Patto territoriale e sviluppo - Dipartimento di Scienze Politiche e
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Patto territoriale e sviluppo - Dipartimento di Scienze Politiche e
Capitale sociale Il concetto di capitale sociale può essere definito in generale come un corpus di regole che facilitano la collaborazione all’ interno dei gruppi o tra essi. Negli ultimi quindici anni numerosi contributi di ricerca hanno messo in evidenza come i processi di globalizzazione abbiano messo in crisi lo stato nazionale come epicentro della politica e dell’ ordine sociale. Nuovi attori globale ad esempio l’ Unione Europea, hanno assunto un’ importanza sempre maggiore e poteri per condizionare il potere dei diversi stati nazione. Strutture e approcci come government e pluralismo, che avevano dominato il dibattito politico, sono stati sostituiti dal concetto di governance. Governance si riferisce a forme di politica in cui abbiamo la dispersione del potere in maniera verticale e orizzontale dallo stato centrale in altri enti; riflette la realtà di un ordine complesso formato da relazione e interconnessioni che si strutturano attraverso e all’ interno di diversi livelli di government: locale, regionale, nazionale e sovranazionale. In pratica coinvolge una pluralità di attori, individuali e collettivi, esterni ai luoghi della politica formale. Questi fenomeni, tendono dare particolare rilievo alla dimensione locale e al ruolo della società civile nei processi di sviluppo e di partecipazione democratica. Se è vero, infatti, che la politica globale ha ridotto le possibilità regolative degli stati nazionali e pure vero che l’ emergere di un sistema di governance formato da molteplici organizzazioni internazionale e transnazionali ha comportato una maggiore decentralizzazione e regionalizzazione e ha dato nuovo vigore, senso e significato alla dimensione locale, come contesto regolativo capace di dar vita a processi di sviluppo economico e sociale e di competere nelle nuove condizioni di mercato. Allo stesso tempo governance si riferisce a forme di governo che sottolineano l’ influenza e il ruolo della società civile nel processo decisionale. Le strategie flessibili e informali, che sono caratteristiche della governance, comportano una maggiore autonomia delle strutture interne, ma soprattutto sia a livello locale che transnazionale comporta anche una maggiore collaborazione verso strutture esterne. E proprio in questi processi che la letteratura ha messo in evidenza che la dotazione di capitale sociale cioè il capovolgimento di più attori è alla base dei processi di auto-organizzazione della società civile in imprese, reti, associazioni, scuole, sindacati ed così via. E’il capitale sociale, cioè la disponibilità della persone ad associarsi ad agire per il bene comune, che promuove la capacità spontanee di autogoverno e di autodisciplina a livello della organizzazione sociale. E’ancora il concetto di capitale sociale che 1 permette di esplorare la natura e il ruolo della società civile di incidere sulle politiche di sviluppo di un territorio. Le funzioni di governo sono cambiate in modo significativo nel contesto di un indebolimento politico degli stati nazionali. La produzione di politiche pubbliche a livello locale ci consente di individuare le nuove vie di legittimazione democratica attraverso la diffusione dell’ autorità politica: il ruolo dei gruppi di interesse e delle associazioni nel processo decisionale hanno contribuito a una decentralizzazione del potere politico. Per quanto riguarda il nostro discorso, che mira a individuare la relazione tra capitale sociale e società civile, è opportuno considerare quelle che sono emerse come le due linee principali interpretative del capitale sociale. La prima linea interpretativa, considera il concetto dal punto di vista relazionale, che è stata introdotta da Bourdieu e perfezionata successivamente da Coleman. Il capitale sociale è una relazione tra due o più persone. Il capitale sociale è produttivo e consente a raggiungere dei fini che magari da solo non è possibile. Il capitale sociale è un concetto situazionale, perché può assumere forme diverse ed è il risultato di strategie di investimento, intenzionale o inintenzionale che mira ad orientare alla costituzione e riproduzione di relazioni sociali durevoli, capace di produrre nel tempo profitti materiali e simbolici. Il capitale sociale è un concetto situazionale, perché può assumere le forme più diverse, ciascuna delle quali è produttiva a uno