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Regione e Università >>> Colture diverse, una via per lo sviluppo PAGINA 2E5 L'oncologo presidente di Idimed Contiene sostanze che riducono danni al Dna PAGINA 6 Lo chef Cuttaia In cucina potete utilizzarli così PAGINA 7 L’asparago selvatico Supplemento al giornale on line di enogastronomia www.cronachedigusto.it del 15/09/2013 144 Un percorso dai campi alla tavola, verso la riscoperta di questo germoglio spontaneo dei Monti Sicani ricco di gusto e proprietà benefiche per il nostro organismo www.progettocoas.it Dalla ricerca un progetto di filiera per l’agricoltura supplemento del 15.09.2013 Coltivare asparagi selvatici supplemento del 15.09.2013 Il responsabile scientifico: “È importante fare divulgazione, per questo abbiamo creato gli ambasciatori dell’asparago, tutti docenti, nutrizionisti ed esperti del settore” Il progetto Coas è finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale misura 124 della Regione Siciliana per valorizzare un prodotto tipico della nostra agricoltura ’ idea che sta alla base del progetto Coas è quella di trasferire l’innovazione dal mondo della ricerca alle imprese agricole. “Nell’ambito di questo progetto si è pensato di trasferire agli agricoltori l’innovazione che riguarda la messa a coltura dell’asparago selvatico, acquisita negli ultimi dieci anni con diversi progetti finanziati dal Ministero e dalla Regione”. A parlare è Giuseppe Di Miceli, professore di Agronomia e Coltivazioni erbacee dell’Università di Palermo, uno dei promotori del progetto. Le linee di intervento hanno riguardato essenzialmente il trasferimento dell’innovazione alle aziende attraverso la realizzazione di campi divulgativi, campi catalogo, con i quali dimostrare agli agricoltori come potere trasferire e mettere a coltura un germoglio spontaneo. “Quando si parla di asparago selvatico in Sicilia – spiega Di Miceli – ci si riferisce prevalentemente a due specie: l’asparago acutifolius o asparago nero e l’asparagus albus o bianco. Queste due specie occupano nicchie ecologiche diverse: l’asparago bianco si trova prevalentemen- il trasferimento dell’innovazione della oltivare l’asparago selvatico tecnica colturale alle imprese agricopuò sembrare una contradle, compresa quella dell’auto produdizione in termini. Ma non lo zione del materiale di propagazione, è se si hanno a disposizione terrecon lo scopo di valorizzare le risorse ni adatti, un mercato di riferimengenetiche locali. Lo studio e l’ideazioto, seppur di nicchia, se fa bene ne di prodotti conservati riguarda, alla salute e ci sono studiosi, agroinvece, essenzialmente il recupero e nomi e mani esperte disposte a la rivisitazione di ricette della tradiziofarlo crescere e trasformarlo. ne siciliana. All’industria di trasformaNasce così il progetto CoAS, acrozione spetta, infatti, il compito di metnimo che sta proprio per tere a punto prodotti a base di aspaCOltiviamo Asparago Selvatico, rago selvatico che diventino “tipici” finanziato dal Programma di dei Monti Sicani e che rappresentino Sviluppo Rurale della Regione per il consumatore una possibilità di Sicilia, nell’ambito della misura consumo del germoglio fuori stagio124. ne o quella di portarsi a casa, dopo L’idea è quella di valorizzare un una visita ai luoghi, un cadeux di prodotto tipico siciliano integrangusto. Il terzo ed ultimo step è quello do diverse figure della filiera, daldel consumo fresco del germoglio, l’impresa agricola al trasformatore attraverso la riscoperta e la riproposipassando per la ristorazione rurazione di piatti tipici siciliani da degule, nella convinzione che nella prostare nella catena della ristorazione spettiva di sviluppo del nostro rurale, per creare una domanda di sistema agroalimentare, sia necesasparago selvatico rivolta a consumasario ricercare nuovi percorsi protori della grande distribuzione. L’area duttivi e di mercato, in grado di scelta per le coltivazioni è quella dei valorizzare la dimensione locale e Monti Sicani, già conosciuta per la artigianale. La parola chiave è produzione di carne e formaggi. In diversificare e il progetto Coas si particolare la zona in provincia di inserisce appieno in questa idea di Agrigento (Santo Stefano di colture differenti tipiche dell’area Quisquina, Cammarata, S. Giovanni che rappresentano. Gemini, S. Biagio Platani, Bivona), Il progetto è articolato in tre fasi vanta un’antica tradizione di consuche riguardano la realizzazione dei Un coltivatore di asparago selvatico mo di asparago selvatico, ingrediente campi dimostrativi di asparago sempre presente nelle cucine domeselvatico, lo studio, il recupero e l’ideazione di prodotti conservati e, infine, la riscoperta dei piatti stiche e nella ristorazione. Al progetto Coas spetta il compito di incrementare questa tradizione, facendola diventare parte intetipici siciliani nella ristorazione rurale. I campi dimostrativi sono realizzati sia in piena area, sia in serra, con grante ed attuale della cultura locale. 2 L autoctone e rientrano anche nella tradizione gastronomica isolana”. Questo aspetto ha fatto si che, oltre alle imprese che si occupano della produzione del germoglio, nel progetto venissero inserite due aziende agrituristiche e un’azienda di trasformazione, per ampliare da un lato la possibilità di fruire del germoglio direttamente attraverso la ristorazione rurale e, dall’altro, la possibilità di trasformare il prodotto in qualcosa che il consumatore che si reca sul territorio possa portarsi via. “Il progetto Coas è un progetto integrato di filiera – continua il docente - che va dalla produzione con gli agricoltori, alla ristorazione rurale attraverso gli agriturismo, fino alla trasformazione. Ogni azienda che partecipa al progetto realizza un piccolo campo divulgativo per mostrare come realizzare l’impianto e come gestire l’asparagiaia, con la tecnica agronomica idonea per la migliore coltivazione”. “Un altro nostro obiettivo è anche quello di ampliare la conoscenza di questo germoglio spontaneo per raggiungere altre fasce di consumatori. L’asparago selvatico ammette Di Miceli - è per lo più conosciuto dalle popolazioni rurali del territorio, mentre i giovani della città conoscono poco questo germoglio. Noi vogliamo provare ad educare le nuove generazioni e per questo abbiamo pensato anche a degli incontri divulgativi e di degustazione, durante i quali abbiamo chiesto ai partecipanti di essere ambasciatori dell’asparago. I nostri “collaboratori” sono nutrizionisti, insegnanti, esperti del settore, che ci aiutano a mettere in luce l’importanza che questo germoglio ha dal punto di vista salutistico, perché si inserisce nel più ampio concetto di dieta mediterranea. Inoltre, con l’ausilio di grandi chef, dimostriamo che l’asparago può diventare l’ingrediente privilegiato di piatti gustosi e raffinati”. Vogliamo educare le nuove generazioni attraverso incontri, seminari e degustazioni Giuseppe Di Miceli, ricercatore presso il dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Palermo te a quote più basse, su terreni a forte matrice calcarea, argillosa, mentre quello nero si trova anche Editoriale De Gustibus Italia