Sfogliamento
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NUMERO VENTISEI SETTEMBRE 2009 la rivista di ambiente dell’associazione Zygena Sfogliamento E’ ancora estate! LE SEZIONI ARTE Gli artisti hanno sempre trovato ispirazione osservando la natura, in tutte le epoche, cominciando dai primi tentativi che rappresentavano animali e caccia ed arrivando alle più alte espressioni delle emozioni e della bellezza insita nelle forme naturali. Natura ispiratrice per l'arte, arte nella natura, bellezza, perfezione, emozione: guardare l'ambiente con gli occhi dell'artista è davvero un bel modo per osservarlo BIZZARRIE Il mondo naturale è una fonte continua di simpatiche curiosità, bizzarrie e notizie che sembrano incredibili. Perchè questa sezione? Perchè l'amore per l'ambiente passa anche per la capacità di saper scoprire gli aspetti comici della difficile convivenza tra gli esseri umani e le altre forme viventi. NATURA Botanica, zoologia, etologia, ma anche turismo sostenibile, tradizioni, biodiversità.. La natura ha infiniti aspetti da approfondire, per capire un po' meglio le forme viventi che ci circondano, noi stessi compresi, in quanto parte di un unico ecosistema complesso e affascinante. LA REDAZIONE “Sfogliamento” è il periodico mensile dell’associazione di ricerca, consulenza e comunicazione ambientale “Zygena onlus”. registrazione Tribunale di Terni n.04/07 del 26/3/07 Direttore Responsabile: Fabrizio Manzione Redattori: Nicoletta Bettini Simona Capogrosso Gisella Paccoi Alessia Vespa redazione: via del Cassero 5 - Terni [email protected] sommario Numero Ventisei - Settembre 2009 ARTE ARTE TRASH.... E SEGNALI DI ECOLOGIA 7 PINOCCHIO NON È 11 SOLO UNA FAVOLA UN VIAGGIO A..... FELITTO ANDARE PER MARE 20 26 IN QUESTO NUMERO E’ ancora estate, e ci siamo dentro in pieno: mentre chiudiamo questo numero, siamo contemporaneamente alla ricerca di un filo d’aria per poter respirare. Di refrigerio neanche a parlarne. Questo è stato l’agosto del caldo, degli incendi, dell’afa e delle vacanze più brevi. Lasciamocelo alle spalle, e diamo il benvenuto al nuovo. E’ per questo che abbiamo deciso di presentarvi un numero quasi tutto dedicato alle ultime scoperte, dalle novità sul linguaggio delle api, agli ultimi ritrovamenti fossili in Germania, alla spedizione che è partita all’inizio di agosto per andare a studiare l’ultima creazione umana, ossia l’enorme isola di plastica che galleggia al largo dell’oceano Pacifico. Un tempo, gli esploratori ed i navigatori potevano sperare di dare il proprio nome ad un territorio nuovo, già esistente ma sconosciuto: ora, siamo quasi arrivati a fare il contrario, ossia creiamo nuovi territori e poi possiamo sbizzarrirci a chiamarli come ci pare. Che brutto. Fateci sapere che ne pensate... La redazione BIZZARRIE MORIRE DI FREDDO... PER IL RISCALDAMENTO GLOBALE 8 UN BRINDISI ALL’ANISETTA 12 L’EQUINOZIO D’AUTUNNO 19 NUOVE SPECIE DAL PASSATO 23 LA CHIMICA IN CUCINA 25 NATURA “BOMBARDIERI VERDI” NELL’OCEANO 5 BASTA UN POCO DI ZUCCHERO 10 MA COME PARLANO LE API? 13 L’ISOLA DI PLASTICA 17 EMERGENZA LEMURI 22 SFOGLIAMENTO RUBRICHE se e m l e d t i t s o ip Approvata la “norma salva-foche”: potranno essere commerciati solo i prodotti derivanti da caccia tradizionale Migliaia specie pericolose ospitate in casa, da ragni velenosi ad insetti inquietanti 3omila alberelli già piantati dai Caschi Blu in undici missioni di pace settemila specie marine viaggiano inconsapevolmente da un mare all’altro trasportate dalle navi Cavalluccio marino vive nella baia di Soverato, in Calabria: ora la sua casa è parco 4 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA “Bombardieri verdi” nell’oceano scoperto un gruppo di vermi che vive nelle profondità oceniche GISELLA PACCOI Sette specie nuove, appena scoperte, ed una volta tanto non sono già a rischio di estinzione: semplicemente, era difficile andarle a scovare. Si tratta di anellidi, delle dimensioni comprese tra i 18 ed i 93 millimetri, che vivono tra i 1800 ed i 3700 metri di profondità. Gli scienziati li hanno soprannominati "bombardieri verdi", perchè possono rilasciare alcune sferette, dal corpo, che producono un'intensa bioluminescenza verde. Nel numero del 21 agosto di "Science", Karen Osborn presenta queste bestioline, scoperte grazie a strumenti di profondità telecomandati: "Abbiamo trovato un gruppo nuovo, piuttosto grande, di animali staordinari, dei quali non sapevamo nulla. Non si tratta di specie rare, ma il loro habitat è davvero difficile da andare a campionare". La prima specie descritta ha il nome scientifico di "Swima bombiviridis", per via della capacità di nuotare e di questo curioso fenomeno che la porta a lanciare "bombe verdi". Si tratta di individui trasparenti, ad eccezione della zona dell'intestino, che si muovono per mezzo di lunghe setole, 5 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA usate come "palette" per spingere via l'acqua. "Le profondità tra 1000 e 4000 metri rappresentano l'habitat più esteso del pianeta, ed anche il meno esplorato, finora", ha affermato il professor Greg Rouse, coautore dell'articolo. "Grazie alle nuove attrezzature sottomarine, in un tempo relativamente breve abbiamo scoperto sette nuove specie. E' evidente, quindi, che abbiamo di fronte un lavoro di esplorazione intenso, e non possiamo ancora prevedere cosa ci porterà a scoprire!" Ognuna delle specie mostra una serie di appendici craniali molto elaborate. Cinque di loro possiedono strutture luminescenti, le "bombe", che sono sfere riempite di fluido che, scoppiando, si trasformano rapidamente in luce quando vengono rilasciato dall'animale, e brillano per diversi secondi prima di scomparire. 