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MARTEDÌ
11 AGOSTO 2009
Stoner getta la spugna: salta Brno
BRNO. Trascorsa rapidamente la
pausa estiva dopo Donington Park,
la Moto GP, classe regina delle due
ruote, domenica torna a scaldare i
motori sul circuito di Brno in Rep.
Ceca. E più che la corsa di Valentino
all’ennesima impresa fa rumore il
grande assente: Casey Stoner e la
sua Ducati. Il campione del mondo
2007, ha cominciato ad avere
problemi fisici dal GP di Barcellona
tanto da arrivare sfinito ad Assen,
Laguna Seca (Usa), Sachsenring
(Germania) e Donington Park
(Inghilterra). Ora i medici sportivi,
dopo avergli riscontrato un virus,
hanno detto basta.Tre settimane di
stop per tre GP: Brno, Indianapolis,
Misano e conseguente addio alla
corsa per il mondiale. «La speranza
è che il mio corpo si riprenda dallo
stress. Sono dispiaciuto per tutta la
Ducati, la mia squadra, i miei sponsor
e i miei fan. Farò tutto ciò che è
possibile per tornare al pieno delle
mie forze per il GP del Portogallo»,
ha spiegato l’australiano. In attesa
d’ulteriori accertamenti, Stoner
lascia il posto sulla Ducati ufficiale al
finlandese Mika Kallio, debuttante in
questa stagione con un team satellite
della Rossa. Chi sta decisamente
meglio è Jorge Lorenzo, compagno
alla Yamaha di Rossi. «La pausa è
servita soprattutto per recuperare i
guai fisici, rimediati in seguito alla
caduta di Laguna Seca. Ho lavorato
molto con il fisioterapista. È vero,
Brno è il circuito preferito di Rossi,
ma io sono convinto di potermela
giocare. L’obiettivo? Ridurre i 25
punti di svantaggio nel Mondiale».
Con Stoner fermo ai box, la corsa al
titolo è un affare personale tra loro.
IL CASO
Mondiali di tiro: subito tre ori per gli azzurri
■ MARIBOR. Quattro medaglie: tre ori e un argento. È il bilancio
azzurro dopo una sola giornata del Mondiale di tiro a volo. L’oro
arriva da Valerio Grazini, sedicenne di Viterbo, che si è aggiudicato
il titolo tra gli Junior. Doppietta per la squadra juniores (ancora
sul podio più alto Grazini) e per il terzetto senior composto da
Fabbrizi, Erminio Frasca e Giovanni Pellielo. L’argento è opera di
Massimo Fabbrizi nella gara più importante, quella della Fossa
olimpica senior. E oggi tocca alle donne specialiste dello Skeet e
della Fossa, fra cui la 17enne promessa Jessica Rossi.
Sospeso perché scommette su propria squadra
■ LONDRA. Sospeso dal campo per otto mesi e costretto a
L’australiano Casey Stoner
pagare una multa di 3.500 sterline (4mila euro) per aver
scommesso illegalmente. È quanto la Federcalcio britannica ha
sanzionato a Peter Cavanagh, capitano dell’Accrington Stanley,
squadra inglese di quarta divisione. Secondo il regolamento della
Federcalcio britannica, è, infatti, vietato ai giocatori e a tutti i
membri della federazione di scommettere su partite che li
vedono coinvolti o sulle quali potrebbero avere una certa
influenza. Cavanagh aveva scommesso più volte sulla partita della
propria squadra contro il Bury del 3 maggio scorso, persa dallo
Stanley. Oltre a Cavanagh, quattro giocatori, tre dello Stanley e
uno del Bury, erano stati sospesi per 5 mesi nel luglio scorso.
Cristiano Zanetti alla Fiorentina
Alla Juve vanno 2 milioni di euro
FIRENZE. È proprio vero, il primo amore non si
scorda mai. E così dopo l’esordio nelle giovanili viola
(quattro presenze a 18 anni in serie A nel ’95 e ’96)
Cristiano Zanetti ritorna alla Fiorentina. Domenica
pomeriggio ha telefonato al tecnico della Juve Ciro
Ferrara: «Non posso dire di no. Lasciami andare...».
