Analisi settoriale_ agroalimentare
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Analisi settoriale_ agroalimentare
Analisi opportunità Paese USA settore agroalimentare Individuazione panel / set imprese Contesto e ambiente di Marketing INTRODUZIONE AL MERCATO U.S.A. Pochi mercati, a livello mondiale, offrono tante possibilità quante ne offre il mercato statunitense. Cinquanta Stati, costituiscono un potenziale bacino di utenza di 300 milioni di abitanti che parlano la stessa lingua ed hanno leggi assimilabili. É evidente come l’espansione negli Stati Uniti, per un’azienda italiana abituata al fatturato domestico e/o di dimensione europea, possa tradursi in un salto di qualità (e di quantità) notevole. Proprio perchè trattasi di un mercato così proficuo, esso è anche il più ambito nonchè il più competitivo. Se a ciò si aggiunge il fatto che, contrariamente a quanto succede in Italia, o in altri Paesi europei, negli Stati Uniti non vi è una tradizione di codificazione delle leggi tale da garantire una sostanziale protezione dei contraenti, ma tutto è lasciato alla negoziazione delle parti, è facile intuire come l’imprenditore italiano che aspiri a concludere affari oltreoceano possa trovarsi in situazioni difficili, se non di estremo svantaggio rispetto ai suoi partners e/o concorrenti americani. Tre sono i prodotti agroalimentari che hanno avuto e continuano ad avere potenzialità di successo sul mercato statunitense: pasta, olio e vino. Convenienza, economicità e versatilità fanno della pasta il cibo del futuro. È importante, per l’affermazione del prodotto sul mercato, la rilevanza del rapporto valore percepito/prezzo nel processo d’acquisto del consumatore. È interessante notare come manchi sul mercato statunitense l’affermazione forte di una marca nazionale, a fronte di una elevata fedeltà del consumatore statunitense alla marca. L’esportatore italiano dovrà puntare innanzitutto sulla differenziazione del prodotto italiano da quello americano, facendo leva sull’immagine di prodotto di qualità, il mantenimento della qualità del prodotto, la presenza del canale ristorazione, gli investimenti nell’innovazione (prodotto e packaging), l’educazione degli intermediari 2 e del consumatore sulle qualità superiori della pasta italiana, la creazione e sostegno di un marchio Made in Italy. Nel 2005 gli Stati Uniti hanno importato prodotti agro-alimentari per un valore di 71.915 milioni di dollari, il 9,21% in più rispetto all’anno precedente. Le esportazioni sono state pari a 63.949 milioni di dollari, il 3,41% in più rispetto al 2004. Il saldo per il 2005 è quindi in rosso di 7.966 milioni di dollari. L’andamento dell’import-export tra Italia e Stati Uniti ha risentito negli ultimi anni di una serie di fattori che hanno in diverso modo influenzato gli equilibri commerciali. L’elemento che ha maggiormente inciso sui flussi di scambio stato, fino al 2005, il progressivo apprezzamento dell’euro rispetto alle altre monete e in particolare alla divisa statunitense. Le esportazioni agroalimentari verso i Paesi delle area Nafta (Usa, Canada, Messico), sono in forte crescita nel 2005. Tra gennaio e settembre dell’anno di riferimento il nostro export nei confronti degli Usa è aumentato del 15.35% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L'agroalimentare italiano nei Paesi Nafta si caratterizza per la sua forte riconoscibilità, per il suo legame al territorio, e per la qualità dei prodotti grazie anche ai marchi protetti. Eppure c'è l'esigenza di una promozione continua e di una lotta più serrata alle contraffazioni per controbattere la concorrenza di alcuni Paesi che stanno emergendo in questi anni, come Australia, Cile, Sud Africa, la California e la Nuova Zelanda. Negli Usa assistiamo a un sempre maggiore interesse per il cibo di casa nostra, percepito come salutare e gustoso. Attualmente l’Italia è il primo Paese fornitore di vino, con un aumento dell'export del 13.7% rispetto allo scorso anno. Gli Statunitensi sono fortemente legati ai marchi italiani, ma, per la Camera di Commercio Italiana a New York, non è possibile competere nei settori dei grandi fabbisogni, poiché la politica agricola nazionale garantisce l'autosufficienza. Pertanto si deve puntare sui prodotti o di nicchia o con una forte caratterizzazione territoriale o di tipicità. La promozione non deve quindi solo toccare il prodotto a se stante ma anche la zona di 3 provenienza, con la cultura, la storia, le tradizioni e il territorio, portando vantaggi anche in altri settori come quello turistico e culturale. Bisogna però rafforzare la presenza italiana attraverso spot televisivi, articoli su riviste specializzate, eventi di promozione, oltre ad affidare la distribuzione dei nostri prodotti a compagnie locali che conoscono meglio i gusti della popolazione. I settori dove l’Italia è più concorrenziale sono: lattiero - caseario, oleario, vitivinicolo. L’analisi delle componenti che caratterizzano l’interscambio nel settore agroalimentare tra gli Stati Uniti e l’Italia evidenzia il ruolo di quest’ultima importatore di quale materie prime ed esportatore di prodotti finiti. Tra i flussi in entrata troviamo i cereali, le sementi, le granaglie, i mangimi per uso zootecnico e alcuni prodotti ittici. Tra le merci in uscita dirette verso il Nuovo Continente vi è una ampia varietà di prodotti pregiati grazie ai quali l’Italia ha guadagnato una posizione di rilievo. Tra questi, le tante tipologie di produzioni anche vitivinicole, ma un’ampia scelta di prodotti tipici, come i prosciutti e i formaggi dei consorzi locali. Per alcuni prodotti o comparti merceologici, l’Italia ha la leadership incontrastata rispetto ad altri paesi concorrenti. È il caso dell’olio d’oliva, con il 65,34% di quote di mercato, o della pasta, con il 35,43 per cento. Ma il prodotto agro-alimentare “Made in Italy” più diffuso sul territorio americano è senza dubbio il vino: l’Italia si conferma nel 2005 sul gradino più alto del podio per quanto riguarda i vini tranquilli e con il 28,71% di quote di mercato, viene subito dopo la Francia ma prima dell’Australia, se nei conteggi si includono i vini spumanti e i vini vermouth. Il comparto “agro-alimentare e vini” con 1,3 miliardi di $ rappresenta l’ 8,6% delle esportazioni negli USA (i vini da soli 495,1 milioni di $ il 3,3% dell’ export totale italiano). Va perseguita una strategia volta ad ampliare la sfera territoriale delle iniziative per avvicinare sempre più i consumatori di aree meno raggiunte dai prodotti italiani (quali quelle del Southwest, Midwest e West degli USA, così come del North East), anche attraverso la realizzazione di basi commerciali e distributive solide e durature in aree in forte crescita. Effettuare operazioni di scouting commerciale 4 e soprattutto promozionale per i beni di consumo in tali Stati non significa però assolutamente abbandonare la strategia di presenza commerciale e promozionale nelle aree di tradizionale presenza del “Made in Italy” (Stati dell’Est, Florida, California ed Illinois). In altre parole, occorre che gli esportatori nazionali – anche attraverso lungimiranti ed indispensabili iniziative di investimento “commerciale” - prestino maggiore attenzione alle opportunità offerte da un mercato “policentrico” e rafforzino la propria presenza attraverso basi logistiche, essenziali per una penetrazione capillare e continuativa, ma soprattutto per l’assistenza post-vendita. PRODOTTI VITIVINICOLI Secondo i dati resi noti dal Dipartimento del Commercio USA sull’import degli Stati Uniti di prodotti vitivinicoli per l’intero anno 2005, il vino italiano rafforza le proprie posizioni e nella classifica dei vini da tavola è primo assoluto sia per quantità che per valore. Nel 2005 gli Usa, che importano circa un terzo del vino consumato annualmente, hanno importato dall’Italia 1 miliardo e 80 milioni di dollari di vini e vermouth. Si tratta di un incremento dell’11,16% rispetto al 2004, superiore alle importazioni degli Usa dal Mondo e circa il doppio rispetto alle performance di Francia ed Australia. Italia, Francia e Australia da sole rappresentano circa l’80% del vino importato. Nella classifica dei valori l’Italia è seconda solo alla Francia che la precede di 28 milioni di dollari. Nelle quantità esportate invece l’Italia si conferma prima in assoluto con circa 222,2 milioni di litri, segnalando un importante incremento pari all’8.9% rispetto al 2004. Viene così riscattata la performance negativa dell’anno precedente, quando, sempre sulla base dei dati del Dipartimento del commercio USA, le quantità importate dall’Italia calarono del 6% rispetto al 2003. Va inoltre osservato che l’Australia cresce rispetto al 2004 di più di un punto percentuale (10,8) dell’Italia e continua a tallonarla da vicino con una 5 quantità esportata di 202 milioni di litri. Classifica 1 2 3 4 5 6 *Dal 2005 Totale Francia Italia Australia Spagna Cile Germania USA – Importazioni di vini e vermouth (valore: mil. dollari*) Performance Gennaio-Dicembre Quota di Mercato % Var. % 2003 3.270,14 1.138,63 930,91 626,85 156,30 139,98 70,79 2004 3.424,63 1.049,66 972,46 731,78 183,68 152,28 80,88 2005 3.764,93 1.108,98 1.080,96 765,37 209,62 166,30 99,41 2003 100 34,82 28,47 19,17 4,78 4,28 2,17 2004 100 30,65 28,40 21,37 5,36 4,45 2,36 2005 100 29,46 28,71 20,33 5,57 4,42 2,64 2005-2004 9,93 5,65 11,16 4,59 14,12 9,2 22,91 1 gennaio al 31 dicembre 2005 l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro del 13,39% (da 1,3621 usd a 1,1797 usd) Dati Ufficio Italiano Cambi Classifica 1 2 3 4 5 6 2005 Totale Italia Australia Francia Spagna Cile Germania USA – Importazioni di vini e vermouth (quantità: mil. litri) Performance Gennaio-Dicembre Quota di Mercato % Var. % 2003 617,11 217,42 151,74 103,45 29,81 51,69 17,15 2005-2004 10,98 8,95 10,86 4,29 14,96 5,25 28,19 2004 649,75 204,00 182,27 96,89 34,09 54,19 19,12 2005 721,09 222,25 202,08 101,05 39,19 57,02 24,51 2003 - 2004 - 2005 - I dati del 2005 confermano che il vino italiano migliora la propria posizione nella classifica delle importazioni, con una quota di mercato del 31,78% nella classe di maggiore riferimento: quella dei vini tranquilli imbottigliati nelle confezioni inferiori ai due litri. Qui l’incremento percentuale dell’Italia raggiunge l’11,66% rispetto al 2004, mentre l’Australia e la Francia, con un incremento del 3,61% e del 2,46%, segnano un rallentamento ad una quota di mercato, rispettivamente, del 23,95 e del 20,10. 