Le questioni attinenti ai rapporti SUHe SRVW adozione tra adottato
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Le questioni attinenti ai rapporti SUHe SRVW adozione tra adottato
3HUFRUVLHSUREOHPLGHOO¶DGR]LRQH 2SHQUHFRUGVHRSHQDGRSWLRQV GXHSURSRVWHGDJOL6WDWL8QLWL SHUODUHJROD]LRQHGHLUDSSRUWL WUDDGRWWDWRJHQLWRULDGRWWLYLHJHQLWRULELRORJLFL di -RsOOH/RQJ* 4XHVWLRQL UHODWLYH DL UDSSRUWL LQWHUQL DO WULDQJROR DGRWWLYR QHOOD UHDOWj VWDWXQLWHQVH Le questioni attinenti ai rapporti SUH e SRVW adozione tra adottato, genitori adottivi e genitori biologici (i membri del cosiddetto WULDQJROR DGRWWLYR1) sono discusse con grande interesse e partecipazione dall’opinione pubblica statunitense e, conseguentemente, sono oggetto di particolare attenzione da parte delle istituzioni e dei mass media di quel Paese. Uno dei temi più controversi è la legittimazione dell’adottato adulto all’accesso alla documentazione sulla sua adozione (il cosiddetto DGRSWLRQ UHFRUG). Gli DGRSWLRQ UHFRUGV sono detti RSHQ (aperti) quando la legge prevede che gli adottati adulti possano accedervi senza dover presentare un apposito ricorso all’autorità giudiziaria2. Un’altra questione assai discussa è quella dell’ammissibilità e dell’opportunità delle RSHQ DGRSWLRQV (adozioni aperte), in cui i genitori biologici e i genitori adottivi si impegnano a scambiarsi, prima ed eventualmente dopo l’adozione, informazioni sugli avvenimenti significativi delle rispettive vite3. Sia nella questione dell’accesso dell’adottato alla documentazione sull’adozione, sia nella discussione sulle adozioni aperte, occorre operare un bilanciamento tra più interessi reciprocamente in conflitto e considerati, * Dottoranda in diritto civile, Università di Torino. Cfr. A. Sorosky, A. Baran and R. Pannor, 7KH $GRSWLRQ 7ULDQJOH WKH (IIHFWV RI WKH 6HDOHG 5HFRUG RQ $GRSWHHV %LUWK 3DUHQWV DQG $GRSWLYH 3DUHQWV, Anchor Press, New York, 1978. 2 Sulla questione dell’accesso ai UHFRUGV da parte dei membri del WULDQJROR DGRWWLYR, vedi LQIUDal par. 2. 3 Per esempio esistenza o sopravvenienza di fratelli o sorelle biologici dell’adottato, andamento dell’inserimento del minore nella famiglia adottiva, problemi di salute dei genitori biologici o dell’adottato, prima e dopo l’adozione. Sulle adozioni aperte, vedi LQIUD al par. 3. 1 almeno in astratto, ugualmente meritevoli di tutela da parte dell’ordinamento giuridico: l’interesse dell’adottato e dei genitori adottivi a uno VWDWXV familiare stabile; l’interesse di alcuni adottati a mantenere dopo l’adozione rapporti di fatto con persone, anche appartenenti alla famiglia biologica, che abbiano avuto un ruolo positivo significativo nella vita del minore prima dell’adozione; l’interesse di alcuni adottati adulti ad avere accesso alle informazioni concernenti la loro origine familiare e genetica; l’interesse dei genitori biologici a un trattamento e a una diffusione delle informazioni che li riguardano realizzati in modo tale da garantire la loro riservatezza4; l’interesse di alcuni genitori biologici ad avere informazioni, identificative e non, sulla situazione psico-fisica del figlio dato in adozione. Tra RSHQUHFRUGV e RSHQDGRSWLRQVvi è però, è bene sottolinearlo fin d’ora, una differenza fondamentale. Nel primo caso il soggetto cui ci si riferisce è l’adottato adulto, cui si discute se attribuire la titolarità di un vero e proprio diritto soggettivo alla conoscenza delle proprie origini. Nel secondo caso, invece, la persona in primo piano è un minore, sull’intera vita del quale (comprese quindi le delicate fasi dell’infanzia e dell’adolescenza) incideranno le decisioni adottate in merito al mantenimento di rapporti di fatto con la famiglia biologica. Le ragioni dello straordinario coinvolgimento della società statunitense nelle discussioni su RSHQ UHFRUGV e RSHQ DGRSWLRQV sono di ordine quantitativo e qualitativo. Gli Stati Uniti d’America sono il Paese al mondo con il più alto numero di adozioni per abitanti: nel corso del 1992, ultimo anno per il quale esistono statistiche affidabili sul numero totale di adozioni (nazionali e internazionali) concluse, furono adottati 127.441 minori5; le adozioni stimate per il 1999 4 Contro la configurabilità di un diritto soggettivo alla riservatezza dei genitori biologici che comprenda anche un loro diritto all’anonimato è la storica decisione resa dalla 8QLWHG 6WDWHV &RXUW RI $SSHDOV IRU WKH 6L[WK &LUFXLW l’11 febbraio 1997 (il testo completo della pronuncia è disponibile all’indirizzo KWWSODZVILQGODZFRPWKKWPO), che ha stabilito che la presenza di una legge statale (nel caso di specie una legge del Tennessee) che consenta agli adottati adulti l’accesso al loro DGRSWLRQ UHFRUG e al loro certificato originale di nascita non viola il diritto alla SULYDF\ implicitamente contenuto nella Costituzione federale (ed esplicitato dalla giurisprudenza): la nascita, infatti, è un fatto pubblico, oltre che privato, come dimostrato dal fatto che tutti gli Stati mantengono registri dello stato civile; la consultazione delle informazioni relative alla nascita da parte dell’adottato adulto non viola alcuno dei diritti costituzionalmente garantiti invocati dai ricorrenti (due madri biologiche, una coppia adottiva e un’agenzia) né il diritto alla riservatezza familiare (IDPLOLDOSULYDF\) né il diritto alla UHSURGXFWLYHSULYDF\, che, secondo la giurisprudenza, protegge la donna nella sua decisione di portare o no a termine una gravidanza. 5 Dopo la chiusura per mancanza di fondi del 1DWLRQDO &HQWHU IRU 6RFLDO 6WDWLVWLFV, ufficio federale che tra il 1957 e il 1975 raccolse ed elaborò sistematicamente ed organicamente i dati relativi alle adozioni trasmessi dai singoli Stati, furono Victor e Carol Flango, del 1DWLRQDO &HQWHU IRU 6WDWH &RXUWV di Williamsburg, Virginia, a condurre all’inizio degli anni’90 “il più recente e completo ritratto dell’adozione negli Stati Uniti” (così la 1DWLRQDO $GRSWLRQ &OHDULQJKRXVH, ufficio federale che fornisce informazioni sull’adozione), 2 sono state 138.0006 su una popolazione di circa 275 milioni di individui; ogni anno, quindi, è conclusa un’adozione ogni 2.000 persone circa. Le stime sul numero complessivo di adottati residenti negli USA oscillano fra 2,5 e 5 milioni di individui7. In Italia, nel 1999, i decreti definitivi di adozione sono stati uno ogni 19.000 abitanti circa8. In Italia il tribunale per i minorenni dichiara il minore in stato di adottabilità, lo abbina