La Vaiasseide poema, di Giulio Cesare Cortese il Pastor Sebeto, a

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La Vaiasseide poema, di Giulio Cesare Cortese il Pastor Sebeto, a
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B. N. c
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`GIVLIO CESARE CORTESE
IL PASTÒR SEBETO; '
A compiuta perfettíone rido-zz:
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conáí’ágzoZîeá'a
Dedicata al Potenn'ſs. R E de’ V E NT L
çoN PRLV! LEG’lO,
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Ne": Stampería di Tarquinia "ſn … 3.(
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DELLI VIENTE.
fluendo lo legnore Giulio Ceſa**
re Cortcſc,dapò d’hauere quar
che vota ‘nzoperaco dani fludjj
T0ſcani1c,c de chíu ſunnamicn
tape pi líarcſe quarche ricrío,repuoſo. , c
flennecc iamíen’rmcompuoſio no Póemmz
Arroíco á laudc dele vaiafl'e dc Napolc , e
dapò d’hauerëce co no granne ſtímmolo, e
'ſprommícnto penzeníaco la notte,e lo íuor
norhauennolo à-gran merzè d’Apollo ſcò~
puro haueua fatto penzíero dc dcdeca telo
a‘ quarcuno che no le foſſe ſcanoſcenre c6
mo à li qualìſſe,che nò t'amo pria-Ro l'haíe
Dorato co [i ſcarcaccíc tuoìe, che quanno
t’affi-omano ſanno‘nſcnca d: non te" cano
ſcercsío m0 perche le ſongo tanto affrectio
naro le diſſe. Vi ca faìc ciento arrureffia.
ec mio) à ſceruellarc-re pela gente dc flo
munno ca tu porriſſc dedccare l’o‘ ere toíc
a' 10 Preuete [anne ca- nec` piu-de a raſa, e
quer pelo pe íoma de lo rnotolo quanto cz
tc vſde veni rc demo rotola ſcan-:eg: chi cc
cerca no libro da ccä,e chi nnautro da llä,
perche quanno la caſa 'sìarde ſcarſa_mmon-_
ce turcc,e come c‘aduonc nce hauerai reſi:
ſo le legatura-,và le coperchi: de cueñícro, e
;hello è niente affronta à lo hſammoramié
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eo-de c‘h'ille à chillcä chi ſe dedecaflo l'ape
re comtñe l'haggio prouato i0 cchiù de.;
quarto vorciche pe grämerzè hauimmo ſu.
bero ſparentaro. Pcrzòſaria dc parerc,che
no fiampaſſe mai ò fl puro hauiffc da ſare
{lo ſprepoſeto l'aria de pcnzjero che dcdc
caffe alo Vienro , pocca chxflo deuexſſere
lo cchiù graune hommo dela, Monno-ca da
enne-vue lo ſento menrouare dicenno cz
faticano ped’ífl'osveccote mo chille che ſer
ueno’n Corte,ſierue mo,ſierue po, fierue ho
-ie-ſicrue craiezquä to chcd’è,ched’è cöm’hz'
. ie fiume fa tco,e portata l’acqua co l'aura-c
chía alo pacronegocca ca t’è nottc,e datte
na vota,e leuare tanto che puoíe dicere ha
uere ſcruuto alo Víento, e Dio sà quanta
nce ne ſvsngo de chille, che pe parte de da
rete sfatìone all’vtemo de l'vremo re nc fa
ſcin‘c co na quarcra dc furtolo N nammo
ramícnro perzì paſſeiaflalcaflemuxa, cur
re,íuda,crepa,3bb0rrz,chíagne,e ſoſpíra, e
quanno ſe panza haucrcnnc allo’mmanco
n'huocchio ;i zénaríello dala sfaſtíoſaguä
to ca lo pouerícllo ſc aſchía haucre fatica
to allo Vicnto , e dc cheſh) ſe gualiaua lo
Petrarca dìccnno(Vanta ſperanze ſe ne porta il Vento. )
‘Accoffi puro li [dover-.:Rocce . Sonim-c da
cchisdxncciole da llà,madrigalle à chiflo,
c banellcrre a chillo , comma s'adona le
- troua la cap-{vacanredo Rerum-ico deuaca
rode gone-ta flraccíarcſierppre ha’mPede de
. 2,110.
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"píſhNÈTeſhpke arl-eta comm’éflo fim‘a’ro,e
n ſempre‘nnudo, comm’ä la peducchìo, e
quanto fà vace :illo vientó, comme ſo iure
le coſe meie . Perzò giàch’e curreſerueno
à lo Viemo,dal]c ru perzì le coſe toíe c2 da
íſſo allo’mmanco ne puoíe hauere quacche
ſeruin’o che nó re lo p0 fare neſciun’aucro
dc che vom'ano eſſere ſeruute,e rengratíz
!e. Auſolíate cheſte ragiune,l’ammico ch’Ò
comprennuoteco
feſ ònettc
pacca
te)
ed’hauerelo ſeru
to tanto
hai tuffi:
piglia-v
to s iato cod’iſſosdalle ſto Poema de mano
toia ca m’accarte pe ſchiauo ncarenato .'
Ora i0 che non pozzo mancare de ſauorío'
re l’amico
ne vengo
à ſaree. preſiemo
à Vul'.
chiù
ca Zzellence
a nome
arte ſoiaJop-ì
recandoue ad azzutarene. buon’anemo
_ ad etſereuejio ‘nzemmen co iſſo reco
mannare eſſennonce mo cchiù che mai lo
faorc vueſtro ne‘ceſſzrío, pacca hauuenno
viſte tante noſtre faticheíure inſummo,è à.
bcſencíeríomcè aborta tale guallarz ( par
lanno colle'uerentía) ché fi no nce mentite
ngratíaZdeZScerocco bcſogna che nce ſa
címmo na carríola,e irevennenno ſtoríe de
no torneſa l’vm pe patè campareDe chiù.
nuí autre Porte iammo ſempre 'nzenzíglio
coli veſtite comm’à rezza dc peſcatore , e
lo fríddo ”c’entrà pe fi à le caramelle del
l’ofl'a,perzò facitece na ſaruaguardía azzò
Tram emana non nre dia faſtidio commeà
ſtructure yuefire,e tanto cchiù cc} :lo di:
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po d’hoîe në'pnflìbele Fareſc no 'vc-{tito c5;
m’à l’oſanza , ca paſſaro che”: bono ſiaë'
ſcinne che ſc portavanoñ le brache coſmo
cole coſcia, e la c'a‘ppflchc arreuaua alle `
tetellechcfla mo c’hanno accacciaro'certq
caſacche co le penale fra le ienocchie , lp
ſerraiuolo fi ah callune,e de lle mmaneche
ne fariffe no paro de vurache , vi ca puoi:
traſire à no palazzo de quacche Signore ſi
non puerre le creſpe co la poſema ca man
co n‘cè tenuto ireiucs’e no varua d’oro ò no
-tcncUaro fi—(èmette no cenato de zízenz
ſcarciofi'olaco haue cignco leuerentie dale
Segmu‘ma po no Gentclcmmo co no colla
xo ſmerzato ic porri: ſpallare à ſalurarcle
c3 no nÎè fitto cunro,:~:›2 laſſammo irc che
fia; re prego ancor! ſegno” Vicnto mio
che quanno iammo pe maro no nce fare aſz
chiare. quinnece,ò vinte iuome à quacche
, :cdduoſim ,perche nui autre Poere credenñ‘
noce : Omnia bona cum nobis portar-:mea:
.mbarcammo aſciutte comme hueſſe dc pru
’ m,e uanno nce-’ntrattenimmo niente nié—
tc bc ogna roſecarece penfi á la pece , e lo
fino dela varca; ſe puro quarche vota te‘
…vuoic‘nccpollare e azirriarc non tc la pi~`
gliare c0 nui autre vaſſa‘lle cbedienriflime
vuoſìremhdpe non ec vecare la caldnoſtxr
.tenímmo le ſenghe dele finefirc tanto lar
gh‘e che nce puoie venire fi dimo lo fieno,
ma pigliatclia co fli ribelie tuoie , che co
bone-hcerace,vicriacç.Vraſere dc fuoîpffiel
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lic’ceJe panna dè razza te ”nano alla cam-j
mara de míezo,e de çhiù pe deſp‘ríezzo mio
hanno ashíara na “mmenn'one -de aurinäle
de vrito pe metterencc le cannele quanno
ciancoleíanoh ſera;pigliatella perzì co iii
huommene de doie ſaccie,c0 bofl’une,sfratg
tapanelle,roflìane,e ſt'autre de buono flò—j
maco ca chiſſa maie fanno niente perenej
ed orme ncoſa le vene colata, e le reſce' ,i
ípüox ſ'chirrope_ [Loro cantajo cu::qu . cz
ncè hommo che'ſe vedeſſe a'shíeuolire no
Vertolnſo,e ſhſſe u‘roOrſeo Rè de l’aucíel
l'e,ſe vedeſſe fare o tratto .à :io poueríello
pe'zzenteie ſèvedefl'e ire al.” vordieìlo na
povera figílía de mamma no Paint-?ria man
eo de na pmazzellax po ee le refcnne co
La pala á ſki cannarune shregngn; teníello;
à Chifle sí {alle lo pe’o che puma ca non re
danno maíe niencep ſe pure te danno quae
che coſa,te danno ſcitro parole”: peru'?
no prommer tere mama mance cara puoxe
dicerc
c010
Prekarcz,
*
ì ( Ma’l
Vento
ne puttana le parole.
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Ma che vao ſopprecanno' Re coſe à Voſſe‘á
gnorìa? vuí’ che ſite ia corteſia de lo Mun
no,e te ashíe ſempre pmmo à tutte li be—
ſuogne de l'hyommenedí ca po fare paſtu
‘ne lo paſticcxero ſi no l’aiure cu a‘ fatelo
ntorzarej'dî ca lo vríraro te patria fare..-v
ved’ere coſe de l’auto munno ſenza lo ſacre
-çie teneg'dí'ca no çhíanchíero p0 ſcorrecarg
ho Craflare ſi ru mprímmo no lo- faie ab:
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bottareáauze’pe ;anſa mia. fa parete na pel
lecchia de shíanchetro graſſa , e groſſa che
ee-shionga 'nfaccc,efi no polliero te v0 fa
re parere no quarteciello de Crzpicro qui .
to na Coſcia 'dc Vaccz,e no pollccino’mfll
fiato quanto no gallo d'Innia ſchitco c ‘e
te dia lo ſigm co na cannuccía tc fa veni-re
~ a‘ fare ſti ſpance.Comme poi-timo le gente
dareſe qual-che sfatione co li pallone ò pal .
lunectezcomme ſe poçriahnq afieccaxç ligan
eane coli mäteceëcòme ſe portal-ia l‘acqua `
~ ncoppa all’aſtreche co-le trummc? comme ‘f
ſe ſonni-fiano l’huorgane? doue ſaria m9 la
Gerola ch’è tanto guſtoſa ſe tn non facíue
cotoliare le ſtcntine de la Celtunía ;iaia-.
‘~quaieMercurio accachuie la cc cola.: ſen
za ke beſogmfl': fare no fuoco de tutte le
zampognem-ommummia-amd!”l fardelli
ne,crommune,e chíucchierc che ſongo :lo
munoosanze haggio htiſo n’aucra coſa , cz
fire ſtato tanto corteſe à noccrto Títia To.;
diſco che l’hauíte moſtrato comme ſchitto
co »lo shiato vuoſh-o ſenza ann-a pornere
po ſpararen’arte ilaria ; M2. chi po diccre
’neutro li ſanare c e vui faciceglla gente,ò
‘Viegto buono, ò Viento libexalc? Senza te
ſaríano funçe le Naue n.110 man,tracchio ,
ſenza re port-ia aſpettare buono- 1:0 ferraro
che ſe ſacefle caudo lo fierro, ne ſe portia
'no laſſarc le ſcorze d’oua ſane‘pc tirare lo
Carneuaie ne ſe icttaríano vencoſe,ò ſe ſa
gigno ſçrueciale lenza . lo _shiaco vuoſtrmñò_ /
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v’íento piatuſo che quanno no pouerqmmo
haue li tratte ſchítco che allar a no poco
le gamme ml'alleggeriſce lo dò ore;e quà
’ta ſemmene caduce da ncoppa l'aſtrac’hc
ſchitto c’haggiano fatto campanaro dela..
gonnellà tu l haie poncellata da ſott3.e ſat
tole venire ſenza pericolo á baſcio: ò Vié
to forte che r0 li fracaſſe tuoie haie ſmo
naſcere none iſole nelo maro,tu faie mace
nare cchiù grano á no molino che ſi lo vo
taſſero ciemo caualie , ru ſai mprenare le
iommente a Spagna ſenza fare veſcazzie:
Ora ſi ſite tanto ſeruetiale à chi non te
face fauore neſciuno , quanto chiù potim
m0 haucre ſperanza nui che te ſimmo ſer
uuure,e nce puoie commannare à bacche:
ta,~ perzò ;e facimmo ſto preſient0,e con.:
cheſto t’nflerímmo mete l’aptre fatiche fat
te pe lo paſſato,pregann0re pe d‘vltemo dc
cheſto,che ſe quarche vno ‘pc-d'eſſere tenu-_
to letterummeco} voleſſe dicere male de
ehífio poemma, ò te ne porta e ſparafonna
le chiac’chiare ſoſe,ò le manna tanta porue
re all’huecchie che non veano l'arrure che
nce ſongo,e pe ſcompetura te vaſo la ma
no. …Da Napole dui miſe nnanze l’Ortuer
l
Irebotario vuoflro
QÌΑPÎAÎGÎÙ Abbaéwrís -Î-
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alle Leggeturez.
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LO Segna” Giulia Ceſhre Carte/'e
(academecbcſtamë’teparlanno)
Io Pzfflore Sebeto baumno *vfflo :a ”5
flſh‘prieſto mmm la .Muſa ſoia no
canta de :bi-(io P0?ma,cbeſubeto n’e
mſorcbiato comm’vouofli toe‘ orto
to mmocca dlaſiäpa,e m pari” ie b.: _
umana dell’tfſhno (co llcaerzntia) de
dice-reca l'baumanofàzta llaro; s’ei:
”ſaluto deſi Spin-10,:- fera-10 Ripa”,
e :re c0 10 nö'meſìzio,azza` non/è 1702
arma chiù [egmtr cauzare ‘11:ſtiuale
ſuoie camma bänoflttofi ma‘ d perito
la defibíatiarmríllc-;Percbe le [1mm `
d'amiello 715'Fannofimire pe varda;
io m0 cbeſimio :a le Signoria Vefflu- ›
hà‘mgolz'a de vedercla tutto :Ei-*filo ,
m Muggia zeppo]iaio,e c0 lim-mia.,
fliam de li Sappi-iure l’ìbaágioſiampa
to c0 I.: chiùgrîné ndelqgmtid c’hflg- `
giappm”; ”ef-'mia ”o ,tfr-Wen” a...
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’ ~ toſſorie ſe po vc
dere muco bene.
c'zuanco ſongo ſia;
te nognentiempo
loflriſſeme , e nec
»beliſſeme le Va;
›
iaſſe; e Renga zitto Homero , che) ›
dice ca li Pruoci ſe nnammoratcero
de Penelope,ca ne mente pe la ’cani
na,pocca ſe‘ croua ſcritto ea erano
ſpantecate pe le vaiafſe; E Hex-cole
hauenno venduto tante veſtiçpu
chiù granne grolia ſoia voze eſſere‘`
vaiaſſa, e cole vaíaſſe de Iole filaua.
tutto lo iorno ia lana. E chino, che
ſacette cacare de paura tutte li
Tróiane , non ſe veſtette perzi du
femmena, e pe hauere parte delle-a’
lande vaiaſl’eſche non ſe fece vaiaſſa
della belliſſema figliola delo Rè Lie"`
eomerda? a_ A pulcio non voze chiu
Pe ,na :amata de Lucia vaiaſſq
5-7.:
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de Petroní0,ehe pe tutte li sſuorge,
c bellizze de Laura Bologneſe? non
voglio diccrc mò de Sardanapallo,c
de tante autre,che vozero puro pro A
nare tanta nobeletate , e grannezza
de vaíaſſeiarc,ca ſan-ia lo conto del
l’l-Iuorcosvaſta dicerc ca chiu príe- ‘.
flo ſe poteriano contare à vno á vno
tutte li vuroccole , che ſe magnano
la Quaraieſema à Napolc, tutte le.;
cetrangola,che ſe ſpremmeno tutto
leñzeppole,che ſguigliano, e tutte le
ranonchie de lo lago d’Agnano, che
dicere la manco parte dellle lloro
grannizzc,e bellezzetudene coſe , e
io mo che me ſongo puoſto à chiſto
ballo de poetaife ſopra dc chelle,hag
.gio granne paura de fare lo ſau
to d'Icaro,perche me voglíoìnzecca.
re allo caudo ſole de tante bellezze,
c0' le aſcelle mpiccecuc co la cera;
`ma non haggio raggione de dòbcta.
re,perche ſe Icaro caſcatte à mato,
’non comport’aräno le piatoſe Vaiaſ
ſelle meie, ch’io paro me ne`vengLn`ì
"ÎÉLÉéíëínL ÉtÉm Pc ?MET-119:‘
’
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to
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mina corraräno tutte á rompecuol
lo co le `petrole auzzare pe me apa
rare,aceofiì caſcäno à lo ceniezo nö
me ſaraggio malezcheſla ſperanza_
me face ancmuſo,tanno che me sfor
zaraggio ſe non :urto allommanco
'mparte dicerenne quarche coſaama
perche l'autezza dela materia è ace
coſſi grannemhe :nce vorria autraJ
chíricoceolazche la mia , tutta vota
m‘ arremmetto alla ſprofonna corte
ſia de vuie letture ſapuce,ca _ſcoſar—
rice lffarrure,che ſaranno 'nchiſìo c5
p0nemìento,conſederäno ea non me
ſcappa pele brac he l’arte rcfetcoria
de Tullio,ne la g‘rammaceca‘ peloſa',
e ſe puro nce ashíate quarche coſa.
de buono , dacene le gratie_ à Febo ,
ca iſſo puro fu_ vaiaſſo de‘Am’meto,
e mo hà boluto fauorire le laude de
la vaiaſſerime pregandoue da Cielo
ſanetate e corniſe aſſaie , me vc ra:
quaquiglio,~
’'
MLLESbAMMB
Sbiorentim a
Aggìo paura‘ ra ſie Dammecelle'
Se pentano ca sò quarche pacchianö
O caſo naro ſunrze ad Anregnano .
`_ ; Che me ſanno onnenguorno guaccarclls .
"'ÌCa ſogno'ſegnorazzcze ca sò bellu ’
`
Non ſanno ca io sò Napoletano
(Manno le dico va ſone le mmane
A che ſeme ſona laiciaramellel.
‘
`\ ‘
.
;Baggio ſtrutto na Coppola pe lloro
*r
E faccio reùerenzíe co la pala
`
Ed eſſe ſempre colo riſariello.
;Stongo co no-golio che mc ne moro
De _vedere vna che pe me ſe cala
(lo:
Ma chiù pricſto haueraggio lo ſcarti”:
rl
D E
L O
S M O R F 1 A
.Ac-cadenze” Parrbiana.
Ernia ferma Por-tuffi: c’hai tuerto
‘Ire tant'auco co ſil vierze tuoíe,
Ah poueriello vurociolare vuoie fl '
Azzò ne cluagna Laumaro.e Puerer
Comme ſongo Aſcno ;hauea lierto fluorro’;
Manco nce veo á l’vuocchie deli groie
'ſu lande le vaiaſſe ne ?a‘ ca puoie
Ire zompano da l’0ccaſó.a` Huortog
Ya pur0,va Poeta,va’n Parnaſo,
Ca na ſarma de fraſce hanno eogliutó
Le Muſe pe ce fare na corona.`
Mo sì ch’onn e Poeta è .no Papnto';
E pò ire ;i ſlrigllare lo Pegaſo, ‘
Ca ru ſi i’arc’A'bbate d’Alecana.
i
'
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_D E LLO MEDESIMOC
"Anti Poeta,canta
.1 De'cean le Vaiaſſelle
_ 1
A remmore de concole,e ſcotelle;`
Ed iſſo le reſpòſ
7,
*`
Che me darnte po Sninfie moccoſeì
'ſanno diſſe Paciona
Co no crepece ncapo pe corona,
Hauerrai commo Rè dela cocina
.,› 'N0 ſpira mmano,e -ncuollo na mappinal
DE Lſo. SG'VESSA
Accademico Smatrimlata, 7
H E bellízze d’Elena,
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Chefle brache ſalate i
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~.Belle sò le vaiaſſe hnammoratej
Ca pe lloro comille ſrezze Ammore " ›
Spertoſa l’arma,e ſmafara lo core.