6 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO ARTE Arte trash... e segnali di ecologia sempre più mostre si preoccupano del benessere del pianeta GISELLA PACCOI In casa avete dei pezzi d'arte, e non lo sapete. Dove? In cucina, ovviamente. E non sto parlando dei modelli di cucchiai, apriscatole, saliere e altri attrezzi "firmati", ma di ciò che è nel secchio della spazzatura. Non è una provocazione, ne' un'esagerazione: c'è chi, come Justin Gignac, raccoglie e smista la spazzatura della città di New York, vendendola a metri cubi! C'è chi usa questo tipo di arte per la propria "ricerca poetica", chi invece vuole sensibilizzare il pubblico su tematiche ecologiche, "creando un linguaggio di critica sociale che sia propositivo e creativo". Un esempio molto interessante proviene dalla città di Barcellona, che da quattro anni ospita il Drap Festival, Festival Internazionale del Riciclaggio artistico di Catalunya . Promotore dell'evento è l'Associazione Drap Art, costituita nel 1995, con l'obiettivo di diffondere la cultura del riciclaggio artistico con corsi, festival, eventi in tutta Europa, stimolando le nuove generazioni a convertire i rifiuti in creatività, per trasformare la protesta al consumismo in proposta positiva, base per diffondere la cultura della sostenibilità. Per l'edizione del 2009, che avrà luogo dal 18 al 20 dicembre, le sedi coinvolte sono il CCCB, il MACBA e l'associazione FAD (Fomento de Cultura Y Diseño): in questa ultima sede verrà presentato un progetto work in progress. Singolare registrare come alcuni Festival e Biennali si manifestino in zone geografiche di particolare rilevanza naturalistica oppure in terre estreme. Un esempio è il Festival della Posidonia dell'Isola di Formentera , che ha avuto luogo a maggio scorso: nato con l'obiettivo di salvaguardare l'alga più diffusa nei nostri fondali marini, elemento chiave nella preservazione degli ecosistemi costieri del Mediterraneo, si proponeva di connettere ecologia, turismo e il mondo dell'arte, coinvolgendo attori locali e internazionali. Sempre a maggio, si è svolta la seconda Biennale Internazionale della Fine del Mondo , dal titolo “Intemperie”, nata a Ushuaia in Patagonia grazie alla Fundación Patagonia Arte & Desafío, all'interno del progetto del Polo Turistico Culturale della Fine del Mondo: uno degli obiettivi era quello di richiamare l'attenzione su quei luoghi delle periferie del mondo dove la natura prevale sull'urbanizzazione e dove i segni delle catastrofi ambientali sono più evidenti. Anche in Italia assistiamo alla nascita di diversi progetti che mettono in dialogo l'arte contemporanea con istanze ambientaliste: ci sono da segnalare, ad esempio, i “Parchi artistici”, esposizioni a cielo aperto di opere d'arte che interagiscono con l'ambiente e la natura mettendo stimolando il fruitore all'ascolto dell'ecosistema, come ad esempio Arte Sella , oppure ArtePollino , progetto sostenuto dalla Regione Basilicata, piattaforma di incontro per enti pubblici e privati e catalizzatore di riflessioni sull'eco-turismo. 7 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE Morire di freddo per il riscaldamento globale forse il pika americano sarà inserito nelle liste rosse ALESSIA VESPA L'Ochotona princeps, ossia il Pika americano, sta per essere inserito nella lista delle specie a rischio di estinzione per via del cambiamento climatico. Questo simpatico parente del coniglio, simile ad un tozzo criceto ("una patata di 16 centimetri circa", come è stato definito), vive nelle zone m o n t u o s e dell'Ovest degli Stati Uniti, dove predilige le aree rocciose ricoperte da vegetazione prativa, e sembra essere fortemente territoriale. Una volta che si è insediato in un luogo, infatti, tende a non spostarsi mai più. Per questo, mentre le altre specie rispondono al cambiamento climatico migrando in cerca di luoghi che ancora abbiano le giuste temperature, il pika rischia di soccombere. Di questo problema si sta occupando, tra gli altri, Chris Ray, un ricercatore dell'Università del Colorado: "Il pika fa affidamento sulla neve, per ripararsi dal vento freddo invernale, ma l'innalzamento delle temperature ha ridotto il manto nevoso sulle montagne. Paradossalmente, il riscaldamento globale potrebbe portare il pika a morire congelato." Uno strato di neve sul terreno, infatti, evita che questo congeli, e il pika può scavare la propria tana al di sotto, usando la neve come una "coperta". Allo stesso modo, il pika risente del caldo estivo: se questo è eccessivo, l'animaletto è costretto a trascorrere meno 8 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE ore cercando graminacee, germogli e fiori delle quali cibarsi e per fare scorta per l'inverno, dato che non cade in letargo. Il pika, infatti, ha picchi di attività durante le prime ore del mattino ed al crepuscolo, mentre passa le ore centrali della giornata in stato di inattività. Le sue ore di veglia ammontano all'incirca al 30% del totale di ore di luce. Uno studio ha dimostrato che se la temperatura sale al di sopra dei 23 gradi, il pika può morire nel giro di una sola ora. Il Centro per la Diversità Biologica ha avviato una petizione, per inserire il pika nelle liste rosse. Shaye Wolf, biologo del Centro, afferma che il governo deve prendere in esame un orizzonte a lungo tempo, perchè i cambiamenti climatici continueranno anche dopo un eventuale riduzione efficace delle emissioni dei gas serra. "Il pika è una specie di campanello di allarme degli impatti e delle perdite che accadranno se non fermiamo il riscaldamento globale", ha affermato Wolf. "Il pika può anche giocare il ruolo di "specie ombrello", per proteggere altre specie della fauna di questi ecosistemi montuosi ed evitare che anche esse debbano essere inserite nelle liste rosse, in futuro". Agli inizi del 2010 sapremo se il pika sarà o meno inserito nelle liste rosse, ma la decisione sembra quasi scontata, dato che uno studio, condotto nel 2003, ha visto scomparire nove popolazioni su venticinque.. nell'arco di un solo inverno. Per ascoltare la notizia in inglese, si può cliccare qui nella versione online dell’articolo. 