alla coppia di coniugi che abbia presentato domanda di adozione e che appaia “quella maggiormente in grado di corrispondere alle esigenze del minore”9 e infine pronuncia l’adozione. Negli USA, invece, l’autorità giudiziaria interviene, di solito10, solo al termine della procedura adottiva, con la pronuncia del decreto di adozione: è un’agenzia (pubblica o privata), debitamente autorizzata dalla competente autorità dello Stato in cui l’agenzia opera, ad accertare l’idoneità all’adozione degli aspiranti genitori adottivi, a raccogliere il consenso dei genitori biologici all’adozione del minore e a decidere l’abbinamento11. L’intermediazione di un’agenzia nelle procedure di adozione non è però obbligatoria: i genitori adottivi e quelli biologici possono, riducendo i tempi di attesa ed evitando ogni valutazione sulla loro idoneità, optare per un’LQGHSHQGHQW DGRSWLRQ (adozione utilizzando per la loro indagine atti giudiziari, dello stato civile e delle agenzie che si occupano di adozione. Un’eccellente panoramica sulla situazione dei dati relativi alle adozioni negli USA è contenuta in Kathy Stolley, “Statistics on adoption in the United States”, in 1 7KH )XWXUH RI DGRSWLRQ, 1993, consultabile RQ OLQH all’indirizzo KWWSZZZIXWXUHRIFKLOGUHQRUJDGSLQGH[KWP . Più aggiornate, seppur meno rigorose dal punto di vista metodologico, le panoramiche curate dalla 1DWLRQDO $GRSWLRQ ,QIRUPDWLRQ &OHDULQJKRXVH e da $PHULFDQV IRU RSHQ UHFRUGV (organizzazione privata, composta per la maggior parte da adottati e genitori biologici, che chiede il riconoscimento legislativo del diritto dell’adottato adulto di accedere alla documentazione relativa alla sua adozione) consultabili rispettivamente sui siti KWWSZZZFDOLEFRPQDLF e KWWSZZZDEROLVKDGRSWLRQFRPVWDWLVWLFVKWPO. Dal 2000 si è ritenuto, a seguito delle annose richieste degli operatori giuridici e sociali e delle numerose organizzazioni impegnate nel settore, di includere la voce ”numero di minori adottati” nel consueto censimento annuale; i dati non sono, al momento, ancora disponibili. 6 Fonte: Marketdata Enterprises, http://www.mkt-data-ent.com . 7 Joan H. Hollinger, $GRSWLRQ/DZDQG3UDFWLFH, I,1998, 6XSSOHPHQW, Bender, New York. 8 Secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia (cfr. Ministero della Giustizia “L’applicazione della legge 4 maggio 1983 nr.184 negli anni 1993-1999” consultabile sul sito del Ministero KWWSZZZJLXVWL]LDLW ), in Italia nel 1999 vi sono stati 3197 decreti definitivi di adozione. Nel Regno Unito (in cui le adozioni internazionali sono rare e quelle nazionali numerose e incoraggiate dal Governo) ed in Francia il rapporto è di poco inferiore, in Spagna è di poco superiore. 9 Art. 22, comma 5, legge 4 maggio 1983 nr. 184, così come modificato dalla legge 28 marzo 2001, n. 149. 10 La perdita della potestà parentale da parte dei genitori biologici può derivare, oltre che dal consenso all’adozione manifestato dai genitori biologici stessi (su cui subito LQIUD), da una pronuncia dell’autorità giudiziaria, al termine di un procedimento analogo a quello previsto dall’art. 330 del nostro codice civile. 11 In Italia gli enti privati autorizzati svolgono attività di intermediazione nelle procedure adottive VRORSHUO¶DGR]LRQHLQWHUQD]LRQDOH. 3 indipendente), rivolgendosi a un privato (una persona fisica, che può essere un medico o un religioso che presta occasionalmente la propria opera di intermediazione in una procedura adottiva e non riceve per questa alcun compenso, ma può anche essere un IDFLOLWRU, cioè un soggetto privato, di solito un avvocato, che riceve un regolare compenso per la sua attività di assistenza nelle procedure adottive) affinché li metta in contatto con qualcuno che intenda rispettivamente dare un figlio in adozione o adottare un minore12. Le stime indicano che delle adozioni concluse al di fuori della famiglia biologica, il 40% sono gestite da agenzie pubbliche (il costo di un’adozione di questo tipo è compreso tra gli zero e 2.500 $13), il 29% da agenzie private e il 31% sono adozioni indipendenti (il cui costo medio è di circa 20.000 $)14. Questo coinvolgimento di pubblico e privato, QR SURILW ma anche e soprattutto a fini di lucro, fa sì che negli Stati Uniti il valore del giro di affari legato ai “servizi adottivi” sia considerevole: per il 1999 esso è stato stimato in 1.4 miliardi di dollari, cifra che secondo le previsioni sarebbe destinata a crescere dell’11.5% entro il 200415. Oltre che per ragioni quantitative, le questioni attinenti ai rapporti tra i membri del WULDQJROR DGRWWLYR sono assai sentite dall’opinione pubblica statunitense per ragioni qualitative, connesse cioè alla rappresentazione, e quindi all’opinione, che la società statunitense ha dell’istituto dell’adozione. La particolarità della situazione USA sta nel fatto che fattori storici, sociali e culturali variamente collegati e combinati fra loro hanno portato nuova linfa alla cosiddetta cultura del rapporto biologico, presente in forma più o meno latente in tutta l’Europa occidentale e nell’America settentrionale, in base alla quale i legami di generazione e parentela biologica (i cosiddetti OHJDPL GL VDQJXH) hanno rilevanza, oltre che (di regola) giuridica, anche di fatto. Una delle più evidenti conseguenze di questa esasperazione della rilevanza dei legami di sangue è che la pressione sull’opinione pubblica e sul legislatore è esercitata soprattutto dalle associazioni di adottati16 e, sebbene in 12 Le adozioni concluse dai IDFLOLWRUV, cioè, come si è detto, da individui privati che ricevono una retribuzione per la loro opera di intermediazione nelle procedure adottive, sono a metà strada tra il “mercato bianco” (che comprende le adozioni curate da agenzie pubbliche e private) e il mercato nero (in cui i minori diventano merce) e costituiscono il cosiddetto “mercato grigio”. Sulla distinzione tra mercato grigio e mercato nero cfr. Melinda Lucas, “Adoption: Distinguishing Between Grey Market and Black Market Activities”,in 34 )DPLO\/DZ4XDUWHUO\, 2000, 553. In alcuni Stati, le adozioni concluse da IDFLOLWRUV non sono ammesse e/o si richiede una valutazione preventiva dell’idoneità all’adozione dei genitori adottivi da parte di un’agenzia autorizzata. 13 Fonte: 1DWLRQDO$GRSWLRQ&OHDULQJKRXVH. 14 I valori percentuali riportati nel testo sono citati da Kathy Stolley, in “Statistics on adoption in the United States”, cit., 31. 