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DEL'LO ‘CATAMMERQ
Acradtmcm Chiajèa .
R A flip‘ate Ammore la frezzellz
o Cala vaiaſſa mia
L_ Da rn letto à l’hommo co n’artegliaría.`
Idei chino na tenuramenre
Qsëesçëxëaxxggópm fuoco axdènteó‘ ‘
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Tanto rh'iſſo le da” sfatwm,
E In *4110,: la Kim s’è carrara,
Ma primma fà banchetto, e atrofia!”
Da I: 3'051’: la 1.1km: rom-Ligue”
Zì e'lvì da fam!” :beffa tuttu-fue”
Zonda *venne [camera lo iuoro.
Qi
ÎÎWÎÎTÎÎVRÎVTÎÎ
_CANTO PRIMMO.
O canto commo belle,e vercoloſe
Sòñle vaîaſſe de cheſta Cetate
E q'ua'nro íocarelle,e vroccoloſe
_
Maſſema quanno ſtanno nnammorate z
-Dirraggio po'l’aucre iſcebelle coſe
Che ſanno quanno ſongo nmarerate
Ma non faccio li .vierze ntoſcaneſe
Azzò me nrenga onn’vno à ſto paeſe.:
Haggie pacienzia pe no poco ò Muſa
S io çe dongo la corda,ca beſogna r l
Sore mia bella fare commo s’vſa
Pe non eſſere ditro,ò che bregognía,`
r Hoie è peo ſtare c0 la vocca chiu ſa
Ca la nella, la gliannolaze‘la roäna,
/Perzò neſciuno á Napole nce're a
‘ghe ſcachg la _carta co la ngreſta.
Peri
a8
C A
N T O
ñl’erzò` m0 me ne vengo adaſo adaſo
Stipame de. ieneſh-e na corona
Ca voglio tutto quanto nfi à lo naſo i
Nehircmedc gli-all’acqua d’Alecona
Viara te ſe dintro deParnaſo
Me Paie traſue cola cera bona,
Ca te mprommerro ſare pe ſaluto
~ Nopidero no iauto,e no ſtornnto.
Uaueua Renza n’anno e miezo meſe
› Fatte le iacouelle à Menechiello
Ma lo patrone ch’era Calau reſe
'Marie nce la voze dare à lo Ziriello Î,
(Zecca che l’era mamma è cheſto meſe ‘
le diſſe le non cagnie celleutiellw *z
Farag io che cha dinto chiù non cnr@
Ma la acci—o chiamare à n’antra caſa .,
'Pa tutela chiauafte ſola ſola,
'
De dece acne :ì' ſia caſa la mataſſa;
Che parma na lecora ngaiola
'E mo de le Vaiaſſe è layaueſſh’ ‘\ ,
Ca n’ha quaranta la ſcura ſeglíolz‘
`~
E la gonne-lla ancora è chella Heſſe;
Vanno diſſe (allecorda quarche :OB
Muſa ca Ra materia è ecoloſa.
Cappe dicere canto ncrn ione
“,
’
Che ſu contento dela m-maretare .
E dczele- tre onze lo parrone,
Perzò ſubero ſecero chiammare
MÌZÌECO ch’era à Zoccola guarzone ‘
Ehello ne la fecero portare
`
Che iero chiù contienre è conzolate .
che chilio’chc và' nmiezo ali Cnnſrate.~
`
Be 7,
_
PR IM MO."
Deëeua onn’vno ala bona hora ſia
1.9
Veñguarde—nehioppa ſempre lo Segno: e,
Era co lloro madamma Loria
.chmena vertoloſa e de valore,
~ E diſſe zitto zitto figliamia ‘
'I'eccote chiſto lazzo de colore
_Elf-è buono arraſſo fia p’onne fattura-a
Chi ſape figlia la mala ventura.
Arreuace ala caſa s’aſſertaro
A A la tauolaeh’era apparecchiata,
p
Cuotro orme ncoſa,eſubbeto manciata.
.E` pe le ſare nore ſù cantata
.
Da no vecínolloro porecaro
Cheſla canzona c’haueue ‘accaccíara
Vno certo poeta de la Marca,
Non faccio ſe lo Dante ò lo Petrarca.
Bella cocchia gentile quinci,e linci
'
. Pozzare goder anco vn guanto lei
Poeca rude bellizze paſle,c vinci
.De lo Mercato tutti i ſemidei,
E tutto queflo Mnnno an co coflrind
Ad auzarere chillere,e trofei
Talche da Banco á 'tile p’accellenn
Sc'eama viua Meneehièllme Renzi
‘ Fornuca che s’hauerte ſia canzone,
r Che Fece tutte quante asheuolire
Orme vaiaſſa prega lacouone
Che le bertnre lloro voglia dire;
s
Ed’iſſo pe le dare sfatíone
`
_ço fli decetteflateme á ſentire*
(a de vuie mo ,dirraggio/ò vaiaſſelie
`{Ln-'ch ſi:: comprirex quanto belle.
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Songs
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N ' '1' O
Songo le vaíaſl'elleñiullo iuſto
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` f - ’-
~ ‘
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— - Cenere..e ianche comma na rapella
i Collorit‘elle propio commo arruſto
I ſaporire chiù (ha‘n’è l’agrefla.
xZ
O ſia de lo‘lennaro,ò ſia d’A uſto
0 iuorno delauo‘re,ò de` la ſia
le vide chiù arrei’lare,e chiù lucente I
Ca no-lo S.A. le iommente.
l \
:Imre :è iure,e tutte penneriglie’
.E. :annacche,e ſciocca lie,e zagarelle,` '
{e radeno lo fronte c0‘ e firiglie
Pe pa rere chiù luſtre,ianche,e belle, - ‘
Se vanno ntonacanno pole ciglie
De mille ſcotelluccie ed amarclle
_
…33
Che leparrune reneno fliparo .
*a
Gol’acque de cocozza,e ſolematol’
`
le ſcarperelle (ora lloco te voglio)
Chi vedde maie la chiù acreliata coſa i'
`g
i
Dimmello a me ch'ancòrafme ne do li!
i
Perche i fle ſpalle n‘hauierce na neo a.
i
’Craie ò peſcraie perno cTarrecoglig
E n’accacto no Parc :i Predoſa
r\
beſommacco p‘rccaro co la ſola
D’vnne'ce punte pe mo ch’è fegliola.` ;i
Maio me ne sò ſciſo troppo prieſto
E
de l’vuocehie.e
lo nat'.`ſi ~
E n’haggio
dele belleditta…
Vuccheède
lo rieſto‘
Chiu ſaporito ta non è lo caſo,
Chella cornura me leuaíe de ſieſtoj
E ſongo inſicco m0 ſriddo tommaſo“
Aiuta Muſa pe l'arma de zia
La nona vaiaiſeſca fantaſiaz
Her!
\
P R I M M 0.‘
Hora le Vertoloſe qualetate
i - a!
_’
>
Chi ſarrà chillo che le pozza dire!
1101-0 ſapeno fare le frittate
Maccarune,e migliaccie daflupich
le nobele pignate mmaretate
Zcîpo'e ed autre coſe da ſtordirc,
Ag rata,e ſauze,e milie aute ſapure
Coſe de cannarure e da ſe nure. ~
Cheſie ſanno na poſema reía e
Che te dura pe chiu de miezomeſc
Ne hai paura d’lre à lo ſpetale
'ì
Ca ſpienne poco chiù de no torneſez1
Na vota me ne'nchierre no ſleuale
Pe paura de maſtro lo franzaſe,
O vaiaſſelle meie belle e comprireſi
Roſecarelle comme sò l’anrrite.
Le vaiaſſe sò bone p’onne coſa
E ſempre maie te danno sſarione ~
Sò ſempre ireſcolelle commo à roſa
Sano ſeruire p‘ò tnt-re perzone,
Di ca ne rruoue maie nulla ſrhíſoſa
E
cheſedrea
ſte coſe
non ſenza
ſo bone,
Non
pò ſtare
'propio
[lorov
Onne vaiaſſa vale no treſoro.
ſi
Chi vò ſapere commo ſia l’ammore
Vna vaiaſſa nce la pò mmezzare
Va laſeſteggia và ſ'chicro doíe ho”:
E viſè non te fac-e pazzeiar e,
’ , .,a
Subeto ſe ne vene.e dice core
. La gratiatoia me fà ſpaſemare;
(he coſa è chella,chi non zuca,e licca '
_Come fà cola de la ſranferlicca?
Falé
'az
C
A
N T
G
’ Falle quatro carizze amale ſulo
` Ca de manciare non te pò mancare
~ Schiera che ru le dinghe no cecrulo
De perrorinaxre fa ſacorare,
De cocenc {e carreca no mulo
~
E te dà quanto maie pote aboſcare.
I E re ietta da ſuſo à la ſeneſtra
Pe ſi á lo vurodo,e pe fi ala meneſh-aî
Di ca truoue nelciuna vaiaſſella
De nomme brutto Liuia ò Catarina
* Se chiamma onn’vna Cecca, e Iacouella
.e ‘Meneca,Pretieſa,e Cramoſina,
’~
afla,Ren2a,Granniria, ed Antonella.; - `
Nomine che ne puoie nhire na cantina , Ì
E di came pò dire quarche chiario
l
Ca ſongo nomme pueſìe ncalannario .
p vaiaſſe luſtriflíme Segnore
'
` Vuie chiù nmerdate de l’aute per‘zune; `
_Vengano adonca pe ve ſare nore
Cicco, Cen2ullo,Rienzo,e Vecenzonc,`
E de ſauzetro,vaſcio,e detenere
Le lande voſte co lo colaſcione
Onn’vno can-ca onn’vno ſhilla, e dica
Viato chi vaíaſſa hci ped’amica.
cedano donc: tutte Baroneſſe
“ La Marcheſa,e la figlia de lo Duca
E ’quanta ſongo chiù gran Precepeſſe,
' Nulla de lloro ſarrà maie cheluca, `
De le voſtre bellizze vaiaffeſſe
'
Vefiale maſtro Granrxe, ò maſlro Luca,`
Paciano tutto chello zò che ſanno
’SE mai; X313@ cfflxëeè lui? fire-*gno:
‘
-
e
P R I M M Ò.
:13
urne lo zibetto,e li ſapune l
Moſeare,che ne ſongo tutte chiene
Se ehiſlo fiero ammorba le perzune
E thee ſpiſſo adebolire ie prene,
'è,
Ma da voſtre retelleca,e tallune
Vale chiù chilio adore che ne vene
Che quäto muſeo ad acque ſperſummateî
Porrano le ſegnare tetolate.
‘
Vanno cheſto cantare ſù [computo
,
` Ch’onnuno fece ſtare :ì vocca aperta;
Commo iocaſſe :l l’vouo cannaruto.
De brocca ſe luſio madamma Berta. _
E diſſe iateuenne ch'è venueo
L0 tiempo che lo ziro _faccia certa
La mogliere,ch’e` ommo,e craie venite
Ch‘a ia cammiſa la nore ashíarrite, ‘
Se ne iero le gent.e,e ſe corcaro
`
Li zite,ſe contienre penzatello
C’hanea ſett’anne che ſe deſeíaro,
Mineco diſſe orsà’ bene mio bello,
,Mo me ne vengo,ma pigliame á caro’
Ca volimmo iocare tanto bello,`
"
Vienela viene. diſſe la mogliera z
Comma ſe foſſe iuoco acoualera. /
Muſa cantalotu quanto ſediſſe ` /
uanto ſe fece a l’ vna,e l’aura parte‘
,Coſe da ſare asheuolire Vliſſe,
E'da ſare ſorreiere uo Marte,
'Venga conca ci’ammore,e guerra ſcriſſe,`
Ca no ne porria dicere na parte,
Vaſta ca ſe ſoſero sbeſſeechiate
;Promo ſe `funge haueflero mandate-f
,4
CANTO
Moſtraro la cammiſa allegramente ‘>`~
Quannc
Cne
pareua
venette
na vepza lo
deparentato
varrencu,`
»Tanto che ne rommaſe conzolato,`
Vedenno tanto nore a lo parente
Che nullo ſe l’hauette mai penzato \
.E ſe ne iero alliegre; ma reliaro
ſogrc,
che coffi le èconzigliar
›.`
VMoLeche
me l’allecordo,
non me ncreſce
Te dico figlia mia iu no ſcopare
'
La caſa (70']. quanno mrriceto eſce i
E non volere n’tierzo manco ſare
1.0 iiettome pi gliareTſſaíe lo peſce
Pe la capo,e ſe te vuoie sſommecare
letta lo fuoco ſora la feneſta
Ca nullo male agurio pò nce refla;
Se viene a ſcire prena,ed hai golfo
`~ De quarche coſa rienemente al'ogna
0 retocca la nareca; ſai ch’io
"
Fíce a ſrarero nſronte na ſcalogna.`
,4,
\ Che ſe ne deſperaie lo figlio mio,
E ſoiette pe colera a Bologna,
^ lo ‘Leparo ſalle ua vaſata
Se nolo ninno ha la vocca ſpaccata 3
l caccialo tre voce quanno è nato
A la fenefla; ca ſari-à quiero ,
La ſera è tu lo chiamma sbregognato;
No lo chiammá pe nomme re' lo bero:
Ca da ianare non ſarrá guaſtaro
`
A la conola mpízza de ſegreto
le ſuerfecc. e pò mierte :i la ſeneſi:
~ .Vallaz eiana,e ſtatre ſempre nſeiia.
b
‘ñ
Acrei
_I
1‘ ‘P’R T M“M’O ;‘F .TÎ.
A creiaruxe' no lojſa‘ vaſare: m .
..z-.3!
:
azz
Ca pònonparimedozio-pegnatieſſo ,
Fa chevena-,ca prieſto ?ſa _parlare ,
z
E ſe foſſe uo oco v’auoſìelio,
`
›
Da quarche chiauo è culo fa vaſare .- ‘
E facci-a mpumma à ,quarche càpaniellp,
Chello che l’è mprommiſo ſallehauere
[eng dire
ſempre
[o vide
pò cadere., ì ~
~
‘_Voleua
chiù,ma
ſe ſoſio
Chell‘antaáe diſſe, e ru che non ſaie l'vſo
De lì'iì'z'ó'rzlte;v ſientec‘he dico_io~, .
Se ſilanno mogliereta lo ſuſo
, Le cadeze tu vlo piglia figlio mio;
Mozzecale la coda c3 ſi ſcruſo ‘
Da chello che da tutto eie temuto
. Ze*à ca mai non re ſarà cornuto. '
Hora bona pozzeſſere, reſpoſe
`
Renz‘a. niadamma ſogra_ che decíte
No bcſogna co mico cheſſe coſe
Ca ſapire chi ſongo, e vederrire
Tutte l‘opere meie ſare noioſe.
E ſempre maíe de me ve laudarite,
1.0 creo (diſſe eſſa) ma buono è penzarc
Chello che po de taccle accaſcare .i
Stá zitto mamma ( reſpoſe lo ziro) ’
Ca ſe quarch'vno adocchiamente ſchitto
Le cacciairagio n’vuocchío c0 ſto dito,
No bene mio cheſto'non ſia pe ditta ,
’ranno (reſpoſe Reina :i lo marito)
E la mamma non ſinghe beneditto,
Se ſi geluſo è faſe no sbarione
~ Ca vaîe_dç zeppe e peſole mgreſone»
In
**T's ñ C A NTFO 'P’R Î MMT).~
‘
Iñ cheſto venne Zocìcola ‘à gridare! ì ‘ ‘
Ca la táfier’ai‘azfle‘ua ſenza cuoco,
E ncera gente-ehe-VOlena magnate
-.
Se nocalſeëne iena-à naur‘o lnìoco , `
Pgrîzöìſeompio’loaziro de parlare '
alla ſceſe Vrociolamîo-à’ ſa lo fuoco,
Da done Bo rornai tutto ſodunto
1
Ma crai’erſcompo lo rieſto de lo canto-ì ‘
c'. Scampetum
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Canto‘.-
Prlmmo
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.ru-m a cienza , e ſe -uole ”im-ant”: ad
i Nr: la di la patron: , e Cormofina
Non pàfui” , :poſſa .i ”a cantina.
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VÎÎÉÎÎÎÎÎÎÎÎÎÎÎÃF
c-A'N-ro sacvmvo.
…..
R Enza eampaie comma na _ſegnora
E [cette prena ncapo de no meſe;
Ogne vno le diceua à la bon hora
ì
Te vea mamma de Conre,e de Marcheſe.
A Min eco parea mille anne onne hora s
Che la mogliere traſeſſe à lo meſe
Ped hauere no ninno ò na nennella
Che la portaſſe à mammara nocella .
Venne
hora,manola moreſſe
criarura’nſoce, '
ſ Pococheſſa
mancaie,che
Ma lamammana che n’hauea paura
`\
Laícapo'ie nzronaie ad aura voce ,
Spriemmete figlia,ſpríemme ca non dura
Troppo `ſi’amm:iro,e venerrä lo doce; .
Spriemmere bene mi Q ſta ncelleu riello
Aiutare” ehioshi'a fl’aglíaríelſo .
B 3
Puro
1,..
2!’
‘C A N T ſ0
P‘ùró figlia'iéze’ſcette à ſa‘ruamíento,
" A,
;Ca io`n`zé l'ora,e ſere ha ſigliacca‘, ‘
@ehe veſlica parea_ chie na de vieçro, K2.,
.
a l’ ſubeto che ſcio fece la cacca,
`
`
…lx Mçnechìello preiato, ecomiento-` `
**Diſſe anna :-ì Tata figlia de na Vacca i _'
«ſia chilló c'haue bella red
fare*
.,Beſogna da‘ na ſquacqu ` cignare.
Malamammana diſſe mo compare
‘
v
;La mecco nre-”2.2 p0 tu pigl'iatella, ’
Ì
`Ma lnffz'm'elln nn‘anze cou‘erna’re ~
Î ';`
;Ca
'Boſſi
piglia
pigliaie
ſriddo
lo gololapeiegare‘
pacionella,_ .ñ;. - ` ñ‘,
Lo vellicolo,e po la ſor-Fecella,
E legato chei‘l‘appe lo raglîaíe ‘_
(Dama parctte ad eſſa ch’abbaflaie.
I de io fango che i-ghizzato n’era
‘
Le tcgnecte la facce,azzò che foſſe,
. La ninna pò chi” roſſolella ncera,
Perzò ne vide certe accofli roſſe. ' -L'
- E po la Preſe ncoppala lettera ,
E conciaiele le vraccia,gamme,e colſe,
’Lo filo dela lengua po rompette ,
E zuccaro e` cannella nce metrette.
Po ſaliaie dinto la ſprircella
.4‘
Noñpocorillo de ſale piſato,
Decenno te cà chíu ſaporitella
Sari-à quanno hai fo lo marito à lato, ſi
B le metrette la te lecarella
‘
Dapò che lo naſiilo appe affilata `
`
. C010 corri_el_lo,e colo ſaſdaruro
L’arranogliaie, che parze piſaruro.
'
'
.
Pò
_I_
lfffl,
7°: .
SEC VNNO;
A”
Po piſaie maiorana,e &ſolar-'r ,
t. Arùca.menra,canſ`ora,e cardille,
…ñ s E nîerua che non ſaccio,puro amarmi‘
Che ſe dare pe vocca a peccerſſle,~ë ;i
Edi-ſſa te ſe la tenite cara
4.13
ñ; Ca
A beuere
n’hauerr’á
le date
de ventre
ſtſzuchille,
maie doloreyî
,
“E-,ſe farrä comma no bello :More ó'
Poſtala acerra po diſſe,ora'ſuſſo
‘
'Auzala mò compare allegramente ,
E benedicetella,e chilſo muſſo a… —,
Lev’aſa, e po la-moflra a` s-'auc'e gente?