Supplemento al giornale on line di enogastronomia www.cronachedigusto.it del 15/09/2013 144 Direzione, redazione ed amministrazione: via Isidoro La Lumia, 98 - 90139 Palermo, tel. +39 091 7726885 [email protected] Direttore responsabile: Fabrizio Carrera Testi a cura di: Clara Minissale Foto archivio: Cronache di Gusto, Progetto Coas Impaginazione: ConsoleDesign - Palermo Autorizzazione del tribunale di Palermo numero 9 del 26/04/07 in ambienti montani e si adatta bene al sottobosco. Queste due specie sono essenzialmente Il progetto Coas in pillole Il progetto CoAS si propone di valorizzare un prodotto tipico siciliano, l’asparago selvatico attraverso l’integrazione delle diverse figure della filiera, dall’impresa agricola al trasformatore, alla ristorazione rurale. Il progetto si articola essenzialmente in tre azioni: la realizzazione dei campi dimostrativi di asparago selvatico in piena area e in serra, con il trasferimento dell’innovazione della tecnica colturale alle imprese agricole; lo studio, il recupero e l’ideazione di prodotti conservati a base di asparago selvatico partendo dalla tradizione siciliana; la riscoperta dei piatti tipici siciliani, nella ristorazione rurale come canale di commercializzazione sia del prodotto fresco che trasformato. Presso ciascuna delle aziende coinvolte, sarà istituito un campo di asparago selvatico con materiale di propagazione locale. La scelta di fare utilizzare materiali locali, rientra in un concetto più ampio di salvaguardia e valorizzazione della biodiversità. Inoltre la realizzazione dei campi dimostrativi dovrà consentire la diffusione della tecnica d’impianto e di gestione dell’asparagiaia nei confronti degli operatori del mondo agricolo con l’obiettivo di trasformare l’asparago da germoglio raccolto spontaneamente a coltura. L’azione di ideazione di prodotti conservati a base di asparago selvatico partendo dalla tradizione siciliana è realizzata dalla ditta di trasformazione Valle del Platani, partendo dal recupero e dalla rivisitazione delle ricette tradizionali siciliane.I tecnologi dell’industria avranno il compito di mettere a punto prodotti a base di asparago selvatico da poter inserire nella catena di lavorazione industriale che presentano una tipicità di prodotto e di processo tale da poter essere definiti tipici. L’azione consumo fresco, attraverso la riscoperta e la riproposizione di piatti tipici siciliani nella catena della ristorazione rurale mira a creare una domanda di asparago selvatico rivolta non solo alle persone del mondo agricolo, oggi gli unici consumatori di questo prodotto, ma anche a consumatori della grande distribuzione. Se da un lato, attraverso la messa a coltura dell’asparago selvatico si è in grado di disporre di grandi quantità di prodotto, dall’altro si deve creare una domanda di prodotti ad alto valore aggiunto, “la tipicità siciliana”. Attraverso gli agriturismi sarà possibile iniziare a creare una domanda da parte del consumatore. Risultati attesi dal progetto consentiranno di fornire informazioni utili agli imprenditori agricoli, necessarie all’impianto e alla corretta gestione dell’asparagiaia secondo specifici criteri di opportunità economica, ambientale e sociale, instaurare un rapporto di collaborazione stabile e rendere partecipe la base imprenditoriale al processo di sviluppo agricolo e di valorizzazione e salvaguardia delle risorse naturali, stimolando gli imprenditori coinvolti a fare uno sforzo per realizzare una struttura dedicata alla commercializzazione del prodotto. C Le aziende coinvolte Sono dieci le aziende coinvolte nel territorio dei Monti Sicani divise in agricole, agrituristiche e di trasformazione Aziende agricole: Energia Bivona Società agricola srl Leto Barone Stefano Circo Nicola Ferlita Giuseppe Palamenghi Angelo Alferi Salvatore Midulla Giuseppe Aziende agrituristiche: Agriturismo Refalzafi Agriturismo Colle dei Venti Aziende di trasformazione: Valle del Platani Soggetto scientifico: Dipartimento di Scienze agrarie e forestali Incontri, cene tematiche e laboratori del gusto >>> osa meglio di incontri divulgativi, cene tematiche e laboratori del gusto per far conoscere l’asparago selvatico, le sue caratteristiche, il suo gusto e le sue proprietà? Il progetto Coas punta su questo genere di appuntamenti per coinvolgere e convincere gli agricoltori da un lato ed i consumatori dall’altro. Da San Biagio Platani a Bivona, da Santo Stefano di Quisquina a Castronovo di Sicilia, sono diversi i comuni coinvolti in questa attività di promozione e divulgazione. Dai tour nei campi di coltivazione dove è possibile osservare con attenzione una asparagiaia, si passa ad appuntamenti gastronomici che trasferiscono il germoglio selvatico direttamente dal campo alla tavola. Dove entra in gioco la sapienza di chef di lunga tradizione che con l’asparago selvatico hanno fatto la storia della loro cucina. Dai piatti poveri tipici della tradizione dei Monti Sicani, a quelli più ricercati, frutto di uno studio attendo e di un delicato equilibrio di sapori. Dai ristoranti agli agriturismo, sono numerosi i piatti che si possono preparare con l’asparago selvatico. Come dimostrano Ignazio Puleo, chef del ristorante Acquarius di Santo Stefano di Quisquina o Salvo Mangiapane, Master chef e docente dell’Istituto C Alberghiero che, proprio nel ristorante della scuola di corso di Corso dei Mille a Palermo, ha preparato una cena gourmet con l’asparago selvatico protagonista assoluto dall’antipasto al dolce. Ma le degustazioni e le cene tematiche non bastano. Per conoscere bene le potenzialità di questo germoglio servono anche i laboratori del gusto. E nell’ambito del progetto Coas se ne è realizzato uno con Pino Cuttaia, lo chef stellato del ristorante La Madia di Licata in provincia di Agrigento che, per l’occasione, ha realizzato due piatti d’autore facendo appello al suo amore per questo ingrediente e alle sue memorie di bambino. E infine l’industria per la conservazione, perché è vero che l’asparago selvatico va consumato fresco, ma è anche vero che, con l’ausilio di tecnologi alimentari, sono state realizzate delle preparazioni che è possibile acquistare e portare a casa come un souvenir naturale e gustoso dei Monti Sicani. 