15 Fonte: Marketdata Enterprises, KWWSZZZPNWGDWDHQWFRP . 16 Per esempio: $GRSWHHV /LEHUW\ 0RYHPHQW $VVRFLDWLRQ (ALMA), $PHULFDQ 2SHQ $GRSWLRQ 0RYHPHQW, $PHULFDQV )RU 2SHQ 5HFRUGV (AmFOR), :DVKLQJWRQ $GRSWHHV 5LJKWV0RYHPHQW (WARM), <HVWHUGD\¶V&KLOGUHQ$GRSWHHV¶,GHQWLW\0RYHPHQW. Nel 1978 4 misura minore, di genitori biologici17, che si battono per lo smantellamento del presidio del segreto sull’adozione e, in particolare, per il riconoscimento legislativo del libero accesso dell’adottato adulto al suo DGRSWLRQ UHFRUG. In Italia, invece, l’associazione più numericamente consistente e ascoltata dal legislatore è composta per la maggior parte da genitori adottivi18; non vi sono associazioni per la difesa dei diritti dei genitori biologici. Fondamentale per comprendere la dimensione della questione dell' accesso dell' adottato adulto alle informazioni sulla sua origine sarebbe avere dati attendibili circa il numero di adottati impegnati nella ricerca dei genitori e dei fratelli e sorelle biologici. Negli USA non esistono statistiche ufficiali né stime attendibili, come è comprensibile dati il numero elevato e la diversa natura (pubblica o privata) dei mezzi attraverso cui compiere le proprie ricerche19. I dati presentati dalle associazioni per la difesa dei diritti degli adottati, dei genitori biologici e dei genitori adottivi20 non paiono attendibili sia per il metodo utilizzato (il campione scelto è solitamente composto da associati e simpatizzanti) sia per i risultati in sé: $PHULFDQV )RU 2SHQ 5HFRUGV pubblica, riferendosi al periodo 1989-2000, i seguenti dati: l’80% degli adottati cerca attivamente la propria famiglia biologica; il 99% dei genitori biologici rintracciati dagli adottati desiderava essere rintracciato; l’80% dei genitori biologici cerca attivamente i figli dati in adozione; il 100% degli adottati rintracciati dai genitori biologici desiderava essere rintracciato. Scientificamente rigorosa, seppure ormai risalente, è l’indagine condotta da due sociologi, Arnold Silverman e William Fiegelman, che hanno studiato per sette anni un campione di 350 adottati adolescenti, intervistando periodicamente sia gli adottati sia i loro genitori adottivi. Lo studio dimostra che sebbene ben l’80% dei ragazzi avesse chiesto ai genitori adottivi informazioni sulle proprie origini familiari e genetiche, solo il 20% avesse poi compiuto i passi necessari per accedere alle informazioni sull’adozione contenute nei UHFRUGV sigillati21. è stato fondato l’$PHULFDQ $GRSWLRQ &RQJUHVV (ACC) che riunisce le principali organizzazioni di adottati (ad eccezione dell’ALMA). 17 &RQFHUQHG8QLWHG%LUWKSDUHQWV (CUB). 18 Mi riferisco all’ANFAA. Si veda per esempio il suo ruolo nello stralcio, in sede LWHU parlamentare, delle disposizioni relative all’accesso dell’adottato alle informazioni sulla sua origine e contenute nel disegno di legge di ratifica della Convenzione dell’Aja sull’adozione internazionale che sarebbe poi diventato la legge 31 dicembre 1998 n. 476. 19 Non esistono statistiche attendibili sul numero degli adottati in Italia che sono alla ricerca dei genitori e dei fratelli e sorelle biologici. Dal prossimo anno saranno disponibili i dati relativi al numero di ricorsi presentati ai tribunali per i minorenni H[ art. 28 comma 5 legge n.184/1983, così come modificato dalla legge 28 marzo 2001 n.149, che dovrebbero finalmente fornire una prima panoramica sulle dimensioni della questione. 20 1DWLRQDO&RPPLWWHH)RU$GRSWLRQ. 21 Arnold Silverman e William Fiegelman, Nassau Community College, “Seven Year Study of 350 Adoptive Families”, in 1HZ<RUN7LPHV9 luglio 1983, A-22. 5 /DTXHVWLRQHGHOO¶DFFHVVRDOODGRFXPHQWD]LRQHVXOO¶DGR]LRQH L’DGRSWLRQ UHFRUG è, come si è detto, l’insieme dei documenti, di natura pubblica22 e no23, contenenti informazioni sull’adozione. Queste informazioni possono essere identificative (così definite perché il loro possesso consentirebbe all’adottato di localizzare ed eventualmente contattare i genitori o i fratelli e sorelle biologici) o no (esempio anamnesi sanitaria familiare, ma anche informazioni sul gruppo etnico, l’occupazione, la religione, il livello di istruzione dei genitori biologici). Gli DGRSWLRQ UHFRUGV in senso moderno nacquero con il 0DVVDFKXVHWWV 24 $GRSWLRQ $FW del 1851 (e le leggi a esso ispirate approvate nel successivo quarto di secolo in venticinque altri Stati della Federazione), che prevedeva la pronuncia dell’adozione da parte dell’autorità giudiziaria, al termine di un procedimento durante il quale i genitori biologici prestavano il proprio consenso all’adozione del minore e veniva valutata l’idoneità all’adozione degli aspiranti genitori adottivi. Questi DGRSWLRQ UHFRUGV erano sottoposti al medesimo regime di accesso degli altri atti giudiziari: erano pubblici e quindi consultabili liberamente da qualunque cittadino25. Per proteggere dalla pubblica curiosità l’adottato, i legislatori elaborarono e inserirono nelle loro leggi sull’adozione, dagli anni ’20 in poi, la c.d. 26 FODXVROD GL ULVHUYDWH]]D : i fascicoli giudiziari sull’adozione avrebbero potuto essere consultati solo dalle “parti” del procedimento di adozione (termine che veniva interpretato estensivamente dagli incaricati degli archivi e comprendeva l’adottato, i genitori adottivi e anche quelli biologici). Per gli stessi motivi, negli anni ’30, i medesimi legislatori cominciarono a emanare leggi (ancor oggi in vigore) in cui si dispone che i responsabili degli uffici dello stato civile, dopo aver ricevuto copia del decreto di adozione, costituiscano un nuovo certificato di nascita in cui l’adottato è dichiarato figlio dei genitori adottivi e in cui non vi sia alcuna menzione dell’avvenuta adozione27; poiché la UDWLR era di proteggere il minore dalla curiosità del 22 Certificato originale di nascita, atti del procedimento giudiziario di adozione, decreto di adozione, atti dell’eventuale procedimento giudiziario durante il quale i genitori biologici sono stati dichiarati decaduti dalla potestà, con la documentazione ad essi allegata. 23 Documenti dell’agenzia privata che ha svolto attività di intermediazione nella procedura adottiva. 24 Si tratta della prima legge sull’adozione ”moderna”, che cioè concepisce l’istituto come finalizzato non a trasmettere QRPHQ e patrimonio ma a inserire, nella posizione di “figlio”, un minore che ne fosse privo in una famiglia idonea ad istruirlo, mantenerlo e educarlo. 