Fisioterapia, per11 neodottori lavoro alle porte

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Fisioterapia, per11 neodottori lavoro alle porte
UNIVERSITÀ Cerimonia per i diplomati
Fisioterapia,
per 11 neodottori
lavoro alle porte
(F.Capp.) Fisioterapisti di freschissimo
alloro. E il regalo di laurea più prezioso è
che troveranno lavoro subito, o quasi.
Perchè la loro è una professione richiestissima. Nelle case di riposo e nelle strutture
sanitarie private, soprattutto. Sabato si
sono conclusi gli esami di laurea degli
studenti del terzo anno del corso di laurea
in Fisioterapia dell'Università di Padova,
con la proclamazione dei neo dottori in
un'affollatissima aula Morgagni del Policlinico. Gli esami di laurea si sono svolti
in tre fasi: le prime due, test pratico e
dissertazione della tesi, si sono tenute
nelle quattro sedi del corso di laurea,
presso l'Università/Azienda ospedaliera
di Padova, l'associazione La Nostra Famiglia di Conegliano, l'Ulss 12 di Venezia e
l'Ulss 4 Alto Vicentino-Santorso. La terza,
la cerimonia di proclamazione appunto:
77 i laureati, una sala gremita da oltre
duemila familiari e amici. Alla cerimonia,
sotto la regia del presidente del corso di
laurea in Fisioterapia Raffaele De Caro,
cerimoniere Antonio Quinci in qualità di
direttore didattico e coordinatore generale del corso, erano presenti anche i
componenti e i referenti delle sedi delle
sedi parallele di Venezia (Chiara Colombini), Conegliano (Riccardo Verza) e Santorso (Silvana Pavan). «Il fisioterapista ricordano De Caro e Quinci - è un
operatore sanitario che svolge, in autonomia o in collaborazione con altre figure
sanitarie, gli interventi di prevenzione,
cura e riabilitazione nelle aree della
motricità, delle funzioni corticali superiori e di quelle viscerali, conseguenti a
eventi patologici, a varia eziologia, congenita o acquisita. Elabora in équipe multidisciplinare il programma di riabilitazione
volto all'individuazione e al superamento
del bisogno di salute del disabile». I neo
laureati potranno ora inserirsi, con relativa facilità, nel mondo del lavoro.
UNIVERSITÀ Foto ricordo per i neodiplomati
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
ISTITUZIONALE A.ULSS N. 4
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L'INCONTRO. Il ministro dello Sviluppo economico è stato ospite in seminario, dove ha parlato di lavoro e sviluppo
«Troppi professionisti della politica»
Zanonato: «Ilnumero è eccessivo
Ma un sindaco guadagna poco»
Paolo Mutterle
La finanza di progetto? «Non
va demonizzata». L'eccesso di
cementificazione? «L'ambiente non è una divinità: le infrastrutture vanno realizzate, altrimenti le aziende si spostano». Infine, l'attacco alla Casta: «Bisogna ridurre il numero di persone che vivono di politica, non tanto gli stipendi.
Un sindaco come il vostro
prende anche troppo poco».
Così parlò il ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato al pubblico vicentino della scuola del lunedì, momento
formativo della diocesi berica
aperto a religiosi e laici. Sguardi smarriti in sala. «Ma non
era comunista?». Lo è stato,
una vita fa. Consigliere comunale del Pei nel 1975, prima di
diventare sindaco di Padova
nel '93 (per 15 anni non consecutivi, tra Pds, Ds e Pd); molto
prima delle larghe intese che
lo hanno portatonel governo
Letta, come titolare del dicastero occupato fino ad aprile
da Corrado Passera.
LACRISLZanonato è stato invitato dalla Commissione permanente della formazione del
clero retta da mons. Luciano
Bordignon a tenere una lezione su "Il lavoro, piaga sociale".
«Una delle cause della crisi ha spiegato nella prolusione è l'arrivo sul mercato globale
di Paesi con un'alta capacità
produttiva ma una bassa qualità di vita. L'Europa, che produce il 25 per cento della ricchezza mondiale, consuma il 50
per cento di quello che chiamiamo Stato sociale: scuola,
pensioni, sussidi, costi che le
nazioni emergenti non han-
no. L'unica soluzione è che l'altra parte del mondo cresca anche nei diritti e si metta in
equilibrio con il nostro mondo. Non deve essere un confronto al ribasso, ma alla pari». Zanonato ha poi spiegato
le ricette del governo italiano
per uscire dalla crisi. «Abbiamo dato ossigeno all'economia pagando 14 miliardi di euro ai creditori della Pubblica
Amministrazione, che diventeranno 80/90 miliardi nel
2014; potenziato il fondo di garanzia per le imprese; dimezzato il costo del denaro per gli
investimenti come l'acquisto
di macchinari; facilitato le
nuove assunzioni con sgravi fiscali alle imprese che assumono; semplificato l'accesso al
credito per le startup innovative. Ora puntiamo a rimettere
in moto la macchina economica e l'occupazione. I dazi? Non
sono una soluzione, perché
esportiamo più di quanto importiamo».
PROJECT. PERCHÉ NO? Stimolato da una domanda di Giancarlo Albera (Coordinamento dei
comitati) sull'ospedale di Santorso, Zanonato ha poi sosostenuto che «il project financing
di per sé non è negativo. È una
tecnica di finanziamento che
può essere usata bene o male,
ma non è dissimile da quanto
fatto 50 anni fa da Comuni,
province, Camere di commercio e banche per costruire l'autostrada Brescia - Padova». L'eterno conflitto tra pubblico e
privato? Il ministro lo affronta
da liberista. «Tutti vorrebbero
lavorare nelle aziende pubbliche, perché i rapporti sono più
sereni e i contratti vantaggiosi. Ma a volte il privato è più
efficiente e al cittadino interes-
sa pagare il costo più basso».
Salvo poiriscoprirsi statalista
su Alitalia. «Va salvata - ha tagliato corto Zanonato - per le
14 mila persone che vi lavorano e perché non è solo una
compagnia aerea, ma un asset
nazionale strategico».
TANGENZIALE E TAV. Molto meno tranchant le risposte sulle
infrastrutture che interessano
il Vicentino. «La tangenziale
nordest è fondamentale per Vicenza, ma la questione la sta
seguendo il ministro Lupi.
L'Alta capacità ferroviaria Milano - Venezia? È strategica,
trasferire persone e merci dalla gomma al ferro è una delle
priorità. La Valdastico Nord?
Su tutte le opere viarie sono le
regioni a designare le priorità,
non questo governo e nemmeno quelli passati. Se sta bene a
Venezia, Roma è favorevole».»
Immigrazione
«NEL 2050 PIÙ FIGLI DI
STRANIERI CHE ITALIANI»
All'incontro di ieri Zanonato
ha parlato anche di
immigrazione. «La società
sta invecchiando e in Italia
non si fanno più bambini.
Secondo uno studio nel
2050 ci saranno più figli di
immigrati che di italiani.
Non so se questo farà bene
al nostro Paese». Prima di
diventare "sindaco
sceriffo" della città del
Santo, Zanonato era stato
direttore del settore
immigrazione ed
emigrazione del Pei.* P.MUT.
© RIPRODUZIONERISERVATA
SANITÀ VENETO
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Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato assieme a mons. Luciano Bordignon COLORFOTO
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IL FATTO. Incidente ieri mattina lungo la provinciale "349"fra la rotatoria del"Cristo"e il semaforo di via Pastorelle
Investita sulle strisce, è grave
Infindi vita un'anziana di 90 anni
travolta da un'auto mentre stava
attraversando via Vittorio Veneto
La conducente abbagliata dal sole
Alessandra Dall'lgna
Stava attraversando sulle strisce pedonali di via Vittorio Veneto quando un'auto l'ha investita sbalzandola in aria e facendola cadere nella corsia opposta, dove si è incastrata sotto una vettura che si era fermata per farla passare. È ricoverata in gravissime condizioni all'ospedale di Santorso Catterina Pasin, 90 anni, vittima ieri
mattina del terribile incidente
avvenuto in città lungo la trafficata provinciale 349, all'altezza dell'asilo nido Aquilone, in
via V. Vieneto. L'investimento
è avvenuto intorno alle 9: la
donna, che risiede nel quartiere dei Cappuccini in via Pasubio, a poche centinaia di metri
dal luogo della tragedia, pro-
Dopo essere stata
caricata sul cofano
la donna
quindi inevitabile e così violento che Catterina Pasin è stata
sbalzata in aria ed è poi ricaduta rovinosamente sull'asfalto
nella corsia opposta, scivolanbabilmente si stava recando do sotto la Rover condotta dal
in centro storico dove ieri si è pensionato thienese S.C. Forsvolto il mercato settimanale. tunatamente, il guidatore delArrivata all'attraversamento la Rover si era già fermato sulpedonale che conduce in via le strisce pedonali, perché arriPio XXII, fra la rotonda del Cri- vando dalla direzione contrasto e il semaforo di via Pasto- ria si era accorto dell'anziana
relle, l'anziana non ha nemme- intenta ad attraversare la strano avuto il tempo di mettere il da. Immediatamente è stato
piede sulle strisce che è stata allertato il Suem che, giunto
travolta dalla Mercedes Classe sul posto, ha impiegato del
A condotta da una donna thie- tempo per poter estrarre la
nese, M.T., 44 anni. Secondo donna da sotto la vettura e prequanto riferito agli agenti del- starle così le prime cure. L'anla polizia locale, l'automobili- ziana è stata quindi trasportasta, che stava percorrendo la ta all'ospedale in condizioni diprovinciale con direzione sta- sperate.
Per i rilievi è intervenuta la
zione ferroviaria, non si sarebbe nemmeno accorta della pre- polizia locale che ha raccolto
senza dell'anziana sul ciglio tutti gli elementi necessari per
della strada perchè accecata verificare l'esatta dinamica
dalla luce del sole, particolar- del sinistro e per accertare
mente forte a quell'ora del eventuali violazioni al codice
mattino. L'imDatto è stato della strada.*
è finita sotto
unaseconda
macchina
Un'altra immagine dell'incidente accaduto ieri mattina in città
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Un agente del consorzio Nordest vicentino indica il punto dove è avvenuto l'investimento, ADI.
