Topics Geo - Terremoto, inondazione, incidente atomico
Transcript
Topics Geo - Terremoto, inondazione, incidente atomico
N. Data Evento Regione 1 10–14.1 Inondazioni Australia 2 12–16.1 Frane, alluvioni improvvise Brasile 3 26–28.1 Inondazioni, alluvioni improvvise Arabia Saudita Morti Danni complessivi mln US$ 2.800 900 460 50 Piogge intense, esondazione di fiumi. Migliaia di case danneggiate. 185 ponti e strade distrutti 11 300 80 Rottura di diga. Edifici storici distrutti, capannoni inondati. 11.000 autoveicoli danneggiati 39 1.900 3 500 Tempeste invernali, blizzard USA 5 1–8.2 Avversità atmosferiche, gelo Messico 6 Feb.–apr. Inondazioni, frane Bolivia 7 2–7.2 Ciclone Yasi Australia 1 2.500 8 3–14.2 Inondazioni Sri Lanka 18 300 9 14–19.2 Ciclone Bingiza Madagascar 34 Terremoto Nuova Zelanda 181 Inondazioni Angola Terremoto, tsunami Giappone 13 3–5.4 Temporali, tornado 14 18.4–23.5 Inondazioni 15 22–28.4 Temporali, tornado 52 200 Temperature fino a –15°C, tempeste di neve. Gravi danni all’agricoltura 1.300 Ciclone di categoria 4. Fabbricati e autoveicoli danneggiati o distrutti. Porti chiusi, traffico ferroviario sospeso. Danni all’agricoltura. 180.000 utenze domestiche senza corrente Forti piogge monsoniche. 45.000 case danneggiate o distrutte. Danni ad agricoltura, industria dell’allevamento e della pesca Danneggiate >6.000 case e innumerevoli scuole. Distrutto l’80% delle infrastrutture. Danni all’agricoltura. 77.000 senzatetto 16.000 13.000 Mw 6,3. Estesi fenomeni di liquefazione del suolo. 10.000 case ed edifici multipiano danneggiati o distrutti 5.000 abitazioni distrutte. Strade e ponti danneggiati. Danni all’agricoltura. 35.000 senzatetto 35.000- Mw 9,0. Tsunami penetra nell’entroterra per 5 km. Devastati lunghi tratti di costa. Gravi danni 40.000 all’industria e all’economia. Centrale atomica di Fukushima Daiichi: reattore danneggiato, fuoriuscita di radioattività. 6.000 feriti e 500.000 sfollati 210.000 USA 9 3.500 USA 9 4.600 500 Rovesci di pioggia, temporali, pioggia intensa, disgelo. Esondazione di fiumi, spec. Mississippi, Ohio. Città inondate USA 350 15.000 7.300 >160 tornado di categoria fino a EF-5, forti temporali, grandinate. Danneggiati città (spec. Tuscaloosa), migliaia di abitazioni, autovetture e un aeroporto. Danni a industria e agricoltura. 269.000 utenze domestiche senza corrente Colombia 90 Spagna 10 2.000 >20 tornado, violente grandinate. Fabbricati e autoveicoli danneggiati o distrutti >7.400 case distrutte. Danni elevati alle infrastrutture 200 100 Mw 5,1. Danneggiati 20.000 edifici, strade e autoveicoli. >300 feriti 18 14–16.5 Incendi boschivi Canada 1 1.500 19 20–27.5 Temporali, tornado USA 176 14.000 20 1.6–17.7 Inondazioni, frane Cina 355 2.000 Pioggia intensa. 130.000 fabbricati danneggiati o distrutti Danneggiate centinaia di ponti, strade e alcune centrali idroelettriche. Danni elevati all’agricoltura. 2,3 milioni di sfollati 21 4.6–21.7 Eruzione vulcano Puyehue Cile, Argentina, Uruguay 30 Eruzione di gas e cenere. Aeroporti chiusi, cancellate centinaia di voli. Colpiti agricoltura, allevamenti ovini e pesca 22 13.6 Terremoto Nuova Zelanda 1 2.000 800 Mw 5,9. Liquefazione del suolo. >100 fabbricati danneggiati. Crollo di ponti, danni a impianti portuali e cantieri navali 23 25–28.6 Tempesta tropicale Meari, Cina, Filippine, inondazioni Corea 17 50 Vento fino a 135 km/h, alluvioni improvvise e colate di fango. Migliaia di case danneggiate o distrutte. Strade e ponti danneggiati. Traffico aereo interrotto. Danni all’agricoltura 24 2–3.7 Temporali Danimarca 25 26.7–2.8 Inondazioni, frane Corea del Nord e Corea del Sud 88 255 26 28.7–9.8 Tifone Muifa (Kabayan), inondazioni Corea, Cina, Giappone, Filippine 22 800 27 Ag.–ott. Inondazioni Pakistan 520 2.500 28 Ag.–nov. Inondazioni Cambogia, Vietnam 355 400 29 Ag.–nov. Inondazioni, frane Thailandia 813 40.000 30 22.8–2.9 Uragano Irene, onda di tempesta, inondazioni Caraibi, Nord America 55 7.400 31 26–29.8 Alluvioni improvvise Nigeria 32 Sett.–ott. Inondazioni India 90 930 300 102 720 Vento fino a 100 km/h. Centinaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Blackout. 10.000 sfollati 6.900 >100 tornado di categoria fino a EF-5, pioggia intensa, grandine. Aviorimesse, >10.000 fabbricati danneggiati o distrutti. Tornado di categoria EF-5 a Joplin, Missouri (159 morti): città distrutta al 75%. Strade chiuse al traffico 200 Temporali e tempeste di grandine, pioggia intensa. >1.000 fabbricati danneggiati. Interrotte le linee di comunicazione 76 Rottura di argini, esondazione di fiumi. Villaggi isolati. >15.000 abitazioni e migliaia di autoveicoli danneggiati. Danni a infrastrutture e agricoltura 100 Tifone di categoria 5. Migliaia di case e impianti portuali distrutti. Barche da pesca capovolte. Danni a infrastrutture e agricoltura. 1,35 milioni di sfollati Rottura di argini, 6.000 villaggi inondati, ponti travolti dall’acqua. Perdite elevate in agricoltura e industria dell’allevamento 20 Piena del Mekong. Argini e ponti travolti dall’acqua, strade bloccate. Centinaia di case danneggiate o distrutte. Danni all’agricoltura 10.000 Forti piogge. Un milione di fabbricati inondati o distrutti. Inondati sette parchi industriali. Danni elevati a infrastrutture, agricoltura, impianti di acquacoltura e allevamenti 5.600 Uragano di categoria 3. Centinaia di migliaia di fabbricati e autovetture danneggiati o distrutti. Colpiti il settore agrario e le telecomunicazioni Pioggia intensa, rottura della diga Eleyele. Case, autovetture e ponti danneggiati o distrutti Forti piogge monsoniche. Esondazione di fiumi, villagi isolati. 130.000 case dannegiate o distrutte. Danni elevati a infrastrutture, agricoltura e industria dell’allevamento 33 3–5.9 Tifone Talas Giappone 68 650 430 Forti piogge, colate di fango. Migliaia di case e autoveicoli danneggiati o distrutti 34 3–10.9 Tempesta tropicale Lee USA 15 750 560 Villaggi isolati. Migliaia di case e autovetture danneggiate o distrutte. Danni alle infrastrutture 35 4–19.9 Incendi boschivi USA: spec. Texas 2 1.000 36 12.9 Temporali Europa settentrionale 1 300 37 Ott. 2010– Siccità sett. 2011 Somalia, Gibuti, Kenya, Etiopia 38 Sett.–dic. Inondazioni 39 18.9 530 11.000 km2 bruciati. Sono gli incendi boschivi peggiori da più di un decennio in Texas. 1.600 case distrutte 150 Propaggini dell’uragano Katia. Vento fino a 130 km/h, pioggia intensa, alluvioni improvvise. Case danneggiate >50.000 Due anni con precipitazioni inferiori alla media, estrema penuria d’acqua. Gravi danni ad agricoltura e industria dell’allevamento. Carestia, denutrizione e malattie. Persone colpite: 13,3 milioni Colombia 187 150.000 fabbricati danneggiati o distrutti. 11.000 km2 di arativo inondati, morti 160.000 animali da reddito Terremoto Asia meridionale e orientale 134 1.500 40 20–22.9 Tifone Roke (Onyok) Giappone 13 1.700 1.200 Tifone di categoria 4, vento fino a 215 km/h, pioggia intensa. Danni alle infrastrutture, disagi nei trasporti pubblici. Case automobilistiche (Toyota, Mitsubishi, Nissan) fermano temporaneamente la produzione. 41 26.9–4.10 Tifone Nesat, inondazioni Filippine, Cina, Vietnam 89 1.500 Vento fino a 150 km/h, forti piogge, smottamenti. Migliaia di case allagate. Danni ad agricoltura e pesca 42 11–19.10 Inondazioni, frane America centrale 124 1.500 Esondazione di fiumi, rottura di argini. Decine di migliaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Centinaia di ponti travolti dall’acqua. Danni ad agricoltura e industria dell’allevamento 43 23.10 Terremoto Turchia 604 550 Tempesta invernale USA, Canada 29 900 45 4–9.11 Alluvioni improvvise Francia, Italia 14 2.100 46 23–24.11 Incendi boschivi Australia 47 15–17.12 Tempesta invernale Joachim Europa occidentale 48 16–18.12 Tempesta tropicale Washi Filippine Tempesta invernale Patrick (Dagmar) Europa settentrionale, Baltico 50 Gen.–dic. Siccità USA 50 650 1.268 40 1 200 8.000 Mw 6,9. Epicentro a Sikkim. Centinaia di frane. Decine di migliaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Strade e ponti danneggiati. Interrotte le linee elettriche e di telecomunicazione. Più di 100.000 senzatetto 40 Mw 7,2. 65.000 case danneggiate o distrutte. Blackout, compromesso l’approvvigionamento idrico e del gas. >4.200 feriti 665 Forti precipitazioni nevose. Interrotte le linee di comunicazione. Pali della luce e alberi abbattuti 1.100 Temporali, colate di fango. Migliaia di fabbricati e autovetture danneggiati o distrutti. Danni elevati alle infrastrutture 30 Incendi boschivi, >155 km2 bruciati. >30 case distrutte e 16 danneggiate. Strade chiuse al traffico. 200 sfollati 390 Forti precipitazioni nevose, pioggia intensa, alluvioni improvvise. Traffico stradale e ferroviario bloccati Alluvioni improvvise, frane. Esondazione di fiumi. >6.800 case danneggiate o distrutte Vento oltre i 160km/h, pioggia intensa, onde di piena, frane. Strade inondate. Fabbricati, case e autovetture danneggiati. Traffico stradale e ferroviario bloccati. Infrastrutture di telecomunicazione danneggiate 1.000 Assenza di pioggia e penuria d’acqua. Gravi danni ad agricoltura e industria dell’allevamento Munich Re 44 28–31.10 49 25–26.12 TOPICS GEO Numero 2012 Le catastrofi naturali del 2011 Analisi, valutazioni, posizioni Esondazione di fiumi. Frana. Centinaia di case distrutte. Danneggiati città, ponti e autostrade. 10.000 senzatetto 113 17 11.5 Numero d’ordinazione: 302-07228 1.425 Blizzard «Groundhog Day». Danneggiati case e autoveicoli. Fermi di produzione in >30 case automobilistiche 15.840 16 Apr.–mag. Inondazioni, frane Terremoto 1.875 Esondato il Brisbane River. Decine di migliaia di fabbricati inondati. Danni ad agricoltura e industria estrattiva La triplice catastrofe in Giappone · Istantanee di catastrofi: terremoti, inondazioni, tempeste · NatCatSERVICE e gestione del rischio 11 5–16.3 12 11.3 Osservazioni, descrizione dei danni 22 4 31.1–6.2 10 22.2 Danni assicurati mln US$ © 2012 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107, 80802 München, Germania TOPICS GEO 2011 Topics Geo – 50 delle maggiori catastrofi naturali del 2011 Terremoto, inondazione, incidente atomico La triplice catastrofe di Tohoku, in Giappone ha scosso società, comunità scientifica ed economia. PAGINA 6 Inondazioni L’acqua sommerge Australia, Stati Uniti e Thailandia Vertice sul clima Decisioni rinviate al futuro Gestione del rischio I modelli 3D creano trasparenza 22 10 1 7 33 41 40 48 23 28 20 3 37 9 32 27 8 39 29 46 12 25 26 31 2 5 che soddisfano i criteri di «grande catastrofe naturale» 50 di maggiore intensità (selezione) 820 eventi dannosi di origine naturale di cui 42 21 6 5 50 34 15 38 16 44 14 13 19 4 35 Eventi geofisici: terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche Eventi meteorologici: tempeste tropicali, tempeste invernali, temporali, grandinate, tornado, tempeste locali Eventi idrogeologici: inondazioni fluviali, inondazioni improvvise, onde di tempesta, movimenti di masse (frane) Eventi climatici: ondate di caldo e di freddo, incendi boschivi, siccità 11 43 45 17 47 Stampa Druckerei Fritz Kriechbaumer Wettersteinstrasse 12 82024 Taufkirchen/München Germania 30 Download Le analisi, i grafici e le statistiche attuali sono scaricabili gratuitamente dal nostro sito all’indirizzo: www.munichre.com/touch>>>NatCatSERVICE Downloadcenter 24 Numeri d’ordinazione Tedesco 302-07224 Inglese 302-07225 Francese 302-07226 Spagnolo 302-07227 Italiano 302-07228 49 Redazione Angelika Wirtz, Munich Re Dr.-Ing. Wolfgang Kron, Munich Re Florian Wöst, Munich Re 36 Per informazioni contattare Angelika Wirtz Telefono: +49 89 38 91-34 53 Fax: +49 89 38 91-7 34 53 [email protected] 18 Responsabili per il contenuto Ricerca Georischi (GEO/CCC1) Illustrazioni Foto di copertina, p. 2 (a sinistra), 3 (entrambe), 6, 10, 20, 26, 28, 29, 33, 36, 44, 46, 48 (tutte), 49 (tutte): Reuters p. 1, 4 (a destra), 12, 13, 14, 15, 16, 17, 53, 54, 55 (in alto): Munich Re p. 2 (a destra): Chris Spannagle p. 4 (a sinistra): GettyImages p. 5, 24: NASA p. 11, 25, 31, 39, 45, 51, 55 (in basso): Fotostudio Meinen, Monaco di Baviera p. 22 (in alto), 30: AP p. 22 (in basso), 23, 38: picture alliance/dpa p. 35: Munich Re America p. 56: Kevin Sprouls Topics Geo – Mappa mondiale delle catastrofi naturali del 2011 © 2012 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107 80802 München Germania Telefono: +49 89 38 91-0 Fax: +49 89 39 90 56 www.munichre.com Prefazione Cari lettori, la catastrofe dell’11 marzo 2011 in Giappone ha evidenziato la vulnerabilità della società e dell’economia anche verso eventi geofisici che negli anni passati poco hanno attratto l’attenzione pubblica, tutta rivolta all’onnipre sente dibattito sul cambiamento climatico. Il terremoto di Tohoku è anche la prima calamità naturale ad aver indotto cambiamenti durevoli della poli tica energetica in un gran numero di Paesi geograficamente molto distanti dalla regione di occorrenza (p. es. abbandono del nucleare in Germania e Svizzera, rifiuto del nucleare in Italia). La nostra rubrica a pagina 56 illustra gli aspetti di fondo della pericolosità da fenomeni geofisici. «Un evento del tutto diverso da quanto finora conosciuto», ha detto il pro fessor Dr. Norio Okada, ricercatore e studioso di terremoti giapponese, commentando il disastro che ha sconvolto il suo Paese. Okada è uno degli esperti di fama internazionale che hanno partecipato a una tavola rotonda organizzata da Munich Re lo scorso anno per analizzare da diverse angola ture questo evento eccezionale e comprenderne meglio la profonda com plessità. Gli effetti del terremoto di Tohoku pongono il mondo scientifico e quello assicurativo davanti a nuove sfide, per esempio in relazione alle com plesse interazioni economiche, alla qualità delle carte della pericolosità nonché a modelli sismici, sistemi di preavviso e prevenzione delle cata strofi. Quali insegnamenti devono trarre da questo evento politica, comu nità scientifica e assicurazioni – per il Giappone, ma anche per il resto del mondo? Per le risposte vi invitiamo a leggere dalla pagina 12. Con un danno economico globale pari a 380 miliardi di dollari il 2011 si conferma l’anno più oneroso di tutti i tempi dal punto di vista delle catastrofi naturali, battendo di gran lunga il record che finora era appartenuto al 2005 (220 mld US$). Anche i danni assicurati hanno segnato un nuovo primato salendo a 105 miliardi di dollari. Nel 2011 sono stati i terremoti a dominare il bilancio dei danni, oltre a quello in Giappone si è trattato soprattutto del catastrofico evento sismico in Nuova Zelanda. A essi si aggiungono le devastanti inondazioni in Australia, Thailandia, Francia e Italia e le serie di tornado negli Stati Uniti. I rischi atmosferici negli Stati Uniti e in Canada sono soggetti a continui cambiamenti a causa dei mutamenti climatici indotti dalle attività umane e dei cicli climatici naturali come La Niña. Nell’articolo «Dati, fatti e retroscena» da pagina 40 i nostri autori riferiscono anche su tali fenomeni. In maggio contiamo di pubblicare un numero spe ciale sugli eventi atmosferici in Nord America, nel quale ci occuperemo dettagliatamente dei rischi naturali in questa regione. Termino qui, sperando che il nostro nuovo numero di Topics Geo vi offra una piacevole lettura. Monaco di Baviera, febbraio 2012 Dr. Torsten Jeworrek Membro del consiglio di gestione di Munich Re e presidente del comitato per la riassicurazione NOT IF, BUT HOW MUNICH RE Topics Geo 2011 1 Indice In primo piano: Il terremoto dell’11 marzo ha innescato uno tsunami che è costato la vita a migliaia di persone e ha provocato la fusione del nocciolo nel reattore nucleare di Fukushima. 6 In primo piano 6 Terremoto, tsunami, incidente atomico: la triplice catastrofe di Tohoku 12 2 «Un evento del tutto diverso da quanto finora conosciuto» Su invito di Munich Re esperti di fama inter nazionale hanno esaminato la megacatastrofe di Tohoku dal punto di vista naturalistico, politico, socio-economico e assicurativo. MUNICH RE Topics Geo 2011 6 Istantanee di catastrofi: La serie di tornado distruttivi negli Stati Uniti è responsabile da sola di ben la metà dei danni assicurati da tempesta registrati nel 2011. 20 20 Istantanee di catastrofi 20 Il terremoto di Christchurch, Nuova Zelanda Nel febbraio 2011 si è verificato il più grave di una serie di terremoti che hanno colpito la regione di Christchurch. 26 Inondazioni: l’acqua sommerge Australia, Stati Uniti e Thailandia Oltre agli eventi sismici sono state soprattutto le inondazioni catastrofiche a segnare il 2011. 32 Primavera 2011: forti temporali negli Stati Uniti Clima e cambiamento climatico: Il pianeta sente le conseguenze dei muta menti climatici, ma al vertice di Durban le decisioni per salvaguardare il clima sono state ancora una volta rinviate. 36 Vertice sul clima a Durban 40 Dati, fatti, retroscena 46 NatCatSERVICE e gestione del rischio 48 Le foto dell’anno 50 L’anno in cifre 52 I modelli 3D creano trasparenza 56 Clima e cambiamento climatico 36 56 36 NatCatservice: Nella banca dati più grande del mondo Munich Re analizza e documenta gli eventi dannosi globali e le informazioni sui danni. 46 Prefazione Notizie Colophon 1 4 Rubrica La Terra sotto osservazione Il prof. Dr. Dr. Peter Höppe sui rischi da eventi geofisici MUNICH RE Topics Geo 2011 3 NOTIZIE STUDIO FONDAZIONE MÜNCHENER RÜCK RICERCA SULLE CATASTROFI Nel 1972 un gruppo di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Tech nology) pubblicò lo studio «I limiti dello sviluppo», commissionato dal Club di Roma, in cui si analizzavano gli effetti a livello mondiale dell’industrializzazione, della crescita della popolazione, della malnutrizione, dell’esaurimento delle riserve di materie prime e della distru zione degli habitat naturali. Uno dei temi era anche l’effetto dei gas serra sul clima. A quarant’anni di distanza, lo studio, che al tempo fece molto scalpore, non ha perso nulla della pro pria attualità. Infatti si discute ancora su come risolvere i problemi della crescita della popolazione mondiale, dell’esaurimento delle risorse e degli effetti del cambiamento climatico. Rivolgimenti nel mondo arabo, abban dono del nucleare in Germania, crisi del debito in Europa. Chi è l’artefice di questi eventi sul piano politico, economico e sociale? Quale ruolo rivestono le risorse e i nuovi media? Chi determina le strutture del potere di domani? Questi e molti altri interro gativi sono al centro dei forum di dialogo previsti per il 2012. Nell’ambito del programma per lo studio integrato delle catastrofi natu rali (IRDR, Programms Integrated Research on Disaster Risk) il Con siglio internazionale delle scienze (ICSU, International Council for Science) ha fondato il gruppo di lavoro DATA (Disaster Loss Data). Tra l’altro, il suo compito è quello di identificare quali dati sui danni sono necessari per una gestione efficace dei rischi catastrofali, quali metodi e standard obbligatori devono essere elaborati per rilevare e gestire questi dati e quali sinergie vanno migliorate con le organizzazioni che se ne occu pano. Il gruppo di lavoro è presieduto dagli studiosi del settore Ricerca georischi di Munich Re. Quarant’anni dello studio «I limiti dello sviluppo» Chi fa la storia del mondo? >> Maggiori informazioni alla pagina www.munichre-foundation.org >> Maggiori informazioni sul Club di Roma alla pagina www.clubofrome.org L’IRDR istituisce un gruppo di lavoro >> Maggiori informazioni alla pagina www.irdrinternational.org Notizie in breve Munich Re conquista il vertice della green ranking Munich Re ha conquistato il vertice della green ranking, la classifica mondiale delle aziende più ecosostenibili pubblicato dalla rivista statunitense Newsweek: con 83,6 punti (su 100) ha scavalcato IBM (82,5), in testa lo scorso anno, e ha staccato notevolmente le altre imprese del comparto assicurativo. Il nuovo «Munich Re Scholarship Programme» Munich Re rinnova la propria offerta per i borsisti. A partire dal 2013 il «Munich Re Scholarship Programme» sostituirà i due programmi per borsisti in vigore da molti anni. Nel 2012 verrà riproposta per l’ultima volta la borsa di studio Horst K. Jannott, mentre non lo sarà più quella intitolata ad Alois Alzheimer. 4 MUNICH RE Topics Geo 2011 Il piano trimestrale del «Munich Re Scholarship Pro gramme» si rivolge a giovani risorse di talento dei nostri clienti in tutto il mondo e vuole contribuire a dar loro gli strumenti per affrontare le sfide di un mercato assicura tivo globalizzato. Al via nel 2012 il progetto di Munich Re a Princeton Munich Reinsurance America Inc. ha firmato un contratto con SunPower Corp., uno dei produttori leader di impianti fotovoltaici, per la progettazione e realizzazione di un grande carport. L’impianto da 2,5 MW potrà far rispar miare alla sede americana di Munich Re a Princeton ca. 500.000 US$ l’anno in costi per l’approvvigionamento energetico. NOTIZIE Un premio a NATHAN Risk Suite La Commissione per il business geoinformativo (GIW) del Ministero federale dell’economia e della tecnologia assegna ogni anno il «GeoBusiness Award» a idee innova tive nel campo dell’attività geoinformativa. NATHAN Risk Suite di Munich Re è uno dei tre prodotti premiati nel 2011. Al giorno d’oggi chi vuole gestire i rischi in modo globale deve conoscere esattamente il contesto geografico; NATHAN (Natural Hazards Assessment Network) Risk Suite di Munich Re ottimizza la valutazione dei rischi naturali, dal rischio individuale geocodificato per indirizzi a interi portafogli, e questo in tutto il mondo. I nostri clienti possono scegliere il prodotto o il modulo adatto in funzione del numero delle ubicazioni di rischio da analizzare, del livello di dettaglio desiderato e del grado di integrazione richiesto con le proprie operazioni di lavoro. Le interrela zioni complesse diventano in tal modo trasparenti e i cal coli dei prezzi più precisi, si accelerano i processi operativi e si supporta la gestione del portafoglio. NATHAN Risk Suite si basa su mappe ad alta risoluzione e immagini satellitari di Microsoft Bing Maps che permettono di individuare con precisione i singoli rischi e verificare la situazione ambientale circostante. Si può inoltre analiz zare l’esposizione ai rischi naturali di interi portafogli; su richiesta anche attraverso un servizio web in tempo reale che si integra direttamente nel processo di lavoro dell’azienda partner. Oltre ai servizi online, NATHAN Risk Suite offre anche una versione su DVD, il prodotto più diffuso di Munich Re con oltre 50.000 copie. Nella suite trova naturalmente posto anche la versione stampabile della mappa mondiale dei rischi naturali. >> Maggiori informazioni alla pagina www.munichre.com/touch/naturalhazards/en MUNICH RE Topics Geo 2011 5 In primo piano Terremoto, tsunami, incidente atomico: la triplice catastrofe di Tohoku L’11 marzo 2011 il più grande terremoto mai registrato in Giappone investe il Nordest del Paese, provocando uno tsunami che devasta varie centinaia di chilometri di costa e innesca la catastrofe atomica di Fukushima Alexander Allmann Il terremoto di magnitudo Mw 9,0 si verifica alle 14:26 ora locale a una profondità di 30 km nella zona di sub duzione di fronte alla costa orientale di Honshu. L’epi centro è localizzato 130 km a est della città costiera di Sendai e ca. 370 km a nord di Tokyo. Quarto in ordine di intensità negli ultimi 100 anni a livello mondiale, il fenomeno genera un’onda anomala alta più di 10 m; in alcune insenature il run-up (altezza massima dell’onda) supera i 40 m. Due giorni prima si era verificata una scossa premonitrice di magnitudo Mw 7,2. La replica più forte (Mw 7,9) ha luogo 40 minuti dopo la scossa principale. Nonostante il Giappone sia generalmente considerato ad altissima pericolosità sismica, il luogo e la violenza dell’evento hanno suscitato sorpresa. Secondo i calcoli del modello sismico ufficiale giapponese HERP (Head quarter for Earthquake Research Promotion), su cui si fondano anche tutti i modelli commerciali, la magni tudo massima attesa in questa regione era di Mw 8,3. Mentre la parte settentrionale dell’area colpita era già stata devastata più volte nella storia da violenti tsu nami (p. es. nel 1611, 1896 e 1933), si presume che la parte meridionale (Sendai) sia stata investita da un fenomeno di proporzioni simili solo nell’anno 869. Il violento tsunami che è seguito al terremoto dell’11 marzo ha devastato diverse centinaia di chilometri di costa. MUNICH RE Topics Geo 2011 7 In primo piano Per un megaterremoto di magnitudo M w 9,0 in quest’area del Giappone diverse analisi scientifiche di tsunami sismici storici e misurazioni GPS indicano un tempo di ritorno da 440 a 1.500 anni. Considerata l’intensità del sisma, i 450 km di lun ghezza della superficie di rottura della faglia respon sabile delle scosse sono poca cosa, mentre lo sposta mento massimo, fino a 50 m, in corrispondenza del piano di faglia è elevatissimo. Il fatto che superfici di rottura relativamente piccole come quella in esame possano scatenare terremoti di magnitudo così alta porta a interrogarsi sui valori massimi raggiungibili anche in altre zone