06 luglio 2006

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Prossimo numero: 20 luglio 2006
Le ditte ticinesi, soprattutto quelle
del ramo artigianale, faticano a
lavorare in Italia. Per le aziende
d’oltre frontiera, invece, operare in
Ticino è molto più semplice.
Libera circolazione
La Posta
pagina 2
pagina 5
Edilizia
Flessibilità e sicurezza
pagina 4
pagine 8-9
La reciprocità è ancora lontana
La Torno ristruttura e licenzia
Il Nazionale difende le regioni periferiche
Due realtà che possono andare a braccetto
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SINDACATO ATTUALITÀ
6 luglio 2006
I CENTO ANNI DALLA NASCITA DI MONSIGNOR LUIGI DEL-PIETRO
Sotto la scorza ruvida batteva un cuore grande
Maurizia Conti
l mio primo incontro con don Del-Pietro
risale al 1973. Di questo grande uomo,
prete e sindacalista non potrò mai dimenticare la passione, l’amore e il bene che ha
dedicato all’Organizzazione cristiano sociale,
la sua grande famiglia.
Chi non lo conosceva aveva rispetto e timore di quel sacerdote, perché a prima vista
appariva l’immagine di un uomo brusco, chiuso, severo e rigido. Era irruento e combattivo,
molto esigente, a volte bastava un suo sguardo per dare ordini, incuteva un certo timore,
ma sapeva apprezzare e lodare chi svolgeva
bene il proprio lavoro. Sotto questa sua apparente scorza ruvida c’era un cuore grande e
generoso, che non lesinava mai il suo tempo
e la sua disponibilità a nessuno.
Monsignore era circondato da ottimi collaboratori e aveva grande considerazione per
ogni dipendente, anche per chi svolgeva compiti semplici e di routine. Si preoccupava delle
necessità di ogni dipendente e a Natale sceglieva personalmente il regalo per tutti i suoi
collaboratori. Anche la bellissima festa dei
suoi 70 anni era stata organizzata non solo
per i collaboratori più stretti, ma aveva voluto
accanto a sé tutti i suoi dipendenti.
Grande viaggiatore, si spostava in auto con
il fedele autista Plinio Piffaretti ma anche in
I
treno o in aereo. Ogni volta che
tornava dai suoi numerosi viaggi, il quarto piano, dove lui aveva
l’ufficio, era sempre in ansia. Se
si sentiva nel corridoio il suo
respiro simile a un sibilo significava che le trattative non erano
andate bene, ed era meglio
stare zitti, se iniziava a salutare
dalla prima porta con un cordiale «buongiorno» gli incontri
erano stati proficui.
Grande studioso, divoratore di
libri, uomo dagli interessi e dalle
conoscenze sconfinate, si documentava su
tutto con grande scrupolosità e professionalità.
Ricordo che quando entravo nel suo ufficio
avevo un timore reverenziale ed ero affascinata dalla sua meravigliosa biblioteca, dalla
sua incredibile capacità di trovare al volo, in
mezzo a quelle immense pigne di pratiche che
coprivano le sue scrivanie, l’incarto da trattare in quel momento.
Da quell’ufficio al quarto piano del segretariato cantonale quanti articoli sono stati scritti
per il Lavoro, che lui amava tanto e in cui credeva, quanti documenti, quante circolari,
quanti programmi tracciati e poi via via realizzati.
Ai numerosi datori di lavoro che incontrava
ripeteva spesso una frase:
«Sono i buoni dirigenti e i buoni
sistemi di direzione che producono buoni dipendenti».
Ci ha lasciato un grande
esempio da seguire, ispirati alla
dottrina sociale della Chiesa:
anche nel nostro piccolo, dobbiamo contribuire affinché l’uomo e il suo lavoro vengano valorizzati.
Passano gli anni, alcuni problemi vengono risolti, si raggiungono conquiste sociali, altri
obiettivi non sono ancora realizzati, nuove
sfide sempre più ardue si presentano. Il
mondo del lavoro cambia, siamo confrontati
con una crescente disoccupazione, dilaga il
precariato, le conquiste fatte in anni di lotte
sindacali vengono scardinate. Ma non ci dobbiamo arrendere, come ci ha insegnato Monsignore, dobbiamo continuare a lavorare per i
nostri associati, a lottare per loro.
Le nuove e importanti sfide che ci aspettano non devono spaventarci, don Del-Pietro
negli anni Cinquanta scriveva: «Il Vangelo è
pieno di promesse sociali, alcune delle quali
avvolte nell’oscurità: si svolge col tempo, ma
scopre ad ogni singola epoca solo quella
parte di strada che la stessa è chiamata a percorrere».
■ DA BERNA. DUE INTERVENTI DI ROBBIANI ALLA SESSIONE ESTIVA DELLE CAMERE
Lotta contro la disoccupazione giovanile e Accordi bilaterali
OCCUPAZIONE GIOVANILE
I giovani sono la fascia più colpita dalla disoccupazione. In una recente analisi, l’OCST ha
puntato i riflettori su questa piaga, illustrandone
i motivi e additando alcuni assi di impegno a
sostegno dell’occupazione dei giovani.
Meinrado Robbiani, in occasione delle
recenti sessioni parlamentari, ha tratto spunto
da questi approfondimenti per rivolgersi a due
riprese al Governo, sollecitando una strategia
di lotta contro la disoccupazione giovanile.
Ha in particolare posto l’accento su coloro
che, non avendo ultimato una formazione professionale di base, corrono il pericolo, sin dall’ingresso nel mondo del lavoro, di avere una
prospettiva lavorativa all’insegna della precarietà. I giovani senza una formazione professionale sono infatti i più penalizzati sul mercato del lavoro. I recenti rilevamenti e le statistiche sull’assistenza sociale confermano che
questo gruppo è a rischio e ricorre all’aiuto
sociale in misura superiore alla media.
Robbiani ha sollecitato il Governo a promuovere, d’intesa con i Cantoni, un’apposita azione e un’adeguata campagna volte a consentire un capillare ricupero formativo per quei giovani che non hanno ultimato una formazione
professionale di base. Ha pure chiesto di modificare il limite di età fissato dalla legge sull’assicurazione contro la disoccupazione per
avere diritto al sostegno finanziario in caso di
ricupero di un tirocinio quale provvedimento
favorevole al reinserimento lavorativo.
Cosa fa la Confederazione? Robbiani ha inoltre interpellato il Consiglio federale affinché dia
l’esempio, nell’ambito dell’amministrazione
federale, di una politica favorevole all’occupazione giovanile. Ha propugnato un contributo
coerente all’assunzione di giovani anche nella
forma di periodi temporanei di stage, grazie ai
quali consentire ai giovani di acquisire un’esperienza lavorativa che agevoli il loro inserimento nel mercato del lavoro.
LIBERA CIRCOLAZIONE E RECIPROCITÀ
La dimensione assunta dal lavoro distaccato
testimonia l’esplosione del volume di attività
svolta in Ticino da ditte con sede oltre frontiera. Questa nuova fisionomia del mercato tocca
in primo luogo i rami artigianali ruotanti attorno
all’edilizia. In questo contesto è sin dall’inizio
emerso che il fenomeno del lavoro distaccato
ha un flusso essenzialmente unidirezionale.
Le ditte ticinesi, diversamente da quelle d’oltre frontiera, faticano a operare in Italia. Questa caratteristica del lavoro distaccato è in
parte ricollegabile alla debole propensione ed
esperienza di lavoro delle ditte locali al di fuori
dei nostri confini. È però anche il frutto di una
carente reciprocità nel funzionamento delle
procedure in materia di libera circolazione.