Intorno alle 20, la chiusura della trattativa. Il
centrocampista che aveva ancora un anno d’ingaggio
con la Juve a 2 milioni e mezzo netti, ha firmato ieri un
contratto biennale, con opzione sul terzo, a 1,4 milioni
di euro a stagione. Pur di giocare in viola, si è ridotto
lo stipendio. «Torno con l’entusiasmo di un ragazzino»,
ha affermato il centrocampista. Acquisto importante
soprattutto in ottica Champions. Infatti, visto che è
cresciuto nelle giovanili viola, occuperà una casella
obbligatoria di coloro che provengono dal vivaio come
vuole la Uefa. A livello tattico Zanetti va a completare
il reparto mediano e con ogni probabilità verrà
schierato al fianco di Montolivo nel centrocampo di
Cesare Prandelli, “alla Felipe Melo”. Domani le visite
mediche e la prossima settimana subito il primo test: i
preliminari di Champions contro lo Sporting Lisbona.
Lo sport ancora in lacrime
per lo spagnolo morto
sabato sera per un infarto
nella centro di Coverciano
Il calcio colpito al cuore
Azzurri sotto choc per il dramma di Jarque
Buffon ammette: «C’è da avere paura...»
DA FIRENZE
EUGENIO RAIMONDI
è da “avere paura”. La
parola più difficile da
pronunciare la usa
Gianluigi Buffon, poco prima di
entrare nel ritiro azzurro di
Coverciano. «Tornare qui nella
storica casa della Nazionale, e
pensare che solo tre giorni fa un
ragazzo di 26 anni, un calciatore, è
morto per un arresto cardiaco
mentre era al telefono con la sua
C’
Un anno dopo il caso
Puerta un altro spagnolo
ucciso da un infarto. Ma
l’autopsia esclude ogni
ipotesi di droga o doping:
morte per cause naturali
fidanzata, è sconvolgente»,
confessa il ct Marcello Lippi.
Un anno dopo Antonio Puerta, il
difensore del Siviglia, che si
accasciò a terra stroncato da un
infarto durante la partita contro il
Getafe, il calcio piange un’altra
vittima. Ancora uno spagnolo, il
capitano dell’Espanyol, Daniel
Jarque, ma questa è l’unica
casualità di una lunga lista di atleti
(molti dilettanti) morti in campo o
mentre preparavano un evento
sportivo. L’autopsia sul corpo di
Jarque ieri ha confermato le cause
naturali. Nei prossimi 40 giorni
arriveranno i risultati degli esami
istologici, ma un elemento è già
certo. Gli esami tossicologici non
sono stati nemmeno predisposti e
questo esclude ogni possibilità di
un coinvolgimento di droghe o di
sostanze dopanti. Ma resta una
domanda senza risposta: come
può un ragazzo di 26 anni, che
deve superare ripetuti test medici
per giocare, spegnersi in un
secondo. La stanza 506, dove
sabato un’asistolia ha stroncato la
vita di Daniel è rimasta vuota
all’arrivo della Nazionale
campione del mondo, di solito
alloggiata in un’altra ala
dell’albergo al centro tecnico
federale. Ma lo choc degli azzurri,
in ritiro per l’amichevole di
domani a Basilea con la Svizzera, è
evidente al momento di varcare
quel cancello dal quale poche ore
prima è uscita l’autoambulanza
con il corpo senza vita dello
spagnolo. «Un po’ paura ti viene,
inutile negarlo - ha detto Buffon -.
Io da portiere corro meno rischi
con il cuore. Ma l’amarezza è
enorme. Entriamo qui con un
pensiero in più, per un collega più
sfortunato». È il terzo caso in
Spagna, il secondo mortale, e tra
dubbi sulle procedure di controllo
e sospetti di abusi farmacologici
c’è già chi solleva quesiti pesanti:
«Certe domande, sul perché,
vengono naturali - aggiunge il
portiere della Juve -. L’autopsia ha
escluso il doping, ma questa nuova
morte ci dice che la prevenzione
non è mai troppa. Ora però il
pensiero va a chi resta, una donna
incinta di sette mesi».