9 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA Basta un poco di zucchero... in presenza di uno zucchero, un batterio aiuta a guarire malattie intestinali NICOLETTA BETTINI La notizia è stata resa nota alla fine di agosto: per combattere alcune malattie dell'intestino, scienziati britannici stanno lavorando su un batterio geneticamente modificato che si trasforma in un veicolo di diffusione delle medicine, in presenza di un determinato tipo di zucchero. Viene impiegata una forma modificata di Bacteroides ovatus per portare il fattore della crescita umana chiamato KGF-2 direttamente alle cellule danneggiate, nell'intestino - ma questo processo è attivato solo in presenza di xilano, uno zucchero che normalmente è raro nelle diete quotidiane. Questo vuol dire che i pazienti che si sottoporranno a questa terapia dovranno ingerire lo xilano, magari sotto forma di bevanda, dopo aver ingoiato il batterio congelato contenuto in capsule. "Questa è la prima volta che qualcuno può controllare una proteina terapeutica in un sistema vivente servendosi di qualcosa che può essere mangiato", ha affermato Simon Carding, dell'Institute of Food Research, che ha guidato la ricerca. I ricercatori sperano di iniziare la sperimentazione del loro "sugar bug", come l'hanno soprannominato, tra circa 18 mesi, dopo aver completato i test sui topi. Le malattie a carico dell'intestino, come la malattia di Crohn e le coliti ulceranti, interessano circa lo 0,5% della popolazione nei paesi più ricchi, e sono molto difficili da curare. Attualmente le terapie comprendono un gruppo di medicine iniettabili che bloccano una proteina infiammatoria chiamata TNF (tumor necrosis factor). "Stiamo lavorando anche su altri gruppi di batteri che trasporteranno altri agenti terapeutici, per curare altre forme di malattie dell'intestino ed il cancro colon-rettale", ha dichiatato Carding. 10 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO ARTE Pinocchio non è solo una favola il parco di Pinocchio, a Collodi DA: PINOCCHIO.IT Il Parco di Pinocchio, inaugurato nel 1956, non è un consueto parco di divertimento, ma piuttosto la preziosa creazione collettiva di artisti di grande personalità. Il Percorso letterario, scandito da mosaici, edifici e sculture immerse nel verde, nasce grazie all' unione fra arte e ambiente: l'andamento è tortuoso, la folta vegetazione fa sì che ogni tappa giunga sorprendente e inaspettata, le piante stesse contribuiscono a creare l'atmosfera e gli episodi del racconto delle Avventure di Pinocchio. Il Parco stesso è un luogo di attività culturali sempre rinnovate ma mai dimentiche delle proprie radici: mostre d'arte e d'illustrazioni ispirate alla lettura per ragazzi e alla Storia di Pinocchio, laboratori di creazione burattini, spettacoli di burattini, marionette e cantastorie arricchiscono secondo la stagione, la visita del Parco. La Collodi Butterfly House ® è uno splendido edificio-serra in pietra e cristallo autoportante, progettata da Emilio Faroldi e Maria Pilar Vettori dello studio di architettura emilio faroldi associati, con sede a Parma e Milano, che ospita un lussureggiante giardino tropicale contenente un migliaio di farfalle provenienti da tutto il mondo. All'interno una presentazione audiovisiva, preparerà il visitatore alla comprensione della vita animale e vegetale che potrà ammirare all'interno della Collodi Butterfly House ®. Presentazione didattica che prosegue, anche nel percorso interno, con 10 pannelli informativi giganti, due insettari e un formicaio. La costruzione fonde la massima tecnologia del vetro attualmente applicabile nelle costruzioni con la magia, la luminosità, la leggerezza che le glasshouses e le farfalle parimenti evocano. All'interno il visitatore può ammirare un bellissimo giardino esotico dove giornalmente si corteggiano, si nutrono sui fiori e si riproducono, circa un migliaio tra le più belle farfalle del mondo provenienti da ambienti Amazzonico o Neotropicale, Afro-tropicale e Indo-australiano. Un mondo affascinante dove trionfa l'etologia, dove si possono vedere tutti gli stadi di sviluppo (uovo, bruco, crisalide e farfalla), osservare le differenze tra le farfalle diurne e le notturne, (falene), riconoscere le colorazioni aposematiche, terrifiche e i trucchi adottati per la sopravvivenza, come il mimetismo batesiano e mulleriano. 11 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE Un brindisi all’anisetta liquore marchigiano... ma anche ercolano REDAZIONE Il liquore tradizionale più noto delle Marche è stato e continua a essere il Mistrà, ossia l’Anice; questo di provenienza araba si ritiene esser stato introdotto in Italia dai veneziani nel Seicento per effetto delle dominazioni e dei commerci della loro Repubblica La prima distilleria a vapore impiantata nelle Marche è stata quella di Vincenzo Zappelli (1852). L’anice verde, la Pimpinella anisum, da secoli presente nelle campagne marchigiane, conferisce al distillato l’aroma inconfondibile. La spezia è diffusissima e le ricette che la contemplano sono virtualmente infinite. L’anice viene usato per dare gusto a carni di pollo, maiale e coniglio, così come lo usavano già i Greci e i Romani, e accompagna verdure e formaggi, specie nei paesi del Nord Europa. In tutti i paesi europei è un ingrediente irrinunciabile di dolci e bevande tradizionali: torte, biscotti, panpepati, pandolci, frutta secca. I dolci possono venire preparati con i semi essiccati, ridotti in polvere o grazie all'aroma dei numerosissimi liquori a base d'anice: il Pastis, l'Assenzio e l'Anisette in Francia, il Raki, l'ouzo e l'Arrak in Grecia, la sambuca in Italia, il Tutone in Sicilia, il Mistrà nelle Marche, per citarne solo alcuni dei più famosi. I liquori d'anice vengono anche usati per insaporire piatti vari, a base di pesce, di lumache, di castagne. I liquori a base di anice hanno la particolarità di diventare opachi quando vengono aggiunti all'acqua (o viceversa) perché gli olii essenziali sono solubili soltanto in alcool. Liquore tradizionale ercolano -due litri di vino - essenza d'anice Versare in una pentola due litri di vino, immergervi un treppiede e adagiare una padella su di esso. Chiudere ermeticamente la pentola e portare lentamente ad ebollizione il vino che, evaporando, confluisce nel recipiente posto sopra al treppiede. Dopo circa due ore, a dolcificazione avvenuta, togliere dal fuoco, scoperchiare e far raffreddare la padella contenente il distillato. Versare in una bottiglia aggiungendovi un'essenza d'anice. 