iscrizione volontaria
dell’adottato e del genitore biologico: se al momento dell’iscrizione o
successivamente risulta il PDWFKLQJ, cioè l’abbinamento con la controparte
(adottato, nel caso di genitore biologico, e genitore biologico, nel caso di
adottato), avviene immediatamente il rilascio delle informazioni
identificative. Nei registri attivi, invece, è sufficiente che a registrarsi sia una
delle due parti (adottato adulto o genitore biologico): dopo la registrazione un
intermediario riservato rintraccia e contatta la controparte per accertare se
questa intenda o no prestare il proprio consenso al rilascio al richiedente delle
informazioni identificative che la riguardano.
Ventisette Stati prevedono, in alternativa (per esempio in Arizona) o in
aggiunta (per esempio nel Wyoming) ai registri, un sistema di
intermediazione confidenziale: su istanza dell’interessato (adottato o genitore
biologico), un funzionario pubblico o un individuo appositamente autorizzato
dalla competente autorità statale rintraccia la controparte e ne riceve il
consenso o il rifiuto al rilascio delle informazioni. Questo sistema è assai
oneroso; nei Paesi (per esempio il Connecticut) in cui è l’unico sistema
ammesso, inoltre, lunghissime liste d’attesa ne minano l’efficienza.
Nel 1994, nel tentativo di uniformare le legislazioni statali sull’adozione
così diverse tra loro, la 1DWLRQDO &RQIHUHQFH RI &RPPLVVLRQHUV RQ 8QLIRUP
33
6WDWH /DZV (NCCUSL)
ha approvato l’8QLIRUP $GRSWLRQ $FW34. Questo
documento mantiene il presidio del segreto sull’adozione e dispone che la
documentazione sull’adozione, dopo la pronuncia del decreto di adozione,
debba essere sigillata per 99 anni; l’accesso potrà essere consentito solo in
presenza del consenso della parte cui le informazioni si riferiscono, cioè il
genitore biologico o l’adottato maggiorenne (durante la minore età
33
La NCCUSL è un’organizzazione apartitica e senza fini di lucro composta da 300
commissari scelti dai governatori di ciascuno Stato della Federazione tra docenti
universitari, giudici, avvocati; lo scopo dell’organizzazione è promuovere l’uniformità
nelle leggi statali in tutte le materie in cui tale uniformità sia auspicabile e possibile. Per
maggiori
informazioni
cfr.
nel
sito
ufficiale
della
NCCUSL
KWWSZZZQFFXVORUJDERXWXVDVS.
34
I legislatori statali sono esortati a adottare gli 8QLIRUP $FWs esattamente nel testo
approvato dalla NCCUSL, a differenza di quanto avviene per esempio con i 0RGHO 6WDWH
$FWV che costituiscono mere linee guida e il cui testo può quindi essere manipolato a
seconda delle peculiari esigenze e condizioni del singolo Stato in cui si intende recepirlo.
Sull’Uniform Adoption Act del 1994 cfr. 30 )DPLO\ /DZ 4XDUWHUO\, 1996, tutto dedicato
all’analisi e al commento delle disposizioni di questo documento, in particolare cfr. Joel D.
Tenenbaum, “Introducing the Uniform Adoption Act”, 2, e Joan Heifetz Hollinger, “The
Uniform Adoption Act: Reporter’s Ruminations”,345.
9
dell’adottato il consenso deve essere prestato dai genitori biologici)35; il
sistema individuato per raccogliere i consensi prescritti è individuato nei
registri, ogni Stato avendo l’obbligo di mantenerne uno. A oggi, l’8QLIRUP
$GRSWLRQ $FW non è stato interamente recepito in alcuno Stato della
Federazione, anche se alcune delle sue previsioni sono state incluse in leggi
poi approvate.