All’arrivo a Coverciano gli azzurri,
con il capo delegazione Gigi Riva e
il ct Lippi, hanno deciso di inviare
due telegrammi di condoglianze,
alla famiglia del centrocampista e
all’Espanyol. Altri due ne erano
partiti in mattinata dal presidente
della Figc, Giancarlo Abete. «Se mi
sono chiesto perché queste morti
in Spagna? No, sinceramente non
conosco i protocolli sanitari di quel
Paese, e non mi sembra corretto
mettere il naso: è il momento di
stare vicino al dolore di altri», il
commento di Lippi che ha voluto
aprire la conferenza stampa di
inizio ritiro con un messaggio di
affetto alla famiglia di Jarque. «Le
siamo tutti vicini: è assurdo che
succeda una cosa del genere a un
ragazzo di 26 anni», le parole del ct,
già provato nelle scorse settimane
dalla tragedia di Viareggio («E stata
un’estate dura...»). La morte che
arriva così inaspettata, quando il
calcio illude di essere invincibili:
ecco quel che ha colpito molti
colleghi azzurri di Jarque. «Avevo
giocato contro di lui solo tre giorni
prima, a Napoli - il ricordo di
Quagliarella -. Quando al ritorno
dall’Inghilterra ho acceso il
telefonino, non volevo crederci. Io
credo al destino: se Daniel fosse
uscito con i compagni in giro a
Firenze, e non fosse rimasto solo
in camera, forse si sarebbe
salvato». L’attaccante del Napoli
parla di fatalità, altri di un tragico
destino che non vuole lasciare il
calcio delle star. E di chi come
Jarque rincorreva i sogni con un
pallone. Il suo nome in futuro sarà
ricordato con il club a cui ha dato
la vita. Il presidente dell’Espanyol,
Sanchez Llibre, ha dichiarato che
«è nostra intenzione lavorare
perché il nostro stadio porti il
nome di Daniel. L’ultimo omaggio
del calcio ad un eroe sfortunato...
Da Puerta a Montcourt,
la lista infinita di vittime
Sono tanti, forse troppi i
professionisti deceduti per
infarto e morte improvvisa
soprattutto durante attività
fisiche. Quest’anno ha perso
la vita il 24enne tennista
francese, Mathieu Montcourt.
Nel 2007, il 26 hockeista
canadese, Darcy Robinson
e il maratoneta americano,
Ryan Shay (28 anni), 8 km
dopo il via dei Trials olimpici
americani. L’alpinismo
bergamasco ha pianto la
morte di Marco Della Longa
(41 anni). Nel 2004 il calcio
ha assistito al dramma
dell’ungherese Miklós Fehér.
Solo un anno fa la morte in
campo dello spagnolo Puerta.
Il capitano dell’Espanyol, Daniel Jarque, morto per un arresto cardiaco (AP)
Il dottor Castelli: «Quanti lutti nei dilettanti»
DI
MASSIMILIANO CASTELLANI
a Renato Curi a Dani Jarque.
In mezzo un buco di 32 anni
e l’arresto improvviso del
cuore di un atleta under 30, un calciatore professionista: l’emblema
della salute, l’eroe moderno. La morte dell’eroe sempre sotto i riflettori,
fa certamente più notizia. Così come
i dubbi crescono e si infittiscono con
il solito alone di mistero, se la tragedia riporta ancora in prima pagina la
Spagna dove i controlli di prevenzione della Medicina sportiva sono
meno attenti e capillari dei nostri.