3 Gli asparagi selvatici in alcune preparazioni L’imprenditore folgorato sulla strada dell’asparago supplemento del 15.09.2013 Energia Bivona Società Agricola coniuga la produzione energetica con l’agricoltura attraverso serre fotovoltaiche all’avanguardia 4 L a tecnologia al servizio dell’agricoltura per incrementare le coltivazioni sostenibili. Perché coltivare un campo e, contemporaneamente, produrre energia si può. Lo sa bene Luca Miotti, esperto di energie rinnovabili che da Milano, città nella quale vive e lavora, benchè sia di origini siciliane, ha deciso di investire sui Monti Sicani realizzando nei territori di Santo Stefano di Quisquina e Cammarata in provincia di Agrigento, delle serre all’avanguardia e diventando, così, un imprenditore prestato all’agricoltura. Il suo lavoro è quello di gestire parchi fotovoltaici su serre, rendendole produttive e trasformandole in un elemento di sviluppo territoriale. “L’idea – racconta Miotti che è il presidente dell’associazione tem- “ poranea di scopo Energia Bivona Società Agricola srl - è nata dalla convinzione di voler coniugare la produzione energetica senza togliere risorse alla produzione agricola. Il progetto delle serre fotovoltaiche nasce essenzialmente da questo concetto. Nel nostro cammino di ricerca delle essenze adatte a questa atmosfera controllata all’interno delle serre e alla luminosità ridotta, ci siamo imbattuti nell’asparago selvatico. Lo conoscevo poco all’inizio, lo confesso – ammette Miotti – ma dopo averlo provato mi sono entusiasmato a tal punto per questa coltura che è immediatamente partita l’idea di sperimentarlo e metterlo a dimora. Con la facoltà di ” Agraria dell’Università di Palermo abbiamo portato avanti il progetto e poi c’è stata l’opportunità offerta dalla misura 124 che si occupa di cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nel settore agricolo e l’abbiamo colta immediatamente per raggiungere il nostro obiettivo”. Energia Bivona ha contribuito alla realizzazione del programma complessivo occupandosi del coordinamento della progettazione e ha avuto il merito di mettere insieme un gruppo di imprenditori agricoli uniti dall’amore per l’asparago selvatico e dalla volontà di contribuire allo sviluppo del comprensorio dei Monti Sicani. Il Luca Miotti presidente dell’associazione temporanea di scopo Energia Bivona Società Agricola srl Non lo conoscevo ma poi ho voluto sperimentarlo progetto ha preso il via tre anni fa e, da allora, sono stati realizzati ventimila metri quadrati di serre. “Quest’anno - conclude Miotti – abbiamo fatto il nostro primo raccolto di circa un migliaio di chili di asparago selvatico. Siamo molto soddisfatti e continueremo su questa strada”, senza disdegnare, però, altre sperimentazioni come la coltivazione di ortaggi da foglia, di brassicacee o di funghi. Tecnica colturale a basso impatto, la parola adesso passa all’esperto Falavigna: “L’obiettivo è aumentare i quantitativi prodotti per riuscire ad entrare in un mercato più ampio” >>> “ il maggior esperto mondiale di asparago coltivato, chiamato a collaborare dalle aziende promotrici del progetto CoAS perché tutto procedesse al meglio. Agostino Falavigna è direttore dell’Unità di ricerca di Orticoltura del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) di Montanaso Lombardo, in provincia di Lodi. Anche lui ha creduto nell’asparago selvatico e ha fatto un giro nelle aziende coinvolte nel progetto per dare il suo contributo ad una coltivazione che abbina tecnologia all’avanguardia e tecnica colturale a basso impatto. “Il mio contributo al progetto è quello di rendere possibile la coltivazione o meglio, l’aumento dei quantitativi prodotti rispetto a quelli che la natura già offre, per fare entrare il prodotto in un mercato più ampio, utilizzando sempre tecniche colturali a basso impatto ambientale”. Ci racconti l’asparago selvatico. “Le specie che, messe insieme, producono ” l’asparago selvatico sono tre: l’asparagus acutifolius o asparago nero, l’asparagus stipularis, di un nero più intenso perché antocianico e poi quello più tipico della Sicilia, che si trova solo nell’isola e pochissimo in Calabria, che è l’asparagus albus o bianco. I mazzi di asparagi selvatici che noi vediamo normalmente sono composti da queste tre specie”. Che caratteristiche ha quest’asparago? “L’asparago, sia quello coltivato ma ancora di più quello selvatico, è riconosciuto da secoli come pianta officinale, cioè una pianta che cura le malattie. Tanto è vero che l’asparago coltivato si chiama asparagus officinalis. Nel corso dei secoli si è creata una letteratura molto ricca intorno alle potenzialità dell’asparago. Ma ciò che è scientificamente provato è che l’asparago, coltivato ma ancor di più quello selvatico, favorendo la filtrazione del sangue ad opera dei reni ha un forte potere diuretico, ma soprattutto contiene – cosa caratteristica solo dell’asparago – due saponine”. Il germoglio contiene un’alta concentrazione di molecole benefiche Ci spieghi meglio. “Le saponine sono dei composti chimici la cui famiglia è molto complessa. Quelle che si trovano nell’asparago sono conosciute scientificamente per avere un forte potere inibente nella proliferazione nelle cellule tumorali del colon. C’è una vasta letteratura sviluppata sull’argomento all’Università del New Jersey negli Stati Uniti, dove si dimostra che queste due saponine, la protodioscina e la protodiogenina, hanno questo potere. Nell’asparago selvatico la concentrazione di queste molecole benefiche è molto più elevata rispetto all’asparago coltivato, superiore fino a dieci volte. Ne contengono tre o quattro grammi per ogni chilo. Questi composti hanno una riconosciuta attività nutraceutica”. Perché queste molecole facciano il loro effetto, quanti asparagi selvatici bisognerebbe consumare? “Per avere un effetto benefico costantemente protettivo bisognerebbe mangiarli non in modo saltuario come facciamo noi, ma durante tutto l’anno. L’asparago, anche inscatolato o surgelato mantiene le sue caratteristiche”. Cosa succede cuocendo l’asparago? “Diversificare le colture, una via per lo sviluppo” supplemento del 15.09.2013 L’assessore regionale all’Agricoltura Cartabellotta: “L’asparago selvatico offre grandi opportunità ad un’area di grande valenza ambientale” L’ innovazione è fondamentale per l’agricoltura e porta spesso anche alla scoperta o ri-scoperta di prodotti d’elezione”. L’assessore alle Risorse agricole e alimentari della Regione siciliana, Dario Cartabellotta, non ha dubbi. Progetti come “Coltiviamo l’asparago selvatico”, rappresentano per l’isola un felice connubio tra tradizione e innovazione, con ricadute senz’altro positive per il territorio d’appartenenza. “L’asparago selvatico è certamente un prodotto d’elezione di un’area di grandissimo pregio e valenza ambientale come quella dei Monti Sicani - afferma l’assessore -. È un prodotto che ha grandi possibilità sul mercato soprattutto perché, con una opportuna rivisitazione eno-gastronomica e culturale come quella che è già stata messa in atto dal progetto, può essere proposto ai consumatori, vecchi e nuovi, in maniera completamente diversa e innovativa e può diventare anche l’occasione per conoscere le bellezze naturalistiche offerte da un’area che custodisce luoghi di grande fascino e pregio”. L’idea nella quale ha creduto e investito la Regione, in sintesi, è quella che ciascun territorio siciliano che possa vantare delle proprie colture specifiche, venga valorizzato e promosso innanzitutto per quei prodotti che, in una idea di economia dei luoghi a più ampio respiro, possono fungere da attrattore per turisti e appassionati, oltre che per gli abitanti dei comuni limitrofi. E se fino ad ora il compito di fare da catalizzatore nell’isola era stato affidato principalmente al vino, che ci ha fatto consocere al grande pubblico, con poche eccezioni per alcune produzioni particolari, non bisogna escludere che, da ora in avanti, altre materie prime dell’isola possano finalmente ritagliarsi il loro spazio. “Il vino ha fatto da apripista per far conoscere i territori