news giornale 2005-2008

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NEWS GIORNALE 2005-2008
CONTRO TUMORE AL CERVELLO SCOPERTI CINQUE GENI
Neuroscienziati australiani hanno realizzato una scoperta genetica che potra' mettere fine ai
trattamenti uguali per tutti per le diverse forme di cancro al cervello, ed aiutare i pazienti a vivere
piu' a lungo. I ricercatori della sezione ormoni e cancro dell'Istituto Kolling, universita' di Sydney,
hanno identificato cinque geni che saranno usati per abbinare ciascun paziente alla terapia piu'
efficace e con effetti piu' rapidi. Questo approccio su misura rappresentera' un miglioramento
significativo rispetto ai trattamenti standard di uso corrente, di radioterapia e chemioterapia, a cui
risponde bene solo un paziente su quattro, ha spiegato il dott. Kerrie McDonald, che guida il
progetto, al convegno scientifico annuale della Societa' oncologica clinica d'Australia. Nonostante
il fatto che ogni cancro al cervello sia differente, il trattamento corrente consiste nell'approccio
“una terapia va bene per tutti”, ha detto. Dopo la rimozione chirurgica del tumore, i pazienti sono
trattati con radioterapia e chemioterapia. ''Tre pazienti su quattro non rispondono a questa prima
linea di trattamento, e questo contribuisce a cattivi risultati di sopravvivenza per i pazienti di
cancro al cervello'', ha detto. McDonald, insieme ai colleghi dell'Istituto Kolling e dell'ospedale
Royal North Shore, ed agli statistici dell'ente federale di ricerca Csiro, hanno potuto usare
campioni di tessuti dalla Banca dei tumori al cervello, in modo da creare profili simultanei di
migliaia di geni. ''Abbiamo identificato cinque geni di importanza clinica, dai quali stiamo
ricavando dei marker biologici per consentire ai neurooncologi di prevedere come i pazienti
risponderanno al trattamento, e variare di conseguenza il tipo e il dosaggio del farmaco'', ha detto
lo studioso.
BRONCOPNEUMATIA, PER MALATI RIABILITAZIONE E' MIRAGGIO
La riabilitazione e' un miraggio per sette malati su dieci affetti da Broncopneumopatia Cronica
Ostruttiva (Bpco) in ossigenoterapia e uno su due deve rinunciare a spostarsi per lunghi percorsi:
sono i principali risultati di un progetto pilota dell'Asl Roma A svolto in collaborazione con
l'Associazione Italiana Pazienti Bpco. Il progetto e' stato presentato nel corso della conferenza
nazionale sulla malattia promossa dall'Associazione pazienti Bpco, progetto Gold (Iniziativa
Globale per malattie croniche ostruttive polmonari, e progetto Libra (Linee Guida Italiane Bpco,
rinite e asma). L'iniziativa ha coinvolto 308 malati, di cui la maggioranza, il 90%, si ritiene
soddisfatta del servizio pubblico, anche se sottolinea la complessita' burocratica per il controllo e
il rinnovo della terapia con l'ossigeno. Il problema piu' sentito dai pazienti e' tuttavia quello legato
agli spostamenti, un ammalato su due ha dichiarato di dover rinunciare alle vacanze a causa dei
problemi collegati al ricaricamento del contenitore portatile di ossigeno, fondamentale per uscire
di casa. La Bpco consiste nel deterioramento della funzionalita' respiratoria attraverso
un'ostruzione irreversibile delle vie aere e distruzione delle vie polmonari e negli stati piu' avanzati
richiede il ricorso all'ossigenoterapia. ''Per una buona gestione del paziente con Bpco e per evitare
che il paziente si aggravi velocemente dovendo ricorrere quindi presto all'ossigenoterapia e'
determinante la diagnosi precoce e soprattutto corretta della malattia'' spiega Germano Bettoncelli,
10/05/2010
della Societa' Italiana di Medicina Generale secondo il quale occorrerebbe anche un piano di
formazione sulla malattia rivolto ai medici di base.
CONTRO MAL DI SCHIENA PARACETAMOLO E MOVIMENTO
E' molto piu' semplice ed economica di quanto si possa pensare la cura per il mal di schiena. Non
manipolazioni e antinfiammatori, ma paracetamolo e attivita' motoria: sono questi i metodi
migliori per riprendersi da uno dei disturbi piu' fastidiosi e comuni, causa delle assenze piu' lunghe
dal lavoro, secondo alcuni ricercatori australiani che hanno pubblicato il loro studio su 'Lancet'.
Gli studiosi dell'universita' di Sydney hanno esaminato 240 persone con mal di schiena e scoperto
che gli antinfiammatori e le manipolazioni spinali non fanno alcuna differenza nel tempo di
guarigione. Per arrivare a questa conclusione, hanno dato ai pazienti un antinfiammatorio, o un
placebo, o una terapia a base di manipolazioni spinali vere o simulate. Allo stesso tempo il medico
gli aveva dato anche consigli su trattamenti piu' semplici, come mantenersi attivi, evitare il riposo
a letto e prendere del paracetamolo. Dopo 12 settimane di studio non sono state riscontrate
differenze nei tempi di guarigione nei pazienti che erano stati sottoposti ad antinfiammatorio o
manipolazioni spinali. Alla fine dello studio, quasi tutti i pazienti erano guariti indipendentemente
dalla terapia ricevuta. Secondo Mark Hancock, coordinatore dello studio, ''non ci sono benefici
clinici da trattamenti ulteriori e particolari. E non bisogna dimenticare gli effetti avversi collegati
ad antinfiammatori a base di diclofenac o ibuprofene''.
TETANO E VARICELLA, COPERTURA DURA DECENNI
I vaccini per varicella e tetano coprono un periodo molto piu' lungo di quello che si crede, fino a
tutta la vita. Lo afferma uno studio dell'universita' dell'Oregon, pubblicato dal New England
Journal of Medecine. I ricercatori hanno verificato per ventisei anni tramite regolari analisi del
sangue la presenza degli anticorpi di alcune vaccinazioni in 45 persone. Lo studio era
particolarmente interessato a scoprire in quanto tempo si perde la copertura per il tetano, il cui
richiamo viene fatto ogni dieci anni, e per la varicella, uno dei possibili virus implicati nel
bioterrorismo. I risultati sono stati rassicuranti: nel primo caso, gli anticorpi erano ancora presenti
in percentuale rilevante nel sangue dopo 20 anni, mentre per la varicella la copertura dura
addirittura 92 anni. Il tempo di emivita (cioe' quello in cui gli anticorpi diminuiscono del 50%) di
altre malattie infantili e' sempre alto: 50 anni per il morbillo, 19 per la difterite mentre per rosolia,
rubella, orecchioni e morbillo la copertura dura tutta la vita. ''Questa e' la dimostrazione che
opportune vaccinazioni sono vitali per la protezione contro le malattie infettive - spiega Mark
Slifka, coordinatore dello studio - e non hanno nessuna controindicazione per la salute''.
UNA PERSONA SU 200 SOFFRE DI SCHIZOFRENIA, IL 55% NON GUARISCE
Sono 245mila, cioe' uno ogni 200 (pari allo 0,5% della popolazione) le persone che in Italia sono o
sono state affette da disturbi di tipo schizofrenico, e 550mila quelle attualmente in trattamento
presso i 211 dipartimenti di salute mentale presenti sul nostro territorio. Sono alcuni dei dati
prodotti oggi al ministero della Salute da psichiatri e associazioni di malati e familiari, alla
presentazione della Linee guida per gli interventi precoci su questa malattia. ''L'incidenza di questi
malati nella popolazione - ha spiegato Mirella Ruggeri, presidente della Societa' italiana di
epidemiologia psichiatrica - e' piu o meno rimasta stabile nel tempo. Ogni anno ci attendiamo dai
10 ai 20 nuovi casi ogni 100mila abitanti. Senz'altro si e' riscontrato, anche a livello
internazionale, che i contesti urbani a forte disaggregazione sociale sono quelli con il tasso
maggiore di psicosi, di cui la schizofrenia e' la manifestazione piu' grave''. Fondamentale e' una
diagnosi, e quindi, un intervento precoce della malattia, per poter avere un migliore decorso della
patologia. ''Per fare una diagnosi - continua - servono almeno sei mesi di osservazione, ma in
alcuni casi si puo' arrivare anche a due anni. L'ideale sarebbe poter fare una diagnosi nel primo
anno dall'esordio della malattia''. Anche se, aggiunge Giovanni de Girolamo, dell'Agenzia
sanitaria regionale dell'Emilia Romagna, ''la guarigione non si puo' garantire a nessuno. Basti
10/05/2010
pensare che prima dei trattamenti farmacologici e psicologici, l'esito positivo della malattia si
aveva per il 35% dei malati, e dopo la loro introduzione, dal 1956, e' salito al 45%. Cio' significa
che vi e' un 55% che non guarisce mai''. Ma, senza sperare in una guarigione, molte famiglie
vorrebbero un maggiore impegno e aiuto da parte delle istituzioni. ''Vogliamo fatti, non parole - ha
detto Emilio Covino, dell'Associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica - Noi familiari
non possiamo fare tutto, e non ne siamo neanche capaci''. Purtroppo si parla di questi problemi
solo quando si verifica il grave fatto di cronaca, conclude Covino, ''poi viviamo nel silenzio. E'
vero che molte famiglie e malati non vogliono vedere il problema fin quando non e' piu' possibile
rimandare. Ma e' anche vero che manca un controllo da parte dei medici e del sistema
sull'assunzione dei farmaci da parte dei malati, che spesso avviene in modo discontinuo''.
40% ITALIANI CON ALITOSI, FORTE IMPATTO PSICOLOGICO
Quasi il 40% degli italiani soffre di alitosi, disturbo che si manifesta con l'emissione di gas
maleodoranti quando si respira e si parla. Lo rivela uno studio che verra' presentato domani a
Torino al IV Congresso nazionale Aira (Associazione italiana ricerca alitosi), organizzato dal
centro, primo in Italia, per la diagnosi e la cura di questo disturbo dell'ospedale Molinette di
Torino. L'indagine si basa sull'attivita' svolta nei primi tre anni dal centro diretto da Mario Aimetti.
''Finora non si disponeva di dati certi sull'alitosi - dice Stefano Carossa, direttore della Clinica
odontostomatologica universitaria, di cui il servizio fa parte - eppure questa patologia e' diventata
un problema sociale''. Oltre a essere un problema sanitario, la patologia ha un impatto psicologico,
a volte anche grave. Le cause dell'alitosi si annidano dentro la bocca, ma l'origine puo' anche
essere altrove. Malattie gastroenteriche, otorinolaringoiatriche, respiratorie, renali possono
manifestarsi con un'alitosi. Tra le cause intraorali, carie e parodontite sono le piu' frequenti. Il 90%
dei pazienti con alitosi molto accentuata e' affetto da parodontite, un processo infiammatorio che
causa distruzione dei tessuti a sostegno dei denti e puo' determinarne la caduta. Nel 60% dei casi i
pazienti presentano una patina che ricopre gran parte della lingua.
CUORE: SI MUORE MENO MA PREVENZIONE DONNE SCARSA
Si e' ridotto il rischio per gli italiani di ammalarsi e morire per le malattie cardiovascolari, ma le
donne fanno ancora poca prevenzione nella terza eta' e rimangono spesso vittime delle forme piu'
letali. E' quanto emerge dall'indagine del Censis ''Cittadini e sanita': i malati delle patologie
cardiovascolari'' realizzata su un campione di 1.000 cittadini. Nel periodo 1980-2007 i ''nuovi casi''
ogni 100 mila abitanti sono scesi da 293 a 146 per gli uomini e da 94 a 49.6 per le donne.
Diminuito anche il tasso di mortalita' passato da 60.1 a 42 per 100 mila abitanti, eccetto per le
malattie ischemiche del cuore femminili dove si e' registrato un aumento consistente (da 106.9 a
121.5 ogni 100 mila abitanti). In generale gli italiani temono poco di ammalarsi di cuore (24.4%
del campione). Fanno piu' paura i tumori (78.9%) e le malattie celebrovascolari (28.4%). Tra i
fattori di rischio indicano lo stile di vita (89%) i fattori ereditari (44.5%) e l'ambiente in cui si vive
(30.3%). ''Una percezione sbagliata'' dichiara Donato Greco, capo dipartimento del Ministero della
Salute ricordando invece che il 90% del rischio e' legato al consumo di fumo e alcool, all'inattivita'
fisica e a una dieta squilibrata. Ad avere piu' paura sono gli uomini soprattutto nella terza eta' e
che vivono al Nord (dove si regista anche una maggiore mortalita') che, per questo, tengono sotto
controllo peso (78.3% degli intervistati), pressione arteriosa (76.4%), colesterolo (71.2%) e
glicemia (62%), e eseguono esami annuali per il controllo cardiaco quali l'elettrocardiogramma.
Piu' del 44% degli intervistati dichiara di aver avuto un caso in famiglia o tra gli amici stretti e tra
gli aspetti critici legati alla sanita' si richiede piu' assistenza domiciliare, rapidita' nell'accesso aglio
esami diagnostici di controllo, numeri di telefono da contattare in caso di urgenze e, soprattutto al
Sud, la presenza di un pronto soccorso dedicato.
L’ EMICRANIA 'TI CAMBIA LA TESTA'
10/05/2010
L'emicrania 'ti cambia la testa', probabilmente influenzando la struttura di un'area della corteccia
molto importante per elaborare informazioni sensoriali e per il dolore, la corteccia
somatosensoriale. Infatti Nouchine Hadjikhani del Massachusetts General Hospital di Boston ha
scoperto che chi soffre di emicrania presenta un ispessimento considerevole di questa regione, piu'
spessa anche del 21% rispetto ad individui sani. La scoperta ripropone il vecchio dilemma
dell'uovo e della gallina: gli individui con la corteccia somatosensoriale piu' ispessita sono soggetti
di per se' piu' inclini a soffrire di emicrania, oppure e' proprio questa tremenda cefalea che agisce
modificando il cervello fino a provocare l'ispessimento osservato in questo studio? Per ora gli
esperti Usa non si sbilanciano su una delle due ipotesi, ma il loro studio mostra per la prima volta
in modo evidente che nel cervello del paziente emicranico c'e' qualcosa di visibilmente diverso. La
corteccia somatosensoriale primaria, che riceve i segnali dalla superficie corporea di tipo tattile,
termico, dolorifico, e' un'area cerebrale importante gia' chiamata in causa in altri studi. Per
esempio in passato si era visto che in malati di Alzheimer quest'area corticale appare assottigliata
o che, viceversa, uno strenuo allenamento mentale e motorio puo' determinarne l'ispessimento. In
questo studio gli esperti hanno confrontato il cervello di un gruppo di soggetti con emicrania con
quello di individui sani. I primi presentano una corteccia somatosensoriale piu' spessa in media del
21%. E' possibile che a questo ispessimento sia da attribuire la maggiore sensibilita' agli stimoli
sensoriali dei soggetti emicranici e quindi da ricondurre il fatto che gli emicranici spesso soffrono
anche di mal di schiena e allodinia, dolore dovuto a stimoli normalmente non dolorosi come una
carezza. ''Attacchi emicranici ripetuti - ha detto Hadjikhani - potrebbero causare o essere il
risultato di questi cambiamenti strutturali del cervello'', resta quindi da capire se ne sono causa o
conseguenza.
MALATTIE RENI E' “EPIDEMIA”, COLPITI UN EUROPEO SU 10
E' ancora “silenziosa”, ma ha già le dimensioni di un'epidemia, la diffusione delle malattie renali
in Europa: colpiscono infatti una persona su dieci, sono scatenate soprattutto da malattie
cardiovascolari, obesità e diabete e, se all'inizio non si annunciano con sintomi facilmente
riconoscibili, presto diventano invalidanti, costringendo alla dialisi e in seguito al trapianto. E' il
quadro presentato a Stoccolma dagli esperti riuniti al congresso dell'Associazione europea per le
malattie renali e dall'Associazione europea per la dialisi e il trapianto (Era-Edta). Una posizione,
quella europea, che si allinea a quella americana, che con i National Institutes of Health (Nih) un
anno fa hanno definito le malattie renali una delle maggiori minacce per la salute pubblica.
“Malattie cardiovascolari e diabete sono le principali cause della diffusione delle malattie renali”,
ha osservato Peter Stenvinkel, dell'Istituto Karolinska di Stoccolma. Le prime, per esempio,
possono aumentare da 100 e 1.000 volte il rischio di insufficienza renale. E nei prossimi anni si
attende un aumento ulteriore, considerando che solo i casi di diabete stanno ormai confermando la
tendenza a raggiungere nel 2010 il 50% in più rispetto al 2000. Negli ultimi 20 anni, poi, è
aumentato notevolmente anche il numero dei pazienti nei quali i reni sono così compromessi da
richiedere la dialisi: dal 1991 al 2003 sono quasi raddoppiati, passando da 3.707 a 6.950, ha detto
Bitta Hylander, responsabile del reparto di Nefrologia dell'ospedale universitario dell'istituto
Karolinska. ''E' un aumento - ha aggiunto - che si è osservato in tutto il mondo, strettamente legato
a problemi cardiovascolari, soprattutto ipertensione e aterosclerosi''. Accanto a queste cause, gioca
un ruolo importante anche l'invecchiamento generale della popolazione: ''la malattie renali
diventano molto comuni soprattutto dopo i 70 anni'', ha rilevato Stenvinkel. Un fenomeno che gli
esperti non esitano ad affrontare come una vera e propria epidemia, tanto che uno dei temi più
discussi nel congresso di Stoccolma è l'opportunità o meno di screening di massa. ''Alcuni - ha
concluso - ritengono che sia opportuno un esame periodico dei livelli di albumina e creatina nella
popolazione generale. Se ne sta discutendo''.
ICTUS TERZA CAUSA MORTE, 200.000 NUOVI CASI ALL' ANNO
In Italia l' ictus è la terza causa di morte (dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie) e ci sono
circa 200.000 nuovi casi all' anno. Il dato è stato diffuso nell' ambito di un convegno che si tiene
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all' ospedale Maggiore di Bologna, organizzato dalla Chirurgia vascolare e dalla Neurologia. Il
rischio di ictus aumenta con l'età - hanno spiegato gli organizzatori - In pratica raddoppia ogni 10
anni a partire dai 45 anni e raggiunge il valore massimo negli over 80. Il rischio di recidiva varia
dal 10 al 15% nel primo anno e dal 4 al 9% per ogni anno nei primi 5 dall'episodio iniziale. Il
progressivo invecchiamento della popolazione e il fatto che l'incidenza dell'ictus sia correlata
all'età, fanno ritenere che in Italia l'incidenza di ictus aumenterà. Le proiezioni fino al 2016 fanno
ritenere che tale aumento sarà circa del 22,2%. La mortalità per ictus, dagli anni '50 ad oggi, si è
ridotta in maniera rilevante nei Paesi occidentali, grazie soprattutto al controllo dell'ipertensione
arteriosa. Su 30 persone colpite da ictus ischemico acuto, una in più può essere salvata se viene
curata in aree di degenza dedicata, e una in più su 20 tornerà a casa dopo il ricovero in condizioni
di autonomia funzionale.
PROBLEMI MENTALI PER 2 MILIONI DI ITALIANI
Sono due milioni gli italiani che accusano disturbi mentali: di questi, circa uno su quattro (mezzo
milione di persone) e' in trattamento per una psicosi, un disturbo dell'umore o per l'ansia. Sono i
dati presentati dagli esperti della società italiana di psichiatria (Sip) in una conferenza sul futuro di
questa disciplina medica a 30 anni dalla Legge Basaglia. I dati, estratti da uno studio condotto in
707 Centri di salute mentale (Csm) italiani e realizzato dal Centro ricerche in psichiatria di Torino
in collaborazione con la Sip, sono relativi al periodo 2004-2006. In particolare, il totale dei nuovi
accessi ai servizi di salute mentale nel 2004 supera i 234 mila casi: il 37,7% di questi era in
trattamento attivo, e in tre casi su quattro questo trattamento si è svolto in sede ambulatoriale. La
fascia più colpita dai disturbi è quella dei giovani adulti (18-44 anni), e le donne in cura sono più
degli uomini (56,5%). La diagnosi più frequente, con quasi 120 mila casi, è quella relativa alla
psicosi (29,14%) seguita dai disturbi dell'umore (25%) e dell'ansia (22,3%) (queste ultime due
colpiscono quasi il doppio delle donne rispetto agli uomini). Inoltre, rispetto alle persone già in
cura, nei nuovi accessi si dimezzano i disturbi dell'area psicotica, mentre aumentano i disturbi
d'ansia.
SORDITA' PER CINQUE MILIONI DI ITALIANI
Circa cinque milioni di italiani hanno problemi di udito e ogni anno più di mille bambini nascono
con una sordità congenita: se una maggiore diffusione della lingua dei segni è la soluzione a breve
termine, a lungo termine si guarda alla possibilità di utilizzare le cellule conservate nelle banche
internazionali del cordone ombelicale, frutto di donazioni, per riparare i danni dell'organo interno
dell'orecchio, la coclea. Sono le proposte lanciate a Roma, nella prima conferenza nazionale sulla
sordità. Organizzato dall'Ente Nazionale Sordi in collaborazione con l'università di Roma “La
Sapienza”, l'incontro ha inteso mettere in luce lo stato dell'arte sulla sordità, a partire da problema
sociale della lingua dei segni, hanno detto i professionisti dipartimento medico scientifico
dell'ente. Sulla diffusione della lingua dei segni, hanno precisato, esiste un disegno di legge che
aspetta di essere convertito. Nel frattempo si guarda a possibili sostituti di tecniche invasive, come
impianti cocleari e protesi. ''Una possibile soluzione potrebbe venire dall'uso delle cellule del
cordone ombelicale'', hanno osservato gli esperti dell'ente, che propongono di finanziare attraverso
le donazioni del cinque per mille un progetto di ricerca sull'uso delle staminali del cordone. Il
progetto, hanno spiegato, dovrebbe essere condotto in collaborazione con la banca del cordone
dell'Università “La Sapienza”.
OSSA FRAGILI, FRATTURE IN AUMENTO
Sono oltre quattro milioni gli italiani oltre i 65 anni che hanno problemi di osteoporosi, mentre la
percentuale di coloro che arrivano ad avere una frattura (50%) è in costante aumento, in
conseguenza dell' aumento dell'attesa media di vita ma anche del fatto che la malattia soffre di una
grave situazione di sottodiagnosi, perchè sono molto numerose le persone che giungono tardi dallo
specialista. Lo ha detto Sandro Giannini, del Centro per la prevenzione, diagnosi e cura dell'
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osteoporosi dell' Università di Padova. Sono le donne a essere più colpite dall'osteoporosi, in
ragione di tre donne per ogni uomo, il quale peraltro, proprio perche' si ritiene meno a rischio,
trascura ogni prevenzione. Invece, secondo Giannini, dopo i 65 anni di età sarebbe opportuno
sottoporsi alla densitometria ossea. Fattori di rischio sono, oltre all'età, malattie sistemiche come
quelle infiammatorie croniche dell'intestino, le malattie endocrine, quelle renali e del sangue. E'
fattore di rischio anche l'uso di farmaci corticosteroidi in età avanzata, che vengono assunti in
genere per malattie respiratorie e reumatologiche. Quanto al sesso femminile, “è tramontata secondo lo specialista - l'idea che siano a rischio tutte le donne dopo la menopausa, a meno che
non si tratti di menopausa precoce, prima dei 45 anni. Se la menopausa è normale, se la donna è in
salute, il mantenere uno stile di vita sano con un'alimentazione ricca dei necessari nutrienti e di
calcio dovrebbe essere sufficiente”.
OMS, PANDEMIA INFLUENZA RIMANE “SOSTANZIALE”
La minaccia di una pandemia di influenza aviaria rimane “sostanziale”, e ogni nazione deve
preparare i piani per fronteggiare questa evenienza. E' la conclusione di un meeting
dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) con 150 esperti mondiali per fare il punto
proprio sulle misure di sicurezza preventive. “Non possiamo illuderci, la minaccia di una
pandemia non e' diminuita - ha affermato al termine della conferenza al Washington Post Keiji
Fukuda, coordinatore del Global Influenza Program dell'Oms - più di 150 Paesi hanno un piano
nazionale, ma alcuni di questi sono esclusivamente un pezzo di carta”. Secondo gli scienziati, la
possibilità che il virus muti per diventare trasmissibile da uomo a uomo è ancora alta. In cinque
anni il virus H5N1 ha infettato 382 persone, uccidendone 241, di cui 108 solo in Indonesia.
Qualcosa è comunque stato fatto da parte della comunità internazionale: “La nostra comprensione
del virus è molto più alta di pochi anni fa, e un buon numero di antivirali, cinque milioni di dosi, è
stoccato e pronto all'uso da parte delle Nazioni Unite - spiega Fukuda - inoltre si comincia a
parlare di un possibile vaccino. In attesa dei progressi della scienza i piani rimangono l'unica
strategia: l'Oms varerà le nuove linee guida sull'aviaria entro fine anno”.