12 SETTEMBRE SCIENZA: NATURA Ma come parlano le api? uno dei linguaggi più complessi ed affascinanti REDAZIONE Danza dell'ape è un termine usato in apicoltura e in etologia per una particolare danza a forma di otto delle api. Con l'esecuzione di questa danza, i cui movimenti sono perfettamente codificati, l'ape operaia può comunicare alle compagne preziose informazioni sulla direzione e distanza a cui si trovano fiori, nettare, polline e sorgenti d'acqua. Tale danza è quindi il meccanismo con il quale le api possono reclutare altre api del loro alveare per la raccolta di risorse. Si pensava che le api avessero due distinte danze di reclutamento, la danza circolare e la danza dell'ape propriamente detta, per indicare rispettivamente obiettivi vicini e lontani, ma si sa adesso che la danza circolare è semplicemente una danza dell'ape ad "onda" con un ondeggiamento molto piccolo. L'etologo austriaco Karl von Frisch fu uno dei primi a interpretare il significato della danza dell'ape. La danza dell'ape consiste in un numero da uno a cento o più circuiti, ciascuno dei quali consta di due fasi: la fase di ondeggiamento e la fase di ritorno. Per analizzare la comunicazione delle api mediante le danze, è necessario seguire il comportamento di un'ape al suo ritorno da una nuova e abbondante fonte di cibo. Eccitata dalla scoperta, si precipita all'entrata dell'alveare, mettendosi immediatamente a brulicare sopra uno dei favi verticali. Qui, in mezzo ad uno sciame ammassato di compagne, esegue la danza, tracciando una figura a forma di otto: una corsa ondeggiante (nota anche come fase di ondeggiamento), seguita da una svolta a destra per ritornare al punto di partenza (la cosiddetta fase di ritorno). 13 SETTEMBRE SCIENZA: NATURA Si hanno poi un'altra fase di ondeggiamento, seguita da una svolta a sinistra, e così in alternanza regolare tra destra e sinistra dopo le fasi di ondeggiamento. La fase di ondeggiamento della danza è la parte più importante e ricca di informazioni di tutta l'esecuzione dell'ape indicatrice. La direzione e la durata delle fasi di ondeggiamento sono strettamente correlate alla direzione e alla distanza della fioritura indicata dall'ape danzante. I fiori situati direttamente in linea col sole sono rappresentati da fasi di ondeggiamento in direzione ascendente sui favi verticali, ed ogni angolo a destra o a sinistra del sole viene codificato da un corrispondente angolo a destra o a sinistra della direzione ascendente. La distanza tra l'alveare e l'obiettivo di reclutamento è contenuta nella durata delle fasi di ondeggiamento. Tanto più lontano è l'obiettivo, quanto più lunga è la fase di ondeggiamento, con un coefficiente di aumento di circa 75 millisecondi ogni 100 metri. Sorprendentemente, le api danzanti che sono state in alveare per molto tempo correggono le angolazioni delle loro danze in modo da adattarle al cambio di direzione del sole. Per questo motivo, le api che seguono la fase di ondeggiamento della danza continuano ad essere condotte in modo corretto alla fonte di cibo sebbene l'angolazione del sole sia mutata. Fin qui... il comportamento di un’ape per un determinato alveare. Si sa che le api hanno un “comportamento altruistico”, ossia si preoccupano non della propria sopravvivenza ma di quella dell’intero alveare, e soprattutto della regina, in quanto depositaria del corredo genetico da salvaguardare. Cosa accade, però, se si trovano più 14 SETTEMBRE SCIENZA: NATURA alveari uno accanto all’altro, o, ancora peggio, se si trovano più specie vicine? James Nieh, un biologo dell’Università di San Diego, ha scoperto che alcune specie di api utilizzano i segnali chimici lasciati da altre specie per guidare i propri simili nella ricerca del cibo. La scoperta dimostra che lo "spionaggio" può aver rappresentato la spinta evolutiva per la capacità di alcune api di nascondere le comunicazioni all'interno dell'alveare, usando una forma di linguaggio animale per codificare la posizione del cibo. Oltre alla danza, infatti, le api possono servirsi di tracce di odori, lasciate per marcare il cibo o la strada da seguire per raggiungerlo. Purtroppo, queste tracce sono riconoscibili anche da altre specie: la ricerca, condotta tra due specie di api brasiliane, Trigona spinipes e Melipona rufiventris, mostra infatti che le api possono effettivamente usare le tracce chimiche depositate dagli individui di altre specie per rintracciare e appropriarsi delle loro fonti di cibo. Scoprire le tracce, però, non sembra essere l’unica abilità “acquisita” delle api: uno studio condotto presso l'Australian National University, di Canberra, si è focalizzato sulla capacità di questi insetti di “apprendere lingue straniere”. Sono state messe a confronto api asiatiche con api europee: ''Tutte le api da miele misurano la distanza di volo fino ad una fonte di cibo usando un 'odometro visivo' che registra gli oggetti che esse sorvolano, e al ritorno trasferiscono le informazioni alle compagne con delle danze, agitando il posteriore, che indicano la distanza e la direzione della fonte di cibo'', spiega il prof. Shaowu Zhang. “Le differenti specie di api tuttavia usano movimenti differenti per segnalare l'ubicazione del cibo, e abbiamo voluto verificare se possono imparare a comunicare fra loro. Con la collaborazione di colleghi cinesi, abbiamo allevato una colonia mista a Zhangzhou, nella provincia di Fujian, composta di api asiatiche (Apis cerana cerana) ed europee (Apis mellifera Ligustica), usando una videocamera per registrare ed analizzare i loro comportamenti. La colonia mista consisteva di un'ape regina asiatica e di operaie sia asiatiche sia europee, e siamo rimasti sorpresi dell'armonia in cui riuscivano a coesistere. Dapprima, le api delle due specie usavano danze piuttosto distinte, anche quando si foraggiavano nelle stesse aree. 15 SETTEMBRE SCIENZA: NATURA Abbiamo potuto osservare entrambe le specie di danze eseguite nella colonia mista, e abbiamo visto come, col tempo, le api dell'altra specie seguissero l'ape danzante. Dopo un po' le api asiatiche