della Sicilia in Italia e all’estero - continua l’assessore Cartabellotta - ma se pensiamo a tutte le possibilità che offre l’isola per diversificare le colture, proprio per la sua caratteristica intrinseca di essere una terra nella quale si riesce a coltivare non tutto ma di tutto, ci rendiamo conto delle grandissime potenzialità che ha. La nostra è un’isola che offre numerosi prodotti che sono fortemente collegati ai vari territori di provenienza e questi prodotti rappresentano una possibilità di espressione di alta qualità. L’asparago selvatico non è che una dimostrazione”. Quello che è stato fatto e si sta facendo sui Monti Sicani, dunque, può diventare un modello da esportare anche in altri territori che, magari, fino ad oggi, non si sono ancora cimentati in una attività di promozione che coinvolga l’intera filiera, dal produttore al consumatore, passando per trasformatori e ristoratori e che ambisce ad allargare la propria fascia di mercato. Innovazione e ricerca al centro della misura 124 >>> Coinvolge agricoltori, trasformatori e commercianti Agostino Falavigna, direttore dell’Unità di ricerca di Orticoltura del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) “Le saponine sono composti abbastanza resistenti al calore, sopportano fino ad una temperatura di cento gradi, ma si sciolgono in acqua. Dunque se si fanno bollire, gli asparagi perdono le loro proprietà. Meglio saltarli in padella con una cottura veloce”. Si può coltivare l’asparago selvatico senza metodi particolari? “Certo che si può. Se c’è una collina ricoperta da erbacce, ad esempio, perché non valorizzarla con delle piantine di asparago selvatico? Cresce senza particolari cure ma richiede un po’ di pazienza perché i primi turioni spunteranno dopo quattro anni”. Il progetto Coas è uno di quelli inseriti nella misura 124 della Regione siciliana, che riguarda la cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo, alimentare e in quello forestale. “Questa misura – spiega Giuseppe Spartà, dirigente dell’assessorato regionale Risorse agricole e alimentari che si occupa del servizio V, interventi per lo sviluppo agricolo e rurale – è stata messa a punto con il Psr Sicilia, il programma di sviluppo rurale della Regione, ed è un po’ diversa dalle solite perchè coinvolge le strutture di ricerca per fare trasferimento di innovazione anche in altre regioni italiane o in paesi’esteri”. Il programma, in sintesi, prevede il coinvolgimento di tutti gli attori della filiera: dall’agricoltore al trasformatore, fino a chi commercializza il prodotto “e a questi – dice il dirigente della Regione Siciliana – si affianca l’ente di ricerca che è detentore dell’innovazione. Tutti i soggetti coinvolti si costituiscono in ats: si tratta di un’associazione temporanea di scopo, all’interno della quale ciascuno ha compiti ben precisi. I coltivatori fanno campi di collaudo e dimostrativi – continua il dirigente regionale – poi c’è chi si occupa della trasformazione, chi della commercializzazione, senza sovrapposizione di ruoli. L’istituzione o l’ente di ricerca ha il delicato compito di guidare il progetto entro il 2013”. La misura ha permesso di finanziare già quarantotto progetti rispetto ai quali è prevista anche un’attività di divulgazione dei risultati ottenuti. “Come nel caso dell’asparago selvatico – sostiene Giuseppe Spartà – che con questa misura viene valorizzato, fatto conoscere, creando non solo una Giuseppe Spartà, dirigente dell’assessorato regionale Risorse agricole e alimentari rete di interesse, una domanda e una offerta ma anche i presupposti per cui, a progetto completato, possa camminare solidamente sulle proprie gambe, a tutto vantaggi dell’economia delle zone di produzione”. Dario Cartabellotta assessore regionale alle Risorse Agricole e Alimentari 5 Lagalla: il nostro obiettivo è valorizzare il territorio supplemento del 15.09.2013 6 Cresce l’interesse per la facoltà di Agraria vista come un’opportunità “C oncepiamo le politiche culturali e di impegno scientifico nell’ottica della valorizzazione piena del territorio: quest’iniziativa si inserisce proprio in questo solco”. Il rettore dell’Università di Palermo, R o b e r t o Lagalla, sottolinea i punti di forza del proCoAS: getto “Interazione tra le istituzioni, rapporto stretto tra il mondo della ricerca e quello del mercato, interazione virtuosa tra pubblico e privato, logica di filiera che va dalla produzione alla distribuzione”. Mezzo secolo fa sembrava che la terra fosse il passato, e che per l’agricoltura i margini fossero sempre più residuali. E invece… “E invece riscontriamo un crescente interesse per la nostra facoltà di Agraria, che attrae sempre più studenti, convinti che il settore agroalimentare sia un’opportunità di crescita per la Sicilia”. Hanno ragione? “Sì, a giudicare da come il vino, ma anche l’olio, il biologico, le produzioni di qualità siano stati e siano elementi importanti per l’economia e per l’immagine dell’Isola. L’Università partecipa a questo processo con la formazione dei suoi giovani, con le proprie aziende sperimentali e con progetti di ricerca come questo sull’asparago selvatico guidato dal professore Il rettore: Partecipiamo alla formazione dei giovani con le nostre aziende sperimentali e con progetti di ricerca Roberto Lagalla Rettore dell’Università di Palermo durante un’intervista Giuseppe Di Miceli. Ma il solo impegno dell’Ateneo, come sempre, non può essere sufficiente: l’agroalimentare non comporta soltanto ottimizzazione di colture ma impone scelte strategiche a livello politico sul piano della infrastrutturazione, oltre che della commercializzazione e valorizzazione dei prodotti”. Spesso si rimprovera all’Università di non essere in sufficiente collegamento con il mondo del lavoro, o di faticare a portare all’esterno i risultati delle sue ricerche scientifiche… “E’ un limite storico, quello dell’autoreferenzialità, che oggi mi pare superato, pur nella consapevolezza che ci sono ancora margini di miglioramento. L’incubatore d’impresa dell’Ateneo, Arca, ha “covato” e fatto nascere una trentina di realtà che hanno basato sull’innovazione i loro business plan e che oggi operano sul territorio, contribuendo alla sua crescita. Crescono i brevetti così come cresce l’impegno a intercettare grandi progetti europei di finanziamento. Credo siano stati fatti passi da gigante”. Più vegetali, meno grassi: la dieta mediterranea è uno scudo contro l’insorgere delle malattie L’asparago selvatico contiene alcune sostanze che contribuiscono a ridurre il rischio di danno al Dna >>> Che la dieta mediterranea faccia bene alla salute è ormai un dato di fatto acquisito. Che quella stessa dieta alla quale è stato attribuito il prestigioso titolo di Patrimonio immateriale dell’Umanità si stia perdendo sotto i colpi della meccanizzazione e dell’industrializzazione e del poco tempo che si dedica alla cucina tra le mura domestiche è, purtroppo, un’altra verità. Lo sa bene il professore Giuseppe Carruba, oncologo, presidente dell’Idimed, l’Istituto per la Promozione e Valorizzazione della Dieta Mediterranea che, da quindici anni, ha sviluppato competenze nell’associazione tra il