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CALDOGNO/3. Avviati accertamenti sui rifiuti depositati a partire dal 1971. Ieri un sopralluogo della polizia locale
«Era la discarica della città»
Dalle testimonianze non
vi sarebbero scarti pericolosi,
ma si trattava dell'immondizia
domestica prodotta a Vicenza
Diego Neri
L'indagine al momento è conoscitiva, anche perchè i reati, se
sono stati commessi, sono con
ogni probabilità già prescritti.
Quello che emerge dagli accertamenti avviati in questi giorni sia dalla polizia locale del
consorzio Nordest di Thiene
sia dal corpo forestale è però
inquietante: quelle aree agricole di Caldogno e Villaverla,
all'inizio degli anni Settanta,
sono state utilizzate come discarica di Vicenza. I rifiuti domestici prodotti in città sono
stati sepolti in campagna, a
qualche chilometro di distanza. Ma emerge anche, con altrettanta chiarezza, che non si
sarebbe trattato di quelli che
oggi vengono definiti scarti pericolosi. Anche per questo il
bacino di laminazione di Caldogno non dovrebbe comportare rischi per l'inquinamento; ma si tratta, con ogni evidenza, di ipotesi.
Nella giornata di ieri gli agenti del comandante Giovanni
Scarpellini hanno compiuto
un sopralluogo nelle campagne fra Caldogno e Villaverla,
accertando come l'area del bacino sia in parte diversarispetto a quella che era stata utilizzata per i rifiuti (a Villaverla),
e come quella di Caldogno
non sia la medesima in cui è
previsto uno scavo per la realizzazione della cassa di espansione.
La questione rifiuti era stata
sollevata nei giorni scorsi dal
professor Galdino Pendin, 72
anni, di Novoledo di Villaverla, già assessore comunale,
che nei giorni scorsi è stato interrogato come testimone dalla polizia. «Nel biennio
1971-72 ho iniziato a vedere
centinaia di camion al giorno,
anche di notte - ha spiegato
agli inquirenti -, che scaricavano materiale, presumo rifiuti,
in due aree vicino a casa mia.
Precisamente in una zona nel
Comune di Caldogno e l'altra
nel territorio di Villaverla. All'epoca era opinione comune
che tali rifiuti giungessero da
tutto il territorio, soprattutto
dalla città di Vicenza, e che
contenessero materiale proveniente dagli ospedali sia del capoluogo che di Thiene». In realtà, da quanto emerso si sarebbe trattato dei rifiuti domestici dei vicentini. Il prof. Pendin fa parte di un comitato che
sostiene che la costruzione del
bacino di Caldogno potrebbe
favorire l'inquinamento delle
falde. Va ricordato come a Novoledo i contrari al bacino vedano fra le loro fila anche il
parroco.
«Questi depositi di rifiuti -
aveva detto l'ex assessore ai vigili - andavano a compensare
il vuoto creato nel terreno dall'asportazione dell'argilla che
serviva per il funzionamento
delle fornaci della zona. I rifiuti venivano poi coperti da circa 70 centimetri di terreno
agricolo». I conferimenti erano durati un anno, fra il 1971 e
il 1972.
Il sindaco di Villaverla, Ruggero Gonzo, si è occupato personalmente del problema, ricevendo risposte rassicuranti;
maha chiesto un contributo alla polizia locale.
Va ricordato come negli anni
Settanta - lo ha precisato da
queste pagine l'allora pretore
Tonino De Silvestri - non esisteva in Italia una normativa
di protezione dell'ambiente
contro l'inquinamento. Oggi,
però, che l'attenzione su queste tematiche è decisamente
più elevata, e non solo da parte
della magistratura, l'obiettivo
è fare chiarezza su quelle discariche. Anche perchè 40 anni
potrebbero non essere sufficienti per smaltire naturalmente determinate tipologie
di rifiuti.
Nei prossimi giorni la polizia
locale acquisirà altre testimonianze. Poi sarà eventualmente la procura a stabilire se disporre un controllo o incaricare un consulente. •
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Una delle aree di Caldogno dove sarebbero stati sotterrati i rifiuti negli anni 70. FOTO D'ARCHIVIO
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Ospedale, dalla Bei 350 milioni
La Banca europea offre un prestito al tasso fisso del 2%
LA SANITÀ » NEL VENETO
Ospedale dì Padova, 350 milioni dalla Bei
Il prestito venticinquennale della Banca europea d'investimenti è all'esame della Regione: coprirebbe metà della spesa
di Filippo Tosatto
• VENEZIA
Per realizzare il nuovo polo
ospedaliero di Padova occorrono investimenti stimati intorno ai 650 milioni di euro. «Bazzecole a fronte dei 18 miliardi
che ogni anno il Veneto versa a
Roma», commenta Luca Zaia,
persuaso che un elementare
principio di equità dovrebbe
indurre il Governo a finanziare
un'opera strategica per l'intera regione. Ma in tempi di crisi
e di conti in rosso, indulgere
all'ottimismo è sconsigliabile.
Così il governatore prepara un
piano B, il cui primo passo
consiste nel dotare il progetto
di risorse certe. A tal fine è stato avviato un negoziato con la
Banca Europea per gli investimenti, il braccio finanziario
dell'Unione che ha sede in
Lussemburgo e la cui mission
consiste nel sostenere gli obiettivi di lungo termine dei Paesi
membri. Esaminati i bilanci di
Palazzo Balbi e valutata l'attendibilità del suo rating, la direzione Area mediterranea della
Bei ha espresso la disponibilità ad erogare all'amministrazione veneta un prestito di 350
milioni di euro su base venticinquennale ad un tasso fisso
del 2%. Condizioni decisamente favorevoli rispetto agli standard del credito privato.
L'offerta, delineata nei suoi
contorni a conclusione di una
serie di colloqui tecnici negli
uffici di rappresentanza romani dell'istituto, è ora all'esame
degli esperti finanziari della
Regione. L'impressione è che
sarà accolta, sancendo così il
decollo dell'operazione. L'8 ottobre scorso, inaugurando la
palazzina della Psichiatria
all'ospedale Sant'Antonio, Zaia ha dettato i tempi del progetto Padova - dichiarazione di
pubblica utilità entro la primavera 2014, cantieri avviati subito dopo - e in merito alla copertura finanziaria ha ipotizzato una soluzione «bilanciata»
tra mutui bancari, project financing e contributi di Stato
per l'edilizia sanitaria. L'opzione Bei, se sarà accolta, garantirà oltre la metà delle risorse necessarie, rendendo meno onerose le altre combinazioni.
Non è tutto: la Banca europea
si è dichiarata disponibile a rimodulare nel tempo l'entità
del prestito, qualora dal ministero della Salute giungessero
fondi superiori alle previsioni.
Il budget individuato, oscil-
lante tra i 6 e i 700 milioni, risponde all'esigenza di allestire
a Padova una vera e propria
"cittadella della salute" capace
di integrare attività ospedaliere e universitarie, senza escludere in via definitiva la creazione di un campus accademico.
Ciò spiega i costi largamente
superiori rispetto a recenti realizzazioni quali l'«Angelo» di
Mestre (254 milioni) o il Polo
unico ospedaliero dell'Alto Vicentino (157). Tant'è. Formule
finanziarie mutevoli e fisionomia definita senza equivoci,
concepita com'è per servire
non soltanto la città patavina e
la sua provincia ma per fungere da polo regionale in sinergia
con Verona, candidandosi ad
accogliere pazienti provenienti da molte regioni italiane e
anche dall'estero in vista della
liberalizzazione dell'accesso
alla sanità europea che - a partire dal primo gennaio prossimo - consentirà ai cittadini
dell'Unione di scegliere dove
curarsi usufruendo del rimborso da parte dei Paesi di residenza. Una circostanza che
sta alimentando già la concorrenza e spinge i soggetti pubblici e privati a investire sulla
qualità dell'offerta medica.
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MONTECCHIO. 11 sindaco aderisce alla carta d'intenti promossa da Anci
Violenza sulle donne
La città dice no 365 volte
Il Comune si impegna a sostenere
case rifugio e progetti informativi
Antonella Fadda
Montecchio dice 365 volte no
alla violenza sulle donne. In occasione della Giornata internazionale contro la violenza
femminile il Comune ha aderito alla carta d'intenti "Campagna 365 Giorni No", promossa
dall'Anci, promuovendo una
campagna di sensibilizzazione con messaggi visibili sui totem posizionati in varie parti
del territorio.
Montecchio così si impegna
a appoggiare la nascita di centri antiviolenza e case rifugio,
favorire iniziative di informazione nelle scuole e sostenere
progetti per il recupero degli
uomini maltrattanti, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti. «Siamo
già impegnati in alcuni di que-
ln un anno 167
vittime nell'Ulss 5
Uno sportello
antiviolenze
aperto da 5 mesi
in via San Pio X
sti punti - sottolinea il sindaco
Milena Cecchetto -. Ad esempio lo sportello informativo antiviolenza aperto in collaborazione con l'Ulss 5 in via San
Pio X. È l'unico del genere in
tutto l'Ovest vicentino. Siamo
anche parte attiva nell'organizzazione di serate informative sulla violenza insieme alle
forze dell'ordine e di corsi per
autodifesa». «Con lo sportello, Comune, Ulss 5, associazioni e forze dell'ordine - prosegue l'assessore al sociale, Livio
Merlo - hanno siglato un patto
per aiutare le donne, ma anche i minori e gli anziani in difficoltà».
Stando ai dati dell'azienda sanitaria, lo scorso anno sono
state 167 le donne, vittime di
violenza domestica fisica e psicologica, le quali hanno deciso
di chiedere aiuto rivolgendosi
ai consultori familiari di zona.
