Installazioni museali permanenti Goppion

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Installazioni museali permanenti Goppion
Installazioni museali permanenti Goppion
Goppion - The Art of Case Design
Installazioni museali permanenti
Progetto di Michelangelo per i banchi della Biblioteca Medicea Laurenziana
(Firenze, Casa Buonarroti, inv. 94A).
Goppion
Ringraziamo i direttori e i curatori dei musei che, per loro gentilezza, ci hanno
permesso di raccogliere il materiale fotografico e tutti coloro che, con i loro suggerimenti e la loro assistenza, hanno contribuito a questo volume.
Indice
Introduzione
7
1991
Museo di Castelgrande, Bellinzona, Confederazione Elvetica,
Sezione Storico Artistica
10
1993 - 1994
Tower of London, Londra, Regno Unito, Jewel House
14
1994 - 1995
Duomo di Orvieto, Orvieto, Italia, Reliquiario di Ugolino di Vieri
22
1999
The Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities,
Los Angeles, Stati Uniti d’America
26
1999 - 2000
Basilica di Santa Maria in Trastevere, Roma, Italia,
“Madonna della Clemenza e della Pace”
30
1999 - 2001
Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito, The British Galleries
34
2002
The British Museum, Londra, Regno Unito, The Chinese Jade Gallery
44
2002
Musée International de la Croix-rouge et du Croissant-rouge,
Ginevra, Confederazione Elvetica
50
2002 - 2003
Pinacoteca di Brera, Milano, Italia,
Struttura per il restauro in situ della “Pala di Pesaro” di Girolamo Savoldo
52
2002 - 2003
Pinakothek der Moderne, Die Neue Sammlung, Monaco, Germania
56
2003
The British Museum, Londra, Regno Unito, The Wellcome Trust Gallery 64
2003 - 2004
Vesunna, Site-musée gallo-romain, Périgueux, Francia
74
2003 - 2004
The Compton Verney House, Warwick, Regno Unito
82
2003 - 2004
The Byzantine and Christian Museum, Atene, Grecia
88
2003 - 2005
Musée du Louvre, Parigi, Francia, Salle des Etats, Monna Lisa
96
Products and designs shown in this Catalogue may be subject
to patent and/or design protection.
2004 - 2005
The Israel Museum, Gerusalemme, Israele, The Shrine of the Book
102
2003 - 2006
Musée des Arts Décoratifs, Parigi, Francia
110
Goppion S.p.A.
Viale Edison, 58/60 I - 20090 Trezzano sul Naviglio, Milano
Tel. +39-02484497.1 Fax +39-024453985
www.goppion.com - [email protected]
2004 - 2006
The Fitzwilliam Museum, Cambridge, Regno Unito,
The Egyptian Galleries
124
2005 - 2006
Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito,
The Jameel Gallery of Islamic Art
132
2004 - 2008
The Newseum, Washington, D.C., Stati Uniti d’America
144
2005 - 2009
The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Stati Uniti d’America
156
2006 - 2010
The Museum of Islamic Art, Il Cairo, Egitto
170
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[email protected]
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Installazioni museali permanenti
Introduzione
2006 - 2010
Musée des Beaux-Arts de Limoges, Limoges, Francia
182
2007 - 2010
Musée de l’Armée, Parigi, Francia, Département Moderne
190
2007 - 2010
Museum of Fine Arts, Boston, Stati Uniti d’America
200
2008 - 2010
Museum of Anthropology at The University of British Columbia,
Vancouver, Canada, The First Nations Gallery
214
Museo Galileo, Firenze, Italia
226
2008 - 2010
The Israel Museum, Gerusalemme, Israele,
Samuel and Saidye Bronfman Archaeological Wing
236
2008 - 2010
LaM - Lille métropole musée d’art moderne, d’art contemporain
et d’art brut, Villeneuve-d’Ascq, Francia
244
2009 - 2010
Musée du Louvre, Parigi, Francia, Galerie de la Vénus de Milo
250
2009 - 2010
Musée Tomi Ungerer, Strasburgo, Francia
258
2009 - 2010
Smithsonian Institution, The National Museum of the American Indian,
New York, Stati Uniti d’America
266
MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma, Italia
276
2010
Museo del Novecento, Milano, Italia,
Protezione per “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo
284
Postfazione
289
2008 - 2010
2010
6
Fondata nel 1952, la Goppion è specializzata nella costruzione di vetrine tecniche
da museo, vere e proprie macchine per la conservazione, oltre che strumenti per
la presentazione e la protezione degli oggetti. Si tratta di vetrine personalizzabili
relativamente a dimensione, forma, funzione, estetica, finitura.
Per Goppion la personalizzazione si rapporta strettamente agli oggetti per i quali
vengono costruite le vetrine, come pure agli spazi del museo all’interno dei quali
le vetrine vengono collocate con discrezione.
La Goppion è una società di engineering la cui attività comprende la pianificazione, il design, la costruzione, l’installazione, il management. In un volume specifico
vengono compiutamente illustrati tali attività e l’intero processo di produzione.
Nelle pagine che seguono focalizzeremo l’attenzione sull’engineering design, in
quanto strategico rispetto a tutto il processo di realizzazione. Una buona gestione,
infatti, rende eccellente un progetto già ottimo, ma non risolve il design e la funzionalità del prodotto.
Il Laboratorio Museotecnico è il centro Studi e Ricerche della Goppion SpA; è il
luogo dove il suo engineering design viene sviluppato, dove maturano le idee, le
esperienze e le tecniche che portano all’innovazione.
La creazione del Laboratorio, nei primi anni ’80, coincide con la presa di coscienza
della necessità di soddisfare le esigenze dei musei con metodi e processi maturati da altri settori produttivi quali il meccanico, l’impiantistico, l’illuminotecnico,
l’energetico. È stato un modo di avvalersi di conoscenza e procedure maturate
altrove il cui trasferimento all’ambito museale dava garanzie di solida validità.
Si è anche capito che la museologia e la museografia potevano essere almeno in
parte studiate e comprese attraverso l’analisi di casi particolari da risolvere.
È stato inoltre ritenuto fondamentale acquisire lo stato dell’arte della ricerca scientifica, soprattutto attraverso contatti, confronti, collaborazioni con importanti istituzioni di conservazione e tutela quali l’Istituto Centrale per il Restauro (oggi
Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro), l’Opificio delle Pietre Dure,
l’ICCROM, il National Park Service (USA), il British Museum, il Victoria & Albert Museum, il Louvre.
Il presupposto è che una vetrina o, in senso più ampio, un allestimento museale,
sono il punto d’incontro tra il budget a disposizione, le prestazioni richieste, le
dimensioni dei manufatti necessari, l’estetica. La sintesi che ne scaturisce è frutto
della partecipazione attiva all’elaborazione del progetto di tutte le voci del museo:
i curatori, che definiscono l’uso comunicativo dell’allestimento e coordinano gli
aspetti culturali affidati all’impianto espositivo; i conservatori, che stabiliscono i
parametri idonei alla corretta prevenzione dei danni sulle opere; i project manager, che governano i limiti di budget ed il rispetto dei tempi di realizzazione del
progetto nel suo complesso; i responsabili della manutenzione; i responsabili della
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Installazioni museali permanenti
sicurezza etc. Tutte queste necessità e requisiti costituiscono i dati iniziali dell’attività del progetto museografico, esterno o interno al Museo. A questi soggetti si
dovrà affiancare il più presto possibile, nel processo di design, il costruttore, responsabile dell’engineering design.
Per engineering design intendiamo quella fase del progetto che si colloca tra il
concept design – affidato all’exhibition designer (anche definito schematic design
o preliminary design) – e la produzione delle vetrine, che richiede conoscenze
ingegneristiche di alto livello nel campo delle strutture, dei materiali, dell’illuminazione, del clima etc. e l’implicazione di maestranze altamente specializzate
nella trasformazione e lavorazione dei materiali. Queste competenze permettono
di trovare soluzioni innovative che aprono nuove possibilità per avvicinare sempre
di più il prodotto finito agli obiettivi progettuali del Museo.
Lo sviluppo ingegneristico del progetto Goppion segue un approccio metodologico collaborativo, nel quale progettista e costruttore lavorano insieme allo sviluppo
del prodotto in stretta interazione con il suo utilizzatore, il museo, che ne ha promosso l’ideazione e la realizzazione.
Vista l’importanza dell’apporto del costruttore, il committente ha interesse ad effettuarne la selezione già nella fase preliminare del progetto, attraverso una accurata valutazione delle sue capacità ingegneristiche, produttive, gestionali così
come della propensione al lavoro interdisciplinare, all’innovazione e al “problem
solving”. La selezione dovrebbe essere effettuata visitando direttamente le unità
operative e i musei realizzati dal costruttore.
Quando si tratta di costruire sistemi di esposizione personalizzati, l’attività di engineering design è sempre necessaria, anche se non sempre è espressamente prevista
contrattualmente. Il riconoscimento di una particolare rilevanza all’engineering
design, da parte del committente, testimonia la sua comprensione della complessità di un progetto museale, delle sue molteplici istanze e del suo potenziale di
innovazione. Nel caso del Museum of Fine Arts di Boston quest’ultimo fattore è
stato preso a specifico parametro di valutazione per l’attribuzione dell’incarico: si è
voluto dare un esempio.
I progetti qui di seguito presentati sono il frutto di quanto sopra descritto e dell’attività di engineering design, declinata a differenti livelli a seconda della complessità
tecnica e delle dimensioni del progetto, e sono testimonianza, nella loro successione cronologica, di un continuo progredire e di una crescita costante dei saperi.
Anche per questo un grande museo d’arte – il Museum of Fine Arts di Boston ha voluto presentare la Goppion come protagonista dell’art of case design. A questo
riconoscimento ha forse contribuito la nostra concezione olistica dell’engineering
design.
In calce al presente volume viene sommariamente descritto il processo di sviluppo
di un progetto museale, limitatamente alla fase di engineering design.
Installazioni museali permanenti
8
9
1991
Museo di Castelgrande, Bellinzona, Confederazione Elvetica
Sezione Storico Artistica
Il complesso di Castelgrande è una componente essenziale del più vasto avamposto difensivo visconteo-sforzesco comprendente tre castelli e un eccezionale
sistema di mura. Un notevole intervento urbanistico e di restauro architettonico,
durato oltre dieci anni, ha consentito di ricreare una dialettica tra questa struttura e la città, trasformando l’antica funzione difensiva della fortezza in funzione
culturale e di svago. Nell’ala sud del castello, il Museo di Castelgrande, integra le
nuove funzioni aperte al pubblico.
Il valore storico della sede espositiva ha indotto i museografi a realizzare un
percorso che metta in risalto le caratteristiche ed i valori estetici del contenitore
al pari delle opere esposte, come pure il loro interagire. Il percorso museale è
articolato in due sezioni. La prima ripercorre la storia della collina, ne presenta
i principali reperti archeologici ed espone una collezione numismatica di particolare significato per la storia cinquecentesca. La sezione artistica riconduce
il visitatore al periodo sforzesco, al quale si deve la parte essenziale dei pregi
artistici e monumentali del territorio. Protagonista dell’esposizione è un insieme
decorativo unitario di 144 disegni a tempera su carta, scelti tra i 280 che in origine impreziosivano il soffitto ligneo di una fastosa dimora quattrocentesca, situata
nel centro cittadino ed oggi distrutta. Un anonimo artista lombardo vi sviluppa
i temi iconografici prediletti dall’arte profana quattrocentesca, l’Amore, la Virtù,
la Fama e l’Epopea cavalleresca. Ne scaturisce un brano artistico avvincente ed
essenziale per la storia della cultura locale, espressione di un ceto mercantile che
vive in questo momento la sua stagione migliore, in costante rapporto con il vicino contesto lombardo e con i paesi transalpini.
10
La sfida
La fragilità dei disegni (tempera su carta di fibre vegetali di cotone; pigmenti minerali) e il loro stato al momento del recupero imponevano condizioni di conservazione particolarmente severe, volte a rallentare l’inesorabile processo di deterioramento delle opere.
Oltre alle misure usuali di protezione - vandalismo, furto, incendio - la corretta
conservazione di questo tipo di beni comportava precise condizioni d’illuminazione (50-60 lux), con riduzione drastica dei raggi ultravioletti e infrarossi, accompagnata, se possibile, da orari espositivi ridotti; un tasso d’umidità relativa costante
(50-60%), connesso a una temperatura ambiente relativamente stabile, al riparo da
oscillazioni repentine; un’efficace protezione dai pulviscoli e da altri agenti atmosferici.
La soluzione Goppion
Il Laboratorio Museotecnico ha realizzato vetrine orizzontali a leggio, costituite
da lastre di cristallo di sicurezza, fotosaldate tra loro e trattenute in posizione
orizzontale da un corrimano in tubo di alluminio al cui interno sono alloggia-
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Museo di Castelgrande
ti i corpi illuminanti, i cavi elettrici e quelli del dispositivo di rilevamento del
microclima. All’interno delle teche l’U.R. è mantenuta sui valori indicati dagli
esperti dell’ICCROM mediante fogli di Art Sorb precondizionato. L’apparato di
illuminazione è stato studiato - sempre di concerto con l’ICCROM - in modo da
non superare illuminamenti di 50-60 lux. La base in metallo, zavorrata, sostiene
l’intera struttura.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
12
Museo di Castelgrande
Aurelio Galfetti, Bellinzona
Area espositiva: 160 m 2; unità espositive: 12; lunghezza del fronte espositivo: 20 m
Museo di Castelgrande
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Museo di Castelgrande
1993 - 1994
Tower of London, Londra, Regno Unito
The Jewel House
Nella nuova Jewel House, realizzata nel 1994 al piano terreno del Waterloo Block,
appositamente restaurato, i gioielli della Corona sono esposti secondo la sequenza con cui vengono utilizzati nella cerimonia dell’incoronazione. Due innovativi
marciapiedi scorrevoli consentono di evitare affollamenti di fronte alle vetrine che
racchiudono i capolavori più importanti e preziosi.
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La sfida
La sfida raccolta è stata particolarmente significativa: il valore materiale e simbolico della collezione era tale da porre chiunque sotto una incredibile pressione.
Ognuno degli elementi richiesti conteneva una sfida e richiedeva una notevole
innovazione: la sicurezza contro i furti, gli atti vandalici, gli attacchi terroristici,
con l’utilizzo di vetri di eccezionale spessore; la conservazione e la tutela dei metalli e delle pietre preziose da particelle e agenti inquinanti; l’estetica che implicava una forma del tutto particolare e l’utilizzo di materiali del tutto inusuali per
la museotecnica, come l’ottone; i sistemi di apertura, in grado di movimentare
in sicurezza porzioni apribili molto pesanti ed i cui disegni di progetto andavano trattati con inaudita riservatezza, così come le fasi della loro produzione ed
installazione.
Agli aspetti tecnici si sono aggiunti quelli organizzativi e di metodo che hanno
introdotto per la prima volta la Goppion ad un sistema gestionale basato sull’autocoordinamento tra le imprese incaricate dell’allestimento, in modo da garantire il
rispetto reciproco di tempi e costi.
La soluzione Goppion
Sono state realizzate vetrine blindate con le più avanzate prestazioni di meccanica,
di illuminotecnica, di sicurezza e di climatizzazione, i cui materiali e trattamenti si
sono adattati perfettamente al disegno classico delle costruzioni. L’elemento caratterizzante del sistema di apertura di queste vetrine è stato, per ragioni estetiche e
di sicurezza, l’applicazione del principio del “gioco zero” ossia l’eliminazione totale
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Tower of London
dello spazio vuoto tra il telaio dell’anta ed il montante. Questo ha comportato una
estrema precisione dell’esecuzione e dell’accuratezza nei sistemi di apertura delle
ante, dato che la mancanza dei normali giochi, necessari per i movimenti di semplice rotazione attorno alle cerniere, ha imposto la realizzazione di movimenti di
chiusura e apertura complessi.
Le vetrine sono dotate di un avanzato impianto centralizzato di climatizzazione di
tipo attivo, che permette di mantenere condizioni ideali di temperatura ed umidità.
Tutte le vetrine sono illuminate da apparati a fibre ottiche con luce d’accento, che
permette di esaltare le qualità eccezionali di rifrazione e riflessione delle pietre
preziose.
Colonel H G Stanislao Mackinlay
Vicegovernatore e coodinatore
del progetto della nuova Jewel House
Committente
Restauro dell’edificio
e progetto museografico
Dati del progetto
16
“Abbiamo utilizzato le vetrine della Goppion per esporre i Gioielli della Corona
fino dall’apertura della nuova sede nel 1994. Durante tutto questo tempo abbiamo
stabilito con loro una relazione basata sul rispetto per la qualità del prodotto che ci
hanno fornito.”
Tower of London
Sidell Gibson Partnership, Londra
Area espositiva: 810 m 2; unità espositive: 15; lunghezza del fronte espositivo: 80 m
Tower of London
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Tower of London
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19
Tower of London
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Tower of London
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Tower of London
1994 - 1995
Duomo di Orvieto, Orvieto, Italia
Vetrina per l’esposizione e la conservazione del Reliquiario
di Ugolino di Vieri
Capolavoro dello stile gotico, realizzato in argento, smalti e pietre preziose,
dall’orafo senese Ugolino di Vieri, nel 1337-8, il reliquiario, in forma di trittico,
mostra 24 scene della vita di Cristo e 8 storie inerenti il corporale del miracolo di
Bolsena che era destinato a contenere.
La sfida
L’impegno affrontato da Goppion nella realizzazione di questa vetrina, insieme ai
tecnici dell’Istituto Centrale del Restauro, era essenzialmente legato ai problemi di
conservazione: il reliquiario presentava situazioni di degrado molto significative,
che rendevano necessaria ed urgente la sua collocazione in un microambiente protetto da sbalzi di umidità e da sostanze inquinanti nonché da vibrazioni telluriche
che avrebbero potuto provocare il distacco di ulteriori porzioni di smalto.
Si doveva inoltre garantire l’adeguata lettura di un documento artistico ricco di
minuziosi particolari.
La soluzione Goppion
Per rispondere a queste esigenze è stata realizzata una grande vetrina a cassa completamente in vetro, che ha il suo elemento più significativo e suggestivo nel sistema di apertura a sollevamento mediante un meccanismo a pantografi che consente
di sollevare la campana ad una altezza superiore a quella del reliquiario. Quest’ultimo può essere così inserito nella vetrina senza doverlo inclinare o sottoporre ad
altri movimenti rischiosi e certamente dannosi per la sua conservazione.
