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Commissione storica italo-tedesca Deutsch-Italienischen Historikerkommission Allegato III del rapporto della Commissione storica italo-tedesca Banca dati delle violenze nazifasciste denunciate dai Carabinieri (1944-1946) Giugno 2012 La banca dati sulle violenze nazifasciste. Analisi della fonte e istruzioni per l’uso. Francesca Gori Indice Introduzione ............................................................................................ 2 Obbiettivi ................................................................................................ 2 Fonti ........................................................................................................ 4 Fase preliminare: analisi della fonte ....................................................... 7 Progettazione della banca dati ................................................................ 8 Istruzioni per la ricerca ......................................................................... 17 Analisi dei risultati ottenuti .................................................................. 24 APPENDICE ................................................................................................. I Tabella 1. Numero di episodi, numero di vittime e numero di morti per provincia e regione. ................................................................................II Tabella 7. Cronologia della violenza nazista in Italia. ............................... VI Grafico 1. Numero di episodi di violenza per fase cronologica. ............... VI Grafico 2. Numero di vittime per fase cronologica. ................................. VII Grafico 3. Numero di morti per fase cronologica. .................................... VII Introduzione Un’illustrazione del lavoro svolto per la realizzazione di una banca dati sulle violenze tedesche deve prendere avvio con la descrizione delle motivazioni che hanno portato alla realizzazione della banca dati, degli obbiettivi che esso doveva raggiungere. Verranno poi illustrate le fonti a cui si è fatto riferimento e secondariamente verrà descritta la fase preliminare di preparazione del lavoro, che è consistita nell’analisi della fonte principale e delle altre fonti selezionate. Successivamente si mostreranno le fasi della progettazione e della realizzazione della banca dati, per passare poi alla dimostrazione del suo funzionamento. Infine verranno riportati i risultati ottenuti dall’analisi delle informazioni elaborate sulla base delle interrogazioni della banca dati. Obbiettivi Allo stato attuale degli studi manca un censimento per tutto il territorio nazionale in riguardo agli episodi di violenza nazista durante il periodo dell’occupazione dell’Italia. Sono state infatti realizzate diverse ricerche a livello regionale, la più accurata delle quali è da considerarsi quella coordinata dal Prof. Paolo Pezzino sulla Toscana, ma non esiste ancora uno studio complessivo a 2 livello nazionale. Individuata dunque una fonte capillare per tutto il territorio italiano, le relazioni dei Carabinieri allo SME inviate man mano che gli alleati avanzavano nella conquista del territorio italiano, si è pensato che una banca dati che segnalasse nel modo più esaustivo possibile tutti gli episodi di violenza, dai furti, alle violenze private, alla violenza sessuale, fino ai saccheggi, agli incendi di paesi e ai rastrellamenti e alle stragi di grandi dimensioni, potesse essere un utile strumento di ricerca a cui potessero far riferimento sia studiosi che cittadini e un lavoro preparatorio per un più completo atlante delle violenze naziste in Italia. A questo scopo si è deciso di realizzare uno strumento di semplice fruibilità attraverso il quale potessero essere realizzate diverse tipologie di ricerche: dalle più semplici, per località, o episodio specifico, a ricerche più complesse realizzabili attraverso diversi filtri di ricerca. Infine la banca dati dovrà essere un canale di comunicazione aperto con l’utenza, in modo che possano essere apportate modifiche e integrazioni, in seguito anche a segnalazioni di ricercatori locali, di parenti delle vittime ecc… 3 Fonti La documentazione che è stata raccolta è un complesso di carte in gran parte omogeneo che consiste principalmente degli specchi riepilogativi inviati dai Comandi dei Carbinieri delle diverse province italiane all’Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito, al Ministero della Guerra, al Ministero degli affari esteri, e alla Procura generale della Repubblica di Roma sulle violenze naziste sui civili italiani nel periodo della loro occupazione. Essa è stata reperita nel fondo dei diari storici (N-111) presso l’Archivio dell’USSME. In particolare sono state analizzate le buste 2131, in cui si trovano le relazoni di Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Toscana; la 2131 bis con documentazione su Emilia-Romagna, Veneto, Trentino AltoAdige, Friuli-Venzia Giulia, Liguria; la 2132 su Toscana, Umbria, Marche; la busta 2132 bis per Abruzzo, Molise, Lazio; la 2133 su Puglia, Campania, Lucania, Calabria, Sicilia, Sardegna-Corsica; la busta 2135 su atti di barbarie tedeschi prima dell’armistizio in Calabria, Sicilia, Sardegna, Campania, Egeo. Nella fase iniziale del lavoro si è proceduto alla sistemazione in archivio della documentazione raccolta. In questa fase ci si è accorti però che il complesso documentario non era completo di tutte le province italiane e inoltre, pur essendo molto dettagliato e particolareggiato, andando a censire anche le singole uccisioni o i 4 singoli furti, d’altra parte non segnalava alcune importanti stragi ben conosciute e già studiate, come per esempio quella di S. Anna di Stazzema per la provincia di Lucca, o l’eccidio del passo del Turchino per Genova o della Benedicta per Alessandria. Si è resa necessaria un’ulteriore ricerca attraverso la quale si sono potute parzialmente integrare alcune lacune territoriali, mentre permangono quelle relative alle maggiori stragi. Innanzitutto è stata compiuta una verifica all’interno delle stesse buste già vagliate, dove sono stati reperiti specchi e documenti per alcune regioni e province inizialmente mancanti, come la Basilicata e il Molise, o da integrare, come per Puglia, Piemonte, Veneto ecc… La ricerca si è estesa poi al resto dell’archivio, dove è stata reperita documentazione della medesima natura, spesso in copia (per esempio nella busta 3034), e dove sono stati individuati anche gli specchi e gli allegati, sempre prodotti dai comandi dei