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L’OMOFOBIA:
PREGIUDIZI E STEREOTIPI NEI
CONFRONTI DELLE PERSONE
OMOSESSUALI
L'Italia è il paese con il maggior tasso di omofobia in Europa, in cui i suicidi della
popolazione gay, legati alla discriminazione omofoba in modo più o meno
diretto, costituirebbero il 30% di tutti i suicidi adolescenziali.
Questi dati portano rapidamente a comprendere quanto sia ancora necessario
informare e sensibilizzare sul tema dell’omosessualita’ per combattere
l’omofobia alla sua origine: l’ignoranza, la mancata conoscenza di un differente
orientamento sessuale.
Il percorso di ricerca e affermazione del proprio orientamento sessuale e della
propria identità di genere, avviene in un contesto familiare, scolastico, lavorativo
e sociale che ritiene ovvia e scontata l’eterosessualità dei propri membri: spesso,
non ci rendiamo conto di ragionare e pensare sempre ad una sola via, quella
dell’eterosessualita’. Ciò non crea problemi o non lede la personale dignità di
chiunque sia eterosessuale, ma colpisce profondamente chi non lo è.
Spesso il problema maggiore non è il fatto che di queste persone si parli in modo
dispregiativo, è proprio che non se ne parli, ci si dimentica che esistano.
Con il termine “omofobia” ci si riferisce ai pregiudizi e alle discriminazioni che una
persona omosessuale si trova ogni giorno a dover affrontare all’interno della
propria famiglia, nella vita sociale, nell’ambito lavorativo e scolastico.
Il suo significato si è poi esteso, sino ad includere anche aspetti socioculturali,
intendendo l’omofobia come “un sistema di credenze e stereotipi che mantiene
giustificabile e plausibile la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale”.
Autore: Caterina Serena
L’OMOFOBIA:PREGIUDIZI E STEREOTIPI NEI CONFRONTI DELLE PERSONE OMOSESSUALI
Autore: Caterina Serena
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L’OMOFOBIA:PREGIUDIZI E STEREOTIPI NEI CONFRONTI DELLE PERSONE OMOSESSUALI
Autore: Caterina Serena
Gli stereotipi sono
un’immagine mentale semplificata al massimo, riguardante una categoria di
persone o un evento, che viene condivisa nei suoi tratti essenziali da grandi masse di
persone.
Gli stereotipi si accompagnano comunemente al pregiudizio, cioè ad una
predisposizione favorevole o sfavorevole verso tutti i membri della categoria in
questione.
(O.Stallybrass “Fontana Dictionary of Modern Thought”, 1977)
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Il coming out: affermazione a se stessi e agli altri del proprio
orientamento sessuale
Il coming out è definito come un processo attraverso il quale l’individuo emerge
come persona avente un orientamento omosessuale e consiste nell’affermazione a
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se stessi e agli altri della propria diversità. E’ quindi un percorso caratterizzato da
aspetti spirituali, emozionali, sessuali, e che comporta notevoli ripercussioni nel
contesto sociale, in particolar modo in quello familiare.
Si tratta di un processo piuttosto ricco di difficoltà: vivere all’interno di un contesto
di maggioranza discriminante rende difficile “emergere” ad un giovane che prova
attrazione per una persona del suo stesso sesso; infatti, la persona cresce con la
consapevolezza che essere gay o lesbica rappresenti un difetto, qualcosa di negativo
e indesiderabile, un motivo di vergogna o, peggio ancora, di malattia.

Il coming in: la socializzazione con la cultura omosessuale
Un aspetto importante nella formazione dell’identità omosessuale è l’esplorazione
della sottocultura gay e lesbica e della socializzazione nell’ambiente omosessuale; il
coinvolgimento in questa comunità, detto anche "coming in", è un vantaggio per
l’acquisizione di un’identità positiva perché rappresenta un’opportunità di trovare
partner, amici e di sentirsi a proprio agio con il proprio essere gay o lesbica. Gli
individui omosessuali crescono in un contesto di maggioranza e in seguito
acquistano familiarità con la cultura di minoranza , al contrario dei membri di
minoranze etniche, per esempio, che sono prima acculturati all’interno del loro
gruppo, e in un secondo momento socializzano con la cultura dominante.
La socializzazione con la cultura omosessuale è doppiamente importante perché
consente all’individuo di accedere ad una vera e propria rete di sostegno