di subduzione. Variazioni dello stato di sforzo in gran parte del Giappone Le violente oscillazioni del suolo sono durate diversi minuti e hanno raggiunto un’accelerazione massima di 2,7 g (g = accelerazione di gravità). Nessun altro terremoto è mai stato registrato con tale precisione nel mondo e ciò si deve alla sua intensità e alla molti tudine di stazioni sismometriche. Secondo una prima analisi dei valori misurati, le accelerazioni massime del suolo (PGA) ad alta frequenza erano molto più elevate del previsto fino a una distanza di ca. 100 km dalla superficie di rottura e nettamente più basse a distanze maggiori. La percentuale di oscillazioni di lungo periodo era invece nettamente inferiore a quanto pronosticato dai modelli correnti a qualsiasi distanza dall’epicentro. Il sisma ha modificato lo stato di sforzo regionale nel sottosuolo di gran parte del Giappone provocando, oltre all’attesa attività di assestamento in corrispon denza della superficie di rottura, un incremento misu rabile della sismicità anche in zone lontane. Si sono così verificati diversi terremoti di magnitudo mag giore di M w 6,0 fino a 300 km dalla zona originaria delle repliche. I megaterremoti di questa intensità possono infatti incrementare l’attività sismica per anni a seguire. Il sisma ha provocato oltre 15.800 vittime e quasi 6.000 feriti, mentre più di 3.400 persone risultano ancora disperse. Oltre 300.000 abitazioni sono state distrutte o gravemente danneggiate, più di 600.000 edifici hanno subito danni lievi. Danni economici per più di 200 mld US$ Fortunatamente i danni nell’area metropolitana di Tokyo sono stati relativamente modesti. La maggior parte dei danneggiamenti era concentrata nelle pre fetture di Iwate, Miyagi, Fukushima e Ibaraki. All’ele vato danno economico globale del terremoto, oltre 200 mld US$, corrispondono danni assicurati da 35 a 40 mld US$ (compresa la Japan Earthquake Reinsu rance, sovvenzionata dallo Stato). Si tratta quindi della catastrofe naturale più onerosa di sempre a livello mondiale e dell’evento più letale in Giappone dopo il grande terremoto di Tokyo del 1923 con 143.000 vittime. L’intero litorale nord-orientale di Honshu è stato deva stato dallo tsunami. I danni maggiori sono stati patiti da località di piccole e medie dimensioni in strette insenature, dove l’onda anomala ha sommerso perfino edifici di quattro o cinque piani e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Parte delle infrastrutture come strade, ponti e ferrovie è stata spazzata via, mentre porti di pesca con migliaia di imbarcazioni sono stati distrutti. Anche il sistema di preallarme, che ha fun zionato correttamente fornendo un preavviso da 15 a 20 minuti, e il gigantesco sistema di difese, unico al mondo, non hanno potuto impedire che lo tsunami mietesse migliaia di vittime; senza queste protezioni però il bilancio sarebbe stato molto più grave. L’unica possibilità di evitare simili catastrofi in futuro è il divieto generalizzato di edificare nelle zone partico larmente a rischio prossime alla costa. In confronto alla quasi totale distruzione patita nelle zone investite dallo tsunami, il quadro dei danni nelle altre aree colpite dal terremoto è apparso moderato. Anche dove le scosse sono state molto violente i I 10 terremoti più onerosi per l’industria assicurativa Mese/ Anno Evento Magnitudo M w Paese Danni complessivi in mln US$ (valori originali) Danni assicurati in mln US$ (valori originali) Morti 3/2011 Terremoto, tsunami 9,0 Giappone 210.000 35.000–40.000 1/1994 Terremoto 6,8 Stati Uniti 44.000 15.300 15.840 61 2/2011 Terremoto 6,1 Nuova Zelanda 16.000 13.000 181 2/2010 Terremoto, tsunami 8,8 Cile 30.000 8.000 520 9/2010 Terremoto 7,0 Nuova Zelanda 6.500 5.000 1/1995 Terremoto 6,9 Giappone 100.000 3.000 12/2004 Terremoto, tsunami 9,0 Asia meridionale e sud-orientale 10.000 1.000 10/1989 Terremoto 6,2 Stati Uniti 10.000 960 6/2011 Terremoto 5,9 Nuova Zelanda 2.000 800 1 10/2004 Terremoto 6,6 Giappone 28.000 760 46 8 MUNICH RE Topics Geo 2011 6.430 220.000 68 In primo piano danni strutturali risultano limitati e pochi sono gli edi fici crollati, benché distribuiti su una superficie molto più ampia di quella colpita dallo tsunami. La severa normativa edilizia ha avuto un ruolo importante nel mantenere i danni al di sotto del livello atteso, in parti colare con riferimento alle case erette dopo il 1981. Nonostante a Tokyo i grattacieli abbiano oscillato violentemente per vari minuti, non vi sono stati danni significativi. In alcune zone residenziali dell’area metropolitana edificate su terreno di riporto si sono verificati mas sicci e diffusi cedimenti del terreno, e numerose abitazioni sono divenute inagibili. La maggioranza dei grandi caseggiati e degli impianti industriali ha tuttavia fondazioni profonde, che hanno preservato i manufatti da danni maggiori. Sono state colpite soprattutto condutture e installazioni esterne; i più di 300 incendi, tra cui alcuni spettacolari e di grandi dimensioni come quello della raffineria a Chiba, non hanno pesato particolarmente sul bilancio globale dei danni. Nonostante i danni meno estesi ai fabbricati al di fuori della regione interessata dallo tsunami, si sono verifi cate interruzioni di esercizio degli impianti industriali, causate dal grave danneggiamento di merci e sistemi produttivi. Nella centrale atomica di Fukushima, colpita anch’essa dallo tsunami, si è interrotta completamente l’alimen tazione elettrica, e anche quella locale di emergenza è andata in tilt. La paralisi del sistema di raffreddamento ha provocato il surriscaldamento dei reattori, e quindi la fusione del nocciolo, presumibilmente in tre casi. Le conseguenze della maggiore catastrofe nucleare dopo Černobyl: grandi aree contaminate radioattiva mente in un raggio di 30 km attorno alla centrale ven gono evacuate; per mesi l’energia elettrica è razionata in tutto il Giappone; la Germania e la Svizzera deci dono di abbandonare rapidamente l’energia nucleare. Grandi incertezze nella stima dei danni Il mercato assicurativo giapponese è diviso in tre seg menti. La maggior parte delle imprese assicuratrici vende prodotti per la copertura del rischio sismico solo a operatori commerciali, soprattutto polizze per rischi industriali con pesanti limiti di garanzia e ampie esclusioni. Le abitazioni vengono assicurate attra verso cooperative e un pool di riassicurazione statale (JER – Japan Earthquake Reinsurance). Terremoti con il maggior numero di vittime dal 1900 Mese/ Anno Evento Magnitudo M w Paese Danni complessivi in mln US$ (valori originali) Danni assicurati in mln US$ (valori originali) Morti 12/1920 Terremoto 8,5 Cina 7/1976 Terremoto 7,8 Cina 25 273.400 5.600 1/2010 Terremoto 7,0 Haiti 242.800 8.000 200 222.570 10.000 1.000 220.000 12/2004 Terremoto, tsunami 9,0 Asia meridionale e sud-orientale 9/1923 Terremoto 7,9 Giappone 2.800 590 142.800 10/2005 Terremoto 7,6 Asia meridionale 5.200 5 88.000 12/1908 Terremoto, tsunami 7,2 Italia 116 86.000 5/2008 Terremoto 8,0 Cina 85.000 300 84.000 12/1932 Terremoto 7,6 Cina 77.000 5/1970 Terremoto 7,9 Perú 550 14 67.000 Danni complessivi in mln US$ (valori originali) Danni assicurati in mln US$ (valori originali) Morti 1.500 Terremoti con una magnitudo pari o superiore a Mw 9,0 dal 1900 Mese/ Anno Evento Magnitudo M w Paese 5/1960 Terremoto, tsunami 9,5 Cile 550 3/1964 Terremoto, tsunami 9,2 Stati Uniti 540 45 131 11/1952 Terremoto, tsunami 9,0 URSS (Asia) 1.300 12/2004 Terremoto, tsunami 9,0 Asia meridionale e sud-orientale 10.000 1.000 220.000 3/2011 Terremoto, tsunami 9,0 Giappone 210.000 35.000–40.000 15.840 MUNICH RE Topics Geo 2011 9 In primo piano La magnitudo esprime la quantità di ener gia rilasciata, mentre l’intensità indica gli effetti del sisma (quindi l’entità dei danni). La carta evidenzia il diverso livello di impatto subito dalle prefetture giapponesi. Intensità del sisma Epicentro Sendai Fukushima Daiichi Tokyo Lo tsunami ha fatto capovolgere moltissime barche e in mare si sono riversati grandi quan titativi di idrocarburi. 10 MUNICH RE Topics Geo 2011 Rovinosa o distruttiva Molto forte Forte Moderata o leggera Aree con danni da tsunami Contorno approssimativo del piano di faglia Fonte: Munich Re secondo dati dell’USAID, http://japan-guide.com In primo piano I danni per la JER, che copre ca. il 25% delle abitazioni del Paese, si aggirano sui 1.200 mld ¥ (ca. 15 mld US$) e le polizze coinvolte sono più di 800.000. Sebbene non si vedano danni nel centro di Tokyo, si contano ca. 200.000 polizze colpite nell’area metropolitana, mentre il sinistro medio per polizza è inferiore di solo il 50% ca. a quello registrato nelle prefetture del Nordest, ben più gravemente investite dal terremoto e dallo tsunami. L’indennizzo nel caso delle grandi polizze industriali è limitato a pochi punti percentuali della somma assicurata. In alcuni casi, specialmente a causa dei gravi danni provocati dallo tsunami, vengono netta mente superati i massimali di garanzia e taluni clienti industriali devono pagare di tasca propria gran parte del danno subito. Poiché sono assicurati prevalente mente grandi rischi industriali, può succedere che il danno complessivo a carico di una compagnia sia riferibile a un numero molto ridotto di polizze. Questo fatto, in combinazione con indicazioni poco dettagliate sull’esposizione, causa forti incertezze riguardo alla stima dei danni. Per valutare i danni pro vocati dallo tsunami sono necessarie informazioni precise sull’ubicazione dei rischi assicurati perché un’inesattezza di appena un chilometro può fare la differenza tra assenza di danni e completa distru zione. Informazioni sull’esposizione più particolareg giate sono dunque il principale presupposto in Giap pone per ottenere una più elevata affidabilità nella modellizzazione e nella stima dei danni. Le coperture per interruzione di esercizio o non ven gono commercializzate o sono gravate da pesanti limitazioni. Nonostante la regione maggiormente investita dalla catastrofe rappresenti soltanto ca. l’8% dell’economia nazionale giapponese, i danni nell’in dotto automobilistico e ad alta tecnologia hanno cau sato fermi di produzione in tutto il mondo, mettendo così al centro dell’attenzione anche le polizze inter nazionali che coprono l’interruzione di esercizio per danni occorsi a fornitori e clienti (cd. contingent business interruption). Le speculazioni su danni miliardari per alcune imprese e le loro conseguenze sull’indu stria assicurativa testimoniano la complessità della rete globale dei processi produttivi e le enormi diffi coltà nella stima dei danni. La trasparenza sui princi pali rapporti di fornitura e severi limiti di garanzia sono punti essenziali per evitare grandi sinistri ina spettati in questo settore. Gli ulteriori danni a carico del settore assicurativo trasporti (soprattutto nei porti), vita e infortuni fanno del terremoto di Tohoku un evento «multiramo». Dalle polizze ARD giapponesi il terremoto è normalmente escluso, altrimenti ci sarebbero stati pagamenti per sinistri significativi anche in questo comparto. Anche per quanto concerne le assicurazioni vita il Giappone rappresenta un’eccezione, seppure di segno contrario, a causa del numero di vittime potenzialmente alto e della altrettanto alta densità assicurativa. Il terremoto si è verificato proprio durante la fase prin cipale di rinnovo dei trattati di riassicurazione, ma nonostante le pesanti incertezze causate dalle forti repliche e dalla possibilità di ulteriori danni, le tratta tive si sono concluse regolarmente. Poiché il sisma ha elevato fortemente la probabilità di occorrenza soprattutto degli eventi di media intensità, si dovrà tener conto di un incremento del danno atteso, spe cialmente nei trattati proporzionali. L’estensione dell’area colpita nel caso di un megaterremoto come quello in esame e il grande numero di danni correlati ostacolano la distinzione tra i danni provocati dal fenomeno principale e quelli da imputarsi a repliche successive di forte intensità. Conclusioni Oltre a essere la catastrofe naturale più onerosa mai verificatasi a livello mondiale, il terremoto di Tohoku evidenzia che i grandi eventi calamitosi di questo genere non possono essere evitati nemmeno in Paesi come il Giappone, dove enormi sforzi vengono intra presi nella ricerca sui terremoti, nell’edilizia antisi smica e nei sistemi di preallarme. Nonostante in questa regione non fosse stato previsto un sisma di tale magnitudo, il rischio globale del Paese era corret tamente rappresentato dai modelli disponibili. L’in tensità dei movimenti del suolo e i danni conseguenti rientrano nella gamma di valori attesi. I risultati di un modello sono sempre affetti da incertezze significa tive, ma le pesanti insicurezze che gravano sulla stima del danno e del rischio sono dovute al livello di risolu zione troppo basso dei dati sull’esposizione: anche questa è una verità che il terremoto giapponese ha confermato e ribadito una volta di più. Il nostro esperto: Alexander Allmann è consulente senior per rischio sismico e altri rischi naturali nel settore Sottoscrizione aziendale/ Gestione rischio di accumulazione/ Georischi. [email protected] MUNICH RE Topics Geo 2011 11 In primo piano «Un evento del tutto diverso da quanto finora conosciuto» Dopo il devastante terremoto dell’11 marzo 2011 mondo economico, scientifico e politico hanno dovuto cambiare modo di pensare a livello nazionale, ma anche a livello globale. Nell’ottobre 2011 Munich Re ha invitato alcuni esperti di fama internazionale a ragionare su questo evento catastrofale in ottica naturalistica, politica, socio-economica e assicurativa. Prof. Dr. Norio Okada, Disaster Prevention Research Institute (DPRI), università di Kyoto, Giappone Prof. Dr. Jochen Zschau, Helmholtz-Zentrum Potsdam Deutsches GeoForschungsZentrum (GFZ) La sintesi e le valutazioni degli esperti sul terremoto del Giappone, che come nessun altro evento ha contraddistinto il 2011 sotto il profilo delle catastrofi naturali, si possono ascoltare nel video sul nostro sito www.munichre.com 12 MUNICH RE Topics Geo 2011 Dr. Charles Scawthorn, socio di SPA Risk LLC, società di consulenza specializzata nella riduzione dei rischi da catastrofi naturali In primo piano Dr. Smolka: Gentili colleghi, desidero innanzitutto ringraziarvi per aver accettato di partecipare a questa tavola rotonda sul sisma di Tohoku. È un piacere in particolare poter dare il benvenuto anche al Dr. Arnoldussen, membro del consiglio di gestione di Munich Re. Il terremoto di Tohoku è stato un evento fuori dall’ordinario. Prendendo come misura i danni complessivi si è trattato del sisma più violento e della peggiore catastrofe naturale degli ultimi decenni. Qual è stata la vostra reazione nell’apprendere la notizia di questo terremoto? Prof. Okada: Io stavo presiedendo un consiglio di facoltà all’università di Kyoto quando si è verificata la catastrofe, ma ci sono voluti circa 10 minuti prima che fosse chiaro che qualcosa non funzionava. Io per primo ho mandato fuori un paio di persone perché s’informassero su cosa era accaduto. Smolka: Ma Lei ha sentito il terremoto? Okada: Sì certo, ma di primo acchito non abbiamo pensato che si trattasse di un terremoto. Noi tutti, ovvero gli altri docenti e io, pensavamo di essercelo immaginato. Ma dopo un quarto d’ora ho chiuso il consiglio di facoltà e abbiamo appreso molto rapidamente che a Fukushima si era verificata una catastrofe di proporzioni mai viste. Ho compreso subito che si trattava di qualcosa del tutto diverso da quanto finora conosciuto. E ho intuito che quell’evento avrebbe avuto ripercussioni a livello globale. Smolka: Dr. Scawthorn, Lei vive da lungo tempo in Giappone e ha visto in tutto il mondo danni provocati da terremoti. Qual è stato il Suo primo giudizio non appena ha saputo del sisma? Dr. Scawthorn: Allo scatenarsi del terremoto ero in Marocco, ma noi viviamo a Kyoto e mia moglie era in Giappone. L’ho chiamata e lei mi ha detto che aveva sentito la scossa anche a Kyoto. E di lì a una o due ore abbiano iniziato a vedere in televisione le prime immagini delle devastazioni causate dallo tsunami e abbiamo appreso di Fukushima. Dr. Anselm Smolka, responsabile dell’unità Georischi nel settore Sottoscrizione aziendale/ Gestione rischio di accumulazione di Munich Re Dr. Ludger Arnoldussen, membro del consiglio di gestione di Munich Re Sono quindi rientrato il più velocemente possibile in Giappone, ma ci sono voluti comunque diversi giorni. Negli anni ho visto certamente danni provocati da sismi, anche danni prodotti da grandi tsunami nell’oceano Indiano e in Giappone, ma devo ammettere di non aver mai visto una devastazione di tali dimensioni. È stato uno choc. Credo che questi eventi avranno importanti ripercussioni per il Giappone e per tutto il mondo. fine settimana abbiamo deciso di trasferire la maggioranza del personale del nostro ufficio di Tokyo in un hotel di Osaka e da lì nella nostra sede di Singapore, dove abbiamo ambienti di lavoro pienamente operativi. Un trasferimento che è pesato molto ai nostri collaboratori giapponesi che non volevano lasciare il proprio Paese in un momento come quello. Smolka: Dr. Arnoldussen, Lei è responsabile per le aree Giappone e Australasia, nelle quali si sono verificate catastrofi anche in passato. Come si è comportato? Dr. Arnoldussen: Ho appreso del terremoto mentre trascorrevo una vacanza sulla neve in Svizzera. Mi ha chiamato il responsabile di reparto e la nostra prima ansiosa preoccupazione è stata se i nostri collaboratori a Tokyo fossero al sicuro. Innanzitutto ci siamo messi in contatto con tutti e quindi abbiamo dovuto decidere cosa si dovesse fare, considerata la catastrofe nucleare di Fukushima, perché nelle settimane precedenti il 1° aprile cade sempre il rinnovo dei trattati di riassicurazione. Durante il Smolka: Prof. Zschau, Lei ha già seguito il terremoto nell’oceano Indiano con il conseguente tsunami nel 2004. Qual è stata la Sua prima impressione quando ha sentito la notizia del sisma di Tohoku? Prof. Zschau: L’ho saputo al mattino presto da una telefonata di un giornalista. Ho un accordo con i giornalisti, che mi possono chiamare a casa solo quando sia veramente importante. E prima di allora era accaduto soltanto con il terremoto al largo di Sumatra. Non mi aspettavo che si sarebbe verificata una situazione simile a quella. Il Giappone è un caso diverso, un Paese altamente industrializzato con il miglior sistema di preallarme per i terremoti e con un ottimo sistema di preallarme anche per gli tsunami. A tutta prima non credevo che la catastrofe avrebbe MUNICH RE Topics Geo 2011 13 In primo piano avuto quelle dimensioni che sono emerse successivamente. Ma quando abbiamo appreso la magnitudo reale e gradualmente si sono manifestate le altre conseguenze, è apparso chiaro che il rischio sismico oggi è un rischio globale. Questo evento ha messo in luce che dobbiamo puntare l’attenzione sulle interazioni non solo nel sistema della natura, ma anche in quello creato dall’uomo. Smolka: Permettetemi di approfondire ora le carenze della conoscenza scientifica. Dopo la catastrofe si è aperta un’ampia discussione tra gli esperti sulla mappa ufficiale della sismicità del Giappone, la quale mostra una certa dipendenza dai tempi, fatto che potrebbe forse aver indotto parzialmente in errore perché veniva assegnato troppo peso alla lacuna sismica nella regione di TokaiNankai e alla possibilità di un nuovo forte sisma a Tokyo. Okada: Alcuni sono in effetti del parere che i nostri specialisti e le autorità di vigilanza dovrebbero agire meglio quando si tratta di comunicazione su argomenti di questo genere. Nessuna mappa della sismicità potrà mai dirci come si manifesterà realmente un terremoto. Ecco perché a mio parere questo è uno di quei settori in cui dobbiamo perfezionare i nostri strumenti e dobbiamo acquisire una maggiore competenza. Ci dovremo occupare anche della questione strategica dell’evacuazione. Smolka: Normalmente la mappatura del rischio è effettuata a livello nazionale e quindi sussiste sempre il pericolo che punti di vista non ortodossi di singoli esperti vengano trascurati. Ritengo che sia fondamentalmente un problema per il mondo scientifico. Zschau: È un’esperienza che facciamo in generale, non solo in Giappone, ma ovunque nel mondo. Prendete ad esempio il terremoto di Haiti del 2010. Due anni prima su una pubblicazione si faceva notare che sarebbe potuto sopraggiungere un sisma di magnitudo 7,2 in qualunque momento. E così è stato. Ritengo che abbiamo in generale difficoltà a gettare un ponte tra le conoscenze 14 MUNICH RE Topics Geo 2011 scientifiche teoriche e le applicazioni pratiche. Un elemento importante dei grandi progetti europei attualmente finanziati dalla Commissione europea è, accanto alla gestione delle catastrofi e alla protezione civile, la sinergia tra teoria e pratica, perché ci si è resi conto che questo è il punto debole generale. are. Se fossero state liberate radiazioni nucleari di poco superiori a quelle effettive e se queste si fossero propagate nella direzione sbagliata avremmo potuto perdere Tokyo. E questa è una minaccia esistenziale per il Giappone sotto una serie di punti di vista. Si sarebbe quindi dovuto tenerne conto. «Il rischio sismico oggi è un rischio globale.» Smolka: Cosa significa tutto questo per la comunicazione del rischio? Prof. Dr. Jochen Zschau Scawthorn: Secondo me Lei ha toccato un punto importante. Una delle mie prime considerazioni dopo questa catastrofe è stato che il principio della probabilità ha il suoi limiti. Innanzitutto vi sono limiti tecnici nei dati a nostra disposizione e nella nostra capacità di utilizzare correttamente tali dati. In secondo luogo siamo certo in grado di calcolare in alcuni casi degli eventi rari che ricorrono con una probabilità di una volta ogni 5.000 anni. Ma troppo spesso avviene che queste cose vengono ignorate perché considerate troppo improbabili. In taluni casi le si considera addirittura pressoché impossibili e in altri è giudicato troppo costoso reagire in modo adeguato. Ma si tratta di eventi che minacciano l’esistenza di una società o di un’azienda. La catastrofe dell’11 marzo ha minacciato l’esistenza del Giappone a causa della sua dimensione nucle- Scawthorn: Il tema della comunicazione del rischio è davvero importante. C’è bisogno infatti di una discussione tra scienziati ed esperti, dove poter verificare anche opinioni divergenti e solo dopo eventualmente non accettarle. Ma l’opinione pubblica non vuole prendere parte al dibattito, le manca il tempo, l’interesse o il linguaggio tecnico. L’opinione pubblica vuole solo vedere il risultato. Gli esperti devono quindi riunirsi e parlare con una sola voce. E se lo faranno non dovranno poi essere accusati di omicidio se si saranno sbagliati, come possiamo osservare in Italia, dove gli studiosi di eventi sismici sono sotto accusa per non aver dato l’allarme per il terribile terremoto a L’Aquila nell’aprile 2009. Zschau: Le nostre mappe della sismicità ci mostrano l’attività sismica, nulla di più. Un’elevata attività sismica vuol dire un rischio elevato, un’attività ridotta significa In primo piano un rischio limitato; e qui non si tiene conto dello stadio del ciclo sismico in cui ci troviamo. Attualmente il rischio di terremoto a Colonia potrebbe essere più elevato di quello nell’Italia centrale poiché non sappiamo quando ha avuto luogo l’ultimo sisma nell’area di Colonia e in quale punto del ciclo di troviamo al momento. Una valutazione del rischio collegata alla cronologia è molto rilevante. Smolka: Credo che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che il calcolo delle probabilità deve essere integrato da una osservazione di tipo deterministico degli scenari worst case. E ora si rendono disponibili i modelli che ci consentiranno questo tipo di osservazione, anche se avremo comunque bisogno di una certa dose di fantasia. Dr. Arnoldussen, si tratta di un aspetto interessante anche per Lei? Arnoldussen: Assolutamente e mi chiedo sempre più spesso se il modo in cui abbiamo finora utilizzato i modelli sia adatto a calcolare un premio di rischio adeguato. Per noi è molto importante sapere se tre terremoti di magnitudo 6,0 si susseguono con un intervallo di due o tre mesi oppure di pochi secondi. Operazione resa difficile anche dal quadro di riferimento temporale molto ampio di cui stiamo parlando (500 anni, 1.000 anni) e dalla carenza di dati sugli eventi del passato più lontano. I modelli ci forniscono il danno massimo probabile, ma le circostanze del singolo evento posso produrre oneri per sinistri enormi agli assicuratori. Smolka: Dopo il terremoto di Tohoku partiamo dal presupposto che esista una più elevata probabilità di un sisma di media intensità nella baia di Tokyo. Arnoldussen: E questo ha naturalmente effetti diretti sulle nostre trattative con i clienti per l’ammontare del premio di rischio. Si pone a questo punto la domanda su che cosa si dovrebbe fare sotto il profilo del business. Sono importanti tassi e condizioni contrattuali adeguati; con questi presupposti