specifico scopo. Il capitale sociale può essere una risorsa individuale o collettiva, che può facilitare l’ innovazione ma nello stesso tempo può impedirla, può offrire risorse utili a uno scopo, ma inutili e dannosi per altri. Il capitale sociale non è solo situazionale, ma anche un concetto dinamico, processuale. Questo è particolarmente evidente nel fatto che il capitale sociale è spesso un sottoprodotto di attività iniziate per altri scopi. Cioè, può essere finalizzato a obbiettivi diversi rispetto a quelli per cui si è formato. E’ dunque il risultato di interazione dinamica: si crea, si mantiene e si distrugge. Può essere creato, ma può essere distrutto attraverso comportamenti individuali, che escono dall’ organizzazione e quindi la indeboliscono. Può essere distrutta dal sopravvenire di fattori esterni che rendono le persone meno indipendenti. Quando gli attori secondo Coleman, intrecciano nuove relazione, producono nuove forme di capitale sociale. Ben diversa, dalla prospettiva relazionale di Coleman, è la prospettiva culturista di Putnam che ha considerato il capitale sociale una proprietà dell’ intero sistema sociale che favorisce la democrazia e lo sviluppo economico. Per Putnam il capitale sociale consiste in caratteristiche dell’ organizzazione sociali, quali la fiducia, le norme di reciprocità e le reti di associazionismo civico che promuovono la cooperazione e l’ azione collettiva e aumentano l’ 2 efficienza della società. L’ idea prevalente, infatti, è che la sana vitalità delle istituzioni politiche ed economiche dipende da una sana e vitale società civile. Putnam analizzando le regioni italiane ha individuato che nelle regioni del Nord Italia i meccanismi di associazionismo ha comportato una migliore organizzazione e migliore tenore di vita, ciò che manca nelle regioni del Sud italia. Per concludere possiamo definire che secondo il concetto di Putnam il successo di una nazione avviene attraverso il continuo impiego del capitale sociale, l’ assenza di esso può comportare anche il fallimento. Ferro Nicola Patto territoriale e sviluppo locale I patti territoriali possono essere attivati su tutto il territorio nazionale, fermo restando che le specifiche risorse destinate dal CIPE sono riservate esclusivamente ai patti attivabili nelle aree depresse . L’ istituto del patto territoriale è stato originariamente introdotto nel nostro ordinamento dall’ articolo 8 del D.L. 23 giugno 1995, n. 244 (legge 8 agosto 1995, n. 341) recante “ Misure dirette ad accelerare il completamento degli interventi pubblici e la realizzazione dei nuovi interventi nelle aree depresse” , e regolamentato con le deliberazioni del CIPE 10 maggio 1995, 20 novembre 1995 e 12 luglio 1996. Quest’ ultima ha dettato i criteri e le procedure per la definizione dei patti territoriali, prevedendone l'approvazione da parte del CIPE. Con tale procedura sono stati approvati dal CIPE i primi 12 patti territoriali (cosiddetti patti di prima generazione) delle province di Enna e Siracusa (CIPE 18 dicembre 1996), di Vibo Valentia, Nuoro, Madonie, Lecce, Caserta, Benevento e Brindisi (CIPE 23 aprile 1997), del Miglio d’ Oro (comuni di San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco), Palermo e Caltanissetta (deliberazioni CIPE 26 giugno 1997). 3 I patti territoriali sono delle strategie negoziate tra le regioni rivolte allo sviluppo locale i quali coinvolgono soggetti attivi e passivi insieme all’ entità istituzionale e gli attori sociale che né fanno parte del contesto . I patti territoriali possono essere sostenuti e finanziati dall’ UE o dai singoli paesi che né fanno parte, e servono per perseguire degli obbiettivi e delle aspettative di sviluppo locale tutto attraverso delle normative complesse che valutano attraverso dei capi saldi dello sviluppo economico come l’ efficienza e l’ efficacia i quali servono per integrare e raggiungere obbiettivi come detto in precedenza che aiuta a raggiungere la prosperità economica da parte delle regioni . I soggetti che stilano i patti territoriali devono garantire il buon andamento come l’ interazione tra soggetti privati e pubblici mantenendo l’ interesse comune e collettivo che li lega fra loro, cercando di incidere sul contesto sociale e istituzionale sfruttando o riattivando le risorse che sono disponibili ai soggetti che fanno parte di questa realtà economica, cercando sempre avvalersi e assumersi per conto proprio di spesa i costi dell’ operazione materiale o immateriale a seconda del caso. Secondo alcune