i Puffi.

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i Puffi.
Università degli Studi Roma Tre
Facoltà di Scienze della Formazione
Corso di Laurea in Scienze dell’Educazione
TESI DI LAUREA
in
Letteratura per l’Infanzia
Storia, Tecniche di Illustrazione, Linguaggio,
Gadgets e Merchandising di un prodotto per
l’Infanzia:
i Puffi.
Relatore: Prof. ssa Gianna Marrone
Correlatore: Prof. Ermanno Detti
Laureando: Emiliano Proietto
Anno accademico 2002-2003
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Premessa
Perché i puffi?
Tutto è cominciato un giorno, quando un mio caro amico ha trovato in un
mercatino di beneficenza, una dozzina di puffi rovistando tra vecchi
giocattoli in disuso. Allora è iniziata una tacita sfida, tra me ed il mio
amico, a chi collezionasse più puffi.
Questa collezione mi ha spinto ad informarmi sempre di più, fino ad
arrivare alla decisione di scrivere qualcosa sull’incantevole mondo dei
puffi. Un luogo che già da bambino mi aveva attratto a sé celato sotto
tante forme: le famose riproduzioni in PVC della Schleich e della
Bully, le mitiche figurine della Panini che scambiavo a scuola con i
miei compagni, il film d’animazione che vidi, con mio padre all’excinema Induno di Roma (oggi Sala Troisi), ma in particolare grazie ai
cartoni animati, che andavano in onda sulle reti Fininvest durante il
programma Bim Bum Bam.
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Questo fenomeno, che ha occupato e continua ad occupare le più
svariate tecniche d’illustrazione e di comunicazione sino ai giorni
nostri, sarà capace di un ritorno inaspettato da quella generazione
che come la mia, ha amato quelle figure gentili e che ama tutto ciò
che è passato, perché ormai parte della propria vita, per lo più quella
tenera legata alla infanzia.
Questa tesi è anche un puzzle di ricordi, dedicata a chi potrà continuare
ad educarsi alla scuola delle fiabe e della fantasia. In particolare, la
dedico a chi ama, come me, i puffi con una ingenuità puffina e cioè, a chi
ha tutta una storia da scrivere, perché da poco affacciatosi alla finestra
dei tre anni: al mio caro Simone (Tav.1) con amore Zio Emiliano.
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0 Introduzione
0.1.a. « Le Journal de Spirou »
In Belgio la strada aperta da Hergé era stata seguita da diversi giovani
disegnatori, alcuni molto bravi. Ciò incoraggiò Jean Dupuis -fondatore
della omonima casa editrice, che dirigeva con il valido aiuto dei figli- a
riunire una squadra di autori intorno ad una rivista. A creare il
personaggio guida della testata venne chiamato, però, un disegnatore
francese: Robert Velter, che si firmava Rob Vel. Fu lui, che, nel 1938 con
l’aiuto della moglie diede vita a Spirou, un ragazzo vivace e simpatico dal
quale prese il nome anche la rivista.
Velter, da ragazzo era stato fattorino a Londra all’Hotel Ritz Carlton, per
questo voleva rendere omaggio a quegli anni dedicandosi ad un
personaggio che lavorava nel settore alberghiero.
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Nel dialetto vallone di Charleroi, Spirou significa
“scoiattolo”, ma il
termine è anche usato come sinonimo di “vivace”, “birichino”. Il nome fu
suggerito ai Dupuis da un amico di famiglia.
Il primo numero del “Journal de Spirou” uscì il 21 aprile del 1938 (ma un
numero zero era già uscito il 14 aprile); i fumetti costituivano solo il
quaranta per cento del giornale, il resto era occupato da racconti e
rubriche curate da prestigiosi scrittori e giornalisti.
A partire dal 1959 la redazione di “Spirou” diede vita, alle mini-récits, che
ebbero un ruolo importantissimo, sia per l’evoluzione di tante serie che
per la maturazione di molti autori.
Nell’inserto vennero pubblicate anche sei storie dei puffi.
Col passare degli anni, però le mini-récits divennero un semplice
contenitore destinato ad ospitare quei personaggi che avevano ormai
perso il gradimento del pubblico e, pertanto, venne meno la loro
originaria funzione di banco di prova per gli autori. I fascicoletti all’interno
di “Spirou”, scomparvero nel 1978. In questi circa vent’anni, ne erano
stati pubblicati ben 150.
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1° Capitolo: storia e linguaggio dei puffi.
1.1.
Peyo:
1.1.a. Biografia
Pierre Culliford nasce il 25 giugno del 1928 a Bruxelles, da padre inglese
e madre belga. Deve il suo famoso pseudonimo (Peyo) ad un giovane
cugino, che non era capace di pronunciare “Pierrot”. Il padre lavorava
come agente di cambio, ma morì quando Pierre aveva appena otto anni.
Fin da bambino era affascinato dalle favole, dalle storie dell’ orrore e
anche dai fumetti. Già a dodici anni ne era un divoratore, anche se
andava contro il volere della famiglia: il fratello, che era più grande di lui
di sette anni, aveva convinto la madre che il piccolo Culliford sarebbe
diventato un buono a nulla, proprio perché spendeva il suo tempo con
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quel tipo di letture.
Non aveva nessuna ascendenza artistica in famiglia, tranne sua madre,
la quale gli trasmise una passione per il pianoforte ed il teatro. Alla Sainte
Louise, la sua scuola, si interessava molto allo spettacolo di fine anno,
che spesso era una rappresentazione teatrale.
Hergé era per lui un semidio, ma ammirava anche i comics americani.
Egli preferiva disegnare sul margine dei suoi quaderni (preferiva quello di
latino vista la larghezza dei margini), piuttosto che seguire le normali
lezioni di scuola.
Per un certo periodo fu tentato dall’istituto tecnico, su consiglio del
direttore della Sainte Louise, ma in realtà Peyo preferiva il classico.
A sedici anni divenne un operatore cinematografico o meglio assistente
alla proiezione della sala del quartiere. A quei tempi i film proiettati non
avevano una buona qualità e un film era formato da più bobine ed egli
doveva montarne tre o quattro al giorno.
Successivamente, passò un breve periodo all’Accademia delle Belle Arti,
dove i lavori con il gesso lo attirarono immediatamente. Ma gli
interessavano di più la caricatura e il disegno umanistico.
Nel 1946, dopo che ebbe finito gli studi, decise di cominciare a lavorare.
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Gli si presentarono due occasioni: un posto da gouacheur 1 (paragonabile
al cartonista) alla C.B.A., oppure un posto di assistente in uno studio
dentistico. Decise il destino perché fece un ritardo di 15 minuti allo studio
dentistico tanto da costargli il posto ma, da aprirgli la strada del
successo.
Un giorno grazie ad una conoscente (una ragazza che faceva parte di un
coro locale di cui lo stesso Pierre era membro), Peyo riesce ad essere
assunto dal quotidiano “La Dernière Heure” (L’ultima Ora) per poter poi
dar vita ad un personaggio “Boy Scout” che comparve in un unico
episodio su quattro vignette. Molti suoi fans, tuttavia e persino il creatore
stesso, considereranno Johan il primo, per il forte legame affettivo che
avranno con il paggio medievale, anche se apparirà qualche mese dopo.
Parallelamente egli crea “Pied-Tendre”, il piccolo indiano che apparirà nel
“Mowgli”, la rivista degli annunci belgi e realizzerà qualche disegno
umoristico nei diversi quotidiani.
I suoi primi tentativi nei fumetti furono deludenti fino al 1951, quando
Franquin individuò il suo talento e gli consentì di pubblicare il suo lavoro
con la Dupuis. Malgrado il crescente successo di questi piccoli mondi
incantati, Peyo non perse la sua modestia. Rimase riservato ed una
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La gouache è una tecnica di pittura detta a guazzi.
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persona simpatica per tutta la vita. Egli sospettava sempre delle persone
che sopravalutavano il suo lavoro e non smise mai di essere sorpreso
per la sua grande fortuna, mentre manteneva un atteggiamento mentale
fanciullesco.
Sebbene avesse un enorme lavoro, Peyo era paradossalmente un
frustrato pigrone. Egli continuò tuttavia il suo lavoro, che grazie al suo
genio creativo, assunse una dimensione sempre crescente, tanto da
ridurgli il tempo libero. Infatti prima si dedicava al tennis, a lunghe
passeggiate, ai viaggi, ma ora trascurava persino la famiglia.
Tra i collaboratori di maggior successo ebbe a fianco la figura di Yvan
Del Porte che si occupava della grafica e successivamente collaborerà
con Peyo per la sceneggiatura, con il quale stabilì una collaborazione
duratura.
Pierre Culliford (Tav.7), muore per un arresto cardiaco il 24 dicembre del
1992.
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1.1.b. Un itinerario lungo quarantacinque anni
Durante una gita al mare, Peyo, in compagnia di Franquin, durante il
pranzo gli chiese di passargli qualcosa (nessuno ricorda se il sale o il
pepe) ma, non venendogli in mente cosa, disse farneticando << Passemoi le………..Schtroumpf >>. Fu così che nel 1958 fecero la loro prima
apparizione insieme a Johan (Tav.8) e Pirluoit (Tav.9) Les Schtroumpf,
ribattezzati in Italia i Puffi: una delle creazioni più avvincenti e graziose
del fumetto comico contemporaneo.
Dal 25 luglio del 1959 in poi i Puffi vivranno avventure separate.
Da un ruolo secondario, i Puffi divennero eroi a pieno diritto; Peyo, per
sviluppare il suo piccolo mondo, disegnò diversi personaggi tipici: il
Grande
Puffo,
vivace
Patriarca,
il
Puffo
Nero,
aggressivo
e
guerrafondaio, l’Astronauta, con il suo razzo, Puffetta, che ha tutti i puffi
ai suoi piedi con uno battito di ciglia ecc…..
I puffi mangiano salsapariglia (una “pianta” fantastica), le puff-bacche, lo
sciroppo di fragole, le noci e inoltre tutto quello che il Puffo Cuoco
prepara per loro.
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I disegni sono deliberatamente curvilinei, espressivi, con effetti comici.
Del Porte, direttore capo di “Spirou”, aveva avuto l’idea di lanciare i
nanerottoli con le mini-récits, che ebbero un successo immediato grazie
al formato di stampa. Così Peyo ridisegnò tutte le storie adattandole al
formato album con l’aiuto di Franquin.
I lettori non erano mai annoiati, perché i personaggi erano tanti e davano
la possibilità di creare tante situazioni.
Proprio per questo, il disegnatore ne aveva creati più di cento, ma molti
col passare del tempo assunsero un doppio ruolo per arricchire e
rinnovare i contenuti delle storie (per esempio il puffo nero inizialmente
era puffo pigrone, il puffissimo uno fra i tanti, ecc…).
Inoltre si sa che, più un personaggio è popolare e più è difficile farlo
ritornare famoso.
La sua breve esperienza da cartonista si sarebbe dimostrata utile nel
futuro. Negli anni seguenti infatti egli si riavvicinò a quel mondo quando i
Puffi furono portati in vita dal regista Belvision nel 1975 e divennero per
la prima volta un successo europeo.
Ma già nel 1959 erano iniziati alcuni cortometraggi (in bianco e nero)
sulla TV Animation belga, che contribuirà alla creazione del film “La flûte
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à six Schtroumpfs”.
Per realizzare il film ci vollero ben due anni, dopo che gli addetti ai lavori
visionarono più di una dozzina di cortometraggi che possedeva Dupuis e
dopo aver lavorato molto sulla qualità dell’animazione.
Tra gli anni ottanta e novanta, vennero realizzati altri tre lungometraggi,
ma stavolta solo per il mercato belga.
Dopo aver ottenuto il successo con “Il flauto a sei puffi”, il disegnatore
fece brevi e mirate apparizioni in pubblico: alla fiera del giocattolo ad
Hong Kong, a Colonia e a Zurigo per delle conferenze, trattando il tema
dei puffi e a Bruxelles sempre per motivi inerenti al lavoro.
Peyo, riuscì a conquistare nel 1981 anche il mercato americano,
nonostante si sa quanto sia difficile, grazie ad un produttore di peluche,
che era rimasto impressionato dalla notorietà delle riproduzioni dei puffi
in pvc in Inghilterra. Egli infatti, tornato in America decise di fabbricare i
puffi in peluche, che divennero apprezzati da molti bambini americani.
Uno di loro, era niente meno che la nipote di Silbermann, allora direttore
della catena televisiva americana NBC. La bambina era affezionatissima
a quel puffo.
E visto che gli americani non fanno mai le cose a metà, vennero
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contattati i due famosi produttori di cartoni animati Bill Hanna e a Joe
Barbera, i quali prima ancora di associarsi, diedero vita collaborando agli
straconosciuti “Tom e Jerry” (Tav.10). Poi divennero Hanna & Barbera
(gli studi avevano sede a Los Angeles) e uscirono altri prodotti famosi
con target
simili tra questi “i Flinstones”, “L’Orso Yoghi” (Tav.11) e
ancora “Scobby Doo”, “I Top Cats” ecc…
In America la novità dei puffi sta nel fatto, che sono apparsi per la prima
volta sotto forma d’immagine in movimento, portandosi dietro un enorme
successo, tanto che negli U.S.A. ebbero una lunga programmazione
televisiva.
In America, “I Puffi” hanno fatto quindi un percorso all’inverso, sì, perché
in fondo gli altri cartoni animati sono conosciuti grazie ai libri o ai fumetti!
I cartoni animati dei puffi, andavano in onda ogni sabato mattina per
sessanta minuti.
Nel 1982 in America saranno seguiti da circa 10 milioni di spettatori.
Proprio per questo la NBC deciderà di mandare in onda per trenta minuti
“Johan et Pirlouit”, precedentemente animati dalla TV Animation, per la
gioia di Peyo.
Questo è il culmine di una storia già di grande successo.
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I puffi divennero più famosi di qualsiasi altro fumetto europeo, tanto da
farne iniziare la traduzione in inglese per poi esser seguita in altre lingue.
Tanti furono i personaggi celebri che hanno prestato la loro voce al corpo
degli gnomi blu, come per esempio Micheal Legrand, che vinse persino
un Award (una palma d’oro), ma tanti altri si sono lasciati vincere da
quella attrazione che stringe ai fianchi, di quelle mini storie dei puffi, e
dalla loro semplicità bambinesca che comunque rispecchia l’aspetto
umano.