Proprio per mettere l'accento
sul fenomeno, le sue implicazioni e soprattutto i passi da intraprendere, a settembre uno
psichiatra dell'Ulss5, Valerio
Vivenza, ha inviato insieme ad
altri nove colleghi una lettera
aperta ai deputati in vista della votazione sul decreto legge
riguardante la violenza dome-
Scarpe rosse contro la violenza
stica. Spiega: «La legge approvata contiene alcuni passaggi
che avevamo indicato. In particolare prevedere non solo misure restrittive ma anche percorsi educativi da intraprendere e un maggiore coinvolgimento dei consultori familiari». «Spesso le donne, a meno
che non si tratti di casi eclatanti, non parlano volentieri di
ciò che accade fra le mura domestiche - osserva Vivenza hanno la tendenza ad isolarsi
hanno paura di esser giudicate dagli altri o, peggio, non credute». •
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SANITÀ VENETO
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MALO. Il Comune investe sulla tutela degli atleti per evitare casi come quello mortale senese
Dieci defibrillatori per lo sport
Claudia Ruggiero
A volte pochi secondi possono
fare la differenza e salvare una
vita. Lo sanno bene gli amministratori comunali di Malo
che, nei giorni scorsi, hanno
acquistato dieci defibrillatori
da destinare alle strutture
sportive e organizzato dei corsi di formazione per il loro utilizzo. I macchinari sono stati
collocati nella palestra di via
Loggia, nei quattro campi da
calcio del paese e nei campi da
tennis, nel palazzetto dello
sport di via Deledda alle Case
e alla scuola primaria "Rigotti", strutture che ospitano la
maggioranza delle 43 associazioni sportive maladensi.
«Abbiamo deciso di fare un
ulteriore salto di qualità per
quanto riguarda il settore
sportivo locale - spiegal'asses-
sore allo sport, Matteo Stalliate - e così, dopo i corsi proposti
in passato, si è pensato di puntare sulla prevenzione sanitaria dotando le strutture sportive comunali di defibrillatori e
procedendo ad una corretta
formazione del personale che
frequenta gli impianti».
Per comprare i dispositivi, cosiddette macchine salvavita, il
Comune ha speso 11 mila euro; per promuovere le lezioni
di formazione, che hanno coinvolto una settantina di persone tra personale, dirigenti e allenatori, ne ha sborsati altri 6
mila 800 per un investimento
totale di quasi 18 mila euro:
una cifra non trascurabile vista la critica situazione in cui
versano le casse comunali.
«Con la dotazione di necessarie apparecchiature e un'adeguata preparazione che dà la
possibilità di intervenire in
modo puntuale e tempestivo continua Stalliate - si possono
prevenire ed evitare drammi
in casi di emergenza».
Riflessioni più che mai attuali alla luce della tragica morte
di Matteo Roghi, 14enne di
Arezzo, che l'atro ieri durante
una partita di calcio è stato colto da un malore e si è accasciato senza più svegliarsi. Il giovane atleta, che disputava la partita nel campo da calcio di Abbadia San Salvatore (Siena), è
stramazzato a terra un paio di
minuti dopo aver segnato il goal del pareggio. Il defibrillatore, in questo caso, è stato impiegato ma solo all'arrivo di
medico e ambulanza, cinque
minuti dopo l'allarme. La procura di Siena ha aperto un'inchiesta per capire se la sua
morte si poteva evitare.*
Esercitazione col defibrillatore
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 11
SANITÀ. Presentata all'Ulss l'attività dell'associazione onlus per l'assistenza ai bimbi nati con malformazioni congenite
Abam, una donazione lunga 34 anni
Dal 1979 regalate al San Bortolo
apparecchiature d'avanguardia
Franco Pepe
Una lunga storia di aiuti in nome dei bambini più sfortunati. È dal lontano 1979 che l'Abam, associazione per l'assistenza ai piccoli che nascono
con malformazioni congenite,
affianca e sostiene la sanità vicentina con donazioni sempre
più consistenti. Dal 1979 al
1992 650 milioni di lire; dal
1992 al 1999 1 miliardo e 200
milioni; dal 2000 al 2004 750
mila euro. Dal 2005 ad oggi altri 380 mila euro, nonostante
la crisi si sia fatta sentire pure
sull'entità dei fondi che l'Abam raccoglie grazie a elargizioni liberali, al 5 per mille e a
una cena sociale annuale.
In 34 anni qualcosa come 1
milione 600 mila euro, per
una serie infinita di progetti
salva-vita che hanno privilegiato il San Bortolo e i reparti
più direttamente coinvolti dall'azione dell'Abam: pediatria,
chirurgia pediatrica, chirurgia maxillo-facciale.
Il dg Ermanno Angonese
non conosceva questa "perla"
del volontariato vicentino che
continua ad operare con lo
stesso entusiasmo degli inizi,
quando a dirigere la chirurgia
pediatrica nel vecchio chiostro c'era Giampietro Belloli,
affiancato dall'allievo Luciano
Musi che ne sarebbe stato il
suo successore fino a un paio
di anni fa. Per questo, dunque,
ieri mattina al San Bortolo la
presentazione ufficiale dell'Abam ma anche un report di attività che si proiettano nel futuro nel solco della frase di
John Donne diventata simbolo di questa associazione che
nel 1999 si è trasformata in
onlus : «Nessun uomo è un'iso-
la a sé stante. Ognuno è parte sempre. Per reparti che, con le
casse povere delPUlss, farebbedi un continente».
Davanti ad Angonese il presi- ro fatica ad avere subito strudente Gianni Muffarotto e al- menti all'avanguardia.*
cuni componenti di un consiglio che con l'Abam combatte
Cure ai bambini
una battaglia quotidiana per
il bene di tanti bambini nati
con tare pesanti e per le loro
LA CENA SOLIDALE
famiglie, specie le meno abAncora
tante adesioni
bienti. Assieme a loro i tre priall'iniziati
dell'onlus
mari Massimo Bellettato, Fadiretta da Gianni
bio Chiarenza, Ugo Baciliero.
Muffarotto. Affluenza
Nel 2000 l'acquisto di un'atsuper
alla cena di
trezzatura che ha richiesto in
beneficenza
nella sede
assoluto il maggior sforzo ecodella
Fondazione
Bisazza
nomico: un respiratore autodi
Montecchio
con
matico per la pediatria costal'Associazione per
to all'epoca 70 milioni di lire.
l'assistenza ai bambini
Dal 2005 al 2009 altri 262 miaffetti
da malformazioni
la euro spesi per comprare
congenite.
Tre medici a
macchinari con cui potenziatestimoniare
il nobile
re l'assistenza chirurgica e inlavoro
di
volontariato
in
tensiva del neonato ma anche
34
anni
dall'Abam:
per migliorare spazi e arredi.
Alessandro Frigiola,
Poi, nel 2010, le apparecchiatuprimario cardiochirurgo al
re destinate all'ostetricia delpoliclinico di San Donato
l'ospedale di Noventa per la
Milanese e presidente
diagnosi delle malformazioni
dell'Associazione
bambini
cardiache del feto. Nel 2011 un
cardiopatici
nel
mondo,
autentico gioiellino per la neoMassimo Bellettato
natologia del San Bortolo: lo
primario di pediatria del
shuttle associato alla culla terSan Bortolo e Ugo
mostatica che consente di spoBaciliero primario di
stare dovunque il prematuro
chirurgia
maxillo-facciale
mantenendone intatte le funsempre
dell'ospedale
zioni vitali. Grazie all'Abam l'ocittadino. «Con orgoglio spedale di Vicenza è stato il priha detto il presidente
mo in Italia a dotarsi di questo
Muffarotto - abbiamo
pionieristico supporto. Nel
potuto accontentare le
2012 e quest'anno un pacchetrichieste di pediatria del S.
to di donazioni anche per la paBortolo e dell'associazione
tologia neonatale, per la chiguidata
dal dott. Frigiola
rurgia pediatrica, per la maxilanche
in
quest'anno
lo-facciale, per l'associazione
diffìcile.
Grazie
alla fiducia
Lps che si occupa dilabiopaladi
soci
e
aziende
siamo
toschisi, per il nido della sala
riusciti
ad
acquistare
parto, mentre avanzano già le
numerosi macchinari per
richieste per il 2014. Sono temaiutare
piccole vite».*
pi difficili, ma l'Abam - garantisce Muffarotto - risponde
© RI PRODUZIONE RI SERVATA
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 12
Un neonato nella nursery di ostetricia e ginecologia del S. Bortolo
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 13
PROCESSO. Pediatra vicentino vince la causa alla Corte dei conti
Il medico fu corretto
Zero danni all'erario
La procura contabile aveva proposto ricorso
per quei farmaci prescritti per pazienti non suoi
Il dottor Giuseppe Grillone si
era comportato con correttezza. E lo ha dimostrato non solo
in sede penale, ma anche in
quella erariale. Sì, perchè nei
giorni scorsi la prima sezione
d'Appello della Corte dei conti
gli ha dato ragione, respingendo il ricorso che era stato presentato dalla procura contabile che pretendeva di battere
cassa nei suoi confronti.
Grillone, noto e stimato pediatra con ambulatorio in città, era stato denunciato penalmente per truffa dall'Ulss 6 di
Vicenza, che aveva segnalato
la sua posizione in procura ancora nel 2008. Il pubblico ministero, acquisite le deduzioni
fatte dall'interessato alla stessaUlss, ne aveva chiesto e ottenuto l'archiviazione, che era
stata firmata dal giudice.
L'Ulss aveva segnalato di essere stata caricata dal pediatra
di una spesa superiore del 340
per cento rispetto alla media
dei suoi colleghi, a causa anche di prescrizioni farmaceutiche a pazienti di altri medici ai
quali venivano fatti pagare solo in parte i farmaci. L'azienda
sanitaria ipotizzava un giro da
115 mila euro. In realtà, il pediatra, che dispone di un proprio ambulatorio convenzionato, oltre a visitare i propri
Un medico firma una ricetta. Il pediatra è stato corretto, ARCHIVIO
pazienti si era reso sempre disponibile sia a sostituire i colleghi sia ad accogliere i pazienti
che si rivolgevano al suo studio per consulenze e prestazioni di carattere urgente. In questa maniera secondo llJlss
avrebbe provocato un danno
economico, tanto che la direzione aveva deciso di denunciarlo. Ma Grillone non aveva
commesso alcun reato.
