la provincia - il golf va - Idea Verde Golf Club by Gestigolf

Transcript

la provincia - il golf va - Idea Verde Golf Club by Gestigolf
6
7
LA RIPARTENZA
oltre la neve
L’idea (verde) è nata a tavola
La ciliegina si chiama Baldovino
Cadono fiocchi e piovono palline
(s.g.) Primo: la fotografia è vera. Quello che un
neofita potrebbe ritenere impossibile, praticare
golf con l'erba celata da uno strato di neve, all'Idea
Verde accade e senza scomodare maghi: «Serve
solo un po' di pazienza», sospira Michele Maggi.
Pazienza necessaria «perché con il fondo innevato è impossibile recuperare le palline tirate, quindi dobbiamo continuare a caricare la macchina distributrice… fino a quando il sole non ci permette di fare il pieno dalla semina!». Il circolo ha una
dotazione di 16.000 palline, la macchinetta al co-
A tu per tu con Michele Maggi, l’uomo operativo della società Gestigolf
«Dopo l’apertura in appena sei mesi siamo arrivati a duecento iscritti»
OLGIATE OLONA I punti cardinali, nel linguaggio di Michele Maggi e dell'Idea Verde Golf
Club by Ferro Dodici.
Nord: «Posizionamento strategico se ne esiste
uno, a un minuto dall'uscita autostradale di
Busto Arsizio ci troviamo al centro della provincia». Sud: «Siamo una scuola di golf, specializzata nell'insegnamento a bimbi e grandi. Ferro Dodici è una società leader nella strutturazione dei campi, grazie al loro apporto abbiamo il meglio della attrezzature». Ovest:
«Contiamo circa 300 abbonati, il 25 per cento è sempre composto da gente ancora senza
handicap, nel 2010 abbiamo avviato un centinaio di persone». Est: «Offriamo un prodotto sommabile ma non sostituibile agli altri, la
complementarietà dell'iniziativa consente del
naturale buon vicinato con tutti. Chi è tesserato da noi può andare più o meno ovunque
con tariffe agevolate, sono in essere convenzioni con 35 club e una collaborazione stretta con Panorama, Varese e i vicini di casa de
Le Robinie».
Il faccione simpatico dell'ottimo Michele, dottore in giurisprudenza, politico e socio della
Gestigolf, molto probabilmente è il primo in
cui incoccerete nel giorno uno dell'esperienza. E' in trincea, in un certo senso tiene le redini di questa palestra del golf contenibile
in un'occhiata sola, dove non servono macchinine per girare, la piantina per non perdersi, o il binocolo per scorgere la buca più distante.
L'avvio dell'avventura, come spesso accade, è
stato deciso con le gambe sotto al tavolo, precisamente «nel luglio 2008 al ristorante Cascina del Lupo di Busto: eravamo a cena io,
Paolo Ferro, sua figlia e Pietro Garavaglia. Già
da tempo Paolo voleva aprire dei campi pratica», quella sera l'idea è diventata qualcosa
più d'una prospettiva. Insomma, «è iniziato il
classico giro di incontri e riunioni, finché raggiunta la quadratura del nostro cerchio abbiamo contattato Edoardo Shapira, il proprietario dello Zero Village Idea Verde».
La via più semplice era riattivare l'esistente,
nulla da inventare da cima a fondo: «Al Village avevano già un campo pratica allestito
nel 1986, fu uno dei primi d'Italia, ma fermo
da due anni. L'accordo è stato raggiunto con
soddisfazione generale e, nel giro di pochissimo tempo, sono partiti i lavori di riqualificazione. La lunga inattività aveva posto le
strutture in uno stato
precario». Mattone su
mattone, «partendo da
quanto c'era e aggiungendo il nostro, il 7 marzo 2009 è stato tagliato
il nastro».
Ingranaggi da rodare?