$GR]LRQLDSHUWH
L’adozione è “aperta” quando i genitori biologici e i genitori adottivi
condividono informazioni o contatti personali36. Non esiste un concetto
unitario di adozione aperta: a essere condivise possono essere informazioni
identificative o no; la condivisione può essere limitata a un periodo di tempo
determinato, precedente o successivo all’adozione, o indeterminato; i contatti
tra genitori biologici e adottivi possono essere diretti (in questo caso si parla
di adozione aperta in senso stretto) o mediati (l’agenzia che si è occupata
dell’intermediazione nella procedura adottiva fa da tramite per lo scambio di
informazioni non identificative37). Non esiste neanche un concetto statico di
adozione aperta: i rapporti all’interno di un nucleo familiare (adottivo o no)
sono sempre in continua evoluzione: per questo motivo gli accordi sul grado
di apertura di un’adozione devono poter essere modificati nel tempo.
L’RSHQ DGRSWLRQ nasce e si consolida in diretta contrapposizione con
l’adozione tradizionale (cioè la FRQILGHQWLDO DGRSWLRQ), che è caratterizzata
dal presidio del segreto sull’identità dei genitori biologici (per l’adottato) e
dei genitori adottivi (per i genitori biologici).
La drastica diminuzione dei minori disponibili per l’adozione, dovuta alla
progressiva accettazione sociale dei figli nati al di fuori del matrimonio, alla
diffusione della contraccezione e alla legalizzazione dell’interruzione
volontaria della gravidanza, portò a partire degli anni ’70 in tutta l’Europa
occidentale e nell’America settentrionale alla diminuzione dei minori
disponibili per le adozione nazionali e, conseguentemente, all’aumento delle
adozioni internazionali. Altro effetto, limitato però alla realtà statunitense (in
cui, si è detto, la maggioranza delle adozioni sono curate da agenzie private o
35
Section 6-104 dell’$FW. Questa previsione è stata aspramente criticata dalle
organizzazioni di adottati in quanto impedisce definitivamente l’accesso dell’adottato alle
informazioni identificative qualora il genitore biologico abbia espresso la propria volontà
contraria al rilascio di tali informazioni.
36
Sulle RSHQ DGRSWLRQV cfr. Carol Amadio and Stuart L. Deutsch, “Open Adoption:
Allowing Adopted Children to “Stay in Touch” with Blood Relatives”, in 22 -RXUQDO RI
)DPLO\ /DZ, 1983, 59; Judy E. Nathan “Visitation After Adoption: in the Best Interests of
the Child” in 59 1HZ<RUN8QLYHUVLW\/DZ5HYLHZ, 1984, 633. Marianne Berry, “Risks and
Benefits of Open Adoption”, in 3 7KH )XWXUH RI &KLOGUHQ, 1993, 125; Candace M. Zierdt
“Make New Parents but Keep the Old” in 69 1RUWK'DNRWD/DZ5HYLHZ, 1993, 497.
37
Si tratta dell’adozione cosiddetta “semi-aperta”.
10
sono adozioni c.d. indipendenti), fu l’aumento del “potere contrattuale” dei
genitori biologici nella procedura di adozione: la scarsità del numero di
minori disponibili per l’adozione e l’alto numero di domande di adozione
spinsero le agenzie e i IDFLOLWRUV a cercare di assecondare le richieste dei
genitori biologici, alcuni dei quali chiedono di avere un ruolo nella scelta
della famiglia adottiva e/o di mantenere rapporti di fatto con il minore dopo
l’adozione.
Il supporto teorico a un maggior coinvolgimento dei genitori biologici
nell’LWHU di adozione e anche nel periodo SRVW adozione giunse dalla teoria,
accolta dalla maggioranza degli operatori sociali del settore e da una fetta
consistente dell’opinione pubblica statunitense, secondo cui alcuni dei
problemi di natura psicologica e anche psichiatrica riscontrati in adottati
adolescenti e adulti, in genitori biologici e in genitori adottivi sarebbero
imputabili all’esistenza del presidio del segreto sull’adozione38.