I contatti intercorsi anche recentemente con
i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche e dell’economia italiane hanno convalidato l’impressione che per le imprese indigene la
libera circolazione sia ancora intralciata da un
intreccio ingarbugliato e opaco di norme, compiti e responsabilità decisionali.
Robbiani, durante la sessione estiva delle
Camere federali, si è rivolto al Consigliere
federale Deiss, chiedendo se il Governo non
intenda intervenire sui Paesi confinanti affinché codifichino in dettaglio le istanze e le procedure che reggono il lavoro distaccato.
Solo in questo modo è possibile dare una
più compiuta attuazione alla libera circolazione
e garantire un’effettiva reciprocità. La risposta
evasiva e deludente del Consigliere federale,
che ha perlopiù invitato a sottoporre i singoli
casi di difficoltà, ha indotto Robbiani a presentare un atto parlamentare formale. Chiede al
Consiglio federale di intervenire con sollecitudine in modo che i Paesi dell’Ue, e in particolare quelli confinanti con la Svizzera, definiscano e rendano facilmente accessibili le procedure da seguire in caso di lavoro distaccato.
Devono in particolare essere precisate le
modalità da ossequiare e gli uffici ai quali rivolgersi per le notifiche di lavoro distaccato.
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SINDACATO POLITICA
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■ IL CONSIGLIO DI STATO RISPONDE A UN’INTERROGAZIONE DELL’ANNO SCORSO
Ecco i dati sulla disoccupazione dei giovani docenti in Ticino
l 20 giugno scorso, dopo più di un anno, il
Consiglio di Stato ha risposto all’interrogazione di Renato Ricciardi, Giuliano Butti e
Gianni Guidicelli, sulla situazione della disoccupazione magistrale in Ticino (9 marzo 2005,
n. 41.05).
L’interrogazione era volta a stabilire, nell’ambito dell’aumento della disoccupazione
giovanile, quali sono le opportunità di entrare
nel mondo della scuola.
Il Consiglio di Stato ha fornito i risultati di
un’indagine, alla quale ha partecipato quasi la
totalità dei neodiplomati docenti di scuola dell’infanzia e di scuola elementare dell’ASP.
Alla fine di febbraio del 2006 il 66 per cento
(41) dei diplomati nel 2005 era occupato in
un’attività di insegnamento nelle scuole comunali. Di queste il 17 per cento in qualità di
docente incaricato a tempo pieno e il 32 per
cento a tempo parziale. Gli altri erano impegnati in attività di appoggio e di supplenza.
Al momento solo il 5 per cento dei diplomati
I
era disoccupato, anche se il 13 per cento svolgeva un’attività al di fuori dell’ambito scolastico
e un altro 13 per cento stava proseguendo gli
studi.
A questo proposito il Consiglio di stato ha
notato che la percentuale di diplomati dell’Alta
scuola pedagogica che continua la formazione è aumentata grazie al riconoscimento del
titolo come bachelor (i primi tre anni della formazione universitaria di cinque anni).
I disoccupati nel ramo dell’insegnamento
sono, secondo i dati della Sezione del lavoro,
28 nella scuola dell’infanzia e 72 nella scuola
elementare, ma si segnalano oltre trecento
persone che si sono annunciate per le supplenze nell’anno scolastico 2005/2006.
Ci sono complessivamente 36 docenti
annunciatisi come disoccupati e con età compresa tra 20 e 29 anni, che non hanno trovato
un’occupazione completa nel settore delle
scuole dell’infanzia o delle scuole elementari.
Il Dipartimento ha assunto nelle scuole cantonali 107 persone per coprire l’aumento di
sezioni (23) dovute ad un incremento di allievi.
L’aumento di allievi per i prossimi anni si conferma solo per le scuole dell’infanzia, mentre
nelle scuole elementari saranno sempre messi
a disposizione dei posti di supplenza.
■ LAPS: IL DIRITTO INIZIA IL MESE SUCCESSIVO ALL’INOLTRO DELLA DOMANDA
Una modifica che penalizza chi ha poco o addirittura niente
ino ad oggi sembrava che la legge sull’armonizzazione delle prestazioni sociali avesse l’obiettivo di razionalizzare l’intervento sociale e di orientare i contributi pubblici ai cittadini in modo finalizzato ai bisogni e
sostenibile. Ma la proposta presentata e approvata dal Gran Consiglio altro non è che un
risparmio secco e indiscriminato.
È stato questo il succo dell’intervento di
Gianni Guidicelli che il 19 giugno scorso ha
presentato, sostenuto da Giuliano Butti e
Renato Ricciardi, un emendamento alla proposta di modifica dell’articolo 23 della Laps e del-
F
l’articolo 61 della Legge sull’assistenza sociale.
Entrambe le modifiche prevedono uno spostamento del diritto ai sussidi al mese seguente l’inoltro della domanda.
«Ciò significa concretamente che, adempiuti i presupposti per aver diritto alle prestazioni
Laps o Las, si dice all’avente diritto che per
quel mese deve farne a meno». Si tratta di prestazioni che garantiscono il mantenimento dei
figli o il minimo vitale a chi non ha altre entrate
o entrate insufficienti. Questa modifica quindi
colpisce le famiglie numerose o monoparenta-
li, i disoccupati senza diritto alle prestazioni
della cassa disoccupazione e le persone che
non trovano un lavoro per problemi di salute.
In realtà il diritto al sussidio dovrebbe nascere nel momento di necessità e non dal mese in
cui s'inoltra la domanda o dal mese seguente.
«Recenti studi sui redditi in Ticino e sul fenomeno dei Working poor, hanno evidenziato
come ci sia un preoccupante impoverimento di
una fascia di popolazione. La modifica proposta non farebbe altro che aggravare questa
evoluzione, togliendo qualcosa a chi ha poco o
addirittura niente.»
Che voto dare all’Usi
e alla Supsi?
solo?
Nel contratto gli elementi di valutazione
sono piuttosto vaghi e non sempre misurabili,
per questo motivo è stato suggerito uno sviluppo concettuale degli indicatori che consideri alcuni nuovi dati.
La collaborazione dei due enti con istituzioni europee ed extraeuropee, l’alto numero di
studenti provenienti dall’estero e dagli altri
cantoni svizzeri e le numerose attività di ricerca finanziate da enti pubblici e privati sono una
risorsa per il cantone in quanto contribuiscono
al rafforzamento della sua credibilità a livello
nazionale e internazionale.
È inoltre utile capire più a fondo i rapporti
delle università con il territorio e con le imprese, analizzando da una parte il ruolo degli istituti di ricerca, e dall’altra la capacità del mondo
del lavoro di occupare coloro che hanno concluso gli studi.
In terzo luogo è interessante approfondire il
ruolo e il valore per il Cantone degli organi
creati dagli istituti universitari ticinesi per assistere la nascita e lo sviluppo di nuove attività
imprenditoriali.
Dubbi sul Dipartimento
sanità della Supsi
a legge sull’Usi e sulla Supsi approvata il
9 novembre dell’anno scorso prevedeva
per i due enti un contratto di prestazione
per obiettivi. Al momento dell’approvazione dei
rapporti annuali, la Commissione scolastica
ha presentato al Gran consiglio un rapporto
sull’andamento dei due enti alla luce del nuovo
contratto.
Dopo questa prima esperienza Renato Ricciardi, membro della stessa Commissione, ha
suggerito alcuni interventi possibili per meglio
misurare l’indotto creato dall’Usi e dalla Supsi
rendendo gli elementi di valutazione più significativi nell'analisi del rapporto tra l'impiego dei
contributi assegnati ai due enti e svolgimento
dell’incarico ricevuto.