6 Se si va ad esaminare poi le quantità, sempre nello stesso periodo temporale e per la stessa classe di prodotto, i vini italiani registrano un importante incremento percentuale del 9,31 (197,9 milioni di litri), evidenziando il passo più lento di quelli australiani che incrementano la loro presenza sul mercato del 4,6 (177,2 milioni di litri), mentre i vini francesi indietreggiano segnando un -0,16 (75,4 milioni di litri). Questo risulta essere tanto più importante dal momento che proprio nella categoria del vino da tavola, secondo le stime degli analisti più accreditati, si attende l’incremento di consumo maggiore da qui al 2015, mentre si prevede che i vini frizzanti godranno di incrementi più modesti. È importante inoltre sottolineare gli andamenti dei valori medi all’import. Il prezzo medio al litro del vino importato dagli USA segna un decremento dello 0,94 rispetto al 2004. Nell’ultimo anno, tra i primi tre paesi importatori, è l’Italia ad evidenziare l’incremento più alto, pari a +1,65% (da 4,84 a 4,92 dollari al litro), mentre l’Australia, confermando un andamento evidenziato nel corso degli ultimi anni mostra un’ulteriore, importante diminuzione del 5,49% del prezzo medio al litro, che passa così dai 4,1 ai 3,79 dollari. Il vino francese aumenta invece il suo prezzo medio all’import dell’ 1,29%. Classifica USA – Importazioni di vini da tavola imbottigliati (valore: mil. dollari*) Performance Gennaio-Dicembre Quota di Mercato % Var. % 2003 2004 2005 2003 2004 2005 2005-2004 2005 Totale 2.722,57 2,803,46 3.077,46 100 100 100 9,77 1 Italia 834,39 875,98 978,09 30,65 31,25 31,78 11,66 2 Australia 615,72 711,37 737,07 22,62 25,38 23,95 3,61 3 Francia 751,81 603,82 618,65 27,61 21,54 20,10 2,46 4 Cile 139,58 151,42 165,10 5,13 5,40 5,37 9,04 5 Spagna 115,14 139,50 161,69 4,23 4,98 5,25 15,91 6 Germania 69,42 79,01 96,60 2,55 2,82 3,14 22,26 *Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2005 l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro del 13,39% (da 1,3621 usd a 1,1797 usd) Dati Ufficio Italiano Cambi 7 Classifica 1 2 3 4 5 6 2005 Totale Italia Australia Francia Cile Spagna Germania USA – Importazioni di vini da tavola imbottigliati (quantità: mil. litri) Performance Gennaio-Dicembre Quota di Mercato % Var. % 2003 550,73 193,19 144,59 81,30 51,17 21,33 16,56 2004 573,16 181,05 169,45 75,61 53,69 24,98 18,28 2005 622,21 197,91 177,24 75,49 56,50 29,23 22,83 2003 - 2004 - 2005 - 2005-2004 8,56 9,31 4,6 -0,16 5,23 17,00 24,90 Per quanto riguarda i vini frizzanti, si ha la conferma che la Francia è sempre in prima posizione con una quota di mercato del 78,57% e 20,6 milioni di litri importati. L’Italia è comunque seconda, con una quota di mercato del 12,24% è seconda in classifica e segna un importante incremento percentuale sia nei valori (10,27), maggiore di quello dei “cugini d’oltralpe”, che nelle quantità (7,5%). Queste ultime crescono però meno di quelle dei francesi che portano a casa un incremento del 9,4% rispetto allo scorso anno. Classifica USA – Importazioni di vini spumanti (valore: mil. dollari*) Performance Gennaio-Dicembre Quota di Mercato % Var. % 2003 2004 2005 2003 2004 2005 2005-2004 2005 Totale 493,77 561,86 612,59 100 100 100 9,03 1 Francia 379,15 440,06 481,30 76,79 78,32 78,57 9,37 2 Italia 64,63 67,97 74,95 13,09 12,10 12,24 10,27 3 Spagna 40,77 43,38 46,61 8,26 7,72 7,61 7,44 4 Australia 2,21 3,35 4,16 0,45 0,60 0,68 24,28 5 Nuova Zelanda 0,20 1,01 1,8 0,04 0,18 0,3 82,6 6 Germania 1,1 1,09 1,12 0,22 0,2 0,18 2,83 *Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2005 l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro del 13,39% (da 1,3621 usd a 1,1797 usd) Dati Ufficio Italiano Cambi 8 Classifica 1 2 3 4 5 6 2005 Totale Francia Italia Spagna Australia Germania Nuova Zelanda USA – Importazioni di vini spumanti (quantità: mil. litri) Performance Gennaio-Dicembre Quota di Mercato % Var. % 2003 41,36 18,54 12,53 8,35 0,41 0,40 0,015 2005-2004 8,87 9,46 7,50 6,80 14,61 18,72 113,51 2004 42,01 18,90 12,65 8,68 0,73 0,36 0,15 2005 45,73 20,69 13,60 9,27 0,83 0,43 0,31 2003 - 2004 - 2005 - Profilo del consumatore: il 45% degli statunitensi adulti beve vino; il 33% lo beve almeno una volta al mese. Fra i consumatori, il 16% è forte bevitore di vino (10 occasioni o più di consumo al mese)1. OLIO D’OLIVA L’olio d’oliva è il secondo prodotto agro-alimentare maggiormente esportato dall’Italia negli Stati Uniti. La classifica generale per il 2005 ribadisce infatti la leadership italiana, con quasi 561 milioni di dollari di prodotto esportato nel 2005, in rialzo del 16,76% dai 480 milioni di dollari del 2004. Un trend riflesso nel generale aumento delle importazioni Usa di olio d’oliva (858,5 milioni di dollari rispetto a 718,2 milioni del 2004), e che è stato accompagnato dal rafforzamento di altri importatori e dall’entrata di nuovi. Sempre in riferimento al 2005, la Spagna ha incrementato l’export di quasi 20%, inoltre, si è imposta sul mercato Usa la Turchia con un incremento del 100,58% dell’export e l’Argentina con un incremento del 500,1%. È andata bene anche per la Grecia (+21,03%), mentre la 1 Fonte: “Heavy Wine Drinkers in the U.S.A Revealing Category,” Sopexa USA 9 Tunisia dopo la veloce crescita degli ultimi anni segna un ribasso del 48,07 per cento. USA – Importazioni di olio d’oliva (valori in milioni di dollari*) Performance Quota di Mercato % Gennaio-Dicembre Classifica 2003 2005 2004 2005 2003 2004 Var. % 2005 2005- 2004 Totale 520,10 718,24 858,53 100 100 100 19,53 1 Italia 361,84 480,44 560,97 69,57 66,89 65,34 16,76 2 Spagna 95,29 123,97 148,61 18,32 17,26 17,31 19,87 3 Turchia 28,48 27,68 55,54 5,48 3,86 6,47 100,58 4 Argentina 5,49 3,62 22,09 1,06 0,50 2,57 510,10 5 Tunisia 4,14 39,28 20,40 0,80 5,47 2,38 -48,07 6 Grecia 12,25 12,49 15,12 2,36 1,74 1,76 21,03 *Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2005 l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro del 13,39% (da 1,3621 usd a 1,1797 usd) Dati Ufficio Italiano Cambi Dal quadro delineato appare evidente il monopolio dei paesi del bacino Mediterraneo sul mercato americano dell’Olio d’oliva. I tre stati che controllano infatti l’89,12% del mercato Usa si affacciano tutti importante sottolineare comunque che le sul Mar dinamiche Mediterraneo. dell’export È sono condizionate, così come in altri settori, dal corso dell’Euro che è comunque rimasto alto nel corso dell’anno e che ha penalizzato soprattutto l’Italia, a vantaggio dei paesi che non appartengono all’area euro. FORMAGGI Nel mercato delle esportazioni agro-alimentari italiane, i formaggi rappresentano il terzo settore in ordine di importanza. Nel 2005 le esportazioni italiane di prodotti caseari verso gli Stati Uniti hanno raggiunto un valore pari a 220,04 milioni di dollari, con un calo dell' 1,65% rispetto al 2004, quando l’Italia 10 esportava 223,7 milioni di dollari. In base ai risultati del 2005 l’Italia subisce una variazione negativa pari all’1,65, ma resta il primo partner commerciale degli Stati Uniti, con una quota di mercato in discesa dal 22,65 al 21,64%. La posizione di leadership dell’Italia nelle esportazioni di formaggi verso gli Usa rappresenta un successo significativo se si considera la rilevante produzione nazionale americana e la severa regolamentazione relativa alle importazioni di latte vaccino. La Francia si conferma come il principale concorrente dell’Italia con esportazioni verso gli Usa pari a 124,23 milioni di dollari nel 2005, e una quota di mercato del 12,22%, anch’essa in discesa. La Francia, rispetto al 2004, perde il 5,73% di esportazioni. Altri concorrenti sono la Nuova Zelanda (81,81 milioni di dollari) con una quota dell’8,05%, la Danimarca (68,11 milioni di dollari) con 6,7% di quota, l’Olanda (59,79 milioni di dollari) con il 5,88%, e l’Argentina (51,53 milioni di dollari) con il 5,07%. USA – Importazioni di formaggi (valori in milioni di dollari*) Classifica 2005 Performance Quota di Mercato % Gennaio-Dicembre 2003 2004 2005 2003 2004 2005 Var. % 2005- 2004 Totale 891,63 987,95 1016,87 100 100 100 2,93 1 Italia 210,51 223,72 220,04 23,61 22,65 21,64 -1,65 2 Francia 108,37 131,78 124,23 12,16 13,34 12,22 -5,73 3 N. Zelanda 79,93 97,69 81,81 8,97 9,89 8,05 -16,26 4 Danimarca 66,60 71,07 68,11 7,47 7,19 6,7 -4,15 5 Olanda 52,09 55,86 59,79 5,84 5,66 5,88 7,03 6 Argentina 25,23 29,65 51,53 2,83 3,0 5,07 73,78 *Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2005 l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro del 13,39% (da 1,3621 usd a 1,1797 usd) Dati Ufficio Italiano Cambi 11 Il mercato dei formaggi Dal 1999, il mercato dei formaggi è cresciuto del 2,1%, per un totale di 1,2 milioni di tonnellate nel 2000; ciò è da attribuire ad un incremento della richiesta da parte dei dettaglianti, dei servizi per la ristorazione e ristoratori: questi ultimi due rappresentano i 2/3 del consumo totale. Il comparto dei formaggi è suddiviso in tre sotto-comparti: Formaggio duro; Formaggio morbido; Formaggio fuso Profilo del consumatore Nel 2001, la “Dairy Management, Inc. consumer” ha realizzato un’interessante ricerca, eseguita mediante interviste telefoniche per analizzare i comportamenti dei consumatori rispetto ai vari prodotti alimentari, ed in particolare rispetto ai formaggi ed al modo in cui questi vengono adoperati. Il target group, di 601 intervistati, era composto da uomini e donne di età compresa tra i 18 ei 64 anni, che mangiano fuori casa almeno due volte al mese solitamente in un fast food o al ristorante, ordinando formaggi e consumandone diversi tipi sia “grassi”, sia “medi”, sia “leggeri”. (a) Formaggi duri. La crescita della domanda dei formaggi duri è attribuibile all’introduzione di prodotti orientati alla convenienza d’uso, come il formaggio “tagliuzzato” o i “cubetti”. I formaggi duri comprendono un’ampia gamma di prodotti e resistono all’accomunamento con i formaggi fusi. (b) Formaggi Morbidi. Le vendite dei formaggi morbidi sono cresciute fino a 221.900 tonnellate nel 1999; ciò si deve alla scelta di usare mozzarella o Monterey Jack in molti piatti italiani e 12 messicani. La crescita delle vendite di mozzarella è difatti dovuta al suo uso come ingrediente nella pizza, un piatto che ha da sempre molto successo negli Stati Uniti. Ad ogni modo, la mozzarella a partire dal 1995 la mozzarella ha perso quote di mercato in seguito alla diffusione di altri formaggi che rispondono ad un aumentato desiderio di varietà da parte dei consumatori, quali caprini, feta, brie e camembert. c) Formaggi Fusi. Il volume delle vendite di formaggio fuso è sceso nell’anno 2000 a 549.000 tonnellate, un significante declino dal suo massimo, registratone nel 1998, di 573.000 tonnellate. Ciononostante, il formaggio fuso - che negli Stati Uniti, prende tipicamente la forma di un formaggio delicato con struttura uniforme e caratteristiche di fusione superiori mantiene la sua posizione di comparto più rilevante. Pertanto, anche se è spesso visto come un “sotto-prodotto”, continua a godere di forte popolarità presso i consumatori, sia come ingrediente da fondere (es. negli hamburger) - ovvero in casi in cui la qualità del formaggio ha poca influenza sul sapore - sia per il fattore prezzo, che rappresenta una componente fondamentale nella scelta d’acquisto. LA PASTA E LE DIETE LOW-CARB Il mercato della pasta ha attraversato un periodo difficile negli Stati Uniti a causa della popolarità delle diete a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto di proteine, come la Atkins e la South Beach. La moda delle cosiddette diete “low-carb” sta tuttavia perdendo in popolarità, lasciando spazio a regimi