Sogno - liceo benedetti
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Sogno - liceo benedetti
Sogno Se c’era una cosa che al Buon Vecchietto dava fastidio più d’ogni altra, quella era la Terra. Quel minuscolo granello sparso ai margini della via Lattea, quel pianetucolo insignificante, in cui aveva investito tanti sforzi, gl’era completamente sfuggito di mano. Aveva donato ai suoi abitanti l’Intelligenza, ed ora non gli riusciva proprio più di capirli, d’indirizzarli, di consigliarli. No, no. Non andava bene così. Poteva gestire buchi neri ed aver ragione di super nove, ma la Terra era diventata incontrollabile. Doveva assolutamente fare qualcosa. Sì. Cosa? Angeli, Arcangeli, Cherubini e schiere celesti erano in sciopero per il rinnovo del contratto ed i pochi non sindacati o erano in ferie o erano impegnati in altre missioni. Non restava che l’ultima, scomoda e spiacevole via per aiutare la Terra: gli spiriti minori. Di rado ricorreva a questa genia bassa e vivace, così propensa a far di testa propria e con atteggiamenti e sentimenti quasi umani. Purtroppo non restavano che loro. Il comando “Morgana, a rapporto!” riecheggiò possente nell’universo e nelle dimensioni ed un istante dopo, lei era lì. “Cosa c’è, Alfa?” domandò la spirita. “Morgana mia cara,” cominciò il Vecchietto Buono, “ho bisogno che raduni i tuoi, dovete occuparvi della Terra: le nuove generazioni non hanno più valori, gli mancano la base, la cultura, gl’ideali. Se vanno avanti così si rovineranno da soli entro pochissimo tempo: ascoltano chi non dovrebbero, non guardano quel che dovrebbero e si fanno riempire la testa di scemenze. A questo punto tanto vale che il libero arbitrio glielo tolga direttamente Io, visto che se lo stanno già facendo succhiar via dalle Scatole Parlanti e dai Capi di Stato”. “Noto che i tuoi angeli sono indisponibili, ma per una buona volta, non puoi intervenire te? Perché dobbiamo sempre essere noi a fare i lavoracci?” chiese la linguacciuta fata. “Morgana, spero tu ti renda conto, e le tue parole lo confermano, che sei la mia ultimissima possibilità. Non montarti la testa, tesoro. Io mi muoverò solo per l’Omega. Metterò le sedie sui tavoli, spegnerò la luce, darò una doppia mandata alla porta dell’universo e me n’andrò. Per una buona volta, fai come ti chiedo. Per favore. E stavolta non voglio maghi incantati o re addormentati, intesi?”. “Obbedisco!” rispose garibaldinamente la maga. Ritornata nella sua loggia di more selvatiche e querce, Morgana si chiese chi mai avrebbe potuto convocare degli spiriti rimasti. Puck, senza dubbio. Malgrado fosse oltremodo ironico, sarcastico ed impudente, era colui il quale aveva il maggior numero di conoscenze, sia fra gl’umani che fra gli spiriti. C’era poi quel marinaio un po’ romantico, un po’ solitario ed anche un po’ pazzo, detto Corto di Malta, che sarebbe tornato utile. Mana Cerace sarebbe risultato indispensabile: lui conosceva gl’incubi e le paure di tutti, poiché una volta fu araldo di Phobos, la Paura. Oneiros, il Sogno, sarebbe stato convocato assieme ad Oberon, Re di Faerie, ed al Professore, emissario spiritico presso il Ministero dell’Istruzione. Così, chi avesse avuto la ventura di passare per i Giardinetti Reali quando il campanile di San Marco scoccò la mezzanotte, quella sera, avrebbe notato questi sette figuri seduti a proprio agio sulle panchine del parco. “Ho perso la speranza” singhiozzava disperato Mana Cerace “sono mesi ormai che non riesco a strappare un urlo a questi giovinastri qua! Come si fa a spaventare una pianta grassa? Non hanno pensieri né emozioni, quindi nemmeno paure”. “È vero,” gli fece eco Oneiros, “ è sempre più raro che uno di loro venga a trovarmi nel mio regno”. “Non credono più in noi” attaccò irato Oberon “perché allora noi dovremmo credere in loro? Che s’arrangino, se la sono cercata, dico io!”