Ogni sei mesi Peyo andava a Los Angeles per controllare la serie dei
cartoni, perché non voleva che i puffi fossero americanizzati e cioè i puffi
non dovevano bere Coca Cola, non dovevano masticare chewingum. Ma
nonostante questo, gli Americani riuscirono più volte a sorprenderlo. Per
esempio in uno scenario il disegnatore aveva scritto: “i puffi giocano a
palla”, e Peyo dovette constatare che utilizzavano gli schemi del
baseball.
Inoltre doveva sorvegliare il cartone animato perché in America c’è e
c’era un senso forte dell’auto censura, dovuta alla troppa concorrenza e
un po’ all’esagerato bigottismo, che spesso scade nell’ipocrisia. Infatti le
televisioni concorrenti CBS e ABC aspettavano da un momento all’altro
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un passo falso della NBC per screditarla.
Proprio i responsabili della NBC, per esempio, censurarono un’idea del
fumettista che avrebbe voluto in ogni puntata l’abbattimento di
quattrocchi tramite l’uso di un martello, che avrebbe usato un puffo
qualsiasi. I dirigenti della NBC ritenevano che quel gesto fosse facilmente
ripetibile da un bambino, per questo decisero di sostituire l’oggetto, con
qualcosa d’introvabile dai i piccoli spettatori: un’ incudine.
Lo stesso si ripeterà per le pozioni magiche di Grande Puffo che non
potevano essere né bevute, né mangiate, né sniffate, ma semplicemente
gettate come polvere stellata ecc…
La fortuna dei puffi si è potuta notare e si nota nel fatto che ogni forma di
adattamento è divenuta e diviene, una sfida per il mondo intero, visto che
ora il successo è planetario.
Piccoli e rotondi i puffi si prestano meglio di altri personaggi di fumetti ad
adattamenti cinematografici, dove sono a loro agio nei loro movimenti ed
i suoi si adattano bene a loro. Sono già “animati” sulla carta. Così come
l’apparenza morbida e in lattice si adatta bene alla loro “puffaggine” e
flessibilità.
Nel 1989 Peyo lancia il giornalino dei Puffi.
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Oggi le tavole del fumettista fanno ancora il giro del mondo.
1.1.d. Tra fiabe e fumetti
L’universo dei puffi appartiene ai mondi delle fiabe che non sono in
nessun luogo, sono al di fuori della storia ma fortemente segnati nello
spazio e nel tempo da riferimenti di un immaginario disancorato: non a
caso il colore della pelle dei puffi e il loro pseudo linguaggio gli
assicurano una funzione d’irrealtà.
Nati dalla letteratura delle fiabe tradizionali, come ho già sottolineato
antecedentemente, ma anche figli della mitologia popolare.
Infatti la forza dei puffi è quella di Thom Thumb e di tutti gli gnomi,
creature attive ed intelligenti. Per questo Peyo ha scelto un genere
educativo, togliendo tutto ciò che poteva scioccare i bambini. Si può
allora affermare, come lui disse in alcune sue conferenza che “i sette
nani sono gli antenati dei puffi”. Infatti prima di creare i puffi l’autore si era
formato grazie al Pinocchio disnenyano, agli indimenticabili Tom e Jerry,
ai cartoni animati di Tex Avery, ma soprattutto immaginava i piccoli blu
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come i trolls (una sorta di gnomi).
Insomma l’autore è stato influenzato da tanti personaggi, dai quali
sembra aver colto le migliori caratteristiche, ma sicuramente la sua mano
ha fatto il resto.
Peyo dà in più ai suoi piccoli amici una coda: questa rappresenta un
elemento ancora più pagano, ricordo della mitologia tipica delle origini.
Proprio per voler rappresentare una “non umanità” dei puffi, ma al tempo,
stesso oltrepassando il confine del regno animale con altre peculiarità
tipiche dell’uomo.
Tutto ciò non era mai stato introdotto prima nel mondo fiabesco
tradizionale. Inoltre i puffi sfuggono al fiabesco puro perché sono
svincolati da ogni tipo di parentela, per esempio, sono inesistenti le figure
dei genitori. Questo anche a voler sottolineare che i puffi all’inizio erano
asessuati.
Peyo si orienta rapidamente verso l’universo fantastico e magico delle
foreste misteriose. Lo stile del padre dei piccoli omini blu non era
angoloso, ma rotondeggiante.
I puffi sono alti cinque pollici e sono blu, perché questo colore
rappresenta nell’arte decorativa l’armonia (per esempio il mare, il cielo)
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1.2.b. Profilo storico
La prima tavola su “Spirou” era posizionata sulla prima pagina (Tav.15),
disposta su nove vignette, per poter poi continuare in seconda pagina,
ma con un numero superiore di strisce in dieci vignette, principalmente
rivolta ai bambini dai 6 anni in su, scritta chiaramente in Fiammingo.
I fumetti dei puffi hanno riconquistato i piccoli lettori belgi negli anni
seguenti, nello stesso supplemento.
Col passare degli anni, la casa editrice chiese a Peyo di aumentare il
numero di tavole ed il numero di vignette, visto il successo ottenuto.
Successivamente, sono state prodotte e pubblicate nuove avventure, da
diverse case editrici in tanti formati.
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1.2.c. Il fumetto
Il protagonista del “Flauto a sei puffi” è sicuramente l’oggetto magico
musicale.
Nella storia, il flauto, ha il potere di far ballare chiunque, basta ascoltare il
suono del piffero per iniziare all’impazzata il ballo di Saint Gilles.
Si assisterà ad una alternanza tra il male e il bene, rappresentati da un
cavaliere ladro e dal trovatore Pirlouit. Il menestrello è affiancato da
Johan cavaliere valoroso, entrambi sono al servizio del Re.
Il duo verrà aiutato da Homnibus (Padre Tempo) un vecchio mago. Egli
invierà i due alla ricerca dei Puffi, gli unici che possono costruire un altro
flauto magico, visto che il primo è stato rubato. Da qui ha inizio una lunga
amicizia e tante avventure.
Inizialmente l’unico puffo che si distingue tra i tanti è Grande Puffo.
E’ così che Peyo decise di abbandonare il duo medievale per cimentarsi
assiduamente nei piccoli folletti blu.
Dopo alcuni anni sono stati fatti dei cambiamenti significativi: non ci sono
più dei personaggi principali, ogni puffo è creatore di una nuova storia.
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Gli antagonisti sono gli essere umani e gli animali, con i quali entrano
spesso in relazione.
1.2.d. Percorso didattico
I Puffi, hanno offerto forse tutti i tipi di percorsi didattici, in maniera
graduale ma diversamente in ogni Paese.
Per esempio: in America <<dal cartone animato-al gioco multimediale-al
fumetto>>; in Belgio <<dal fumetto-al film d’animazione-alla pubblicità>>;
in Italia <<dal fumetto-al cartone animato>>; in Francia <<dal fumetto-al
film d’animazione-al racconto illustrato>>; in Germania <<dal giocattoloalle attività manuali-alla lettura>>; in Giappone <<dal gioco multimedialeal fumetto-al cartone animato>>.
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1.4.b. Il contesto storico
Attratto dal Medioevo e dal “Robin Hood” 2 di Errol Flynn (celebre attore
che interpreterà il ruolo di Robin), Peyo aveva acquisito diversi spunti per
l’ambientazione dei suoi fumetti.
Non concepiva in modo idilliaco questo periodo storico, cioè un mondo
fatto di lunghe cavalcate e allegri trovatori, ma anzi lo considerava
“oscuro, crudele, dove c’erano epidemie terribili, l’attesa di vita non
superava i quarant’anni quindi gli uomini dovevano affrontare la noia del
quotidiano per questo facevano le guerre!” 3
Proprio per questo, egli decide di mettere in risalto la bellezza di quegli
anni tramite, un genere che si avvicinava ai racconti delle fate, che non
mette paura e non è immorale. Walt Disney l’ha capito molti anni prima,
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Il titolo originale del film era “La leggenda di Robin Hood” regia di W. Keighley e M. Curtiz tratto dal
romanzo di A. Dumas “Robin Hood”.
3
Tratto da un intervista realizzata a Peyo da Thierry Groensteen nel 1983 apparsa sul numero 54 “les cahiers de
la bande dessinée” ed. Glènat cit. pag. 9.
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ottenendo un successo mondiale.
Il Medio Evo, che ispirò la gran parte del suo lavoro immaginario, era
secondo lui un mondo di crudeltà e di violenza, dal quale era necessario
estrarre una pozione magica come un alchimista.
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1.5. Linguaggio dei puffi :
1.5.a. Un grande rilievo semeiotico.
Peyo usa la semiologia senza conoscerla, ma con grande sicurezza ed
un pizzico di fortuna.
I Puffi sono entrati nella vita di molti, magari trasversalmente.
Non avete mai sentito, infatti l’espressione: “ E’ alto come un Puffo” per
dire che una persona è bassa?
Per conquistare i lettori ed il mercato straniero bisognava creare un nome
che suonasse in qualche modo familiare, ma soprattutto che fosse facile
da ricordare, quindi l’autore cercò degli adattamenti insieme al suo amico
Franquin e come si sa ci riuscirono.
Tutto doveva partire dal nome francese Schtroumpfs.
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Per esempio Peyo sapeva benissimo che stroumpf in tedesco significava
calza, riferendosi cosi alle bianche culotte francesi che i piccoli
omini blu indossavano.
Ma sembra invece, che non sapesse che in tedesco il verbo schtrumpfen
significa rimpiccolire.
E per continuare, quando i puffi arrivarono in Italia si chiamavano strunfi,
poi per non creare disguidi, qualcuno gli cambiò nome. Meno male, visto
che i bambini italiani sono un po’ un maliziosi.
Immediatamente dotati di un’ apparenza e di un linguaggio divertente nel
quale, ogni tanto uno smurf sostituiva una parola. Lo smurfing (cioè il
saper parlare “puffo”) è un modo meraviglioso di reinventare il significato
delle parole.
Infatti chi non ha mai giocato con la parola puffo sostituendola in una
frase? Ci sono delle regole da rispettare, una specie di piccola
grammatica, realizzata dall’autore stesso per gioco, e successivamente
studiata da tanti linguisti. I verbi, i sostantivi, gli aggettivi e gli avverbi
sono gli unici che si prestano alla sostituzione con la parola “puffo”. I
pronomi relativi, le congiunzioni e gli articoli restano nella lingua originale.
Quindi il vocabolo puffo interviene in realtà solo quando prende il posto
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della parola veicolando un significato. Insomma le parti del discorso che
hanno la funzione di articolarlo non cambiano mai. Ma la parola “puffo”
non può sostituirsi ad un articolo o a un pronome semplice, perché si
perderebbe il significato della frase. Infatti, come si potrebbe ritrovare “il
noi, due, tre” sostituendoli a puffo?
Il metodo di sostituzione può dunque applicarsi solo per le parole
veicolanti di un significato, e al tempo stesso facilmente identificabili per
la loro desinenza.
Bisogna allora conservare l’unità significativa delle parole chiare perché
la frase sia comprensibile. Il parlare “puffo” veicola solo il senso globale
ed è incapace di stabilire le sfumature, non indica un verbo preciso ma
abbiamo l’idea di un verbo. Non è limitarsi alla sostituzione di una sola
parola, dire di saper parlare “puffo”. Quindi “puffare” si deve accoppiare a
prefissi e suffissi, di modo che questi vengano sostituiti dal parlare “puffo”
e la radice della parola viene conservata.
I nomi composti si costruiscono in modo analogo, il componente più
significativo è conservato mentre l’altro viene sostituito dalla parola
“puffo”. La regola del parlare “puffo” richiede di conservare la più piccola
unità di significato di un termine. Una parola può diventare singolare ed
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ammettere un solo significato, è impossibile creare parole nuove
terminanti per esempio in “etta” poiché già esiste puffetta.
Per non creare caos, quindi per evitare fraintendimenti, vengono eliminati
tutti i superlativi, per esempio con la creazione del personaggio re puffo
anche detto il “puffissimo”.
I verbi ausiliari non possono essere sostituiti.
Si cerca di sostituire solo parole semplici, perché facilmente indovinabili o
intuibili, partendo dal senso della frase.
I dialoghi dei puffi sono spesso ricchi di massime e di proverbi perché il
linguaggio non è mai immediato e si basa sulla sua stessa
ambientazione. Indimenticabile maestro di linguaggio resta il Grande
Puffo che recita proverbi: “Chi tardi puffa male puffa” etc.
Il parlare “puffo” si inserisce anche nel linguaggio parlato: è una lingua
svincolata da stili, è un semplice fatto di comunicazione, ma al tempo
stesso anche una lingua parassita visto che si nutre di un linguaggio
normale.
Le frasi standard diventano quindi l’elemento essenziale dello pseudo
linguaggio. All’inizio il vocabolo puffo è privo di significato l’acquista
solamente con le parole che gli sono vicino.
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Insomma il parlare “puffo” è una lingua fantasma. Al limite, si può dire
che è una negazione di una lingua, proprio perché si propone di eliminare
il maggior numero di parole senza fargli perdere il senso. Proprio per
queste sue caratteristiche non stupisce che i bambini si divertano, visto
anche l’alto numero di chiavi comiche inserite da Peyo.
E’ una lingua distruttrice, che coltiva l’ambiguità per ottenere fini
umoristici.
Peyo se ne infischia delle convenzioni delle lingue. Il segreto è in una
piccola parola sonora, piacevole ma al tempo stesso piena di vacuità del
fonema, e d’ assenza di significato.
Peyo utilizza un simulato di lingua che funziona. Ha voluto rappresentare
un contesto puro che deve essere rappresentativo dei puffi.
Inoltre Peyo offrì la rara opportunità di mostrare che disegni tipo fumetti
sono automaticamente forniti di un linguaggio con effetti sonori, musicali,
che è esso stesso una fonte costante di effetti comici. La caratteristica,
sotto forma di virgola di Peyo, parla Puffando!
Puffare, questo rumore che ha senso, non avrebbe potuto essere
rappresentato da caratteri ortodossi e seri, dietro al bambino che adora
imparare, ma tuttavia cerca di dimenticare, si trovano gli gnomi, gli elfi, gli
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spiritelli, tutti coloro che fanno un uso astuto del linguaggio. “Humor” è
sempre presente in Peyo ed in ogni fumetto può essere apprezzato
direttamente o indirettamente, “non mi piacciono i retroscena” dirà il puffo
brontolone…. Non crediate che parlare Puffo sia come perdere o
compromettere il corretto insegnamento nei libri ed a scuola, al contrario,
“puffare un puffo” per una parola rende necessario scoprire questa parola
e quindi impararla e ricordarla con piacere. I puffi dovrebbero essere
materia di studio alle elementari e dovrebbero esseri analizzati
all’università. Non puffare qualsiasi cosa: Peyo ha detto che nessuno
avrebbe dovuto puffare il bellissimo poema di Charles Trenet: “ho la tua
mano nella mia mano ed i tuoi occhi nei miei occhi” ciò avrebbe prodotto
la seguente oscenità: “Ho un puffo nel puffo….” Ci sono quindi delle frasi
che non si devono puffare in nome della decenza e del buon gusto: le
seguenti espressioni sono tollerate: “La fortuna di un Puffo!” o “Sono
stufo dei puffi”.