alimentari più equilibrati e a un ritorno sulle tavole americane della pasta. Alcuni produttori USA hanno da pochi mesi introdotto sul mercato americano una serie di prodotti, tra cui pasta e dolci, a basso contenuto di carboidrati. Una strategia questa che mira a conquistare un mercato ancora relativamente inesplorato e invogliare all’acquisto gli adepti delle diete low-carb. 13 PRODOTTI DA FORNO E PASTICCERIA L’Italia è il terzo esportatore di prodotti da forno e pasticceria negli Stati Uniti. Nel 2005, le importazioni italiane sono ammontate a 83,15 milioni di dollari, in rialzo dell’11,07% rispetto all’anno precedente, quando il dato era pari a 74,86 milioni di dollari. In termini di quote di mercato, l’Italia detiene il 4,49% del mercato, preceduta da Canada, leader incontrastato con una quota del 47,92 %, e dal Messico, con una quota del 13,82 per cento. USA – Importazioni di prodotti da forno e pasticceria (valori in milioni di dollari*) Classifica 2005 Performance Quota di Mercato % Gennaio-Dicembre 2003 2004 2005 2003 2004 2005 Var. % 2005- 2004 Totale 1546,69 1692,48 1850,18 100 100 100 9,32 1 Canada 749,61 815,05 886,54 48,47 48,16 47,92 8,77 2 Messico 196,87 222,29 255,74 12,73 13,13 13,82 15,05 3 Italia 68,27 74,86 83,15 4,41 4,42 4,49 11,07 4 Germania 64,37 71,14 74,90 4,16 4,2 4,05 5,29 5 Francia 48,56 51,30 49,98 3,14 3,03 2,7 -2,57 * Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2005 l’euro si è deprezzato rispetto al dollaro del 13,39% (da 1,3621 usd a 1,1797 usd) Dati Ufficio Italiano Cambi Il mercato dei prodotti da forno, che comprende vari comparti alimentari (fra cui il pane), negli Stati Uniti appare molto frammentato. Ancora oggi molti commercianti operano su base regionale. Si sta tuttavia delineando un tendenza verso l’ampliamento delle aree di commercializzazione ad opera delle più grandi aziende del mercato. 14 Il mercato del settore dolciario (a) Snack e Pasticceria In questa categoria si annoverano: Dolci e Pasticceria Focacce dolci e biscotti Non rientrano in questa categoria gli snack dolci (ad esclusione della cioccolata e di altri prodotti confezionati) che – in base del criterio di suddivisione dei prodotti da forno adottato negli Stati Uniti – sono invece da annoverare nella categoria dei prodotti dolci da forno. I dati sui consumi - forniti da Euromonitor 2000 - considerano tutti i prodotti, sia freschi che industriali (esclusi surgelati e precotti), venduti dai dettaglianti. Includono, inoltre, le vendite attraverso i canali dove i prodotti sono cotti su richiesta, ad esclusione degli Ho.Re.Ca. (hotel, ristoranti e bar) e dei distributori di servizi di ristorazione. Inoltre, Euromonitor fornisce i dati di vendita attraverso i supermercati, che possono così essere confrontati con quelli sopra menzionati. Alcune informazioni provengono da settori più vicini all’industria degli snack quale l’: “Information Resources, Inc. through the June 2002 study done by the Snack Food & Wholesale Bakery journal “. Il mercato, per i tre rilevanti sotto-comparti dei dolci, della pasticceria e delle focacce dolci, sono tutti cresciuti fino a raggiungere nel 1999, rispettivamente, un volume di 2.340.000 tonnellate, 589.000 tonnellate e 1.048.000 tonnellate. Questo aumento è inscrivibile ad una serie di motivazioni quali le abitudini nell’alimentazione dei consumatori, l’innovazione tecnologica e l’aumento del numero di pasticcerie, in passato localizzate soltanto all’interno di supermarket e negozi alimentari. 15 Focacce dolci L’industria delle focacce è caratterizzata da una maggiore concentrazione della produzione rispetto alla produzione dei prodotti da forno in generale, affidata ad una rete più ampia di produttori di minori dimensioni. La ragione di ciò è da riscontrarsi nella possibilità di una conservazione più lunga delle focacce, che vengono così prodotte su larga scala e con bassa tecnologia.2 La propensione dei consumatori statunitensi verso l’innovazione e la ricercatezza o verso biscotti e focacce a basse calorie è la motivazione alla base di una crescita del segmento sostenuta principalmente dall’aumento delle vendite delle varietà farcite, a scapito dei consumi delle focacce semplici, sostanzialmente in diminuzione. Il fatturato del settore delle focacce dolci mostra la stessa tendenza dell’andamento dei volumi di vendita. Le vendite dei prodotti farciti, in base alle rilevazione al prezzo corrente del 1999, hanno fatto registrare un deciso aumento, generato soprattutto dall’incremento della domanda di nuovi prodotti. Dolci/ dolcetti Le vendite dei dolci, tanto artigianali quanto industriali, nel periodo 1995-1999, hanno fatto registrare un andamento costante di aumento del fatturato dovuto tanto all’innovazione del settore dei prodotti confezionati quanto al crescente interesse dei consumatori statunitensi verso le produzioni artigianali. L’andamento crescente del fatturato del comparto preso in esame appare in controtendenza rispetto alla diminuzione del volume delle vendite registrato nel periodo summenzionato. Ciò è principalmente dovuto ad un sensibile innalzamento del prezzo dei nuovi prodotti introdotti sul mercato. Il volume delle vendite delle torte, sia di produzione industriale che artigianale, è aumentato nel quinquennio 1995-1999, grazie soprattutto all’innovazione del settore 2 Fonte: Euromonitor Global Market Information (www.euromonitor.com), “Bakery Products and Biscuits in the United States”, October 2000 16 dei prodotti confezionati nonché ad un crescente interesse verso le produzioni artigianali. Canali di distribuzione del settore dolciario Dall’analisi dei dati relativi ai canali di distribuzione del settore si evidenzia una predominanza del canale dei supermarket per la distribuzione dei prodotti dolciari, in linea con la tendenza riscontrabile per il più ampio settore dei prodotti da forno. Si nota difatti una netta concentrazione delle vendite di dolci, torte e snack attraverso questo canale, che rappresenta oltre il 50% della distribuzione totale nel paese. Nel 2000, il valore delle vendite di gelato è cresciuto dell’ 1,8% rispetto all’anno precedente, facendo registrare un consumo totale pari a 13 miliardi di dollari. Di contro, il volume dei consumi è diminuito dello 0,5% (circa 3,8 miliardi di litri). Ciò dimostra che gli americani si stanno spostando verso gelati “premium” e “superpremium”, che hanno un prezzo più alto e una confezione più piccola. Nel 2001, si è invece registrato un lieve aumento del volume delle vendite. Tuttavia, da ciò non sembra potersi evincere un'inversione di tendenza nei consumi, che continuano ad orientarsi verso le varietà “premium” e “super-premium” di gelato. Detto aumento può ritenersi imputabile ad un aumento globale delle vendite, tanto in termini di volume quanto di valore e di margine. Il settore del gelato ha conosciuto l’incremento più forte di vendite degli ultimi anni nel 2000, dovuto a due principali tendenze di scelta di consumo: la comodità e la convenienza. Difatti, il gelato è un prodotto che può essere mangiato ovunque e spesso non richiede altre posate, piattini o vaschette. Il mercato dei prodotti surgelati Il mercato dei prodotti surgelati americani offre una ampia gamma di prodotti. È pertanto estremamente difficile fornire una descrizione puntuale su ognuno dei componenti di detta gamma. 17 Secondo l’“American Frozen Food Institute” (www.affi.com), si è riscontrato un buon sviluppo in ogni comparto del mercato dei cibi surgelati, eccetto per le spremute, le bevande e le torte. Canali distributivi Si riscontra un significativo aumento delle vendite attraverso il canale Ho.Re.Ca. (hotel, ristoranti, caffetterie ecc.). Detto aumento influisce negativamente sulle vendite al dettaglio, sia in volume che in valore. Acque minerali L’Italia è il secondo esportatore di acque minerali nella classifica dei valori, mentre occupa la terza posizione per quanto riguarda le quantità. Nella prima graduatoria l’Italia cresce del 22,29% rispetto al pur ottimo risultato commerciale del 2004, assestandosi ad una quota di mercato del 22,19 %, preceduta dalla sola Francia che registra una quota di mercato del 26,55%. La performance dell’Italia è tanto più rimarchevole in quanto viene messa a segno in un contesto in cui gli USA riducono le proprie importazioni dell’8,04% rispetto all’anno precedente. Raggiungendo la seconda posizione l’Italia supera il Canada , fornitore “storico” di acque minerali agli USA che appena nel 2003 aveva una quota di quasi il 50% del mercato. L’Italian cuisine gode negli USA sicuramente di un’altissima considerazione, in quanto allo stesso tempo salutare e decisamente gustosa. L’attenzione, almeno fino agli accadimenti dell’11 settembre, verso i prodotti italiani è il risultato di tre tendenze evolutive della società americana. La prima è rappresentata dal crescente interesse dei consumatori per gli aspetti nutrizionali e salutari dell’alimentazione, che si traduce spesso nella ricerca dei prodotti tipici della dieta mediterranea. La seconda riguarda, invece, l’emergere e 18 l’affermarsi delle culture etniche variamente rappresentate ai diversi livelli della società americana, fra le quali quella italiana è molto radicata. La terza è la lenta modificazione del modello alimentare statunitense tradizionale, non più concentrato esclusivamente sugli aspetti nutrizionali ma anche sulla gustosità dei cibi e sulla loro varietà. Queste motivazioni, prevalentemente psico-sociologiche, hanno indotto importanti modifiche nelle preferenze dei consumatori statunitensi. I consumi di pasta e di olio di oliva sono più che triplicati nell’ultimo decennio; il consumo di ortofrutticoli freschi è cresciuto enormemente, come pure quello del vino, dei formaggi e dell’acqua minerale. Ma sono in aumento anche i cibi già pronti, low-fat, nonché i cibi mediterranei, asiatici, messicani, etc. In un mercato come quello statunitense, comunicazione e conoscenza del prodotto giocano un fortissimo ruolo ed è indispensabile rafforzare l’azione di promozione per riaffermare l’identità dei prodotti italiani, sia qualitativamente che in termini di rapporto qualità – prezzo. Questo soprattutto in un settore quale quello agroalimentare, che ha oggi raggiunto elevati livelli di maturità e in cui la variabile “prezzo” è quindi divenuta discriminante nelle scelte di consumo. L’operatore italiano deve prestare la massima attenzione nella scelta del design dei caratteri e dei colori utilizzati nell'etichetta, che dovrà essere piccola e curata, per dare l’impressione al cliente di acquistare un prodotto esclusivo. Per lo stesso motivo, è importante curare la forma del prodotto, il sistema di chiusura, l'etichettatura, la confezione. Superate le iniziali difficoltà, legate alle leggi e ai regolamenti che tutelano l’importazione di prodotti alimentari (tuttavia ora meno ‘stringenti’ a seguito dell’applicazione di accordi commerciali tra Stati Uniti ed Unione Europea), il mercato americano offre indiscutibilmente a tutti gli operatori italiani vantaggiose