Sfilare o stare su un set - Fondazione Insieme onlus

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Sfilare o stare su un set - Fondazione Insieme onlus
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FONDAZIONE INSIEME onlus.
Da il corriere della sera del 31/1/2015, <<BAMBINI IN
PASSERELLA? IL PROBLEMA SONO I GENITORI>> di Flavia Fiorentino,
giornalista.
Per la lettura completa del pezzo si rimanda al quotidiano
citato.
Sfilare o stare su un set <non è negativo in sé>,
spiega Vegetti Finzi. A certe condizioni.
Le luci e la musica sulle passerelle della moda
bimbo, dopo il passaggio, al Pitti di Firenze,
dell’incantevole mini top model russa Kristina Pimenova
(nove anni e due milioni di fan su Facebook),
intervistata dal Corriere, hanno dato il via, oltre che
alle sfilate del children's wear, a un acceso dibattito
se fosse corretto o meno coinvolgere i bambini in
attività semi professionali.
Tra chi provava «rabbia», «disgusto», «fastidio»
contro i genitori definiti nel migliore dei casi «aridi,
narcisisti, sfruttatori» prevedendo per la bimba «un
futuro sul lettino dello psicologo» e chi invece
sosteneva che quest'esperienza, come molte altre, se
guidata da un adulto con consapevolezza e protezione, può
trasformarsi non soltanto in un'occasione di divertimento
e socializzare con i coetanei.
Come ad esempio racconta Marina Pini, tre figli di
li, 8 e 4 anni, tutti impegnati tra tv, backstage e
cataloghi.
«All'inizio ero scettica, poi con il passaparola ho
sentito altre mamme che erano contente. I bambini lo
fanno perché lo vogliono fare, per loro è un bellissimo
gioco. Il più grande, per la pubblicità di un noto
marchio alimentare doveva imparare ad andare a cavallo
con Antonio Banderas: siamo stati a Madrid, poi a Malaga
per girare le scene».
Ma non va sempre così, a volte sono proprio le mamme
a sgomitare perché credono di lanciare l'erede di Kate
Moss rischiando di trasformarla in una piccola lolita.
«Il terreno più scivoloso è proprio quello dei genitori spiega Lapo Cianchi, direttore Comunicazione di Pitti
Immagine- noi insistiamo sull'autocontrollo dei marchi,
responsabilità di fotografi e registi, ma sono le madri
che alle volte inducono atteggiamenti sbagliati.
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Ci sentiamo più tranquilli con gli addetti ai
lavori, i genitori sono più difficili da controllare».
Qual è allora un comportamento corretto per
affrontare quest'esperienza che per il bambino può essere
emozionante, divertente o, al contrario, faticosa,
frustrante e inadeguata, a seconda di come viene guidata
dagli adulti?
«Per prima cosa bisogna tenere a freno il narcisismo
materno -spiega la psicologa Silvia Vegetti Finzi- e
certo non far lavorare il piccolo per avidità.
Stare
sotto ai riflettori non è una cosa di per sé negativa.
Anche in epoche passate i bambini hanno sempre
recitato in teatro.
Bisogna vedere il piano complessivo
degli impegni e se questa nuova attività può essere
inserita e in quale misura.
Ma è importante anche il carattere del bambino:
serve un continuo monitoraggio sul suo stato d'animo
perché cambia anche da un mese all'altro.
Negli ultimi anni c'è stata un'evoluzione -conclude
Vegetti Finzi- e sulle passerelle non ci sono più i dei
burattini.
Spesso viene allestito un gioco e i bambini si
muovono intorno a questo centro creando più una
rappresentazione teatrale che una sfilata
utilitaristica».
Un trend tracciato dalla storica fondatrice de «I
Pinco Pallino» Imelde Bronzieri, prima in Italia, oltre
10 anni fa, ad organizzare una sfilata con baby modelle,
che sentì anche la responsabilità di istituire un
Osservatorio sulla tutela dell'immagine dell'infanzia in
collaborazione con l'università La Sapienza di Roma.
Un altro punto, infine, sul quale la nostra
legislazione è carente, riguarda le prestazioni e i
compensi dei mini modelli:
«In Italia non c'è l'obbligo di vincolare al minore
i soldi guadagnati come accade in Francia o in Spagna conclude Benedetta Ajani titolare dell'agenzia "B
Talent"- noi facciamo il bonifico direttamente ai
genitori.
In quei Paesi poi è consentito sfilare solo dopo
l'orario scolastico mentre qui lavorano anche al
mattino».
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I NUMERI
• Il compenso per ogni sfilata sì aggira intorno ai
300 euro.
• Oltre 430 i brand della moda bimbo che hanno
presentato le loro collezioni al Salone internazionale di
Firenze
• I buyer, tra italiani e stranieri, sono stati
6.700 circa e il totale di visitatori ha raggiunto quota
10.000 presenze.
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