25 Cfr. E. W. Carp, )DPLO\ 0DWWHUV ± 6HFUHF\ DQG 'LVFORVXUH LQ WKH +LVWRU\ RI $GRSWLRQ, Harvard University Press, 1998, 10 e 37 sgg. 26 La prima legge a prevedere una tale clausola è il &KLOGUHQ&RGHRI0LQQHVRWD del 1917. 27 In Italia, invece, l’ufficiale di stato civile annota a margine dell’atto di nascita dell’adottato l’avvenuta adozione (art. 26, comma 4, legge 184/83). Sono solo le attestazioni di stato civile riferite all’adottato che devono essere rilasciate con la sola indicazione del nuovo nome e senza alcun’indicazione dell’avvenuta adozione (art. 28, comma 4, legge n. 184/1983, nel testo risultante dalle modifiche apportate dalla legge n. 6 pubblico, gli adottati adulti, subito dopo l’emanazione di queste leggi, continuavano ad avere libero accesso al loro certificato originario di nascita. La questione della configurabilità di un diritto dell’adottato adulto alla conoscenza delle sue origini familiari e genetiche nasce solo con la rottura della tradizione dell’adozione consensuale, che è romanistica (ma solo in astratto poiché l’adozione romana non era paragonabile a quella moderna sia quanto ai soggetti coinvolti, due adulti, sia quanto alla finalità, perpetuare QRPHQ e patrimonio) e, soprattutto, propria del diritto anglosassone di fine ‘800 e inizio ‘900 (è l’adozione “moderna” del 0DVVDFKXVHWWV$GRSWLRQ$FW): le due famiglie entravano in contatto diretto ed era sulla base del mutuo accordo, prestato davanti a una pubblica autorità, che avveniva l’inserimento dell’adottando nella nuova famiglia. Nell’intento di rassicurare gli adottanti, alcuni dei quali temevano che i genitori biologici potessero reclamare l’adottato o addirittura ricattare la famiglia adottiva minacciando di reclamarlo o di rivelargli la sua origine adottiva, ma anche influenzati dalle convinzioni di alcuni esperti, che sottolineavano il rischio che la presenza di due paia di figure genitoriali potesse pregiudicare la buona riuscita dell’inserimento del minore nella famiglia adottiva, alcuni degli operatori delle agenzie che si occupavano di intermediazione nelle procedure adottive non rivelavano ai genitori biologici dove e da chi fosse stato adottato il minore. A partire dagli anni ’40, si affermò pertanto la prassi di inserire nel documento in cui i genitori biologici dichiaravano di consentire all’adozione una clausola che prevedeva che essi non avrebbero cercato di rintracciare il minore. I legislatori si adeguarono: dalla metà degli anni ’50 furono approvate leggi che vietavano formalmente ai genitori biologici l’accesso all’DGRSWLRQUHFRUG28. Una serie di mutamenti sociali, poi, condussero gli operatori sociali e in seguito anche i legislatori a interdire l’accesso ai UHFRUGV anche agli adottati adulti. Prima della guerra, le madri biologiche erano prevalentemente donne sposate o divorziate, spesso con numerosi figli, che prestavano il loro consenso all’adozione di un figlio perché ritenevano di non essere in grado di mantenerlo; dopo la guerra invece aumentò vertiginosamente il numero di donne non coniugate, spesso giovani e alla prima gravidanza, che chiedevano all’agenzia la massima segretezza sull’adozione, temendo che il diffondersi della notizia di una loro gravidanza extramatrimoniale avrebbe potuto precludere loro in futuro il matrimonio; gli operatori sociali, dunque, cominciarono a rifiutare l’accesso al UHFRUG all’adottato adulto. Dagli anni 149/2001). Poiché negli USA non esiste una forma “semplice” di adozione (corrispondente a quella italiana ex art. 44 legge 184/83 o all’DGRSWLRQVLPSOH francese), viene costituito un nuovo certificato di nascita anche a seguito di un’adozione da parte del coniuge del genitore. 28 Cfr. diffusamente E. W. Carp, )DPLO\0DWWHUV±6HFUHF\DQG'LVFORVXUHLQWKH+LVWRU\RI $GRSWLRQcit., 102 sgg. 7 ’60, i legislatori statali cominciarono a emanare leggi che disponevano che, dopo la pronuncia dell’adozione, tutta la documentazione relativa all’adozione, ivi compreso il certificato originale di nascita dell’adottato (cioè l’DGRSWLRQUHFRUG), dovesse essere sigillata. Ancora oggi nei nove decimi degli Stati degli USA l’accesso agli DGRSWLRQ UHFRUGV è consentito solo a seguito di espressa autorizzazione dell’autorità giudiziaria. In Alabama, Alaska, Kansas, Oregon e Tennessee, invece, il certificato originale di nascita è reso disponibile all’adottato adulto su semplice richiesta all’autorità amministrativa responsabile dell’archivio. Le leggi che disciplinano l’istituto dell’adozione sono quasi esclusivamente statali29: ognuno dei cinquanta Stati della Repubblica Federale si è infatti progressivamente dotato di leggi specifiche sull’adozione in generale e sull’accesso all’DGRSWLRQUHFRUG in particolare30. Le leggi dei vari Stati differiscono considerevolmente quanto ai soggetti cui è consentito l’accesso (adottato adulto, genitori adottivi, genitori biologici, fratelli o sorelle biologici), il tipo di informazioni (identificative o no) che è possibile ottenere, le modalità d’accesso. La stragrande maggioranza dei legislatori statali, ritenendo che nel caso delle informazioni non identificative prevalga l’interesse dell’adottato (o dei genitori adottivi) alla conoscenza delle origini, ha espressamente previsto che l’adottato adulto e i genitori adottivi (questi ultimi fino alla maggiore età dell’adottato) possano avere accesso alle informazioni non identificative31: venti Stati consentono ai genitori biologici di accedere alle informazioni non identificative relative alla famiglia adottiva; uno Stato (il Michigan) consente l’accesso alle informazioni non identificative sulla famiglia adottiva anche ai fratelli biologici32. Nel caso delle informazioni identificative, invece, i legislatori, pur concordando sulla necessità che il diritto dell’adottato ad accedere alle informazioni sulla sua origine sia bilanciato con il diritto alla riservatezza dei genitori biologici, differiscono poi nella definizione delle modalità pratiche per regolamentare tale accesso. La maggioranza degli Stati prevede, come strumento per l’ottenimento da parte di adottati adulti e genitori biologici di informazioni identificative, dei YROXQWDU\ UHXQLRQ UHJLVWHUV (registri ad adesione volontaria per la 29 Il rapporto di filiazione adottiva è regolato anche da leggi federali (per esempio il 6RFLDO $FW), relative agli status familiari. L’adozione internazionale è regolata dall’,QWHUFRXQWU\ $GRSWLRQ $FW del 2000, che prevede l’obbligo SHU LO JRYHUQR IHGHUDOH di garantire la conservazione dell’DGRSWLRQ UHFRUG dell’adottato proveniente da un Paese estero e di consentirne l’accesso agli adottati adulti; i singoli Stati rimangono naturalmente liberi di individuare i sistemi d’accesso agli DGRSWLRQ UHFRUGV posti sotto il loro controllo. Cioè quelli delle adozioni nazionali. 