cancro e un’alimentazione non corretta e su come alcune componenti agiscano limitando o aumentando il rischio dell’insorgenza di malattie. “La dieta della tradizione siciliana, quella con pochi grassi animali, con molti vegetali, cereali e grasso assunto quasi esclusivamente dall’olio extravergine di oliva, ci ha protetti per decenni da malattie neurodegenerative, cardio e cerebro vascolari – afferma il professore Carruba -. Dal dopoguerra agli anni settanta, l’incidenza di malattie tumorali è stata davvero molto bassa. Ma negli ultimi vent’anni c’è stato un aumento del 20 per cento di patologie con Il professore Giuseppe Carruba, oncologo, presidente dell’Istituto per la Promozione e Valorizzazione della Dieta Mediterranea esplosione epidemica e tutto ciò è dovuto alla dispersione della dieta mediterranea. È cambiato il nostro stile di vita e con esso il nostro modo di alimentarci. Solo in alcune zone rurali si sono mantenuti i vecchi modelli di un’alimentazione sana e oggi, in Sicilia, sovrappeso e obesità infantile hanno percentuali altissime, le più alte in Europa. Questi bambini sono i malati di domani”. Secondo gli studi portati avanti dall’Idimed, la dieta siciliana modifica i parametri umorali e fisici, impattando in maniera critica sui profili ormonali di ciascun individua. “Riduce i livelli di estrogeni e una frazione ormonale che contiene composti con attività genotossica e danneggia il Dna – spiega il presidente dell’Istituto –. Recuperando una corretta alimentazione, si possono rimuovere i fattori di rischio”. Bisogna tornare dunque a mangiare sano e naturale, riducendo i grassi e privilegiando quegli alimenti le cui proprietà nutraceutiche sono documentate. “L’asparago selvatico, ad esempio – sottolinea Carruba – è uno dei componenti alimentari utilizzati negli studi fatti sull’alimentazione ed ha proprietà benefiche riconducibili alle sostanze in esso contenute (asparagine, saponine, polifenoli) che riducono il rischio di danno al Dna. È importante che siano presenti nella nostra dieta. Basta assumerne quantità anche limitate, due volte a settimana può essere sufficiente, perché i valori sono molto concentrati. Inoltre contengono anche licopene, l’antiossidante più potente che esista in natura”. Un motivo in più per non farli mancare sulle nostre tavole. L’asparago selvatico cucinato in Cuttaia style Il cuoco due stelle Michelin di Licata ha realizzato due piatti d’autore supplemento del 15.09.2013 ’asparago selvatico, dal campo al piatto d’autore. Pino Cuttaia, il pluristellato chef de La Madia di Licata in provincia di Agrigento è stato protagonista di un laboratorio del gusto sull’asparago selvatico, un ingrediente molto caro alla sua cucina, nel corso del quale ha presentato due classici rivisitati: ricotta e piselli con asparago selvatico e favette e una finta pizza con merluzzo e asparago selvatico. I contrasti di sapori sono stati il tema principale perché “non c’è nulla di meglio per esaltare l’amarognolo tipico di questo ingrediente”. E così i suoi due piatti d’autore, sono diventati la sintesi di storia e tecnica, sapore e memoria. C’era tutto: i ricordi dell’infanzia dello chef, i prodotti di stagione, i contrasti di colori e sapori e la star del momento, l’asparago selvatico. “Finalmente – ha detto lo chef – l’asparago selvatico che prima era un ingrediente per pochi, incontra adesso sempre più il gusto dei consumatori e degli appassionati”. Perché questo germoglio spontaneo è più versatile di quanto sembri. Parola di Cuttaia, che ha parlato di una riscoperta dell’amaro come componente del gusto anche da parte L di quanti, magari fino a qualche tempo fa, lo consideravano con sospetto. “Frutto della evoluzione dei palati che a sua volta è frutto di una sempre maggiore conoscenza”, spiega lo chef de La Madia di Licata. Fatto sta, che oggi “l’amarognolo piace e questa nuova tendenza aiuta riscoprire sapori, come quello dell’asparago selvatico, rimasti fino a qualche tempo fa relegati nelle cucina di casa, bollati come ingredienti poveri”. Grande il successo riscosso dai piatti, presentati, la finta pizza con merluzzo affumicato alla pigna, pane non lievitato, spuma di patate e asparago selvatico e una rivisitazione di un classico della cucina casalinga, le uova con i piselli e la pancetta, diventato crema di piselli (ottenuta cocendo i piselli con un leggero soffritto di cipolla bianca stufata e poi frullati) con ricotta, uova di quaglia, jamon Pata Negra, fave e asparago selvatico a bilanciare un piatto che era innanzitutto una festa per gli occhi. Ad accompagnarli, i vini dell’azienda Milazzo di Campobello di Licata, perfetto complemento ai piatti: Vignavella, un bianco da tavola con varietà di uva autoctona per la finta pizza e Castello Svevo, un bianco IGT Sicilia Inzolia e Catarratto con il secondo piatto a base di piselli, fave, ricotta e asparago. 7 Finalmente questo prodotto che prima era un ingrediente per pochi, incontra sempre più il gusto dei consumatori e degli appassionati Pino Cuttaia all’interno del laboratorio del gusto La finta pizza al merluzzo affumicato, spuma di patate e asparago selvatico Uovo di quaglia con crema di piselli, ricotta, favette, asparago selvatico e prosciutto Pata Negra L’affumicatura del merluzzo, condito alla pizzaiola con pomodorini e cipolla, è fatta utilizzando le pigne, per richiamare il tipico profumo di resina caro alla memoria di Cuttaia bambino. Il bordo della finta pizza è realizzato con pane carasau (non lievitato), cotto in forno statico. Sistemato il bordo, all’interno si inserisce il merluzzo, sopra al quale va la spuma di patate che rimanda alla mozzarella della pizza. Sopra la spuma, che col suo gusto delicato accompagna il merluzzo affumicato, si adagiano gli asparagi selvatici che apportano al piatto una perfetta nota di amarognolo. La crema di piselli è realizzata dopo averli cotti a vapore, raffreddati per mantenere il colore e poi tuffati in un soffritto di cipolla bianca, quindi frullati con del brodo vegetale fatto (anche) con i baccelli dei piselli. L’albume dell’uovo è in realtà ricotta setacciata, centrifugata e poi schiacciata con la carta per hamburger per ottenere la forma desiderata e posta sulla crema di piselli. Il tuorlo è un uovo di quaglia. L’asparago selvatico e le fave appena stufate vengono sistemate sulla crema e la ricotta. Il piatto si completa con pezzetti di pregiato prosciutto Pata Negra e un crostino di pane. Dall’antipasto al dolce, il menu di Mangiapane 8 supplemento del 15.09.2013 all’antipasto al dolce, parola di Salvo Mangiapane. Saltati, fritti o al forno. Come ingrediente principale o come ripieno. Dall’antipasto al dolce. Non c’è limite in cucina all’utilizzo dell’asparago selvatico. Parola di salvo Paolo mangiapane, Masterchef, docente di ristorazione e laboratorio di cucina all’istituto alberghiero Pietro Piazza di Palermo e consulente del progetto Coas. Quarantaquattro anni, un’energia inarrestabile e la passione per i prodotti naturali, della nostra terra che devono essere riscoperti e valorizzati. In quale luogo se non in cucina? “Questo germoglio ha delle proprietà eccellenti e in cucina si