Morto Massimo Castri un grande del teatro
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Morto Massimo Castri un grande del teatro
Lo spettacolo Shoah e memoria una settimana di teatro e cinema GAIA RAU A PAGINA XII La Fiorentina OGGI SU FIRENZE.IT Il maltempo Il video e la gallery sull’Arno in piena Ma l’incubo adesso sono gli smottamenti @ L’indirizzo La settimana Dalla musica al teatro gli spettacoli da non perdere a cominciare dal Verdi con Aldo, Giovanni e Giacomo WWW.FIRENZE.REPUBBLICA.IT Osservatori di City e Shaktar per Jovetic BENEDETTO FERRARA A PAGINA X FIRENZE MARTEDÌ 22 GENNAIO 2013 firenze.repubblica.it REDAZIONE DI FIRENZE Via Alfonso Lamarmora, 45 | 50121 | tel. 055/506871 | fax 055/581100 (Cronaca) | 055/5068738 (Sport e Spettacoli) | CAPO DELLA REDAZIONE SANDRO BERTUCCELLI | INTERNET e-mail: firenze@ repubblica.it | SEGRETERIA DI REDAZIONE tel. 055/506871 | fax 055/581100 dalle ore 9.30 alle ore 20.00 | TAMBURINI fax 055/5068738 | PUBBLICITÀ A. MANZONI & C. S.p.A. | Via Lamarmora, 45 | 50121 FIRENZE | tel 055/553911 Elezioni: depositate 23 liste ma non tutte passeranno La curiosità Quelli dell’ultimo tuffo Bunga Bunga e Grande Sud MASSIMO VANNI I PROVA anche il Movimento Bunga Bunga. Che ha presentato la sua lista all’ultimo tuffo sollevando il disappunto di tutti gli altri. SEGUE A PAGINA III C Elezioni, depositate le liste MILLE nomi in 23 liste presentate in Toscana alle elezioni di febbraio, ma non tutte passeranno. Tanti simboli nuovi ma anche tanti nomi “vecchi”, soprattutto nel Pdl. Gli elettori di Berlusconi ritroveranno sulla scheda gli stessi candidati di cinque anni fa. Al Senato la lista in Toscana sarà guidata dal Cavaliere in persona, come nel resto d’Italia, seguito dall’ex ministro Altero Matteoli. ALLE PAGINE II E III L’esponente Pd era rimasto coinvolto nell’inchiesta sull’urbanistica a Barberino L’ex assessore Paolo Cocchi prosciolto: non fu corruzione FRANCA SELVATICI A PAGINA VI Paolo Cocchi Il Maggio perde un altro pezzo Via il rappresentante del governo: il teatro è di fatto senza cda Renzi e la talpa sequestrata Domenici e la morte di Veronica “Sulla Tav fatti tutti i controlli” “Non sapevo del pericolo al Forte” FERRARA A PAGINA VII SERVIZIO A PAGINA VI L’anticipazione Pubblichiamo un capitolo del libro del pianista da oggi in libreria Bollani: il jazz che viaggio STEFANO BOLLANI I PUÒ usare la struttura armonica di una canzone (nel jazz sono chiamati “standard” e quelli storici vengono dal repertorio di Broadway o da Hollywood) per inventare nuove melodie, nuove soluzioni armoniche, nuove frasi. Questa è una delle possibilità dell’improvvisazione. Agli albori del jazz i musicisti preferivano pensare a tutto ciò come a una serie di variazioni sul tema, come nella musica del passato. Senza rete si improvvisa eccome. È come costruire un ponte e nel S È morto Castri uomo contro maestro vero del teatro ROBERTO INCERTI Dopo l’addio di Primicerio e Fresco l’avvocato Marotti restituisce al ministero il mandato con una lettera di fuoco contro la sovrintendenza LASCIA anche il rappresentante indicato dal ministero, il Maggio perde così un altro pezzo e ormai è di fatto senza consiglio di amministrazione. Dopo l’addio di Mario Primicerio e Paolo Fresco, l’avvocato Antonio Marotti restituisce al ministero il mandato con una lettera di fuoco contro la sovrintendenza. Marotti scrive che la Fondazione del Maggio non ha strategia e sostiene che la sovrintendente Colombo e la sua dirigenza hanno fatto qualche riforma di struttura ma senza varare alcun piano finanziario per garantire il buon funzionamento dell’istituzione. Con le dimissioni