Mica tanto. «Grazie a
Paolo, Baldovino Dassù
ha accettato la sfida, con
il suo nome da spendere nel giro di 6 mesi abbiamo superato il traguardo dei 200 iscritti».
Dassù ma non solo, «ha
pesato anche l'essere un
campo molto conosciuto: in oltre 20 anni, prima Ettore Della Torre e poi Andrea Ferlito,
bravissimi maestri, avevano seminato alla
grande». Fatto è, comunque, che 200 clienti
era il vertice mai raggiunto dalle precedenti
gestioni, Maggi & C. ce l'hanno fatta in uno
sbuffo superando poi di slancio.
«Con 250 euro, più i 75 per la tessera federale, un neofita entra nell'universo del golf per
un anno intero. Un costo veramente accettabile e aperto a ogni via d'uscita: se non scatta la scintilla e si vuole mollare, lo si può fare a cuore abbastanza leggero». Strizza l'occhio Maggi: «Il resto risparmiato si può iniziare ad accantonare per l'iscrizione a un percorso vero».
Del tutto normale è infatti la figura del socio
di secondo circolo, «chi è abbonato da noi lo
è anche altrove»: la famosa complementarietà del dopo, del quando si è abili e arruolati a
circolare su un 18 buche senza fare danni, palestra all'Idea Verde e gioco altrove. Particolare:
«Previa autorizzazione di
Baldovino e Federico Ferrario, un maestro esterno
può entrare con i clienti pagando solo l'ingresso».
Poteva mancare l'aspetto
conviviale?
Giammai:
«Quattro volte all'anno organizziamo la cena sociale. Serate altamente goliardiche, siamo gente semplice e non ci fermiamo».
Dietro al non ci fermiamo,
se l'economia riprende sul
serio, è celato il futuro dell'idea originale di Paolo Ferro: «Aprire dei
campi pratica», mica uno. Sogno? Beh, numeri alla mano, il progetto potrebbe diventare realtà.
FEDERICO FERRARRIO
«Bastano appena due colpi
e nasce una vedova da golf»
Il maestro: «Otto mesi di sudore su un tappetino e poi non si smette più»
OLGIATE OLONA (sam) Un paio
di mesi fa Michele Maggi l’aveva
annunciato urbi et orbi: «A breve un nuovo maestro per affiancare Baldovino Dassù, i numeri e
i programmi ce lo impongono».
Parola mantenuta, è entrato in carica da poche settimane. Gallaratese classe 1968, si chiama Federico Ferrario, «dopo 21 anni passati a giocare mi sentivo pronto
per un passo avanti verso qualcosa di nuovo»: scatto al futuro da
compiere assieme all’Idea Verde.
Federico, com’è partita l’avventura?
Non potevo sperare di meglio: tra
gli undici con cui ho frequentato
la scuola, sono l’unico ad avere
iniziato a insegnare il giorno dopo il conseguimento del titolo.
Campo pratica significa avere a
che fare con esordienti totali: la
prima frase di benvenuto?
Lasciate perdere, non sapete cosa vi aspetta. Scherzo ovviamente, ma la realtà sono minimo 8
mesi di sudore su un tappetino,
8 mesi per prendere il primo handicap e iniziare a uscire da una
sessione un poco soddisfatti.
Quadro indubbiamente particolare, prosegua…
Quando mi chiedono com’è il
golf mi viene impossibile rispondere: non puoi suggerire niente,
se provi un brivido la prima volta che vedi volare la pallina, e
non è detto accada il primo giorno, sei dentro. Sei preso, non
molli più. Il golf è una sensazione, è una sfida personale con te
stesso, non esci mai dopo 18 bu-
Samuele Giardina
MARIA GARAVAGLIA
I nomi dei vincitori scolpiti sulla coppa
Dal 2010 c’è il campionato sociale: 14 tappe sui campi della zona
Promozioni a go-go: dalla prima lezione gratis al concorso in radio
Qui sopra la Coppa in palio per il vincitore del campio nato sociale, il trofeo resta in sede a Olgiate, ma arricchito dal nome del trionfatore. La prima edizione, anno 2010,
è firmata Andrea Morlunghi.