Su quegli stessi presupposti,
era stata avviata un'indagine
anche da parte della Corte dei
conti del Veneto; ma il pediatra era stato prosciolto il 14 feb-
braio di due anni fa da ogni
ipotesi a suo carico, perchè
non aveva causato alcun danno erariale. Semplicemente, i
farmaci che aveva prescritto
lui li avrebbero prescritti altri
medici.
La procura contabile non se
n'era data ragione, ed aveva
proposto ricorso in Appello.
Ma anche i giudici erariali di
secondo grado hanno dato ragione al pediatra (assistito dagli aw. Miazzi, Rossi e Di Mattia): nessuna prova di danno
erariale. «D.N.
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SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 14
SANITÀ. Ma tra partiti è polemica sulle cifre
Ospedali, esami di sera
cresciuti: ora si farà
anche la radioterapia
VENEZIA
Ospedali aperti a tarda ora e
nel week end per esami e diagnosi: i numeri crescono. Dall'inizio della sperimentazione
voluta dalla Giunta Zaia, in
estate, negli ospedali veneti sono state registrate 10 mila prestazioni diagnostiche strumentali, salite poi a 15 mila a
ottobre e a 20 mila nelle sole
prime tre settimane di novembre. I primi dati sul quadrimestre della sperimentazione
(settembre-dicembre) sono
stati forniti dal segretario regionale Domenico Mantoan
alla commissione "Sanità" guidata da Leonardo Padrin (FI).
Su un totale complessivo di
circa 4 milioni di prestazioni
diagnostiche strumentali erogate ogni anno dalle Ulss venete, quelle serali e nei fine settimana rappresentano 11%.
Mantoan ha confermato che
la Giunta vuole rilanciare: superato il primo test di prova, si
procederà a nuove assunzioni
per stabilizzare il servizio. E
«da dicembre, oltre a Tkc, risonanze, ecografie e mammografie, sarà possibile usufruire in
orario serale e nei weekend anche di prestazioni di radioterapia e di medicina nucleare».
Ha anche assicurato che sinora si è rimasti dentro il budget,
con le risorse previste per la libera professione dei medici e
l'acquisto di prestazioni da
esterni (25 milioni l'anno).
In commissione ieri c'è stata
comunque maretta. I consiglieri di minoranza (Pd, Idv,
Fp, Vn) lamentano la reticenza della Giunta nel dare altri
dati: «Vogliamo capire se la
sperimentazione ha davvero
incrementato l'accesso alle
strutture diagnostiche della
sanità pubblica, ridotto le liste
di attesa e aumentato la produttività dei macchinari, consentendo il pieno utilizzo».*
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 15
GIUNTA. Esaminate ieri le bozze del bilancio con le cifre per il 2014
Regione, tornano
le "nuove opere"
Pronti 200 milioni
Dopo due anni di digiuno totale sugli investimenti
c'è una possibilità per strade, sanità, scuole e argini
Piero Erte
VENEZIA
Sorpresa: grazie al diverso modo di "indicare" alcune cifre
nel bilancio, per la Regione Veneto dopo due anni di digiuno
assoluto si apre la possibilità
di tornare a fare investimenti
nel 2014. A tutto vantaggio dell'economia e delle imprese venete. È la novità che emerge
dalla seduta della Giunta convocata ieri pomeriggio.
La bozza di bilancio per il
2014, l'ultimo anno "intero"
per la squadra del governatore Luca Zaia, è stata solo vista
in cosiddetta "prima lettura".
La votazione e adozione vera e
propria del documento da inviare a palazzo Ferro Fini sarà
fatta probabilmente la settimana prossima. Per questo
l'assessore al bilancio Roberto
Ciambetti non vuole fornire
numeri, se non per assicurare
che «più o meno siamo riusciti a confermare le stesse cifre
messe a disposizione l'anno
scorso Der i vari settori».
L'assessore conferma però le
voci circolate nel pomeriggio
sulla novità che più balza agli
occhi dal punto di vista politico: la voce "investimenti". «È
vero, si è aperta una possibilità». È dovuta al fatto che quest'anno la cifra dei trasporti
pubblici locali, che come noto
viene interamente passata al
Veneto dallo Stato, viene iscritta in bilancio tra i contributi e
trasferimenti da Uè o Stato, e
non più tra i fondi vincolati.
Questo sblocca per la Regione la possibilità di riaprire il libro "nuove opere", una delle
piaghe più grandi per l'era Zaia che si è trovata stretta tra le
rate di maxi-investimenti già
fatti in Regione in passato e i
tagli sempre maggiori aibilanci attuali dovuti allo Stato e alla crisi economica: nel 2011 la
Regione era riuscita a investire un centinaio di milioni,
mentre l'anno scorso e quest'anno aveva dovuto di fatto
digerire la scritta "zero".
Ora si liberano «più di 200
milioni di euro», conferma
Ciambetti. In pratica, l'anno
prossimo la Regione potrà ricorrere di nuovo a mutui per
questa cifra.
Dove potranno essere spesi?
In parte per la viabilità e le infrastrutture, portando almeno per qualche capitolo a tradursi in fatti quel Piano triennale dei lavori pubblici che da
tempo sembrava solo un libro
dei sogni. Altri fondi andranno per l'edilizia scolastica e
per esigenze dei Comuni, e poi
per interventi edili e strutturali delle Ulss che attendono di
essere completati, e per il fondo di rotazione istituito due
anni fa dalla Regione per le
strutture che ospitino servizi
sociali e socio-sanitari.
Ma soprattutto la Regione
potrà investire 50 milioni - senza doverli strappare alla spesa
corrente, come si è dovuto fare
l'anno scorso - per sistemare
argini e altre opere che proteggano il territorio veneto dal rischio di altre alluvioni.*
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 16
£kJ
I banchi della Giunta e della presidenza del Consiglio regionale
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 17
MORÌ IN CAMPO
Morosini:
chiesto rinvio
a giudizio
per tre medici
Piermario Morosini
PESCARA
Il mancato uso del defibrillatore, le fasi del soccorso e le responsabilità medico-legali:
ruota intorno alle risposte a
questi tre quesiti la decisione
del pm di chiedere il rinvio a
giudizio di tre medici coinvolti nel caso di Piermario Morosini, il calciatore del Livorno
morto sul campo a Pescara il
14 aprile 2012.1 periti «in merito alla incongrua, caotica assistenza sanitaria fornita» al calciatore, ritengono di poter
«concludere che vi sono com-
portamenti sanitari che hanno avuto rilevanza causale»,
nella morte. Toccherà quindi
al gup stabilire se i tre medici
(quello del Livorno, quello del
Pescara e il medico del 118 allo
stadio) debbano rispondere di
omicidio colposo. L'udienza sarà il 20 febbraio 2014. •
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 18
Sanità Diffusi i dati, opposizioni scettiche
Il conto delle visite di notte
45 mila nei primi tre mesi
guite di notte» annuncia il
direttore generale della sanità Domenico Mantoan, vale
a dire una su cento. I dati so-
VENEZIA — E il primo
conto dopo tre mesi di avvio. «Già 45miMe visite ese-
no stati resi noti ieri davanti
alla quinta commissione
del consiglio. Le opposizioni sono critiche. «Non ci è
stato spiegato se questo dato è afrontedi una diminuzione degli esami di giorno» sostengono i democrat.
Sanità II segretario regionale Mantoan presenta i primi dati, ma c'è chi resta critico
Aumentano le visite di notte
«Ma le riducete di giorno?»
Il manager: «Già 45mila in 3 mesi». I dubbi delle opposizioni
VENEZIA Quanto valgono
VENEZIA—Quanto
valgono
gri
gli esami di notte e neifine
fine settimana? Per ora, appena I'i%
del totale delle prestazioni erogate dagli ospedali del Veneto.
n dato è ufficiale. I primi numeri certificati della sperimentazione, per quanto ancora sintetici, sono stati resi noti ieri
dal top manager della sanità regionale, Domenico Mantoan,
davanti alla quinta commissione del consiglio regionale. Nel
dettaglio: io mila prestazioni
diagnostiche a settembre, quando l'orario dilatato è stato introdotto a livello generale; 15 mila
a ottobre; 20 mila nelle prime
tre settimane di novembre. Totale, 45 mila Come si vede, il
trend è decisamente in crescita
ma, su un monte di quasi 4 milioni di prestazioni annue, parliamo di una zolla che adesso
vale, per l'appunto, I'i% (ma
parliamo di tre mesi, su base
annua si sale a un tendenziale
4,5%). «Sono dati positivi - ha
assicurato Mantoan -, poiché
ci dimostrano il gradimento da
parte dell'utenza e la capacità
. *
-
* •
di organizzazione delle aziende
sanitarie
sanitarie ee del
delpersonale
personale sanità
sanitàrio». «Solo I'i% dei veneti che
aveva bisogno di un esame
strumentale - Io ha rintuzzato
Antonino Pipitone, medico e
consigliere regionale dellldv ha prenotato in orario serale oppure il sabato 0 la domenica:
mi sembra un risultato davvero modesto».
Le cifre sono destinate a essere incrementate, oltre che dalla
progressiva abitudine dell'utenza a prenotare in orari 0 giorni
finora inaccessibili, anche dall'ampliamento del ventaglio di
prestazioni da parte degli ospedali. Fino a oggi, infatti, gli esami che si potevano eseguire in
turno serale oppure nel week
end erano Tac, risonanze magnetiche, ecografie e mammografie. «Da dicembre - ha annunciato Mantoan - allargheremo anche a radioterapia e medicina nucleare. Inoltre, una
volta superato il primo test di
prova, procederemo a nuove assunzioni per stabilizzare il servizio». Quanto alla voce «cofi
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di prestazioni da esterni (25 milioni di euro l'anno).
