Sorgenti, fontanili, seriole nella campagna lenese

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Sorgenti, fontanili, seriole nella campagna lenese
Comune di Leno
Archivio storico
Il Sindaco,
in occasione della manifestazione “Notte Bianca” del 07 Agosto 2011,
è lieto di invitare la cittadinanza alla Mostra:
ACQUA
Sorgenti, fontanili, seriole
nella campagna lenese
Mostra di documenti e mappe del reticolo idrico comunale
Che si terrà presso la Sala Consigliare dalle ore 17.30 alle ore 01.00
In collaborazione con:
Unione Provinciale Agricoltori
Costruzione del ponte sull’Onizzetto vecchio nel 1936 (Foto Archivio Storico Comunale)
Presentazione
Dal 10 giugno 2011 per tre giorni la sala consiliare del Comune di Leno ospita la mostra “ACQUA
- sorgenti, fontanili, seriole nella campagna lenese”.
L’esposizione riunisce le belle mappe dei quattro comprensori delle acque irrigue comunali
disegnate dall’ing. Giovanni Barbera a metà del secolo XIX. Si tratta di documenti unici
dell’Archivio storico comunale che l’Amministrazione intende far conoscere da vicino a tutti
cittadini di Leno e ai visitatori occasionali. Il percorso espositivo, breve ma denso di riferimenti
storici e locali, presenta il territorio comunale, campagna e centro urbano, entrambi innervati di
sorgenti, fontanili, corsi d’acqua, fossi, seriole, canali, rogge, torrenti, ponti, mulini, attraverso
un’immagine particolarissima, non lieve e piuttosto impegnativa, che parla la lingua della
cartografia storica. L’appuntamento è un forte richiamo, dunque, per gli esperti e, sicuramente, una
curiosità per tutti.
Farà da corollario alla mostra la visione di fotografie scattate per illustrare, in altro modo, i luoghi
dell’acqua e le presenze che persistono ancora oggi nel paesaggio a raccontare frammenti della
nostra storia.
I quattro compren sori delle acque irrigue comunali
Durante il secolo XIX i comuni della pianura bresciana, proprietari ab antiquo dell’acqua destinata
all’irrigazione delle campagne avviarono una revisione dei corsi d’acqua attraversanti i loro territori
al fine di rinsaldare i propri diritti evitando l’insorgere di liti con i possidenti terrieri e di
riorganizzare in modo più razionale l’irrigazione delle campagne.
Il Comune di Leno che fin dal sec. XIV traeva dall’affitto dell’acqua irrigua il suo principale
reddito, fece molto di più di una semplice verifica. Il reticolo idrico comunale di eccezionale vastità
comportava l’obbligo di un riesame particolareggiato e preciso in vista delle necessarie bonifiche in
aree destinate all’agricoltura, che progressivamente diventava di tipo intensivo, e dell’assegnazione
di ore d’acqua a vecchi e nuovi utenti secondo tariffe aggiornate.
Nel 1840, l’ing. Giovanni Barbera, bresciano di origine nobile, venne incaricato di redigere il
catasto delle acque di Leno. Un lavoro molto impegnativo che l’ingegnere realizzerà in parte a
tavolino ma, soprattutto, muovendosi nella campagna lenese, camminando lungo i vasi irrigui,
misurando appezzamenti, fissando confini, calcolando la portata dell’acqua dei diversi fossi, le ore e
i minuti di flusso dell’acqua affittata ai singoli proprietari di campi, disegnando bocche, partitori,
ponti, immissari e emissari di rogge.
Il territorio comunale fu suddiviso secondo quattro comprensori irrigui ai quali venne attribuito il
nome della roggia iniziatrice di un percorso che, col passare dei secoli, si era trasformato in una
complessa rete di fossi e seriole minori:
Comprensorio I della Seriolazza,
Comprensorio II del Naviglio,
Comprensorio III della Benvenuta,
Comprensorio IV della Bassina.
Il risultato del lavoro dell’ing. Barbera è rappresentato da un complesso di documenti di grande
pregio che fermano a metà del sec. XIX l’immagine del territorio comunale, e della sua società
agricola in corso di trasformazione.
Primi fra tutti sono i fogli di mappa dei quattro comprensori che sono esposti in mostra. La tecnica
della rappresentazione del territorio è mutuata dal catasto austriaco e prima ancora dalla mappa
napoleonica. Dunque, il catasto acque è geometrico e particellare. Accanto alle mappe, i registri che
descrivono il percorso delle rogge, tratto dopo tratto, a partire dalla roggia principale che origina
sempre al confine con i comuni viciniori di Ghedi e Bagnolo M ella.
La descrizione del sistema irriguo è accuratissima e precisa: ogni corso d’acqua secondario ha un
suo nome e lo stesso è per le sorgenti, risorgive, i fontanili, le bocche idrauliche, i luoghi di
divisione dell’acqua, i mulini, i ponti.
Le rogge lungo il loro percorso si arricchiscono di nuova acqua proveniente dalle sorgenti di
pianura e si distribuiscono, attraverso la
moltiplicazione di rami, sulla totalità della
campagna innervando angoli asciutti,
raggiungendo cascine e muovendo mulini per
riversarsi in altri corsi d’acqua, oltre i confini
comunali, in un rinnovato e perenne ciclo irriguo.
La descrizione non è un esercizio di abilità per
l’ing. Barbera, bensì finalizzata alla revisione
della ruota generale di ore e minuti e delle quote
d’affitto dell’acqua, all’assegnazione della
manutenzione degli argini e dei manufatti
esistenti lungo i canali.
Oggi, il reticolo idrico del Comune di Leno è in
gran parte trasformato: molti canali si sono
prosciugati, di nuovi ne sono stati scavati e altri
ancora scorrono interrati e coperti dal suolo
stradale. Tuttavia, come in passato, la campagna
rivendica il proprio diritto all’uso dell’acqua
corrente e libera per poter prosperare e dare i suoi
frutti. La buona conservazione di questo
patrimonio naturale diviene un impegno forte e
una sfida per il futuro della Terra.
Giuseppina Caldera
Il mulino Dagani in via Viganovo
La discesa ai vecchi lavatoi del Benone in via Subiaco