Marocco Moulay 2010
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Marocco Moulay 2010
Cene marocchine a base di tajine. COME È NATA Lo chiamavamo Tony Marrakech e un motivo ci doveva pur essere. A gennaio di quest’anno, seduti sulla seggiovia degli impianti di risalita di Brentonico, mi parlava di un paese dove avrei potuto imparare finalmente a fare wave, dove i colori e l’atmosfera ti stregano a tal punto da conquistarti per sempre. Gli dissi: “Ok, Antonio, mi hai convinta, vengo in Marocco con te… ma solo se facciamo una vacanza in grande”. E fu così che nacque “Detour on tour”. Ci serviva uno sponsor… Dovendo essere una cosa in grande, dovevamo avere un grande sponsor: Detour Surf & Snow di Peschiera (www.surfandsnow.it). Durante il periodo che avevamo scelto per la nostra avventura, era prevista inoltre a Moulay la Essaouira Wave Classic 2010. E noi là in mezzo non volevamo passare inosservati, per cui Alby ci ha fornito adesivi, lycre e magliette sponsorizzate. Anche Nicola Tremolada di Windsurfzone.it ha messo a nostra disposizione sia altri adesivi che addirittura la action camera Go Pro. Persino la fornitura di doccia-schiuma per i partecipanti era sponsorizzata dalla ditta per cui lavora Antonio, la Maxima Hair & Body Technology. Insomma la vacanza stava prendendo una piega inattesa: stava diventando un evento. Detto fatto, e a marzo avevo in mano un biglietto a/r Malpensa-Agadir al prezzo eccezionale di 150 euro, che includeva 32 kg di bagaglio sportivo e un bagaglio a mano, acquistato online presso la compagnia aerea Easy Jet. La partenza era stata fissata per la terza settimana di maggio. Mai uscita in windsurf tra le onde, per testare la mia tempra mi sono messa nelle mani di 7 tra i più noti waver del lago di Garda: Tony Marrakech (Antonio Testa), Pier (Pierangelo Caputo), il Gatto (Marco Valler), punta di diamante dell’associazione sportiva iParassiti, Conan (Nicola Cavicchini), il Brugna (Denis Brugnara); Jack Finanza (Stefano Corrente), Nik Vicenza (Nicola Franceschetto). Infine c’ero io, Hookipa (Nadia Pellegrini), di cui non posso dire niente se non che, nonostante il mio animo da “soul surfer”, mi sono sentita per una volta a mio modo radikal per essere sopravvissuta alle onde di Moulay, al deodorante del Brugna, alla leadership di Antonio, alla tajine di polipo, alla toilette di Hamid e al check-in in aeroporto. COME È INIZIATA È iniziata con Pier che sabato mattina entrava in casa di Antonio a testa bassa e con un viso lugubre dicendo: “Le previ sono cambiate… danno vento solo da oggi a lunedi!”; primo trauma all’umore della ciurma. Antonio aveva raccomandato di essere tutti puntuali in modo da essere i primi ad arrivare al check-in ed evitare storie sui bagagli sportivi (del resto avevamo solo noi 8 sacche!). Ma a causa delle ore piccole fatte da “qualcuno” del gruppo la sera prima della partenza, siamo arrivati al check-in in ritardo e ci siamo trovati davanti altri gruppi di surfisti inglesi che, a causa del vulcano islandese, avevano pensato di passare da Malpensa per andare in Marocco con il nostro stesso volo. Totale di sacche da surf davanti alle signorine gentili del check-in?… una trentina di bagagli imprevisti! Altro colpo al cuore del gruppo! Imbarco quindi rocambolesco, come si può immaginare, tra scene di disperazione e ansia collettiva. La “discussione” sui bagagli con la signorina del check-in alla fine si è conclusa lasciando in macchina un po’ di roba… e andando all’imbarco non sapendo se sarebbero riusciti a caricare i bagagli nella stiva. IL MIO SGUARDO AL MAROCCO Antonio in Marocco era come un boss della mala: telefonino e via di chiamate ai suoi contatti marocchini. Fuori dall’aeroporto ci aspettavano tre auto a noleggio apparse dal nulla… e loro potevano pure stare nella zona a traffico limitato senza prendere la multa. Bah! Solo in seguito abbiamo saputo che il tipo a cui si è rivolto per il noleggio si chiama Salah ([email protected], tel. +212661774027). Noleggio auto per una settimana: 175 euro a macchina, prezzo trattato. Sulla questione “dove mangiare e dove dormire” apriamo un capitolo a parte. Abbiamo sperimentato vari livelli di confort e igiene, ma quello che mi ha colpito è stata la capacità dell’essere umano di adattarsi. La reazione del gruppo davanti al locale in cui abbiamo cenato la prima sera è stata abbastanza unanime: al porto di Agadir, il primo posto che abbiamo incontrato alle 11 di sera all’arrivo, era una baracca di pescatori piena di gatti e con i bambini fuori dalla porta che sniffavano la colla. Su un tavolo c’era il pesce, a loro dire, fresco che poteva essere da noi scelto. Le posate erano “non pulitissime” e tutti avevano sul volto un senso di “innapetenza” e di preoccupazione. Chi già era stato in Marocco consigliava di diventare alla svelta più flessibili in quanto a gusti. Già il giorno seguente i nostri criteri di raffinatezza e d’igiene erano diventati più ampi. Il gruppo di Detour On Tour. 38 Il Residence Essaouira Mogador, dove alloggiavamo in periferia a Essaouira a mio parere si presentava bene, con il suo arredamento arabeggiante, pulizia sufficiente e lo stile essenziale e spartano tipico del Marocco. Antonio ha trattato e contrattato con il proprietario, Shariff, (e in questo vi assicuro che Tony è più bravo dei marocchini) e alla fine ha concordato un prezzo di 13 euro a notte per camera con bagno e colazione. Hamid è un marocchino che impiega una parte della sua casa per offrire il rimessaggio ai windsurfisti a Moulay per 3 euro al giorno (tel. 00212676478424). O meglio Hamid è un marocchino che parla italiano e che ha fatto dell’ospitalità un’arte. Ma il meglio di Hamid viene fuori quando gli chiedi di prepararti la cena sotto il portico dopo una surfatina al tramonto: quella notte dimentichi veramente il mondo come lo conoscevi. Il fuoco acceso per terra per fare le braci, l’asinello che raglia dietro il recinto, un cielo stellato mozzafiato… ed ecco che arriva la cena a base di pesce fresco alla griglia, cous cous, tajine di verdure; tutto sul tavolone di legno con poche stoviglie alla buona, ma tutto così speciale. Da Hamid è possibile anche alloggiare nelle tre stanzette da letto senza finestre con i tappeti per terra su cui dormire. Ma il Marocco non è solo la spiaggia di Moulay dove stavamo ad aspettare il vento. A Essaouira di mattina le vie del centro storico (la Medina) sono colorate e speziate. I negozi sono stanzini stretti rivestiti di oggetti, vestiti, caftani, foulards, ceramiche, oggetti di artigianato. Poi tra un vicolo e l’altro finisci sulle mura della città contro le quali sbatte l’oceano e respiri la salsedine. Vedi le cose più strane in quella città, ma se Boujmaa in un classic day nel suo home spot. all’inizio l’atmosfera ti inquieta, poi, dopo averla respirata, ti contagia e ti si sciolgono le spalle, non hai più paura del diverso. Cenare poi nei localini delle piazzette nascoste nella Medina, seduti sui cuscini davanti ai tavolini bassi con una lampada che illumina i volti dei tuoi compagni di viaggio di arancione, ti rilassa e ti costringe e mollare ogni formalità. E se nel dopocena ti fai trascinare, puoi finire come noi in un locale a fumare il narghilè e a guardare la danza del ventre. A Essaouira i locali del centro più noti sono il Casa Vera e il Taros, terrazze sul tetto di due palazzi giustapposti nella stessa piazza centrale. Ha un sapore strano Essaouira… sa di sabbia, salsedine, spezie, pesce, tappeti polverosi, incenso. Il colore che ti porti via negli occhi è il blu del mare, il giallo delle mura della Medina e del sole rovente, il rosso e arancione delle stoffe appese fuori dai negozi. MOULAY BOUZERKTOUN Arrivare a Moulay da Essaouira vuol dire spararsi mezz’ora di asfalto in mezzo al nulla sabbioso e cespuglioso. Poi all’improvviso dopo due curve compare il mare e si intravede la cupola della moschea