Terremoti, tsunami e tifoni: il Sud Est asiatico piange le sue vittime
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Terremoti, tsunami e tifoni: il Sud Est asiatico piange le sue vittime
Terremoti, tsunami e tifoni: il Sud Est asiatico piange le sue vittime Non c’è pace per le martoriate terre dell’Estremo Oriente colpite pochi giorni fa in una tragica successione da un tifone, uno tsunami ed un terremoto. Tutto era cominciato il mese scorso con il tifone Ketsana che aveva fatto centinaia di morti nelle Filippine per poi dirigersi verso Vietnam, Laos e Cambogia mietendo altre vittime e cancellando le case di centinaia di migliaia di sfollati. È stata poi la volta di uno tsunami di magnitudo 8 che si è abbattuto lungo le coste del Pacifico travolgendo le isole di Samoa e Tonga. Un violento sisma ha infine colpito l'isola più occidentale dell'Indonesia, Sumatra, provocando migliaia di morti e causando lo sfollamento di altre migliaia di persone. Le cifre pubblicate dall’Onu sui morti e sui feriti coinvolti in queste drammatiche tragedie, sono raccapriccianti: Ketsana aveva già lasciato dietro di sé il pesante bilancio di 331 morti e almeno 230.000 senzatetto nelle Filippine, oltre a un danno economico stimato dalle autorità in quasi 68 milioni di euro. Sull’isola di Sumatra il conteggio ufficiale di questi ultimi giorni è già arrivato ad oltre 1100 vittime accertate ed oltre 2400 persone ferite, di cui molti in grave condizioni. Ma ovviamente questi numeri sono destinati a salire inesorabilmente e intanto sono tantissimi gli abitanti dell’isola che continuano senza sosta a scavare sotto le macerie per cercare i tanti concittadini dispersi. C'é anche la pioggia ad ostacolare le operazioni di soccorso, già trasformate in tragica corsa contro il tempo per salvare migliaia di persone ancora sepolte sotto gli edifici crollati. Ad essere rasi al suolo non sono solo i villaggi nella giungla, dove la violenza del sisma ha fatto franare persino le colline, ma anche palazzi all'apparenza indistruttibili: edifici pubblici, scuole, templi e alberghi, attorno ai quali le squadre di soccorso scavano per salvare i sepolti vivi. Ugualmente drammatico è lo scenario nell’arcipelago delle Samoa dove onde alte otto metri, scatenate dal sisma di magnitudo di 8 della scala Richter, hanno inondato e distrutto interi villaggi. Secondo gli ultimi dati, il bilancio delle vittime è salito per ora a 113 morti, ma anche in questo caso è previsto che il dato aumenti drammaticamente. Le fonti locali parlano infatti di interi villaggi rasi al suolo e di strutture alberghiere devastate, con oltre 32.000 persone sfollate a causa dello tsunami in tutta l'area. Da qualche giorno è intanto iniziata anche la corsa agli aiuti umanitari con i primi aerei carichi di cibo, medicine, sacchi per i cadaveri, alimenti per bambini, tende, coperte e operatori sanitari, e cresce di ora in ora il timore di infezioni ed epidemie. Accanto a questo, un’altra paura sottile si diffonde e riguarda la teoria di alcuni geologi americani secondo cui gli sconvolgimenti susseguitesi negli ultimi giorni si ripercuoteranno sull'equilibrio dell'intero sottosuolo terrestre. Il presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Enzo Boschi afferma invece che “non esiste alcun nesso di causa-effetto fra i due sismi in mezzo al Pacifico e quello in Indonesia che sarebbero infatti indipendenti uno dall'altro, una mera coincidenza”. Sulle teorie dei geologi americani, Boschi afferma: “Arrivano tardi. Lo dissi già dopo il tragico maremoto del 2004 in Indonesia. L'equilibrio della terra è sempre in evoluzione: tra un'ora il mondo sarà già diverso da com'è ora”. Eliana Naso