la storia di "pa" - Provincia di Genova

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la storia di "pa" - Provincia di Genova
I PREMIO
LA STORIA DI "PA"
di Roberto MARCHIANO
Motivazione: Descrive, con efficacia e sintesi, come la traiettoria di un pallone possa rappresentare la parabola
di una vita, scandita da gioie, dolori e memoria venata di tenerezza.
Ciao bambini,
il mio nome è PA e sono un vecchio pallone da calcio, di quelli che usavano tanti anni fa, di cuoio e senza strisce
colorate.
Vi voglio raccontare la mia storia che inizia un giorno di primavera quando, insieme a tanti amici, sono partito per
Genova, una bella città con il mare ed un bellissimo campo da calcio con un'erba molto morbida e sempre verde.
Insieme ai miei compagni ho cominciato a conoscere i miei nuovi amici calciatori.
Quanti colpi ho preso!
Una volta mi sono scontrato con un palo... che male! Un’altra volta ho preso una puntata così forte che per un momento
mi è mancata l'aria. Un'altra volta, durante una nevicata, ho rischiato di congelare perché mi avevano lasciato solo
soletto in campo.
Una domenica mi hanno portato in uno stadio dove c'era tanta gente che gridava e cantava.
Quante parolacce e quanti insulti ho sentito, e ho capito che era una partita molto importante.
C'erano tanti giocatori con le loro coloratissime maglie e un signore vestito di nero mi prese in mano e mi portò in mezzo
al campo. Alcuni giocatori si davano la mano, altri non si guardavano, qualcuno rideva.
Poco dopo un fischio e ho cominciato a saltare e correre da una parte all'altra del campo. Tutti mi correvano dietro per
darmi dei calci ed io, per scappare, quando ho visto una rete mi ci sono buttato dentro.
Non l'avessi mai fatto! Avevo sbagliato parte:, era quella dei miei amici. Uno di loro, grande e grosso, per la rabbia mi
diede un calcio talmente forte da farmi vedere le stelle. Nello stadio scese improvvisamente il silenzio. Decisi di
rimediare al mio errore e alla prima occasione inventai un tiro assolutamente perfetto: quando un giovane calciatore mi
colpì cominciai a girare su me stesso così velocemente che, quando il portiere avversario cercò di prendermi, gli scivolai
dalle mani, gli passai tra le gambe e andai a fermarmi in fondo alla rete.
Tutto orgoglioso mi godetti lo spettacolo della gente che applaudiva.
Il giovane che mi aveva dato quel calcio venne di corsa verso di me e, prendendomi in mano, mi sussurrò una frase che
non ho mai dimenticato: "Grazie, ti porterò sempre con me", poi mi diede un bacio.
Devo confessare che un po' mi sono vergognato davanti a tutta quella gente.
Sono passati tanti anni da quel giorno e il mio amico calciatore ha mantenuto la promessa. Ho saputo da suo nipote, con
il quale ogni tanto gioco, che il mio amico era diventato un grande campione e aveva giocato anche in Nazionale,
segnando tanti goal.
Ora sono finalmente a riposo, con qualche ruga in più e un po' di aria in meno.
La mia storia è quasi finita ma manca la parte più bella, secondo me.
Una domenica stavo riposando in fondo al baule quando si è aperto il coperchio e il mio amico mi ha preso in mano e mi
ha sussurrato "Grazie", mentre dai suoi occhi, una volta nerissimi ora velati di grigio, scendeva una lacrima. E' stata
l'ultima volta che l'ho visto.
L'altro giorno suo nipote ha aperto il baule e mi ha messo vicino dei vecchi giornali rosa con le foto del mio amico e una
maglia azzurra con il suo nome. Mentre richiudeva ho sentito che diceva commosso: "E' stato il suo ultimo desiderio".
Oggi non sono più in fondo al vecchio baule. Se volete venire a trovarmi vicino allo stadio c'è un club dedicato al mio
amico: nel centro della sala, dentro una bacheca di vetro piena di luci, vicino alla sua fotografia e alla maglia azzurra, ci
sono anch'io.
Ciao bambini, ci vediamo là!