opportunità. Ma bisogna esser molto oculati nella scelta del canale distributivo, che può davvero rappresentare il fattore determinante del successo o meno di un prodotto. Spesso si guarda al canale della grande distribuzione come alla via più breve ed efficace per raggiungere il maggior numero di consumatori possibili. Ma non sempre 19 rappresenta la migliore soluzione per i nostri prodotti agroalimentari e tipici: il loro posizionamento è prevalentemente ‘di nicchia’, per cui la qualità, la tipologia, il livello di prezzi, creano una differenziazione in base alla quale, in molti casi, può essere addirittura svantaggioso presentarli in maniera indistinta in uno scaffale di un punto vendita della grande distribuzione. Al contrario, i negozi ‘delikatessen’ (formule distributive altamente specializzate che propongono prodotti alimentari tipici) potrebbero costituire una collocazione ideale per le nostre produzioni, in quanto ne sarebbe messo in risalto il grado di differenziazione. Sarebbe in tal modo possibile raggiungere in maniera più diretta la clientela cui sono destinati e l’immagine di qualità ne verrebbe anche rafforzata. I negozi ‘delikatessen’ vengono spesso abbinati ad una struttura organizzativa che segue il modello del franchising e ne sposa i vantaggi: alta qualità e differenziazione abbinati alla affidabilità e visibilità di un marchio comune su tutto il territorio. Un altro canale, tradizionalmente trainante, è quello della ristorazione, che si rifornisce spesso da importatori-distributori anche per quanto riguarda prodotti alimentari del tipo “specialty”, quali bottarga, acciughe, acqua minerale, oli di oliva, aceto di vino, formaggi. In crescita era poi anche il canale delle vendite on-line: la diffusione di Internet tra le famiglie americane, l’altissima visibilità di un prodotto una volta presentato in un website, hanno fatto del commercio elettronico uno strumento sempre più importante anche per i prodotti agroalimentari. Tra i prodotti che hanno avuto e continuano ad avere potenzialità di successo sul mercato statunitense, spiccano pasta e olio. Segue il vino, anche se di recente, si è registrata una perdita di posizioni legata all’espansione della Francia e dei competitors locali. Buone prospettive per gli imprenditori italiani si aprono anche nel comparto del dolciario (soprattutto snack, biscotti e pasticceria), del caseario e nell’ambito del trattamento degli alimenti (frutta e verdura). Sul versante degli investimenti diretti, si segnala un ruolo sempre più significativo delle nostre piccole e medie imprese. L’ingresso negli Stati Uniti può avvenire in vari modi: ad esempio, è possibile acquistare o costituire una società di capital50 20 statunitense, ovvero aprire una filiale della propria società italiana in loco. Altre possibilità riguardano la formazione di una partnership o una joint-venture, o anche semplicemente concedere in licenza i marchi. I settori di investimento più promettenti sono quello pastario (in quanto la capacità di produzione degli USA è limitata e, dunque, centri di produzione legati all'abilità tecnica italiana assicurano un investimento di successo) e quello della lavorazione del caffè (dove si avverte la necessità di costruire stabilimenti che utilizzino la moderna e specialistica tecnologia italiana). Il consumatore americano di prodotti alimentari italiani di importazione (prodotti gourmet/specialty foods) è localizzato soprattutto nelle grandi aree metropolitane della costa orientale (New York, Boston, Philadelphia), in alcune aree del Midwest (Chicago), in alcune aree del sud-est (Miami) e sulla costa occidentale (Los Angeles, San Francisco). In particolare, il 28% degli abitanti della regione del Pacifico è costituito da abituali consumatori di specialty food (38% in più della media nazionale). Tale categoria di consumatori risiede soprattutto nelle aree metropolitane, in prevalenza in città con più di 2,5 milioni di abitanti. L’occupazione è di tipo impiegatizio o manageriale. Circa il 31% dei nuclei familiari con reddito superiore ai 50.000 dollari USA acquista in modo corrente i prodotti gourmet, 50% in più della media nazionale. Definizione di “biologico” nel mercato americano3 Nella generica definizione di “biologico” rientrano diverse tipologie ed accezioni della parola. a) PRODOTTO 100% BIOLOGICO: contiene per intero cibi prodotti biologicamente. 3 Fonte: “The United States Market For Organic Food and Beverages,” Mr. Rudy Kortbech-Olesen, United Nations Conference on Trade and Development (www.intracen.org/mds/sectors/organic/foodbev.pdf) 21 b) PRODOTTO BIOLOGICO: contiene il 35% del proprio peso di prodotti biologici. c) PRODOTTO COMPOSTO CON INGREDIENTI NATURALI: contiene il 70% di prodotti biologici. Se il prodotto contiene meno del 70% di ingredienti prodotti organicamente non può essere usato il termine “biologico” sull’etichetta principale della confezione, ma possono essere specificati i prodotti biologici sulla tabella degli ingredienti. I cibi biologici Negli Stati Uniti il fatturato del settore dei cibi biologici è aumentato del 20% dal 1999, raggiungendo un totale di 7,8 miliardi di dollari nel 2000. La crescita significativa del mercato è stata determinata L’aumento dei negozi di cibi naturali e l’introduzione di diversi tipologie di prodotto sono fra gli elementi che maggiormente hanno contribuito alla crescita del mercato dei cibi biologici che ha contrassegnato la prima metà degli anni novanta. Un elemento che ha influenzato ulteriormente la crescita del mercato è stato l’avvio di una distribuzione su larga scala di cibo biologico, in particolar modo nei supermercati. I supermercati tradizionali e i canali principali rappresentano, difatti, il 49% del totale delle vendite al dettaglio, superando, sia pure di poco, i negozi di prodotti naturali che (48%). Una nuova fase di sviluppo del mercato dei cibi biologici ha preso il via a partire dal 21 ottobre 2002 con l’introduzione, da parte del Dipartimento dell’Agricoltura statunitense, di un marchio biologico. Importazioni4 Nonostante gli Stati Uniti siano uno dei maggiori produttori di prodotti biologici e producano un’ampia gamma di cibi e di bevande, la produzione statunitense da sola non è sufficiente a soddisfare la domanda di prodotti biologici, rendendone necessaria l’importazione di significative quantità. 4 Fonte: “The United States Market For Organic Food and Beverages,” Mr. Rudy Kortbech-Olesen, United Nations Conference on Trade and Development (www.intracen.org/mds/sectors/organic/foodbev.pdf) 22 Profilo del Consumatore5 I principali acquirenti di prodotti biologici sono di età tra i 45 ed i 54 anni (36% della popolazione) e tra i 18 ed i 24 (35%). Gli acquirenti saltuari di cibi biologici rappresentano il 29% della popolazione, mentre gli acquirenti abituali solo il 3%. Canali Distributivi Mentre i cibi tradizionali sono venduti in molte tipologie di negozi alimentari, i prodotti biologici vengono acquistati attraverso i rivenditori di prodotti naturali. I rivenditori di prodotti naturali includono: NEGOZI DI PRODOTTI “NATURALI”: devono vendere almeno il 40% di prodotti biologici. NEGOZI DI PRODOTTI PER LA “SALUTE”: devono vendere dal 40% all’80% di prodotti biologici. NEGOZI DI VITAMINE/INTEGRATORI: devono vendere almeno l’80% di prodotti biologici. La maggior parte dei negozi di alimenti naturali sono indipendenti, tuttavia, esistono alcune catene di vendita tra cui: WHOLE FOODS MARKET, Inc (www.wholefoodsmarket.com) WILD OATS MARKETS, INC. (www.wildoats.com)6 SUPERMARKET TRADIZIONALI: anche se i cibi biologici sono stati introdotti recentemente nei supermarket, questo è diventato il maggior canale di distribuzione per questo tipo di prodotto. La classifica delle catene di vendita, come riportano le statistiche del dipartimento dell’agricoltura statunitense, sono: THE KROGER CO. GROUP, con 2.200 negozi e 43,1 miliardi di $ di fatturato 5 Fonte: Organic Trade Association (www.ota.com) Consumer Facts and Market Information, via Food Marketing Institute 6 Fonte: “The United States Market For Organic Food and Beverages,” Mr. Rudy Kortbech-Olesen, United Nations Conference on Trade and Development 23 ALBERTSON’S con 1.796 negozi e 34 miliardi di $ di fatturato THE SAFEWAY GROUP con 1.435 negozi e 29 miliardi di $ di fatturato AHOLD USA GROUP con 1.294 negozi e 23,4 miliardi di $ di fatturato 24 Considerazioni finali L'esportatore italiano deve, inoltre, avere la massima cura nella scelta del design dei caratteri e dei colori utilizzati nella preparazione dell'etichetta. Nello stesso modo è importante curare la forma del prodotto, il sistema di chiusura, la capsula, l'etichettatura, la confezione, etc. Per l’affermazione del vino, va presa in considerazione la rilevanza del rapporto valore percepito/prezzo nel processo d’acquisto del consumatore. Al fine di mantenere la quota di mercato è necessario un investimento a supporto della diffusione delle caratteristiche e dell’immagine delle specifiche tipologie di vino italiano nelle aree geografiche di maggior potenzialità (New York e Los Angeles), facendo leva su: • l’immagine del prodotto italiano, ed in particolare delle peculiarità dei prodotti regionali • compatibilità del prodotto con la proposta alimentare italiana • campagne promozionali al consumatore finale e agli opinion leaders • l’educazione degli intermediari (dettaglio e ristorazione) e del consumatore sulle qualità di ciascun tipo di prodotto • il mantenimento di un elevato rapporto prezzo/qualità. Una particolare attenzione va prestata verso i competitors locali. Un settore trainante dell’economia californiana è quello della vitivinicoltura, che, nonostante la sua storia recente, offre notevoli potenzialità. Basti pensare che la produzione di vino made in Usa, tra California, Virginia e Stato di New York ha sfiorato i 200 milioni di casse da nove litri per non parlare degli standard qualitativi che confermano gli Usa un Paese vinicolo a tutti gli effetti. La domanda di vino da parte dei consumatori non è ancora completamente soddisfatta. L'importazione del vino da parte di grossisti o dettaglianti è tuttavia volutamente ostacolata dalla legislazione di alcuni stati che richiedono che il vino proveniente 25 dall'estero passi per la suddetta catena di distribuzione: importatore - grossista dettagliante. Il produttore italiano che sia interessato ad inserirsi sul mercato è importante che garantisca la qualità del prodotto e la sua continuità nel tempo in modo da non dare adito a contestazioni; è, inoltre, importantissimo potere garantire la puntualità delle consegne e la competitività dei prezzi. La ditta esportatrice che si accinge a vendere i propri vini sul mercato statunitense si trova di fronte ad un vasto numero di alternative promozionali da esaminare con grande attenzione. L'introduzione sul mercato di un vino ancora sconosciuto richiede programmi promozionali bene articolati che siano in grado di crearne l'immagine e stimolare la domanda. Buone prospettive per gli imprenditori italiani si aprono anche nel comparto del dolciario (soprattutto snack, biscotti e pasticceria), del caseario e nell’ambito del trattamento degli alimenti (frutta e verdura). Due modalità per entrare nel mercato statunitense possono essere: l’accordo di private label oppure l’esportazione di specialità italiani. La possibilità di un accordo di private label è un ottimo punto di partenza per una piccola impresa italiana che voglia esportare negli USA soprattutto quando non vi è da parte dell’impresa nessuna volontà di sostenere le ingenti spese promozionali legate alla imposizione del proprio marchio. In particolare, oli di oliva, pomodori, aceto di vino sono prodotti italiani che gli importatori e importatori-distributori maggiormente importano negli USA sotto private label. Ciò che però permette di vendere il prodotto ad un prezzo più alto sono sicuramente la confezione e l’etichetta: devono essere piccole e curate, per dare l’impressione al cliente di acquistare un prodotto esclusivo. La scelta del canale distributivo rappresenta una fase critica nel processo di internazionalizzazione di una impresa: soprattutto negli Stati Uniti, riuscire a definire la migliore formula distributiva può davvero rappresentare il fattore determinante del successo o meno di un prodotto. 