Non puffare qualsiasi cosa vecchia!
Il senso dell’espressione non deve essere perso con l’impiego dei Puffi.
Se come Pirlouit io dico “Sto morendo di puffi” non devo essere sorpreso
se mi portano una pala e non un pasto. Un uso giudizioso di puffare sta
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nell’inserimento corretto: ciò che è importante quando uno vuole puffare
è di puffare nel momento giusto.
2° Capitolo: tecniche d’ illustrazione.
2.1. La multimedialità e i puffi:
2.1.a. VHS e la collana di Cinehollywood
Presente da oltre 40 anni nel mondo cinetelevisivo, la Cinehollywood è
leader in Italia nel settore non-fiction. Produce e distribuisce documentari
di alta qualità e cartoni animati con personaggi noti in tutto il mondo. E’
stata la prima azienda in Italia a distribuire un catalogo di programmi in
videocassetta. Nel 1999 ha prodotto i primi DVD video non-fiction. Ora
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può vantare il più vasto catalogo europeo di prodotti per la famiglia, con
oltre 1.000 titoli.
Grazie a una serie di accordi con i più prestigiosi produttori internazionali
(tra i quali spicca l’esclusiva per l’Italia di Discovery Channel) la
Cinehollywood è in grado di offrire il meglio della produzione
documentaristica mondiale, adattata al mercato italiano.
Tantissimi sono i temi trattati: dai cartoni animati di Peter Coniglio e ai
Puffi per i più piccoli, ai video di storia e scienza per i giovani in età
scolare; dalla più ricca collana di programmi sportivi ai video turistici per
quanti adorano viaggiare.
La Cinehollywood produce e distribuisce inoltre con il marchio
Educationalvideo, la
più ampia gamma di programmi didattici per la
scuola e la formazione culturale.
Alla fine degli anni 90 ha realizzato il suo nuovo marchio Digital
Adventure che caratterizza tutta la produzione dei DVD.
Recentemente, grazie ad un accordo preso con Poste S.p.a. sono
disponibili, presso i punti vendita Poste shop italiane, le seguenti serie dei
puffi in videocassetta: -“Facciamo festa con i puffi” (Tav.44) che contiene
lo speciale dal titolo “La festa di Halloween” ed “Il primo natale di Baby-
30
puffo”. -“Le grandi imprese dei Puffi” che contiene quattro episodi con i
seguenti titoli: “Il falso puffo”, “Baby Gargamella”, “La creatura delle
stelle”, “I puffvigili del fuoco”. -“Puffi amici per la vita” che contiene quattro
mini storie: “Casa dolce casa”, “Contadino innamorato”, “Il grande cuore
di Forzuto”, “Puffa il ladro”.
In realtà, ci sono altre serie, (che purtroppo la Posta S.p.a non venderà
perché oggi sono
pochi in Italia gli appassionati dei puffi) “Puffi che
passione 1”, “Puffi che passione 2”, “Puffi che passione 3”, “Puffi che
passione 4” e “Le grandi imprese dei Puffi 2”.
La durata di ogni singola cassetta è di cinquanta minuti. Sono tutti
racconti a colori.
Cinehollywood ha acquistato i diritti di produzione per le VHS dei puffi dal
gruppo Hanna&Barbera per quanto riguarda il cartone animato mentre
per le musiche dal gruppo Lafig S.a. e dalla Anihanbar S.a.
Tutto è tratto da storie originali e idee di Peyo e Delporte.
Ma già nel 1996 la Cinehollywood era famosa per le videocassette dei
puffi grazie ad una collaborazione con il quotidiano nazionale “La
Repubblica”.
La serie dal nome Supercartoon (l’ex-direttore della testata aveva avuto
31
la geniale idea di abbinare la vendita del quotidiano ad un cartone
animato famoso) comprendeva anche quella dei puffi, ma gli episodi
duravano soltanto trentacinque minuti.
Tra gli episodi più belli ricordo i seguenti titoli: “La giornata dell’amicizia”,
“Una giornata speciale”, “Salviamo re Gerardo” (Tav.45), “I sogni di
pigrone”, “La barriera del suono”, “La principessa senza cuore” e tanti
altri, poiché ogni videocassetta conteneva due o tre episodi.
Per fare un confronto con una casa di produzione tedesca recentemente
ho deciso di intraprendere un viaggio in Germania, in particolare in un
piccolo centro (appositamente, per constatare la notorietà dei puffi in
questa
nazione)
Aachen
(Aquisgrana)
dove
nel
grande
centro
commerciale Saturn-Techno nel reparto video-musicale ho acquistato
una videocassetta della Karussell che contiene ben due storie dei puffi
dal titolo: “Der Valentinstag”, “Die letzte Schlumpjbeere” (Tav.46), della
durata di quarantasette minuti.
Evidentemente la Germania è un po’ la seconda patria dei puffi, visto che
la Karussell ha dedicato ben dieci videocassette alla serie “Die
Schlumpfe”.
Inoltre la ditta tedesca non ha niente a che vedere con l’asetticità delle
32
copertine VHS della Cinehollywood, ma forse perché la Karussell grazie
all’accordo fatto con la Schleich (di fondo c’è quindi un discorso
pubblicitario ed economico) è riuscita quasi a rendere
piacevole un
superfluo foglio di carta.
In Israele si poteva sentire parlare i puffi in ebraico tramite le VHS
prodotte dalla Clasikatelet video.
In Spagna la RBA, ha prodotto e distribuito una collana di VHS,
composta da trenta episodi dei puffi, in più, con ogni VHS, veniva dato in
omaggio il libro della stessa storia.
Hanno avuto un idea geniale, per far imparare a leggere i bambini. Questi
così seguivano la storia sul video, per poi “rileggerla” con il libro.
La Citel ha prodotto per la Francia, la Svizzera e il Belgio una raccolta di
VHS, dedicate ai cartoni animati non violenti, tra questi non potevano
mancare i capostipiti per eccellenza: i puffi. Sono state prodotte sino ad
oggi 12 videocassette. Le 6 più vendute sono state lanciate sullo stesso
mercato in un cofanetto.
Nel 1996 l’agenzia polacca Orange, si è lanciata nella fornitura di tutto
l’est europeo, dopo essere stata premiata per le fluorescenti copertine
delle stesse VHS.
33
Il distributore scandinavo di video dei puffi è Pickwick.
La compagnia francese Film Office ha ideato una composizione natalizia,
che era composta da due VHS, con contenevano diversi episodi da 30
minuti ciascuno, da un album cartonato e da una calamita con la forma di
puffo. Effettuando così più di 100 mila vendite.
In Olanda la Emi ha promosso una campagna per il lancio di sette inedite
VHS, tramite la vendita effettuata nel negozio Bart Smit nel giorno di
sabato, quello per eccellenza dedicato agli acquisti.
2.1.b. Il fenomeno Cristina d’Avena
Breve biografia
La cantante nasce a Bologna il 6 luglio del 1964.
A tre anni e mezzo è una delle piccole partecipanti della 10a edizione
dello “Zecchino d’oro” con il brano “Il valzer del moscerino”. Alessandro
Valeri Manera (responsabile della fascia ragazzi delle reti Mediaset),
34
avrebbe voluto per le sigle dei cartoni animati una voce diversa dalle
solite, giovane, nella quale i ragazzi potessero identificarsi. Per questo si
rivolse al maestro G.B. Martelli che si ricordò di quella stupenda voce che
lo aveva favorevolmente impressionato.
Rintracciata Cristina presso il piccolo coro dell’Antoniano di Bologna,
dopo il provino discografico, la prima impressione di Martelli fu
confermata. Allora Cristina frequentava il liceo e pensava al canto
soltanto come un hobby.
Poi il futuro le presenterà tantissime occasioni, fino ai giorni nostri.
La prima incisione sul disco
Il legame con i puffi è profondo e radicato: basta pensare che la cantante
ha iniziato nel 1982 con l’album “I Puffi” (Tav.47), che uscì formato
musicassetta e LP (attualmente introvabili), per poi poter continuare con
diversi singoli e ad altre raccolte.
Sicuramente la canzone che ha avuto più successo e che tutti coloro, che
fanno parte della mia generazione ricorderanno è “La canzone dei Puffi”,
35
che è stata più volte distribuita nelle varie raccolte siglate da Cristina
D’Avena, per esempio nelle tante Fivelandia.
Chiaramente tutte le canzoni, uscivano in contemporanea alle serie
televisive.
Infatti, chi non ha mai cantato questa canzoncina, con la quale Cristina,
vinse il disco di platino, magari solo per identificazione nel gruppo o per
estraniarsi da un avvenimento o da una situazione che non ci coinvolge?
Le musicassette
La cantante bolognese, nel corso degli anni, ha dedicato più di quaranta
canzoni ai piccoli ometti blu.
Nel 1982 con il titolo della raccolta “I Puffi” le seguenti:
lato a
1. La canzone dei Puffi
2. Anche tu
3. La barzelletta puffa
4. Il Puffo hic
5. Il grande capo indiano
36
6. AEIOU
7. Notte puff
lato b
1. Quando i Puffi
2. La scuola dei Puffi
3. Un amico marziano
4. Vieni alla festa
6. How do you do?
7. Il cow boy dei Puffi
8. Tanti puffi a te
Nel 1983 con i titoli delle raccolte “Le canzoni dei Puffi” e “Fivelandia” le
seguenti:
1. John e Solfamì
2. Il paese dei Puffi
3. Il trenino tutto blu
4. Il Puffo rock
5. Il Puffo dispettoso
37
6. Il Puffo volante
7. Puffa una canzone
Nel 1984 con i titoli delle raccolte “La banda dei Puffi” e “Fivelandia 2” le
seguenti:
lato a
1. Puffi la la la
2. Due giovani eroi, John e Solfamì
3. Il Puffo Haway
4. La marcia dei puffi
5. Birba
6. Perché perché
lato b
1. La vita di noi Puffi
2. Dieci puffini
3. Gargamella
4. Cara Puffetta
5. Il Puffo burlone
6. Concerto per 100 Puffi
38
Nel 1985 con il singolo:
1. Che bello essere un Puffo
Nel 1986 con il singolo:
1. Buon compleanno Grande Puffo
Nel 1987 con il singolo:
1. Ogni Puffo pufferà
Nello stesso anno con i titoli delle raccolte “Puffiamo all’avventura” e
“Cristina D’Avena con i tuoi amici in tv” le seguenti:
lato a
1. Puffa di qua, puffa di là
2. Puffiamo un, due, tre all’avventura
3. Madre Natura
4. Oh oh Baby Puffo oh
5. Un, due, tre l’orchestra c’è
6. Vanità,vanità
lato b
1. Oh Gargamella…ahi, ah!!!
2. Sempre allegri
39
3. La magia è sempre qua
4. Puffiamo un girotondo
5. Magica canzone
Tutte distribuite dall’edizione Canale 5 Music.
Successivamente sono state ridistribuite nel 1993 dalla Joker bambini:
lato a
1. Canzone dei Puffi
2. Amici Puffi
3. La scuola dei puffi
4. Un, due, tre l’orchestra c’è
5. John e Solfamì
6. Oh Gargamella…ahi, ah!!!
7. Puffa una canzone
8. Puffiamo un girotondo
lato b
1. Che bello essere un Puffo
2. Puffi di qua, Puffi di là
3. Ogni Puffo pufferà
4. I Puffi sanno
40
5. Puffi la la la
6. Due giovani, eroi, John e Solfamì
7. Puffi qua e là
8. Buon compleanno Grande Puffo
La raccolta si chiamava “Amici Puffi”.
L’ultima musicassetta dedicata ai Puffi in Italia è stata distribuita dalla
casa discografica EMI nel 2001 con il titolo “L’album dei Puffi” (Tav.48).
In realtà, questa è una riedizione mista, composta da più successi di
fama mondiale, adattata per l’Italia e contiene le seguenti canzoni, che
purtroppo non sono cantate dalla intonatissima Cristina D’Avena:
lato a
1. Blue
2. Blu Blu Blu Blu
3. Andiam su e giù
4. Puff song
5. Canta con noi
6. Come è bella la Puffetta
lato b
1. Grande Puffo
41
2. Noi Puffi siamo qui
3. Il boschetto dei puffi
1. Puffate dai
2. Puffati così
3. Benvenuti a Puffolandia
CD
La casa discografica Emi, nel 1998 ha lanciato sul mercato olandese
diversi CD, dedicati al mondo dei puffi. Successivamente verranno
prodotti anche in Belgio, non in versione originale ma in fiammingo.
Poi in Ungheria, dove saranno talmente graditi, che vinceranno per
cinque volte il disco di platino con la prima compilation. In Germania, il
presidente tedesco della casa discografica, ha dichiarato che i puffi, nel
1998 avevano raggiunto oltre i 10 milioni di vendite, precedendo tutti i
prodotti per bambino nella hit-parade nazionale. Per questo l’Emi, decise
di produrre negli anni seguenti i CD degli omini blu, anche in Serbia, in
Macedonia, nella repubblica Ceca e in quella Slovacca.
Altre case discografiche che hanno prodotto CD, sono in Germania la
42
Karusell, in Italia la Joker (Tav.49) e la Canale 5 music, che ha lanciato la
famosissima compilation Fivelandia.
Prima sigla iniziale del cartone
“Chi siano non lo so, gli strani ometti blu, sono alti suppergiù, due mele e
poco più.
Noi puffi siam così. Noi siamo puffi blu, puffiamo suppergiù, due mele e
poco più. Vivono via da qui, nell’incantata città, riparata dalla selva dal
deserto dai monti e dal mar. Son case buffe assai, i funghi di laggiù, nel
bosco le vedrai, vicino al fiume blu. Puffiamo noi laggiù, i funghi puffi
assai, puffarli tu potrai, vicino al fiume blu.
Hanno un ponte che poi, attraversano per ricercar nella foresta quel che
più gli serve e più gli va.