30 Con l’eccezione del 'LVWULFWRI&ROXPELD. 31 Otto Stati non hanno leggi in materia, ciò significa che la scelta di concedere o no l’accesso è dell’agenzia che ha curato l’adozione ed è del tutto discrezionale. 32 I dati sono aggiornati al 31 agosto 2000. 6HFXULW\ 8 riunificazione di adottati e famiglie biologiche), pubblici (gestiti dallo Stato o dalla contea) o privati (di solito gestiti dalle associazioni di adottati o di genitori biologici). I registri possono essere attivi o passivi. Nei registri passivi occorre, per il rilascio delle informazioni identificative, la preventiva iscrizione volontaria dell’adottato e del genitore biologico: se al momento dell’iscrizione o successivamente risulta il PDWFKLQJ, cioè l’abbinamento con la controparte (adottato, nel caso di genitore biologico, e genitore biologico, nel caso di adottato), avviene immediatamente il rilascio delle informazioni identificative. Nei registri attivi, invece, è sufficiente che a registrarsi sia una delle due parti (adottato adulto o genitore biologico): dopo la registrazione un intermediario riservato rintraccia e contatta la controparte per accertare se questa intenda o no prestare il proprio consenso al rilascio al richiedente delle informazioni identificative che la riguardano. Ventisette Stati prevedono, in alternativa (per esempio in Arizona) o in aggiunta (per esempio nel Wyoming) ai registri, un sistema di intermediazione confidenziale: su istanza dell’interessato (adottato o genitore biologico), un funzionario pubblico o un individuo appositamente autorizzato dalla competente autorità statale rintraccia la controparte e ne riceve il consenso o il rifiuto al rilascio delle informazioni. Questo sistema è assai oneroso; nei Paesi (per esempio il Connecticut) in cui è l’unico sistema ammesso, inoltre, lunghissime liste d’attesa ne minano l’efficienza. Nel 1994, nel tentativo di uniformare le legislazioni statali sull’adozione così diverse tra loro, la 1DWLRQDO &RQIHUHQFH RI &RPPLVVLRQHUV RQ 8QLIRUP 33 6WDWH /DZV (NCCUSL) ha approvato l’8QLIRUP $GRSWLRQ $FW34. Questo documento mantiene il presidio del segreto sull’adozione e dispone che la documentazione sull’adozione, dopo la pronuncia del decreto di adozione, debba essere sigillata per 99 anni; l’accesso potrà essere consentito solo in presenza del consenso della parte cui le informazioni si riferiscono, cioè il genitore biologico o l’adottato maggiorenne (durante la minore età 33 La NCCUSL è un’organizzazione apartitica e senza fini di lucro composta da 300 commissari scelti dai governatori di ciascuno Stato della Federazione tra docenti universitari, giudici, avvocati; lo scopo dell’organizzazione è promuovere l’uniformità nelle leggi statali in tutte le materie in cui tale uniformità sia auspicabile e possibile. Per maggiori informazioni cfr. nel sito ufficiale della NCCUSL KWWSZZZQFFXVORUJDERXWXVDVS. 34 I legislatori statali sono esortati a adottare gli 8QLIRUP $FWs esattamente nel testo approvato dalla NCCUSL, a differenza di quanto avviene per esempio con i 0RGHO 6WDWH $FWV che costituiscono mere linee guida e il cui testo può quindi essere manipolato a seconda delle peculiari esigenze e condizioni del singolo Stato in cui si intende recepirlo. Sull’Uniform Adoption Act del 1994 cfr. 30 )DPLO\ /DZ 4XDUWHUO\, 1996, tutto dedicato all’analisi e al commento delle disposizioni di questo documento, in particolare cfr. Joel D. Tenenbaum, “Introducing the Uniform Adoption Act”, 2, e Joan Heifetz Hollinger, “The Uniform Adoption Act: Reporter’s Ruminations”,345. 9 dell’adottato il consenso deve essere prestato dai genitori biologici)35; il sistema individuato per raccogliere i consensi prescritti è individuato nei registri, ogni Stato avendo l’obbligo di mantenerne uno. A oggi, l’8QLIRUP $GRSWLRQ $FW non è stato interamente recepito in alcuno Stato della Federazione, anche se alcune delle sue previsioni sono state incluse in leggi poi approvate. $GR]LRQLDSHUWH L’adozione è “aperta” quando i genitori biologici e i genitori adottivi condividono informazioni o contatti personali36. Non esiste un concetto unitario di adozione aperta: a essere condivise possono essere informazioni identificative o no; la condivisione può essere limitata a un periodo di tempo determinato, precedente o successivo all’adozione, o indeterminato; i contatti tra genitori biologici e adottivi possono essere diretti (in questo caso si parla di adozione aperta in senso stretto) o mediati (l’agenzia che si è occupata dell’intermediazione nella procedura adottiva fa da tramite per lo scambio di informazioni non identificative37). Non esiste neanche un concetto statico di adozione aperta: i rapporti all’interno di un nucleo familiare (adottivo o no) sono sempre in continua evoluzione: per questo motivo gli accordi sul grado di apertura di un’adozione devono poter essere modificati nel tempo. L’RSHQ DGRSWLRQ nasce e si consolida in diretta contrapposizione con l’adozione tradizionale (cioè la FRQILGHQWLDO DGRSWLRQ), che è caratterizzata dal presidio del segreto sull’identità dei genitori biologici (per l’adottato) e dei genitori adottivi (per i genitori biologici). La drastica diminuzione dei minori disponibili per l’adozione, dovuta alla progressiva accettazione sociale dei figli nati al di fuori del matrimonio, alla diffusione della contraccezione e alla legalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza, portò a partire degli anni ’70 in tutta l’Europa occidentale e nell’America settentrionale alla diminuzione dei minori disponibili per le adozione nazionali e, conseguentemente, all’aumento delle adozioni internazionali. Altro effetto, limitato però alla realtà statunitense (in cui, si è detto, la maggioranza delle adozioni sono curate da agenzie private o 35 Section 6-104 dell’$FW. Questa previsione è stata aspramente criticata dalle organizzazioni di adottati in quanto impedisce definitivamente l’accesso dell’adottato alle informazioni identificative qualora il genitore biologico abbia espresso la propria volontà contraria al rilascio di tali informazioni. 