CNR, SCOPERTO GENE CAUSA DELL'INFERTILITA'
E' un gene “regolatore”, di quelli che regolano la funzione di altri geni, quello scoperto dai
ricercatori del Cnr di Cagliari, il suo nome e' Foxl2 ed e' responsabile di un'alterazione del ciclo
ovarico che molto spesso non permette alle donne di concepire. “Dopo quattro anni di ricerca - ha
detto all'Ansa Laura Crisponi, dell'Istituto di neurogenetica e neurofarmacologia (Inn) del Cnr di
Cagliari - abbiamo identificato il primo gene sicuramente coinvolto in questo tipo di disfunzione
che può portare alla menopausa anticipata o, nei casi più gravi, alla sterilita'''. La disfunzione è
conosciuta come insufficienza ovarica precoce (Pof), in Italia colpisce una donna su cento e causa
l'interruzione precoce della vita riproduttiva, anche prima dei 40 anni, a causa della scarsa capacità
delle ovaie di produrre cellule uovo mature. “Stiamo portando avanti studi funzionali - ha
aggiunto Crisponi - per capire la funzione del gene nell'ovaio, Foxl2 gioca un ruolo molto
importante per lo sviluppo dei follicoli che contengono gli ovociti, alla base della fertilità
femminile”. Con un esame genetico su Foxl2 e sui geni che esso regola si potrà effettuare una
diagnosi precoce di Pof e una volta individuata la disfunzione “sarà possibile attuare strategie
alternative, come il congelamento degli ovociti - ha aspiegato Crisponi - prima dell'insorgenza
della menopausa precoce, consentendo alle donne che ne sono affette di avere un figlio”.
AIDS, ELIMINATO CONTAGIO MAMMA-BEBE'
Il problema delle mamme incinte che contagiano con il virus Hiv i propri bambini può essere
risolto. Lo afferma una ricerca dello University College di Londra, secondo cui il tasso di
trasmissione del virus in Gran Bretagna è passato dal 20% all'1% negli ultimi dieci anni. Se i
trattamenti fossero disponibili ovunque, avvertono gli esperti nello studio pubblicato su Aids
online, si risparmierebbero 1800 bambini nati con l'Hiv al giorno. I ricercatori hanno studiato i
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dati di più di 5mila gravidanze portate a termine da mamme sieropositive che avevano effettuato la
terapia antiretrovirale almeno 14 giorni prima del parto. La percentuale di contagio è risultata
dell'1,2%, mentre negli anni '90 era superiore al 20%. Il parto cesareo è risultato essere un altro
fattore che protegge dal contagio, che avviene soprattutto al momento della nascita, ma buoni
risultati si hanno anche con il parto naturale. “La chiave del successo è il test preanatale, che viene
fatto a molte più donne - spiega alla Bbc Claire Townsend, autrice dello studio - che adesso ci
permette di trovare il 95% delle infezioni prima della nascita mentre prima erano solo il 70%”. I
farmaci antiretrovirali sono ormai acquisiti nel mondo occidentale, ma non nei Paesi in via di
sviluppo, dove secondo l'Oms solo il 10% delle donne ne ha accesso. Il risultato è che ogni giorno
1800 bambini nascono con l'Hiv trasmesso dalla mamma.
LA MEDICINA DELLE 'NUVOLE COMPIE 70 ANNI
Ricerca, alta tecnologia e solidarieta': ecco le parole che racchiudono il senso dei 70 anni di vita
del Corpo sanitario aeronautico, celebrati in una cerimonia all'Universita' La Sapienza di Roma.
Un anniversario importante, questo, per un Corpo fatto di medici con la “mente fra le nuvole”, per
garantire la salute dei piloti, che restano pero' con 'i piedi ben piantati a terra per aiutare la
popolazione civile. Proprio gli studi sul volo aerospaziale di questi sette decenni, come ha
ricordato il Generale ispettore capo Manlio Carboni, hanno avuto importanti ricadute sulla
medicina di ambito civile, perche' ''le missioni aerospaziali per la salute hanno la stessa utilita' che
la Formula 1 ha per le automobili di serie''. E' infatti il continuo ''confronto con condizioni
ambientali estremamente sfavorevoli - ha aggiunto Carboni - che ci ha fatto capire l'importanza
della medicina preventiva e della riduzione del rischio''. Ma queste ricerche, oltre a sondare i limiti
dell'organismo umano, hanno permesso anche di migliorare gli standard di sicurezza del volo. ''La
nuova sfida per il futuro in questo settore - ha sottolineato l'astronauta Roberto Vittori, colonello
dell'Aeronautica militare e membro del Corpo astronauti dell'Agenzia spaziale europea - sara'
quella di studiare gli effetti sull'uomo del volo nella fascia aerospaziale, compresa tra i 17 e i 100120 chilometri di altitudine. Questo permettera' di garantire la sicurezza dei voli di futura
generazione, che utilizzeranno veicoli capaci di volare piu' in alto rispetto agli attuali e a una
velocita' anche cinque volte superiore''. Ma il Corpo sanitario dell'aeronautica, ha ricordato
Carboni, ''e' vicino al cuore della gente anche grazie alle sue missioni umanitarie''. Ne e' un
esempio il progetto 'Ridare la luce', condotto in collaborazione con l'ospedale Fatebenefratelli di
Roma, che da cinque anni vede i volontari del Corpo impegnati in numerose missioni nell'Africa
centrale per combattere la cecita' causata da malattie non curate come la cataratta.
OTORINO, RINITI ALLERGICHE RADDOPPIATE IN 10 ANNI
La rinite allergica non e' piu' solo stagionale e colpisce circa un quarto della popolazione italiana,
ben il 25%. Nel giro di dieci anni infatti e' raddoppiato il numero di persone che ne soffrono, a
causa di inquinamento, mutazioni climatiche e polisensibilizzazione. A fare il punto della
situazione sono stati alcuni esperti in occasione della conferenza ''Starnuti senza piu' stagione:
riniti allergiche e congiuntiviti''. Secondo i medici l'Italia e' in linea con la media dei paesi
industrializzati. Accanto agli stati del Nord Europa dove la prevalenza della malattia e' del 7%, ci
sono Usa e Australia che oscillano tra il 16% e 55%. ''Quel che e' certo e' che parlare di rinite
allergica stagionale - spiega Michele De Benedetto, direttore dell'unita' di Otorinolaringoiatria
dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce - legata a pollini e graminacee non ha piu' senso. Le stagioni non
sono piu' definite come prima, e quindi il periodo di sensibilizzazione e' aumentato. Le riniti
devono ora essere classificate in base alla durata e gravita'''. Nel 70% dei casi si tratta di patologie
moderate-gravi, con sintomi piu' forti. La fascia piu' colpita e' quella compresa tra i 20 e 40 anni,
anche se non mancano i casi in eta' pediatrica. ''Una parte delle persone con rinite - conclude De
Benedetto - vi e' infatti predisposta geneticamente. Con un genitore allergico, si ha il 50% di
possibilita' di ereditarne l'allergia''.
IN DIRETTA SATELLITE SALVATA DA ASPORTAZIONE RENE
10/05/2010
Sessant'anni, entrambi i reni devastati da 9 tumori e la prospettiva dell'asportazione dei due organi
e della dialisi a vita: da tutto questo e' stata salvata una donna della Campania con un intervento
eccezionale eseguito al San Giovanni Bosco di Torino e trasmesso in diretta video via satellite con
il convegno che ha riunito l'Associazione Urologi Italiani. L'equipe di urologia diretta da Giovanni
Muto con un intervento da guinness ha asportato tutti i tumori renali, risparmiando una porzione di
un unico rene (circa 1/3) che alla paziente evitera' la dialisi. Per rimuovere tutte le masse tumorali
e' stata utilizzata una tecnica chirurgica che prevede la non interruzione della circolazione
sanguigna nel rene per evitare danni ischemici all'organo. Sono stati selettivamente legati e
sezionati i piccoli vasi intraparenchimali afferenti alle masse tumorali, con l'aiuto di occhiali
ingranditori, per isolare progressivamente le parti di rene da asportare senza interrompere la
circolazione nel parenchima sano residuo. Questo tipo di chirurgia e' estremamente rara.
L'intervento e' durato tre ore e la paziente non ha avuto necessita' di terapia intensiva. Entro una
settimana potra' essere dimessa.
CRESCE L'ARTROSI, 70% FRA I 70ENNI
''Poco meno del 5% delle trentenni fa i conti con l'artrosi, ma col trascorrere degli anni la
popolazione dei malati sale drammaticamente''. A parlare di allarme e' Guido Valesini, ordinario
di reumatologia all' niversita' La Sapienza di Roma, che ha fatto il punto della situazione durante il
Convegno Europeo di Reumatologia in corso a Parigi. ''A 50 anni - dice Valesini - soffrono artrosi
il 30% degli italiani. Percentuale che sale al 70% con i 70 anni di eta'. E se e' vero che l'Italia e' un
Paese che invecchia rapidamente, potremmo ipotizzare che le protesi saranno sempre piu' diffuse.
Potremmo diventare il Paese delle protesi''. Eppure, ''per prevenire questa malattia degenerativa
delle cartilagini - conclude lo specialista - basterebbe poco: attivita' fisica, attenzione alla bilancia
e un menu' adeguato''
MEYER A PECHINO PER COMBATTERE I TUMORI INFANTILI
Lotta ai tumori infantili e medicina tradizionale cinese: sono questi alcuni campi nei quali si sta
sviluppando un percorso comune tra la Toscana e la Cina nel settore della sanita'. Una alleanza tra
Toscana e Pechino per combattere i tumori dei bambini e' stata siglata di recente dall'assessore
regionale per il diritto alla salute, il vicedirettore del Dipartimento alla salute della Municipalita' di
Pechino e il presidente del Beijing Children's Hospital. I due Ospedali che daranno vita ad un
percorso comune nel campo dell'oncologia pediatrica sono il Meyer di Firenze e il Beijing
Children's Hospital di Pechino. Il primo dei progetti che verranno sviluppati riguarda la
costruzione presso l'ospedale pechinese di un Laboratorio per i trapianti emopoietici, che fara'
parte della nuova clinica di oncologia pediatrica che verra' realizzata nell'arco dell'anno.
L'ospedale Meyer dirigera' la progettazione e da subito ospitera' presso il nuovo ospedale
personale medico e tecnico cinese per la formazione. Un altro capitolo di impegno comune e'
quello della Medicina tradizionale cinese. Tra le iniziative si segnala quella avviata tra il centro di
Medicina Naturale USL 11 di Empoli, Istituto Superiore di Sanita', il Ministero della Salute e
l'Universita' di Tianjin per uno studio sistematico della letteratura scientifica relativa, tra l' altro, a
fitoterapia e agopuntura.
CECITA' SENILE, TRA 20 ANNI COLPITO 1 ITALIANO SU 6
Oggi colpisce in Italia una persona ogni 60 sopra i 50 anni, ma tra vent'anni riguardera' almeno 6
milioni di persone, circa un italiano ogni sei: e' la degenerazione maculare senile (Dmle), una delle
cause piu' frequenti di cecita'. Un dato preoccupante, visto che il 6% degli italiani non e' mai stato
dall'oculista, e che gli altri ci vanno solo ogni due anni. A dirlo e' un'indagine Eurisko presentata a
Milano da alcuni esperti delle maggiori strutture cittadine. L'indagine ha intervistato un campione
rappresentativo di italiani tra i 50 e i 74 anni, evidenziando ''non solo una diffusa mancanza di
informazione sulla Dmle, ma anche una disattenzione piu' generale nei riguardi della vista''.
Nonostante la degenerazione maculare comprometta pesantemente la qualita' di vita sin dai primi
sintomi, spiega l'indagine, ''quasi due terzi degli italiani non la conoscono. Otto su dieci non sanno
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che e' una delle cause piu' frequenti di cecita', e solo uno su dieci sa quali siano i sintomi. Solo il
5% sa se e come si possa prevenire, e ancor piu' bassa e' la percentuale (2%) di chi conosce i
comportamenti e i rimedi per farlo''.
MORTE CARDIACA IMPROVVISA, SOLO 5% SALVATI DA IMPIANTO
Su 246mila persone in Italia che rischiano la morte cardiaca improvvisa, solo poco piu' del 5%
riceve l'impianto di un defibrillatore che potrebbe evitare loro il decesso. A richiamare l'attenzione
su un problema che solo in Italia uccide 60 mila persone l'anno sono gli specialisti dell'
Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (Aiac) insieme ai pazienti aderenti a
Conacuore. ''Eppure una parte considerevole di queste morti potrebbe essere evitata, soprattutto
grazie all'impianto del defibrillatore - spiegano gli esperti - questo e' un apparecchio che e' in
grado di riconoscere l'aritmia e di trattarla erogando uno shock elettrico dall'interno, che ripristina
il normale ritmo cardiaco salvando la vita al paziente. Secondo le linee guida - aggiungono - in
Italia sono circa 246 mila le persone in cui sarebbe richiesta la procedura. Eppure sono stati solo
13 mila nel 2006 e 15.500 nel 2007 i pazienti a cui e' stata offerta la possibilita' di ricevere
l'impianto''. ''Si stima che per impiantare un defibrillatore a 50 mila pazienti italiani - aggiunge
Michele Gulizia, presidente Aiac - sarebbe sufficiente un investimento di 540 milioni di euro in 4
anni, una cifra che corrisponde a meno dello 0,7% del fondo sanitario italiano del 2006. Peraltro, a
fronte di questo investimento, vi sarebbe una riduzione di 470 mila giorni di ricovero, cui
corrisponderebbe un risparmio di 188 milioni di euro''.
ITALIANI SCOPRONO GENE CHIAVE PER ORMONI TIROIDE '
La chiave che regola il funzionamento della tiroide sta in un gene scoperto dai ricercatori italiani
del Cnr di Cagliari. Secondo lo studio, pubblicato dall'American Journal of Human Genetics, la
scoperta potrebbe dar luogo a nuovi trattamenti per alcune patologie che colpiscono il 10% della
popolazione mondiale. Il gene e' stato identificato studiando un campione di 4300 volontari
provenienti dall'Ogliastra, una regione della Sardegna isolata per millenni e quindi geneticamente
molto omogenea. Lo studio del Dna dei soggetti ha portato all'identificazione di una forte
associazione tra uno specifico polimorfismo del gene Pde8b ed i livelli di Tsh (Thyroid
stimulating hormone), l'ormone che stimola la tiroide. 'In particolare - spiega Silvia Naitza,
ricercatrice dell'Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia (Inn) del Cnr di Cagliari - la
presenza di una versione rara del gene e' associata ad un aumento dei livelli di Tsh nel sangue,
indicatori sensibili della funzionalita' della tiroide, la ghiandola che controlla il metabolismo
corporeo''. Il risultato e' stato confermato da studi analoghi su altre due popolazioni distanti da
quella sarda, gli Amish della Pensylvania e quella toscana dello studio 'Inchianti'.
TRE MILIONI DI ITALIANE CON ENDOMETRIOSI
Colpisce tre milioni di italiane, provoca stanchezza, emicrania, dolori fisici e infertilità,
impedendo spesso la vita professionale, familiare e affettiva delle malate. Il 50% di loro, infatti, ha
dolore durante i rapporti sessuali e tende ad 'allontanare' il proprio partner. E' l'endometriosi,
patologia progressiva in cui cellule della mucosa uterina (endometrio) si impiantano fuori
dall'utero creando infiammazioni di ovaie, intestino o vescica e più raramente di altri organi. A
scattare la 'fotografia' dell'endometriosi è stata l'Associazione italiana endometriosi (Aie), che ha
presentato in una conferenza i dati della prima indagine nazionale sulla patologia, ancora non
riconosciuta come malattia sociale e spesso diagnosticata con ritardo dai ginecologi.
L'indagine è stata condotta dall'Aie su un campione di 605 donne affette dalla malattia. I dati
emersi sono allarmanti. La malattia, infatti, non colpisce solo la salute delle donne, ma limita
notevolmente anche la qualità della vita professionale, familiare e affettiva. La metà delle
intervistate accusa forti dolori durante i rapporti sessuali e tende ad allontanare il proprio partner,
con conseguenti problemi anche dal punto di vista affettivo. L'indagine ha inoltre dimostrato come
occorrano almeno 9 anni prima che i ginecologi diagnostichino l'endometriosi.
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Per non parlare dei problemi sul lavoro. Mediamente una donna colpita da endometriosi è costretta
a perdere 100 giorni lavorativi in un anno, mettendo a rischio il proprio posto di lavoro. Problemi
sociali che si aggiungono a quelli economici. La malattia non è infatti riconosciuta come sociale,
le pazienti quindi ricorrono personalmente a cure dispendiose.
PER UOMINI E DONNE STESSO RISCHIO FRATTURE 'RECIDIVANTI
Dopo una 'leggera' frattura ossea dovuta all'osteoporosi, uomini e donne avanti con l'età hanno le
stesse probabilità di incappare in una frattura grave. Lo hanno rilevato studiosi del Garvan
Institute of Medical Research, del St.Vincent's Hospital e della University of New South Wales
(Australia), che hanno seguito 1.760 uomini e 2.245 donne dai 60 anni in sù per 16 anni.
Su 'Jama', gli esperti spiegano che, dai loro calcoli, è risultato che il 'gentil sesso' corre un rischio
doppio di fratture in un punto già 'indebolito' dall'osteoporosi, mentre il sesso 'forte' ha probabilità
tre volte e mezzo superiori di fare i conti con questa eventualità. Il rischio 'assoluto' - sintetizzano
gli australiani - è dunque assimilabile fra uomini e donne, e permane per almeno 10 anni: fra il 40
e il 60% delle persone incluse nello studio ha subìto una frattura grave nel periodo di
osservazione.
IN ITALIA 6% BIMBI E ADOLESCENTI ASSUMONO ANTIDEPRESSIVI
In Italia il 6% circa dei bambini e degli adolescenti assume antidepressivi. A prendere farmaci per
il male di vivere sono più le ragazzine, il 3,25% delle femmine da 0 a 17 anni, rispetto al 2,4% dei
maschi. Considerando solo i teenager, dai 14 ai 17 anni, fanno uso di questi medicinali circa il 6%
dei ragazzi e più del 10% delle ragazze. Sono alcuni dati di uno studio condotto da Maurizio
Bonati dell'Istituto Mario Negri di Milano.
''La depressione - sottolineano gli esperti - si sta diffondendo nel mondo anche tra gli adolescenti,
al punto che il suicidio rappresenta la terza causa di morte in questa fascia d'età. Oltre 30.000
adolescenti ogni anno ricevono almeno una prescrizione di antidepressivi 'off-label''', cioè al di
fuori dell'indicazione per cui sono stati autorizzati in commercio. Secondo un recente studio
condotto dall'Organizzazione mondiale della sanità, 3 bambini su 1.000 soffrono di un disturbo
depressivo in età prescolare, il 2% in età scolare e il 4-8% durante l'adolescenza. Inoltre, dal 30%
al 50% degli adolescenti depressi soffre anche di disturbi distimici o ansiosi e tra il 20% e il 30%
fa uso di sostanze stupefacenti.
RIGORI SBAGLIATI? TROPPA PRESSIONE PSICOLOGICA
Se David Trezeguet o Gigi Di Biagio hanno sbagliato il calcio di rigore, facendo perdere il
Mondiale alle loro nazionali e infrangendo i sogni di milioni di tifosi, non e' certo stato per
inesperienza, stanchezza o mancanza di bravura, ma per il peso eccessivo della pressione
psicologica di quel momento. A giustificare in maniera scientifica quanto si immaginava da
tempo, sono stati alcuni ricercatori dell' universita' di Groningen in Olanda, che hanno condotto
uno studio in questi ultimi sei mesi, di cui si possono leggere i risultati nella rivista 'Journal of
Sports science'. Geir Jordet, psicologo dello sport, e i sui colleghi hanno analizzato 41 incontri,
inclusi 409 calci di rigore, tra Mondiali, Europei e Coppa America disputati tra il 1976 e il 2004,
studiando gli effetti della posizione dei giocatori (avanti, meta' campo o difesa), e del livello di
fatica (numero di minuti di gioco) sulle possibilita' di successo. ''Elementi senz'altro importanti aggiunge Jordet - anche se il fattore che fa la differenza per la riuscita del colpo e' l'ordine in cui
viene fatto''. Al primo dei cinque calci di rigore infatti, quando la pressione e' relativamente bassa,
la percentuale di successo e' dell'87%, mentre scende al 52% quando rimane un solo calcio e la
tensione e' decisamente piu' alta. ''Il tasso di successo potrebbe essere influenzato in parte anche continua Jordet - dal fatto che l'allenatore sceglie i suoi migliori giocatori ad un determinato
momento''. Alcuni calciatori e allenatori credono che i calci di rigore siano come una lotteria, dove
la fortuna gioca un ruolo importante. ''Ma si tratta di una visione controproducente - commenta lo
psicologo - La cosa peggiore per un giocatore infatti e' pensare che un colpo mancato puo' avere
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conseguenze disastrose e che su questo lui non ha alcun controllo''. I ricercatori hanno visto infatti
che i calciatori con questa visione 'della lotteria' generalmente sbagliano di piu' di coloro che sono
piu' sicuri e credono che il loro destino sia nelle loro mani.
NUOVA TECNICA ELIMINA I TIC FACCIALI
Una tecnica chirurgica innovativa per risolvere il cosi'detto conflitto neurovascolare, le sindromi
meglio conosciute come tic che colpiscono centinaia di persone. Presso la clinica
Otorinolaringoiatria del policlinico Umberto I di Roma è stata operata con successo una donna che
presentava delle contrazioni molto frequenti nella parte sinistra del viso. Tecnicamente si tratta di
una patologia diversa dal tic di natura psicosomatica, ma di fatto da' lo stesso tipo di spasmo.
Questo tipo di sindrome veniva trattata con iniezioni di tossina botulinicama ma i risultati, in molti
casi, non erano risolutivi. La contrazione ritmica facciale e' causata spiegano dal policlinico
romano - dall emispasmo del nervo facciale provocato da una posizione anomala dell arteria che e'
in contatto con questo nervo. Il delicato intervento oto-neuro-chirurgico e' stato effettuato in
microscopia ed endoscopia per eliminare il contatto dell arteria sul nervo. I medici assicurano che
l intervento e' perfettamente riuscito e la paziente, gia' nella immediata fase postoperatoria, non ha
piu' avuto spasmi al volto ed il sintomo e' completamente regredito .
UNA SINGOLA PROTEINA REGOLA IL PESO CORPOREO
Una singola proteina nelle cellule cerebrali, chiamata SH2B1, ricopre un ruolo chiave nella
regolazione del peso corporeo, nell'assimilazione degli zuccheri e nell'azione di leptina e insulina,
due ormoni fondamentali per il metabolismo coinvolti in patologie come il diabete e l'obesita'. Lo
hanno scoperto i ricercatori dell'universita' del Michigan, e lo studio sara' pubblicato sulla rivista
Journal of Clinical Investigation. La proteina oggetto di studio si trova in diverse parti del corpo,
ma i ricercatori hanno dimostrato che azzerando in alcune cavie la sua attivita' nel solo ipotalamo,
la parte del cervello che coordina i segnali relativi al cibo, gli animali diventano obesi, diabetici e
incapaci di smettere di mangiare. Ripristinando la molecola nelle cellule cerebrali i disordini
metabolici guariscono, e aumenta la capacita' dell'organismo di rispondere ai segnali che regolano
la nutrizione. Cavie trattate con una dose extra di SH2B1 non sono ingrassate neanche se nutrite
con una dieta ricca di grassi. I ricercatori hanno anche studiato il ruolo della molecole nelle cellule
adipose, trovando che nelle cavie prive della SH2B1 in ogni parte del corpo il grasso si accumula
molto piu' velocemente, e le cellule adipose risultanti sono molto piu' grandi. Ripristinando la
proteina nel solo cervello, pero', il metabolismo torna normale.
TRAPIANTI: UE; NASCE EUROCET, IL PORTALE PER SAPERE TUTTO
Per i cittadini italiani ed europei sara' piu' facile ottenere le informazioni utili, capillari e
dettagliate, per un trapianto di organi, di cellule o di tessuti, ma anche per conoscere centri di
eccellenza, collegarsi con le varie organizzazioni nazionali e con le istituzioni interessate.
Attualmente nell'Ue sono 57.585 i pazienti in attesa di un trapianto. In Italia, sono 9.000 quelli che
attendono un nuovo organo, ma solo 300-400 sono iscritti per un trapianto all'estero. L'Europa
puo' ora contare sul nuovo strumento d'informazione, ''Eurocet'', un portale europeo innovativo,
risultato di un progetto comunitario coordinato dall'Italia e a cui partecipano anche Francia,
Germania, Regno Unito, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lussemburgo,
Olanda, Polonia, Spagna, Slovenia e Slovacchia. Insomma, su 'Eurocet', che e' anche la prima
banca dati dedicata a tessuti e cellule, si potra' navigare on line per scoprire, come in una mappa,
le diverse realta' europee in materia di trapianti. Il portale e' stato presentato a Bruxelles, nella sede
del Parlamento europeo.
ISS E I PROGETTI DI PUNTA PER LA SANITA' PUBBLICA
Nessun altra struttura in Italia ha caratteristiche simili a quelle dell'Istituto Superiore di Sanita', per
ampiezza di competenze che toccano a 360 gradi ogni settore della ricerca, delle analisi e dei
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controlli. ''E' il patrimonio forse piu' prezioso della sanita' pubblica'' non ha esitato a definire il suo
presidente Enrico Garaci, con una grande ricaduta sulla societa'. Sembra la dimostrazione, almeno
a vedere dai numeri delle pubblicazioni realizzate e dai brevetti ottenuti, che il cosidetto 'principio
della massa critica', ha sottolineato Garaci, si esprima proprio dentro le mura dello storico edificio
a pochi passi dalla prima Universita' di Roma 'La Sapienza'. La lotta all'Aids e' tradizionalmente
uno dei settori piu' attivi della ricerca nell'ISS, e i riflettori sono puntati sul lavoro svolto dai suoi
ricercatori sulla sperimentazione in corso del vaccino contro l' HIV/AIDS. Ma l'Istituto nel
frattempo lavora, con meno clamore mediatico, su molti altri progetti di primissimo piano.