Iſſo lo ſecez e ſe facene’ ruſſo` 7'
‘ De prieio,e po la dez’e dono-parente‘, A
i coſſi l’vno á l'auto `la moſtraro
f
Che commo palla la pailottiaro. z
lora mo la mammana ventoloſa v
Redenno ſe nzeccaie co la figliaea ,Î ‘ i
E diſſenon me ſtare regnoioſaz~ . s. _I
L‘a chiu ſari-ca e‘ fare nacoiata , ….- .z ?i
i “Non dicere commare tale coſa = ` ~ 1
Ca tutta quanta me ſento ſchiatrara 9
4 (fiſſa reſpoſe) io tengo celleurielio ~
De non nce ſiate chiù co Menechieilo.
~ De cheſto me ne rid0,!a mammaria
.
Reſpoſe tanno,ca non tanto prieſto
Paſiará fi lia mia cheſta ſemmana ,
Che Parra e co matitero lo rieſio .
'Iu dice cheſſo mò ca no flaie ſanaz
E10 dolore te iena da ſiefio
Ma nnanze de peſcruozzo te ne piente,
E flrraie comme nauta hora mo ſiente‘
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Dicech’era na vota 'na zitella,
.
C’haue le dogliem non poteua figli-are,
BÃÌri-lla’nno ehiammaua cheſta,e chella
Chef-.veneſſero prieſto ad'aiucare z
Che me venga ( dicea) ncapo la zella.
Se chiu nce cappe á ſareme mprenare .
. .`-.‘,_
.
Marito tradetore e che m’haie fatto _`
Ca me ſento morire,e crepa; ſchiavo.
A chille ſtrille corze la Vocciera ,
E mire le veeine della ſtrata
Mercetterona eoſaa la ſpallera
*fanno che nquatto do lie ſù figliaca,
Ma manco la ſeconna cinta l'era
Ogame eſſadiſſe à chi l'hauea aiutata ,
Sripame ſore mia ſia chella 3 aſeota
Pe quanno figliarraggío n’aura vota.
Yoglio diceremo ca buono laccio
ze.
.Dc-.vuie auto zitelle l'appetito
. ’
Ca tutte .pagariſſeuo no vraccio
Pena mhmllo ſchitto de marito ,'
`
WTH^^H~²
E chiu prieſto voſiterquarche abbraccio.,
- ’ Che ve-ncignare nuouo no veſtito ,
Vh? mara me quanno era giouene io * -…
ulante
{ice á Fonzopuoie
mio . u
óàlouìe
mo carizze
figlia che'gaudere
.
Ca-commo podi vecchia non portale,~
Gíouene tu puoie fare zò che vuoiel, *
Ma vecchia n‘ò, ca ſi chienafle ‘guaie,
Se na vecchia vo dire li guaie ſuoi: ’
Vh? ne ra me , ca no la ſcompe maie z
Ca
Ma paſſa
la ammo
llora da
deblnna
te couemare
ſsò parlare
. ..lì .i
.
.
Ho;
F
s E"CÎV‘ N ’N O.
gu
Hora pruoieme cha .ehi‘llo` amarſi-,lio
' 'A ‘done ſtace chello meri-etiam' Î ‘
@a: E damme puro ſsò fiaſcheriello l
.
Con chellogrieco che non è :dae-qua
.E ſia graſſa co l’vuoglio delaurielìo‘
e' Co l‘aure coſe, ch’aggio apparecchiatr
e Acqua ed vuoglio de shiur‘c-,e lo ’cémíx
` E nnonzaflmeza de mento-ſino. a ‘
.Subeto‘ tutto cheflo le portaie‘ 2 ñ‘ " ,ì
Madamnſa Vaſta; tîe derole p‘eîvocca v
1.0 merredaro,eñgrieco,e po L’uniaie.;
Con cheëie oglioram' diffezmo're tocca
LÎ :terme lo peeeíene pacca l’haie , i
B- magna à iabon‘ homepote-cocca;
52 Î E ſe purgaſſe fiiorze poccorriilo
"
Npínaxe_ ( à tu ſai mò :)`chiſio‘ peniqu
Ma laſſammolemo co li uaie'ſloro - i ñ.
E decimmo de Zeza,e
*Gr-annida, U
De Menecmde Ciancía, e quanta for'.
Che‘contra amore gridare ioſìitíaz 5.’
Onne vaia’ſſa fece conceſtoro
' -g ñ?,
. De ehehe che traſetteroa malit‘ia,` ~ î
Pocca prímmo de lloro mancata… E
S’è 'Renza tanto ſcuml, e ſcialiacquaea.
.Menceaſîi la primma- che parlaie
c E co n'a ”agg-ia che iemua fimco,
E iìvuocchie peſciarielle-:accommenza
Hauice .viſſe Renza colo cu‘oco
‘
Còmo ſe gaude! e nuie ſtimo ~à li guai‘
-.ñ—-ſñ -.ñ ñ
E commocionche maie cagnämo luocu
‘Hora ſtiſſoſacimmo de mancia _
‘
Chiannezvnagsudenname ccaie à-ſe’r’
L,í
r. ,
M'
\
;za
F C—-ìAr N` S‘l‘ÎO‘" ‘F A
›mîalliffioGrannítiale reſìaoſe,` ~
E ta‘nromcèſtrellico;
e po comma
me nchiacco,
che
faccioîcheſìe ſimaſche
a roſe,
Eprdpio" pareraggio la Dea Bacco ,
Nulla de vu’ie me paſſa de ſſe coſe.
Reſpoie Ciancia,io‘ rotte mo ve ſmacco,
Caſaccia ſchirto quarto ricce nfrontc,
E pmrägeiopo la Dea Caronte... I.
i ah che riſo,ma non o'aggio voglia " ;T3
Chieìſo Czaronte,e>ſhcco.~ chedeeíte, ~
.Le diſſe' Roſa foſſe buono-*de fogli”.
Reſpoſeiìarádoniaflcìſeutiie* ' . , 'I
Bie mſangmnxrioséiená nnoglias.i
lince megnogzue, :è-cheſto non‘ſapitc ,E
Mara
me che vregogna,ù che vſero-cain::
Cheſſe ſongole Dee de la bellezza. ì‘
i parlammo deìchello che nce -mertÌÒ-L
Dune ma parla mo co lo'ſegnoreicz .-i
Bpe lofeneſtrzielloò e lil-Worm ’5.
B le facciañà ſapere lo uo- ammomi J
3 pc mcflrareca ped «iſſo Ermanno-;z .
Le facci' a no prefienco.òz- ooſauor‘e ~ "Z
Zoèno moccaturo [adorato
r. * i
Dc pede' moſcha,ò d’aſ-Îreco. pereiato è
neo eſſa hauea~ ſcompuro de parlare e, ' z': e
:hemtte quante nzembra s’accordaro,
z
Oi
III':
Mannoia-role &rapquo de trottare «
Eſe
’e ſare. de loecuorpo-ieen‘ne a maro . :i
)e‘ir'e torreq'uanse pedashiare
..i2
:iiéile
:olii conero-ſo,
pe chi chiù.o’nne
«votevna
ſpantccare
ì’abiaie', ſi
De
Ìecenno po nce vederimmoxcraiez Q}
E514
a
\
i*
\
A l‘
ñ Ne
,
Ma Prerioſa
` SECVNN‘OI
che non porca ſcire, ‘e
.E ſe ſenrea ſchiartare de martiello o
Pe-non volere ntucto asheuolire
.
`
’
-1 .
Da lo puzñzo chiammaie no ſcolariello g
Che le ſcrenetce quanto ſappgdire
‘“0’
C’hauea no bello nciegno,e celleurieli
“c"
E fecero nale-:tera ammoroſa, .ñn z.
p ~
l . l'
‘e’ l**z .ì
f
Bene mio hello è che penraea coſa .
Magnifeco ( dicea) muto luſtríſſemo,
Che me ’iaie ſpantecare è ire nzuoccoie
Segnò Cenzullo mio caro, e belliſſemo
Chiù ſaporito ca non sò li vrnoccole;
'01
Deh vienem‘à trouare ca certiſſemo (l
W
Haie tuorto,e nó me ſare tàta ngnuglc
ch‘" W. u Viene muſſb mio d’oro à conzolaremc'
› p,
z Se no 'sò reſoluta de sbenzrareme .r
ſm'Subeto la chiudetre;"e ſeiellaie
,ñ ~‘
` a'
Co pane ma zzecato,e lo ſcolaro
e
~—
~
Pe farelepiacere la portaie
`^ .Cicnzo ſuo moſcoh’ato,e caro.,
'Nn-a tanto-orme vaiaſſa ſe trouaie Î
lo Guzzo. è già contente ne reſtaro 5,
Mala Vaiaſſa onne parrone aſpetta
‘o o‘ i V
e'. ~
Non la vedenno vace :110 tromnietta.
[eee lo hanno mò pe la Cerate ,
lara» ’
E ſe ierraie :ì lo Mercato,à l'Huorto
nr",
‘o
,
Delo Commperzi à la Caretate,
A l’Arna catalana, en miezoJ’uorto,
(I
-`
‘N.1»-\dfl
-v v
t
Î Ne maie da ii patrune foro ashiate,
‘
l
{ì
Edera lo trommetta miezo muorto
Decemſo onne patrone eie corteſe, .
ad à.chi l’ashia dace no torneſe-` ~- - ~ 3*
fiç
ſſ‘ſi'C "A"- N "1“’0” ì‘
laElaſ'ſammole
parlammo no
ire poco-de
à la bonhora
Conzano.;" ñ-<
Che
E diſſe,ahime
la lettera ſo
hauie
cuorto
de lac0Signora
no vullo
,
E no iuorno me pare orme meza hora;
Che ſiämonzébrax non nce vega nano:
Pe
co vote
le iedeta
lo co
cunto
' _
Defare
quäte
m"haies `vecchie pñto.v
‘ieze de corzrra à lo Segnore
4
Patrone'de la bella Prezioſa ,
E le duetta-,lo ſuiſc—iolato ammorc
Porto à ſta toa Zitella vroccoloſa,
E ped ella aggio m0 no crepa core, '
Bbc ne pozzomori re, e non è co a
,
‘Ca vago (arraſſo ſia ì co lo Demmonxo,
Perzò facimmo mò ſſo macremmonio_.
0 patrone ch’hauea buono ioditio ,
'L
E ſapea calo Murino era mbrogliato ,
E de chelle-ſoiute hauette nnitio
Subeeo ſe ſù bello concentato ,
E chiammanno eſſa co Nota Frabitio
Se‘concrudetre lla lo parentato , .›
E s‘appontaieche pò l’aura ſemmana.;
sîabbalſaſle‘, e correſſe la quintana .
{a mentre -ſe èonzerta pe la da‘nza`
"e
'ſomam-mo à chel’ie che ſe ne ſoiero
Pe fatele vaſſalie :ì Rè_de Franza ,
Hora chi peozaria fi done iero ,
Chi ieze a la Chialzetta, e chi pe ſtanza
Pígliaie la Cagliente lcia,ò lo (Laſciare
Vaſta ca pelo primmo carneuale
Fatte igm à morire’àloſPetalL.:
Ma.
ñ…`
*I:
v
i
È*
1° ñ *
{ECVNNOL
o
Mi Carſhóſiqanäperche l'ashiaro e
`_ 'Quantic- ſoíea, mmiezo li ſcaſandrun
’Perzò li ture buono le menaro
, Sempí‘e' à cuorpo de curare@ ſgrugni
‘0‘“
_ E à baſcio. la cantina la chiauaro,
nuſh*
`
BPM z
, ,4, Chefleze ſempre ncoppa licrauune
,p Comma à garraſroſìer-a , madirragg
… .Crai’ecògno ſcene.: de lo mmaretag;
. è
*e
,A ,
'-,`
‘p
.
.Scampuum del” fieram- ,
,
….Canto.
‘
--. u *u ci w'r
. 7"!
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L Eliana
;reagire áàààààáèá e,
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ARGOMENTO,… pc
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[I Cîeuzofe nzara',e (‘”mofina piglia
E ſeni-ig” li :fre-rg- de le feflc |‘
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'la mn‘ lo ;or-nno fa i laſsù"
v E og”; ‘flap ù liane-aſc 1m mſi!)
E dr correre/'mer ſe conälſiglia.
"
Na papiri-ella fimo Iefinrlie
No`
:
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' lappa
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‘ fi Conrno vm” Sienna” 4 ”a tanti”;
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, ‘T‘ Vrm’ ola CllIÌb,U' ”bia “mafia“. ?V
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FWWÎMÎNWÎWT
CANTOTÌERZO.
, N0‘
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—
cumpari-ſaſſo djmme s’auro rieflo`
Stai
Magi
Mádamma Muſa mia cara,e compritaa_
:a _ſe ſi fredda te faccio no tieſto
’erzò me’tonta commo io la Zita,
,Dei
E if
che
Sia'Pretioſa a l’ancorenno.fe prieflo
`
o…
.a mamma n'hauiſai madamma Rita..-
g i,
:ommo eſſa à l'hora bona è nmaritara
i
ſiammoia conrenta,e conzolata;
vecchia che;la noua meſa hauettc
'e lo gran prieio s'appe a sheuolire
L príello a li variante lo-decette
’erche'à la feſta vogliano-venire ,
…3“
'~ 1° fDI
lpc
`
e
Ed
ubeto no corriero le ſacetçé .
.
) Muſa
‘.h’á
direfrate
tanta
aiutamello
nure, e compremiente
a' dire,
o
e ntectaria na naue de pezzícntc.
" "
J`
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Elſa
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ha; *n :z :o:
".7
* Eſſa acah’iemie chiù de na caſella- '
9”?po.
Comino à dicere mò no cantariello
' Na caudara, no ſpito, na tiella ,
'reewwew'
_
Na ſeafareia, na ſcopa, n’agharielloz
No rrepete, no cieſto, na ſcorella,
'No cato; na porpara, e no teniello,
`Ì—
i
ire
oc:
Ena ceſtcllà po zeppa fi neoppa - . Î
9 De'cocchiare, ‘conocchie, fuſa, eflopf
L’apparecchiaie dapò madamma Liſa .x`
La ſogradela Zira pe lcdare ‘- a
De tela de Berragna na cammiſn.; , ~
No paro de cauzette verde mare. n a
a -De raranrola,e rre parme de friſa, ’ e
Co no cuſcino pe nce lauorare,
E mille marcancegne,.e ſcartapelie *
Scarpe,chian1elle, ſcuffie, e zagarelſc
M1 Cieuzo ſe ncignaie no veſtíco
vDe panno de Gragnano verde vaie
E iena alla ſmargraſſaranto ardito ,
Che pax-en: ( iſce ) non vediſſe maie.
Onne vno canoſcea ch’era lo Zito, q
E le dic-ea, e bè che feſta faſe?
g
lſſodeceamoſé che maie vediſſe
a
“Se tù v-aſſegnoria-me ſauoriſſe .
Io ſongo ( ohne vno) diſſe apparecchíai
z Pete faurirefla pò voſſoria
v
Me ſeruerite quanno sò nzoiato ,
Ed acceſſi na bella compagnia
p A 1ripeto chillo iuomo conzertato,
C '0nn’vno propio nmiezo á chella v
1..; .Accranaccato à naſeno veneſſe
ì'
"E.z.na.- PaPara poſe ncccorreſſe.
ñ
U.Ntra
.
ſſa
4,.
m
`
CANTO
`
[tra tanto' Pretioſa non ’dei-mette , -‘ *ſi i
E'fitto s’appe no vagno topiello.
De ſerranmna gialla ſe veſtettcB’c’o lofilo po marſetaniello
I**n
OUZH›ZOB
"Canon-:Anm—
"_
Li pile' de la facce ſe radette,
Eco lo ſolemato , e lomencíello.~
Verace, armiento,canfora,argentata; i
`Se fece bella à l’vuocchíe de na fama";
’antecnnnale hauea de filonnente
.1
Co no pezzillo nponta a ſrancetella;
E no ntruglio de vrito pe penneote v
Che mpoma nce tenca na carripanellmi,`
E perche hauea chiù vote puoſto a méte
A Donna Petroni-lla ſpagnole":
Eſſa voze pet-zi lo manteglino
Ch’era de coi-deſiato ſino fino..
”eroſione pe no ve tenere
Peſolezquanno foro ngaudiate
'e,
:d 'o
Iezero tutte ;i cau'oia á ſedere
Doueſe ſoro bone ſarorate ,
:ww
A le ferreflre po iero à vedere
Ii corzeture ch’erano arreuate
Co certe mpreſe ch’era‘no à modiello
De chelle de Var agha,e de‘ Ruſ’cielloſi
l feſta ſe ſaceua á fa ;Maxena
_.
Luoco pe cheſſe propio Fatto à poſti.“
Perch'eie larga,longa,chiana,e netta,
("he ſch‘irto pare fatta pe la ioſta ,
Onne vno canna apicrro l’hora aſpetta ,’
E doue ſia la pappara s’arcoſta:
Ma chi non voze ſolla,ed appe agrefla.;
S’allogaie na decine” ua ſent-ſta..- ..
’i
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ñflmknwnÒSom
_añ.a-.N.Ae’—.AT
_ o,
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`'ſ’›"{B.RZO.
La primma che veneree fù Petella
Sore cal-nale de no caccíauino,
rc‘
3
vvCh'hauea na Eiccie ianca, roſſa, e be
’Che copeta pare:: de lo pennino,
Porraua rie-Gragnano na gonnella.
g E no ieppone viecchio d"armoſmo.
Co no corzetto p0 co la granniglia
Bhe fece a chiù de quatro auza le cíz
ata,`._ ~
Ztl-J e
_Pimpa po venne figlia a la mmm-ana,
ella; ſi x
O máma mia che vuocchio à neonati
Na rrobba hauea de capiſcioíme lan
A la ntrellice comma terzaniello ,
nella@
a méce
“Tenco-a ſchitro quanto na campana
Na voezolella ncanna , e no ſcartiel
De lo rieſto era turca ſaporita,
Che. n’appe geloſia quaſe la Zita .
A pprieſſo ;i cheſſa lonannella ionze,
Che 'ſe bè haueua n'vocchio ſcarcagi
A lo banco tenea chiù de ſeie onze (a
E chiù d’vno nce hanea l’vocchie ap
Entra l’autrevno che vennea caionz
(e
ella p
:iellor
Con ch- :ſſa accaſione s’affrontaie
'Col’.mtullo la figlia de Ritieni-1,’
;Che non s’erano viſte ch’era aſſaie,;
› E adeſìi ne ſpereala poueretl‘a,
C0 l’vtaocchie l'vno á l’auto ſe parla
ſia.”
ſul}
la
Pella 3
rcſla-o
.la
Iena muorto ped eſſa,e l`pancecato;,
E tanto chiù m 3`ſe ne iea mbroderto
Ca p.›rtaíe na camorra de dobretto .
tMa eſſa‘r non capea dinro la palla..- ,
E pe darele_ tube-to no vaſo e
n
L' ppe‘zì cacciaregeocchloñco l’oñ n.31‘
e
v
ch’era..
l
l
?40
‘C‘ìA'N’TU‘
h'era tanto-la folla ‘de le gentes
'
‘ſi‘é‘`
›
j
Che lo ,Vaſìie ſenz’eſſere veduta ñ a'
Ed iſſo puro parte allegramente - ’
Darele quarto v’aſe’ä la sfoiutu;
Ma eccolo ſ‘cur iſſo c‘a ſe ſente‘ _
_
Tutta la vacca .de ianchetto ”Chiara—u ,
Tanto che le ſ0 forza pe-dolorL-_i
_s
, {
i
l
correre à Maſiro Paulo-nciarmatore .
o marinaio ntheſio co doie .deta
7.'
A chella folla ne zeppoleiaie
Da na vaiaſſa ”a vorzade ſeta-a,
Che mille lca‘rcapelle nce trouaie,
Che ſe bè dlflto non nce ashiaie moneta
Nterano robhe da magnare aſſaie, '
Zoè mela,eaflagn’e,e arrauogliata *
Na carta firaecia-de- ſon-tenente. `
la ſe nììadnnaie,,e forotante
‘e l
Li ſtrille ( terra rienete ) che ciento ſi
le corzero dcret‘o pretiante ,
Ma chilio ſe ne ieze ’commo á viento.,
Para piglia deceano tutte quante,
f
"`M—ó
*U
'
Ot—
`
4
l
7
l
_l
~.
Para ſiebrachedo creo c'hauea' l’agniëto a‘.