Dall’alto a centro pagina, una visione prospettica sull’universo Idea Verde by Ferro Dodici, il paradiso per imparare ma anche allenarsi. Nello scatto del nostro Ruggero
Caprera, la sintesi d’impresa con palline, prato e un ce stello del campo pratica: fare canestro è roba tosta.
Sotto la coppia Michele Maggi e Maria Garavaglia, sorridenti di fornte alla casa madre, dove fa bella mostra di sé
il timbro grafico del sodalizio creato dai tre moschettieri Gestigolf.
Sotto, infine, appassionati impegnati nell’opera sportiva
OLGIATE OLONA (s.g.) Non avere il pa- nel milanese, comasco e novarese. Cerne, traducendo un percorso da almeno 9 chiamo di offrire più varietà possibile».
buche all'interno del cancello di casa, non Ambizioso il piano per il 2012, timbro di
vuole dire stare indietro con i denti. Par- Garavaglia: «Numero di tappe portato a
la Maria Garavaglia, la responsabile del- 25, con 5 mini-campionati da 5 gare l'uno.
la commissione sportiva: «Mio compito Così da avere dei premi parziali oltre al
principale è occuparmi delle gare e dei generale per chi scrive il punteggio più alrapporti con gli altri campi, frequenti e to». In questo caso, comunque, è fondaproficui».
mentale l'appoggio di sponsor che adottiPartiamo da un punto fermo: «Dopo l'an- no i vari pacchetti». Coma sta andando la
no uno di assestamento, dalla scorsa sta- raccolta? «Si lavora».
gione è partito il nostro campionato so- Si lavora per questo e per molto altro: «Abciale. L'edizione 2010 è andata ad Andrea biamo convenzioni con Cral di diverse
Morlunghi, la Coppa è qui al ciraziende, organizziamo open
«Nel 2012
colo con il suo nome inciso soday gratuiti per avvicinare più
porteremo a 25
pra. Contiamo di instaurare quepersone possibili, offriamo coril numero
sta tradizione: il trofeo resta in
si collettivi per chi è indeciso
di tappe, con 5
vista da noi, si aggiungono le firse buttarsi nell'avventura o meme dei vincitori». Non avendo mini-campionati no». Nota bene: «La prima proda 5 gare l’uno.
appunto un campo indigeno, la
va con il maestro è gratis». NoAvremo così
soluzione è tanto semplice quanta molto bene: «Si può usare la
anche i premi
to efficace: «Le gare domenicali
nostra attrezzatura». E' in belparziali»
si svolgono presso gli altri perla vista in una rastrelliera delcorsi della zona. Quest'anno, per
la reception, finchè non si è siesempio, il contesto è strutturacuri è quindi fattibile non comto su 14 tappe, la conclusiva a Luvinate. perare i bastoni. Nota molto molto bene:
Molto banalmente noi paghiamo e orga- «Se si fa l'iscrizione annuale a settembre,
nizziamo gli eventi, a cui partecipano me- i tre mesi sino a dicembre sono offerti e il
diamente una cinquantina di nostri soci conteggio scatta a gennaio per dodici mepiù, ovviamente, qualunque frequentato- si». Terra paralimpica: «La Federazione
re degli altri club si voglia cimentare».
Italiana Golf Disabili si appoggia sovenGeografia: «Ci spostiamo nel varesotto, te a noi come campo pratica».