Tra gli obiettivi assegnati a Usi e Supsi
emerge sicuramente un interesse prioritario:
cosa danno Usi e Supsi al Ticino? E come
misurare questo impatto economico, ma non
L
opo il passaggio delle competenze per
la formazione sanitaria dalla Croce
rossa svizzera alla Confederazione,
con una programmazione scarsa e prima della
necessaria approvazione parlamentare, sono
iniziate le assunzioni di docenti e le iscrizioni
degli studenti nel nuovo Dipartimento di sanità
alla Supsi.
Dopo questo inizio frettoloso, alcune questioni restano da chiarire. Innanzitutto è necessario accertarsi che i programmi previsti dalla
Supsi vengano armonizzati a livello svizzero
ed europeo. Questo aspetto è particolarmente
importante per garantire la qualità dell’insegnamento e la mobilità degli studenti.
Inoltre bisogna tener conto, sulla linea dell’Alta scuola pedagogica, delle necessità degli
studenti adulti con impegni familiari, garantendo loro la possibilità di formarsi a tempo parziale parallelamente all’attività lavorativa.
D
SINDACATO ATTIVITÀ
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■ EDILIZIA - LA TORNO DI MEZZOVICO RISTRUTTURA E LICENZIA 18 DIPENDENTI
Con un occhio di riguardo per gli ultracinquantenni e per chi ha figli
Paolo Locatelli
l settore dell’edilizia principale del cantone
Ticino, anche in questo periodo di bonaccia
(le occasioni di lavoro abbondano per tutti),
è in continua trasformazione. In occasione
della conferenza stampa 2006 della Commissione paritetica cantonale dell’edilizia era stato
evidenziato come le imprese di costruzione, in
modo sempre più marcato, si indirizzano verso
una struttura più snella (numero del personale
adeguato alle occasioni di lavoro del momento), pronte però ad assumere lavoratori temporanei o lavoratori distaccati per rispondere ai
picchi di lavoro.
Una trasformazione del settore da tenere
sotto stretta osservazione: si tratta anche di
evitare che, all’interno di una trasformazione
fisiologica di un settore, qualcuno possa trovare soluzioni «estrose, al limite - e anche oltre del lecito» (tanto per non fare nomi, la vicenda
Socedil SA che fallisce con 8 milioni di debiti,
in larga parte oneri sociali trattenuti anche sulle
buste paghe dei lavoratori, e il giorno dopo si
«riattiva» sotto le spoglie della Promeng SA).
I
Ristrutturazione in corso alla Torno di
Mezzovico. La riorganizzazione preannunciata in questi giorni dalla Torno SA di Mezzovico,
facente parte del gruppo Torno Internazionale
Spa di Milano, sarà pertanto seguita con la
massima attenzione. Ecco quindi, in estrema
sintesi, l’esito delle discussioni e degli accordi
presi con la direzione dell’impresa.
L’obiettivo della riorganizzazione è esclusivamente legato al mantenimento di una struttura aziendale in Ticino e al suo rilancio (quindi, nessuna operazione del tipo «lasciamo la
chiave sotto lo zerbino»): i licenziamenti sono
la conseguenza diretta e unica della conclusione del 60 per cento dei cantieri in opera nei
prossimi due-tre mesi.
La ristrutturazione prevede il licenziamento di 18 collaboratori, di cui 15 lavoratori edili e
3 tecnici-amministrativi (la ditta, prima dei
licenziamenti, occupava 140 lavoratori di cui
un centinaio attivi sui cantieri).
Fissati, compatibilmente alle
necessità di cantiere, i criteri di
licenziamento (ad esempio,
occhio di riguardo per i lavoratori ultra cinquantenni e lavoratori
con figli a carico).
Le disdette, intimate a fine
giugno nell’ambito della procedura di licenziamento collettivo,
prevedono misure di accompagnamento alla stregua di un
piano sociale. In particolare, i
lavoratori licenziati che troveranno un posto di lavoro durante il
periodo di disdetta, potranno
lasciare immediatamente il proprio posto di lavoro e riceveranno - sottoforma di indennità - il
corrispondente importo «del
periodo di licenziamento» sino al
31 agosto.
Partenze volontarie di lavoratori non licenziati andranno ad
annullare i licenziamenti di colleghi che non avranno trovato un
posto di lavoro alternativo.
Operazione di collocamento
del personale licenziato coordinato tra impresa/sindacati/SSIC-TI (i profili professionali dei
lavoratori sono molto validi).
Durante il mese di luglio, sarà composta
una commissione aziendale di impresa per
favorire i flussi di informazioni tra Direzionesindacati-lavoratori.
Un piano di rientro degli oneri sociali arretrati (concernenti solo il 2006, doverosa precisazione) e un risanamento dei debiti verso i
fornitori saranno messi in atto nelle prossime
settimane. In questo contesto, va sottolineata
la disponibilità della casa madre di Milano di
immettere, ancora una volta, liquidità a favore
della sede ticinese.
Incontri ricorrenti, a scadenza perlomeno
trimestrale, tra sindacati e impresa per l’aggiornamento della situazione.
Tante offerte di lavoro ai licenziati. È chia-
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OCST è firmataria dei Contratti collettivi di lavoro in
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tutte le categorie professionali. È il sindacato più rappresentativo del Ticino in tutte le categorie. Mette a disposizione i propri Segretariati in ogni regione del Cantone.
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6830
6814
6600
6900
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ro che la notizia di 18 licenziamenti, ma il principio vale anche per una sola disdetta, allarma
e preoccupa chi è colpito da questa misura: un
licenziamento, checché se ne dica, è un provvedimento traumatico specie se il destinatario
è, come in questo caso, un lavoratore che ha
sempre e seriamente svolto il proprio dovere.
A questi lavoratori, oltre alle indennità testé
citate, c’è però la prospettiva di trovare una
nuova occupazione in tempi brevi: il mercato
edile chiede molte figure professionali. Prova
ne è che già in questi giorni molte imprese si
sono rivolte al nostro sindacato per offrire lavoro ai lavoratori della Torno SA licenziati e molte
altre imprese lo faranno nelle prossime settimane.
Invitiamo questi datori di lavoro a rivolgersi
alla sede OCST di Lamone (tel. 0919660063)
oppure al segretariato regionale di Lugano (tel.
0919211551) o a inviare segnalazioni all’indirizzo [email protected].
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Ponte Tresa, via Marconi 59
(tel. 00390332551281); Porlezza, via Osteno 1
(tel. 0039034461687); S. Maria Maggiore, sala municipale.
6 luglio 2006
SINDACATO ATTIVITÀ
■ IL CONSIGLIO NAZIONALE ALLA POSTA:
«Le regioni periferiche non vanno oscurate»
Lorenzo Jelmini
a scorsa settimana è stata presa una
decisione significativa al Parlamento
federale. Il Consiglio nazionale ha voluto
introdurre nella legge sull’organizzazione della
Posta una clausola che obbliga il gigante giallo
a conservare strutture e impieghi nelle regioni
periferiche. La modifica della legge, frutto di
un’iniziativa del gruppo Ppd, mira a obbligare
la Posta a mantenere le strutture d’attività in
modo decentralizzato, nonché posti di lavoro e
d’apprendistato nelle varie regioni del paese.