Un ostacolo al coming out: l’omofobia
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L’OMOFOBIA:PREGIUDIZI E STEREOTIPI NEI CONFRONTI DELLE PERSONE OMOSESSUALI
Autore: Caterina Serena
Il termine “omofobia” è stato coniato nel 1972, con questo ci si riferisce ai pregiudizi
e alle discriminazioni che una persona gay e lesbica si trova ogni giorno a dover
affrontare all’interno della propria famiglia, nella vita sociale, nell’ambito lavorativo
e scolastico.
Questa espressione è nata per indicare la paura irrazionale, l’odio, l’intolleranza
della società eterosessista nei confronti di uomini e donne omosessuali; il suo
significato si è poi esteso sino ad includere anche aspetti socioculturali, intendendo
l’omofobia come “un sistema di credenze e stereotipi che mantiene giustificabile e
plausibile la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale”.
Le manifestazioni di omofobia sono molteplici e trovano posto in tre principali
atteggiamenti: il pregiudizio individuale, la discriminazione istituzionalizzata e
l’omofobia interiorizzata.

Il pregiudizio individuale si basa su alcuni presupposti, quali la mancanza di
contatti con la comunità omosessuale per cui ci si ancora a stereotipi e luoghi
comuni, le credenze personali, la conformità alle norme sociali dominanti le quali
discreditano e deridono gli omosessuali, infine vi è la negazione del diverso.

La discriminazione istituzionalizzata indica la discriminazione presente
nelle nostre istituzioni come la scuola, la televisione, la famiglia, ecc..
Non consiste nella volontaria intenzione discriminatoria, ma nella convinzione
scontata ed erroneamente ovvia che tutti siano eterosessuali.

Con omofobia interiorizzata si intende l’accettazione passiva di
atteggiamenti omofobici e di pregiudizi che diventano una sorta di oppressione
interiore, un continuo sottolineare la propria diversità alla persona gay o lesbica.
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Autore: Caterina Serena
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Lo svelamento
Il passo successivo al coming out, cioè all’affermazione a se stessi e agli altri della
propria omosessualità, è quello della “disclosure”, cioè della vera
e propria
comunicazione esplicita delle proprie preferenze sessuali ai propri famigliari, ai
propri amici e a chi in genere fa parte del contesto di vita del/la giovane gay o
lesbica.
E’ infatti certo che più l’individuo acquisisce consapevolezza del suo orientamento
sessuale e lo integra nell’immagine di sé, più sente l’esigenza di comunicarlo agli
altri .

Effetti della visibilità in famiglia
Rivelarsi non è affatto semplice, è un processo che dura tutta la vita poiché la
decisione di rivelare la propria omosessualità avviene quotidianamente nei confronti
di certe persone e/o in certi ambiti come quello lavorativo oltre a quello familiare.
Essere accettati dai propri genitori è uno dei bisogni primari di ogni individuo e,
come ogni altra persona, gay e lesbiche hanno bisogno dello stesso tipo di legame
forte con la propria famiglia d’origine, anzi, nel loro caso, un appoggio
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incondizionato e sincero è fondamentale per affrontare le difficoltà provenienti dal
pregiudizio altrui e dall’omofobia.
Le reazioni sembrano variare in relazione a ciascuna particolare cultura familiare;
infatti, tutte le varianti, dal sostegno incondizionato al totale rifiuto, si ritrovano in
ogni ceto sociale e in ogni gruppo etnico.
Le reazioni inoltre, possono variare anche fortemente all’interno della stessa
famiglia.
Oltre ai comportamenti ostili, anche la vittimizzazione di persone omosessuali è
molto diffusa (aggressioni verbali e/o aggressioni fisiche).