Carabinieri, sulle uccisioni da parte dei tedeschi di carabinieri italiani, uccisi o negli scontri nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre, o perché trovati sbandati dopo l’armistizio, ma anche nei mesi successivi, o perché sbandati e poi arruolatisi in brigate partigiane (stesso fondo, busta 2123 bis). Il Comando di Napoli per esempio segnalava che il 12 settembre 1943 presso la caserma del porto quattordici carabinieri intenti alle loro occupazioni, venivano prelevati dai tedeschi che di 5 sorpresa erano entrati nello stabile. Da qui essi venivano trasportati a Caserta e qui fucilati per rappresaglia alla perdita di tre commilitoni tedeschi avvenuta l’11 settembre in seguito a scontro a fuoco con carabinieri italiani. È stata inoltre condotta una verifica tra le carte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell’occultamento di fascicoli relativi ai crimini nazifascisti, dalla quale sono stati reperiti molti specchi dei CCRR, alcuni stralci dei quali hanno fornito in diversi casi ulteriori notizie rispetto a quelle già inserite nella banca dati. È stata poi reperita documentazione disomogenea rispetto alle relazioni dei carabinieri, ma che spesso ci fornisce molte delle stesse informazioni sugli atti di barbarie tedesche e che può essere quindi utile per integrare la banca dati che è stata costruita. Si tratta principalmente di relazioni e comunicazioni delle Questure e delle Prefetture sui criminali di guerra tedeschi inviate alla Direzione di PS del Ministero dell’interno. Sono carte che vengono redatte con l’obbiettivo di segnalare soldati e ufficiali tedeschi che hanno compiuto atti criminosi in Italia in vista dell’apertura di indagini a loro carico. Al nome del criminale di guerra infatti sono associate notizie sulle azioni cruente commesse e talvolta anche sulle vittime. (bb. 3033) 6 Altra documentazione sulle violenze naziste in Italia sono state reperite poi all’interno del fondo I-3, nelle buste 150 e 151, dove sono state rinvenute soprattutto relazioni e interrogatori del SIM. Inoltre è stata raccolta dal Prof. Gabriele presso l’Archivio dell’Ufficio storico dei Carabineri a Roma documentazione sull’argomento soprattutto per quanto riguarda l’Italia meridionale del periodo pre-armistizio. Si è scelto però di inserire nella banca dati soltanto le informazioni provenienti dal solito tipo di fonte, cioè quella dei carabinieri, tralasciando le altre integrazioni. Fase preliminare: analisi della fonte Prima di passare alla fase di progettazione della banca dati è stata necessaria una preliminare analisi della fonte principale da utilizzare. Gli schemi riepilogativi sulle violenze tedesche sono una fonte in gran parte omogenea per tutto il territorio nazionale. È stato cioè appurato che non ci fossero differenze sostanziali e che per tutte le provincie prese in esame si potessero ricavare le stesse tipologie di informazioni, che riguardano la data e l’ora in cui sono avvenuti i fatti delittuosi, le generalità delle vittime, quelle degli autori, degli eventuali testimoni e un cenno sintetico del fatto, in cui si rinvia anche a descrizioni più dettagliate nelle dichiarazioni allegate. I fatti che vengono segnalati riguardano 7 furti, violenze private e uccisioni individuali, ma anche saccheggi e incendi di interi paesi, fino a rastrellamenti di grandi dimensioni e stragi importanti. La descrizione degli episodi è puntuale e capillare, tanto da permettere la ricostruzione della presenza dei nazisti in Italia, della natura della loro violenza, fino a delinearne una cronografia. Progettazione della banca dati In seguito all’analisi della documentazione, si è passati alla vera e propria fase progettuale della banca dati. Le informazioni ricavabili dai documenti sono state trasposte in campi di tabelle poste in relazione tra loro. Le tabelle principali che sono state costruite sono quelle degli “Episodi” e delle “Vittime”. A queste sono state collegate, attraverso degli identificativi, tabelle minori che definiscono la tipologia degli episodi, la tipologia delle vittime, lo status delle vittime, gli autori, la nazionalità deI responsabili delle violenze, la fonte archivistica da cui si è tratta l’informazione e la sua tipologia. Passiamo ora ad analizzare l’anatomia di ognuna di queste tabelle. All’interno della tabella “Episodi” sono stati individuati i seguenti campi: ID_episodi il numero che identifica l’episodio; i due campi che indicano il tempo in cui avviene il fatto, Data, ora; 8 quelli che indicano il luogo in cui esso avviene, indirizzo, località, comune, provincia, regione; n. vittime, che indica la quantità di vittime coinvolte nell’azione violenta; ID_ tipologia episodio, ID_autore, Fonte, ID_tipologia fonte, Fonte2, che sono i campi degli identificativi, collegati a omonime tabelle che definiscono rispettivamente le diverse tipologie di episodi, di autori, di fonte, che verranno di sotto nel dettaglio descritte; infine è presente il link descrizione, campo in cui è inserito un ipertesto che rinvia a un file word esterno in cui viene riportata una descrizione sommaria dell’accaduto, e in cui talvolta viene anche approfondita la descrizione sintetizzando alcune dichiarazioni rese dai testimoni o dalle vittime ai carabinieri, rimandando alle testimonianze allegate, e in alcuni casi citandole testualmente. Nella tabella “Vittime” invece sono riportate le informazioni sulle vittime delle violenze. Vengono riportate le loro generalità anagrafiche divise nei seguenti campi Cognome, Nome, Sesso, Data di nascita, età, luogo di nascita, provincia di nascita, luogo di residenza, provincia di residenza, professione, stato civile. Sono stati inseriti poi gli identificati ID_tipologia vittima , ID_tipologia vittima2 e ID_status vittima, che rinviano alle omonime tabelle che descrivono i diversi tipi di vittime e i loro diversi status; infine viene inserito il campo dell’identificativo 9 dell’episodio, ID_ episodio, che permette di collegare le vittime all’episodio in cui sono state uccise, ferite ecc…. La tabella “Autori” invece riporta il Cognome e il nome (quando presenti), e il corpo di appartenenza degli autori delle atrocità, che si distinguono in soldati tedeschi non meglio identificati, SS, Wehrmacht, Luftwaffe, Divisione Herman Göring, truppe RSI, militi della GNR, militi delle Brigate nere, SS italiane, cosacchi, militi della X mas, militi del battaglione Muti, militi della Monterosa, militi del battaglione San Marco, militi della MVSN, elementi nazifascisti, ecc... Si può osservare come