comporta benissimo – dichiara lo Chef -. La sua caratteristica è quella tendenza amarognola che risulta così piacevole al palato e che permette anche di giocare un po’ sui contrasti. Così Mangiapane ha tirato fuori dal cilindro, o meglio, dalla toque, una trentina di preparazioni diverse con l’asparago selvatico. Dai piatti della tradizione come la frittata o la pasta a piatti più complessi come l’agnello ripieno di carciofi e asparagi o un tortino di asparagi su fonduta di formaggio dei Monti Sicani. Dal risotto con favette, asparagi e scampi al torunedos di vitellina con duxelle di asparagi e patate allo zafferano. Per arrivare a quell’insieme di tecnica e gusto rappresentato dal cappuccino di asparago: una delizia per gli occhi e per il palato, un gioco di contrasti perfettamente riuscito. “L’asparago è stato stufato e frullato in purezza – spiega il Masterchef – e messo in tazza. Poi ho D messo nel sifone della formaggella di capra con la panna ed ho ricavato la schiuma del cappuccino. Una grattugiata di scaglie di cioccolato e l’ho servito con un cornettino di pasta brioche e un tuorlo d’uovo sabbiato”. E l’asparago selvatico è finito anche nel dolce di Mangiapane, nella versione caramellata con la panna cotta al profumo di zenzero e biscottato nella mousse ai due cioccolati. E per quanti volessero provare a preparare a casa una ricetta semplice ma d’effetto con l’asparago selvatico, ecco la ricetta di uovo e asparagi a la mode di Mangiapane, segreti dello chef inclusi. Salvo Mangiapane Masterchef e consulente progetto Coas Nelle foto i piatti di Salvo Mangiapane: in alto il cappuccino di asparago; a sinistra insalatina di asparagi saltati con gambero rosso, taccole ed emulsione di limone ricci; a destra panna cotta con asparagi caramellati al profumo di zenzero la ricetta dello chef Finte uova agli asparagi con chips di pane al forno Ingredienti: asparagi, uova, olio, sale, pepe Procedimento: Saltate gli asparagi in padella con un po’ d’olio. Sistemate della pellicola da cucina in una ciotola, Mettete gli asparagi spezzettati sul fondo della ciotola dentro la pellicola. Rompete l’uovo e fatelo cadere dentro la ciotola, condite con sale e pepe. Raccogliete tutti i lembi della pellicola e chiudetela facendo un fagotto che annoderete. Immergete il fagotto in acqua bollente per 5 minuti. Tiratelo fuori dall’acqua, apritelo e servite l’uovo con gli asparagi inglobati nell’albume con chips di pane cotte al forno. Povero ma gustoso, ecco i piatti di Ignazio Puleo supplemento del 15.09.2013 Ignazio Puleo, chef, sommelier e titolare del ristirante Acquarius di Santo Stefano di Quisquina in provincia di Agrigento, da trent’anni lavora con l’asparago selvatico. Profondo conoscitore del suo territorio, delle potenzialità di questo germoglio spontaneo in cucina e dei suoi possibili abbinamenti con i vini, Puleo nel suo ristorante prepara parecchi piatti, dall’antipasto al secondo, con l’asparago selvatico. Sono banditi dalla sua cucina tutti i prodotti surgelati e il menù cambia con il variare della stagione e dei prodotti disponibili sul mercato. “La terra nella quale vivo mi dà la possibilità di lavorare con questo ingrediente povero ma gustoso e a me piace farlo conoscere ai miei clienti”, racconta. Dalla cipollata con la pancetta rivisitata con gli asparagi al posto della cipolla, alle polpette in bianco e in rosso, dalla pasta con gli asparagi selvatici a quella con la ricotta e gli asparagi fino ad arrivare alla tagliata servita con sopra gli asparagi selvatici, nel ristorante di Puleo i piatti a base di questo prodotto della sua terra sono davvero numerosi e tutti preparati a regola d’arte. “Il trucco per ottenere un buon piatto con gli asparagi selvatici è usare un olio buono e poi non bisogna mai bollirli né usare l’aglio che ne coprirebbe il sapore”, I 9 ammonisce. Oltre alla qualità delle materie prime, colpisce all’interno del locale, del quale si parla nelle più importanti guide gastronomiche, l’attenta cura che Puleo riserva ai suoi ospiti per i quali cura anche l’abbinamento dei vini, facendo proprio dell’accoglienza uno dei suoi punti di forza. Ristorante Acquarius Via Attardi n.62 Santo Stefano di Quisquina (Ag) Tel. 0922-982432 http://www.ristoranteacquarius.it Ignazio Puleo, chef e sommelier professionista, proprietario del ristorante Acquarius a Santo Stefano di Quisquina Nelle foto i piatti di Ignazio Puleo. In alto asparagi selvatici avvolti nella pancetta e poi cotti alla griglia; a sinistra le polpette di asparagi; a destra la frittata di aspargi la ricetta dello chef Pasta con gli asparagi selvatici Ingredienti: spaghetti, asparagi, cipolla, olio, sale, pepe, formaggio pepato fresco Procedimento: pulite gli asparagi selvatici, spezzettate la parte superiore fino a dove il gambo lo permette senza forzare. Mettete abbondante olio extra vergine di oliva buono in una padella, aggiungete la cipolla e fate cuocere per qualche minuto a fuoco basso. Unite gli asparagi, fate saltare per circa cinque minuti, aiutandovi se necessario con un cucchiaio di acqua di cottura della pasta, aggiustate di sale. Cuocete la pasta in acqua salata, scolatela, passatela in padella a fuoco spento insieme agli asparagi per fare insaporire. Servite con una grattugiata di pepe fresco e una spolverata di formaggio pepato fresco che dà a questo piatto semplicissimo e gustoso un tocco in più Dove genuinità e qualità sono di casa supplemento del 15.09.2013 Luoghi d’autore/1 L’agriturismo Colle dei Venti a Cammarata è un’azienda a conduzione familiare 10 un’azienda a conduzione familiare gestita da quattro fratelli e dalle loro mogli. Con la supervisione dello zu Calogero Lo Re che, dell’alto dei suoi settantacinque anni di esperienza in queste terre, mantiene un forte legame con i figli e con la struttura. Colle dei Venti è un agriturismo che si trova in contrada Casalicchio a Cammarata, in provincia di Agrigento, al quale si affianca l’azienda agricola zootecnica Sa.Vi.E.Ma, dalle iniziali dei nomi dei quattro fratelli Lo Re, Saverio, Vincenzo, Enrico e Massimo. Le strutture sorgono su 183 ettari, coltivati a grano duro, cereali, vigneto, oliveto e pescheto. E poi ci sono allevamenti ovini e bovini e di razze autoctone in via d’estinzione come la Modicana. La struttura ricettiva conta 80 coperti nella parte ristorante e 9 camere con 17 posti letto nella parte riservata al soggiorno degli ospiti. La cucina è affidata ad Antonio Passafiume, cuoco da quarant’anni, coadiuvato da Maria Pina, Lucia, Patrizia e Carmela, mogli dei fratelli Lo Re. “La nostra è una cucina della tra- È dizione, una cucina casereccia. Da noi si trovano genuinità e semplicità”, dice Maria Pina, “e sono proprio queste le caratteristiche per cui i clienti ci scelgono”. “Utilizziamo il 90 per cento della produzione aziendale – spiega Salvo Lo Re -. Abbiamo un mini caseificio aziendale e produciamo anche olio e vino. Oltre, naturalmente a carne e ortaggi. E abbiamo anche un campo divulgativo di asparago selvatico”. Il germoglio spontaneo è protagonista, infatti, di alcuni dei piatti inseriti nel menù dell’agriturismo, come, ad esempio, l’agnello ripieno. Tra i