L
Per evitare nuovi progetti REMA. L’idea di
introdurre questa modifica è nata a seguito di
progetti di ristrutturazione presentati dalla
Posta. In particolare REMA che prevedeva la
riduzione da 18 a 3 dei centri di smistamento
lettere. La forte opposizione dei sindacati e
della popolazione aveva obbligato l’ex regia
federale a modificare la sua decisione e pianificare nelle regioni sei ulteriori centri secondari, uno dei quali a Bellinzona. Grazie alla modifica legislativa, in futuro la Posta potrebbe
essere tenuta a prendere in considerazione,
nell’organizzazione della struttura produttiva,
le diversità regionali della Svizzera, così da
mantenere strutture aziendali decentralizzate
e garantire posti di lavoro e di formazione nelle
diverse regioni del Paese.
Ma Leuenberger vuole privatizzare. Fa
specie, tuttavia, rilevare che sia proprio Moritz
Leuenberger a pronunciarsi contro l’inserimento dell’obbligo di garantire occupazione nelle
regioni periferiche. Il presidente della Confederazione ha addirittura affermato di non volerne
saperne di un nuovo vincolo legale da lui considerato come una distorsione della concorrenza. Un’affermazione preoccupante se pensiamo che viene rilasciata da un ministro socialista.
Chissà, allora, come sarà stato felice nel
ricevere dal Consiglio federale l’incarico di preparare, entro il 2007, un progetto di revisione
della legge inteso a trasformare la Posta in una
società anonima e di prevedere la liberalizzazione totale del mercato postale. E pensare
che noi temevamo i ministri Udc...
La sede della Posta a Bellinzona.
■ CASINÒ DI LUGANO
Più moderazione e senso di responsabilità
uanto emerso dall’assemblea degli azioniQ
sti della Società Casinò di Lugano e le
conseguenti deflagrazioni rimbalzate sulla
stampa parlata e scritta, evidenzia come la
suddivisione degli ottimi risultati d’esercizio,
derivanti dalla professionalità e dall’encomiabile lavoro svolto dai dirigenti operativi e da tutto
il personale, siano diventati terreno di scontro
tra gli azionisti di minoranza e di maggioranza.
È indubbio che le mancate intese tra gli azionisti stiano alterando un confronto che tende a
farsi sempre più duro, quindi dannoso non solo
AutoPostale Personale
spiato, l’OCST avvia
una procedura legale
vo, riteniamo che a un’azienda si possa chiedere un’attenzione maggiore allo sviluppo
imprenditoriale e occupazionale in tutte le
regioni del paese. Vorremmo ricordare che,
nella fattispecie, si tratta di un’impresa pubblica federale, che economicamente gode di ottima salute e che ha il compito di svolgere un
servizio a favore di tutta la popolazione su tutto
il territorio nazionale.
Ora tocca agli Stati. La discussione passa
ora al Consiglio agli Stati e non è per nulla
scontato che la modifica venga mantenuta.
L’opposizione a tale vincolo è, infatti, agguerrita. Non sono pochi, infatti, coloro che ritengono
che, di fronte alla crescente concorrenza, la
Posta debba avere maggiore libertà imprenditoriale e nessun ostacolo dettato da politiche
regionali.
Un ragionamento sostenuto soprattutto da
settori della destra economica.
È troppo chiedere responsabilità sociale
alla Posta? Se da una parte possiamo comprendere la perplessità di chi vede in queste
decisioni dei vincoli alla libertà imprenditoriale,
dall’altra non si può non richiamare un’impresa
alle sue responsabilità sociali. Per questo moti-
5
per l’immagine della casa gioco ma anche per
il personale che dimostra di saper lavorare con
professionalità e senso di responsabilità.
È dunque auspicabile che gli azionisti della
Società Casinò di Lugano considerino maggiormente il lavoro di tutto il personale, grazie
al quale sono stati possibili gli ottimi risultati
conseguiti, e sviluppino forme di dialogo e di
collaborazione orientate ad un maggior senso
di responsabilità e di rispetto reciproco.
Settore personale dei Casinò
della Svizzera italiana dell’OCST
utoPostale ha deciso di dimostrare
che, per gestire il personale, non
A
occorre usare la testa e prosegue nell’attuazione del suo brillante progetto: pagare alcuni passeggeri che controllino e giudichino le prestazioni degli autisti. Un’iniziativa assurda che, a giusta ragione,
viene percepita dai collaboratori come
una totale mancanza di fiducia.
Da parte nostra, non ci opponiamo a
puntuali verifiche sulle capacità lavorative
dei collaboratori. La Posta Svizzera prevede già una valutazione annuale sulle
prestazioni e l’attività svolta da ogni
dipendente (Focus). AutoPostale ha però
voluto eccedere in questa verifica senza
pensare alle conseguenze. L’assunzione
delle «spie» non potrà che aumentare la
pressione sui collaboratori e la mancanza
di fiducia ridurrà la loro motivazione con il
conseguente peggioramento della qualità
dei servizi.
L’OCST aveva chiesto di bloccare questa iniziativa. Di fronte alla cocciutaggine
della direzione dobbiamo, tuttavia, modificare la strategia. Abbiamo infatti deciso
di avviare una procedura legale presso le
istanze competenti per verificare la
conformità alle disposizioni legali.
Le norme sul lavoro, in particolare l’Ordinanza 3 concernente la legge sul lavoro, vietano al datore di lavoro la possibilità di mettere sotto sorveglianza il comportamento dei dipendenti e questo per
tutelarne la personalità. Il Tribunale federale si è espresso chiaramente contro la
posa di telecamere che avevano quale
obbiettivo il controllo dell’attività lavorativa del personale. Per analogia, riteniamo
che pure l’attività dei passeggeri-spia sia
a detrimento della personalità dei dipendenti e dunque illegale.
Di tutta questa vicenda, tuttavia, l’aspetto più deleterio è l’assurda politica del
personale adottata, ancora una volta, dall’azienda pubblica federale. Ma ci vuole
poi così tanto a capire che, prima ancora
che illegale, questa iniziativa è semplicemente stupida perché danneggia i rapporti con i propri dipendenti?
Anziché pagare le spie, non si potrebbero aumentare gli stipendi così che gli
autisti possano recuperare le perdite
salariali degli ultimi anni e lavorare bene,
tranquilli e motivati? Ma forse questa è
un’idea troppo ragionevole.
L.J.
6
SINDACATO ATTIVITÀ
6 luglio 2006
■ IL DOPPIO RUOLO RICOPERTO DALLE DONNE CREA PROBLEMI ALLA SALUTE
Lavoro e famiglia, un enorme peso da non sottovalutare
sione, ansia, instabilità emotiva,
disturbi del sonno.
Un’attenzione particolare del mondo
ingresso della donna nel
economico deve essere data a favore
mondo del lavoro ha prodotto il
della donna in gravidanza, cercando
fenomeno della condizione del
di proteggere, prima come gestante e
doppio lavoro: domestico e professiodopo come puerpera, da tutti quei fatnale. Il lavoro femminile quindi è carattori (sociali, fisici, ergonomici, chimici,
terizzato da un’attività ripartita su 16
ambientali) che possono influire negaore al giorno. Questa qualità specifica
tivamente sulla sua salute e su quella
fondamentale, sociale ed economica
del nascituro. Ad esempio, le donne
della donna e le sue particolarità fisioche lavorano in piedi devono benefilogiche comportano disturbi che posciare, oltre alla pausa legale, un’ultesono ripercuotersi sul rendimento lavoriore pausa di dieci minuti ogni due ore
rativo.
di lavoro e dal sesto mese di gravidanIl periodo fecondo della donna è
za non devono essere occupate oltre
caratterizzato dal ciclo mestruale costile quattro ore giornaliere.
tuito da una complessa interreazione
L’aumento di rischio di malformaziodel sistema ormonale. Questo periodo
ni del nascituro può provenire quando
di vita della donna corrisponde genela lavoratrice è sottoposta allo spostaralmente all’intero periodo della sua
mento di carichi superiori a cinque
attività lavorativa e, come risaputo, gli
chili, dall’esposizione a temperature
agenti ambientali e le condizioni occueccessive (caldo o freddo), dal livello
pazionali interferiscono e agiscono sul
della pressione acustica > a 85 dB (A)
ciclo mestruale producendo disfunzioni
(Leq 8h) e dalle esposizioni della lavoorganiche quali metrorragia, amenorratrice a microrganismi, radiazioni
rea, menorragia, dismenorrea ecceteionizzanti, pesticidi, piombo, mercurio,
ra.