la definizione di corpo di appartenenza sia in realtà piuttosto restrittiva, poiché al suo interno sono comprese anche quelle definizioni, tra l’altro maggioritarie nella documentazione, come quella di “militari tedeschi non meglio identificati”, che definiscono gli autori senza però fare riferimento a un vero e proprio corpo militare di appartenenza. A questo proposito, al fine di rendere più precisi i dati sui responsabili delle violenze, si è pensato di incrociare i dati con quelli in possesso del Dott. Carlo Gentile, aggiungendo una tabella specifica per gli “Autori tedeschi”, composta dai campi Unità specifica, grande unità e specialità, collegata a quella degli episodi attraverso l’identificativo, ID_autori tedeschi. La tabella degli autori è collegata poi a quella della “nazionalità degli autori”, che permette di identificare e di ricercare tutti gli 10 episodi compiuti dai tedeschi, quelli invece messi in atto dagli italiani, o dai tedeschi e dagli italiani insieme, e quelli compiuti da elementi di nazionalità non definibile. Oltre alle violenze compiute dai corpi di occupazione tedesca, sono infatti spesso segnalati anche le atrocità compiute in autonomia dai fascisti repubblicani. Tale dato però non è da considerarsi esaustivo di tutte le violenze compiute dai corpi armati della RSI, anche per la stessa natura della fonte, che ha la finalità di segnalare gli episodi denunciati compiuti dalle forze di occupazione tedesche. Le vittime vengono definite poi a seconda del loro status nella tabella “Status vittime” come civili, militari, partigiani, renitenti, inglesi sbandati, soldati sbandati, sacerdoti o appartenenti al clero, militari alleati, disertori, detenuti politici ecc… Si deve tenere presente però, a questo proposito, che non sempre nelle carte è esplicitato lo status delle vittime. Esse sono poi categorizzate nelle tabella , “tipologie delle vittime” e “tipologie vittime 2”, che indicano se le vittime sono state uccise, ferite, se sono state vittime di violenza sessuale, torturate o seviziate, se sono state rastrellate e catturate come ostaggi, se hanno subito un furto o se sono state saccheggiate, se hanno avuto l’abitazione o l’esercizio commerciale distrutti o incendiati, se sono state minacciate, deportate in Germania, percosse, o reclutate come lavoratore coatto ecc… Diversamente 11 dagli altri campi, le informazioni delle tipologie delle vittime, come quelle per la tipologia degli episodi, che subito di seguito descriveremo, non sono indicate in un apposita sezione nello specchio dei CCRR, ma sono informazioni che abbiamo ricavato dal testo della descrizione dell’episodio. Si è scelto di riportare due campi riguardanti la tipologia della vittima, poiché in uno stesso episodio la stessa persona può essere categorizzata secondo tipologie diverse (per es. una vittima può subire prima un furto e può essere successivamente uccisa). Per quanto riguarda le “tipologie degli episodi”, nell’omonima tabella, sono state indicate le categorie di violenza che anche in questo caso abbiamo rintracciato nei documenti all’interno del testo del cenno sintetico del fatto scritto dai carabinieri. Le tipologie non sono state identificate sulla base di una interpretazione storiografica, ma sono state riprese le definizioni e i termini che troviamo nella fonte, senza analisi e interpretazioni successive: se dunque per esempio un episodio è indicato come rappresaglia, anche nel caso in cui siamo a conoscenza, sulla base di altre ricerche, che si trattò di episodi di tipo diverso, come massacri indiscriminati ecc…, abbiamo deciso di mantere la definizione originaria del testo. La banca dati infatti vuole essere uno strumento di ricerca universale per studiosi e cittadini, ognuno dei quali potrà da sé interpretare la fonte riportata. Le 12 tipologie sono dunque state categorizzate in rappresaglia, episodi di violenza avvenuti in seguito o durante operazioni di rastrellamento, episodi di violenza a sfondo sessuale, tortura/sevizia, episodi di incendio/distruzione abitazioni o paesi, furto/razzia/saccheggio, episodi di violenza perché accusati di sabotaggio o di essere o sostenere i partigiani, o di essere familiari dei partigiani, episodi di violenza perché trovati in possesso di armi, episodi di violenza ai posti di blocco perché non veniva rispettato il comando di stop, episodi di violenza durante scontri armati (che comprende sia le persone in armi che partecipano agli scontri, ma anche gli inermi che rimangono coinvolti), minacce, arresto, distruzione di ponti e di vie di comunicazione, cattura e lavoro per i tedeschi, incidente automobilistico, percosse, episodi di violenza senza apparente motivo, le violenze mentre si tentava di sfuggire alla cattura, o perché si era stati accusati di aver assistito militari alleati, le violenze compiute durante la ritirata tedesca, o perché si veniva accusati di essere soldati sbandati dell’esercito italiano, le violenze perché non veniva rispettato l’ordine di sgombro o perché ci si era trovati fuori dopo il coprifuoco, o perché accusati di furto ecc.. Infine sono state costruite le tabelle “Fonte”, “Fonte2” e quella “tipologia fonte”, che individuano la fonte archivistica in cui l’episodio è citato. Le tabelle “Fonte” e “Fonte2” sono identiche e 13 vi sono riportate le collocazioni dei documenti da cui è stata tratta l’informazione, e cioè l’archivio, il fondo, la busta. Si è scelto di duplicare questa tabella per permettere di inidcare quando il documento da cui si è tratta l’informazione era presente in archivi diversi. Nella tabella “tipologia fonte”, collegata alle prime, invece viene individuata il tipo della fonte a cui il dato si riferisce. In realtà, avendo scelto di inserire soltanto dati che facessero riferimento alla fonte omogenea delle relazioni dei carabinieri, la tipologia di fonte riportata è unica. Si è deciso comunque di mantenere la tabella, poiché permette di inserire documentazione di tipo diverso, anche in previsione di future possibili integrazioni. Una sintesi della struttura della banca dati, delle tabelle inserite, i campi e le relazioni che le legano è mostrata all’interno della banca dati stessa nel report “Relationship for Violenze tedesche”. Sono state poi progettate tre query dalle quali, alle quali sono state collegate poi delle maschere per effettuare le ricerche all’interno della banca dati. Le ricerche possono essere effettuate inserendo criteri riguardanti tutti i campi di tutte le tabelle: si possono cioè fare ricerche più semplici, cercando