E via dalla città, amici hanno già e senza esitar, li vanno a trovar. Ma
hanno anche dei nemici, Gargamella il mago e il suo gatto Birba:
“Maledetti Puffi vi avrò e vi ridurrò in purè!” (voce di Gargamella). Ma i
Puffi hanno già, trecento volte e più , scacciato questi qua, lontan dalla
città.
Il Grande Puffo però, trasformare sa già, un Puffo assai cattivo, in un
43
Puffo che puffa bontà. Noi Puffi siam così noi siamo puffi blu, puffiamo
suppergiù, due mele o poco più, la la la la la la’…”
2.1.c. Programmazione televisiva
I cartoni animati dei puffi hanno avuto tantissime serie tutte prodotte dalla
casa di distribuzione Hanna&Barbera. Hanno avuto tantissimo successo,
facendo così il giro del mondo:
Nazione
Canale
Numero di Serie
episodi
Nazione
Canale
trasmesse
Numero di Serie
episodi
.
Francia
Germania
Italia
.
Teletoon
France 2
52
Pro 7/sat
256
Sat 1
256
Canale
Rete4
2
_
5
256
trasmesse
Hong
Cable tv
68
Kong/Mac
Wharf
68
au
cable
Cile
Protele
256
Bolivia
Protele
256
_
_
6
44
Belgio
Brtn
160
_
Perù
Protele
256
26
1
Repubblic
Nova tv
65
Tsr
78
2
a Ceca
Orf
199
Svizzer Rtsr
Austria
2
Messico
Televisa
256
Sud Africa Sabc
52
2
Repubblic
Slovenska
Daro
26
2
a Slovacca tv, Markiza
65
65
Spagna
Estonia
Telecinco
256
3
Forta
256
3
Tv 1
104
Olanda
Grecia
Rtl 4
184
Kindernet
184
Et 1
104
Maga
130
3
3
Star
Cina
Cartoon
39
Mongolia
network
Inghilterra
Cartoon
Indonesia
Cartoon
39
Cartoon
39
network
BBC 2
130
Cartoon
39
Filippine
network
Finlandia
100
network
network
Malesia
channel
Cartoon
39
network
MTv
60
2
Channel
30
2
Norvegia
TV3
256
3
45
Israele
Channel 6
148
Danimarca
TV3
256
3
Svezia
TV3
256
3
Taiwan
Cartoon
39
Cable
IAC
96
48
2
Canada
Polonia
Pol tel
52
2
Tv P1
Turchia
Kanal d
network
256
Vietnam
Cartoon
39
network
Croazia
_
39
Brasile
cartoon
180
3
network
Ungheria
MTv
208
Serbia
National tv
52
Macedonia National tv
52
39
Nuova
39
Corea del Cartoon
3
Slovenia
network
Brunei
Cartoon
network
-
Cartoon
39
network
39
U.S.A
Cartoon
network
Boomerang
46
2.1.d. Il cartone animato
Negli anni ottanta la serie animata firmata da Hanna&Barbera veniva
trasmessa in prima serata alle otto di sera, alternata a telefilm di
successo mondiale come Happy Days e la Famiglia Adams.
Si assisteva alla struttura di una società perfetta, coordinata da un solo
leader che incarnava tutti i poteri democraticamente suddivisi all’interno
di una società civile (esecutivo, legislativo e giurisdizionale incarnati nel
saggio e onnisciente, erede della scienza tutta che solo poteva derimere
ogni controversia). Grande Puffo “il capo” è rispettato da tutti, per questo
non sorgevano problemi.
Ogni Puffo è blu, non ha capelli (eccetto Puffetta e Bontina), veste con un
cappello bianco a forma d’imbuto arrotondato e piegato, una calzamaglia
bianca (eccetto Grande Puffo, Nonno puffo, Naturone, Contadino e il
puffo Selvaggio) e ha una piccola coda a pompon ed un ruolo preciso nel
villaggio, occupa una propria nicchia che gli consente di vivere in
47
armonia, senza mai essere in competizione con gli altri se non che nel
gareggiare nell’amarsi l’un con l’altro.
Spesso i puffi hanno nomi che ne descrivono gli aspetti caratteriali o
lavorative.
I
personaggi di questo cartone sembrano infiniti, ma in realtà se ne
contano nella prima serie un centinaio.
Tutti sono vestiti dallo stesso sarto che poi è veramente l’unico, tutti sono
destinati ad un settore particolare delle attività lavorative, sicché ognuno
può essere uno specialista nella sua mansione e quindi non esiste
nemmeno il concetto di concorrenza.
La seconda serie animata ha fatto infuriare i fans di Peyo, soprattutto per
una ragione: sono stati inseriti nuovi personaggi come Madre natura,
Nonno puffo, la piccola Bontina, altri tre puffolini e gli umani Johan e
Solfamì come nel fumetto originale.
L’intento era quello di animare le trame secondo uno schema più
convenzionale, ma l’intrusione di nuove figure ha contaminato il villaggio
facendo gridare allo scandalo i fans più affezionati. Queste aggiunte
sembravano dei soggetti non originali, nel senso che erano stati creati
per un fine di consumo e non frutto della fantasia dell’autore.
48
Comunque questa serie di cartoni animati, sembra apparentemente una
perfetta imitazione della società contemporanea però con l’intenzione di
rifarla in miniatura.
2.1.f. Siti Internet
Devo spiegare per poter facilitare la comprensione di questo paragrafo,
ma anche per una maggiore chiarezza della mia tesi (anche se si può
intuire dalla bibliografia), che alcune notizie sui puffi si possono trovare
su alcuni siti Internet, anche se in maniera superficiale e non precisa.
Inoltre se dovessimo rappresentare un diagramma a torta, sul materiale
che ho voluto ricercare, per realizzare la tesi, diremmo che il 40%
appartiene all’area Internet, il 30% fa parte dell’area legata alla
49
“tradizione scritta”, il 20% grazie alle fonti relazionali, il 10% è frutto dei
miei ricordi.
Il mondo Internet, può sembrare infinito, quindi è stato difficile individuare
tutti i siti sui Puffi, il più importante è sicuramente quello ufficiale
www.smurf.com ma poi ce ne sono altri significativi:
www.smurfs.3000.it
www.heidy.it
www.el-loco.it
www.lpp.it
www.hobbyandgolf.it
www.cartoonsvillagge.it
www.smurfto.be
www.gaschers.de
www.duckburg.de
www.mycollect.de
www.comic-figuren.de
www.schatzinsel-versand.de
www.smoerfers.de
www.esmurfs.com
50
www.smurfcity.com
www.smurftown.com
www.thepapasmurf.com
www.sassette’ssmurfypage.com
www.thewebsmurfer.com
www.worldcollectorsnettributetosmurf.com
www.thethreeappleshighwebring.com
51
2.2. La carta e i Puffi
2.2.a. Il corriere dei piccoli
I Puffi hanno fatto il loro ingresso in Italia esattamente vent’anni prima del
cartone che tutti conoscono, ma sotto un’altra identità; allora erano
conosciuti al pubblico come gli “Strunfi”, protagonisti del fumetto “Il flauto
a sei strunfi” di Peyo, che, in seguito, sarebbe stato ribattezzato “Il flauto
a sei puffi” che appariva in diverse puntate sul Corriere dei Piccoli.
2.2.b. Salani
Dal 1979, le storie a fumetti dei Puffi cominciano ad essere distribuite in
tutta Italia grazie alla casa editrice toscana Salani.
Sì, la stessa casa fiorentina che in Italia renderà famoso Harry Potter.
La serie “Storie di Puffi” di Peyo, era stata concessa dall’Olanda su
licenza della Kortekaas B.V.
52
La collana era composta da dieci album di formato 21cm x 23cm,
ciascuno venduto in cartoleria e libreria al prezzo di lire 3.500.
Gli album, erano cartonati e colorati, contenevano da un minimo di una
storia ad un massimo di tre. I testi, chiaramente in italiano, erano
curati da José Pellegrini.
Le pagine che contengono i fumetti sono 46 non sono numerate.
Il primo album conteneva tre storie: “I puffi neri”, “Il puffo volante” e
“Il ladro di puffi”; mentre l’ ultimo e decimo album conteneva: “La zuppa
dei puffi” e “Puffate a non finire“.
Il dorso di ogni album era di un colore diverso, per esempio il primo
aveva il dorso rosso, il secondo blu, il terzo giallo, il quarto celeste ecc…
Sul frontespizio appariva il titolo della prima storia, scritto con una
dimensione di carattere più grande rispetto agli altri (chiaramente se
c’ erano) e con in copertina un disegno esplicativo della storia (Tav.51).
Questa edizione, ha utilizzato lo stile che aveva usato nel 1971 la casa
Franco Belga Dupuis.
53
2.2.c. AMZ
Dal 1983, la casa editrice milanese AMZ inizia a pubblicare le storie dei
Puffi, visto il successo che la Salani aveva ottenuto pochi anni prima, ma
sopratutto grazie ai cartoni animati che iniziarono ad andare in onda su
Italia uno. Sempre con il permesso della Kortekaas B.V. che in quel
periodo aveva tutti i diritti.
AMZ aveva chiamato la collana “Linea Puffi”, questa era divisa in due
serie la prima composta da sei numeri e la seconda serie da quattro.
Per un totale di dieci, come la Salani.
La
casa
editrice
di
Milano
aveva
ripreso
l’idea
della
Salani
sull’abbinamento dei colori per ogni singolo album, e cosi fece con la
quarta di copertina (Tav.52). Le pagine che contenevano i fumetti erano
tutte numerate.
I numeri della collana erano venduti nelle cartolibrerie al prezzo di lire
2.500. Questi album non avevano una copertina rigida, ma erano di
buona qualità rispetto agli album della casa di Firenze, bisogna anche
considerare che erano trascorsi quattro anni.
54
Il primo album della prima serie era: “il puffo diverso dagli altri”; mentre
l’ultimo e quarto della seconda serie era intitolato: “La zuppa dei puffi”.
Questa edizione, ha usato lo stesso stile che ha userà la Cartoon
Creation nel 1984, la Dupuis negli anni novanta e Le Lombard nel 2001.
Sicuramente è la migliore sia dal punto di vista pratico, qualitativo ed
economico.
Ma già nel 1979 la casa editrice aveva dedicato al mondo dei blu un testo
illustrato dal titolo: “Il grande libro dei puffi”.
Questo volume, di formato superiore alla A4, conteneva due storie
illustrate da Peyo, ma riadattate da Maria Grazia Perini, la prima dal titolo
“L’uva dei puffi”, la seconda “La caverna dei puffi”.
Le due avventure sono stampate su carta lucida e di buona qualità,
raccolte insieme con una copertina cartonata.
Il costo del libro era di lire 8.500.
Nel 1985 è uscito il testo illustrato di 46 pagine, “Gli sport dei puffi”.
55
2.3. Giocare con i puffi:
2.3.a. Riproduzioni giocattolo dei personaggi
In ceramica
La Pixi Smurfs, una ditta francese, ha riprodotto il villaggio dei puffi in
miniatura. Le edizioni del prodotto sono limitate e costose. Questi piccoli
oggetti di ceramica sono vendibili singolarmente perché smontabili ed
inoltre ogni componente è numerato. Prima del villaggio la Pixi ha
prodotto molti altri personaggi e addirittura il gioco degli scacchi con i
puffi.
56
In Pvc
I puffi sono più di un cartone animato, come nessun altro cartone,
compresi quelli di casa Disney, tanto che in Italia sono diventati un
fenomeno di costume.
Ad esempio se qualcuno vi chiede: “ti ricordi i puffi?” E voi rispondete
“Si”, a che cosa vi riferite? Al cartone animato o ai pupazzetti
gommosi (Tav.59) che imperversavano sotto i banchi di scuola e
in tutti i negozi di giocattoli? Questi ultimi hanno raggiunto una
notorietà forse addirittura superiore ai loro modelli animati, tanto
che in commercio esistono e vengono tutt’ora prodotti in Germania
dalla fabbrica Schleich, molti più puffi di quelli che compaiono
nella serie televisiva. C’è il puffo scalatore e quello marinaio, il
puffo vestito da coniglio pasquale e quello che gioca a baseball, la
puffetta osèe che prende il sole in bikini o quella che gioca a
tennis senza slip ecc...
57
Prima di entusiasmare i collezionisti, i gommosi puffi hanno però
conquistato diverse generazioni di bambini e i loro genitori,
contenti di poter spendere finalmente cosi poco: -appena 500
delle vecchie lire italiane- per un giocattolo persino educativo.
Infine bisogna considerare che queste riproduzioni sono state utilizzate
dal 1980 sino al 2000 per promuovere un prodotto o una marca, tra le più
famose: Coca Cola, Toyota, Sparkasse, Omo, Philips, Shell, Telekom,
Mc Donald, Quick, tantissime nazionali e diversi club di calcio ecc….
In resina
La compagnia belga Resistec, ha dedicato ai fumetti internazionali una
serie di riproduzioni in resina.
Tra questi anche alcuni puffi e i loro amici Johan e Solfamì.
Una serie limitata di 250 esemplari dedicata a Puffetta, una a Grande
Puffo, una al Puffo Nero, una al Re Puffo e una all’Astronauta. Mentre
per i due umani sono state realizzate delle serie limitatissime, composte
solamente da 100 esemplari.
Ora queste statuette, che pochi anni fa costavano appena 16,950 FRB
58
l’ una per il duo, mentre per i puffi il prezzo era di 6,400 FRB l’una, sono
in giro per il mondo.
Anche in Francia la Leblon Delieme ha prodotto nel 1996 diversi puffi in
resina, destinati al mondo del collezionismo.
2.3.b. Puzzle
Per la produzione dei puzzle, sono stati utilizzati diversi materiali: legno,
pvc e cartone.
Vengono fabbricati in diverse ditte. Le principali sono la Raversburg, la
Wallace e la MB (Milton Brandley) (Tav.60), altre ditte minori sono la
Trefl, la Ceeka Trade e la Juguetes Falomir.
Sono distribuiti in tutto il mondo tramite negozi di giocattoli.
Quelli in legno sono composti da massimo cinquantacinque pezzi. Quelli
in cartone possono essere composti da un minimo di ventiquattro pezzi, a
un massimo di quattrocentocinquanta, con grandezze intermedie da
sessantaquattro
pezzi,
cento
pezzi,
duecentocinquanta
pezzi.
Logicamente più aumenta la grandezza del puzzle più aumenta il costo
dell’ oggetto stesso e anche la difficoltà.
59
Il mio preferito è il più grande, cioè, il villaggio dei puffi.