Tra lavoro domestico e professionale le donne sono occubenzene, cloruro di vinile, tutte sostanLe motivazioni individuate da questi
pate 16 ore al giorno. Mettendo a rischio la propria salute.
ze che possono aumentare il rischio di
disturbi sono: stress, spossatezza,
malformazioni del nascituro.
stanchezza, nervosismo. Alterazioni di
Un ultimo aspetto da considerare,
questo tipo si hanno maggiormente
in alcuni cicli di produzioni. Tra le categorie più
specie per le conseguenze negative che comsulle donne che subiscono mobbing o che
esposte troviamo le commesse, i medici, le
porta a livello professionale, è la depressione.
lavorano a turni.
infermiere, le donne occupate nelle industrie
La mancanza effettiva di pari opportunità,
Per le donne sottoposte ad intensi sforzi fisichimiche, nell’agricoltura, le assistenti di volo
parità salariale, limitate aspettative d’avanzaci e a professioni che richiedono turni di lavoro
eccetera.
mento professionale, unite a particolari situanotturno vi sono anche seri rischi di sterilità.
La menopausa è un altro periodo molto critizioni personali (cura della famiglia, dei genitori
Il problema dell’infertilità può avvenire anche
co per la lavoratrice: essa è caratterizzata da
e/o suoceri anziani, della casa), sottopongono
a carico d’alterazioni ormonali, d’agenti infettimolteplici disturbi fisici che agiscono inevitabilla donna a essere più esposta a soffrire di
vi della vagina, d’infiammazioni dovute ad alcumente sulla psiche femminile.
depressione e molte volte ad abbandonare il
ne posizioni (sedute o in piedi per molte ore al
I principali disturbi, che evidenziano anche
mondo del lavoro.
giorno) o al contatto con sostanze nocive usate
un calo di produttività lavorativa, sono: depres-
Mara Valente
L’
■ AGENDA OCST
■ VENDITA - L’OCST NON VUOLE TATTICISMI POLITICI
FESTA FAMILIARE EDILIZIA E RAMI AFFINI
L’appuntamento è per domenica 9 luglio a
Faido, nella pineta vicino alla cascata della
Piumogna. Questo il programma: ore 10.30,
ritrovo a Faido; ore 11, messa da campo; ore
11.30, saluto dei dirigenti OCST; ore 12, pranzo (grigliata mista con contorni), bibite, dolce e
caffè; ore 14, parte ricreativa (musica); ore 16,
chiusura della manifestazione.
L'invito è esteso ai familiari, parenti e amici.
Sarà chiesta una partecipazione di 5 franchi
per persona. In caso di cattivo tempo, la manifestazione sarà annullata. In caso di tempo
incerto, chiamare il n. 1600, rubrica 5 (dal Ticino) o 0041848801600, rubrica 5 (dall’Italia).
Per raggiungere Faido: uscita autostradale a
Faido/Chiggiogna, procedere verso Faido (il
parcheggio sarà segnalato dalla piazza Stefano Franscini, nel centro di Faido).
Un contratto per tutti, i tempi sono maturi
AVVISO
Il Segretariato di Stabio rimarrà chiuso dal
30 luglio al 3 settembre. Rivolgersi al Segretariato di Mendrisio (tel. 091 6405111).
li eventi degli ultimi giorni lasciano
intravedere scenari volti a possibili forzature, per il cambiamento della Legge
sul commercio e per invertire la rotta intrapresa dalla Comunità contrattuale - operativa tramite la Commissione paritetica - del settore
della vendita.
L’OCST evidenzia come sia già esistente un
Contratto collettivo cantonale per il personale
di vendita, per il quale sono già sul tavolo trattative sostanziali con proposte di miglioramento delle normative che regolano gli aspetti
sociali e salariali del personale.
Esistono, dunque, le condizioni per diffondere un contratto collettivo che possa essere
definito tale e proseguire sulla via del cambiamento di una Legge che condiziona l’attività,
lo sviluppo e l’occupazione nel ramo del commercio.
L’OCST è del parere che sia questa la via
più concreta per arrivare, in tempi brevi, alla
G
soluzione dei problemi del settore, regolando i
diritti fondamentali del personale di vendita e
in parallelo i disposti di una Legge ormai superata dal tempo.
La Commissione paritetica di settore, che
fino a oggi ha dimostrato di fare un ottimo lavoro di mediazione e di concertazione, dovrà
essere l’organo indispensabile attraverso il
quale rendere concreti tra le parti accordi seri
e duraturi di collaborazione, che tengano conto
degli interessi generali del commercio, ma in
uguale misura anche quelli del personale di
vendita.
L’OCST si opporrà, dunque, a ogni forma di
tatticismo politico e ideologico che, per svariate ragioni e interessi di parte, sono difformi
dalla logica di dover tutelare gli interessi delle
aziende del commercio senza trascurare i diritti fondamentali, sociali e salariali, di tutto il personale di vendita.
SINDACATO FORMAZIONE
6 luglio 2006
I CORSI ALL’OCST
INFORMATICA
Corsi intensivi estivi di informatica,
mezze giornate, dal 7 al 18 agosto, dal 21
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Access per principianti, da settembre,
martedì e giovedì, orario diurno o serale, 36
ore. Costo: fr. 350 soci, fr. 550 non soci.
Word per principianti e avanzati, da settembre, lunedì e mercoledì, orario diurno o
serale, 36 ore. Costo: fr. 350 soci, fr. 550 non
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Excel per principianti e avanzati, da settembre, lunedì e mercoledì, orario diurno o
serale, 36 ore. Costo: fr. 350 soci, fr. 550 non
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settembre, martedì e giovedì, orario diurno o
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45 ore. Costo: fr. 350 soci, fr. 550 non soci.
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21.30, 30 ore. Costo: fr. 400 soci, fr. 600 non
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Autocad 2005 per principianti, da novembre, lunedì e mercoledì, dalle 19 alle 21.30,
30 ore. Costo: fr. 400 soci, fr. 600 non soci.
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Lettura del disegno meccanico, da settembre, martedì e giovedì, dalle 19 alle 21.30,
36 ore. Costo: fr. 300 soci, fr. 500 non soci.
Autocad per meccanici,da settembre,
lunedì e mercoledì, dalle 19 alle 21.30, 30 ore.
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settembre, lunedì, mercoledì e venerdì, dalle
7
18 alle 20.30, 39 ore. Costo: fr. 400 soci, fr.
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9, 80 ore. Costo: fr. 750 soci, fr. 1.000 non
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dal 17 al 28 luglio e dal 21 agosto al 1° settembre, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12
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Teoria base, da settembre, martedì e giovedì, dalle 19 alle 21.30, 30 ore. Costo: fr. 300
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Tecnica della vendita a Lugano, da settembre, lunedì e mercoledì, dalle 19, 36 ore.
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8
LAVORO DOCUMENTI
6 luglio 2006
La flessibilità allunga i tentacoli
Chi tutela la sicurezza dei lavoratori?
