finitura a gommalacca - sito di diego gulizia

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FINITURA A GOMMALACCA
La lucidatura è l'ultima delle operazioni di restauro del mobile, e viene eseguita dopo aver
effettuato tutte le fasi precedenti. Ora dovremmo avere davanti a noi il mobile reintegrato in
tutte le su parti, armonizzato nel colore nelle parti nuove che dovranno essere ben levigate.
La gommalacca si può applicare a pennello o a stoppino. La scelta del metodo dipende dal
mobile che dobbiamo rifinire e dal tipo i rifinitura che desideriamo ottenere.
Per mobili rustici costruiti in abete, olmo, castagno o rovere che dalla nascita non hanno
goduto di cure troppo approfondite, e hanno naturalmente i pori aperti, possono essere rifiniti
con il metodo misto: si verniciano con gommalacca a pennello, poi si rifiniscono con cera d'api.
Per i mobili più ricercati, costruiti generalmente in noce o essenze di pregio, il discorso è
diverso, occorre seguire il metodo della lucidatura a stoppino.
Metodo a Stoppino
Questa lucidatura viene definita in molteplici modi: a tampone, a stoppino, alla francese.
Comunque sia chiamata, questa tecnica esige una discreta abilità d'esecuzione che si
acquisisce solo con tanta pratica, ma non ha nulla in sé di arcano o misterioso come spesso si
è voluto far credere.
Richiede parecchio tempo, e buona pazienza, basti pensare che fino al secolo scorso un buon
artigiano lasciava intercorrere, fra una mano e l'altra, anche decine di giorni. Non bisogna
scoraggiarsi dagli insuccessi, ma si deve insistere, magari affiancandosi ad un artigiano col
quale si è instaurato un buon rapporto.
Nella lucidatura a tampone se si provocano delle bruciature della lucidatura (succede quando
col tampone si asporta della gommalacca non ancora asciugata bene), occorre armarsi di santa
pazienza: non è possibile correggere localmente l'errore, ma bisogna passare tutta la superficie
del piano con lana di acciaio finissima e poi ricominciare da capo..
Comunque, se eseguita secondo le regole dell'arte è sicuramente la tecnica che da i migliori
risultati sia nell'aspetto estetico che pratico. Infatti, rispetto alla lucidatura a cera questa
risulta essere meno delicata.
Questo tipo di lucidatura è stata utilizzata per la rifinitura dei mobili impiallacciati o lastronati o
comunque di pregevole fattura. Per i mobili in massello o rustici, dove non si addice una
superficie brillante ma piuttosto satinata, il tipo di lucidatura più idonea, come si è detto, è
quella a cera o del metodo misto.
Oltre ad un buon prodotto lucidante ,che abbiamo visto come ottenerlo, è necessario il
tampone e la polvere di pomice usata nella fase di chiusura dei pori (quando necessita).
Preparazione del tampone
Il tampone è costituito da un cuscinetto, ottenuto con una pezzuola di lana non colorata che ne
costituisce "l'anima", avvolta in una tela bianca di cotone e lino, il tessuto usato per fare le
lenzuola ai tempi della nonna.
La grandezza del tampone, dipende dalla superficie che si deve lucidare. Sarà più piccolo per
superfici intagliate o piccole fasce e frontalini di cassetti, più grande per piani di tavolo o di
comò.
In fase di lucidatura la gommalacca la si versa in una ciotola larga in modo da poter
immergervi completamente la pezzuola di lana. Una volta inzuppata bene, la si strizza con una
mano, mentre nell'altra si tiene aperto il telo di lino. Quando la pezzuola di lana e ben strizzata
la si mette al centro del telo di lino e si raccolgono i quattro lembi torcendoli ottenendo così il
tampone pronto per l'uso.
Fasi della Lucidatura
La lucidatura si articola in tre differenti fasi:
•
Pomiciatura che ha lo scopo di chiudere i pori del legno
•
Lucidatura vera e propria
•
Brillantatura o lucidatura finale
Concentrazione della Gommalacca:
•
Chiusura dei pori: 1 etto in 2 litri di alcool
•
Lucidatura: 1 etto in 1 litro di alcool
•
Brillantatura: 1 etto in 2 litri di alcool
LUCIDATURA A GOMMALACCA
La lucidatura è l'ultima delle operazioni di restauro del mobile, e viene eseguita dopo aver effettuato
tutte le fasi precedenti (vedere nel menù di sinistra la voce Restauro del mobile).
Ora dovremmo avere davanti a noi il mobile reintegrato in tutte le su parti, armonizzato nel colore e
nelle parti nuove.
A questo punto procederemo ad eseguire la lucidatura a gommalacca, scelta in conformità al tipo di
mobile che ci troviamo davanti.
La gommalacca
La gommalacca è una secrezione dell'insetto "cocus lacca" o "laccifer lacca" che vive nell'Asia
meridionale, è una cocciniglia che succhia la linfa di alcuni alberi ( acacia, ficus, ecc.) per
nutrirsene,
proteggendosi
all'esterno
con
un
guscio
fatto
appunto
di
lacca.