potevano essere incaricate da una danzatrice europea di trovare una fonte di cibo che quest'ultima aveva visitato, e viceversa, dimostrando di aver imparato a capirsi fra di loro''. Un intero pasto a base di miele? Ecco le ricette!!! Spaghetti alle noci e profumo di miele In una ciotola fate sciogliere a bagnomaria 50 gr. di miele d’agrumi; mescolando aggiungete 1 per gradi bicchiere di latte tiepido, 60 gr. di gherigli di noce tritati e la buccia finemente grattugiata di un’arancia senza la parte bianca. Sempre mescolando aggiungete un pizzico di sale e una piccola macinata di pepe. Spegnete il fuoco, lasciando la ciotola con la salsa pronta immersa nell’acqua calda. A parte fate cuocere gli spaghetti al dente. A cottura ultimata scolate gli spaghetti e versateli nella ciotola con la salsa di miele, mescolando insaporite bene la pasta. Servire il tutto ben caldo, cospargendo con un’ultima piccola macinata di pepe e del parmigiano grattugiato. Cosciotto arrostito nel miele Preparate un cosciotto di maiale completo della sua cotenna, incidendo la stessa in piccoli quadratini. Ponete la carne in un tegame da forno con un po’ d’olio e un trito di odori composto da cipolla, sedano, aglio, sale e pepe. Ponete il tegame in forno a 180°C. A metà cottura bagnatela con del vino bianco, lasciate cuocere sino che la cotenna risulterà ben dorata e le parti tagliuzzate risulteranno ben aperte, quindi sfornate e cospargete con il miele millefiori le parti aperte della cotenna. Servite il tutto ben caldo. Crema di ricotta e miele Scaldare 50 gr di miele d’arancio con un po’ di latte, quindi togliere dal fuoco e unire, sbattendo, 1 tuorlo d’uovo, lasciando raffreddare il tutto. In una terrina amalgamate 250gr di ricotta, con il succo e la scorza grattugiata di 1 limone. A parte montare 125 ml. di panna. All’impasto di ricotta aggiungete la panna montata, il composto a base di miele e con 1 arancia tagliata a piccoli pezzi. Versate il tutto in piccole coppette, servendole guarnite di fettine d’arancia. 16 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA L’isola di plastica è partita una spedizione per studiarla SIMONA CAPOGROSSO Ne avevamo già parlato, perchè era stata avvistata già da parecchio tempo. A dire il vero, c’era chi sperava che si trattasse di una “leggenda”, di un’esagerazione di qualche ambientalista giustamente arrabbiato. Invece no: l’isola di plastica, nel Pacifico, esiste eccome. Tanto che alcuni mesi fa, ma all'inizio di agosto scorso, una trentina di scienziati marini dallo "Scripps Institution of Oceanography", in California, si è imbarcata per esplorare il Pacifico del Nord, per studiare l'insieme di rifiuti plastici che si sono accumulati in centinaia di chilometri di mare aperto, creando la "Grande Macchia Pacifica di Spazzatura". I rifiuti plastici sono accumulati dalle correnti marine circolari, ed hanno creato una "zona di convergenza" con forma oblunga, che si estende per centinaia di chilometri, dalla fine delle isole Hawaii a metà del Giappone e alla costa occidentale degli Stati Uniti. "Ci interessa innanzitutto conoscere che tipo di impatto abbiano questi pezzi di plastica sulle piccole creature che sono alla base della catena alimentare oceanica", ha spiegato Bob Knox, direttore della ricerca. "Quindi, ci occuperemo anche dell'effetto sui pesci, specialmente quelli più piccoli, e sugli uccelli". Il team lavorerà sulla "New Horizon", una imbarcazione di 50 metri circa, equipaggiata con un laboratorio per le prime anali17 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA si e di una grande stiva per raccogliere tutti i campioni che verranno prelevati per essere analizzati con più calma sulla terraferma e poi catalogati. "Ancora, si conosce ben poco di questa macchia, individuata alcuni anni fa dai pescatori", hanno affermato gli studiosi. "Dalle osservazioni effettuate dal ponte delle navi, ciò che si capisce è che la superficie è composta di rifiuti di plastica, ma è impossibile sapere cosa ci sia sotto, ne' si riescono ad avere immagini dal satellite che buchino la superficie." La zona dei rifiuti si sposta di migliaia di chilometri tra nord e sud su base stagionale, e si sposta ancora di più verso il sud in presenza delle temperature straordinariamente calde, fenomeno conosciuto come "El Nino". Oltre ai pericoli causati dall'ingestione di pezzi di plastica, il team cercherà di scoprire se questa "isola" porta con se' inquinanti, come pesticidi, e se è impiegata come "veicolo" da piccoli organismi che si fanno trasportare verso regioni distanti, diventando specie invasive. 18 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE L’equinozio d’autunno il passaggio da un mondo all’altro DA: ALFREDO CATTABIANI, “LUNARIO” All’equinozio d’autunno, il 21 settembre, il sole passa nuovamente attraverso l’equatore celeste, ma in senso inverso rispetto all’equinozio primaverile. Non sale più dall’emisfero meridionale a quello settentrionale, ma scende dal settentrionale al meridionale. La sua è simbolicamente una “crocifissione” cui segue non la resurrezione, ma la discesa negli inferi: quegli inferi che per il sole visibile sono il semestre autunnale-invernale, quando la notte prevale sul giorno. In epoca ellenistica l’equinozio autunnale, come quello primaverile, era consacrato al dio Mitra, personificazione del Sole divino, demiurgo e signore del cosmo, accompagnato, nell’iconografia, da due “dadofori”, ossia da due portatori di fiaccola. Il primo, Cautes, con la torci alzata e lo sguardo rivolto alla scena del sacrificio del toro, è l’immagine primaverile di Mitra Sole. Il secondo, Cautopates, che compare sempre sul lato nord dei mitrei con la torcia abbassta e in atteggiamento di pena e tristezza, è l’immagine di Mitra come sole autunnale ed è associato ad un albero pieno di frutti, che simboleggia la produttività della terra giunta al suo culmine prima del deperimento della vegetazione nel semestre buio. Molte funzioni di Mitra autunnale furono ereditate nel cristianesimo dall’arcangelo Michele, la cui festa, il 29 settembre, nel periodo immediatamente successivo all’equinozio segnava il passaggio all’autunno. All’equinozio d’autunno è consacrato il pioppo bianco, dalla corteccia biancastra e dal verso inferiore delle foglie bianco-argenteo, che contrasta con quello superiore, verde scuro. Narra un mito greco che Eracle, sulla via di ritorno dal Tartaro, si intrecciò sul capo una corona di fronde di pioppo. Le foglie esterne rimasero scure perchè, spiega il mito, scuri sono i colori degli inferi; ma quelle che gli aderivano alla fronte furono tinte di bianco dal sudore dell’eroe che aveva trionfato sulla morte. Da allora in poi il pioppo coronò chi aveva percorso i due mondi senza smarrirsi. 