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Rimane un questione cruciale, che i consiglieri di opposizione non hanno mancato di sollevare durante il dibattito in commissione: le prestazioni serali e
festive sono effettivamente in
aggiunta, e quindi contribuiscono allo smaltimento delle liste
d'attesa e all'aumento della produttività dei macchinari diagnostici, oppure gli ospedali
hanno semplicemente spostato dopo cena (0 nei week end)
un certo numero di esami (e di
utenti) che, prima, venivano
eseguiti in orario canonico?
«Questo non ci è stato detto sottolineano i democrat Claudio Sinigaglia e Giampietro
Marchese -, con una reticenza
da parte della giunta regionale
a diffondere i dati dettagliati
che rappresenta una brutta pagina
ginaper
perlalapolitica
politicaveneta».
veneta».InInsinua Diego Bottacin (gruppo
misto): «Le cifre fornite sono
soltanto dati parziali e sintetici,
sorge il dubbio che la Giunta
non voglia essere più trasparente con l'opinione pubblica per
addomesticare i risultati a proprio uso e consumo». Domanda secca di Raffaele Grazia (Futuro popolare): «È vero che
continuano a esserci macchinari sottoutilizzati perché manca
il personale? Ci sono aziende
più virtuose di altre? Sarebbe
tempo di saperlo».
Mantoan, spalleggiato dal
consigliere di maggioranza Carlo Alberto Tesserin (Pdl), ha abbozzato, promettendo nel giro
di un mese dati ragionati e più
dettagliati. Ma, ha garantito sin
d'ora, tra i benefici sicuri apportati dall'apertura serale e festiva degli ospedali, c'è Io snellimento dei tempi di attesa nei
pronto soccorso, grazie alla
maggiore disponibilità dei macchinari diagnostici in orario
diurno.
R.P.
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SANITÀ VENETO
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Diego Bottacin
Le cifre fornite sono
solo parziali, forse
non vogliono essere
più trasparenti
Domenico Mantoan
Da dicembre
allargheremo anche
a radioterapia
e medicina nucleare
E' la percentuale delle visite
di notte sul totale visite di un
anno, ma salirebbe al 4,5%
sul totale dei tre mesi
Di notte Appena l'uno per cento delle prestazioni erogate in Veneto avvengono di notte o nei fine settimana
SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 20
Venerdì il ritorno in Italia
Cartolato, équipe di medici parte per la Cina
PADOVA - La missione cinese può finalmente
decollare. Un volo di Stato partirà oggi alla volta
di Shanghai, con a bordo un'equipe di medici
neurochirurghi dell'ospedale di Padova, per poi
far rientro entro venerdì. Così sarà riportato in
Italia David Cariolaro, il professore padovano
ricoverato in stato di coma, conseguente a un
grave incidente stradale, in un ospedale a un
centinaio di chilometri dalla grande città cinese.
L'impresa non è esente da rischi. Cariolaro,
infatti, ha riportato nell'incidente un politrauma
cranio-encefalo midollare e toracico e deve
essere sottoposto a un delicato intervento al
cervello, che i sanitari cinesi non intendono
eseguire. L'operazione sarà effettuata nella
neurochirurgia dell'Azienda ospedaliera
padovana, al rientro del volo di Stato da
Shanghai dopo un viaggio che dovrebbe durare
poco meno di 20 ore.
Per il rimpatrio di Cariolaro si è mobilitata la
Regione Veneto, che ha messo a disposizione
l'equipe medica e si è attivata per organizzare il
viaggio.
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SANITÀ VENETO
CRONACA A.ULSS VICENTINE
Pag. 21
ASSISTENZA
Problemi psichici, in aumento
i trattamenti sanitari obbligatori
(AI.Rod.) Sempre più padovani devono fare i conti con
problemi psichici. I dati forniti dalla Polizia municipale
parlano chiaro: nel 2013 si sta registrando un'impennata
dei Tso.
Per trattamento sanitario obbligatorio si intendono
quelle procedure sanitarie normate e con specifiche tutele
di legge, che possono essere applicate in caso di motivata
necessità e urgenza clinica, conseguenti al rifiuto al
trattamento della persona che soffra di una grave
patologia psichiatrica o infettiva non altrimenti gestibile, a
tutela della sua salute e sicurezza e-o della salute
pubblica.
Una procedura che quasi sempre si conclude con
qualche giorno di ricovero. L'anno scorso i vigili hanno
effettuato dal primo gennaio al 31 dicembre 126 Tso,
quest'anno da gennaio alla fine di ottobre siamo già
arrivati a quota 127. Il che fa presumere che entro la fine
dell'anno si supereranno tranquillamente i 130 interventi.
Secondo la Polizia municipale, nella maggior parte dei
casi, destinatari di questi provvedimenti sono soprattutto
gli over 50, con una lieve prevalenza delle donne rispetto
agli uomini.
L'aumento dei Tso non sarebbe però legato alla crisi
economica. A monte di queste situazioni (molto spesso
drammatiche) ci sarebbero invece esperienze di vita
difficili e complicate storie familiari. Sempre secondo i
vigili, la maggior parte di questi interventi, che devono
essere autorizzati dal sindaco o da un suo delegato, si
verificano durante il periodo estivo.
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 22
.'iniziativa
Un calendario con 24 big
per aiutare i bambini
I grandi del rugby per i più piccoli. Ci sono i
Bergamasco, Sbaraglini, Semenzato, Zanni,
ecc., in tutto 24 rugbysti protagonisti del «Big
Child Calendar» 2014, iniziativa lanciata da
Rugby For Life per raccogliere fondi a favore
deirAnticito che promuove l'informazione sulla
cura del citomegalovirus e la Pediatria
dell'ospedale di Conegliano. Manuel Novello ha
immortalato i campioni per il calendario presentato in Provincia, alla presenza degli assessori Speranzon e Villanova, di Michielan del
Comune, del presidente di Rugby For Life,
Manuel Dallan, della referente di Anticito,
Giada Benetton, del responsabile Pediatria
dell'Ulss 7 Chiaffoni, di Favaro (Area Treviso di
Veneto Banca) e del presidente di Ascotrade,
Busolin. «Siamo riusciti a far squadra tra enti,
privati e Rugby for Life - ha detto Villanova per aiutare i più piccoli». Il calendario sarà
venduto al prezzo di 15 euro, il ricavato
devoluto totalmente a favore dei bambini.
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 23
CAMPOSAMPIERO
Elogi al reparto di Urologia
Rammarico per i pochi letti
» CAMPOSAMPIERO
«Voglio ringraziare tutto il personale del reparto di Urologia
dell'ospedale "Pietro Cosma":
sono stata sottoposta a un intervento chirurgico e ho trovato
grande professionalità, competenza e umanità in tutti. È giusto
sottolineare anche quando la sanità funziona bene». Maria Vanin, maestra in pensione, è stata
operata alle vie urinarie con il rischio di perdere un rene: «Avevo
firmato
l'autorizzazione
all'eventuale asportazione se necessario ma, grazie alla precisione e competenza dello staff gui-
dato dal primario Lucio Laurini,
ho ancora il mio rene». La testimonianza di Maria Vanin conferma l'eccellenza del reparto di
Urologia a Camposampiero, nato oltre quarant'anni fa grazie al
professor Bruno Perissinotto, la
cui scuola è stata portata avanti
da Dino Lavelli e oggi dal suo
delfino Lucio Laurini. «L'unico
appunto che mi sento di fare alla
direzione è sul numero di posti
letto: 20 sono troppo pochi per
un reparto così efficiente» conclude l'ex maestra Vanin. Un effetto dei tagli regionali, che dai
39 posti letto del 2010 li ha portati oggi a 23 ufficiali.
(fra.z.)
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 24
DA OGGI A VENERDÌ
Tra spending e casa
seduta-fiume
del Consiglio veneto
» VENEZIA
Piano casa, liberalizzazione degli accrediti per le strutture della sanità privata, semplificazione e spending review nelle società regionali sono i temi caldi
della lunga seduta ordinaria del
Consiglio del Veneto da oggi a
giovedì con una ulteriore appendice venerdì per il dibattito
straordinario sulla crisi Electrolux e del comparto elettrodomestici che vedrà la partecipazione anche di europarlamentari,
del Ministero per lo sviluppo
economico e dei rappresentanti del mondo imprenditoriale.
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 25
ALL'OSPEDALE UNICO DELLA BASSA
I lavoratori dei servizi
conserveranno il posto?
» MONSELICE
"Quali garanzie per i lavoratori
dei servizi in appalto?". È l'allarme lanciato da Adi Cobas:
in gioco ci sono 200 posti di lavoro, con il passaggio al nuovo
ospedale unico. I dipendenti
del settore servizi chiedono
ora di incontrare la dirigenza
dell'Usi 17. «In una assemblea
pubblica svoltasi in marzo
nell'aula magna dell'ospedale
di Monselice» ricorda l'Adi Cobas «alla richiesta di informazioni sul destino dei lavoratori
delle ditte fornitrici dei servizi
in appalto il direttore generale
Giovanni Pavesi ha replicato
confermando la continuità dei
servizi, che dovranno necessa-
riamente essere forniti, ma
non ha dato alcuna certezza al
personale sulla garanzia di
una loro continuità lavorativa
nel nuovo Ospedale unico. Il
concessionario che si è aggiudicato l'appalto per la realizzazione del nuovo ospedale, la
Euganea Sanità Spa, e le imprese che stanno realizzando
la nuova struttura, si occuperanno dell'affidamento alle ditte della gestione dei servizi nel
nuovo ospedale. Ma il contratto pare non contempli il riassorbimento del personale». Il
rischio è che vengano espulse
persone che anche da 20 anni
lavorano in pulizie, ristorazione, ambulanze, lavanderia o al
Cup.
(f.se.)
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 26
Boom di vaccini
Ambulatori pieni
Dopo settimane di calma piatta, è
stato sufficiente il primo freddo
perché i padovani si ricordassero
dell'annuale appuntamento con la
vaccinazione antinfluenzale.
Da circa una settimana centinaia di
utenti hanno preso d'assalto gli
ambulatori dei medici di medicina
generale incaricati dall'Usi 16 di
somministrare il vaccino (a
disposizione anche nelle sede
distrettuali). C'è tempo fino a
Natale per vaccinarsi, perché il
primo picco è previsto per gennaio.