L’RSHQDGRSWLRQ è oggi la forma standard di adozione offerta dalle agenzie
e dai IDFLOLWRUV39.
Fino a una decina di anni fa, il fenomeno delle adozioni aperte non era
regolato legislativamente in alcuno Stato degli USA. Nel silenzio della legge,
la prosecuzione dei rapporti di fatto tra genitori biologici e adottato poteva
essere ottenuta tramite l’inserimento nel decreto di adozione di un’apposita
previsione in tal senso ovvero mediante un accordo informale tra genitori
biologici e adottivi.
La possibilità di prevedere nel provvedimento finale di adozione il
mantenimento dei rapporti di fatto tra adottato e genitori biologici era (ed è)
affermata da una consolidata giurisprudenza40.
L’accordo concluso dai genitori biologici e da quelli adottivi non è un
contratto vero e proprio (sarebbe invalido per contrarietà all’ordine
pubblico), ma una semplice decisione informale (scritta o anche orale) sulle
modalità di attuazione degli scambi di informazioni e di gestione degli
38
Così A. Sorosky, A. Baran and R. Pannor
7KH $GRSWLRQ 7ULDQJOH WKH (IIHFWV RI WKH
6HDOHG5HFRUGRQ$GRSWHHV%LUWK3DUHQWVDQG$GRSWLYH3DUHQWV , cit.
Uno studio compiuto su un campione di agenzie, pubbliche e private, che svolgono
attività di intermediazione nelle procedure adottive ha evidenziato che la percentuale di
agenzie che offrono la possibilità di concludere con la loro intermediazione un’adozione
aperta è salita nell’arco di cinque anni (dal 1988 al 1993) dal 35% al 76%. Cfr. Grotevan
and McRoy “Openness in Adoption: Explaining Family Connections”, Sage Publication,
Thousand Oaks, California.
40
In 0DWWHURI $QWKRQ\ (New York Family Court 1982, cit. in Carol Amadio and Stuart L.
Deutsch, “Open Adoption: Allowing Adopted Children to “Stay in Touch” with Blood
Relatives”, cit., 66), per esempio, la Corte ha ritenuto che l’unico modo di proteggere
effettivamente gli interessi del minore adottando (un ragazzino di 12 anni che durante la
sua permanenza in un istituto di accoglienza aveva mantenuto legami affettivi significativi
con i tre fratelli maggiori adottati da un’altra famiglia) non fosse, come proposto
dall’agenzia intermediatrice, un accordo informale tra i soggetti privati coinvolti, ma
piuttosto l’inserimento nel decreto di adozione di un’espressa previsione che ordinasse la
continuazione dei rapporti di fatto tra l’adottato ed i fratelli biologici.
39
11
eventuali contatti personali, assunta di solito con la mediazione e l’assistenza
dell’agenzia che cura l’adozione; dopo l’adozione, l’accordo può (anzi deve)
essere modificato in accordo con le mutate esigenze dell’adottato.
A partire dagli anni ’90, i legislatori statali hanno incominciato a inserire
nei rispettivi 6WDWXWHVnorme disciplinanti le adozioni aperte41.
A oggi circa un terzo degli Stati riconosce ai genitori biologici e adottivi la
possibilità di concludere un’adozione aperta, mediante un accordo privato
azionabile (così è in California e Idaho), o non (come in Tennessee42,
Alabama, Illinois, New Jersey) in giudizio o tramite l’inserimento
dell’accordo nel decreto di adozione (per esempio in New Mexico)43.