È stato inoltre messo a punto uno speciale sistema contro le vibrazioni, in particolare quelle sismiche, costituito da una zavorra oscillante per mezzo di molle, che
assorbe l’energia impressa alla struttura.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
23
Soprintendenza per i Beni Archeologici, Ambientali, Artistici, Architettonici
e Storici dell’Umbria
Raffaele Davanzo, Luciano Marchetti, Giusi Testa, Giuseppe Basile, Roma
Unità espositive: 1; dimensioni: l = 184 cm, p = 105 cm, h = 188 cm
Duomo di Orvieto
24
Duomo di Orvieto
25
Duomo di Orvieto
1996 - 1999
The Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities,
Los Angeles, Stati Uniti d’America
La J. Paul Getty Trust è una fondazione privata per le arti visive e le scienze umanistiche. Situato a Los Angeles, il campus accoglie molteplici attività, tra cui il Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities, moderno centro di ricerca,
dedicato allo studio delle culture presenti e passate e delle loro manifestazioni artistiche. La Biblioteca dell’Istituto raccoglie 700.000 volumi tra libri, tomi e cataloghi
d’aste, quasi 2 milioni di foto, archivi specializzati ed altro materiale raro sulla storia
dell’arte e sulle scienze umanistiche. La sua attività si articola in programmi di studio,
seminari internazionali, pubblicazioni, mostre, conferenze, convegni e performances.
All’esposizione degli esemplari più rari delle collezioni della Biblioteca sono dedicate
una galleria permanente e alcune gallerie per mostre temporanee di materiali eterogenei che interessano tutti i periodi compresi nelle collezioni dell’Istituto.
26
La sfida
Il prestigio dell’istituzione e del designer, la delicatezza dei materiali, soprattutto
cartacei, l’elevatissimo inquinamento atmosferico di Los Angeles hanno portato
la Goppion ad affrontare un progetto che, per complessità e risultati, continua ad
essere un punto di riferimento nelle eccellenze della sua storia. Uno dei temi più
sensibili era quello, strettamente legato alla conservazione, della tenuta delle vetrine e dei loro sistemi di apertura.
La soluzione Goppion
Per le grandi vetrine a parete è stato ideato un sistema a traslazione, azionato da un
motore elettrico telecomandato, mediante una serie di quadrilateri articolati che,
scostando la grande anta dal suo piano di battuta, permettono alla vetrina di uscire
dalla nicchia nella quale è collocata, oltrepassando il pilastro che la affianca. La
presenza nella parte inferiore di un solo quadrilatero rende estremamente agevole
l’accesso dei curatori allo spazio espositivo.
La tenuta all’aria è garantita da un sistema di lame sagomate che, scorrendo verso
il basso, agganciano i perni posti lungo il perimetro dell’anta, tirandoli con uniformità e forza e comprimendo così efficacemente la guarnizione.
Nelle vetrine a tavolo apertura e tenuta sono ottenute da un sistema a traslazione
verticale mediante pantografi a due bracci che, a campana è sollevata, interferiscono molto poco con l’accesso laterale al piano di esposizione.
Particolarmente innovativo è il sistema di illuminazione a fibre ottiche, dotate di
puntali a focale variabile, che consentono una gestione versatile e personalizzata di
ciascun terminale.
Steven Lanzarotta
Responsabile dei Servizi Amministrativi
The Getty Research Institute for the
History of Art and the Humanities
“Sotto ogni aspetto Goppion ha dimostrato di essere un partner affidabile e
reattivo. Ha fornito ed installato vetrine di altissima qualità, all’altezza delle più
disparate esigenze delle nostre collezioni.”
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The Getty Research Institute
Committente
Progetto architettonico
e museografico
Dati del progetto
28
The Getty Research Institute for the History of Art and the Humanities
Jon Frishman and Richard Stoner, Richard Meier & Partners Architects,
New York
Unità espositive: 12; lunghezza del fronte espositivo: 23 m
The Getty Research Institute
29
The Getty Research Institute
1999 - 2000
Basilica di Santa Maria in Trastevere, Roma, Italia
Teca per l’esposizione e la conservazione della “Madonna della Clemenza
e della Pace”
Con il ritorno della tavola della “Madonna della Clemenza” sull’altare della cappella
Altemps, si è concluso il viaggio “moderno” dell’opera, iniziato nel 1953, quando era
stata prelevata per essere ospitata nella sede dell’Istituto Centrale del Restauro dove
un memorabile restauro la scoprì e la rivelò al mondo, recuperando lo strato originario del dipinto, nascosto sotto ridipinture e rifacimenti. L’icona, realizzata con la
tecnica dell’encausto, in un epoca compresa tra la fine del VI e gli inizi dell’VIII secolo, rappresenta la Vergine regina in trono col Bambino fra gli angeli e la figura di un
papa in proskynesis. L’icona ha abitato continuativamente nella basilica di Santa Maria
in Trastevere, a partire dall’edificio di epoca paleocristiana e nel successivo, riedificato nel XII secolo da Innocenzo II. Nel corso dell’VIII secolo costituisce il prototipo
di tutta una serie di immagini mariane. Nell’avanzato XVI secolo, la tavola diviene
una delle immagini simbolo della Controriforma: con l’intento di esaltare una venerata icona attribuita all’età dei martiri della Chiesa, negli anni 1584-85 il cardinale
Marco Sittico Altemps fa erigere la cappella che porta il suo nome, collocando l’icona
al di sopra dell’altare maggiore. Eccezionale anche per i materiali impiegati nel supporto – legna di cipresso e tela di lino – e per la tecnica pittorica a encausto, il dipinto
è giunto fino a noi relativamente integro, ma profondamente infragilito a causa di
passati eventi negativi tra cui un incendio.
La sfida
La teca destinata ad esporre l’icona, particolarmente cara ai Romani, nella sua sede
originaria doveva garantirne la conservazione in un ambiente climaticamente sfavorevole e al tempo stesso assicurare il facile accesso del personale specializzato per il
monitoraggio diretto del suo stato di conservazione.
La soluzione Goppion
Per assicurare tali condizioni è stata progettata e realizzata una teca con un retrostante meccanismo di movimentazione. Di dimensioni di poco superiori a quelle
dell’opera, la vetrina ha due cristalli accoppiati, incolori ed antiriflesso, apribili sul
recto e sul verso del dipinto, che ne facilitano l’ispezione diretta e, se necessario,
consentono di effettuare anche interventi di pronto intervento conservativo. Queste
operazioni possono essere effettuate ai piedi dell’altare, grazie alla struttura meccanica che permette la traslazione della teca dalla sua posizione sopra l’altare alla base
dello stesso, da parte di un unico operatore e mediante semplici azioni manuali. Il
controllo del microclima interno alla vetrina è garantito da un sistema di controllo
misto della umidità relativa che, alternando in modo automatizzato sistema passivo e
sistema attivo, ha il pregio di ridurre notevolmente la manutenzione.
Committente
Progetto
Dati del progetto
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Istituto Centrale per il Restauro
Giuseppe Basile, Francesco Sacco
Unità espositive: 1; dimensioni: l = 1.500 cm, h = 2.100 cm
Basilica di Santa Maria in Trastevere
4
1
5
3
2
6
7
Nel disegno la sezione evidenzia la vetrina (1), in posizione chiusa, nella nicchia dietro all’altare; il movimento di discesa
avviene con un congegno meccanico dotato di bracci multipli a quadrilatero (2), comandati da funi metalliche (3) e molle a
gas (4). Il percorso di movimentazione è stato studiato in fasi successive, calcolate per scavalcare il tabernacolo inamovibile
(5) antistante la vetrina. La vetrina, una volta posizionata a pavimento (6), si presta ad essere aperta sul fronte e sul retro (7).
32
Basilica di Santa Maria in Trastevere
33
Basilica di Santa Maria in Trastevere
1999 - 2001
Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito
The British Galleries
Il rinnovamento delle British Galleries è stato il più ambizioso progetto di rinnovamento del V&A Museum degli ultimi cinquant’anni. Ha interessato infatti il
10% dello spazio espositivo del Museo e ottomila oggetti, per un costo superiore
ai trenta milioni di sterline. Le 15 nuove sale, divise su due piani, sono state progettate per raccontare il design britannico tra il 1500 e il 1900 secondo una sistemazione cronologica, incentrata su quattro temi: lo stile, chi ha guidato il gusto,
vivere alla moda, cosa c’è di nuovo. Nel percorso museale viene fatto ampio ricorso
a strumenti interattivi.
34
La sfida
I parametri chiave richiesti dal capitolato del V&A erano: il design, la funzionalità, il value for money e la presumibile capacità dei concorrenti di realizzare
installazioni complesse nel rispetto dei tempi e del budget. Il museo cercava
inoltre un fornitore in grado di sviluppare, costruire e installare gli allestimenti
interni.
Il V&A e i suoi designer ambivano alla visione più continua possibile degli oggetti
all’interno delle vetrine: l’ideale sarebbero state vetrine interamente in vetro prive
di cornici. Vista l’impossibilità di realizzarle, i telai dovevano essere minimi, nel
rispetto ovviamente delle garanzie di sicurezza.
Il progetto prevedeva 170 vetrine diverse, delle dimensioni più disparate, per far
fronte a oggetti di differenti tipologie e utilizzare al meglio lo spazio disponibile,
spesso irregolare, delle sale del museo. Per la climatizzazione, inoltre, potevano
essere utilizzati solo materiali passivi che non interagissero chimicamente con gli
oggetti esposti. Le vetrine infine dovevano avere aperture assai ampie e garantire
l’assoluta sicurezza degli operatori.
La soluzione Goppion
La messa a punto del progetto ha richiesto un continuo lavoro a stretto contatto
con i designer e il team di progettazione del museo. La sua rielaborazione, maturata grazie a disegni, prove meccaniche e costruzione di prototipi, ha portato alla
realizzazione di “famiglie” di vetrine basate su sette differenti sistemi di apertura,
alcuni dei quali assolutamente innovativi.
Uno degli obiettivi fondamentali del progetto museografico era riuscire a realizzare delle grandi vetrine a parete, simili a “bolle di cristallo”, che dessero l’impressione di “avvolgere” i contesti proteggendoli, piuttosto che di contenerli. La sfida
raccolta è stata quella di realizzare dei grandi box in vetro, apribili per rotazione
dell’intera struttura, in modo da creare il piano di battuta e dunque di compressione delle guarnizioni, tra vetro e struttura della vetrina, e non tra fronte e pareti
di vetro. Questi grandi box sono dotati di una ruota ammortizzata, nell’angolo
opposto rispetto alla cerniera, che aiuta il movimento sostenendo il notevole peso
della porzione apribile.
35
Victoria and Albert Museum
La realizzazione delle 20 vetrine a galleria, in linea e ad angolo – per una lunghezza totale di 120 metri di esposizione –, ha richiesto numerose ante giustapposte,
senza montanti intermedi, che potessero essere aperte in spazi particolarmente
ridotti, come nel caso delle vetrine laterali: l’utilizzo di sistemi di apertura a scorrimento con guarnizione a labbro garantiscono un’adeguata tenuta.
L’esperienza delle British Galleries ha un preciso significato anche in relazione
alla ingegnerizzazione di cassetti espositivi poiché tra i molti movimentabili manualmente e dotati di smorzatori di finecorsa in apertura e chiusura, ve ne sono
alcuni che, per la particolare delicatezza degli oggetti contenuti, sono azionati da
un motore elettrico che offre una garanzia totale di movimento fluido e uniforme.
La sfida rappresentata da questo progetto era insita nelle sue stesse dimensioni: 170
vetrine l’una diversa dall’altra, 5.000 disegni tecnici, 40.000 disegni costruttivi,
800 mensole in vetro per un totale di 1.600 m 2 , 205 lastre di ardesia, 95 lastre di
pietra serena, 22 differenti tipi di tessuto, 60 viaggi con camion a bilico per un totale di 90.000 km percorsi, 100.000 ore di installazione.
Il significato di questa esperienza ha portato alla pubblicazione, in coedizione con
il Victoria & Albert Museum, del volume Creating the British Galleries (2004), IV
della serie degli Annali del Laboratorio Museotecnico.
Premi speciali
Nick Umney
Museum Project Manager
The British Galleries
1500-1900 Project
Victoria and Albert Museum
Committente
Interior Design
Progetto museografico
Dati del progetto
36
level 2
Il museo ha vinto l’European Museum of the Year Award 2003.
“È stato importante che i principali punti di contatto all’interno della Goppion
avessero un’eccellente conoscenza della lingua. Il fatto che alcuni dettagli ingegneristici abbiano continuato a migliorare nel tempo dà la misura dell’energia, dell’impegno e dell’entusiasmo (della passione) del team Goppion e del loro desiderio
apparentemente inesauribile di cercare di realizzare il miglior prodotto possibile
nei limiti delle nostre reciproche risorse.
Il metodo di lavoro della Goppion incoraggia la collaborazione e la partnership
ed è forse grazie all’instaurarsi fin dall’inizio di questo dialogo costruttivo e alla
capacità di risolvere rapidamente i problemi, che siamo riusciti a superare la fase
di installazione sul sito che è stata per noi tutti assai complessa. I lavori di ristrutturazione e di allestimento hanno avuto ritardi ed il calendario è stato significativamente rimaneggiato. Malgrado ciò i rappresentanti in loco della Goppion hanno
lavorato duramente, pazientemente e positivamente e alla fine siamo stati in grado
tutti insieme di rispettare le date previste.”
Victoria and Albert Museum
Alistair Gourlay, GA Associates, Londra; David Mlinaric, Londra
Dinah Casson, Jon Williams, Casson Mann, Londra
Area espositiva: 3.400 m 2; unità espositive: 170; lunghezza del fronte
espositivo: 396 m
Victoria and Albert Museum
level 4
37
Victoria and Albert Museum
38
Victoria and Albert Museum
39
Victoria and Albert Museum
40
Victoria and Albert Museum
41
Victoria and Albert Museum
42
Victoria and Albert Museum
43
Victoria and Albert Museum
2002
The British Museum, Londra, Regno Unito
The Chinese Jade Gallery
La galleria raccoglie oggetti in giada dal Neolitico al XIX secolo ed illustra la storia di questa esotica pietra preziosa, da sempre apprezzata per la sua bellezza e le
sue proprietà magiche ed utilizzata dagli abilissimi artigiani cinesi per realizzare
ornamenti, armi cerimoniali e oggetti rituali.
La sfida
Il progetto chiedeva di realizzare una grande vetrina pensile, totalmente incassata,
di cui doveva essere visibile solo la lunghissima parete frontale in vetro. Si trattava
di affrontare una sfida architettonica e strutturale rispettando il concetto di base di
“vetrina sulla collezione”.
La soluzione Goppion
La vetrina realizzata si distingue per la sua struttura “a galleria” senza soluzione di
continuità, il cui fronte, interamente apribile e privo di montanti metallici, è costituito da un grande numero di ante giustapposte che si aprono a rotazione su cerniere
a quadrilatero articolato (utilizzate qui per la prima volta). Guarnizioni a labbro tra
anta ed anta garantiscono un buon livello di tenuta.
Il rivestimento in legno della vetrina conferisce unitarietà all’esposizione e sottolinea
la semplicità e la linearità dell’allestimento interno.
The British Museum
Geoffrey Pickup, The British Museum Design Office, Londra
Area espositiva: 70 m 2; unità espositive: 1; dimensioni: l = 2.667 cm, p = 40 cm,
h = 127 cm
1270
mm
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
26670 mm
45
The British Museum
9
8
4
6
5
7
3
2
1
La vetrina ha l’intero fronte vetrato con ante apribili per rotazione. La rotazione avviene per mezzo di cerniere a quadrilatero
aticolato; il disegno illustra un dettaglio composto da: 1, lastra del fronte apribile; 2, parte mobile della cerniera; 3, guarnizione in silicone; 4, unità fissa della cerniera; 5, bracci; 6, perni con copiglie anti-caduta; 7, viti per il fine corsa in apertura;
8, sistema di piastre scanalata per regolare le cerniere; 9, piastra strutturale saldata alla struttura della vetrina.
46
The British Museum
47
The British Museum
48
The British Museum
49
The British Museum
2002
Musée International de la Croix-rouge et du Croissant-rouge,
Ginevra, Confederazione Elvetica
Teca per l’esposizione e la conservazione dell’originale
della “Convenzione di Ginevra” del 1864
Il Museo Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa di Ginevra
(1988) documenta la storia e le attività degli omonimi movimenti umanitari.
La frase di Dostojevski che accoglie il pubblico «Ognuno è responsabile di tutto
dinnanzi a tutti» esprime la mission del Museo che vuole presentare gli atti umanitari, senza formulare alcun giudizio morale sulle responsabilità dei conflitti.
L’oggetto simbolo del Museo è la “Convenzione di Ginevra per il miglioramento
della sorte dei feriti in campagna”, vero atto fondante della Croce Rossa e primo
dettato internazionale che tenta, per quanto possibile, di rendere meno crudele la
guerra e di riconoscere la dignità della persona umana e la neutralità del ferito di
guerra e costituisce un passo decisivo nella storia del Diritto Internazionale Umanitario.
Redatto nel 1864, nel corso del conflitto scoppiato pochi mesi prima tra la Prussia
e la Danimarca, che vide all’opera per la prima volta le nascenti Società Nazionali
di soccorso, la Convenzione venne stipulata nel corso di una Conferenza diplomatica alla quale parteciparono i rappresentanti di 12 governi, tra cui gli Stati Uniti,
indetta proprio al fine di garantire protezione al personale e alle strutture destinate
alla cura dei feriti.
In omaggio al paese ospitante, la Svizzera, quale simbolo di protezione e neutralità
riconosciuto a livello internazionale, venne scelta la croce rossa su sfondo bianco.
La sfida
La Goppion ha avuto l’incarico di realizzare la vetrina per l’esposizione della Convenzione di Ginevra, che il Museo ha ottenuto in deposito dal Governo Svizzero.
Data la delicatezza e la carica simbolica del manoscritto, la teca doveva offrire
elevatissime garanzie in termini di tenuta e di sicurezza, offrendo al contempo al
visitatore la possibilità di leggere l’intero documento che si compone di 6 pagine.
La soluzione Goppion
La vetrina realizzata presenta prestazioni ingegneristiche in tutto analoghe a quelle
delle vetrine dei gioielli della Corona britannica, che Goppion aveva prodotto poco
prima, ma con caratteristiche estetiche diverse – la teca è sorretta da due pilastri
in cemento –, concepite nel rispetto dell’architettura minimalista in cui va a collocarsi.
Il supporto interno alla vetrina, inoltre, assolutamente innovativo, consente, grazie
a un sistema di illuminazione a fibre ottiche, la leggibilità di tutte le pagine di cui
il documento si compone, nel pieno rispetto delle garanzie di tutela preventiva.