di Marotti, oggi il consiglio di amministrazione può contare solo su quattro dei sette membri previsti dallo statuto ed è di fatto decaduto. Intanto agli otto licenziati va la solidarietà del cardinale Betori espressa attraverso don Momigli. CIUTI A PAGINA V 22/01/13 La Repubblica Firenze Il lutto frattempo salirci sopra per arrivare dall’altro lato. Il ponte non è già lì, come quando si suona sugli accordi di Night and day di Cole Porter. E non è detto che si sappia cosa ci aspetta al di là. Val la pena mettersi in viaggio, anche senza sapere dove andare. Altre volte il ponte serve davvero per unire due punti precisi. Durante il bis dei concerti in piano solo chiedo al pubblico quali brani avrebbe voluto ascoltare, me ne segno una decina e poi invento un percorso per farli stare insieme. Possono intersecarsi, apparire all’improvviso o essere annunciati. Possono sparire e riapparire. SEGUE A PAGINA IX EDERE Massimo Castri durante una prova era un’esperienza. Una decina d’anni fa era solo nella platea del Metastasio di Prato: dava disposizioni ai suoi attori sul palcoscenico in maniera semplice: «Gli dèi ce l’hanno con voi: reagite, come fareste con me quando qualcosa non vi torna!». Castri era in canottiera e dirigeva le prove accanto ad una fila di platea dove su ogni poltrona c’era una canottiera: lui sudava ed ogni dieci minuti si cambiava. La prova finì con l’ultima canottiera. È morto ieri mattina nella sua casa fiorentina di via dei Pilastri. Castri è stato uno dei più grandi registi di teatro oltre che sublime teorico. Ha fatto spettacoli strepitosi, ma aveva un carattere difficile. Nato a Cortona nel 1943, portava i suoi anni con fatica. Da sempre abitava in zona Sant’Ambrogio dove è morto dopo una lunga malattia. Era un uomo spesso in compagnia della sua solitudine: non era difficile vederlo cenare in trattorie del centro senza compagnia. Quando stava bene era facile vederlo con l’immancabile papalina di lana blu. Fra sé mugugnava: «Città asservita al turismo di massa, la cultura è sempre più dimenticata». Aveva un’etica rigorosa: «Il teatro è un bene sociale, deve essere dato ai cittadini al pari degli ospedali». Nonostante fosse scorbutico, scostante, aveva grande simpatia per i suoi attori, per i tecnici ed anche per i pochissimi critici che stimava. SEGUE A PAGINA IX V L’idea Il volume L’autore “Parliamo di musica” è un viaggio nei meccanismi della creazione musicale raccontato da uno dei massimi talenti del nostro tempo dove si citano Beatles e Frank Zappa, Elio e Puccini, Bill Evans e Jobim Il libro pubblicato da Mondadori esce nella collana “Ingradimenti” (144 pagine, euro 17). Scritto insieme ad Alberto Riva attraversa in 23 capitoli e un’introduzione varie facce del fenomeno musica Nato a Milano nel 1972 e diplomato al conservatorio di Firenze nel 1993, è oggi il più apprezzato musicista jazz italiano. Fra le sue puntate in territorio classico anche dischi con Riccardo Chailly “Parliamo di musica” di Mondadori esce oggi in tutta Italia L’anticipazione Dopo le note le parole Jazz, pubblico e privato nel libro di Bollani STEFANO BOLLANI (segue dalla prima di cronaca) QUELLO che faccio anche durante l’intero concerto, senza i puntini da unire, ma cercando di assecondare il suono che sta uscendo fuori. A volte si tratta di spingere, di cercare. Altre volte davvero si tratta di abbandonarsi e lasciar fluire la musica. Erroll Garner suonava il piano da autodidatta e poteva attaccare un brano in qualsiasi tonalità. Aveva anche l’orecchio assoluto, vale a dire la capacità di riconoscere senza margine d’errore una nota, anche se a emetterla è un canarino