2.3.c. Trasferelli
Attualmente i bambini spagnoli si stanno divertendo molto, grazie ai
trasferelli dei Puffi.
Un prodotto “innovativo”, sì, perché finora nessuno aveva mai avuto
l’idea di creare, questo adattamento per il mondo dei blu.
Sono confezionati in singole bustine (Tav.61), le quali contengono: un
foglietto lucido 8,5cm x 14,5cm, uno scenario a tema e un foglietto con
15 personaggi da ricalcare 8,5cm x 14,5cm chiaramente sullo sfondo in
maniera ordinata.
Sinora esiste soltanto una serie composta da 6 scenari diversi, però è in
preparazione una seconda serie, che dovrebbe essere composta da 4
scenari.
Ogni confezione è in vendita nelle edicole, nelle migliori cartolerie e in
alcuni negozi di giocattoli, al prezzo di € 5.
60
Questo prodotto è fabbricato a Barcellona, in Spagna, dalla ditta Irec S.a
in collaborazione con la Mon.Graphic.
E’ secondo la mia modesta opinione, uno dei migliori prodotti per
bambino creati sinora, sì perché il “giocatore” ha la possibilità di
sviluppare il senso spazio-temporale o altrimenti la creatività.
E tutti sanno, che se si ha, una buona concezione e percezione del
territorio durante l’età evolutiva, si avrà la possibilità di non sprofondare
nell’ abisso di una demenza senile, in età avanzata.
2.3.d. Mezzi di trasporto
Dal 1982 sono apparsi in diversi Paesi del mondo dei puffi particolari, che
prima, non si era mai visti. Cioè dei puffi collocati in diversi mezzi di
trasporto (Tav.62).
Immaginate, Puffetta dentro una pannocchia o dentro una rana, entrambi
con le ruote, ma non solo ci sono riproduzioni di Gargamella sulla
61
Gagamobil, di Grande Puffo in una scarpa con le ruote ecc…
I soggetti sono sempre gli stessi Gargamella, Grande Puffo, Puffetta,
Superpuffo, Puffo vigile del fuoco e un Puffo normale, ma i mezzi variano
dalla cabrio al camion, dalla aereo al trattore, dalla jeep alla
schiacciasassi, dalla rana alla scarpa, dall’ auto con il fungo alla
macchina da corsa, sino a terminare con la pannocchia.
Tutte coloratissime, realizzate in metallo e in plastica.
Fabbricate in Italia, in Spagna, in Francia e in America e distribuite in vari
Paesi.
Le ditte che hanno realizzato le seri sono la Esci e la Erti per un totale di
otto pezzi ciascuna, mentre la Burago e la Guisval hanno composto tre
pezzi ciascuna, per finire la Nasta e l’ Ideal soltanto un pezzo prodotto
ciascuna.
Tutte le ditte hanno fabbricato tra il 1982 e il 1984.
Nel mercato del collezionismo, questi mezzi sono i più quotati.
2.3.f. Il gioco del mascheramento
62
Devo cominciare col dire, che c’è un legame profondo tra i Puffi e le
maschere. Sì perché ciascuno dei piccoli omini blu, ha dentro di sé, a
volte inconsciamente, un alibi, che rappresenta una sola, un’unica
maschera dietro la quale si nasconde, anche grazie alle proprie
caratteristiche o particolarità rispetto agli altri del villaggio.
Proprio per questo, alcuni personaggi nelle storie di Peyo, sono gli
iniziatori di un duplice ruolo e autori di più storie, come a volersi spogliare
di quella superficiale apparenza che l’autore gli aveva attribuito.
Per essere più chiari, vorrei richiamare l’attenzione dei lettori,
sull’esempio del duplice ruolo che svolge il puffo sognatore nella
avventura spaziale, che Peyo chiama “Il puffo Astronauta”.
La ditta Schleich stessa aveva capito che alcune delle riproduzioni dei
puffi sarebbero diventate d’importanza fondamentale per il mondo del
collezionismo.
Proprio per questo, vennero create diverse riproduzioni legate al
mascheramento: ben 12 modelli, dedicati al periodo natalizio dal 1983
sino agli anni successivi, tra breve ne usciranno altri 3. Sempre nello
stesso anno, per il periodo pasquale 8 modelli.
63
In America sono forse più fortunati, visto che la Schleich canadese ha
prodotto dei puffi dedicati alla storia americana e anche alla loro
tradizione: dal 1981 sono nati i puffi “Cow-Boy” e i puffi “Indiani”, nel 1985
diversi puffi dedicati al “Giorno Ringraziamento”, ad “Halloween”
(Tav.63), nel 1986 diversi illustri personaggi sono stati adattati a puffi, un
esempio per tutti Puffo Abramo Lincoln (Tav.64).
Ma anche l’Italia è stata ben rappresentata da Grande Puffo porta pizza e
dai puffi con il gelato e dagli introvabili puffi giocatori di calcio con la
maglia dei più famosi club italiani creati dal 1980 in poi.
C’è bisogno di sottolineare inoltre che gli omini blu sono in completa
armonia con il carnevale.
Mi trovavo al carnevale di Ronciglione (VT), il principale appuntamento
del Lazio dedicato a questo periodo detto “carnevalesco”, quando per la
prima volta, ho visto la maschera di un puffo. Avevo quasi 10 anni: rimasi
piacevolmente colpito, tanto da convincere mia madre, il giorno seguente
a farmi regalare un puffo. Questo fu il primo di una lunga serie,
attualmente ho collezionato ben 485 diversi puffi.
Ma torniamo al carnevale, come mai avevano scelto di dedicare un carro
allegorico proprio ai puffi?
64
Se mi fossi posto questa domanda allora, avrei potuto rispondere, che
nel 1987 era obbligatorio dedicarlo ai piccoli ometti blu, visto il loro
successo internazionale.
Infatti proprio nello stesso periodo anche in altri luoghi, per esempio a
S.Teresa di Riva, il club locale Pantera Rosa Rocchenere proponeva lo
stesso tema con abiti creati dallo stilista Mario Savant Ros.
Una parata può essere paragonata ad una sfilata di carnevale?
Per rispondere bisogna sapere che, nel 1998 è incominciato un tour
europeo sottoforma di parata carnevalesca in alcune città: Londra, Oslo,
Varsavia e Copenaghen. Dove alcuni puffi hanno sfilato seguiti da un
carro che conteneva il loro acerrimo nemico Gargamella.
Ma allora, come mai, anche durante quest’anno i puffi sono ricomparsi, in
diversi luoghi e tra questi nuovamente Ronciglione (Tav.65), sempre per
l’ occasione carnevalesca?
Sì, per la gioia dei fans e dei bambini, hanno sfilato, nell’ultima settimana
di febbraio4 e nei primi di marzo, Grande Puffo e i suoi compagni inseguiti
dal perfido Gargamella.
Come se non bastasse, quest’estate per motivi di lavoro, mi trovavo a
Castel del Piano (SI), quando sono venuto a sapere, che per il 10 agosto
4
Articolo apparso sul quotidiano Metro il 17/02/03 a pag.20.
65
ci sarebbe stato il festeggiamento del “carnevale d’estate”, e immaginate
un po’ un carro allegorico, con tanto di castello stile medievale,
appartenente niente di meno che a Gargamella in compagnia della sua
gatta Birba ed il suo figlioccio Lenticchia, che rincorrevano i piccoli ometti
blu, sino a quando Madre Natura…
Ultimamente ho acquistato, in un negozio a Bruxelles, una maschera,
che raffigura un puffo mascherato: il cosiddetto “Puffo Spia” (Tav.66).
Questa è la massima rappresentatività dell’originalità di un puffo, ma
anche la sua concezione primordiale.
Cioè un puffo se non ha un oggetto, se non ha una caratteristica unica
rispetto agli altri, se non possiede abilità particolari non ha un’identità. E’
un puffo e basta, ma che cosa è un puffo?
E’ solo un’isola, una fantasia per menti ingenue e pure, che molti non
hanno. Per concludere il mascheramento è intrinseco nell’uomo, sin
dall’età dell’infanzia. Pensate ai bambini che hanno l’abitudine a giocare
con le scarpe, la borsa della mamma. Stessa abitudine che, peraltro,
mostrano caparbiamente le ragazzine adolescenti che prendono i trucchi,
i vestiti delle loro madri o delle sorelle più grandi. Quindi, i puffi sono più
che simili a noi!
66
67
3° Capitolo: i puffi nel mondo.
3.1.
La Puffo-mania nel mondo occidentale:
3.1.a In Belgio
Nel 1999, il museo dei fumetti comici nazionali (Centre Belge de la Bande
Dessineè) ha compiuto 10 anni di vita. Ha sede presso un palazzo in stile
liberty, opera del celebre architetto Victor Horta, in Rue des Sables 20 a
Bruxelles ed espone schizzi e tavole originali, ma anche volumi di vecchi
e rari fumetti che si possono sfogliare e consultare e alcuni gadget.
Prendendo appuntamento, si possono organizzare delle visite guidate in
italiano rivolgendosi per le informazioni ai numeri di telefono
0032-2-21191980. Ma ci si può anche accontentare di un fascicolo
esplicativo tradotto in varie lingue, che viene dato ai visitatori, su
richiesta.
68
Nel museo si può viaggiare con la fantasia, sia grazie ad alcune statue di
plastica che riproducono fedelmente alcuni puffi, sia alla possibilità di
visionare alcuni spezzoni di film d’animazione in versione originale.
In questo enorme edificio oltre al museo, ci sono anche un
grande
negozio e una fornita biblioteca, dove è possibile acquistare: nel primo
alcuni gadget, qualche rarità e svariate anteprime di fumetti, e nel
secondo è possibile sfogliare, studiare e fotocopiare diverse opere,
alcune inedite, dei maggiori fumettisti belgi.
3.1.b. In Germania
Bully
Alcune persone considerano le riproduzioni in pvc della Bully come le
uniche e le prime originali dei puffi. Ciò non è corretto, poiché la Schleich
fu la prima azienda ad essere stata autorizzata alla produzione dei puffi.
La Bully soltanto negli anni settanta inizierà a farli simultaneamente. Nel
mese di luglio del 1973 la Bully verrà aiutata nella produzione dei puffi.
69
Tutta la produzione era scolpita da un artista interno della Bully:
Irmingard Hieber. Il primissimo puffo che venne prodotto dalla Bully era
“Quack” (Quattrocchi Ciarlatano)!
Se vengono confrontate due versioni di un puffo Bully e di un puffo
Schleich si vedranno alcune variazioni molto interessanti non solo a
livello di forma, colore, grandezza ma anche a livello economico.
Nel giugno del 1998 nella città tedesca di Spraitbach ha aperto il museo
della Bully dal nome Bullyworld, che fa il seguente orario 9.00-18.00 tutti
i giorni. Gli aeroporti più vicini sono quelli di Francoforte e quello di
Stoccarda.
Schleich
Questo nome si legherà con la storia dei puffi, sin dalla loro nascita, tanto
da far accrescere il successo per il binomio sino ai giorni nostri.
Fondata nel 1935 da Friedrich Schleich, l’azienda aveva iniziato
occupandosi della lavorazione della plastica. Successivamente negli anni
sessanta ha concentrato e sviluppato la sua produzione grazie alla
riproduzione dei Puffi, e sull’introduzione nel mercato di altri comic come
70
Snoopy, i Muppet e molti altri.
Lo scopo della fabbrica è quello di creare dei prodotti di ottima qualità,
ma con una funzione educativa.
Infatti i loro prodotti si sviluppano con l’assistenza di una équipe formata
da genitori, insegnanti, bambini ed esperti nel settore.
Inoltre i disegni delle loro riproduzioni sono realistici e dalla fine degli anni
ottanta anche naturalistici. Questo perché hanno deciso di inserire nella
loro gamma di prodotti diversi animali domestici, ma anche quelli
selvaggi, permettendo così ai bambini di avvertire la grande varietà della
natura.
Il segreto di questa azienda si basa sull’ereditarietà, infatti ora la fabbrica
è gestita da due fratelli (i proprietari in tutto sono tre) che svolgono la
funzione di direttori di controllo.
La produzione avviene nelle diverse sedi tedesche delle compagnie; ma
negli ultimi anni per l’aumento della produzione si è deciso di aprire
dell’aziende all’estero, in particolare in Canada.
La Schleich ha realizzato più di cinquecento riproduzioni dei puffi fino ad
oggi; nel 2003 ha prodotto la serie “new generation” formata da otto
elementi: il puffo Cibernetico, il puffo Techno, il puffo Hippy, il puffo Hip
71
Hop, il puffo che gioca a Basket, il puffo Superlavoratore seduto su una
ciambella in costume da bagno, e impegnato da un portatile (Tav.67), un
tropical, il puffo Bullo e l’immancabile puffetta Trendy.
3.1.c. In Francia
Situato vicino ai confini del Belgio, del Lussemburgo e della Germania,
ma posizionato in Francia, tra Metz e Reims, nella regione Lorraine
nasce dopo la morte di Peyo, il parco dei Puffi: “Walibi Schtroumpf”
(Tav.68). Era dedicato al pianeta dei piccoli ometti blu e per questa sua
caratteristica era l’unico al mondo (sino a quando nel nord Tirol, in
Austria, non è stato realizzato da un ricco fans degli elfi colorati, lo
“Smurf-Village”: fedele riproduzione del villaggio dei puffi per uso privato).
Si trovava nella cittadina di Maizières-les-Mezt, in Voie Romaine
F–57280 e la sua superficie era di 260.000 mq.
L’ accesso era consentito a tutti e per pochi soldi. Per esempio il listino
prezzi del 2001 era per gli adulti 139 franchi francesi (FRF), per gli
anziani e i disabili 115 FRF, per i bambini tra 1 metro e 1.40 m di 70 FRF
mentre per quelli sotto ad un metro era gratuito. Poi chiaramente c’erano
72
tariffe speciali per comitive, scolaresche, associazioni giovanili, gruppi di
anziani e disabili, ma soltanto se avevano prenotato.
Il parco aveva un sito internet ufficiale, che era www.sixflagseurope.co da
cui si potevano ricevere ogni tipo di informazione e servizio.
Di proprietà della Premier/Six Flags (un’associazione che gestisce diversi
parchi di divertimento, in sei paesi europei) ex parco della catena Walibi,
dalla quale mantiene ancora il nome.
L’idea non era stata affatto malvagia, tanto che col tempo verrà seguito
l’esempio creando Parc Asterix di altra gestione ma sempre in Francia.