Coordina il programma Europeo AVIP, collaborando con 19 Centri per di ricerca in 6 paesi
europei al fine di sviluppare vaccini preventivi e terapeutici di seconda generazione, basati sulla
combinazione di varie strategie (Tat+Envelope) e nell'ambito della ricerca sui farmaci, invece,
l'Iss guida il progetto NEAT (Network of Excellence), una rete di Istituzioni partner di 16 Paesi
europei a cui afferiscono 350 centri clinici che erogano cure alle persone affette da HIV/AIDS. La
rete ha l'obiettivo di creare una sinergia per accelerare e rafforzare la capacita' europea di fare
ricerca clinica . All'interno del Programma Nazionale cellule staminali, altro settore di punta,
l'Istituto ha finanziato 82 progetti di ricerca biennali e un progetto per un prototipo di banca di
cellule staminali su un totale di 137 progetti presentati. La ricerca si alimenta grazie anche ad
accordi di co-finanziamento pubblico-privato. Uno di questi prevede lo sviluppo di un vaccino
contro l HIV/AIDS. Un altro accordo ha generato la costituzione di un Osservatorio dello anziano
'fragile' per valutare i modelli di continuita' assistenziale sul territorio e l altro ancora e' stato
siglato nell ambito delle malattie cronico-degenerative per valutare l incidenza degli agenti
patogeni sul territorio nazionale. Da quest ultimo e' nata una banca dati nazionale sui germi
resistenti agli antibiotici che e' disponibile per tutti gli Ospedali e i presidi sanitari del Servizio
Sanitario Nazionale con lo scopo di ottimizzare le terapie antibiotiche.
4 ITALIANI SU 10 NON SANNO CHI E' L'ANATOMO-PATOLOGO
Ogni volta che in un serial Tv (ma anche nella vita reale) c'e' da fare un'autopsia, o da analizzare
un tessuto biologico, il protagonista indiscusso e' il medico anatomo-patologo. Eppure, quasi 4
italiani su 10 non hanno mai sentito parlare di questa figura professionale, mentre i cittadini in
generale riconoscono meglio il chirurgo, il medico legale, l'analista di laboratorio e l' oncologo.
Insomma, nonostante l'importanza del suo lavoro, all' anatomo-patologo viene riconosciuto ancora
un ruolo di secondo piano. E' quanto emerge da un'indagine realizzata per conto della Societa'
italiana di anatomia patologica (Siapec-Iap). Un campione rappresentativo di mille italiani, ma
anche 95 opinion leader scientifici e 330 anatomo-patologi. Ma se l'anatomo-patologo e'
'dimenticato', e' comunque riconosciuta grande importanza al suo lavoro: infatti, si legge
nell'indagine, anche gli intervistati che non conoscevano questa professione (ma ne sono stati
informati durante l'indagine) gli riconoscono un ruolo ''fondamentale'' (51%) o comunque
''importante'' (37%) per la diagnosi, la terapia e la ricerca.
ITALIA PRIMA PER LONGEVITA' E SALUTE
Gli italiani sono in testa alle classifiche per longevita' tra i Paesi occidentali (con una aspettativa di
vita di 84 anni per le donne e di 78 per gli uomini) ma risultano al primo posto anche per
aspettativa di vita in salute alla nascita sia per gli uomini (71 anni) che per le donne (75 anni)
davanti Usa e Canada e Paesi Europei quali Francia, Germania, Gran Bretagna Spagna. Il dato
emerge dal dossier sul Sevizio sanitario nazionale presentato dal ministero della Salute per l'avvio
della campagna a favore della buona sanita' in occasione dei 30 anni che il servizio pubblico
compira' nel 2008. Secondo il rapporto non solo viviamo piu' a lungo ma i nostri anziani godono
di buona salute fino agli ultimi anni di vita. Fra gli altri elementi positivi registrati dal dossier che
promuove a pieni voti la sanita' pubblica c'e' anche il dato sulla crescente fiducia degli italiani:
sono sempre meno coloro che si recano all'estero per farsi curare. I viaggi della speranza sono
crollati e nel 2005 sono state 5.000 le istanze di autorizzazione per cure all'estero contro le 20.000
di dieci anni prima.
10/05/2010
3 MILIONI DI DIABETICI IN ITALIA, COMPLICE L'OBESITA'
Il 4,5% della popolazione italiana, assistita dal Sistema sanitario nazionale, e' malata di diabete.
Cio' significa che circa 3 milioni di italiani soffrono di questa malattia. Ma secondo gli esperti
della Societa' italiana di diabetologia (Sid), si tratta di un dato sottostimato, poiche' esiste una
quota di persone, pari a circa 1 milione, che e' malato senza sapere di esserlo. A lanciare l'allarme
e' Riccardo Vinieri, presidente della Sid. ''Se in questi anni - ha spiegato Vinieri - la quota delle
persone malate di diabete di tipo 1 e' rimasta sostanzialmente stabile, lo stesso non si puo' dire per
quelle colpite dal diabete di tipo 2, legato soprattutto al sovrappeso e all'obesita'. Nel giro di 10
anni, infatti, questi malati sono passati dal 2,7% nel 1997 al 4,1% di oggi”.
20% ITALIANI SOFFRE DI DISTURBI ALL'APPARATO DIGERENTE
Il 20% degli italiani soffre di disturbi all'apparato digerente e tutto lascia prevedere che il dato
continui a crescere. Proprio queste patologie sono la prima causa di ricorso alle strutture sanitarie:
si tratta di circa 1.600.000 tra ricoveri e visite ambulatoriali l'anno, 10 milioni di giornate di
degenza ospedaliera e 82.000 decessi. Sono questi i principali dati delle patologie all'apparato
digerente che sono emerrsi nel corso del congresso nazionale delle malattie digestive, organizzato
dalla Federazione italiana malattie dell'apparato digerente e presieduto dal professore Antonio
Craxi'. Una lettura approfondita dei dati della ricerca mostra come i ricoveri per malattie
dell'apparato digerente rappresentino il 7,5 per cento di tutti i ricoveri nazionali; il 76 per cento dei
ricoveri ordinari e il 24 per cento di quelli in Day Hospital. La maggioranza dei ricoveri ordinari
riguarda le donne (52 per cento). L'eta' media e' di 55 anni, mentre la maggiore domanda di
ricoveri in day hospital riguarda l'eta' 45-64 anni, con una preminenza di uomini (54 per cento),
rispetto alle donne (46 per cento). Le diagnosi principali per ricoveri ordinari si ha per dolore
addominale di sede non specifica (5,94 per cento), cirrosi epatica senza menzione di alcol (5,8),
gastroenterite e colite non infettiva (2,68), occlusione intestinale non specifica (2,42), pancreatite
acuta (2,40).
NUOVA TECNICA PER VALUTARE MALATTIE DEI NERVI
Dalla combinazione di elettromiografia, un esame diagnostico basato sulla conduzione elettrica, e
di ecografia, un esame diagnostico basato sugli ultrasuoni, per i neurologi si aprono nuove strade
per curare meglio molte malattie dei nervi. I risultati di uno studio di ricercatori della Cattolica
pubblicati sulla rivista internazionale Clinical Neurophysiology . Talvolta le idee nuove nascono
semplicemente imparando ad adoperare meglio quelle vecchie. E' stato cosi' che Luca Padua,
ricercatore di neurologia dell'Universita' Cattolica di Roma, si e' conquistato la copertina di un
recente numero di Clinical Neurophysiology con un lavoro giudicato dalla rivista scientifica
"rivoluzionario". Quella di Luca Padua e' stata una rivoluzione "di velluto", per cosi' dire, dal
momento che, assieme ai suoi collaboratori, si e' limitato a imparare dai colleghi radiologi, in
particolare dal professor Carlo Martinoli di Genova, come fare per sfruttare meglio le loro
tecniche. ''Il mio lavoro'', dice il neurologo della Cattolica, "e' un po' come quello di un elettricista
del corpo umano: faccio dei test per capire se i fili elettrici (cioe' i nervi) funzionano come si deve
e se si accendono correttamente le lampadine (cioe' i muscoli a valle)''. I test cui Padua si riferisce
vengono chiamati elettromiografia, e consistono nell'introdurre degli elettrodi per studiare la
conduzione nervosa, misurando l'attivita' elettrica di muscoli e nervi interessati da una particolare
malattia (ad esempio la sindrome del tunnel carpale). ''Grazie all'elettromiografia'', spiega ancora
Padua, ''noi neurologi siamo in grado di determinare dove e' il danno, qual e' la sua sede, e quale
sia la sua entita'''. La via tradizionale per formulare una diagnosi neurologica, dunque, e' quella di
studiare l'attivita' del nervo senza vederlo direttamente. Fino a quando a Padua e al suo gruppo non
e' venuto in mente che un modo per vedere il nervo c'e': l'ecografia, una tecnica a ultrasuoni - cioe'
che non utilizza radiazioni, ma sfrutta la riflessione del suono sulle superfici - spesso utilizzata dai
radiologi.
10/05/2010
CERVELLO, SCOPERTO GENE ARCHITETTO DELLA CORTECCIA
Scoperto il gene architetto che organizza il ''piano regolatore'' della parte del cervello che controlla
le funzioni piu' complesse, come l'apprendimento e l'attenzione. Si chiama Coup-Tf1 e' si
e'guadagnato la copertina della rivista Nature Neuroscience, ed e' stato individuato grazie alla
collaborazione fra i ricercatori dell'Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli e
dell'istituto californiano Salk. La corteccia cerebrale ha uno spessore di pochi millimetri, ma e' in
essa che si concentrano le funzioni cognitive superiori che ci permettono imparare, ricordare,
pensare e provare emozioni. E' lo strato piu' esterno del cervello e, come un mantello di neuroni
dalle mille pieghe lo avvolge e lo organizza in aree distinta, ognuna delle quali corrisponde a
funzioni diverse. A stabilire confini e dimensioni delle aree e' il gene appena scoperto dal gruppo
coordinato da Michele Studer. Il gene era noto da tempo, ma il suo ruolo di architetto era soltanto
un'ipotesi. La conferma e' arrivata adesso, disattivando il gene in alcuni modelli animali. I
ricercatori hanno osservato cosi' che in assenza del gene l'area che coordina i movimenti si e'
ingigantita a scapito di quella che elabora gli stimoli esterni, che si trova nella parte posteriore del
cervello, senza che la dimensione totale della corteccia subisse modifiche. ''Le aree cerebrali sono
organizzate secondo un piano regolatore preciso ed equilibrato, dove gli spazi sono divisi
seguendo criteri di funzionalita''', osserva Studer. In questo processo, prosegue la ricercatrice, il
gene Coup-Tf1 ''funge da architetto, o meglio da urbanista, stabilendo gli spazi delle oltre 50 aree
della corteccia''. Il gene appena scoperto agisce in modo indipendente da un altro gene architetto
del cervello, chiamato Emx2 e scoperto nel 2000 da un altro gruppo di ricerca finanziato da
Telethon.
IN ITALIA MANCANO 60 MILA INFERMIERI
Per soddisfare le esigenze dell' assistenza sanitaria italiana, occorrerebbero almeno altri 60 mila
infermieri. Questo il dato principale di uno studio presentato dal ministero della Salute e dalla
Federazione nazionale collegi infermieristici. Secondo la ricerca, in Italia gli infermieri sono circa
340 mila: cio' equivale a un rapporto di circa 5,4 infermieri per mille abitanti contro i 9,8 della
Germania, i 12,8 dell' Olanda o i 14,8 dell' Irlanda. Nonostante l'aumento delle immatricolazioni,
cresciute del 33,7% negli ultimi cinque anni, l'andamento delle nuove immissioni sul mercato del
lavoro aggrava questo fabbisogno: il numero degli infermieri che si laureano ogni anno, circa nove
mila, e' molto inferiore al numero di quelli che vanno in pensione, oltre 13 mila. Per quanto
riguarda le iscrizioni alle facolta' di Scienze infermieristiche, non tutti i posti assegnati sono
coperti: nel 2006 a fronte di 13.600 posti, le immatricolazioni sono state 10.690.
ALLERGIE, TRA I CIBI LE PIU' DIFFUSE A FRUTTA E VERDURA
Frutta e verdura, e non uova e latte, sono in Italia la prima causa di allergie alimentari: infatti
quella ai vegetali rappresenta il 12% di tutte le allergie, mentre, tra le allergie da inalazione, quella
al polline di cipresso e' capofila, rappresentando il 40% di tutte le allergie. E' quanto emerge da
uno screening svolto all'IRCCS Istituto Dermatologico dell'Immacolata di Roma su 12 mila
persone testate in un anno grazie a un apparecchio per test diagnostici rapidi che in 5 ore prova
ben 90 allergeni. E data l'importanza di frutta e verdura nella dieta, un progetto di ricerca europeo
cui partecipa anche l'Italia, si propone di preparare in 3-5 anni il primo vaccino contro questa
allergia.
MUSICA PER ESAMI BAMBINI
La musica al posto dei sedativi nei reparti di pediatria: la musicoterapia potrebbe infatti costituire
una valida alternativa ai farmaci per la sedazione dei bambini durante alcuni esami diagnostici. A
dimostrarlo è uno studio americano condotto al Center for Music Theraphy and Medicine del Beth
Israel Medical center di New York, appena pubblicato sulla rivista scientifica 'Journal of
PeriAnesthesia Nursing'. In un prossimo futuro, dunque, i reparti di pediatria potrebbero aprirsi ai
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musicisti: la ricerca americana ha infatti messo in evidenza come, durante l'esecuzione sui bambini
di esami diagnostici in cui può essere richiesta la sedazione (ad esempio l'elettroencefalogramma
EEG), la musicoterapia potrebbe rappresentare una valida alternativa all'uso di sostanze
anestetiche blande che, comunque, non sono esenti da effetti collaterali e possono influire
sull'attività cerebrale. Sulla base dei risultati dello studio, condotto su un campione di 60 bambini
divisi in due gruppi di riferimento, i medici americani hanno paragonato l'effetto della
musicoterapia fatta da un musicista presente in sala con quello del cloralio idrato, un anestetico
comunemente usato in pediatria. Un risultato che gli esperti giudicano incoraggiante: La
musicoterapia, ha rilevato il team di ricercatori Usa, si è cioè rivelata in grado di raggiungere un
effetto sedativo assolutamente efficace, talvolta addirittura superiore a quello del cloralio idrato.
OMS: 2/3 SPESA IN EUROPA PER FUMO, ALCOL E OBESITÀ
L'Europa ricca è causa del suo male: i cattivi stili di vita incidono infatti sulla spesa totale in
misura abnorme, il 66,3% secondo il rapporto 2005 sulla salute in Europa dell'Oms. Più in
particolare, i fattori di rischio sono il fumo, l'alcol, l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, il
sovrappeso, la scarsa assunzione di frutta e verdura e il ridotto esercizio fisico, nell'insieme
responsabili dei due terzi dei costi sanitari, calcola l'organizzazione mondiale della Sanità. In
termini di Daly (Disability-adjusted life-year, l'indicatore che combina l'impatto complessivo sulla
salute generale di malattie, disabilità e mortalità), riferisce il sito Epicentro del Centro Nazionale
per la Prevenzione e Sorveglianza (Cneps), le cause principali dei costi sanitari nell'Oms Europa
sono le malattie non trasmissibili (77% del totale), incidenti e avvelenamenti (14%) e le malattie
infettive (9%). Inoltre, povertà e inaccessibilità ai servizi creano un ulteriore aumento dei costi in
alcuni dei Paesi membri dell'Europa orientale. Il 34% dei costi sanitari sono dovuti a sette
principali condizioni: le cardiopatie ischemiche, le malattie psichiatriche (depressione, disturbi
bipolari), le malattie cerebrovascolari, l'abuso di alcol, le malattie respiratorie croniche, il cancro
del polmone e i problemi legati al traffico. L'attenzione delle istituzioni sanitarie, secondo l'Oms,
deve essere concentrata nel ridurre proprio i fattori di rischio per prevenire gran parte delle
malattie. Per il resto rimane confermata la situazione che vede culle sempre più vuote e sempre più
anziani. Si riducono la fertilità e i casi di morte prematura. Dal 1990, l'aspettativa generale di vita
è cresciuta da 73,1 a 74 anni. Dal momento che nascono sempre meno bambini e che la
popolazione dei Paesi membri diventa sempre più anziana, è necessario attuare interventi adeguati
non solo per ridurre l'incidenza delle malattie infantili, ma anche per migliorarne la resistenza allo
stress e quindi la capacità di mantenersi in buona salute il più a lungo possibile.
ARTRITE PSORIASICA INCUBO PER 240.000 ITALIANI
È la quarta malattia reumatica per diffusione in Italia, con un esercito di malati che conta circa
240.000 persone. Una condizione spesso sconosciuta e sotto diagnosticata ….
È la quarta malattia reumatica per diffusione in Italia, con un esercito di malati che conta circa
240.000 persone. Una condizione spesso sconosciuta e sotto diagnosticata che colpisce gli italiani
in maniera superiore alla media europea. È l'artrite psoriasica, malattia reumatica invalidante che
colpisce chi è già affetto da psoriasi. Da oggi, questi malati hanno però a disposizione un nuovo
trattamento: l’anticorpo monoclonale completamente umano capace di migliorare in maniera
significativa sia i sintomi articolari che quelli cutanei e di arrestare la progressione della malattia.
Come rivela lo studio MAPPING, un'indagine epidemiologica sulla prevalenza delle malattie
muscolo-scheletriche, la prevalenza dell'artrite psoriasica è dello 0,42% contro una media europea
dello 0,1%. L'indagine, svolta nel 2004 e i cui risultati sono in corso di pubblicazione sulla rivista
'Clinical and Experimental Rheumatology', ha valutato le persone affette dalle diverse malattie
muscoloscheletriche mettendo così in evidenza anche la realtà dell'artrite psoriasica. La ricerca
mette in evidenza anche i disagi con cui devono convivere le persone affette da malattie
muscoloscheletriche, quali le difficoltà al movimento e allo svolgimento delle attività della vita
quotidiana. La contemporanea presenza di altre malattie a carico dell’apparato cardiovascolare,
respiratorio, gastrointestinale e di alterazioni metaboliche, quali il diabete (presenti in oltre il 50%
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dei pazienti), può inoltre indurre elevati livelli di disabilità con conseguente perdita della capacità
lavorativa. L'esordio dell'artrite psoriasica avviene fra i 30 e i 50 anni d'età e in due casi su tre la
malattia reumatica segue quella dermatologica. Si tratta di una patologia che provoca in alcuni casi
la deformazione ossea e impedisce il movimento. Nuove speranze per controllare questa malattia
arrivano però dal nuovo trattamento.
CONSIGLIO EUROPA E INDICAZIONI USO MATERIALE UMANO
Il Consiglio d'Europa ha adottato una raccomandazione per gli Stati membri nel campo della
ricerca che utilizza materiale biologico umano. In particolare, precisa il Consiglio d'Europa, la
raccomandazione vale per il materiale conservato negli ospedali e per quello detenuto da biobanche. La raccomandazione offre linee guida in materia di informazione e di consenso delle
persone interessate, di esame preventivo e indipendente dei progetti di ricerca, di misure relative
alla sicurezza del materiale biologico e alla confidenzialita' delle informazioni personali. Fissa
inoltre condizioni nelle quali il materiale puo' essere trasferito in altri paesi per essere utilizzato ai
fini della ricerca.
NUOVO TEST PER LA TBC
Un nuovo test per diagnosticare la tubercolosi potrebbe risparmiare milioni di vite. È stato messo a
punto da i ricercatori dell'Imperial College di Londra e si è già aggiudicato un premio di 10 mila
dollari per l'innovazione apportata in campo medico.
Il nuovo test 'made in Uk' consente non solo di identificare rapidamente il batterio della Tbc, ma
anche di vedere come questo, isolato con alcuni mezzi liquidi, reagisca al contatto con farmaci
diversi. Un aspetto centrale per comprendere i benefici che è possibile trarre da terapie
farmacologiche differenti, soprattutto considerando la crescita diffusa di resistenza alle cure.
''Circa due milioni di persone al mondo stanno morendo inutilmente di tubercolosi a causa di
risorse diagnostiche inadeguate - sottolinea David Moore, il ricercatore che ha sviluppato il test una vera e propria tragedia resa ancor più drammatica dal fatto che da questa malattia si può
guarire''. La Tbc è la malattia contagiosa curabile che provoca il più alto numero di vittime al
mondo, circa cinquemila ogni giorno.
CERVELLO, STUDIO ITALIANO
Il 'pallino' per i numeri si cela nel lobo frontale destro del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori
italiani, chiarendo anche come fa il cervello a decidere ….
Il 'pallino' per i numeri si cela nel lobo frontale destro del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori
italiani dell’Università “la Sapienza” e della Fondazione Santa Lucia di Roma, chiarendo anche
come fa il cervello a decidere se e quanto un numero sia più grande di un altro. La nostra 'materia
grigia', infatti, si serve di una linea virtuale (una sorta di righello immaginario) sulla quale i
numeri più piccoli vengono immaginati alla sinistra di quelli più grandi. Nella nostra mente
'proiettiamo' insomma un righello graduato, simile a quelli usati a scuola, per confrontare i numeri
fra loro.
Nello studio svolto i ricercatori hanno per la prima volta individuato le aree cerebrali che
consentono l'uso di questo ''righello mentale numerico'', localizzandole nel lobo frontale destro.
L'indagine ha inoltre evidenziato che la capacita' di confrontare quantità numeriche diverse
dipende da quella di ricostruire mentalmente la collocazione degli oggetti nello spazio. Risultati
che hanno valso allo studio italiano la pubblicazione su 'Nature Neuroscience'.
DEPRESSIONE E TEENAGER
Genitori, ma anche coetanei, 'sotto accusa'. Il modo in cui trattano, rispettivamente, i figli e i
compagni adolescenti sembra influire sul rischio che questi ultimi si ammalino di depressione. E
questo indipendentemente dalla predisposizione genetica nei confronti delle malattie mentali. Lo
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rivela uno studio dei ricercatori del King's College di Londra, pubblicato sul numero di novembredicembre di 'Child Development'. Insomma, secondo la ricerca, l'ambiente ha un forte peso sul
rischio depressione degli adolescenti.
Un dato importante, se si considera che proprio l'umore nero è al primo posto fra le cause dei
suicidi nei giovanissimi. Per fare chiarezza sull'influenza di geni e ambiente, gli studiosi hanno
esaminato 328 gemelli identici tra i 12 e i 19 anni e i loro genitori. In particolare, sono stati
confrontati anche il metodo scelto dai familiari per imporre la disciplina, gli eventi tragici e
imprevisti accaduti ai ragazzini, la frequenza di problemi a scuola o con il fidanzato o la fidanzata.
Cosi' si e' scoperto il ruolo dell'atteggiamento dei genitori e dei compagni.
TUMORI, LO STUDIO BOTOX PER CHEMIO E RADIO
Da rimedio 'spiana-rughe' a chiavistello per aprire la strada a chemio e radioterapia anti-cancro.
Uno studio condotto sui topi e pubblicato su 'Clinical Cancer Research', infatti, ha dimostrato che
iniettando la neurotossina botulinica di tipo A in due tipi di tumori del topo, si favorisce la
vascolarizzazione del tumore stesso, per meglio rilasciare agenti terapeutici. Lo studio, firmato dal
team di Bernard Gallez dell'Universita' di Louvain a Bruxelles, e' il primo a testare l'idea di
sfruttare il botulino contro il cancro, come adiuvante per la chemio e la radioterapia.
Oggi molte ricerche si sono concentrate sull'approccio opposto: distruggere i vasi che nutrono i
tumori, per privarli di ossigeno e sostanze nutritive. L'approccio pro-vascolare, invece - spiegano i
ricercatori - aumenta la perfusione e l'ossigenazione del tumore ma solo temporaneamente, per
moltiplicare l'efficacia dei trattamenti anti-cancro. Infatti oggi servono dosi sempre piu' elevate di
chemio e radio per molti tipi di tumori, che hanno sviluppato forme di resistenza alle terapie. La
tossina agisce sul sistema nervoso, bloccando il rilascio di neurotrasmettitori. I ricercatori hanno
pensato che proprio questo meccanismo poteva prevenire la contrazione neuromuscolare dei vasi
nei tumori, un sistema per aprire la porta a una maggior aggressivita' da parte dei farmaci
chemioterapici e della radioterapia. Cosi' il team ha testato l'ipotesi nei topi su due tumori,
verificandone la correttezza. Servono ulteriori studi, concludono gli autori, per elaborare un
approccio utile al trattamento del cancro nell'uomo.
AVIARIA, CRONISTORIA DELL'EPIDEMIA NELL'UOMO
E' stato isolato per la prima volta 10 anni fa in alcune anatre in Cina, il virus dell'influenza aviaria
H5N1 che oggi ha raggiunto anche l'Italia. Le prime vittime risalgono al 1997, quando l'epidemia
di influenza aviaria colpisce Hong Kong e si verificano i primi casi di contagio da animali a uomo.