Viene venduta in scaglie dal colore ambrato (gommalacca TN) oppure biondo (gommalacca
decerata),
ma
anche
in
soluzione
pronta
all'uso
(gommalacca
in
soluzione).
Dona alla superfice un aspetto di particolare lucentezza che al tatto risulta asciutto e vellutato.
Per la preparazione della vernice, si fanno sciogliere le scaglie in alcool a 94° o superiore (meglio in
alcool a 99,9°), in una percentuale variabile da 100 a 200 grammi per litro. Per conservarla basterà
riporla al buio in un luogo fresco.
La gommalacca si può applicare a pennello o a tampone, la scelta del metodo dipende dal mobile
che
dobbiamo
rifinire
e
dal
tipo
di
finitura
che
desideriamo
ottenere.
Per mobili rustici costruiti in abete, olmo, castagno o rovere, che dalla nascita non hanno goduto di
cure troppo approfondite e hanno naturalmente i pori aperti, possono essere lucidati a cera, si
verniciano con gommalacca a pennello e poi si rifiniscono con cera d'api in pasta.
Per i mobili antichi che prevedono una lucidatura brillante e per i mobili più ricercati, costruiti
generalmente in noce o essenze di pregio, il discorso è diverso, occorre seguire il metodo della
lucidatura a tampone.
Lucidatura a tampone
Questa lucidatura viene definita in molteplici modi: a tampone, a stoppino, alla francese, etc.
Comunque sia chiamata, questa tecnica esige una discreta abilità d'esecuzione che si acquisisce solo
con tanta pratica, ma non ha nulla in sé di arcano o misterioso come spesso si è voluto far credere.
Richiede parecchio tempo, e buona pazienza, basti pensare che fino al secolo scorso un buon
artigiano lasciava intercorrere, fra una mano e l'altra, anche decine di giorni. Non bisogna
scoraggiarsi dagli insuccessi, ma si deve insistere, magari affiancandosi ad un artigiano col quale si
è instaurato un buon rapporto.
Nella lucidatura a tampone se si provocano delle bruciature della lucidatura (succede quando col
tampone si asporta della gommalacca non ancora asciugata bene), occorre armarsi di santa
pazienza: non è possibile correggere localmente l'errore, ma bisogna passare tutta la superficie del
piano con lana di acciaio finissima e poi ricominciare da capo.
Comunque, se eseguita secondo le regole dell'arte è sicuramente la tecnica che da i migliori risultati
sia nell'aspetto estetico che pratico.
Questo tipo di lucidatura è stata utilizzata per la rifinitura dei mobili impiallacciati o lastronati o
comunque di pregevole fattura. Per i mobili in massello o rustici, dove non si addice una superficie
brillante ma piuttosto satinata, il tipo di lucidatura più idonea, come si è detto, è quella a cera.
Oltre alla gommalacca, dobbiamo procurarci della pomice in polvere, necessaria nella fase di
chiusura dei pori del legno.
Preparazione del tampone
Il tampone è costituito da un cuscinetto, ottenuto con una pezzuola di lana non colorata che ne
costituisce "l'anima", avvolta in una tela bianca di cotone e lino, il tessuto usato per fare le lenzuola
ai tempi della nonna.
La grandezza del tampone, dipende dalla superficie che si deve lucidare. Sarà più piccolo per
superfici intagliate o piccole fasce e frontalini di cassetti, più grande per piani di tavolo o di comò.
In fase di lucidatura la gommalacca la si versa in una ciotola larga in modo da poter immergervi
completamente la pezzuola di lana. Una volta inzuppata bene, la si strizza con una mano, mentre
nell'altra si tiene aperto il telo di lino. Quando la pezzuola di lana e ben strizzata la si mette al centro
del telo di lino e si raccolgono i quattro lembi torcendoli ottenendo così il tampone pronto per l'uso.
Fasi della Lucidatura
La lucidatura si articola in tre differenti fasi:
• Pomiciatura (ha lo scopo di chiudere i pori del legno)
• Lucidatura vera e propria
• Brillantatura o lucidatura finale
Concentrazione della Gommalacca:
• Chiusura dei pori: 1 etto in 2 litri di alcool
• Lucidatura: 1 etto in 1 litro di alcool
• Brillantatura: 1 etto in 2 litri di alcool
Ora vediamole una per una:
Pomiciatura
Ha lo scopo di otturare i pori del legno per rendere più liscia la superficie. Infatti se si guarda in
controluce un legno nuovo o sverniciato, si intravedono i pori aperti che riflettendo in modo non
omogeneo
la
luce
sulla
superficie
da
l'effetto
di
una
lucidatura
non
perfetta.
Questa fase va sicuramente eseguita nelle parti che sono state reintegrate con legno nuovo. Le parti
originali, già lucidate e che magari non sono state sverniciate non necessitano di questa prima fase
in quanto dovrebbero avere il poro già chiuso.
La concentrazione della gommalacca usata in questa fase è abbastanza diluita, infatti è di 2 litri di
alcool con 1 etto di gommalacca.