«L’Italia ha un protocollo all’avanguardia e che viene continuamente
copiato. Siamo addirittura più avanti
degli Stati Uniti, dove basta una semplice autocertificazione per svolgere attività sportiva». È il commento
del dottor Vincenzo Castelli che nel
febbraio 2006 ha sperimentato sulla sua pelle il dolore di una tragedia
analoga a quella del 26enne calciatore dell’Espanyol: la morte del figlio
Giorgio, 16 anni. Un dramma vissuto in “diretta”: «L’altro mio figlio, Alessio, gemello di Giorgio, era in cam-
D
li e suo figlio Valerio hanno già dopo con lui. Al telefonino cercava dinato 123 defibrillatori semiautomasperatamente il mio aiuto per rianitici, oggi presenti negli spogliatoi di
marlo...».
quei campi di paese e di periferia doUna storia straziante e una perdita
ve purtroppo settimanalmente si veincolmabile quella di un figlio adorifica un “caso Jarque”. «La gente va
lescente innamorato del pallone che
informata in maniera seria: è bene
ha messo in funzione la macchina
che si sappia che simili episodi colorganizzativa della Fondazione
piscono raramente il professioni“Giorgio Castelli Onlus”, la quale ha
smo, mentre mietono molte vite tra
iniziato una campagna di informai dilettanti e amazione e distributori. Un dato, sicuzione dei provvi«L’Italia è al primo posto
ramente sottostidenziali defibrilper i controlli, ma in 3 anni mato, ci dice che
latori - in collagli sportivi diborazione con il
ci sono stati 174 morti tra tra
lettanti in Italia,
settore giovanile
gli amatori. Decisivo l’uso
dal 2006 al 2009, si
e scolastico della
Figc nei campi
verificati 174
dei defibrillatori in campo» sono
del Lazio e del redecessi (167 masto d’Italia - e uschi) per arresto
na serie di corsi di pronto intercardiaco. Il 38% aveva meno di 30
vento in caso di arresto cardiaco in
anni, il 19% meno di 20, il 18% più
campo.
di 50 anni. Da notare che dei 174
«La Fondazione Castelli è impegnamorti tra i dilettanti 42 (il 30%) erata ogni giorno al fine di garantire uno tesserati per le rispettive Federano sport più sicuro, per questo sino
zioni, quindi sottoposti a visita mead oggi sono stati addestrati alla riadica per il rilascio dell’idoneità alla
nimazione cardio-respiratoria e alpratica sportiva. Ma nessuno dei 174
l’uso del defibrillatore (BLS-D) 2200
è stato defibrillato entro i 10 minuti
operatori sportivi». Il dottor Casteldall’inizio dell’evento critico cardia-
co che si è concluso con la morte.
Tra il 20 e il 40% sarebbe sopravvissuto se avesse ricevuto assistenza,
rianimazione cardio-respiratoria e
defibrillazione, entro i 5 minuti».
Assistenza e pronto intervento inesistenti causano il maggior numero
di vittime (42) nel calcetto disciplina che a livello amatoriale ormai è
più diffusa del calcio: negli ultimi tre
anni ha registrato 36 morti. Il ciclismo, sempre nell’occhio del ciclone
per gli scandali legati all’abuso illecito del doping, ha avuto 32 decessi. «La morte di Jarque - conclude il
dott. Castelli - ripropone l’assoluta
necessità di controlli medici più approfonditi miranti a prevenire, nel
limite del possibile e l’opportunità
di divulgare e diffondere anche nel
mondo dello sport la “cultura dell’emergenza” che, attraverso un intervento tempestivo ed adeguato, può
riportare in vita chi è vittima di un arresto cardiaco. Il mondo dello sport,
la Società tutta, poi devono impegnarsi ed investire più energie e risorse su queste problematiche assolutamente vitali per le generazioni future».
Lippi accelera i cambi: «Non c’è più tempo»
N
UNDER 21
Casiraghi: «Voglio un gruppo»
Costruire un nuovo gruppo. È
l’obiettivo del ct dell’Italia Under 21,
Gigi Casiraghi, in partenza con gli
azzurrini per San Pietroburgo, dove
domani affronteranno in amichevole
la Russia.Tante novità e qualche
vecchia conoscenza per il “nuovo
corso” promesso dal tecnico azzurro
dopo la delusione dell’Europeo
svedese dello scorso giugno sfumato
in una semifinale beffa contro la
Germania. «Deve passare la nottata»
disse il mister in quella calda sera di
Helsingborg. E adesso, trascorso
poco più di un mese, smaltite rabbia
e delusione, si deve iniziare a scrivere
un nuovo capitolo. Volti noti come
Balotelli, Paloschi, De Silvestri e altri
nuovi: Mustacchio,Tiboni, Gentili e
l’attaccante del Manchester United,
classe 1991, Federico Macheda.