ricerche di studiosi che hanno redatto oltre che analizzato i patti territoriali e gli obbiettivi che sono stati perseguiti, emerge che ci sono state sìdelle piccole fratture a livello organizzativo ed è vero anche che in alcune zone ci sono stati comportamenti contrari finalizzate soltanto a prosciugare le risorse senza aver nessun tipo di rientro economico; ma è emerso però che i patti territoriale nella maggior parte dei casi e delle esperienze per lo più positive che il patto territoriale è uno strumento importante che promuove lo sviluppo locale. L'espressione sviluppo locale è utilizzata per indicare una grande varietà di posizioni culturali, scientifiche e politiche; una diversità spesso contraddittoria, di riferimenti teorici e metodologici; una molteplicità di pratiche e di esempi. Lo sviluppo locale è un aumento qualitativo delle capacità del territorio di agire, reagire, programmare e gestire situazioni complesse. A livello di popolazione locale lo sviluppo si individua in un aumento delle libertà personali dato dall'aumento della capacitazione della capacità di apprendere. Per leggere lo sviluppo locale non possiamo guardare solo ad aspetti come il PIL pro capite locale o alla crescita delle transazioni economiche, ma bisogna guardare a complessi aspetti sociali e politici che si sviluppano sul territorio e 4 determinano vantaggi competitivi che il solo mercato non potrebbe realizzare. Attraverso la cooperazione fra attori e la creazione di reti di attori stabili nel tempo aumenta la capacità di visione e di azione dei fini da perseguire. A volte si pensa che il processo di globalizzazione, intensificatosi negli ultimi decenni abbia rimesso in discussione il rilievo della dimensione locale. Nel dibattito italiano questo giudizio si accompagna spesso ad una stretta identificazione tra i problemi dei distretti industriali e il ruolo dello sviluppo locale. La globalizzazione accresce il rilievo della dimensione locale perché da un lato i processi di globalizzazione accrescono certamente la mobilità delle imprese e determinano fenomeni di delocalizzazione ma dall’ altro incoraggiano processi di riterritorializzazione. In questo senso la dimensione locale dello sviluppo diventa pertanto più importante rispetto a fasi precedenti dell’ organizzazione economica , e lo diventa di più per un paese come l’ Italia in cui le sfide della globalizzazione nelle specializzazioni produttive tradizionali si fanno particolarmente sentire . Se lo sviluppo locale diventa più rilevante ,è però opportuno distinguerlo dal mero dinamismo economico cioè del reddito e della occupazione due valori importante per la crescita economica locale. Lo sviluppo locale si analizza attraverso due profili: A. Confini e unità di analisi : sono stati fatti notevoli progressi con l’ adozione da parte dell’ Istat dei “ sistemi locali del lavoro “ .questa unità di analisi si presta particolarmente allo studio dello sviluppo locale perché taglia attraverso i confini politico-amministrativi e si avvicina maggiormente agli addensamenti effettivi delle attività economiche sul territorio individuati attraverso i mercati del lavoro locali. Si tratta di un investimento importante che pone l’ Istat all’ avanguardia in Europa, ma che può essere ulteriormente valorizzato dal punto di vista della disponibilità di dati aggregati per sistema locale, e soprattutto del loro grado di aggiornamento e di comparabilità nel tempo. B. Fenomeni concreti da misurare e aggregare a livello locale: si tratta di disporre di dati più aggiornati e comparabili in serie storiche non solo su fenomeni come il valore aggiunto, gli investimenti, l’ occupazione, l’ export, la consistenza delle imprese per settore e dimensione, ma anche di arricchire la conoscenza di fenomeni come il capitale umano del territorio e la dotazione di beni collettivi materiali e immateriali. 