~
c
De le ianare,pocca nmiezo á cnelle
‘
E
Î
Gente volaie comma s’haueſſe alicellu…. ; e W
ſù tanto l’aliuccoffi lo gridare. x
ñ ñ‘,
Do ciento porta robba ,-e peccerille
M
Che nce voze doie hore pe :quem-L.,
La iilaio, la baia, e tanza flrilleu,
Ma da pò che ſeompero de ſe dnre
.
E1
e `
_
;pancione-,e shiançh’erte‘chiu de mille,
Wanna ſe fo la chiana arreſcuara
”Kultur-,re {acero la “tranci. z
xè,
.r
.
L A
M
T ’I E R' Z O.
4-1
.—r
'1-0 Zito ch’era 10 manteneroru
'
S’hanea fatta na ginbba à la torcheſca...
ì
;De carta ſlraccia, ed era de colore
[De foglia molla conta freſcafreſcu .
’E no tagliero haueuà de buono adotta
Pe parte ele na taracha moreſca.
Co na cepolla-penra, e po na ſcritta...
( SH forte cruda,ma sò doce ſritca. ).
,
Dereto ad iſſo po ven-.en~ l’a-:ione , ì
Î' i.
v lr..›ÎClie.-veſluro s'hauea de zegriuí‘elid, . —
E teneaſcrirco nàoppaíno pailpne' ì (Ammar: ch'emîabboerae ſghizìzarieflo)
Ve"n'ena a izſſoadiſſoMene’conc Ì
E nmiez'o- e nocuio de tim‘ello‘ Îñ~ c. …y
Hiuea na voſzat‘dîoroffl‘ſeta ianca (ca.
‘301139 morto ſſpagni’uolo (N6 ‘h'aie blan;
'Pò ventre Tonno,che²de cordouana
i;
Portamiv no iepp’one ragamatoz i
E lio-canzone de reſa bon-rank ‘, `
~
‘ Turco de filhfruggio‘reponrardì'- *
I port-ana tîorzpetuene delxna’-- … _ (to,
Co chiſtomuiro; ‘f Anime m‘ha ‘carda ó
”Madionnuno
E iea ncoppa na'porca?
vardavüto
Be mauera‘,`
de cera ."Α
,Da pò chiſſo venea :urto veſturo ñ
'
Muſe-,de cannauaccioncelentracoq
t
Encoppa no compagno dc linto
No truocchio. co na meza hauea pintawz
' E /no maſtro de ſcola aſſaie ſaputo
Lîhaueua chiſto muito sfrocecato z
( Habere á canto muliere bella
Sine ccrere,e Bacco frierella. `)
.a 5 :'
.
4a
-
L’ fl N T U ~
‘
tra venette o lo chiu alante;
r ;i
I ffi cierto o note deîa feſta
i
Perche iſſo ſchitto portano li gnam”
Co li ſtiuale,e n’albernuzzo nteſta,
I ſo la mpreſa ſoa propio {l'amante ;
Na vita,na varuetta , e na rapeſta
Co la lettera ſcritta a‘ marzapano , -
.»~— —~ -ñ~ Qñ—…`o—
z
“…ul—“dl‘—
(Rape ſia vita mia ,core de cano ) .
tn'etrero
Pizi0,Meo,Peppo,Tonno,
per-zi Ciullo, Maſillo,
Cicco, Nato;
"'
Cola,Nardo,Pione,Lello, e Milla, g
Ello `shíìore de Puorco,elo Mercato, ~
Onne guaiaone edonneipoccerillo' ‘2-'
Steua pe nacoraerxaoparecchiaro, ²ſ
Ma paflìato ch’appertîìà lo tho ` ~'
E
9n>~u-nm^
.4.ein—-e
Cone-‘lo Zito aſtrone de no cuornoî -
i papara era groſſa edha—uea amato - z 'Ì
Tutto quanto lo cuoilo de ſapone , L
Perzò lo Lito non nce l’ha ſeicento =i
t:
-àjfiñfinñîmär ffibñ
Ne neſciuno auto de chelle perzone i
Perche da mano à tutte-è. ſciuiiato ‘i ‘
nell-‘anno co no palmo denaſone‘, i!
P. tanto ſù la illai,ò.e l’alluceo,* Î l
Che-&iſènrio da Macchia á Caſkrocucco
l Zito mo de'cette mazza ſra nca ~--- r‘ a, . “1
Da ca‘,e da lla, frate tomammoneilalr‘., x
Ca ſe cheſſa Vranzolla non me mancai‘
PenZo ſia botta de ſceccarerrnella ,~ i-'ſ
Ma Cíullo á mano ricca—,e i mano-manca .
Tenette mente,e non 'vedenno chella‘ `I
Carmoſína, zoè, che ſia mpreſone’ ì
'Non fece de la trippa-comme..
t'
`
).\» il
o
‘ ‘
Mi...:
n
‘l' l E R Z'Oì'ſi'ìì
uz
Ma co nalirria granne reſoluro
‘
De non campare chiù lo pouericllo,
Chiauaie no bello ſpruoccolo-appöt—utc
Propio ſorto la coda a‘ l’aſeniello,
Che manco ſe noſ irero rraſuro
lo foſſe ( arra (ſo ra) ne. lo vodiello
Tanto corze,e zompaie, fi che da duoſſo
no;
Losbalanzaie de peſole à no ſuoſſoa’ſ
Ma laſſammolo ſtare à chello bruoco,
Cala ſorte le-ſù ſorecarnale ,
E tornammoá la fine de lo iuoco
`Ca s'io trico lo Zitojl’haue a male, ñ
iſſo commo no furgolo de fuoco
.Pigliaie na corza,e de manéra rale
A doie mano afferraie la paparella.
Che le ſcippaie lo cuollo, e meza ſeella.
110cc fò no remmore accommenzato
Che lo Munuo parea‘ire à mina,
Li ſiſche r’haucrriano ſceruellato,
E durauano fino a la macina,
Se non ch’a cheſlo miezo vrojcíolato
&n’era Ciullo di nto la cantina..- ,~
P'erzò ſcempio la feſta , e‘ia pr‘eiezzae
E deuencaie ſeiabbacco l’allegrezza...
Chi ala faccie ſe fa mille raſcagnu,
Chi la varua,e le zeruole peleia.- ,
Chi ſtordiſce li vuoſche,e le campagne
Tanto pe doina ſtrilla,e voceteia, (gn:
Chi :i piſciariello , e chi á ſelluzzo chia
'Ianto ch'onnuno regnola,e guzleia...,
Tutte credenno mo ca Ciullo è mu0rto,
41a iſſo,e Carmelina è q ”ſe mpuorro.
z 3‘? *e
.
Poc
:<44
CANTO' 11511,20.
e
‘ cca nchelia medeſemo cantina e‘
Chella
Doueiezc
ch’era
a cadere
lo noreſtea
de preſero”;
cecina…)
-,‘,'
í
j Qi:
E l'hauea ſpettoſato lo porn-ione., ,
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Na commo cánoſcette la meſchina ~
Mentre era tutta tenta da crauüne,
.1!
Velo
commo
dicoſtero
mò mò
poſedaſiate
chello
zitto.
flritta
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buena Carmoſma tanroà forte - , ‘ ‘i
Ga Cíullo non ~vedea ſiannopxeſbne,~
h commo foſſe connanato à morte
-Q
NſiCClto á lo mandrullo, ò cammarone.
~,
Chiagnennotozzolaua, chelle porte › x;
ebeirare cercanno á lo patrone , a - ‘
Ma iſſo fino a mo nò l’ha‘ reſpuoſto
7 äro è crodele,e co'mmo vrecciaruoflò
E mentre ſlrilla,e ſe raſcagnaze ſcicca
Vrociola Ci ullo dinto na cantina', ’ f `
. E c‘ad’e aſſaie chiù auto che na piccañ ffl‘ V E vrociolanno fa na ’gran ruſſia ,
35-!
Tanto che pe gran iaio eſſa-ſe fièca , ì- Y
Sem re ſlrillanno dintro na ſabrina"f‘) i
Cin lo che ve'de ſcuro, e chello hà‘nriſoí
. A lo
. ~"
nfierno ſe crede eſſere7 ſciſo.E\dc_
Î
462
C A N ’l' O .
~
`Edecena*
E quanno
chiagnenno
Carmoſinavedarraggio
ò muro mene‘; *ñ-
…Se
so caduto
alemaie
nſerneſche
pene , .v‘,ſſ
E chi
sà 'quanno
da ca ſciàrraggla
,,,Penzaua prieſto d’abracciare à rent.» , '
, E mo nigro me ſcuro abbracciariaggio
` Pe parte toia, «ò Carmoſina mia . . '
…0 Mecene,ò Protone, ò quarch’Arpia. ì
De ,lo tuſolo ſiena auſolíanno
.
.
’Carmelina ſorreſſeta,:e sbanuta ñ . ~
l
i ‘Zò che deceua Giulio gaalianno ,` fl
l
‘
- ‘Ed hauenno la voce canoſciura
‘
Su'beto ſcgtte,e iezeſe nzeccanno,
Decenno,s’eie Ciullo me ſalma;
1 J»
`
Ma iſſoche credea-ſtareì lo’nfierno
le parette vedere lo Zifierno.
.l tremmanno-tremmanno le deceua...
O ſpireto nmarditto fatte arraſſo
Î’enzanno
Qh’era pelo
perche
tentare
tenta
sautanaſſo
la vedeua,
:
`
'
Ma eſſa ch’iſſo meglio canoſceu-LJ
'Accoſtata che s’appe nauto paſſo
z .
ñ
Decenno ( l’abbracciaie) facce de boia
Zitto ca ſongo Carmoſina ſoia—l .
i?ſanno reſpoſe, non me delleggiare
A,
Si Carmelina non me vide acciſo, i
o ſuerze ehillo che puozze ſquagliaru
0 l‘ombra de chill’h‘òmo ch’oíe s’è mp1'
Id eſſa, ſe 'bè ſtongo pe crepare
(ſos
Reſpoſe, puro ſchiattome de riſo,
Non me vide, tè, toeeame ſciauratoj
Mata mè corale nnamtnoraro . i .
i
'
4
v"
`
M
(Lv A .ir 'I‘ o.
W
I‘ ,Volemo dire mò de che manera`
- a
~ L'vno,e l’auto ua' dinto ſe sò ashíatu;
{Ma li compagne ſuoie de la varrera.
Cheá la deſgraria s'erano trouare,
Erano inte tutte de corzera
o.;
Facenno no greciglio pe le ſtrare‘,
Tanto che venne chiù de no parcella-i
l
Chico cuoſan'o,e chi co fonecella .
E ſubeto calato a‘ lo pertuſo
Chiammanno Ciullo pe ne lo tirare
1.0 quale prieſto‘pe no ſtare nchiuſo
l
Couernamette diſſe,e po afferrare
Se voze :i chella funa, e ire ſuſo ,
MaCarmoſina meſeſe-àſtrillue 7
Decenno re ne vale-mo tradetore;
E te puorre de me l'arma,e lo core.
Vecco c’hanno la fnna già calata
Legate mò fatte 'tirare ſuſſo
;il
Ca me ne vengo co rico abbracciata,`
le nò vuoie che ce ntommaca ſso muſſo.`
Vh carmoſina è commoſi arra giata .
Reſpoſe Ciullo,e ſe facetre ru o ,
p
-
Se me vuoiebene laſſamenn‘e ire
Ca commo è bruoco te farra ggio ſcireg ,
E sìatraccaie,e po decette tira ,
E l’aiſaua chiù de no guarZone
(Ya nno eſſa ſe voraie co na granne ira .`
C e parze ( a—rraſſo ſia“) foſſe ſcorzone ,›
- Edlà lo naſo fecele la nmira
Pe fareſenne propio nu voccone ,
i Ma non porenno, le gamme l’afferra ,
_E dero _entre doſe de Èmiſere ncerra .
ça..
QR
C A h" *I O
Ca reiere non porre tanto piſemo
z La fonetella ch'era nfracetata' '
ñ .’
Tan to ch’onne vno hauea lo Araſiſcíno,
Ca @troppo crudele vrocio ata ,
A.
E deceuamo ohimè doue nce miſemo ,
'ſiente che bella cocchia-ſtroppiata .
’ſiente lo premio che nce dace amore,
Preſònia,chianto.vrognola.e dolore.; .`
Ntra canto lo patrone era venuto
De Carmoſina,ch’erameza morta, v
E dinto li coſciale de velluto
.
Và cercanno la chiaue dela porta ,
Ne la trouannn. ſe ſo reſoluto
"Darela ncerra,ch’è la via chiù-corta,
E ſcaſſata che ſù Ciullo trouaie
E de tutto lo fatto lo ſpiaie .
id iſſo diſſe patrone mio caro,
Mo conto pe lo filocommo è ſtato
Se be me trouo commo ſele amma ro ,z
Jo no iuorno venea da lo mercato ,
ñ,
E chiſte vocchie co l’voechie s'affi-ótaro
.De ſtà cornUta,che m’hà ntommacato
Da donne Ammore,che n’hauèa che fare
'Me voze co na ſrezza ſpertoſare .
M’accomenzaie á sbattere lo core...,
E perdiette lo ſuonno,e l'appetito ,
Comme fa lo malato quanno moru ,
E pe golio de l’eſſere marito
Noratamente faciçtte l’ammoru,
E pagaria pe haueréia ſto dito,_
Mo eorrenno à {la ſella vrociolaie
E cà dinto cod eſſa me trouaie, _
,
~
E ſe
ì
45ÎÈÉ—Ì—
Aran-p -- ...ó—L...- La,
(LV A R T O
*il
E ſe be ſiena …Tm mbrognolato
' \ -'
raſiſcmo.
E me doleano l’vffe,e li ſilierce
'Pe ſarela da vero nnammorato
l,
- - e (Sommo ch’era eſſa propio conoſcette Q
ſemo.
Da pò che m’appe quale ſperetato
mPe paura ca tenta la Vedietce,
“
lore, ’
le ſantaie ncuollo lieggío còm’à grillo
oru.
E diezele no vaſo à pezzechillo.
Ma non volenno ch .o me ne ſaglieſſe
i,
Quauno tirare ncoppa me vedeua
,A le gamme afferrara me ſe meſſe
.
z,
E cómo a grancio ò purpo me ſtre neu:
Ma pe lo piſo granne,òſe rompe e
' La ſuna,ò ca ſcappaſſc :i chi teneua
Simmo caduce ed i0 moro creparo
Se no me ſchiaffo dintomo craſlato.
Che è quanto io re pozzo mo contare‘
E de lo mio non te nce mettoniento
Hora ſe nce volite perdonare
m
ſe
Ed hauere pietà de ſii cormiente,
ñ Facícence ſia ſera ngaudiare
`f
Ca facimmo chiamma-reli pariente,`
. E ve reſtammo ſchiaue,ed obrecate
Propio commoìance hauiſſeuo accurate.
Lo gentelommo hauennolo ſencuto
'f
E canoſcenuo calo veròhá-ditto;
.Le diſſe io me ſo propio ntenneruto
E non te voglio chiù vedere affritto,
Pocca co nore mio nce ſi venuto
_ Và pigliarella,e ſin'ghe beneditro
1:, iammoncenneſuſox :i ſta pedam
Conzerrimo
pe craie ſì’anta
nmarcaul
e p
c
Ac: n
4-' 4)
"
..
o
L- A N ‘1 Q
Accoflì s*abbiaro chiano chiano ì
z
’ Da la cantina a la vota de ſuſo
Tutte‘alliegre,e contiente pela mano
c
Comme è de Zite la coſtumm‘e,e l’v-ſo
Ma perche ſleua Ciullo poco ſano
Pe la caduta è de lodore nfuſo
v’- Lo entelommo pe compaſſione
Lo a cercare ncoppa no ſaccone.
E diſſe frate mio pocca nzorato
Te ſi con cheſta ch'è zitella mia,
Voglio che nnanze ſinghe couernato
Pete ſcanzare da na malaria,
Mo mò ſarra lo miedeco chiammato
Azzò quarche remmedio iſſo te dia
Pe turte chcſſe brognola ſanare
Ca po craie ve ſar-raggio nguadiare;
I ſubbeto mannaie lo ſeruetore
`
A ehiammare no cierto melsè tale
Ch’è no miedeco cierto de ſegnare
Ed ha sfrattato chiù de no ſpetale,
Venette, e ntiſo hauenno lo dolore
E commo e quanno ſe ſacette-male
Parlaie toſcan0,-e diſſe ho’nteſo :i pieno
" ‘S'Ecco lo rezettaríó de Galcno.
Mo vedarrimmo s’á cheſta caduta
Pocca eie ſtata dinto na cantina
E buono ontareco zuco de tuta,
O veramente c0 cera cetrina,
Cheſta arte noſtra eie na ſcienzía fiu
Ed è de l'aute icienzie ria-regina?
Ed‘a_trouato propio pe onne male
4 ;gnientommedecinaze
‘
fermiale.
` QP!
i
i
l
...ñ.—
_._…,
..…-…-ñ,- --ó-ñ
-oñ-'ñó—ffl
QV'A i `ì'r o:
'il,
Con cheſto rcuocaie lo Leuretíclío'
E,quanno l’appe tanto pò lcíuto
_
Che perzò nce han-miav lo ”Hem-lello
Onne auto .letterummeco ſaputo,
Ashiaíe che de maſtella, e dc roſiello
la porua ( ò bello míedeco ſaputo)
Da ò ch’oncaro haueua vuoglio roſato
Se emmeflaua á chello mbrognolato,
Acc’oflì ranno de no cíerto Loſa
A la Poteca no fcglíulo iene,
Ed accartaí‘e ſubbero onne coſa
Secunno che deccano le lizzetrc,
Carmoſina l'onraie tutta piatoſz
E pò lo pane cuotto le facce”:
Concíaro ch'era coſa prencepale
Con aglie,ed vuo li0,arechero,acqua,e
`(farmoſimi
perzì
ſe ccepeccarclla‘
ontare ñ
Da mau-tra
vaiaſſella
E la manna ſe fece trouare
F.
)\
Ì
E ncírcciacafl: netta” ianca,e bella,
E tutte quante fece po ſcetare
- Che an‘cbra ncíelo nce parea na Rella…:
Comm'á’dí-cere m0 propio á chellîhora’,
Che no Toſcano decerria ſalvata.“- '
Ì,
’I iero tutte quante à ngaudiare
' Accoffine ncheli’hora mammella
Ca ciem o non ncè fò d’apparecchíare;
Pè ſare eſta è quarche banchezrieflo
A la tomaia fece cocenare
I‘
Lo parrone doíe terza, e no ſcioſciello,
E p0 facente à tauola ſedere
A came ad iſſo Ciulio,e á la moglíerc.
fl
’
Q z
Ma
ó
trfi .
ennio
Ma Carmoſina che ſtca crepantoſh
Ca s’era
ngaudiara
ſenza
ſella e
l Jeua
ſacenno
tanto‘la
ſcheſoſa
i.
Che parea che magnaſſe,è ſorua,ò agre:
Lo patronele diſſe fia-ie ciancioſa (ſia
O (tarmoſina mia che coſa è chefla
l
Magna mò figlia mia ſia allegramente .
c’haie pigliato no giouane valente.'
1.0 ſaccio,reſpoſe eſſa,e cheſlo è (hello,
'
/
Che me ſa ſtare co fla crepanti glia
Ca chella che pigliaie no guarzonciellc
Ha fatto ſella, e rante parapi‘glia,
Ed i6 ch’aggio pigliato no gioiello
E m'hauite chiammato ſempre figlia ,
’So nmaretata ſenza nmità nullo
Che ſe dítrá de Carmoſina,e Ciullo?
Reſpc ſc iſſo te voglio contentare ›
F farraîgio m0 mò ſelle de truono
E no ſc itto de farence abballare
. Ciento caſcarde à tiempo de lo ſuono
Ma na fai-za perzi ſax-raggio fare
- Na mpertecara da no maſtro buono‘
I
. Forze d’ercole,e poli matta-cine
E nmetarencc tutte le vecine.
A cheſta nona tanto ſe preiaie
La Zita che s’hauette a sheuolire
-Pò coinmo n’allupata ſe magnaie
Aramo-à tauola ncera da ngorfite,
Ne nce ſù arciulo ſenza deuacare. ' ,
( Bacco ſe nciere aiutamello à dire)
Po pe ſe ntrattenere-fi a lo bruoco
@animato ad vno co lo _vgtta fuoco-z
x
-›
Lo
...