Committente
Dati del progetto
50
51
Musée International de la Croix-rouge et du Croissant-rouge
Unità espositive: 1; dimensioni: l = 100 cm; p = 10 cm; h = 200 cm
Musée International de la Croix-rouge et du Croissant-rouge
2002 - 2003
Pinacoteca di Brera, Milano, Italia
Struttura per il restauro in situ della “Pala di Pesaro” di Girolamo Savoldo
La “Pala di Pesaro” è l’opera più grande di Giovan Gerolamo Savoldo, artista bresciano attivo nella prima metà del ‘500, la cui arte si colloca tra il colorismo veneto e l’interesse per la luce tipicamente lombardo. Commissionata dai Domenicani pesaresi
nel 1524, la tavola raffigura una Madonna con bambino in gloria, alla presenza dei
Santi Pietro, Domenico, Paolo e Gerolamo. Composizione aggiornata sulle novità di
Tiziano, l’opera è articolata in due luoghi ben distinti, corrispondenti allo spazio divino, illuminato da un tripudio di serafini, e a quello terreno, dove trionfano la luce
naturale ed il paesaggio, una veduta di Venezia. Giunta a Brera nel 1811 in seguito
alla soppressione della chiesa di San Domenico di Pesaro, l’opera non è completa: il
pittore aveva pensato ancora più in grande, ovvero, come d’uso al tempo, la tavola
prevedeva una cimasa di copertura, una predella a chiuderla in basso e altri elementi
ora dispersi.
52
La sfida
Il peso e le dimensioni dell’opera hanno condotto nel corso dei secoli a un numero
limitatissimo di spostamenti (perciò accuratamente registrati sul retro del dipinto)
e ne hanno a lungo rimandato il restauro.
Da qui l’idea innovativa di restaurarla in loco e di far sì che il restauro fosse visibile
da parte del pubblico, realizzando un laboratorio sotto vetro che attraverso l’utilizzo di piani mobili consentisse agli operatori di lavorare in posizione comoda.
La soluzione Goppion
Lo studio di Architettura Sottsass Associati ha effettuato il progetto estetico-architettonico della struttura.
Il Laboratorio Museotecnico ha ingegnerizzato il sistema, composto principalmente
di un portale, di una piattaforma e di un telaio di supporto pala. Per l’accesso alla
piattaforma, è presente, su di un lato, una scala di servizio. Sono compresi inoltre
un box di protezione esterno, un pavimento galleggiante interno ed un mobile di
servizio perimetrale interno.
Il portale, costituito da due colonne portanti, da un traverso superiore in vista e dai
relativi traversi di base, nascosti dal pavimento galleggiante, è l’elemento principale
del sistema.
Il telaio di alloggiamento dell’opera è l’elemento che fisicamente supporta direttamente la tavola ed è costituito da un tubo di alluminio delle dimensioni di 10x10
cm che compie tutto il perimetro del dipinto. Per mantenere in posizione la tavola,
sia di fronte, sia posteriormente, sono applicati a vite elementi di bloccaggio frazionati che consentono di impedire movimenti orizzontali allo stesso: anche in
questo caso, a diretto contatto del legno dell’opera, sono posti cuscinetti morbidi in
materiale sintetico appositamente realizzati. Il telaio con la pala è sorretto su due
perni che ne consentono la rotazione da verticale ad orizzontale.
La piattaforma mobile è l’elemento sul quale i restauratori lavorano quando la
53
Pinacoteca di Brera
zona di intervento supera la possibilità di lavorare da terra. Una volta posizionata
la piattaforma al livello desiderato, l’accesso è garantito dalla scala laterale, protetta
da sportelli di accesso, a chiusura a gravità. Sulla piattaforma sono collocati alcuni vassoi di sostegno per gli strumenti utilizzati normalmente nell’operazione di
restauro. Il restauro può riguardare sia il dipinto, sia il supporto, infatti la piattaforma è simmetrica, quindi lo stesso spazio anteriore dalla parte del lato dipinto è
mantenuto anche posteriormente (lato supporto). La struttura permette anche di
procedere ad interventi laterali che riguardano lo spessore del telaio ligneo.
La zona di lavoro è delimitata da un box delle dimensioni approssimative di 9x9 m,
alto m 5,5 m, cui vi può ovviamente accedere solo il personale autorizzato. Per le
lavorazioni che presentano produzione di polveri o di solventi in evaporazione, la
passerella è dotata di 4 punti di aspirazione, posizionabili a piacere, in modo da poter
raggiungere qualsiasi zona di lavoro.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
54
Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico
per le Province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese
Ettore Sottsass, Studio Sottsass ed Associati, Milano
Unità espositive: 1; lunghezza del fronte espositivo: 10 m
Pinacoteca di Brera
55
Pinacoteca di Brera
2002 - 2003
Pinakothek der Moderne, Die Neue Sammlung, Monaco, Germania
La “Pinakothek der Moderne” di Monaco di Baviera, progettata da Stephan
Braunfels, è con il Beaubourg di Parigi e la Tate Gallery di Londra il terzo grande polo europeo per le arti visive del XX e XXI secolo. La galleria del design, in
particolare, con i suoi 45.000 oggetti, costituisce una delle più vaste e complete
collezioni mondiali di arti applicate. Spicca, all’interno della galleria, un’immensa
vetrina in cristallo, sospesa ed illuminata, lunga oltre 30 metri: il “sarcofago di
Biancaneve” come l’ha definita il direttore, Florian Hufnagl, per sottolineare la
bellezza pura del cristallo.
56
La sfida
La Goppion è stata chiamata a disegnare e costruire due vetrine, lunghe rispettivamente 26 e 33 m, interamente in vetro, con base, lati e cielino audacemente sospesi
mediante un sistema di cavi in acciaio. Si trattava di una sfida ingegneristica che
nessun altro costruttore si sentiva di affrontare. Goppion è stato in grado di rispettare
le richieste particolarmente elevate di un museo dedicato al design e di soddisfare
al tempo stesso i requisiti di tutela e conservazione previsti dal Dipartimento di
Restauro.
La soluzione Goppion
La galleria trasparente – la cui progettazione ha richiesto ben due anni, di cui
due mesi solo per la produzione ed il montaggio - è, insieme, contenitore per una
perfetta conservazione preventiva di oggetti e straordinario oggetto in mostra: un
importante contributo tecnologico ed estetico al nuovo museo.
Le due vetrine si presentano come lunghi parallelepipedi orizzontali, interamente
in vetro, sospesi con un sistema di cavi di acciaio intervallati da strutture in profili
metallici appesi al soffitto, i cui montanti verticali celano il sistema di scorrimento verticale delle lastre frontali delle vetrine. Ogni porzione, di circa 3 metri di
lunghezza, è apribile con un sistema di funi e rinvii comandati da singoli motori
elettrici.
I ripiani, anch’essi interamente in vetro, sono sostenuti da cavi metallici.
Così il manufatto sembra fluttuare nello spazio, offrendo al visitatore una visuale
senza precedenti su questa incredibile collezione.
Prof. Dr. Florian Hufnagl
Direttore della Neue Sammlung
“Non solo Goppion è riuscito a capire la nostra idea di museo e a svilupparla in
progetti e disegni, è riuscito anche a tradurre questi concetti in realtà, sia a livello
tecnico che estetico, in un periodo di tempo relativamente breve.”
Committente
Progetto architettonico
Progetto museografico
Dati del progetto
Pinakothek der Moderne
Stephan Braunfels, Monaco
Florian Hufnagl, Direttore della collezione, Monaco
Area espositiva: 1.000 m 2; unità espositive: 2; lunghezza del fronte espositivo: 59 m
57
Pinakothek der Moderne
5
4
1
3
2
4
5
La speciale vetrina ha un sistema di apertura motorizzato per lo scorrimento delle ante, composto da: 1, anta scorrevole; 2, gruppo motore; 3, argano; 4, cavo d’acciaio; 5, carrucola.
58
Pinakothek der Moderne
59
Pinakothek der Moderne
60
Pinakothek der Moderne
61
Pinakothek der Moderne
62
Pinakothek der Moderne
63
Pinakothek der Moderne
2003
The British Museum, Londra, Regno Unito
The Wellcome Trust Gallery
Dedicata a Sir Henry Wellcome (1853-1936), grande collezionista e benefattore
del museo, la Wellcome Trust Gallery raccoglie le prestigiose collezioni etnografiche del British Museum. Inaugurata nel 2003, nell’ambito dei festeggiamenti per
il 250° anniversario del museo, è stata concepita per ospitare mostre di lunga durata, secondo i concetti della moderna antropologia sociale che utilizza oggetti di
varie culture e di differenti aree geografiche per mettere a confronto le esperienze
umane comuni.
64
La sfida
La struttura della galleria intendeva evocare quella delle antiche wunderkammer,
prevedendo così delle vetrine addossate alla parete che in qualche modo ricordassero gli antichi scaffali ed un tavolo al centro, sul quale fossero appoggiati oggetti
diversi per esposizione, per contemplazione, per studio. La particolarità dell’allestimento stava però nel fatto che queste strutture dovevano essere particolarmente
grandi: le vetrine a parete dovevano essere alte circa 5 metri, mentre il tavolo centrale doveva avere una lunghezza di circa 13 metri.
La soluzione Goppion
Le grandi vetrine a parete sono dotate di ante apribili a rotazione senza particolare
sforzo, e, considerata la delicatezza degli oggetti esposti, oltre che essere dotate di
un complesso sistema centralizzato di stabilizzazione dell’umidità relativa, hanno
un sistema di compressione delle guarnizioni di tipo meccanico, azionate da un
unico comando composto da camme con testa a botte azionate da un albero a
sezione esagonale che, ruotando simultaneamente, comprime il telaio dell’anta al
piano di battuta della guarnizione. Oltre alla tenuta questa soluzione garantisce
anche un elevato livello di sicurezza, in quanto l’anta è bloccata meccanicamente
in più punti lungo tutto il perimetro.
La vetrina a tavolo ha uno spettacolare sistema di apertura: l’intera campana - 13
metri di lunghezza - si solleva mediante un sistema di 8 viti telescopiche coassiali
in acciaio C40 azionate simultaneamente da un albero di trasmissione. Questo
sistema permette alla campana di alzarsi per una altezza maggiore a quella delle
gambe, agevolando di molto il lavoro dei curatori. Il sistema è ora coperto da un
brevetto.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
The British Museum
Geoffrey Pickup, The British Museum Design Office, Londra
Area espositiva: 892 m 2; unità espositive: 3; lunghezza del fronte espositivo: 42 m
65
The British Museum
8
7
6
5
4
3
2
1
Sezione parziale di una delle gambe della grande vetrina a tavolo con evidenziati i seguenti elementi: 1, unità pignone che imprime
il movimento alla vite per sollevare la campana vetrata; 2, 3 e 4, gruppo di speciali viti coassiali trapezoidali; 5, cuscinetti a sfera; 6,
testa sferica; 7, sistema in vetro acidato per la retroilluminazione del piano espositivo; 8, campana in vetro.
66
The British Museum
67
The British Museum
6
5
8
7
3
1
2
4
Dettaglio in sezione orizzontale del montante centrale della vetrina a parete, con evidenziati i seguenti elementi: 1, grande lastra
in vetro dell’anta; 2, retro struttura in acciaio per rafforzare l’anta in vetro; 3, cerniere speciali; 4, guarnizione di tenuta o-ring; 5,
piano di battuta della guarnizione con integrato il sistema di fissaggio dei sostegni dei ripiani; 6, traversa di sostegno per ripiani;
7 e 8, compressori meccanici.
68
The British Museum
69
The British Museum
72
The British Museum
73
The British Museum
2003 - 2004
Vesunna, Site-musée gallo-romain, Périgueux, Francia
Nel cuore dell’antica città di Vesunna, il museo archeologico di Périgueux è stato
edificato sui resti di un’ampia domus gallo-romana, rispondendo alla duplice esigenza di tutelare l’emergenza archeologica e di mostrarne i ritrovamenti più significativi. La domus, costruita nella prima metà del I secolo d.C. intorno ad un ampio
peristilio ed ampiamente ristrutturata nel corso del II, è notevole per l’ampiezza,
per lo stato di conservazione delle sue strutture e soprattutto per la vivacità e la
bellezza degli affreschi ancora in situ. Un’architettura decisamente contemporanea
in vetro, acciaio e cemento consente oggi la valorizzazione del sito, esaltandone il
rapporto con i monumenti antichi che lo circondano, la Torre di Vesone - grande
santuario urbano - e le mura di cinta tardo-imperiali. La domus è il fulcro del museo: entrando nell’edificio il visitatore ha un colpo d’occhio spettacolare sui suoi
resti. Le sale espositive sono concepite come dei balconi che si affacciano sul sito. Il
percorso prosegue in basso, all’interno delle strutture antiche, su passerelle in legno
che ne permettono una visita completa ed agevole.
La sfida
L’integrazione di una ingegneria complessa in un design fortemente caratterizzato
da motivi museologici (la contestualizzazione nello scavo) e museografici (la specificità dell’exhibit designer) rappresentano la sfida del progetto.
Le vetrine progettate da Jean Nouvel dovevano integrarsi nell’allestimento utilizzando le stesse finiture in legno. Per suggerire la posizione dei reperti al momento
del loro ritrovamento nello scavo, si presentavano come campane in cristallo prive
di profili e con il piano espositivo ad un’altezza ridotta. Gli apparati di illuminazione dovevano essere contenuti all’interno dello spazio di esposizione, ma in maniera
molto discreta.
La soluzione Goppion
La Goppion ha realizzato vetrine a tavolo con campana in cristallo apribile a sollevamento. Per risolvere il problema determinato dalla ridotta altezza della base, che con
un sistema tradizionale a vite avrebbe consentito un sollevamento molto limitato delle
campane, sono stati applicati dei martinetti telescopici idraulici, azionabili mediante
una manovella, che rendono il movimento particolarmente facile e fluido. L’illuminazione è stata realizzata con fibre ottiche i cui terminali sono posti all’interno di barre
quadrate, orientabili in modo da garantire la migliore modulazione della stessa.
Tutte le strutture e i dispositivi ingegneristici sono mascherati dal rivestimento in legno
pregiato, della stessa tonalità di quello delle passerelle e degli altri elementi di arredo.
Committente
Progetto architettonico
e museografico
Dati del progetto
74
75
Città di Périgueux
Atelier Jean Nouvel, Parigi
Area espositiva: 1.000 m 2; unità espositive: 43; lunghezza del fronte espositivo: 50 m
Vesunna, Site-musée gallo-romain
76
Vesunna, Site-musée gallo-romain
77
Vesunna, Site-musée gallo-romain
78
79
80
Vesunna, Site-musée gallo-romain
81
Vesunna, Site-musée gallo-romain
2003 - 2004
The Compton Verney House, Warwick, Regno Unito
L’esperienza di Compton Verney, una residenza di campagna del XVIII secolo nel
Warwickshire, è stata caratterizzata dall’intenso dialogo e dal rispetto reciproco instauratosi tra l’architetto ed il designer.
La dimora, costruita tra il 1711 e il 1728 e ristrutturata intorno al 1760 da Robert
Adam, raffinato interprete del neoclassicismo, si staglia al centro di un verde prato
ed è un piacevole esempio di un’architettura che ha acquisito piena coscienza di sé.
Dopo un lungo periodo di incuria, nel 1993, il nuovo proprietario, il filantropo Sir
Peter Moores, ne ha avviato la ristrutturazione a fini museali.
La galleria ospita una collezione storica permanente, incentrata su temi poco rappresentati nei musei e nelle gallerie d’arte britanniche ed offre un ricco programma di
mostre temporanee appositamente commissionate.
82
La sfida
L’allestimento, progettato da Stephen Greenberg, si proponeva di integrare le strutture nel contesto anche simbolico della campagna dell’Inghilterra centrale. Per
questo, oltre ai pavimenti, le vetrine e le altre strutture espositive centrali dovevano essere rivestite da assi di legno di quercia in colore naturale. Le vetrine incassate
a parete dovevano essere assolutamente discrete e mostrare solo il fronte vetrato.
La soluzione Goppion
La Goppion ha realizzato vetrine ad isola, costituite da un alto basamento e da
una campana interamente in cristallo che delimita lo spazio espositivo. Per evitare
profili o cerniere a vista, è stato ideato un sistema a sollevamento delle campane,
costituito da una monovite centrale, azionata da un motore elettrico e da quattro
guide cilindriche poste agli angoli del perimetro. Questa soluzione rende particolarmente semplice il movimento e soprattutto la manutenzione del sistema, abolendo la registrazione periodica delle consuete quattro viti poste agli angoli e degli
apparati di trasmissione e limitando la meccanica alla sola vite centrale. L’intero
plinto è mascherato da un rivestimento di assi in quercia naturale, apribile a scorrimento, per consentire il facile accesso al vano tecnico sottostante.
Le vetrine in nicchia sono chiuse da grandi lastre in vetro, apribili su cerniere a
quadrilatero articolato, che ne consentono la movimentazione in sicurezza da parte di una sola persona.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
A. Edmonds & Co. Limited
Stephen Greenberg, Metaphor, Londra
Area espositiva: 500 m 2; unità espositive: 14; lunghezza del fronte espositivo: 12 m
83
The Compton Verney House
84
The Compton Verney House
85
The Compton Verney House
86
The Compton Verney House
87
The Compton Verney House
2003 - 2004
The Byzantine and Christian Museum, Atene, Grecia
Il Museo Bizantino e Cristiano di Atene è una delle istituzioni culturali più importanti della Grecia, fondato agli inizi del XX secolo (1914) per raccogliere, studiare, conservare ed esporre il patrimonio culturale di età bizantina e post-bizantina
proveniente dal territorio greco, dal III secolo d.C. al periodo tardo-medievale.
La collezione del museo raccoglie circa 30.000 opere d’arte tra icone, sculture,
ceramiche, tessuti ed oggetti ecclesiastici e liturgici, dipinti, gioielli ed elementi
architettonici (pitture murali ed affreschi). Nel giugno 2004, in tempo per il 90°
anniversario della sua fondazione e per le Olimpiadi di Atene, il museo è stato riaperto al pubblico, dopo un completo rinnovamento e l’aggiunta di una nuova ala.
L’esposizione permanente è divisa in due settori principali: il primo è dedicato a
Bisanzio (dal IV al XV secolo d.C.) e contiene 1.200 oggetti, mentre il secondo
settore, intitolato “Da Bisanzio all’era moderna” presenta 1.500 oggetti datati tra il
XV ed il XX secolo.
La sfida
Nella realizzazione delle vetrine di questo Museo che raccoglie una delle maggiori
collezioni esistenti di arte bizantina, i principali problemi erano rappresentati dalla
conservazione dei delicati reperti cartacei e delle monete.
La soluzione Goppion
L’allestimento ha previsto la realizzazione dell’impianto di esposizione integrato a
microclima controllato, con vetrine verticali a parete, vetrine a leggìo, vetrine “a pettine” e ad apertura diagonale completamente in cristallo, pannelli in cristallo acidato.
La necessità di garantire il controllo climatico delle vetrine destinate a contenere
libri e manoscritti ha indotto la Goppion ad intervenire, per la prima volta, sulle
guarnizioni, dotando le teche di guarnizioni siliconiche con magneti che garantissero la perfetta aderenza su tutta la superficie vetrata.
Gli allestimenti interni sono stati realizzati su misura, in materiali chimicamente
compatibili ed inerti: mensoline in plexiglas con fibre ottiche la cui luce viene deviata con taglio particolare rendono perfettamente leggibili le monete, isolandole da
qualsiasi altro materiale potenzialmente dannoso.