prodotti che rappresentano il loro fiore all’occhiello ci sono il primosale, anche stagionato, la ricotta fresca e salata, la ricotta per pasticceria, il pecorino canestrato, tutti prodotti acquistabili nel punto vendita annesso all’agriturismo ma anche nei mercati di Campagna Amica nei quali l’azienda è presente. Penne agli asparagi selvatici e finocchietti con ricotta fresca INGREDIENTI PER 4 PERSONE: gr 300 penne rigate gr 200 asparagi selvatici gr 200 finocchietti selvatici gr 200 ricotta fresca 1 cipolla olio extravergine d’oliva sale e pepe Q.B. PREPARAZIONE: Privare gli asparagi selvatici del gambo e utilizzare solo le punte. Pulire e tagliare i finocchietti selvatici e sbollentarli. Prendere la cipolla tritata finemente e metterla in una capiente padella con olio e soffriggere, aggiungere le punte di asparagi e lasciare cuocere per circa 5 minuti a fuoco lento. Scolare i finocchietti ed aggiungerli agli asparagi insieme ad un mestolo dell’acqua di cottura dei finocchietti, aggiustare di sale e pepe. A cottura ultimata e a fuoco spento aggiungere la ricotta fresca. Nel frattempo cuocere le penne in abbondante acqua salata colarli e aggiungerle al condimento, amalgamare bene e servire. Questo piatto può essere servito anche con una grattugiata di pecorino. Una scommessa vincente Agriturismo Colle dei Venti C.da Casalicchio - 92022 Cammarata (AG) 0922.908129 348.4727740 393.9204260 www.colledeiventi.it Luoghi d’autore/2 L’agriturismo Sorgente Refalzafi: sette anni di storia e un successo consolidato eve il suo nome alla presenza di una sorgente a valle e la sua nascita ad una sorta di gioco di famiglia. Oggi l’Agriturismo Sorgente Refalzafi, di Castronovo di Sicilia, in provincia di Agrigento, ha alle sue spalle sette anni di storia e un successo consolidato. “Questa struttura noi la chiamavamo affettuosamente “la casa dello schiticchio”, della mangiata tra amici, prima che diventasse un agriturismo”, racconta Maria Gattuso che con il figlio Antongiulio e il marito Luigi Alfonso gestisce la struttura. “Un bel giorno ci siamo detti: perché non trasformarla in un luogo di ristorazione?”. Detto, fatto. E grazie ai finanziamenti del Piano di sviluppo rurale 2000-2006, la famiglia Alfonso ha messo su un agriturismo con un ristorante con 100 coperti che, all’occorrenza, organizza anche banchetti. La cucina è il regno di Maria. Ci aveva provato a delegare ad altri il compito di preparare le pietanze da offrire ai clienti, ma la sua naturale inclinazione al controllo di ogni cosa affinché sia perfetta, l’ha portata dritta dritta tra i fornelli. “Prepariamo solo piatti con i prodotti dell’azienda - spiega -. D Noi li coltiviamo e li trasformiamo e prepariamo anche dolci e liquori”. Nei loro terreni è possibile trovare ortaggi di vari tipi, meloni, pere, susine, asparagi selvatici naturalmente, con campi divulgativi di tremila metri quadrati con circa 1.600 piantine, e il preziosissimo zafferano. “Anche il vino è di nostra produzione e per quello che non produciamo noi, ci avvaliamo dei migliori produttori delle nostre zone”, spiega Antongiulio, ventitre anni e le idee chiare sul suo futuro: “voglio laurearmi in agraria e portare avanti l’azienda di famiglia. Ci stiamo organizzando per fare la vendita diretta di pere e susine a partire dal prossimo anno”. Ma gli obiettivi di Sorgente Refalzafi sono anche ecofriendly: “Vogliamo arrivare ad annullare le emissioni di anidride carbonica nell’aria – dice Antongiulio – utilizzando fonti di energie rinnovabili”. Agriturismo Refalzafi Ctr. De Pupo - Castronovo di Sicilia (Ag) tel : 091 8217369 www.agriturismosorgenterefalzafi.it [email protected] Da sinistra Anton Giulio, Maria e Luigi Alfonso 1 + ½ lt acqua 700 gr zucchero semolato Una decina di fili di asparago selvatico 10 ml di rum 1 lt alcol Pulire gli asparagi selvatici togliendo la parte legnosa alla fine. Metterli interi in Lillo Roccaforte e il figlio Giovanni hanno messo a punto alcune tecniche di gestione della asparagiaia che hanno orientato la sperimentazione L a sua è una passione di famiglia, di quelle tramandate di padre in figlio. E adesso siamo arrivati alla terza generazione. Lillo Roccaforte mostra con fierezza le sue mani da gran lavoratore. “Con queste – dice – ne ho raccolti di asparagi selvatici nella mia vita”. In realtà lui, oltre che raccoglierli, li coltiva anche e quelli che crescono nel suo terreno, sono frutto della sua passione e della sua lungimiranza. “Mio papà – racconta – già una trentina di anni fa coltivava l’asparago selvatico nel suo orto familiare e io lo aiutavo. Poi, tredici anni fa, ho deciso di avviare una coltivazione su larga scala in collaborazione con mio figlio, anche lui grande appassionato di questo germoglio”. Oggi a sua disposizione c’è circa un ettaro “su terreni argillosi-calcarei, in assenza di irrigazione e con livello di intensificazione colturale molto basso”, ci tiene a precisare questo meccanico diventato agricoltore per passione. “Ci ho sempre creduto in questa coltivazione, anche se ci vuole molta pazienza. Per fare bene questo lavoro non bisogna pensare solo al guadagno ma, a volte, è necessario sacrificare anche un poco del proprio tempo, solo così le cose possono migliorare”. Lillo Roccaforte sostiene il progetto Coas con passione e competenza. Ha anche sperimentato personalmente alcune tecniche di gestione della asparagiaia che si sono rivelate fondamentali perché hanno consentito di orientare la sperimentazione agricola di campo delle istituzioni di ricerca. E oggi la tradizione della famiglia Roccaforte continua con Giovanni, il figlio di Lillo, che sta tentando il grande passo, quello di trasformare in attività imprenditoriale, con la creazione della sua azienda agricola, quel processo di produzione di piante e asparagi portato avanti dal padre Lillo per tanti anni. “L’asparago rappresenta per mio figlio una scommessa, un modo per restare legato alla sua terra - dice Roccaforte padre -. Creare qui la sua azienda agricola, per lui vuol dire crearsi un lavoro e avere una ragione per restare in questo territorio”. Attualmente il loro raccolto si attesta intorno ai mille chili di asparago selvatico a stagione e, naturalmente, con questi numeri, padre e figlio si sono posti anche il problema della conservazione e commercializzazione di un prodotto che va consumato fresco. “Ci stiamo ragionando”, ammette Lillo, che mette a disposizione del territorio il suo sapere: “mi piacerebbe che anche altri agricoltori utilizzassero le tecniche che io ho sperimentato – dice – e magari, in questo modo, riusciremmo a portare avanti economicamente le nostre zone”. Coldiretti, l’asparago è una buona opportunità >>> una bottiglia e lasciarli macerare nell’alcol per sei giorni. Fare scaldare leggermente mezzo litro d’acqua per sciogliere lo zucchero. Poi aggiungere l’altro litro d’acqua e, quando è fredda, versare il rum e l’alcol filtrato con il tulle dei confetti per evitare che finiscano dentro impurità. Versare tutto in una bottiglia e lasciare riposare qualche giorno prima di consumare. Investimenti e crescita. É questo il binomio sul quale l’agricoltura siciliana dovrà puntare