. “In sovrappiù, vanno male a scuola, non s’applicano e non studiano” aggiunse, prevedibilmente, il Prof. Intanto Corto e Puck erano andati a far gli scherzi alle ranocchie della fontana. “Avete tutti ragione, nobili Spiriti” iniziò conciliante Morgana “però, prima di lasciare questi esseri senza magia ed abbandonarli al loro destino, penso che dovremmo vedere se c’è ancora qualcuno di meritevole nel cui nome agire per tutti gl’altri”. “Perdi il tuo tempo, Fata,” disse astioso il reggente di Faerie “non esiste più nessuno così. L’ultimo vero fu quell’amico un po’ pazzo di Puck, quello 1 scrittore di novelle, storie brevi e lezioni americane che è morto ormai da tempo”. “Non ne sarei così sicuro, mio signore” disse Corto comparendo, fradicio, assieme a Puck da dietro una siepe “sento che non lontano c’è un giovane che forse sta scrivendo, forse sta pensando o forse sta dormendo, ma che in ogni caso sta sognando”. “E cosa starebbe mai sognando, di grazia?” domandò sarcastico Oberon. “Sta facendo sogni di politica, d’amore e di poesia” rispose Re Sogno. “Poveretto” sentenziò Puck. “Orbene”, disse la fata “propongo allora di mandare Puck a chiamare gli Spiriti della Politica dell’Amore e della Poesia per esaminare questo giovane e vedere se ne vale veramente la pena”. Furono d’accordo, e Puck fu mandato. Nella stanza del suddetto giovane, gli spiriti erano radunati attorno al suo letto.“Vediamo questo cucciolo d’Uomo” disse con voce profonda la Politica, rivolta a Morgana, “vediamo i suoi pensieri”. E cominciò a leggerglieli: “Grande rabbia prende il nostro, per cause che solo lui sa. Non vogliamo chiederglielo, è un tipo brusco, potrebbe rispondere male. Però è buono. Si sforza d’esser cattivo, ma in fondo ha il cuore d’oro.” –così inizia la sua analisi Pol- “Lo si vede con la luce del pomeriggio che gl’incornicia il viso mentre cammina per le straduzze della sua città con in mente un paio di poderosi brani che sta rimuginando lentamente. Sta pensando ad un concorso cui deva partecipare. È sulla scrittura creativa.” -continua minuziosamente l’analisi la Politica- “ma cos’è un brano creativo?. È forse qualsiasi cosa scriva? Pernacchia sedano borraccia blu mestolo acido desossiribonucleico vanno bene? Creativo! Non c’è richiesto altro, al giorno d’oggi -pensa- se non riempire con le parole delle nostre vite il tratto che ci compete di pagina bianca della Storia. Ecco –sogna ora-, adesso ho scritto qualcosa che potrebbe essere, forse, definito interessante da qualcuno e già la pagina è meno vuota, la mano un po’ più stanca e la penna…, ecco, la penna è la grande protagonista, in ombra, della storie e della Storia. ‘La penna’. Svolgimento: Sin dai tempi antichi, la scrittura necessitò di strumenti per essere incisa prima e diluita nell’inchiostro dopo. Retta da mani infime e/o illustri, quest’arnese di circa centimetri quindici è ciò che rese grandi certi e gettò nella polvere dell’infamia molti altri. Inutile, se non si sa come usarla. Può contenere inchiostro di qualsiasi colore, ma si trova principalmente nelle varianti blu, nera e rossa. Parenti dell’ormai arcinota a sfera sono la stilografica ed il pennino con calamaio. L’introduzione ed il diffondersi dell’uso delle macchine da scrivere prima e dei computer poi hanno segnato l’improcrastinabile declino di questo strumento di lavoro manuale, così come la zappa dalla mototrebbiatrice, l’amanuense dalla stampa ed il vetro dal legno di baobab. Resterà comunque per sempre nei nostri cuori con immutato affetto e devozione. Riposi in pace.” riferisce pari pari dai pensieri del giovane la Politica- “per la legge dei grandi numeri, più cose scrivo, più c’è il rischio che scriva qualcosa di buono o di pessimo o, perlomeno, d’accettabile. Almeno è qualcosa d’originale. Sarei curioso di sapere cos’altro è stato scritto per questo concorso. Sono troppo diretto? Allora, riassumendo: ho scritto in prima e terza persona, in quinta ed anche in retromarcia. Ma è l’Italia ad essere marcia!