Le prime contromisure sono adottate immediatamente, dopodiche' il virus H5N1 rimane silenzioso
per un lungo periodo, quasi sei anni. Riemerge a meta' del 2003 ancora in Asia, e nel dicembre
dello stesso anno colpisce sia la Thailandia, infettando alcuni grandi felini in uno zoo, sia alcune
fattorie in Corea. Nel gennaio 2004 e' la volta del Vietnam, dove il virus viene rintracciato in
alcuni allevamenti: Nello stesso mese l'H5N1 ricompare in Thailandia e per la prima volta il virus
da' segnali anche in Giappone e in Cambogia. Nel febbraio 2004 si diffonde anche in Indonesia e
in Cina e nel settembre dello stesso anno si ha la prima notizia di un caso sospetto e sporadico di
contagio da uomo a uomo. Un altro caso simile si registra in marzo in Vietnam e fra giugno e
luglio 2004 l'influenza aviaria e' ormai presente in allevamenti di Cina, Indonesia, Thailandia e
Vietnam. In agosto l'infezione raggiunge la Malaysia e la Cina segnala i primi casi di infezione nei
maiali, da sempre considerati il serbatoio nel quale piu' probabilmente puo' verificarsi il
riassortimento del virus dell'influenza aviaria con quello dell'influenza umana, vale a dire il
laboratorio naturale da cui nascono i nuovi virus influenzali letali per l'uomo. Nel gennaio 2005 si
verifica in Thailandia un altro caso di trasmissione sporadica da uomo a uomo, ma il virus H5N1
non e' ancora riuscito a modificarsi in modo tale da diventare contagioso per gli esseri umani e da
poter scatenare una nuova pandemia influenzale. Per tutto il 2005 si segnalano diversi focolai in
varie regioni della Cina. In luglio il virus raggiunge la Russia, attraverso la Siberia, e in agosto
viene segnalato nel Kazakhstan, in Tibet e in Mongolia. In ottobre il primo caso di influenza
aviaria in Turchia porta la Commissione Europea a vietare l'importazione di uccelli vivi e piume
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dalla Turchia. Ancora in ottobre il virus e' isolato in Romania e in novembre nel Kuwait. In
dicembre e' la volta dell'Ucraina. Nel gennaio 2006 la conferenza internazionale di Berlino decide
lo stanziamento di 1,9 miliardi di dollari per contrastare la diffusione dell'influenza aviaria negli
allevamenti.
NAS, 70.000 ISPEZIONI NEL 2005 70% RIGUARDA FARMACI
Sono 69.271 le ispezioni complessivamente effettuate dai Nas nel 2005. 5471 le infrazioni penali
rilevate, 1874 quelle amministrative. 3106 le persone segnalate, per 175 di esse sono stati accertati
reati di natura penale. Le strutture sequestrate sono state 190, quelle per le quali e' stata disposta
una sospensione delle attivita' sono state 132. Sono questi alcuni dati sull'attivita' dei Nas nello
scorso anno forniti dal comandante, il generale Emilio Borghini, intervenuto alla Conferenza
Nazionale sui farmaci organizzata dall'Aifa. L'attivita' dei Nas oggi interessa per il 30% il settore
dell'alimentazione in senso stretto mentre il rimanente 70% riguarda controlli sui farmaci,
compresi quelli ad uso veterinario che hanno un diretto impatto sulla sicurezza alimentare. Nel suo
intervento Borghini ha messo in risalto l'attivita' dei Nas sul fronte dei reati informatici. In primo
piano gli acquisti su Internet di farmaci che poi si rivelano quasi sempre contraffatti. Altro
problema e' quello di alcune specialita' non autorizzate che arrivano dalla Cina e che i Nas
sequestrano, ha detto il generale, ''in quantita' che fa spavento''. Per quanto riguarda l'attivita'
antidoping, altro settore nevralgico di una attivita' che secondo Borghini ''ha finalita' preventive e
non repressive'', nel periodo 2000-2005 i Nas hanno sequestrato complessivamente 1.064.918
confezioni di anabolizzanti.
AIDS, IN CINA NUOVE REGOLE CONTRO DISCRIMINAZIONE I
La Cina ha emesso la prima normativa dettagliata sull'Aids, che abolisce le discriminazioni contro
i malati e chiede alle autorita' locali di fornire gratis test Hiv e cure. Il gigante dell'Asia ha
abbassato - da 840.000 a 650.000 - la stima del numero delle persone malate o sieroposivive al
virus Hiv, ma gli esperti internazionali avvertono che la sindrome da immunodeficienza acquisita
potrebbe diffondersi, a causa dell' ignoranza e perche' molte persone hanno paura o sono troppo
povere per chiedere aiuto. La nuove linee-guida sono state approvate dal governo e firmate dal
primo ministro Wen Jiabao, che nel 2003 e' stato il primo alto responsabile cinese a stringere
pubblicamente la mano a malati di Aids, ed ha inoltre visitato alcuni villaggi della provincia di
Henan dove migliaia di persone sono rimaste contagiate dopo donazioni di sangue in cliniche dalle
condizioni igieniche carenti. In base alle nuove linee-guida, pubblicate dall'agenzia ufficiale
Nuova Cina, nessuna organizzazione o individuo potra' discriminare pazienti o loro familiari, e i
malati avranno diritto a essere curati gratis.
ANZIANI E RICOVERO DEL CONIUGE IN OSPEDALE
Il legame affettivo che dura una vita si unisce a doppio filo con il passare del tempo, e le sorti e la
salute dei partner si intrecciano in maniera imprevedibile. Con risvolti che spesso la cronaca ha
posto in risalto. Ora uno studio illustra gli effetti del 'crepacuore', in caso di sofferenza di chi
assiste al ricovero del proprio compagno o compagna. Un dolore che aumenta i rischi di morte
proprio per chi è costretto a guardare il partner in un letto di ospedale. ''Pericoli che diventano
sempre più concreti se la ragione dell'ospedalizzazione è la diagnosi di demenza senile, ictus o
frattura dell'anca'', spiega la ricerca del National Institute on Aging (Nia), che fa parte dei national
Institutes of Health (Nih).
''Quando il coniuge viene ricoverato - spiega sul New England Journal of Medicine Nicholas
Christakis - i rischi di morte del partner si impennano. E restano alti per i due anni successivi''. Per
'misurare' gli effetti del crepacuore, gli scienziati hanno studiato oltre mezzo milione di coppie
over 65 tra il 1993 e il 2001. ''Avere il partner malato è quasi assimilabile alla condizione di
vedovanza, e 'taglia' di circa un quarto la salute del coniuge 'sano'. Ancora più a rischio è avere la
moglie o il marito con l'anca fratturata o con una malattia psichiatrica. E - aggiunge Christakis - il
periodo più critico sono i 30 giorni successivi alla diagnosi o al ricovero''.
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ARMA SEGRETA POLMONI CONTRO INVASIONE MICROBI
Un allarme innato protegge i polmoni dall'invasione dei microbi. A scoprire questo sistema
immunitario naturale sono i ricercatori dell'Universita' della California a San Diego, che hanno
individuato il meccanismo attraverso il quale i polmoni si difendono dai microrganismi. ''Questa
risposta immunitaria innata e' specifica per i polmoni, e probabilmente e' stata 'disegnata' per
ridurre al minimo i danni collaterali al tessuto polmonare causati da infiammazioni sfuggite al
controllo'', spiega Eyal Raz dell'Ucsd su 'Immunity'.
Il tratto respiratorio, infatti, e' costantemente esposto a particelle e microrganismi inalati. Gli
alveoli sono protetti contro gli invasori da 'soldati' del tutto particolari: i macrofagi alveolari. I
macrofagi sono cellule del sangue coinvolte nella risposta infiammatoria: normalmente in allerta e
pronte a uccidere gli aggressori. I macrofagi alveolari, invece, sono un unicum nell'organismo,
perche' la loro attivazione e' inibita da un composto (TGFb) espresso nei polmoni dalle cellule
epiteliali. ''Poiche' il microambiente degli alveoli e' delicato, potrebbe essere danneggiato se i
macrofagi fossero costantemente pronti alla battaglia - spiega Raz - Questo, infatti, potrebbe
rapidamente portare al tipo di infiammazione che vediamo in malattie autoimmuni dei polmoni,
come l'asma''. Invece il sistema di difesa degli alveoli e' piu' complesso: i macrofagi sono in uno
stadio 'dormiente' e si attivano solo quando chiamati a combattere i micro-invasori. Dopodiche' si
rispengono. In pratica, il sistema ha un allarme che sveglia le truppe combattenti e, una volta finito
lo scontro, le fa tornare a riposo. La conoscenza di questo meccanismo puo' essere utile nel
combattere nuovi agenti microbici che potrebbero infettare le basse vie respiratorie, come diversi
ceppi di influenza o microscopiche armi bioterroristiche, spiegano i ricercatori.
SCOPERTO IONE CHE DIFFERENZIA PARTE DESTRA E SINISTRA CORPO
Uno ione 'trasportatore', responsabile, almeno in parte, del meccanismo, di differenziazione fra
parte destra e sinistra del corpo e della localizzazione degli organi, in fase embrionale precoce, in
una o nell'altra area. E' la nuova scoperta dei ricercatori del Forsyth Institute di Boston (Usa)
ottenuta grazie allo studio di tre modelli animali diversi, tutti vertebrati: rane, polli e zebrafish.
Le conclusioni dell'indagine scientifica, pubblicata su 'Development', potrebbero ulteriormente
spiegare le fasi dello sviluppo cranio-facciale, la preferenza della mano destra o sinistra, la
'dominanza' di una o dell'altra parte del cervello e il perchè di una serie di difetti umani. Gli esperti
americani, guidati da Michael Levin, hanno esaminato i fattori genetici e molecolari che
controllano l'asimmetria fra destra e sinistra e hanno identificato una nuova componente: lo ionetrasportatore che crea un forte aumento del 'voltaggio' naturale del corpo e cambiamenti a livello
del Ph. Fino ad ora, si pensava fossero le ciglia (strutture simili a capelli presenti nelle cellule) le
principali responsabili, a livello embrionale, del corretto posizionamento degli organi sull'asse
destra-sinistra. Invece, la ricerca dimostra che il meccanismo coinvolge, oltre alle ciglia, l'attività
serotoninergica (il fusso della sostanza che facilita la trasmissione delle informazioni fra neuroni)
e il flusso dello stesso ione. Gli esperti hanno potuto osservare la stessa modalità in tutti e tre i
vertebrati presi come 'cavie' per l'esperimento.
“MEDICHESE” BOCCIATO, PUO' COMPROMETTERE QUALITA' STUDI
Non solo confonde i pazienti, ma mette a rischio il risultato degli studi e delle ricerche
scientifiche. A 'bocciare' il 'medichese', gergo tecnico usato dai 'camici bianchi', e' il ricercatore
olandese Ronald Cornet, dell'Academic Medical Center di Amsterdam, in uno studio pubblicato su
'NWO, Netherlands Organisation for Scientific Research'.
Cornet ha sviluppato e testato vari metodi di valutazione per stabilire la qualita' dei sistemi di
terminologia medica. L'esperto spiega infatti che anche gli studi clinici ed epidemiologici
dipendono dalla chiarezza del gergo medico: questo deve essere il piu' possibile corretto e non
deve dar luogo a equivoci. Gli 'scivoloni' sono piu' facili anche per colpa dei computer. Il fatto e',
spiega lo studioso, che i dati dei pazienti sempre piu' spesso sono registrati in forma elettronica
piuttosto che su carta. Questo rende piu' semplice la ricerca delle informazioni. Ma se - ad
esempio - per indicare la patologia di un paziente si usa la dicitura 'diabete mellito di tipo II' e per
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un altro 'DM tipo II', la ricerca dei dati alla fine non dara' risultati completi. Insomma, occorre
mettere ordine nel gergo medico: per questo Cornet ha sviluppato e testato dei sistemi che
forniscono liste di termini 'doc' in base alle aree mediche, collega i sinonimi e garantisce un aiuto
per muoversi senza 'trappole' all'interno dei database sanitari. Se tutti usassero gli stessi termini
medici, insomma, sarebbe molto piu' facile sfruttare i dati dei pazienti per migliorare assistenza e
ricerca epidemiologica.
INFLUENZA, PANDEMIA E OPERATORI SANITARI
Un allarme sanitario incombe sulle nazioni occidentali. Secondo un sondaggio condotto negli Usa,
oltre il 40% degli operatori sanitari non si presenterebbe sul posto di lavoro in caso di una
pandemia influenzale, e il 66% rivela di ''aver paura di essere contagiato''.
Il risultato, ottenuto attraverso un questionario sottoposto a 308 addetti di tre strutture ospedaliere
del Maryland, ''pone importanti questioni di politica sanitaria, e rischia di portare al collasso i
sistemi sanitari'', riferiscono sul Journal BMC Public Health i ricercatori dell'università di BenGurion, in Israele. ''I risultati - aggiungono gli scienziati israeliani - evidenziano la necessità di una
più accurata formazione, un migliore equipaggiamento tecnico, e una più solida assistenza per il
personale sanitario''. Meno di un terzo del totale, infatti, si ritiene necessario in caso di pandemia.
E di questi l'86% è costituito da medici che però affermano ''di aver bisogno di aiuto in
quell'evenienza''.
CUORE, PIU' ISTRUITI MINOR RISCHIO ATEROSCLEROSI
Più istruiti, dunque a minor rischio di aterosclerosi. Questa, in sostanza, la conclusione di uno
studio dell'università Peking di Pechino. Più alto è il livello di istruzione, spiega la ricerca
pubblicata sul Journal of the American Medical Association (Jama), tanto più basso sarà il
deposito di calcio nelle arterie coronariche nella popolazione 'dell'età di mezzo', trai 33 e i 45 anni.
La quantità di calcio è considerata un indicatore dell'aterosclerosi asintomatica.
Lo studio ha preso in considerazione un campione di 2.913 partecipanti, con diversi gradi di
istruzione conseguiti. Ebbene, gli scienziati cinesi hanno scoperto che il Cac, cioè il livello di
calcio nelle arterie, nelle persone con livello di istruzione più basso è quattro volte superiore.
Per questa ragione i ricercatori raccomandano nuove politiche informative e campagne di
comunicazione che ''tentino di colmare il divario sociale ed economico nell'accesso alle nozioni
fondamentali per stare in salute''.
PER LA PRIMA VOLTA SCIENZIATI INVERTONO DIVISIONE CELLULARE
Lo abbiamo imparato tutti dai libri di scienze o biologia: le cellule di ogni organismo vivente si
riproducono dividendo il proprio nucleo in due. E' così che avviene il ricambio e la rigenerazione
di ogni tessuto. Ma anche la crescita dei tumori, che si diffondono per una abnorme crescita
cellulare. Ora, però, i ricercatori statunitensi dell'Oklahoma Medical Center sono riusciti a capire
come invertire il meccanismo di divisione cellulare, a partire dal controllo di una proteina che dà
l'avvio al processo di replicazione. Così facendo, i biologi sono riusciti a 'rispedire' indietro, nel
nucleo, i cromosomi duplicati che servivano alla formazione della nuova cellula. La scoperta è
pubblicata su Nature.
''E' la prima volta - commenta Gary Gorbsky - che si riesce a invertire un processo che si credeva
irreversibile''. La divisione cellulare avviene milioni di volte ogni giorno ed è fondamentale alla
vita stessa. Gli scienziati hanno però anche scoperto che la proteina in questione ''non è l'unica ad
avviare il meccanismo di replicazione cellulare, perché se si aspetta troppo tempo la cellula trova
un'altra strada per dividersi e dare vita a una sua copia nuova di zecca''. Ecco perché i biologi
pensano ora di spostare il tiro, per allargare la ricerca a tutti i fattori in grado di controllare la
divisione cellulare. Quale la portata di questa scoperta? ''Riuscire a incidere nel meccanismo di
replicazione - dicono gli autori dello studio - potrebbe nel futuro rendere possibile controllare la
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metastatizzazione di molte forme di cancro. Come pure correggere alcuni difetti del feto o altre
patologie''.
ALZHEIMER: DIETA MEDITERRANEA 'SCUDO' PER CERVELLO
Mangiare 'mediterraneo' protegge il cervello. Un menu' ricco di frutta, verdura, legumi, cereali, un
po' di pesce fresco, qualche bicchiere di vino al pasto e poca carne rossa riduce, infatti, il rischio di
Alzheimer. A promuovere la dieta mediterranea e' uno studio Usa pubblicato sugli 'Annals of
Neurology'.
Le virtu' di questo tipo di alimentazione contro la demenza erano state a lungo teorizzate, ma
questo e' il primo lavoro che ha monitorato un gruppo di persone negli anni, 'misurando'
accuratamente l'effetto della dieta sul pericolo di ammalarsi.
La ricerca, condotta dal team di Nikolaos Scarmeas del Columbia University Medical Center, e'
stata finanziata dai National Institutes of Health e ha 'fotografato' nel tempo 2.258 newyorkesi
(senza sintomi della malattia), seguiti dal punto di vista medico e neurologico e sottoposti a
controlli regolari ogni 18 mesi per 4 anni. Nel corso dello studio 262 persone hanno ricevuto una
diagnosi di Alzheimer.
Cosi', guardando alle abitudini alimentari degli anziani, i ricercatori hanno visto che i piu' fedeli ai
dettami della dieta mediterranea erano significativamente meno a rischio di Alzheimer.
NUOVA TECNICA ITALIANA VINCE SORDITA'
Un microprocessore grande tre millimetri applicato all'esterno della coclea, nell'orecchio medio,
puo' ridurre di almeno il 50% un danno uditivo medio- grave dell'ordine di 70-80 decibel. La
relativa tecnica operatoria, messa a punto dal professor Vittorio Colletti presso la Clinica
otorinolaringoiatrica dell'Universita' di Verona e li' sperimentata con risultati lusinghieri, e' stata
per la prima volta utilizzata in un intervento di routine all'Ospedale San Giuseppe di Milano su
due pazienti nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale. I due interventi sono stati eseguiti, con
la collaborazione del prof.Colletti, dall' equipe di otorinolaringologia del San Giuseppe diretta dal
dottor Alberto Dragonetti. Erano presenti, per apprendere la nuova tecnica quattro specialisti: un
belga, un austriaco, un chirurgo di Bologna e uno di Torino. ''La grande novita' - ha spiegato
Dragonetti ai giornalisti - e' che con questa tecnica non e' piu' necessario forare la coclea per
impiantarvi il microprocessore, come negli impianti per l'appunto chiamati 'cocleari', che inoltre
possono provocare infezioni. Ma questo dispositivo viene invece applicato e incollato, con una
colla biologica, in una piccolissima nicchia scavata sulla parete esterna della coclea, la parte dell'
orecchio medio chiamata 'finestra rotonda', appena sotto la staffa. Il tutto si puo' fare anche con
anestesia locale. L' intervento dura mediamente un'ora e mezzo e in 24 ore il paziente va a casa''.
Dragonetti ha poi spiegato che questa 'protesi vibratoria in titanio' stimola dall'esterno la coclea
che, unitamente alla catena degli ossicini e al nervo uditivo, assicura il corretto udito. Mediamente
si recupera il 50% dell'udito perduto. Naturalmente, il microprocessore deve ricevere gli impulsi
sonori dall'ambiente esterno, e lo fa attraverso un microfono piatto e tondo (audio-processore)
sistemato all'esterno dietro l'orecchio. Questo microfono e' applicato a pressione, come un
qualunque bottone automatico, su un elemento interno grande quanto una moneta da 50 centesimi
posizionata sottopelle che converte i suoni ambientali in segnali che vengono trasmessi a un vicino
piccolissimo magnete e da questo, tramite un cavetto che corre sempre sottopelle, fino al
microprocessore al titanio. Questo tipo di intervento - come ha sottolineato il direttore generale del
San Giuseppe, Eugenio Vignati - e' a totale carico del servizio sanitario nazionale.
TINTURA MOSTRA COME NASCE BATTITO CUORE
Sapere e vedere come ha origine il battito cardiaco e le sue irregolarita' potrebbe aiutare medici e
ricercatori a capire meglio le cause di aritmie cardiache e morti improvvise. Una cosa che sara'
presto possibile grazie ad una particolare tintura messa a punto da un team di ricercatori
dell'universita' di Pittsburgh e della Carnegie Mellon (il cui studio e' pubblicato sul Journal of
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membrane biology), che consente di vedere a occhio nudo cio' che prima non si era mai visto:
cioe' il potenziale d'azione, o i cambi di voltaggio, delle cellule cardiache, comprese quelle situate
in profondita' nel cuore, che attivano e determinano il ritmo cardiaco. La tintura e' infatti in grado
di seguire l'attivita' elettrica di diversi strati cellulari sotto la superficie del cuore, dove iniziano e
si propagano le contrazioni cardiache. ''Che cosa provochi esattamente le aritmie e le morti
improvvise e' una questione cui speriamo presto di dare una risposta - spiega Guy Salama,
professore di biologia cellulare e uno degli autori della ricerca - attraverso questo studio che offre
un nuovo approccio. Queste tinture hanno dimostrato di saper registrare i potenziali cambi di
tensione della membrana, catturando i dettagli in tempo reale di sincronia e asincronia del cuore''.
Come un interruttore della luce, che scatta velocemente su e' giu', il battito del cuore inizia in
modo simile. In ogni cellula si verifica un rapido cambiamento nella carica elettrica, da negativa a
positiva e viceversa, che produce una corrente che impiega circa 3/10 di secondo per diffondersi.
Non appena si verificano questi cambiamenti, si modifica anche il movimento di potassio, sodio e
calcio, gli ioni che entrano ed escono dalle cellule attraverso appositi canali. A seconda che uno di
questi canali sia bloccato, si apra troppo velocemente o lentamente, l'intero ritmo cardiaco puo'
diventare all'improvviso caotico, causando battiti irregolari. Tra questi diversi tipi di aritmie,
quelle che hanno origine nei ventricoli, sono le piu' cause piu'frquenti delle morti improvvise.
IN AUSTRALIA EPIDEMIA DI DIABETE 275 CASI AL GIORNO
L'Australia, uno dei Paesi piu' benestanti e 'ben nutriti', siede su una bomba a orologeria di
malattie e morte prematura, secondo la prima ricerca nazionale sui tempi di insorgenza di diabete
e di altre minacce alla salute legate a obesita' e mancanza di esercizio. La ricerca e' stata condotta
nell'arco di 15 mesi dall'International Diabetes Institute e presentata oggi dal ministro della
Sanita', Tony Abbott. I risultati indicano che su una popolazione totale di 20 milioni, contraggono
il diabete 100 mila adulti ogni anno, ovvero 275 al giorno. Questo a sua volta raddoppia le
probabilita' di morire nei cinque anni successivi. Lo scorso anno oltre 200 mila adulti (circa 600 al
giorno) sono passati dalla condizione di sovrappeso a quella di obesita', mentre 400 mila hanno
sviluppato ipertensione e 270 mila malattie croniche dei reni. Il direttore dell'Istituto stesso, Paul
Zimmet, afferma che la ricerca manda un allarme rosso ai cittadini australiani e ai responsabili
della salute pubblica e avverte che i servizi di sanita' rischiano di essere sopraffatti dalla rapida
diffusione del diabete. ''Ora abbiamo prove inconfutabili che questa epidemia in Australia e' nel
suo pieno'', aggiunge Zimmet. ''Non vi e' dubbio che il diabete ed i problemi ad esso associati,
come le malattie di cuore gli ictus, le amputazioni e i collassi renali, avranno un impatto profondo
sui bilanci futuri della sanita'. L'epidemia costa gia' ai contribuenti piu' di tre miliardi di dollari
australiani l'anno (1,8 miliardi di euro) e la cifra e' destinata a crescere a ritmo esponenziale''. La
prima fase della ricerca, condotta nel 1999 e nel 2000 su piu' di 11 mila persone, ha mostrato che
un milione di persone soffrono di diabete in Australia, altri due milioni sono in fase di pre-diabete,
e piu' del 60% degli adulti sono in sovrappeso o obesi.
TROVATI 2 GENI RESPONSABILI DI INFARTO PRECOCE
Il rischio di avere un attacco cardiaco precocemente nella vita potrebbe dipendere da due geni.
Alcuni scienziati dell'universita' di San Francisco e del Celera Genomics, come spiegano in una
ricerca pubblicata sulla rivista 'Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology', hanno
scoperto infatti le varianti di due geni collegati con il rischio di attacco cardiaco precoce o infarto
del miocardio. Cosa che, secondo i ricercatori, potrebbe aiutare ad identificare le persone a rischio,
i cambiamenti molecolari implicati nelle malattie cardiache, e progettare nuovi tipi di farmaci per
queste malattie. In base allo studio, che ha analizzato i dati di 2000 pazienti, tutti di razza
caucasica e con un'eta' media di episodi di attacchi cardiaci al di sotto dei 60 anni, le persone con
uno dei geni mutati hanno un rischio doppio di avere un infarto rispetto a chi non ce le ha. Diverse
le funzioni cui sono deputati questi due geni: uno, il Vamp8, e' implicato nell'aggregazione dei
coaguli, mentre l'altro, l'Hnrpul1, include una proteina coinvolta nell'attivita' dell'Rna. ''Questa
ricerca fa capire meglio il ruolo della genetica sull'inizio e l'insorgenza degli attacchi cardiaci spiega John Kane, professore di medicina all'universita' di San Francisco - Gia' altri studi avevano
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identificato i geni legati all'aumento degli attacchi cardiaci, ma molti di questi erano stati fatti solo
su una singola coorte di pazienti e non erano stati replicati. Il nostro invece studio ha coinvolto tre
gruppi in sequenza e applicato analisi statistiche''. Kane e i suoi collaboratori sospettano che
questa nuova variante del Vamp8 acceleri il processo di coagulazione, innescandolo troppo presto
o consentendo alla coagulazione di continuare troppo a lungo.