I PRECEDENTI
Lo juventino Marchisio all’esordio in azzurro
Il ct: «Manca un anno al Mondiale
Chi non ha dato certe risposte ora
resta a casa. Cassano? No tecnico
e psicologico. Poi fa il sindacalista:
«Stipendi diversi nelle varie Regioni
Non ci sono italiani di serie B...»
on tornerà l’Italia di
Totti, né sarà un’Italia dei Cassano o (almeno per ora) dei Balotelli.
Marcello Lippi chiude all’idea di una Nazionale modulata sulle “gabbie salariali” di
umori regionali e sbalzi geografici («Gli italiani sono tutti uguali, non esistono cittadini di serie A e di B», tra chi
invoca rivoluzioni e chi evoca ritorni di campioni blasonati. Ma la squadra bastonata a giugno in Confederations cambierà eccome:
«Manca un anno al Mondiale; non si può perdere tempo
e chi non ha dato certe risposte ora sta a casa».
Il ct azzurro lo spiega all’appuntamento di mezza esta-
te: l’amichevole di domani in
Svizzera. L’unica paga puntuale a fine mese, a suo dire,
è la coerenza. Anche per questo non ama chiamarla rivoluzione, anche se cominciano sempre così, con piccoli
segnali. Di fatto, per la partita di Basilea il ct ha rinunciato all’idea di una sperimentale completa, si è portato dietro gran parte del
gruppo consolidato, ha però
aggiunto i giovani per lui di
più immediato inserimento,
e dei “veterani” lasciati a casa i soli Gattuso e De Rossi finiscono nel novero degli azzurri a riposo.
Per Toni (fermo ai box dell’infortunio ma citato espressamente da Lippi), A-
melia, Montolivo, Gamberini e anche Legrottaglie, si
tratta invece di un chiaro
messaggio. Così come anche
per Cassano, destinato ormai
a un’anticamera infinita. Il
futuro, aspettando Amauri,
è fatto dei Marchisio e dei
Criscito, oltre che del “fedelissimo” Giuseppe Rossi.
«Queste convocazioni sono
significative. Siamo a un anno dal Mondiale, il tempo
stringe. Chi non è stato all’altezza resta a casa: non è
una bocciatura, per tornare
deve dimostrare di aver recuperato quei livelli necessari. I prossimi tre mesi sono
i più importanti».
La valutazione sul flop in Sudafrica resta invariata («un
mezzo passo falso, con tanti
perché, ma mi sono fatto le
mie idee e ho tratto le conclusioni»); e nel complesso
Lippi è convinto di ricalcare
le orme del biennio precedente. «Anche prima del
Mondiale 2006 facemmo un
anno di luci e ombre, poi dalla vittoria d’agosto in Irlanda fu un crescendo. In tre anni di mia gestione, due mesi
deludenti ci stanno. Io vado
avanti sulla via della ricostruzione, il rinnovamento
passa per gli Under 21. Le rivoluzioni vere servono non
per le mezze delusioni, e soprattutto hanno tempi molto più lunghi».
Invece le ambizioni di Lippi
restano intatte: «Voglio chia-
rire di non aver mai detto che
abbiamo una possibilità su
un miliardo di rivincere il
Mondiale: se ce l’abbiamo,
ho detto riferendomi alla
chance minima, non passa
certo per la rinuncia a giocatori di grande carisma come
Buffon, Zambrotta, Gattuso,
Pirlo e De Rossi... Dobbiamo
tornare a essere una squadra:
sono convinto che ci riusciremo». Ultima nota su Totti
che dopo la goleada in Europa League era tornato a bussare alla porta della Nazionale: «Dice che se lo chiamo
ci pensa mille volte? Il rapporto è di grande stima. Lui
ha preso la sua decisione definitiva, e io non ho intenzione di tornare indietro».