Committente
Progetto architettonico
Progetto museografico
Hellenic Ministry of Culture, Byzantine and Christian Museum
Manos Perrakis
Eleni Stefanou Katsanika, Atene, in collaborazione con Dimitrios Tsonis,
Elena Bairaktari, Alexandra Ntounis
Area espositiva: 2.000 m 2; unità espositive: 30; lunghezza del fronte espositivo: 45 m
Dati del progetto
88
89
The Byzantine and Christian Museum
90
The Byzantine and Christian Museum
91
The Byzantine and Christian Museum
92
The Byzantine and Christian Museum
93
The Byzantine and Christian Museum
94
The Byzantine and Christian Museum
95
The Byzantine and Christian Museum
2003 - 2005
Musée du Louvre, Parigi, Francia
Salle des Etats, Vetrina per l’esposizione e la protezione
della “Monna Lisa”
Capolavoro tra i capolavori, emblema dell’arte italiana del Rinascimento e del
Museo del Louvre, la “Gioconda” di Leonardo da Vinci – dopo quattro anni di
permanenza nella Sala Rosa – si è riappropriata nel 2005 del suo spazio espositivo
originale nella grande Sala degli Stati, restaurata e trasformata per dare al capolavoro le maggiori garanzie possibili di tutela e di valorizzazione.
96
La sfida
L’essere incaricati di realizzare la vetrina della “Monna Lisa” era di per sé una sfida, per la responsabilità che implicava, per le prestazioni che venivano richieste,
per la complessità dei temi che dovevano essere affrontati. Ingegnerizzare una
vetrina di grandi dimensioni (la sola anta misura 2,2x3,5 m) con prestazioni di
sicurezza di altissimo livello coperte dalla massima riservatezza e con prestazioni
di conservazione che mettessero al sicuro la preziosa tavola in legno di pioppo
dagli sbalzi di umidità relativa e dagli inquinanti apportati dai circa sei milioni di
visitatori che ogni anno si accalcano di fronte ad essa, ha reso necessario allestire
una squadra con competenze tecniche molteplici e molto avanzate.
La soluzione Goppion
Per rispondere alle richieste è stata realizzata appositamente una lastra di vetro
antiriflesso particolarmente trasparente, composta da molteplici strati con una alternanza di lastre e fogli di pvb, in grado di garantire il livello di sicurezza richiesto.
La vetrina, realizzata in acciaio di alto spessore, è ulteriormente protetta da una
blindatura posteriore in acciaio ad alta resistenza. Il sistema di apertura per l’anta,
del peso di circa una tonnellata, è fondato su una grande cerniera a quadrilatero
articolato.
Il sistema di supporto della tavola permette la sua rapida asportazione in caso di
emergenza da parte degli addetti del Museo. Il sistema di compressione perimetrale della guarnizione a punti multipli ha permesso di raggiungere un livello di
tenuta superiore a quello richiesto. Infine, insieme a Cesare Maria Joppolo, docente al Politecnico di Milano, è stato studiato e realizzato un complesso sistema
misto di stabilizzazione della umidità relativa con filtraggio dell’aria, strutturato
in due impianti indipendenti, in modo che l’uno intervenga immediatamente in
caso di avaria dell’altro.
Michel Antonpietri
Direttore D.A.M.T. - Direction
architecture, muséographie-technique
“Nell’ambito del progetto di restauro della Sala degli Stati di Lorenzo Piqueras,
Goppion ha realizzato la vetrina di protezione del più celebre capolavoro del
museo. Le eccezionali capacità ingegneristiche e costruttive di questa azienda
sono state decisive. Dagli studi preliminari fino al montaggio, con prove e messe
a punto in laboratorio, tutto è stato effettuato per garantire la perfetta riuscita del
progetto. Il risultato è in sé un prototipo, un oggetto senza eguali in termini di
estetica, di funzionalità, di sicurezza e di controllo microclimatico.”
97
Musée du Louvre
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
98
Etablissement Public du Musée du Louvre
Lorenzo Piqueras, Parigi
Area espositiva: 450 m 2; unità espositive: 1; dimensioni della vetrina: l = 220 cm;
p = 60 cm; h = 460 cm
Musée du Louvre
99
Musée du Louvre
100
Musée du Louvre
101
Musée du Louvre
2004 - 2005
The Israel Museum, Gerusalemme, Israele
The Shrine of the Book
Lo Shrine of the Book, il Santuario del Libro, è stato realizzato nel 1965 per la conservazione e l’esposizione dei manoscritti di Qumran o del Mar Morto, la più antica
e ricca collezione di testi biblici, databile tra il III secolo a.C. e il I d.C.
L’edificio, progettato dagli architetti americani Bartos e Kiesler, carico di simbolismo
e spiritualità, è considerato una pietra miliare dell’architettura moderna.
A quarant’anni dalla sua nascita, lo Shrine of the Book è stato restaurato ed il suo
arredo completamente rinnovato per offrire ai delicatissimi reperti le migliori condizioni di conservazione ed esposizione.
La sfida
La soluzione Goppion
James S. Snyder
Direttore
The Israel Museum
Committente
Progetto architettonico
Progetto museografico
Dati del progetto
102
103
Fondamentale per questo progetto era la creazione di un nuovo sistema espositivo
che rispettasse il progetto originale di Kiesler-Bartos risalente agli anni ‘60 e offrisse
al tempo stesso le migliori garanzie di tutela per i rotoli. Goppion aveva di fronte una
triplice sfida: sicurezza, conservazione preventiva e sensibilità verso il design originale. Le vetrine dovevano garantire la massima sicurezza fisica in tutte le condizioni e
permettere la rapida asportazione dei reperti in caso di emergenza. Il controllo microclimatico e l’apparato di illuminazione dovevano rispettare parametri precisi per
conservare al meglio manufatti delicati di pergamena, papiro, pelle e rame.
Il Laboratorio Museotecnico ha collaborato a tutti gli aspetti della progettazione
delle vetrine richieste che dovevano offrire garanzie di un’eccellente tenuta e di aperture tali da poter essere agilmente manovrate da un solo operatore, requisiti che
caratterizzano tanto le teche con apertura a ribalta verso l’alto, quanto quelle con
apertura a scorrimento della capsula di cristallo. Particolare impegno ha richiesto la
definizione progettuale e l’ingegnerizzazione delle vetrine incassate della galleria,
che rievocano gli arredi originali, di cui doveva essere visibile solo il fronte, costituito da una grande anta vetrata retroverniciata con gli angoli arrotondati.
“Fin dalla prima visita Sandro Goppion ha riconosciuto il valore di questo incarico –
ospitare un patrimonio culturale di così ampio significato nella storia del mondo occidentale, in un contesto architettonico che costituisce un punto di riferimento per la
storia dell’architettura moderna – ed il livello del suo coinvolgimento professionale ed
umano è stato eccezionale. Il team Goppion ha lavorato bene e a stretto contatto con
noi sia al museo che nel laboratorio di Milano e non abbiamo mai incontrato ostacoli
che derivassero dalla distanza, dalla lingua, da differenze culturali o di comportamenti.”
The Israel Museum
Armand Bartos and Frederick Kiesler
Rachel Lev, Gerusalemme
Area espositiva: 520 m 2; unità espositive: 32; lunghezza del fronte espositivo: 35 m
The Israel Museum
104
The Israel Museum
105
The Israel Museum
106
107
108
The Israel Museum
109
The Israel Museum
2003 - 2006
Musée des Arts Décoratifs, Parigi, Francia
Riaperto nell’Ala Marsan del Louvre, dopo una chiusura di oltre vent’anni, il museo si presenta oggi con un nuovo grandioso allestimento e l’obiettivo di regalare
all’osservatore gli elementi per riscoprire la storia delle arti decorative attraverso
le testimonianze del quotidiano. Il visitatore può scegliere il percorso cronologico
che, partendo dalla ricostruzione di una chiesa tardo-gotica, prevede un itinerario
spettacolare che va dal Medioevo ai nostri giorni e permette di toccare con mano
l’evoluzione delle arti decorative nei secoli. In alternativa, il percorso tematico offre collezioni altrettanto scenografiche: stanze dedicate al rococò, al liberty, agli
anni delle grandi Esposizioni Universali fino ad arrivare alle tendenze del 2000.
Alle collezioni più specifiche sono destinati allestimenti particolari: è il caso delle
“Period Rooms” che espongono le opere d’arte ricollocandole all’interno dei loro
contesti originali, quali il salone Talairac e la sala Barriol per il XVIII secolo o la
camera del Barone Hope del XIX. La Galleria Dubuffet è una raccolta di 160 sculture e disegni che Jean Dubuffet donò al museo nel 1965. Originale e inattesa è la
galleria dei giocattoli dove bambole, pupazzi, marionette e macchinine riproducono un’immagine dell’arte in miniatura, vista attraverso gli oggetti dell’infanzia.
110
La sfida
La sfida principale che la Goppion si è trovata ad affrontare è stata la necessità di
sviluppare e ingegnerizzare contemporaneamente due diversi progetti con visioni
antitetiche su come devono funzionare ed apparire le vetrine.
Le vetrine disegnate da Bernard Desmoulin e dal suo team erano dei contenitori
architettonicamente connotati, con delle peculiarità tecniche che andavano mostrate in una sorta di dialettica con gli oggetti in esposizione. Moinard e Tusquets
avevano, al contrario, una concezione ‘minimalista’ della vetrina che doveva, in
qualche modo, sparire a vantaggio delle opere esposte.
Nel complesso Goppion e i diversi team di designer hanno collaborato alla realizzazione di 142 vetrine oltre che dei pannelli, delle basi e del resto dell’apparato
espositivo per un’area di 25.000 mq.
Anche la fase dell’installazione ha costituito una sfida: malgrado i ritardi del restauro architettonico, la data di inaugurazione non poteva essere rimandata. Per
rispettare le scadenze contrattuali, Goppion ha messo a punto una strategia flessibile che consentisse di coordinare il lavoro proprio e degli exhibit designer secondo
un programma continuamente modificato ed aggiornato in base alla variabilità del
piano di completamento dell’edificio.
La soluzione Goppion
Due distinti team di exhibit designer hanno lavorato a questo vasto progetto, creando gallerie diverse per identità, materiali e forme. Per il successo dell’impresa è
stato necessario costruire i prototipi degli elementi più significativi ed analizzarli
con i designer e i curatori del museo.
111
Musée des Arts Décoratifs
Un esteso lavoro di modellazione in 3D ha reso possibile trovare il giusto equilibrio tra esigenze architettoniche e funzionali. Particolare attenzione è stata dedicata ai sistemi di apertura, alle guarnizioni e all’apparato d’illuminazione a fibre
ottiche, arrivando a soluzioni diversificate per le varie tipologie di vetrine. Nella
galleria dei giocattoli una vetrina è stata sospesa con un sistema innovativo di cavi
in tensione tale da garantire la sicurezza dei bambini.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
112
ÉMOC, Etablissement Public de Maîtrise d’Ouvrage des Travaux Culturels
Oscar Tusquets (TD&A) & Bruno Moinard (4BI) Associated Architects; Sylvain
Dubuisson; Bernard Desmoulin; Daniel Kahane; François-Joseph Graf, Parigi
Area espositiva: 25.000 m 2; unità espositive: 142; lunghezza del fronte espositivo:
509 m
Musée des Arts Décoratifs
113
Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
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Musée des Arts Décoratifs
123
Musée des Arts Décoratifs
2004 - 2006
The Fitzwilliam Museum, Cambridge, Regno Unito
The Egyptian Galleries
Il Museo Fitzwilliam è descritto dalla Standing Commission on Museums &
Galleries, nel 1968, come “una delle maggiori collezioni d’arte della nazione
e un monumento di primaria importanza”. La sua fondazione risale al 1816,
quando Riccardo, VII Visconte Fitzwilliam di Merrion, lasciò all’Università
di Cambridge le sue opere artistiche e letterarie ed i fondi per realizzare un
museo che le accogliesse e ne consentisse l’arricchimento. Il lascito originario
si è progressivamente arricchito grazie a nuovi scavi, donazioni e acquisizioni
ed all’appoggio di numerosi mecenati. Di recente la collezione d’arte egizia,
considerata una delle più prestigiose della Gran Bretagna, è stata oggetto di un
profondo rinnovamento e l’allestimento del museo è stato interamente riprogettato dall’architetto Iain Langlands, con un lavoro durato quasi 20 mesi.
Le gallerie egizie occupano oggi due grandi sale all’angolo nord-occidentale
della costruzione e ospitano una numerosa varietà di oggetti, molto differenti
tra loro per forma, dimensioni e materiali.
La sfida
124
125
La principale sfida era rappresentata dalle esigenze di esposizione e di illuminazione
dei preziosi e raffinati sarcofagi che il progetto prevedeva di esporre in modo da ricrearne l’originale composizione, aperti, e con una visione a 360°.
The Fitzwilliam Museum
La soluzione Goppion
Le vecchie vetrine sono state rimosse e sostituite da strutture nuove, appositamente realizzate dalla Goppion che consentono una migliore leggibilità dei reperti,
il perfetto controllo delle condizioni interne e un’elevata protezione delle opere.
La sostituzione delle vecchie teche ha inoltre permesso di ottimizzare la gestione
degli spazi e l’organizzazione dell’esposizione.
Per i sarcofagi, alloggiati all’interno di grandi vetrine a isola, è stata progettata e
realizzata una struttura ad albero in acciaio, supportata da una ulteriore struttura
in acciaio non a vista, in grado di sostenerne il notevole peso e, al tempo stesso, di
consentire i passaggi per le fibre ottiche di illuminazione.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
University of Cambridge, The Fitzwilliam Museum
Iain Langlands, BLB Architects, Londra
Area espositiva: 300 m 2; unità espositive: 25; lunghezza del fronte espositivo: 55 m
126
The Fitzwilliam Museum
127
The Fitzwilliam Museum
128
The Fitzwilliam Museum
129
The Fitzwilliam Museum
130
The Fitzwilliam Museum
131
The Fitzwilliam Museum
2005 - 2006
Victoria and Albert Museum, Londra, Regno Unito
The Jameel Gallery of Islamic Art
La collezione della Jameel Gallery al V&A rappresenta una delle più prestigiose
e ampie raccolte d’arte islamica, con oltre 400 capolavori che coprono in un arco
cronologico di 1000 anni.
La ristrutturazione della galleria prosegue il programma di rinnovamento museale
iniziato nel 2002 con le British Galleries, inserendosi nel più ampio contesto della
rivalutazione dell’arte islamica nei maggiori musei del mondo.
La sfida
132
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
133
Fulcro della collezione è il tappeto di Ardabil, capolavoro dell’artigianato iraniano,
che il progetto prevedeva di esporre orizzontalmente a livello del pavimento: per
il tappeto più grande al mondo doveva essere realizzata la vetrina più grande al
mondo, una “stanza” vetrata di oltre 70 m 2.
Le vetrine laterali dovevano essere prive di montanti metallici e di basamento, con
un’unica anta - alta fino a 6 m - interamente apribile per garantire agli operatori
un facile accesso.
Ulteriori sfide erano rappresentate dalla necessità di realizzare un pavimento rialzato di ridotta portata cui ancorare le vetrine, dalla richiesta di rivestire in marmo
le parti metalliche, dagli standard di tutela e tenuta d’aria, dieci volte superiori alle
norma, e, infine, dal poco tempo a disposizione, 12 mesi, dall’ingegnerizzazione
alla realizzazione dei prototipi, all’installazione.
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
La soluzione Goppion
Premi speciali
134
La collezione di tappeti della Jameel Gallery è unica al mondo. Per la sua opera
più prestigiosa, il tappeto di Ardabil, è stata sviluppata una vetrina speciale – una
‘stanza’ di 7 x 11 m, alta 3 – che ha soddisfatto pienamente le richieste del progettista. Benché il disegno originale prevedesse una semplice porta su uno dei lati,
sviluppandolo ci si è resi conto che lo spazio da lasciare intorno al tappeto non solo
avrebbe richiesto una vetrina più ampia, ma avrebbe tenuto i visitatori a troppa
distanza dal manufatto.
Di contro il Laboratorio Museotecnico ha progettato e ingegnerizzato un sistema
innovativo a sollevamento dell’intero perimetro vetrato (36 m). Il risultato è una
vetrina i cui lati, composti da lastre in vetro antiriflesso saldate tra loro, si sollevano
per mezzo di un sistema di viti telescopiche comandate simultaneamente da una
catena e collocate in una fessura realizzata nel pavimento.
Come risultato i visitatori possono godere di un’ottima visuale e i curatori effettuare agevolmente le operazioni di manutenzione. Il premio vinto da questa vetrina
costituisce la testimonianza dell’impegno e dell’abilità di tutti i partner coinvolti.
Per esporre gli altri tappeti, il designer ha progettato vetrine verticali addossate,
con ante grandi fino a 6 x 3 m, apribili da un solo operatore. Per sopportare questi
carichi sono state realizzate cerniere a quadrilatero articolato eccezionalmente robuste. In più i prototipi hanno mostrato la necessità di costruire telai in alluminio,
precaricati con cavi ed aste di acciaio, per riuscire a sostenere in assoluta sicurezza
le lastre di vetro. La soluzione, brevettata, ha permesso di assemblare le ante all’interno della sala, risolvendo così il problema non irrilevante di farle passare attraverso le porte del museo, di dimensioni appena sufficienti al passaggio delle sole
lastre in cristallo; di alleggerire il peso delle ante stesse e, soprattutto, di impedire
pericolose flessioni della lastra.
Oliver Salway
Direttore Softroom Ltd
“Il progetto espositivo è stato definito accuratamente fin dall’inizio, benché restassero da risolvere le sfide ingegneristiche. Goppion ha avuto il grande merito
di rispettare in ogni dettaglio lo spirito del progetto e di trovare le soluzioni ingegneristiche per realizzarlo, anziché cercare di imporre sistemi standardizzati che
avrebbero alterato l’aspetto delle vetrine.”
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
Victoria and Albert Museum
Oliver Salway, Softroom Architects, Londra
Area espositiva: 660 m 2; unità espositive: 42; lunghezza del fronte espositivo: 127 m
V&A, Softroom Architects e Goppion hanno vinto il “Best Commercial Fixture”
Award al FX International Interior Design 2006 per la vetrina del tappeto di
Ardabil.
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
135
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
6
7
9
5
8
4
3
2
1
Una delle 10 unità utilizzate per sollevare la parte vetrata della grande teca del tappeto di Ardabil, collocate in fessure praticate nel pavimento del museo. 1, vite trapezoidale protetta da un cannotto metallico (2), movimentata da madreviti di grandi
dimensioni (3), azionate da ingranaggi (5), movimentati da un’unità moto riduttrice elicoidale, sistemata in una fessura sotto
il pavimento; la trasmissione è a doppia catena; 4, sostegno del gruppo meccanico. Queste complesse unità di sollevamento
sono fissate a un telaio metallico (8) che corre lungo tutto il perimetro della vetrina. Le lastre di vetro verticali (6) sono fissate
ad una piastra in acciaio stampato (7). In posizione di chiusura aderiscono alle piastre di fermo nascoste nel pavimento, per
mezzo di una doppia guarnizione o-ring (9).