per esempio gli episodi di violenza avvenuti in una data località – posso per esempio cercare gli episodi avvenuti a S. Rossore di Pisa – oppure gli episodi accaduti in una certa data – per esempio gli episodi 14 avvenuti il 1 dicembre 1944. Si possono però effettuare anche ricerche più complesse inserendo contemporaneamente criteri diversi da tabelle diverse. Per sempio si possono voler cercare tutte le vittime donne (inserendo il criterio “F” nel campo “Sesso”), con età superiore ai 18 anni (inserendo “> 18” nel campo “Età”), che sono state uccise (dovrò inserire “uccise” nel campo “tipologia vittima”, o il numero “1” che identifica i morti/uccisi, nel campo “ID_tipologia vittima”) in una data regione (dovrò inserire il nome del luogo) o in un dato periodo (dovrò inserire la data). Ho costruito query diverse che permettono tipi di ricerca e risultati diversi: la query “Definitiva”, e quella “Episodi” collegata alla sottomaschera “Vittimesubform”. Entrambe permettono ricerche complesse con l’inserimento di criteri di ricerca da tabelle diverse. Sostanzialmente la differenza consiste nel modo di filtrare i risultati e nelle informazioni ottenute dalla ricerca. Mentre infatti la query “Definitiva” riporta i dati sulle vittime, filtrati a seconda dei criteri selezionati, la query “Episodi” riporterà invece dati sugli episodi. Riporto alcuni esempi: dalla maschera “Definitiva” se inseriamo come criterio di ricerca la località “Empoli”, il risultato sarà ripetuto tante volte quante sono le vittime di quest’episodio, riportando i dati delle vittime, dell’episodio, degli autori e rinviando al link della 15 descrizione dell’episodio. Se invece vogliamo fare una ricerca per episodi, che mi ripeta cioè una sola volta l’episodio indicato, allora si dovrà fare la ricerca attraverso la maschera “Episodi”, che filtrerà i risultati riportando ogni episodio, a cui è collegata la sottomaschera “Vittimesubform”, in cui sono indicate le vittime. In questo modo però non si potranno filtrare i risultati secondo i dati relativi alla tabella vittime. È stata realizzata poi la query “Query tipologia vittime 2”, che è omologa a quella “Definitiva”, che è utile per fare ricerche sulle vittime che appartengono a due categorie (per es. derubato e ucciso), e dunque servirà a filtrare i dati in base alla “tipologia vittime 2”. Le ricerche attraverso le query e il comando “Filter by form” risultano però macchinose e non di semplice fruibilità, soprattutto per chi non ha dimestichezza col software. Abbiamo dunque provveduto, con la consulenza di un informatico, alla realizzazione di una maschera di ricerca user friendly, denominata “RicercaEpisodi”. Essa ricalca la struttura delle query e dunque anch’essa presenta due schede, quella denominata “Episodi” e quella denominata “Vittime”, che permettono di filtrare i dati rispettivamente secondo il numero degli episodi e secondo il numero delle vittime. Si utilizzeranno quindi l’una o l’altra maschera di ricerca a seconda delle domande che poniamo. La 16 scheda “Episodi” presenta i campi che riguardano la localizzazione dell’avvenimento e la data, i campi che riguardano gli autori, il numero delle vittime, la tipologia episodi e i campi che si riferiscono alla fonte. Nella scheda “Vittime” invece sono presenti sia i campi riguardanti le vittime – dati anagrafici, sesso, età, status, tipologia della vittime – ma anche quelli riguardanti gli episodi, riprendendo tutti i campi presenti nella maschera precedente. Conclusa la fase della progettazione della banca dati, si è passati infine a quella dell’inserimento dati. Inizialmente sono stati inseriti dati di varie province sparse in diverse regioni, per assicurarsi dell’omogeneità delle carte, si è proceduto quindi all’inserimento di tutti i dati in serie. Istruzioni per la ricerca Segnalo alcune istruzioni pratiche per la realizzazione delle ricerche, accompagnate da esemplificative schermate del programma. Apriamo il programma, sulla sinistra della finestra troviamo una barra verticale, denominata “Navigation Pane”, che contiene l’elenco di tutti gli elementi che compongono la banca dati, le tabelle, le query e le maschere. Apriamo il pannello e nella 17 sezione “Forms” clickiamo su “RicercaEpisodi”, e si aprirà la nostra maschera di ricerca. Innanzitutto dovremo scegliere se vogliamo i dati filtrati per episodi o per vittime. Nel primo caso dovremo fare una ricerca nella scheda “Episodi”, clickando quindi sull’etichetta omonima. Il primo campo che troviamo è quello della data. Se volessimo conoscere il numero degli episodi di violenza realizzati in una data precisa, dal menu a tendina selezioneremo il simbolo “=” e inseriremo la data, nel formato GG/MM/AAAA. Se invece volessimo fare una ricerca delle violenze commesse in un intervallo di tempo selezioneremo dal menù a tendina il comando “Da” e automaticamente comparirà un altro campo, “A”, nei quali inseriremo le due date dell’intervallo di tempo analizzato. Le date 18 potranno essere inserite manualmente o selezionate dal calendario. Lo stesso vale per il campo “N° vittime”, nel quale selezioneremo “=” o l’intervallo numerico, selezionando “Da”. (Vedi sopra) Per quanto riguarda tutti gli altri campi invece potremo indistintamente inserire il criterio di ricerca da tastiera o scegliere dal menu a tendina. 19 Infine basterà cliccare sul bottone della ricerca , e avremo nella tabella sottostante i risultati della nostra ricerca. Infine se facciamo doppio click su ognuno degli episodi elencati, si aprirà la maschera più dettagliata della violenza in cui è presente anche il link che rinvia alla descrizione dell’episodio. 20 Se volessimo invece filtrare i dati per vittime, selezioneremo l’etichetta “Vittime”. Anche in questo caso, in tutti i campi i criteri di ricerca possono essere inseriti manualmente da tastiera o selezionati dalla tendina. 21 Per quanto riguarda il campo “Sesso”, il criterio dovrà essere inserito da tastiera scegliendo tra “F”, per femminile, e “M”, per maschile. Sono presenti anche le lettere “S”, che sta per sesso sconosciuto, poiché in alcuni casi le vittime non sono identificate e dunque neanche il sesso è indicato; e la lettera “A” che sta per “Azienda”, poiché in alcuni episodi di furto o saccheggio sono state indicate come “vittime” alcune aziende appunto. Per la ricerca nel campo “Età”, come per i campi numerici della scheda “Episodi”, si può inserire sia il numero preciso, sia degli intervalli numerici, scegliendo dal menu a tendina il simbolo “=” o “Da”- “A”. 