I Paesi europei affrontano questa nuova realtà in modo diverso. Lorenzo Jelmini, nella
sua tesi di laurea, ne mette a confronto quattro: Svizzera, Italia, Francia e Danimarca
Lorenzo Jelmini, responsabile cantonale
OCST delle aziende pubbliche federali e
delle imprese di trasporto, ha raggiunto un
importante traguardo. Il 26 giugno ha
discusso brillantemente la sua tesi di laurea, dal titolo «Flessibilità e sicurezza nel
percorso lavorativo», all’Università di
Pavia. Adesso può fregiarsi del titolo di dottore in Scienze politiche.
L’OCST e la redazione del Lavoro si complimentano per il risultato ottenuto e augurano al neolaureato di sfruttare al meglio, in
el dibattito contemporaneo sull’organizzazione «post-fordista» del lavoro, il
termine «flessibilità» assume spesso
differenti significati, non sempre coerenti fra
loro. Nell’interpretazione più usuale, soprattutto da parte dei mass media, la flessibilità è
omologata alla de-regulation: grande libertà
per le imprese di utilizzare la forza lavoro
«come, quando e quanto» serve per rispondere con rapidità ai mutamenti dei mercati, a cui
fa riscontro la generalizzazione dei rischi connessi alla precarietà per i lavoratori. In tal
senso, la flessibilità viene spesso considerata
inconciliabile con la tutela, nella misura in cui
si tende a ritenere che, per garantire un adeguato livello di sicurezza al lavoratore, occorre introdurre forti elementi di rigidità per l’impresa.
Questo modo di intendere il rapporto tra flessibilità e sicurezza scaturisce da modelli di
organizzazione del lavoro e di corrispondenti
sistemi di welfare che si sono imposti nelle
società industriali e che oggi sono superati
dalle trasformazioni radicali sviluppatesi con la
globalizzazione dei mercati, l’introduzione
delle nuove tecnologie nei processi produttivi,
i mutamenti nelle modalità di consumo e negli
stili di vita.
Sono questi cambiamenti ad esigere in tutti i
paesi occidentali - soprattutto in Europa - un
ripensamento globale del rapporto tra flessibilità e sicurezza, nel tentativo di individuare
modelli capaci di coniugare ciò che, storicamente, è sempre apparso inconciliabile: da
una parte, una maggior flessibilità per l’impresa capace di garantire sviluppo e occupazione; dall’altra, la garanzia per tutti i cittadini di
poter godere di un reddito continuativo e dignitoso, di opportunità di crescita personale, di
tutela contro i principali rischi che la vita prospetta.
L’obiettivo del presente lavoro di tesi è quello di raccogliere elementi utili all’analisi di queste due esigenze, apparentemente divergenti
e, contemporaneamente, egualmente cruciali
per lo sviluppo dei sistemi economici e sociali
contemporanei.
Per cogliere le ragioni e le condizioni delle
trasformazioni in atto, può essere utile prendere le mosse da un sintetica ricostruzione delle
principali fasi di sviluppo dei modelli produttivi
e del mercato del lavoro nella fase fordista,
mettendo a fuoco le modalità con le quali
hanno preso forma i moderni sistemi di tutela
del lavoro, soprattutto in Europa.
Successivamente, ci proponiamo di analizzare i più recenti mutamenti intervenuti nell’organizzazione dello Stato sociale, in conseguenza della necessità di rispondere adeguatamente alle nuove richieste di tutela in un
mondo dove l’occupazione non è più un valore garantito per tutti e nuove regole s’impongono nell’organizzazione delle risorse umane.
In tal senso intendiamo prestare particolare
attenzione alle nuove forme di regolazione e
de-regolazione che si stanno profilando nel
mercato del lavoro dei paesi occidentali. Cercheremo, quindi, di verificare che cosa s’intende per politiche del lavoro e dell’occupazione e come tali politiche siano state sviluppate
dagli Stati e delle organizzazioni sopranazionali che si sono direttamente confrontati con
la necessità di trovare soluzioni ai problemi
della crescita del lavoro e dell’occupazione.
Analizzeremo, da ultimo, i principali esiti
delle politiche nazionali e dei modelli attuati, o
proposti, per fare fronte alle nuove esigenze di
flessibilità e di sicurezza. Proporremo, in particolare, l’analisi di quattro paesi europei: Italia,
Francia, Danimarca e Svizzera. Si tratta di contesti emblematici della varietà dei percorsi che
sono stati seguiti in anni recenti al fine di promuovere riforme significative delle condizioni
N
Le trasformazioni
del mondo del lavoro
impongono ai Paesi
occidentali un
ripensamento globale
del rapporto tra
flessibilità, richiesta dalle
imprese, e sicurezza
dovuta al lavoratore
seno alla nostra Organizzazione, le conoscenze acquisite in anni di studio.
Essendo il tema sviluppato dal nostro collega di attualità e di estremo interesse per il
sindacato e i nostri lettori, proponiamo in
queste pagine una sintesi della sua tesi.
lavorative per garantire maggiore flessibilità
alle imprese e migliorare l’occupazione senza
perdere di vista le esigenze di tutela.
In questa tesi, abbiamo voluto proporre una
lettura degli importanti cambiamenti in atto nel
mondo del lavoro. In particolare abbiamo verificato i contrasti e le sinergie che sussistono
tra due esigenze, diverse tra loro, che, tuttavia
coesistono nei mercati del lavoro di tutti i paesi
occidentali: la necessità di flessibilità e il bisogno di sicurezza.
Nello sviluppare queste riflessioni, abbiamo,
inizialmente, verificato come siano state declinate storicamente le esigenze di libertà e di
sicurezza nei paesi di antica industrializzazione. Abbiamo potuto constatare che questo
intreccio ha dato esiti diversi, favorendo differenti declinazioni nei modelli di Stato sociale e
di mercato.
Abbiamo, quindi, cercato di mettere in luce i
motivi per cui oggi si impone un po’ ovunque
una riforma del mercato del lavoro dove diventa possibile l’incontro tra flessibilità e sicurezze. Nell’affrontare il tema della flessibilità del
6 luglio 2006
LAVORO DOCUMENTI
9
«La logica che ha ispirato i modelli più innovativi si
fonda sulla convinzione che le forme di sostegno
informativo, formativo ed economico ai percorsi
professionali, necessarie per ridurre i nuovi rischi
(di disoccupazione, di insufficienti conoscenze
professionali, di disorientamento ecc.) vadano
continuamente reinventate se vogliamo vincere le
attuali sfide del mondo del lavoro».
lavoro, ci siamo, inoltre, interrogati sulle molteplici valenze di questo termine, sulle modalità
con cui si possono introdurre elementi di deregolamentazione nella tradizionale regolazione del mercato del lavoro e sulla possibile evoluzione di questo processo.
Questo ci ha permesso, successivamente,
di esaminare quali, tra queste forme, vengono
adottate concretamente dagli Stati europei
nelle loro politiche per il rilancio della crescita
economica e dell’occupazione, alla luce della
necessità di porre rimedio ad una persistente
crisi occupazionale che caratterizza il mercato
del lavoro europeo.
Nell’esaminare questo aspetto, abbiamo
fatto riferimento alle indicazioni fornite dall’Unione europea, da una parte, e dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dall’altra.
Nei rapporti elaborati da questi organismi,
da una parte si sottolinea l’importanza di superare talune rigidità che ostacolano la capacità
dei diversi sistemi di tutelare i lavoratori nella
misura in cui frenano la produttività; occorre,
quindi, aprire il mercato del lavoro ad una maggior flessibilità. D’altra parte, viene sottolineata
la necessità di attuare misure attive e propositive a sostegno del lavoro, in particolare, per i
soggetti più deboli.