Passo avanti con un'altra curiosità, la quale verte sulla parola pubblicità, anima degli ingranaggi nel mondo contemporaneo:
«Il primo mezzo è il passaparola, anche
perché il campo c'è da 25 anni, seppur tra
alterne fortune». Fondamentalmente non
c'è bisogno di dire esistiamo, l'appassionato lo sa. Punto che non guasta, il fatto
di vivere all'interno della galassia Zero
Village Idea Verde: «Il via vai è continuo,
soprattutto nella bella stagione con le piscine e la discoteca. Non è così strano che
qualcuno dal parcheggio butti dentro la
testa e… provi!». Bonariamente: il luna
park declinato al golf, dove basta la curiosità per avere accesso alla giostra. Garavaglia: «Ottima anche la sinergia con il ristorante interno al Village».
Solido pure il rapporto con la catena Ata
Hotel, dove i soci Idea Verde possono disporre di tariffe agevolate: «Ata Hotel mette anche il suo marchio su 4 gare del campionato sociale». Lady Maria lancia l'ultima trovata: «Da questo mese su Radio
Number One, sponsor di 2 gare del nostro
circuito, è partito il gioco “Chiama e vinci”. In pratica, basta telefonare nelle finestre dedicate e si portano a casa 30 minuti di lezione per 2 persone». Apre il cassetto, estrae un foglio scritto a mano, sopra c'è una bella lista di radio ascoltatori
attesi per il test.
sto di 2 euro ne rilascia 24, «ma è successo che
abbiamo dovuto farci mandare una fornitura d'urgenza. Erano finite». D'altronde, con i campi tradizionali impraticabili causa gelo, le postazioni coperte dell'Idea Verde, come d'ogni altro club che
ne è dotato, subiscono l'assalto anche di chi, magari, in condizioni climatiche normali non ci metterebbe neppure piede. Cadono fiocchi e cadono
palline, per il quadretto al completo mancherebbe solo Babbo Natale con sacca e caddy sulla slitta. Magari le renne s'appassionano.
L’EDITORIALE
che soddisfatto: hai sempre da rimuginare
su quel putt
o quel drive.
Non ce n’è… è
così.
Difficile assuefarsi alla nuova dimensione d’insegnante?
Stimolante piuttosto. Qui viene gente un po’ da ogni dove, essendoci Baldovino addirittura da
fuori regione. Alla fine basta poco per farti prendere dai sentimenti del cliente: la
svolta c’è anche per te
e non solo per loro.
Giorni fa una persona
ha tirato 48 colpi dalle postazioni di pratica,
solo 2 belli. Beh, era contento. Le vedove da golf
nascono da questi momenti.
Vedove da golf?
Si chiamano così,
sono le compagne e le mogli
che perdono i
loro
uo-
mini la domenica.
Anche fare solo 9 buche più quattro
chiacchiere ti
prende
ben oltre mezza
giornata, non
parliamo di percorso intero a 18 o delle gare di
circolo. Infatti o va a finire che si avvicinano
anche le potenziali
vedove, o a lungo andare sono casini, in
senso buono ma casini.
Arrivano
tanti
neofiti motivati
dalle
cronache
delle gesta dei Molinari e Manassero?
Parecchi, grazie ai
nostri campioni c’è
un traino pazzesco
soprattutto sui giovani. Ero a Torino
per l’Open d’Italia e
ho visto scene impossibili sino a pochi anni fa: assieme
a Manassero si spostava una vera e propria folla piena di gente dai 12 ai 18 anni.
Persone nuove che hanno un approccio emulativo e sportivo, differente dall’approccio elitario
o per traino familiare. Non per
altro ha avuto successo a livello
nazionale l’iniziativa della Kinder con il Coni, a cui ha aderito
anche l’Idea Verde, di promuovere prove gratuite alle scuole
dalla terza media alla terza superiore, lasciando agli istituti solo i costi di trasporto.
L’assenza di un percorso fa immaginare un grosso ricambio,
appassionati che imparano a volare e poi non vedete più.