22 Anche in questo caso si clickerà sul bottone della ricerca e si otterrà l’elenco dei nostri risultati. 23 Clickando su ognuno dei nominativi si aprirà la maschera riepilogativa dell’episodio in cui la vittima è stata coinvolta. Analisi dei risultati ottenuti In seguito alla fase progettuale e al completamento dell’inserimento dei dati è stata avviata la fase dell’analisi dei dati registrati. Gli episodi di violenza registrati risultano 3888, mentre le vittime che in essi sono rimaste coinvolte sono 11220, di cui 7322 uccise. Una prima elaborazione dei dati ha riguardato il censimento della violenza per provincia e per regione, distinguendo per ognuna il numero degli episodi, il numero dele vittime e quello dei morti. La regione in cui gli episodi di violenza registrati sono più numerosi è la Toscana, con 635 episodi, in cui risultano 2722 vittime, di cui 2320 uccisi. Seguono poi la Campania, con 419 episodi e 989 vittime, di cui 690 uccisi; il Piemonte con 346 episodi e 1252 vittime, di cui 675 morti; il Veneto, con 341 episodi e 1128 vittime, di cui 729 uccise, e la Lombardia con 349 episodi, 771 vittime e 275 uccisi. Per l’Emilia-Romagna sono segnalati invece 323 episodi che coinvolgono 922 vittime, di cui 753 morti. Seguono poi il Lazio (ep. 288, vit. 612, morti 410), l’Abruzzo (223 ep., 521 vit., 326 morti), le Marche (183 ep., 509 vit., 369 morti) e l’Umbria (190 ep., 430 vit., 258 morti). La 24 regione che presenta un minor numero di violenze è invece la Sardegna con 13 episodi e 15 vittime, di cui 2 morti. Già da questa prima analisi si può osservare come i dati presenti nella nostra fonte risultino sottostimati. Se per prendiamo il caso della Toscana – regione per la quale disponiamo della ricerca storiografica più accurata – l’equipe pisana, guidata dal prof. Paolo Pezzino, ha censito 3824 persone uccise in episodi di violenza con almeno 2 vittime (sono state escluse cioè le uccisioni singole). La nostra fonte invece registra 2320 morti (comprese anche le uccisioni singole), solo il 60% circa del più preciso dato sopra indicato, che però non prende in considerazione le uccisioni singole. Per quanto riguarda invece i dati per le province, possiamo osservare che quelle in cui le violenze compiute sono più numerose sono Arezzo, in cui vengono realizzati 160 atti di violenza che coinvolgono 970 persone, di cui 919 uccise, e Caserta, con 156 episodi, in cui sono coinvolte 506 vittime, di cui 470 uccise. Seguono sempre in Toscana, Firenze, con 155 episodi e 427 vittime e 312 morti, e in Campania, Napoli con 161 azioni violente e 320 vittime di cui 184 morti. Anche le province dell’Emilia Romagna di Bologna e di Modena presentano un numero elevato di violenze denunciate: la prima con 125 azioni a danno di 432 vittime, di cui 386 uccisi e la seconda con 106 25 violenze a carico di 240 vittime, di cui 217 uccise. Infine ad Alessandria, in Piemonte, le 498 vittime, di cui 173 uccise, sono concentrate in 87 episodi. Per i dati completi si rimanda alla Tabella 1. Numero episodi, numero vittime e numero morti per provincia e regione allegata alla relazione1. Gli atti barbarici inoltre sono stati elaborati in una tabella, la Tabella 2. Distribuzione per provincia del numero di episodi per tipologia episodio2, in cui essi sono stati distinti per la tipologia dell’episodio (rappresaglia, rastrellamento, violenza sessuale ecc…) per ogni provincia e regione3. Analizzando il totale del numero di episodi per tipologia possiamo osservare che le categorie maggiormente attuate sono i furti e i saccheggi (929 episodi), che sono presenti praticamente in ogni provincia. Numerose anche le violenze e le uccisioni senza alcun motivo apparente, spesso di singole persone colpite durante momenti di vita quotidiana (454). Sulla medesima cifra si attestano anche le violenze commesse perché le vittime sono accusate di essere partigiani o di dare loro sostegno (446), categoria in cui troviamo sia uccisioni di singole persone, sia veri e propri massacri di 1 Si veda la “Tabella 1_Episodi e vittime per provincia e regione” in appendice alla relazione, o nel file nel cd allegato. 2 Si vedano i file “Tabella2_Tipologia episodi per provincia1” e il file “Tabella 2_Tipolgia episodi per provincia2” nel cd allegato. 3 Per ogni provincia poi sono state allegate tabelle di sintesi separate, denominate “2.1. L’Aquila”; “2.2. Chieti”; “2.3. Pescara”; “2.4. Teramo e così via. Si vedano le singole schede nei file sopracitati nel cd allegato. 26 interi paesi come quello di Vallucciole di Stia (Arezzo). Anche le azioni di rappresaglia (301) e quelle avvenute durante o in seguito ad azioni di rastrellamento (333) sono numerose e vengono compiute praticamente in tutte le regioni. A quest’ultime si devono anche legare le violenze nei riguardi delle vittime che tentavano di fuggire alla cattura (134). Numerose inoltre anche le atrocità che i nazisti compiono durante la ritirata dalle zone occupate (183), che sono certamente sottostimate, visto che molti tra gli episodi che vengono etichetatti sotto altre tipologie, per esempio i saccheggi e i furti o le uccisioni senza motivo, sono compiuti prorprio nei giorni della ritirata. Le tipologie di episodi che generalmente si legano alla presenza partigiana o comunque vengono legittimati per tale motivo, come rastrellamenti o violenze perché accusati di essere partigiani o loro sostenitori, sono presenti nelle regioni dove effettivamente più forte è il movimento resistenziale, come in Piemonte, dove si contano 101 rastrellamenti, e 65 azioni violente perché le vittime erano ritenute partigiani. Anche gli episodi etichettati come rappresaglie invece sono presenti in maggior misura nelle regioni ad alta presenza partigiana, come il Piemonte, dove se ne contano 25, o l’Emilia Romagna, dove se ne contano 75. Numerose le azioni definite di rappresaglia anche nel Veneto (32) e in Toscana (69). Tuttavia 27 esse sono riscontrabili anche nelle altre regioni: 20 per esempio se ne contano in Campania, 13 nelle Marche e 23 nel Lazio (molte però sono episodi che si legano alla strage di via Rasella e alle Fosse Ardeatine). Per quanto riguarda le vittime invece, sono state compiute tre diverse tipologie di analisi. La prima, che viene riportata nella Tabella 3. Distribuzione delle tipologie delle vittime per provincia e per regione4, consiste nel censimento per provincia e regione del numero delle vittime ripartite per tipologie (morti, feriti, violentate, torturati, derubati ecc…). Secondo quest’analisi, la categoria più numerosa è quella dei morti, con 7322 vittime, a cui si devono aggiungere anche gli 85 cadaveri che vengono rinvenuti senza che si conoscano per certo gli autori delle esecuzioni, ma che precedentemente erano stati catturati, generalmente da militari tedeschi. Seguono poi i derubati (1799) e le persone che hanno avuto distrutta la propria abitazione (1332). Più bassi i numeri invece delle categorie dei feriti (293), dei torturati (223), dei percossi (132) e dei deportati (124), o delle vittime di violenze sessuali (97), tutti dati che risultano, come già detto, sottostimati. Per quanto riguarda per esempio la categoria della violenza sessuale, si deve tenere presente anche la reticenza a parlare e a denunciare l’accaduto da parte delle donne e dai familiari delle 4 Si veda il file “Tabella 3_Tipologia vittime per provincia” e le schede delle singole province nello stesso file nel cd allegato. 