5 Obiettivi del patto territoriale : · · · Stabilire obbiettivi nazionali ed eventualmente regionali ,assicurando il ricorso necessario ,a indicatori diversi dal PIL (prodotto interno lordo) Attuare una o più iniziative faro Individuare gli ostacoli al raggiungimento degli obbiettivi a livello nazionale Caratteristiche fondamentali del patto : · · · disposizioni giuridiche che definiscono quali politiche sono necessarie e in che modo possono essere adattate per garantire una più efficiente realizzazione delle riforme strutturali nel quadro della strategia europea 2020. disposizioni finanziarie, che in dettaglio quali risorse saranno utilizzate per conseguire gli obbiettivi disposizioni di governance contenenti informazioni su eventuali nuovi accordi intesi a garantire una più efficace attuazione delle politiche . Per quanto invece riguarda il coordinamento delle istituzioni politiche nei confronti dei patti territoriale seguendo le varie strategie a disposizione, Le istituzioni europee offrono un aiuto concreto ai patti territoriali adottando delle azioni nei loro confronti che alzano le aspettative e riducono le possibilità di creare disfunzioni nello sviluppo e nel contesto istituzionale. Queste azioni riguardano la focalizzazione e il coordinamento dell’ attività amministrativa e la gestione degli strumenti d’ intervento e dei canali di finanziamento UE. Molto importante è il monitoraggio strutturato e regolare delle modalità di definizione e di attuazione dei programmi nazionali di riforma facendo sempre un ricorso più ampio e approfondito alle valutazioni dell’ impatto territoriale. Gli obbiettivi della strategia Europa 2020 richiedono investimenti adeguati e la qualità della spesa non meno importante della quantità. Da un punto di vista finanziario , il contributo della politica di coesione agli obiettivi Europa 2020 ferma restando la missione di solidarietà che essa svolge ,sarà determinante. Le risorse concretamente utilizzate dall’ UE, dai governi nazionali e dagli enti 6 regionali e locali per iniziative legate alle strategia Europa 2020 dovrebbero essere mirate e determinate priorità della strategia individuate nel quadro dei patti territoriali e i contratti di partenariato in materia di sviluppo e di investimento proposti sono stati inseriti e integrati nei patti territoriali dopo il 2013 . Il partenariato ad ampio raggio è richiesto dalla strategia di Europa 2020 e deve essere realizzato in ciascun territorio mediante misure concrete e una ripartizione delle responsabilità di attuazione tra i diversi livelli (nazionale, regionale, locale). Il partenariato è un confronto tra parti diverse sulla realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico , allo sviluppo del territorio e all'integrazione sociale. Il termine indica anche i rapporti che occorrono, simili al gemellaggio, tra città. Per quanto concerne la parte economico-aziendale possiamo dire che si tratta in genere di attività in cui il lavoro specializzato è di gran lunga il fattore produttivo più importante, come accade per esempio nelle attività professionali. Si tratta di un metodo ampiamente diffuso a livello comunitario, che trae spunto dall'importanza che gli stessi trattati assegnano al ruolo della società civile organizzata. In coerenza con questa impostazione, e formalizzando una prassi ed un senso comune già ampiamente diffusi, la Commissione europea considera la “ partecipazione”fra i principi di base di buon governo europeo. Secondo il Libro bianco che si occupo dei modelli governativi, infatti, la qualità, la pertinenza e l'efficacia delle politiche dell'Unione Europea dipendono dall'ampia partecipazione che si saprà assicurare lungo tutto il loro percorso, dalla prima elaborazione all'esecuzione. Il comitato delle regioni ,nella sua qualità di organo consultivo di rappresentanza degli enti regionali e locali ha elaborato alcuni pareri sulle iniziative faro di Europa 2020 dove il presidente del comitato Mercedes Bresso invita a stipulare il patto territoriale perché secondo lui i fondi strutturale a disposizione avranno un impatto nella funzione da svolgere con il governo nazionale del proprio paese. 7 Zizza Cristian Il patto per lo sviluppo a Crotone Crotone è un comune italiano di circa 63000 abitanti fondato dagli antichi coloni greci. La cittadina crotonese purtroppo, nonostante gli ottimi collegamenti interni (basti pensare alla breve distanza tra centro e lungomare), un clima molto favorevole per lo sviluppo del turismo, e nonostante un glorioso passato caratterizzato dalla presenza dei vari Milone, Pitagora e degli antichi greci (Crotone ha rappresentato uno dei più importanti centri della Magna Grecia) si trova ad affrontare una profonda crisi sia dal punto di vista economico ma soprattutto una crisi di tipo strutturale. Negli ultimi la città non ha saputo affrontare una profonda crisi caratterizzata soprattutto dalla chiusura dei tanti siti industriali. La chiusura di questi siti industriali (tra i più importanti si può citare la Pertusola la quale era composta da circa 1000 addetti) ha portato un alto tasso di disoccupazione all’ interno della cittadina crotonese. Crotone si è chiusa in sé stessa, non ha cercato di affrontare la crisi e soprattutto non ha voluto affrontare nessuna esperienza di cambiamento nonostante negli ultimi 10 anni insieme al comune di Isola Capo Rizzuto ha avuto una crescita. Il patto territoriale non rappresenta è un semplice programma amministrativo ma vuole puntare molto sull’ armonia tra i cittadini, in modo da affiancare allo sviluppo l’ impegno di tutti i crotonesi perché come già sappiamo è uno sviluppo che tende a diffondersi all’ interno dell’ ambito urbano. 