(LV A _R _'110, _
n
lo quale îeZe a lo ZicÒ,e á la Zu:
y
-
Mmczzanno quarche noua caſal-della
gra."
’(113
[k
Commo Prodenzía, maddamma la Zíca;
Cumo_ de l’vuorco,vaſtía,e ſet-_enella ,
Doue xea Ca-rmoſina canto ardua, .
Iertanuo chaè llà fia gamma, e cheſh
Che parca propio co li chiancllettc
_ ` Cauallo che ſe nmezza à fa croue:tc.~~
ÈA'ccoflì fi à la ſera‘ la paſſato
`
~
' Ficche ffi l’hora de lo mazzecare
Cheſe ſedere à‘ tguolgg: magnaro ~
'
Auto auto pe chxù pnefla ſe cercare,
Ma e parte de doce, ò quanto ammam
La orcuna à lo lietro fccç ashiare,
*Pocca d’ammore ntraflno á lo ſtecca:.
S’adonaie Cíullo d’eſſere legato.
,Perche s’hauea tenuto mi gnagnina, ì
’è (Porca de nníco,e che mala ventura)
Che íeze de corzcrz à m vocina
E le face-.tte fare na fattura,
Perzòinon porte maic c0 Carmelina
Face quanto commanna la Natura.
Ma li ſentiſſe ſe ſeolaro tutte
Senza d’ammorc cogliere` Xi frutta
S
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*i:
1
“ Seamflìura Help ,24_4ng
_ Caduta,
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74
ààáààfléáááá &MMA;VÎ Î,mÎ ÎFÎ*
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. *GC
ARGOMXENTO. 5
*ad
/
@e
Canta da Cíullo ha” ua :br-”data `
Verte l'anno.: da lflfrncfln'ello
Le tira :o ”a flop-l ma ”au-ua,
”e
‘e
Tanto chef-ì degente n 1 rat-eli”,
Mſifla Pfflam [ogm, e i taRPufſP‘f‘
F4 fa” a lo Pcvxflſa ”fidone-lla
*e
Scompifi:: a la manna og”: nina,
WE
E rana la fattura* a Cumofinz.
**e
'
ÎÎYÎVVÎYÎRÎÎÎÎVÎ 9E
.CANTO QyLN-r o.
là ſcena l'Arba co lo manteſino
f
Zippo dc coppetíelle , ç dc papagn
E commo Pernc quanto no cal-:mo
Stízze sbruffaua ncoppa le campagne,
*Giàli fiume@ le quaglic ben marino
Seordeuano li Voſche, e le Montagne
E de la terra le vcnroſctatc =
Cotolauano l’eme defreſóate.
Qqanno s’era ſoſuro chiù arrag into
Che chi vate pc debbeto pre_ one`
(Ciano mariſſòjè ſtea tanto' ſcormto
che non miraua nfacce à le perzone.
rocca mpíerdcto s'era-affamato
Senzavdare à la zíra sfationc,
,
n pctzò ſe reſoruc ò de morire
.
O ſirene l’ammica arrepentire.
ií\:i
Q—V ‘no
I N
T o: `
l! ſom ſe mettettc
corciello
”`
’ì .
E de corzera la ieze à'xrouare
*
Perche s’hä puoſto propio' ncelleurícflo
Se no lo ſcioglie llà de I: ſcannarc.
Ma perche ieze troppo marinieno
'L'abbeſognaie la porta rozzolare
Ga ſe ieua chiù tardo ashiaua apici-to
E lO-deſigno le reſccua cíerto. ’
;Ma chella s’affacciaie a la feneſta
i A doue pe lc «Faje quarche male
' Abbeſognaua hauere na valeſta.
E ſtare arraſſo pe quarche aurinalc,
n comme ch’era aſſzie chia ppina, e Ich
Eſſafacette mò dc lo ſeſcale,
Gridanno guardia guardia ca m’apyoſta
;i Sto tradetoreflcſtemmonia voſta.
Be Ciullq ſeñntoſcíai non telo dico
“v.
~ Cz da te ſtiſſo te lo puoie penzare.
Puro fa nfenca de l'eſſcrc ammico '
. Fuerze co cheffo io fàccffe ncrarc,
t Ma chellaha_ ncuor
lo fauzo némico’
E le mectcttcchiù ortc à ſtrillarc
Perche ſapenno chello c’hauc fatto
A gran pani-a dc no ſchiaccomatro.
,lffo vedenno mò c’hauea ſgarrato
Chillo triupfo ‘che pcnzaua fare
Se laſſzíe propio comma deſperate
;A quanno chiù la porte inciuriarey
Non te curà ienimma. de Craflaco'
(a mo p‘iopm te Faccio ngabeil‘are
Icroſazzz‘petrolel'la finghe acciſe
Ca. pucrte cart; ſtraccia pc cammiſa.
'
*5 a,
4 -
Non‘
'
M
.GÎNÎÒ~
Non m’haíe legato ſtrega fattocchíarz;
Perchiepettola brurça zanrraglíoſa,`
E Carmoñna mia ſcura ed ammara
Faìe che c0 mica ſtía pe cheffa coſa,
Zittofla burla coflaracte cara
Ca vennecta fàrraggio aura è famofiz
Vù.ſe>r’haueſſc mò le mano adduoſſo
Accíſo fia 1c ſano hauiſſe nn’uoſſo.
ſiente mgazzoda reſpoſe Cenza,
› e
' I (ch’accoflj la guagnaſtra era chíämara)
De che tc :ride ſtare mpretenncnza
Che mc la fruſciaco la sbrauíata.
Và ſtraccía vrache mio ped aura panza
Ca chiù pe re non ſtongo ammarxellatz
. .E s’haie golio d’hauere ſte beſh’zze (ze.
Va co
ca Mariella,
n’haie ſcecasquanro
cun-e,
L~ me
pane ‘a parte
ì e mpí;
.~ _,23
Camaro, .znca vroda, maríuolafl a
Tu fair: comico de io capo parte
L
E po vorriſſe quarchc ferraíuolo,
;Tu ſaic ca l’hommo mio è chiù dc Marce
E te fa c0 uo cauce ireá lo Mu-olo,
Squaglíametcc da name ſtammatína j
Se prouarc non vuoie la t remmentínt"
Nenga,íca,dou’è chiſto _ſm_a: íaſſone
Con ehiſſo. la. vogl’m. (Clul o decente)
Caveſe (chicco le dò no ſecozzonc… .z
C011 cheſt: mano mò che ſongo nette;
"log-lio che zompa commo no pallone,
E corra iuflo c'ommo le ſtaffette.
Ca i0 quanno da vero ſtò nzoxfato
2 ›
Meh piglio co miczò lo mercato.
’
z
N03
M
...P—...fl— _.—
ñ o
Lv I N *r o I
_É
No haueaſcompuco ancora ifl'o' de 'due tz*
Wanna che Cenza da lo &neſtriell*ñ._
10 nna’moraco ſuo vedde venite
`
Che :anno ſe can-cana lo cappìello . .
Perche
giàchi
le -a male
rcuacelleunellp
dc ſençire , r,
ì Parole di
:af-LJ".y
E gridaie Maſe’mio viene mò fuſo
Shiacca'millo da chà ſto preſentato;
Ed iſſo pcîlo-mum teme rentç , j
Î
Se nc tkaletre bello zitto zitto ,
’x,
E pantellaic la porca da valente .
E pò diffe da ſuſo bè c’hai dino, '
'ſe cride fuorzede glíoctì la gente_ i;
"i
iñ‘o
Affè s’à cheſt—a cienemente {chino ,
~,›
'ſe voglio fare tale mazziata,
`
Me
~ Che
ne rido
n’a‘rerno
de cheſſo,viene
rc ſcucrde flá
à chiazze!
iomata: ~ _z
Ca vedyimmo pò ſſa brauana
`
A( Dccecce (L‘iqu j, ca co ſpataze mazza
Darraggio cuneo de [nica mia ,
E voghapmpío-ffa j‘ai-zara pazza ,
Che mò me guaſta la farroccliiaxia.
,A deípictto de chi ia vò faurite
Ca voglio co-moglierema compri”.
Tu parle groppa, e fi no c'aca ſorta
" ;
.Saghe chà [uſim: vide che_ te faccio
( Rcſpoſe Maſa Lancome” botta z,
{zlàa In capo à ii pic-:Be te ſcaficcic, j …ilo arràggiaro mò la por‘ca vetta; ‘
è UE vì—olea propio {cite da ſsò mpaccio .‘
áa tróua chiuſa@ grida apre vaiaſſo .z
~ e n’o fia porca‘ co n'a_ cáucc lcaíſo.
v
.i
C
5 ’
Tanz'
\e
l
i
C A N T O
e
'fanno Maſa reſpoſe,abb0tca puro
. (“P
Brutto,anchione,pacchíano. mammhx-z
Schiarragozza la capo pe ſſo muro
Mbríacone ſetente,otra de vino,
Và bene mio và corcate à lo_ſcuro_
Se n’haieaurz canada, c craye marmo
Và vienetenne quanno ſare :uomo
Ca'volimmo ſecarete no cuorno .
Ne m-iente pe (sà canna buſciardone
( Reſpote‘ Giulio) ſongo hommo nom*
E poz z—o ſtzre à tutto paragone. ,
che tu nò nce pueíe ſtare,sbregognato,
Scmne pecca'ſhe 'ſaíelo ſmargiafſone
.A la fenéſta,ſcinne ccà fruſtato ,
Aggío paura ca tace nneuenaie
Ca Mzſe a'ſſo froflato ſe nzor’faíe.` E con-gran "zh-ria le tira-ie na mazza. ,zi
De ſcopa vecchia,chc ſe le coglíeuz
’ .
Cíerto reſtaua nmíezo chella chiazze,`
E na mummia ò ſchepece ne faceuz,
A cheſſo Cin…) commo coſa pazza
Coma p-rera sh-íaccarc lo voleua ì
Vanno che Micco Paflàro arriuaígj
E :o rem-more ſubbeto acquetate , -
Che afferraie pe la mano Ciullo , edífi’c,
Core mio b’ello non me vide’ muowo,
Concgme comme paſſano [ſe nſſe
'ſu ſale chi ſongozc ſe me teme Puerta. ,
_.Vedíſte quanno vinne ca s’affiſſc ,
0nn’vno,`ma né. laccio chi haue morto ,
Perzò lo vero propio vuoic contare ñ
gg rçfmpromccco- mò dc' .Y’agginſtarç .
’
‘ ’"
Hora
V" I 'N
'l' OI
Hora Cíullocèdiffe
pmpío
quante ‘ ì" 3 .
Coſe hà pan-’are,- pe fi a‘no puntino z :ñ
Ohnc mbruoglio de Ccnl; diſſe mance;
App-rieſſo pò chell’auro de Maſilioè, 22-,
Micce Paſſaro ch’era douelrlñance
'
E’d‘haue
ncapo
ſempre
quarchc
grillo
Diſſe,beſogna pocc’a è cheſſo frate , ì
>- Ché quarto cu(`›,l‘pe'n,zevmbrav ve tirate-7;'
Cheſio aggio :Scam-(diſſe Liu-ilo): c ſacchi
' Ca io io zollo buono ffo potrone, - -x
E nie lo zuc‘o comma tîwguinaccin;
Perche l-z ſpa:: ſáie‘csîvò-ragíone ,`
M0 mò ce lcuaraggio da’ffo mpaccí-a
Senza che ſieucmc che vaie preibnc è
&Decetre M-icco j varrenne á- madrina-e
a. da ccà à n’hora ce ven o á pi gÎiare,
Nrra che'ſto iezcà trou‘ä Ma e,Micco,~Î~ .‘Î.
x —’E ie dccerce ca non há-raggione, c "
Ed eie coſa de verrillo 'è sbri-cco
Fare da ſuſo de [Gſm-argiaſſonc , `
S’io dinto de flîa caſa meme Micce."
> ~Che paura aggío man-co de ſanzonc .
Non- ferneno da ccá le sbrauiace
Being-na ſci~re,e fire à cortellare.
Hora vattenne ſora lo Percaſo,
Ca comico ſe vò cartelleizre,
De graria ( iſſo refpofc) ma me ſcuſo
Ca lo voglio de bocca Fmafarare,
ln‘cheflo (Lenza sbalanzaic lo fuſe”
E’ meſeſc co Micco à sbrauiarc
`
Decenno ſi cardaſcio de Maſino, r B che s”a—cciga vuole cano verrillo.
. ~
6
EW
kb
I: "I "N "PU"
E ru ( reſpofe Micro ),- n'on dcuíue i
Fare le coſe de chino, che ſquagha‘
`
,Z - A’ccofli fl’hommo tuo no lo mectiue {43
A ſtn remmore, ed à cheſta rctagìía,-_ -':-_
Ma zitto tutte duic ſciarranno viueb Y
?Pocca io le porto da chefia battagha
N’hauè paura figlia (ſtatte ſauda)
~
.e. Che loyScriuano, òMiedeco :ze guida;
CaMa
pò-facitñmo
bcſogm guäſtare
ſubetoxlaPäcP-r
ccha.coſ_a,.
. <.z ñr
U Azzò quanno@ cercarepò ſe ”'64 .
FL Pozza d’Arnórcñ-cog‘líece ,la rc›ſa.,2` A j ‘
Se ( comma' hai dino ) la:coſa [e face.
( Eſſa reſpoſe) io guaſto mo la` daſs -_
-. Ed accofline mete s’accordaro
;E verzo 10- l’ex-mſn s’abiarq. ~
Mafillo fix lo mimmo ’che nce íetcc
4
MétrepheMìccovà Ciullo à chiamare;
1.0 quale perche-giacca _non hauetre
De cartaſtratciá-iezele à nforrare,
E-quanno che chiammare ſe [emette ,
Pi lìaie nasferra, e po pe nn (chiamare
A a ſoa canne dance (Iarmoſina
Se nesfilaíquanno era á la cecina .
Che quanno sÎadpnaie_ ca c0 Ia ſpara
` Ciullo era ſciuto :una ſe [ciccaíe.
Ma mentre chíagnex ſtace deſperam y
A io Pertuſo Maſa Cirillo ashiaic,
.
[a 40 miglio da :aſſo app:: arrancaca ~
La sferra,ed- á lo vraccio arrauoglíaíc
1a cap a, e’nchcſto. ;Ciullo da valente
ì Rifle l’ nike ſacca propio nfammemencç .‘
~ “A" `
i’ `Î
E mò ’
e
Q,V~ l N -T -O.`
fl
B :dò-(cate lo bogüd mantenere I ` — ,
E cnrcarece buono lo’ cap’píello a
Maſ'e reſpoſe non_ ce cräxrenere
~
Miette mano,e ſcompimmo ſto doíello 5
Se no te mpizzo.ca non pozzo haucxe `
Fremma,ca volle ' ià lo ccllcuríello
Ma diſſe Ciuno a aſo, mazza franca
Ca ſia (para è arroggíùca,e non s’arríca
Po quanno meſe mano ſc tiraro
ñ
Qu—atro cuorpe de chiatc0,e duic ſcënicn
M: de manera che non ſe toccaro (re:
Ca ne ſarriano tune duíe pezzíenre,
Micco che pe ſte coſe era hommo raro
Fermata (diſſe) gíuuenc valicnce
E’nmiczo ſe ficcaic commo no Marte,
E co la ſpara ſubeto le [parte .
Dicenno ò figli micic mo ſc.pò fare
I.1_pace, ca ve ſue ſgoliatc,
E nce lo noce vuoſtro, ca me pare
Ca ſite turco duie braue,e forzate,
E ‘ſe be pò quatcuno chiacchíararc
Decenno comme ſaude le mazzate ,
A chiſſa dalle nfacce no permane ,
E p‘ò reſpunnc ſiente cannaronc .
-S’à no ſordato ncapo,ò force, ò Chiana
-
_z
Dá co na mazza co lo fierro mponta
Lo capitanio.chi è chillo pácchiano ,
`“Cher dice ch’è bregogna,c ca l’affrontz;
Perzò deſengo c`o na picca umano ,
Diñto no ſurno,ò co na mazza aghiöſal)`
(la non fîi niente propio la mazzata
Bocca
mpoz'm 11 ſcopa banca
mpizgaca;
1
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V P
ñ.
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' cc
C A N "I' U
yh, chi d-írrîa
uanro ſe chiacchíaraîö -Î ñ‘
Ncoppa
{accordato '`
P0
Miccoſtola atto,
parohſſpuro
ne pigliaie,
E verzo lo cerríglios’abbíaro
Da pò che l’vn0,e l'auto ſe vàſaíe;
’ Llà Foro da Gianſaruo cane-mato ~
Seruure propio commo tre ſegnare,
E ſcompio [a rauerna ſti remmure.
?o comme appero buono mazzecato ,
* Trippa.ſambruſchefloſole,ed arruſt0,ſ
E mangíaguerra, e lagrema shíoſciato,
‘E‘ lì ſnom*~ hamono. gran guſto;
'
íulto de la fàctura allecordaco ,
aſc Frate (decente) ſan-ia iuſto,
Che Faciſſe g—uffiare la fattura
Che Carmoſina n’haggia chiù cattura:
Micce dececte,Zítto poueriello
Con chi ce pienze cu d’hauere à ſare
Hauímmo tutto l'0 cacenaccieflo
Nnanze che tu n‘èe hauìſſc da penzare ,
E puoíe rompere cierto lo cafiiello
Perzò lo vcueraggio me puoi: ſaro .
De raría (Cin-110 diſſe),- e pe allegrczzz
le á ſei rana dinto de na pezza .
I pò decenno ſchiauo, e ſeruetore
Ve ſongo à tuttcſſe piglíaí’e la ví‘a;
E perche porta á la moglíerc ammorſia:
E leuare le vòla ca-rdacxa ,
Corze è tutto azzop ato de l‘odore
lonze à la caſa,e di e gioia mia,
/
I {computo ogne tríuolo,e deſpietro
paraggio comme pò dinno lo lima.
'
E c*
‘
QYÎNTO.
fl
L-co ea granne ſcſta s'abbraccíaro ,
Pigliannoſc (iſce bello quanto ſpaſſo)
~Po co no granne guſtoſe corcaro ,
Ma ſècero lo ſuonno ſtare arraſſo ,
Perche la notte :i ſia h'o ſarecato, .
Che ſe ſen‘tío doie miglia lo ſ'ì‘acalſſt.` -
E Chrmoſina ſica tanto de vena ,
` che chella 'prime notte ſcecce Pre”; r
4—3.,
’ScompetùrL-Ã
ſikívfloflare_ Cola _Ji/lario; Zam in.;
riga-;Ha dellaſht‘affi'bç dice .’
Quanno'nrñano me venne chclz
.‘Ja chellcra .
Milla Spagnola non/è dei
"
~ _ `0:...“ titolo.
- _’v
I
.
“u-vin'
;54.4"
Einto‘hauén'o co no guflo’nm’nſico
La della vpſtra bella,&: corteſiffima
De gran preíezza lo core ſe tilleca
l’occa non faccio comme tanta gratis
Ve piace farmi-Îchi non ſe la merita',
Ma po ſapenno cal-*agente nobole
\
Sempre maie‘ſanno à tutte grade à tömola
Non me ne maraueglio,e ve tenaratio
Chíù ca ſi ſoſſe de Banco na poleîa‘,
E pe ve dare sfatíone dicoufl;
C210 bolcre dedecare l’opera
A me come dícíte è nò ſpmpoſito
Porca non ſogno quarche ricco Prencepé;
9 guarfheleccexaço de coucggio ,ì
`
o'.
,7.
‘i
-Ma ho pezzenre; eno lignei-auge propio. ~
Mafe volite ſuor-ze. pe na sborría
Fare10,‘ve sò ſchiauo, e ve reſto obreco,
E ve promecco no paro de pummece
ke annettare li cortielle’, e de na papera
La meglio penna,ch`e ſia bona à ſcriueru,
B fuorze, fuorze no mazzo de bruoccolc.
Peñbeueraggiox no ve para miſero
annco à chi da‘ però, no a chi riceuelo.