36 Sulle RSHQ DGRSWLRQV cfr. Carol Amadio and Stuart L. Deutsch, “Open Adoption: Allowing Adopted Children to “Stay in Touch” with Blood Relatives”, in 22 -RXUQDO RI )DPLO\ /DZ, 1983, 59; Judy E. Nathan “Visitation After Adoption: in the Best Interests of the Child” in 59 1HZ<RUN8QLYHUVLW\/DZ5HYLHZ, 1984, 633. Marianne Berry, “Risks and Benefits of Open Adoption”, in 3 7KH )XWXUH RI &KLOGUHQ, 1993, 125; Candace M. Zierdt “Make New Parents but Keep the Old” in 69 1RUWK'DNRWD/DZ5HYLHZ, 1993, 497. 37 Si tratta dell’adozione cosiddetta “semi-aperta”. 10 sono adozioni c.d. indipendenti), fu l’aumento del “potere contrattuale” dei genitori biologici nella procedura di adozione: la scarsità del numero di minori disponibili per l’adozione e l’alto numero di domande di adozione spinsero le agenzie e i IDFLOLWRUV a cercare di assecondare le richieste dei genitori biologici, alcuni dei quali chiedono di avere un ruolo nella scelta della famiglia adottiva e/o di mantenere rapporti di fatto con il minore dopo l’adozione. Il supporto teorico a un maggior coinvolgimento dei genitori biologici nell’LWHU di adozione e anche nel periodo SRVW adozione giunse dalla teoria, accolta dalla maggioranza degli operatori sociali del settore e da una fetta consistente dell’opinione pubblica statunitense, secondo cui alcuni dei problemi di natura psicologica e anche psichiatrica riscontrati in adottati adolescenti e adulti, in genitori biologici e in genitori adottivi sarebbero imputabili all’esistenza del presidio del segreto sull’adozione38. L’RSHQDGRSWLRQ è oggi la forma standard di adozione offerta dalle agenzie e dai IDFLOLWRUV39. Fino a una decina di anni fa, il fenomeno delle adozioni aperte non era regolato legislativamente in alcuno Stato degli USA. Nel silenzio della legge, la prosecuzione dei rapporti di fatto tra genitori biologici e adottato poteva essere ottenuta tramite l’inserimento nel decreto di adozione di un’apposita previsione in tal senso ovvero mediante un accordo informale tra genitori biologici e adottivi. La possibilità di prevedere nel provvedimento finale di adozione il mantenimento dei rapporti di fatto tra adottato e genitori biologici era (ed è) affermata da una consolidata giurisprudenza40. L’accordo concluso dai genitori biologici e da quelli adottivi non è un contratto vero e proprio (sarebbe invalido per contrarietà all’ordine pubblico), ma una semplice decisione informale (scritta o anche orale) sulle modalità di attuazione degli scambi di informazioni e di gestione degli 38 Così A. Sorosky, A. Baran and R. Pannor 7KH $GRSWLRQ 7ULDQJOH WKH (IIHFWV RI WKH 6HDOHG5HFRUGRQ$GRSWHHV%LUWK3DUHQWVDQG$GRSWLYH3DUHQWV , cit. Uno studio compiuto su un campione di agenzie, pubbliche e private, che svolgono attività di intermediazione nelle procedure adottive ha evidenziato che la percentuale di agenzie che offrono la possibilità di concludere con la loro intermediazione un’adozione aperta è salita nell’arco di cinque anni (dal 1988 al 1993) dal 35% al 76%. Cfr. Grotevan and McRoy “Openness in Adoption: Explaining Family Connections”, Sage Publication, Thousand Oaks, California. 40 In 0DWWHURI $QWKRQ\ (New York Family Court 1982, cit. in Carol Amadio and Stuart L. Deutsch, “Open Adoption: Allowing Adopted Children to “Stay in Touch” with Blood Relatives”, cit., 66), per esempio, la Corte ha ritenuto che l’unico modo di proteggere effettivamente gli interessi del minore adottando (un ragazzino di 12 anni che durante la sua permanenza in un istituto di accoglienza aveva mantenuto legami affettivi significativi con i tre fratelli maggiori adottati da un’altra famiglia) non fosse, come proposto dall’agenzia intermediatrice, un accordo informale tra i soggetti privati coinvolti, ma piuttosto l’inserimento nel decreto di adozione di un’espressa previsione che ordinasse la continuazione dei rapporti di fatto tra l’adottato ed i fratelli biologici. 39 11 eventuali contatti personali, assunta di solito con la mediazione e l’assistenza dell’agenzia che cura l’adozione; dopo l’adozione, l’accordo può (anzi deve) essere modificato in accordo con le mutate esigenze dell’adottato. A partire dagli anni ’90, i legislatori statali hanno incominciato a inserire nei rispettivi 6WDWXWHVnorme disciplinanti le adozioni aperte41. A oggi circa un terzo degli Stati riconosce ai genitori biologici e adottivi la possibilità di concludere un’adozione aperta, mediante un accordo privato azionabile (così è in California e Idaho), o non (come in Tennessee42, Alabama, Illinois, New Jersey) in giudizio o tramite l’inserimento dell’accordo nel decreto di adozione (per esempio in New Mexico)43. La legislazione del New Mexico, per esempio, contiene disposizioni dettagliate circa la conclusione, l’attuazione e la giurisdizione in materia di accordi per la realizzazione di adozioni aperte. L’accordo tra i genitori biologici e quelli adottivi deve essere inserito nel decreto di adozione44; l’accordo deve contenere l’espressa previsione che le parti concordano nel ritenere l’autorità giudiziaria che ha pronunciato l’adozione competente sulle eventuali modifiche dell’accordo (concesse solo qualora, a seguito di mutamenti di circostanze, l’assetto contenuto nell’accordo non risponda più al superiore interesse del minore45); deve inoltre indicare che le parti riconoscono che le eventuali future modifiche dell’accordo non influiranno sulla validità della cessazione della potestà parentale da parte dei genitori biologici, sulla validità dell’adozione e sulla custodia del minore46. Qualora l’accordo preveda in capo ai genitori biologici un diritto di visita, l’autorità giudiziaria che pronuncia l’adozione deve nominare al minore un tutore47, in modo che nella valutazione dell’accordo stesso e delle sue eventuali successive modifiche intervenga una parte terza e neutrale rispetto sia ai genitori adottivi sia quelli biologici, che abbia come unico criterio di riferimento il bene-essere del minore. In ben ventidue Stati gli accordi in vista di un’adozione aperta sono esclusi o da un’esplicita disposizione di legge o, come avviene in molti Stati in cui mancano norme espresse sul punto, dalla giurisprudenza, in base alla considerazione che questi accordi sarebbero in violazione dell’ordine pubblico48. A livello federale le uniche previsioni legislative in materia di adozioni aperte sono contenute nell’8QLIRUP$GRSWLRQ$FW, come si è detto non ancora 41 Cfr. per esempio 6HFWLRQ 36-1-121(f) del 7HQQHVVHH &RGH, introdotta nel giugno 1995, e 6HFWLRQ26-33-295 del :DVKLQJWRQ&RGH, introdotta nel 1990. 