UN ANNO DI ATTIVITA' PER SANITA’ MILITARE CON TELEMEDICINA
Oltre 2000 casi trattati e 1800 teleconsulti in un anno: sono i numeri della 'tele-sanita'' militare
italiana oltreoceano. I pazienti sono i militari impegnati a scopo umanitario nei piu' delicati teatri
operativi mondiali e la terapia arriva direttamente attraverso la rete satellitare di telemedicina. A
fare un bilancio del primo anno di attivita' del sistema, i responsabili militari e gli operatori che
gestiscono la rete. Fiore all'occhiello della Sanita' Militare Italiana, il sistema di telemedicina e'
attualmente applicato e pienamente operativo a Talill (Iraq) ed a Belo Polje (Kossovo). Il sistema,
a tecnologia e progettazione interamente italiana, consente il collegamento via satellite, 24 ore su
24, tra gli specialisti del Policlinico militare del Celio a Roma e i medici interforze impegnati in
vari paesi. Il cuore del sistema e' una Centrale di Telemedicina sempre operativa situata all'interno
del Celio e che garantisce interventi in qualsiasi momento, dato che tutti i reparti del Policlinico
militare sono collegati e possono dialogare con il sito posto nel teatro operativo. Dal momento
dell'attivazione, nel 2005, i sistemi di Telemedicina della Difesa hanno toccato la quota di 10.508
ore di comunicazione effettuate e di 1.800 teleconsulti per oltre 2.000 casi trattati. Le richieste
sanitarie, sottolineano i responsabili, hanno interessato tutto lo spettro delle patologie mediche,
dall'oculistica alla ginecologia, dalla neurochirurgia all'endocrinologia, alla geriatria, perche' il
sistema e' stato utilizzato per assistere anche la popolazione civile. Con il sistema, che puo' essere
utilizzato in condizioni di emergenza e di soccorso anche nel quadro operativo della Protezione
Civile, il personale sanitario militare e' dunque in grado di gestire la condivisione di immagini
radiografiche e dati clinici, la comunicazione bidirezionale per teleconsulti medici, l'assistenza
medica a distanza fino alla formazione del personale sanitario attraverso la videoconferenza.
FARMACI: IN UNA 'CARTA' LE 10 REGOLE PER UN USO CORRETTO
''Un farmaco non e' una merce di consumo qualsiasi, ma va utilizzato solo quando necessario''.
''Un farmaco viene venduto solo in farmacia, un luogo cioe' sottoposto a severi controlli e dove
lavorano dei professionisti della salute''. Sono due delle dieci regole ''che tutti dovremmo
conoscere per tutelare la nostra salute quando usiamo un farmaco'', come hanno spiegato gli
esperti in una conferenza stampa nella quale e' stata presentata la Carta del Farmaco redatta dalla
Societa' Italiana di Scienze Farmaceutiche. Dieci semplici regole, la cui esigenza nasce da
problemi sempre piu' emergenti: l'uso scorretto dei farmaci, e la contraffazione dei medicinali.
L'Organizzazione Mondiale della Sanita' dichiara infatti che ''nel mondo, ogni dieci farmaci
venduti uno e' falso''; il British Medical Journal denuncia che ''un paziente su 16 viene ricoverato
in ospedale per problemi connessi con l'interazione tra farmaci diversi''; in Italia infine Silvio
Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, ricorda che
''ogni giorno gli effetti avversi dell'uso dei farmaci spingono circa 410 italiani al ricovero in
ospedale''. Problemi che vanno sicuramente affrontati, ma che non devono criminalizzare l'uso del
farmaco: ''I medicinali sono ormai piu' che necessari - ricordano gli esperti - e tra l'altro hanno
contribuito ad aumentare la nostra eta' media e la nostra sopravvivenza. L'uso corretto dei farmaci,
pero' - continuano, sottolineando la parola 'corretto' - e' una necessita': non basta il foglietto
illustrativo, ci vuole l'impegno di tutti gli individui coinvolti (dal medico di base, al farmacista, al
paziente) perche' il farmaco non venga banalizzato, ma considerato come un prodotto stragarantito nella sua sicurezza e nella sua efficacia''. Proprio la farmacia e' ''l'esercizio pubblico piu'
diffuso in Italia dopo le parrocchie - commenta Giacomo Leopardi, presidente della Federazione
degli Ordini dei Farmacisti -: allora il problema non e' trovare facilmente un medicinale, ma capire
perche' prendere un farmaco e capire quando usarlo''. Tra le altre regole contenute nella Carta del
Farmaco c'e' quella che ricorda che ''un farmaco, se usato impropriamente in assenza di vere
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malattie, puo' essere a sua volta causa di malattie''; ma anche quella che precisa come ''un farmaco
non ha mai lo scopo di sostituirsi alle corrette abitudini di vita'', e che e' sbagliato pensare che
''esista sempre un farmaco adatto a risolvere i nostri problemi''.
CORNO D'AFRICA - ALLARME UNICEF 40MILA BIMBI MALNUTRITI
L'Unicef lancia l'allarme: nonostante le piogge torrenziali di aprile, 40mila bambini delle comunità
pastorali rischiano la morte in una delle regioni più inospitali del mondo: il Corno d'Africa. Il
motivo è la grave malnutrizione sofferta dai piccoli. In occasione della presentazione a Ginevra
del Rapporto 'Infanzia a rischio: il Corno d'Africa', il vice direttore generale dell'Unicef, Rima
Salah, ha sottolineato come le recenti piogge abbiano paradossalmente ''acuito la crisi in alcune
aree, procurando un sollievo molto limitato in altre''.
Reso pubblico insieme al Rapporto anche l'appello di raccolta fondi diretto a coprire i restanti 54
milioni di dollari sugli 80 necessari per affrontare la situazione. ''La siccità ha ucciso quasi la metà
dei capi di bestiame delle popolazioni pastorali locali - ha dichiarato Rima Salah - e la pioggia non
restituirà a questa gente il bestiame perso. Un pastore senza il gregge è come un agricoltore privo
di sementi: un essere umano costretto a lottare per trovare cibo, acqua potabile, riparo e un
espediente per guadagnare i soldi necessari a mantenere i suoi figli in vita''.
AVIARIA: ENTRO UN MESE AL VIA CENTRO CONTROLLO FAO/OIE
Sara' lanciato entro un mese un centro di controllo e gestione della crisi legata all'influenza aviaria
voluto dalla Food and Agriculture Organization (FAO) e dalla Organizzazione Mondiale per la
Salute Animale (OIE) e denominato 'FAO/OIE Crisis Management Center'. Lo ha riferito Ron
DeHaven del Department of Agriculture s (USDA) Animal and Plant Health Inspection Service
(APHIS) statunitense nel corso di una conferenza stampa a conclusione di un incontro con
esponenti della FAO. La USDA, ha aggiunto DeHaven, si e' impegnata per un finanziamento di
4,2 milioni di dollari per supportare il FAO/OIE Crisis Management Center, che sara' lanciato
entro un mese con uno staff di oltre 40 persone, con base alla FAO di Roma e che a regime, entro
otto mesi, vedra' coinvolti fino a 60 operatori con la proiezione di un budget triennale di 28
milioni di dollari. Il FAO/OIE Crisis Management Center, ha spiegato Dennis Carroll, Senior
Infectious Diseases Advisor, Bureau for Global Health della USAID, servira' per tenere sotto
controllo la diffusione dell'influenza aviaria negli animali dei vari paesi del mondo e inviera'
esperti nei paesi dove sara' rilevata la presenza di uccelli infetti. Ad oggi ci sono state poche
infezioni sull uomo e tutte dovute a stretto contatto con animali infetti, ha dichiarato Carroll; per
evitare che il virus si diffonda e che muti divenendo pandemico, l'importante e' limitare al
massimo il carico del virus negli animali, domestici e non. L'attivita' di controllo e' necessaria sul
mercato del pollame per evitare che siano trasportati e commercializzati da un paese all'altro polli
infetti, a livello dell'avifauna selvatica vanno attivate attente attivita' di monitoraggio. Per la
popolazione, ha concluso Carroll, rimangono validi i consigli di sempre: e' sufficiente rispettare le
normali norme igieniche, non toccare uccelli selvatici, cuocere la carne di pollo. Per coloro che
vivono a stretto contatto col pollame, soprattutto in paesi poveri come l'Africa, servono immediate
campagne informative sul pericolo. Il centro di controllo aiutera' i singoli paesi a far fronte a
queste stringenti attivita' preventive perche', ha concluso Carroll, la prevenzione e' oggi la
principale arma a disposizione.
GB: MAMME CHE LAVORANO DONNE PIU' IN SALUTE
E' provato. Le donne possono avere tutto: carriera, figli e un compagno. Anzi, sono proprio quelle
che riescono a conciliare il lavoro con i ruoli di madre e moglie a godere di miglior salute.
Secondo uno studio condotto dall'University College di Londra su un campione di oltre 2.500
britanniche, coloro che rientrano in questa categoria infatti giungono alla mezza eta' in condizioni
psico-fisiche nettamente migliori rispetto alle altre. Le donne che sono state casalinghe per tutta o
la maggior parte della loro vita invece sono risultate le piu' tendenti a lamentare una salute
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cagionevole, seguite nell'ordine da madri single e da donne senza figli. Non solo. Il 38% delle
massaie all'eta' di 54 anni e' obeso a fronte del solo 26% delle donne della stessa eta' che sono
sposate con figli e hanno una carriera. ''Le donne che combinano il lavoro con figli e matrimonio
godono effettivamente di una migliore salute'', ha dichiarato Ann McMunn, ricercatrice del
dipartimento di epidemiologia e sanita' pubblica dell'University College. ''Anche se lavorare al
momento puo' sembrare piu' stressante per loro, la loro salute sul lungo periodo e' migliore'', ha
aggiunto la studiosa, la cui ricerca e' pubblicata sulla rivista Journal of Epidemiology and
Community Health. ''La differenza forse potrebbe essere collegata al fatto che se lavorano sono
piu' socialmente impegnate e integrate complessivamente nella societa' che non stando a casa'', ha
commentato la McMunn, che da parte sua ha tre figli di 6, 4 e 1 anno, e lavora part-time. ''Quasi la
meta' di quelle che combinavano carriera e figli lavoravano a tempo pieno anche quando i figli
erano piccoli'', ha puntualizzato la ricercatrice.
SEMPRE MENO PEDIATRI ITALIA
Sono sempre meno i pediatri in Italia, gia' fra 10 anni sara' difficile mantenere l'attuale modello di
assistenza e tra poco piu' di 15 anni il numero di medici per i bambini disponibili sara' appena
sufficiente a coprire le esigenze ospedaliere. E' quanto sostiene uno studio prospettico sul
fabbisogno di pediatri in Italia nei prossimi 20 anni, presentato a Pisa dalla Societa' italiana di
pediatria (Sip) in occasione del forum ''Quale Pediatra per quale modello di pediatria''. Lo studio,
si spiega, partendo dal dato odierno che vede operanti in Italia 14.800 pediatri tra universitari
(circa 600), ospedalieri (un po' piu' di 6000) e di famiglia (circa 8000), considera da un lato la
normale diminuzione per anno, dovuta al raggiungimento dell'eta' pensionabile, dall'altro il
numero di nuovi accessi alla specializzazione in pediatria, prendendo come riferimento l'anno
2006. Secondo i dati emersi, se ministero della Salute e Regioni non dovessero aumentare nei
prossimi anni il numero di accessi consentiti alla specializzazione in pediatria, gia' tra 5 anni
inizierebbe un calo progressivo del numero di pediatri fino ad arrivare ad un quasi dimezzamento
nel 2030. ''Il Sistema sanitario nazionale italiano – ha affermato il professore Giuseppe Saggese,
presidente della Sip - prevede che per i bambini, dalla nascita fino a 14 anni, il medico di
riferimento, sia in ospedale che sul territorio, sia il pediatra e non il medico dell'adulto. Una scelta
strategica che ha rappresentato un grande progresso dal punto di vista culturale, sociale ed
assistenziale e che ci differenzia, in positivo, dal resto d'Europa ma che, se non interverranno dei
correttivi nelle scelte operate da ministero e Regioni, sara' inevitabilmente messa in crisi.
DULBECCO, NELLA RICERCA ABBANDONARE BARONIE
L'Italia della ricerca scientifica? E' un Paese che ''ha pochi soldi da spendere e che non riesce a
indirizzare al meglio i fondi disponibili''. Lo ha affermato il premio Nobel per la medicina Renato
Dulbecco, in un inserto pubblicato da Il sole 24 ore e dedicato ai fondi per la genetica. ''Non so se
il nuovo Governo riuscira' a trovare risorse aggiuntive - continua Dulbecco - ma se l'Italia non
adotta sistemi di valutazione evoluti e trasparenti, se non abbandona 'baronie' e clientelismi per
lasciare spazio al merito, allora e' destinata a rimanere indietro, molto indietro rispetto al resto del
mondo sviluppato''. Il premio Nobel, che lancio' il Dulbecco Telethon Institute proprio in seguito
ad un progetto per favorire il ritorno in Italia dei nostri scienziati emigrati, e' inoltre convinto che
il sistema del 'peer review' (che prevede una prima valutazione dei progetti di ricerca da parte di
tanti scienziati, sparsi in tutto il mondo) non sia poi cosi' replicabile, nel nostro Paese: ''Perche' in
Italia - aggiunge - dove non mancano scienziati di altissimo livello, e' tutta l'organizzazione della
ricerca che non funziona. Qualcosa, negli ultimi anni, sta cambiando. Ma per adottare modelli che
negli Usa e in altri Paesi funzionano da sempre ci sarebbe bisogno di una vera e propria
rivoluzione culturale. E non so - conclude - se i governanti italiani avranno la forza di portarla a
compimento''.
NUOVA TECNICA IMPIANTO VALVOLA A OSPEDALI BERGAMO
10/05/2010
Un ragazzo di 18 anni e' uno dei dieci pazienti al mondo ad aver subito un intervento di impianto
della valvola polmonare senza circolazione extracorporea: a darne notizia sono gli Ospedali
Riuniti di Bergamo, dove l'intervento e' stato eseguito. L'impianto della valvola polmonare, una
delle valvole cardiache, viene solitamente eseguito utilizzando la tecnica della circolazione
extracorporea: in questa tecnica l'arteria del femore viene collegata provvisoriamente alle vene
cave, che riportano il sangue al cuore stesso. Questo permette di mantenere attiva la circolazione
sanguigna, lasciando pero' 'a riposo' il cuore, che quindi puo' essere operato. L'impianto eseguito
agli Ospedali Riuniti, invece, fa a meno di questa circolazione estracorporea: la nuova tecnica,
effettuata per la prima volta in Svizzera, ''ha il vantaggio di evitare le possibili complicanze legate
alla circolazione extracardiaca - spiegano dall'ospedale - abbreviando sostanzialmente i tempi di
guarigione''. Un impianto di questo tipo - spiega Giancarlo Crupi, il chirurgo che ha eseguito
l'intervento - ''se effettuato tempestivamente serve ad evitare l'insorgenza di serie complicazioni
quali la progressiva dilatazione del ventricolo destro, la comparsa di aritmie di difficile
trattamento farmacologico e la morte improvvisa. L'intervento - continua - e' stato eseguito senza
circolazione extracorporea inserendo la valvola mediante un piccola incisione di circa 1 cm del
ventricolo destro''.
ISS, COMPLICANZE VARICELLA MOLTO RARE
In Italia la frequenza delle complicazioni dovute ad una infezione da varicella e' ''molto, molto
limitata: negli Stati Uniti, prima dell'introduzione della vaccinazione, si stimavano 200 decessi su
200 milioni di abitanti'', ovvero 1 decesso ogni milione di abitanti. Cosi' la responsabile del reparto
di Epidemiologia delle malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanita' (ISS), Stefania Salmaso,
ha commentato la vicenda della ragazza di 17 anni morta a Firenze in seguito alle gravissime
complicazioni infettive provocate dalla varicella. I dati pero', ha proseguito, sono difficili da
verificare: in Italia si registrano casi soprattutto locali, e non si ha una stima precisa del fenomeno.
Secondo quanto riportato da Epicentro, il sito del Centro Nazionale di Epidemiologia dell'ISS, per
la varicella ''vi sono studi internazionali che mostrano nei bambini una frequenza di complicanze
severe e di decessi rispettivamente di 8 e 2 casi ogni 100.000 malati (pari cioe' allo 0,008% e
0,002%)''. Le complicazioni infettive della varicella, ha concluso Salmaso, sono dovute al fatto
che il virus indebolisce le difese immunitarie del paziente, esponendolo alle infezioni batteriche”.
NEFROLOGI, CHECK UP ANNUALE PER PREVENIRE PATOLOGIE
Di prevenzione nel campo della sanita' si parla sempre piu' frequentemente e c'e' un campo, quello
della nefrologia, dove questa parola assume un significato pratico e salvifico: analisi dell' urina e
controllo della pressione arteriosa per scoprire in tempo un' eventuale malattia del rene e quindi
poter intervenire con farmaci ad hoc. Occorrono inoltre controlli almeno una volta l'anno per
affrancarsi dal rischio di una malattia cronica. Sono i dati evidenziati nell' ultima giornata della
Conferenza internazionale della Federazione dei nefrologi di tutto il mondo, che hanno insistito
molto sui programmi di prevenzione e sulla necessita' di coinvolgere i governi di quei Paesi dove
il Servizio sanitario non assicura il trattamento di dialisi perché tropo costoso; Paesi dunque dove
il soggetto con uremia grave e' condannato a morte. Occorre un banale controllo da fare almeno
una volta all' anno per affrancarsi dal rischio che la malattia diventi piu' difficile da debellare e
che, nella fase piu' acuta, sfoci nella dialisi. Un tunnel da cui si esce solo con il trapianto, quando
e' possibile, ma che per molti si rivela tragico ancor prima. I medici hanno fatto rilevare infatti che
un soggetto di 64 anni con cancro alla prostata vive piu' a lungo di uno in dialisi; stessa cosa per
una donna ultrasessantenne con tumore al seno. ''La dialisi e' da temere piu' di alcuni tipi di tumore
- dice lo statunitense Sudhit Shah, presidente della Internazionale federation of kidney foundations
- e i governi di molti Paesi devono fare ancora tanto, visto che il 10 % della popolazione mondiale
accusa una malattia del rene''. ''Il dato - aggiunge Shah - e' in aumento perche' cresce la
popolazione degli anziani, degli obesi e dei diabetici e il diabete puo' danneggiare il rene. E non e'
da sottovalutare che i pazienti affetti da tale patologia presentino da 5 a 19 volte di piu' il rischio di
complicazioni cardiache''. Dal congresso, presieduto dal professor Guido Bellinghieri dell'
Universita' di Messina, dunque parte un allarme: potenziare gli screening di massa, con controlli
10/05/2010
che costano certamente meno di quanto costa alla societa' un malato che finisce in trattamento di
dialisi, e attenzione all' obesita' che cresce tra la popolazione giovanile ed e' un fattore di rischio.
SCOPERTI 4 GENI LEGATI A MALATTIE RARE
Scoperti ed isolati 4 nuovi geni colpevoli di scatenare patologie rare come la Sindrome di AicardiGoutie'res e forme di diabete, ipotiroidismo, dermatosi e miocardie. Un traguardo frutto del lavoro
di due equipes inglesi, dirette dai genetisti Yannich Crow dell'universita' di Leeds in Inghilterra e
Andrew Jackson dell'Universita' di Edimburgo. La scoperta, tale da influire nel futuro sulla sfera
delle patologie autoimmuni, e' stata annunciata a Pavia dagli stessi Crow e Jackson in occasione
del II Meeting sulla sindrome Aicardi-Goutie'res, promosso dall'Associazione Iagsa di Pavia
(Associazione Internazionale Sindrome Aicardi-Goutie'res) federata Uniamo-Fimr (Federazione
Italiana Malattie Rare). L'individuazione di questi nuovi geni, sottolinea l'Uniamo, permettera'
innanzitutto diagnosi prenatali e future terapie. ''La modificazione di questi 4 geni hanno spiegato i
due ricercatori viene riconosciuta dal sistema immunitario come un'infezione. Pertanto, come
difesa, si assiste ad una produzione di interferone di tipo 'a', che genera pero' delle patologie''. La
sindrome Aicardi-Goutie'res e' una di queste, ed e' determinata dall'insorgenza di gravi
calcificazioni a livello cerebrale. La sindrome, riconosciuta come malattia rara di origine genetica,
colpisce bambini di tutto il mondo, particolarmente gli Indiani Cree in Canada. Ma anche in
Europa ed in Italia si contano sempre piu' casi, ora diagnosticati e diagnosticabili grazie alle nuove
conoscenze della malattia. ''Non sempre la malattia e' progressiva ha affermato Crow e la scoperta
dei geni e' un passo in avanti, che ci permette test in gravidanza e sugli adulti portatori della
malattia, soprattutto se consanguinei. Ora abbiamo individuato i geni della patologia e in futuro
potremo individuare i trattamenti''. Tuttavia, ha precisato l'esperto, ''i tempi saranno lunghi, anche
perché la sindrome e' sottodiagnosticata''.
OMS, PREOCCUPA RITORNO TUBERCOLOSI IN EUROPA
La tubercolosi, una malattia che fino a una decina di anni fa si credeva debellata almeno nei Paesi
piu' sviluppati, non smette di preoccupare l'Organizzazione Mondiale della Sanita' OMS): per
questo oggi a Roma si e' svolto un incontro sul ritorno della tubercolosi in Europa, organizzato
dall'ufficio regionale europeo dell'OMS e dalla Croce Rossa Italiana, in collaborazione, tra gli
altri, con AMREF Italia e ministero della Salute. Gli ultimi dati relativi all'Europa presentati da
Mario Raviglione, direttore del dipartimento 'Stop TB' dell'OMS, fotografano una situazione
preoccupante: solo nel 2004 si sono verificati 69 mila decessi causati dalla tubercolosi e 450 mila
nuovi casi di contagio, equivalenti a circa 50 nuovi casi ogni ora. In particolare, nell'Europa
dell'Est l'incidenza della malattia e' raddoppiata negli ultimi 15 anni, passando dai circa 50 casi
ogni 100 mila abitanti ai circa 110 attuali. Secondo Raviglione: ''il controllo della tubercolosi e'
considerato un punto critico nello sviluppo dei Paesi, insieme al controllo di malaria e HIV. Ad
esempio in Africa il 10-20% del Pil, e quindi dello sviluppo, e' alterato proprio dalla presenza
della malattia''. Inoltre, continua Raviglione, nonostante ci siano gia' mezzi diagnostici e
terapeutici efficaci per combattere la tubercolosi ''ne servono di nuovi; un problema molto
rilevante infatti e' la multi-farmaco resistenza (ovvero la resistenza del batterio della tbc a diversi
trattamenti terapeutici, ndr), mentre il vero killer e' l'ignoranza che si ha di questa malattia''.
Secondo l'ultimo rapporto mondiale dell'OMS, e' proprio l' Europa dell'Est a presentare le zone
con i piu' alti tassi di farmaco-resistenza per la tubercolosi al mondo, con ben 8 Paesi tra i primi
10.
PROGETTO DNA SHOAH, IL DATABASE DELL'OLOCAUSTO
Aiutare a ricongiungere i sopravvissuti alla Shoah, dare, laddove possibile, un nome ai resti umani
dell'ignobile massacro, sempre piu' spesso rinvenuti in Polonia, Germania e altre nazioni d'Europa:
la scienza e le moderne tecniche forensi con i piu' avanzati strumenti di studio del Dna saranno
messi al servizio di questa nobilissima causa. Parte infatti il ''progetto Dna Shoah'' che consentira'
la costruzione di un database di sequenze genetiche dei sopravvissuti all'Olocausto da studiare e
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confrontare per ricostruire parentele vicine e lontane tra queste persone oggi sparse in ogni angolo
del globo. Il progetto e' stato annunciato dalla rivista Nature e sara' supportato da Syd
Mandelbaum, un figlio di sopravvissuti dell'Olocausto da anni impegnato nella ricostruzione della
documentazione di questo buio capitolo della storia umana, e da Michael Hammer, uno dei
massimi esperti americani di genetica delle popolazioni, della University of Arizona. Tra i
consiglieri del progetto figura l'illustrissimo nome di James Watson, premio Nobel nel 1962 per la
scoperta della struttura del Dna. I lavori di costruzione del database, che saranno resi praticabili da
quelle tecnologie gia' dimostratesi preziosissime dopo catastrofi umane di immani proporzioni
come lo tsunami o il crollo delle torri gemelle, si coronano di un'ambizione, se possibile, di
levatura ancora piu' alta: dare un nome, quando cio' sara' fattibile, anche a quei resti che sono
riaffiorati di recente e continuano a riaffiorare in quei paesi che sono stati il tetro scenario del
massacro. La Shoah, oltre ad aver barbaramente ucciso tantissime persone innocenti, ha anche
diviso, disperso, disseminato i membri di molte famiglie, chi in fuga, chi deportato in un luogo,
chi in un altro. Perse le tracce dei propri cari, molte persone ancora pero' sperano in cuor loro di
poter, forse, un giorno riabbracciare qualcuno o figli e nipoti di questi. Oggi l'analisi del Dna
permette di ricostruire rapporti di parentela, di rivelare identita'. Questo tipo di indagini forensi si
e' rivelato quanto mai utile in questi ultimi anni costellati di tragedie di grosse proporzioni:
incidenti aerei, tragedie con un enorme numero di vittime come il crollo delle Torri Gemelle,
catastrofi naturali gigantesche come lo tsunami. Confrontando il Dna delle vittime con quello dei
parenti in disperata attesa di ritrovare i propri cari, permette l'identificazione delle persone anche
quando i corpi non sono piu' riconoscibili. Parimenti l'analisi genetica viene usata pure sul Dna
estratto da resti umani anche vecchissimi, anche reperti archeologici vecchi migliaia di anni.