Munich Re continua a mettere a disposizione la propria capacità di sottoscrizione. «Considerate le drammatiche con seguenze abbiamo bisogno di più creatività e fantasia.» Prof. Dr. Norio Okada Scawthorn: Tutto ciò solleva due questioni essenziali. Primo: io o la mia azienda possiamo effettivamente sopravvivere a un evento dannoso? E secondo: posso trarre profitto da questo genere di business? La prima domanda riguarda un evento che minaccia l’esistenza e per il quale bisogna accantonare delle riserve in quanto assicuratore. Nella seconda questione entrano in gioco i modelli di probabilità, perché possono essere applicati in un’analisi finanziaria dinamica o in un’analisi costi-benefici per la corretta tariffazione. Ma torniamo alla prima domanda: se si possa o meno sopravvivere a un evento. Solvency II richiede riserve di capitale che sotto il profilo statistico possono andare esaurite al massimo una volta ogni 200 anni. Allora, se prendiamo 100 grandi compagnie, possiamo interpretare tale affermazione dicendo che ogni due anni una compagnia fallisce. È ovviamente un calcolo ampiamente semplificato, ma non è neppure del tutto assurdo. Smolka:… giusto, anche se, riferito a un certo scenario di evento, sarebbe sopportabile anche un danno con un tempo di ritorno di 500 o 1.000 anni. E per quanto riguarda le centrali nucleari? Scawthorn: Nel mondo esistono circa 500 centrali nucleari. Ognuna di esse è esposta a un rischio di 1:1.000.000, vale a dire che si arriva alla fusione del nocciolo una volta in un milione di anni. In altre parole la probabilità di occorrenza della fusione del nocciolo è di 10–6. Sembrerebbe un rischio ridotto e accettabile. Ma di fatto ciò corrisponde a una probabilità di 1:2.000 che da qualche parte nel mondo si verifichi una volta all’anno una fusione del nocciolo. Queste centrali hanno una vita operativa di circa 20 anni, che solitamente viene prolungata di ulteriori 20. Avremmo quindi, calcolata una vita operativa di 40 anni, una probabilità di 1/50 della fusione del nocciolo su 500 centrali nucleari. So che sto semplificando troppo questi conteggi, la realtà è ben più complicata. Ma cosa è avvenuto negli ultimi 32 anni? Ci sono già stati tre di questi eventi: Three Mile Island nel 1979, Černobyl nel 1986 e ora Fukushima Daiichi nel 2011. Tutto questo calcolo delle probabilità, 10–6, sembra fantastico, ma… Smolka:… in una visione globale si presenta ben diverso. Scawthorn: Dopo questa catastrofe mi è apparso subito chiaro che l’energia nucleare in Giappone ha i giorni contati e questo semplicemente MUNICH RE Topics Geo 2011 15 In primo piano perché il Giappone non si può permettere questo rischio. A mio modo di vedere l’opinione pubblica giapponese, a parte qualche eccezione, lo ha già capito. E nel frattempo il messaggio è approdato anche in diversi Stati europei. Okada: Considerate le drammatiche conseguenze abbiamo semplicemente bisogno di più creatività e fantasia. Se si verifica una situazione in cui lo Stato e la società sono prossimi al collasso, abbiamo bisogno dell’input di tutti. È quindi di estrema importanza coinvolgere scienziati di diverse discipline, politici, autorità di vigilanza e compagnie assicuratrici. «L’industria assicura tiva potrebbe giocare un ruolo maggiore.» Dr. Ludger Arnoldussen Vorrei toccare un altro punto: il ruolo delle aziende. Ognuna deve necessariamente avere un piano di emergenza. Persino le aziende di Kyoto hanno dovuto subire in misura notevole gli effetti di ciò che era avvenuto nell’est del Giappone. Forse possono modificare la loro strategia di approvvigionamento in modo da attivare ulteriori catene di fornitura. A questo scopo dovrebbero ad esempio chiarire anche la questione di come comunicano con altre aziende al di fuori del Giappone. Ne consegue, e di questo sono fermamente convinto, che abbiamo bisogno di un risk management delle catastrofi altamente integrato. Arnoldussen: Sono del medesimo parere. Ho verificato che dopo il terremoto di Tohoku l’industria in Giappone, ma anche in altre parti del mondo, vede la questione con occhi nuovi. Credo che molte aziende si stiano dando da fare per diversificare la propria catena di fornitura. Vorrei tornare su qualcos’altro che Lei ha citato, ossia la possibilità che uno Stato collassi dopo un evento dannoso eccezionale. Ritengo che oggi, alla luce dell’indebitamento degli Stati, una tale ipotesi possa verificarsi con maggiore probabilità dato 16 MUNICH RE Topics Geo 2011 che lo Stato sopporta un grande rischio: il rischio residuo. Per il Giappone abbiamo ad esempio stimato che solo il 15% delle perdite economiche è coperto da assicurazione, il resto andrà per la gran parte in capo allo Stato. E per quanto riguarda la percentuale del debito raggiunta nel frattempo in molti Paesi, il collasso economico non è forse poi così lontano. Siamo quindi dell’opinione che le compagnie assicuratrici e riassicuratrici possano giocare un ruolo maggiore. Scawthorn: Lei dice che l’industria assicurativa potrebbe fare di più. La mia domanda è: come? Stiamo osservando in diversi Paesi che le compagnie private non sono in grado di colmare la lacuna e lo Stato deve intervenire, ad esempio con strumenti come la California Earthquake Authority (CEA), la Earthquake Commission (EQC) in Nuova Zelanda o il Catastrophe Insurance Pool (TCIP) in Turchia. In che modo quindi potrebbe fare di più l’industria assicurativa nell’ambito di questo approccio integrato? Arnoldussen: Il nocciolo del problema sta, a mio parere, nella con sapevolezza del rischio da parte dell’opinione pubblica e anche dei governi. Perché ci sono istituzioni statali in California e in Nuova Zelanda? Perché questa attività assicurativa può essere gestita in modo efficiente se per i rischi si raggiunge la base di copertura il più ampia pos- sibile, e talvolta all’uopo può essere d’aiuto un’assicurazione obbligatoria o un’istituzione statale. Spesso poi i riassicuratori assumono in retrocessione i rischi di queste autorità. A mio modo di vedere dobbiamo cercare delle opportunità per aumentare l’ampiezza della copertura, fosse anche offrendo all’opinione pubblica più stimoli o rendendola maggiormente consapevole dei rischi. Se prendo ad esempio Munich Re, ma lo stesso vale per alcuni altri grandi riassicuratori: non abbiamo utilizzato per il Giappone la nostra massima capacità di sottoscrizione. Saremmo stati dunque nelle condizioni di assumere in copertura un rischio maggiore, ma ciò non è avvenuto perché la domanda, al livello dei premi da noi richiesto, non era sufficientemente elevata. Okada: Vorrei tornare su un altro punto. Per un risk management delle catastrofi integrato tutte le parti interessate si devono coalizzare per muoversi all’unisono. E per fare questo abbiamo bisogno di qualcosa che definisco «management adattivo» ossia un management con cui si reagisce in modo flessibile a nuove conoscenze. Un esempio: si dichiara innanzitutto che questo locale è per non fumatori e poi, se funziona, si vieta il fumo sul tutto il piano, poi nell’intero edificio e alla fine in tutta la città di Monaco. Propongo di seguire questo approccio adattivo nell’ottica di una riduzione dei danni delle catastrofi future per verificare In primo piano se un metodo funzioni o meno. In caso negativo, si tratta di trovarne il motivo e di individuare come si possano sviluppare valide soluzioni alternative. La mia domanda è quindi: l’industria assicurativa e riassicurativa è interessata a sostenere questo tipo di esperimento sociale? Perché se questo approccio fosse di qualche interesse per i riassicuratori come Munich Re, c’è certamente una lunga schiera di scienziati che proprio oggi sono interessati a un risk management integrato e sono pronti a collaborare con grande entusiasmo con le compagnie di riassicurazione. Arnoldussen: Ritengo che questo sarebbe un interessante modo di procedere per risolvere il problema. Smolka: Dopo la catastrofe mi sono fatto una domanda: quali lezioni posso trarre da questo evento in vista di uno scenario analogo a Tokyo? Scawthorn: Analogamente a quanto avviene per la faglia Nord Anatolica, dove singole zone fino a Istanbul sono in tensione dinamica e ci attendiamo una megacatastrofe a Istanbul, anche nel terremoto di Tohoku vi sono tensioni dinamiche in tre grandi aree fino in prossimità di Tokyo, e quindi attualmente esiste un rischio sensibilmente maggiore di un sisma a Tokyo. Non è particolarmente rilevante se avrà magnitudo 8 come il terremoto del 1923 o solamente 7 subito al di sotto della città. In ogni caso sarà una catastrofe, ne siamo assolutamente convinti. Smolka: Qual è la situazione della qualità costruttiva dei grattacieli? Scawthorn: In Giappone gli edifici vengono abbattuti e sostituiti da nuovi con maggiore frequenza che nella maggior parte degli altri Paesi. Una tendenza che si è incrementata dopo il terremoto di Kobe, allorché i giapponesi hanno compreso che le loro vecchie case tradizionali erano molto vulnerabili. Da allora molti hanno costruito nuove case, ma a Tokyo ve ne sono ancora di vecchie e ci saranno danni ai fabbricati… Smolka:… per la liquefazione del terreno… Scawthorn:… in particolare nella parte orientale della città, nell’area attorno al fiume Sumida. Qui si spezzeranno le condutture principali del gas e dell’acqua. Prevedo numerosi incendi nelle raffinerie di tutta la baia di Tokyo e spaventosi incendi in città, sebbene i vigili del fuoco della capitale nipponica siano il corpo più grande del mondo ed estremamente efficiente. Ma ipotizzo che saranno semplicemente sopraffatti dalle richieste di intervento. Come si presenterà la situazione dipende naturalmente anche dal vento e dalle condizioni meteorologiche; la notte del 1° settembre 1923 era caldo, secco e molto ventoso. Ma se la giornata non è calda e ventosa, bensì fredda e piovosa la cosa può prendere tutt’altra piega. Zschau: Vorrei tornare nuovamente su quanto il prof. Okada ha detto a proposito di un approccio integrato: cosa sarebbe andato diversamente, se fossero state disponibili le migliori conoscenze? A mio parere è una cosa difficile da valutare. «380.000 persone sono state salvate. Un risultato eccellente!» Dr. Charles Scawthorn Scawthorn: Se qualcuno fosse stato in grado di dire che garantiva che l’indomani alle ore 14 si sarebbe verificato questo evento con onde alte tanto e così via, cosa sarebbe cambiato? Cosa sarebbe cambiato sul fronte dei danni? È probabile che si sarebbe stati nella condizione di evacuare alcune delle 20.000 persone che sono morte. In realtà l’allarme e l’evacuazione hanno funzionato ottimamente. Vi erano 400.000 persone in pericolo e ne sono state salvate 380.000, un risultato eccellente. Ma non si sarebbe potuto spostare gli edifici, non si sarebbe potuto erigere nella notte argini a protezione della costa. Sul fronte dei danni materiali non sarebbe cambiato poi molto. L’approccio integrato è un approccio a lungo termine che deve includere anche la pianificazione dello sfruttamento del territorio. Deve ricondurre a un insieme omogeneo le procedure di costruzione, quelle legate all’urbanistica, quelle produttive e quelle di trasferimento del rischio. Zschau: Da quanto ho sentito, il sistema di preallarme sismico ha fornito i primi dati otto secondi dopo la prima onda P, ovvero 31 secondi dopo il terremoto. L’indicazione della magnitudo era troppo bassa, ma era la prima informazione pubblica. E si stima che questo allarme abbia salvato molte vite. Ma alcuni tra quelli che hanno udito l’allarme non si sono rifugiati a una quota abbastanza elevata, perché non contavano che lo tsunami fosse così violento. In tal senso quest’informazione è stata fuorviante e le cose sarebbero andate probabilmente meglio, se fossero MUNICH RE Topics Geo 2011 17 In primo piano state disponibili informazioni corrette sulla magnitudo alcuni minuti prima. questo tipo sono un esempio evidente di ciò che abbiamo imparato da Kobe. «Dobbiamo perse guire con più energia lo sviluppo degli sce nari worst case.» Smolka:… e per quanto riguarda Fukushima? Prof. Dr. Norio Okada Scawthorn: Un sistema di preallarme è qualcosa di fantastico e se siamo in grado di realizzarlo, è uno dei massimi contributi della scienza alla prevenzione di questo rischio. Okada: Sotto questo profilo abbiamo riscosso molti successi. In alcune aree il sistema di preallarme e le esercitazioni per le catastrofi hanno funzionato bene. Diciamo spesso che ora abbiamo un evento reale da cui dobbiamo trarre insegnamento. Ciò che dobbiamo perseguire con grande energia è lo sviluppo degli scenari worst case. Scawthorn: Il governo giapponese si dedica a questo tema con grande attenzione; in tutto il mondo sono pochi coloro che si confrontano seriamente con questo tema e il Giappone è leader in questo campo. Vi sono molte lezioni da cui imparare e credo che prima di tutto i giapponesi cerchino di trarre per primi insegnamenti da queste lezioni. Okada: Esatto. Lo si può forse descrivere in due modi diversi. Da un lato si valuta il comportamento del governo e dall’altro ci si chiede cosa avremmo potuto fare meglio. Ciò che ha funzionato molto bene, ad esempio, è stata la Protezione Civile, che è stata mobilitata immediatamente e ha svolto un eccellente lavoro anche a Fukushima. Sono le migliori lezioni che abbiamo imparato dal terremoto di Kobe. E hanno lavorato assai bene anche le organizzazioni non governative. Questa volta è stato organizzato una sorta di coordinamento centralizzato, che ha effettuato i primi passi per una gestione integrata delle emergenze e ha organizzato lo scambio di informazioni. Dinamiche di 18 MUNICH RE Topics Geo 2011 Okada: In effetti, la catastrofe nucleare ha messo in evidenza che prendere decisioni in modo rapido a livello centrale non è uno dei punti di forza del nostro Paese. Ci dovrebbe essere un’altra autorità accanto a quelle che hanno la responsabilità politica del Paese. A mio parere da noi c’è ancora carenza di una prassi corrispondente o di una cultura politica e in particolare di una cultura della gestione delle emergenze. In questa vicenda si è forse speso troppo tempo per mettere in contatto e per organizzare in modo integrato le diverse parti coinvolte, il che può essere veramente sconcertante. Questa volta abbiamo dovuto necessariamente collaborare con altri Paesi e siamo veramente riconoscenti all’aiuto internazionale nell’organizzazione. Ma il Giappone continua ad avere dei problemi con quello che io chiamo management adattivo. Passa sempre molto tempo prima che modifichiamo le leggi; e quando una legge è varata non la vogliamo più cambiare. A proposito, l’opera di ricostruzione è una fatica di Ercole… Smolka:… e richiede un approccio partecipativo… Okada:… che ancora non abbiamo. Questo è uno dei motivi per cui non ha funzionato. Abbiamo già avuto altre volte terremoti e tsunami in questa regione e ogni volta qualcuno ha detto: «Dobbiamo portare le persone a quote più alte». All’inizio lo si è fatto e in alcune aree ha anche funzionato, in molte altre no. È qui che ci serve un management adattivo, per portare le persone a proseguire sulla giusta strada. Dovrebbe avvenire gradualmente e le persone dovrebbero essere coinvolte ogni volta. Non so se ce la faremo, ma se ci riuscissimo sarebbe un successo enorme per la ricostruzione. Smolka: Credo che questo tipo di problema esista ovunque, non solo in Giappone. Dopo una catastrofe vengono prese molte decisioni, ma le persone ne vengono semplicemente tagliate fuori, in particolare quelle direttamente interessate. Scawthorn: D’altro canto ci sono le esperienze fatte con il terremoto di Kobe. Nel 1995 era di stanza a Nishinomiya, proprio nelle vicinanze di Kobe, una divisione delle forze armate di autodifesa. Ma i soldati non si sono messi in moto perché il governo centrale non aveva impartito alcun ordine. I giapponesi hanno imparato da questa lezione. Sono stato in visita dal generale di corpo d’armata Watanabe, comandante dell’esercito del nordest, e anche dal direttore regionale del Ministero dei trasporti competente per Tohoku. Come hanno messo in evidenza il generale Watanabe e i suoi ufficiali, nel frattempo la situazione giuridica e la politica delle forze armate di autodifesa sono state adeguate, cosicché questa volta i militari si sono mossi autonomamente subito dopo il verificarsi dell’evento. Smolka: È difficile pianificare la sfida che deriva da un evento inatteso, anche quando il piano è perfetto. Voglio dire: se si fosse saputo di più, si sarebbe potuto prevedere un sisma di magnitudo 9 e uno tsunami conseguente, forse addirittura Fukushima. Ma quando si pensa a uno scenario per Tokyo, la situazione potrebbe presentarsi del tutto diversa. Scawthorn: Degli eventi si può dire che sono imprevisti, prevedibili, previsti, già descritti o annunciati. Sono forse cavilli semantici, ma questi aggettivi implicano una crescente delimitazione geografica e temporale. Per il terremoto di Tohoku si è trattato di qualcosa che era già stato effettivamente descritto nella letteratura specialistica. Un ulteriore esempio di qualcosa che era già stato descritto prima che si verificasse è Katrina; era l’articolo di testa del National Geographic sei mesi prima della catastrofe. L’articolo di testa! E San Francisco? Cinque mesi prima del terremoto del 1906 il National Board of Fire Underwriters di San Francisco preannunciò che sarebbe sopraggiunto un sisma simile e che non si sarebbe potuto evitare l’incen- In primo piano dio di post impatto. Il punto dolente è: come possiamo riconoscere le incognite davvero ignote? Come possiamo prevedere l’imprevedibile? Come trasformiamo l’imprevedibile in qualcosa di prevedibile? Dobbiamo usare la fantasia. La letteratura è zeppa di racconti e romanzi che poi sono divenuti realtà. Prendete il romanzo L’ora del leone di Nelson DeMille, in cui vengono previsti gli attacchi dell’11 settembre; nel romanzo si parla di un attacco al Campidoglio con un 747, ma per il resto è tutto previsto. Zschau: Per quanto riguarda la fantasia sono d’accordo con Lei. La fantasia sta solitamente alla base del lavoro scientifico. Ma con la sola fantasia non si riesce a convincere nessuno, per farlo ci vogliono prove… Scawthorn:… e quelle ci sono… Zschau: Giusto, la paleosismologia diviene sempre più importante. Ci consegna le prove di cui abbiamo bisogno oltre alla fantasia per ottenere più informazioni su questi grandi eventi molto rari. Smolka: Per riassumere ancora una volta tutti gli aspetti toccati in questo incontro: quali sono le lezioni più importanti che ci vengono da questa catastrofe? Arnoldussen: Per me un aspetto rilevante, che è già stato toccato, è la questione di quanto siano credibili i modelli e di come dovrebbero essere utilizzati nel nostro business. I modelli forniscono forse la migliore stima possibile, ma la realtà si presenta sempre diversa e ritengo che questo evento abbia messo le cose nella giusta luce. Un altro punto sono le interrelazioni dell’economia mondiale e le connessioni tra catene di fornitura e mercati finanziari. Il terzo punto è il fatto che ci avviciniamo ai limiti delle prestazioni dello Stato come ultima istanza risarcitoria. Credo che ci siano dei limiti economici in tal senso e noi cerchiamo di individuare come riassicurazione e assicurazione possano ampliare tali confini economici, sostenendo i governi o liquidando i sinistri. «Quanto sono credi bili i modelli e come dovrebbero essere utilizzati nel nostro business?» Dr. Ludger Arnoldussen Okada: La prima lezione per me è questa: certe lezioni vengono «disimparate». È un assunto che vale sempre e ovunque. Le lezioni vengono dimenticate o appartengono a quelle cose che vengono necessariamente dimenticate e quindi gli errori si ripresentano. Ma per questo c’è bisogno di nuove conoscenze. Ho citato ad esempio il fatto che nel Giappone orientale si è già sofferto più volte per simili accadimenti. E adesso di nuovo. In quest’ottica le lezioni non sono state imparate bene e si pone la domanda del perché ciò sia accaduto. Ci sono numerose lacune, ad esempio questioni di responsabilità che devono essere chiarite, altrimenti si fanno le cose solo quando sono scritte sulla carta. Se Tokyo venisse colpita da un terremoto, anche se avesse magnitudo 7, le conseguenze sarebbero enormi. La metropoli verrebbe paralizzata in un modo che non è stato previsto, ma che forse è prevedibile. Scawthorn: La prima lezione è che il calcolo delle probabilità ha dei limiti. E questi limiti stanno nella considerazione che le minacce esistenziali devono essere trattate diversamente. Per essere chiaro: se vediamo il rischio come una «conseguenza» che si verifica con un determinato grado di probabilità, è indifferente quanto sia basso tale grado; se la «conseguenza» è illimitata, sarà illimitato anche il rischio. E in tal senso l’energia nucleare è un rischio «semi-illimitato» per molte ubicazioni. A mio modo di vedere in Giappone si affermerà l’opinione che il Paese semplicemente non si può permettere l’energia nucleare. Credo che anche altri Paesi arriveranno a questa conclusione. Una seconda lezione è che la riduzione del rischio di catastrofi è una questione a lungo termine e richiede un approccio integrato che combini misure di riduzione a livello costruttivo, urbanistico, produttivo e finanziario. Zschau: Secondo me la prima lezione è che la catena dei rischi di una catastrofe è un fenomeno altamente complesso in cui si manifestano numerose interazioni reciproche non soltanto nel sistema della natura, ma anche in quello creato dall’uomo. Ciò richiede da una parte una nuova concentrazione su una ricerca interdisciplinare e dall’altro la creazione di nuove e più efficienti partnership di gestione del rischio tra Stato ed entità economiche private. La seconda lezione sta nel fatto che, come già accennato, malgrado i geofisici abbiano fatto consistenti progressi dopo il terremoto nell’oceano Indiano, questo sisma di Tohoku ha messo in evidenza i limiti delle nostre conoscenze. Sono poi d’accordo con il Dr. Scawthorn sul fatto che dobbiamo riflettere su procedure migliori per la valutazione dei rischi e che forse non basta la valutazione dei rischi basata sulla probabilità. E la terza è che questo sisma deve essere visto su un piano assolutamente globale; esso ha messo in evidenza come il rischio terremoto stia diventando sempre più un rischio internazionale. Ciò richiederà secondo me una migliore e più intensa collaborazione a livello mondiale sul lungo periodo. Smolka: Come Lei ha riassunto, il terremoto di Tohoku ci ha mostrato le lacune delle nostre conoscenze, la nostra imperfezione, ma al contempo ci ha indicato delle vie per venire a capo di situazioni simili, vie che si spera percorreremo al presentarsi di casi futuri. Grazie! MUNICH RE Topics Geo 2011 19 ISTANTANEE DI CATASTROFI Il terremoto di Christchurch, Nuova Zelanda Pochi mesi dopo il terremoto di Darfield del 2010 la piana di Canterbury è stata investita da una nuova catastrofe. Il 22 febbraio 2011 un sisma di magnitudo Mw 6,1 colpisce la regione attorno a Christchurch. Il bilancio: 181 morti e gravi danni nel centro cittadino e nei sobborghi. Puntualmente riaffiorano i soliti pressanti interrogativi: Le norme edilizie sono all’altezza? La gente è ben preparata? Marco Stupazzini La serie di terremoti iniziata nel settembre 2010 viene definita sequenza sismica di Canterbury. A inaugurarla il 4 settembre 2010 è un forte terremoto di magnitudo Mw 7,0 (quello cosiddetto di Darfield), seguito da migliaia di repliche. Più di cinque mesi dopo, il 22 febbraio 2011 alle 12.51 ora locale, un altro sisma di magnitudo Mw 6,1 (detto di Lyttelton) colpisce Christchurch e i sobborghi; con 400.000 abitanti Christchurch è la città maggiore nell’isola meridionale della Nuova Zelanda. Il 13 giugno 2011 si verifica nei pressi del sobborgo di Sumner un terremoto di magnitudo Mw 5,9 che provoca una vittima e ulteriori danni materiali a Christchurch e Lyttelton. Il 23 dicembre la terra torna a tremare. Quattro sismi di magnitudo compresa tra Mw 5,0 e 6,0 scuotono la costa orientale nelle vicinanze di New Brighton. Come con gli altri terremoti si verificano fenomeni di liquefazione del terreno e movimenti di masse sulla costa. Il sisma del 22 febbraio costituisce una della maggiori catastrofi naturali nella storia della Nuova Zelanda: 181 persone perdono la vita e ca. 2.000 rimangono ferite; decine di migliaia di edifici, già indeboliti dal terremoto di Darfield e dalle repliche successive, sono gravemente danneggiati. . Il centro città di Christchurch era ridotto a un ammasso di macerie. MUNICH RE Topics Geo 2011 21 ISTANTANEE DI CATASTROFI Causa del fenomeno è un sovrascorrimento obliquo al confine tra la placca Australiana e quella Pacifica a non più di 6 km dal centro città. La sequenza sismica si è verificata lungo un sistema di faglie posizionato sotto i sedimenti della piana di Canterbury, fino a quel momento sconosciuto. Negli ultimi 10 anni erano state effettuate diverse prospezioni sismiche in quella zona, ma nulla aveva mai fatto sospettare che proprio lì si sarebbe verificato a breve un grande terremoto. Considerando gli effetti e le conseguenze del sisma, emergono due aspetti particolarmente rilevanti per l’interpretazione del modello di danno: l’intensità estremamente elevata dello scuotimento sia orizzontale che verticale del suolo e gli estesi fenomeni di liquefazione in ampie zone della città. Alla forza delle scosse hanno contribuito diversi fattori: −−La distanza dall’ipocentro: il margine superiore della faglia attivata durante il terremoto di Lyttelton si trovava a bassa profondità e a 6 km dal centro della città; la linea di frattura di Darfield terminava a ca. 20 km dal centro. −−L’effetto di direttività: le onde sismiche tendono a sovrapporsi nella direzione in cui si propaga la rottura della faglia, circostanza che può produrre una forte amplificazione. −−Suolo soffice ed effetto di bacino: nel sottosuolo di Christchurch sono presenti profondi depositi sedimentari (600–1.200 m fino al letto roccioso). Per valutare la performance sismica di edifici e infrastrutture bisogna considerare la sequenza del 2010/2011 in relazione alla filosofia e agli obiettivi delle attuali norme edilizie antisismiche. Il crollo degli edifici ha avvolto Christchurch in una densa nube di polvere. A sinistra: le onde sismiche possono indurre nel terreno sollecitazioni capaci di annullarne la stabilità e provocarne la fluidificazione, con conseguente affondamento di veicoli ed edifici. A destra: fuoriuscita di acqua mista a sabbia e formazione di «vulcanelli» (sand boil), una delle manifestazioni caratteristiche della liquefazione del suolo, che ha prodotto danni a numerose costruzioni. 