La legislazione del New Mexico, per esempio, contiene disposizioni
dettagliate circa la conclusione, l’attuazione e la giurisdizione in materia di
accordi per la realizzazione di adozioni aperte. L’accordo tra i genitori
biologici e quelli adottivi deve essere inserito nel decreto di adozione44;
l’accordo deve contenere l’espressa previsione che le parti concordano nel
ritenere l’autorità giudiziaria che ha pronunciato l’adozione competente sulle
eventuali modifiche dell’accordo (concesse solo qualora, a seguito di
mutamenti di circostanze, l’assetto contenuto nell’accordo non risponda più
al superiore interesse del minore45); deve inoltre indicare che le parti
riconoscono che le eventuali future modifiche dell’accordo non influiranno
sulla validità della cessazione della potestà parentale da parte dei genitori
biologici, sulla validità dell’adozione e sulla custodia del minore46. Qualora
l’accordo preveda in capo ai genitori biologici un diritto di visita, l’autorità
giudiziaria che pronuncia l’adozione deve nominare al minore un tutore47, in
modo che nella valutazione dell’accordo stesso e delle sue eventuali
successive modifiche intervenga una parte terza e neutrale rispetto sia ai
genitori adottivi sia quelli biologici, che abbia come unico criterio di
riferimento il bene-essere del minore.
In ben ventidue Stati gli accordi in vista di un’adozione aperta sono esclusi
o da un’esplicita disposizione di legge o, come avviene in molti Stati in cui
mancano norme espresse sul punto, dalla giurisprudenza, in base alla
considerazione che questi accordi sarebbero in violazione dell’ordine
pubblico48.
A livello federale le uniche previsioni legislative in materia di adozioni
aperte sono contenute nell’8QLIRUP$GRSWLRQ$FW, come si è detto non ancora
41
Cfr. per esempio 6HFWLRQ 36-1-121(f) del 7HQQHVVHH &RGH, introdotta nel giugno 1995, e
6HFWLRQ26-33-295 del :DVKLQJWRQ&RGH, introdotta nel 1990.
42
Cfr. 6HFWLRQ36-1-121(f)7HQQHVVHH&RGH
43
Cfr. Tammy M. Somogye “Opening Minds to Open Adoption” cit., 621-622.
44
6HFWLRQ32A-5-35, subpart A, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV.
45
6HFWLRQ32A-5-35, subpart E, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV.
46
6HFWLRQ32A-5-35, subpart D, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV.
47
6HFWLRQ32A-5-35, subpart B, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV.
48
Per i riferimenti giurisprudenziali, cfr. Cynthia E. Cordle “Open Adoption: the Need for
Legislative Action” in 2 9LUJLQLD-RXUQDORI6RFLDO3ROLF\WKH/DZ, 1995, 275 e sgg.
12
recepito dai legislatori statali, che conferma la possibilità per i genitori
biologici e adottivi di concludere, a loro discrezione, ogni tipo di accordo
(per un’adozione aperta, semi aperta o confidenziale), purché esso sia
nell’interesse del minore e purché la validità dell’adozione stessa non sia
messa in discussione, attenendo l’DSHUWXUD dell’adozione ai soli rapporti di
fatto, non a quelli di diritto. Anche a seguito della pronuncia di un’adozione
aperta, infatti, i genitori biologici perdono la potestà genitoriale sull’adottato
e contestualmente sorge un legame di filiazione tra quest’ultimo e i genitori
adottivi.
I sostenitori delle RSHQ DGRSWLRQV ritengono che un’adozione in cui vi
siano contatti (diretti o mediati) tra genitori biologici e nucleo adottivo SUH o
SRVW adozione, eviterebbe il rischio che la fisiologica curiosità dell’adottato
per le proprie origini, particolarmente sentita in alcuni periodi della vita
(quali l’adolescenza, il matrimonio, la prima gravidanza), diventi un
patologico JHQHDORJLFDO EHZLOGHUPHQW (letteralmente “smarrimento
genealogico”)49. Questo tipo di adozione, inoltre, eliminerebbe il rischio che
l’adottato fantastichi sui genitori biologici, idealizzandoli o
criminalizzandoli, consentendo al bambino di vedere fin dall’inizio i suoi
procreatori come persone reali; si eviterebbe anche il senso di colpa verso i
genitori adottivi che spesso provano gli adottati che decidono di rintracciare i
loro genitori biologici. Le adozioni aperte sarebbero particolarmente indicate
per le adozioni di minori non più giovanissimi, che abbiano avuto rapporti di
fatto significativi con membri della famiglia biologica.