per svilupparsi. Parola di Giuseppe Campione, direttore regionale della Coldiretti. “Bisogna sì incentivare le colture tradizionali, che scontano però il peso della concorrenza spietata con riduzioni eccessive di prezzo, ma è necessario guardare anche ad un’agricoltura diversa, che mira a soddisfare le richieste di consumatori che si rivelano sempre più attenti anche all’aspetto salutistico - dice Campione -. L’asparago selvatico è consigliato per le diete vegetali ipocaloriche, perché ha un buon apporto di vitamine e sali minerali. Al di là di questi aspetti, la coltivazione dell’asparago, anche grazie al progetto Coas, può davvero rappresentare una 11 Lillo e Giovanni Roccaforte coltivatori di asparagi per passione Il direttore Giuseppe Campione: “Incentivare le colture tradizionali e soddisfare le richieste dei consumatori” Liquore agli asparagi selvatici INGREDIENTI: Coltivatori per passione supplemento del 15.09.2013 opportunità soprattutto nelle aree interne della Sicilia, come quella dei Monti Sicani, come dimostrano i risultati ottenuti nei campi dove è stata avviata la sperimentazione. Passare dalla sperimentazione in campo ad una produzione continua, individuando mercati di sbocco nei quali si può commercializzare anche il prodotto trasformato - conclude il direttore di Coldiretti - può davvero rappresentare un’opportunità per il futuro agricolo di questa Regione”. Nella foto mazzetti di asparagi selvatici pronti per la vendita Ecco i vini da abbinare agli asparagi selvatici supplemento del 15.09.2013 Le aziende vinicole Milazzo di Campobello di Licata e Bagliesi di Naro fanno le loro proposte per affiancare il germoglio dal sapore amarognolo 12 S ono due le aziende vinicole che hanno creduto nell’asparago selvatico tanto da volere affiancare i loro vini a questo germoglio dal sapore amarognolo. Da una parte l’azienda agricola Milazzo di Campobello di Licata, dall’altra l’azienda agricola Bagliesi di Naro. Due cantine a conduzione familiare che hanno fatto dei loro vini uno dei fiori all’occhiello della Sicilia. L’azienda Milazzo, circa 70 ettari di vigneti, in cui si coltivano varietà, in gran parte autoctone, ideali per vini di alto pregio, è situata a circa 400 metri di altezza, in un territorio costantemente ventilato e con buone escursioni termiche. Qui la natura ha creato le condizioni più generose perché l’uva potesse avere delle caratteristiche esclusive e potesse arrivare precocemente e sana alla vendemmia. Milazzo è stata una delle prima a realizzare spumanti in una terra, la Sicilia, che certamente per A sinistra Rossella Bagliesi ed Eugenio Sciabbarrasi dell’Azienda Vinicola Bagliesi; a destra Giuseppe e Giuseppina Milazzo con Saverio Lo Leggio dell’Azienda Agricola Milazzo questi vini non è vocata. Ma la perseveranza e l’esperienza maturata in oltre vent’anni, hanno portato alla produzione di spumanti che si sono aggiudicati numerosi premi in concorsi nazionali ed internazionali. Ed è proprio uno spumante, il Metodo classico che, secondo Rivalutiamo l’area dei Monti Sicani Saverio Lo Leggio, meglio si abbina all’asparago selvatico. “Il nostro Metodo classico è un assemblaggio di Chardonay e di Insolia, che è un vitigno autoctono. Ci piace molto l’idea si abbinare due prodotti della nostra terra e ci auguriamo che possano nascere altre sinergie come >>> L’asparago selvatico candidato a diventare volano dell’economia L’asparago selvatico come possibilità di rilancio dell’economia di un territorio, come traino per le produzioni dei monti Sicani. Fabrizio Viola, dirigente dell’assessorato regionale alle Risorse agricole che si occupa del servizio IV relativo allo sviluppo rurale delle aziende leader e di interventi infrastrutturali per l’agricoltura, non ha dubbi che l’asparago selvatico possa costituire una buona possibilità di sviluppo per l’area in cui viene prodotto. “Noi ci occupiamo di diverse misure per lo sviluppo territoriale delle aree interne - spiega - e la coltivazione dell’asparago selvatico si inserisce senza dubbio in una prospettiva di sviluppo innanzitutto perché è inserito in un contesto di rivalutazione di queste aree e poi perché può diventare rappresentativo per le stesse. Tutto ciò che questa”. L’azienda Bagliesi, alla terza generazione di viticoltori, 30 ettari vitati nel cuore della produzione siciliana del Nero d’Avola rigorosamente biologica, quest’anno ha lanciato sul mercato Major rosso, un blend di Nero d’Avola, Merlot e Cabernet Sauvignon, caratterizzato da una nota leggermente dolciastra e pensato per palati giovani. “Abbiamo voluto abbinare questo vino all’asparago – spiegano Rossella Bagliesi ed Eugenio Sciabbarrasi – proprio per contrastare la sua nota amarognola”. Le conserve della Valle del Platani Materie prime dei Monti Sicani e olio extra vergine d’oliva Un campo di asparagi selvatici è legato alla multifunzionalità del mondo agricolo – continua – rappresenta senza dubbio un volano per un territorio. Basti pensare a quello che il carciofo ha fatto per Cerda. L’asparago selvatico può fare da traino a tutte le nobili produzioni dei Monti Sicani, questo può far incrementare l’attività negli agriturismo, si può pensare anche ad un aumento dell’escursionismo o alla creazione dell’agricoltura sociale”. E il dirigente regionale si spinge anche oltre. “La coltivazione di questo germoglio può evitare lo spopolamento delle campagne e può essere un modo per vendere il territorio esattamente come si fa a Cerda con il carciofo. Tutta l’area dei Monti Sicani può essere qualificata per i suoi asparagi selvatici di qualità”. A loro il privilegio di creare dei prodotti conservati a base di asparago selvatico. L’azienda Valle del Platani di San Biagio Platani, in provincia di Agrigento, lavora esclusivamente prodotti del territorio. I sott’olio e sott’aceto sono le sue specialità, tutti a base prevalentemente vegetale. “Recuperiamo antiche ricette della tradizione – dice Antonino Leone, responsabile del ciclo produttivo dell’azienda – e le adattiamo alle nostre conserve”. Sugli scaffali, pronte per la vendita, ci sono solo linee naturali, realizzate senza conservanti “perché come stabilizzanti usiamo solo prodotti come l’aceto, il limone o lo zucchero”, spiega. E l’asparago selvatico è diventato protagonista di una linea dedicata: dalla caponata al sugo di pomodoro, dalle punte di asparago selvatico al naturale al patè, passando per punte sott’olio e pesto, per finire con l’olio aromatizzato. “Usiamo solo materia prima del territorio e olio extravergine di oliva con il 5% di olio di semi di girasole per tre linee produttive: ristorazione, catering e grande distribuzione ”, aggiunge Leone – in questo modo chiunque potrà portarsi a casa un “pezzo” di territorio e magari fare assaggiare anche ad altri la bontà dei nostri asparagi selvatici”. supplemento del 15.09.2013 La coltivazione dell’asparago selvatico raccontata attraverso le immagini 13 supplemento del 15.09.2013 La coltivazione dell’asparago selvatico raccontata attraverso le immagini 14 supplemento del 15.09.2013 La coltivazione dell’asparago selvatico raccontata attraverso le immagini 15 16 supplemento del 15.09.2013