Nel 2000, si presentava già piuttosto scarso in fatto di attrazioni e non
era sicuramente uno dei Parchi di divertimento più belli, sia a livello
nazionale, sia a livello europeo. Basti pensare che da poco tempo era
nato Eurodisney e che Gardaland continuava ad espandersi.
Quando andai per la prima volta a visitarlo, rimasi stupito soprattutto per
l’ambientazione a me tanto cara. Purtroppo per i Puffi rimasi anche
sorpreso negativamente, perché assistevo alla visione di un parco in
decadenza, vista la sporcizia e la noncuranza (un esempio per tutti, il
Puffo che era posizionato all’ingresso un tempo salutava con la mano,
quando io andai era divenuto monco, al posto della mano aveva solo un
73
perno che girava…sigh!!).
Varie attrazioni erano presenti: 1) Un giro in barca sul laghetto, dove si
potevano ammirare le riproduzioni delle casette a fungo e dell’intero
villaggio. 2) Un gommone “Rapid river” per i più paurosi, vista la lentezza
del gioco stesso. 3) Tronchi su cui camminare, saltare ma soprattutto
dove non cadere. 4) Torre di caduta stile Mirabilandia per i più temerari.
5) “Roller coster” con giro della morte. 6) Trenino panoramico dal giro
perimetrale estremamente lento. 7) Cascate con un canotto, dove per il
poco flusso d’acqua bisognava stare attenti a non farsi male.
8) Montagne russe di legno, esteticamente molto belle e lunghe.
9) “Sysmic Panic” una piattaforma dove ci siede per attendere l’inizio di
un terremoto artificiale. 10) “Gargamel’s revenge” una enorme catapulta
per pochi coraggiosi.
Inoltre c’erano anche giostre classiche adatte ai bambini: le tazze girevoli
con il disegno su di esse di un puffo, le autoscontro, il mini trenino che
attraversa il laboratorio di Gargamella, dei grossi strumenti musicali in
movimento sui quali era possibile salire, il ponte fatto da tronchi sospeso
in aria e ancora i più svariati giochi a d’acqua adatti a tutti e inoltre
fontane danzanti, in un show di mille colori e musica.
74
Ma i più particolari sicuramente erano il “CosmoSmurf”: una giostra
ambientata nello spazio su degli aereoplanini e l’interessante cinema su
uno schermo di 10m x 20m dove venivano rappresentati i film con il
supporto della nuova tecnologia che grazie a sofisticatissime tecniche
“proiettava” gli spettatori quasi fin dentro lo schermo.
Per quanto riguardava la ristorazione, il raggiungimento del cibo era
estenuante vista la distanza dalle attrazioni.
Per i visitatori gli orari invernali, autunnali e primaverili erano dalle 10 alle
18 tutti i giorni, mentre per l’estate erano dalle 10 alle 21 e per due sabati
al mese rimaneva aperto sino alle 23.
Il parco è stato trasformato in “Walibi Lorraine” il 30 ottobre del 2002
perdendo l’identità iniziale cioè i puffi, per acquisire l’identità di parco di
divertimenti acquatici. Però il numero di telefono è rimasto invariato
(almeno questo): +33–387519052.
Il parco comunque resta nella memoria dei park-maniaci e in quella degli
amanti dei puffi, quindi anche in quella mia, perché ha rappresentato la
realizzazione di un piccolo sogno, visto che a loro era stato dedicato.
75
3.1.d. In Italia
Il boom degli anni ottanta
Chi non conosce il mito dei piccoli omini blu alti due mele o poco più?
Erano più o meno gli anni ottanti quando il mito dei Puffi era altissimo. A
quei tempi era obbligatorio farne la collezione. Molti bambini ne avevano
a decine, altri ambivano a collezionarli tutti, ciò comportava la presenza
di circa un centinaio di soggetti, oggi ce ne sono 800.
Tra il 1983 ed il 1984, milioni di prodotti vennero derivati dagli incredibili
puffi.
Si trovano in ogni dove: in omaggio nelle confezioni di merendine, come
sorpresine negli ovetti Kinder, nei negozi di giocattoli, addirittura nelle
gelaterie con il loro gusto non ancora ben definito, ma che poi durante le
mie ricerche ho scoperto, non è altro che, del fiordilatte con un po’ di
colorante e l’ aggiunta di menta.
Ma torniamo agli anni Ottanta, quando in controtendenza rispetto ai
cartoon maneschi e bellicosi che popolavano i palinsesti, i pacifici gnomi
in calzamaglia si sono presentati ostentando un candore infantile,
76
maniere garbate e gentili ed anche per questo sono diventati un caso di
fama mondiale.
Ancora oggi
Negli ultimi anni sono apparsi in diverse città, in particolare a Roma,
alcuni negozi singolari che sono specializzati nel collezionismo di puffi,
ma questi non ne hanno un gran numero e, soprattutto, non esiste un
catalogo dei prezzi comune tanto che ad esempio una puffetta majorette
si può trovare a € 5 come a € 25 .
Inoltre nei normali negozi di giocattoli si possono acquistare i nuovi
modelli dei puffi, ma anche in librerie specializzate in Comics Art 5. Ma è
anche possibile trovare le vecchie riproduzioni presso le ormai
“desaparecidos” “articoli da regalo-ferramenta-casalinghi” come giacenze
di magazzino a prezzi stracciati.
A Bologna, Padova e Milano ci sono i negozi più forniti e più accessibili
come prezzi di tutta Italia con visibilità mondiale attraverso i loro siti
internet.
5
E’ quell’arte che si occupa di un genere di fumetti ed è stata introdotta dall’America nel mondo grazie al nome
ripreso dagli stessi comics americani.
77
Alla “casa del collezionista El-Loco” (Tav.69) di Bologna dichiarano di
avere oltre 500 tipi di puffi, più molti accessori tra i quali diverse tipologie
di case a fungo e un mulino.
Le “Barbie”, per intenderci, sono molto di meno. Inoltre i puffi, essendo
blu sono accettati in qualunque tipo di società indipendentemente dalla
tradizione religiosa, mentre il prodotto della Mattel, ultimamente, ha avuto
bisogno di un adattamento per poter invadere la cultura arabo
musulmana e tutto il mondo orientale6 (Tav.70).
3.1.e. I Fans club
Smurf Collector’s Club International Mushroom Village
Ha chiuso le porte nella primavera del 2001, con un foglio di notizie
inviato a tutti i suoi membri.
Fondato nel 1986, è stato il primo club dedicato ai puffi, con migliaia di
membri in tutto il mondo.
6
Articolo comparso sul quotidiano City numero 169 di giovedì 9 ottobre del 2003.
78
I compiti che il club svolgeva, erano quelli di: accettare iscrizioni, inviare
le nuove riproduzioni ogni anno ai fans, creare una guida dei prezzi e del
collezionismo dei pupazzetti, informare tutti i soci delle news.
I collezionisti e i fans, si incontravano per imparare insieme e per
condividere le loro conoscenze.
Dal
giorno
dello
scioglimento,
www.MushroomVillage.com
è
(Villaggio
possibile
dei
visitare
funghi),
il
dove
sito
ogni
informazione, è ora a disposizione di tutti.
South African Smurf Collectors Club
E’ prevista, periodicamente, la pubblicazione di un foglio di notizie.
Il club non prevede nessuna tassa d’iscrizione e organizza degli incontri
tra soci, periodicamente.
Ha la sede in Sud Africa, nella cittadina di Magallissig, per diventare
membri bisogna contattare il sig. Adrian Anema, che possiede un email
[email protected] e un numero di cellulare +2711829031090.
79
Smurfing Times
E’ prevista la pubblicazione di un foglio notizie, almeno sei volte l’ anno,
che i membri ricevono, insieme alla lista dei nomi dei soci, così possono
contattarsi a vicenda per commerciare.
Inoltre, tutte le persone che sono iscritte al club, possono inviare una loro
lista dei desideri personali.
I due riferimenti per tutti i soci sono Michele A. Moore e Alan G. Rennard,
i quali sono anche i responsabili del club.
Stichting
van
Smurfenverzamelaars
(AKA
De
Belgium
Smurfenclub)
Sono due gli indirizzi di riferimento per i soci, uno in Olanda e uno in
Belgio.
In entrambi i Paesi, vengono prodotti e distribuiti dei giornalini informativi
trimestrali, con i titoli tradotti in Inglese.
Il club riferisce ai membri delle nuove produzioni e cerca di trovare i puffi
più recenti, per chi li richiede.
80
Un paio di volte l’ anno, il circolo organizza degli incontri tra gli iscritti,
affinché tutti si confrontino. Questi appuntamenti, sono annunciati su
Internet, grazie alle signore Jacqueline den Heijer e a Hilda Dieltjes, che
sono le responsabili del club e risiedono rispettivamente in GC Maarssen
(Olanda) e in Kapellen (Belgio). L’email di riferimento comune è:
[email protected].
The British Smurf Collectors Club
Questo circolo, che riunisce tutti i collezionisti Inglesi, ha il compito di
fornire informazioni, sulla corrente disponibilità dei puffi e sulle
anticipazioni dei nuovi modelli, prima che questi siano lanciati nel
mercato.
Il club ha sede nella cittadina di Bournemouth ed è raggiungibile tramite il
sito internet www.globalserve.net.
81
Smurf Schlumpf Puffi
Questo è un piccolo club per collezionisti Svedesi. I soci possono
comprare, vendere e commerciare puffi, ma il circolo è aperto
esclusivamente per gli abitanti della Svezia.
Gli stranieri devono accontentarsi, visto che possono solamente
domandare
informazioni
sul
club,
al
seguente
email
[email protected], dove la responsabile Anette Sollen Nielsen
vi risponderà, l’importante, però è non avere delle richieste.
3.1.f. Il mondo del collezionismo e internet
Le principali vendite mondiali tra collezionisti e appassionati di puffi,
avvengono in rete grazie al sito www.ebay.com, dove si può trovare
veramente di tutto sui simpatici nanerottoli blu e non solo. Il sito è
accessibile a tutti ed offre continue aste, quindi è possibile vendere e
comprare qualsiasi oggetto 24 ore su 24, se, ci si è registrati. I venditori
82
avranno a loro disposizione uno spazio, cioè un negozio virtuale per
mostrare la loro merce alla clientela, lo stesso spazio sul sito possono
averlo i compratori per controllare: cosa acquistano, quanto pagano,
come effettuare il pagamento ed altre cose. Venditori possono esserlo
tutti, basta che si abbia qualcosa da vendere, lo stesso vale per gli
acquirenti. Per quanto riguarda i puffi, a loro sono dedicate ogni giorno
più di cento vendite all’asta, e se si ha un po’ di pazienza ed un pizzico di
fortuna si possono fare degli ottimi affari soprattutto con i maggiori
collezionisti: primi tra tutti i tedeschi, poi gli olandesi e i belgi, a seguire i
nord americani e tanti altri.
In Italia ci sono negozi specializzati in rete, ma che, comunque hanno
anche un reale negozio o un riferimento e vendono anche al dettaglio.
I più famosi sono www.el-loco.it e www.LPP.it, il primo ha due negozi,
una a Bologna e una a Gradara (PS), l’altro ha sede a Milano.
Listino prezzi 2003 del negozio LPP Collecting delle riproduzioni in Pvc.
Numeri sequenziali del catalogo in tedesco 2003 edito da Verlag.
83
3.2. Lo scontro con l’Occidente:
3.1.a. Una teoria sui puffi e sul comunismo
Breve premessa
La leggenda di Peyo in Italia è stata alimentata pochi anni fa da una
denuncia giornalistica, fatta da uno studioso (Cristian Fineschi), che a
seguito di numerose ricerche e laboriose analisi è giunto a diverse
conclusioni.
I puffi sono delle creature di colore blu, indossano tutti un berretto bianco
tranne il capo villaggio che ha un berretto rosso. Il quale sembra possa
raggiungere massimo 520 anni, mentre non è ben definibile quella degli
altri che sono per lo più adulti e pochi giovani. Ciò ha notevoli
ripercussioni anche nella vita sociale del villaggio e nei rapporti tra gli
individui che analizzeremo in seguito. Nelle versioni successive vengono
introdotti nuovi personaggi, un pittore, un poeta, un anziano e tre
bambini, non a caso coincide con l’avvio della glosnost di Mihail
84
Sergeevic Gorbacev, probabilmente anche nel mondo dei cartoon la
pubblicità stava modificando le cose.
La sessualità è altrettanto indefinibile dai tratti somatici che sono uniformi
per tutti i puffi, lo si intuisce dai comportamenti sociali. La mancata
differenziazione tra i sessi e tra gli individui sicuramente ci riporta all’ idea
comunista di società egualitaria senza barriere tra i sessi e tra gli
individui. Ciò crea una omologazione ad un modello fisico tipo di tutti gli
abitanti del villaggio, un‘inquietante somiglianza con uno degli aspetti più
biechi
dei
regimi
comunisti
che
spersonalizzavano
gli
individui
annegandoli nella massa.
C’è un solo essere femminile all’interno della comunità che si chiama
puffetta e si distingue per la fluente chioma.
I puffi si identificano solamente grazie al ruolo sociale che ognuno ricopre
nel processo di produzione, il loro nome è dato dalle abilità specifiche e
dai compiti che assumono nel ciclo produttivo e della comunità.
La parola “puffo”, che precede la qualifica che contraddistingue i puffi
assume perciò una funzione unificatrice ed identificatrice (sociale) dei
membri del villaggio: è naturale il paragone con la parola “compagno”
utilizzata dal partito comunista per identificare i membri dell’ apparato a
85
tutti i cittadini.
ANALISI DI ALCUNI PERSONAGGI: somiglianze.
Quattrocchi: è forse il personaggio più interessante dopo Grande puffo,
il suo ruolo sociale all’interno della comunità è quello del contestatore .
Si contrappone a Grande puffo nelle scelte da prendere per la vita del
villaggio e la sua pedanteria molto spesso scade nel ridicolo. Il suo ruolo
altezzoso è quello di un leader nell’ombra. Anche le caratteristiche fisiche
del personaggio Quattrocchi sono molto particolari, porta gli occhiali ed
assume sempre un’ aria ed una posa da saccente nei confronti dei suoi
“compagni”.
Grande Puffo non sembra dare molto peso a Quattrocchi, ma se
improvvisamente il villaggio si trovasse senza la guida dell’anziano
despota, l’occhialuto puffo sarebbe il successore naturale facendo un
paragone con la storia delle repubbliche socialiste sovietiche (U.R.S.S.)
questo personaggio sembra richiamare alla memoria il compagno Lev
Davidovic Trozki (pseudonimo di Lejba Bronstein) ucciso dagli emissari di
Stalin (pseudonimo di Iosif Vissarinovic Dzugasvili) in Messico il 20
agosto del 1940.