Anche i genitori adottivi e quelli biologici trarrebbero benefici da
un’adozione aperta: i primi potrebbero avere maggiori informazioni
sull’ambiente socio culturale d’origine e sulla situazione sanitaria del
minore50; i secondi, avendo maggiori informazioni sulla famiglia adottiva e
sull’andamento dell’inserimento del minore nella famiglia adottiva, sarebbero
agevolati nel superamento del fisiologico senso di colpa e di incertezza
conseguente alla prestazione del consenso all’adozione51.
Coloro che sono contrari alle adozioni aperte sostengono, invece, che la
presenza di due coppie di genitori potrebbe da un lato confondere l’adottato
(a chi deve lealtà?), e quindi interferire nell’inserimento dell’adottato nella
famiglia adottiva; dall’altro, esacerbando il senso di incertezza dei genitori
adottivi, normale nelle prime fasi dell’inserimento, potrebbe inibire la nascita
del senso di responsabilità genitoriale negli adottanti.
Studi sull’evoluzione delle adozioni aperte hanno dimostrato che quando i
genitori biologici sono adolescenti l’RSHQ DGRSWLRQ può comportare per i
genitori adottivi difficoltà supplementari: essi possono trovarsi a dover
“adottare” anche i genitori biologici del loro figlio adottivo, che spesso sono
alla ricerca di figure genitoriali anche per sé. I medesimi studi hanno inoltre
49
Cfr. “Open Adoption – The Origins”, in KWWSZZZRSHQDGRSWLRQVFRPRULJLQVDVS
Informazioni tanto più utili quanto più il minore è grandicello.
51
Cfr. Marianne Berry, “Risks and Benefits of Open Adoption”, cit., 126-127.
50
13
dimostrato che le madri biologiche non sono solitamente preparate alle
conseguenze a tempo indeterminato di un’adozione aperta e che spesso si
dimostrano immature nel gestire i contatti con il bambino52.
$FFHVVRGHOO¶DGRWWDWRDOOHLQIRUPD]LRQLLGHQWLILFDWLYHHDGR]LRQLDSHUWH
QHOODUHDOWjLWDOLDQD
Quale è – invece - su questi temi la disciplina italiana?
Con la legge 28 marzo 2001 n. 14953, il legislatore italiano ha riconosciuto
all’adottato adulto un generale diritto alla ricerca delle proprie origini
familiari. Tale riconoscimento mi pare dimostrato dalla scelta di non
richiedere all’adottato maggiore di venticinque anni né i gravi e comprovati
motivi richiesti ai genitori adottivi, né la necessità, l’urgenza e il grave
pericolo per la salute del minore richiesti al responsabile di una struttura
ospedaliera o di un presidio medico e neanche i gravi e comprovati motivi
attinenti alla sua salute psicofisica richiesti all’adottato maggiorenne che non
abbia ancora compiuto i venticinque anni.
È l’autorità giudiziaria a decidere sull’accesso alle informazioni
concernenti l’origine familiare e genetica dell’adottato54: ciò dovrebbe
garantire a questa procedura (di volontaria giurisdizione, regolata quindi
dagli artt. 737 sgg. cod. proc. civ.) l’imparzialità e la trasparenza proprie di
ogni procedimento giurisdizionale; in questo modo, inoltre, la possibilità di
accesso alle informazioni dovrebbe essere indipendente dalla consistenza
patrimoniale del ricorrente55.