attorno alla quale affondano poche casette bianche con il tetto a terrazzo. Lo spot è il centro del paese e la spiaggia con la bassa marea è ampia e dalla schiuma dell’oceano emerge un “prato verde” di alghe che rivestono il tavolato roccioso sottostante. Dall’oceano marocchino non ci aspettiamo l’acqua caraibica! L’acqua infatti è marrone e dopo 200 metri di schiume si alzano le onde. Serve sicuramente la muta: qualcuno di noi aveva la 4.3 manica lunga, altri avevano la 3.2 manica corta. Niente shore break, niente rocce pericolose. Quando sale l’alta marea poi non c’è più neanche il problema di dover beccare il canale d’uscita perché la pinna non tocca più e l’onda è più vicina. Al mattino del nostro arrivo troviamo subito le condizioni più radikal: 30-40 nodi di vento side-on e 2 metri d’onda. Da buoni lacustri in astinenza da windsurf, entriamo subito in acqua sebbene i locals siano tutti ancora seduti nei rimessaggi a guardare il mare. Infatti usciamo nel momento peggiore quando il vento sta iniziando a entrare, a distendersi e il tavolato di roccia è ancora affiorante. Visto che è solo l’inizio della giornata, armo la 3.3 e, sulla mia swallow 78. Lo avuta in prestito, esco per la prima volta tra le onde. Prima e ultima uscita radicale della vacanza. Infatti nonostante le previsioni fossero decenti, già il secondo giorno il vento è calato molto e ha deluso tutte le nostre aspettative. Qualcuno è uscito con la 5.3, noleggiando il 95L e ha comunque fatto waveriding in modo dignitoso. Nei giorni seguenti il periodo delle onde è aumentato a 11, ma il vento è rimasto sulla media dei 15 nodi nei golden moments della giornata. La mia seconda uscita con la 4.7 con onde di due metri l’ho segnata al terzo giorno in serata… e la ricorderò per sempre, perché rientrando sono riuscita a prendere la mia prima onda e sperimentare i miei primi attimi di waveriding. Che bella storia!! “Cuore in gola” è quello che ho provato quando sotto la tavola la superficie del mare si è gonfiata e si è aperto sotto di me uno scivolo d’acqua che correva e mi spingeva. Ho chiuso la vela, mi sono sganciata dal trapezio e mi è uscito un grido a metà tra la paura e il trionfo che sembrava un urlo di guerra. Ho riso e subito Lo spot di Moulay. 39 lo sguardo è tornato indietro a cercare la prossima onda da puntare. Complessivamente quindi su 7 giorni in Marocco io ho segnato 2 uscite a mio giudizio buone, mentre gli altri miei compagni di viaggio ne hanno fatte 3-4 perché noleggiando tavole di litraggio più grosso potevano uscire anche con meno vento. SENSATION SEEKERS Il miglior modo per rendere una vacanza stressante è crearsi delle aspettative alte. Andare in un posto nuovo e lasciarsi sorprendere, invece, aiuta a mantenere sempre un buon livello di soddisfazione. Direttamente sul campo di Moulay ho potuto sperimentare l’effetto di una droga come il vento che viene meno all’improvviso e contro ogni aspettativa. All’inizio si è increduli e dopo il primo giorno di “poco vento” si spera nel cambiamento che dovrà necessariamente avvenire entro il 7° giorno. Ma al terzo giorno il sensation seeker (una persona cioè che, per atteggiamento psicologico, tende ad essere dedita alla ricerca di emozioni forti) non aspetta più. Qualcuno reagisce alla delusione con metodi di compensazione (surf da onda, cammello, night life, ecc) qualcun altro, magari meno tollerante alle frustrazioni, si deprime punto e basta. In ogni caso regna un clima di scontento e la tensione sale. Risultato: al terzo giorno sembrava di stare sull’isola dei famosi. Talvolta è difficile andare d’accordo in due… provate a pensare tra 8 surfisti molto vari per genere, carattere, provenienza e abitudini in un contesto per certi versi frustrante come uno spot wave che non da il meglio di sè. Se c’era un momento in cui i sensation seekers si rilassavano, sorridevano e si abbandonavano a scherzi, ilarità e cameratismo, era alla sera davanti al fuoco o a