86
All’ interno della vita del villaggio, quindi, si riproporrebbe lo scontro tra la
linea dura e quella russo centrica di Grande Puffo/Stalin, contro quella
rivoluzionaria e contestatrice di Quattrocchi/Trotzki. Non mancano
episodi peraltro dove quattrocchi viene allontanato dal villaggio ed
espulso dalla comunità dei puffi, che si ribellano contro le continue
contestazioni.
Tutto ciò non fa altro che orientare la vita del villaggio su un modello non
solo comunista ma addirittura Staliniano!
Puffetta: lei è l’ unico essere femminile nel villaggio (fino a quando non
ne viene introdotto un altro in una serie successiva). I modi di fare e il
campo di azione del personaggio Puffetta sono identici a quelli di tutti i
componenti maschi della comunità. La distinzione tra i ruoli dei
personaggi non è dovuta al genere, quindi, ma solamente al ruolo che
ogni individuo ricopre nel processo di produzione.
Puffetta arricchisce di mistero la vita del villaggio contribuendo a dare alla
comunità un elemento di rottura dal punto di vista socio-sessuale; il
villaggio senza Puffetta sarebbe una comunità esclusivamente maschile.
Da ciò nascono numerosi interrogativi che ad un pubblico adulto non
possono sfuggire: è Puffetta la madre dei piccoli puffi che nascono nell’
87
evoluzione del fumetto e del cartone animato?
Come si riproducono i puffi?
Gli organi genitali e l’apparato riproduttivo dei puffi come sono fatti?
Hanno stimoli sessuali?
Se si, come avviene il rapporto sessuale?
Se i puffi hanno rapporti sessuali, allora Puffetta essendo l’unica donna
del villaggio, si presta evidentemente a turno a questa attività in pieno
spirito di condivisione delle risorse. Una teoria interpretativa identifica
Puffetta come l’ elemento di rottura della famiglia patriarcale che vedeva
la donna emarginata e posta in secondo piano nei rapporti di valore,
interpersonali, sessuali e sociali .
Probabilmente l’elemento femminile attribuisce una maggiora idea di
uguaglianza sociale ai membri del villaggio che non risentono
assolutamente della presenza di una sola femmina all’interno del gruppo.
Anzi, è proprio lei, che si erge al di sopra del ruolo del maschio
occidentale trasformando la propria emancipazione in quella di tutte le
donne comuniste, che si pongono nella vita, nella produzione e nella vita
sessuale alla pari dell’ uomo.
Forzuto: ogni società ed ogni comunità attribuisce a qualche soggetto il
88
monopolio della violenza legittima, nel villaggio dei puffi questo ruolo è di
pertinenza di Forzuto. Questo è il braccio dell’esecutivo (Grande puffo)
Forzuto ha il potere di coercizione, in quanto la propria forza fisica lo
rende istituzionalmente preposto a gestire l’ ordine della comunità.
Non a caso in molti episodi il puffo regola le espulsioni coatte dal villaggio
e lotta con il nemico comune Gargamella.
Il ruolo che ricopre lo inquadra come un tipico agente di sicurezza
sovietico, anzi in molti episodi in vera e propria funzione di spia con tanto
di maschera nera e mantello rosso dell’Nkvd (poi Kgb, ora Fsb).
Vanitoso: anch’egli rientra a pieno titolo nella categoria di puffi che
hanno un enorme peso sociale nella vita del villaggio.
I modi di fare e gli atteggiamenti lo qualificano con certezza come un
omosessuale, nonostante questa evidente diversità, egli è accettato a
pieno nella comunità.
Vanitoso è la riprova che il villaggio dei puffi è basato sui principi di
uguaglianza sessuale.
Poeta/Pittore: sono l’esempio che nel villaggio trovano spazio anche
voci del dissenso, che non vengono tollerate dal sistema allora vigente in
U.R.S.S.
89
I due infatti vengono introdotti con l’avvento della glasnost ed è vero
clima di disgelo: contribuiscono ad arricchire una società che sino ad
allora era solamente orientata alla produzione e all’ applicazione dei
principi marxisti-lenisti all’interno del villaggio.
ECONOMIA DEL VILLAGGIO: coincidenze.
E’ forse questo l’aspetto più interessante, tra gli elementi a supporto
dell’ipotesi che è sostenuta in queste pagine.
L’economia del villaggio è pianificata e centralizzata su modello socialista
reale. Grande puffo è l’artefice “dei piani” economici (d’impostazione
staliniana: non è possibile rintracciare attività private volte a fini di lucro
nel villaggio).
La N.E.P. sembra una chimera per i poveri puffi, costretti a lavorare per
vedere poi la produzione ridistribuita secondo criteri egualitari, stabilita da
grande puffo, per cui chi produce in maniera disomogenea si vedrà
retribuito uniformemente, anche rispetto a chi ha prodotto più (o meno) di
lui.
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Il mercato all’interno del villaggio è inesistente, anche la moneta non
esiste; tutto avviene per principi redistributivi stabiliti e pianificati dall’alto.
Lo scambio o il baratto non vengono praticati, perché i bisogni dei puffi
sono tutti identici, dato che i puffi sono “perfettamente uguali tra loro”
anche nelle necessità.
Infatti nella società dei puffi non ci sono classi sociali, non esiste una
borghesia in quanto i mezzi di produzione appartengono al popolo; i puffi
sono un proletariato che si è emancipato dalla schiavitù borghese e vive
applicando le idee del socialismo reale.
E’ Grande Puffo che stabilisce che cosa serve, in che quantità e quando
deve essere prodotto o raccolto.
La conformazione del villaggio sotto il punto di vista economico perciò è
quello di un Kolchoz sovietico. Questa inquietante analogia coi principi
(soprattutto coi modi di attualizzazione) del marxismo-leninismo è la
riprova della faziosità del cartone animato.
E’ possibile anche identificare un’ “oligarchia comunista” che si è
sostituita agli eventuali Kulaki preesistenti nel villaggio. Come sosteneva
Milovan Gilas nei suoi scritti sull’oligarchia nel regime comunista (la c.d.
Nomenklatura) anche nei puffi ci sono individui che godendo del favore
91
del capo si arricchiscono alle spalle del popolo. Un esempio di ciò è puffo
goloso che infischiandosene dell’equa redistribuzione del cibo, approfitta
della propria posizione per soddisfare la sua fame alle spalle degli altri
puffi.
IL RUOLO DI MOSCA: fantasie.
Ci avviciniamo alle conclusioni.
La prima domanda che sorge spontanea dopotutto ciò è: chi è stato a
progettare i puffi con questi intenti?
Probabilmente l’intellighenzia sovietica non ha lasciato al caso o a
dettagli quella che potremmo definire “operazione puffo” ovvero come
conquistare e plagiare le giovani menti occidentali, (come abbiamo visto
soprattutto i bambini anglo americani) per sconvolgere cosi le future
classi dirigenti del sistema capitalistico, grazie ai mezzi di comunicazione
di massa.
Ovviamente il primo soggetto che potrebbe essere chiamato in causa è
l’onnipresente
K.G.B.
(Komitatet
Gosudarstvennoij
Bezopasnosti)
92
comitato per la sicurezza dello stato. La disinformazione era una delle
armi migliori della intelligenza sovietica, che aveva capito molto bene
l’importanza dei mezzi di comunicazione, come in tutti i regimi in cui era
negata la libertà d’espressione. Basta ricordare il famoso precedente dei
servizi dello zar, l’Ochrana (Ochranne Otdelenei), in questo settore con i
protocolli dei savi anziani di Sion libro che sosteneva la tesi del complotto
Ebraico che aveva lo scopo di accentuare il pregiudizio nei confronti degli
ebrei ed giustificare i Progrom.
In vero stile sovietico è altrettanto probabile che il K.G.B. che dopo aver
progettato “l’operazione puffo” ne abbia delegato la realizzazione a terzi,
Peyo appunto, per evitare coinvolgimenti diretti nella vicenda.
Oggi nel mondo libero con la fine di quasi tutti i regimi comunisti queste
idee possono far sorridere; ma nella lotta a tutto campo, durante la
guerra fredda, ogni arma era ammessa e gli (apparentemente) innocenti
puffi potrebbero non avere fatto eccezione.
Chissà se i ragazzi che oggi si riconoscono in partiti dell’ estrema sinistra
non siano stati influenzati nella loro infanzia dai puffi?
93
3.1. Gadget e Merchandising:
3.3.a. Breve premessa
I puffi sono stati sin dalla loro nascita, protagonisti di un business e di un
merchandising di notevoli proporzioni, che ha assunto varie forme:
giocattoli, abbigliamento, fumetti, articoli per feste, articoli sportivi,
prodotti di cartoleria, giochi per computer, eventi e spettacoli, cartoni
animati, film d’animazione, sino ai grandi festeggiamenti fatti per gli
anniversari ecc…; soprattutto grazie alla loro adattabilità commerciale e
anche grazie alla fantasia di chi ha deciso di investire in questo affare,
nel corso degli anni, in tutti i continenti del mondo.
Quasi tutti i prodotti hanno utilizzato e alcuni continuano ad utilizzare,
l’immagine
fissa
di alcuni personaggi, sicuramente perché più
conosciuti. Questi sono: Grande Puffo, Puffetta, Quattrocchi, Baby Puffo
e il Puffo Nero.
94
Inoltre bisogna aggiungere che i puffi privilegiano l’ambiente sportivo e
salutare. Questo si è visto soprattutto nell’ultimo decennio.
Tanti puffi per tutti gli sport: dalla scherma al calcio, dalla pallavolo al
nuoto, dal salto in alto alla corsa agli ostacoli, dal basket alla vela, dal
pattinaggio al football americano, dal golf al baseball, si è assistito
sempre più ad una crescita e a un binomio ormai inscindibile.
3.3.b. Tutto per la scuola
Chi non ricorda i diari, i quaderni, gli astucci ecc… che negli anni 80 in
Italia, ma anche altrove, andavano a ruba dagli scaffali delle cartolerie e
dei grandi magazzini?
Anch’io, utilizzavo questi prodotti, a cui ero affezionato e affascinato,
tanto da esserne geloso, se qualche compagno di classe, per gioco me li
prendeva. In particolare ero attratto dalle copertine, quelle dedicate agli
sport dei puffi (Tav.71). E rimasi sorpreso, quando l’ anno scorso, li rividi
95
su dei ripiani di alcuni magazzini di Roma, nella zona della stazione
Termini.
Una delle prime ditte, che in Italia ha prodotto questi oggetti da
“cartoleria”, è stata Virca (Tav.72), successivamente l’esempio è stato
seguito dalla Cartorama, dalla Vigna, dalla Cardea, e ultimamente dalla
Artena (Tav.73).
In alcune città asiatiche, Honk Kong, Singapore, Manila e Jakarta nel
1996, alcuni adolescenti avevano sulle borse e sugli zaini immagini dei
puffi, grazie alla ditta Kwan Kin. In precedenza c’erano stati episodi di
contraffazione.
Nel 1998 la ditta inglese Intestat Publishing si è dedicata alla produzione
di generi per cartoleria: astucci, colori, raccoglitori…
In America la maggior parte dei prodotti scolastici erano fabbricati dalla
Kalon.
In Inghilterra la Edding produce pennarelli, confezionati in pacchetti
cartonati e in tubi di plastica, per il restante materiale di cartoleria c’è la
Goldbuch, che rifornisce questa vasta zona.
96
3.3.c. Arredamento e abbigliamento
La ETC ha fabbricato una lampada a forma di puffo.
Sono apparsi nel 1998 in Inghilterra e in Germania, i calendari dei puffi
grazie alle ditte Danillo e Bastel.
La Trousselier, ditta francese, ha realizzato una lampada ecologica (il
calore della lampadina fa girare il portalampada) decorata da diversi puffi.
Nel 1998 sono comparsi su molti polsi, gli orologi della JPI prodotti e
distribuiti in Germania, in Austria e in Svizzera.
In Francia sono comparsi grazie alla Time Diamonds, nella zona francese
del Canada grazie alla Wallonia, in Olanda e nelle Fiandre per merito
della Newtec, che ha anche ideato orologi da muro e sveglie: come
sfondo chiaramente un puffo.
In Francia sono stati prodotti molti puffi, ma anche Johan e Pirlouit in
porcellana.
La ditta francese Sologne, ha prodotto dei set di vasellame in porcellana
con sopra alcuni puffi: bicchieri, coppe, tazze e posate.
La Wardinon ditta Israeliana ha prodotto le lenzuola con sopra disegnati i
puffi.
97
La Kremer ha prodotto degli asciugamani, sui quali è impressa la faccia
di un puffo.
Articoli da festa e da pic-nic, sono stati prodotti dalla Hosty Party Goods,
ditta specializzata nella lavorazione della plastica e della carta: piattini,
bicchieri, tovaglie in tessuto, tovaglioli e addobbi vari.
Anche articoli sportivi sono stati progettati: un sacco da pugilato, con
sopra disegnata la faccia di Gargamella, ma anche racchette da pingpong con il manico blu e palloni di plastica con sopra il volto di alcuni
puffi.
In Francia la società Bambou ha prodotto delle pantofole da camera
unisex.
In Australia sono stati prodotti articoli intimi da uomo dalla Top Heavy:
boxer, t-shirts ecc…
In Corea del sud, sono stati prodotti dalla ditta Grand Sud, pigiami
unisex, t-shirts e grembiuli da cucina.
Sempre nello stesso paese le ditte Kum Jung e la J&M, producono vestiti
da bambina con sopra i folletti blu.
In tutta Europa la C&A produce abiti per neonati, con il Baby puffo.
98
La Hallo Baby ha dato alla luce, ad una serie di oggetti dedicati ai neonati
e a Baby-Puffo: scalda pappa, biberon, piccoli contenitori ecc…e persino
il famoso adesivo per auto “Attenti bimbo a bordo” però variandolo con
“Un Baby-Puffo sta viaggiando”.
Prodotti in Germania spille e portachiavi dalla ditta Abramowicz.
In oltre 60 negozi europei, nel 1998 è stata lanciata una serie di vestiti e
di accessori per i fans dei puffi, dalla società Button Down.
Epeda una fabbrica di materassi, userà lo sfondo del villaggio dei piccoli,
per una pubblicità nel 1995.
I puffi sono apparsi ai piedi dei bambini israeliani quando nel 1999 la
Delta ha iniziato a produrre i calzini di cotone.