136
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
137
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
138
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
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Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
140
141
142
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
143
Victoria and Albert Museum, The Jameel Gallery of Islamic Art
2004 - 2008
The Newseum, Washington, D.C., Stati Uniti d’America
Inaugurato nell’aprile 2008, il Newseum, realizzato dal Freedom Forum, è il più
grande museo al mondo dedicato all’informazione e alla storia dei media, dalle
origini fino all’era digitale. È ospitato in una struttura di nuova costruzione, sulla
Pennsylvania Avenue, nel cuore storico e politico della città, tra la Casa Bianca e
il Campidoglio. L’edificio si sviluppa su sette piani, per un totale di 23.000 m 2 ,
divisi in gallerie espositive, aree polifunzionali, teatri, spazi commerciali, stazioni
interattive e servizi per il visitatore. Al suo interno sono esposti oltre 6.200 oggetti
legati a eventi significativi per la storia e l’evoluzione dei media, 35.000 prime
pagine di quotidiani e periodici di tutto il mondo, le foto che hanno fatto la storia
del giornalismo.
La facciata dell’edificio simboleggia la “finestra sul mondo” che la stampa rappresenta: il testo del Primo Emendamento inciso a lettere cubitali in bronzo su blocchi
di marmo sovrasta un’imponente parete in vetro che offre ai passanti la possibilità
di vedere l’attività all’interno del museo e ai visitatori di godere la vista della Casa
Bianca e del Campidoglio, luoghi simbolo del mondo culturale americano e internazionale.
144
La sfida
Le dimensioni del progetto – 42 vetrine per un fronte espositivo di oltre 100 m
e una ‘spina’ centrale con 344 teche a cassetto speciali – hanno costituito una notevole sfida. La maggior parte delle costruzioni erano eccezionali per dimensioni,
forma o complessità meccanica. Le teche a cassetto, in particolare, dovevano essere
perfettamente trasparenti ed esteticamente di pregio, ma assolutamente sicuri. Per
di più, visto che erano destinati a contenere materiale facilmente degradabile –
quotidiani, riviste e stampe in genere – dovevano garantire altissime prestazioni
in termini di conservazione.
La soluzione Goppion
Lavorando in stretta collaborazione con lo studio Ralph Appelbaum Associates, che
ha curato l’exhibit design del museo, la Goppion ha fornito l’allestimento delle 14
principali sale espositive: strutture progettate e realizzate su misura per le differenti
zone del museo, di cui il Laboratorio Museotecnico ha curato l’ingegneria. Operando direttamente on site, Goppion ha curato anche tutte le fasi di installazione.
È stata ingegnerizzata e prodotta una vetrina a base triangolare con lati verticali
inclinati, dotata di un sistema di apertura dell’anta a scorrimento, con una guida
incassata nel pavimento, azionabile anche da un solo operatore. Il sistema è fondato su un meccanismo di estrazione per mezzo di quadrilateri articolati posti nella
parte superiore dell’anta: con movimento simultaneo la lastra di vetro viene prima
sospinta verso l’alto e poi scorsa lateralmente. Per la particolare forma della vetrina,
è stato necessario l’utilizzo di lastre in vetro di notevole spessore definito per mezzo di numerosi calcoli strutturali.
145
The Newseum
Le vetrine addossate della galleria principale hanno un fronte unico (lungo fino
6 m e alto 3), piegato ad angolo in alto. Per queste vetrine Goppion ha ingegnerizzato un sistema di apertura motorizzato che consente di ruotare le enormi lastre
in vetro sul lato lungo, consentendo così agli operatori un inatteso facile accesso
all’interno. Per la ‘spina’ centrale Goppion ha progettato e realizzato 344 teche a
cassetto a chiusura automatica, ciascuna dotata di meccanismi di smorzamento e
decelerazione, ermetiche, con controllo microclimatico passivo. Per raggiungere
questa soluzione di raffinata eleganza, sono stati necessari 7 prototipi.
Premi speciali
Christopher Miceli
Senior Associate
Ralph Appelbaum Associates
Committente
Progetto architettonico
Progetto museografico
Dati del progetto
Nel 2009 il Newseum ha vinto il SEGD Design Award.
4
“Gli studi sviluppati per le vetrine superavano i limiti di ciò che è ritenuto possibile quanto a dimensioni, accesso e struttura. Goppion ha accettato il progetto
con entusiasmo e diretto la sua energia creativa a ingegnerizzarli. Ed è questo che
lo distingue dai suoi concorrenti. Vuole accettare la sfida, vuole innovare ed ha le
capacità creative e tecniche per farlo.”
5
The Freedom Forum
Polshek Partnership Architects, New York
Ralph Appelbaum Associates, New York
Area espositiva: 7.897 m 2; unità espositive: 359; lunghezza del fronte espositivo:
155 m
2
1
3
7
6
Le speciali vetrine, di forma irregolare, hanno uno speciale sistema di estrazione delle ante. Nel dettaglio un’unità di estrazione a quadrilatero, composta da: 1, vite; 2, chiocciola; 3, bracci del quadrilatero in acciaio; 4, barra di sostegno per il vetro
dell’anta; 5 e 7, giunti con la cerniera; 6, strisce di ancoraggio della parte mobile in vetro al corpo della vetrina.
146
The Newseum
147
The Newseum
148
The Newseum
149
The Newseum
150
The Newseum
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The Newseum
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The Newseum
153
The Newseum
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The Newseum
155
The Newseum
2005 - 2009
The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, Stati Uniti d’America
The Ceramic Gallery
The African Gallery
The American Indian Gallery
The Egyptian Gallery
.
Il Nelson-Atkins Museum of Art, fondato nel 1933 per arricchire culturalmente la crescente comunità di Kansas City, ha sede in un grande palazzo neoclassico nel cuore della città. Accresciutosi rapidamente, si è imposto all’attenzione
internazionale grazie soprattutto alla collezione di arte asiatica che annovera
opere di grande pregio. Nel 1999 il Museo ha deciso di ampliare i suoi spazi,
divenuti ormai inadeguati sia dal punto di vista espositivo che per gli ambiziosi
obiettivi educativi e culturali della struttura.
L’architetto newyorkese Steven Holl, incaricato del progetto, ha realizzato
un nuovo movimentato complesso, il Bloch Building, situato lungo il lato
orientale del Museo, sulle pendici dell’ampio Kansas City Sculture Park. Il
risultato è un’architettura innovativa, snella e luminosa, in armonico contrasto con l’originale edificio Beaux-Arts. Cinque lenti, costruite in strati
di vetro, emergono dalla terra e generano un suggestivo collegamento fra
architettura, paesaggio e arte. Accanto al Bloch Building, il progetto prevedeva il restauro del vecchio complesso e dello Sculpture Park e un riallestimento delle gallerie permanenti. Grazie a questi interventi la superficie
museale è cresciuta di oltre il 70 per cento ed offre cinque livelli distinti di
gallerie espositive.
156
La sfida
Per il Nelson-Atkins Museum of Art, la Goppion è stata chiamata a realizzare
le vetrine per diverse sezioni in collaborazione con l’ufficio di exhibit design
interno al Museo, ed avendo così l’occasione di sviluppare un metodo di lavoro
fondato su una speciale sinergia progettuale che non ha mancato di dare i suoi
risultati di eccellenza e di costituire la base per ulteriori sviluppi nel metodo di
collaborazione, dimostratosi vincente, con altre istituzioni.
Le vetrine richieste, per la maggior parte di grandi dimensioni, dovevano integrarsi fortemente con la struttura dell’edificio, il ché ha reso necessaria la realizzazione di pre-strutture importanti.
La soluzione Goppion
Tra i risultati ingegneristici di eccellenza raggiunti, vi è la grande vetrina per
la African Gallery, costituita da un lungo box a parete (6,5 m di lunghezza, 2,5
m di altezza), che si apre a ribalta verso l’alto con l’ausilio di molle a gas. Tale
soluzione ha permesso di accogliere la richiesta del Museo che intendeva mantenere un fronte vetrato il più ampio possibile, senza interruzioni dovute ad ante,
montanti etc.
Questa grande scatola di vetro ha il perimetro adiacente al muro sostenuto da un
telaio metallico, connesso allo schienale nella parte alta con cerniere a quadrilatero articolato che ne permettono la rotazione.
157
The Nelson-Atkins Museum
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
The Nelson-Atkins Museum of Art
Steve Waterman, Rebecca Young, The Nelson-Atkins Museum Exhibition
Design Department, Kansas City; The Ceramic Gallery: George Sexton
Associates, Washington, D.C.
Area espositiva: 4.575 m 2 ; unità espositive: 65; lunghezza del fronte espositivo: 235 m
A sinistra: The Ceramic Gallery
A destra: The African Gallery
The American Indian Gallery
egyptian
The Egyptian Gallery
158
The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
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The Nelson-Atkins Museum
169
The Nelson-Atkins Museum
2006 - 2010
The Museum of Islamic Art, Il Cairo, Egitto
Il Museo di Arte Islamica del Cairo è annoverato fra i più importanti del mondo
per le sue eccezionali collezioni di manufatti in legno, stucchi, oggetti in ceramica,
vetro, cristallo e tessuti di ogni epoca, provenienti da tutto il mondo islamico.
Nel 2003, dopo anni di oblìo, il museo è stato oggetto di un programma di rinnovamento complessivo che, oltre al restauro dell’edificio e al rifacimento degli
interni, riguardava anche l’exhibit design e gli apparati espositivi. Il masterplan
è stato realizzato dal museografo francese Adrien Gardère, che ha curato anche
l’exhibit design del museo in collaborazione con il Département des Arts Islamiques del Louvre che ha fornito la sua consulenza circa l’organizzazione delle
collezioni.
Riaperto al pubblico nel 2010, il nuovo museo si articola in due grandi ali. L’ala
nord, dedicata alle dinastie musulmane in Egitto, è organizzata secondo un approccio cronologico, a cominciare da quelle più antiche: in particolare, quella dei
Fatìmidi – i fondatori della città – e quella ottomana. Questa sezione conduce i
visitatori alla scoperta del Cairo, della sua storia e della sua architettura. L’ala sud
è invece dedicata all’arte islamica che si è sviluppata fuori dall’Egitto. Accoglie la
collezione turco-ottomana e quella iraniana, incredibilmente ricca, e introduce, attraverso il tempo e nelle diverse aree geografiche, i temi universali dell’arte islamica: arte funeraria, calligrafia ed epigrafia, luce e colore, acqua e giardini, geometria
e numeri, medicina.
Le 25 gallerie espongono oggi 2.500 opere di grande valore artistico e storico,
selezionate tra i 100.000 oggetti che costituiscono il fondo del museo. Fra i tesori
esposti vi sono una chiave d’oro della Kaaba, l’edificio che custodisce la Pietra Nera
nella Grande Moschea della Mecca, e il più antico dinaro islamico, risalente al 697.
Si possono inoltre ammirare rari manoscritti del Corano, tappeti persiani, ceramiche ottomane e antichi strumenti scientifici utilizzati per l’astronomia, la chimica
e l’architettura.
La sfida
171
Una museografia discreta che lascia piena visibilità alle magnifiche forme e cromie
degli oggetti e al tempo stesso si integra armoniosamente nelle sale del palazzo,
registrato tra gli edifici storici del Cairo.
Nessun elemento strutturale in vista, ma solo il vetro e la pietra “turkish grey” –
la stessa del pavimento – e teche lunghe anche 5 metri, completamente in vetro
extrachiaro antiriflesso, apribili facilmente da una sola persona non esperta, sono
alcuni degli elementi caratterizzanti l’allestimento. Significativo è stato il management dell’intero progetto, in coordinamento con il committente e le maestranze
locali, impegnate nel restauro dell’edificio e nelle lavorazioni dei marmi di rivestimento di tutte le parti strutturali delle vetrine.
The Museum of Islamic Art
La soluzione Goppion
I tecnici Goppion hanno lavorato in stretta sinergia con il designer nella fase progettuale, per poter recepire nei dettagli le istanze formali, avendo sempre cura
a che i requisiti funzionali di tenuta, sicurezza, facilità d’uso venissero rispettati.
Sono inoltre stati realizzati i prototipi di ogni modello, verificati dai conservatori
del museo prima della loro installazione. Uno studio specifico è stato condotto
per i sistemi di sostegni degli oggetti, in particolare delle lampade da sospendere
al soffitto.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
Supreme Council of Antiquities
Adrien Gardère, Parigi
Area espositiva: 3.100 m 2; unità espositive: 125; lunghezza del fronte espositivo:
268 m
172
The Museum of Islamic Art
173
The Museum of Islamic Art
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The Museum of Islamic Art
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The Museum of Islamic Art
176
The Museum of Islamic Art
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The Museum of Islamic Art
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The Museum of Islamic Art
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The Museum of Islamic Art
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2006 - 2010
Musée des Beaux-Arts de Limoges, Limoges, Francia
Il Museo delle Belle Arti di Limoges, situato nel cuore del quartiere storico della
città medievale, ha una facciata molto elegante che si apre al sud su un complesso
di giardini a terrazze che scendono verso la riva della Vienne: occupa tutto il Palazzo del vescovado, bell’edificio del Settecento iscritto nelle liste dei Monumenti storici francesi che raccoglie diverse collezioni legate alla storia, alla cultura e
all’influenza di Limoges (smalti), ma anche collezioni di sculture, pitture e disegni
che appartengono al patrimonio storico della di città e che prima decoravano gli
edifici pubblici.
Le collezioni permanenti sono istallate su tre livelli dell’edificio principale:
- al livello basso del pianterreno: le collezioni egiziane, archeologiche e di storia
della città;
- al livello alto del pianterreno: le collezioni di pittura;
- al primo piano: le collezioni di smalti e oreficeria.
Il filo conduttore del progetto è stato di non sconvolgere i grandi equilibri della
composizione di origine del vecchio Palazzo vescovile.
Il percorso di visita del Museo delle Belle Arti è stato ideato come una passeggiata
interna, con il suo proprio ritmo, i suoi momenti di intensità, le sue respirazioni, le
sue pause. La luce e la sceneggiatura svolgono un ruolo preponderante.
La sfida
Lo spirito del luogo ci è parso dover essere rispettato anche nei suoi allestimenti interni e le sue attrezzature museotecniche evitando che il carattere della residenza
vescovile fosse cancellata da una sceneggiatura troppo presente: la muesotecnica,
indispensabile per la buona presentazione e conservazione delle collezioni, non
deve apparire a scapito delle collezioni.
La vera padronanza della tecnica è di far in modo che sia impercettibile: dare da
vedere solo le opere ed il luogo senza snaturare lo spirito.
È la ragione per la quale gli allestimenti proposti sono principalmente costituti da
vetrine e basi dal disegno epurato realizzati in metallo e vetro che permettono di
combinare una espressione molto moderna della museografia nel suo dialogo con
l’architettura minerale degli scantinati del Palazzo vescovile o più decorativa nei
piani superiori.
La soluzione Goppion
Questa concezione originale, il cui obiettivo è di rimettere l’opera al centro del percorso di visita e di favorire l’integrazione dell’allestimento museale allo scenario delle sale,
è minimalista nel suo disegno, ma rappresenta una sfida tecnica per la realizzazione dei
manufatti: il know-how della Goppion ha pienamente contribuito a questa operazione
per la realizzazione di arredi museali d’altissima qualità che integrano, senza mostrarle,
le attrezzature tecniche più sofisticate necessarie alla protezione e alla buona conservazione delle opere (controllo climatico con cassetti per Silicagel, integrazione di sensori
183
Musée des Beaux-Arts de Limoges
di temperatura e igrometria, inserimento di Dispositivi di Protezione Ravvicinata delle Opere (DRO), ante e superficie vetrate di dimensioni molto grandi, ecc.).
L’esperienza della società Goppion, combinata con la realizzazione di prototipi di
studio, ha consentito di realizzare delle vetrine che permettono una grande flessibilità della presentazione (fondi regolabili in profondità e inclinabili, attrezzature
interne amovibili ed intercambiabili, ecc.) e costituisce un vantaggio capitale per
lo sviluppo e l’avvenire di un museo importante come il Museo delle Belle Arti di
Limoges.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
184
Ville de Limoges
Fabrice Mazaud, Dubois et Associés, Parigi
Area espositiva: 6.500 m 2; unità espositive: 160; lunghezza del fronte espositivo:
350 m
Musée des Beaux-Arts de Limoges
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Musée des Beaux-Arts de Limoges
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Musée des Beaux-Arts de Limoges
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2007 - 2010
Musée de l’Armée, Parigi, Francia
Département Moderne
Nella primavera del 2010 l’ala orientale del Museo dell’Armée a Parigi è stata riaperta al pubblico, dopo una ristrutturazione durata oltre 10 anni, per un costo di 68
milioni di euro. La galleria offre un’affascinante e spettacolare viaggio attraverso
la storia francese. La prima tranche del progetto ha interessato le sale dedicate alle
campagne dell’esercito francese dal 17° secolo al Secondo Impero. Con l’apertura
degli spazi espositivi che coprono il periodo fino alla Comune, i visitatori possono
ripercorrere la storia francese dal medioevo ad oggi. Due antiche sale mensa sono
state trasformate in spazi espositivi. La prima offre la ricostruzione storica di come
era in origine e presenta materiali didattici sulla storia della mensa, nell’altra è
esposta la splendida collezione di uniformi della cavalleria del 18° secolo.
La sfida
191
Nel 2007 il Musée de l’Armée ha dato incarico alla Goppion di rinnovare le sale
del Dipartimento Moderno. La sfida era considerevole: avevamo di fronte un progetto ampio e tecnicamente complesso da adattare all’architettura esistente in un
tempo relativamente breve.
Musée de l’Armée
Per la costruzione delle vetrine dislocate su una superficie di oltre 2.000 m 2 , sono
stati impiegati: 262.000 kg d´acciaio, 2.250 m 2 di vetro, 3.350 m di guarnizioni.
Sono stati inoltre prodotti circa 7.000 disegni.
La soluzione Goppion
Il nostro lavoro ha favorito e messo in evidenza lo stretto rapporto che lega la progettazione, l’ingegnerizzazione delle vetrine e il restauro architettonico. L’exhibit
designer, Adeline Rispal, ha disegnato grandi vetrine, al cui interno, su una griglia
di sagome umane, andava collocata la collezione di uniformi ordinatamente disposte a rievocare le truppe in marcia.
Specchi disposti dietro le vetrine moltiplicano il numero delle uniformi per produrre un effetto di massa e mostrare i soldati da tutti i lati.