-“Adesso comincia” dice la Politica rivolta a Morgana “stai a vedere bella fata dagl’occhi amaranti”:- “Maledetta società dal ventre prolifico che partorisci incessantemente figli d’un lusso sfrenato ed immeritato che mangiano sulle spalle del Terzo Mondo! TU! Nutrice di ragazzini spocchiosi saccenti arroganti presuntuosi ignoranti elefanti, i quali siccome non hanno niente di meglio da fare si drogano si schiantano su platani stuprano in branco rubano bestemmiano e si prendono a coltellate per la gioia delle ASL e dei genitori che al massimo sono brava gente infelice insoddisfatta sottopagata sfruttata ed ignorante. Italia mia, benché il parlar sia indarno, tu sei involontaria mammana d’orrori giudiziari ed aborti edilizi, sei fertilizzante per la malavita serpeggiante che è retta dalle stesse istituzioni che dovrebbero combatterla, mentre al contrario la fanno diventare sempre più feconda e forte. Intanto la gente comincia a morire e venire sopraffatta da orde di stranieri affamati poveri diavoli che son disposti a 2 lavorare per un euro all’ora, giacché i nostri rampolli non han voglia d’alzare le chiappe dal divano fronte tubo catodico ed intanto andiamo in rovina e nonmenefreganiente se quel che dico causerà problemi o choc o sconcerto o noia od indifferenza perché nessuno può impedire al prossimo d’esprimersi liberamente. Ricorda! Tieni a mente! Scolpiscilo nel granito! Dal momento che arriverà sempre qualche basso figuro ad usurpare l’isola incontaminata della democrazia e della libertà!”-“Eccezionale, Morgana, sono stupefatto” dice Pol. “C’è ancora qualcosa, stai attenta” risponde la vigile strega-“Adesso lascio che lo stralcio di rabbia e d’ispirazione si prendano a manina e se ne vadano a perdersi in lontananza ai margini del boschetto di conifere ove v’è un’amena casetta con tanti fiori di lillà. Poi arrivano i fanti gridando ‘Avanti!’, la maestra prese i bambini e li mandò a letto (tutti quanti). -anti! Antisemitismo, antifascismo, antifurto antistress antibiotico antico Antioco Antigone (che poi, alla fine, aveva ragione) antifumo antidroga antimafia antitetanica antidemocratico antistupro anticoncezionale anticlericale maiale (?!!?). Ho finito.”. “Non ho parole” dice stupefatta la Politica “una tale sincerità, una simile forza espressiva nel flusso di coscienza sono encomiabili. Se lo fa lui, ci son buone speranze che lo facciano anche altri che noi non sappiamo. Potrebbero essere tantissimi, ma nascosti. Da parte mia, ritengo che non si debba abbandonarli.”. “Grazie Pol, il tuo appoggio e le tue affermazioni sono giuste e sagge, concordo con te. Purtroppo dobbiamo convincere ancora Poesia, che sta attendendo impaziente d’esaminare i sogni di questo giovane. Vieni avanti, o soave Poesia!”. “Riferisco ciò che percepisco, nulla più, nulla meno: “Sono convinto, come Shakespeare, che la poesia può più di mille secoli di silenzio.”- “Cominciamo bene!” dice la Poesia-“È vero. Dacché creature pelose e rozze, uscendo dalla primordiale brodaglia, alzarono lo sguardo alle fredde stelle e gridarono al cosmo infinito ‘Io sono l’Uomo!’, la massima loro forma d’espressione fu la poesia. Teogonie, gesta d’eroi e principi morali furono cantati attorno al fuoco padre di faville, fra le dune dei deserti e sotto le frasche ombrose delle foreste, all’ombra delle ziggurat e nelle sale monumentali dei palazzi, fra i flutti marini e sulle vette impervie delle montagne. La poesia è la storia d’una società, -continua a riferire Poesia- è l’indicatrice del suo benessere e della sua sofisticatezza. È la memoria del popolo, la sua scienza. Vico suddivide la storia in ere o stagioni, la prima delle quali vede l’uomo che, non potendo spiegare i fenomeni naturali che insistevano sulle sue esperienze