22 MUNICH RE Topics Geo 2011 ISTANTANEE DI CATASTROFI Una distinzione fondamentale relativa ai requisiti restazionali degli edifici è quella tra stato limite di p danno e di collasso. Il primo si applica agli eventi di frequenza relativamente alta e prescrive che l’edificio debba conservarsi pienamente efficiente e abitabile. Il secondo invece riguarda gli eventi meno frequenti (p. es. con un tempo di ritorno di 475 anni, come prescritto generalmente dai codici edilizi), che sono suscettibili di causare danni ma di gravità non abbastanza elevata da provocare il crollo dell’edificio. Movimenti del suolo come quelli osservati durante il terremoto in febbraio hanno un tempo di ritorno di 2.500 anni secondo il codice antisismico e sono quindi nettamente più forti di quelli considerati nel corso della progettazione degli edifici di Christchurch. L’edificato cittadino è inoltre piuttosto datato. Gli edifici storici e quelli realizzati prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche, specialmente in centro città, avevano una bassa resistenza al terremoto. Danneggiamento di gravità inaudita Nel sisma di Lyttelton ha stupito l’eccezionale entità del danneggiamento: numerosi fabbricati con murature non rinforzate hanno subito gravi danni o sono crollati; sono collassati anche due grattacieli in cemento armato, uno ospitava la Canterbury Television (CTV) e l’altro il gruppo finanziario Pyne Gould Corporation; in altri edifici in cemento armato (grattacielo Forsyth-Barr e Grand Chancellor Hotel) hanno ceduto scale, pilastri e pareti. Gli estesi fenomeni di liquefazione del terreno nel centro e nei sobborghi orientali hanno provocato movimenti laterali delle fondazioni e cedimenti del suolo o l’inclinazione dei fabbricati. La sequenza sismica di Canterbury ha fatto emergere numerosi interrogativi sulla valutazione della pericolosità e del rischio nonché sulla percezione del rischio in generale. Di seguito sono elencati alcuni punti fondamentali: −−Cluster sismici e repliche: la sequenza sismica di Canterbury è uno dei rari casi al mondo in cui una replica o comunque un terremoto indotto (Lyttelton 2011) ha provocato danni maggiori rispetto all’evento principale che l’ha preceduto (Darfield 2010). Sarà necessario verificare come il trasferimento dello stato di sforzo e l’attività delle repliche possano essere integrate nei modelli probabilistici di rischio, ma anche quanto siano probabili tali «clustering» di eventi in ambito mondiale. Se oggi si ripetesse la serie di terremoti di New Madrid del 1811/12 (di cui nel dicembre 2011/gennaio 2012 ricorreva il bicentenario) il danno assicurato raggiungerebbe un importo a due–tre cifre in miliardi di dollari. −−I terremoti in serie complicano non solo la modellizzazione sismica, ma anche l’attività di ricostruzione, che necessariamente si svolge in condizioni di estrema insicurezza. −−L’intera sequenza sismica e in particolare il terremoto di Lyttelton rientrano fra gli eventi estremamente rari. Le indagini geologiche hanno mostrato che gli ultimi movimenti del sistema di faglie riattivatosi con questa sequenza datavano a più di 10.000 anni fa. Il modello sismico neozelandese quantifica correttamente la probabilità di occorrenza ma non l’impatto dannoso di un simile fenomeno. Questi eventi di elevata rarità pongono progettisti e risk manager di fronte a sfide del tutto particolari. −−Deformazione e liquefazione del terreno: il rischio di liquefazione nella piana di Canterbury era già noto, ma l’estensione del fenomeno, che ha interessato vari chilometri quadrati soprattutto durante il sisma di Lyttelton, ha suscitato sorpresa e induce a chiedersi in quali altre regioni potrebbero verificarsi eventi simili. −−Vulnerabilità: volendo trarre conclusioni per altri scenari sismici in Nuova Zelanda, e in particolare per la regione di Wellington, va considerato che quest’ultima è senz’altro meglio preparata al terremoto rispetto a Christchurch. Ciò trae origine da un rigoroso programma di risanamento con cui, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, l’edificato vulnerabile è stato rinforzato o rimpiazzato. D’altra parte la magnitudo massima possibile è maggiore a Wellington, dove l’omonima faglia corre proprio lungo il confine del centro cittadino. MUNICH RE Topics Geo 2011 23 ISTANTANEE DI CATASTROFI Pyne Gould AreediChristchurch(ingrandimentodelCentralBusinessDistrict)incuisisonoosservati fenomenidiliquefazionedelterrenoincoincidenzaconiterremotidel4settembre2010 nonchédel22febbraioedel13giugno2011 cattedrale CTV Grand Chancellor Liquefazionedelterrenodel4settembre2010 Liquefazionedelterrenodel22febbraio2011 Liquefazionedelterrenodel13giugno2011 Faglia(nascosta) Mw 7,0 04.09.10 Mw 5,9 13.06.11 Lascossaprincipaledel4settembre2010ele duemaggiorireplichefinoalgiugno2011 Mw 6,1 22.02.11 Epicentro Faglia(nascosta) FagliadiGreendale N 0 5 10 24 MUNICHRE TopicsGeo2011 20 chilometri Fonte: Munich Re secondo i dati di GNS Science e Misko Cubrinovski, University of Canterbury, Christchurch ISTANTANEE DI CATASTROFI Liquidazione forfetaria dei danni minori Conclusioni Ancheinambitoassicurativo,comenellascienza, nell’ingegneriaenellavalutazionedelrischio,la sequenzasismicadiCanterburyhaportatoconsé nuoveconoscenzeenuoviinterrogativi: −Numerodeisinistrieattribuzionedeidanni:laliquidazionedeibenoltre600.000sinistrihainevitabilmentecomportatodeiritardi,nonostantel’enorme sforzodellaEarthquakeCommission(EQC)edegli assicuratoriprivati,esebbeneesistessegiàun pianod’emergenzaanteriorealterremoto.L’attribuzionedisingolidanniaspecificieventidellaserieè stataspessodifficile,laddovegliedificieranostati colpitinonunamapiùvolte. −L’elevatonumerodisinistrihaportatonecessariamentealiquidazioniforfettarieperidanniminori. −L’inaccessibilitàdelcentrocittadino,duratasvariati mesi,harappresentatounulterioreostacoloalla liquidazionedeisinistri. −L’ampiezzadeifenomenidicedimentooliquefazionedelterrenohaprovocatounnumeroinusitatamentealtodiperditetotalichehannosuperatoil valoreassicuratoaprimorischioassolutodelle polizzeEQC,andandodiconseguenzaainteressarele copertureavaloreinterooffertedalmercatoprivato. −Ilquadrosièulteriormenteaggravatoquandola CanterburyEarthquakeRecoveryAuthority(CERA) hadichiaratoinagibilialcuniquartiericheincludevanoancheedificinoncompletamentedistrutti.Gli immobiliinquesteareesonostatiacquistatidalla CERA,acuisonostatitrasferitiancheidirittiassicurativi.LaCERAsiadopereràperotteneredagli assicuratoriindennizziilpiùpossibileelevatiperi proprietariespropriati. IlterremotodimagnitudoMw6,1cheil22febbraio 2011hacolpitolacittàdiChristchurchhaacuitola consapevolezzadelrischioedatovoceallerichieste perunsistemadicostruzionedegliedificieconomicamenteefficientecheincasodifortesismanonassicurisololasopravvivenzadegliabitanti,mapossa ancheminimizzareidannimateriali.Devequindi esseresviluppatounmodelloprogettualechepermettadiaumentarenelleareeinteressatelaresistenzadellestruttureaquestotipodieventietale modellodovràesserecontenutonellaprossimagenerazionedicodiciantisismici. Oltrealleconsiderazionidicarattereingegneristicola sequenzasismicadiCanterburyeinparticolareilterremotodelfebbraio2011hannofattoemergerenumerosiinterrogativisullavalutazionedellapericolositàe delrischioesullasuaapplicazionenelriskmanagementenellatecnicaassicurativa.Laduratadella «crisisismica»,tuttoraincorso,rappresentaunproblemanonindifferentetantoperlaricostruzione quantoperlapraticaassuntiva.Pianidiemergenza efficientiingradodigestirecentinaiadimigliaiadi sinistri,oltreachiarezzaetrasparenzadellecondizionidiassicurazioneedeiprocessidiliquidazione, sonopresuppostinecessariinsituazioniincuigli interventidelsettoreassicurativoprivato,delpiano assicurativostataleedelloStatostessosonostrettamenteconnessifraloro.Eventicomequellodel22 febbraio,dovelacombinazionedifattoriavversiha provocatoaltissimeperdite,sonoinognicasomolto rari.Trarrededuzionidivaloregeneraledaunevento cosìunicorappresentaunasfidainterminidivalutazionedelrischio,riskmanagementeassicurazione. −L’accidentalitàdeldanno,unodeiprincipifondamentalidell’attivitàassicurativa,nonèpiùapplicabilenellasituazioneattuale.Nessunopuòdire quandoquestasequenzasismicasiconcluderà. NellaregionesonopossibilialtriterremotidimagnitudoMw6,0osuperiore,chepotrebberoanchedanneggiareareefinoramenocolpite.Laquotazione delrischiononpuòprescinderedaquestodato. IL NOSTRO ESPERTO: Bilancio dei danni del terremoto del 22 febbraio 2011 Morti 181 Feriti 2.000 Dannicomplessivi 16mldUS$ Danniassicurati 13mldUS$ Casedistrutteodanneggiate Ildott.MarcoStupazzinièconsulente perrischiosismicoealtririschinaturali nelsettoreSottoscrizioneaziendale/ Gestionerischiodiaccumulazione/ Georischi. [email protected] 10.000 MUNICHRE TopicsGeo2011 25 ISTANTANEE DI CATASTROFI Inondazioni: l’acqua sommerge Australia, Stati Uniti e Thailandia Le grandi catastrofi sismiche ci hanno fatto un po’ dimenticare che il 2011 è stato anche un anno di pesanti alluvioni. Precipitazioni ben oltre la media, talvolta durate mesi, hanno alimentato inondazioni che non si ricordavano da decenni. Wolfgang Kron Queensland, Australia: già nel dicembre 2010 la regione è battuta da violente precipitazioni e poco prima della fine dell’anno segue una nuova serie di eventi piovosi intensi che si protrae fino a metà gennaio. Si verificano inondazioni improvvise, la più grave delle quali il 10 gennaio nella cittadina di Toowoomba con 22 morti: gli invasi si colmano con estrema rapidità, i fiumi si ingrossano. Brisbane, metropoli di due milioni di abitanti, è investita da un’onda di piena del fiume omonimo, come già accaduto nel 1974. L’intero Commercial District del centro cittadino viene sommerso da metri d’acqua. La Protezione Civile, gli abitanti e i commercianti lottano per due settimane contro i flutti. Tirate le somme, il danno complessivo provocato dagli eventi di dicembre e gennaio si aggira sui 7,3 mld US$, per un terzo (2,4 mld US$) assicurati. Il peggio è appena passato quando dal Pacifico il ciclone Yasi, di categoria 4, fa rotta verso il Queensland. Stavolta però la fortuna viene in soccorso di Brisbane: la tempesta fa landfall alcune centinaia di chilometri a nord della città e rovescia il suo carico di pioggia su una zona in gran parte disabitata. I danni raggiungono comunque i 2,5 mld US$, di cui 1,3 assicurati. Anche se non è vero che viene inondata un’area grande come Francia e Germania, come riportano molti media, ma piuttosto che le inondazioni sono distribuite su un territorio di quelle dimensioni, il fenomeno assume proporzioni enormi. Le precipitazioni eccezionalmente forti, che si protraggono per varie settimane, però non stupiscono perché la stagione delle piogge in Australia si era preannunciata al di sopra della media a causa del fenomeno climatico La Niña; inoltre la temperatura del Pacifico occidentale al largo dell’Australia tra fine 2010 e inizio 2011 era la più elevata di sempre. Cerano dunque i migliori presupposti per una forte evaporazione e quindi un elevato contenuto di vapore acqueo nelle masse d’aria dirette verso la terraferma. 26 MUNICH RE Topics Geo 2011 Stati Uniti: in maggio e giugno 2011 il Mississippi e alcuni dei suoi grandi affluenti sono in piena e raggiungono livelli idrometrici come non se ne ricordavano da decenni. I danni sono elevati (a una cifra in miliardi di dollari), ma tutto sommato limitati, considerata la dimensione del fenomeno. Uno dei motivi principali sta nel sistema di gestione delle piene adottato in passato dagli Stati Uniti e nettamente migliore rispetto a quello della maggior parte degli altri Paesi. Grazie a interventi di evacuazione della piena all’inizio dell’estate 2011 non vengono sommerse in modo incontrollato vaste regioni come altrove, ma solo territori predefiniti con concentrazioni di valori economici relativamente modeste. Nella nostra pubblicazione Schadenspiegel 2/2011 è contenuto un articolo dettagliato sulla piena del Mississippi (www.munichre.com/ publications/302-07079_it.pdf). La piena del fiume Brisbane ha allagato vaste aree dell’omonima città. ISTANTANEE DI CATASTROFI Thailandia Il vasto bassopiano del fiume Chao Phraya, che attraversa il Paese da nord a sud, rappresenta il cuore e la principale area agricola nazionale. A poca distanza dalla foce nel golfo di Thailandia il corso d’acqua attraversa la metropoli di Bangkok, popolata da 7 milioni di abitanti, a cui se ne sommano altri 5 nell’hinterland. L’evento catastrofico del 2011 ha interessato principalmente questa regione, fonte del 40% del prodotto interno lordo thailandese; ma anche in altre aree del Paese nonché in Cambogia, Laos e Vietnam si sono verificate gravi inondazioni. Mesi di pioggia Nella Thailandia centrale la stagione delle piogge dura da metà maggio fino a ottobre. Il monsone sudoccidentale porta aria calda e umida con precipitazioni diffuse che al più tardi si originano a ridosso delle montagne. Nelle annate standard si raggiungono così dai 1.000 ai 1.300 mm di pioggia, grossomodo l’80% della media annuale. Si ritiene che nel 2011 La Niña abbia giocato anche qui un ruolo essenziale, rendendo il monsone particolarmente intenso e incrementando le precipitazioni in Asia meridionale e sud-orientale. In marzo in Thailandia settentrionale è già caduto più del triplo (3,5 volte) della normale quantità di pioggia, causando varie inondazioni improvvise in montagna e il riempimento delle dighe di Bhumipol e Sirikit. In maggio con l’arrivo del monsone estivo si susseguono vari mesi di precipitazioni nettamente superiori alla media. Le alluvioni più violente si verificano però solo quando, alla fine di luglio, il tifone Nock-ten tocca terra nel nord del Vietnam, sommergendo letteralmente di pioggia l’intera regione fino alla Thailandia settentrionale. Le inondazioni improvvise si moltiplicano. Nei due mesi successivi gli allagamenti si estendono verso sud anche perché si rende necessario sempre più spesso aprire i due grandi sbarramenti per evitare la tracimazione, vanificando così gran parte della loro funzione di protezione contro le piene. Da tutto il settentrione thailandese grandi masse d’acqua affluiscono nel Chao Phraya. A metà settembre quasi tutte le aree pianeggianti della Thailandia centrale fino al confine nord della città di Bangkok sono inondate. Le paratoie nei punti di derivazione dei canali d’irrigazione che non sono già state divelte vengono aperte e le masse d’acqua si riversano nelle risaie, nei paesi e nelle città. Nakhon Sawan, alla confluenza dei due rami Ping e Nan del Chao Phraya, è sommersa in breve tempo. Anche l’antica capitale Ayutthaya con i suoi splendidi templi viene invasa dall’acqua, come peraltro vari parchi industriali. Per la capitale Bangkok queste esondazioni rappresentano tuttavia un vantaggio perché appiattiscono l’onda di piena. A fine ottobre il livello degli invasi è talmente alto da obbligare i gestori a scaricare grandi masse d’acqua per mettere in sicurezza le dighe: una misura che aggrava la situazione a valle degli sbarramenti e accresce il rischio per Bangkok e le numerose zone industriali nella piana del Chao Phraya. Nonostante il lavoro febbrile per innalzare, riparare e sopraelevare le barriere di sacchi di sabbia, l’acqua invade 32 dei 50 distretti della capitale e a 2 milioni di persone viene ordinato di lasciare le proprie abitazioni. Si salva invece il centro di Bangkok con la zona commerciale. Eccesso di precipitazioni in mm +200 0 –200 marzo–aprile maggio–giugno In tutti i bimestri da marzo a ottobre è caduta nel nord della Thailandia una quantità di pioggia molto superiore alla media a lungo termine del rispettivo periodo. L’eccedenza di precipitazione ha raggiunto talora i 1.000 mm. luglio–agosto settembre–ottobre Fonte: Munich Re secondo dati del Thai Meteorological Department, analizzati da Saman Prakarnrat MUNICH RE Topics Geo 2011 27 ISTANTANEE DI CATASTROFI Ai primi di novembre l’acqua, a partire da nord, inizia lentamente a ritirarsi; la valle del Chao Phraya ha però una pendenza minima e per prosciugare alcune aree bisogna ricorrere alle pompe. Solo verso la fine dell’anno il fenomeno può dirsi terminato. Le inondazioni non hanno colpito solo la regione del Chao Phraya: la battaglia contro la piena, spesso vana, ha interessato 64 delle 76 province tailandesi. Ad esempio nell’est del Paese, sull’altopiano di Khorat i danni in termini monetari sono risultati molto inferiori grazie all’assenza di beni di valore elevato, ma le conseguenze umanitarie sono state almeno altrettanto devastanti quanto nella Thailandia centrale. Danno complessivo di circa 40 mld US$ Da 50 anni la Thailandia non veniva colpita da un’alluvione di queste proporzioni. Particolarmente sorprendente non è tuttavia l’estensione dell’area inondata, ma l’ammontare dei danni provocati dall’acqua (in totale ca. 40 mld US$). Nell’ultimo trentennio il Paese ha conosciuto un rapidissimo sviluppo. Con l’incremento demografico (1980: 46,5 milioni di abitanti; 2010: 68 milioni) e lo sviluppo economico sono spuntati come funghi vastissimi insediamenti, soprattutto commerciali e industriali, dove si concentrano beni che valgono miliardi. Anche le infrastrutture di trasporto e approvvigionamento sono state fortemente potenziate, soprattutto nell’area metropolitana di Bangkok. Con il boom del Paese il rischio di piena è passato in secondo piano ed è stato generalmente sottostimato proprio nel momento in cui si aggravava, venendo sempre più a mancare le naturali riserve di spazio in grado di smorzare le onde di piena. 28 MUNICH RE Topics Geo 2011 A far levitare i danni sono state le aree con i grandi parchi industriali. Sette di questi, che contavano un migliaio di capannoni in cui erano occupati quasi 500.000 lavoratori, sono stati sommersi da metri d’acqua, con ingenti danni materiali, blocco della produzione e un’interruzione della catena di fornitura e approvvigionamento che in alcuni casi è durata settimane e ha avuto ripercussioni a livello mondiale. I comparti industriali più colpiti sono stati quello elettronico, informatico e automobilistico, oltre ai produttori di apparecchiature medicali e di alimentari. Nove costruttori automobilistici giapponesi hanno dovuto fermare la produzione e dalle catene di montaggio sono usciti 6.000 veicoli in meno al giorno. Le aziende globalizzate in particolare hanno sofferto per la sospensione delle forniture dalla Thailandia, così ad esempio la chiusura di una fabbrica produttrice di dischi rigidi per computer ha avuto conseguenze a livello mondiale. Un quarto di tutti i dischi fissi HDD viene infatti da questo Paese e il settore ha subito strozzature delle forniture e rincari dei prezzi. Innumerevoli fabbriche sono state danneggiate anche al di fuori dei parchi industriali: le stime parlano di 10.000–15.000 aziende in 20 province; solo nella zona di Ayutthaya sono state colpite almeno 900 delle 2.150 fabbriche presenti; 700.000 lavoratori sono rimasti temporaneamente disoccupati, ma altri 300.000 hanno probabilmente perso il lavoro in modo definitivo. ISTANTANEE DI CATASTROFI L’acqua ha allagato centinaia di migliaia di abitazioni ma anche aziende di servizio pubblico e impianti di approvvigionamento, inoltre scuole e università, tra cui il rinomato Asian Institute of Technology (AIT) e la Thammasat University. Quest’ultima, divenuta uno dei principali centri di raccolta, è stata poi a sua volta evacuata così come numerosi ospedali. Strade e linee ferroviarie sono state rese inagibili, non da ultimo perché molti automobilisti le hanno intasate cercando di portare in salvo la propria vettura su strade sopraelevate. I danni alla rete viaria e autostradale ammontano a circa mezzo miliardo di dollari. Bangkok ha avuto fortuna nella sfortuna in quanto due importanti sistemi di trasporto, la sopraelevata e la metropolitana sotterranea, sono rimasti indenni ovvero hanno subito danni relativamente lievi. Quasi illeso anche l’aeroporto internazionale, mentre lo scalo nazionale ha dovuto chiudere perché totalmente allagato. Il traffico cittadino è stato comunque fortemente ostacolato e in più di 30 quartieri l’acqua è salita ad almeno 80 cm. Questa zona è abitata da 800.000 persone. Secondo stime della Tourism Authority l’industria turistica ha subito danni per almeno 2 mld US$, con una perdita stimata di 300.000 presenze. Bassa densità assicurativa con danni elevati Finora non si erano mai avuti danni assicurati così ingenti per un’inondazione interna (il massimo era stato raggiunto in Gran Bretagna nel 2007 con 6 mld US$), tanto più in un Paese dove la densità assicurativa è generalmente bassa. Le stime al febbraio 2012 parlano di oltre 10 mld US$. Durante l’intero periodo da luglio a novembre la piena ha interessato 13 milioni di abitanti, di cui 2 milioni hanno dovuto lasciare le proprie case. Circa il 90% dei danni assicurati riguarda rischi industriali e in massima parte i sette parchi completamente inondati, dove i valori economici sfiorano i 20 mld US$. I rapporti sinistri a somme assicurate si attestano intorno al 50%, un valore molto alto per un’inondazione fluviale; a ciò si aggiungono i danni da interruzione di esercizio (fermo della produzione causato dall’inondazione degli stabilimenti) e quelli indiretti per danni occorsi a fornitori e clienti (interruzione delle catene di fornitura e delle vie di traffico), che però sono molto difficili da quantificare essendosi verificati su scala mondiale. Agricoltura e allevamento sono stati pesantemente colpiti: 1,6 milioni di ettari di terreno coltivato, più del 10% della superficie agraria utile, sono stati sommersi e distrutti o danneggiati, tra cui 1,35 milioni di ettari di risaie; un quarto del raccolto è andato perduto. Circa 10 milioni di capi di bestiame erano a rischio oppure sono stati evacuati, molti sono morti. Dopo il terremoto di Tohoku in Giappone anche l’alluvione thailandese riporta in primo piano il problema delle polizze per interruzione di esercizio con garanzie molto ampie. Quattro quinti dei danni assicurati che riguardano rischi industriali sono stati subiti da aziende giapponesi che, essendo state colpite dal terremoto di Tohoku, avevano dislocato la produzione in Thailandia. A sinistra: molti edifici storici come questo tempio a nord di Bangkok sono rimasti isolati per via dell’inondazione. A destra: per molti proprietari di veicoli i cavalcavia hanno rappresentato l’ultima salvezza, ma i loro mezzi hanno ostruito le vie di traffico. MUNICH RE Topics Geo 2011 29 ISTANTANEE DI CATASTROFI Nel settore privato la densità assicurativa del Paese, secondo dati di General Insurance Agency, raggiunge solo l’1%. I proprietari di immobili residenziali che accendono un mutuo sono obbligati dalle banche ad assicurarsi contro l’incendio, non contro le inondazioni, quindi solo il 10% di loro possiede una copertura assicurativa contro questo rischio, che costa il 25% in più dell’assicurazione incendio. Pertanto i danni assicurati per il milione di case danneggiate o distrutte (di cui 150.000 nell’area metropolitana di Bangkok), secondo i rapporti del Thailand’s Office of Insurance Commission, ammonterebbero «soltanto» a 500 mln US$. È necessario che l’industria assicurativa reagisca di fronte all’entità dei danni assicurati in Thailandia, verificando i cumuli di esposizioni, i presupposti di assicurabilità e l’adeguatezza dei tassi. La particolarità di questo evento sta nel fatto che sono stati danneggiati numerosi beni con un valore assicurato elevato in un Paese complessivamente poco sviluppato. Qui sono risultati evidenti soprattutto gli effetti dell’economia globalizzata e delle interruzioni di esercizio per danni occorsi a fornitori e clienti in aree geograficamente molto distanti tra loro, indotte dalla globalizzazione. Nonostante le elevate perdite l’industria riassicurativa continuerà a coprire i rischi industriali in Thailandia, a patto che il governo e i gestori dei parchi si impegnino in modo energico e duraturo per proteggere meglio questi siti in futuro. L’acqua ha allagato completamente il parco industriale di Rojana presso Ayutthaya, paralizzando l’intera produzione per settimane. 