Le vetrine attraversano le divisioni tra le stanze, reali o create ad arte, a simboleggiare la marcia degli eserciti attraverso distese sempre più vaste.
I muri sono rivestiti da una struttura modulare continua di pannelli in vetro e
metallo che crea le contropareti e i controsoffitti che nascondono gli impianti tecnici: nelle contropareti sono incassate le vetrine, mentre i controsoffitti contengono
l’impianto di illuminazione e costituiscono l’elemento superiore delle vetrine.
Più di 200 teche spariscono così dalla vista, focalizzando l’attenzione sugli oggetti esposti e supportando il materiale illustrativo senza interruzioni. Attraverso le
applicazioni dell’ingegneria meccanica, strutturale, elettrica ed elettronica e del
controllo microclimatico, Goppion ha sviluppato il progetto così come voluto dal
museo e dal designer. I rigidi processi di controllo della qualità sono stati vagliati ed
approvati personalmente dal direttore del Museo, Generale Robert Bresse.
Generale Robert Bresse
Direttore del Musée de l’Armée
“Goppion è stato capace, tra le altre cose, di far fronte a tutta quella serie di difficoltà e di modifiche che inevitabilmente sorgono quando si lavora in un monumento
storico ed ha coordinato al meglio il suo lavoro con quello degli altri settori del
progetto.”
Committente
Progetto architettonico
e museografico
Dati del progetto
192
Musée de l’Armée
Adeline Rispal, Réperages Architectures, Parigi
Area espositiva: 2.000 m 2; unità espositive: 400; lunghezza del fronte espositivo:
360 m
Musée de l’Armée
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Musée de l’Armée
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2007 - 2010
Museum of Fine Arts, Boston, Stati Uniti d’America
Art of the Americas Wing
The Egyptian Gallery
The Greek Gallery
Il MFA di Boston è uno dei più importanti musei d’arte del mondo. Nell’autunno
2010 è stata inaugurata la nuova ala dedicata alle arti americane su progetto dello
studio Foster & Partners, durato 10 anni, con un costo di 500 milioni.
Il progetto ha arricchito le modalità di accesso ai grandi lavori artistici, ha migliorato la visita delle gallerie ed ampliato gli spazi espositivi per le collezioni enciclopediche dell’MFA (400.000 oggetti), i programmi educativi, gli impianti di
conservazione e le mostre speciali.
Per la prima volta, dalla fondazione del museo nel 1870, la nuova ala espone insieme le espressioni artistiche delle Americhe, articolate su quattro piani secondo
un ordine cronologico, dalla preistoria dei nativi e le collezioni precolombiane alle
opere della metà del XX secolo.
Affiancata da due padiglioni, rispettivamente a nord e a sud, l’ala comprende ampie
zone vetrate che rendono il museo più trasparente e si aprono all’esterno, dialogando con l’architettura storica del museo.
Goppion è stato incaricato del progetto di ingegnerizzazione, della realizzazione
dei prototipi, del controllo dei costi, della produzione e dell’installazione delle vetrine. Lavorando a fianco dell’Ufficio Progetti del’MFA, ha contribuito e continua
a contribuire al rinnovamento di numerose altre gallerie del museo.
La sfida
L’obiettivo e la sfida principale di questo progetto era riuscire ad utilizzare i talenti
creativi e le energie di un team ampio e specializzato, per creare un prodotto di
eccellenza e, soprattutto, un’esperienza di visita unica nel suo genere. Date le dimensioni del progetto – oltre 175 impianti principali su una superficie di 13.000
m 2 articolata su 4 piani – la sfida consisteva anche nel restare nei tempi e nel budget, rispettando i requisiti di conservazione del museo e al tempo stesso mantenendo il giusto equilibrio tra il concept design dell’architetto e le richieste dei curatori.
Malgrado la distanza che separava l’MFA, lo studio Foster&Partners e la Goppion,
tutti questi obiettivi sono stati raggiunti grazie ai supporti informatici e a quel
‘linguaggio delle vetrine’ che ha consentito a ciascun membro del team di giocare
il suo ruolo al momento giusto e in stretta sinergia con gli altri.
Il contributo Goppion
Questo ambizioso progetto ha rappresentato per la Goppion l’opportunità di affinare ulteriormente il suo metodo di lavoro, basato sulla stretta collaborazione tra
tutti gli attori.
L’MFA e lo studio F&P hanno sviluppato il Concept Design preliminare e definito
il budget complessivo. La Goppion ha lavorato a fianco del team del museo al completamento del progetto e alla finalizzazioni del budget. Nelle fasi iniziali sono
stati definiti i criteri di conservazione preventiva, di sicurezza e di manutenzione.
Altri elementi come l’illuminazione, i sistemi di apertura, l’allestimento interno e
201
Museum of Fine Arts
l’apparato didascalico sono state definiti nelle successive fasi di sviluppo del progetto, in un processo che ha richiesto un anno. Una volta definite le “famiglie” delle
vetrine principali, Goppion ha iniziato la costruzione dei prototipi per dare fisicità
al concept design e verificarne eventuali limiti o difetti. Quando un prototipo veniva
ultimato e valutato dal team, il progetto, fino ad allora solo sulla carta, diventava
realtà.
Dopo l’approvazione dei prototipi e dei disegni esecutivi, la produzione e l’installazione sono state organizzate in base alla scala di priorità del museo. Da un punto di
vista tecnico alcune vetrine sono tra i prodotti più sofisticati finora realizzati, come
i “box” in vetro di scala eccezionale per i modelli delle navi, le sedie di Eames e
l’arte pre-colombiana o le vetrine a parete, lunghe 6 metri e pesanti una tonnellata,
che possono essere aperte da un solo operatore. Sottilissime cerniere inserite nei
cielini in vetro risultano praticamente invisibili. L’intero lavoro costituisce un tributo all’ingegno, all’abilità e alla collaborazione dell’intero team.
Tsugumi Maki Joiner
Manager del Gallery
Planning & Installation
Exhibitions & Design
Committente
Progetto architettonico
Progetto museografico
Dati del progetto
202
“La competenza della Goppion in materia artistica e in conservazione preventiva la
portano ad apprezzare il bisogno di vetrine non standardizzate, ma fatte su misura
delle opere. Goppion non crede nel prodotto ‘di serie’ e preferisce soddisfare le
esigenze individuali del committente (...)
L’ingegnerizzazione delle vetrine è impressionante, così come l’attenzione prestata
alle preoccupazioni di ordine strutturali e di conservazione, per ridurre al minimo
i rischi che si potrebbero correre una volta che le vetrine sono costruite e installate.
Lo staff tecnico lavora a stretto contatto con i designer, i curatori, i conservatori e
gli architetti per produrre vetrine che non sono solo fantastiche a vedersi, ma anche
incredibilmente funzionali (...)
Come project manager, comunque, le mie preoccupazioni principali risiedevano
nella pianificazione e nella gestione del cantiere e del prodotto. Goppion ha ascoltato con attenzione le mie preoccupazioni e ha lavorato indefessamente a migliorare la pianificazione complessiva. Ha capito l’entità della nostra impresa e continuato
ad investirci ogni risorsa necessaria.
Il progetto dell’MFA, con oltre 200 vetrine Goppion, è stato complesso e sfaccettato. Anche in questo clima la Goppion ha dato prova di essere un’azienda molto
organica, in grado di crescere e di trasformarsi rapidamente per far fronte alle esigenze in continuo cambiamento del nostro progetto.”
Museum of Fine Arts
Foster & Partners Limited, Londra
Foster & Partners Limited, Londra; MFA’s Department of Exhibitions
and Design, Boston
Area espositiva: 7.200 m 2; unità espositive: 295; lunghezza del fronte espositivo:
670 m
Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
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MFA - Museum of Fine Arts
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Museum of Fine Arts
2008 - 2010
Museum of Anthropology at The University of British Columbia,
Vancouver, Canada
The First Nations Gallery
Il MOA è uno dei maggiori musei didattici canadesi, famoso per le collezioni della
costa nord-occidentale e per il suo rapporto di collaborazione con le First Nations
ed altre comunità. Un grande progetto di rinnovamento e di ampliamento ne ha
recentemente rafforzato il ruolo di istituzione pubblica e scientifica, aprendo nuove
opportunità per la ricerca, la didattica e la fruizione. Concetto ispiratore del nuovo
allestimento, che ha portato ad esporre oltre il 50% delle collezioni, è l’accessibilità. Il “deposito visitabile” consente oggi agli studiosi, ai nativi, agli studenti e ai
visitatori il libero accesso alla totalità degli oggetti, in un ambiente esteticamente
gradevole, ma caratterizzato da una ricca e densa esposizione.
L’incarico del riallestimento è stato affidato alla Goppion, ritenuta l’unica ditta in
grado di realizzare le vetrine e le installazioni richieste.
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215
Museum of Anthropology at The University of British Columbia
La sfida
La soluzione Goppion
Il museo era alla ricerca di un partner che fornisse un prodotto di eccellenza, all’altezza della sfida intellettuale e progettuale di realizzare un nuovo sistema per l’esposizione delle First Nations, fulcro della collezione e della mission del museo.
All’avvio della collaborazione con Goppion, il team del museo aveva un’idea assai
chiara di cosa dovevano essere le vetrine, ma non altrettanto del se e del come potevano essere realizzate. Gli allestimenti interni richiedevano grande versatilità per
ospitare i numerosi e diversificati oggetti in mostra, che spaziano dall’amo di osso di
foca alla canoa in cedro. Vetrine per una superficie di 1.400 m2 andavano prodotte
entro tempi e costi rigidamente definiti. L’installazione era poi ulteriormente complicata dai lavori di ristrutturazione dell’edificio ancora in corso.
Alla fine le numerose riunioni, tenute sia a Vancouver che a Milano nell’arco di un
anno, hanno portato alle soluzioni eleganti e personalizzate illustrate nelle pagine
che seguono.
4
3
2
Malgrado il concetto di “open storage” in espansione abbia da sempre caratterizzato il museo, i curatori hanno compreso che un’operazione radicale di ampliamento dell’esposizione richiedeva un ripensamento totale degli impianti espositivi. Le
soluzioni realizzate ad hoc sono frutto della volontà di Goppion di comprendere a
fondo le necessità del cliente e della propria capacità di progettare e adattare forma
e funzione delle vetrine alla sua piena soddisfazione.
Per il MOA è stato sviluppato un sistema di cassetti con un innovativo meccanismo
di scorrimento, con dispositivo antibrandeggio e smorzatore di fine corsa in apertura e chiusura, costituito da un sistema di guide ad alte prestazioni, per la cui realizzazione si sono rese necessarie numerose ed intense sperimentazioni. I cassetti,
alcuni dei quali avevano uno sviluppo in larghezza di 3 metri, sono interamente
in acciaio e chiusi da una lastra in vetro stratificato. Per sviluppare il progetto, i
designer e i progettisti della Goppion hanno utilizzato video-conferenze ed incontri diretti, lavorando su files e modelli tridimensionali. Le capacità e l’esperienza
del team di progettazione, che ha sempre lavorato a stretto contatto con il cliente,
hanno risolto, con soluzioni innovative di altissimo livello, le numerose sfide incontrate nella progettazione, nella produzione e nell’installazione.
Skooker Broome
Senior Exhibit Designer, MOA
“La relazione stabilita con Goppion è stata tra le più gratificanti e professionali dei
miei 25 anni di carriera di progettazione museografica.”
Committente
Progetto architettonico
Progetto di restauro
Progetto museografico
Dati del progetto
The University of British Columbia
Stantec Architecture, Noel Best, Vancouver
Graham Downes Architecture Inc., Steven Hoard, San Diego
Anthony Shelton, Skooker Broome, David Cunningham, MOA–Vancouver
Area espositiva: 1.670 m 2; unità espositive: 76; numero di cassetti: 536; lunghezza
del fronte espositivo: 407 m
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I grandi e pesanti cassetti costruiti per il MOA sono dotati di un dispositivo di scorrimento ad alta prestazione. Se non controllata,
la massa in movimento prende una considerevole inerzia che potrebbe causare un impatto a fine corsa in chiusura. Per eliminare questo rischio e assicurare una chiusura completa e delicata sono stati creati speciali smorzatori che riportano i cassetti in
posizione nella fase finale della chiusura. Il disegno mostra un dettaglio parziale di questo meccanismo composto da: 1, unità
principale; 2, cursore con gancio; 3, cuscinetti sferici; 4, guida di scorrimento del cursore; 5, smorzatore a gas; 6, ritorno a molla.
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Museum of Anthropology at The University of British Columbia
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Museum of Anthropology at The University of British Columbia
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Museum of Anthropology at The University of British Columbia
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Museum of Anthropology at The University of British Columbia
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Museum of Anthropology at The University of British Columbia
2008 - 2010
Museo Galileo, Firenze, Italia
Dopo i lavori di ristrutturazione, che ne hanno rivoluzionato gli spazi espositivi
e l’allestimento, l’Istituto e Museo di Storia della Scienza è stato riaperto al pubblico col nuovo nome di Museo Galileo. La nuova denominazione pone l’accento
sull’importanza che l’eredità galileiana riveste per le attività e per la fisionomia
culturale dell’istituzione: un museo dotato di un inestimabile patrimonio di strumenti e apparati sperimentali e, al tempo stesso, un istituto impegnato in attività di
ricerca e di documentazione. Il restauro degli spazi dell’antico Palazzo Castellani
ha valorizzato la dimensione monumentale e il pregio architettonico della sede.
Le eleganti vetrine di ultima generazione esaltano la qualità estetica degli oggetti,
garantendone al contempo la perfetta conservazione.
La sfida
Il “su misura” nel progetto per il Museo Galileo è stato portato agli estremi grazie all’organizzazione flessibile del Laboratorio Museotecnico e alla sua capacità di venire incontro alle necessità di un nuovo museo di caratura internazionale, dove l’uso calibrato
della luce, del colore e dei materiali ad opera dell’architetto Marco Magni è teso alla
valorizzazione degli oggetti e pervade il percorso espositivo con una coerenza che scende
progressivamente di scala fino alla vetrina, un microcosmo a clima controllato cui è affidata non solo la conservazione dei manufatti, ma anche la loro migliore presentazione.
La soluzione Goppion
Le eleganti vetrine di nuova generazione della Goppion sono state progettate con innovativi allestimenti interni e con materiali che, non solo ne elevano la qualità estetica,
ma garantiscono perfette condizioni di conservazione. Una speciale teca retroilluminata ospita il fulcro della collezione dell’Accademia del Cimento, una raccolta storica
di strumenti in vetro di valore inestimabile. La visione del suo prezioso contenuto è
ininterrotta, in virtù di un fronte unico di vetro, di quasi 6 metri di lunghezza e del
peso di ben 450 kg, che si apre a ribalta verso l’alto grazie a due poderose cerniere a
quadrilatero articolato. Per le limitazioni logistiche derivate dal lavorare all’interno di
un edificio storico, più di 580 m2 di vetro e 46 tonnellate di acciaio sono stati condotti
all’interno del museo attraverso una finestra collocata al primo piano dell’edificio.
Premi speciali
Il Museo Galileo ha vinto, nel 2011, l’“ European Museum Academy Prize”.
Paolo Galluzzi
Direttore dell’Istituto e Museo di Storia
della Scienza, Museo Galileo
“Le vetrine sono lo stato dell’arte sia in termini di conservazione che di semplicità
di uso: macchine impressionanti in equilibrio tra design e tecnologia.”
Committente
Restauro e progetto museografico
Dati del progetto
Museo Galileo
Studio Associato Guicciardini & Magni Architetti, Firenze
Area espositiva: 1.500 m2; unità espositive: 60; lunghezza del fronte espositivo: 160 m
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Museo Galileo
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Museo Galileo
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Museo Galileo
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Museo Galileo
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Museo Galileo
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Museo Galileo
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Museo Galileo
2008 - 2010
The Israel Museum, Gerusalemme, Israele
Samuel and Saidye Bronfman Archaeological Wing
L’Israel Museum, la maggiore istituzione culturale del paese, raccoglie oltre
500.000 oggetti tra reperti archeologici, antropologici e opere artistiche, che spaziano dalla preistoria ai giorni nostri.
Nell’estate 2010 si è conclusa la completa riorganizzazione del complesso, affidata all’architetto statunitense James Carpenter, coadiuvato dagli studi EfratKowalsky Architects e A. Lerman Architects di Tel Aviv, che ne ha ampliato gli
spazi espositivi e le attrattive ed ha completamente trasformato le tre principali
gallerie (3 anni di lavori che hanno interessato una superficie di 280.000 m 2 per
un costo di 100 milioni di dollari).
L’intento dei curatori, nel rispetto dello spirito originale, non era solo quello di rendere il museo più moderno ed accessibile, ma soprattutto di suggerire interessanti
connessioni tra gli oggetti e i contesti esposti al museo (antichi e moderni, sacri e
profani…), di sottolineare l’affinità e la vicinanza tra le diverse culture e soprattutto, in risposta a pericolose tendenze integraliste ed isolazioniste, di leggere la storia
e la cultura ebraica nel più ampio quadro della storia universale.
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The Israel Museum
La sfida
La Goppion ha realizzato gli allestimenti della sezione archeologica, intitolata a
Saidye e Samuel Bronfman.
Assecondando la scelta progettuale di Daniel Weil e John Rushworth, 200 vetrine
si inseriscono come moduli trasparenti nel reticolo dimensionale creato dalla Pentagram per armonizzare i nuovi allestimenti all’architettura esistente, in cemento
armato a vista.
La soluzione Goppion
L’intervento, che sublima i vincoli espositivi in geometrie rigorose a vantaggio della valorizzazione degli oggetti, ha richiesto altissimi livelli di precisione, con tolleranze millimetriche che hanno rappresentato per la Goppion una sfida costante
durante tutto il processo di produzione e installazione.
Oltre 100 vetrine, di misure e forme diverse, sono poste al centro delle sale. L’effetto grafico raggiunto dall’allestimento, che esalta al massimo grado i volumi e le
caratteristiche dei reperti, è prova tangibile della capacità del Laboratorio Museotecnico di venire incontro alle esigenze di exhibit design della committenza.
I dispositivi dell’ala Bronfman si aggiungono alle vetrine Goppion installate nel
2004 nello Shrine of the Book, sotto la cupola di Frederick Kiesler.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
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The Israel Museum
Daniel Weil and John Rushworth, Pentagram Design, Londra;
Rivka Myers, The Israel Museum, Exhibition Design Department, Gerusalemme
Area espositiva: 4.000 m 2; unità espositive: 276; lunghezza del fronte espositivo:
700 m
The Israel Museum
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The Israel Museum
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The Israel Museum
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The Israel Museum
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The Israel Museum
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The Israel Museum
2008 - 2010
LaM - Lille métropole musée d’art moderne, d’art contemporain
et d’art brut, Villeneuve-d’Ascq, Francia
Situato nel verdeggiante parco di Villeneuve d’Ascq, nel suburbio di Lille, LaM Lille Métropole Musée d’Art moderne, d’art contemporain et d’art brut ospita una
estesa e variegata collezione di arte moderna del XX secolo.