quotidiane, si crea una metafisica detta poetica (dal greco ‘poiein’, creare, cioè una metafisica inventata, non scientifica, bensì creata ad hoc per fornire spiegazioni). Da questo sprazzo di genialità l’umanità poté evolversi dalla barbarie, in cui dominava la bruta forza, per assurgere ad una maggior raffinatezza delle arti, delle scienze e, più generalmente, della conoscenza.” –“Mi sembra bene, il fanciullo” dice la Poesia, rivolta ad una sorridente Morgana. “Sentiamo cos’ha ancora da dire”- “Come in illo tempore Virgilio ci parla di cinque grandi ere, al termine dell’ultima delle quali, la più corrotta ed infida, i pianeti si sarebbero allineati dando inizio ad uno sconvolgimento globale che avrebbe riportato la mitica Età dell’Oro (durante la quale la terra offrirà spontaneamente i suoi frutti e non vi sarà ingiustizia alcuna in tutto il globo terracqueo), così Giambattista ci narra di corsi e ricorsi storici: i draghi dello Yin e dello Yang che si mordono la coda, la fisica affermazione che nulla si crea e nulla si distrugge (ma tutto si trasforma), in tal modo, dopo un periodo d’instabilità politica e/o sociale, di guerre e carestie, di povertà e fanatismo, la situazione tornerà tranquilla e la morale trionferà, tranne per poi ottenere il risultato che tanto benessere finisca col rammollire gl’animi e l’integrità, facendo risprofondare tutto nell’originale caos (e così il ciclo si ripete, sempre uguale a se stesso). –continua a riferire l’infaticabile Poesia- Ma ecco che una luce illumina la nostra memoria, una corda viene pizzicata nel profondo del nostro animo: è la poesia. È sconcertante come la situazione odierna si sia ripetuta mille altre volte nella Storia: basta leggere le opere petrarchesche –continua a sognare il nostro- od ascoltare i lamenti incisi sulle pietre calpestate dagli zoccoli insanguinati dei barbari dopo il sacco romano, per 3 capire quali sono stati e sono tuttora i nostri errori. Basta leggere le poesie d’autori passati per avere coscienza di ciò che la poesia è e vuole trasmetterci. Non è soltanto ‘il caotico trabocco d’emozioni riordinate e ricomposte dalla quiete’ come diceva il romantico Coleridge, ma è vera e propria testimonianza artistica. Dove non può l’orrore dei fatti e della verità, può l’armonia della poesia, che con la sua dolcezza e la sua melodia spirituale smuove popoli, genti e generazioni. Il suo linguaggio è, purtroppo, talvolta, elitario, ma i messaggi che cerca di trasmettere ed infondere all’animo umano sono uguali in qualsivoglia lingua vengano pronunciati. Per evitare le tragedie e le malefatte della nostra era (l’età della monocultura, progenitrice d’ignoranza, madre di schiavitù) basta poco, pochissimo: pensare con la propria testa e dare ascolto alle autorevoli voci dei giganti sulle cui spalle siamo immeritevolmente arrampicati per non ripetere gl’errori del passato e costruire, insieme e liberi, una nuova Età non dell’Oro, ma del Platino. Gioia, gaudio e felicità vera Ricopriranno la terra un giorno Quando ritornerà la primavera Ed il mondo, di Poesia adorno Dalle tenebre sarà liberato. Per il diverso mai più scorno Ma per la sua ricchezza sarà premiato Ché mai a nessuno fece danno E dalle folle sarà acclamato. Non lungi è questo felice anno Che verrà a cadere quando Le Muse e la Poesia trionferanno. “Molto bene” dice allora la Poesia “benché sia un po’ prolisso, la sua poesia è discreta. Come per la Politica, ritengo che ce ne potrebbero essere altri come lui. Che gioia sarebbe poterli condurre un giorno sulle cime dell’Elicona! Sì. Penso proprio che, tutto sommato, ci possa esser ancora qualcosa da fare, per me qui. Hai il mio appoggio, soave Morgana”. “Molto bene Poesia. Son felice del tuo giudizio”dice compiaciuta la spiritessa. “Amore tocca a te adesso, dimmi cosa sogna il ragazzo, senza omissioni né cambiamenti”. “Lo farò con