Queste potenzialita' delle tecniche genetiche hanno dato la possibilita' di estendere l'analisi del
Dna anche a frammenti di codice genetico estratti da resti umani come ossa. Questo e'
importantissimo nell'ambito del Progetto Dna Shoah in quanto oltre 6 milioni di ebrei uccisi non
sono stati cremati ma sepolti e ossa dissotterrate sempre piu' spesso oggi forniscono Dna da
studiare.
UN MILIONE E MEZZO ITALIANI CON MALATTIE RARE
Di tutte le malattie conosciute, una su dieci e' considerata 'rara'. Ovvero, e' una malattia cronica e
debilitante che colpisce troppi pochi pazienti perche' l'industria farmaceutica trovi remunerativo
studiarne la cura. Queste malattie, che l'Organizzazione mondiale della sanita' stima in circa 6-7
mila, riguardano un milione e mezzo di pazienti in Italia e circa 25 milioni in Europa. Proprio per
discutere dello stato dell'arte di queste patologie si e' tenuto a Roma un convegno internazionale
organizzato dall'Istituto superiore di sanita'. Delle malattie rare, spiegano dall'Iss, ''si sa solamente
che nel 90% dei casi la loro origine e' genetica, ma si e' ancora lontani dal poterle diagnosticare,
prevenire e curare''. Secondo gli esperti intervenuti al convegno, la risposta a queste difficolta'
parte da un maggiore finanziamento alla ricerca sulle malattie rare, ma anche da una migliore
attenzione ai malati, favorendo non solo l'integrazione e il coordinamento tra le singole regioni,
ma anche il dialogo con l'Istituto superiore di sanita' e il ministero della Salute, per una risposta
condivisa e uniforme sul territorio.
OMS RIABILITA DDT CONTRO MALARIA
L'Organizzazione mondiale della sanita' (Oms) 'riabilita' il ddt come strumento efficace per
contrastare, soprattutto nei paesi africani, la dilagante piaga della malaria. Dopo 30 anni di divieto
del suo utilizzo - il Ddt era stato ritenuto dannoso per l'ambiente e la salute dell'uomo - l'Oms ha
infatti rivisto le proprie strategie di lotta alla malaria, affermando che se ''ben utilizzato'' il Ddt non
rappresenta un rischio. Dunque, l'utilizzo del ddt non determinerebbe pericoli per la salute umana
e, sostiene l'Oms, il pesticida andrebbe utilizzato accanto a zanzariere e medicinali ad hoc come
strumento per combattere la malaria, che ogni anno uccide oltre un milione di persone: ''Una
revisione - ha spiegato il vice direttore generale dell'Oms per l'Hiv-Aids, Tubercolosi e malaria,
Anarfi Asamoa-Baah - chiaramente sostenuta da prove scientifiche''. L'esperto ha inoltre rilevato
come l'uso del ddt (diclodifeniltricoloroetano) in ambienti chiusi sia utile a ridurre in tempi rapidi
10/05/2010
il numero delle infezioni causate dalle zanzare portatrici della malaria e non presenta rischi per la
salute se usato correttamente''. Inoltre, ''tra le decine di insetticidi approvati dall'Oms per l'utilizzo
all'interno delle mura domestiche - ha affermato il direttore Oms per il programma sulla malaria,
Arata Kochi - il piu' efficace e' proprio il ddt''.
PIDOCCHI, PROBLEMA PER 1,5 DI ITALIANI
Ogni anno i pidocchi sono un fastidio per oltre 1 milione e mezzo di italiani, ma nonostante cio',
soltanto una persona su quattro e' a conoscenza di questo problema e delle sue dimensioni. E'
quanto emerge da uno studio promosso dall'Osservatorio Milice, il primo osservatorio
internazionale per conoscere e combattere i pidocchi, condotto attraverso 300 interviste
telefoniche a uomini e donne dai 18 ai 65 anni. Secondo questo studio il 70% delle persone a cui
questi piccoli parassiti fanno visita sono bambini e il 14,7 % degli intervistati ritiene che la
diffusione sia legata alla presenza di bambini in spazi ristretti, come puntualmente avviene a
scuola. In realta' il 53% risponde di non conoscere i motivi della presenza cosi' massiccia di casi di
pediculosi, riferisce lo studio. Per il resto, addirittura il 17% ritiene che la causa vada attribuita alla
presenza in Italia di persone appartenenti a strati sociali che vivono in condizioni igieniche
precarie. Ma, stando ai dati riportati, a questi si aggiungerebbe un 6,7% che imputa la causa
direttamente alla presenza di extracomunitari, e la sempre maggiore presenza di bambini figli di
immigrati nelle scuole non e' vista in modo tranquillizzante. Stando allo studio, inoltre, il 47%
degli intervistati e' ancora convinto che i pidocchi siano il segnale di una scarsa igiene e quasi
sette italiani su dieci pensano che questi parassiti siano in grado di saltare da una testa all'altra. C'e'
anche chi dice che i pidocchi possono trasmettere malattie pericolose (16%) o rovinare in modo
irreparabile cute e capelli (18%). A detta degli esperti, infine, queste false convinzioni sarebbero
da non sottovalutare anche per le loro implicazioni sociali: basti pensare che un intervistato su
quattro ancora si vergognerebbe di far sapere che in casa qualcuno ha preso i pidocchi.
SI STUDIA VACCINO CONTRO ARTERIOSCLEROSI
Ricercatori europei sono al lavoro per la realizzazione di un vaccino per prevenire l'arteriosclerosi
(formazione di placche all'interno delle arterie, come coronarie e carotidi). La notizia e' stata
annunciata nell'ambito del secondo workshop della European Vascular Genomics Network in
Vascular Biology, svoltosi alla Fondazione Ettore Majorana di Erice. ''Senza creare false attese nei
pazienti - dice Roberto Latini, responsabile del Laboratorio di farmacologia clinica
cardiovascolare dell'Istituto 'Mario Negri' di Milano e direttore del workshop di Erice - le
prospettive sono abbastanza fattibili e, stando agli incoraggianti risultati ottenuti, e' possibile
ipotizzare che nell'arco di pochi anni potra' cominciare la sperimentazione sull'uomo''. I processi di
arteriosclerosi sono strettamente connessi ad una risposta immunitaria-infiammatoria del nostro
organismo, che si innescano in presenza di elevati livelli di colesterolo nel sangue. ''Il vaccino spiega Latini - agira' proprio a quello livello, impedendo la risposta infiammatoria''.
NATI PREMATURI IN AUMENTO TRA CAUSE STRESS E FUMO
I bambini nati prematuri sono in aumento rispetto agli anni passati anche in Italia, dove nascono
ogni anno circa 3.500 pretermine, 1.000 dei quali non superano il chilo di peso. E' da questi dati
che è partito il convegno ''Bambini prematuri, ecco la formula che salva la vita'', un incontro che
ha visto a confronto neonatologi di tutto il mondo. Ma quali sono le cause di questa tendenza?
Secondo la scuola americana dell'Istituto di medicina del National Academy of Science, il motivo
principale e' imputabile allo stile di vita della gestante, in particolare allo stress. A incidere inoltre,
secondo gli esperti, e' il fumo, l'esposizione a infezioni e l'eta' (troppo giovane o troppo avanzata).
Non si esclude, pero', che possano avere un'influenza anche fattori etnici, gravidanze multiple e
condizioni di malnutrizione o sottopeso. Tuttavia, stando a quanto affermato da Ekhard E. Ziegler,
professore di pediatria al Children's Hospital dell'universita' dello Iowa (Usa), se questi possono
essere considerati fattori di rischio, ''dell'incremento dei nati prematuri, registrato anche negli Usa
in questi ultimi anni, attualmente si ignorano le cause''. Di diverso parere e' Mauro Stronati,
10/05/2010
direttore di patologia neonatale al Policlinico San Matteo di Pavia. ''Negli ultimi 10 anni - spiega,
infatti, Stronati - una causa accertata e' l'inseminazione artificiale, perche' con essa si e' riscontrato
un aumento dei parti gemellari e, quindi, di nascite premature di neonati di basso peso''. E pensare,
commenta, che ''fino a 10 anni fa sopravvivevano soltanto il 10-15% dei bambini pretermine sotto
il chilo''. Oggi invece, secondo alcune stime, il tasso di sopravvivenza per i nati sotto il chilo e
mezzo arriva al 90%. Infine, gli esperti hanno anche sottolineato l'importanza di una corretta
alimentazione per i bambini pretermine.
AVIARIA, IN INDONESIA POSSIBILE CASO DI CONTAMINAZIONE UOMO-UOMO
Un uomo di 27 anni che ha contratto il virus H5N1 della febbre aviaria potrebbe essere stato
contagiato da sua sorella, malata e ricoverata in ospedale. Lo ha annunciato l'Organizzazione
Mondiale della Sanita' (Oms). ''L'uomo di 27 anni ha detto di non aver avuto contatti con dei
volatili malati o morti nei giorni precedenti all'inizio dei suoi sintomi in quanto ha passato la
maggior parte del suo tempo in ospedale (al fianco di sua sorella)'', ha dichiarato in un comunicato
l'Oms. ''Le indagini hanno appurato che era stato a contatto con sua sorella al momento del
ricovero di quest'ultima'', ha continuato l'Oms precisando che ''non puo' essere scartata (l'ipotesi
di) un contagio uomo-uomo''. L'Indonesia, il Paese piu' colpito dall'aviaria in termini di morti
umane (49), e' il solo dove le analisi hanno confermato un caso di contagio da uomo a uomo.
ALZHEIMER COMPIE 100 ANNI, 500.000 MALATI IN ITALIA
Nel 1906 Alois Alzheimer descrisse una donna (Auguste D.) di 51 anni con disorientamento
spazio-temporale, disturbi della memoria, sintomi depressivi. Da allora, questa patologia ha
assunto dimensioni allarmanti, come ha denunciato uno studio dell'Alzheimer Disease
International, pubblicato su Lancet a dicembre 2005: oltre 4 milioni di nuovi casi l'anno nel
mondo, per un totale di 25 milioni di pazienti circa di cui 500 mila in Italia, destinati a raddoppiare
ogni 20 anni. Il problema coinvolge pesantemente anche i familiari: da uno studio condotto
dall'Unita Operativa Alzheimer dell IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, aderente alla rete AFaR
(Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca), emerge che 3 famiglie su 4 chiedono di piu' dal
punto di vista dell'informazione e dell'assistenza. Assistere un paziente affetto da demenza
rappresenta infatti per i familiari un esperienza che mette a dura prova l'equilibrio psico-fisico. E
importante quindi capire quali siano i loro bisogni per poter pianificare tipologie di intervento
mirate ed efficaci rispetto alle loro necessita'. Sono queste le premesse dello studio svolto su 51
caregiver primari di persone con demenza di grado moderato-severo. L'alta percentuale di
familiari che esprimono il bisogno di una maggiore conoscenza della malattia (74%) e di una
diagnosi chiara (63%), che mostrano gravi difficolta' di comunicazione col paziente (77%) e di
accettazione della demenza (37%), evidenzia la ancora scarsa attitudine dei servizi verso i bisogni
dei familiari.
LAUREA HONORIS CAUSA A MEDICI WIESEL E LAVIGNE
Il medico svedese Torsten Wiesel e quello canadese Mark Tessier-Lavigne hanno ricevuto la
laurea honoris causa in medicina e chirurgia dall'Universita' di Pavia. Wiesel e' diventato famoso
per i suoi studi sui campi recettivi nelle vie visive centrali che gli hanno anche meritato il premio
Nobel per la medicina nel 1981. Degni di grande considerazione anche i suoi studi, sviluppati in
collaborazione con il professor Elio Raviola, che hanno portato all'elaborazione di un importante
modello animale di miopia sperimentale. Mark Tessier-Lavigne nel 2003 e' stato nominato seniorvice presidente dell'industria americana 'Biotecnologia Genetech' nella quale e' responsabile di
oltre 400 ricercatori impegnati nella ricerca della rigenerazione delle cellule del sistema nervoso.
Il rettore dell'Universita' di Pavia, Angiolino Stella, ha sottolineato la grande attualita' degli studi
dei due scienziati ed il loro legame con quel filone di ricerca che, proprio a Pavia, venne iniziato
da Camillo Golgi.
ISS, SCOPERTA STAMINALI CANCRO COLON RIVOLUZIONARIA
10/05/2010
La scoperta delle staminali 'sorgente' del cancro al colon ''è rivoluzionaria. Si accorciano i tempi
per terapie più efficaci e personalizzate contro la seconda causa di morte per tumore''. Lo
sottolinea il presidente dell'Istituto superiore di Sanità, Enrico Garaci, commentando il lavoro
condotto all'Iss, che ha portato all'indentificazione delle staminali capaci di formare questa
neoplasia. Il prossimo passo, per la messa a punto di terapie innovative legate a questa scoperta, è
una banca di staminali tumorali. ''Bisognerà - afferma Garaci - mettere su una struttura per
raccogliere e catalogare queste cellule''.
Le staminali identificate nei laboratori dell'Iss ''sono circa il 2% delle cellule presenti nel tumore,
ma sono immortali e capaci di generare una quantità virtualmente infinita di cellule figlie.
Colpendole si attacca il cuore del tumore. Averle scoperte, dunque - spiega - significa accelerare i
tempi di sviluppo di nuove terapie, meno invasive di quelle tradizionali poiché puntano
direttamente al cuore del problema, cioè ai meccanismi di formazione del tumore, non solo per
curare la lesione cancerosa, ma anche per poter intervenire sulle metastasi''.
ECCEZIONALE INTERVENTO SU BIMBA DI 2 ANNI
Eccezionale intervento all'Istituto ortopedico Gaetano Pini di Milano su una bimba di poco più di
2 anni. L'operazione è stata eseguita lo scorso 24 ottobre: nella bambina, colpita da Sarcoma di
Ewing del radio sinistro, è stata utilizzata una tecnica innovativa per la ricostruzione scheletrica, di
difficile applicazione in una paziente così piccola. Proprio questo l'aspetto eccezionale
dell'intervento, che ha un duplice obiettivo: la scomparsa definitiva della malattia con la
guarigione della bimba e la conservazione dell'arto con un'ottima stabilità, una funzionalità
pressoché normale e una regolare crescita dell'avambraccio.
Risultati simili a quelli ottenuti su una bambina di 6 anni, con la stessa patologia. Sulla piccola
con il Sarcoma di Ewing è stato effettuato un trapianto di perone vascolarizzato, prelevato dalla
stessa paziente, in accrescimento.
PUGLIA, META' INFARTUATI IN TEMPO IN OSPEDALE
Novemila infarti ogni anno di cui solo la meta' ospedalizzati: sono questi i dati che pesano sulla
Puglia, malgrado la presenza di 30 Unita' di terapia intensiva coronarica (Utic) distribuite peraltro
in modo omogeneo sul territorio. Nella regione sono stati infatti registrati lo scorso anno circa
5.000 casi di ricovero sulle 9.000 persone colpite da infarto acuto del miocardio. Secondo i
cardiologi pugliesi questo dato deve essere drasticamente ridotto, perche' da esso dipende gran
parte della possibilita' di sopravvivenza dei pazienti. Con questo obiettivo hanno messo a punto un
progetto che prevede l'istituzione di una rete di collegamento tra ospedali dotati di servizi di
emodinamica interventistica e ospedali periferici. Se ne parlera' a Bari nel corso del congresso
regionale di cardiologia 'Rete interospedaliera e linee guida per le sindromi coronariche acute'.
''Appena il 50% delle persone colpite da infarto arriva in ospedale vivo e in tempo utile per essere
sottoposto a un trattamento adeguato'' rileva Pasquale Caldarola, presidente regionale
dell'Associazione dei cardiologi pugliesi. ''Inoltre, dei cinquemila pazienti ricoverati ogni anno in
Puglia per infarto appena il 9% e' sottoposto ad angioplastica primaria, una procedura in grado di
riaprire correttamente le coronarie nel 90% dei casi, e meno del 10% e' sottoposto a trombolisi
preospedaliera, trattamento farmacologico in grado di dissolvere il trombo se eseguito
precocemente''. In Puglia sono presenti 13 Utic dotate di un servizio di emodinamica
interventistica: 6 a Bari, 2 a Lecce, 2 a Foggia, 1 a Brindisi e 2 a Taranto, ma poco piu' della meta'
delle Utic con emodinamica interventistica e' attiva 24 ore su 24 sette giorni su sette. Il numero
delle unita' coronariche in grado di eseguire procedure interventistiche 'in sede', e' sufficiente (e'
prevista una struttura con emodinamica ogni 300mila abitanti), mentre e' ancora inadeguata la loro
distribuzione territoriale, che lascia scoperte alcune aree del nord e sud barese.
AVIARIA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
Sull'influenza dei polli, le cose vanno meglio, ma attenzione a non abbassare la guardia. E' questo
il messaggio lanciato dai responsabili dell'ONU per l'influenza aviaria, dopo ampie operazioni di
10/05/2010
controllo compiute l'anno scorso nelle aree infettate dal virus, spesso mortale, trasmesso dai
volatili. Le notizie sono in generale confortanti, ha spiegato oggi a New York un alto responsabile
delle Nazioni Unite, a poche settimane dall'inizio dell'inverno. ''I paesi sviluppati hanno ridotto di
molto la probabilita' di un rapido propagarsi del virus. Lo stesso mutamento del virus e' il risultato
di una campagna di profilassi rapida, organizzata ed efficace da parte di questi paesi'', sottolinea
David Nabarro, coordinatore della task force che le Nazioni Unite hanno istituito con l'apparire del
fenomeno nel 2003. Ma Nabarro invita anche a non cantare facilmente vittoria, ne' tanto meno
ridimensionare la portata di quella che tuttora rimane un'emergenza. ''In ben 33 province
dell'Indonesia abbiamo ancora una situazione di emergenza sanitaria, e la gente continua ad essere
contagiata ed a morire'', sottolinea l'esperto delle Nazioni Unite. La situazione rimane critica anche
in altri paesi del sud est asiatico come Cambogia ed Thailandia, dove il virus e' tuttora presente sul
territorio. Preoccupa inoltre in prospettiva la situazione in Africa, soprattutto per la forte densita'
della popolazione unita a scarsi strumenti di profilassi, che insieme formano un mix esplosivo per
il diffondersi di un epidemia che molti di quei paesi non saprebbero affrontare.
ITALIANI 'SENZA DENTI, MA GLI ALTRI STANNO PEGGIO
Oltre 1.200 dentisti hanno recentemente analizzato a Rimini, per tre giorni, le ultime novita' nel
campo dell'implantologia e dell'estetica dentale. Durante i lavori e' emerso che l'edentulia, cioe' la
mancanza di denti, e' un problema molto diffuso. Secondo i dati dell' Organizzazione Mondiale
della Sanita' e della Sidp (Societa' Italiana di Parodontologia), ad ogni cittadino italiano minorenne
mancano in media 0.5 denti, a chi ha tra 35 e 44 anni ne mancano 1.54, fino ai 65 anni ne
mancano 13.4 e agli ultrasessantacinquenni (fino ai 74 anni) ne mancano 18.8. Gli altri Paesi,
pero', stanno peggio: considerando gli ultrasessantacinquenni, mentre in Italia la media di edentuli
e' del 18%, in Scandinavia e' del 30%, nel Regno Unito e' addirittura del 60%. La media europea e'
del 40%. Anche gli Stati Uniti e il Giappone sono messi peggio dell'Italia. Cio' - hanno
sottolineato gli specialisti - richiama un bisogno di soluzioni che riportino denti e sorriso e mette
in luce come, al momento, la stragrande maggioranza delle persone non ricorre all'implantologia
dentale nonostante un'ampia serie di studi scientifici abbia accertato che l'affidabilita' della terapia
impiantare e' elevatissima, nell'ordine del 90% di successi. Gli italiani, pero', insieme agli svedesi,
si dimostrano molto attenti alla propria estetica dentale. L'Italia e', infatti, al primo posto nel
mondo per impianti posizionati, con un rapporto impianti/pazienti di 46 ogni 10.000 persone. Da
dati di settore nazionali riferiti all'ultimo anno, in Italia e' stato posizionato un milione di impianti
su oltre 400.000 pazienti, con una media di circa 2.4 impianti per paziente.
PSICHIATRIA, SCULTURA PER ELLIOTT GERSHON
Riconoscimento per una vita dedicata alla ricerca sulle cause genetiche delle malattie mentali: e' il
premio alla carriera (Ispg Lifetime Achievement Award) dato dalla Societa' internazionale di
genetica psichiatrica a uno dei primi ricercatori in questo campo, Elliott Gershon. La scultura a
forma di una sequenza di Dna (copia del monumento che si trova davanti al Cold Spring Harbor,
uno dei piu' importanti centri di ricerca americani) e' stata consegnata dal presidente della societa',
Ming Tsuang, e dalla segretaria della Ispg, Lynn De Lisi. Quest'ultima, scherzando, ha rilevato
che quella consegnata a Gershon e' diversa dall'originale ''perche' modificata, esattamente come le
variazioni genetiche che ha studiato''. Prima della consegna del riconoscimento John Nurnberger,
ha ripercorso le tappe principali della vita di Gershon, il quale ha sottolineato, nella breve replica,
di essere stato fortunato ''per aver incontrato i colleghi giusti, tra l'altro sempre piu' giovani di me''.
Ha, quindi, ricordato che, nonostante i successi, ha sempre avuto molte difficolta' a ottenere
finanziamenti pubblici per i suoi studi. ''Il mio deve essere - ha concluso - un esempio e un
incentivo per i tanti ricercatori che stanno lavorando sodo. E' difficile, ma alla fine le gratificazioni
arrivano''. Subito dopo la premiazione, Gershon - da tempo inserito nella classifica dei ''migliori
medici americani'' - ha esposto gli ultimi suoi studi, imperniati sull'identificazione di nuove
varianti genetiche rare che, assieme a quelle comuni, possano svelare le basi genetiche delle
malattie del sistema nervoso centrale.
10/05/2010
TRAPIANTO QUINTUPLO DI RENI A BALTIMORA
Dodici chirurghi in sei sale operatorie e cinque donatori diversi hanno partecipato al primo
trapianto quintuplo di reni della storia della medicina. I cinque pazienti - tre uomini e due donne stanno bene e cosi' anche le cinque donne donatrici, ha detto Eric Vohr, portavoce del centro
trapianti Johns Hopkins a Baltimora. I dieci partecipanti allo straordinario intervento venivano da
Canada, Maine, Maryland, West Virginia, Florida e California. Quattro dei cinque pazienti si
erano rivolti a Johns Hopkins con un parente disponibile a donare un rene ma non compatibile con
loro. Il quinto paziente era in lista d'attesa per un rene da un individuo morto. Le nove persone piu'
una ''donatrice altruista'' - una persona disposta a donare un rene a chiunque ne abbia bisogno hanno avuto a questo punto abbastanza reni compatibili per effettuare il trapianto multiplo.
''L'operazione e' stata la dimostrazione di quel che e' possibile se la gente e' pronta a lavorare
assieme'', ha detto Robert Montgomery, direttore del centro trapianti di Hopkins. La 'buona
samaritana' della straordinaria vicenda, Honore Rothstein di Martinsburg in West Virginia, ha
deciso di mettere a disposizione un rene dopo la morte del marito per emorragia cerebrale e di una
figlia per overdose. Honore non conosceva nessuno dei quattro donatori o dei cinque malati.
''Sono felice di aver aiutato qualcuno'', ha detto la donna che ha ridato la vita a Kristine Jantzi, 40
anni di Bangor in Maine: ''Sua madre non poteva aiutarla e io non ero riuscita a salvare mia figlia''.
L'operazione, oltre ai 12 chirurghi, ha coinvolto undici anestesisti, 18 infermieri ed e' durata circa
dieci ore.
ITALIA GUIDA PROGETTO UE SU GENETICA MALATTIE DA IPERTENSIONE
Un maxi-progetto europeo guidato dall'Italia, per svelare i 'segreti' genetici delle malattie
cardiovascolari legate all'ipertensione: tra le principali cause di morte e invalidità, che nel Vecchio
continente riguardano il 40-55% della popolazione. Al 'timone' della ricerca - battezzata
'InGenious Hypercare' - ci sarà l'Istituto auxologico italiano, che per quattro anni coordinerà 32
centri d'eccellenza Ue per un totale di centinaia di scienziati di varie nazionalità. A presiedere lo
studio e il network è Alberto Zanchetti, direttore scientifico dell'Istituto auxologico.
