articolo pdf della rassegna stampa di dialogic srl

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articolo pdf della rassegna stampa di dialogic srl
27/09/2010 - PAG. 6
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Dagli stupri “quotidani” all’omofobia
Sesso e discriminazioni: «Da sempre»
Regolamentare le innumerevoli sfaccettature che
riguardano la sfera sessuale non è operazione facile per il legislatore. Tali difficoltà nascono appunto
dal muoversi in quel contesto che è per sua natura
il privato per eccellenza, ma che alla fine riguarda
il nostro essere pubblico.
«E’ problematico mettere ordine alla sessualità,
la cosa più “storta” che esista dagli albori della società». Così Antonella Rampino, giornalista della
Stampa, ha acceso il dibattito nel forum “Sessualità e discriminazione”
tenutosi ieri mattina a
palazzo Gotico.
«Per assicurare la convivenza, lo Stato deve
creare uno spazio di
neutralità fra religione e
strumentalizzazioni politiche, ergendosi al di sopra dei dogmi assoluti».
E’ questa la via che Alessandra Facchi, docente
ordinario di Filosofia del
diritto all’Università statale di Milano, ha provato ad indicare per tentare di riequilibrare quel
terreno spinoso che per
il diritto comprende non
solo omofobia, pornografia, violenza e abusi,
ma anche i riconoscimenti giuridici per le
coppie omosessuali e per
le famiglie non di tipo
tradizionale. Ma resta
pur sempre arduo introdurre leggi in un campo
in cui il diritto, secondo un radicato schema liberale, entra solo quando esista un’offesa ad altri.
«Anche solo individuare il danno – ha specificato
Facchi, – non è semplice: lo vediamo con l’uso che
fanno i media del corpo femminile, ovvero un assoggettamento della donna».
Onte e lesioni sono invece più evidenti nei casi
riguardanti la discriminazione nei confronti di gay
e lesbiche, di cui sono piene le cronache di tutti i
giorni. «Omofobia e transfobia – ha rilevato Fran-
cesco Bilotta, ricercatore di Diritto privato dell’università di Udine - sono modi per respingere l’altro paragonabili al razzismo. Per neutralizzarli immagino un meccanismo preventivo sul modello di
un’authority che si occupi di discriminazione, indipendente dalle istituzioni. Sarebbe una grande
opportunità, visto che il diritto punitivo è a mio
avviso inefficace e rafforza la diffidenza che molti
cittadini nutrono verso questo settore».
Forme di rifiuto acomaprabili, ma che «hanno
radici differenti», come
ha spiegato Vittorio Lingiardi, docente di Psicologia all’università La
Sapienza di Roma, sono
appunto omofobia e razzismo. «Quella dell’omosessualità – ha precisato
lo psichiatra e psicanalista - è una paura ancestrale legata alla mancanza di riproduzione
nonostante l’esistenza di
omosessuali fecondi.
L’altro timore è che essa
produca confusione nei
generi. Inoltre, oggi si
vede l’omosessuale come
un individuo che ha tutto e per tanto non si
comprendono le sue richieste: l’idea del gay
paragonabile alle figure
di Dolce e Gabbana, per
fare un esempio, è indubbiamente pericolosa».
(filcol)
Palazzo Gotico
Antonella Rampino, giornalista della Stampa. Al centro, il tavolo dei relatori
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