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
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Pag. 27
L'ASSESSORE PRESENTA IL BILANCIO 2014 ALLA GIUNTA
Tesoretto di 200 milioni
dal cilindro di Gambetti
I VENEZIA
Per una volta, a Roberto Ciambetti, il «mago delle cifre»
deiramministrazione veneta,
non è spettato l'ingrato di
compito di annunciare tagli di
spesa e riduzione dei budget ai
colleghi di giunta. Nel tardo
pomeriggio, presentando in
prima lettura le linee del bilancio regionale 2014, l'assessore
leghista ha esordito con una
buona notizia: «Rispetto allo
scorso anno, abbiamo 200 milioni di euro in più da investire, nulla di esagerato ma una
boccata d'ossigeno che ci consentirà di operare interventi
mirati nei settori più sensibili». I grandi numeri della manovra sono già assestati: 11,5
miliardi a bilancio dei quali
ben 8,5 riservati alla sanità (au-
tentica calamita delle risorse
pubbliche), 1,5 per mutui e stipendi e i restanti assorbiti da
capitoli vincolati. Com'è stato
possibile racimolare il tesoretto? «Ci siamo impegnati in una
minuziosa opera di pulizia dei
residui passivi», replica Gambetti «e abbiamo usufruito della "sterilizzazione" del fondo
unico trasporti nel calcolo della capacità d'indebitamento,
una misura tecnica fortemente sollecitata dalle Regioni e
autorizzata infine dal Governo». Ma come saranno impiegati questi quattrini insperati?
La discussione in giunta non
ha indicato destinazioni specifiche ma ha individuato, con la
benedizione del governatore
Luca Zaia, le priorità di investimento: infrastrutture e viabili-
«Li investiremo
in viabilità, edilizia
scolastica, salvaguardia
idraulica del suolo, fondo
di assistenza sociale»
tà; lavori pubblici con particolare attenzione all'edilizia scolastica; garanzia dei 50 milioni
stanziati per la salvaguardia
idraulica e idrogeologica; integrazione dell'edilizia ospedaliera e del fondo di rotazione
per l'assistenza sociale.
La messa a punto del nuovo
bilancio procederà nelle prossime settimane con il confronto politico nella maggioranza
e in seno alla giunta. Con una
novità rispetto al passato, perché ai tradizionali partner Lega e Pdl si aggiunge ora un terzo alleato, Forza Italia, parte
integrante della coalizione sia
nell'assemblea regionale (dove conta quattro consiglieri
guidati dal capogruppo Leonardo Padrin) che nell'esecutivo, attraverso l'assessore Remo Sernagiotto. (f.tos.)
Boccata d'ossigeno
dopoanniditagli
La manovra complessiva
di Palazzo Balbi
si aggirerà su 11,5 miliardi
UtSAMITA »HELVENETO
Ospedale di Padova, 350 milioni dalla Bei
I
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L'assessore Roberto Ciambetti
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ULSS 15 E SANITA' LOCALE
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 28
IN COMMISSIONE REGIONALE L'OPPOSIZIONE INCALZA MANTOAN
Esami diagnostici di notte: è già scontro
» VENEZIA
Diecimila a settembre, 15 mila a
ottobre, 20 mila nelle prime tre
settimane di novembre: tante sono le prestazioni diagnostiche
strumentali erogate dagli ospedali veneti negli orari serali e nei
fine-settimana, dall'entrata in vigore della sperimentazione voluta dalla giunta Zaia. I dati sono
stati forniti dal segretario regionale per la Sanità Domenico
Mantoan alla commissione presieduta da Leonardo Padrin. Su
un totale di circa 4 milioni di prestazioni diagnostiche strumentali erogate ogni anno dalle Ulss
venete, quelle serali e nei fine
settimana rappresentano l'l%.
«Da dicembre, oltre a Tac, risonanze, ecografie e mammografie, sarà possibile usufruire in
orario serale e nei weekend anche di prestazioni di radioterapia e di medicina nucleare», ha
annunciato Mantoan, precisando che i costi sono rimasti «all'
interno del budget della spesa
storica», grazie alle risorse già
previste per la libera professione
dei medici e per l'acquisto di
prestazioni da esterni (25 milioni di euro l'anno). Insoddisfatta
l'opposizione. «Vogliamo capire
se la sperimentazione ha effettivamente incrementato l'accesso alla diagnostica, ridotto le liste di attesa e aumentato la produttività dei macchinari, con-
sentendone il pieno utilizzo», affermano Claudio Sinigaglia e Gimapietro Marchese del Pd «c'è
stato un effettivo aumento del
numero di prestazioni erogate o
solo un trasferimento degli utenti dagli orari diurni a quelli serali?». «Le cifre fornite sono solo
parziali e sintetiche, sorge il dubbio che la Giunta voglia addomesticare i risultati a proprio uso e
consumo», ha incalzato Diego
Bottacin (Gruppo misto). «L'l'%
di utenti mi sembra un risultato
davvero modesto», il commento
di Antonino Pipitene dell'Idv. Infine Mantoan, spalleggiato da
Carlo Alberto Tesserin (Pdl), ha
promesso nel giro di un mese dati ragionati e più dettagliati.
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 29
ANCORA POLEMICHE SUI RIDIMENSIONAMENTI: GIOVEDÌ ASSEMBLEA PUBBLICA DEL PD
«Ma quelle schede ospedaliere non ci assicurano nulla»
» VITTORIO VENETO
Le schede ospedaliere della Regione non hanno ancora chiuso il capitolo della sanità vitto riese. «Abbiamo stoppato il
tentativo di ridimensionare la
chirurgia, con la chiusura nei
fine settimana dei servizi di urgenza», puntualizza Giuseppe
Costa, capogruppo del Pd,
«ma non sappiamo ancora
quanti posti letto avrà la terapia intensiva e dalla documentazione dell'Usi manca l'intero capitolo della territorializzazione». Un brutto termine che
sta per i servizi di psichiatria
decentrato, la dimensione e la
gestione dei distretti, l'attività
ambulatoriale da portare più
vicina alla gente. È per questo
motivo che il Pd ha convocato
un'assemblea pubblica, adAnzano, per giovedì sera, in cui
sarà il consigliere regionale
Niero a fare il punto della situazione. Protesta ancora Costa: «La direzione dell'azienda
sociosanitaria sta imparando
il vizietto dell'amministrazione comunale: segnala i docu-
menti, ma non li carica di contenuti».
Il Pd lamenta che non sono
stati forniti gli allegati, ad
esempio quelli che esplicitano
come l'azienda intenda muoversi nel territorio, applicando
appunto gli orientamenti delle
schede ospedaliere. A Vittorio
Veneto sono state raccolte 15
mila firme a sostegno della dignità dell'ospedale. «Intendiamo farle valere per tutte le direzioni della nostra sanità», afferma Adriano Botteon, segretario del circolo del Pd. (f. d. m.)
L'ospedale di Vittorio Veneto
SANITÀ VENETO
PIANO E SERV. SANIT REG.VEN.
Pag. 30
NAPOLI
Responsabilità
dei medici
Arrivano da Napoli le proposte
di riforma della Legge Balduzzi
(189/12) in tema di
responsabilità professionale
del personale sanitario. La XII
Commissione Affari sociali
della Camera ha infatti
ascoltato in audizione tecnica
1 Associazione per la tutela dei
diritti umani «Valore uomo».
Tra le proposte fatte, l'adozione
di un Testo unico per
armonizzare tutte le leggi in
materia e la stipula obbligatoria
di coperture assicurative da
parte delle Aziende sanitarie
per medici e infermieri.
SEGRETERIA GEN & PERSONALE
Pag. 31
Medicina Studio di dieci anni pubblicato sul Lancet e firmato Umberto Veronesi: nei casi iniziali tutta la cura in sala operatoria
Tumore al seno, una sola radioterapia per guarire
Tumore al seno, diagnosi
precoce, intervento di asportazione minima, test del linfonodo sentinella, radioterapia intraoperatoria prima di richiudere. E ritorno alla vita quotidiana, guarite con danni quasi
nulli. Ecco il nuovo percorso
chirurgico che oggi si può applicare quando un cancro aggredisce il simbolo più importante della femminilità: il seno.
L'ultima novità è la consacrazione scientifica della radioterapia intraoperatoria.
Quanto lontani gli anni '80,
quando il percorso chirurgico
era devastante: asportazione
totale del seno e dei muscoli
sottostanti, via tutti i linfonodi
del braccio dalla parte del tumore, cicli di chemioterapia e
di radioterapia, basse probabilità di successo (si salvava meno del 40% delle pazienti). La
sfera psicofisica della donna
più che mutilata. Lo stesso tumore oggi colpisce di più (30
mila nuovi casi ogni anno), ma
la guarigione tocca l'85% e senza mutilazioni sembra una malattia come un'altra.
La radioterapia intraoperatoria è l'ultima carta vincente. A
giocarla, ancora una volta nella
storia della medicina, è stato
Umberto Veronesi. E una pubblicazione sull'autorevole Lancet lo ha consacrato. Il direttore
scientifico dell'Istituto europeo
di oncologia (Ieo) ha dichiarato
guerra totale al cancro nel 1952,
quando scelse la specialità meno gratificante all'epoca per un
giovane medico: l'oncologia.
Consapevole, fin dal primo
istante, che la salvaguardia dell'unità psicofisica dell'individuo è il quid vincente. Controcorrente in anni nei quali il
dogma era «tagliare, tagliare,
tagliare», e senza garanzie sul
risultato.