La risposta dei genitori
Una fase tanto importante quanto traumatica ha luogo quando i genitori reagiscono
in modo deciso e progettano la "cura" dell'omosessualità, pensando di risolvere la
crisi tramite azioni riparatorie. Uno dei casi più comuni è l'invio del figlio o della figlia
da uno psicologo o psichiatra, con l'obbiettivo di cambiarne l'orientamento sessuale.
In alcuni casi le figure professionali che il giovane è costretto ad incontrare possono
essere numerose, considerato anche il fatto che difficilmente il genitore troverà chi
appoggia la visione patologica dell'omosessualità.
Questi comportamenti col tempo possono diventare estremamente dannosi per
l'equilibrio psicologico del figlio/a.
Più spesso le azioni riparatorie prendono la forma di una continua presentazione al
figlio/a di eventuali partner del sesso opposto: la possibilità di una relazione
eterosessuale è interpretata come una risoluzione della "fase omosessuale".
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Un elemento importante nella risoluzione della crisi esistenziale a livello familiare è
il fattore tempo: più questo passa e più la relazione tra i membri familiari migliora
qualitativamente. Il passaggio verso l'accettazione passa attraverso l'espressione dei
sentimenti, spesso dolorosi sia per il figlio/a che per i genitori, carichi d'aggressività
e risentimento. La maggior parte dei genitori dopo aver espresso i sentimenti di
sofferenza, rabbia e colpa comincia a raccogliere suggerimenti e a trovare risposte
appropriate ai mille interrogativi che sopraggiungono.
Per un figlio o una figlia, avere un ambiente familiare che lo comprende è un diritto
e una condizione necessaria per una buona crescita personale. Se la sicurezza di
essere omosessuale e una prima precaria accettazione di sé sono traguardi raggiunti
con difficoltà, il rifiuto dei genitori può far crollare l'autostima del giovane e portarlo
a giudicarsi un peso o una difficoltà per la propria famiglia, sentimenti che possono
favorire pensieri molto negativi ed estremi, come quelli autolesivi.

Le conseguenze della disclosure
Più di venti anni fa, l’American Psychiatric Association ha provveduto a rimuovere
dal proprio elenco nosografico l’”omosessualità”, concludendo che “l’omosessualità
per se non implica incapacità di giudizio, di stabilità, di affidabilità professionale o
nelle comuni abilità sociali”(APA, 1980).
Nonostante ciò, i contesti, privato e sociale, nei quali vivono le persone lesbiche e
gay, nei quali sono esposti a pregiudizi e discriminazioni, sono causa di stress acuto.
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I giovani rivelatisi vivono la loro identità sessuale con più tranquillità, hanno meno
timore nello svelare la propria omosessualità a scuola e negli altri contesti sociali.
Nonostante questo, gli episodi di vittimizzazione e la perdita delle amicizie sono
realtà sempre presenti nelle loro vite.
I giovani che frequentano gruppi sociali hanno la possibilità di imparare delle
strategie di coping, ovvero dei comportamenti utili a fronteggiare gli episodi di
vittimizzazione, a scuola come a casa.
Se, per esempio, le risposte della famiglia sono estremamente rifiutanti, i giovani
che hanno affrontato la disclosure, avranno accesso a fondamentali risorse d’aiuto.
Diversi studi mostrano che questi ragazzi e ragazze, spinti dal forte stress al quale
sono sottoposti oltre che da scarsi livelli di autostima, tendono ad adottare
comportamenti a rischio per la propria salute. Tra questi, i più diffusi sono l’abuso di
alcol e di droghe, e i rapporti sessuali senza precauzioni, che incrementano il rischio
di infezione da HIV.
Forse, il più importante dato che le ricerche offrono riguardo ai problemi di
adattamento di questi giovani, è quello relativo al tasso di suicidi. Una grande
percentuale dei suicidi in età adolescenziale è la conseguenza di conflitti riguardanti
l’orientamento sessuale. La percentuale di suicidio tra i giovani omosessuali risulta
essere da due a tre volte superiore rispetto a quella della popolazione
eterosessuale; tra le componenti che possono portare ad una tale decisione non va
sottovalutato il peso dell’omofobia interiorizzata e della paura di subire da parte
degli altri.
Questi risultati rendono molto chiaro quanto l’aggressione fisica e verbale, basata
sulla discriminazione per orientamento sessuale, possa avere un impatto di lunga
durata sullo sviluppo dei ragazzi gay e delle ragazze lesbiche verso l’età adulta.
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Senso di appartenenza alla famiglia
Il senso di appartenenza alla propria famiglia d’origine riveste un significato speciale
per le persone gay o lesbiche che possono temere un profondo rifiuto da parte dei
genitori o degli altri parenti se e quando il loro orientamento sessuale è stato
dichiarato o scoperto. Diversamente da altre condizioni di minoranza, per esempio
la razza, quando la famiglia rappresenta spesso un contesto di supporto per
apprendere dagli altri membri come andare oltre il pregiudizio e la discriminazione
nella società, le minoranze sessuali sono spesso condannate dalle persone
eterosessuali della propria famiglia, le quali presumono che anche loro siano
eterosessuali, e dalle quali possono imparare che ci sia qualcosa di sbagliato, cattivo
o di inferiore nell’omosessualità.