26 A una prima analisi sembrerebbe questo il canale distributivo attraverso il quale introdurre con successo nuovi prodotti alimentari negli Stati Uniti. L’adozione del canale della grande distribuzione organizzata è spesso possibile solo per le grandi marche riconosciute perché per ottenere una posizione espositiva strategica occorre essere in grado di offrire un prezzo minore di quello praticato agli altri distributori e soprattutto sostenere ingenti spese promozionali. I prodotti agroalimentari e tipici italiani possiedono tali peculiarità e caratteristiche per cui non sempre la grande distribuzione rappresenterebbe la migliore soluzione. Il loro posizionamento è in genere di nicchia; la qualità, la tipologia di prodotto, il livello di prezzi, creano una differenziazione in base alla quale, in molti casi, non è più possibile presentare questi prodotti in maniera indistinta in uno scaffale di un punto vendita della grande distribuzione. Il fenomeno dei negozi delikatessen, formule distributive altamente specializzate che propongono prodotti alimentari tipici, è in forte sviluppo e potrebbe costituire la collocazione ideale per i prodotti agroalimentari e tipici made in Italy. Con questa formula distributiva, il grado di differenziazione dei prodotti italiani sarebbe messo in risalto, raggiungerebbero in maniera più diretta la clientela a cui sono destinati e l’immagine di qualità verrebbe rafforzata. I negozi delikatessen vengono spesso abbinati ad una struttura organizzativa che segue il modello del franchising. 27 Focus sull’Illinois INVESTIRE IN ILLINOIS “Quando si tratta di esportare ed attrarre investimenti stranieri – sostiene il governatore dell’Illinois George H. Ryan - nessuno Stato si dimostra più impegnato dell’Illinois”. È cronaca di questi giorni la decisione della Boeing di trasferire la propria sede generale a Chicago, Illinois. Situato nel cuore del Midwest, tra le due coste del Paese con la più grande economia del mondo, l’Illinois rappresenta un autentico crocevia tra gli stimoli dell’East Coast e le opportunità di successo della California. La crescita dell’Illinois è stata estremamente rilevante in questi ultimi anni ed ha visto una forte localizzazione in settori importantissimi tra cui spiccano quello dei prodotti ad alta tecnologia, i servizi finanziari, la produzione agricola e il food processing. Negli ultimi anni lo Stato si è collocato ai vertici di importanti settori strategici come quello delle comunicazioni telematiche, dei servizi digitali e della telefonia. Posizioni di rilievo sono inoltre vantate nell’estrazione di carbone, nella nell’industria lavorazione del ferro manifatturiera, e dell’acciaio, nell’agricoltura, tra cui spicca la produzione di olio e grano. Alcune tra le più importanti imprese sul mercato internazionale, tra cui Motorola, Caterpillar Inc., hanno inoltre il proprio quartier generale nell’Illinois. La popolazione attualmente impiegata in Illinois è pari a 6,11 milioni di persone, con un tasso di disoccupazione del 5,5%. Il PIL, pari a 420 miliardi di dollari, supera quello di nazioni come il Messico, l’India e l’Olanda. Circa il 70% dell’attività commerciale si svolge nella cosiddetta “Chicagoland” che detiene un PIL annuo di 280 miliardi di dollari. La Chicago-Cook County rappresenta il primo e principale centro d’affari dello 28 Stato, dove hanno sede oltre 50 imprese italiane. Dopo anni di trend negativo la popolazione della città registra oggi una crescita positiva. Il reddito pro capite è cresciuto negli ultimi dieci anni del doppio rispetto al tasso nazionale. L’area di Chicago ha visto un aumento dei posti di lavoro, nel settore privato, per un totale di 439.400 unità, pari al doppio dell’area metropolitana di New York, all’interno della quale la crescita è stata di 173.500 posti. Los Angeles, nel medesimo periodo di riferimento, ha registrato una perdita pari a 65.400 unità. Anche la posizione geografica ha influito notevolmente sullo sviluppo recente dell’economia dell’intero Stato: grazie al suo essere “terra di mezzo”, facilmente raggiungibile da qualsiasi parte degli Stati Uniti, il settore fieristico e congressuale ha generato, in questa area, un introito annuo di 6 miliardi di dollari. Il livello di infrastrutture di cui è dotato l’Illinois è particolarmente efficiente poiché vanta un moderno sistema di trasporti che utilizza tradizionali forme di comunicazione insieme a quelle più avanzate facenti capo all’ambito delle comunicazioni telematiche. Quasi tutte le destinazioni del mondo sono a non più di un giorno di aereo da Chicago. Più di 2.500 voli partono ed atterrano giornalmente dall’aeroporto internazionale O’Hare. Le tre maggiori reti autostradali (I-70, 80 e 90) che vanno da costa a costa, servono la zona con destinazioni giornaliere focali come Minneapolis, Cincinnati, Detroit e St. Louis. Chicago e St. Louis costituiscono, inoltre, uno dei punti nevralgici del trasporto ferroviario degli Stati Uniti e lo Stato vanta in totale più di 24 direttrici ferroviarie. Oltre 1.800 chilometri di acque navigabili collegano, infine, i 13 porti dell’Illinois all’Oceano Atlantico ed al Golfo del Messico. La legislazione dell’Illinois favorisce gli investimenti esteri nel Paese mettendo a disposizione di tutte le imprese, straniere e domestiche, la stessa tipologia di incentivi. Pertanto, le imprese straniere non incontrano nessun maggiore ostacolo e non vengono assoggettate a maggiori oneri rispetto a quelle locali nella creazione o ampliamento delle proprie attività sul territorio del Midwest. Diversi programmi garantiscono assistenza finanziaria, oltre ad un supporto tecnicomanageriale e consulenza in marketing e finanza, a particolari categorie di 29 imprese che impieghino lavoratori in Illinois. Per favorire l’ingresso di investitori italiani sul mercato il Dipartimento per il Commercio dell’Illinois e numerosi istituti di credito assicurano assistenza finanziaria a piccole e medie imprese che impieghino manodopera locale. Lo Stato parteciperà, infatti, alla concessione di prestiti fino al 25% del costo del progetto, erogando finanziamenti che vanno da un minimo di 10.000 dollari ad un massimo di 750.000 dollari. Lo Stato contribuirà inoltre alla progettazione di incentivi mirati al rafforzamento e alla crescita di tali imprese. Il momento si presenta favorevole per gli investimenti. L’Illinois continua ad essere la quarta più grande economia degli Stati Uniti e le relazioni commerciali tra Europa ed Illinois continuano ad essere forti. Al momento, oltre l’81% delle imprese del Midwest ha relazioni commerciali con l’Unione Europea; il 100% delle multinazionali possiede imprese in Europa e l’Italia è uno tra i dieci più importanti esportatori in Illinois. I Paesi dell’Unione Europea, pertanto, sono avviati a giocare un ruolo di primo piano in questo Stato. UNO SGUARDO ALL’ILLINOIS • Territorio: 146.076 chilometri quadrati di cui 1.689 di acque interne. La sua estensione in lunghezza da nord a sud è di 613 chilometri e la sua larghezza da est a ovest è di 340 chilometri. • Abitanti: 12 milioni di cui 8 milioni risiedono nella “Chicago - Land”. • Clima: l’Illinois presenta un clima tipicamente continentale. La caduta di neve per centimetro quadrato varia da una media di 76 centimetri al nord a 25 centimetri nel sud. La temperatura raggiunge e supera i 32 gradi centigradi per più di venti giorni all’anno nel nord e per circa cinquanta giorni all’anno nel sud. • Città Peoria, Principali: Chicago, Springfield (capitale dello Stato), Rockford, Kankakee, Champaign-Urbana, Decatur, Quad Cities, Bloomington30 Normal, Quincy, Naperville, Aurora. • Livello di disoccupazione: 5,5%. • Reddito medio per persona: 31.278 dollari all’anno. • Foreign Trade Zones: Peoria, Quad Cities, Rockford, Chicago,Granite City, Lawrencevill. • Zone d’Impresa: 92. • Risorse Economiche: un’economia estremamente diversificata; un eccellente sistema di infrastrutture e di trasporti; manodopera qualificata. • Industrie in Espansione: tecnologica, biomedica, servizi commerciali, elettronica e telecomunicazioni. Alcune imprese italiane con sede nello Stato: Alitalia Airlines, BCI-Intesa, Banca di Roma, Banca Nazionale del Lavoro, Barilla America, Ermenegildo Zegna, Gucci America, Ferrero U.S.A., Albini e Pittigliani, Iris Ceramica, Mapei, Illy Espresso, Malo, Max Mara U.S.A., New Holland, North America OMCG, Olivetti Corp., Prada, Italtractor. GRADUATORIE NAZIONALI DELL’ILLINOIS • Miglior comunità per la manifattura negli Stati Uniti - Chicagoland (Industry Week ’99). • Miglior aeroporto nell’America del Nord - O’Hare (Business Traveler Magazine ’98). • L’Illinois è al quarto posto (dopo California, Texas e New York) per il numero di stabilimenti tecnologici nella nazione. • L’Illinois è al quarto posto per le opportunità di lavoro nel campo tecnologico e per il numero di brevetti rilasciati annualmente. • L’Illinois è situato nel Midwest, regione nella quale vengono prodotti metà dei beni e dei servizi dell’intera nazione. • Le vendite al dettaglio in Illinois quest’anno hanno superato i 120 miliardi di dollari. • 300 delle “Fortune 500 Companies” hanno un centro di distribuzione nell’Illinois. • La rivista “Fortune 500” ha premiato l’Illinois come uno dei primi tre stati degli 31 U.S.A. per l’elevato numero di società che hanno deciso di stabilirvi la loro sede centrale. • Secondo l’International Development Research Council l’Illinois è il nono miglior Stato degli U.S.A. per concludere affari. • L’Illinois presenta tra le più basse aliquote d’imposta sui redditi personali. • 4 comunità dell’Illinois rientrano tra le prime 10 zone che presentano abitazioni più a buon mercato negli U.S.A.: Quad Cities (4), Springfield (6), ChampaignUrbana (9), Rockford (10) (NAHB ’98). • La metropoli di Chicago ha prodotto 76 Premi Nobel; l’Università di Chicago ha più premi Nobel di qualsiasi altra università americana. • L’industria cinematografica ha scelto l’Illinois come setting per 34 film e 30 progetti televisivi. Questo ha significato circa 64 miliardi di dollari di entrate e ha creato 17.000 posti di lavoro temporanei. Al momento si stanno producendo tre film e tre serial televisivi con setting a Chicago. LO STATO DELL’ ILLINOIS È UNO DEI PIÙ RICCHI CENTRI D’AFFARI NEL MONDO • Ingenti capitali e grandi lavoratori si sono infatti incontrati qui, nel cuore geografico ed industriale degli Stati Uniti, e hanno dato vita ad uno Stato che, grazie ai suoi 12 milioni di abitanti, al loro lavoro ed alle loro idee, è oggi uno degli Stati più ricchi e più produttivi degli U.S.A.. • La crescita dell’Illinois è stata estremamente rilevante negli ultimi anni ed ha visto una forte focalizzazione in settori importantissimi tra cui spiccano quello dei prodotti ad alta tecnologia (computer, elettronica e telecomunicazioni), i servizi finanziari, la produzione agricola ed il food processing. • Ben nota è inoltre l’attività di retail: più del 17% delle vendite al dettaglio 32 U.S.A. sono fatte nell’Illinois e negli stati contigui, ed alcuni dei più grandi centri commerciali del mondo sono a Chicago. • Anche per quanto riguarda il turismo, l’Illinois assolve un ruolo chiave che attrae migliaia di persone da tutto il mondo grazie alla presenza di prestigiosi teatri e musei, a cui si affianca anche una forte tradizione musicale e sportiva. • Negli ultimi anni l’Illinois si è collocato ai vertici di importanti settori strategici come quello delle comunicazioni telematiche, dei servizi digitali e della telefonia (vanta tariffe telefoniche tra le più modiche negli Stati Uniti). • Lo Stato occupa nell’estrazione di posizioni di rilievo nell’industria manifatturiera, carbone, nell'agricoltura, e nella produzione di olio. Il distretto di Chicago è un grande produttore di ferro ed acciaio, confeziona carne, scambia grano, ed è un importante centro ferroviario e portuale. Alcune imprese tra le più importanti nel mercato internazionale, tra cui Motorola, Caterpillar Inc., Deere&Company, Archer Daniels Midland, Sara Lee, Fruit of The Loom, hanno il proprio quartier generale nell’Illinois. • In Illinois sono attualmente impiegate più di 6,11 milioni di persone, con un tasso di disoccupazione pari al 4,8% ed in continua diminuzione, a testimonianza di una crescita dell’economia di questo Stato. Tra i principali settori che generano occupazione troviamo quello delle costruzioni (1.825.500), della vendita al dettaglio (1.020.080), l’industria manifatturiera (970.000), i servizi finanziari/assicurativi (406.400), e i trasporti (355.200). • Il valore aggiunto dell’industria in Illinois quest’anno è pari a 92 miliardi di dollari. • Il prodotto interno lordo dell’Illinois (420 miliardi di dollari) supera quello di nazioni quali il Messico (402 miliardi di dollari), l’India (356 miliardi di dollari) e l’Olanda(363 miliardi di dollari). CHICAGO COME “TOP LOCATION” NEGLI STATI UNITI PER CONDURRE AFFARI 33 • L’area di Chicago, “Chicagoland”, con le sue nove contee, ritiene circa il 70% dell’attività commerciale dell’Illinois con un PIL di 280 miliardi di dollari (equivalente al 18esimo Stato del mondo al pari di Belgio, Svizzera ed Argentina). • Il 50% e più dell’industria economica dell’America del Nord si trova ad una sola giornata di guida per la consegna di prodotti via autocarro. • 94 delle 100 compagnie di Fortune hanno una presenza a Chicago. • Quasi un terzo del PIL americano è prodotto entro un raggio di 500 chilometri da Chicago. • La regione di Chicago ritiene il 18% dell’impiego nella macchina utensile, il 17% nell’industria delle guarnizioni, il 12% in quella farmaceutica e il 10% nel settore delle pubblicazioni. • La Chicago-Cook County rappresenta il primo e principale centro d’affari, dove hanno sede oltre 50 imprese italiane, mentre l’intero Midwest ne ospita circa 130. • 70 banche internazionali hanno già aperto una loro filiale o un loro ufficio di rappresentanza a Chicago. • 59 nazioni (tra cui l’Italia) hanno un consolato nella città di Chicago. • Il Mc Cormick Place, situato a Chicago, è il complesso fieristico e congressuale più grande dell’America del Nord. INCENTIVI AGLI INVESTIMENTI Come orgogliosamente dichiarato dal D.C.C.A. (Dipartimento per il Commercio e gli Affari Comunitari), l’Illinois si distingue per la sua alta competitività nei confronti degli altri Stati per quanto concerne le imposte sia personali che societarie. Nuove attività economiche sono continuamente attratte in Illinois da un clima favorevole all’insediamento e crescita di nuove imprese, grazie anche ad un database computerizzato creato dal Dipartimento per il Commercio e gli Affari Comunitari. Questo database, che viene continuamente aggiornato ed è gratuito per gli utenti, contiene informazioni su edifici ed aree disponibili, oltre a dati 34 economici su più di 550 comunità all’interno dello Stato. Prima di addentrarsi nel dettaglio della descrizione degli incentivi agli investimenti offerti dall’Illinois è però necessario fare un’importante premessa: la legislazione degli Stati Uniti, e dello Stato dell’Illinois in particolare, è benevola nei confronti dell’investimento estero nel Paese poiché gli stessi incentivi sono resi disponibili per tutte le imprese, straniere e domestiche. Infatti, secondo nessun il principio maggiore d’insediamento, ostacolo le rispetto imprese a quelle straniere locali non nella incontrano creazione o ampliamento delle proprie attività su territorio statunitense, e non devono inoltre essere assoggettate a maggiori oneri o ricevere privilegi particolari dovuti alla loro proprietà straniera. Seguono in maggiore dettaglio gli incentivi offerti dallo Stato dell’Illinois. PROGRAMMI DI CREDITO • L’Illinois è leader nella finanza e ospita più di 2.000 banche, 1.000 istituti di credito e quasi 3.000 società assicurative. • La città di Chicago, che concentra il 40% di tutte le attività bancarie del Midwest e il 5% di quelle dell’intera nazione, è internazionalmente nota per quattro istituti di Borsa nati in quest’area che tanto è ricca di prodotti primari (commodities): si tratta infatti principalmente di Borse Merci che trattano strumenti finanziari su commodities, ovvero il Chicago Board of Trade, Chicago Mercantile Exchange, Chicago Options Exchange ed il Chicago Stock Exchange. Questa regione offre pertanto innumerevoli programmi di finanziamento atti a garantire la necessaria liquidità e a tassi inferiori a quelli di mercato, a tutte le imprese che incontrino specifici requisiti di dimensione, locazione, o numero di posti lavoro resi disponibili. • Vari sono i programmi che garantiscono assistenza finanziaria, oltre ad un supporto tecnico-manageriale e consulenza in marketing e finanza, a particolari categorie di imprese che impieghino lavoratori in Illinois. Queste categorie comprendono le piccole, medie e grandi imprese nonché quelle dirette 35 da donne, disabili o membri di minoranze. • Il D.C.C.A. (Dipartimento per il Commercio e gli Affari Comunitari), in collaborazione con banche ed altri istituti di credito, offre assistenza alle piccole imprese che stanno decidendo di insediarsi nello Stato dell’Illinois. Lo Stato può partecipare nei crediti fino al 25% dell’ammontare del progetto, dato comunque un ammontare che non sia inferiore a 10.000 dollari e non superiore a 750.000. • Per quanto concerne le imprese dirette da donne, disabili o membri di minoranze è possibile ottenere un finanziamento superiore al 50% (per un massimo di 50.000 dollari) per iniziare una nuova attività o per espanderne una già esistente nel territorio dell’Illinois. • Altri programmi offerti dallo Stato alle piccole imprese sono: 1. l’ “Illinois Capital Access Program” il quale incoraggia la concessione di prestiti e mutui a basso rischio per nuove piccole imprese che si insediano in questo territorio; 2. il “Large Business Development Program” che ha lo scopo di creare nuovi posti di lavoro o di mantenere l’occupazione attraverso programmi di credito e di finanziamento; 3. l’ “Illinois Technology Enterprise Corporation (ITEC)” che finanzia lo sviluppo delle aziende ad alta tecnologia. Inoltre i Regionali ITEC centers hanno a disposizione fondi multi-milionari da investire in società ITEC con idee nuove in cerca di finanziamenti. LE ZONE D’IMPRESA (ENTERPRISE ZONES) Diversi sono gli incentivi fiscali offerti alle imprese che operano nello Stato dell’ Illinois: • Sgravi fiscali dello 0,5% per investimenti in campo minerario, industriale o del commercio oltre ad uno 0,5% aggiuntivo se l’occupazione cresce oltre l’1%. • Sgravi dell’1,6% sulle spese per la formazione del personale. • Sgravi fiscali del 6,5% per le spese in Ricerca e Sviluppo. 36 • Le aziende che creano un minimo di 25 posti di lavoro e investono almeno 5 milioni di dollari in Illinois potrebbero avere i requisiti necessari per un EDGE (Economic Development for a Growing Economy) credito d’imposta. • Non esistono imposte statali sul patrimonio in Illinois. Inoltre le aziende che operano in una delle 92 zone di impresa (Enterprise Zones) possono usufruire di incentivi statali e locali qualora investano un minimo di dollari prestabilito ed occupino o creino un determinato numero di posti di lavoro. Tutte le 92 zone d’impresa presenti nell’Illinois offrono gli stessi incentivi. Una società che opera e si espande in una delle 92 Zone può ricevere: • Esenzione dalle tasse sul patrimonio. • Esenzione dalle tasse su materiali di costruzione. • Credito d’imposta per l’assunzione di “disadvantaged workers” (lavoratori in condizioni svantaggiate). • Esenzione fiscale del 6,25% sulle forniture necessarie al processo produttivo. • Esenzione fiscale del 5% su gas, elettricità e spese amministrative dovute alla “Illinois Commerce Commission”dato un minimo di investimento e la creazione di 200 posti di lavoro in Illinois. • Credito di 500 dollari per ogni dipendente assunto che rientri nella categoria delle “economically disadvantaged person” (persone economicamente svantaggiate). • Non sono tassati gli interessi ricevuti da istituzioni finanziarie sui prestiti erogati per lo sviluppo di attività nella Zona. • Le imprese possono dedurre dal loro reddito tassabile il doppio del valore di ogni contributo ad un progetto approvato dal Dipartimento per il Commercio e gli Affari Comunitari dell’Illinois da svilupparsi nella Zona. • I dividendi delle società che operano per intero in una Zona non sono tassati. • (Ogni commerciante il cui business si trova entro una contea od un comune che fa parte di una zona che aderisce all’Atto delle Zone d’Impresa dell’Illinois, e che vende materiali di costruzione affinché vengano incorporati beni immobiliari in 37 tale zona d’impresa attraverso ricostruzione, restauro o nuova costruzione, può detrarre introiti da tali vendite quando calcola le tasse imposte da tale Atto). In