Si tratta di introdurre forme di flessibilità che
facilitino l’inserimento nel mondo del lavoro di
nuovi soggetti senza, tuttavia, privare i lavoratori delle necessarie tutele e migliorando,
aggiornandoli, gli ammortizzatori sociali.
L’importanza di un certo grado di sicurezza
è data anche dal fatto che il lavoro richiede una
certa continuità nel tempo che avvantaggia sia
il lavoratore, sia l’impresa. È nella continuità
che si accrescono l’esperienza e la competenza, si consolida la fiducia reciproca tra l’impresa, da un lato, e il lavoratore, oltre che il cliente, dall’altro.
Tuttavia, in un sistema dove la tecnologia e i
mercati mutano rapidamente e la vita media di
un’organizzazione sovente dura qualche anno
soltanto, il lavoro non può che essere un percorso che modifica via via radicalmente la propria configurazione, sia in termini formali, sia in
termini relazionali. Sono quindi necessarie
misure attive capaci di accompagnare i soggetti nell’evoluzione dei loro percorsi lavorativi.
Il lavoro costituisce un valore, in quanto strumento per la persona di creatività e di sviluppo
della sua personalità. Per questo, esso non
può svolgersi in condizioni tali da limitarne la
libertà e la dignità e ridurre le garanzie di tutela, condizioni essenziali in termini di reddito,
continuità e durata nel tempo. Tuttavia, è proprio il tempo che determina il cambiamento nel
mondo del lavoro poiché oggi mutano repentinamente i mezzi, le tecniche, i bisogni e i con-
testi.
Negli ultimi due capitoli abbiamo voluto verificare in che modo
quattro paesi europei, Francia,
Italia, Danimarca e Svizzera,
hanno sviluppato le riforme del
mercato del lavoro a partire dal
dibattito sull’esigenza di coniugare flessibilità e sicurezza.
Nell’analisi, abbiamo innanzitutto colto alcuni aspetti che
accomunano Paesi come Francia e Italia, caratterizzate da norme sul lavoro
abbastanza rigide e da livelli di disoccupazione elevati. Nei due Paesi, si è affrontata la riforma del mercato lavoro per eliminare le barriere che ne rendono difficile l’ingresso, in particolare per i giovani, per i soggetti meno specializzati o per le donne.
Abbiamo messo a fuoco opportunità e limiti
delle riforme proposte, cercando di verificare
che fondamento abbia l’ipotesi secondo la
quale la flessibilità, di cui le imprese hanno
bisogno, significhi, per definizione, aumento
della precarietà per i lavoratori. Le imprese
stesse non hanno interesse ad un tale risvolto
negativo perché anch’esse preferiscono dotarsi di lavoratori stabili e professionalmente
capaci. Ne è una prova, ad esempio, il fatto
che l’introduzione del lavoro interinale in Italia,
promosse dalla riforma Biagi, non ha dato vita
a due mercati del lavoro paralleli ed impermeabili, caratterizzati da forti disuguaglianze
l’uno rispetto all’altro come alcuni temevano e
come, in realtà, si è verificato negli Usa.
D’altra parte abbiamo osservato come il
bilanciamento tra i due interessi, che vengono
sovente contrapposti ad arte, deve permettere
di mantenere elevati livelli di protezione e tutela per i più deboli senza tuttavia impedire che
nuovi soggetti possano fare il loro ingresso sul
mercato del lavoro.
Italia e Francia
hanno norme sul lavoro
rigide e alti tassi
di disoccupazione.
In Svizzera e Danimarca
l’incontro tra le esigenze
delle imprese con
i bisogni dei lavoratori
è possibile
ma si può fare di più
L’analisi degli altri due Paesi, Danimarca e
Svizzera, ha permesso di osservare come sia
possibile l’incontro tra le esigenze delle imprese, confrontate con necessità di professionalità sempre aggiornata, polivalenza nelle funzioni e flessibilità negli orari, con i bisogni dei
lavoratori, affinché questi ultimi possano muoversi con maggiore sicurezza nelle mutate condizioni del mercato del lavoro.
L’equilibrio tra flessibilità e tutele è stato perseguito con il sistema danese (la flexsecurity)
che presenta caratteri decisamente innovativi.
In questo modello, si è cercato un punto d’incontro tra domanda e offerta, tenendo in debita considerazione, tuttavia, la necessità di pianificare percorsi paralleli (formazione ed aiuto
nella ricerca d’impiego) affinché la libertà non
si trasformi in sopraffazione.
Anche il modello di organizzazione del lavoro svizzero dimostra come sia possibile coniugare le due esigenze, senza che l’una incida
nella possibilità di soddisfazione dell’altra. Se il
patto lavorativo tradizionale tra l’impresa e il
lavoratore di ieri prevedeva lo scambio di
subordinazione contro la sicurezza, oggi, lo
scambio avviene piuttosto tra responsabilità
attiva e crescita professionale, nel senso di
accumulazione di esperienza, di conoscenza e
di rapporti fiduciari.
Di fronte a tali mutamenti, le occasioni devono trasformarsi in opportunità di esperienza e
di formazione ed occorre aiutare il soggetto
affinché le sappia cogliere. In questo senso,
sono significative le misure adottate in Svizzera che, malgrado taluni limiti, ha voluto affiancare alla flessibilità numerica e organizzativa,
a favore delle imprese e delle loro necessità
produttive, anche importanti opportunità di
continuo sviluppo della professionalità dei
lavoratori.
La logica che ha ispirato i modelli più innovativi si fonda sulla convinzione che le forme di
sostegno informativo, formativo ed economico
ai percorsi professionali, necessarie per ridurre i nuovi rischi (di disoccupazione, di insufficienti conoscenze professionali, di disorientamento ecc.) vadano continuamente reinventate se vogliamo vincere la attuali sfide del
mondo del lavoro.
Lorenzo Jelmini
6 luglio 2006
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impiegato ufficio tecnico (disegnatore progettista). Tel. 0919225071 (sig.ra Raffaella).
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0797591478.
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26enne, qualsiasi lavoro, esperienza settore edile e vendita. Lingue: I, F, D e inglese.
Tel. 0797834812 (referenze 0793327313).
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D e Ingl. base. Uso Pc. Tel. 0919715284.
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elevatori, 30 anni esperienza settore spedizioni,
referenze. Tel. 0793223363 o 076 5601805.
giovane contabile, lavori d’ufficio, zona
Luganese. Tel. 091 9703867.
traduzioni in tedesco, info: 091 9947847.
lezioni di matematica e/o fisica, info: Salvatore, tel. 079 6807329.
12
ATTUALITÀ REGIO INSUBRICA
6 luglio 2006
■ PAOLO RAVAIOLI È IL NUOVO PRESIDENTE, CARLA SPEZIALI A CAPO DEL DIRETTIVO
«Diamo più concretezza e visibilità alla Comunità di lavoro»
Antonella Sicurello
ebbene la Regio Insubrica sia nata undici
anni fa, il senso di appartenenza a questa
splendida regione, ricca di bellezze naturali e di storia, è ancora troppo debole. Paolo
Ravaioli, presidente della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, non ha usato mezzi termini nel
suo discorso in veste di nuovo presidente della
Regio Insubrica (è succeduto a Marco Reguzzoni), all’assemblea annuale della Comunità di
lavoro, tenutasi a Verbania in giugno alla presenza di un folto pubblico, tra cui spiccavano
personalità del mondo politico insubre.