Il comportamento sessuale a rischio
Le relazioni sentimentali sono spesso più difficoltose per quegli adolescenti che si
sentono sessualmente o sentimentalmente attratti da persone del loro stesso sesso.
Se il 2-3% dei giovani sono gay, lesbiche o bisessuali, e la maggior parte non ne sono
consapevoli o non si rivelano fino al raggiungimento di una prima età adulta, i
giovani che vanno alla ricerca di una relazione sentimentale con qualcuno del loro
stesso sesso hanno a disposizione solo un piccolo gruppo di potenziali partner.
I comportamenti sessuali tra i ragazzi gay o bisessuali risultano particolarmente
problematici a causa dell'alto tasso di positività al test per l'HIV tra i loro partner. I
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giovani hanno dichiarato di preferire gli uomini adulti, più grandi rispetto a loro i
quali sono con più probabilità affetti dal virus dell'HIV.
I giovani maschi gay sono, all'interno del mondo adolescenziale, un sottogruppo
particolarmente esposto al rischio HIV per una serie di motivi psicologici e socioculturali.
I rapporti sessuali diventano uno strumento per conoscere se stessi e dipanare
dubbi sulla propria identità e in questo contesto le differenze di genere giocano un
preciso ruolo nel diversificare i percorsi: gli adolescenti maschi omosessuali, come
gli eterosessuali e diversamente dalle adolescenti lesbiche, tendono maggiormente
a sperimentarsi sessualmente anche in assenza di un coinvolgimento emotivo e ad
avere molteplici partner prima di intraprendere una relazione stabile.

Il suicidio
L'adolescente omosessuale quando riconosce la sua omosessualità va incontro ad un
crollo psicologico e a volte presenta anche un quadro sintomatologico di tipo
psichiatrico, ma successivamente il giovane ritrova risorse personali e sociali per
recuperare progressivamente la stabilità. In certi casi, tale periodo diventa un
evento precipitante per persone con gravi problemi psicopatologici sottostanti ma,
nella maggior parte dei casi, le persone sono in grado di superare questa fase e
strutturano in senso positivo il proprio orientamento sessuale nell'immagine di sé.
La scoperta da parte dei genitori dell'omosessualità del figlio spesso corrisponde ad
un periodo di stravolgimento nelle dinamiche familiari, ma anche quando
l'omosessualità non viene scoperta né rivelata, la situazione per l'adolescente può
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essere ugualmente stressante in quanto spesso attua un monitoraggio, a volte
esasperato, delle informazioni su di sé per mantenere la clandestinità.
Le fughe di casa o il ricorso all'uso di droga possono quindi rappresentare entrambe
modalità disadattive e disfunzionali messe in atto per cercare di distrarsi e fuggire
da una situazione vissuta come problematica. Ci può essere la persona che vuole
evadere da una situazione familiare o sociale realisticamente oppressiva, ma più
spesso la persona intende "evadere" dai turbamenti interiori, dall'idea disturbante
che nasce dalla crescente consapevolezza di essere omosessuale e di tutto ciò che
ne consegue.
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Letture utili:
Barbagli, M., Colombo, A. (2001). Omosessuali moderni: gay e lesbiche in Italia. Il
Mulino, Bologna.
Borella, Vittoria M. (2001). Volti familiari, vite nascoste. Comprendere e accettare un
figlio omosessuale. Guida per i genitori. Franco Angeli, Milano.
Dall'orto, G., Dall'orto, P. (1999). Figli diversi. Torino, Sonda.
Pietrantoni, L. (1999). L'offesa peggiore. L'atteggiamento verso l'omosessualità:
nuovi approcci psicologici ed educativi. Edizioni del Cerro, Pisa.
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L’OMOFOBIA:PREGIUDIZI E STEREOTIPI NEI CONFRONTI DELLE PERSONE OMOSESSUALI
Autore: Caterina Serena
Filmografia:
 “COME NON DETTO” di I. Silvestrini
 “MINE VAGANTI” di F.Ozpeteck
I film hanno scene e contenuti assolutamente rispettosi di ogni tipologia di
pubblico, non contengono scene forti o offensive.
In entrambi i protagonisti sono due giovani ragazzi omosessuali, alle prese con la
comunicazione del proprio orientamento sessuale alle rispettive famiglie: una piu’
consapevole e che accetta senza difficolta’, l’altra un po’ piu’ chiusa,
tradizionalista e soprattutto timorosa dell’opinione sociale. I finali sono
comunque positivi e costruttivi per entrambe le storie.
Il linguaggio cinematografico è capace di veicolare valori e stimolare riflessioni di
grande rilievo, in particolare su temi che per altra via difficilmente potrebbero
giungere all’attenzione.
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