28 vittime, così come si deve tenere presente anche l’idea diffusa che lo stupro fosse un normale corollario delle azioni belliche. Sempre per quanto riguarda le vittime è stata inoltre approfondita l’analisi della categoria degli uccisi, per i quali nella Tabella 4. Morti per provincia, sesso e età5, è stata effettuata per ogni provincia una distinzione per sesso e per età. Su un totale di 7322 morti, gli uomini uccisi sono risultati 5849, mentre le donne 712, a cui si devono anche aggiungere 761 vittime uccise di cui non si conoscono le generalità, e dunque neanche il dato del sesso. Per quanto riguarda il censimento per età, sono state individuate 3 fasce di età: quella degli adulti (tra i 17 e i 55 anni), quella degli anziani (maggiori di 56 anni) e quella dei bambini e dei ragazzi (minori di 16 anni). Dall’elaborazione dei dati risultano quindi che sono stati uccisi 4081 uomini adulti e 407 donne adulte, 837 anziani e 163 anziane, e 269 bambini e 117 bambine. Si può osservare che un maggior dislivello tra uomini e donne è presente nelle zone dove maggiori sono gli episodi che coinvolgono anche i partigiani, come per esempio in Piemonte, dove i partigiani coinvolti nelle violenze sono 271, o in Lombardia dove sono 105. Tale sbilanciamento dei dati inoltre può essere imputato al fatto che molte dei massacri con coinvolgimento di interi paesi, come 5 Si veda il file “Tabella 4_Morti per provincia, sesso e età” nel cd allegato. 29 per esempio quello di Sant’Anna di Stazzema, non vengono riportati dalla fonte. La terza analisi riguardante le vittime, sintetizzata nella Tabella 5. Vittime per provincia e per status6, riporta invece la loro distribuzione a seconda dello status (civile, partigiano, militare, ebreo ecc…). La maggior parte delle vittime, anche per la stessa natura della fonte, che ha l’obbiettivo di elencare le violenze commesse a danno della popolazione italiana, è rappresentata appunto dai civili (9630), di cui 5891 risultano uccisi, a cui si devono anche aggiungere le persone che hanno subito violenza o sono state uccise perché familiari di partigiani, categoria di cui fanno parte 41 vittime, di cui 6 uccisi.. I religiosi invece che sono segnalati come coinvolti nelle barbarie sono 55, di cui 29 risultano uccisi. I partigiani coinvolti nelle atrocità sono invece 861, di cui 740 uccisi (inutile dire che si tratta di un dato incompleto e che rappresenta una minima percentuale dei partigiani uccisi). 315 sono invece le vittime tra i militari italiani, 282 uccisi (di cui fanno parte per esempio i carabinieri). Sono segnalati anche 97 soldati sbandati dell’esercito regio italiano (88 uccisi) e 84 renitenti alla leva (67 uccisi). Infine sono segnalati anche 38 ebrei vittime della violenza nazista e fascista 6 Si veda il file “Tabella 5_Vittime e morti per status” e le schede delle singole province nello stesso file nel cd allegato. 30 repubblicana, tra i quali 25 vengono uccisi. Per i risultati delle altre categorie si rimanda alla tabella 5 allegata. È stata inoltre elaborata una tabella, la 67, che riporta il numero di episodi, il numero di vittime e di morti distribuiti per gli autori delle violenze e per la loro nazionalità sempre ripartiti per provincia. Risultano un totale di 2828 episodi commessi dai tedeschi (il 73% del totale), che provocano un totale di 8104 vittime, di cui 5577 uccise. 596 sono invece gli episodi commessi autonomamente da italiani (il 15%), che coinvolgono 1244 vittime, 702 delle quali vengono uccise. Le zone in cui sono maggiormente segnalate violenze commesse in autonomia da fascisti repubblicani sono il Piemonte, con 115 violenze, 245 vittime e 182 morti, la Lombardia con 180 episodi, 430 vittime, di cui 144 uccise, l’Emilia-Romagna con 77 episodi, 170 vittime e 137 uccisi, e il Veneto con 86 azioni violente, 182 vittime e 109 morti. Viene segnalata anche la violenza compiuta da tedeschi e italiani insieme (233 ep., 1418 vittime, e 751 morti). In particolare si segnalano 45 episodi, 304 vittime e 171 morti in Veneto, 40 episodi, 514 vittime e 114 morti in Piemonte, e 26 episodi a carico di 242 vittime, 226 delle quali uccise in Toscana. 7 Si veda la tabella 6. Distribuzione episodi, vittime e morti per autore e per provincia nella scheda “Episodi, vittime e morti per autore” nel file “Tabella 6_Episodi per autore” nel cd allegato. 31 Diversi episodi poi sono da attribuire ad autori con nazionalità indefinita (227 ep., 694 vittime, 280 morti). In quest’ultima categoria rientrano sia gli episodi in cui non sono specificati gli autori (38 ep., 70 vittime, 36 morti), ma anche quelli che vengono imputati genericamente a “nazifascisti” (189 ep., 624 vittime, 244 uccisi), espressione che non permette di distinguere la nazionalità dei responsabili, poiché utilizzata impropriamente per indicare sia i soli nazisti, sia i soli fascisti repubblicani, sia nazisti e fascisti insieme. Per i dati completi del numero degli violenze compiuti da singole categorie di autori e per l’analisi dei dati percentuali si rinvia alla tabella 6 e ai grafici ad essa correlati8. Infine sono stati realizzati due censimenti cronologici degli episodi, uno su scala nazionale, i cui dati sono sono stati sintetizzati nella Tabella 7. Cronologia della violenza nazista in Italia e nei grafici ad essa correlati9, e l’altro su scala provinciale, sintetizzato nella Tabella 8. Episodi e vittime per provincia per fase cronologica10. Innanzitutto sono state individuate otto fasi cronologiche in cui siddividere i dati. 8 Si veda la Tabella 6. Distribuzione episodi, vittime e morti per autore e per provincia nella scheda “Episodi, vittime e morti per autore” nel file “Tabella 6_Episodi per autore”, e i grafici contenuti nella scheda “Grafici dati per autore” dello stesso file nel cd allegato. 