Pe cuneo pò de chillo hommo verduoceno
‘Fi mone all'huocchíe miei ſiace i'nueſibile
Vanno' ſe ſcoprará farraggio onn’operz
ch'io pòrraggio , pe fatele ſeruítio
Azzò la zara nonjo faccia perdere,
Ma le ſerua pe ncuntro no reparelo
Mécre iocamo membra .ì ſpacca ſſròmolaa_
Pm: pe ſcampccum *vagone ſuppwco .
Cheſſa,che delle bitc `a le gliommera. ñ
Che boglía rauogliare ſenza furia
3
Lo ſi o dela voſtra,e ſia de cannauo,
Che pc ciento anne non ſe pozza rompere
Da Nap‘ole lo iuomo, che ſe ſcompeno
le feſte de Natale, e s'apparecchiano
Li zuche zuche pe ſare ſtreuerio
L’annedemi[leſçicierggeflquatçuoxdicí
Chülo,ch’vè ;imma con tutte le diſciolça,`
‘L-
'
'
dſc‘`
' (I
`
Gomm’á frate carnale Meſſer’Vne'co'} P"
Che Dio le manne ramo de' lodírio ‘ ' `
A lo Muto toſtrífiemoye Magnífcco-
annt'io vorria penmcchie , pürchie, e
{riſale-e .
›
‘ ’
E l‘arma de Meſſere cíe-rto crideme,
’ Cz tanto m ha‘ piaciuto la toa lettera,
Che l’haggio tutta letra; co lo graffio,
E'nrenníette no guſto‘ncomparabele
Chiù ca s’haueſſe vinto quacche chiaíeto
Ca ſtai de truanc,e ſenza freue,ò collera.
M’allegro p0 ca ſtaíe co {ſ0 buon’anemo
De te’nzoraxe, ela 'nneuine propio
Mo‘che ſa friddo,e cronola,e ch'iouellect`
E tanto chiu la’nzíerte à :nilo shiuoccolo,
Si piglia Cecca,C‘ecca, che de NZPQk ‘
E. lo’shio re,1o ſpanto,e lo martorío. ñ' `
B :ride ca da Trocchia ä Panecuoaolo.
E da_ Mariglianella fi à caſoria'
- Ashiare non ſe p‘ò chiù bella femmena'.`
I Pe te dire mprímmo, ed antemonía
Le ſoíe bellezze azzò ſentenno direi-e
’ſe ſience flraſcinare 'co no flraolo ,
I te ſpeccoſe Mumore quellìcolo.
- ‘Chíàu’annote de ponra na faglioccoh:
Sícnte ora ſuſſo, e vengate lo ſpaſemo
Eſs’hà na capo Eau-grata à brognol‘a
Groſſa,chianmra.e còme prete marmo”
Lhc maíc vidde chiù toſta chiricoccola.
N0 fronte iancoliilo,e ;anto autiflimo ,
che paro la montagna de Poſilcco
" ` . `
5.*:
. ,- Co no voſco de pile , doue pareno
Le creſpe latrochiglie co la poſema
Maſſeme ſi ſe ‘nzorfa,e piglia collera.
Le ciglia sò ſpelate,ederettiſſeme, Lao)
Ma done haggio laſſaro (ò piezzo d’aſc
L’aurecchie coſi‘longhe,che pe diceru
De loro nce vor-n'a ciento ſcartaffie;
Ma laſſammole ire ca me chiammano
(‘:hill’occhiczzulie ſpäro de lo puopolo,
Huocchie de tieſto,huocchie de cefeſcole
’ Huocchie chiu belle de ſto taſanario,
Huocchie lanterne de lo muoio piccioſo
.che ponno ſare luce a meza Napolp.
Huocchie da ſpiretare li diauole ,
Ch’á meza notte comm’à gatta luceno,
Ed hanno quarto cha de parpetoſc,
Lo naſo po te ſarrà ire n'eſtrece
. Bello ap ontuco, e ſarto com’á ſammîa,
Ch’è va cio miczo,e mpòta ha na paſſo:
Le laura mò ſo na bellezzetudenc (cola.
lanche,ſortile,delecate, e morbcde.
Laure da lauriare co no cuoccolo,
Laure mpeteniate de no cantato
- he non ſai ſi ſo verde,.ò ſo giallorcchc,
Vaſta ca ſi le vide tuornc mummia ,
5. E deuiente no pizzeco mirannole.
.E la voccuzza mo (potra de Vauama
A l’huocchie dela cernia,e de lo ſcor 'a
’ Si l’apre,e ride te ſarrà ſorreiere, (no
B propio ſtrettoieila,tonna, e piccioia
Come vorza'ncreſpata, ma ſi s’apere
Nce caperia l’Angrauio,e lo Danubio,
~
/
.
i‘
ö!
Laffammo flà ſſdienre còme n‘hebbano}
Che me pare vede iuſto no pettene,
Che nò ſia buono chiù pe piglia liënene,
Ma dicímmo la varua bellediſſema,
la va rua creo ca peſa miezo ruocolo ,
Anze ſongo doie varuepoſte nzemmora
Che ſe nce pò iocare ‘à- le farínole;
Ed ha‘ pe chiù bellezza ruſſo, e tíennero
Lo varuazzale com’ä gallo d’lnnia ,
Eſſahà no pede dellecato, e picciolo,
Che cauza poco chiù de püte quinnece,~
Ma done ſongo ſciſo P io voleua dicexe
la mano iancolella c’ha‘. le iedeta
Vrognoloſeñ, e ſottile co m'm’à’ſproccole
Pure .sbareio fi? ſi’huocchíe de mafaro, ñ
Voze dire le ſpalleda prencípío,
Coſi ſcüpire à ſciaruoglià lo gliuómaroî
, .leſpalle (ò bella coſa) cierro cridemq
_ ‘Ca meſoxate nqua—rro ſo ſei genera.
. leuannone li shianche,e le tetelleca’.
E‘ncroſione non s’abaíta à diccre
:M anco la terza parte dele gratie
De (T ecca- che ſ0 chiù de c'ientomilía Z
- E non vorría co tante filzſtoccolp
Stare znrr’hoíc ſceruellato à ſcriuere .`
Perzò m0 c’haíe ſentuco zò che dico!”
Non chiu cercare piettene'de quinaece
Pígliaxe cheſſa, e’ſcaca li capicolu, “t
C he faciſte coll’auta. e prieſto ſcumpélg.
Ca Madammz Grannitia; e Paſcadotiá ,
E Renza,e Vaſta,e Popa,e Coloſpitia,
,S’hanno ſarto li sfuergie co le ſciſc-iole
i
\
i.,
ñ—ſi'
,.
Pe ſarence à la Fcſla no canarie
Bagaſcia de le Ninſe, e nautro ſcampo-II::
De trauoccherte,ſaute,e 'capotommoîc,
E Ríézo,'c Maſe,e Cola, e ciéto giuuax:
S’hanno allogatc ſtamatinal’Aſene
`
Pe venire ai ballare pò Domeneca ,
. E deleurera turte ſc nce ncígnano
' ‘
De panno de Shiorenza li Sargiuottoleg
É
’
Shiore de lino,e li collare fannoſc
De tela de la Caua co la poſem'a ,
Che chi le vede cöme a` gentelhuömene
ñ Fà lcuerenria. e cacciaſe la coppola ’
E chiſſe :e faranno po na muſeca
v Ca portano à-taccone na ttorbíu
P. . Da fare asheuolire meza Napole .
Ed io perzì ſe Maſh-o Cola Ambroſio
Me ſcöpe chelle bra'che c'haggio datole
A reuotare,e acconciamc le maneche,
Che non nce niente ſano dele goueta ,`
Perzì vengo à la ſeſta pe ſauorirete,
E’nce còpògo qu'acche proſa,ò ſdruſcio-`
In chiſto miezo frate pe ſcompirelaz (lo
Te faccio la bon’hora,e c0 Fragai-:tu
Da lo cielo allegreázam figlie maſcole, .
'ſe reflo pe guai-zone, e pe ſchíauottoloä
Da Trocchia hoie dc Cotufro juorne—g
quinnecu
,
Mille, e ſeicicnto, e zero co no chílleto;
.De vuie voſſegnoria obregariſſemo. —
;lo Chíafeo, che-pe te ſe ie'tta, e vrocíola
i (Si nce ſcala però) da coppa n’aſtrecot ,
c..
~
~
.
a
‘é‘f
W,
'
Omme vuoi ſure mio. ch'io ee lcriul
coſe de guſto-.ſi da che l'Autora le n’è l
ſce da lo liecto de Ticone chiagnenno ped'
hauerele chillo viecchio fredde liuſo ne- `
gato le ragioni ſoie finche lo So e ſcraac
cato da caalo {e ne vace a‘ lauare li pic-du ~
á lo shiummo dc l’lnnia, e pe le potechu
de Cinria ſe vedeno allcmmatc le locernel
le, io non faccio aurro che regnoliaru .
pioliare,e gualiarc penzäno à chella bene
detta hora,ch’io me ne pezza venire allan~
con-enna con ogne zumpo , che ſia quarto
genera 2' la vota de Napole mioPe fa cunto
ca haggio abbannonaco onne guſto . _E- fi
rimma me pigliaua quacchc sſartione co
‘ oſtromiento nuouo c‘haueua accacciaro ,
zoèlí contrapunre c0 le ieiera ncoppa no
compagno de votre à duie regiſtre , che.)
quanno voleua mancare la voce nc caccia
ua lo mafaro , e quanno la voleua creſce
re nce lo mpizzaua. Mò haggio sſonnola
to la votre, e ierraro lo maſaro, _che ſe l’hà
pigliato chillo che puozzc ſguagliare, ſulo
ge n’hauere accaſione de ſtare contento à
i mai-ditte paiſe do'ue me nce ashio alleg
feruto de ianerare, e tanto acceputo, e al
ucignat0,che ſo tornatoíetteco, che ſi me
vedeſſe mammama ne ſarria lo ſciabaccc
”o meſe, eco: pcio è na mala coſa à ſtarg,
ciunc0,e riato á ſti cancrauune,e ſcarrupe
doue ſperíſco, ed akrcſeniſco pe na grati;
e ndicere noſuoruo peluſo, ò no lomóficl
O
. 7I
lo içc'iolo m’eſce lo ſperetillo, e che det'-`
riſll: ru mò deli remmedie,che me fanno (li
Catammare accial’apaſcere .> Voglio che
ſperecie , ora ſiente : Me iertano le ventoſe
co litieſle,me nzagnano c0 no ſcannazu
ro de puorco , me fanno le ſcergature co
certe touaglie de capizze , ch’onne reſta..
de ſtoppa me fa no raſcagno de quarto ie-j
deta, me ſanno lo creſtiero co lo mantece ,
ele torte de shianchetto de crapa , e le mcg‘
decine foſſero allo manco de chelle ch”
ſuole pigliare V. s. ca allo manco ſi cache
Rai co meglio appetito, ca n’haucrria per
duto ntutro lo guſto , ca manco pozzo chiù
ammagliare, e tutto vene ca ſki MicdecL;
n’hanno canoſciuro da prenzipioJa primq
ma caùſa dela nſe i“ …a mia , e deueuano
ire a ſtodiare meglio lo ſcſto libro de locis
affeélis , e lo Manoale de li Spetiale ca ha
ueriano trouaco turco lo male mio naſcere
da lo poco c'ellcurzello, e co rante medeci
ne m’hanno facto peo,ca haue ſarto chiù o
peratione la capo,che lo cuorpo,con haueq
re deuacaro quäto nc’era dinto de ioditio,
perrò me ſcuſarue V. S.ſi non te dògo sfat—
tione a ſcriuere quacche coſa corioſa. tana
to chiù , che pe le canta medecine pigliate
la Muſa mia ſe n’è iuta à fiero, 8c à vrego—
'gna , e bcſognarra comm’arriuo à Napoli:
are otto , ò none caalle a quacche peccc
ríllo , che la vaa cercanno co no campa
niello
ntuorno
lofl shunmo Sebbcco
, e.; i
i
ſi
PWD:
7x
‘prommettere n`o buono veueraggioà ch?
ñ mela lapeſie mmezeare ,ca pe te dicere lo
vero n’haggío auto ſpaffa‘ticmpo da 'nchire
li ſchiaccole dela carta de filaſtocche ,1.
’ comme n’haggio :i eſſa io ſpeduto. Ma dal
‘l’aura banna‘ la pouerella hà farro buono
ad ashiareſe quarche autro patrone , che_
haggia chiù denare , e man/co celleuriello
de mene , ca io no le ſaceua troppo bonu
ſpeſe , pecca li deſigne deli poueruomme
ne maie no reſceno. Era psrruto da Napole
coli cuofane pe n'chirele de tomiſe da ccà
ſore , e po pe no hauere manco d’accartare
na'ſarcenella, m’ha` beſognato metter-:HL:
à lo fuoco , però diſſe buono Aratio ..ca le
montagne prene figliano , e fanno li ſore
cillc,che mc ne ſai-ranno tornare cole ſcar
pe roſecate à Napole , e ſarag i0 C0ſtrltt0
de vennere ped abeiuogno la amma de la
f ata , enficcare pe repotatione no chir
c io dinto lo ſodaro, e veramente ſempre
ſo ſtato deſgratiaro da che ſcíerte da 10' ie
'nucchio de mammama , e maie crediectu
nſuonno,che commo lo Sole s’há puoſto li
fliuale,e li [pei-une, pe correre la qui mana
a‘ l’aniello de lo Zodiaco ſe ne‘ſquagliano,
e ſongo tutte paparacchie, e boſcie chelle,
che te pare . Era io na marina addorme
ſciuro, che no m’haueriano ſcetaco li true
ne de Marzo, e me'parea nſuonno ch’io m
lamentaua de laſgrtuna, che mai rene men#`
e* deriuo à n’hommo che allo manco lei:
- » ,
com~
F!
conſacra-mo ;e Po_ mettemwcòlosa
mpertçca ,cierte che »no leñçaccia-;iſſçìdſhqq
campa de ſane-e Mentre-io MAME? m‘,
parte zie ”aderenwíe‘cchìpsp "4- "MPL-.i
de :rapa ,chezmerpaneua -np ,granñ home
da beneuemeìdecflmngn rei maniglia”
figlio mio@ eſenti) ieſſole , e cianrelle cofl
facci-:mentoſagliano ncoppa la rota de..
Fortuna- ..pacca qhellammedioſa .dele per’.
coloſe-qualeta‘ de l’huommem flgníg La x92
;a de ſapone-,um onnîvno neſciuiia 49:3;
mò Miti#- uppacurezcflcciameflenc
{ſmccatpmmehannozemmhìdflm
WW ſe_ nce afferraao pompe!? garbo*
e ÈdQſPÃ-SÎFO-ſflìo ſenzañſoiuliaîre ene-van
noñſìzmpontaze-d‘all'ántra banna turtq chiſſa]
che vanno l-inrem-pioçe , e onne marina pe
fare la mano iancañ'ſtrudeno mezzi-rieſci”.
{lumen-e no ;mano dzzkſcia à capa-r
nella »,ſuhetoclze‘ſe'nçcaccoſtano ,ſcinliaz
pezzo
mx, .eſe-,aevrociqhno
prgſiazſìpffionzifflioffiſchgelo
dc cana; a baſcio
,a ſete_
tm Miſjffilîaxfloflffifl awe main- tem-‘mo
. &Mapei-noi appiçceeare-ſenga pericolo”
Ventre lo, Vkçchipdeccua accofij, e'io Reg
”Leo-l'anteççhíe'peſole , e appezzqre ,
”follia-coſi ſapore parole ‘.FcloloſecKZ-î _
tutto ſocñieſſcto. ſie co no granne ſparaſiſe
nome ſcende poeta'ſenaiexxç -no granne..
fxasaiſrìz’ſora la ”Hai-cd io cac‘ciann’o la.,
”po'ſqraleñlémleç tellechcteio co na per-,x
*
mio ‘aumento
$1.15
:regina ‘affina
`
,i
c]
n.
u l
fi
i
ìhiù‘dſhronazärrlola;eleficeio‘dareîſnà l ‘
'betodè'niäno'àvna mazza de ſcopa, en chi
‘rh—
Rö micio rííe’éhlau'd ſorta lo líezto pe fare
le ‘güartal'ellëfl coſa che foſſe -affaurare lo
?etoguàrdiaj-e beccökemfléfpafmanzm la
porta 'credere-‘lo’ guärxöne, e’ti‘ou'z che la
vai—alfa‘ s’haueua ſcordato -apierîo‘no calcio
ne’de‘c‘hiuppo Víe’cchí'o,ehe tengo ’pe- ador
. -flämi‘enco de l'antecamniàraze-leîgatte n’hà
neuaáè’piuzlat‘dî, ezeppolíako -n-huoffo‘dé,
fieſhcëó-,chelb teneu’a ehiſhëáro'cheñl’hîloſh
chic ,Î e perche le p"a’ne'n’eknnoìiukeiuflu
s’eran'ó Mei-rm” ffa-mínaſi‘oh‘elpafiemè;
chevo-leſſë‘ſpàíi'aſoññáre lì ma ;ñc-Îaneſh-i
gnai’e ntaëce'ueguerraſpç ſparrlr‘e‘leq 'e pera
ehìe 'chFſPart‘e ha"la'p’eo parte‘, àdcdnaxnü - i
Porro mei-cata laîtajcèláxommeîfi foſſe ſia*:
ta à -l-a’ZëcèàÉ cheſtoáñ’córafflce vol-zur”
‘ accompz’gñàremrrh le male‘flnuflmelmele ’,r
che fi‘bè_ ?özedbedire l’o-ìëomgîlo- dolo? `
Viecchí'o’, e‘d-.hä fre“ahne‘tſhfifimnoivíffö
puoi ſe‘ùäenáre
ac’qmí
fle‘ negre“cate
?fallita
manèç-rançuëh'e
‘, e‘ñagigiocerte {PA
uierrefie‘VEl-lut‘oäicüornoîá loñgneflh’èìn al
bellezz’~‘.~cude.ne,tun'aula'*.21fl‘ìfl‘fàîfl1ice-mmieL
appiec‘eça- Heîbrácheſſdn‘pre *me thouoî’ſotñ—
to,e mmc pozzo pigliire 'padeznèjn’e {accid
ſpaglíoctazìe pocca manco coi-mutare ina-'
co ha ggío mutato fortuna','f3‘rri‘ggío-'me~z²
glio—á tornaremehne pfiefió‘ ’finanze &Ti-LJ*
torna à chiouellecare, ;alle Vici-no ‘pzffilſh “
@non meashiaua na comm É-vína‘, ehe-l
' `4
L12_
'U‘
gettano’
—
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"17
poi-rana appeſa à ſaro-,che me-ſernette 902,} i
vcſfica io m'annegaua dinto no Pantano .
V.$.adonca m’aſperta c0 lo termerreAÀhoñ'
ra ca co .lapreſentia ſoppriſco à'lç mahcao‘
miento de e lètterc , e tra tanto voliteme
bene, ca i0 ve ſon ora-.lo {Dioceſanth
ſemo. D: ~’ c illo-meſe che non ſe de
ue nommenareñalle pecore ſe WS. ha lei!!
toSannaza‘ro 1614.
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’AL-L’VÎALEQO SHIAMMEG‘Î
.,,z giant-‘mba- p0` rompere ”o big
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chiara cà le Mil‘ ñ-i re
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SCi-Ìuiette ria-lettera nreipofla de cheileî .