30 MUNICH RE Topics Geo 2011 Gli investitori internazionali fanno affidamento su coperture assicurative adeguate e finanziariamente sostenibili per i rischi industriali in Thailandia; allo stesso tempo è essenziale per il Paese che le multi nazionali non spostino altrove i loro siti produttivi. Il governo dovrà quindi realizzare quei provvedimenti di prevenzione e difesa idraulica necessari a evitare simili danni in futuro. Un’ipotesi è ad esempio quella di deviare il corso inferiore del Chao Phraya a est e ovest dei centri con elevate concentrazioni di valori economici, ampliando la rete di vie d’acqua e canali già esistenti. Proteggere i parchi industriali contro le inondazioni è dispendioso, solo quello di Rojana ad Ayutthaya richiederà 400 mln US$. Bilancio dei danni Morti Evacuati 813 2.000.000 Danni complessivi 40 mld US$ Danni assicurati 10 mld US$ Case distrutte o danneggiate Terreni agricoli inondati 1 mln 1,6 mln ha ISTANTANEE DI CATASTROFI Conclusioni Nan Ping Circa il 95% delle 27.000 persone che nel 2011 hanno trovato la morte in catastrofi naturali sono state uccise dall’acqua, sotto forma di tsunami, inondazioni o alluvioni improvvise. Pochi giorni prima di fine anno più di 1.000 filippini sono morti a Mindanao, sorpresi nel sonno da un’ondata di fango. Nakhon Sawan La catastrofe alluvionale peggiore degli ultimi decenni in Thailandia ha colpito il Paese al cuore, mettendo forse un freno al rapidissimo sviluppo economico. In un Paese ritenuto «sicuro» dal punto di vista della produzione industriale, numerose aziende hanno perso molto denaro nonostante gli indennizzi assicurativi. Il ritiro di queste aziende dal Paese rappresenterebbe certamente un grave danno per l’economia thailandese. In passato gli elevati investimenti in misure di protezione contro le piene si sono concentrati soprattutto a Bangkok; in previsione di ulteriori e urgenti provvedimenti di difesa idraulica questa focalizzazione sulla capitale dovrà essere messa in discussione. Chao Phraya Tha Chin Bangkok 7 Aree inondate 6 Ayutthaya 5 4 3 2 Parchi industriali colpiti 1 Bang Kadi 2Nava Nakorn 3Bang Pa-In 4Wang Noi 5Hi Tech 6Rojana 7 Saha Ratta na Nakorn 1 Enormi aree lungo il corso del Chao Phraya sono state sommerse, tra cui sette parchi industriali dove si è concentrata la maggior parte dei danni assicurati. Fonte: Munich Re secondo i dati delle NASA NRT Experimental Flood Maps È necessario varare norme più severe sull’uso del territorio e garantire che vengano rispettate. La loro applicazione non costituirà un freno allo sviluppo del Paese, anzi: per gli investitori la sicurezza di pianificazione è un fattore determinante. Questo evento di piena è costato ad alcune aziende una parte della loro redditività. Per mantenere la propria attrattiva nei confronti dei gruppi internazionali, il Paese deve offrire più sicurezza contro simili danni, o attraverso il rafforzamento delle opere di difesa idraulica, o con lo strumento di gran lunga migliore e più efficiente della regolazione dell’attività edificatoria. Sarà inoltre importante incrementare la densità assicurativa nel settore privato e commerciale. Con questo obiettivo è stata proposta l’istituzione di un pool assicurativo con un volume di 500 mld B (circa 17 mld US$), di cui si avvantaggeranno tanto la popolazione quanto l’economia e il comparto assicurativo perché una maggiore densità di assicurazione significa una valutazione più affidabile e una migliore distribuzione dei rischi. IL NOSTRO ESPERTO: Il Dr. ing. Wolfgang Kron è responsabile dell’unità Ricerca, rischi idrologici nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale e si occupa di tutte le tematiche che hanno a che fare con l’acqua come rischio naturale. [email protected] MUNICH RE Topics Geo 2011 31 ISTANTANEE DI CATASTROFI Primavera 2011: forti temporali negli Stati Uniti Negli Stati Uniti orientali una stagione temporalesca primaverile particolarmente attiva ha provocato danni mai registrati prima. Numerose serie di tornado hanno devastato intere città, i danni assicurati da temporale hanno superato i 25 mld US$ e il totale di oltre 600 vittime non ha precedenti dal 1925. Mark Bove Le pesanti serie di temporali e tornado (cd. outbreak) del 2011 sono collegate a numerosi fattori climatologici e meteorologici, ma sicuramente uno dei più importanti è stata la marcata fase La Niña (vedi anche l’articolo di Eberhard Faust da p. 40). Questo fenomeno di abbassamento anomalo della temperatura superficiale dell’oceano Pacifico orientale in prossimità dell’equatore è all’origine di condizioni atmosferiche che nell’est degli Stati Uniti favoriscono la formazione di violenti temporali nonché l’attività tornadica. La Niña intensifica infatti la corrente a getto polare sul Nord America, circostanza che a sua volta carica di maggiore energia le tempeste extratropicali in arrivo dal Pacifico e dal Canada verso gli Stati Uniti. Questo incremento di energia, sommato agli elevati gradienti termici e alle forti correnti d’aria associati a questi sistemi frontali, accresce il potenziale temporalesco e i rischi connessi a tali fenomeni. La stagione tornadica primaverile più attiva della storia L’effetto di amplificazione di La Niña sui temporali forti si osserva in particolare in inverno avanzato e in primavera, ed è più marcato nell’area sud-orientale degli Stati meridionali e nel Mid West statunitense, da Louisiana e Mississippi fino a Ohio e Michigan al nord. All’interno di questa macroregione il potenziale di outbreak tornadici è più alto e si possono verificare anche numerosi eventi distruttivi con percorso lungo. Anche il «superoutbreak» del 1974 si scatenò in questa zona durante una fase La Niña, proprio come molte serie maggiori di eventi nel 2011. Al contrario, in altre regioni degli Stati Uniti, come nelle Grandi Pianure, la cd. «tornado alley», durante una fase La Niña non si registra normalmente alcun incremento apprezzabile dell’attività tornadica. 32 MUNICH RE Topics Geo 2011 La stagione dei temporali 2011 ha battuto diversi record. Nonostante il numero dei tornado non abbia superato il primato di 1.817 eventi del 2004, probabilmente la scorsa primavera può essere considerata come la stagione tornadica più attiva della storia. Nei mesi estivi del 2004 infatti gli uragani che erano approdati sulla terraferma avevano generato centinaia di tornado. Il mese di aprile 2011 ha fatto registrare la cifra record di 748 tornado; il 27 del mese in particolare, con 226 fenomeni, è entrato nella storia come il giorno di massima attività tornadica negli Stati Uniti. Nel 2011 si sono contati sei tornado di categoria EF5 (Enhanced Fujita Scale), il che equivale a un eguagliamento del record del 1974. La stagione tornadica 2011 è stata anche la più letale degli ultimi 85 anni negli Stati Uniti: 551 persone hanno perso la vita, di cui 318 nella sola giornata del 27 aprile. Migliaia di temporali e grandinate Due violenti outbreak temporaleschi hanno causato più di metà dei danni assicurati rilevati nel 2011. Il primo evento, noto anche come «superoutbreak del 2011», si è originato da una forte tempesta extratropicale che si era formata sulle Grandi Pianure meridionali e dal 25 al 27 aprile aveva proseguito la sua corsa verso est lungo la valle dell’Ohio. Durante questi tre giorni il sistema ha prodotto centinaia di temporali tornadici, che si estendevano dall’estremità sudorientale degli Stati meridionali fino alla costa est degli Stati Uniti. Nel complesso l’outbreak ha generato 353 tornado e migliaia di temporali e grandinate in un totale di 22 Stati. Il fenomeno ha colpito con particolare violenza il nord dell’Alabama, dove tre tornado di classe EF5 hanno praticamente cancellato le cittadine di Hackleburg, Shottsville e Rainsville, causando 120 vittime. Anche la città di Tuscaloosa come pure vari sobborghi di Birmingham, la città maggiore dell’Alabama, sono stati devastati da un tornado di categoria EF4 che ha ISTANTANEE DI CATASTROFI Anche zone di Pratt City in Alabama sono state rase al suolo dal «superoutbreak» del 27 aprile. percorso più di 110 km in contatto con il suolo, raggiungendo una larghezza massima di 2,4 km. Tra tutti i tornado prodotti dal superoutbreak del 2011 è stato quello che ha provocato i maggiori danni assicurati nonché la morte di oltre 60 persone. Il superoutbreak del 2011 si è concluso con un danno assicurato totale stimato di 7,3 mld US$, cioè il massimo (in valori originali) che sia mai stato causato da un sistema temporalesco. Dopo tre settimane relativamente tranquille, alla fine di maggio si è verificato il secondo grande danno da temporale del 2011. Una serie di sistemi depressionari ha generato varie ondate di violenti temporali che hanno imperversato dal Texas fino agli Stati dell’Atlantico centrale. Questo secondo outbreak ha prodotto almeno 180 tornado, di cui due di classe EF5, che hanno provocato un danno assicurato di 6,9 mld US$ e la morte di almeno 178 persone. Danni materiali assicurati in mld US$ causati da forti temporali negli Stati Uniti dal 1980 al 2011 Danni da forte temporale (in valuta 2011) Media mobile quinquennale 25 L’onere per sinistri da forte temporale sostenuto dagli assicuratori negli Stati Uniti è cresciuto progressivamente a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, raggiungendo nel 2011 un drammatico picco. 20 15 10 5 0 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 MUNICH RE Topics Geo 2011 33 ISTANTANEE DI CATASTROFI Gran parte dei danni assicurati e delle vittime è stata provocata da un unico evento: il tornado che ha devastato Joplin nello stato del Missouri. La tempesta, formatasi al confine con il Kansas, ha proseguito verso est rafforzandosi rapidamente ed è transitata sui quartieri meridionali, più densamente popolati, della città di Joplin, raggiungendo l’ampiezza massima di 1,6 km e l’intensità di categoria EF5. Il centro della città è stato risparmiato, ma si stima che il tornado abbia distrutto ca. 2.000 edifici, quindi il 15% dell’edificato: di fabbricati residenziali e commerciali non sono rimaste che macerie. Anche il St. John’s Regional Medical Center, un centro ospedaliero di rilevante importanza per la città e il sudovest del Missouri è stato gravemente danneggiato; dichiarato inagibile, il complesso dovrà essere demolito. Per la violenza e la traiettoria, che ha investito in pieno una grossa città, il tornado di Joplin è uno dei più costosi e letali nella storia degli Stati Uniti. Il bilancio conta 158 morti e un danno complessivo stimato di oltre 3 mld US$. Il trend dei danni è in crescita Nel 2011 l’ammontare dei danni assicurati da tem porale negli Stati Uniti è stimato in 25,9 mld US$, cioè più del doppio rispetto al record del 2010. Pur considerando che la cifra totalizzata nel 2011 possa rappresentare un’eccezione a causa della violenza degli outbreak e dei gravi danni in due grosse città, questi eventi sottolineano drammaticamente il perdurare del trend ascendente dei danni assicurati da temporale delineatosi nell’ultimo trentennio. Attualmente (2007–2011) la media su cinque anni dei danni da temporale ha raggiunto la somma record di 12 mld US$ all’anno, con un incremento di 3 mld rispetto al quinquennio precedente. L’attuale perdita media annuale eccede quindi di quasi 6 mld US$ quella di 10 anni fa ed è quasi 10 volte superiore al valore medio degli anni 1980–1984. I sei anni più costosi, con danni assicurati da temporale che hanno superato sempre gli 8 mld US$, ricadono tutti negli ultimi nove anni. Anche la frequenza dei danni da temporale che vanno oltre il miliardo di dollari è aumentata: nel 2011 ce ne sono stati tre, come già nel 2010. Ciò significa che dal 1994 si contano 24 eventi temporaleschi con danni «miliardari»; in precedenza solamente uno aveva raggiunto questa entità. L’incremento dei danni da temporale negli Stati Uniti si spiega in massima parte con fattori socio-economici. Negli ultimi 50 anni la popolazione statunitense si è progressivamente spostata verso sud, verso regioni in cui sono più frequenti i forti temporali. Le città si sono allargate e i sobborghi hanno occupato le aree circostanti, dando origine a un numero crescente di regioni con un’elevata densità di beni patrimoniali esposti al rischio di forti temporali. Nello stesso periodo sono aumentati drasticamente anche valore e numero dei beni sia immobili che mobili, tra cui apparati elettronici molto sensibili alle scariche elettriche di origine atmosferica, circostanza che aggrava ulteriormente il potenziale di danno da temporale. Infine le norme edilizie in molti Stati a rischio di temporale non bastano a garantire che gli edifici resistano all’azione di forti venti (tornado o altri fenomeni di vento) e della grandine. Vi sono indizi sufficienti per ritenere che i mutamenti climatici nei prossimi decenni svolgeranno un ruolo sempre più importante come driver dei danni assicurati da temporale. La causa risiede nel fatto che un’atmosfera più calda e che contiene più umidità favorisce la convezione e quindi la genesi di temporali. Studi scientifici mostrano che i mutamenti climatici potrebbero aumentare in tutta l’area orientale degli Stati Uniti il numero di giorni all’anno in cui le condizioni atmosferiche facilitano la formazione di violenti eventi temporaleschi. In parte ciò sta già accadendo, come testimoniano le forti grandinate sempre più frequenti negli ultimi 35 anni o l’accresciuto numero di situazioni meteo, dagli anni Settanta del secolo scorso, con un elevato potenziale temporalesco a est delle Montagne Rocciose. Le 10 catastrofi naturali negli Stati Uniti più onerose per l’industria assicurativa Posizione Anno Data Evento 1 2005 25–30 ag. Uragano Katrina 62.200 2 2008 12–14 sett. Uragano Ike 18.500 3 1992 23–27 ag. Uragano Andrew 17.000 4 1994 17 gen. Terremoto di Northridge 15.300 5 2005 20–24 sett. Uragano Rita 12.100 6 2004 12–21 sett. Uragano Ivan 12.000 7 2005 24 ott. Uragano Wilma 10.700 8 2004 13–14 ag. Uragano Charley 7.600 9 2011 22–28 apr. Superoutbreak del 2011 (forti temporali, tornado) 7.300 10 2011 20–27 mag. Forti temporali, tornado 6.900 34 MUNICH RE Topics Geo 2011 Danni assicurati in mln US$ (valori originali) ISTANTANEE DI CATASTROFI Piccoli provvedimenti di grande efficacia Sulla base dell’osservazione dei singoli rischi emerge come tecniche costruttive adeguate siano un fattore decisivo nella riduzione dei danni da temporale. Gli edifici dovrebbero essere costruiti in modo che le pareti costituiscano percorsi di carico continui, con adeguati collegamenti tra copertura e pareti e tra pareti e fondazione. Le porte d’ingresso dovrebbero aprirsi verso l’esterno, le finestre dovrebbero essere antisfondamento, i portoni dei garage andrebbero rinforzati. Queste misure possono ridurre significativamente il potenziale di danno relativo al vento, in particolare in presenza di fronti di raffiche e piccoli tornado. Altri interventi come l’ancoraggio del tetto possono offrire ulteriore protezione contro il vento. I danni da grandine, frequentissimi tra quelli da temporale, possono essere mitigati piuttosto facilmente attraverso l’impiego di materiali da costruzione idonei come coperture e rivestimenti resistenti alla grandine. Se queste misure fossero realizzate senza eccezioni, si potrebbero ridurre significativamente i danni da eventi futuri. Dal punto di vista assuntivo, i danni provocati da violenti sistemi temporaleschi possono essere limitati stabilendo un tetto per i cumuli di esposizioni all’interno di piccole aree geografiche e assicurando diverse tipologie edilizie. L’area colpita da un singolo tornado o da un corridoio di grandine è di fatto molto piccola perciò, limitando l’ammontare delle garanzie sottoscritte all’interno di una specifica zona insediativa residenziale, commerciale o industriale, si può evitare che un unico violento fenomeno provochi una grande quantità di danni gravi. Questo tipo di controllo geografico, se applicato uniformemente all’intero portafoglio, può contribuire a ridurre l’accumulazione di danni causata da eventi maggiori che interessano centinaia di aree non contermini. Anche diversificando le tipologie edilizie e/o limitando l’impiego di alcune di esse all’interno di una data area geografica si possono ridurre i danni, dal momento che alcune classi di edifici sono meno vulnerabili al vento e alla grandine di altre. Conclusioni I danni da temporale non sono mai stati così elevati come nel 2011, un picco davvero inatteso anche dopo i precedenti record del 2008 e del 2010. Anche se non si tenesse conto del 2011 per la sua eccezionalità, non ci sarebbero indizi di un rallentamento del trend ascendente di questi danni. Il driver di gran lunga più importante è l’incremento dei beni esposti a tale rischio, ma anche i mutamenti climatici possono giocare un ruolo. I pesanti danni del 2011 mettono in luce la rilevanza del risk management sia dal punto di vista del singolo evento che da quello dell’aggregazione dei danni. Se confrontato con un terremoto o un uragano, il singolo evento temporalesco rappresenta un rischio più basso perché provoca danni assicurati di entità molto inferiore. La maggiore frequenza dei temporali determina però un danno annuo aggregato spesso superiore a quello degli uragani e contribuisce in modo determinante a elevare i danni da catastrofe naturale negli Stati Uniti. Negli anni 2008–2009 i danni assicurati causati dai temporali sono ammontati a 20 mld US$, superando così quelli da uragano (incluso Ike) nello stesso periodo. Dal 1980 solamente sei uragani e un terremoto hanno causato danni assicurati maggiori (valori originali) di quelli provocati dal «superoutbreak del 2011» e dall’outbreak di Joplin. Nello stesso periodo i danni da uragano su base annuale hanno superato quelli da temporale solo in cinque casi. La somma dei danni provocati dai temporali è quindi equiparabile a quella di una stagione di uragani di media o elevata intensità. Un dato di fatto di cui gli assicuratori dovranno tenere conto nella gestione del rischio. Il nostro esperto: Mark Bove è meteorologo e specialista di modellizzazione dei rischi da catastrofi naturali, con particolare riferimento al Nord America. Lavora nel settore Servizi di sottoscrizione/Accumulazione del rischio di Munich Re America. [email protected] MUNICH RE Topics Geo 2011 35 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Ancora un rinvio per la difesa del clima Anche quest’anno a Durban il vertice sul clima si è chiuso con dichiarazioni d’intenti generiche, rimettendo al futuro ogni decisione di carattere vincolante. La chiave per un’efficace difesa del clima sarà un’intesa tra i principali emettitori. Peter Höppe Raramente prima di un vertice sul clima le aspettative erano state così tiepide come in prossimità della 17a conferenza delle Parti (COP17) a Durban. La grande delusione del vertice 2009 a Copenhagen e i progressi poco entusiasmanti di Cancún l’anno successivo hanno fatto sentire il proprio peso. In aggiunta, altri problemi come la crisi del debito in Europa e negli Stati Uniti e la minaccia di una recessione globale hanno catalizzato gran parte dell’attenzione, relativizzando la priorità di rapide soluzioni per la gestione del cambiamento climatico. Il punto di partenza delle negoziazioni era l’obiettivo, già definito a Copenhagen e quindi ribadito a Cancún, di limitare il riscaldamento globale a un massimo di 2 °C. Le trattative a favore di nuove soluzioni per gli inevitabili effetti del mutamento climatico avevano come fine l’istituzione di un «Green Climate Fund» (GCF) a sostegno dei Paesi in via di sviluppo. Tale fondo dovrebbe essere finanziato fino al 2020 con una quota significativa dei 100 mld US$ promessi annualmente dai Paesi industrializzati. Accordo sulle misure per i Paesi in via di sviluppo Già alla fine della prima settimana sono state prese decisioni concrete sul programma «Loss and Damage» varato a Cancún, che sono passate in gran parte inosservate all’opinione pubblica. Prima del vertice che si terrà nel dicembre 2012 in Qatar (COP18) va approntato un progetto concreto sulla gestione dei I mutamenti climatici non provocano solo piene più frequenti. Aumentano anche i periodi di magra, che creano situazioni problematiche per chi sfrutta i corsi d’acqua come vie di navigazione e per la produzione di energia. MUNICH RE Topics Geo 2011 37 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO danni provocati dai mutamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. L’indice di rischio climatico proposto a Durban da Germanwatch e calcolato sulla base dei dati del NatCatSERVICE di Munich Re mostra che i 10 Paesi più colpiti dal cambiamento climatico sono nazioni in via di sviluppo, con il Pakistan in testa nel 2010. A Durban è stato definito il programma di lavoro sugli sviluppi futuri di «Loss and Damage» nel 2012. L’ipotesi di istituire un meccanismo internazionale, come il pool globale per i danni da eventi atmosferici estremi proposto da Munich Climate Insurance Initiative (MCII), è stata oggetto di forti discussioni. Soprattutto gli Stati Uniti hanno rigettato una simile iniziativa, su cui non possono esercitare un’influenza diretta. Nel 2012 dovranno essere affrontate tre tematiche. In primo luogo è necessario approntare un technical paper sulla valutazione della situazione di rischio dei Paesi in via di sviluppo in relazione agli effetti previsti dei mutamenti climatici, con il necessario coinvolgimento di tutti i maggiori stakeholder. Il documento dovrà essere sottoposto agli esperti e confluire in una bozza operativa per la conferenza COP18. Sono previsti quattro meeting di esperti (tre regionali, uno per gli «Small Island Developing States») sugli strumenti di gestione del rischio che includono anche formule assicurative. In questi incontri non si dovranno discutere solo possibili soluzioni a prevenzione e copertura dei rischi, ma anche quantificare le risorse necessarie. Entro il 17 settembre 2012 le delegazioni presenti alle trattative e le organizzazioni interessate dovranno inoltrare proposte sul ruolo che la Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC) dovrà assumere in relazione alla gestione del rischio per i danni determinati dai mutamenti climatici. Anche queste proposte dovranno confluire nelle bozze operative per la conferenza COP18. A Durban è rimasta in sospeso la questione legata alla modalità di reperimento e di gestione dei fondi richiesti dal GCF per finanziare i provvedimenti di adeguamento sopra citati fino al 2020. Alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti, si oppongono a un’amministrazione centralizzata del fondo, mentre la maggioranza delle delegazioni è a favore. Il ministro tedesco dell’ambiente Norbert Röttgen ha offerto la disponibilità della Germania a ospitare questo centro amministrativo; altre offerte simili sono state avanzate da Svizzera e Corea del Sud. Una decisione è prevista entro la fine del prossimo anno e fino ad allora un segretariato provvisorio del GCF verrà istituito a Bonn. Rimane ancora poco chiaro come verrà finanziata la costituzione del fondo a partire dal 2013. Nel triennio 2010–2012 i Paesi industrializzati avevano messo a disposizione 10 mld US$ senza un coordinamento centrale, ma al momento non esistono accordi concreti per il periodo successivo al 2013. 