9 Si veda la scheda “Tabella 7_Cronologia generale” nel file “Tabella 7_8_Cronologia” in appendice alla relazione e nel cd allegato. 10 Si veda la scheda “Tabella 8_Episodi e vittime per provincia e fase” nel file “Tabella 7_8_Cronologia” nel cd allegato. 32 Una prima fase è stata individuata con il periodo precedente lo sbarco alleato in Sicilia del 10 luglio 1943, periodo di alleanza italo-tedesca, in cui i tedeschi sono presenti sul territorio italiano non come nemici. Nonostante ciò sono stati individuati 20 episodi di violenza, a danno di 21 vittime, di cui 5 uccise, episodi commessi tutti dai tedeschi, tranne una denuncia di una distruzione di un’abitazione, realizzata addirittura nel 1922 in Emilia Romagna da parte di fascisti. Il 60% degli episodi di violenza di questa fase sono commessi in Sicilia (12 ep. e 14 vittime, 1 morto). In particolare 8 episodi sono realizzati a danno di 7 vittime, di cui una uccisa, a Ragusa; 1 episodio viene commesso a Catania (1 vittima, 0 morti) e due violenze a danno di 4 vittime, nessuna uccisa, a Palermo. Si tratta di 4 furti, 2 episodi di violenza sessuale, un episodio di violenza in seguito a diverbio tra un soldato tedesco e un civile italiano, una minaccia a mano armata commessa da un soldato tedesco in stato di ubraichezza e infine un atto di violenza senza apparente motivo in cui un civile italiano rimane ferito. Possiamo rilevare poi 3 uccisioni senza motivo, una in Campania, una in Piemonte e una nelle Marche. Infine si evidenziano 3 furti, uno in Toscana, uno in Sardegna e l’ultimo nel Lazio. La seconda fase è stata individuata tra il 10 luglio e il 25 luglio 1943, tra lo sbarco alleato e la caduta del regime, in cui sono 33 segnalati invece 28 episodi, tutti commessi in Sicilia, e in cui sono coinvolte 68 persone, di cui una uccisa. 25 di questi episodi sono commessi nella provincia di Caltanissetta e si tratta in tutti i casi di furti a danno di un totale di 66 persone. Due violenze sono commesse poi a Palermo (a danno di 1 vittima, nessuna uccisa), una delle quali durante la ritirata, e una uccisione senza motivo apparente si conta a Catania. Il periodo dalla caduta del regime all’armistizio (25 luglio 1945-8 settembre 1943), è stato individuato come terza fase, durante il quale sono segnalati 67 episodi che coinvolgono 169 persone, 80 delle quali uccise. 33 episodi avvengono in Calabria – il 49,24% del totale della fase – a danno di 97 persone, 20 delle quali uccise. In particolare 25 denuncie sono riportate per la provincia di Reggio Calabria, 6 per Cosenza e 2 per Crotone. 20 risultano essere furti; tre episodi riguardano le violenze commesse dai tedeschi in ritirata ai danni di 49 civili, in parte derubati (9), in parte uccisi (17) e in parte feriti (23). Due episodi riguardano invece atti di violenza sessuale. Ci sono poi azioni che testimoniano le violenze compiute in seguito ad atti di sabotaggio da parte della popolazione, come il taglio dei fili telefonici, o violenze gratuite, perché attardatosi ad aprire la porta di casa o senza alcun apparente motivo. 34 26 episodi, tutti realizzati nel mese di agosto, sono invece segnalati per la Sicilia. In particolare 11 episodi sono compiuti a Messina, 1 a Caltanissetta e 14 a Catania. 9 sono furti, 7 violenze senza alcun apparente motivo, 3 in seguito a rifiuto di eseguire un ordine. Altre due azioni sono realizzate perché le vittime sono accusate di spionaggio, o perché accusate di aver ucciso un tedesco. Un’altra azione violenza è agita perché la vittima si rifiutava di lavorare per i tedeschi e infine un’ultima in seguito ad azione belliche tedesche. Le violenze sono commesse a danno di 53 vittime, 5 delle quali derubate, 1 ferita e 47 uccise. Tra queste troviamo per esempio anche le 18 vittime della strage di Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, compiuta dai soldati tedeschi il 12 agosto 1943, o di quella di Mascalucia del 3 agosto. In Puglia il 25 agosto 1943 vengono invece uccisi 11 uomini, segnalati come soldati sbandati, ma forse piuttosto disertori del regio esercito. In Sardegna inoltre vengono segnalati 3 furti a danno di tre persone. Violenze episodiche infine si verificano anche nelle regioni più settentrionali: nel Lazio e nelle Marche, per esempio, vengono derubati due civili; in Lombardia vengono incendiate 3 abitazioni; e in Piemonte vengono assassinate due persone in seguito all’uccisione di un militare tedesco. 35 La quarta fase che è stata individuata riguarda il periodo dall’8 settembre alla fine di novembre 1943, periodo che va dalla firma dell’armistizio e dallo sbarco di Salerno, fino allo sfondamento della linea del fronte sul Sangro da parte alleata (del 28 novembre), fino allo stallo del periodo invernale sulla Linea Gustav. In questo intervallo si contano un totale di 851 episodi che coinvolgono 1922 vittime, di cui 1078 uccise. La maggior parte delle violenze sono commesse nelle regioni dell’Italia meridionale. In Campania sono compiuti il 48,11% degli episodi della fase e il 97,61% sugli episodi complessivi avvenuti nella regione, per un totale di 409 azioni violente a carico di 972 vittime, 678 morti. In particolare 156 episodi a carico di 308 vittime, di cui 176 uccise sono commessi nella provincia di Napoli; mentre a Caserta sono segnalate 152 azioni violente in cui risultano 502 vittime, di cui 467 uccise; a Salerno gli episodi rislutano 63 a carico di 114 vittime, di cui 24 morti; ad Avellino invece 31 sono gli episodi, 36 le vittime e 5 i morti, e infine a Benevento 7 sono le violenze segnalate, 12 le vittime e 6 gli uccisi. In Molise vengono compiute poi il 13, 65% delle violenze di questa fase, in particolare sono 117 episodi a Campobasso, 87 dei quali sono furti. Vittime di queste violenze sono 144 persone, 38 36 delle quali uccise. Gli 86 episodi dell’Abruzzo corrispondono invece al 10,12% del totale di questa fase. In particolare 54 episodi sono registrati a Chieti a danno di 80 vittime, di cui 44 uccisi; 14 episodi a carico di 26 vittime e 19 morti sono commessi a L’Aquila; 10 a Pescara verso 14 vittime, di cui 4 uccise; 8 a Teramo a danno di 22 perosne, 18 delle quali uccise. Seguono poi la Basilicata con 65 episodi (il 7,65% della fase), 191 vittime e 34 morti; il Lazio con 53 azioni (il 6,24%), 111 vittime e 78 uccisi; e la Puglia con 38 episodi (il 4, 47%), 199 vittime e 70 uccisi. Anche le regioni del centro-nord vedono però il compimento di alcuni episodi di violenza11. Per quanto riguarda i caratteri degli atti di violenza compiuti, essi riguardano in maggior parte furti (331), commessi soprattutto in Campania, Abruzzo, Molise, Lazio, Puglia, Basilicata. Numerose sono poi le violenze senza alcun apparente motivo (116) sempre compiute in Campania, Abruzzo e Molise. I 34 episodi di violenza avvenuti durante scontri armati sono inoltre la testimonianza di quanto avvenuto a Napoli nelle giornate di fine settembre-inizio ottobre 1943. 