Entusiasta appassionato d’arte, Roger Dutilleul (1873-1956) iniziò a collezionare
opere d’arte d’avanguardia agli inizi del ‘900. Fu tra i primi a collezionare opera
d’arte cubista, comperando lavori di Braque e Picasso, a quel tempo ancora relativamente sconosciuti. Egli aveva anche un forte interesse nelle rappresentazioni
figurative (Modigliani, Buffet, Dodeigne). Il nipote, Jean Masurel, iniziò l’attività
di collezionista negli anni ’20 ed ereditò la maggior parte della collezione di suo
zio. Nel 1979 donò 219 opere, tra disegni, dipinti, incisioni e sculture, alla città di
Lille, con l’intento di costituire il Museo di Arte Moderna. Il museo, nato nel 1983,
ha sviluppato sin dall’inizio una significativa collezione di arte contemporanea e,
nel 1995, ha ricevuto un’importante donazione di arte grezza, che includeva lavori
di Carlo Zinelli, Paul End e Madge Gill.
Al termine di questo organico spazio artistico si trova un incantevole parco di sculture in cui spicca la “Femme aux bras écartés” di Picasso.
L’edificio mantiene una sorta di stretto dialogo con il parco nel quale è collocato,
i volumi nuovi adottano una architettura decisamente contemporanea, rispettosa
dei volumi antichi, senza cercare di imitarli, ma dei quali riprendono la scala ed i
principi di relazione con il paesaggio.
La sfida
La presentazione della collezione di arte grezza privilegia gli spazi aperti, organizzati per avere delle visioni incrociate e provocare delle sorprese. La museografia
si dipana discreta per mettere meglio in valore le opere. Un’illuminazione dolce
anima i volumi e colora uniformemente di chiaro le pareti. Pedane e basamenti,
realizzati in fibro-cemento ad alte prestazioni, sembrano essere un prolungamento
dei muri e dei pavimenti, così come le vetrine a leggio sembrano emergere dai
panneli. Le vetrine centrali, infine, hanno un lato in vetro acidato serigrafato che
richiama i frangi-luce dell’edificio.
La soluzione Goppion
Goppion ha interpretato la museografia, nascondendo la tecnologia dietro l’eleganza delle materie nobili.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
Lille Métropole Communauté Urbaine
Renaud Pierard, Parigi
Area espositiva: 2.250 m2; unità espositive: 33; lunghezza del fronte espositivo: 100 m
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LaM - Lille Métropole Musée
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LaM - Lille Métropole Musée
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LaM - Lille Métropole Musée
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2009 - 2010
Musée du Louvre, Parigi, Francia
Galerie de la Vénus de Milo
Nell’estate 2010, a seguito di importanti lavori di ristrutturazione, il Museo del
Louvre ha riaperto al pubblico le sale dedicate all’arte greca classica ed ellenistica.
Situato all’angolo sud-occidentale del Cortile Quadrato, il complesso si articola in
due gallerie che facevano parte degli antichi appartamenti reali, e che proseguono
poi nella celebre Sala delle Cariatidi.
La galleria a nord, organizzata geograficamente, costituisce un vero e proprio viaggio nell’arte greca dall’epoca del Partenone alla conquista romana e vanta alcuni tra
i più celebri capolavori del mondo antico, valorizzati dalle nuove vetrine ad isola,
quali lo splendido diadema d’oro e smalto, il vaso con la testa di Medusa, i ritratti
di Alessandro Magno e Cleopatra, l’enorme vaso di Pergamo.
La galleria a sud, parallela alla precedente, espone le repliche romane dei capolavori perduti, in un percorso tematico dedicato agli dei e agli eroi della mitologia greca
che culmina nella sala della Venere di Milo (l’opera più visitata del museo, dopo la
Gioconda). La statua, oggetto di un lungo ed accurato restauro, riguadagna oggi il
luogo in cui venne esposta all’epoca della scoperta, avvenuta nel 1820.
La sfida
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Goppion ha collaborato con la Direzione Architettura-Museografia-Tecnica del
Louvre per sviluppare un linguaggio espositivo che coniugasse linee e forme tradizionali con gli standard più avanzati di conservazione preventiva, controllo climatico, illuminazione e versatilità d’uso.
Musée du Louvre
La soluzione Goppion
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
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Il contributo principale della Goppion a questo progetto, i cui committenti si sono
rivelati assai esigenti in termini di rispondenza dei modelli ingegneristici al disegno originale, è consistito essenzialmente nel realizzare vetrine interamente in
vetro che integrassero nei montanti l’apparato di illuminazione a Led, con relativa
evacuazione del calore, e il sistema di sostegno delle mensole riposizionabili, consentendone la manutenzione dall’esterno e garantendone la perfetta tenuta.
La soluzione finale è stata raggiunta dopo un lungo percorso di elaborazione, in
cui il Laboratorio Museotecnico ha dato prova di estrema duttilità, rivedendo più
volte i progetti e correggendo ripetutamente il tiro fino alla fase dell’allestimento,
durante la quale, grazie all’inserimento di speciali griglie frangi-luce sui singoli led
è stato possibile minimizzare gli effetti di ombre, riflessi ed abbagliamenti che essi
inevitabilmente producevano sulle superfici interamente vetrate delle teche. Durante l’installazione, il museo – ad eccezione della galleria interessata – è rimasto
regolarmente aperto al pubblico.
Etablissement Public du Musée du Louvre, Parigi
Direction Architecture-Muséographie-Technique, Musée du Louvre, Parigi;
responsabile del progetto: Sonia Glasberg
Area espositiva: 1.000 m2; unità espositive: 33; lunghezza del fronte espositivo: 70 m
Musée du Louvre
253
Musée du Louvre
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256
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Musée du Louvre
2009 - 2010
Musée Tomi Ungerer, Strasburgo, Francia
Il Museo, aperto nel novembre 2007, è situato a Villa Greiner, un edificio della fine del XIX secolo, ambientato in un’eccezionale cornice architettonica nel
centro storico di Strasburgo. Dedicato al celebre disegnatore e illustratore locale,
Tomi Ungerer, propone un percorso monografico attraverso le opere originali
donate dall’autore alla città natale nei 35 anni della sua prolifica attività, che ha
spaziato dalle illustrazioni di libri per bambini, ai disegni satirici e pubblicitari,
alle opere erotiche. Il museo ospita inoltre i lavori di altri artisti e illustratori del
XX secolo.
La sfida
La collezione comprende 8.000 disegni originali che vengono esposti a rotazione. Il designer ha concepito le vetrine come ‘bolle di vetro’ in grado di mostrare
le opere in tutta trasparenza e senza ostacoli, proteggendone al tempo stesso la
fragilità dal degrado.
La soluzione Goppion
Goppion ha reso possible la realizzazione del progetto, fornendo le vetrine a bolla, ‘involucri’ di eccellente qualità, dotati della flessibilità necessaria a rinnovare
l’esposizione più volte all’anno.
Committente
Restauro
Progetto museografico
Dati del progetto
259
Città di Strasburgo
Emmanuel Combarel, Parigi
Roberto Ostinelli, Studio di Architettura, Parigi
Area espositiva: 1.500 m 2; unità espositive: 47; lunghezza del fronte espositivo:
100 m
Musée Tomi Ungerer
260
Musée Tomi Ungerer
261
Musée Tomi Ungerer
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Musée Tomi Ungerer
265
Musée Tomi Ungerer
2009 - 2010
Smithsonian Institution, The National Museum of the American Indian,
George Gustav Heye Center, New York, Stati Uniti d’America
Il National Museum of the American Indians (NMAI) accoglie uno dei più importanti patrimonii culturali, con collezioni che rappresentano le popolazioni native
delle Americhe dalle loro più antiche origini sino ai giorni nostri. Con 825.000
oggetti provenienti da più di 1.200 gruppi indigeni dal Canada, dagli Stati Uniti,
dal Messico, dal Sud America e dall’area caraibica, il museo ripercorre i 12.000
anni di storia e cultura di questi popoli. Il 20 ottobre 2010, l’esposizione “Infinity
of Nations” ha aperto al pubblico, mettendo in mostra, con un attento allestimento
nel museo del George Gustav Heye Center di New York, circa 700 oggetti di particolare importanza culturale, storica ed estetica.
266
La sfida
Nel progetto avevano un ruolo centrale delle vetrine modulari a parete, la più
grande delle quali è alta 3,65 metri e raggiunge una lunghezza di 13 metri. Queste
vetrine, nonostante la presenza di profili quasi per nulla visibili, di montanti strutturali di vetro, di cielini in vetro e di ante eccezionalmente grandi, dovevano avere
una struttura in grado di mantenere il più alto livello di tenuta all’aria, rimanendo
quanto più possibili pulite dal punto di vista estetico e potendo essere aperte da un
curatore con una sola mano.
Un’altra sfida era quella di ingegnerizzare la speciale vetrina “Pelle di bufalo”, di
3 metri per 2,40 per 1 metro di altezza, che doveva includere un piano inclinato,
un vetro tagliato secondo una precisa sagoma e un sofisticato sistema elettrificato
di apertura a sollevamento. In aggiunta alle già significative sfide ingegneristiche,
tutte le componenti dovevano essere dimensionate e rese modulari così da poter
essere trasportate attraverso un complesso percorso logistico che aveva inizio nella
Goppion in Italia, per passare dal deposito di Long Island City, arrivando nella
storica Custom House di Lower Manhattan, e finalmente innalzate attraverso una
scala interna dell’edificio sino alla loro area di assemblaggio nelle gallerie del secondo piano.
La soluzione Goppion
Tutte le vetrine hanno avuto una ingegnerizzazione personalizzata in stretta collaborazione con lo studio Imrey Culbert LP e con il NMAI New York’s Exhibition
Department. I documenti del progetto erano stati completati ad un livello del 65%,
livello ideale per consentire il loro completamento usando il tipico processo del-
267
The National Museum of the American Indian
la Goppion di progettazione collaborativa. Con l’aiuto di analisi strutturali FEM
(Finite Elements Method), i progettisti della Goppion hanno sviluppato soluzioni
alternative introducendo nel progetto il principio della tenuta O-ring. Le soluzioni progettuali sviluppate sono state perfezionate, presentate e sperimentate su un
prototipo a grandezza naturale. In definitiva, gli adattamenti sviluppati dall’intero
team attraverso il processo di prototipizzazione hanno contribuito al raggiungimento degli originali intenti del progetto, garantendo che le vetrine rispondessero alle
esigenze formali e conservative.
Avendo risolto le sfide tecnologiche, la Goppion è stata in grado di sviluppare l’engineering così che nessuna componente fosse più ingombrante di quanto potesse
contenere un contenitore per il trasporto o più pesante del carico massimo tollerabile dagli strumenti che erano stati considerati per la movimentazione così da poter
essere inseriti nei containers per gli Stati Uniti. Nel corso di 12 settimane, ben 14
containers sono stati preparati, trasportati, scaricati ed il loro contenuto installato in
stretto coordinamento con il museo ed i suoi altri contractors.
Applicando il metodo unico della Goppion, basato sulla realizzazione di un prototipo per lo sviluppo dell’engineering, ed utilizzando la nostra perizia artigianale nella
fabbricazione, le belle vetrine che costituiscono l’esposizione “Inifinity of Nations”,
trasmettono con successo la visione di design combinato di Imrey Culbert e del
NMAI, la piena misura dell’ambiente di esposizione dello Smithsonian e le elevatissime prestazioni di conservazione richieste dalle collezioni stesse.
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
4
3
5
Smithsonian Institution
Celia Imrey, Imrey Culbert LP, New York; Gerard Breen, NMAI – Exhibitions
Department, New York
Area espositiva: 600 m 2; unità espositive: 34; lunghezza del fronte espositivo: 170 m
6
1
2
Pianta dettagliata con la vista della sezione della vetrina “Pelle di bufalo”: 1, Sistema motorizzato per il sollevamento della
campana in vetro; 2, braccio di trasmissione; 3, asta di deviazione; 4, campana in vetro con inclinazione e taglio sagomato;
5, base in acciaio; 6, maniglia per il sollevamento manuale in caso emergenza.
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The National Museum of the American Indian
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2010
MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, Roma, Italia
Il MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo è la prima istituzione nazionale dedicata alla creatività contemporanea, pensata come un grande campus per la
cultura. Ospitato in un’opera architettonica dalle forme innovative e spettacolari, progettata da Zaha Hadid nel quartiere Flaminio di Roma, il MAXXI ospita due musei: il
MAXXI Arte e il MAXXI Architettura. La sua attività - mostre, workshop, convegni,
laboratori, spettacoli, proiezioni, progetti formativi - esprime la vocazione ad essere non
solo luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio, ma anche, e soprattutto, un
laboratorio di sperimentazione artistica e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici del nostro tempo. Partendo dalla consapevolezza di quanto
sia importante promuovere le espressioni della creatività di un paese come l’Italia, caratterizzato da secoli di primato nel campo artistico e architettonico, il museo ha la missione di promuovere e sviluppare il senso di questa continuità proiettandola verso il futuro.
Il MAXXI punta ad essere un centro di eccellenza, uno snodo interattivo in cui convergeranno e potranno mescolarsi le più diverse forme di espressività, produttività e
creazione. Allo stesso tempo, dato che l’arte e l’architettura sono componenti essenziali
dell’immagine e della percezione di un paese all’estero, il MAXXI vuole quindi essere
una sorta di “antenna” che trasmette i contenuti dell’Italia verso l’esterno e che a sua
volta riceve dall’esterno i flussi della cultura internazionale.
La sfida
La sfida principale di questo allestimento era lo sviluppo di un sistema modulare di vetrine a tavolo, da comporre secondo varie configurazioni, per creare un contesto espositivo
omogeneo. Dato che ogni modulo doveva avere i lati trasparenti, le cerniere e le aperture
andavano posizionate sul fronte e sul retro, anziché di lato come avviene normalmente.
La soluzione Goppion
Le vetrine, ideate da Aldo Aymonino, sono sorrette da sottili lamiere in acciaio piegate come origami. Le basi impilabili hanno una leggerezza di forme che può trarre
in inganno sulla loro reale solidità. Le fiancate sono smontabili; le molle a gas e le
cerniere, posizionate rispettivamente sul fronte e sul retro della vetrina, sono nascoste alla vista da fasce retroverniciate. Il sistema di illuminazione a LED è anch’esso
nascosto dietro la fascia retroverniciata posteriore.
Le vetrine possono essere assemblate in molteplici configurazioni, ciascuna delle quali
sembra studiata ad hoc grazie alla trasparenza e alla delicatezza delle basi e delle teche
stesse. L’illuminazione soffusa e la neutralità delle strutture sono accentuate dalla verniciatura bianca degli elementi in acciaio in vista.
Committente
Progetto architettonico
Progetto delle vetrine
Dati del progetto
276
277
Fondazione MAXXI
Zaha Hadid, Londra
Aldo Aymonino, Seste Engineering, Roma
Unità espositive: 67; lunghezza del fronte espositivo: 101 m
MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
1
2
3
4
Il sistema di apertura si compone di due bielle che formano una cerniera. Su un lato è fissato al pannello in vetro (1) e sull’altro
alla vetrina (4). Il sistema è sorretto da una molla a gas (3) che in posizione completamente aperta mantiene la lastra di vetro
sollevata.
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MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
279
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MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
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MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo
2010
Museo del Novecento, Milano, Italia
Protezione per “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo
La ricca collezione artistica del Comune di Milano ha recentemente trovato
un’adeguata sede espositiva nello spazio dell’ Arengario, ambizioso ma incompiuto
palazzo fascista in piazza Duomo, progettato nel 1936 da un gruppo di celebri
architetti del tempo (Portaluppi, Griffini, Magistretti, Muzio), decorato in facciata
coi bassorilievi di Arturo Martini, riconvertito da uno dei più originali architetti
italiani di oggi, Italo Rota (con Fabio Fornasari). Costato tre anni di lavori e 22 milioni, il museo ha una superficie di 8.000 m 2 , su tre piani collegati da scale mobili,
metà destinata alle 400 opere, metà ai servizi. Battezzato semplicemente Museo
del Novecento, è caratterizzato dalla nitida scansione degli spazi (pareti bianche,
parquet chiaro), da un percorso puntualmente cronologico, integrato da sale monografiche (Morandi, De Chirico, Martini, Melotti, Burri, Manzoni, Fabro) e dal
ricco apparato illustrativo. Dalle ampie vetrate dell’ Arengario è possibile godere
di uno splendido panorama sulle architetture urbane storiche e contemporanee.
Una rampa elicoidale di sapore futurista collega la metropolitana all’ingresso. A
metà strada campeggia un quadro simbolo del passaggio tra Otto e Novecento:
“Il Quarto Stato” (1902) di Pellizza da Volpedo, lo sciopero di contadini piemontesi che avanzavano verso il “sol dell’avvenir”, diventato icona e poster delle lotte
sociali del “secolo breve”. Forme classiche, tecnica divisionista, soggetto moderno,
l’opera è tutta giocata nei toni dell’ocra e del bruciato, come se i personaggi stessero
emergendo dalla terra, sulla quale camminano. Presentato a Torino senza successo,
il quadro venne acquistato nel 1920 dal Comune di Milano attraverso una sottoscrizione pubblica.
Assurto a simbolo artistico del nuovo museo, “Il Quarto Stato”, che apre il percorso
espositivo, è stato trasferito dalla Galleria di Arte Moderna con una movimentazione che ha richiesto una giornata intera di lavoro e posizionato per la prima volta
“sotto vetro” in una nicchia nera che si affaccia sulla rampa ad anello ovale che
conduce ai piani superiori. Una sosta obbligata, di “culto” pubblico, visibile anche
dall’esterno dell’edificio.
La sfida
285
L’operazione senza dubbio più complessa di questa installazione è stato il trasporto del grande vetro di protezione del dipinto dalla Goppion al museo. Il cristallo, dal peso di cinque quintali e mezzo, è stato introdotto nell’edificio da una
squadra della Goppion attraverso la balconata dell’Arengario. Issato a un’altezza
di 11 metri per mezzo di una gru con sistema di sollevamento a ventosa, il vetro
è stato collocato nella sala con manovre studiate ad hoc. Troppo grande per essere trasportato lungo i passaggi predisposti per i flussi dei visitatori, ha superato
sospeso a mezz’aria il cavedio della rampa elicoidale che caratterizza l’interno
del museo, grazie a una passerella di servizio in acciaio, che è stata rimossa al
termine dell’operazione.
Museo del Novecento
La soluzione Goppion
Committente
Progetto museografico
Dati del progetto
286
Per proteggere il «Cammino dei lavoratori», Goppion ha realizzato una membrana
di vetro di 5,50 x 2,80 m posta a una distanza di 1,80 m dalla tela su un binario a
scorrimento, così da garantire la corretta conservazione dell’opera e l’accessibilità
necessaria alle ordinarie operazioni di manutenzione.