8 La città ora spera di ripartire con la nuova giunta comunale la quale sembra ben intenzionata ad applicare un ottimo patto territoriale che possa portare allo sviluppo della città e soprattutto vuole applicare un ottima istituzionalizzazione che dia ottimi risultati e renda possibile questa svolta. Giunta comunale che vuole dare vita a una città più moderna e quindi tende ad applicare nuove politiche di crescita e sviluppo. Il patto che si vuole applicare come suggerito dalla Strategia 2020 dell’ Unione Europea, guarda alla città come un vero e proprio motore per dar vita a una rinascita sia dal punto di vista economico che strutturale, inoltre vuole cercare di aumentare l’ occupazione all’ interno del territorio crotonese e quindi dar vita a una vera e propria reintegrazione dei lavoratori. Territorio che ha visto numerosi giovani emigrare al nord Italia per cercare lavoro. Il neo sindaco Ugo Pugliese pone come obbiettivi principali del patto territoriale per una rinascita economica e strutturale: I. Rafforzamento delle reti delle città: Si vuole creare un rafforzamento delle reti per facilitare il raggiungimento della città, il patto tende a migliorare: a)Aeroporto Sant’ Anna (attualmente chiuso),instaurando più scali e rinnovando l’ aspetto dell’ aeroporto b) Statale 106 , la nuova giunta vuole migliorare la cossi detta strada della morte, che purtroppo in pochi anni ha causato un elevato numero di incidenti c) Metropolitana leggera, in modo da migliorare i collegamenti tra Sibari,Crotone, Catanzaro Lido-Germaneto II. Rigenerazione delle periferie, viste le cattive condizioni stradali presenti nelle periferie della città(Salica,Carpentieri, Bucchi, Capo Colonna,Cantorato,Papanice) si vogliono applicare interventi di ammodernamento sulla viabilità interna III. Riqualificazione del centro storico e degli spazi pubblici essendo luoghi molto importanti per il turismo, soprattutto il centro storico cittadino che si caratterizza per la presenza del Castello di Carlo V e per le numerose chiese. 9 IV.Ammodernamento dei servizi pubblici: si vuole migliorare soprattutto l’ ambito sanitario, vista la presenza di pochi reparti all’ interno dell’ ospedale San Giovanni di Dio V. Tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali, la città deve esaltare la presenza di una vasta e spettacolare costa. Il clima della città come detto in precedenza offre ottime opportunità per la presenza del turismo, fenomeno che può portare potenzialità economiche e commerciali. VI.Rinnovamento portuale: l’ area portuale dovrà essere in grado di offrire servizi alla persona partendo dalla ristorazione e finendo alla presenza di un’ ottima assistenza per le imbarcazioni, ma soprattutto cercare di renderlo destinazione per le crociere (porto che nell’ estate 2016 è già stato meta di numerose navi da crociera con la presenza di autobus che hanno offerto una visita della città ai turisti) Il patto può essere applicato perché la città di Crotone non ha problemi di risorse finanziarie, quindi non c’ è da far confusione con la crisi economica presente all’ interno della cittadina crotonese. Tra le risorse finanziarie più importanti a disposizione del territorio: a) Quote di oltre 7 milioni di euro annui relative all’ estrazione del gas metano (Eni estrae circa il 20% di gas metano da Crotone) b) Convenzione Eni che prevede l’ arrivo di 12 milioni di euro c) Risorse già assegnate pari a 60 milioni di euro derivanti dal Piano di Azione e Coesione d) 11 milioni derivanti dall’ Accordo di Programma Quadro La nuova amministrazione si impegna a promuovere un vero e proprio cambio di cultura delle politiche di sviluppo e inoltre tende a impegnarsi al massimo per trasformare il territorio e instaurare un nuovo modo di fare governo amministrativo che duri nel tempo. Come afferma il Dr. Salvatore Barresi in una conferenza del partenariato provinciale, per raggiungere questi obiettivi e quindi rendere effettivo il patto territoriale è importante