''Il nostro scopo - spiega l'esperto in una nota - è di mettere insieme le forze di molti Paesi europei
per cercare di approfondire le basi genetiche dell'ipertensione, un problema di salute che si
sviluppa a causa di fattori genetici uniti a fattori ambientali. Vogliamo porre le basi di una solida
cooperazione tra i centri coinvolti, così da raccogliere una grande quantità di dati da utilizzare dal
punto di vista clinico e genetico''. Il progetto sarà articolato attraverso il Programma europeo di
attività di ricerca congiunte. Un primo gruppo si occuperà di identificare i marker genetici,
genomici e proteomici delle alterazioni dei meccanismi di controllo della pressione arteriosa, per
studiarli come indicatori del rischio di divenire ipertesi. Un secondo gruppo si occuperà invece di
malattie legate all'ipertensione, e in particolare dei marker genetici, genomici e proteomici del
rischio di sviluppare un evento correlato all'ipertensione: ad esempio ictus cerebrale, insufficienza
renale o scompenso cardiaco.
OPERAZIONE SALVA LA VISTA A BIMBO DI DUE MESI
In termini tecnici si parla di 'distacco di retina bilaterale' che, tradotto, vuol dire totale cecita'. E' il
destino che ha segnato il piccolo Andrea (un nome di fantasia scelto dai medici), venuto alla luce
circa due mesi fa, con entrambi gli occhi colpiti da questa grave patologia. Una condanna
scongiurata, pero', grazie a un delicato intervento di microchirurgia eseguito la scorsa settimana
all'Ospedale San Martino di Genova. Si e' reso necessario il delicato intervento di microchirurgia
oculare che, fino ad oggi, viene eseguito solo in tre centri di chirurgia vitreoretinica in tutta Italia.
L'operazione, che ha comportato l'impiego di particolari strumenti del diametro di 0,5 millimetri,
ha riguardato tutti e due gli occhi ed e' durata piu' di sei ore. Il decorso postoperatorio si e' svolto
nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale e Andrea, che al momento dell'intervento pesava 2100
grammi, e' ritornato felicemente a casa dopo soli quattro giorni dall'operazione.
RADDOPPIA SOPRAVVIVENZA PER TUMORE AL COLON RETTO
10/05/2010
Un aumento del 25% di sopravvivenza col trattamento postoperatorio dei carcinomi del colon
retto che e' il secondo tumore per incidenza di mortalita' tra uomini e donne: i dati di uno studio
portato avanti tra il 1998 e il 2001 da centri europei per lo studio dei tumori, tra cui dieci centri
italiani, sono stati resi noti a Bari al congresso nazionale del Gruppo Oncologico dell' Italia
meridionale (Goim). Il tumore del colon retto in Italia ha un incidenza di 75-80 casi su 100.000
abitanti; 41.000 sono i casi registrati annualmente in Italia, con 27 uomini e 14.000 donne; dal '90
al '98 il trattamento per questi tumori era effettuato con il florousacile e la sopravvivenza era di un
anno. 'Dopo lo studio cominciato nel '98 e condotto fino al 2001 sono cambiati gli standard
mondiali di trattamento e prima che in America si conducessero questi studi l' Europa ha gia'
individuato la svolta data dal connubio del florousacile con l' oxaliplatino. Questo secondo
ingrediente, secondo gli specialisti riuniti a Bari, ha raddoppiato la sopravvivenza media
portandola da uno a due anni in stadio di malattia avanzata, ma anche adiuvando la riduzione del
rischio di recidiva del 24%.
LAUREA HONORIS CAUSA A NOBEL ANDREW SHALLY
L'oncologo Andrew Victor Shally, premio Nobel per la medicina nel 1977 grazie alla scoperta
degli ormoni regolatori dell'ipotalamo, ha ricevuto la laurea honoris causa in Medicina dal rettore
dell'Universita' degli studi di Milano, Enrico Decleva. ''Sono grato di questo onore - ha detto
Andrew Shally all'inizio della 'lectio doctoralis' - e siccome sono ancora in buona salute, lo
considero uno stimolo in piu' per continuare i miei studi sul campo''.
Andrew Shally divide con Roger Guillemin la paternita' dell'identificazione di un gruppo di
ormoni ipotalamici regolatori dell'ipofisi (RHs) e la definizione dei peptidi responsabili del
controllo di alcune attivita' primarie dell'organismo, quali l'assunzione di cibo, il sonno e la
sessualita'. In particolare, Shally ha scoperto che la somministrazione di ormoni ipotalamici
naturali (GnRH) ha effetti positivi sia nelle terapie contraccettive, sia per arrestare lo sviluppo di
tumori umani sensibili agli ormoni, come quelli alle mammelle, alla prostata e alle ovaie. Questa
forma di 'castrazione medica' - che disattiva la capacita' del tumore di recepire gli ormoni e quindi
blocca la moltiplicazione delle cellule tumorali - consente oggi di evitare interventi chirurgici
particolarmente invasivi su numerosi malati. Inoltre, a differenza della chemioterapia, che ha
notevoli effetti collaterali, gli ormoni regolatori ipotalamici (come l'ormone luteinizzante la
somatostatina) hanno aperto la via a terapie sempre piu' mirate, basate su farmaci intelligenti che
non coivolgono le cellule sane.
PRIMO INTERVENTO CON NUOVO MODELLO CORNEA
E' stato un successo l'intervento di ricostruzione delle strutture oculari a cui si e' sottoposta
un'anziana signora affetta da anni da una cecita' bilaterale. L'operazione e' stata fatta all'Ospedale
di Conegliano dall'equipe del primario della Divisione oculistica dott. Giovanni Prosdocimo. E'
stato eseguito - ha rilevato Prosdocimo -''il primo intervento in Italia di un nuovo modello di
cornea artificiale che si chiama Keralia, ed e' composta da materiale sintetico. E' stata progettata al
centro di ricerca biofisica del Bascom Palmer Eye Institute di Miami, che e' il primo centro
oftalmologico americano. La cornea - spiega Prosdocimo - e' stata costruita in Francia e l'intero
progetto e' un bell'esempio di collaborazione high tech internazionale, essendo stato realizzato
grazie ad un finanziamento dell'Unione Europea. Per poter eseguire questi interventi sono stati
individuati sei centri europei di avanguardia per la chirurgia corneale e tra questi c'e' anche
l'ospedale di Conegliano''. L'intervento, rileva il primario, viene consigliato nei casi in cui un
trapianto di cornea risulta ineseguibile anche ricorrendo ad un precedente innesto di cellule
staminali. Si possono fare solo pochi interventi in un anno: ''si tratta di una chirurgia di nicchia che
va, pero', a completare la gamma di soluzioni terapeutiche offerte dalla nostra divisione oculistica
per le patologie corneali come il trapianto, l'impianto di cellule staminali e gli innesti di membrana
amniotica, di cui il primo intervento in Italia e' stato eseguito, anni fa, sempre nel nostro
ospedale''. L'operazione e' quindi da inquadrare nell'ottica della chirurgia d'avanguardia, un
esempio di ricerca biotecnologia avanzata, aggiunge Prosodcimo, ''e ben si collega alle altre linee
di ricerca clinica che stiamo sviluppando.
10/05/2010
GIOCATTOLI E AMBULANZE A COLORI PER '118 BIMBI'
Giocattoli, orsacchiotti e colori e disegni alle pareti come nella cameretta di casa. Sono le 60
ambulanze di '118 bimbi' dell' Anpas, predisposte con un kit di giochi e una sistemazione interna a
misura di bambino, entrate in funzione nelle Marche per il trasporto in ospedale dei malati piu'
piccoli. Le ambulanze sono state presentate ad Ancona in un convegno dedicato alla 'Carta dei
diritti del bambino in ambulanza', redatta dal 2003 da un medico ora scomparso, Giorgio Patrizio
Nannini, ma che il direttore generale degli Ospedali Riuniti di Ancona Paolo Menichetti ha
riproposto come un testo flessibile e adatto a ogni nuova situazione. Per far sentire meno soli i
bambini costretti ad un trasbordo d' emergenza verso una struttura di cura. La carta stabilisce che
il bambino ha diritto ad avere vicino i genitori, per non sentirsi tradito e abbandonato nel momento
della sofferenza, e a informazioni comprensibili sulle prime terapie che gli verranno prestate. L'
ambiente dell' ambulanza deve richiamare il piu' possibile quello di casa, e, lui, il piccolo paziente,
deve poter avere la ''liberta' di piangere o di indossare quello che preferisce''.
CORSIE E FACOLTA' TRAVOLTE DA ONDATA ROSA
Fra pochi anni, come sta avvenendo anche in altri settori, la Sanita', dalle corsie alle
amministrazioni alle farmacie, potra' essere conquistato delle donne. Nel 2003 la maggior parte
dei laureati in medicina e chirurgia e in farmacia, infatti, era donna, rispettivamente il 70,1% e
67,8%. Sono sempre di piu' i professori universitari donna e la facolta' di farmacia e' ormai vicina
al sorpasso femminile: il 46,9% contro il 53,1% degli uomini. Ma ci vorra' del tempo per vedere le
donne in carica nei posti che contano veramente e l'Universita' resta ancora un presidio ben difeso
dagli uomini. Basti pensare che in 40 facolta' di medicina solo due donne sono preside e cosi'
come solo il 10,3% dei docenti ordinari. Poco migliore la situazione nelle facolta' di Farmacia
dove le donne-preside sono 3, e le professoresse ordinarie il 25%. Con questo passo tra 20 anni
nella facolta' di medicina e chirurgia sara' raggiunta la piena parita' fra i due sessi nelle cattedre.
La facolta' di farmacia e' invece un avamposto della parita' che sara' raggiunta molto prima, solo
fra 5 anni. Ancora piu' solida e consolidata la presenza femminile nel complesso del servizio
sanitario nazionale dove le donne sono ormai 6 su 10 dipendenti. Tuttavia le donne medico sono
solo il 9,8% nelle 98 aziende ospedaliere di 16 Regioni e soltanto 3 hanno ricoperto, nel 2003, il
ruolo di direttori generali contro i 95 maschi. Ma l'onda rosa cresce. I direttori generali donna in
un solo anno dal 2003 al 2004 nelle 191 Asl, sono passati da 7 a 11; i direttori sanitari donna sono
passati da 28 a 42, e i direttori amministrativi da 17 a 21.
RISCHIO PER BEBÈ NATI SOTTOPESO
Asma, difficoltà motorie, paralisi cerebrale, problemi alla vista, ritardo mentale. Queste le
patologie più a rischio per i bambini che alla nascita non arrivano a pesare un chilo. Con il passare
del tempo, intorno agli otto anni, i piccoli nati in forte sottopeso rischiano fino a due o tre volte in
più di sviluppare problemi fisici e mentali cronici rispetto ai piccoli che alla nascita avevano un
peso normale. È quanto rileva uno studio condotto su 219 bebè, con peso alla nascita inferiore a 1
kg, nati tra il '92 e il '95, e confrontati con 176 piccoli nati con peso normale.
Dallo studio - spiega l'autore Maureen Hack, della Case Western Reserve University - emerge che
il 14% dei neonati in sottopeso aveva sviluppato, con il trascorrere degli anni, paralisi cerebrale; il
21% soffriva di asma; il 38% aveva un quoziente intellettivo che denotava ritardo mentale; il 47%
difficoltà motorie e il 10% problemi cronici della vista. Il campione dei bimbi nati in normopeso,
invece, correva un rischio di 2-3 volte minore di soffrire di uno di questi problemi cronici.
Ma i progressi della medicina hanno aumentato significativamente le possibilità di sopravvivenza
dei piccoli nati in forte sottopeso. Secondo un rapporto pubblicato sul Journal of American
Medical Association (Jama), dei 23 mila bebè con un peso tra i 500 e i 999 grammi nati negli Usa
nel 2002, ben il 70% è sopravvissuto.
ITALIANI “DIVISI” FRA TECNOLOGIE E OROSCOPI
10/05/2010
Italiani divisi fra tecnologia e oroscopi. ''Quello per la scienza è un amore nascosto degli italiani,
che invece sono veri appassionati di tecnologia. Da poco abbiamo superato la quota di un
telefonino a testa, ma parallelamente c'è stato anche un grande aumento di oroscopi, pubblicità di
maghi, medicine misteriose''. A sottolineare il dualismo dei nostri connazionali e ''il trend
antiscientifico'' che dilaga nella Penisola è Umberto Veronesi, oncologo ed ex ministro della
Salute, a margine della presentazione a Milano di 'Overview: a look to the world'.
''Non c'è entusiasmo per la scienza, mentre la tecnologia attrae. Quello per scienza e ricerca è un
amore nascosto'', prosegue con rammarico Veronesi. Mentre quello per cellulari e tecno-gadget è
palese”.
ARIA CATTIVA VOTI PIÙ BASSI
Classi poco aerate, aria viziata, un ambiente più inquinato che per strada. La qualità dell'aria
respirata a scuola è spesso pessima e può influenzare i risultati scolastici. Parola di ricercatori
danesi che, in un'indagine condotta dal 2003 al 2005, hanno dimostrato che le prestazioni
scolastiche dei ragazzi variano anche rispetto alla ventilazione delle aule. Ed è un fattore che pesa
parecchio sulla pagella: complessivamente i test di lettura e di comprensione sono risultati due
volte migliori quando si raddoppiava il volume dell'aria rinnovata.
La cattiva qualità dell'aria, inoltre, provoca anche i malesseri tipici della cosiddetta 'sindrome
dell'edificio malato': mal di testa, vertigini, nausee, stato di sonnolenza, perdita di attenzione. Non
solo. L'inquinamento delle aule è anche responsabile dell'aumento di allergie e asma. Il consiglio
agli insegnanti è quello di aprire la finestra più volte al giorno, facendo attenzione agli eventuali
disagi manifestati degli studenti.
BIMBI E OCCHIALI DA SOLE
Occhiali da sole fin da piccoli per evitare la cataratta da grandi. La parola d'ordine per proteggere
la vista del bebè è ''prevenzione''. I danni da raggi Uv sono infatti ''danni a lungo termine: il
risultato di lesioni che si sono accumulate nel tempo''.
A dare consigli ai genitori in vacanza è la professoressa Maria Antonietta Blasi, della Clinica
oculistica dell'Università dell'Aquila e consulente della Commissione difesa vista (Cdv).
''Molte patologie oculari - sottolinea - sono causate da danni subiti fin da piccoli. Solo per citarne
una, la cataratta: nella maggior parte dei casi si tratta del risultato di un danno subito prima di
arrivare ai 30 anni di età''. Ma gli occhiali scuri dovrebbero essere un'abitudine da non dimenticare
anche una volta cresciuti, raccomanda l'esperta.
Specie se si fanno lavori a rischio (il medico cita ''maestri di sci, agricoltori e pescatori''), se si
abita a basse latitudini (come ''gli australiani'') o ad alta quota, se si soffre di una malattia cronica o
se si hanno occhi azzurri e capelli biondi o rossi, il cosiddetto ''fenotipo chiaro''.
La prudenza, insomma, è il primo comandamento.
UNA RISPOSTA GLOBALE CONTRO L'AIDS
''Non potrò mai avere pace senza una risposta globale che sia in grado di eliminare l'Aids''. È il
grido di Nelson Mandela lanciato attraverso un video proiettato nel corso della seconda giornata
del Meeting di San Rossore. Il leader africano ha ricordato che ''l'Aids non è solo una malattia, è
ormai una questione che riguarda i diritti umani. L'Aids ha la faccia della donna perché sono
proprio le donne che pagano di più in termini di conseguenze'' e ha invitato a non ridurre tutto a
una semplice statistica e rilanciando la necessità di ''garantire a tutti i malati, anche a chi non li
può pagare, le cure necessarie''.
''Purtroppo - ha proseguito Mandela 'manca la volontà' di fare ciò che sarebbe giusto fare'', ma
ciascuno di noi può scegliere, in prima persona, di ''aggiungere la sua voce a una lotta che merita
di essere combattuta''.
VIRUS POLLI: OMS, ALLERTA IN TUTTA L'ASIA
10/05/2010
Lo stato di allerta deve essere esteso a tutti i paesi asiatici poiché la minaccia di una pandemia
influenzale può arrivare anche da regioni diverse da Vietnam, Cambogia e Indonesia. Lo
affermano fonti dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) dopo i tre nuovi casi mortali
registrati in Indonesia, dove un padre con le sue due figlie sono deceduti dopo aver contratto il
virus dei polli.
Le stesse fonti hanno inoltre precisato che i campioni inviati ai laboratori per effettuare gli
accertamenti nel caso delle vittime indonesiane sono relativi a due persone e non a tre e che, al
momento, non ci sono ancora risultati ufficiali. L'Indonesia, si sottolinea comunque dall'Oms, si
sta comportando correttamente nel fronteggiare l'allarme, avendo avviato indagini tempestive ed
effettuato i test di laboratorio fuori dal paese.
L'Oms, inoltre, sta intensificando l'invio di scorte dell'antivirale Tamiflu, per il trattamento
dell'influenza, nel paese asiatico. Quanto alla possibilità di una trasmissione da uomo a uomo del
virus dei polli, affermano le fonti Oms, non c'è alcuna risposta in merito.
POLIO SI RISVEGLIA E REINFETTA 18 PAESI
La poliomielite alza la testa, reinfettando in due anni 18 paesi dichiarati polio-free, e allontanando
i tempi per la tanto attesa eradicazione mondiale della terribile malattia. Walter Pasini, direttore
del centro Oms di Medicina del Turismo, ne traccia la geografia e mette in guardia quanti
vogliano recarsi nelle zone a rischio, ricordando la necessita' di sottoporsi a vaccinazione.
Contrariamente alle aspettative dell' Organizzazione Mondiale della Sanita' che ne aveva previsto
la sua scomparsa entro l'anno 2000, attraverso una campagna di vaccinazione di massa, la
malattia, pur registrando in complesso un numero decrescente di casi (erano 350 mila nel 1988 e
sono 1.111 nel 2005 al 24 agosto) continua a rappresentare una minaccia in numerose nazioni. In 6
paesi la polio continua a rimanere endemica (India, Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Niger ed
Egitto) e la malattia continua a propagarsi in paesi precedentemente dichiarati liberi dalla polio.
Dalla meta' del 2003, 18 paesi polio-free sono stati reinfettati. In 6 di questi paesi (Burkina Faso,
Chad, Costa d'Avorio, Repubblica centro-africana, Mali e Sudan) i livelli di immunita' della
popolazione non sono sufficientemente alti da scongiurare il pericolo del ripristino di una
trasmissione all'interno del paese e quindi del ritorno dell'endemia. ''Le situazioni piu'
preoccupanti - ha spiegato Pasini - si registrano in Indonesia ed in Angola. A partire dal marzo
2005, in Indonesia, 226 bambini sono stati colpiti da paralisi a causa del virus della poliomielite
importata dal Sudan ai primi dell anno. Inizialmente limitata in due province (Bantan e Java
occidentale), l'epidemia si sta ora espandendo geograficamente interessando la capitale e
raggiungendo la parte centrale dell'isola di Java e quella di Sumatra. La situazione rappresenta un
rischio potenziale per paesi come la Malaysia, la Cina, Singapore e la Thailandia''. Per contrastare
il diffondersi dell'epidemia e' partita una vaccinazione di massa destinata a coprire 24 milioni di
bambini attraverso l' attivita' di 750 mila vaccinatori, ma la situazione verra' monitorata
attentamente nelle prossime settimane. In Angola, il poliovirus selvaggio e' ricomparso nella
capitale Luanda e in numerose altre parti del grande paese africano. L'OMS, insieme alla CDC ed
al Rotary International hanno lanciato una campagna per raccogliere 1,8 milioni di dollari per
realizzare una seconda giornata di vaccinazione di massa per i bambini al di sotto dei 5 anni (la
prima era stata realizzata nel luglio scorso).
IN GB BIMBA CRESCIUTA NELL'ADDOME DELLA MAMMA
Nonostante avesse scarsissime probabilità di farcela, è viva e sta bene una bimba britannica che si
è formata e sviluppata non nell'utero della mamma, ma in una cavità dell'addome. Per tutta la
gravidanza, i medici non se ne sono accorti: la piccola è venuta alla luce con un cesareo d'urgenza
al Lister Hospital di Stevenage. La mamma l'ha voluta chiamare Millie-An, come le probabilità
che la bambina aveva di sopravvivere, una su un milione.
''Sono felice di essere viva e che lo sia mia figlia'', è l'ovvio commento di Lisa Pittman, una
27enne di Letchworth, nell'Hertfordshire. La donna ha perso oltre 6 litri di sangue e ha dovuto
subire diversi interventi urgenti dopo il parto, compresa un'operazione all'intestino. Alla
10/05/2010
neomamma era sempre stato detto che sarebbe stato molto difficile avere figli. E si è trattato
davvero di una nascita miracolosa.
OSTEOPOROSI: STUDENTI E ANZIANI POCO ATTENTI A PREVENZIONE
Una corretta alimentazione, ricca di minerali e calcio, è alla base della prevenzione contro
l'osteoporosi, ma studenti ed anziani italiani, questa regola sembrano non rispettarla. Soltanto il
49,9% degli studenti maschi e il 41,4% delle femmine, infatti, beve regolarmente latte a colazione.
Lo yogurt poi, valida alternativa al latte, viene preso in considerazione soltanto dal 5,3% dei
ragazzi. E gli anziani non danno certo un buon esempio. Esaminando le abitudini alimentari di 110
italiane, con un'età media di 62 anni, già interessate dall'osteoporosi, è risultato che l'apporto
quotidiano ideale di calcio non supera il 60% del dovuto.
A 'fotografare' il rapporto di ragazzi e nonni con l'alimentazione 'amica delle ossa' è stata
un'equipe di esperti che ha condotto un'indagine su anziani e su un gruppo di 224 studenti fra i 5 e
i 18 anni.
ORECCHIO BIONICO NUOVA SPERANZA PER BIMBI
Nuove speranze per gli oltre 70 mila italiani colpiti da sordità profonda. Un orecchio bionico
posizionato nel cervello, con 21 elettrodi capaci di stimolare direttamente i centri dell'udito, può
infatti restituire una vita normale anche ai pazienti più gravi. Malati che non possono trarre
beneficio dall'orecchio bionico classico (impianto cocleare), perché privi delle strutture nervose
necessarie ad ascoltare.
La novità- presentata a Verona al termine di una 'due giorni' che ha riunito il gotha degli specialisti
di tutto il mondo - viene già utilizzata negli adulti con sordità profonda dovuta a particolari forme
di cancro, ma è oggi applicabile anche nei bambini e nei casi di sordità grave di origine non
tumorale .
VIRUS NILO: PRIME DUE VITTIME QUEST'ANNO A TORONTO
Prime due vittime del virus del Nilo occidentale a Toronto (Canada) nel 2005. La conferma è
giunta ieri dall'Associate Medical Officer of Health della città. Si tratta di due persone di 63 e 90
anni, punte da zanzare infette rispettivamente a fine luglio e nei primi giorni di agosto.
''Le condizioni dei due anziani - ha dichiarato il medico Michael Finklestein al 'Corriere canadese'
- si sono velocemente deteriorate, fino ad arrivare alla morte, lo scorso fine settimana''.
Nel 2005 sono stati 15 i casi di infezione riportati a Toronto. Ma per la citta' canadese l'anno
peggiore fu il 2002, quando il virus fece la sua comparsa sul territorio cittadino: allora furono
infettate 166 persone, con 10 morti.
Le autorità sanitarie hanno ricordato ancora una volta come la prevenzione sia l'arma più efficace
contro il virus del Nilo.
Il virus del Nilo si contrae attraverso le punture delle zanzare. I sintomi sono febbre alta, mal di
testa, nausea ed eruzioni cutanee. Stando alle statistiche, solo l'1% degli infettati si ammala
gravemente, ma il virus diventa estremamente pericoloso per le persone più fragili, come anziani,
bambini e malati cronici.
INFLUENZA POLLI: FAO, FONDI E MISURE URGENTI
La corsa ai farmaci e le scorte di antivirali non sono la priorità. La diffusione dell'influenza aviaria
va combattuta all'origine, con investimenti e misure di prevenzione urgenti per fronteggiare
l'arrivo del virus nei Paesi lungo le rotte di migrazione degli uccelli acquatici, ormai riconosciuti
come veicoli di contagio: Mar Nero, Mar Caspio, Africa del Nord e orientale, Medio Oriente,
Balcani e, dalla primavera 2006, anche l'Europa. Lo sottolinea la Fao, che ha lanciato un appello
agli Stati membri e ai Paesi industrializzati.
Sono necessari più fondi e l'adozione di piani di sorveglianza mirati sulla fonte del contagio, cioè
10/05/2010
gli animali. Solo cosi', più che spendendo per l'acquisto di antivirali, si può scongiurare o ridurre il
pericolo di una pandemia. Secondo l'organizzazione della Nazioni unite per l'alimentazione e
l'agricoltura, gli uccelli migratori provenienti dalla Siberia, dove è stato individuato l'H5N1,
potrebbero portare il virus nel Mar Caspio e nel Mar Nero.
Queste regioni e i paesi dei Balcani potrebbero diventare la ''porta d'ingresso del virus in Europa
centrale.
SCUOLE FRANCESI ELIMINANO BIBITE E MERENDINE
Rientro all'insegna del rigore alimentare nelle scuole francesi. I ragazzi d'oltralpe non troveranno
più i distributori automatici di cibo e bibite, eliminati prima dell'inizio delle lezioni, come prevede
la nuova normativa anti-obesità.