19 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO VIAGGI Un vaggio a Felitto le gole del fiume Calore nel parco del Cilento REDAZIONE DA “COMUNE.FELITTO.SA.IT” Il paese di Felitto è un borgo medievale che conserva ancora numerose torri di guardia e mura di cinta, tipiche dell'anno 1000. L'origine di Felitto è da ricondurre a qualche secolo prima dell'anno 1000. Strategicamente la posizione era straordinaria: sopraelevata, inaccessibile o accessibile con molta difficoltà dai quattro lati con la possibilità di controllare con facilità tutta la Valle del Calore. L’etimologia di Felitto deriva probabilmente da fiix (felce) o da folictum. Il suo nome lo si ritrova per la prima volta nel 1191, in una bolla di papa Celestino III. Ma una prima notizia sicura la troviamo in una lettera di Innocenzo IV del 1248 all'abate del monastero di S. Pietro di Eboli, in cui il Papa invitava l'abate ad adoperarsi per l'assegnazione di un feudo militare al "dilectus filius Johannes de Philecto, miles Caputaquensis diocesis", esule presso di lui a Lione e che aveva avuto confiscati i beni da Federico II. Costituita la baronia di Cuccaro e Felitto, nel 1269 re Carlo concesse i feudi castrum Cuttoli [Cuccaro] et Fleoti [Felitto] in Principato a Guglielmo di S. Luca (ma "de sancto Lupo") deceduto nel 1271 se il re, attenendosi alle Constitutiones di Federico II, ordinó di fare l'inventario dei suoi beni. Nel 1300, in considerazione dei danni subiti dai locali abitanti, re Carlo II, visto "statum inopem hominum terre Filecti" ordinó che venissero esonerati dalle tasse di qualsiasi genere. 20 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO VIAGGI Dopo il 1380 ne fu signore Nicola Sannazzaro di Pavia (un discendente del poeta) per aver seguito Carlo III di Durazzo nella conquista del Regno. Quindi il feudo passò a Filippantonio Maramaldo, cui seguì il figlio Francesco che vendette il feudo a Lionello Sanseverino, padre di Roberto, conte di Caiazzo. Da un un atto del notaio Vincenzo Paolino di Polla del 30 giugno 1534, si apprende che il territorio era povero di acqua potabile. Tre erano i villaggi che costituivano Felitto: Barbagiano a nord, a sud e a mezzo miglio Casale, dove c'era l'unica buona fontana, e distante ancora un mezzo miglio Pazzano. Ma già dopo la peste 1656 i tre casali erano stati abbandonati per una posizione migliore. Nel suo "Discorso di Felitto", pubblicato nel 1781, Lucido Di Stefano descrive il villaggio nel XVIII secolo, rimarcando che sorge in collina, con, a oriente, il castello baronale fornito di un'alta torre rotonda. II villaggio - ricorda sempre Di Stefano - era cinto di mura e torri rotonde merlate e regolarmente distanziate tra loro, con tre porte (forse anche una quarta in localitá Calastro, verso il fiume). Nel '700 vi erano ancora due porte con le torri laterali. Sito in un pianoro con vie strette e tortuose, evidentemente per difesa anche dai freddi venti di tramontana, era circondato da un terreno, denominato Barbacane, dove era proibita ogni forma di edificazione. A Barbagiano c'era un monastero benedettino con la chiesa di S. M. di Margheriti, le cui rovine esistevano ancora nel Settecento, ed erano sottoposte alla badia di S. Lorenzo de Strictu (Castel S. Lorenzo). Nel 1781 il villaggio contava 60 fuochi, ma 1300 abitanti. Felitto sorge nell'entroterra centrale cilentano, lungo la valle del fiume Calore e sulla SS 488. I centri abitati più vicini a livello stradale sono Castel San Lorenzo e Laurino, entrambi distanti circa 11 km. È famoso per il fusillo, un tipo di pasta, prodotta in maniera artigianale, che è anche al centro di una famosa sagra, tenuta ad agosto nel centro del Comune. Questo piccolo comune è immerso nella florida natura del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Luogo incantenvole da vivere e visitare è l' Oasi di Remolino, immersa nelle Gole del Fiume Calore Salernitano. 21 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO NATURA Emergenza lemuri drammatiche notizie arrivano dal Madagascar GISELLA PACCOI Conservation International ha lanciato l’allarme: in Madagascar, il numero dei lemuri sta drasticamente diminuendo. Stavolta non si tratta della riduzione dell’habitat, ne’ di malattie, ma della caccia di frodo massiccia. Bracconieri senza scrupoli catturano ed uccidono queste scimmie per venderle ai ristoranti come “selvaggina”. Dopo il colpo di stato, avvenuto all’inizio di quest’anno, molti organismi internazionali, compresa la World Bank ed il governo statunitense, hanno interrotto i progetti di conservazione e di sviluppo in Madagascar. Questo ritiro di sostegno internazionale ha creato le condizioni ideali, purtroppo, perchè i criminali si approfittassero della situazione. Purtroppo, mentre il governo malgascio tace e non agisce, l’isola rischia di ritrovarsi con una foresta vuota, senza una delle specie simbolo della nazione. Conservation International sta facendo pressione sulla comunità internazionale per riprendere gli aiuti verso il Madagascar, prima che il danno sia davvero irreversibile. “Negare il finanziamento per i progetti di conservazione e di sviluppo serve solo ad incoraggiare una cattiva gestione delle risorse naturali della nazione. La comunità mondiale deve agire ora, per sostenere gli organismi locali che ancora si battono per salvare la fragile fauna dell’isola, e per evitare che questa risorsa mondiale venga distrutta”, ha affermato Russell Mittermeier, presidente