tavola, con il “narghilè”, che per noi era diventato il calumet della pace. 1 DONNA E 7 UOMINI L’ipotesi che altre donne si unissero a noi in questa avventura surfistica era remota, lo sapevo bene. Infatti prima di partire, più che delle onde e dell’oceano, ero preoccupata della mia tolleranza al genere maschile, che sebbene ampia, essa poteva essere messa alla prova dalla stretta e prolungata convivenza. Donna fra gli uomini, soprattutto se surfisti, voleva dire quindi saper accettare il cameratismo imperante, la schiettezza di linguaggio, la competitività, a tratti WAVE CLINIC MOULAY CON FABIO CALO’ Ho avuto l'onore di accompagnare un fantastico gruppo di ragazzi in Marocco, nello spot di Moulay, dal 3 al 10 agosto. Lo stage è stato organizzato da Oceansource.net e Mario Gozzetti. 10 iscritti e quindi un "sold out "per questo mio primo stage all’estero. L’esperienza di questo Wave Clinic è stata molto positiva, abbiamo fatto windsurf tutti insieme in uno spot fantastico e perfetto per questo tipo di stage. Tutti i ragazzi si sono impegnati migliorando a vista d’occhio. Le riprese video sono risultate essenziali e fondamentali, davvero uno strumento didattico irrinunciabile. L'organizzazione di Oceansource.net è stata perfetta e abbiamo trascorso una l’aggressività, il sarcasmo e i tempi veloci e pratici di chi non ha bisogno di doppio shampoo, balsamo e crema. Significa anche saper rivendicare i propri diritti, sviluppare la forza di portarsi in giro da sé la sacca da surf, imparare a mandar giù e a non prendere sul serio certi discorsi o certe opinioni sulle donne. Ma complessivamente devo dire che i miei compagni di viaggio si sono mostrati molto disponibili a darmi una mano, a darmi due dritte tra le onde (grazie Jack!!) e a “sopportare” la mia presenza; dopo due giorni si erano già sciolti e avevano dimenticato “che certi discorsi normalmente si fanno solo tra uomini”. Questo mi ha fatto molto piacere, perché con la loro scioltezza non mi hanno fatto mai sentire di peso. Moulay è un posto divertente e sicuro dove imparare a surfare nelle onde. E’ da rivedere in condizioni migliori però e penso che la prossima volta lo punterò ma solo su previsione e a botta sicura. Vale forse la pena spendere anche 100 euro di più di volo, prenotandolo la sera prima, ma avendo la certezza di vedere su windfinder la previsione di 18-20 nodi almeno. Se ci tornassi magari per un week end lungo “su previsione”, credo che in tal caso non porterei la sacca da surf, ma noleggerei. Sullo spot c’è ad esempio la scuola-rimessaggio di Boujimaa (http://www.boujwindsurf-adventure.com/en/index.htm) che offre noleggio-vitto-alloggio a soli 40 euro al giorno. Sbattimento zero quindi per una puntata e fuga di pochi giorni! Il team rider del Detour on tour si è sciolto con la promessa di tornare a Moulay per ribeccare quelle onde e quei 30 nodi che lo spot ci ha fatto assaggiare. Ho giurato ad Hamid che sarei tornata e lui mi ha risposto come risponde sempre davanti ai buoni propositi: “Insha'Allah” (trad. “Se Dio vuole!”). bellissima settimana vivendo sullo spot di Moulay a stretto contatto con la popolazione e tradizioni locale. Al Lawama, l’unico ristorante sullo spot, abbiamo potuto mangiare bene passando dei bellissimi momenti in compagnia. L'attrezzatura del Bouj Windsurf Adventure affittata è stata impeccabile e ha soddisfatto le esigenze dei partecipanti allo stage. Grazie al successo di questo Wave Clinic, Oceansource.net ha deciso di riproporre lo stesso format anche per l’anno prossimo, sono quindi già aperte le iscrizioni per la prima settimana di agosto 2011!!! Vi aspetto tutti al mio prossimo Wave Clinic, stay tuned... www.oceansource.net • www.bouj-windsurf-adventure.com Foto di gruppo, da sinistra: Marc e Jenny (la coppia di Brighton, Inghilterra), Mario, Tommy, Fulvio, Fabio, Andrea, Antonio, Matteo e Marco. Al momento della foto avevamo perso Carolina... where is Carolina???? 40 41