42 Cfr. 6HFWLRQ36-1-121(f)7HQQHVVHH&RGH 43 Cfr. Tammy M. Somogye “Opening Minds to Open Adoption” cit., 621-622. 44 6HFWLRQ32A-5-35, subpart A, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV. 45 6HFWLRQ32A-5-35, subpart E, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV. 46 6HFWLRQ32A-5-35, subpart D, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV. 47 6HFWLRQ32A-5-35, subpart B, 1HZ0H[LFR6WDWXWHV. 48 Per i riferimenti giurisprudenziali, cfr. Cynthia E. Cordle “Open Adoption: the Need for Legislative Action” in 2 9LUJLQLD-RXUQDORI6RFLDO3ROLF\WKH/DZ, 1995, 275 e sgg. 12 recepito dai legislatori statali, che conferma la possibilità per i genitori biologici e adottivi di concludere, a loro discrezione, ogni tipo di accordo (per un’adozione aperta, semi aperta o confidenziale), purché esso sia nell’interesse del minore e purché la validità dell’adozione stessa non sia messa in discussione, attenendo l’DSHUWXUD dell’adozione ai soli rapporti di fatto, non a quelli di diritto. Anche a seguito della pronuncia di un’adozione aperta, infatti, i genitori biologici perdono la potestà genitoriale sull’adottato e contestualmente sorge un legame di filiazione tra quest’ultimo e i genitori adottivi. I sostenitori delle RSHQ DGRSWLRQV ritengono che un’adozione in cui vi siano contatti (diretti o mediati) tra genitori biologici e nucleo adottivo SUH o SRVW adozione, eviterebbe il rischio che la fisiologica curiosità dell’adottato per le proprie origini, particolarmente sentita in alcuni periodi della vita (quali l’adolescenza, il matrimonio, la prima gravidanza), diventi un patologico JHQHDORJLFDO EHZLOGHUPHQW (letteralmente “smarrimento genealogico”)49. Questo tipo di adozione, inoltre, eliminerebbe il rischio che l’adottato fantastichi sui genitori biologici, idealizzandoli o criminalizzandoli, consentendo al bambino di vedere fin dall’inizio i suoi procreatori come persone reali; si eviterebbe anche il senso di colpa verso i genitori adottivi che spesso provano gli adottati che decidono di rintracciare i loro genitori biologici. Le adozioni aperte sarebbero particolarmente indicate per le adozioni di minori non più giovanissimi, che abbiano avuto rapporti di fatto significativi con membri della famiglia biologica. Anche i genitori adottivi e quelli biologici trarrebbero benefici da un’adozione aperta: i primi potrebbero avere maggiori informazioni sull’ambiente socio culturale d’origine e sulla situazione sanitaria del minore50; i secondi, avendo maggiori informazioni sulla famiglia adottiva e sull’andamento dell’inserimento del minore nella famiglia adottiva, sarebbero agevolati nel superamento del fisiologico senso di colpa e di incertezza conseguente alla prestazione del consenso all’adozione51. Coloro che sono contrari alle adozioni aperte sostengono, invece, che la presenza di due coppie di genitori potrebbe da un lato confondere l’adottato (a chi deve lealtà?), e quindi interferire nell’inserimento dell’adottato nella famiglia adottiva; dall’altro, esacerbando il senso di incertezza dei genitori adottivi, normale nelle prime fasi dell’inserimento, potrebbe inibire la nascita del senso di responsabilità genitoriale negli adottanti. Studi sull’evoluzione delle adozioni aperte hanno dimostrato che quando i genitori biologici sono adolescenti l’RSHQ DGRSWLRQ può comportare per i genitori adottivi difficoltà supplementari: essi possono trovarsi a dover “adottare” anche i genitori biologici del loro figlio adottivo, che spesso sono alla ricerca di figure genitoriali anche per sé. I medesimi studi hanno inoltre 49 Cfr. “Open Adoption – The Origins”, in KWWSZZZRSHQDGRSWLRQVFRPRULJLQVDVS Informazioni tanto più utili quanto più il minore è grandicello. 51 Cfr. Marianne Berry, “Risks and Benefits of Open Adoption”, cit., 126-127. 50 13 dimostrato che le madri biologiche non sono solitamente preparate alle conseguenze a tempo indeterminato di un’adozione aperta e che spesso si dimostrano immature nel gestire i contatti con il bambino52. $FFHVVRGHOO¶DGRWWDWRDOOHLQIRUPD]LRQLLGHQWLILFDWLYHHDGR]LRQLDSHUWH QHOODUHDOWjLWDOLDQD Quale è – invece - su questi temi la disciplina italiana? Con la legge 28 marzo 2001 n. 14953, il legislatore italiano ha riconosciuto all’adottato adulto un generale diritto alla ricerca delle proprie origini familiari. Tale riconoscimento mi pare dimostrato dalla scelta di non richiedere all’adottato maggiore di venticinque anni né i gravi e comprovati motivi richiesti ai genitori adottivi, né la necessità, l’urgenza e il grave pericolo per la salute del minore richiesti al responsabile di una struttura ospedaliera o di un presidio medico e neanche i gravi e comprovati motivi attinenti alla sua salute psicofisica richiesti all’adottato maggiorenne che non abbia ancora compiuto i venticinque anni. È l’autorità giudiziaria a decidere sull’accesso alle informazioni concernenti l’origine familiare e genetica dell’adottato54: ciò dovrebbe garantire a questa procedura (di volontaria giurisdizione, regolata quindi dagli artt. 737 sgg. cod. proc. civ.) l’imparzialità e la trasparenza proprie di ogni procedimento giurisdizionale; in questo modo, inoltre, la possibilità di accesso alle informazioni dovrebbe essere indipendente dalla consistenza patrimoniale del ricorrente55. L’autorità giudiziaria scelta, per la sua specifica competenza nel campo delle dinamiche familiari e dell’adozione in particolare, è il tribunale per i minorenni; così aveva d’altronde già stabilito una consolidata giurisprudenza interpretando l’art. 28 comma 2 legge n. 184/1983 vecchio testo. Mi pare opportuno sottolineare l’attribuzione della competenza al tribunale per i minorenni LQGLSHQGHQWHPHQWH dal ricorrente (adottato maggiore di venticinque anni, adottato maggiorenne infraventicinquenne, genitore adottivo o responsabile del presidio sanitario). Per decidere sul ricorso sia dell’adottato sia dei genitori adottivi, il tribunale per i minorenni “procede all’audizione delle persone di cui ritenga opportuno l’ascolto”, di solito l’adottato, i genitori adottivi e anche i genitori 52 Cfr. Marianne Berry, “Risks and Benefits of Open Adoption”, cit., 128-129. L’art. 24 di questa legge riscrive l’art. 28 della legge 184/83, il cui comma 2 si limitava a prevedere che “l’ufficiale di stato civile e l’ufficiale di anagrafe devono rifiutarsi di fornire notizie, informazioni, certificati, estratti o copie dalle quali possa comunque risultare il rapporto di adozione, salvo autorizzazione dell’autorità giudiziaria”. 