piacere, fata Morgana. Sono molto curioso” dice con voce vellutata lo splendido Amore “Questo è quanto:” “ ‘Dimmi cosa te ne pare’. ‘È molto bello, scrive bene, ha talento’. Più d’ogni altra cosa al mondo, desiderava l’amore. L’amore che fa piangere, l’amore che fa ridere. L’amore corrisposto, l’amore rifiutato. L’amore sincero, l’amore colorato, l’Amore. ‘Dimmi cosa te ne pare’. ‘Fa schifo. Gli diremo che è bravo, che ha ottime possibilità, ma che abbiamo cose più importanti al momento. Vedi, è troppo melenso, troppo scontato, troppo banale. Anche la trovata di presupporre le conversazioni di noi spiriti e dei giurati non è credibile” –“Arguto e scaltro, il marmocchio. E sincero, anche” inframmezza l’Amore. “Vai avanti” taglia corto Morgana”- “Usa un registro troppo cupo. La gente ha bisogno di ridere, di divertirsi! Deve cercare di dimenticare quello che sta vivendo. Invece lui è come se godesse della propria sofferenza. Fa schifo’. Più d’ogni altra cosa al mondo, desiderava l’amore. Ora, sogna e, sognando, scrive. Fuori piove, condizione ottimale nell’immaginario comune. Gl’elementi che combaciano con lo stato d’animo dell’artista. Eccezionale. Le idee s’addensano nella sua testa e scorrono attraverso la spalle, poi il braccio, la mano, le dita e vengono partorite ed incastrate sul foglio dalla penna, serva del pensiero. Cosa mai potrà scrivere? Ma certo: qualcosa che non sia mai stato scritto. Auguri! Per millenni l’uomo ha cercato l’amore, invano. Alcuni l’hanno trovato, altri si son persi nella sua ricerca. –ripete fedele Amore- Si ricorda, adesso, di quando la guardava, bella, nuda, coperta appena dal lenzuolo che le scopriva, ad arte, le spalle. I suoi capelli corvini (che bella parola!) cadevano a raggiera sul 4 cuscino, lasciando scoperta una frazione di sopracciglio, un nonnulla d’occhio chiuso, un’idea di sorriso. Se la ricorda bene, ogni istante passato con lei. Si ricorda bene le sue bugie, come lei lo trattò, come lo fece soffrire. Si ricorda tutto. Quando, in un simile giorno di pioggia, si ruppe il sottile filo rosso che li teneva ancora uniti. Lui cercò l’amore in altre persone, dopo, ma non gli riuscì di trovarlo. La sua storia e le sue angosce andava a raccontarle a chiunque fosse disposto ad ascoltarlo. Si ricorda di come un’amica l’ha deluso. Ricorda. Sogna di scrivere. Potrebbe raccontarvi di come quella volta la sognò e lei era bellissima, ai suoi occhi. Di come la veda in quel posto meraviglioso e sicuro, privato e caldo che è la mente, dove gelosamente custodisce i ricordi migliori di lei, quel suo sorriso tutto speciale. Provò molte cose per poterla dimenticare, ma nessuna di queste funzionò, poiché il vero amore resta. Forse lui l’aveva trovato e non se n’è reso conto ed adesso l’ha perso, e lo sa benissimo. Decide di scrivere, allora. Non una storia qualsiasi, però. Scrive la storia di come avrebbe potuto scrivere una storia.” –“È strano, questo ragazzino” commenta pensieroso Amore, intervallando così il flusso di pensieri che sta trasmettendo a Morgana dalla mente del sognatore- “C’era una volta un grande re che aveva un regno immenso e due figli i quali, alla morte del padre, si divisero il regno in due per evitare discordie, giacché molto s’amavano. Un giorno, il minore fu preso da gran voglia di vedere suo fratello. Così, di punto in bianco, sellò il suo cavallo dalla bianca criniera e partì. Non era ancora uscito dall’ombra delle mura che s’accorse d’aver dimenticato il pugnale, dono di sua moglie la regina, dal quale mai si separava. Accorgersi di ciò e voltare il destriero fu tutt’uno. Ahi mala sorte! Infatti, entrato che fu nelle sue stanze, trovò sua moglie tra le braccia d’un servo. Fu chiamato il boia e furono grida e lamenti ed il giorno dopo due teste svettavano sugli spalti e la più alta era quella della regina. Così, con il cuore gonfio di dolore, si recò