38 MUNICH RE Topics Geo 2011 Questo baobab era l’emblema della 17a onferenza sul clima di Durban. L’energia c elettrica necessaria per illuminarlo è stata prodotta pedalando, proprio nel segno della tutela climatica. A Durban è stata discussa inoltre una possibile tassazione del traffico marittimo, che a tutt’oggi è responsabile del 3% ca. delle emissioni planetarie di CO 2, finalizzata a supportare il finanziamento del GCF. Un prezzo di 25 US$ a tonnellata di CO2 potrebbe apportare proventi per 25 mld US$, una parte dei quali potrebbe essere destinata al GCF. Dato che alcune delegazioni sono fondamentalmente contrarie all’ipotesi di tassare le emissioni del traffico marittimo, su questo punto non è stato raggiunto alcun accordo. Scarsa disponibilità a riduzioni rapide e vincolanti delle emissioni Le trattative sulla riduzione delle emissioni di gas serra si sono concluse con decisioni altrettanto poco vincolanti come quelle sui provvedimenti di adeguamento al mutamento climatico. Permane la contraddizione tra la volontà condivisa di limitare il riscaldamento globale a 2 °C (alcune delegazioni hanno chiesto persino di ridurre questo obiettivo a 1,5 °C) e la sostanziale mancanza di disponibilità a introdurre in tempi rapidi obblighi di riduzione giuridicamente vincolanti allo scopo di raggiungere questo traguardo. Come è già avvenuto nei vertici climatici precedenti, ci si è fermati alle dichiarazioni di intenti, procrastinando l’adozione di provvedimenti concreti. CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Effettivamente è stato deciso di elaborare entro il 2015 un trattato di diritto internazionale che coinvolga tutti i principali Paesi emettitori, tuttavia esso non entrerà in vigore prima del 2020. Gli impegni volontari e non vincolanti sulla riduzione delle emissioni di gas serra formulati a Copenhagen non sono affatto sufficienti per centrare l’obiettivo dei 2 °C. Che si sia riusciti a raggiungere un accordo sulla redazione di un trattato vincolante dal 2020 lo si deve principalmente alla gestione attiva delle trattative da parte della coalizione formata dalla delegazione europea, dai piccoli Stati insulari e dai Paesi in via di sviluppo, oltre che all’apertura della Cina a una soluzione vincolante. Nel momento in cui le trattative si erano arenate, per la prima volta la Cina si è dichiarata favorevole a obiettivi di riduzione delle emissioni vincolanti dal 2020, seppure ponendo alcune condizioni, come la proroga del protocollo di Kyoto e la valutazione delle emissioni storiche di gas serra. L’atteggiamento immobilista degli Stati Uniti nei confronti di possibili obblighi di riduzione vincolanti e la conseguente refrattarietà dell’India a fare concessioni hanno fortemente ostacolato il negoziato. La volontà di elaborare un trattato giuridicamente vincolante sulla riduzione dei gas serra entro il 2015 è più di quanto si sperasse alla vigilia di Durban, tuttavia si tratta solo di una dichiarazione d’intenti. Intese in gruppi ristretti: il presupposto per una tutela efficace del clima In ogni caso è inevitabile interrogarsi sulla reale disponibilità dei Paesi interessati a un’effettiva riduzione delle proprie emissioni. Di fatto si è convenuto di prorogare il protocollo di Kyoto oltre il 2012, tuttavia le emissioni interessate rappresentano solo il 15% di quelle globali. A ciò si aggiunge il ritiro del Canada dal protocollo di Kyoto, annunciato pochi giorni dopo il vertice sul clima di Durban: avendo ampiamente mancato gli obiettivi previsti, il Paese in questo modo può evitare di pagare pesanti sanzioni. Anche Giappone e Russia, quarto e quinto nella classifica dei produttori di CO 2, avevano già dichiarato prima del vertice di non voler aderire a una seconda fase del protocollo di Kyoto. Le conferenze mondiali sul clima nate sotto l’egida della UNFCCC sono divenute con il tempo sempre più complesse, circostanza che appesantisce le trattative. Questi vertici sono sicuramente il miglior punto d’incontro per stringere accordi internazionali giuridicamente vincolanti e dare ascolto alle necessità dei Paesi più colpiti dalle conseguenze del mutamento climatico. Meeting preliminari tra un numero ristretto di Paesi che contribuiscono in maniera significativa alle emissioni di gas serra potrebbero servire a inquadrare meglio gli obiettivi. scala mondiale. Durante questi incontri potrebbero essere sviluppate proposte concrete da sottoporre poi al dibattito nei vertici climatici mondiali. I risultati attuali dei negoziati non rispecchiano il rischio effettivo per l’umanità rappresentato dal cambiamento climatico: la tutela del clima non ammette infatti che le decisioni vengano procrastinate. Chi si pronuncia a favore del traguardo dei 2 °C, deve accettare anche obiettivi concreti di riduzione delle emissioni di gas serra, una coerenza che purtroppo si fa ancora attendere. Un raggio di luce ai margini del vertice Già prima della conferenza di Durban Munich Re si è impegnata affinché parallelamente ai negoziati internazionali venisse elaborato anche un piano alternativo per la salvaguardia del clima. Esso prevede la promozione delle energie rinnovabili ed ecocompatibili per renderle competitive a medio termine anche dal punto di vista economico rispetto ai combustibili fossili. Alcune regioni potrebbero svolgere un ruolo pionieristico in questo senso. Ai margini del vertice è stato fatto un significativo passo avanti in questa direzione grazie alla sottoscrizione, da parte dei governi di Sudafrica, Germania, Regno Unito, Norvegia, Svizzera e della Banca Europea degli Investimenti, di un accordo di cooperazione nell’ambito della «South African Renewables Initiative». Nell’arco di pochi anni dovrebbe così avere inizio uno sviluppo intenso delle energie rinnovabili in Sudafrica. IL NOSTRO ESPERTO: Il prof. Dr. Dr. Peter Höppe è responsabile del settore Ricerca georischi/ Centro climatologico aziendale. [email protected] La chiave per una tutela efficace del clima è nell’intesa tra i sei principali emettitori: Cina, Stati Uniti, Unione Europea, India, Russia e Giappone, che insieme sono responsabili del 75% delle emissioni di CO2 su MUNICH RE Topics Geo 2011 39 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Dati, fatti, retroscena L’influenza di La Niña tra gennaio e maggio e tra agosto e dicembre è una delle cause determinanti di molti danni da eventi meteo estremi registrati nel 2011. Eberhard Faust Secondo i dati provvisori dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) il 2011 verrà probabilmente annoverato come il decimo tra gli anni più caldi dal 1850, data di inizio delle registrazioni. Lo scarto corrisponde a +0,41 °C (±0,11°C) rispetto alla media di 14 °C nel periodo di riferimento 1961–1990. Determinante è stata soprattutto la fase La Niña sviluppatasi dalla metà del 2010 e che, dopo un picco tra fine 2010 e inizio 2011, è stata sostituita da una breve fase neutra a metà 2011, per poi ripresentarsi in una forma leggera da agosto a fine 2011. L’influenza di La Niña si manifesta nella mappa delle anomalie della temperatura del National Climatic Data Center statunitense attraverso un tipico raffreddamento esteso nella metà orientale del Pacifico ed è la principale responsabile di una temperatura media annua globale inferiore a quella del 2010. D’altra parte è vero che la serie temporale delle temperature annuali nel mondo sul lungo periodo dimostra che gli anni La Niña della serie sono stati ca. 0,1–0,2 °C più freddi rispetto a quelli immeditamente precedenti e successivi, tuttavia è visibile negli anni La Niña un trend ascendente. Come ha constatato anche l’OMM, il 2011 è stato l’anno La Niña più caldo fino a oggi. Nel bilancio annuale per il 2011, le deviazioni termiche positive più marcate provengono soprattutto dalla Siberia e dalle latitudini artiche elevate, dalle regioni meridionali e orientali dell’America settentrionale, dall’Europa settentrionale, nonché dall’Africa occidentale e orientale e dall’Asia sud-occidentale. Forti cambiamenti nell’Artico Per effetto di un Artico caldo, già nel 2010 l’estensione del ghiaccio marino in settembre, periodo in cui normalmente tocca il minimo annuale, segnava il terzo valore più basso dall’inizio delle rilevazioni satellitari nel 1979. Il 9 settembre 2011 la calotta ghiacciata è scesa al penultimo valore (4,33 milioni di km 2) della serie. Il trend di perdita di ghiaccio è pari a –12% per decennio rispetto alla media del periodo 1970– 2000. Gli ultimi cinque anni evidenziano i cinque valori di estensione del ghiaccio marino in settembre più bassi dell’intero periodo di osservazione. Se si considera il volume del ghiaccio marino artico, che si ritira in superficie ma anche in spessore, il calcolo basato sui modelli del Polar Science Center dell’università di Washington per il settembre 2011 indica addirittura un minimo assoluto dall’inizio delle misurazioni nel 1979. Temperature Anomalies Jan-Dec 2011 Temperature Anomalies Jan-Dec 2011 (with respect to a 1971-2000 base period) National Climatic Data Center/NESDIS/NOAA (with respect to amedia 1971-2000 base period) Anomalie regionali della temperatura annua nel 2011 rispetto alla media 1971–2000.National Climatic Data Center/NESDIS/NOAA Nella maggior parte delle regioni il 2011 è stato più caldo della media del periodo 1971–2000. Più fresco è risultato soprattutto il Pacifico orientale. Più caldo Più freddo rispetto alla media pluriennale (1971–2000). La grandezza del punto è proporzionale allo scostamento termico dalla media. Fonte: National Climatic Data Center/ NESDIS/NOAA –5°C -5C 40 -5C –4°C -4C –3°C -3C –2°C -2C –1°C -1C 0°C 0C 1°C 1C Degrees Celsiu s MUNICH RE Topics Geo 2011-1C -4C -3C -2C 0C 1C Degrees Celsiu s 2°C 2C 3°C 3C 4°C 4C 2C 3C 4C 5°C 5C C 5C C CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Serie temporale delle anomalie della temperatura media annua globale nel periodo 1950–2011 rispetto alla media 1961–1990 °C 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0,0 -0,1 -0,2 -0,3 -0,4 Gli anni La Niña nella serie temporale del Met Office della University of East Anglia evidenziano, come l’intera serie, temperature medie annue globali in rialzo. Secondo analisi provvisorie il 2011 è stato finora il più caldo tra gli anni La Niña. Come anno La Niña viene classificato un anno in cui il valore medio dell’Ocean Niño Index (NOAA/CPC) non è maggiore di –0,5. 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0,0 –0,1 Anni neutri e anni El Niño Anni La Niña Stima provvisoria per il periodo da gennaio a ottobre 2011 –0,2 –0,3 –0,4 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010 Fonte: Met Office/Climate Research Unit della University of East Anglia: NOAA/Climate Prediction Center Anomalie di volume del ghiaccio artico marino nel periodo 1979–2011 rispetto alla media 1979–2010 km3 Nel settembre 2011 il volume del ghiaccio artico marino, modellato sui dati delle osservazioni del Polar Science Center dell’università di Washington, era di 380 km3 inferiore al record precedente del 2010; tuttavia tale differenza rientra ancora nel margine d’incertezza della modellizzazione. +5.000 0 Fonte: Munich Re secondo i dati del Polar Science Center, Applied Physics Laboratory University of Washington –5.000 380 km3 –10.000 –15.000 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 MUNICH RE Topics Geo 2011 41 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Per effetto dei forti cambiamenti nell’Artico, nell’estate 2011 sia il passaggio artico a nord-ovest sia quello a nord-est sono rimasti aperti alla navigazione per settimane, come era già avvenuto negli anni precedenti. Per il passaggio a nord delle coste canadesi si sta lavorando allo sviluppo di servizi e infrastrutture soprattutto per le petroliere; il Canada sta prendendo in considerazione la costruzione di un porto ad acque profonde nella Resolute Bay. Utilizzando il passaggio a nord–ovest la rotta da Rotterdam a Tokyo potrebbe ridursi di oltre 5.000 km rispetto a quella attraverso il Canale di Suez e si eviterebbero le zone del Corno d’Africa e dell’Indonesia minacciate dalle incursioni dei pirati. La Niña ha dominato per mesi L’influenza di La Niña da gennaio a maggio e da agosto a dicembre 2011 è stata una delle cause principali di molti danni da eventi meteo estremi registrati durante l’anno. Durante La Niña le acque del bacino Pacifico equatoriale centrale e orientale nonché vaste porzioni del bacino Pacifico orientale si raffreddano, mentre si rafforzano in maniera significativa gli alisei che soffiano da est, spingendo le acque superficiali calde dei Tropici soprattutto verso il margine occidentale dell’oceano dinanzi alle coste dell’Asia sud-orientale e dell’Australia. Questi fenomeni oceanici e atmosferici modificano la distribuzione della pressione e delle precipitazioni non solo nel bacino Pacifico e ai suoi margini, ma anche in molte altre regioni della Terra per effetto a distanza sul sistema climatico globale. Il primo evento La Niña del 2011, durato dalla metà 2010 a maggio 2011, appartiene ai più forti mai registrati secondo l’indice di oscillazione australe (SOI), che descrive la distribuzione della pressione atmosferica tra Darwin e Tahiti. La Niña I: siccità e calore Una conseguenza drammatica di La Niña è stata la forte siccità nel Corno d’Africa. Sviluppatasi già nell’ottobre 2010, essa ha interessato una regione comprendente ampie zone del Kenya, della Somalia e dell’Etiopia e si è protratta fino a settembre 2011. Gli effetti, in particolare in Somalia e Kenya, sono stati gravi carestie e imponenti flussi migratori. L’80% del bestiame dei gruppi nomadi è morto nella sola Somalia e per 13 milioni di persone sono stati necessari interventi umanitari. Strettamente collegati al forte evento La Niña 2010/2011 sono anche l’estrema siccità e il grande caldo estivo nel sud degli Stati Uniti e nel Messico settentrionale: le precipitazioni nel periodo da gennaio a ottobre in Texas sono state pari a 273 l/km2, molto meno della metà della media sul lungo periodo, mentre il valore medio della temperatura nei mesi da giugno ad agosto superava di tre gradi la media pluriennale. Ulteriori effetti sono stati vasti incendi boschivi, nonché tempeste di polvere. In settembre l’incendio nella Bastrop County in Texas ha distrutto ca. 1.500 edifici. I danni agricoli diretti da siccità alle colture, al bestiame e alle foreste nel sud degli Stati Uniti ammontano a ca. 8 mld US$, di cui un miliardo assicurati. In luglio un’ondata di calore si è propagata dal Texas e dall’Oklahoma verso nord attraversando gli Stati centrali degli Stati Uniti e ha raggiunto anche ampie aree nella parte orientale del Paese. Le stazioni meteoro logiche hanno registrato 78 nuovi record di temperatura per le massime diurne. Regioni degli Stati Uniti colpite dalla siccità A soffrire dell’assenza di precipitazioni sono stati in particolare New Mexico, Texas, Oklahoma, Louisiana e Georgia negli Stati Uniti e la parte settentrionale del Messico. La mappa presenta la situazione nel luglio 2011. Siccità lieve Siccità moderata Siccità grave Siccità gravissima Siccità estrema Fonte: NOAA 42 MUNICH RE Topics Geo 2011 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO La Niña II: precipitazioni intense e inondazioni Tra dicembre 2010 e gennaio 2011 il tipico influsso di La Niña ha provocato gravi inondazioni con danni elevati nell’Australia settentrionale e orientale. Anche in Asia sud-orientale un monsone assai attivo, influenzato probabilmente da La Niña, ha scatenato estese precipitazioni di estrema intensità, tra l’altro nel bacino del Mekong e del Chao Phraya, che hanno provocato gravi inondazioni e danni conseguenti di enorme entità (vedi articolo di Wolfgang Kron «Inondazioni: l’acqua sommerge Australia, Stati Uniti e Thailandia» da p. 26). Le forti precipitazioni tra gennaio e marzo in Africa meridionale, che hanno prodotto numerose inondazioni nelle aree settentrionali del Sudafrica nonché in Namibia, Botswana, Zimbabwe e Angola, sono da considerare effetti a distanza della fase La Niña, proprio come le precipitazioni intense seguite da colate di fango, smottamenti e inondazioni che hanno colpito Colombia e Bolivia nei primi quattro mesi dell’anno. Un tipo di eventi che si è poi ripresentato in Colombia a partire da novembre durante la seconda fase La Niña. In questa regione centinaia di persone hanno perso la vita; case, ponti e strade sono andati distrutti. La Niña III: forti temporali e cicloni tropicali I violentissimi outbreak temporaleschi con numerosi tornado, pioggia intensa, grandine e raffiche di tempesta negli Stati Uniti ad aprile e maggio, che rientrano tra gli eventi con il maggior numero di vittime e hanno fatto registrare il danno annuale da temporali forti più elevato dall’inizio delle osservazioni, si spiegano soprattutto con un andamento più attivo del fronte polare negli anni La Niña. In presenza di tali condizioni possono formarsi perturbazioni che si muovono da nord–ovest verso l’America settentrionale e generano forti temporali nelle regioni meridionali (vedi articolo di Mark Bove «Primavera 2011: forti temporali negli Stati Uniti» da p. 32). Ma anche sul lungo periodo si osserva che non aumentano solo i danni da temporale normalizzati, ossia già depurati degli effetti prodotti dall’incremento dell’esposizione nel tempo; anche i valori di potenziale temporalesco misurati dalle stazioni meteorologiche mostrano un’analoga tendenza all’incremento. Benché all’origine vi siano cambiamenti climatici a lungo termine, il carattere estremo del 2011 va giustificato soprattutto con una naturale oscillazione stagionale del clima legata a La Niña. Per la stagione degli uragani nell’Atlantico si prevedeva un’elevata attività a causa della transizione verso la fase debole di La Niña da agosto, ma anche delle temperature elevate dell’Atlantico tropicale. E in effetti, con 19 tempeste identificate nel bacino Atlantico si è registrata anche la terza stagione per intensità dall’inizio delle osservazioni; la media nella fase calda dal 1995 al 2010 era di 15. È sorprendente il fatto che rispetto al totale solo un numero relativamente piccolo si è trasformato in eventi con forza di uragano (7 su 19 a fronte di 8 su 15 nella media della fase calda) e in uragani maggiori di categoria 3 o superiore (3 su 19 a fronte di 4 su 15 nella media della fase calda). Precipitation Anomalies Jan-Dec 2010 Anomalie regionali della piovosità annua nel 2011 rispetto (with respect to a 1961-1990 base period) alla media 1961–1990 National Climatic Data Center/NESDIS/NOAA Su base media annua il tempo meteorologico è stato straordinariamente secco non solo nel sud degli Stati Uniti, ma anche in vaste regioni dell’Europa e dell’Asia. Più secco Più umido della media del periodo 1961–1990 Fonte: National Climatic Data Center/ NESDIS/NOAA –100% –80% –60% –40% –20% -250mm -200mm -150mm -100mm -50mm 0% 0mm 20% 50mm 40% 100mm 60% 150mm 80% 200mm 100% 250mm Millimeters MUNICH RE Topics Geo 2011 43 CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO Come nei cinque anni precedenti a partire dal 2006, anche nel 2011 non è stato registrato alcun uragano che abbia toccato terra come uragano maggiore (categoria 3 o superiore) negli Stati Uniti, diversamente nel 2004 e nel 2005, quando se ne contarono sette in totale. I possibili fattori responsabili della trasformazione di un numero relativamente piccolo di tempeste in eventi di maggiore intensità nel bacino dell’Atlantico sono: −−Nonostante la presenza di anomalie positive di temperatura della superficie oceanica soprattutto nel Mar dei Caraibi, nelle aree centrali e orientali del corridoio tropicale l’acqua era relativamente più fresca rispetto al 2010. I forti alisei hanno favorito un mescolamento con gli strati più profondi e quindi un raffreddamento nella principale zona tropicale di formazione degli uragani fino al culmine della stagione. −−Malgrado le deboli condizioni La Niña, tra agosto e ottobre non si è verificata una riduzione media della differenza tra il vento al suolo e a 6 km di quota in un corridoio tra 20° e 30° di latitudine nord sopra l’Atlantico e il Golfo del Messico; vale a dire che il gradiente di vento è rimasto alto. Ed è all’interno di questo corridoio che si è mossa la maggior parte delle tempeste; qui l’elevato gradiente del vento ha impedito il rafforzamento delle tempeste. Nel Mar dei Caraibi il gradiente verticale era più debole, ma in quella zona si sono formate solo poche tempeste. Per settimane negli Stati Uniti i vigili del fuoco hanno lottato contro le fiamme. 44 MUNICH RE Topics Geo 2011 −−Sopra la costa orientale degli Stati Uniti ha stazionato a lungo una cosiddetta saccatura ad alta quota, ovvero il flusso d’aria si allontanava dalla terraferma in direzione nord, inducendo la maggior parte dei cicloni a virare in direzione nord e poi nord–est sull’Atlantico ancor prima di toccare terra. La saccatura ha inoltre impedito che le tempeste si potessero spingere da est nel Mar dei Caraibi, dove avrebbero potuto rafforzarsi a causa delle condizioni locali. La saccatura ad alta quota aveva già protetto le coste statunitensi dall’arrivo di potenti uragani nei sei anni precedenti, diversamente da quanto avvenuto invece nel 2004 e nel 2005. Nel 2011 vi sono stati tre landfall negli Stati Uniti: l’uragano Irene in North Carolina e New Jersey il 27 agosto dopo un primo landfall nei Caraibi e la tempesta tropicale Lee in Louisiana il 4 settembre. Soprattutto l’uragano Irene, che era transitato lungo la parte settentrionale della costa orientale e sopra la regione di New York, ha fatto suonare un campanello di allarme poiché dimostra l’immenso potenziale di danno da uragani in questa regione. Fortunatamente con il landfall in New Jersey Irene si era indebolito fino a essere declassato a tempesta tropicale di categoria 1. I danni registrati in questa regione derivano in prevalenza dalle precipitazioni intense e dalle inondazioni improvvise associate al passaggio della perturbazione. Complessivamente Irene ha causato danni assicurati per 5,6 mld US$, mentre il danno economico globale è ammontato a 7,4 mld US$. CLIMA E CAMBIAMENTO CLIMATICO La stagione dei tifoni nel Pacifico nord-occidentale è risultata relativamente debole con 20 tempeste identificate, di cui 10 sono diventate tifoni e 7 tifoni maggiori (categoria 3 o superiore); la media del periodo 1965–2010 è di 16 tifoni e 9 tifoni maggiori. Tutto ciò, sommato alla circostanza che la maggioranza delle tempeste sono nate in aree abbastanza distanti nel bacino occidentale dell’oceano, corrisponde ai tipici effetti di una fase La Niña. Malgrado la stagione dei tifoni piuttosto debole, non bisogna dimenticare che Washi/Sendong, l’ultima tempesta tropicale del 2011, ha mietuto ca. 1.300 vittime nelle Filippine. Inondazioni improvvise, alluvioni, frane In gennaio ca. 900 persone hanno perso la vita nelle regioni sud-orientali del Brasile a causa di inondazioni improvvise e smottamenti provocati da precipitazioni eccezionalmente intense. Si è trattato della catastrofe naturale con il maggior numero di vittime nella storia del Paese. In aprile si sono verificati ulteriori alluvioni improvvise e smottamenti nel Brasile meridionale. In giugno precipitazioni intense e inondazioni nella Cina centrale e meridionale hanno causato gravi alluvioni e frane ed è stato necessario evacuare 1,6 milioni di persone. Dopo la devastante inondazione del 2010 il Pakistan è stato nuovamente colpito da gravi alluvioni nelle regioni meridionali in agosto e settembre 2011. La regione del Corno d’Africa, e in particolare il Kenya, che fino a settembre era stata sconvolta dalla siccità, a ottobre è stata colpita da piogge intense che hanno distrutto altri raccolti. Conclusioni Molte delle catastrofi meteorologiche del 2011 sono riconducibili all’influsso di La Niña che ha caratterizzato l’anno. L’effetto sulla circolazione e sulla distribuzione delle precipitazioni, che si origina nel Pacifico equatoriale, modifica la probabilità che si verifichino situazioni meteorologiche estreme in molte regioni del mondo. Ne sono una dimostrazione le inondazioni in Australia settentrionale e orientale, in particolare nella zona di Brisbane, la stagione dei temporali forti negli Stati Uniti o il rafforzamento dell’attività monsonica nel sudest asiatico: tutti eventi con danni di enorme entità. Da questo bilancio annuale si evince che si continueranno a seguire le previsioni e le analisi su base scientifica delle fluttuazioni climatiche naturali come El Niño/La Niña e dei cambiamenti del rischio che ne derivano, integrando le relative misure nel risk management degli assicuratori. In alcuni casi gli effetti di La Niña sembrano esser già stati modificati dalle conseguenze sul lungo periodo dei mutamenti climatici, che hanno già prodotto un riscaldamento della superficie del mare nei decenni scorsi. Nel caso delle inondazioni nel nordest dell’Australia, p. es. è stato importante che il mare dinanzi alle coste orientali fosse eccezionalmente caldo, una circostanza che ha fatto aumentare il grado di evaporazione. Un’atmosfera più calda può anche assorbire più umidità e generare precipitazioni più violente. Mentre da un lato un forte anno La Niña provoca sempre un raffreddamento relativo nella sequenza della temperatura media globale, dall’altro si vede chiaramente che gli stessi anni La Niña stanno diventando sempre più caldi all’interno della sequenza temporale. Non vi è alcun motivo di dubitare che il fenomeno del riscaldamento terrestre sia tuttora in atto. L’uragano Irene, la cui traiettoria ha incrociato la regione densamente popolata tra Boston e Washington nonché l’area di New York, ha risvegliato la consapevolezza dell’enorme potenziale di danno in questa zona in caso di landfall di un forte uragano. Gli assicuratori e le autorità locali farebbero bene a tenerlo presente nella gestione del rischio di loro competenza e a considerare tra i relativi scenari il caso assolutamente non improbabile di una grande catastrofe da uragano negli Stati Uniti nord-orientali. Il nostro esperto: Il Dr. Eberhard Faust è dirigente