Il suo primo passo controcorrente, nel 1981, quando il
mondo scopre la quadrantectomia (l'asportazione di un solo
quadrante del seno): lo sconosciuto chirurgo italiano occupa
la prima pagina del New York
Times con ben otto colonne,
dopo la pubblicazione sulla rivista scientifica New England
Journal 0/ Medicine. Oggi, 32
anni dopo, un secondo passo
chiave: la chiusura del cerchio
in sala operatoria. Un tumore al
seno diagnosticato in tempo (i
controlli sono alla portata di
tutti e non farli è un vero autogol) si risolve in sala operatoria Onpeta unita p l'antnrpvnlp
Lancet, insieme a Lancet Oncology, a pubblicare due studi,
uno dello Ieo di Milano e l'altro
dell'University Colìege London,
che confermano l'efficacia della
radioterapia effettuata in sala
operatoria, prima di ricucire
l'opera del bisturi. L'idea di Veronesi risale al 2000, quando
un gruppo di ingegneri e fisici
romani riesce ad assemblare un
macchinario per la radioterapia
così piccolo e mobile da poterlo
portare in sala chirurgica. Subito Veronesi ne intuisce i vantaggi: evitare alle pazienti di
tornare in ospedale ogni giorno
per 6 settimane per fare le sedute di radioterapia esterna, ridurre il campo dell'irradiazione
del seno al solo quadrante che è
sede del tumore, limitare al minimo la dose radiante alle zone
vicine (con danni e nessun beneficio). E allo Ieo parte la sperimentazione. Si usa il metodo
Eliot(Electron intra operative
therapy): un acceleratore lineare con un braccio mobile che
concentra il fascio di elettroni
direttamente sull'area da irradiare per 3 minuti, subito dopo
la rimozione della parte malata
della ghiandola mammaria. Sono state selezionate 1.305 pazienti con tumore iniziale, can-
Le donne dello studio Ieo
Operate con la quadrantectomia, metà trattate con
radioterapia intraoperatoria
e metà con la radio classica:
stessi risultati dopo 10 anni
didate alla quadrantectomia:
metà delle donne è stata trattata con Eliot durante l'intervento, l'altra metà con radioterapia
esterna tradizionale.
A10 anni i due gruppi hanno
mostrato un'identica sopravvivenza, intorno al 95%, anche se
la percentuale di recidive è risultata lievemente più alta
(2.5% rispetto a 0.4%) nel gruppo sottoposto a Eliot. Il lavoro
dello Ieo è firmato da Umberto
Veronesi e da Roberto Orecchia, direttore della Radioterapia. E ora? Le donne di nuovo si
devono mobilitare. A livello internazionale. Perché? Bastano i
numeri italiani per capire: solo
41 centri sono attrezzati per la
radioterapia intraoperatoria e
sono principalmente al Nord.
Calabria, Campania e Puglia ne
hanno uno solo. La Sardegna
nessuno e da un'isola è difficile
spostarsi. Basta per mobilitarsi.
Mario Pappagallo
^0 @Mariopaps
Mila nuovi casi all'anno
E' l'incidenza del tumore al
seno. Sempre alta, ma oggi si
guarisce nell'85% dei casi.
Quarant'anni fa si salvava
meno della metà delle malate
r
MEDICINA & FARMACOLOGIA
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No alle cure
con stamina
per Noemi
La piccola Noemi non
potrà sottoporsi a cure
con il metodo Stamina.
Lo ha deciso il giudice del
lavoro dell'Aquila,
Annamaria Tracanna, che
lo scorso 18 novembre
aveva ricevuto un ricorso
d'urgenza da parte dei
genitori della bambina di
Guardiagrele (Chieti).
Noemi, 18 mesi, ricevuta
nelle scorse settimane in
udienza privata da Papa
Francesco, è affetta da
atrofia muscolare spinale
(Sma 1). I suoi genitori
avevano chiesto che
potesse curarsi presso
l'azienda ospedaliera
Spedali civili di Brescia
dove viene praticata la
cura. Dopo il rigetto dei
giudici di Chieti, dunque,
anche il giudice del lavoro
dell'Aquila ha detto no.
«Una brutta notizia, è
disarmante. Di fronte a
una situazione del genere
chi sta decidendo per lei
deve capire che si stava
rischiando di perderla»,
ha spiegato Andrea
Sciarretta, il papà della
bimba che da ieri è in
ospedale a causa di una
grave crisi. «Ci stava
lasciando, aveva già perso
i sensi, l'abbiamo
praticamente salvata a
casa con l'ossigeno —
prosegue l'uomo —. Oggi
sta un po' meglio ma la
stanno comunque
tenendo sotto controllo.
MEDICINA & FARMACOLOGIA
Se non ci fosse più, oggi
sarebbero corsi tutti a
dire che ci sono vicini.
Noi abbiamo chiesto che
a nostrafigliasia
garantito il diritto a
curarsi, solo questo.
Ormai tutti conoscono la
sua storia, grazie al Papa.
Cosa ha fatto di male per
meritare questa
indifferenza?».
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Stamina, a Roma l'ira dei malati
"Decidiamo noi come curarci"
Ma l'esperto: "Su di voi una speculazione degna di Wanna Marchi"
IL MINISTRO
«Si pubblichi il metodo
Occorre fare chiarezza,
non marketing»
ANDREA MALAGUTI
A
rturo Folgore, del comitato
«Civico 117a», agguanta il
microfono. Grida. «L'avete
voluto voi. Ora non ci possiamo più fermare. Questo sangue ricadrà sulla vostra coscienza».
Qualcuno, nella tenda dietro di lui, in
piazza Montecitorio, accende uno stereo.
La cavalcata delle Valchirie. Per terra tre
fotografie. Sono quelle del ministro della
salute, Beatrice Lorenzin, del presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, e
del primo ministro Enrico Letta. E l'ora
di pranzo. Le strade del centro sono bloccate da una serie di manifestazioni gemelle a quella che si svolge alla Camera.
Via del Tritone. Via del Corso. Piazza Venezia. Traffico in tilt. Centinaia di persone con cartelli che dicono: «Il corpo è mio.
La malattia ce l'ho io. Voglio decidere io
come curarmi. Sì a Stamina».
Un uomo calvo, in preda a una rabbia
poco improvvisa, prende a calci le foto.
«Schifosi. Pezzi di merda». Applausi. Anche da una pattuglia di ultras della Salernitana, arrivati a Roma per offrire il proprio appoggio al santone Davide Vannoni, il laureato in filosofia che giura di essere in grado di restituire la speranza ai
malati di Sia o di atrofia muscolare spinale. Ci crede davvero o è una Wanna Marchi 2.0. di quelle che ormai sono spuntate
ovunque? «Questa vicenda è assai peggiore di quella di Wanna Marchi. Qui si
specula su persone deboli, malate, usate
strumentalmente, sottoposte a trattamenti pericolosi. È
una colossale mistificazione a fini commerciali, in Italia come altrove nel mondo», dice il professor
Paolo Bianco, uno dei
più importanti esperti italiani di cellule
staminali mesenchimali.
Rumore. Urla. Qualche braccio teso. In
piazza Montecitorio ci sono anche militanti del Fronte Nazionale. Ma che ci fanno in mezzo ai malati? Alle carrozzine? A
mamme che mostrano disperate i propri
bambini incapaci di muovere le braccia, le
gambe, di guardarli negli occhi? Che cosa
vogliono? Qualcuno rimette le foto al loro
posto. Poi un gruppo
di una cinquantina di
persone si stringe attorno a Folgore. «E' il
momento. Non ci
hanno voluto ricevere. Ora vedranno».
Indossano magliette nere con la scritta:
«non ho più voglia di morire». C'è la polizia. Ci sono i carabinieri. Le ambulanze.
Gli infermieri con le barelle. Le telecamere. E tutto molto teatrale. E lo spettacolo
annunciato è il suicidio. Due uomini su
una sedia a rotelle, Sandro Biviano e Roberto Meloni, ammalati di distrofia muscolare (una forma degenerativa, ma non
letale), prendono il centro della scena.
Marco Biviano, in carrozzina anche lui,
guarda il fratello. «Non lo fare», sussurra.
Ha lo sguardo vitreo. La voce gli trema. La
tensione sale assieme alla musica. Sandro
e Roberto prendono una siringa e se la ficcano in un braccio. Succhiano sangue. E
poi lo lasciano colare sulle foto. «Da qui ci
portano via con una bara. Per noi non ci
sono cure. Perché ci vietano questa?». Gli
infermieri sono pronti a intervenire. Li
ferma prima una telefonata che arriva da
Palazzo Chigi. «Ci ricevono, ci ricevono»,
MEDICINA & FARMACOLOGIA
assicura Folgore. E tutto assurdo. Vannoni replica alle agenzie un concetto già
espresso in radio da Fiorello. «Queste
persone stanno morendo. Non si possono
prendere per il culo. Evidentemente basta dissanguarsi per farsi ricevere da un
politico». Chi è che gioca con la vita degli
altri? E perché Fiorello, dopo Celentano,
rilancia la sua causa? Decine di ragazzi in
carrozzina pendono dalle sue labbra. E il
loro pifferaio magico. La loro guida.
Michele, che ha 23 anni, e in carrozzina
ci è finito appena nato per colpa di un errore medico, ha uno di quei sorrisi veloci
che non ti lasciano più andare. «Perché
non ascoltano Vannoni?», chiede. «Non
hai paura che ti sfrutti?», gli risponde una
signora in lacrime. «Perché gli altri che
fanno?», replica lui. L'incontro con la Lorenzin salta. Lei è a Trieste. E gli esperti
di Palazzo Chigi, disposti a incontrare i
malati , si rifiutano di vedere Vannoni.
«Qui la speranza e la compassione non
c'entrano niente. Praticare trattamenti
pericolosi non è né dare speranza né avere compassione. I tumulti di piazza per
forzare regole che proteggono i pazienti
servono a promuovere interessi ben diversi. Migliaia di malati ne sono consapevoli»», aggiunge il professor Bianco. «E
mi dispiace, ma le star del mondo dello
spettacolo non hanno titolo a parlare di
malattie e terapie. E grave che lo facciano.
Smettano di farlo».
Da Trieste il ministro Lorenzin dice:
«Si pubblichi il metodo Stamina. Su questa vicenda è necessario fare chiarezza
scientifica. Non marketing». Un centinaio
di manifestanti prova a sfondare il cordone di sicurezza schierato all'ingresso della Camera. Qualcuno riempie l'aria con la
musica dei Doors. «This is the end my beautiful friend». Questa è la fine amico mio
meraviglioso. Buio. I cortei si sciolgono.