Il ministero dell'Educazione nazionale conferma che la legge è stata pienamente applicata e le
macchine, presenti nel 20% delle scuole medie e nel 50% dei licei, sono già state portate via. Al
loro posto, in alcuni casi, compariranno distributori di acqua potabile. Con la nuova normativa, il
Governo vuole arginare il crescente aumento dell'obesità giovanile, lievitata del 17% negli ultimi
20 anni in Francia. Il sovrappeso riguarda il 20% dei bambini con grandi differenze sociali: sono
troppo grassi il 27,2% dei figli di operai (7,3% obesi), ma solamente il 12, 8% (1,3 % obesi) tra i
figli dei quadri.
INFLUENZA: RESISTENZE AGLI ANTIVIRALI
Dalla metà degli anni '90 le resistenze agli antivirali contro l'influenza sono cresciute del 12 per
cento. Lo rivela il più vasto studio mai condotto sull'argomento da Rick Bright dei Centers for
Disease Control and Prevention, di Atlanta.
Secondo quanto riportato sulla rivista Lancet la frequenza della resistenza a amantadina e
rimantadina è passata dagli 0-4% del 1994 1995 al 12,3% del 2003-2004 ma è alle soglie del 70%
in certi paesi asiatici dove peraltro fino al 2003 e' stato isolato il 61% dei ceppi influenzali
farmacoresistenti. Amantadina e rimantadina sono efficaci nella profilassi contro i virus
influenzali A ma non contro l'influenza B e, usati da oltre 30 anni. Su di essi, fatto salvo per studi
ormai datati, non si compivano da tempo indagini per valutare l'emergere di ceppi virali resistenti.
Per vedere se effettivamente il tasso di comparsa di ceppi virali resistenti ai farmaci gli esperti
hanno osservato il patrimonio genetico di 7000 campioni di virus estratti da pazienti in tutto il
mondo. Dall'esame di mutazioni genetiche note per favorire la comparsa di resistenze
farmacologiche gli esperti hanno potuto quindi constatare il forte incremento delle stesse negli
ultimi dieci anni circa. ''Siamo allarmati dall'aver scoperto un simile aumento delle resistenze
farmacologiche tra i virus influenzali circolanti anche in periodi recenti ha commentato i risultati
Bright. Il nostro rapporto ha aggiunto ha implicazioni importanti per i governi mondiali che
pensano di adottare la tattica delle scorte di antivirali da usare in caso di comparsa di ceppi
epidemici o pandemici di influenza''.
VIOLENZA SESSUALE
Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) almeno una donna su 3 nel corso della vita
subisce abusi sessuali; una su 4 è vittima di violenza durante la gravidanza. E solo nel 3,5% dei
casi è opera di sconosciuti. Nel 95,3% il responsabile è il partner, un ex partner o comunque un
conoscente. Sono forme di violenza che causano poi patologie dolorose croniche come forme
gravi di colon irritabile, cefalea, lombalgia cronica e dolore addominale cronico. Tutti motivi che
hanno indotto l'Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) a scegliere come
tema precongressuale per il Congresso Nazionale (svoltosi recentemente) quello dell'assistenza
alla donna vittima di violenza. ''Scelta fatta – si apprende dall'Associazione - nella consapevolezza
che la violenza sia un evento per nulla marginale, che comporta importanti ricadute sulla salute
della donna in generale e sull'aspetto riproduttivo in particolare. Basti ricordare - sottolinea il
ginecologo - che la violenza rappresenta nel mondo la seconda causa di morte in gravidanza, che è
più frequente del diabete gestazionale o della placenta previa e che e' significativamente associato
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a varie patologie ostetriche e ginecologiche''. E i dati rilevati nella popolazione italiana gli danno
ragione. Quelli più recenti mettono in evidenza come su 22.759 donne intervistate vi sia stata una
incidenza del 2,29% di episodi di violenza tentata e consumata. Responsabile della violenza è in
genere il partner o un ex partner nel 95% dei casi, solo nel 3,5% è opera di sconosciuti. E l'evento
è stato denunciato solo nel 9,3% dei casi.
POLIO SI RISVEGLIA E REINFETTA 18 PAESI
La poliomielite alza la testa, reinfettando in due anni 18 paesi dichiarati polio-free, e allontanando
i tempi per la tanto attesa eradicazione mondiale della terribile malattia. Walter Pasini, direttore
del centro Oms di Medicina del Turismo, ne traccia la geografia e mette in guardia quanti
vogliano recarsi nelle zone a rischio, ricordando la necessita' di sottoporsi a vaccinazione.
Contrariamente alle aspettative dell' Organizzazione Mondiale della Sanita' che ne aveva previsto
la sua scomparsa entro l'anno 2000, attraverso una campagna di vaccinazione di massa, la
malattia, pur registrando in complesso un numero decrescente di casi (erano 350 mila nel 1988 e
sono 1.111 nel 2005 al 24 agosto) continua a rappresentare una minaccia in numerose nazioni. In 6
paesi la polio continua a rimanere endemica (India, Pakistan, Afghanistan, Nigeria, Niger ed
Egitto) e la malattia continua a propagarsi in paesi precedentemente dichiarati liberi dalla polio.
Dalla meta' del 2003, 18 paesi polio-free sono stati reinfettati. In 6 di questi paesi (Burkina Faso,
Chad, Costa d'Avorio, Repubblica centro-africana, Mali e Sudan) i livelli di immunita' della
popolazione non sono sufficientemente alti da scongiurare il pericolo del ripristino di una
trasmissione all'interno del paese e quindi del ritorno dell'endemia. ''Le situazioni piu'
preoccupanti - ha spiegato Pasini - si registrano in Indonesia ed in Angola. A partire dal marzo
2005, in Indonesia, 226 bambini sono stati colpiti da paralisi a causa del virus della poliomielite
importata dal Sudan ai primi dell anno. Inizialmente limitata in due province (Bantan e Java
occidentale), l'epidemia si sta ora espandendo geograficamente interessando la capitale e
raggiungendo la parte centrale dell'isola di Java e quella di Sumatra. La situazione rappresenta un
rischio potenziale per paesi come la Malaysia, la Cina, Singapore e la Thailandia''. Per contrastare
il diffondersi dell'epidemia e' partita una vaccinazione di massa destinata a coprire 24 milioni di
bambini attraverso l' attivita' di 750 mila vaccinatori, ma la situazione verra' monitorata
attentamente nelle prossime settimane. In Angola, il poliovirus selvaggio e' ricomparso nella
capitale Luanda e in numerose altre parti del grande paese africano. L'OMS, insieme alla CDC ed
al Rotary International hanno lanciato una campagna per raccogliere 1,8 milioni di dollari per
realizzare una seconda giornata di vaccinazione di massa per i bambini al di sotto dei 5 anni (la
prima era stata realizzata nel luglio scorso).
STAMINALI: PRIMO RAPIANTO COMBINATO SU ITALIANA DIABETICA
È stato effettuato con successo, per la prima volta al mondo, un trapianto combinato di cellule
staminali prelevate dal midollo osseo insieme a cellule del pancreas, su una donna affetta da
diabete insulino dipendente. Ad operare è stato un team di clinici italiani all'università di Miami,
coordinati dal dottor Camillo Ricordi, su una donna italiana di 44 anni. A due mesi dal trapianto i
parametri biologici della donna sono stati definiti ottimi: la glicemia, ha spiegato il chirurgo, si è
normalizzata e stabilizzata. ''È la prima volta – hanno affermato i chirurghi - che abbiamo ottenuto
l'indipendenza dall'insulina dopo una singola infusione di cellule che producono insulina e due
infusioni di cellule staminali purificate dal midollo osseo di uno stesso donatore''. L'intervento
effettuato sulla donna è il primo di sei autorizzati dalla Food and Drug Administration. ''La nostra
idea – hanno detto da Miami - è quella di purificare cellule staminali dal midollo osseo e far
coesistere il sistema immunitario del donatore con quello del ricevente e far accettare meglio le
cellule delle isole pancreatiche che normalmente producono insulina. Se questa strategia sarà
vincente - ha aggiunto - pensiamo di poter in futuro diminuire i farmaci immunoppressori. Quello
effettuato fino ad ora è il primo trapianto combinato del genere e l'obiettivo è di trasferire le
tecniche dello studio nei centri italiani dove si effettuano trapianti di isole pancreatiche''. ''Da
quando abbiamo effettuato il primo trapianto di isole pancreatiche nel 1990 – hanno ricordato i
medici italiani autori del trapianto - ci siamo concentrati sullo sviluppo di strategie per ridurre o
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eliminare nel tempo i farmaci antirigetto. È presto per dire se questo studio ci permetterà di
raggiungere questo obiettivo ma siamo davvero entusiasti di questo iniziale successo''.
COME RIDURRE LA MORTALITA' NELLE GRANDI CITTA'
Come ridurre la mortalità nelle città capoluogo di provincia: questo il fine di uno ''Studio sugli
indicatori di salute e disagio sociale ai fini della valutazione della qualità della vita nei centri
urbani'', una ricerca a cura dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Associazione Medici per
l'Ambiente-Isde Italia. L'accordo tra l'associazione dei medici per l'ambiente e l'Istituto Superiore
di Santità ne ricalca uno precedente e simile che aveva portato alla realizzazione della
pubblicazione ''Mortalità evitabile nelle città capoluogo di provincia''. Le cause di morte sono
considerate evitabili, quando il rischio di morte per quella causa può essere ridotto, o addirittura
evitato, raggiungendo un buon livello qualitativo e quantitativo di intervento pubblico sulla salute,
dalla prevenzione alla cura e riabilitazione. Le cause evitabili possono essere aggregate in tre
raggruppamenti: prevenzione primaria e interventi nel disagio sociale; diagnosi precoce e terapia;
servizi ospedalieri territoriali. La realizzazione di un atlante sulla Mortalità evitabile nelle città
capoluogo di provincia può fornire un utile contributo nell'individuare alcuni punti critici, nello
scegliere le azioni di prevenzione e risanamento più opportune e nel valutarne l'efficacia nel
tempo. La mortalità per cause evitabili rappresenta infatti un importante indicatore dell'efficacia
degli interventi sociali, ambientali e sanitari per tutto il territorio nazionale.
Oms: 2/3 spesa in Europa per fumo, alcol e obesità
L'Europa ricca è causa del suo male: i cattivi stili di vita incidono infatti sulla spesa totale in
misura abnorme, il 66,3% secondo il rapporto 2005 sulla salute in Europa dell'Oms. Più in
particolare, i fattori di rischio sono il fumo, l'alcol, l'ipertensione, l'ipercolesterolemia, il
sovrappeso, la scarsa assunzione di frutta e verdura e il ridotto esercizio fisico, nell'insieme
responsabili dei due terzi dei costi sanitari, calcola l'organizzazione mondiale della Sanità. In
termini di Daly (Disability-adjusted life-year, l'indicatore che combina l'impatto complessivo sulla
salute generale di malattie, disabilità e mortalità), riferisce il sito Epicentro del Centro Nazionale
per la Prevenzione e Sorveglianza (Cneps), le cause principali dei costi sanitari nell'Oms Europa
sono le malattie non trasmissibili (77% del totale), incidenti e avvelenamenti (14%) e le malattie
infettive (9%). Inoltre, povertà e inaccessibilità ai servizi creano un ulteriore aumento dei costi in
alcuni dei Paesi membri dell'Europa orientale. Il 34% dei costi sanitari sono dovuti a sette
principali condizioni: le cardiopatie ischemiche, le malattie psichiatriche (depressione, disturbi
bipolari), le malattie cerebrovascolari, l'abuso di alcol, le malattie respiratorie croniche, il cancro
del polmone e i problemi legati al traffico. L'attenzione delle istituzioni sanitarie, secondo l'Oms,
deve essere concentrata nel ridurre proprio i fattori di rischio per prevenire gran parte delle
malattie. Per il resto rimane confermata la situazione che vede culle sempre più vuote e sempre più
anziani. Si riducono la fertilità e i casi di morte prematura. Dal 1990, l'aspettativa generale di vita
è cresciuta da 73,1 a 74 anni. Dal momento che nascono sempre meno bambini e che la
popolazione dei Paesi membri diventa sempre più anziana, è necessario attuare interventi adeguati
non solo per ridurre l'incidenza delle malattie infantili, ma anche per migliorarne la resistenza allo
stress e quindi la capacità di mantenersi in buona salute il più a lungo possibile.
Artrite psoriasica incubo per 240.000 italiani
È la quarta malattia reumatica per diffusione in Italia, con un esercito di malati che conta circa
240.000 persone. Una condizione spesso sconosciuta e sotto diagnosticata che colpisce gli italiani
in maniera superiore alla media europea. È l'artrite psoriasica, malattia reumatica invalidante che
colpisce chi è già affetto da psoriasi. Da oggi, questi malati hanno però a disposizione un nuovo
trattamento: l’anticorpo monoclonale completamente umano capace di migliorare in maniera
significativa sia i sintomi articolari che quelli cutanei e di arrestare la progressione della malattia.
Come rivela lo studio MAPPING, un'indagine epidemiologica sulla prevalenza delle malattie
muscolo-scheletriche, la prevalenza dell'artrite psoriasica è dello 0,42% contro una media europea
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dello 0,1%. L'indagine, svolta nel 2004 e i cui risultati sono in corso di pubblicazione sulla rivista
'Clinical and Experimental Rheumatology', ha valutato le persone affette dalle diverse malattie
muscoloscheletriche mettendo così in evidenza anche la realtà dell'artrite psoriasica. La ricerca
mette in evidenza anche i disagi con cui devono convivere le persone affette da malattie
muscoloscheletriche, quali le difficoltà al movimento e allo svolgimento delle attività della vita
quotidiana. La contemporanea presenza di altre malattie a carico dell’apparato cardiovascolare,
respiratorio, gastrointestinale e di alterazioni metaboliche, quali il diabete (presenti in oltre il 50%
dei pazienti), può inoltre indurre elevati livelli di disabilità con conseguente perdita della capacità
lavorativa. L'esordio dell'artrite psoriasica avviene fra i 30 e i 50 anni d'età e in due casi su tre la
malattia reumatica segue quella dermatologica. Si tratta di una patologia che provoca in alcuni casi
la deformazione ossea e impedisce il movimento. Nuove speranze per controllare questa malattia
arrivano però dal nuovo trattamento.
COME RIDURRE LA MORTALITA' NELLE GRANDI CITTA'
Come ridurre la mortalità nelle città capoluogo di provincia: questo il fine di uno ''Studio sugli
indicatori di salute e disagio sociale ai fini della valutazione della qualità della vita nei centri
urbani'', una ricerca a cura dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Associazione Medici per
l'Ambiente-Isde Italia. L'accordo tra l'associazione dei medici per l'ambiente e l'Istituto Superiore
di Santità ne ricalca uno precedente e simile che aveva portato alla realizzazione della
pubblicazione ''Mortalità evitabile nelle città capoluogo di provincia''. Le cause di morte sono
considerate evitabili, quando il rischio di morte per quella causa può essere ridotto, o addirittura
evitato, raggiungendo un buon livello qualitativo e quantitativo di intervento pubblico sulla salute,
dalla prevenzione alla cura e riabilitazione. Le cause evitabili possono essere aggregate in tre
raggruppamenti: prevenzione primaria e interventi nel disagio sociale; diagnosi precoce e terapia;
servizi ospedalieri territoriali. La realizzazione di un atlante sulla Mortalità evitabile nelle città
capoluogo di provincia può fornire un utile contributo nell'individuare alcuni punti critici, nello
scegliere le azioni di prevenzione e risanamento più opportune e nel valutarne l'efficacia nel
tempo. La mortalità per cause evitabili rappresenta infatti un importante indicatore dell'efficacia
degli interventi sociali, ambientali e sanitari per tutto il territorio nazionale.
Cervello, studio italiano
Il 'pallino' per i numeri si cela nel lobo frontale destro del cervello. Lo hanno scoperto i ricercatori
italiani dell’Università “la Sapienza” e della Fondazione Santa Lucia di Roma, chiarendo anche
come fa il cervello a decidere se e quanto un numero sia più grande di un altro. La nostra 'materia
grigia', infatti, si serve di una linea virtuale (una sorta di righello immaginario) sulla quale i
numeri più piccoli vengono immaginati alla sinistra di quelli più grandi. Nella nostra mente
'proiettiamo' insomma un righello graduato, simile a quelli usati a scuola, per confrontare i numeri
fra loro.
Nello studio svolto i ricercatori hanno per la prima volta individuato le aree cerebrali che
consentono l'uso di questo ''righello mentale numerico'', localizzandole nel lobo frontale destro.
L'indagine ha inoltre evidenziato che la capacita' di confrontare quantità numeriche diverse
dipende da quella di ricostruire mentalmente la collocazione degli oggetti nello spazio. Risultati
che hanno valso allo studio italiano la pubblicazione su 'Nature Neuroscience'.
INFLUENZA: RESISTENZE AGLI ANTIVIRALI
Dalla metà degli anni '90 le resistenze agli antivirali contro l'influenza sono cresciute del 12 per
cento. Lo rivela il più vasto studio mai condotto sull'argomento da Rick Bright dei Centers for
Disease Control and Prevention, di Atlanta.
Secondo quanto riportato sulla rivista Lancet la frequenza della resistenza a amantadina e
rimantadina è passata dagli 0-4% del 1994 1995 al 12,3% del 2003-2004 ma è alle soglie del 70%
in certi paesi asiatici dove peraltro fino al 2003 e' stato isolato il 61% dei ceppi influenzali
farmacoresistenti. Amantadina e rimantadina sono efficaci nella profilassi contro i virus
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influenzali A ma non contro l'influenza B e, usati da oltre 30 anni. Su di essi, fatto salvo per studi
ormai datati, non si compivano da tempo indagini per valutare l'emergere di ceppi virali resistenti.
Per vedere se effettivamente il tasso di comparsa di ceppi virali resistenti ai farmaci gli esperti
hanno osservato il patrimonio genetico di 7000 campioni di virus estratti da pazienti in tutto il
mondo. Dall'esame di mutazioni genetiche note per favorire la comparsa di resistenze
farmacologiche gli esperti hanno potuto quindi constatare il forte incremento delle stesse negli
ultimi dieci anni circa. ''Siamo allarmati dall'aver scoperto un simile aumento delle resistenze
farmacologiche tra i virus influenzali circolanti anche in periodi recenti ha commentato i risultati
Bright. Il nostro rapporto ha aggiunto ha implicazioni importanti per i governi mondiali che
pensano di adottare la tattica delle scorte di antivirali da usare in caso di comparsa di ceppi
epidemici o pandemici di influenza''.
Sindrome metabolica, adolescenti e bimbi extralarge
Neanche i giovanissimi italiani sono immuni dalla sindrome metabolica, che colpisce un adulto su
quattro. Un mix micidiale di sovrappeso o obesità addominale, trigliceridi alti, colesterolo 'buono'
basso e insulino-resistenza che, secondo le stime, colpisce già il 5% degli adolescenti del Belpaese
e insidia i bimbi extralarge: il 35% dei piccoli italiani e' in sovrappeso e il 10% obeso.
'Sotto accusa' per l'epidemia di eccesso di peso fra i giovanissimi, soprattutto lo stile di vita ''poco
attivo, e l'eccesso di cibo, ma anche la pericolosa diffusione delle maxi-porzioni, un'abitudine
importata dagli Usa. E' stato calcolato, ad esempio, che negli States una porzione di pop-corn
venduta al cinema e' passata dalle 170 calorie di dieci anni fa alle 1.700 di oggi''. Insomma, ci
vuole pochissimo per fare il pieno di calorie. E se la dieta mediterranea sarebbe un naturale
antidoto al sovrappeso, ''oggi si mangia troppo spesso e male, e ci si muove poco. E i bimbi sono
'bombardati' dalla pubblicità di merendine e cibi grassi''. Per proteggerli l'esperto consiglia menu'
più sani, occhio ai fuoripasto e soprattutto più movimento.
30 Crediti per il 2006
Per il 2006 basteranno 30 crediti Ecm per la formazione continua dei medici e dei professionisti
della sanità. Lo ha confermato la Commissione nazionale Ecm nella sua ultima riunione,
approvando la proposta di mantenere per il 2006 un debito formativo pari al 2005. In questo modo
i crediti previsti nel primo quinquennio del programma si ridurrebbero da 150 iniziali a 120. La
proposta sarà valutata in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Nel corso della riunione si è inoltre preso atto dei provvedimenti già autorizzati dal ministro della
Salute e della deroga relativa ai termini di inserimento e validazione di eventi riguardanti
l'influenza aviaria (autorizzabili se validati a 10 giorni dall'inizio dell'evento). Sono state prorogate
sperimentazioni già in atto e autorizzate nuove sperimentazioni Fad.
Infortuni: 50% rischi in più sul lavoro per giovani, al via campagna UE
Promuovere la sicurezza dei giovani sul lavoro dal momento che - secondo le statistiche europee questi lavoratori corrono il 50% di 'rischio infortuni' in più rispetto ai colleghi più avanti negli
anni. E' l'obiettivo della campagna 'ad hoc' che sarà avviata in tutto il territorio dell'Unione
europea. Gli infortuni rappresentano infatti, sottolinea l'Agenzia europea per la sicurezza e salute
sul lavoro, una grave minaccia per i 58 milioni di giovani lavoratori europei. Come mostra il caso
di un ragazzo di 16 anni, che nel suo primo giorno si è rotto le gambe cadendo dalla pedana di un
camion dell'immondizia di 18 tonnellate. Il giovane viaggiava lì perché in cabina non c'era
abbastanza spazio per lui e gli altri tre operai.
Secondo i dati Eurostat, il rischio di infortuni sul lavoro è maggiore di almeno il 50% tra i giovani
di 18-24 anni, rispetto a qualsiasi altra fascia di età.
Globuli rossi per veicolare farmaci
10/05/2010
I globuli rossi usati come 'bus' intelligenti per veicolare farmaci. Queste cellule, infatti, hanno il
pregio di essere biodegradabili, di restare lungamente in circolo e di avere un volume - grazie
all'assenza di nucleo e organelli - che consente loro di incapsulare farmaci.
L'idea, tutta italiana e presentata all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, è stata
sperimentata per trattare pazienti - adulti e bambini - affetti da morbo di Crohn, rettocolite
ulcerosa e fibrosi cistica, ma è in fase di sperimentazione preclinica anche per l'impiego con
farmaci destinati ad altre patologie. Per il momento, questa tecnica nell'uomo ha dimostrato la
capacità di ridurre il ricorso dei pazienti a farmaci cortisonici. Questi medicinali infatti,
ampiamente utilizzati nella terapia delle malattie infiammatorie, presentano numerosi effetti
collaterali. Incapsulati nei globuli rossi del paziente, invece, i glucocorticoidi (cortisone) vengono
rilasciati lentamente nell'arco di quattro settimane, garantendo livelli ematici del farmaco molto
bassi ma costanti nel tempo.
Medici giudicati i più affidabili
Gli italiani si fidano della classe medica, mentre la più compromessa, quanto a fiducia, risulta la
categoria dei giornalisti. E' quanto emerge da un'indagine condotta dall'Osservatorio del mercato
del lavoro della psicologia del Lazio, su un campione nazionale stratificato a livello familiare e
individuale di 4.350 soggetti.
Reputazione ancora decisamente solida, dunque, per i medici, primi nella classifica della fiducia
nelle professioni, con un punteggio da 1 a 10 che arriva a 7,81. Al secondo posto per affidabilità,
ci sono gli ingegneri (7,53). Ma anche i veterinari piacciono (7,17), più dei magistrati (6,92), che
raggiungono 'solo ' la quarta posizione. Seguono gli psicologi (6,55), che conquistano la fiducia
degli italiani più di architetti (6,48), avvocati (6,42), commercialisti (6,39), consulenti d'azienda
(6,25). Cenerentola nella classifica, infine, la categoria dei giornalisti (6,05).
Infezioni ospedaliere
Settemila morti e cento milioni di euro di spesa l'anno. E' il bilancio delle infezioni ospedaliere in
Italia secondo le stime riportate dall'Istituto neurotraumatologico italiano (Ini). Tante le cause del
fenomeno,
ma tra queste, affermano già da tempo gli esperti, compaiono anche la scarsa igiene e il fatto di
lavarsi poco le mani. Le infezioni ospedaliere, dunque, restano a tutt'oggi un rilevante problema di
sanità pubblica: Nonostante i numerosi progressi registrati, sottolinea infatti l'Ini, la percentuale di
infezioni contratte durante un ricovero in Italia rimane stabilmente attestata da venti anni a questa
parte sul 6,7%. Le infezioni riguardano soprattutto le vie urinarie, le ferite chirurgiche e le
polmoniti. La percentuale e' in linea con la media dei paesi industrializzati, ma non per questo e'
meno preoccupante. Ovviamente, affermano gli esperti dell'Ini, non soltanto i pazienti sono a
rischio e vengono coinvolti, pur
se in percentuale molto inferiore, anche il personale ospedaliero e varie figure che possono venire
a contatto con il malato come volontari, studenti e religiosi. Eppure, sulla base di vari studi
americani realizzati dal Center for Disease Control di Atlanta, almeno il 30% di queste infezioni
sarebbe evitabile se solo negli ospedali si attuasse una adeguata sorveglianza, creando idonei
comitati di controllo. Nella classifica delle infezioni più diffuse compaiono quelle urinarie: si
calcola che, nell'arco della propria vita,
circa il 30% della popolazione femminile e il 12% di quella maschile incorra almeno in un
episodio di infezioni delle vie urinarie, con un importante impatto sul piano clinico e sulla qualità
della vita. Si stima che queste infezioni possano causare una morte ogni 1000 episodi.
10/05/2010