aggiunta a questi incentivi di base, ciascuna zona offre incentivi locali suoi propri, che vanno dall’abbattimento delle imposte sul patrimonio per miglioramenti ed ampliamenti alla rinuncia a richiedere pagamenti per permessi e licenze, a speciali programmi locali di finanziamento. LE “FOREIGN TRADE ZONES” Questo è uno dei tanti vantaggi offerti dallo Stato alle imprese che operano nell’Illinois. Lo scopo di costituire una Foreign Trade Zone è di attrarre nuove attività economiche, sia locali che straniere. La Foreign Trade Zone (FTZ) è infatti una parte del territorio all’interno degli Stati Uniti dove le merci straniere e locali sono considerate in transito internazionale. I vantaggi di posizionarsi in una FTZ sono numerosi: le merci straniere possono passare formalmente dalla dogana ed essere immagazzinate nella FTZ senza pagare dazi doganali o altre imposte governative dirette; possono essere spedite nella FTZ senza essere visionate, collaudate e campionate e anche eventualmente rispedite indietro senza alcun pagamento di dazi. Oltre alle FTZ, possono essere costituite anche le c.d. “sottozone”, ad uso privato e che generalmente comprendono un impianto industriale che può trarre beneficio dai dazi ridotti sulle merci straniere e sui materiali utilizzati nella produzione. Foreign Trade Zones: Peoria, Quad Cities, Rockford, Chicago, Granite City, Lawrenceville Enterprise Zones (Zone d’Impresa): 92 PROGRAMMI DI FORMAZIONE Questi programmi assistono le imprese nel processo di formazione e addestramento di nuovo personale o nel miglioramento delle conoscenze del 38 personale esistente. Per esempio, tramite il Programma Industriale di Formazione, le imprese possono ricevere un rimborso dei costi di formazione fino al 50% di tali costi. Programmi di formazione speciali per giovani e adulti economicamente svantaggiati, lavoratori anziani, reduci di guerra e disoccupati sono inoltre disponibili tramite il Job Partnership Program. INFRASTRUTTURE L’Illinois è situato nel cuore degli Stati Uniti e non esiste luogo più idoneo per lo scalo dei passeggeri e per la distribuzione e smistamento delle merci provenienti da ogni parte del mondo. Il livello di infrastrutture di cui è dotato questo Stato è particolarmente notevole ed efficiente poiché vanta un moderno sistema di trasporti che utilizza svariate forme di comunicazione (aerea, ferroviaria, stradale, fluviale) oltre a quelle più avanzate facenti capo all’ambito delle comunicazioni telematiche. Qualsiasi mezzo di trasporto crediate sia il più idoneo per il trasporto dei vostri prodotti potete essere certi che questo Stato vi assicurerà uno dei migliori, se non il migliore, servizio della nazione. Via aerea • L’aereoporto di Chicago O’Hare, nominato miglior aereoporto d’America dalla rivista “Business Traveler Magazine”, è il più trafficato del mondo, ed ogni anno serve più di 70 milioni di passeggeri. • Chicago è servita anche da un altro aeroporto, Midway, a sud della città. • Quasi tutte le destinazioni del mondo sono a non più di un giorno d’aereo da Chicago. Ogni giorno partono ed atterrano più di 2.500 voli dall’aeroporto internazionale O’Hare. • 32 linee aeree internazionali forniscono servizio diretto da Chicago O’Hare ai principali centri d’affari nel mondo. • Ogni città dell’Illinois con un numero di abitanti superiore a 30.000 ha il proprio aereoporto. In questo Stato il numero di aereoporti ed eliporti è superiore a 39 1.100. • Tutti i maggiori corrieri espresso internazionali servono la metropoli di Chicago: Federal Express, UPS, Airborne, DHL e TNT. Il servizio di consegna giornaliero è disponibile in tutti gli Stati Uniti e nelle maggiori città del Canada e del Messico. La consegna entro il secondo giorno lavorativo è generalmente offerta alle restanti maggiori città del mondo. Via terra • L’Illinois è situato nel cuore del sistema autostradale della nazione essendo servito da tre maggiori reti autostradali (I-70, 80 e 90) che vanno da costa a costa, intersecate a loro volta da 3.313 km di reti autostradali minori. • Più di 23.000 linee di autocarri servono la zona con destinazioni giornaliere focali come Minneapolis, Cincinnati, Detroit e St. Louis. • Chicago è uno dei cuori nevralgici del trasporto ferroviario degli Stati Uniti (la stazione di Chicago è la più grande della nazione). • Anche St. Louis svolge un ruolo molto attivo: lo Stato vanta in totale più di ventiquattro direttrici ferroviarie. Via acqua • Nello Stato vi sono più di 1800 chilometri di acque navigabili che collegano i 13 porti dell’Illinois (incluso quello di Chicago) all’Oceano Atlantico ed al Golfo del Messico. PROGRAMMA DI FINANZIAMENTO Illinois FIRST Il governatore Ryan ha lanciato un nuovo programma di finanziamento per le infrastrutture in Illinois (Funds for Infrastructure, for Roads, Schools and Transit) che prevede fondi per un totale di 12 miliardi di dollari per la costruzione ed il restauro di autostrade, strade e scuole. VITA IN ILLINOIS 40 L’Illinois non è solo un magnifico Stato in cui lavorare, ma è anche un posto meraviglioso in cui vivere. Dalla cima della Sears Tower a Chicago agli intatti dintorni della foresta nazionale di Shawnee nel sud dell’Illinois, si possono trovare luoghi meravigliosi che riescono a mettere il buon umore a chiunque. SPORT • Squadre di sport a livello professionistico includono i Chicago Cubs, i Chicago White Sox, i Kane County, i Peoria Chiefs, i Chicago Bulls, i Chicago Blackhaws ed i Chicago Bears. • Più di 350 campi da golf. DIVERTIMENTO E SVAGO • Performances artistiche di tutti i tipi abbondano in Illinois. La sola Chicago ha più di 140 teatri che offrono danza ad altissimo livello, musica e teatri famosissimi come il Lyric Opera, il Second City, lo Steppenwolf ed il Goodman Theatre. • Più di 100 musei famosi in tutto il mondo tra cui l’Art Institute of Chicago, secondo solo al National Gallery of Art di Washington ed al Metropolitan Museum of Art di New York per numero di visitatori all’anno (in totale 1,3 milioni). Altri rinomatissimi musei sono il Field Museum of Natural History, the Museum of Science and Industry ed il John G. Shedd Aquarium. • Il Chicago’s Harold Washington Library Center, con più di 2 milioni di libri, è la biblioteca pubblica più grande del mondo. • Centinaia di festival e fiere all’aperto in tutto lo Stato. • Possibilità di fare shopping in negozi quali Bloomingdale, Marshall Field, Tiffany, Neiman Marcus, Saks Fifth Avenue o al centro commerciale tra i più grandi del mondo a Gurnee, il Gurnee Mills. NATURA 41 • 102 parchi nazionali e riserve. • Spettacolari percorsi e piste per biciclette. • 756 chilometri quadrati di parchi ed aree ricreative aperte al pubblico a Chicago, tra cui 100 chilometri di costa lungo il lago Michigan. SANITÀ • 270 ospedali in tutto lo Stato. • 5 tra le migliori cliniche universitarie d’America si trovano a Chicago: il Lodola University Medical Center, il Northwestern Memorial Hospital, il Rush- Presbyterian St. Luke’s Medical Center, gli ospedali dell’Università di Chicago ed il centro medico dell’Università dell’Illinois a Chicago. 42 Focus sul Texas Il Texas è da sempre considerato dominato da sterminate distese desertiche e popolato da cow boys, immagine non più rispondente alla realtà di vibrante impulso economico che il Paese sta attraversando. Infatti negli ultimi anni il Texas è risultato fra le aree a maggior sviluppo negli Stati Uniti d’America, come evidenziato da un recente studio della Federal Deposit Insurance Corp. Il Texas offre altre sorprendenti attrattive; Ti invitiamo a scoprirle con noi. Perche’ investire in Texas? • MERCATO Lo Stato conta circa 21 milioni di abitanti e ospita tre delle citta’ piu’ popolose degli USA: Houston Dallas e San Antonio. Il mercato di consumo risulta quindi particolarmente vasto e data la natura multietnica presenta esigenze diversificate. Inoltre, data la propria posizione geografica, il Texas risulta un punto di accesso al mercato messicano e all’America Latina in genere. Una considerevole crescita del reddito disponibile, la fomazione di un modello di consumo piu’ esigente insieme ad un forte interesse per il “made in Italy” rendono il Texas un ideale mercato di sbocco per i prodotti italiani. • FORZA LAVORO Il Texas occupa quasi 11 milioni di lavoratori non agricoli di cui il 44% e’ rappresentato da donne. La bassa età media della popolazione garantisce una abbondante offerta di lavoro anche per il futuro. In base ai dati forniti dal Dipartimento del Lavoro la forza lavoro è maggiormente impegnata nei settori dei servizi, commercio e nella pubblica amministrazione. Grazie al significativo balzo 43 nel settore info rmatico e delle telecomunicazioni il numero di addetti nel settore tecnologico ha raggiunto le 592,000 unità, portando il Texas al secondo posto negli USA. La manodopera e’ altamente qualificata e presenta una percentuale di laureati prossima al 25%; inoltre il Texas si trova al secondo e terzo posto per numero di ingenieri e scienziati rispettivamente. La produttivita’ del lavoro in Texas e’ nettamente superiore alla media nazionale, evidenziando uno scarto del 17%. In particolare, i settori che presentano il vantaggio maggiore sono il manufatturiero, il chimico (resina, farmaceutica, biotecnologia) e l’industria elettronica (attrezzature per telecomunicazioni e prodotti micro-elettronici). Il salario medio in Texas risulta del 15% inferiore alla media degli USA e si attesta sui 12.57$ orari, contro i 14.83$ della media nazionale. Questo dato rende il Texas una location competitiva per gli investitori. Figura 1. Distribuzione percentuale della forza lavoro. Per quanto riguarda i fattori produttivi immobili il Texas garantisce un’ampia disponibilità di aree edificabili, a prezzi bassi e snellezza nelle pratiche burocratiche. 