dal fratello che subito s’accorse del velo di tristezza che gli copriva il volto. Rimase presso lui per lungo tempo e per ingannare la solitudine prese a passeggiare nei giardini di palazzo ch’erano ampi e meravigliosi. Un giorno però, addentrandosi in un boschetto d’ortensie che non aveva ancora visitato, scorse in un gazebo la moglie del fratello stretta in un tenero abbraccio con un notabile di corte. Provò così una sorta di sollievo alla sua pena, poiché c’era qualcuno sfortunato come lui. La sera, al banchetto, il maggiore s’accorse che l’amarezza non era più dipinta a tratti pesanti sul volto del fratello e gliene domandò il perché. Tanto fece e tanto disse che alla fine gli fu riferito. Ahi mala sorte! Fu chiamato il boia e furono pianti e gemiti ed all’alba due teste svettavano sul torrione del castello, la più alta essendo quella della regina. Nel cuore del maggiore presero ad albergare allora il rancore e l’invidia verso tutti coloro i quali godevano dell’amore sincero d’una donna. Così stabilì che ogni sera gli fosse condotta una fanciulla che avrebbe giaciuto con lui e quando l’aurora dita rosate avesse toccato i tetti, le sarebbero state tolte vita e sorriso. Così fu e le città furono svuotate dal canto delle soavi e risuonarono solo del lamento degl’orfani e di quelle donne che l’età poneva al sicuro. Poi, un giorno, arrivò Sharaz-de e tutto finì. Tutto questo per dire che il mendicante è simile al re, nelle questioni del cuore. Poiché l’amore non va cercato, va trovato: non c’è ed il momento dopo la vita ne è illuminata. Niente può descriverlo né raccontarlo. Si riconosce, quando c’è. Lungi da me l’aver voluto annoiarvi, o miei cari onirici spettatori: questa storia altro non pretende se non essere un breve intrattenimento”. “Mmm”. Rimugina pensieroso Amore “certo è molto confuso, ma anche passionale e diretto. Ha la propensione a credere in ciò che fa ed amarlo profondamente. Sì, penso proprio che il mio posto sia ancora qui, al fianco dell’Uomo”. Inutile dire che Morgana era fuori di sé dalla gioia. L’alba s’avvicinava e gli spiriti, riuniti a consiglio, erano pronti ad emettere il verdetto finale. “Io, Morgana del Lago, per i poteri conferitemi dall’Altissimo, dal Purissimo e dal Lievissimo, da Colui che può ciò che vuole e vuole ciò che può, decreto che noi spiriti, insieme con tutte le altre Forze, maggiori e minori, non abbandoneremo questo luogo, poiché c’è ancora la speranza che l’umanità migliori e si redima, come testimoniato dagli spiriti della 5 Politica, della Poesia e dell’Amore. Chi è contrario parli ora o taccia per sempre”. A queste parole non s’udì rumore alcuno. “Così è, se vi pare” concluse soddisfatta Morgana. Già la luce si diffondeva ed i primi raggi di sole filtravano fra le fronde degl’alberi dei Giardinetti Reali. Gli spiriti se n’andarono ognuno per la sua strada, dopo essersi salutati e ripromessi d’incontrarsi da qualche altra parte, presto, per bere una cosa assieme e parlare dei tempi andati. Restati soli, Puck e Morgana s’avviarono verso l’uscita che già la guardia stava aprendo le porte. Mentre gli passavano accanto, questa li guardò in cagnesco a mormorò a bassa voce qualcosa sulle coppiette sporcaccione che andavano a fare i loro porci comodi in giro invece che a casa loro. “Sai Puck, a volte mi chiedo perché ci diamo tanto da fare per questi qua” disse Morgana con un lieve sorriso, avendo sentito i borbottii dell’omuncolo. “Ma cosa vai dicendo, bella fatalona? Noi non abbiamo fatto assolutamente niente, è stato un ragazzino a fare tutto da solo! È lui che c’ha sognati e noi esistiamo solamente nella sua fantasia. Quando si sveglierà, tutto questo cesserà d’esistere perché noi, come tutto il resto, siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”. E s’avviarono insieme per le strade d’una nuova, radiosa, giornata. Tommaso Bianchi IVD 6