Molti hanno indossato i cappelli da mare e i berretti da baseball della
Planet.
I bambini Italiani indossavano durante l’inverno guanti, sciarpe e cappello
prodotti da Silvano Marini.
La “Giorni” gioielleria ha dedicato ai blu delle sagome d’argento.
99
3.3.f. I cataloghi del collezionismo
Esistono vari cataloghi per il collezionismo dei puffi, innanzitutto bisogna
differenziarli tra non ufficiali e ufficiali.
Gli ufficiali sono riconosciuti dal marchio Peyo, invece gli altri, non sono
riconosciuti.
Tra quelli in vigore, i più famosi sono: quello del tedesco Oswald Verlag,
“Der Schlumpf katalog” (Tav.76), periodicamente aggiornato e
stampato in Germania, diffuso in lingua originale in tutto il mondo;
e quello di Verlag in collaborazione con
Mayer e Utsching,
“Comicfiguren Preiskatalog” (Tav.77), stampato in Olanda, anche
questo diffuso in tutto il mondo.
Il primo è stato definito “la Bibbia” del collezionista, solo questo ci lascia
immaginare l’importanza che gli viene attribuita. E’ sicuramente più vasto,
più illustrato e più aggiornato, ma forse proprio per queste qualità è
anche più caro, costa € 19,80.
100
Il secondo oltre ad essere meno voluminoso e anche meno specifico,
superficiale, non ha la minuziosità dell’altro, per esempio non è
totalmente dedicato ai puffi. Ma è più economico, costa € 16,95, ed è
anche più affidabile per quanto riguarda le quotazioni dei puffi (o almeno
ci prova, stando con i piedi per terra).
Tra i non ufficiali, il più rappresentativo è sicuramente quello pubblicato in
America, dalla Shiller e cioè “Unauthorized guide to Smurf araund the
world” (Tav.78), una guida caseraccia su tutti i puffi, che esistono al
mondo, ma anche su tutti gli accessori.
E’ sicuramente il migliore tra tutti i cataloghi esistenti, perché illustra a
360° il mondo dei puffi, dai mezzi di trasporto alle mini casette, poi
bisogna considerare che, quelli ufficiali, non hanno le immagini di tutte le
varianti delle riproduzioni in PVC. L’ uniche pecche del tomo, sono la
qualità della carta e quindi anche dell’ immagini, il peso del volume e il
prezzo che corrisponde a circa € 28,00 e per finire è quasi introvabile in
Europa (a meno che si acquisti via Internet).
101
3.3.l. 1958-1998: il 40° anniversario
La “Dernière Heure” in occasione del 40° anniversario della nascita dei
puffi, uscì con un edizione speciale, tutte le pagine del quotidiano erano
stampate con inchiostro blu.
La Mipcom nell’ aprile del 1998, ha organizzato sulla costa francese di
Cannes un festeggiamento con i fiocchi, con tanto di concerto di Puffetta
e Grande Puffo che hanno cantato un mix dei loro successi
internazionali, dopo essere arrivati su di una limousine bianca.
Ma prima, una banda con tanto di fanfara e majorette, ha attraversato la
cittadina, guidati da un Puffo Gigante (3 metri d’ altezza), tutto trasmesso
in diretta da una tv locale.
Dal 1998 i puffi sono su Internet, grazie alla creazione del sito ufficiale
www.smurf.com.
In Olanda a Scheveningen è stata organizzata la nona edizione della
parata dei Puffi Giganti (grossi palloni ad elio), per l’evento sono accorse
102
da tante città circa 200.000 persone, tutto sotto le telecamere della
Kindernet.
In Francia c’è la tradizione, per celebrare l’epifania, di realizzare
un
dolce chiamato della dodicesima notte, all’interno di questo c’è di solito
un fagiolo, nel 1998 dipinti su di essi c’erano i volti degli ometti blu,
realizzati dalla ditta Alcara.
Nello stesso anno in Belgio due famosi personaggi, Wim Vertraeten,
pilota d’aereo e lo sportivo Marc Sluzny, hanno pilotato una mongolfiera
fatta a forma di testa di puffo, lo sportivo si è gettato da 9000 metri
d’ altezza, l’evento è stato filmato in diretta da una tv locale.
Il quotidiano francese “France Soir” il 12 novembre del 1998 per
l’introduzione dell’ euro, decise di far spiegare niente a Grande Puffo il
cambiamento che avveniva, l’ edizione speciale uscì con inchiostro blu.
103
4° Capitolo: una teoria sulla morte.
4.1. “Immortalità”?:
4.1.a. La nascita
Da dove arrivano i puffi?
Proviamo a ragionare con calma sulla base dei pochi dati a nostra
disposizione.
I puffi hanno una struttura antropomorfa, sono cioè simili a noi, salvo per
la loro ridotta statura che sembra aggirarsi intorno ai quindici centimetri, il
loro numero di dita che è quattro, il colore della pelle e il codino blu:
104
potrebbero dunque essere dei mammiferi e avere i nostri stessi metodi
riproduttivi.
Tuttavia c’è un dato che sembra contraddire questa ipotesi: la razza
“puffa” sembra essere interamente maschile. L’unica esemplare femmina
è la Puffetta, ma purtroppo non la si può tenere in considerazione ai fini
statistici perché non ha un’origine naturale: è un prodotto artificiale dello
stregone Gargamella.
Si tratterebbe dunque di una specie monosessuata, in cui non è presente
il componente femminile. Da ciò deriverebbe l’assoluta mancanza di
istinti sessuali se non, addirittura, l’assenza degli organi atti alla
riproduzione.
Un corollario ricavabile da questa tesi è quello relativo alla “verginità della
Puffetta”: se i puffi non sono adatti all’atto sessuale, necessariamente la
Puffetta non potrà mai avere avuto un rapporto carnale.
Questi dati sarebbero inoltre rafforzati da alcune evidenze: come
potrebbe un solo esemplare femminile soddisfare le esigenze di circa
cento puffi? E’ vero che la natura in casi simili prevede delle soluzioni: fra
gli animali che vivono in gruppo è il maschio dominante a scegliere la
femmina con cui accoppiarsi: questo tuttavia determinerebbe una lotta tra
105
i puffi per la prevalenza che non solo è incompatibile con il carattere
pacifico e solidale della loro società, ma potrebbe portare al collasso la
loro comunità e compromettere la loro stessa sopravvivenza.
Se la tesi della monosessualità fosse fondata, come potrebbero
riprodursi? Secondo alcuni potrebbero essere alieni e, perciò, avrebbero
tecniche sconosciute. Ma questa possibilità è sicuramente da scartare
dal momento che non dispongono della tecnica necessaria per viaggiare
nello spazio.
Non utilizzano certamente la mitosi ed è ridicolo pensare che il mago
Gargamella si sia messo a creare allegramente i puffi. E allora?
Si può soltanto affermare che i puffi esistono e nascono, ma come non si
sa.
106
4.1.b. La morte dei puffi
Tutti gli esseri viventi nascono, si riproducono e muoiono: questa legge
naturale sembra non valere per i puffi. Non si ha documentazione di
nessuna nascita, né di alcuna morte.
Non si ha notizia di fenomeni riproduttivi. Ci si deve dunque domandare: i
puffi nascono o sono sempre esistiti? Sono immortali? Queste questioni
ci riconducono a quella, non meno essenziale, relativa all’origine della
specie puffa.
Procediamo in ordine: i puffi possono morire?
La risposta deve essere positiva, altrimenti alcuni loro comportamenti non
si spiegherebbero.
In primo luogo devono nutrirsi, una necessità che trova il suo fondamento
nel dover reperire le energie occorrenti per sopravvivere, svolgere le loro
attività fisiche ed intellettuali, lavorare. Inoltre è evidente il loro bisogno di
protezione, sottolineato dal fatto che il villaggio è nascosto, mimetizzato
nella foresta. Infine non potrebbero avere i sentimenti di paura e terrore
nei confronti dei loro predatori umani o animali: stati d’animo, questi, che
non troverebbero ragione se non con la possibilità della morte.
107
I puffi potrebbero infatti affrontare i loro nemici a viso aperto, senza
timore di sconfitta, se potessero tranquillamente affidarsi alla loro
immortalità.
Una prova, per altro non secondaria, si può trovare nello studio di Grande
Puffo dove, come abbiamo già avuto modo di vedere, sono custoditi testi
impropriamente magici, contenenti rimedi medici, farmaceutici ed
erboristici. Questo dimostra come i puffi possano ammalarsi, ed alcuni
casi di infezioni sono effettivamente documentati: sporadici casi di
influenze e più casi di “puffi neri”.
Se si possono ammalare, allora il loro fisico è debole come quello degli
uomini, dunque possono morire.
Perché allora non abbiamo casi di decessi?
Molto probabilmente perché i puffi hanno una speranza di vita
plurisecolare decisamente più alta rispetto a quella degli uomini: ogni
uomo dovrebbe vivere cinque o sei volte per vedere nascere e morire un
puffo.
Se a questo aggiungiamo la difficoltà nel reperire notizie sulle piccole
creature blu, allora possiamo giungere ad una conclusione: i puffi
muoiono, ma non lo sappiamo.
108
4.1.c. I fumetti non muoiono
Non ho riportato, appositamente notizie della morte di alcuni autori nelle
brevi biografie, perché, secondo me non muoiono e non moriranno mai,
non nel senso fisico ma in un senso più profondo, che chiamerò
“artistico”.
L’artista è il regista della storia: egli disegna vari schizzi degli eroi e della
scenografia e poi esegue il disegno di base, a matita.
Queste immagini rimangono nei ricordi e a volte nei cuori degli uomini, e
le portano con sé per tutta la vita.
Quindi i fumetti non muoiono, già, vengono tramandati e i più fortunati
vengono conservati fisicamente, dentro i musei, nelle biblioteche e negli
archivi.
Così, ogni volta che sento la notizia, dell’ apertura di uno spazio adibito
per la conservazione dei fumetti, gioisco. Ultimamente per il museo
italiano del fumetto di Lucca7.
7
Notizia apparsa sul quotidiano romano Il Messaggero il 26-10-2003 a pag. 20.
109
5° Capitolo:
5.1. Conclusioni:
5.1.a. Un ritorno senza rumore
Un cammino silenzioso, come quello che si compie in una marcia
religiosa, gradualmente a macchia di leopardo sta addentrandosi nelle
nostre città una sfilata di puffi.
Voluta da tanti, come si intuisce nei capitoli precedenti. In tutti i settori, in
tutte le aree, in tante città, in molte lingue stiamo assistendo ad un nuovo
periodo che definirei “post-Peyo” e quindi “post-Puffi”, una fase tutta da
vivere, un ciclo tutto da compiersi quello dei “Puffi new-generation”.
Un era piena di frutti, gia perché Peyo ha gettato i semi soltanto 45 anni
110
fa.
A marzo, in Belgio ci sarà il consueto appuntamento riservato ad un’elite
del mondo del collezionismo il prestigioso “Smurf Passion” 2004.
5.1.b. Messaggi e valori educativi
Tuttavia i puffi non ebbero poi la vita così facile. Sono stati infatti criticati
per un lungo periodo da alcuni educatori che sostenevano che i bambini
venivano diseducati a leggere a causa dei fumetti di Peyo, alcuni genitori
si lamentavano perché i loro figli parlavano una lingua a loro sconosciuta
lo stroumps, altri ancora per le parole onomatopeiche del cartone
animato.
Il colore blu dei puffi assicura che essi sono amati dai bambini (e dagli
adulti) di tutte le razze e le culture. Il loro colore blu li rende universali.
Peyo aveva un modo molto diretto per giustificare questi “blu”: “non
potevo farli gialli: sarebbero sembrati malati, né verdi: sarebbero sembrati
marziani, né rossi, né neri, perché ecc…e dopo aver eliminato tutti i colori
dell’arcobaleno, li ha fatti blu!”.
111
Ciò che attrae nel cartone sono i personaggi, l’intreccio della storia e
l’inesistenza della tensione narrativa ma soprattutto erano e sono
rappresentanti di una cultura pacifica.
Le loro storie melense, la loro socialità, la vittoria contro quel povero
diavolo di Gargamella, che a far la parte del cattivo, ci riusciva peggio di
Willy il Coyote con lo struzzo.
Lo spirito di gruppo, la collaborazione tra tutti i puffi e la saggezza di
Grande Puffo mi piacevano.
I Puffi sono non violenti, delicati, genuini, per un pubblico prettamente
infantile.
I Puffi danno il senso di serenità, di tranquillità pur nella loro battaglia
quotidiana contro le avversità della vita, sanno sempre come aiutarsi gli
uni con gli altri, semmai sono un po’ troppo dipendenti e poco autonomi:
se non ci fosse una guida in quanti guai si caccerebbero?
Inoltre i puffi insegnano a rispettare ed aiutare la natura in tutte le sue
sfaccettature.
Cioè il bello di questo cartone sta proprio nel potersi identificare con chi
vive sereno, senza tante preoccupazioni, senza soldi, affidandosi alla
buona stella o al grande Puffo.
112
Per questo penso che i puffi tanto insignificanti non sono e non lo sono
stati.
Ma si sa, che la cultura dell’infanzia è stata sempre considerata minore,
secondaria, insomma di serie C. Pensiamo alle tante sentenze emesse
sul libro “Cuore” di De Amicis che lasciano il tempo che trovano: in molti
lo ritenevano diseducativo.
Oggi per fortuna si sta aprendo un nuovo orizzonte per tutti i bambini del
mondo, anche nel campo della letteratura a loro dedicata. Questo grazie
alla loro piccola voce che si è fatta sentire, ma anche grazie soprattutto a
quegli adulti che nascondono dentro di loro quell’ “eterno fanciullino” 8.
5.1.c. I puffi, all’alba del nuovo millennio
I Puffi abitano in un villaggio sperduto ma anche nella fantasia di chi, con
loro, è cresciuto e ci resteranno per molto tempo.
8
Cfr G. Pascoli.
113
Come potrebbe essere adattato il mondo dei puffi nel ventunesimo
secolo?
Tuttavia se il passato è andato così la risposta sarà Puffatevi!
Considerando che: lo studio Peyo ancora produce, come ovviamente
anche la Schleich; che le edizioni Le Lombard ancora distribuiscono gli
album dei puffi e soprattutto il mercato del collezionismo è sempre più in
espansione,
credo
che
nel
2008
assisteremo
ad
un
grande
cinquantenario e sicuramente non me lo perderò magari insieme a una
splendida baby puffa e a una puffetta.
114