Non è detto, anzi direi che non
è così. Una volta che hai imparato a stare in piedi ti vengono
la smania e la fregola di cimentarti al più presto su un percorso, ma non è detto che abbandoni l’ovile. Posti come questo sono i primi che frequenti, anche
per ragioni di costi, ma poi s’instaura un feeling con il maestro,
da cui a regola torni, come a regola torni per allenarti. Qui è
normale la figura del socio di secondo circolo.
Avete alcuni green sintetici, sarebbero spendibili come chiusura di una buca vera?
Mi pare che qualche campo in
Francia ci stia provando, ma dal
mio punto di vista non lo sarebbero. Cambia tutto, dalla sensazione al rimbalzo della pallina,
molto più accentuato anche se si
prova a lavorare con un sottofondo ammortizzante.
L’impianto di nebulizzazione alle postazioni pratica coperte?
Utilissimo con il caldo, abbassa di 7 gradi la temperatura. Siamo gli unici in Italia ad averlo.
di Tomaso Bortoluzzi
Rory all’U.S. Open più forte di tutti. Anche dei fantasmi
L'U.S. Open è uno dei
quattro Major, il più
sentito dagli americani,
quello che coincide con
la festa del papà. Il
trionfatore dell’edizione 111, giocata al Congressional di Bethesda nel Maryland, è il
ventiduenne Rory McIlroy.
«Back to back» dice suo padre a McDowell, arrivato a festeggiare il vincitore a
bordo green 18. A sottolineare che l'Irlanda del Nord passa dalla vittoria del 2010
nello stesso Torneo - McDowell appunto
- a quella del 2011.
Rory, un talento straordinario, ha una faccia da ragazzino impertinente, tutto ric-
cioli e lentiggini. Sopra tutto ha tanta classe. Tanto talento. Lo definiresti, a vederlo,
innato. Tutto il gioco, dal drive al put, lo
fa con una souplesse fuori dalla norma.
Sembra che giochi una gara di circolo e
non un Major, tanta è la sua semplicità
nella preparazione e nell'esecuzione di
ogni colpo.
La sua potenza è impressionante e devastante. Il bastone alla fine dell'esecuzione
rimbalza sulle dita delle mani, come se si
trattasse di uno strumento con cui la confidenza è tale che i margini di errore sono
zero o giù di lì.
Con il suo meno 16 - in testa dall'inizio alla fine; il più giovane vincitore post 1923
della gara - ridicolizza gli avversari. L’au-
stralian-filippino Giasone Day che si classifica secondo - stesso piazzamento dell'ultimo Masters - a meno 8. Il coriaceo,
imperturbabile coreano Yang - l'uomo degli "ibridi"; ne ha tre in sacca - terzo a meno 6. Il solido "mastello" Lee Westwood
che dopo il brutto 75 del primo giro si riscatta con una prestazione degna della sua
fama, chiudendo "tied" al terzo posto. Gli
americani Robert Garrigus - il più lungo
giocatore del Tour americano, che usa sui
greens un put così corto da sembrare quello di un bambino - e Kevin Chappell. Entrambi appaiati a meno 6 in terza posizione con gli altri tre nominati. Il danese Peter Hanson e lo spagnolo Sergio Garcia appaiati al settimo posto con meno 5.
Ma Rory soprattutto scaccia lontano i suoi
fantasmi e anche i tanti gufi che mettevano in dubbio la sua tenuta nell'ultimo
giro iniziato con un vantaggio sul secondo di otto colpi. Troppo recente era il ricordo di quell'ultimo Masters. Le fotografie di lui - Rory - che giocava dalla "terra
di nessuno" alla 11 di Augusta. Quel clamoroso triplo. Le disavventure successive.
Il suo pianto sommesso con la testa china
prima di chiudere con un disastroso 80.
Quanto inchiostro per analizzare cosa succede nella testa dei grandi campioni - Norman, Van de Velde, etc. - quando all'ultimo giro si perde un torneo già vinto. Ma
Rory è Rory. E' un ragazzo impertinente
ed è il nuovo Campione d'America.