L’autorità giudiziaria scelta, per la sua specifica competenza nel campo
delle dinamiche familiari e dell’adozione in particolare, è il tribunale per i
minorenni; così aveva d’altronde già stabilito una consolidata giurisprudenza
interpretando l’art. 28 comma 2 legge n. 184/1983 vecchio testo. Mi pare
opportuno sottolineare l’attribuzione della competenza al tribunale per i
minorenni LQGLSHQGHQWHPHQWH dal ricorrente (adottato maggiore di
venticinque anni, adottato maggiorenne infraventicinquenne, genitore
adottivo o responsabile del presidio sanitario).
Per decidere sul ricorso sia dell’adottato sia dei genitori adottivi, il
tribunale per i minorenni “procede all’audizione delle persone di cui ritenga
opportuno l’ascolto”, di solito l’adottato, i genitori adottivi e anche i genitori
52
Cfr. Marianne Berry, “Risks and Benefits of Open Adoption”, cit., 128-129.
L’art. 24 di questa legge riscrive l’art. 28 della legge 184/83, il cui comma 2 si limitava a
prevedere che “l’ufficiale di stato civile e l’ufficiale di anagrafe devono rifiutarsi di fornire
notizie, informazioni, certificati, estratti o copie dalle quali possa comunque risultare il
rapporto di adozione, salvo autorizzazione dell’autorità giudiziaria”.
54
Quest’obbligo del ricorso all’autorità giudiziaria per l’accesso alle informazioni
sull’adozione fa sì che il sistema italiano non sia definibile come “open records”.
55
Diversamente dagli USA, in cui alcuni dei sistemi di accesso (per esempio il sistema di
intermediazione confidenziale) sono assai onerosi.
53
14
biologici, e assume informazioni56. Tutta l’istruzione probatoria è finalizzata
non al bilanciamento con gli interessi potenzialmente contrapposti dei
genitori biologici (interesse alla riservatezza) e dei genitori adottivi (interesse
alla stabilità familiare), ma alla valutazione del fatto che “l’accesso alle
notizie... non comporti grave turbamento all’equilibrio psicofisico
dell’adottato”; la spiegazione sta nel fatto che il diritto dell’adottato alla
ricerca è assoluto, cioè non può essere limitato da interessi di altri soggetti,
l’unico limite è l’adottato stesso.
Se questo ragionamento è corretto, appare però incomprensibile la
previsione contenuta nel comma 8 dell’art. 28 novellato legge n. 184/1983:
“fatto salvo quanto previsto dai commi precedenti, l’autorizzazione non è
richiesta per l’adottato maggiore di età quando i genitori adottivi sono
deceduti o divenuti irreperibili”. Dal tenore dell’articolo sembrerebbe che la
ragione per la quale il legislatore ha previsto la necessità dell’autorizzazione
del tribunale per i minorenni sia il bilanciamento del diritto alla ricerca
dell’adottato adulto con un preteso diritto dei genitori adottivi al
mantenimento del presidio del segreto sull’adozione!
Veniamo ora alla praticabilità in Italia delle adozioni “aperte”.
Gli eventuali accordi tra genitori biologici e genitori adottivi in cui questi
ultimi si impegnino a mantenere i contatti tra adottato e famiglia d’origine,
oltre a essere improbabili nella pratica (i genitori biologici e quelli adottivi di
regola non si incontrano perché i due procedimenti per la dichiarazione
dell’adottabilità e per la pronuncia dell’adozione sono ben distinti), non
avrebbero (come del resto avviene anche negli USA) alcun valore giuridico
nel nostro ordinamento, poiché incidono su diritti indisponibili.