Chi lo ferma questo disastro?
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Ma altre associazioni di malati non ci stanno:
Vannoni si rifiuta di far provare la metodica
B
asta malati in piazza. Basta strumentalizzazioni. A chiederlo sono
le stesse associazioni di malati che
non si identificano con questi metodi di
protesta. Famiglie Sma vive da mesi la difficoltà di continui attacchi da parte di Stamina. E ha tenuto una posizione di rispetto e difesa prima di tutto dei malati e delle
famiglie. Moltissimi dei bambini mostrati
nelle immagini dei video sono malati di
sma 1, la forma più grave. Daniela Lauro è
senza parole per quanto successo ieri: «Cercare di forzare la coscienza politica con questi gesti estremi per un metodo che tutta la
scienza ha bocciato lascia senza parole dice -. I malati dovrebbero manifestare
contro Vannoni che non ha dato loro la reale possibilità di provare il metodo non contro il resto della società civile».
Interviene anche Mario Melazzini, malato,
assessore in Regione Lombardia e presidente dell'agenzia di ricerca sulla Sia Ansia: «Manifestazioni durissime come quelle che si sono verificate in piazza Montecitorio mettono solo a rischio la vita dei malati». E aggiunge: «È fondamentale la spe-
ranza per i malati, ma deve essere alimentata seguendo un percorso di ricerca svolto in maniera serio e corretto, per arrivare
a soluzioni efficaci. Ci sono criteri, metodi,
indicatori che mettono in evidenza l'efficacia o meno di un protocollo di cura ed è
pertanto necessario che ogni passo compiuto sia fedele a quanto stabilito dalla comunità scientifica nazionale e internazionale, nonché aderente alla legislazione e ai
protocolli vigenti nel rispetto anzitutto della sicurezza dei soggetti coinvolti, oltre che
degli operatori e delle strutture sanitarie».
Franco Bomprezzi presidente di Ledha è
categorico: «Questa vicenda è stata gestita malissimo dall'inizio anche da chi ha
responsabilità politiche pubbliche, avallando un dubbio che non doveva esserci
fin dall'inizio. La manifestazione di ieri è
il punto più basso di una vicenda che dovrebbe concludersi con provvedimenti
molto duri a tutela soprattutto delle persone in buona fede. La ricerca è un'altra
cosa».
Francesca Tiizito
Famiglie Sma:forzare la coscienza
politica così lascia interdetti.Arisla:
simili eventi mettono solo a rischio
i malati. Ledha: è il punto più basso
MEDICINA & FARMACOLOGIA
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Salute La prima vittima, un commercialista che pesava 87 chili e voleva rimettersi in forma
Due morti per le pillole dimagranti
Indagati Nas, farmacisti e funzionari
Il pm: omessi controlli su una sostanza considerata tossica
ROMA — Due vittime provocate dalla pillola per dimagrire a base di fendimetrazina
preparata nei laboratori delle
farmacie. Ora per i decessi
avvenuti tra il 2009 e il 2011 la
Procura chiede il conto al capitano dei carabinieri Marco
Darti, responsabile dei Nas fino allo scorso settembre. Il
pm Francesco Dall'Olio ha
chiuso le indagini sulle responsabilità legate alle morte
di Luigi Marzulli e Ombretta
Rubeghi. Nella lista degli indagati — rispondono di
omissione in atti d'ufficio —
oltre al militare dell'Arma figurano cinque funzionari del
ministero della Salute, un dirigente della Asl e quattro farmacisti. Secondo l'accusa,
Datti avrebbe dovuto organizzare controlli periodici
nelle farmacie per impedire
che i titolari preparassero
composti galenici. Di conseguenza, l'allora capo dei Nas
sarebbe responsabile di aver
permesso che i farmacisti Anna Lucia Ricci, Franco Donati,
Marica Siciliano e Emanuele
Coli sviluppassero nei retro-
bottega delle loro attività
commerciali le pillole poi
vendute alle vittime.
In cima alla catena dei colpevoli, secondo il magistrato,
figurano però i funzionari del
ministero della Salute impiegati nella Direzione generale
dei dispositivi medici e dei
servizi farmaceutici. Si tratta
di Marcella Marletta e Giuseppe Ruocco, che hanno ricoperto il ruolo di direttori
generali, mentre Germana
Apuzzo, Paola D'Alessandro e
Diego Petriccione sono stati a
capo dell'Ufficio VTII stupefacenti, una sotto-sezione del
medesimo comparto del dicastero: il loro compito sarebbe stata la predisposizione
delle direttive generali da impartire al Nas affinché i carabinieri operassero i controlli
sul territorio in modo efficace.
«L'accusa non considera
che una serie di decreti ministeriali è stata sospesa e poi
del tutto abrogata dal Tar»,
sostiene l'avvocato Michele
Gentiloni Silver]', difensore
della Marletta. «Inoltre alla
mia assistita si imputa di non
aver preso nessuna decisione: al contrario, è proprio lei
che nel 2011 ha inserito la
fendimetrazina nella lista
delle sostanze stupefacenti».
Tra gli indagati, anche Paola
Cocito, responsabile della Vigilanza Farmacie della Asl\A
di Roma.
La prima vittima degli
omessi controlli previsti dalla
legge è Marzulli, commercialista. Nel maggio 2008 pesa
87 chili e cosi decide che è arrivato il momento di rimettersi in forma. Con la prescrizione del medico si reca nelle
farmacie della Ricci e di Donati, che gli preparano le pillole a base di fendimetrazina
indicate dal dottore. In tre
mesi perde undici chili ma,
nel contempo, avverte una
forte tachicardia. Sceglie di
sospendere la curafinoa novembre e quando sente che i
malesseri sono svaniti, riprende la dieta. Ma il 7 febbraio del 2009 muore. La storia di Ombretta Rubeghi, 37
anni, libera professionista, è
simile. La donna, una parruc-
Negli anni Novanta
I composti negli anni 90
dovevano essere inseriti
tra gli stupefacenti e nel
'99 venne chiesto il ritiro
A ottobre
La disposizione che
vietava la produzione
in Farmacia è stata
annullata a ottobre
GIURISPRUDENZA
chiera, è obesa. Pesa 120 chili.
Comincia la dieta a marzo del
2011 e in pochi mesi dimagrisce di 40 chili. Anche lei va
comprare le pillole che gli sono preparate dalla Siciliano e
da Coli. La donna muore nell'agosto del 2011.
Per comprendere le ragioni
dell'accusa bisogna fare un
salto agli anni go, quando si
stabilisce che la fendimetrazina deve essere inserita nella
tabella uno degli stupefacenti. Il disposto legislativo rimane però di fatto inapplicato. Nel 1999 l'Ema (l'agenzia
europea dei farmaci) stabilisce il ritiro dal commercio dei
medicinali che contengono
fendimetrazina. Nel 2000 il
ministero della Salute si adegua con un decreto che vieta
ai farmacisti di preparare i
composti galenici. Il provvedimento viene annullato dal
Tar a ottobre scorso. Ma intanto dal 2 agosto 2011 la fendimetrazina compariva tra le
sostanze stupefacenti «con
forte potere tossicomanigeno
e suscettibili di abuso».
Giulio De Santis
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Le leggi
Il divieto
Negli anni Novanta
si stabilisce che la
fendimetrazina
deve essere
inserita tra gli
stupefacenti: ma il
dispositivo rimane
inapplicato. Nel
1999 l'Agenzia
europea dei
farmaci stabilisce il
ritiro dal
commercio dei
farmaci che
contengono la
sostanza. Nel
2000 un decreto
vieta ai farmacisti
la preparazione.
Solo dall'agosto
2011 appare però
tra le sostanze
stupefacenti
L'annullamento
Mail
provvedimento è
stato annullato dal
Tar a ottobre
GIURISPRUDENZA
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RISARCITA CON 72MILA EURO
Seno asportato
per sbaglio:
paga l'ospedale
Milano Le hanno asportato un
seno e lei da anni convive con
un complesso che la mette in
difficoltà. Ma il tumore non
e' era e l'intervento subito si è rivelato inutile.
Questa la storia di Nadia P.,
operata nel dicembre del 2000
all'Humanitas di Rozzano, in
provincia di Milano. Dopo tredici anni, il Tribunale di Milano
ha decretato l'inutilità di quell'operazione (e soprattutto di
quell'asportazione), tanto che
il giudice AndreaBorrelliha accolto l'istanza della donna e ha
stabilito un risarcimento di
72.509 euro a carico dell'ospedale. Alla cifra si devono aggiungere gli interessi maturati in
questi anni e le spese di giudizio, fissate in 6.500 euro. Ma si
tratta pur sempre di meno di
80mila euro per riparare a un
danno che Nadia si porterà appresso per tutta la vita. Il tribunale riconosce l'errore medico
e, in parte, la ferita psicologica.
Dal canto suo, la direzione sanitaria dell'Humanitas, ricostruisce il percorso medico che
ha portato all'asportazione del
quadrante destro del seno della paziente e parla di «forti sospetti di malignità».
Insostanza,lanaturadellalesione non era apparsa chiara
dagli esami diagnostici pre operatori. Per questo i medici programmaronouninterventochirurgico per rimuovere la lesione sospetta ed escluderne la
malignità. Tuttavia l'esame
GIURISPRUDENZA
istologico, effettuato come sempre sul materiale organico
asportato in sala operatoria,
non confermò il tumore maligno. Confermò tuttavia la presenza di una lesione «con una
potenziale aggressività». In
questo caso si parla di tumori
desmoidi, che da un momento
all'altro, insomma, potrebbero
trasformarsi dabenigniinmaligni. La decisione di intervenire
quindi non fu campata per aria
ma venne presa come estrema
precauzione per salvaguardare la salute della donna. E se da
un lato fu bello sentir escludere
la diagnosi di un cancro, dall' altro fu unabottaincredibile pensare di aver deturpato il proprio
corpoper sempre. Eper niente.
Mas
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