‘. che m’haíc mannaro v. S. m0 ſcriuo
fi’aurra , e p‘occanon pozzo` veniremenne
n’arma’.e ncuorpo, allo-manco ſerenenuo .
sbaſoſſpaporo, sbatto, e sfoco la crepanxi
glia,e la ſchiactiglia. lo mo nce ſongo Arre
dutto à ſti deſierte hierreme,doue addeſu
nce ſongo peruto,pígliato de gráceto, e de
liéro,che vuoíe che nce faccíaìſte brache ſa
latenza trippa-na caióza? na meuzañzofflàic- i
”ma z’ubbaèna cuſece.` n'a catena! ſt’voc
chíe 'de maſaro peluſo,e pinto,facro à bora ‘
de l‘ämia c0 le lattochiglie ncreſpate co la
poſema , non nc’è nutro che pigliaremello
mpacìencíaò crepo,ò ſchiacro.,Non laccio
s‘haie leda-to li Sonierre com'pueſteñcontra
chillo ſcirpio, (menzillo, ſaucaín’adduoſſo.
piuzillo,re nolafipipicamjágriilo,pideto
mbraca,c unanimi-lello d’Ammore, che
m’haueua piglia‘c’o á Ftp-(ciare , e nce man
' caie ſchítco no tantino. chenon m’haueſſc
fatto‘mbrognnlue la` catarozzoh. Ora ſul
ſofiente ca mo re la conto pelo filo,pocca
sépre ce UGPPO,C nrorxo a ſte rotola‘ ſcar
Ze . E l’auto iuorno à punto ashíannomç,
dinto no voico ſaru‘areco á lo ſpòtare de lo
Sole verzo le n.110:: ncirca ſconti-ale na_—
l i:
i
[gin,
`
`
’77 v
ſnínfiaziſcemhe bellezze eoſe.ò ſchiecco de‘
o core, ò mofiillo moſcoliato, ò ſperanza
lo tataruzzolo ſuio,ò~mamma mia,e che
caſella de mporcolzntia,ſa` canto V. S. cu‘
era na coſa chiù de lo chiù,che propio tu
facea carmaola . Io pe te dicere lo peccato
mio, ſubbero che la vediectencè appizzaie
l'vuocchim reſtanno ammiſſo,attaſſaro,no
pcagechillo, tutto de no piezzo comme no'
premo, ò preti marmo‘ra , co no parma‘
_ canna a iert0,comme le ſuie vecino cae
ciannome a coppola co na helliſl'emaleue
rentia mc laſîaie ſcappare/no ſoſpiruzzolo
verioſ ,ue luris,e co na vocella piatoſafl’ha
ueria pei-roſato no core de fierrole dec::
K‘ñO maſſo mio,ſpiririllo de ſt’a’rmaffiaccía
:ore de la vmchetrafla bellezza roia,è co
o da ſtordire, ſſa fronre a' bertecella me ſi
ſquaglíare,ſt'vocchie ſcarczgnaceJcazzatc.
piſciarielle de cefeſcola .i zénariello m’han
”o puoſto tra ſattocchíaria dinto le ſtécine
de lo compa-.che ſongo ſpitecato, ſto naſo
à brognola me Face asheuolire, ſſa voce!..
Vauoſa de cerniame face ſparpeteiare , ed
allncignare , ſia vai'ua d’annecchia mc fam`
arreſeníre, ſſa canna fattaà caracò me face
irc n’cſtrecc,e ſl'o pietro räto attillaro, e ſi**
ſeco che pare che nce puorce na chiancha
rell'a‘zmc face allancare, e pe concrudere i n
cincocicnto parole fune ſs’autre bellezze
ñ da le chiocche,pe fi :ì l'oſſa pezzellezm’häñ
lo fatto na Coſa dinto ſlò pietro, che ſe coz
‘ D …z
colei-t,
_ '18
ì
eoleía,ſrícceca,sbentola,e face zerre,zìerre5`
e_ Copiddo,ſubbeto,che t’allo’mmaie, co na.
codadvuocchie de ſieco nzicco,e de vroc
eye; me vide,e ca no me vide, me chiauaie
no-reuierzo de ponra ſorta le retelleca, che
ſe _no me coglieua de chiatto,de sbíaſo,e de
ſguinzo'poceua dicci-e ‘requie ſcarpe,e zuoc
@leg _mutare airo,m_a con tutto cheffo pu
ro mecarfertai de manera,che ancora ſcala
la ſaggo,e nc sfigomch azzuppatomfuſo,
oghjzzarhwflhe ſe ne ſente loshiauro 'da
ipſe-tte tirate de colòbrina.N0n foro cheſñ_
[iz-parole, ma pòmaxdateflruone de Marzo,
q lauzace catalana, pecca ſubberto fatta na
cera gialloteca come ſocial-came cóme fó ſ
ſe cottad’ardica,nzoccata,ngouacamzorfas
tamgríccato lo muſſo,e ſtoriella:: l’vuocñ'
~ chi~e,cömenzaie à brontoliare, regnolizrîe ,
Yei-ueſxare,gualíare,.g0rgomre, e moi-mo
riare,decéno
liti-a longa
lòga dcda
filaſtoc~
0012,::
creo *ſena
l’haneffe
nfruceeace
lo Pi-v
deton'l‘eſtore. Non faccio chi me cene,che
non :e sborza na läcernaſhnchione, archi”
[eno,babione,babano,catarchio,chiafeozca
rimar0,chiario,cänarone,ci ppo de nfierno
caccial'apnſcefcfluzera, chiantamalanne ,
mätrone,pierde iornata,perchíaccone,var
uaianne, mochione, piezzo de cacapiezzo .
luon o ciuuuno,maialone, macearone séza,
ſale, ciagallo.,ſcialò,ſpellecchione,mamma
lucca.nzëpreconeybzppalaſagne.zuca ved*
da,vacallaie,gualle chiaLſarchiopiofiracçi;
.
\~ Vſä*
l
-
ó
'
79
*vrthíoloíd’alloflëyveìhffimmeco;
”emozzxchioínzanmarmblihíaponeyſco
la vallanc ., mamma miahmocramd :bigo
. _macparoacſapzame ncämſſpiw -íícco,bel\o
- 'nchlazzáxcaca zcrcmon‘m, parchi-aumc-ac;
poſemamaca zibetroffia mç vai: limo,c pin
to, c010 ſpico á culo, epò comm: loxide
10 ſcÎZL‘cJ-lo che vedíettc cz la pillola-.cruz
troppo 16?.- e ca le faceua la lengua cömo
à taccaríe lo,ſubeco .le rompicctc lo parla
re 'mmoccadccenmflhe ſeme fio ca,ca,‘cap.
:brac voccola.c’hà facto li pollccínesfia-zir»
;zecche tc .véga la pcpicolaflppila, ‘ca' n’cſcev
` feeds, ammaſara ca vene~~la paglia float-zz;
:flipate ſsà .vocca pe le fico,= non pepeciare
c'hai-2 ashíarola ventura noia,e nome ſca*
per:: c0 mico , cu me vuoíc vedere ſare lo
tratto (arraſſo fia ditta) 'comme E crodcle,
creo ra ce genetao .na ceſtunía , pecca fli
Wapex-chiaro ffo core mio ale-na coſi coffi.
tofla , che nó te panno ſpcrtoſare li ſoſpire
micie , laffamepe-l’armn de li tra affare.
tuqíe parpezzarefchitco no tamil o , c pò
ſpaccz,e pela, e rüpeme li ſtrümicntc’ncnol
lo còme te foſſe ſchianme ſieruete de la rob
ba mia còmc fc foſſe la mia,e commanname
còm'à lo vícntp, ca me mouo commoñà no.
ſcuoglío,e tc reſoſtorh' friſole, li ſelluſſe, li
babuíne,lí, purchie,e li pennacchí‘e à deflu
nío,á vuocchíc de puorco,a` buonne chíùflì
bocca falqi0,á pietro de cauallo, :ì bízefi'a,á
‘branca-à
br‘áca co‘ lav pala.”
co 4lo cuofaao,
.
K J.
…
v C LC
:te'nzauorroìze‘ ſgoleìîo, canon sögo quari
the f izecaMuoycioformica de'ſuoruo,
ide a lefenawömn ce cncdiffe mo ru, epc
ñ‘rè. ‘mevrocioleio da rncoppa- noñfoppí
:nazzòpoda no ſcalanrrone,me‘ mbroſcino
iinro nazchiaueca maieſtra, e [ne sbalanxo
la n-'aſtrecoze le m me vuoie, na ſpotalíelf
cioccaglie
_a ſol-;de bene
co lez
,io te”elle
faccio
roſe
noſecche
'pero cri i
noſine, na ſtrafochiglìa co le ſciieíole d’o
*o braxtino, no ntruglio de chriſtallmsbol
uto pe bráchiglío,e te nc‘ _no na— gonne”:
le ſrunnc de lampazn co o verdocacm e
heſſo non è niéte,ca te faccio pò ire dinto‘
la carriola pe Napole comma na Conceſſz.
:o no mimglínoda cannauaccio de Genoa
;forato de carraſtraccía eo la cancia de..
Lomma co l’afreciello rciato,ela`cémo
I mpòta,e chello che c iù mporca mò,è ca
ubeto che tu arriue dinto lo funneco mio
shiarraìe no banchetto, chence porri: ma
;nare no Mpantore, e mprimme, ed ante
Lioniano Cäpdna-X'Q de pu'orco fatto ngrac
[mamo cienco pughone,ideiì na' carenza
o lo vruodocòciaco, nopignato de toi-ze
*raſcinace co lo laedo adacciato, na ciaulel
l de ſane nîongolemo ſoſtiellomo piatto
e ſan oco ’ai ma, e pe retopaflo na pizza
e re ira’nſoſa :ì lo mele,e m ceſta po zep
a 2eppa,ch›ena chiena,varra vai-ra de rico
e caliace.melashíoccoleſiranferlicche,gri
'mole, ſoſcielle, ſorua 'peloſe,fico pallarei
.
~
`
‘
v
e Pru—
li
e pmna coglîa piecoro , e :taranto ſparati
m muſeca de teorbía a‘ raccone co lo um.
moríello , e d'opò haucre fatto no vcſh’ui
colle gn l'0 rerreche renteraxo lo cure cute
e lo‘tríîchc rrunche,ſcnrenaíe na manciata
dc canzune toſcane nouc nouc , che cierco
non ſe cantano lloco. La prima vota ch’io.
Donna poíe chevmc la ſſe tuffare nuím non
voglio-chiù. Dímme amore-,c quäno mafie.
Haggío lapumca ſi malatellaxópà Vafilc`
che faie Unco fuſo ſalutame no pocola còfl'
mare pcma tiziaWanuo penſo à lo rèépo
paſſare ODio che toſſe ciaoLa che volaſſe
à feneſtra—à direte na patrola , manò chu
me merdffe à la aida-"fu ſi-de Trocchíſhj
ed i0 d‘e Palcaro a,e reuictcolo mid Ìeuìc.
ne,e lo paſſa-cinema.: lo bellò. Parzonzrel—
la mia parzonarcſh. E le buche dc lo mio
amore ſe vonno ve vennerc,e boſitcuc Pac;
captare ò belle {è ſemmenc: E tärome diff:.
co ſso nafo~nculo,penfi che me facìfle ſtcr.
nueare. Aura maruzza e da la- mano‘à Cola
Cola ſe ngríccaze ſona la viola Ma laſsärño
mo ire ſh c11an dell‘huorco,io- te into á fc
de gentilhòmo,ch’eie auto fl'are à Napule,
Che’n ’Calmría, done; nòncc ſongo autro
che ſcan-ape, ſca-fiîerce’,.c pícocche, ca ”à
ſchiere che r'afl’accìe‘á na fedefla vide den-
to guagnunc co h' collare,che séza poi'th
ſe rcíeno,e di cale vide veſtute de lana c6@
mo chaPnó portano auto che páno dc Shìoë
:enza,de7sh10re de- lino, 0 verdeñmbrunoj
- .
A
D s
ch'è
82
ch’è na bellezza á bedere,e tutto-lo iuorn
non ſanno autr—o che ìocare ad anola trani
la ſpizza fontanola,ad è notre ò iuorno , i
viata :e cola catena,ad à commare lo culi
te pare,laſſa parere ch’è bello a` bedere 'z al
anra nicola ſi bella e ſi bona-,à la läpa,á l`
läpagá lo víecchio n'è benuto,à loiucco di
lo ſcarpone, à le nor-chic, ad apere le porn
ca fax-cone vole ntrare,ad accoſta caalle ‘, z
li ſoraſciute.~ à li ſette fracíelle; à banno, a
-còmannamìéto,á ben béga lo maſho,à be:
com-:5:1 vienela vienela cucciuannella,á cc
b ualera,a còpagno mio ſeruto lò,:i chioppa
_ ò ſepara,á cucco ò viéco,à le caſtella,ä chi
n'cè ſuſo lo lelluſo,di che ſcen‘ga non ſe pù
:ella vò,zella vò.á la colonna, à le galline}
le,a` gatta cecara,à guarda mogliere,à gah
b: cópagno,à la mmorra,à mazza e piuzo,
e meſſere ſtà ncelleuriello’, á nzeccs mu ro,
àparo òv ſpar0,a capo ò croce,a piera nſino
á peſce marino ncagnalo , piglia la preta,e
shiaccaloj panecaudo, a‘. la paffara mura 5
- a Rè mazziere,ra rentinola mia reminola,
a la :ora de li cauce, a la rota à la ron’. Sác’
Agnelo nce ioca,a rociolare lo corato, a..
fiiénc mia cortinaza ſera moilecasa ſanta..
-Parmafllli sbriglie,a ſpacca ſtrómola,a ſcar
reca varrile,ala ſaglicpénola,à cira,e molla
a uſanze rämurro,a lo til-occo,a tag-Iiazep
pole ſaruo,e ſaruoa rozzare co l’oua péce.
Ma chello che te dà chiù sfatſone, è"bedere
ciaoo ò ſcie íocare ale carangolel‘le, che
.
'
. pare
, pare che ſengano fatte 2 vime ſe torcenog
e ſe florzeliano ſccunno và lo cetrangolo,e
pare che facciano lo ballo de tupoiino, U
po ſiente li pecçeriiie cantate .nillc coſe—1,
leſce ieſce Solc ſcaglicnta mparatore, non
chioucre non chiouere,tru0ne,e läpe fatte
arraflomuie ſimmo li pone:: pellegrino ,› e
ciét’aucre ſdruſcioic da fa reténe irc mbruo
by",ſi'
’do.H0ra comme hauietce decith täro, che
m’cra addeſa alÃRDCMMſſ-î me reſpoſefla.
cn l'aie trouata,c0‘m`è graſſo lo Rumo? c6*
me fi ZÌ‘CÎUOPDÌ prcuiza coia à che tauérnz
. ncè çanoſcimmo? mo nce l’hiie cogliurañ.
co {ſe paparacchieèmo piglia quagiic co
. iii dicoce,e diffezmo i:: mpapuocdnc , e‘nq
garbuglíe , c ne ia piſche comm’à percbio
lellamo haggio c hino lo ſuſ0,aurro ca pa.
role vo la zxta,cheſto me fece la gamma
xzegnao,diaſcanc'è,chiotsì quantb curia ,- e
mpizza, va figlio mio ca marzo te n’hà‘ ra.“
ſo,e te puoi: pigliarc no paiicco, e ſpizío
larete li diaz-,ca pela arie mia puoie mon;
nare neſpo]a,eiouare e‘ campane à groiía,
c gridare a lc ciauole,e ca ſi n’haie autra ci
neia, de Cheſſa re puoíe ire à corcare a lo
ſcuro,ca nce pierde la raſa,c nb nce ne~lic~
che, ca no nç’eíeeica , nètìglio pe tcnc , e
pe :e diccrc lo penſiero mio cò cäto de lec
tcra a marzapanom’haggi'o abbeſuogno de
çhiaechiarc, ca lo chircco de Troia vole;
fatte c- non parole,_e canoſcoà la panta de
lo mio. ſti “Wie
.w
.
CQPB* ze ‘le grz-*tie .da
D 6
ſuuaro
4
inuaro,che me vonno dare a'ntennere cel‘
pe lanterne, e la luna dinto lo puzzo mie
tele lo dito mm’occa, e toceale lo naſoa l
pecceríllo,ca te Face la cappa larga” pò 1
cientonodecaa nq cor neſs-,vaſta dicere N
poletano,largo de vncca,e ſtrítto de ma?
e chelloche chiù--mporta mò, è-ca ſi me..
nnauraffe d'oro novel-ria vedere-ſſa-faccí
de cecor-ia malecorta , ch‘a ſentirete parla
re ſthitto me vene l’appietto, e non te poz
lo vedere pinto a lo muro, e ſi t“ashiaſſe..
dinto la mòne-zza mäco ee pigliaria, ne ti
cacciarria da dintoxno campo de l'aue, *ca 1
‘ppm appilaxe lo naſox fuie,e tepienze a:
eccoharemete adduoſſoflaue tuorto a d
ne ch'è fluorto, le rcſpnndetce ION-*- S. nor
me'deuerriſſe fare aggramo ,.ca non ſongc
coffi agrancato come te cride z e doue ab
beth-gnam nce va [onore, me le laſſo ſcap‘
pare a ciento a ciento li pataecune. de lc
rieſto ſi ſongo brutto,chi non me vò dà la
mamma me dia la figlia-,ra-flon. ſe po haue
re gríeco, e cap uccio, la- votte chienL.. z
e la mogliercm iaca . Vennegnare, e pi‘
girare le ſeſcenemon ſe pò beuere , e liſca
re, dico mo a' propoſe-to)- non ſe pò eſſe’ru
sbelluottolo, e ricco , ma ſe dice no mutto
antico. Faccie ſtorta,e ventura derittu,
epc me pare ch‘aggie buon tiempo a ter
ziarcme, ca non e` tanto qu :into ſe dice,-ca
puro me ſongo mirato dinro nazſcafar‘eíu
d’acqua; pocon’cemancgicmlie nonzmſin`
“…aj'
;i
a .‘
ñ
K 7'
nnammoraſſc de inc Hilſon biagio na bt!
' .la mcriana,c chello che non tedicc lo ſpccñ
chialc non-cc io dice ſorcta carnaie, ma chi
ic mpaccia co femmena milan nc ſemmenk
tu faccio ca vorriſſc che tune le coſe tc co
laſſero bone , ma figlia mia chi vo la came
ſenz’vuoſſo, accarta prémone. Mille aur’re
raggiune le diciertc pe cònorrarela,perche
dice lo proucrbio , letra verbo nchiazza, e
laſſz operare à la natura’ , ma elſa pigliataſe
n’arraggia, e naziiria arannc, abbozzaie, e
ntorzaie comme ſe le offe venuto l‘0 tir0,e
çòmc ſoſſe rotta-dTardichc diccctc-xn mc fa
ie pigliare-lo paraſiſemo , e-mc dai: anno
caudo che de So)c,e mc ſi iuſto na zecca..
freſ|,e pare, che me vuogiie coffiare, m: fi!
no sf': actc,alliccie,ſpurchie,iparafünemm
gliele brucia-,amiata 10- paieſe. te ne 11_
siìle,erte ne piglia li fear-punt; e l‘c zarauau
comizi quàxo nce mèccOP'c tc faccioèvi non
me fa dic-ere. Chiano,c11i’brocchíere ſ0 de
chiuppo, che mc porriſſe ſare da cà á ciéco’
anne! (le reſpoſe io)v na quarti-a à. la Zecca
ò n’accuſa á la Bagliuañde sñ Paolo? ò lega
teme ii puerce a' le cetmla? ò daremc na,.
cortellata àñ io tnlioneìò ſaremo: na cura co
lo mocilloèò na Îecorä’raco nacoda de yo:
può ſchiaffareme ſſonaſo á Napole! (am-L
tare lengua mia ſi uò tuagäo ),chiiſo è lo
manco pcnſicroche me iaſſnic vauomo‘,c tu
me ieſce dallo sémem:0,c fiere devrogno
la: e Wok momcrwſhm Aula. form} cui
w
quanno
86
quanno vò morire r'nctte l'aſcella , ed íot
tengo a‘ la cammera de miezo.Chiarchioll
caiotola,caca tallune,cierne pedeta,ciantc
la,cotolinola,guattara,guaguina, guitta...`
ſmo rfia,ipitalera,ſorchiamucco,ſqualtrína
s-beſſecchiata,lìianchella,ſcioffata,quaqua
thia,zelleechetenzè,pectnlella, peroglioſa
meza cammíſa,zantraglioſa,ſonnacheru
vaiaſſone,vozzoloſa,magnapane à party
íetta
cantarielle,
votra
ſchiattata,
lauaſco
telle,lſiicca
mortaro,
ſcumma
vruoccole,ai
foca peccerillc, vommeca vracciolle, iana
ra,piede de papara, mamma de lo diauolo
shiù,slnù.ichefienzia, ’ſiente razza,ca s’er`
nroſeiataffla bello core mio, che non te ra
glieèſanne de manco pre vita toíadattaccal
no nudeco á la codaîlegala à cnrtoPntona
ce cieruo? vaſciare che non tuzze ?a mc Cl
lo corcielloèmolla s’autro capo,Gianferrí
te ſcinne co ſſo ſpatone,cietnete R-enza.
ngriccate maddàma Coliſpitia,fatte :i con
cenere maddäma Maſellszumm‘are Signo
ra Paſradotia , ca mevaíe come à gatta C(
la magh oſa cò tante trincole,e creo ca tc..
cola la quaíerna com’á ſporta de peſcatore
nò toccare ca è ciämellotto. Adaſo Merci;
chela via è pietoſa , fa palillo muſſo mio
che nóvruociole, quäta gnue nole marct
mio, manco ſe foſſe l‘ampolla e lo Saruatc
Jc. Adaſo ca iämo diffe Carcarie’llo, a paffl
á paſſo diceua Gradaffçnca iaſtéme de ſem
HW Pe culo te-le ;Want—’lomè ſiaáiau
e
. .