La legge stabilisce che con l’adozione vengano meno i rapporti giuridici
dell’adottato con la famiglia adottiva. Non esiste, però, alcuna previsione che
vieti la prosecuzione dei rapporti di fatto57. Ciò significa che i provvedimenti
56
In mancanza di giurisprudenza sulla nuova legge, cfr. per esempio il decreto 27 febbraio
2001 del Tribunale per i minorenni di Perugia (Pres. est. Morani, in 'LUIDPHSHUV 2001,
n.2, 627 e sgg.), che, pur essendo stato pronunciato nel vigore della vecchia disciplina, già
anticipa i punti caratterizzanti della nuova normativa: istruzione compiuta mediante
audizione dell’adottato, dei genitori e dei fratelli biologici e dei genitori adottivi e
acquisizione di un rapporto sul caso del “Servizio sociale di secondo livello”; “prudente
mediazione, ... supporto e guida discreta” del medesimo Servizio sociale nell’instaurazione
e nella gestione dei rapporti dell’adottato con i parenti biologici.
57
La giurisprudenza di merito ha talora espressamente previsto che siano mantenuti, dopo
l’adozione, rapporti di fatto tra il minore e la famiglia biologica. Il Tribunale per i
minorenni di Bologna, per esempio, in una sua recente pronuncia (Tribunale per i
minorenni di Bologna decreto 9 settembre 2000, in )DPLJOLD H 'LULWWR, 2001, n.1, 79 e
sgg.), dichiarando, in vista dell’adozione da parte della coppia affidataria, lo stato di
adottabilità di un minore in affidamento eterofamiliare, ha ritenuto che vi siano “casi in cui
alla adozione non deve necessariamente conseguire l’interruzione di ogni tipo si rapporto
del minore con il nucleo biologico”; da notare sono le caratteristiche particolarmente
favorevoli del caso di specie, “i parenti del minore non hanno mai avuto atteggiamenti
aggressivi o disturbanti nei confronti degli affidatari”, che ritengono “di poter continuare a
15
di affidamento preadottivo e di adozione potrebbero contenere l’ordine, per i
genitori adottivi, di far mantenere all’adottato i rapporti di fatto con la sua
famiglia di origine o alcuni dei suoi membri?
Per l’affidamento preadottivo la soluzione è più agevole: durante questa
fase, infatti, è il tutore che deve consentire o meno alla prosecuzione dei
rapporti del bambino con terze persone (genitori biologici compresi)
Per quanto riguarda, invece, il periodo successivo al decreto definitivo di
adozione, la situazione è più complessa. Ciò che la legge stabilisce è che con
l’adozione la potestà passa per intero ai genitori adottivi; sono quindi loro a
decidere gli studi verso cui indirizzare l’adottato, la religione cui avviarlo e le
persone da frequentare58. Non mi parrebbe, dunque, corretto né opportuno
che il decreto di adozione, il cui fine precipuo è quello di costituire al minore
un nuovo VWDWXV, contenesse delle previsioni limitative della potestà dei
genitori adottivi.
Se i genitori adottivi impediscono al minore adottato di mantenere rapporti
di fatto con un parente con cui egli ha un forte legame (per esempio la madre
malata grave o un fratello biologico adottato da un’altra famiglia) e da ciò il
minore subisce un pregiudizio grave, è possibile che il tribunale per i
minorenni assuma un provvedimento che incida sulla potestà, H[ art. 333 cod.
civ. o in casi gravissimi H[ art. 330 cod. civ. (decadenza dalla potestà):
provvedimento sempre modificabile (per rispondere all’esigenza di
adeguamento ai rapporti personali e familiari che sono in continua
evoluzione) e per questo motivo non ricorribile per cassazione, a differenza
del decreto “definitivo” di adozione.
far fronte, in collaborazione con gli operatori del Servizio sociale, al mantenimento dei
rapporti del bambino con i congiunti se per lui positivi”. Cfr. anche Tribunale per i
minorenni di Roma decreto 16 gennaio 1999 (in ,O GLU GL IDP H GHOOH SHUV 2000, 144 e
sgg.) e Tribunale per i minorenni di Roma decreto 5 luglio 1988 (in ,O GLU GL IDP H GHOOH
SHUV1990, 105 e sgg.).
58
I genitori devono, però, tener conto “delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle
aspirazioni dei figli” (art. 147 cod. civ.).
16