seguire uno schema metodologico il quale prevede la presenza di alcune fasi che sono: 10 · · · · · La concertazione, metodo molto importante per le scelte che riguardano la politica economica e fiscale La programmazione L’ attuazione La valutazione ed il monitoraggio Documento Strategico d’ Area Provinciale Grazie a queste fasi i soggetti coinvolti partecipano senza vincoli formali ai processi di analisi della situazione territoriale, rendendosi primi protagonisti dell’ eventuale realizzazione di tali ipotesi. Dopo aver sentito il parere dei vari assessori però per una rinascita economica e strutturale c’ è ancora da aspettare visto che la nuova giunta è impegnata a portare in positivo il vecchio bilancio economico ma affermano come possa nascere un ottima istituzionalizzazione che possa cosi rendere effettivo lo sviluppo cittadino. Quindi dopo varie ricerche e interviste la nuova giunta tende ad applicare un patto territoriale ben chiaro ed efficace, ovviamente sarà il tempo a rivelare l’ esito di tutto ciò. Ma la città sembra pronta a reagire vista la massiccia presenza nelle ultime manifestazioni che sono nate per fare rinascere l’ antica cittadina crotonese (ultima nata per la chiusura dell’ aeroporto Sant’ Anna che ha visto in piazza la presenza di circa 300 persone) e soprattutto vedendo il risultato dell’ ultime elezioni c’ è finalmente volontà e aria di cambiamento. 11 Napolitano Francesco Confronto e sviluppo tra Nord e Sud Spesso si sostiene che le genti del Sud siano incapaci di produrre sviluppo e progresso, ma gli Stati preunitari in realtà versavano in condizioni tra loro affini, se non congruenti. La causa, in realtà che innescò la creazione e l’ accrescimento del divario tra Nord e Sud nel paese furono proprio: il processo di riunificazione risorgimentale e, soprattutto, le successive politiche in materia di industrializzazione e infrastrutturazione. Recenti ricerche hanno riscontrato che il divario economico tra Nord e Sud nacque solo alle fine dell’ Ottocento. Nel 1861 tutto il paese unificato presentava prevalentemente un’ economia preindustriale (64 % di lavoratori in campo agricolo, la restante parte suddivisa tra industrie e servizi). Per tutto il primo decennio successivo all’ unificazione non ci furono differenze significative nello sviluppo industriale; il numero di lavoratori impegnati nell’ industria era sopra la media nazionale in Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Sicilia. La situazione iniziò a cambiare già dal 1911 quando si formò il c.d. “ Triangolo Industriale”in Nord-Ovest, come si può evincere dai grafici sotto riportati. 12 Infatti il 55 % del valore aggiunto industriale proveniva dal Triangolo industriale, mentre solo 16 % dal Sud, inoltre a vantaggio del Nord concorreva la presenza dell’ industria serica, un migliore sistema ferroviario, una più elevata alfabetizzazione che costituirono condizioni favorevoli nel processo di modernizzazione e contribuirono al più rapido decollo del Nord. La “ questione meridionale”nasce nel 1873 per evidenziare la drammatica situazione economica e sociale in cui versavano quei territori che facevano parte precedentemente del Regno delle Due Sicilie. Essa fu un grande problema nazionale. I governi sabaudi avevano voluto instaurare nelle nuove provincie un sistema statale burocratico simile a quello piemontese, ma l’ abolizione degli usi e delle terre comuni, le tasse gravanti sulla popolazione, il regime di occupazione militare, creò nel Sud una situazione di forte malcontento. Anche la riforma agraria che i contadini attendevano e speravano da Garibaldi, non fu attuata, soprattutto le decisioni economiche della Destra Storica prima, della Sinistra poi, penalizzarono ogni tentativo di dar vita ad una agricoltura meridionale moderna intensiva. Infatti il peso fiscale che gravava quasi interamente sull’ agricoltura, servì a finanziare la nascita e lo sviluppo di un apparato industriale collocato quasi esclusivamente nell’ Italia settentrionale. In questo modo, inoltre, si lasciò il Mezzogiorno nelle mani dei latifondisti e di una economia scarsamente sviluppata. La politica fiscale attuata dallo Stato unitario (tassa sul macinato) e la coscrizione obbligatoria, contribuirono allo scoppio del fenomeno del brigantaggio. 