-
\
e
A.
ñ
ñ
8.1
de none miſe ſi tu nc la vaíe,ca non te mimo
a Romina pe penetentía, cate caſtico co la
mazza dela vämace,comm’era :ſeno io che
voleua dare confierte á puercie? ca me cre
d-É-ua d‘arrobbare panno ſrázeſc, ma facena
no bello ſcuoppo a npacciareme co na moz
2ecucola,gridazzara,miciaca, che ſarria pe
nfetrarc na naue de pezziente . Ancora ha
ueua da dicere lo rieſto de lo cal-rino, e la
ioma de io rnotoio Oganno eſſa comme na
cana ſigliatame diſſe . Allega de nfämmo,
mienre pela Càna, che re pare Cecca de iſo
ronzinoì ora ſponteca iìueſſo mentre vene
l’aa—rullo , auza ſto lippolo , ſorchía flo ve_
1uocciolo.ſciccane cheſto,auzareda iſo nie:
to, e dattc m vota, ò leuatc , ca è no poto
d’ema pt: lo piecoro. [o täno perche nce ie ~
ua lo noie mio,e m'aliecordai de la ſenten
tiaCrcſczte norc ca vrcgogm nome man
ca , e pe'non me iaſſai‘e mrltere Lacauce’ilñ_
càna,ca chi crepa ſe fa Io lupo ſe la magna,
e ail’vremo deli’vrèmo l'hòmo è homo-e và
dCſCOTi‘ëílo non pot’re Fare dela ,trippa co
r3::~:me,m1 ſubbecole diſſe-,cheſſa è métita
morta de ſamme, e tutto á no tiempo voze
ſguainare la [errecchia,c io chiù píezzo me
131110 Farenc l’aurecchia,mn pò hauiette pan
ra de no l’accidcic,e ire foiéno pedebbeco.
Accoſine p:: gazzet’asequarche mpícceca le
diſſe và à la bon’ñora maddqmma mia ca io
e tico ſimmo duie ,e m0 hm‘erria venciuto
lochiaieto à pigëismaneiia co rico. cuſtu (ì
'
e ca
eſca de corte , capo de chíaleto , ſcapîzz:
cuollode chille dela cappellina,è quarcl
fenratione pe mene,e ſi na bella ſcazzeca.
luoco,ca vaie cercanno colo ſpruoccolo`
la cannelella de cera de uaſtare li fatte_
feſte de l’huommene da ne, ed io mo,n
voglio fare li fattecíelle mieie. e ghire co
lo chiumr’no , e lo compaſſo. nè me vogli
mouerea ſchiaffo de shionnea,e pigliarel
moſche n’ario,e lo ſtrunzo mbuolo, ca m
diſſe chell’arma benedetta de Micco Ar
tuono roſeca anti i-tc, Sinneco de Can-uo;
pol’o ca non ,ſe vole mettere lo pede a om}
preta,perzò leuamete da nante,.can’haggi
abbeſuogno che llì _Scriuane ſe ne zeppe
l'eíano,piuzei~a no,cotteiano, arrauoglianc
azzimmano, granceiano, atroechiano' , L.
ſcorcogliano chello, che non haggio. No
hauiette formi-to ancora de dicere , ch’eſl
voeeteianno, tataníannn,e ſirillanno com
menzaie è fare ſueri‘ece ſuerfece , e chíam
mare aciammello, na frattaria de ſpolle
trune, e guzze, ch'erano dlſltO chelle ſtart
dicenno,c’orrire corrite rotte. Maſe,Maſiel
lo,Maſone,Maſuccio,Micco, Mineco, _NI-e
necone, Menè’rhicllo, Menecuccío, Micce
ne,Míccucciofiim,PeppmMillm Pompe
Cola,l.`olurcio,‘Colc-lla Rienzo,Renzone
R'enzullcz [anne, lannìello. Tonno, Auto
biellomntoniurcio, Sntuono, Cicco, Cic
com-,Ciccariello,lacouuccioflacnuonefla
comello@ lacuoco, e mi-ll’aute nomme Chl
non
.
-
, ..
'7“
non ſongoínexlznnai’iólebe-mm
&new-e—`
neuannv
:mn-10mm# raſulo,ed aſſaia’te
"coin—
me cane de preſo” pe me ſe azzec'cÒle'iàre’
ncuoilo. . Io pe ‘gallera‘re' qunrcli‘e armi-L.
( non perche haueſſe &lutieiiçzò caçà ric [ſe,
ma pe non fare meſeiëa,ë’ſtreucrio de quia
'nere , ò trenta de chella warm-agile) co no
' bello‘sſarzo nobçle , comme ſe non faſi::
rifatto mio, guatro gnuro , chiano chiano,`
[ando.ſaudo,tadzſo adaſo, ezitco, e murio.
mc ne la ſolaie, a palorciaie, sbignaie.; ,‘ j
Immarciaie, affu ale, tallomaie, c pigliaje‘
lo fardiello pe lo pennino de la montagna
a‘ vaſo-Ve rruznroJeterrÒſe, ele panmſt
che. :Îiouelleeauzno , e i loñmeglio de lo
corra-e ;irroppecaiczſciuliaime de ze de zi
po,e dc peſole dinto no zanco chiacraco da’
ue me mpanzanaie de manca , che me fece'
no parmozerre data Jc chiarchio a‘ l’alber
nuzzo. e’n chiſto mie-:0 me nzaccaie n’aſca
de ſauorxa á là chiricoccola. ch’ancora nce
tengo lo nchiaſtro, e agniento de Bè Ver*
gi-lio,accoflì ſu. lo prenzipío a' mieie lüghe
nutrire (diſſe lo Petrarca): poco nce mm
caie,che mc fuſſc tutto l’vno,e l’autro cuor
no , e ſauna no ſonetto meglio de lo ſnio.v
Coſi tutto nzzazzarato , e allordato- me ne
íezc. Ma chi pori-ia dicere la baia,l’allucco,
e l'aliaio . che me ſacettero chillc da coppa
la montagna@ cunro,ca terra ric‘ncrc,allè
allèfl' lo viecchio ah’ iciaſſo ſmargiaſſoſilſñ
*a Franciſco,adaſo meſſcsiaſofluza lo chi
i
uo”
*- .'
"Le" z l
VO
i
.
@cuoca paſſa .lo Capitanìotmmofluiaáì
:acaglialaſſala _i chîè’paglía", au-za.l~o cre
i _lello laſſalo ieh‘fè fierrogizzígitame. chi
0,-ò bene miontonzto ſſogcollaro hailo
ato, c tra-tanto le breccie ſcéneuano a
’airqxiffeflaffeztuffetèzma nò ſe curano,n
da vaſciole iauaie la capo ſenza ſapone ,
nce ne dette' pe le cegne,e le carcaiede bt
”a manera. la coEpola-nc apc xo le ngiuri
"che le deciette,c e trialannaggia’lizvìſche.
*moſtre ſcazzate, vicheno ve ſtappà qua
'che vernacchi‘o sbetoperate ‘, `sbrammagli
sbriccheſcauzañrane,ſpogliampiſeJcotoi
?orzillflanjnetta priuaſezeacciaxmonnîez;
rouge a‘ paletta, canaglia berrettíne, zu
onazieſſoleflerrillwrzò sbrauiare,ca l
fe mamo liceo neo panna ſi ſcénítecà..\
s. :caglio,ſmafaró,s ecato,sbentro,ſmatri
ſcolo,ilri ppo,ſpertoſoJcatamellozſcocozz
ſguarro,ſcatarozzolo,ſcoſſo,taccareio,nti
mac-o, tirreno, ammatohrojcännarozzok
almffiaflem li tu re,ſcemecchío, ammacc
li v ucffolc. ſcòmo de sàgo, `sfrauecola_ ſal
cir., carſetteio, ſpacco lo caruſorfruſtiod
…azzefaccio na nroſa,zollo,sboz~zo›ſ53f°
cimñherecoflgògolo, refòno no chechcre
no ſgrorznonemo ſcíacquadétemo ſerra P
teca, n’ánicchioma paccama creflamo B3
tecoflm'quazto c-miczo, na mano mmerz:
no narona molc,no maſcone,no lecozzone
no taſaro,e tämurromo ntòmaconema pol
leczrazn’abbnffit comacchieqno ſpettoronc
flo
.9,
no paràpiettom'a goueram, eve muco na
zë ardolapcd’vnonpòta lo mſm:: na raſca
à l vuncchic,e le diſſe nautra mano de chel
letc còme [e chiäma, che nó ſe ſarriano d::
ciute à n’hòmo de paglia” pocomáco, che
no le pigliaie à codauztrolefihille mò ſem
tënoſe affiſe ie ne veneuanoa‘ rompecuoìîo
pe mr.- carferreiare,,e cñciare ‘pe le ſelle, ma
io che ſo ſapat’ino,cd ecciacueruo,& ſaccio
guarita para fanno trc buoie,ch’sggio farro
i quatro plleá la-guerra de Shíanncna co
na ſtracagèma meietare le voze ſare na ‘nua
ſata,coíj me nforchiaie,mpertoſaie5mpiz
naie,nficcaie,nſocietcc,ncanaie,e ncafacciao
, ie dinto no cerco recuöcolo de ſepale de ro
. fline,che me raſcagnaro tutt: la varua, ma
*vole la {clone-nom.” nò dezero á la nn c; {camma ſi l’haueua lc zampecelle, e grani:
aduoſſo tele pigliaua la meſure de lo icpçn
nç,ma uro ne ſciette co lonore mí0.T’hag
E0 V0 uto dicere fia lóga fioria,acciò vide
ñ
ſguſto,c’_ha gio de ſtarc a‘ fii derrupc, cz’
nie ne voglio uire cómo argiéto viuo,c ve
nire de carrera,e retto tramuta à ſchiaffi re~
me dinto lo Lauinaro, pche ſe dice aſa mia
caſa mia,focolariello mio,pedcuríello mio
ed on ne arriccioá ſuo paglicio,e pe fine ſe
L'hai:- ſtoíarole mano te le vaſo tutte doic
pſol_edo Da
à zo dc lo'meſe,che Apule
10 cacanno. mette paura alii liane del anno
’Dc V.$.
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(1604.
Schiaffuotrolo ncácenaro
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Lo Smorfia.
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.fl. i—:-ñ ~ ~ M"
>—
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A loſëttcma grz-meta dc Maffi-r5; ñ
zaèjì'az‘cmo cumulo lo cbiùſiri:
‘
”parente-,abc ſia” zi CM!”
za , che Dia mari-raffina—
tate primmo ;ì me , e pò
"ì zſſòſi ”e val-L4.
~ Oramaîe, che :americano a‘ mbroc;
coliarc l'arnole , e l’aucielle ſe prein—
lo de la shioruta Primavera,pocea le mon-
V
tagne eh’erano coperchiate dali chiave...
Qe la neue s’hanno ncignato la gonnella.;
vrrdeuaie . e ſe ſongo adeſa ſcommogliate
ì
tutte , eli shiumme che pe lo *paſſato vier-
‘
no s’erano ntr0ùol:te",‘ ſe ne vrocioleiano
pelo penninode ti ſcarrupe :i baſcio dg.
colore d’arieuro. Ammore,che lo fríddo
de le ielate,ſe ne ſtaceua á ſcar reſe a‘ can
to i lo firoco accommenzaua à tellecareme
e -fa‘cunto ca m’era na zecca freſa , tanto
che l’auto iuomo non potenno chiù :ben
tare.me ieze à chianare ſotta n’aruolo ſpi
panaro. 8c caccianno da na vertola no paro
de :ampognelle , e faccnno abottare l'otra
de viento , mentre che le mnnuccie piolia—
‘nano comme a gatta fi iata, io pe sbotta
re,-& ſpzporare la c0 lerz commenzare à
cantare de cheſta Manera,
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Da
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d“.-
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Da qn'mno vedde .ò’CECCA chiſſa ruppe
che ſtá ngriccaro chiù de na vrachem
'ſanto ſt’affrirro core chiamo lecca,
ó Che dinto de le lag-*cme m’azzuppo.- -.
So deueutato liceo comme á chiuppo.
'x E l’arma ſe nc fciulia à ſhfferc: .
r; Ca la collera ſoa manco l’a-net” `
Dc Dommeno Agoſlinolo [cei-up”.
Pa cnnro mo ca face edcſad’anno ,
i E propio da lo iuorno de la ſcenza;
_
Cheso mmezeato à ch‘iagnere à ſelluzzo
E ru ſchrofi ſtzie ſempre cola meu” ,f ~
~ E à {pietre che me vrociola a no pazzo .E
› , Ed io pe ſgoliarete m'e me ſcanno; - ‘>
-
^
~
Comi-no ſomuortoflifln ‘
”e faccio eo na per-ceca no graffio',
’ Î '
a: E ſcriuo a* no tagliero flo petaflìo.
'
z.
~ ~
Non ſui chiaièo,ne zaffiog'
Ca leieua (com-.nno -lo petommo,
- `E venze i deſpotare Rien20,eîCíommo,-'
l’
' vMa peſare dell’hommo
Voze
figlia de
Coi-noto,
ſi Cheamare
m’hà ila
chiamato
dinto
à ſto rauuro- "W
.,
i
’
Vuizche hauete leiuro
Li guaie mieie da la A, pe fi à lo rummo
.Tiratcme na valſa—pe ſprofummo . '
~ c Fù la muſeca coſa veramente da ſlm-dire
*tanto era chiena de gargariſeme , 8: paſſa.
uolauceflanco‘ chele pecore meie. che ſe ne
íeuano roſecä no l’erua rennereila laſſdíeno
de magnare. 8: vcnneno pc m’auſoléàre , >
f f' . W
comme
'—‘ñW'-.’ i "W—LW" **ML-..‘
1
94
i comme ſe-foſſe fiato n‘autro Atfèo,lloco t’c
vediette da cha zompare no leparo ,da lla
;belanzare no craprio, dalla banna verzo
liare no _paſſato recanato, e dall’antra.arra—`
Share n’aſeno ptímmarulo ,che Picena iu;
o no ca‘rddlo ramezzatn ngaiola-,ma nchiſ
[o miezo ſento da cemwallune,che guai”.
ua mucchio me-crediette, chefoſſe Gem
mia,che aguastata dereto-quarche ſepala.;
me faceſſe ligatte felippe,&.ſiibbeto mu
nce abbiaie pedecatapede,ma nò nce ashía
ie niſciunpxcalchella pracclflche repeteua
le— parole meíècomme-fanno li ſchelarielle
quäno repeteno allomaſtro lìAxdq Manon
to ;per-zo Vedennomedellegiato me Venne
tant ollera, che, chiù do qu-innecevoteä
voze aglitc ncoppa no cieuzo,e ſerena ca
otómola-,e ſemmozzare dinto no pantano
o allo nzäco ſcannarozzateme co no ſpruoc
coloappontuto , pacca non-mezashiaoa- na.
ſerrecchia pe ſquartaríarem’e, all’vremo nò
volenno chiù campare e .ſito munno , co na
( graſtolla , chç-ashiaie pe terra ſerialeth
”coppa-la ſcorza de no cierro chefie parole
No core gnenecato de eeſtum'a .
.
Non ſe curaie ca chiarite :ioefcfljcolo
Ma le moſtraíe chiù toſlade -n’ancuni'a,
Se be me vidde puoſto :ì gran, pericolo r
Io no la voze ammztontare à punía,
, Ma me chiauaie noſpruocco ,à lo well-ice
- .O tuche paſſa á pena de na `ſcoppola. (le
’3 Fa leucrentra; cacciate la cÒpppla. . _.
‘
A pena
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r:.—
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3!'
r 'I pèna‘ſëòóipièr’re'de dic'erelſta canzonì!
che d'eze-de ”ſario á no chillero apponruco
pe me ſpertoſarè ‘,‘ ma‘ quanto che‘ìî'èflhu
d’è; ò Càîfbſſeloſo‘píerffiîo chiagflçr‘t; che
haùeua mueiſe‘r‘o à‘cdmp'affioné nanjſhio' le Pecora' meie!, male prete del-WM; ò cz.)
foſſe ea- m’ashíaíe narici-’e iaíofl'at‘o’rneza~ 'ih
'guarantanàſime
ad’debboÎí-ette,-e
caſeari-:dg
worpoffikeffàìſſe
il'vuac‘ehi’e arcate-au
&PróFPíſëmá-ffiè‘ffiffiienö à‘ödflmíre‘zìmz
non cantò PÌMÙÎa-ppzpa‘gnaieì; che’m'eu -
Pätìë Ge .vederci ſk beliediſſema Cerea" m‘íá
.cà‘ëcíflöb’rírſh dè-Iëſe’fle’rätçz’ Îsìſorgiatá.;
doſi- ‘mÎ
ië'çurrë npiî'zäée &Miſc-ide, 4,. ì
penneri ò'leze ?parre‘chéi’nlìmgrìèlléñceme
diceſſe' S"ëlre d’iíaie pecocóné- the‘ch’iagne E‘
l’è-,Pi gli alla tellicarella i‘ -e "Roſate ſs’vnoc. ‘
arie ſcaudatlgelíà'ggí e' ſperanznzea ſé=bè te"
monito-preſo ‘nare …ola-‘facce flo'rz'eìlläta,
e'nÎzQx-fatzi‘flnnavora-n ſongoìaccófiìcroc'
d'ele comme're 'cri-de ; èä-ſpànreco, 'asheüo'q
1%,;
rreſéiiiſboxpar[:›ar`reiò,vſiie’riſc'o, moro-"j‘
affaggiozſ‘cllîáteoflcrepànëo’pe rene@ noliL
paſſa ranno—ça. anneíc-ine _te ſgoleixìjle peezò’ñ
te néñ’ëongo' l'áÌede; e 'coſi 'me dette la man}
zolla,io 'me pareuaxheîm’alſervi-claſſifica.;-'
Caro diffiz—fronre ſcappogli‘ata &Zeme-L. ,,
per zò haucnnplz FWMWÈ cäpáile n0`
me la voleva laffarc ſea pp‘are.e la riraàxa,ma
eſſa voleua ſoíre,i0 tiro, eſſa tiz_a,gll’\'cemo'
fece cára ſoüaghc ma ſcenic; mi: trouaie
hauere afferrare: perla coda na pecora delle
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’pie ,~ che pe la paura mejhaueua denmra
, na_ meſurad’auline nfaccia , io ſnbhéto
chell’hora medcſema me mica-;a na certa
&terrà-dp gna ngfltqlacp, e. leicpntaie pe
'
filo eh' o ſuqflnm—azzò me lo dechimſ
ſe,flç iffo me decette ſtà debonañvoglia, ca
çhiſſo e buono agurio , perched’nuliue ſe ~²
nifeca pace z e perzò Moneta:. vence ion
c 13.":to charlwa co nò Norma-vos: fecev
?omar-è dacci-,ra no' pede ”.aukuegyogüo,
i icere mò ca ſe ſtaie nguerrg,,, Jannam-r
monta coia famie Pnçíhlaescv ze c’ha-i
ieraieîtante vaſo àpezzzgchille, 53W”;
line t’hà dato-Ia Pecora-- 1.0 ”Annabella
ntífieha io laſſgtzo da benna la cozleraî, e
chino de paranza aſpetto chell‘hora bona,
che Cecca facci-a vero lo nſuonno,,chìíh-_r
> trauaglie non m’hanno fatto chiù nnante`
ſcriuere a‘ Yuie, p‘erzò perdonatemeñ,v.,s_.
cada hoiennante,che ſtqngo o lo con…
chiù ſpaporato compriſco a c _cileno chi
ha'ggiomaneaçoxoſilëniſco, lo xuprno Chl
lb, Petrarca commenzaie ad bene-re. dell’1
.no 1605, -
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