esperto di rischi naturali nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale e si occupa tra l’altro di rischi indotti dalle naturali oscillazioni climatiche e dai mutamenti climatici. [email protected] MUNICH RE Topics Geo 2011 45 NatCatSERVICE e gestione del rischio NatCatSERVICE: la banca dati più completa sulle catastrofi naturali L’incremento delle concentrazioni di valori economici, nuove regioni in crescita, rischi sempre più complessi e non da ultimo gli effetti dei mutamenti climatici fanno dell’analisi dei rischi naturali uno dei componenti essenziali della gestione del rischio. Grazie all’esperienza pluridecennale nell’analisi e nella valutazione degli eventi dannosi di origine naturale, NatCatSERVICE di Munich Re è una delle fonti di informazione sulle catastrofi naturali più autorevoli a livello mondiale. Dal 1974 il settore Ricerca georischi di Munich Re documenta e analizza i dati relativi a eventi e danni di tutto il mondo. Proprio da questo archivio esclusivo è nata la banca dati sui danni da catastrofi naturali più ricca a livello mondiale, che risale fino all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e si accresce ogni anno di ca. 1.000 eventi dannosi di origine naturale. Essa costituisce la base per un ampio spettro di informazioni, strumenti e servizi nell’ambito del risk management e della ricerca sui rischi. Sviluppata inizialmente per il mondo assicurativo, NatCatSERVICE viene utilizzata anche da enti scientifici, organizzazioni non governative nonché dai media; inoltre trova impiego nei processi decisionali a livello politico. È possibile scaricare gratuitamente valutazioni, grafici e statistiche aggiornati dall’area Touch Natural Hazards sul nostro sito all’indirizzo www.munichre.com/touch Il 23 ottobre 2011 un sisma di magnitudo Mw 7,2 fa tremare la Turchia orientale. Nella provincia di Van muoiono oltre 600 persone. MUNICH RE Topics Geo 2011 47 NatCatSERVICE e gestione del rischio Le foto dell’anno 10–14 gennaio Inondazioni: Australia Danni complessivi: 2,8 mld US$ Danni assicurati: 1,875 mld US$ Morti: 22 12–16 gennaio Inondazioni improvvise, frane: Brasile Danni complessivi: 460 mln US$ Danni assicurati: 50 mln US$ Morti: 900 31 gennaio–6 febbraio Tempeste invernali: Stati Uniti Danni complessivi: 1,9 mld US$ Danni assicurati: 1,425 mld US$ Morti: 39 2–7 febbraio Ciclone Yasi: Australia Danni complessivi: 2,5 mld US$ Danni assicurati: 1,3 mld US$ Morti: 1 22 febbraio Terremoto: Nuova Zelanda Danni complessivi: 16 mld US$ Danni assicurati: 13 mld US$ Morti: 181 11 marzo Terremoto, tsunami: Giappone Danni complessivi: 210 mld US$ Danni assicurati: 35–40 mld di US$ Morti: 15.840 Aprile–maggio Temporali, tornado: Stati Uniti Danni complessivi: 39 mld US$ Danni assicurati: 20,5 mld US$ Morti: 585 18 aprile–23 maggio Inondazione: Stati Uniti Danni complessivi: 4,6 mld US$ Danni assicurati: 500 mln US$ Morti: 9 Aprile–maggio Inondazioni: Colombia Morti: 90 48 MUNICH RE Topics Geo 2011 NatCatSERVICE e gestione del rischio 11 maggio Terremoto: Spagna Danni complessivi: 200 mln US$ Danni assicurati: 100 mln US$ Morti: 10 Maggio–luglio Incendi boschivi: Canada Danni complessivi: 1,5 mld US$ Danni assicurati: 720 mln US$ Morti: 1 Giugno–luglio Inondazioni: Cina Danni complessivi: 2 mld US$ Morti: 355 Ottobre 2010–settembre 2011 Siccità: Africa orientale Morti: >50.000 22 agosto–2 settembre Uragano Irene: Caraibi, Stati Uniti Danni complessivi: 7,4 mld US$ Danni assicurati: 5,6 mld US$ Morti: 55 Agosto–novembre Inondazioni: Thailandia Danni complessivi: 40 mld US$ Danni assicurati: 10 mld US$ Morti: 813 23 ottobre Terremoto: Turchia Danni complessivi: 550 mln US$ Danni assicurati: 40 mln US$ Morti: 604 4–9 novembre Inondazioni improvvise: Italia, Francia, Spagna Danni complessivi: 2,1 mld US$ Danni assicurati: 1,1 mld US$ Morti: 14 16–18 dicembre Tempesta tropicale Washi: Filippine Danni complessivi: 40 mln US$ Morti: 1.268 MUNICH RE Topics Geo 2011 49 NatCatSERVICE e gestione del rischio L’anno in cifre Petra Löw, Angelika Wirtz Il 2011 è stato l’anno più costoso di tutti i tempi sotto il profilo delle catastrofi naturali per le economie nazionali. Con 380 mld US$ di danni complessivi ha superato largamente il record che finora era appartenuto al 2005, facendo registrare un risultato senza precedenti anche per i danni assicurati, pari a 105 mld US$. Gli specialisti del settore Ricerca georischi di Munich Re hanno rilevato ca. 820 eventi dannosi, cifra che corrisponde alla media degli ultimi 10 anni. Nel 2005 furono prevalentemente gli uragani nell’Atlantico settentrionale a contribuire all’onere per sinistri, mentre l’anno scorso sono bastate le gravi catastrofi sismiche del Giappone e della Nuova Zelanda a causare danni complessivi per 228 mld US$, di cui ca. 50 assicurati. Quasi il 90% degli eventi dannosi registrati nel 2011 è di origine meteorologica. I danni sia economici che assicurati provocati da calamità meteorologiche hanno raggiunto il secondo valore più elevato dal 1980 (al netto dell’inflazione). Anche sotto il profilo delle catastrofi di origine meteorologica il 2011 è stato quindi un anno eccezionale. Numero degli eventi Eventi dannosi: 820 Distribuzione percentuale nel mondo Nella banca dati NatCatSERVICE di Munich Re vengono registrati tutti gli eventi naturali che provocano danni alle cose o alle persone. A seconda delle conseguenze economiche o umanitarie, sono suddivisi in sei classi, dall’evento dannoso lieve alla grande catastrofe naturale. Nel 2011 cinque eventi sono rientrati nella categoria di danno 6 (grande catastrofe naturale con migliaia di vittime e/o centinaia di migliaia di senzatetto e/o danni economici o danni assicurati rilevanti): –22 febbraio: terremoto, Nuova Zelanda –11 marzo: terremo e tsunami, Giappone –Da aprile a maggio: serie di tornado, Stati Uniti –Da agosto a novembre: inondazioni, Thailandia –Da ottobre 2010 a settembre 2011: siccità, Africa orientale La distribuzione percentuale degli eventi dannosi tra le principali tipologie di rischi naturali (geofisici, meteorologici, idrogeologici e climatici) corrisponde all’incirca alla media degli ultimi 30 anni. Nel 2011 il 91% delle catastrofi naturali mondiali è stato determinato da eventi di origine atmosferica: 300 tempeste, 310 inondazioni, onde di tempesta e movimenti di masse causati da piogge intense. Nella categoria eventi climatici, ossia incendi boschivi, siccità, ondate di caldo e di freddo, rientrano 140 eventi, di cui 117 erano incendi boschivi. Il 9% è riconducibile a rischi naturali di tipo geofisico: 54 terremoti e 16 eruzioni vulcaniche che hanno causato danni a persone e/o a cose. Numero delle catastrofi naturali 1980–2011 Morti: 27.000 Distribuzione percentuale nel mondo 62% 11% 25% 2% Danni complessivi: 380 mld US$ Distribuzione percentuale nel mondo 61% 19% 17% 3% Danni assicurati: 105 mld US$ Distribuzione percentuale nel mondo 47% 37% 13% 3% Eventi geofisici: terremoti, eruzioni vulcaniche 1 .000 Eventi meteorologici: tempeste tropicali, tempeste invernali, temporali, grandinate, tornado, tempeste locali 800 600 Eventi idrogeologici: inondazioni improvvise, inondazioni fluviali, onde di tempesta, movimenti di masse (frane) 400 200 Eventi climatici: ondate di caldo e di freddo, incendi boschivi, siccità 0 1980 50 9% 37% 37% 17% 1985 1990 MUNICH RE Topics Geo 2011 1995 2000 2005 2010 NatCatSERVICE e gestione del rischio Anche la distribuzione percentuale degli eventi tra i continenti corrisponde alla media sul lungo periodo. La maggior parte delle catastrofi si è verificata in Asia (240) e in America (290), mentre in Europa sono state 150, 80 in Africa e 60 in Australia. Morti Nel 2011 le catastrofi naturali hanno mietuto 27.000 vittime: un dato assai inferiore alla media sul lungo periodo, che dal 1980 si attesta infatti a 73.000 vittime all’anno. A causa del forte sisma e dello tsunami in Giappone hanno perso la vita 15.840 persone. In Brasile 900 persone sono decedute a causa di smottamenti. Gravissime inondazioni hanno mietuto centinaia di vite umane in Pakistan (520 morti), Thailandia (813) e nelle Filippine (1.268). I temporali negli Stati Uniti in aprile e maggio sono costati la vita a 585 persone. Nel totale delle vittime del 2011 non è stata considerata la tremenda siccità seguita da carestia nel Corno d’Africa, una delle maggiori catastrofi umanitarie dell’anno. −−Il 61% del danni complessivi e il 47% dei danni assicurati sono stati provocati da terremoti; la media sul lungo periodo si attesta rispettivamente sul 22% e sul 10%. −−I danni complessivi causati da terremoti ammontano a 230 mld US$, di cui il 22%, ossia ca. 50 mld US$, assicurati; il valore medio della quota assicurata è pari al 10%. −−Solo il 37% dei danni assicurati sono da attribuire agli eventi di tempesta mondiali; in media erano il 76%. Un motivo va ricercato nell’andamento positivo della stagione degli uragani che, pur essendo contrassegnata da una forte attività, ha fatto registrare solo tre landfall negli Stati Uniti e danni assicurati per ca. 5 mld US$; la media annuale dei danni da uragani negli Stati Uniti nel corso degli ultimi 10 anni ammontava a ca. 17 mld US$. Nel 2011 i devastanti tornado negli Stati Uniti hanno causato invece danni record per l’industria assicurativa: complessivamente ca. 26 mld US$, cifra che corrisponde a oltre il 50% di tutti i danni da tempesta assicurati. −−Con quasi 15 mld US$ i danni assicurati relativi alle inondazioni hanno raggiunto una quota del 13%. Le inondazioni in Australia (gennaio) e in Thailandia (da agosto a novembre) sono stati gli eventi più onerosi per l’industria assicurativa. LE NOSTRE ESPERTE Angelika Wirtz dirige il NatCatSERVICE nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale. [email protected] Danni I danni complessivi del 2011, che ammontano a 380 mld US$, sono i più elevati mai registrati nella banca dati di Munich Re. Con 105 mld US$ anche i danni assicurati hanno raggiunto un valore record. Messo a confronto con il quadro dei danni dal 1980, il 2011 offre un’immagine assai diversa: Petra Löw lavora nel settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale come consulente del NatCatSERVICE ed è specializzata in catastrofi naturali e analisi dei trend. [email protected] Danni complessivi e danni assicurati in mld US$ (1980–2011) Danni complessivi (in valuta 2011) 350 di cui danni assicurati (in valuta 2011) 300 Trend dei danni complessivi 250 200 Trend dei danni assicurati 150 100 50 0 1980 1985 1990 1995 2000 2005 2010 MUNICH RE Topics Geo 2011 51 NATCATSERVICE E GESTIONE DEL RISCHIO I modelli 3D creano trasparenza Oggi la modellazione tridimensionale degli edifici è ancora poco diffusa, ma lo diventerà presto. Infatti, grazie alla moltitudine di informazioni che fornisce, può offrire, p. es. agli assicuratori, un importante contributo per l’identificazione e la valutazione del rischio ma anche per la modellazione dei danni. Andreas Siebert, Martin Simon Nell’ambito di un progetto di cooperazione tra l’Università Ludwig Maximilian (Ludwig-Maximilians-Universität München, abbreviato in LMU), l’Ufficio di rilevazione topografica e geoinformazione del Land Baviera (Bayerisches Landesamt für Vermessung und Geoinformation) e Munich Re, sono attualmente in corso ricerche sull’idoneità dei modelli tridimensionali di edificio, i cosiddetti modelli a blocchi, per la modellazione dei rischi naturali. Si ipotizza infatti che, soprattutto nel caso di eventi su scala regionale come le inondazioni, una rappresentazione dettagliata degli edifici con informazioni tridimensionali possa migliorare la qualità dei modelli impiegati nell’assicurazione contro i danni ai beni. A tale scopo è stata verificata l’idoneità dei dati per la delimitazione delle aree di inondazione e la loro effettiva utilità ai fini del miglioramento delle previsioni sui danni ai fabbricati. In questo senso anche la precisione del modello digitale di base del territorio (DTM) riveste un ruolo fondamentale. Modelli del terreno adeguati: una scelta decisiva Un aspetto importante della modellazione delle inondazioni è la scelta di un modello del terreno adeguato da cui ricavare la mappa delle aree inondabili e il battente idrico, cioè l’altezza raggiunta dall’acqua. A questo scopo l’Ufficio di rilevazione topografica bavarese ha fornito vari modelli con diverse risoluzioni. Per bilanciare il livello di dettaglio, il volume dei dati e il tempo di elaborazione è stato verificato quale sia il passo più adatto ai modelli di inondazioni. A differenza dei modelli con passo di 10 m (DTM 10), i dati altimetrici nei modelli ad alta risoluzione (< 2 m) sono certo molto precisi, ma il grande volume di dati appesantisce notevolmente i tempi di calcolo e spesso questi modelli molto dettagliati non offrono un miglioramento significativo dei risultati. Una ricerca sulla qualità della modellazione delle piene sull’esempio di Ratisbona, condotta mediante sei modelli digitali del terreno con risoluzioni differenti (1 m, 2 m, 5 m, 10 m, 50 m, 90 m), ha prodotto risultati molto diversi tra loro. I modelli da 90 m e 50 m forniscono, come prevedibile, risultati 52 MUNICH RE Topics Geo 2011 molto imprecisi, mentre quelli da 10 m a 1 m mostrano differenze sostanzialmente minime per quanto riguarda il numero degli edifici interessati. Anche nella definizione dei battenti idrici, dato altrettanto importante per stabilire l’ammontare dei danni, la differenza tra le due ultime risoluzioni si limita a 5–10 cm ed è quindi essenzialmente trascurabile. Il DTM 10, grazie al volume di dati ridotto, rappresenta dunque, a nostro avviso, la base ideale per la modellazione delle piene. La rappresentazione in 3D visualizza il livello di allagamento Per la modellazione delle piene applicata al Danubio tra Ratisbona e Passau sono stati impiegati dati storici sui livelli idrometrici dell’agosto 2002 nonché diversi scenari di evento tra cui la piena centenaria, vale a dire una piena che ricorre statisticamente una volta ogni 100 anni. È stato inoltre sviluppato un procedimento che ricava scenari di piena dalle zone di inondazione fornite dal sistema di zonazione del rischio idraulico ZÜRS, sviluppato dal settore assicurativo tedesco. Per ognuno di questi scenari si è potuto definire esattamente l’area di inondazione. Impiegando il modello tridimensionale di edificio è stato possibile identificare non solo le grandi zone di inondazione, ma anche i singoli edifici interessati dal fenomeno. Ora è anche possibile determinare il livello di allagamento in corrispondenza degli edifici. Si tratta di informazioni molto utili per decidere l’impiego di opere di difesa dalle piene, come le paratie mobili, e per una gestione efficiente dei rischi commerciali e industriali. Interpretazione differenziata dei danni L’entità relativa dei danni può essere simulata grazie alla modellazione degli eventi di inondazione e alle diverse funzioni di determinazione del danno rispetto al livello idrometrico. I fattori che influenzano i danni sono: il battente idrico, cioè l’altezza raggiunta dall’acqua, e la durata dell’inondazione; anche la tipologia dell’edificio (unifamiliare, plurifamiliare, costruzione con o senza cantina), i materiali impiegati (mattoni, legno) e l’epoca di costruzione sono tutti elementi che possono influire sulla vulne- NATCATSERVICE E GESTIONE DEL RISCHIO rabilità degli edifici e di conseguenza sull’ammontare dei danni. L’analisi dei danni consente di distinguere tra danni al fabbricato e danni al contenuto. Aggiungendo le informazioni relative alla destinazione d’uso, anch’esse fornite dall’Ufficio di rilevazione topografica bavarese, è altresì possibile distinguere le varie funzioni del fabbricato. Questa diversificazione, assieme alle differenti funzioni del danno, permette inoltre di quantificare i danni relativi agli edifici industriali o pubblici, oltre a quelli alle abitazioni residenziali. In particolare, nel caso di aree industriali con somme assicurate elevate (si pensi alle inondazioni in Thailandia) una valutazione attendibile del rischio sulla base di dati geografici dettagliati è di grande utilità. La ragione di tale interesse sta nel fatto che nei siti industriali o logistici caratterizzati da relazioni complesse tra le catene di fornitura possono verificarsi danni ingenti conseguenti all’interruzione di attività lavorativa di fornitori e clienti (i cosiddetti danni da CBI, Contingent Business Interruption). In Thailandia svariati parchi industriali con enormi concentrazioni di valori economici sono stati colpiti dall’alluvione, che ha causato fermi dell’attività produttiva e dei trasporti e, di conseguenza, danni da CBI in numerose aziende chiave dell’industria elettronica; ne sono derivate a sua volta difficoltà di fornitura nel settore informatico e in quello automobilistico su scala mondiale. Una modellazione più precisa del rischio potrà identificare i rischi dei centri produttivi in maniera più efficace, chiarendo anche le interrelazioni sul territorio. Rischio ancora più trasparente grazie a informazioni aggiuntive Oltre alla modellazione delle piene e dei danni è possibile assegnare agli edifici informazioni aggiuntive, come quelle provenienti dal sistema di zonazione ZÜRS o relative alla destinazione d’uso dei fabbricati. In aggiunta alle informazioni sugli indirizzi, il modello di edificio «LoD1» impiegato per la modellazione nell’area del Danubio fornisce dati altimetrici e sulle superfici, nonché descrizioni della tipologia di fabbricato (e copertura) che possono offrire ulteriori elementi utili per l’interpretazione dei danni. Linea dell’argine riprodotta in un modello digitale del terreno (DTM) a diverse risoluzioni. Passo della griglia dall’alto al basso: 90 m, 50 m, 10 m, 1 m. Per migliorare la trasparenza della comunicazione e del rischio i dati tridimensionali possono essere integrati con altri valori e informazioni, p. es. l’altezza dell’edificio per rappresentare l’esposizione o l’entità dei danni. La cartografia tridimensionale offre inoltre l’eccellente opportunità di visualizzare i cumuli di esposizioni e i punti con un grado di danneggiamento elevato. D’altro canto è necessario ricordare che deflusso e livello idrometrico sono grandezze naturali e come tali parzialmente soggette a notevoli incertezze che nessun modello è in grado di risolvere. MUNICH RE Topics Geo 2011 53 NATCATSERVICE E GESTIONE DEL RISCHIO Conclusioni L’introduzione dei modelli tridimensionali di edificio è recente; essi vengono utilizzati principalmente per la ricerca scientifica. Purtroppo questi dati non sono ancora disponibili nemmeno a livello nazionale e rimangono aperti numerosi interrogativi riguardo alla gestione delle licenze e ai costi. Tuttavia a causa dell’elevata densità di informazioni a livello dei singoli edifici, questi modelli saranno sempre più richiesti nel prossimo futuro. Per l’industria assicurativa possono offrire un importante contributo ai fini dell’identificazione e della valutazione del rischio e alla modellazione dei danni. Modello tridimensionale di edificio (LoD1) della città di Ratisbona. Un’ulteriore evoluzione della modellazione degli edifici, chiamata LoD2 e prevista dall’Ufficio di rilevazione topografica bavarese per il 2015, offrirà al settore assicurativo nuove opportunità di applicazione. Il modello aggiornato conterrà infatti informazioni precise sulla copertura dei fabbricati e quindi potrà essere sfruttato nella modellazione dei danni causati da tempeste e temporali. Ad esempio si potrà migliorare l’analisi dei danni da temporale o grandine al fabbricato e alle installazioni annesse (p. es. gli impianti fotovoltaici). I risultati della modellazione consentiranno una gestione completa del rischio, ma anche l’identificazione degli edifici che dovrebbero essere protetti dalle piene in maniera più efficace mediante impianti tecnici: un fattore rilevante nella prevenzione del rischio. Rappresentazione del battente idrico in corrispondenza di alcuni edifici di Ratisbona in un modello che rappresenta una piena centenaria. Rappresentazione del battente idrico in corrispondenza di alcuni edifici di una zona industriale in un modello che rappresenta una piena bicentenaria. Battente idrico degli edifici Nessun allagamento Fino a 20 cm Fino a 50 cm Fino a 100 cm Oltre 100 cm 54 MUNICH RE Topics Geo 2011 NATCATSERVICE E GESTIONE DEL RISCHIO Esempio di danni provocati da una piena centenaria a Ratisbona. Danno Nessun danno Fino al 10% di danno Fino al 25% di danno Fino al 50% di danno Oltre il 50% di danno Fonte: Ufficio di rilevazione topografica e geo informazione del Land Baviera (Bayerisches Landesamt für Vermessung und Geoinformatik) I NOSTRI ESPERTI: Andreas Siebert dirige l’unità Soluzioni geospaziali nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischio di accumulazione e dal 1995 si occupa di tecnologie geoinformative per migliorare la trasparenza del rischio nella gestione dei rischi naturali. [email protected] Martin Simon lavora nel settore Sottoscrizione aziendale/Gestione rischio di accumulazione/Soluzioni geospaziali, dove si occupa di sviluppare soluzioni 3D innovative. [email protected] MUNICH RE Topics Geo 2011 55 RUBRICA I rischi da eventi geofisici La Terra sotto osservazione Prof. Dr. Dr. Peter Höppe, responsabile del settore Ricerca georischi/Centro climatologico aziendale di Munich Re [email protected] Il 2011 è stato l’anno più costoso di tutti i tempi sotto il profilo delle catastrofi naturali. Se nel 2005 furono soprattutto le tempeste Rita, Wilma e Katrina a produrre danni da record, nel 2011 le devastazioni più gravi sono imputabili ai terremoti e più in particolare agli eventi sismici che hanno colpito il Giappone e la Nuova Zelanda. Ed è soltanto perché la densità di assicurazione dei danni da terremoto è notevolmente inferiore a quella dei danni da tempesta, che lo scorso anno i danni assicurati, pari a 105 mld US$, hanno superato di poco quelli del 2005, il più oneroso per l’industria assicurativa fino al 2011. Dopo 15 anni in cui le catastrofi meteorologiche sono state la causa prevalente dei danni, il 2011 ci ha ricordato quanto sia instabile il pianeta su cui viviamo. Già nel 2010 i terremoti in Cile e ad Haiti e l’eruzione dell’Eyjafjallajökull in Islanda avevano dirottato l’attenzione pubblica sui rischi geofisici. I danni materiali ammontavano però solo alla metà circa di quelli causati dagli estremi meteorologici. Mediamente negli ultimi 31 anni i danni da eventi geofisici hanno rappresentato il 22% dei danni economici da catastrofi naturali, ma solo il 10% di quelli assicurati. Malgrado i mutamenti climatici non dobbiamo dimenticare il rischio sismico Negli ultimi anni ha suscitato scalpore il moltiplicarsi degli eventi meteorologici estremi, che con tutta probabilità è da ricondurre ai mutamenti climatici. Che le attività dell’uomo (emissione di gas serra) incrementino il rischio di catastrofi naturali è qualcosa di nuovo nella 56 MUNICH RE Topics Geo 2011 storia dell’umanità. Questo ci ha fatto un po’ dimenticare che i puri rischi naturali come terremoti, tsunami o eruzioni vulcaniche continuano a rappresentare una grave minaccia. A eccezione di piccoli sismi indotti ad esempio dall’attività mineraria e da bacini artificiali, questi rischi naturali, per quanto è dato di sapere, non vengono influenzati dall’uomo, ma seguono le leggi della natura e quindi non mostrano trend nemmeno a lungo termine (alcuni secoli). Anche l’incremento della globalizzazione provoca danni più elevati Dal punto di vista statistico è plausibile che ci siano sempre di tanto in tanto alcuni anni consecutivi con un’attività più elevata. Gli esperti di geofisica discutono sull’ipotesi che alla base di un simile clustering possano esistere processi fisici. Ma anche così si tratterebbe comunque di fenomeni naturali, circostanza che sul lungo periodo non cambia nulla alla loro pericolosità. I danni causati da eventi geofisici raggiungono dimensioni sempre maggiori e questo dipende da un lato dal fatto che persone e beni sono sempre più esposti a tali rischi. Dall’altro l’incremento della globalizzazione provoca ad esempio danni da interruzione delle forniture più elevati, come accaduto dopo il terremoto in Giappone e le inondazioni in Thailandia. Gli assicuratori non possono impedire le catastrofi, ma sono in grado di ridurne le conseguenze Tre anni fa Munich Re ha deciso di sostenere come sponsor principale, sia finanziariamente che tecnicamente, il Global Earthquake Model (GEM), il più grande progetto mondiale di modellizzazione delle cata- strofi. Ritengo che gli eventi del 2010 e del 2011 abbiano ampiamente dimostrato quanto questa decisione sia stata corretta. Si tratta di un progetto che si preoccupa di realizzare trasparenza sul rischio sismico anche di quei Paesi di cui nessun provider commerciale di modellizzazioni si occuperebbe a causa della loro ridotta densità assicurativa, in modo che si creino le basi per l’assicurabilità e per misure di prevenzione. Infatti, solo chi è cosciente della condizione di pericolo farà in modo che vengano presi provvedimenti preventivi e che siano disponibili in caso di catastrofe i presupposti economici per la ricostruzione e il soccorso alle vittime. Il 2011 ha messo chiaramente in luce che, per quanto siano importanti le discussioni sull’aumento dei rischi atmosferici, non si devono dimenticare gli altri rischi naturali perché non mostrano trend sul lungo periodo, ma hanno un potenziale di danno estremamente elevato. Gli assicuratori non possono impedire simili catastrofi, ma possono contribuire a mitigarne le conseguenze. 