o un aspirapolvere. Faceva impazzire quelli che suonavano con lui, cominciando dai bassisti, che si aspettavano Misty in mi bemolle. E Garner una sera È Il lutto lo faceva in re, un’altra in fa. Era una capacità, naturale in lui, che va sviluppata con l’esercizio in tutti noialtri che invece abbiamo solo un orecchio relativo. Ah, che eleganza, i pianisti di una volta! Erroll Garner, Teddy Wilson, Nat King Cole – che prima di diventare un cantante famosissimo era uno straordinario pianista – e ancora Art Ta- 22/01/13 La Repubblica Firenze Si è spento nella sua casa di via dei Pilastri Morto Massimo Castri un grande del teatro sta dell’epoca del be-bop, alla fine degli anni Quaranta, Bud Powell, raccontava di aver beccato Monk che, pensando di non essere visto, eseguiva sul piano delle frasi che sembravano uscire dalle mani di Art Tatum. Va detto che Tatum era il dio del pianoforte jazz, quello tecnicamente più dotato di tutti. Arturo Benedetti Michelangeli e Vladimir Horowitz, due fra i più grandi virtuosi del piano classico del Novecento, andavano ad assistere ai suoi concerti e ne rimanevano impressionati. Aveva una tecnica spaventosa e suonava una musica jazz legata in maniera sotterranea alla storia del pianoforte. (...) Dunque, tornando a noi: Monk sapeva in realtà suonare come Art Tatum? Non si sa; secondo me, no. Io non credo all’aneddoto, perché in tutti i dischi che ha inciso Monk non c’è mai traccia di una cosa del genere. Se invece fosse vero vorrebbe dire: vedete, anche un freak come Monk ha studiato! Ma non è importante che lui sapesse suonare anche “bene”, non stiamo parlando di un insegnante ma di un artista. La cosa straordinaria è questa: che nel jazz, oltre ai capiscuola, ci sono questi personaggi che spuntano improvvisamente e suonano come accidenti vogliono loro: tu sai che il disco è del 1959, ma potrebbe anche essere un altro periodo, non cambia nulla, Monk è un pianeta solitario, caduto da chissà dove nel nostro universo. L’aneddoto si conclude con Monk che, scoperto da Bud, gli fa: «Non lo dire a nessuno». Anche se fosse falso, l’apologo ci racconta qualcosa: ogni jazzista vuole comunque avere una propria voce, suonare “his own thing” anche a costo di risultare bizzarro. Ma Monk sapeva suonare? O è una meteora piovuta da un altro universo C’è un aneddoto... tutti i meriti vanno a Marco Plini che lo ha seguito quotidianamente». Proprio Plini così ricorda il maestro: «Oltre al genio del regista, a me piace ricordare Massimo come uomo delle istituzioni. Al di là della mitologia che lo voleva uno sempre contro, era un ottimo direttore di teatri stabili, che ha sempre diretto con rigore. Castri lavorava perché i teatri pubblici seguissero la loro missione istituzionale e questo lo portava a essere contro i politici che non amavano l’autonomia dei teatri pubblici. In tal senso lui era una figura unica in Italia». Un bel ricordo di Castri lo regala anche il regista Maurizio Scaparro: «E’ venuto a mancare un regista vero che ha segnato profondamente il teatro degli ultimi decenni. Era abituato a non concedere nulla alla facilità di lettura, i suoi spettacoli avevano forza e stile». A proposito di freak, mi viene in mente un’altra situazione che rende l’idea di come la musica possa sorgere e poi sgorgare nel modo più casuale. Ero a New York e stavo incidendo un disco insieme a Enrico Rava e al batterista Paul Motian, una figura mitica del jazz che ha fatto parte del trio di Bill Evans negli anni Cinquanta; anche lui era un musicista che faceva una cosa totalmente sua, inimitabile, per nulla convenzionale. Motian pareva che suonasse melodie su uno strumento