13 Esso si manifestò tra il 1861 e 1865 e si localizzò in: Calabria, Puglia, Campania e Basilicata dove bande armate di briganti, alle quali aderivano ex borbonici, malviventi comuni e contadini stanchi di subire soprusi, spadroneggiavano su ampie zone del Mezzogiorno, in aperto contrasto con le strutture politiche e militari dello Stato unitario. I briganti iniziarono vere e proprie azioni di guerriglia nei confronti delle proprietà dei nuovi ricchi. Essi ricevettero aiuto dai contadini, dal clero e dagli antichi proprietari di terre, che tentavano, per mezzo del brigantaggio di sollevare le campagne a far tornare i Borboni. La repressione fu durissima e il brigantaggio venne debellato solo nel 1865, mentre le figure dei briganti vennero paragonate nell’ immaginario popolare a quelle di “ eroi buoni” . La dura repressione del fenomeno dimostrò l’ incapacità dei governi di fornire risposte politiche ai bisogni della popolazione meridionale. Intanto le condizioni economiche e sociali dell’ Italia meridionale non migliorarono e iniziò l’ emigrazione sia verso il Nord Italia che all’ estero in cerca di lavoro che durò con fasi alterne per oltre un secolo. Infatti, si stima che fra il 1876, anno in cui si cominciarono a rilevare ufficialmente i dati, e il 1985, circa 26,5 milioni di persone lasciarono il territorio nazionale, mentre tra il 1951 e il 2008 la popolazione del Sud si è ridotta di quattro milioni di persone. Nel solo 2008 il Sud ha perso oltre 122 mila residenti, trasferitesi nelle regioni del Centro Nord, a fronte di un rientro di 60 mila persone. La perdita di capitale umano è aggravata dal pendolarismo temporaneo di 173 mila persone, quasi tutte altamente scolarizzate, che nel solo 2008 sono emigrate senza cambiare residenza. I governi nazionali nel tempo adottarono leggi speciali per il Sud, che prevedevano la concessione degli sgravi fiscali alle industrie e l’ incremento delle opere pubbliche. Ma la spesa pubblica cominciò a crescere, mentre si creavano rapporti clientelari che garantivano voti alla maggioranza del governo, in cambio di appalti di opere pubbliche e di altri favori. La concentrazione di industria nel Nord del paese si accentuò nel periodo tra le due Guerre. Mentre il Nord si sviluppava e si inseriva tra le grandi Nazioni industriali, il Sud veniva abbandonato ad un’ economia arretrata basata sul grande latifondo, destinato ad essere una sorta di mercato coloniale per le industrie settentrionali. 14 La caduta del fascismo mise di nuovo in evidenza le condizioni di miseria del Mezzogiorno. Dal Sud fu richiesto, specie dagli intellettuali, un intervento straordinario dello Stato per avviare la modernizzazione e l’ industrializzazione delle regioni meridionali. Seguirono anni di grandi cambiamenti per il Mezzogiorno, con la fine del latifondismo, l’ installazione di giganteschi insediamenti industriali e l’ emigrazione di manodopera in esubero. Infatti la fine della seconda Guerra e l’ istituzione della Repubblica rappresentarono per il Mezzogiorno un momento di profonda svolta: tra il 1949 e il 1950 si definirono alcune linee di intervento per il Sud, fra cui una parziale riforma agraria e l’ istituzione di una Cassa per il Mezzogiorno. Ma l’ azione della Cassa e di tutta la politica speciale non furono quelli sperati anche se le migliori condizioni di vita e i livelli più alti di reddito e consumo avevano fatto pensare che il Sud andasse gradualmente omologandosi agli standard sociali del resto d’ Italia. In questi anni, inoltre, riprese la grande emigrazione che si era interrotta alla fine degli anni venti, diretta questa volta verso l’ Europa occidentale e l’ Italia settentrionale. Nel frattempo nel mondo agrario, al crescente sviluppo di determinate zone corrispondeva un abbandono generale delle campagne, mentre la politica cercava di rimediare con l’ erogazione di pensioni sociali e posti di lavoro pubblici effettuati con un meccanismo clientelare. Infatti dagli anni Novanta, numerosi tentativi vennero compiuti dai governi per ridurre il divario esistente tra Nord e Sud, ma tutto ciò non ha fatto che alimentare l’ assistenzialismo diffondendo nei destinatari (imprese e cittadini) la coscienza che fosse lo Stato a dover sopperire alle esigenze di sviluppo. Invece, per quanto concerne le differenze tra Nord e Sud Italia, riguardavano soprattutto le abitudini sociali, i sistemi di vita e di sopravvivenza, la persistenza di forti divari tra le città e gli ambienti rurali, l’ abitudine a non pagare tasse e la scarsa comprensione del lessico italiano. Caratteristica delle provincie meridionali era e lo è ancora, la densità demografica sempre superiore rispetto al suo contributo nazionale. Tuttora, la distanza tra il Centro Nord e il Sud, non