44 • INDUSTRIA L’economia del Texas, tradizionalmente legata all’agricoltura e all’energia, sta vivendo un periodo di vertiginoso sviluppo trainato dalle industrie che richiedono una forza lavoro altamente qualificata, quali l’high tech, le telecomunicazioni e le biotecnologie. Tra i settori di specializzazione dello Stato il metalmeccanico assorbe il 22% del PIL, l’elettronica-elettrotecnica il 12%, l’industria agro-alimentare il 9%, la chimica l’8% e i mezzi di trasporto il 7%. Nello Stato sono presenti numerose aziende multinazionali soprattutto nel settore delle telecomunicazioni e dell’energia, ma il Texas offre opportunità di business particolarmente interessanti anche alle piccole e medie imprese in particolar modo per l’esportazione internazionale. Figura 2. Numero di aziende per attività • INFRASTRUTTURE La vocazione all’export del Texas è favorita da un insieme di infrastrutture per il 45 trasporto e le telecomunicazioni che facilitano le attività di business e il movimento di persone, merci e info rmazione e consentono di sfruttare la favorevole posizione geografica dello Stato. Il Texas presenta uno tra i più estesi sistemi di trasporto della nazione e comprende 27 aeroporti in 24 città, di cui otto offrono un servizio passeggeri internazionale. La rete ferroviaria del Texas raggiunge le 12,000 miglia di lunghezza e trasporta più di 300 milioni di tonnellate di merci ogni anno. Il Texas possiede la rete stradale più estesa degli Stati Uniti e comunica con gli Stati limitrofi tramite otto grandi strade. Infine i 29 porti disposti lungo la costa del Golfo del Texas trasportano oltre 406 millioni di tonnellate di merci all’anno. In particolare il porto di Houston è al primo posto negli Stati Uniti per il commercio internazionale via mare. In definitiva il Texas si pone come punto di riferimento per gli USA grazie alla centralità della propria rete viaria e ferroviaria, che raggiunge tutti gli States. • TASSE E AGEVOLAZIONI Il Texas presenta una delle pressioni fiscali più basse degli USA, ben il 32% in meno della media nazionale. In Texas non sono presenti nè una tassa sul reddito personale, nè sulle imprese, per le quali è prevista solo una tassa di concessione calcolata sui ricavi netti e i bonus erogati ai dirigenti dalle società con più di 35 azionisti. Esiste una imposta sulle vendite e l’uso (corrispondente alla IVA) fissata al 6.25% per quanto riguarda beni materiali e i servizi, da cui sono esenti i macchinari e le attrezzature utilzzate nei processi produttivi, il gas naturale e l’elettricità se essenziali nella produzione. I comuni e le contee possono aggiungere un’addizionale fino ad un massimo complessivo dell’8.25%. In Texas non è prevista una tassa statale sulla proprietà; tuttavia i beni immobili sono tassati a livello locale dalle amministrazioni e dai distretti sociali per le 46 tasse. La base imponibile è il valore di mercato e la tassa viene calcolata dagli agenti delle imposte delle contee locali sul 100% del valore stimato. Le imprese con uno o più dipendenti sono soggette ad una imposta sulla disoccupazione che nel 2001 era fissata tra il 0.24% e il 6.24%. Infine sono previste delle tasse sulle benzine, da cui sono in parte esentate le società di trasporto. Il Texas offre una ampia gamma di programmi finalizzati a migliorare la disponibilità di capitali sia per aziende che intendono dislocare la propria attività nello Stato, sia per quelle in esso operanti. Il Texas Enterprise Zone Program incoraggia la creazione e il mantenimento di lavoro permanente, e gli investimenti di capitali nelle aree più economicamente arretrate del Paese. Gli aiuti sia statali che locali possono consistere in rimborsi delle imposte pagate, riduzioni sulle imposte e sussidi e vengono assegnati sulla base del progetto di business. Dal 1987 questo progetto ha distribuito fondi per 12,3 miliardi di dollari. The State of Texas Small Business Industrial Revenue Bond permette alle imprese locali di emettere obbligazioni esenti da tasse, per il finanziamento dell’acquisto di terreni, di attrezzature per la produzione e per l’acquisizione di altre imprese. Le obbligazioni possono raggiungere un ammontare complessivo di 10 milioni di dollari con una validità massima di 40 anni. Lo Small Business Administration è un ente specializzato nell’erogazione di prestiti a breve e lungo termine alle piccole e medie imprese, che non riescono ad ottenere finanziamenti nonostante dispingano di un buon credito. Esso fornisce inoltre assistenza finanziaria garantendo i prestiti ai suoi mutuatari. Le imprese che invece non possiedono i requisiti necessari per l’ottenimento di crediti possono ricorrrere al programma Texas Capital Access Fund, che si occupa di finanziare le imprese che incontrano barriere nell’accesso ai capitali. Le aziende che partecipano a questo programma sono le piccole (fino a 100 dipendenti) e le medie (fino a 500), o le aziende no-profit. I profitti devono essere impiegati nel capitale circolante, o nell’acquisto, costruzione o leasing di capital assets, che includono stabilimenti e impianti. 47 • ENERGIA Un forte incentivo ad investire in Texas è costituito dall’energia, abbondante, sicura e poco costosa. In particolare nel 1999 è stata liberalizzata la fornitura al dettaglio di energia elettrica, provvedimento finalizzato all’abbattimento dei prezzi e all’introduzione di nuovi servizi. In Texas sono già attive ben 27 centrali elettriche, e altrettante sono in costruzione, mentre 31 progetti sono in fase di pianificazione. L’ufficio governativo dell’energia assegna al Texas il 3° posto per economicità del prezzo dell’elettricità, che risulta del 21% inferiore rispetto alla media nazionale, mentre i prezzi del petrolio e del gas naturale si collocano al 2° posto. Data la crescente importanza della disponibilità di energia le infrastrutture del Texas forniscono una abbondante e sicura offerta di energia per il futuro. • RICERCA E SVILUPPO Il Texas è particolarmente attento alla ricerca e sviluppo ed è attivo in un’ampia gamma di campi, comprendenti la medicina, biologia, scienze naturali, e ingegneria. Nel 2001 il governo ha speso per la ricerca in ingegneria 264 milioni di dollari, rappresentanti il 15% della spesa per l’educazione pubblica superiore. Il Texas ospita 400 centri di ricerca pubblici e un elevato numero di istituzioni di ricerca che hanno assunto importanza a livello internazionale, come il Sematech, specializzato nei semiconduttori, o il San Antonio’s Southwest Research Institute, operante nel campo dell’elettronica e computer, scienze ambientali e fisica nucleare, o ancora il Richardson Telecom Corridor, in cui si concentrano ben 350 società di telecomunicazioni. Il centro spaziale “Johnson” di Houston è tra i più prestigiosi degli USA e impiega numerosi tecnici e ingegneri. Anche nella ricerca medica il Texas è all’avanguardia e ospita un centro di ricerca di fama internazionale, il Texas Medical Center in Houston, che impiega 51,000 addetti e si occupa dello sviluppo di tecnologie medicali e farmaceutiche, concedendo brevetti e diritti di applicazione industriale delle innovazioni. In Texas sono presenti quattro centri (Austin, Dallas, San Antonio e Bryan/College Station) per 48 la promozione di aziende start-up che sviluppano tecnologie con un forte potenziale commerciale. • INVESTIMENTI E ESPORTAZIONI Grazie alla posizione geografica strategica, al basso costo della manodopera e dell’energia, il Texas risulta particolarmente attrattivo sia per gli investitori stranieri che per gli esportatori internazionali. Gli investimenti diretti stranieri hanno assunto un peso rilevante all’interno dell’economia texana, e si attestano intorno ai 96.6 miliardi di dollari, rappresentando il 10% del totale degli investimenti esteri negli USA. Gli investimenti provenienti dall’Europa raggiungono circa la metà del totale, mentre un’altra quota significativa è ricoperta dal Canada e dall’Estremo Oriente. Il Texas si è guadagnato una reputazione di “Business Friendly” fornendo consistenti aiuti e permettendo alle aziende di essere competitive nel mercato globale, grazie alla presenza di banche estere che facilitano l’accesso al mercato dei capitali, di camere di commercio bilaterali e di consolati. Negli ultimi anni i nuovi investimenti hanno riguardato principalmente i semiconduttori, le telecomunicazioni e la chimica, con 1,907 aziende coinvolte che impiegano complessivamente 410,000 lavoratori. Le esportazioni del Texas si attestano intorno ai 95 miliardi di dollari e rappresentano circa il 13% dell’export totale degli Stati Uniti. Grazie all’introduzione del North American Free Trade Agreement (NAFTA), le esportazioni del Texas verso il Canada e il Mexico sono cresciute sostanzialmente e si stanno indirizzando verso l’America Latina dove la domanda di beni tecnologici è in continuo aumento. Top 10 industrie export Top ten destinazioni 1. Computer e elettronica 1.Messico 49 2. Chimica 2.Canada 3. Macchinari 3.Giappone 4. Mezzi di trasporto 4.Taiwan 5. Apparecchiature elettroniche/componenti 5.Regno Unito 6. Petrolio 6. Brazile 7. Prodotti metallici 7.Singapore 8. Prodotti in plastica e gomma 8.Olanda 9. Prodotti alimentari 9.Germania 10.Prodotti metallurgici 10.Korea In particolare, il Texas grazie alla propria posizione geografica favorevole si pone nei confronti di tutti gli States come punto di accesso al Messico, che presenta un mercato di consumo in forte crescita. • RELAZIONI INTERNAZIONALI I 143 uffici diplomatici ed economici esteri presenti in Texas aiutano gli imprenditori stranieri a rafforzare i legami con la comunità economica locale ed espletano sia funzioni commerciali che culturali, rappresentando 80 Paesi esteri. Le città più importanti promuovono sia partnership che gemellaggi internazionali. In Texas sono presenti 29 zone di commercio internazionale, che aumentano l’attrattività dello stato quale centro commerciale e produttivo internazionale. L’Ufficio degli Affari Internazionali, come parte dello Sviluppo Economico del Texas offre alle imprese di piccole e medie dimensioni che operano in Texas l’opportunità di presentare i propri prodotti e servizi attraverso trade missions, trade shows, seminari e inbound trade missions. Le Camere di Commercio sono organizzazioni di primaria importanza e si occupano di introdurre le aziende estere all’interno della comunità locale texana, conducono ricerche di mercato e promuovono attraverso numerose attività le importazioni di beni e servizi 50 • PROGETTI Il Trans Texas Corridor consiste in un imponente piano di potenziamento delle infrastrutture, che aumenterà notevolmente la competitività economica dello Stato, grazie al rafforzamento del settore logistico, in particolare della rete autostradale e ferroviaria. Il progetto doterà il Texas di una rete autostradale con pedaggio di circa 6,500 km, in alcuni punti larga 365 metri, con 3 corsie di marcia per direzione per i mezzi leggeri e 2 per i mezzi pesanti, e prevede la costruzione di sei linee ferroviarie di cui una ad alta velocità per il trasporto merci e una ad alta velocità per i pendolari. Il costo dell’infrastruttura autostradale è stato stimato intorno ai 7 milioni per ogni miglio. Il Texas verrà dotato inoltre di reti di condutture più sicure utilizzate per il trasporto di acqua, petrolio e gas naturale, elettricità e dati. Il fine del Trans Texas Corridor è quello di apportare uno sviluppo economico in tutto lo Stato e specialmente di creare nuove opportunità di commercio e di lavoro nelle aree periferiche meno sviluppate. Il progetto è aperto agli investitori esteri che giocheranno un ruolo fondamentale nella realizzazione delle infrastrutture dello Stato e quindi potranno sfruttare delle opportunità di business significative. Il Texas, quindi, offre numerose e straordinarie opportunità di business per gli investitori esteri, grazie ad una economia florida e diversificata e a solide prospettive di sviluppo. Questo clima favorevole, frutto di costi di produzione inferiori alla media nazionale e di una forte apertura verso gli investimenti stranieri, costituisce una occasione imperdibile per quanti intendano realizzare un progetto industriale o siano più semplicemente alla ricerca di un nuovo mercato di sbocco per il proprio business. 51