La polvere di pomice va "spolverata" sulla superficie (non va messa sul tampone), e col tampone
occorre sottoporla ad una energetica frizione al fine di farla penetrare nei pori. La polvere si bagna
di gommalacca, penetra nei pori e li chiude come una sorta di stucco. Infatti quando la gommalacca
si
asciuga,
questa
si
indurisce
ed
elimina
l'effetto
inestetico
del
poro.
Nel passare il tampone, occorre imprimere a questo molta forza, descrivendo ampi cerchi. Se ci si
accorge che il tampone fa fatica a scorrere, conviene effettuare alcune passate con gommalacca
molto diluita senza aggiungere pomice sulla superficie. Bisogna prestare molta attenzione affinché
non rimangano tracce di pomice in superficie per non correre il rischio di ritrovarsi con delle
macchie biancastre a fine lucidatura.
Il procedimento della Pomiciatura va ripetuto fino a che, guardando in controluce il piano, non lo si
veda completamente liscio. Sarà comunque la natura del legno più o meno poroso a determinare la
quantità di mani necessarie.
Questa operazione, per così dire preliminare, non va affatto sottovalutata al fine di ottenere un buon
risultato finale.
Lucidatura
Dopo la fase di Pomiciatura con la quale si è preparato il fondo, è necessario lasciare passare
almeno un paio di giorni prima di iniziare con la fase di lucidatura questo per permettere alla
gommalacca data precedentemente di asciugarsi in modo definitivo: diversamente il passaggio del
nuovo tampone rimuoverebbe la pomice dai pori.
Per la lucidatura va senz'altro usato un tampone nuovo, non usate quello impiegato per la
Pomiciatura.
La lucidatura si realizza stendendo la gommalacca sul legno con l'uso del tampone: l'alcool
contenuto nella soluzione evaporando lascia solo un sottilissimo strato di gommalacca che al
contatto con l'aria indurisce mettendo in risalto le venature ed il colore del legno, dando a questo
l'aspetto lucido che vogliamo ottenere. Se una soluzione densa di gommalacca porta a formare in
meno tempo lo strato lucido, è comunque meglio usare una soluzione più diluita, dedicando più
tempo per stendere più mani che formeranno una pellicola più aderente al legno evitando di
scagliarsi.
In questa operazione non bisogna assolutamente avere fretta, per ottenere un lavoro veramente
soddisfacente occorre lasciare trascorrere, tra una mano e l'altra un paio di giorni in modo di
permettere alla gommalacca di indurire meglio.
Dopo aver bagnato bene il tampone, come descritto precedentemente, lo si strizza in modo che non
sgoccioli. Si inizia a lucidare seguendo le venature del legno, senza ripassare dove si è appena
applicato e senza mai fermarsi sulla superficie. Se la superficie da lucidare è ampia, si inizia da una
parte e sistematicamente ci si porta su lato opposto per poi ritornare sull'altro lato continuando in
modo ininterrotto la lucidatura. Solo quando il tampone comincia ad asciugarsi opponendo una
certa resistenza, allora lo si fa scivolare via velocemente da uno spigolo, senza alzarlo dal piano per
evitare bruciature.
Nella mano successiva, si cambia movimento, disegnando degli otto. si parte da un lato della
superficie e si procede, senza sosta fino al lato opposto.
Quando il tampone è asciutto, si ricarica nuovamente di gommalacca, poi si ricomincia cambiando
ancora movimento, questa volta si disegna col tampone una serie di cerchi contigui:
Le varie passate vanno fatte alternando questi movimenti fino ad ottenere un risultato soddisfacente.
Nella progressione delle diverse mani, conviene usare gommalacca sempre più diluita. Ricordatevi
che per "mano" di gommalacca, non si intendono quelle fra una ricarica del tampone e l'altra, ma
quelle fra un giorno e l'altro.
Comunque non spaventiamoci, tre o quattro mani sono sufficienti per ottenere un buon lavoro.
Possibili errori:
• Velatura
È una patina bianca dovuta al freddo e all'umidità, in questo caso bisogna portare il mobile in un
locale caldo e lasciare asciugare; se permane spagliettarlo con vigore con lana d'acciaio fine.
• Trasudazione
È dovuta ad un eccesso di olio paglierino, che può essere asportato con il tampone con energici
movimenti rotatori.
• Opacità
È dovuta ad un eccesso d'alcool impresso col tampone, trattare la superficie sempre con lo stesso
tampone ma con gommalacca maggiormente diluita in alcool con energici movimenti.
Brillantatura:
è l'operazione finale, più delicata e più difficoltosa, ma è anche quella che darà più soddisfazione,
perché perfezionerà il vostro lavoro.
Lo scopo è quello di eliminare i segni di tampone, le imperfezioni della vernice ed eventuali tracce
di olio.
Per eseguirla occorre fare un nuovo tampone con una tela molto fine ed bagnarlo con una
concentrazione di gommalacca molto diluita: 1 etto in 2 litri di alcool. Poi lo si passa sulla
superficie molto velocemente nel senso della venatura esercitando una pressione molto leggera.
Al termine si otterrà una lucidatura brillante.