di Conservation International. L’allarme è stato diffuso da Conservation International alla fine di agosto, ed è stato rilanciato dalla BBC, da “Scientific American” e da molte altre fonti internazionali. Per partecipare alla raccolta fondi, si può andare sul sito http://getinvolved.conservation.org/site/R?i=eMnZAeI_K7zCFy8tjxWJ4g 22 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE Nuove specie dal passato Altri sorprendenti fossili dal sito di Messel GISELLA PACCOI Vi ricordate del “Pozzo di Messel”? Lo abbiamo citato nel numero di giugno quando abbiamo parlato di Ida, il piccolo fossile di scimmietta che ha sconvolto il mondo scientifico, che si è precipitato a studiarla. Il “Pozzo” è una miniera non più utilizzata che si trova nei pressi, appunto, di Messel, una località situata 35 chilometri a sud di Francoforte sul Meno, in Germania; qui si estraevano scisti bituminosi ma, a causa dell'enorme numero di fossili che sono stati trovati, il luogo riveste una notevole importanza dal punto di vista geologico e scientifico. Nel 1995 è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Il pozzo, che si trova a circa 60 metri al di sotto del terreno circostante e si estende su di una superficie di quasi un chilometro quadrato, cominciò a divenire famoso per i fossili che vi si ritrovavano agli inizi del XX secolo, ma solo negli anni '70 vi iniziarono ricerche scientifiche. La formazione del Pozzo di Messel risale a circa 50 milioni di anni fa, nell'Eocene (periodo che va tra i 55 ai 34 milioni di anni fa circa), quando questa regione si trovava 10 gradi più a sud di dove si trova oggi, all’incirca alla stessa latitudine che ha oggi la Sicilia, con una conseguente grande differenza sia dal punto di vista climatico che ecologico rispetto al presente. Qui c'era un gran numero di laghi, contornati da una vastissima foresta sub-tropicale in cui si sviluppò una notevole biodiversità animale e vegetale. Probabilmente, questa era una regione attiva dal punto di vista sia tettonico che geologico; periodici spostamenti sotterranei potrebbero aver causato il rilascio di notevoli quantitativi di gas velenosi (come l'anidride carbonica o composti dello zolfo) nel lago e nel circostante ecosistema; questa sarebbe poi stata la causa della morte di uccelli e pipistrelli che si trovavano vicino alla superficie dell'acqua, oltre che di animali terrestri che si trovavano nei pressi della costa del lago. Ogni anno, un team di paleontologi effettua una campagna di scavo; nelle campagne del 2007 e del 2008 sono stati trovati campioni molto, molto interessanti. E’ stato identificato, ad esempio, un rettile di 80 centimetri di lunghezza, probabilmente uno dei primi rappresentanti delle lucertole conosciute come “Mostro di Gila”, appartenenti alla famiglia degli Helodermatidae. Questa famiglia, che risale al Cretacico, oggi si ritrova negli stati del sud-ovest del Nordamerica (dove, per l’appunto, si trova il fiume Gila, ossia nell’Arizona) e nell’America Centrale. Queste “lucertole” sono note non solo per rappresentare una curiosa combinazione di forza e tenacia, e per essere in grado di immagazzinare riserve di grasso nella coda, ma anche perchè sono gli unici sauri ad essere velenosi. Malgrado possieda molti caratteri primitivi, lo scheletro rinvenuto nel pozzo di Messel mostra già i canali dei 23 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE denti, e questo porta a credere che il fossile fosse già in grado di produrre veleno. “Probabilmente, le temperature più alte che c’erano nell’Eocene hanno permesso ai rappresentanti di questa linea evolutiva di seguire rotte migratorie verso l’Europa”, spiega Krister Smith. “Da studi sugli arti, e da analisi chimiche sulle ossa, speriamo di scoprire di più su questo gruppo così unico.” Una curiosità: nel 2005 la Food and Drug Administration ha approvato un farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2, la exenatide, che è la versione sintetica di una proteina derivata dalla saliva del “Mostro di Gila”, l'ormone exendin-4. Nel 2008 il farmaco è stato approvato anche in Italia. Un altro sorprendente fossile, quello di uno scarabeo Buprestidae, genere Psiloptera, mostra ancora la sua straordinaria colorazione, dopo 47 milioni di anni. “Questa colorazione èe creata dalla rifrazione della luce in strati differenti dell’esoscheletro chitinoso”, ha spiegato la dottoressa Sonja Wedmann. “I rappresentanti viventi di questo genere possono essere trovati solo ai tropici, ai nostri giorni”. Tra gli insetti rinvenuti negli scavi di questi due anni c’è anche una formica verde (anche detta “tessitrice”) regina, che ebbe la sfortuna di cadere nel Lago Messel durante il suo volo nunziale, ed affogò. Rappresentanti dello stesso genere, Oecophylla, si trovano nella zona tropicale dell’Africa e del Sudest asiatico. I loro nidi sono fatti di foglie, che le operaie tessono insieme a fili di seta dalle proprie larve. “Sfortunatamente, non abbiamo ancora trovato nidi del genere, tra i fossili del Messel”, ha proseguito la dottoressa Wedmann. “Per cui, non siamo in grado di affermare che le formiche tessitrici vissute 47 milioni di anni fa fossero già in grado di crearli come quelli odierni”. La raccolta di insetti fossili provenienti dal pozzo Messel comprende anche un’ape, perfettamente conservata, appartenente al gruppo delle “api ricamatrici e costruttrici”, api solitarie che tagliano pezzi circolari di foglie o di petali, o anche peluria di piante lanuginose, per ricoprire le celle covate nel nido. Quest’ape, però, chiamata Friccomelissa schopowi, apparentemente costruiva il proprio nido senza servirsi di dischi di piante. 