L`appropriatezza , come è stato ampiamente dimostrato, è una
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L`appropriatezza , come è stato ampiamente dimostrato, è una
Esempio ICA delle vie urinarie associate a cateterismo vescicale Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) rappresentano un problema importante per il Sistema Sanitario Nazionale, a causa degli effetti significativi in termini di morbosità e mortalità e dei costi rilevanti dal punto di vista economico, sociale ed umano. L’elevata frequenza di tali infezioni in pazienti seguiti nei diversi ambiti assistenziali è legata a diversi fattori principali quali un aumento dei pazienti fragili e/o immunocompromessi, una maggiore complessità assistenziale, un incremento delle infezioni sostenute da microrganismi resistenti agli antibiotici, nonché più frequenti spostamenti dei pazienti all’interno della rete dei servizi. Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano la localizzazione più frequente di ICA e le infezioni del tratto urinario associate a catetere sono le più comuni; il rischio della loro insorgenza può variare in relazione alla durata della cateterizzazione, al tipo di catetere usato e alla suscettibilità del paziente. Studi ed indicazioni dei principali organismi sanitari nazionali ed internazionali concordano nell’affermare che la principale misura di prevenzione delle infezioni delle vie urinarie è l’appropriatezza della prescrizione del catetere vescicale, congiuntamente alla corretta gestione di questo dispositivo nel paziente. Nel 2010 è stato pubblicato da GIMBE News un articolo, “Il catetere vescicale a permanenza nei pazienti ospedalizzati. Appropriatezza e gestione del rischio,” che descrive uno studio effettuato da un Gruppo di lavoro multidisciplinare (GLAM) in due presidi ospedalieri dell’Azienda USL di Reggio Emilia, allo scopo di migliorare la qualità assistenziale nella gestione del catetere vescicale nei pazienti ricoverati. Tale studio ha messo in evidenza le diverse problematiche correlate al cateterismo vescicale, tra cui le infezioni delle vie urinarie (IVU) che costituiscono il 20-40% di tutte le infezioni nosocomiali e come gli operatori sanitari sottovalutano spesso i rischi legati ad un Cateterismo Vescicale evitabile o ad una permanenza prolungata dello stesso.. Il GLAM, in ha riscontrato che, nel 2008, negli ospedali della provincia di Reggio Emilia era stato posizionato un catetere vescicale (C.V.) nel 15% dei pazienti ospedalizzati (3.000) e che i comportamenti professionali erano disomogenei, sia in termini di appropriatezza che di conformità della procedura operativa . Il GLAM, dopo un’approfondita revisione della letteratura internazionale, ha declinato gli standard clinico assistenziali per il paziente portatore di C.V. ed ha elaborato una procedura aziendale con le indicazioni al posizionamento del dispositivo e le Raccomandazioni per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie nei pazienti con catetere vescicale (Box 1 e 2). Box 1. Indicazioni al cateterismo vescicale • Monitoraggio della diuresi in pazienti critici: shock, coma, scompenso cardiaco, periodo post-operatorio • Ostruzione delle vie urinarie • Disfunzione neurologica permanente della vescica • Gravi casi di macroematuria e piuria • Incontinenza in Pazienti con Lesioni da Pressione o grave micosi genitale • Interventi chirurgici che richiedono la vescica vuota: ginecologici, a carico del tratto gastrointestinale e per incontinenza urinaria femminile. Box 2. Raccomandazioni per la prevenzione delle infezioni delle vie urinarie nei azienti con catetere vescicale • Valutare attentamente le condizioni del paziente ed il profilo di rischio per minimizzare il ricorso al C.V. e la durata del periodo di cateterismo • Evitare il ricorso al C.V. come soluzione all’incontinenza urinaria del paziente • Praticare l’igiene delle mani prima e dopo ogni manipolazione del C.V. e del circuito • Rispettare le tecniche di asepsi nell’inserimento e nella gestione del C.V. • Minimizzare i traumatismi uretrali utilizzano C.V. del calibro più piccolo possibile • Mantenere la continuità del circuito • Evitare il ricorso al lavaggio con deconnessione del circuito per risolvere l’occlusione del C.V. • Riportare nella documentazione clinica del Paziente le indicazioni e i dati relativi all’inserimento e alla gestione del C.V. • Evitare la profilassi antibiotica di routine • Garantire al Personale che assiste i Pazienti con C.V. un’adeguata formazione. La procedura e le raccomandazioni sono state successivamente diffuse nelle due strutture ospedaliere coinvolte, utilizzando diverse strategie formative e quindi implementate; a distanza di alcuni mesi è stato effettuato un audit clinico per valutare il cambiamento avvenuto nelle pratiche assistenziali, relativamente all’uso del catetere vescicale. L’audit clinico ha evidenziato la riduzione del grado di variabilità dei comportamenti professionali, sia in termini di appropriatezza d’uso che delle pratiche clinico -assistenziali, l’incremento del tasso di appropriatezza prescrittiva del C.V., la riduzione della sua permanenza media, l’aumento dell’adozione del circuito chiuso e la diminuzione dei lavaggi vescicali per la disostruzione del C.V. stesso. Bibliografia M. Panella, La costruzione, la sperimentazione e l’implementazione dei profili di assistenza Principi e Metodologie - Volume 11, Numero 4, Dicembre 2000:251-262