si limita al Pil pro-capite, ma a tanti altri indicatori come la continua migrazione delle forze giovanili verso altre regioni e verso l’ estero, l’ elevato numero di giovani che abbandonano gli studi, l’ irrilevante capacità di attrazione di investimenti dall’ 15 estero, la burocrazia, la corruzione, la lentezza giudiziaria, l’ economia sommersa, il trattamento dei rifiuti. Inoltre la criminalità organizzata ostacola lo sviluppo delle imprese rivolte al mercato, in quanto opera in condizioni di protezione assoluta per coloro che partecipano alle sue losche attività. La presenza della malavita ha caratterizzato la storia delle regioni meridionali e si è andata estendendo nei settori più redditizi, alimentando la corruzione nel privato come nel pubblico con ripercussioni negative sul comportamento della collettività e sulla crescita economica. L’ influenza dell’ economia irregolare è maggiore nel Sud del paese dove il lavoro in nero è superiore rispetto al Centro e al Nord. E’risaputo che la presenza di servizi civili avanzati e moderni all’ interno di una determinata area geografica, facilita l’ insediamento delle imprese che sono anche attratte dalla disponibilità di capitale umano altamente qualificato. Infatti l’ istruzione intesa come formazione accresce la produttività del lavoro e l’ adozione di tecnologie e strumenti innovativi, mentre il capitale umano, particolarmente formato, riduce i comportamenti illegali e scoraggia la criminalità organizzata. Ma i tassi di scolarizzazione in Italia presentano divari sfavorevoli al meridione con un parallelo aumento del tasso di abbandono dovuto alle condizioni di degrado sociale e familiare. Inoltre molti studenti che terminano la loro carriera accademica hanno notevoli difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro. Si genera cosìil fenomeno migratorio dei “ cervelli” , che lasciano le regioni del Sud provocando un impoverimento del capitale umano disponibile. Differenti sono poi i tassi di occupazione che vedono prevalere sempre il Nord (in linea con i paesi avanzati), mentre al Sud prevale il lavoro nero nascosto in attività economiche sommerse, anche illegali. Quindi la disoccupazione ufficiale è senz’ altro sottodimensionata per il fenomeno del sommerso. Inoltre la debolezza e l’ inefficienza delle amministrazioni pubbliche di gran parte della regioni meridionali rispetto a quelle del Centro Nord, trova evidente conferma nel mal funzionamento nei servizi pubblici, in particolare in quelli sanitari e civili e nell’ elevatezza dei deficit di bilancio. Per quanto riguarda i giovani del Sud, spesso non intendono proseguire l’ attività dei genitori, in quanto ritenuta faticosa e senza guadagno. 16 Essi sono distanti dai centri di studio e formazione (scuole superiori, università), inoltre mancano nei loro paesi strutture di svago, di cultura e centri di socializzazione. Molte donne, invece, al Sud sono coinvolte nelle attività agricole, o in aziende di proprietà o come braccianti presso terzi. La maggior parte di esse, però, non può lavorare per mancanze di servizi sul territorio: asili nido, case di riposo, scuole materne. Infine, l’ abbandono dei giovani, specie dalle aree rurali, provoca uno stato di solitudine per gli anziani, costretti a vivere con pensioni modeste e spesso in condizioni di salute precarie, senza avere a disposizione servizi sociali e di assistenza. Comunque negli anni più recenti la crisi economica, politica e sociale che ha colpito l’ Italia e in modo particolare il Sud, ha fatto riemergere il problema di una Italia che viaggia a due velocità. Infatti il tasso di disoccupazione del Sud risulta ancora essere il triplo di quello del Nord e questo dualismo rischia di mettere in crisi l’ esistenza stessa dello Stato nazionale, poiché vi sono alcuni partiti politici come la Lega Nord che si battono per una maggiore autonomia regionale, soprattutto per quanto riguarda alcuni settori della vita pubblica:assistenza sanitaria, organizzazione scolastica, polizia locale e addirittura vorrebbero separarsi dal Sud che viene considerato un peso per le ricche regioni del Nord. Naturalmente, da quanto detto, sembrerebbe che la vita sia più favorevole, comoda e soprattutto più lunga, data l’ assistenza sanitaria e sociale, al Nord, ma non bisogna dimenticare che il Sud ha anche tanta gente onesta, generosa e accogliente e numerosi giovani che si impegnano giornalmente nel lavoro e nello studio, nell’ attesa di un miglioramento che certamente arriverà. Principe Andrea 17