22 10 1 7 33 41 40 48 23 28 20 3 37 9 32 27 8 39 29 46 12 25 26 31 2 5 che soddisfano i criteri di «grande catastrofe naturale» 50 di maggiore intensità (selezione) 820 eventi dannosi di origine naturale di cui 42 21 6 5 50 34 15 38 16 44 14 13 19 4 35 Eventi geofisici: terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche Eventi meteorologici: tempeste tropicali, tempeste invernali, temporali, grandinate, tornado, tempeste locali Eventi idrogeologici: inondazioni fluviali, inondazioni improvvise, onde di tempesta, movimenti di masse (frane) Eventi climatici: ondate di caldo e di freddo, incendi boschivi, siccità 11 43 45 17 47 Stampa Druckerei Fritz Kriechbaumer Wettersteinstrasse 12 82024 Taufkirchen/München Germania 30 Download Le analisi, i grafici e le statistiche attuali sono scaricabili gratuitamente dal nostro sito all’indirizzo: www.munichre.com/touch>>>NatCatSERVICE Downloadcenter 24 Numeri d’ordinazione Tedesco 302-07224 Inglese 302-07225 Francese 302-07226 Spagnolo 302-07227 Italiano 302-07228 49 Redazione Angelika Wirtz, Munich Re Dr.-Ing. Wolfgang Kron, Munich Re Florian Wöst, Munich Re 36 Per informazioni contattare Angelika Wirtz Telefono: +49 89 38 91-34 53 Fax: +49 89 38 91-7 34 53 [email protected] 18 Responsabili per il contenuto Ricerca Georischi (GEO/CCC1) Illustrazioni Foto di copertina, p. 2 (a sinistra), 3 (entrambe), 6, 10, 20, 26, 28, 29, 33, 36, 44, 46, 48 (tutte), 49 (tutte): Reuters p. 1, 4 (a destra), 12, 13, 14, 15, 16, 17, 53, 54, 55 (in alto): Munich Re p. 2 (a destra): Chris Spannagle p. 4 (a sinistra): GettyImages p. 5, 24: NASA p. 11, 25, 31, 39, 45, 51, 55 (in basso): Fotostudio Meinen, Monaco di Baviera p. 22 (in alto), 30: AP p. 22 (in basso), 23, 38: picture alliance/dpa p. 35: Munich Re America p. 56: Kevin Sprouls Topics Geo – Mappa mondiale delle catastrofi naturali del 2011 © 2012 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107 80802 München Germania Telefono: +49 89 38 91-0 Fax: +49 89 39 90 56 www.munichre.com N. Data Evento Regione 1 10–14.1 Inondazioni Australia 2 12–16.1 Frane, alluvioni improvvise Brasile 3 26–28.1 Inondazioni, alluvioni improvvise Arabia Saudita Morti Danni complessivi mln US$ 2.800 900 460 50 Piogge intense, esondazione di fiumi. Migliaia di case danneggiate. 185 ponti e strade distrutti 11 300 80 Rottura di diga. Edifici storici distrutti, capannoni inondati. 11.000 autoveicoli danneggiati 39 1.900 3 500 Tempeste invernali, blizzard USA 5 1–8.2 Avversità atmosferiche, gelo Messico 6 Feb.–apr. Inondazioni, frane Bolivia 7 2–7.2 Ciclone Yasi Australia 1 2.500 8 3–14.2 Inondazioni Sri Lanka 18 300 9 14–19.2 Ciclone Bingiza Madagascar 34 Terremoto Nuova Zelanda 181 Inondazioni Angola Terremoto, tsunami Giappone 13 3–5.4 Temporali, tornado 14 18.4–23.5 Inondazioni 15 22–28.4 Temporali, tornado 52 200 Temperature fino a –15°C, tempeste di neve. Gravi danni all’agricoltura 1.300 Ciclone di categoria 4. Fabbricati e autoveicoli danneggiati o distrutti. Porti chiusi, traffico ferroviario sospeso. Danni all’agricoltura. 180.000 utenze domestiche senza corrente Forti piogge monsoniche. 45.000 case danneggiate o distrutte. Danni ad agricoltura, industria dell’allevamento e della pesca Danneggiate >6.000 case e innumerevoli scuole. Distrutto l’80% delle infrastrutture. Danni all’agricoltura. 77.000 senzatetto 16.000 13.000 Mw 6,3. Estesi fenomeni di liquefazione del suolo. 10.000 case ed edifici multipiano danneggiati o distrutti 5.000 abitazioni distrutte. Strade e ponti danneggiati. Danni all’agricoltura. 35.000 senzatetto 35.000- Mw 9,0. Tsunami penetra nell’entroterra per 5 km. Devastati lunghi tratti di costa. Gravi danni 40.000 all’industria e all’economia. Centrale atomica di Fukushima Daiichi: reattore danneggiato, fuoriuscita di radioattività. 6.000 feriti e 500.000 sfollati 210.000 USA 9 3.500 USA 9 4.600 500 Rovesci di pioggia, temporali, pioggia intensa, disgelo. Esondazione di fiumi, spec. Mississippi, Ohio. Città inondate USA 350 15.000 7.300 >160 tornado di categoria fino a EF-5, forti temporali, grandinate. Danneggiati città (spec. Tuscaloosa), migliaia di abitazioni, autovetture e un aeroporto. Danni a industria e agricoltura. 269.000 utenze domestiche senza corrente Colombia 90 Spagna 10 2.000 >20 tornado, violente grandinate. Fabbricati e autoveicoli danneggiati o distrutti >7.400 case distrutte. Danni elevati alle infrastrutture 200 100 Mw 5,1. Danneggiati 20.000 edifici, strade e autoveicoli. >300 feriti 18 14–16.5 Incendi boschivi Canada 1 1.500 19 20–27.5 Temporali, tornado USA 176 14.000 20 1.6–17.7 Inondazioni, frane Cina 355 2.000 Pioggia intensa. 130.000 fabbricati danneggiati o distrutti Danneggiate centinaia di ponti, strade e alcune centrali idroelettriche. Danni elevati all’agricoltura. 2,3 milioni di sfollati 21 4.6–21.7 Eruzione vulcano Puyehue Cile, Argentina, Uruguay 30 Eruzione di gas e cenere. Aeroporti chiusi, cancellate centinaia di voli. Colpiti agricoltura, allevamenti ovini e pesca 22 13.6 Terremoto Nuova Zelanda 1 2.000 800 Mw 5,9. Liquefazione del suolo. >100 fabbricati danneggiati. Crollo di ponti, danni a impianti portuali e cantieri navali 23 25–28.6 Tempesta tropicale Meari, Cina, Filippine, inondazioni Corea 17 50 Vento fino a 135 km/h, alluvioni improvvise e colate di fango. Migliaia di case danneggiate o distrutte. Strade e ponti danneggiati. Traffico aereo interrotto. Danni all’agricoltura 24 2–3.7 Temporali Danimarca 25 26.7–2.8 Inondazioni, frane Corea del Nord e Corea del Sud 88 255 26 28.7–9.8 Tifone Muifa (Kabayan), inondazioni Corea, Cina, Giappone, Filippine 22 800 27 Ag.–ott. Inondazioni Pakistan 520 2.500 28 Ag.–nov. Inondazioni Cambogia, Vietnam 355 400 29 Ag.–nov. Inondazioni, frane Thailandia 813 40.000 30 22.8–2.9 Uragano Irene, onda di tempesta, inondazioni Caraibi, Nord America 55 7.400 31 26–29.8 Alluvioni improvvise Nigeria 32 Sett.–ott. Inondazioni India 90 930 300 102 720 Vento fino a 100 km/h. Centinaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Blackout. 10.000 sfollati 6.900 >100 tornado di categoria fino a EF-5, pioggia intensa, grandine. Aviorimesse, >10.000 fabbricati danneggiati o distrutti. Tornado di categoria EF-5 a Joplin, Missouri (159 morti): città distrutta al 75%. Strade chiuse al traffico 200 Temporali e tempeste di grandine, pioggia intensa. >1.000 fabbricati danneggiati. Interrotte le linee di comunicazione 76 Rottura di argini, esondazione di fiumi. Villaggi isolati. >15.000 abitazioni e migliaia di autoveicoli danneggiati. Danni a infrastrutture e agricoltura 100 Tifone di categoria 5. Migliaia di case e impianti portuali distrutti. Barche da pesca capovolte. Danni a infrastrutture e agricoltura. 1,35 milioni di sfollati Rottura di argini, 6.000 villaggi inondati, ponti travolti dall’acqua. Perdite elevate in agricoltura e industria dell’allevamento 20 Piena del Mekong. Argini e ponti travolti dall’acqua, strade bloccate. Centinaia di case danneggiate o distrutte. Danni all’agricoltura 10.000 Forti piogge. Un milione di fabbricati inondati o distrutti. Inondati sette parchi industriali. Danni elevati a infrastrutture, agricoltura, impianti di acquacoltura e allevamenti 5.600 Uragano di categoria 3. Centinaia di migliaia di fabbricati e autovetture danneggiati o distrutti. Colpiti il settore agrario e le telecomunicazioni Pioggia intensa, rottura della diga Eleyele. Case, autovetture e ponti danneggiati o distrutti Forti piogge monsoniche. Esondazione di fiumi, villagi isolati. 130.000 case dannegiate o distrutte. Danni elevati a infrastrutture, agricoltura e industria dell’allevamento 33 3–5.9 Tifone Talas Giappone 68 650 430 Forti piogge, colate di fango. Migliaia di case e autoveicoli danneggiati o distrutti 34 3–10.9 Tempesta tropicale Lee USA 15 750 560 Villaggi isolati. Migliaia di case e autovetture danneggiate o distrutte. Danni alle infrastrutture 35 4–19.9 Incendi boschivi USA: spec. Texas 2 1.000 36 12.9 Temporali Europa settentrionale 1 300 37 Ott. 2010– Siccità sett. 2011 Somalia, Gibuti, Kenya, Etiopia 38 Sett.–dic. Inondazioni 39 18.9 530 11.000 km2 bruciati. Sono gli incendi boschivi peggiori da più di un decennio in Texas. 1.600 case distrutte 150 Propaggini dell’uragano Katia. Vento fino a 130 km/h, pioggia intensa, alluvioni improvvise. Case danneggiate >50.000 Due anni con precipitazioni inferiori alla media, estrema penuria d’acqua. Gravi danni ad agricoltura e industria dell’allevamento. Carestia, denutrizione e malattie. Persone colpite: 13,3 milioni Colombia 187 150.000 fabbricati danneggiati o distrutti. 11.000 km2 di arativo inondati, morti 160.000 animali da reddito Terremoto Asia meridionale e orientale 134 1.500 40 20–22.9 Tifone Roke (Onyok) Giappone 13 1.700 1.200 Tifone di categoria 4, vento fino a 215 km/h, pioggia intensa. Danni alle infrastrutture, disagi nei trasporti pubblici. Case automobilistiche (Toyota, Mitsubishi, Nissan) fermano temporaneamente la produzione. 41 26.9–4.10 Tifone Nesat, inondazioni Filippine, Cina, Vietnam 89 1.500 Vento fino a 150 km/h, forti piogge, smottamenti. Migliaia di case allagate. Danni ad agricoltura e pesca 42 11–19.10 Inondazioni, frane America centrale 124 1.500 Esondazione di fiumi, rottura di argini. Decine di migliaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Centinaia di ponti travolti dall’acqua. Danni ad agricoltura e industria dell’allevamento 43 23.10 Terremoto Turchia 604 550 Tempesta invernale USA, Canada 29 900 45 4–9.11 Alluvioni improvvise Francia, Italia 14 2.100 46 23–24.11 Incendi boschivi Australia 47 15–17.12 Tempesta invernale Joachim Europa occidentale 48 16–18.12 Tempesta tropicale Washi Filippine Tempesta invernale Patrick (Dagmar) Europa settentrionale, Baltico 50 Gen.–dic. Siccità USA 50 650 1.268 40 1 200 8.000 Mw 6,9. Epicentro a Sikkim. Centinaia di frane. Decine di migliaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Strade e ponti danneggiati. Interrotte le linee elettriche e di telecomunicazione. Più di 100.000 senzatetto 40 Mw 7,2. 65.000 case danneggiate o distrutte. Blackout, compromesso l’approvvigionamento idrico e del gas. >4.200 feriti 665 Forti precipitazioni nevose. Interrotte le linee di comunicazione. Pali della luce e alberi abbattuti 1.100 Temporali, colate di fango. Migliaia di fabbricati e autovetture danneggiati o distrutti. Danni elevati alle infrastrutture 30 Incendi boschivi, >155 km2 bruciati. >30 case distrutte e 16 danneggiate. Strade chiuse al traffico. 200 sfollati 390 Forti precipitazioni nevose, pioggia intensa, alluvioni improvvise. Traffico stradale e ferroviario bloccati Alluvioni improvvise, frane. Esondazione di fiumi. >6.800 case danneggiate o distrutte Vento oltre i 160km/h, pioggia intensa, onde di piena, frane. Strade inondate. Fabbricati, case e autovetture danneggiati. Traffico stradale e ferroviario bloccati. Infrastrutture di telecomunicazione danneggiate 1.000 Assenza di pioggia e penuria d’acqua. Gravi danni ad agricoltura e industria dell’allevamento Munich Re 44 28–31.10 49 25–26.12 TOPICS GEO Numero 2012 Le catastrofi naturali del 2011 Analisi, valutazioni, posizioni Esondazione di fiumi. Frana. Centinaia di case distrutte. Danneggiati città, ponti e autostrade. 10.000 senzatetto 113 17 11.5 Numero d’ordinazione: 302-07228 1.425 Blizzard «Groundhog Day». Danneggiati case e autoveicoli. Fermi di produzione in >30 case automobilistiche 15.840 16 Apr.–mag. Inondazioni, frane Terremoto 1.875 Esondato il Brisbane River. Decine di migliaia di fabbricati inondati. Danni ad agricoltura e industria estrattiva La triplice catastrofe in Giappone · Istantanee di catastrofi: terremoti, inondazioni, tempeste · NatCatSERVICE e gestione del rischio 11 5–16.3 12 11.3 Osservazioni, descrizione dei danni 22 4 31.1–6.2 10 22.2 Danni assicurati mln US$ © 2012 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107, 80802 München, Germania TOPICS GEO 2011 Topics Geo – 50 delle maggiori catastrofi naturali del 2011 Terremoto, inondazione, incidente atomico La triplice catastrofe di Tohoku, in Giappone ha scosso società, comunità scientifica ed economia. PAGINA 6 Inondazioni L’acqua sommerge Australia, Stati Uniti e Thailandia Vertice sul clima Decisioni rinviate al futuro Gestione del rischio I modelli 3D creano trasparenza © 2012 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107 80802 München Germania Telefono: +49 89 38 91-0 Fax: +49 89 39 90 56 www.munichre.com Responsabili per il contenuto Ricerca Georischi (GEO/CCC1) Per informazioni contattare Angelika Wirtz Telefono: +49 89 38 91-34 53 Fax: +49 89 38 91-7 34 53 [email protected] Redazione Angelika Wirtz, Munich Re Dr.-Ing. Wolfgang Kron, Munich Re Florian Wöst, Munich Re Illustrazioni Foto di copertina, p. 2 (a sinistra), 3 (entrambe), 6, 10, 20, 26, 28, 29, 33, 36, 44, 46, 48 (tutte), 49 (tutte): Reuters p. 1, 4 (a destra), 12, 13, 14, 15, 16, 17, 53, 54, 55 (in alto): Munich Re p. 2 (a destra): Chris Spannagle p. 4 (a sinistra): GettyImages p. 5, 24: NASA p. 11, 25, 31, 39, 45, 51, 55 (in basso): Fotostudio Meinen, Monaco di Baviera p. 22 (in alto), 30: AP p. 22 (in basso), 23, 38: picture alliance/dpa p. 35: Munich Re America p. 56: Kevin Sprouls 5 che soddisfano i criteri di «grande catastrofe naturale» 1 2 10 21 7 9 11 6 41 16 48 28 8 37 31 Numeri d’ordinazione Tedesco 302-07224 Inglese 302-07225 Francese 302-07226 Spagnolo 302-07227 Italiano 302-07228 50 di maggiore intensità (selezione) Eventi geofisici: terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche Eventi meteorologici: tempeste tropicali, tempeste invernali, temporali, grandinate, tornado, tempeste locali Eventi idrogeologici: inondazioni fluviali, inondazioni improvvise, onde di tempesta, movimenti di masse (frane) Eventi climatici: ondate di caldo e di freddo, incendi boschivi, siccità 820 eventi dannosi di origine naturale di cui 50 34 29 32 38 42 23 27 3 40 33 20 15 39 5 12 25 26 43 45 17 44 14 13 19 4 35 47 30 49 24 36 18 Download Le analisi, i grafici e le statistiche attuali sono scaricabili gratuitamente dal nostro sito all’indirizzo: www.munichre.com/touch>>>NatCatSERVICE Downloadcenter Stampa Druckerei Fritz Kriechbaumer Wettersteinstrasse 12 82024 Taufkirchen/München Germania Topics Geo – Mappa mondiale delle catastrofi naturali del 2011 46 22 N. Data Evento Regione 1 10–14.1 Inondazioni Australia 2 12–16.1 Frane, alluvioni improvvise Brasile 3 26–28.1 Inondazioni, alluvioni improvvise Arabia Saudita Morti Danni complessivi mln US$ 2.800 900 460 50 Piogge intense, esondazione di fiumi. Migliaia di case danneggiate. 185 ponti e strade distrutti 11 300 80 Rottura di diga. Edifici storici distrutti, capannoni inondati. 11.000 autoveicoli danneggiati 39 1.900 3 500 Tempeste invernali, blizzard USA 5 1–8.2 Avversità atmosferiche, gelo Messico 6 Feb.–apr. Inondazioni, frane Bolivia 7 2–7.2 Ciclone Yasi Australia 1 2.500 8 3–14.2 Inondazioni Sri Lanka 18 300 9 14–19.2 Ciclone Bingiza Madagascar 34 Terremoto Nuova Zelanda 181 Inondazioni Angola Terremoto, tsunami Giappone 13 3–5.4 Temporali, tornado 14 18.4–23.5 Inondazioni 15 22–28.4 Temporali, tornado 52 200 Temperature fino a –15°C, tempeste di neve. Gravi danni all’agricoltura 1.300 Ciclone di categoria 4. Fabbricati e autoveicoli danneggiati o distrutti. Porti chiusi, traffico ferroviario sospeso. Danni all’agricoltura. 180.000 utenze domestiche senza corrente Forti piogge monsoniche. 45.000 case danneggiate o distrutte. Danni ad agricoltura, industria dell’allevamento e della pesca Danneggiate >6.000 case e innumerevoli scuole. Distrutto l’80% delle infrastrutture. Danni all’agricoltura. 77.000 senzatetto 16.000 13.000 Mw 6,3. Estesi fenomeni di liquefazione del suolo. 10.000 case ed edifici multipiano danneggiati o distrutti 5.000 abitazioni distrutte. Strade e ponti danneggiati. Danni all’agricoltura. 35.000 senzatetto 35.000- Mw 9,0. Tsunami penetra nell’entroterra per 5 km. Devastati lunghi tratti di costa. Gravi danni 40.000 all’industria e all’economia. Centrale atomica di Fukushima Daiichi: reattore danneggiato, fuoriuscita di radioattività. 6.000 feriti e 500.000 sfollati 210.000 USA 9 3.500 USA 9 4.600 500 Rovesci di pioggia, temporali, pioggia intensa, disgelo. Esondazione di fiumi, spec. Mississippi, Ohio. Città inondate USA 350 15.000 7.300 >160 tornado di categoria fino a EF-5, forti temporali, grandinate. Danneggiati città (spec. Tuscaloosa), migliaia di abitazioni, autovetture e un aeroporto. Danni a industria e agricoltura. 269.000 utenze domestiche senza corrente Colombia 90 Spagna 10 2.000 >20 tornado, violente grandinate. Fabbricati e autoveicoli danneggiati o distrutti >7.400 case distrutte. Danni elevati alle infrastrutture 200 100 Mw 5,1. Danneggiati 20.000 edifici, strade e autoveicoli. >300 feriti 18 14–16.5 Incendi boschivi Canada 1 1.500 19 20–27.5 Temporali, tornado USA 176 14.000 20 1.6–17.7 Inondazioni, frane Cina 355 2.000 Pioggia intensa. 130.000 fabbricati danneggiati o distrutti Danneggiate centinaia di ponti, strade e alcune centrali idroelettriche. Danni elevati all’agricoltura. 2,3 milioni di sfollati 21 4.6–21.7 Eruzione vulcano Puyehue Cile, Argentina, Uruguay 30 Eruzione di gas e cenere. Aeroporti chiusi, cancellate centinaia di voli. Colpiti agricoltura, allevamenti ovini e pesca 22 13.6 Terremoto Nuova Zelanda 1 2.000 800 Mw 5,9. Liquefazione del suolo. >100 fabbricati danneggiati. Crollo di ponti, danni a impianti portuali e cantieri navali 23 25–28.6 Tempesta tropicale Meari, Cina, Filippine, inondazioni Corea 17 50 Vento fino a 135 km/h, alluvioni improvvise e colate di fango. Migliaia di case danneggiate o distrutte. Strade e ponti danneggiati. Traffico aereo interrotto. Danni all’agricoltura 24 2–3.7 Temporali Danimarca 25 26.7–2.8 Inondazioni, frane Corea del Nord e Corea del Sud 88 255 26 28.7–9.8 Tifone Muifa (Kabayan), inondazioni Corea, Cina, Giappone, Filippine 22 800 27 Ag.–ott. Inondazioni Pakistan 520 2.500 28 Ag.–nov. Inondazioni Cambogia, Vietnam 355 400 29 Ag.–nov. Inondazioni, frane Thailandia 813 40.000 30 22.8–2.9 Uragano Irene, onda di tempesta, inondazioni Caraibi, Nord America 55 7.400 31 26–29.8 Alluvioni improvvise Nigeria 32 Sett.–ott. Inondazioni India 90 930 300 102 720 Vento fino a 100 km/h. Centinaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Blackout. 10.000 sfollati 6.900 >100 tornado di categoria fino a EF-5, pioggia intensa, grandine. Aviorimesse, >10.000 fabbricati danneggiati o distrutti. Tornado di categoria EF-5 a Joplin, Missouri (159 morti): città distrutta al 75%. Strade chiuse al traffico 200 Temporali e tempeste di grandine, pioggia intensa. >1.000 fabbricati danneggiati. Interrotte le linee di comunicazione 76 Rottura di argini, esondazione di fiumi. Villaggi isolati. >15.000 abitazioni e migliaia di autoveicoli danneggiati. Danni a infrastrutture e agricoltura 100 Tifone di categoria 5. Migliaia di case e impianti portuali distrutti. Barche da pesca capovolte. Danni a infrastrutture e agricoltura. 1,35 milioni di sfollati Rottura di argini, 6.000 villaggi inondati, ponti travolti dall’acqua. Perdite elevate in agricoltura e industria dell’allevamento 20 Piena del Mekong. Argini e ponti travolti dall’acqua, strade bloccate. Centinaia di case danneggiate o distrutte. Danni all’agricoltura 10.000 Forti piogge. Un milione di fabbricati inondati o distrutti. Inondati sette parchi industriali. Danni elevati a infrastrutture, agricoltura, impianti di acquacoltura e allevamenti 5.600 Uragano di categoria 3. Centinaia di migliaia di fabbricati e autovetture danneggiati o distrutti. Colpiti il settore agrario e le telecomunicazioni Pioggia intensa, rottura della diga Eleyele. Case, autovetture e ponti danneggiati o distrutti Forti piogge monsoniche. Esondazione di fiumi, villagi isolati. 130.000 case dannegiate o distrutte. Danni elevati a infrastrutture, agricoltura e industria dell’allevamento 33 3–5.9 Tifone Talas Giappone 68 650 430 Forti piogge, colate di fango. Migliaia di case e autoveicoli danneggiati o distrutti 34 3–10.9 Tempesta tropicale Lee USA 15 750 560 Villaggi isolati. Migliaia di case e autovetture danneggiate o distrutte. Danni alle infrastrutture 35 4–19.9 Incendi boschivi USA: spec. Texas 2 1.000 36 12.9 Temporali Europa settentrionale 1 300 37 Ott. 2010– Siccità sett. 2011 Somalia, Gibuti, Kenya, Etiopia 38 Sett.–dic. Inondazioni 39 18.9 530 11.000 km2 bruciati. Sono gli incendi boschivi peggiori da più di un decennio in Texas. 1.600 case distrutte 150 Propaggini dell’uragano Katia. Vento fino a 130 km/h, pioggia intensa, alluvioni improvvise. Case danneggiate >50.000 Due anni con precipitazioni inferiori alla media, estrema penuria d’acqua. Gravi danni ad agricoltura e industria dell’allevamento. Carestia, denutrizione e malattie. Persone colpite: 13,3 milioni Colombia 187 150.000 fabbricati danneggiati o distrutti. 11.000 km2 di arativo inondati, morti 160.000 animali da reddito Terremoto Asia meridionale e orientale 134 1.500 40 20–22.9 Tifone Roke (Onyok) Giappone 13 1.700 1.200 Tifone di categoria 4, vento fino a 215 km/h, pioggia intensa. Danni alle infrastrutture, disagi nei trasporti pubblici. Case automobilistiche (Toyota, Mitsubishi, Nissan) fermano temporaneamente la produzione. 41 26.9–4.10 Tifone Nesat, inondazioni Filippine, Cina, Vietnam 89 1.500 Vento fino a 150 km/h, forti piogge, smottamenti. Migliaia di case allagate. Danni ad agricoltura e pesca 42 11–19.10 Inondazioni, frane America centrale 124 1.500 Esondazione di fiumi, rottura di argini. Decine di migliaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Centinaia di ponti travolti dall’acqua. Danni ad agricoltura e industria dell’allevamento 43 23.10 Terremoto Turchia 604 550 Tempesta invernale USA, Canada 29 900 45 4–9.11 Alluvioni improvvise Francia, Italia 14 2.100 46 23–24.11 Incendi boschivi Australia 47 15–17.12 Tempesta invernale Joachim Europa occidentale 48 16–18.12 Tempesta tropicale Washi Filippine Tempesta invernale Patrick (Dagmar) Europa settentrionale, Baltico 50 Gen.–dic. Siccità USA 50 650 1.268 40 1 200 8.000 Mw 6,9. Epicentro a Sikkim. Centinaia di frane. Decine di migliaia di fabbricati danneggiati o distrutti. Strade e ponti danneggiati. Interrotte le linee elettriche e di telecomunicazione. Più di 100.000 senzatetto 40 Mw 7,2. 65.000 case danneggiate o distrutte. Blackout, compromesso l’approvvigionamento idrico e del gas. >4.200 feriti 665 Forti precipitazioni nevose. Interrotte le linee di comunicazione. Pali della luce e alberi abbattuti 1.100 Temporali, colate di fango. Migliaia di fabbricati e autovetture danneggiati o distrutti. Danni elevati alle infrastrutture 30 Incendi boschivi, >155 km2 bruciati. >30 case distrutte e 16 danneggiate. Strade chiuse al traffico. 200 sfollati 390 Forti precipitazioni nevose, pioggia intensa, alluvioni improvvise. Traffico stradale e ferroviario bloccati Alluvioni improvvise, frane. Esondazione di fiumi. >6.800 case danneggiate o distrutte Vento oltre i 160km/h, pioggia intensa, onde di piena, frane. Strade inondate. Fabbricati, case e autovetture danneggiati. Traffico stradale e ferroviario bloccati. Infrastrutture di telecomunicazione danneggiate 1.000 Assenza di pioggia e penuria d’acqua. Gravi danni ad agricoltura e industria dell’allevamento Munich Re 44 28–31.10 49 25–26.12 TOPICS GEO Numero 2012 Le catastrofi naturali del 2011 Analisi, valutazioni, posizioni Esondazione di fiumi. Frana. Centinaia di case distrutte. Danneggiati città, ponti e autostrade. 10.000 senzatetto 113 17 11.5 Numero d’ordinazione: 302-07228 1.425 Blizzard «Groundhog Day». Danneggiati case e autoveicoli. Fermi di produzione in >30 case automobilistiche 15.840 16 Apr.–mag. Inondazioni, frane Terremoto 1.875 Esondato il Brisbane River. Decine di migliaia di fabbricati inondati. Danni ad agricoltura e industria estrattiva La triplice catastrofe in Giappone · Istantanee di catastrofi: terremoti, inondazioni, tempeste · NatCatSERVICE e gestione del rischio 11 5–16.3 12 11.3 Osservazioni, descrizione dei danni 22 4 31.1–6.2 10 22.2 Danni assicurati mln US$ © 2012 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107, 80802 München, Germania TOPICS GEO 2011 Topics Geo – 50 delle maggiori catastrofi naturali del 2011 Terremoto, inondazione, incidente atomico La triplice catastrofe di Tohoku, in Giappone ha scosso società, comunità scientifica ed economia. PAGINA 6 Inondazioni L’acqua sommerge Australia, Stati Uniti e Thailandia Vertice sul clima Decisioni rinviate al futuro Gestione del rischio I modelli 3D creano trasparenza