Comune di Milano
Italo Rota, Fabio Fornasari, Milano
Unità espositive: 1; dimensioni: l = 550 cm, h = 280 cm
Museo del Novecento
287
Postfazione
A conclusione di questo volume che raccoglie alcuni dei progetti Goppion più
significativi, desideriamo descrivere, seppur sommariamente, il processo di engineering design e l’ interazione della Goppion nelle fasi dell’exhibition design, auspicando con questo di portare un contributo utile a chi si accinge ad affrontare un
progetto museale complesso.
Identificazione degli obiettivi
primari del design
Gli obiettivi primari di ogni progetto devono essere identificati chiaramente a
monte dell’intero processo di design e devono essere riscontrati durante tutto il
processo fino alla costruzione.
Indipendentemente dal messaggio culturale e dalle specificità di ogni progetto
museale, i punti che seguono sono obiettivi primari nella costruzione di una vetrina o di un intero allestimento:
A. Il prodotto deve possedere i requisiti funzionali richiesti dal cliente o dall’utilizzatore (curatore e conservatore), in relazione al contenuto dell’esposizione e
agli ambienti disponibili.
B. Il progetto deve essere realizzabile entro i limiti delle tecniche e delle risorse
disponibili.
C. devono essere rispettati i limiti di budget e di tempo definiti dal cliente.
Gli obiettivi di un progetto interagiscono e possono essere in certe circostanze
incompatibili, per questa ragione è fondamentale averli sempre chiari durante il
processo, per stabilire una gerarchia di priorità tra di essi.
289
Installazioni museali permanenti
Interazione
Approccio olistico e travaso dei saperi: le peculiarità dell’engineering
design nell’organizzazione Goppion
Il processo di engineering design
Per la Goppion ogni progetto parte da un tavolo di discussione dove vengono identificate e messe a confronto le diverse istanze e gli obiettivi dello stesso. L’individuazione dei requisiti principali e l’accordo su di essi è la strada maestra per prendere le decisioni sulle scelte costruttive. Questo dialogo porta all’identificazione di
soluzioni che rispondono ai requisiti attraverso una sintesi di esperienza, creatività
ed entusiasmo. L’approccio olistico del metodo di lavoro Goppion fa sì che le istanze di ciascun membro del gruppo di lavoro siano considerate ed il risultato che ne
scaturisce risulta superiore alla somma di esse.
Dalla consapevolezza dell’”interazione” tra gli obiettivi di un progetto scaturisce
che, dati i suoi requisiti, la modifica di uno di essi obbliga ad un riassestamento di
tutti gli altri.
Il processo di engineering design può essere rappresentato con una piramide a strati,
da leggersi dall’alto in basso, nella quale ogni strato rappresenta una fase da prendere
in considerazione nello sviluppo dell’intero progetto. A seconda dell’entità e delle
caratteristiche di quest’ultimo, ognuna di esse può essere più o meno estesa.
Abbiamo scelto la forma a piramide per sottolineare il ruolo chiave del progetto
museologico e della definizione delle prestazioni - emanazione del museo – rispetto
alle altre fasi dell’attuazione del progetto.
Progetto museologico
(Museo)
Definizione delle prestazioni
(Museo)
Presentazione
Interazioni possono aver luogo in tutte le fasi e per ogni aspetto. Un buon progetto
si può immaginare come un puzzle con tutti gli elementi (i sistemi, le componenti)
strettamente connessi a formare il quadro d’insieme. Se un pezzo cambia forma,
non sarà più possibile incastrarlo senza che uno o più pezzi vicini siano modificati.
Per trovare soluzioni soddisfacenti è fondamentale uno stretto e continuo dialogo
fra tutti gli attori del progetto sino dalle fasi iniziali.
L’utilizzatore, se lo desidera, deve anche essere messo in grado di verificare
fisicamente tutte le implicazioni del progetto, in particolare attraverso la sperimentazione sui prototipi. Ad esempio, l’Israel Museum, nel corso della prototipizzazione dell’enorme progetto (oltre 300 moduli espositivi) della Bronfmann
Archaeology Wing, ha incaricato il proprio responsabile della manutenzione di
essere presente nel Laboratorio per verificare non tanto la perfezione delle soluzioni individuate ed applicate, quanto e soprattutto la loro funzionalità e praticità
d’uso.
Allo stesso modo i responsabili del Museum of American Indian, sede di New
York della Smithsonian Institution, hanno provato in Laboratorio l’efficienza degli
apparati di illuminazione, portando dagli Stati Uniti riproduzioni degli oggetti da
esporre e campioni degli apparati grafici.
Sicurezza
Conservazione
Design
Sostenibilità
Comunicazione
Percorso espositivo
Innovazione
“Design to cost” o
“cost effectiveness”
290
Il metodo Goppion sin dalle origini si fonda sulla collaborazione paritaria interdisciplinare e interpersonale e incentiva la creatività e l’innovazione, che riteniamo
essere determinanti per il raggiungimento della qualità e degli obiettivi del progetto. In questo la Goppion si distingue dalle normali produzioni museali per la
libertà di scelta che non obbliga mai i musei a fare ricorso a prodotti standard.
Elementi chiave del processo di engineering design in Goppion sono i principi del
“value for money” o “cost effectiveness”. Talvolta esistono sensibili limiti di spesa
che obbligano a sviluppare il progetto in base al principio del “design to cost”. In
questi casi il progetto ne viene influenzato, ma il risultato non è necessariamente
inferiore, se il limite di budget viene considerato sin dall’inizio del processo di
design insieme agli altri fattori principali.
Postfazione
Strategia interpretativa del progetto museologico
(Museo – Architetto museografo)
Progetto preliminare
(Architetto museografo)
Progetto Definitivo e Studi di fattibilità
(Architetto museografo - Goppion)
Progetto esecutivo
(Architetto museografo - Goppion)
Disegni di officina per il prototipo e prototipizzazione
(Goppion)
Disegni di officina dell’intera fornitura
(Goppion)
1. Progetto museologico
All’apice si trova l’individuazione iniziale delle linee-guida del progetto da parte del
personale direttivo e scientifico del museo. Vengono manifestate le prime idee e
operate le scelte degli oggetti, l’esposizione dei quali deve esprimere il racconto, ossia
l’obiettivo dell’esposizione (Binni-Pinna 1989).
2. Definizione delle prestazioni
I dipartimenti di conservazione, sicurezza, educazione del museo definiscono in parallelo
le prestazioni dell’allestimento e delle vetrine: il livello di tenuta d’aria, la sicurezza, l’illuminazione, il controllo dell’umidità relativa etc.. Le esigenze di conservazione degli oggetti
devono essere già ben chiare all’inizio del processo, poiché influenzano il progetto museografico. Esse possono influire sul tipo di illuminazione, sugli spazi da destinare agli apparati
di controllo microclimatico, sulla morfologia dello spazio di esposizione (ad esempio un
tessuto particolarmente delicato dovrebbe essere esposto solo in posizione orizzontale o al
massimo inclinata e non verticale), sulla presenza di dispositivi antisismici, etc.
3. Strategia interpretativa
del progetto museologico
(Museo –Architetto museografo)
In stretta collaborazione col museo, l’architetto museografo sviluppa sulla carta
una sistemazione completa della collezione da esporre e si accorda sulle modalità
espressive. Questa fase viene completata con una serie di piante dei vari livelli che
illustrano la distribuzione dei contenuti. Queste piante diverranno la guida per lo
sviluppo e il design dell’esposizione.
291
Installazioni museali permanenti
4. Progetto preliminare
(architetto museografo)
Durante questa fase, l’architetto museografo (exhibition design) visualizza in 3D
il contenuto così come delineato nei documenti dell’”interpretative planning”.
Un’attenzione speciale è dedicata alle relazioni spaziali per migliorare l’esperienza
del visitatore e ottimizzare l’attività comunicativa del progetto museologico.
I concetti sono presentati al museo sotto forma di schizzi, disegni, e floorplans per
la sua approvazione. I concetti approvati sono integrati nello spazio e fanno partire
un set schematico di disegni architettonici.
A questo punto viene stabilito un budget preliminare e un programma per la realizzazione.
5. Studi di fattibilità
e progetto definitivo
(architetto museografo - Goppion)
Il progetto di massima approvato dal museo è a questo punto sviluppato e raffinato.
In questa fase vengono definiti ed elaborati i dettagli costruttivi che devono risultare conformi al linguaggio visuale stabilito e approvato. L’architetto museografo
identifica una prima combinazione di materiali e finiture e disegna la disposizione
degli oggetti delle collezioni nelle vetrine.
È a partire da questa fase che la presenza degli esperti della Goppion diventa rilevante per affiancare il progettista nella definizione delle soluzioni costruttive.
È un passaggio fondamentale: è in questa fase che vengono coniugati i requisiti tecnici e prestazionali con gli eventuali condizionamenti strutturali e dimensionali (ad esempio un apparato di stabilizzazione dell’umidità relativa di
tipo attivo presuppone che la base della vetrina non sia inferiore ad una certa
misura), il che potrebbe richiedere un processo di “trade-off”, che comunque
impegna la piena condivisione da parte dei diversi attori e la piena consapevolezza dei pro e dei contro di ciascuna decisione per raggiungere la soluzione
ottimale.
In questa fase l’architetto museografo, con la collaborazione degli ingegneri Goppion, arriverà all’individuazione degli apparati tecnologici e degli equipaggiamenti
e alla definizione della loro dislocazione.
L’analisi dei temi costruttivi, di volta in volta più rilevanti (es. consistenza strutturale, livello di tenuta, performance illuminotecnica, etc.), da parte dei vari specialisti, culmina in momenti di sintesi anche tramite schizzi tecnici.
Un caso particolarmente significativo di questo processo di dialogo e di sintesi, si è
verificato per i diversi progetti del Nelson Atkins Museum of Art di Kansas City.
L’exhibit designer del museo è stata per lunghi periodi e a più riprese nell’Ufficio
Tecnico dell’azienda per dare assistenza al lavoro dei progettisti Goppion, verificare e intervenire in tempo reale, mediante prototipi, mock-up o campionature.
L’ufficio preventivi della Goppion in questa fase verifica lo sviluppo del progetto
per assicurarne la corrispondenza al budget preliminare.
Anche il planning viene maggiormente dettagliato.
6. Progetto esecutivo
(architetto museografo - Goppion)
292
Miglioramento delle performances
Dagli studi condotti in questa fase può derivare l’opportunità di incrementare determinate performances del progetto. I committenti possono allora decidere di
valersene, anche sostenendone, se necessario, i costi.
Questo è successo per alcuni grandi musei che hanno deciso di dotarsi di attrezzature espositive di eccellenza o particolarmente innovative. Ricordiamo, tra questi,
il Getty Research Institute di Los Angeles che, parallelamente alla realizzazione delle vetrine, ha commissionato al Laboratorio Museotecnico uno studio sugli apparati di illuminazione che ha condotto alla creazione di speciali terminali
per fibre ottiche con ottica regolabile. Analogamente, nel corso della realizzazione dell’impianto espositivo della Jameel Gallery of Islamic Art, il Victoria & Albert Museum, per raggiungere particolari prestazioni in materia di conservazione
preventiva, di accessibilità e di eleganza formale, ha accettato di condividere con
Goppion la sfida della ingegnerizzazione di una vetrina di oltre 60 metri quadrati
di superficie, attualmente la più grande vetrina esistente al mondo, interamente
apribile a sollevamento (la vetrina ha ottenuto il premio FX International Interior
Design Award 2006).
Adeguatezza dei processi produttivi
Per la Goppion è prassi, in questa fase, mostrare al cliente le proprie capacità produttive, sia a livello quantitativo che qualitativo, facendo visitare le proprie unità
di produzione.
Quando il cliente decide di effettuare questo sopralluogo durante la fase di gara,
possono essere evitati gravi errori di valutazione sulle capacità del fornitore.
E’ quanto si è recentemente verificato al Musée Tomi Ungerer di Strasburgo, dove
l’incarico era stato affidato ad un costruttore i cui prodotti, una volta installati, non
sono stati ritenuti all’altezza e ne è stato chiesto lo smantellamento, obbligando il
museo ad una nuova procedura di gara, con costi significativi in termini gestionali, amministrativi e curatoriali, oltre alla necessità di chiudere l’esposizione poco
tempo dopo la sua riapertura.
7. Prototipizzazione
(Goppion)
Se attraverso i disegni di approvazione, destinati sia all’exhibit designer sia al cliente, si ha la sicurezza che tutti i requisiti formali e prestazionali siano incorporati
nel disegno che darà luogo alla costruzione, il prototipo rappresenta invece uno
strumento fondamentale, oltre che per verificare la reale fattibilità del prodotto,
per dare modo a tutti i soggetti coinvolti (direttore del museo, curatori, conservatori, eventuali donatori, designer etc.) di verificare, ognuno dal proprio punto di
vista e con la propria sensibilità, la rispondenza del prodotto alle proprie esigenze
ed aspettative. Proprio per dare luogo ad un esame quanto più approfondito e
“maturo” possibile, il prototipo, in casi del tutto eccezionali, può essere installato
anche all’interno del museo ed allestito con facsimili degli oggetti che saranno
esposti.
Anche nella fase di prototipizzazione il dialogo ha una importanza fondamentale,
non solo nel processo di engineering-design, ma anche nella successiva fase di
produzione del prototipo. Le prove effettuate su di esso daranno luogo a certezze
che, a loro volta, consentiranno di procedere speditamente e senza incertezze
nella fase finale di produzione di tutta la fornitura.
A questo punto vengono raffinati e maggiormente specificati i dettagli costruttivi
concepiti durante il “design development”. Vengono elaborati i prospetti completi
delle vetrine e sviluppate le sezioni critiche, così come tutti i prospetti delle gallerie. Se necessario, viene prodotto un documento scritto di specifiche tecniche.
Attraverso analisi ingegneristiche e specialistiche più dettagliate, vengono messi a
punto o confermati i principi costruttivi. Vengono eseguiti dettagliati disegni di
layout per verificare che tutti gli apparati e i sistemi necessari trovino posto nella
configurazione definita.
Questa fase termina con l’emissione, da parte del team di progettazione della Goppion, dei disegni esecutivi di approvazione.
Postfazione
La prototipizzazione si sviluppa in varie fasi.
Fase 1: il responsabile Goppion della prototipizzazione analizza e interpreta,
sulla base della sua esperienza artigiana, gli studi fatti e ne prefigura le componenti;
293
Installazioni museali permanenti
Metodo empirico olistico
Fase 2: il responsabile della prototipizzazione concorda con i progettisti – meccanico, strutturista, cinematico e con gli altri specialisti necessari –, gli aspetti
ingegneristici delle componenti, dando luogo allo sviluppo di disegni completi
di calcoli di verifica;
Fase 3: preparati i disegni, ci si confronta nuovamente con il responsabile della
prototipizzazione per verificare che le soluzioni sviluppate siano coerenti alle
esperienze di manifattura;
Fase 4: produzione dei diversi componenti e loro assemblaggio a costituire il
prototipo funzionante;
Fase 5: verifiche e prove del prototipo sotto ogni aspetto funzionale e prestazionale, alla presenza dei rappresentanti del museo afferenti ai singoli ambiti
e dell’exhibit designer;
Fase 6: attraverso le verifiche e prove si attua l’individuazione delle criticità,
che dà luogo a nuove soluzioni, alla loro messa a punto ingegneristica e a
nuovi test, ripetendo, se necessario, le fasi precedenti, fino alla piena soddisfazione delle prestazioni del prototipo che diventa, in questo caso, il numero
“0” della produzione.
Da quanto descritto si può dedurre che il metodo di lavoro in Laboratorio è multidisciplinare, in quanto è prassi quotidiana affrontare e analizzare lo studio di
sistemi complessi, caratterizzati da componenti e proprietà sempre in evoluzione.
Come società di ingegneria è stato parte del suo percorso di maturazione e crescita nel divenire”player globale” quello di adottare un approccio olistico. Infatti
in un mondo in continua evoluzione e sempre più complesso è stato inevitabile
adottare metodi, per lo sviluppo dei propri progetti e prodotti, ampi e interdisciplinari che mettano al centro la dimensione umana. Questo si traduce nel considerare prioritario il Laboratorio come luogo di incontro e discussione per mettere
a confronto competenze, esperienze e conoscenze.
Il concetto olistico è la condivisione e l’unione delle conoscenze. Non dare per
scontato nulla, affrontare invece ogni problema e sfida in modo aperto allarga le
prospettive e sviluppa le capacità di ragionare in modo critico, analitico e originale. I successi raggiunti nelle più complesse e impegnative installazioni museali
nascono da un confronto costituito sulle esperienze e le idee di specialisti, designer e tecnici e passano per sperimentazioni e prove in laboratorio per verificare,
collaudare e mettere a punto i progetti e sviluppare nuove soluzioni e prodotti.
Ad una connotazione e spirito artigianale la Goppion abbina un’organizzazione
moderna, adeguata a competere nei nuovi contesti globali, dove perseguire la qualità prima che la quantità è ancora riconosciuta una dote di eccellenza.
In Laboratorio, talvolta, i prototipi vengono completati solo parzialmente, così da
permettere ai clienti di completarne essi stessi l’assemblaggio, sperimentando direttamente le diverse opzioni possibili. Ad esempio, all’epoca dell’allestimento del
Nelson Atkins Museum of Art di Kansas City, il direttore si è trattenuto diversi
giorni in Laboratorio per sperimentare personalmente, modificandole con le sue
mani, le diverse modalità di illuminazione delle vetrine.
Si potrebbe obiettare che nemmeno questo sia il termine del progetto e che esso
continui attraverso l’implementazione del prototipo e i successivi collaudi. E’ un
fatto che questi successivi passi portano spesso a modifiche da cui scaturiscono
informazioni riutilizzabili per successive vetrine di pari classe e forniscono dati
per futuri progetti.
8. Disegni di produzione
dell’intera fornitura (Goppion)
Superata la verifica sul prototipo e recepite le eventuali messe a punto, vengono
lanciati i disegni di produzione dell’intera fornitura.
Il Laboratorio come “luogo vivo”
È solo quando il progetto viene sviluppato e tradotto in pratica che si ha
evidenza dei problemi e delle criticità. In questo senso il Laboratorio continua ad essere un luogo vivo, dove ciascuno diventa artefice, dove il dialogo
non si limita ai singoli tavoli di lavoro, ma, almeno idealmente, si trasmette
da ciascuno di essi a quelli che si susseguono, in una catena ininterrotta di
esperienze, di sfide, di opportunità, come quelle rappresentate nelle pagine
di questo catalogo.
294
Postfazione
295
Installazioni museali permanenti
Printed in Italy
by Arti Grafiche Bertoncello
in Maggio 2011
Goppion S.p.A.
Viale Edison, 58/60
20090 Trezzano sul Naviglio, Milano, Italy
Tel. +39-02484497.1 Fax +39-024453985
[email protected]
www.goppion.com