Licenziare? Solo se l`azienda va male Paracadute anche per i singoli
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Licenziare? Solo se l`azienda va male Paracadute anche per i singoli
press unE 02/01/2012 il Resto del Carlino STZRVZSTS PAOLO BARE 1 I A, RELATORE DEL DECRETO SALVA-ITALIA «Licenziare? Solo se l'azienda va male Paracadute anche per i singoli» Olivia Posavi ROMA PIER PAOLO Baretta (foto Prisma), ex numero due della Cisl, parlamentare del Pd, relatore del decreto salva-Italia, studia come modificare il mercato del lavoro dal primo giorno che ha messo piede alla Camera. La riforma è così urgente, come fa capire Napolitano? «Sì, siamo in ritardo. Il livello di precarietà accumulato in questi anni è eccessivo. C'è uno squilibrio a danno delle giovani generazioni. La necessità di modificare il ;venire è forte. Napolitano ha fatto bene a inserirla in un contesto generale di riforme». Lei e Nerozzi, che viene dalla Cgil, avete presentato. una proposta per Entrodurre El contratto unico. Che cosa vi ha uniti? «L'insostenibilità della situazione. Parlare di contratto unico è però improprio, Preferisco contratto prevalente». Perché non lo vuole la Cgil? «No, perché unico dà l'idea che siamo tutti uguali. Dalla legge Biagi in poi il numero delle figure professionali è arrivato oltre 40. E' insostenibile, provoca abusi. Sì può chiedere di entrare nel mercato del lavoro in condizioni flessibili, ma quando questa condizione dura 7-10 anni, la precarietà è struttura- le. Il primo obiettivo è semplificare. Il contratto prevalente è quello a tempo indeterminato. Ma se non si vuole ricadere nell'ideologia, il periodo di prova, che oggi dura 3 mesi, va allungato. Portandolo a 3 anni. Poi si diventa stabili, con tutte le tutele». Che cosa impedirebbe al datare di lavoro di cacciare il dipendente prima dei 3 anni per prenderene un altro e ricominciare? «Delle regole che impediscano di reiterare all'infinito il contratto a tempo determinato. Accanto al contratto prevalente andrebbero poi mantenuti l'apprendistato e la stagionalità. Nel turismo o nell'agricoltura la stagionalità esiste, così come esiste il problema di far fronte ai picchi produttivi, se capita una commessa. Per fare tutto questo vanno però unificati i contributi previdenziali. Nessun imprenditore assume al 33% se può assumere al 25%». Va ulteriormente alzata l'aliquota dei precari? «Sì e va abbassata quella di chi è a tempo indeterminato: il 33% è troppo. 1130% sarebbe un punto di equilibrio e darebbe uno sgravio forte alle imprese». Nel Pd d sono almeno 3 proposte di riforma- «Ic h ino prevede l'abolizione dell'articolo 18, Damiano non vuole aumentare il periodo di prova. Noi diciamo che se una azienda non ce la fa ad andare avanti, può licenziare assimilando il licenziamento individuale a quello collettivo». Sta dicendo che il singolo che viene licenziato per motivi economici dovrebbe avere lo stesso paracadute che sì apre nelle ristrutttirazioni industriali? «Esatto. Si dà la mobilità». Ma non si può dare la Cig... «Questo fa parte della riforma degli ammortizzatori sociali che sarà la questione principale da affrontare. E poi, visto che gli imprenditori hanno ragione nel sostenere di non reggere una causa di lavoro che dura anni, facciamo che le cause di licenziamento si fanno per difittissima come per i comportamenti and sindacali. Se dopo un periodo x non c'è sentenza a pagare i danni è lo Stato». La riforma del governo Monti dovrà essere votata dal Pd, ma anche dal Pdl. Passibile? «Il governo saggiamente ha detto che apre un confronto con il sindacato. Mi auguro che produca una ipotesi analoga alla nostra. Se invece il confronto fallisse, credo che in Parlamento la nostra proposta avrebbe largo consenso perché è una mediazione». Pagina 6 ,.• p.1,1Ire i muova lei C si,rno> •,"-•• rine, 2nd, p, i