54 Quest’obbligo del ricorso all’autorità giudiziaria per l’accesso alle informazioni sull’adozione fa sì che il sistema italiano non sia definibile come “open records”. 55 Diversamente dagli USA, in cui alcuni dei sistemi di accesso (per esempio il sistema di intermediazione confidenziale) sono assai onerosi. 53 14 biologici, e assume informazioni56. Tutta l’istruzione probatoria è finalizzata non al bilanciamento con gli interessi potenzialmente contrapposti dei genitori biologici (interesse alla riservatezza) e dei genitori adottivi (interesse alla stabilità familiare), ma alla valutazione del fatto che “l’accesso alle notizie... non comporti grave turbamento all’equilibrio psicofisico dell’adottato”; la spiegazione sta nel fatto che il diritto dell’adottato alla ricerca è assoluto, cioè non può essere limitato da interessi di altri soggetti, l’unico limite è l’adottato stesso. Se questo ragionamento è corretto, appare però incomprensibile la previsione contenuta nel comma 8 dell’art. 28 novellato legge n. 184/1983: “fatto salvo quanto previsto dai commi precedenti, l’autorizzazione non è richiesta per l’adottato maggiore di età quando i genitori adottivi sono deceduti o divenuti irreperibili”. Dal tenore dell’articolo sembrerebbe che la ragione per la quale il legislatore ha previsto la necessità dell’autorizzazione del tribunale per i minorenni sia il bilanciamento del diritto alla ricerca dell’adottato adulto con un preteso diritto dei genitori adottivi al mantenimento del presidio del segreto sull’adozione! Veniamo ora alla praticabilità in Italia delle adozioni “aperte”. Gli eventuali accordi tra genitori biologici e genitori adottivi in cui questi ultimi si impegnino a mantenere i contatti tra adottato e famiglia d’origine, oltre a essere improbabili nella pratica (i genitori biologici e quelli adottivi di regola non si incontrano perché i due procedimenti per la dichiarazione dell’adottabilità e per la pronuncia dell’adozione sono ben distinti), non avrebbero (come del resto avviene anche negli USA) alcun valore giuridico nel nostro ordinamento, poiché incidono su diritti indisponibili. La legge stabilisce che con l’adozione vengano meno i rapporti giuridici dell’adottato con la famiglia adottiva. Non esiste, però, alcuna previsione che vieti la prosecuzione dei rapporti di fatto57. Ciò significa che i provvedimenti 56 In mancanza di giurisprudenza sulla nuova legge, cfr. per esempio il decreto 27 febbraio 2001 del Tribunale per i minorenni di Perugia (Pres. est. Morani, in 'LUIDPHSHUV 2001, n.2, 627 e sgg.), che, pur essendo stato pronunciato nel vigore della vecchia disciplina, già anticipa i punti caratterizzanti della nuova normativa: istruzione compiuta mediante audizione dell’adottato, dei genitori e dei fratelli biologici e dei genitori adottivi e acquisizione di un rapporto sul caso del “Servizio sociale di secondo livello”; “prudente mediazione, ... supporto e guida discreta” del medesimo Servizio sociale nell’instaurazione e nella gestione dei rapporti dell’adottato con i parenti biologici. 57 La giurisprudenza di merito ha talora espressamente previsto che siano mantenuti, dopo l’adozione, rapporti di fatto tra il minore e la famiglia biologica. Il Tribunale per i minorenni di Bologna, per esempio, in una sua recente pronuncia (Tribunale per i minorenni di Bologna decreto 9 settembre 2000, in )DPLJOLD H 'LULWWR, 2001, n.1, 79 e sgg.), dichiarando, in vista dell’adozione da parte della coppia affidataria, lo stato di adottabilità di un minore in affidamento eterofamiliare, ha ritenuto che vi siano “casi in cui alla adozione non deve necessariamente conseguire l’interruzione di ogni tipo si rapporto del minore con il nucleo biologico”; da notare sono le caratteristiche particolarmente favorevoli del caso di specie, “i parenti del minore non hanno mai avuto atteggiamenti aggressivi o disturbanti nei confronti degli affidatari”, che ritengono “di poter continuare a 15 di affidamento preadottivo e di adozione potrebbero contenere l’ordine, per i genitori adottivi, di far mantenere all’adottato i rapporti di fatto con la sua famiglia di origine o alcuni dei suoi membri? Per l’affidamento preadottivo la soluzione è più agevole: durante questa fase, infatti, è il tutore che deve consentire o meno alla prosecuzione dei rapporti del bambino con terze persone (genitori biologici compresi) Per quanto riguarda, invece, il periodo successivo al decreto definitivo di adozione, la situazione è più complessa. Ciò che la legge stabilisce è che con l’adozione la potestà passa per intero ai genitori adottivi; sono quindi loro a decidere gli studi verso cui indirizzare l’adottato, la religione cui avviarlo e le persone da frequentare58. Non mi parrebbe, dunque, corretto né opportuno che il decreto di adozione, il cui fine precipuo è quello di costituire al minore un nuovo VWDWXV, contenesse delle previsioni limitative della potestà dei genitori adottivi. Se i genitori adottivi impediscono al minore adottato di mantenere rapporti di fatto con un parente con cui egli ha un forte legame (per esempio la madre malata grave o un fratello biologico adottato da un’altra famiglia) e da ciò il minore subisce un pregiudizio grave, è possibile che il tribunale per i minorenni assuma un provvedimento che incida sulla potestà, H[ art. 333 cod. civ. o in casi gravissimi H[ art. 330 cod. civ. (decadenza dalla potestà): provvedimento sempre modificabile (per rispondere all’esigenza di adeguamento ai rapporti personali e familiari che sono in continua evoluzione) e per questo motivo non ricorribile per cassazione, a differenza del decreto “definitivo” di adozione. far fronte, in collaborazione con gli operatori del Servizio sociale, al mantenimento dei rapporti del bambino con i congiunti se per lui positivi”. Cfr. anche Tribunale per i minorenni di Roma decreto 16 gennaio 1999 (in ,O GLU GL IDP H GHOOH SHUV 2000, 144 e sgg.) e Tribunale per i minorenni di Roma decreto 5 luglio 1988 (in ,O GLU GL IDP H GHOOH SHUV1990, 105 e sgg.). 58 I genitori devono, però, tener conto “delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli” (art. 147 cod. civ.). 16