20 inoltre risultano le violenze sessuali compiute in questo periodo, soprattutto in Campania e Abruzzo. Infine sono 11 Per i dati in dettaglio si rimanda alla Tabella 8. Episodi e vittime per provincia per fase cronologica, nel file “Tabella 7_8_Cronologia” nel cd allegato. 37 messe in atto 25 rappresaglie, quasi tutte in Campania, ma tra cui si segnala anche l’eccidio di Boves in Piemonte il 19/9/1943. Dopo lo stallo sulla linea Gustav, tra dicembre e gennaio il fronte si rianima. Il 22 gennaio gli alleati sbarcano ad Anzio e si apre la stagione della guerra di posizione, che si sblocca con le azioni di sfondamento di Montecassino (18 maggio) e del fronte intorno ad Anzio (23 maggio), in seguito alle quali i tedeschi ripiegano sulla linea Cesar intorno a Roma, che viene presa dagli alleati il 4 giugno 1944. La quinta fase è quindi stata individuata nel periodo che va da dicembre 1943 al 4 giugno 1944, in cui si contano 541 episodi che vedono coinvolte 1299 vittime e 954 uccisi. La geografia di questi episodi segue soprattutto gli andamenti della guerra, con una presenza in maggioranza nelle regioni centrali. Il 31,98% delle violenze di questo periodo vengono compiute nel Lazio, che conta 173 episodi a danno di 346 vittime, 208 uccisi. Il 17,56% delle violenze sono realizzate poi in Abruzzo, che conta 95 episodi a danno di 177 vittime e 130 morti. Intorno al 10% si attestano poi rispettivamente Marche e Umbria, la prima con 58 episodi, 176 vittime e 147 uccisi, e la seconda con 57 episodi, 133 vittime e 90 uccisi. In questo periodo però si contano anche diverse azioni nelle regioni del nord in cui probabilmente già forte si dimostra il movimento partigiano. La Toscana conta in questo periodo 45 atti 38 barbarici (l’8,32% del totale della fase), tra cui quello di Vallucciole, a danno di 216 vittime, e 197 morti. In Piemonte, inoltre si contano 46 episodi (l’8,50%) a danno di 128 persone, di cui 100 uccise. Essi si legano proprio alla presenza partigiana, infatti 11 di essi avvengono proprio perché le vittime vengono accusate di essere partigiani o di sostenerli, 13 sono violenze commesse durante azioni di rastrellamento antipartigiano, e 1 uccisione avviene durante uno scontro armato tra militari tedeschi e partigiani. Il 17 giugno 1944 Kesselring emana l’ordine che legittima le violenze indiscriminate contro i civili, nell’ambito della lotta alle bande partigiane. La sesta fase è quindi rappresentata dall’ “estate delle stragi” e dall’offensiva sulla Linea Gotica, che si conclude nell’ottobre 1944, periodo di massima intensità della violenza nazista. In questo intervallo di tempo sono infatti compiuti ben 1541 episodi di violenza (il 40% del totale) che coinvolgono 5860 vittime (il 52% del totale) di cui 4006 morti (il 55% del totale). Di queste azioni 559 sono compiute in Toscana (il 36,26% del totale del periodo), con il coinvolgimento di 2439 vittime, di cui 2085 uccise (il 52, 06% del totale). Tra il 7 e il 10% del totale risultano poi gli episodi attuati in Emilia (con 160 episodi, 626 vittime, di cui 522 uccisi), e in Veneto (con 139 episodi, 618 vittime, 352 uccisi). 134 episodi sono compiuti invece in Piemonte (sempre 39 intorno all’8% del totale) con 727 vittime, di cui 300 uccisi; 122 in Umbria con 281 vittime e 156 uccisi; 121 nelle Marche con 328 vittime e 217 uccisi; 116 in Lombardia, con 300 vittime e 82 morti. Una percentuale minore, intorno al 2-3% contano poi il Friuli-Venezia Giulia con 50 episodi con 132 vittime, di cui 20 uccise; l’Abruzzo 36 episodi con 187 vittime e 98 morti; il Lazio, con 57 episodi, 145 vittime, e 116 morti; e infine la Liguria con 31 episodi, 56 vittime, e 43 morti. Le ultime due fasi temporali sono rappresentata dal periodo che va dal novembre 1944 all’aprile del 1945. La fase finale della guerra conta ancora un numero consistente di azioni di violenza con un totale di 822 episodi, 1838 vittime e 1178 uccisi. Si è ritenuto utile distinguere però la fase che va da novembre all’inizio di aprile, con quella dell’ultimo mese di guerra, durante la quale i tedeschi si ritirano. In entrambi i casi le regioni coinvolte sono, come è ovvio, le regioni settentrionali. Nella fase 7 (dal 1 novembre 1944 a fine marzo 1945) risultano un totale di 479 episodi (il 12% del totale), che coinvolgono 978 vittime (il 9% del tot.), di cui 641 uccise (il 9% del tot.). In particolare in questa fase un grado maggiore di violenza si sviluppa in EmiliaRomagna e Piemonte, entrambi con 116 episodi (il 24% del tot. della fase), che coinvolgono in Emilia-Romagna 218 vittime e in Piemonte 264 (rispettivamente il 22% e il27% del totale della 40 fase), di cui 154 uccisi nel primo caso (24% del totaledella fase) e 179 nel secondo (il 28% del totale della fase). Seguono poi la Lombardia, con 96 episodi, 187 vittime, di cui 103 uccisi (rispettivamente il 20%, il 19% e il 16% del totale della fase); e il Veneto, con 73 episodi di violenza, 157 vittime e 195 uccisi (rispettivamente il 15%, il 16% e il 16% del totale della fase). Infine il Friuli-Venezia Giulia conta 38 episodi, 79 vittime e 42 uccisi (tra il 7 e l’8% del totale della fase). La fase 8 invece, che riguarda l'ultimo mese di guerra, conta un totale di 343 episodi di violenza (il 9% del totale), verso 860 persone (l'8% del totale), di cui 524 risultano morti (il 7% del totale). La regione in cui risulta il maggior numero di violenze di questa fase cronologica è il Veneto, con 111 episodi (il 32% del tot. della fase), 314 vittime (il 36% del tot. della fase) e 244 morti (il 46% del tot. della fase). Segue poi la Lombardia con 96 episodi (il 28%), 210 vittime (il 24%) e 62 persone uccise (il 12%). Un numero consistente di violenze conta in questa fase anche il Trentino Alto-Adige, con 47 episodi (il 14% della fase, e il 59% del totale della regione), 150 vittime (17% della fase) e 70 uccisi (il 13% del periodo). Infine si deve segnalare il Friuli-Venezia Giulia con 24 episodi (il 7% della fase), 55 vittime (il 6,40%) e 50 uccisi (il 9,5%). 41