che invece, come sappiamo, non produce note precise: per lui, tenere il tempo non era la cosa più importante. La priorità, per lui, era dialogare alla pari con gli altri strumenti. Era talmente stravagante, Motian, che quando oggidì senti un batterista che suona male, prova a parlarci: ti dirà che si ispira a Paul Motian! Bella scusa. Lui sì che sapeva il fatto suo. Insomma, in sala di incisione Paul Motian porta un pezzo suo, Gang of 5, e ci dice: «Cominciate voi, io entro dopo, a un certo punto...». Ogni volta che completavamo il giro della canzone, Enrico e io facevamo una piccola pausa pensando che lui sarebbe entrato, invece non lo faceva. Mai. Alla fine, nelle cuffie, sentiamo che dice: «Yeah, man, I love it!». Paul aveva fatto in modo di ottenere una specie di suspense, di senso di attesa, e tuttora non so se lo fece apposta o se davvero – come ci disse – gli piaceva quello che stava accadendo e non sentiva la necessità della propria batteria nel brano. (per gentile concessione di Arnoldo Mondadori editore) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ROBERTO INCERTI (segue dalla prima di cronaca) RA i suoi pochi amici fiorentini il regista Andrea Di Bari e l’organizzatrice teatrale Serena Fornari. Detestava gran parte dei politici, di cui parlava spesso citando l’adorato Goldoni: «Sono come granchi attaccati ad uno scoglio». Però aveva una forte coscienza politica, tanto che recentemente, nonostante le fatiche della malattia, era andato a votare alle primarie del Pd. Castri fu direttore del Metastasio di Prato dal 1994 al 2000. La sua presenza si rivelò determinante per far diventare il Met il teatro stabile pubblico della Toscana. Ma era soprattutto un grande regista. I suoi lavori - che facesse Goldoni, Pirandello, i tragici greci, Ionesco o Mishima - erano perfetti, commoventi, metafisici. Straordinario nel dirigere i grandi attori come i giovani, i suoi spettacoli erano sinfonie capaci di stupire. In Toscana ha lavorato più spesso a Metastasio, Fabbricone, Manzoni di Pistoia, la Pergola. Il suo ultimo spettacolo è stato La cantatrice calva di Ionesco, andato in scena al Met nel 2011. In quell’occasione, già malato, concesse una delle ultime interviste: «Una malattia mi ha costretto a casa per tutta la durata delle prove. La mia situazione fa pensare all’enigmatica Cantatrice calva che ha dato il titolo all’opera, disperatamente assente. Lo spettacolo è mio nel progetto, però tum, Willie “The Lion” Smith, Oscar Peterson, Red Garland, Wynton Kelly, Hampton Hawes, Roger Kellaway, Ray Bryant, Phineas Newborn, Jaki Byard... Nei dischi risultavano morbidi, con un suono mai invasivo, raramente si udivano gli estremi della tastiera. Successivamente, dagli anni Sessanta il modo di buttare giù gli accordi cambia, sono accordi sgranati, come una manciata di biglie sul pavimento, addirittura sporchi. Accordi che non sono più un oggetto cristallino, ma hanno qualcosa all’interno che crea tensione, che “sporca”, spinge il suono oltre la piacevolezza. (...) Certi personaggi del jazz all’inizio sono stati guardati con sospetto anche nella stessa comunità jazzistica, perché la loro maniera di improvvisare rasentava l’errore. (...) Thelonious Monk, uno dei pianisti più celebri della storia del jazz, l’autore di un brano leggendario che qualsiasi jazzista ha suonato e risuonato come Round Midnight, era uno intorno al quale ha sempre aleggiato il mistero. Suonava in modo stranissimo, in un modo totalmente freak. La domanda era lecita: suona così perché “non sa suonare” o lo fa “apposta”? Esiste un famoso aneddoto al riguardo. L’altro grande piani- F Massimo Castri