24 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO BIZZARRIE La chimica in cucina i piatti più appetitosi sono il prodotto di reazioni chimiche REDAZIONE Se vi dicono la parola “chimica”, vi vengono subito in mente fumosi laboratori, ampolline, provette, fuochi accesi, polverine e liquidi colorati? Male, perchè dovreste pensare al laboratorio che ognuno di noi ha in casa e che usa quotidianamente: la cucina. Ogni pietanza, infatti, è il risultato di una serie di reazioni chimiche innescate dal calore del fornello e determinate, tra l’altro, dal reagente (acqua, brodo, salsa di pomodoro...) e dal tempo di cottura. E’ tutto un gioco di acidi e di basi. Ad esempio: vi siete mai chiesti perchè il tè, quando si aggiunge il limone, cambia colore, virando dal marroncino ad un bell’arancio ambrato? Semplice: avete appena dato il via ad una reazione chimica acido-base, e avete riequilibrato l’acidità della vostra bevanda. Lo stesso accade quando si vuole bollire il cavolo rosso. Il calore rompe i pigmenti rossi, le antocianine, e l’acidità si abbassa drasticamente: si vede ad occhio, perchè il colore cambia. Per tornare ad un bel colore rosso, l’unica è alzare nuovamente l’acidità, ad esempio aggiungendo dell’aceto. Volete poi ottenere un effetto speciale? Basta aggiungere del bicarbonato di sodio, e il colore tornerà nuovamente bluastro. Avete mai bollito un asparago? Appena messo in acqua, diventa verde brillante: si rompono le piccolissime bolle d’aria che si trovano sulla superficie del vegetale. Attenzione, però, a non esagerare con la cottura: in quel caso, le pareti cellulari collasserebbero, ed i nostri asparagi diventerebbero marroncini e non così gradevoli alla vista. Insomma... un buon pranzetto... è un fatto di chimica! 25 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO ARTE Andare per mare concorso fotografico internazionale REDAZIONE Si rinnova l’appuntamento per gli appassionati di mare che desiderano partecipare al concorso fotografico Andar per mare 2009. Dal 31 maggio 2009 tutti gli amanti del mare possono inviare i propri scatti estivi e tentare di vincere favolosi premi: patenti nautiche, fine settimana in barca a vela, abbonamenti a riviste, libri fotografici. Il concorso, promosso dalla Lega Navale Italiana - Presidenza Nazionale e Aqaanews, dopo il successo ottenuto con la prima edizione nel 2008, propone per l’edizione 2009 cinque temi, tutti legati al mare: vela, motore, paesaggi acquatici, animali e subacquea. Ogni concorrente può partecipare con un massimo di quindici fotografie - tre per ogni categoria - inedite e scattate da non oltre tre anni, non premiate in altri concorsi. Le fotografie dovranno pervenire entro e non oltre il 16 settembre 2009 sottoforma di stampe a colori o bianco e nero del formato complessivo di cm 30x40, pena l’esclusione dal concorso. Ogni stampa dovrà recare, incollato sul retro, il coupon di partecipazione al concorso integralmente compilato in stampatello e con la firma leggibile. Non sono ammessi fotomontaggi, doppie esposizioni e ritocchi digitali, salvo lievi correzioni di colore, contrasto o esposizione. Le migliori foto saranno esposte al Salone Nautico di Genova e pubblicate sulle maggiori riviste di settore. Sempre al Salone Nautico di Genova, tra il 3 e l’11 ottobre 2009, si svolgerà anche la cerimonia di premiazione. Per tutte le informazioni inerenti il concorso, e per i moduli per partecipare si può visitare il sito www.aqaanews.it 26 SETTEMBRE SFOGLIAMENTO RUBRICHE La notizia delle quattro settimane Imitare per avvicinarsi Se vuoi farti amica una persona, un modo è imitarne i gesti: il rapporto si rafforzerà e si creerà un legame. E' quanto dimostra uno studio sulle scimmie cebi. Imitare è una forma di adulazione: quando si viene imitati, inconsciamente si sviluppano in noi atteggiamenti positivi ed empatia verso chi ci imita; inoltre, in certe situazioni le persone sono più inclini ad aiutare gli imitatori che i non-imitatori di se'. Piccoli contro il caldo Gli uccelli si adattano al riscaldamento globale diventando più piccoli con il passare delle generazioni. Secondo una ricerca australiana durante l'ultimo secolo, in cui le temperature medie sono aumentate di 0,7 gradi, alcuni uccelli si sono ridotti di quasi il 4%. Era noto che gli uccelli che vivono maggiormente vicino all' equatore sono più piccoli di quelli della stessa specie in latitudini maggiori e la ragione è che gli uccelli più piccoli diffondono calore più rapidamente e sopportano meglio il caldo. Alcune specie si sono ridotte più di altre, ma tutte mostrano lo stesso trend. Biodiversità dell’Himalaya orientale Da una ricerca decennale emerge che sono più di 350 le nuove specie scoperte nelle regioni dell'Himalaya orientale: 244 piante, 16 anfibi, 16 rettili, 14 pesci, 2 uccelli, 2 mammiferi, e almeno 60 nuovi invertebrati. Tra le nuove specie, ad esempio, una rana color verde brillante (Rhacophorus suffry) che utilizza i lunghi piedi rossi palmati per librarsi nell'aria; un cervo foglia (Muntiacus putaoensis), il più piccolo e antico del mondo, con il manto bruno chiaro e gli occhi da cerbiatto; un geco, con 100 milioni di anni sulle spalle, scoperto in una miniera di ambra della Hukawang Valley, nelle regioni himalayane dell'estremo nord del Myanmar. Inutile sottolineare quanto queste specie siano già soggette a rischio di estinzione. La mosca tsè tsè diventa cittadina La mosca tsè-tsè, sta abbandonando il suo habitat naturale della savana a causa dei notevoli cambiamenti climatici, e ha iniziato a invadere le città dell'Africa occidentale. La mosca, trasmette agli uomini il parassita responsabile della tripanosomiasi, meglio conosciuta come "malattia del sonno", che colpisce annualmente dalle 50 alle 70 mila persone, attaccando il sistema nervoso e, se non curata, porta al coma e alla morte. Normalmente i focolai della mosca tsè-tsè erano le savane e le zone rurali ma, a causa dell'aumento del riscaldamento globale, l'habitat dell'insetto e' stato degradato a tal punto da far 'migrare' alcune specie di mosca tse'-tse' in altre tipologie di ambiente. Tra queste la 'palpalis', specie molto pericolosa di tse'-tse' per gli esseri umani, ha saputo ben adattarsi alle condizioni urbane delle città dell'Africa occidentale come Abidjan in Costa d'Avorio, Dakar in Senegal e Kinshasa in Congo. 27 SETTEMBRE Periodico on-line della Associazione Zygena Onlus Direttore Responsabile: Fabrizio Manzione Coordinatore di redazione: Gisella Paccoi Impaginato il 30/8/2009 [email protected]