«Nel Verbano non c’è la consapevolezza
della Regio Insubrica - ha sottolineato - Per
questo occorre accrescere la conoscenza
della nostra Comunità di lavoro e lavorare per
attuare azioni concrete. Innanzitutto bisogna
confermare gli incontri La Regio Insubrica si
presenta, per illustrare le cose fatte e le opportunità da cogliere e promuovere la Regio
soprattutto tra i giovani. Occorre poi utilizzare il
diritto internazionale per dare alla Comunità il
consolidamento della struttura giuridica,
gestendo le operazioni e confermando l’immagine di soggetto unitario sul territorio».
Sulla stessa lunghezza d’onda Carla Speziali, sindaco di Locarno e neopresidente del
Comitato direttivo (in sostituzione di Giorgio
Giudici). «La Regio Insubrica dovrebbe farsi
conoscere di più e fare dei frontalieri i primi cittadini insubrici. Inoltre, occorre migliorare la
viabilità sul Gottardo, sul Sempione e sul Verbano, puntare sull’itinerario turistico e culturale
Locarno-Venezia e trovare soluzioni sulle
S
Montagne e laghi
diventano il marchio
dell’Insubria turistica
n marchio che identificasse a livello
mondiale l’Insubria e che fosse semplice ed efficace. Così la SS&C marketing e comunicazione di Varese ha ideato
«Insubria, Lakes and Alps», una frase legata
a un logo (delle montagne e un lago), nell’ambito del progetto Interreg III «Insubria terra dei
Laghi» finanziato con un contributo di 232
mila euro (partner del progetto, con capofila la
Provincia di Varese, sono la Provincia di
Como, Lecco, Novara e Verbano Cusio Ossola, la Regio Insubrica e Ticino Turismo). Il proseguimento e il potenziamento dell’attività di
promozione turistica integrata sono assicurati
da un ulteriore finanziamento di 500 mila euro.
Il progetto - accolto con entusiasmo dagli
imprenditori ma con scetticismo da molte istituzioni, che lo hanno percepito come un’ingerenza dell’Insubria nel turismo - ha portato alla
realizzazione di una brochure (nella foto, la
cover), il cui punto di forza sono le immagini
dei luoghi più belli e incantevoli della regione
insubrica: dal lago dei Sabbioni della provincia di Verbania all’Isola Bella sul Lago Maggiore, passando dalle Isole di Brissago e dalla
U
esondazioni del Lago Maggiore. È importante
favorire gli scambi commerciali e culturali; in
quest’ottica si terrà il 25 settembre a Locarno
una giornata tematica durante la quale presenteremo il Ticino culturale».
Sulla scarsa conoscenza della Regio è meno
drastico Roberto Forte, Segretario generale
della Comunità di lavoro. «L’interesse da parte
di cittadini, privati e associazioni verso la Regio
è aumentato. Lo constatiamo dal crescente
numero di telefonate e dalle e-mail che riceviamo ogni giorno al Segretariato. Le richieste
sono delle più disparate: dalle aperture delle
dogane ai giri turistici, fino alle informazioni su
come aprire un’azienda nella Regio».
Novara e Lecco nell’Insubria. Segnali
positivi sull’accresciuto interesse verso l’Insubria giungono anche da altri fronti: l’adesione
in qualità di membri di diritto della Provincia di
Novara e, tra breve, di Lecco; l’incontro tra
Roberto Forte e Raffaele Cattaneo, Sottosegretario della Regione Lombardia, che ha riconosciuto nella Regio Insubrica un importante
partner nell’ambito delle questioni di cooperazione transfrontaliera (nei prossimi mesi sarà
aperto un dialogo anche con la Regione Piemonte); l’entrata di nuovi soci (oggi sono 176),
tra cui la Rtsi e Lugano Airport.
Il ruolo dei gruppi di lavoro. La Regio si
avvale della collaborazione di diversi gruppi di
lavoro, ma non sempre sono efficienti poiché,
come ha sottolineato Forte, «sono composti
da collaboratori di milizia». Il gruppo più proficuo è stato quello che ha gestito il progetto
Valle Verzasca in Ticino, da Villa Olmo a
Como, dal Battistero di Castiglione Olona, in
provincia di Varese, e da Corenno (Lecco).
Non solo. La brochure mostra anche altri
volti dell’Insubria: quello sportivo (le montagne insubriche sono un punto di ritrovo perfetto per gli amanti dello sci, dello snowboard,
dell’alpinismo e dell’arrampicata) e quello del
business (strutture e ville fanno da cornice a
congressi di alto livello).
Le immagini, accompagnate da brevi
descrizioni tradotte in quattro lingue (italiano,
francese, tedesco e inglese), stuzzicano l’appetito del turista, il quale, attraverso altri due
canali informativi creati dal progetto (carta
geografica dell’Insubria e sito internet) posso-
Interregg III «Insubria Terra dei Laghi», il cui
lavoro ha portato alla realizzazione di una brochure, di una cartina e di un sito internet (vedi
articolo in basso).
Anche il gruppo Sanità e ambiente ha ottenuto risultati degni di nota: ha stilato un rapporto sullo smog invernale e sta preparando
quello sullo smog estivo. Soddisfazione anche
per il gruppo che segue la realizzazione della
piattaforma logistica a Chiasso: una proposta
di studio di fattibilità è stata presentata di
recente agli enti toccati dal progetto.
Proposte e progetti. La volontà di collaborare traspare dai diversi interventi a margine
dell’assemblea. La Camera di Commercio di
Varese ha presentato l’e-crossing, la Borsa per
gli affari transfrontalieri (www.borsaitalosvizzera.it), che mira a rendere più trasparenti e
fluide le economie di frontiera, attraverso la
promozione e lo sviluppo dell’interscambio
commerciale fra Italia e Svizzera. La Camera
di commercio di Como ha creato un vademecum sui Bilaterali, che sarà on line sul sito della
Regio Insubrica (www.regioinsubrica.org) a
fine luglio, che, ad esempio, spiega a uno svizzero cosa fare per lavorare in Italia.
La Provincia di Varese sta lavorando a un
progetto per promuovere l’Insubria a livello
tematico (turismo sportivo ed enogastronomico, patrimoni dell’Unesco eccetera), mentre
dal Verbano Cusio Ossola giunge la richiesta
di avere liberi accessi reciproci ai corsi universitari, con una maggiore collaborazione con il
Ticino, e di aprire nuovi corsi di laurea legati al
turismo e all’economia della montagna.
no organizzare la loro vacanza nella nostra
regione.
La presenza su internet. Il portale web
www.lakesandalps.com, ideato da Tinext di
Manno e ancora in fase di completamento,
riprende la grafica della brochure ed è in quattro lingue.
I contenuti sono suddivisi in categorie: sport,
enogastronomia, natura e territorio, turismo
congressuale eccetera. Sono proposti l’agenda delle manifestazioni, divise per regioni, le
strutture turistiche su cartine interattive, le previsioni meteorologiche e alcuni filmati. Per rendere più completo il portale, è auspicabile che
i privati presentino le proprie offerte turistiche
alla loro amministrazione provinciale, che
provvederà a farle pubblicare on line.
Info: Regio Insubrica, via San Gottardo 1,
Balerna, tel. 091 6820017, posta elettronica
[email protected]; uffici turistici della
propria provincia e Ticino Turismo (tel. 091
8257056, www.ticino-tourism.ch).
UN’INFORMAZIONE PUNTUALE. Il progetto Interreg ha permesso di realizzare una
brochure, una cartina e un portale informativo sotto il marchio «Insubria, Lakes and
Alps». Della Regio Insubrica fanno parte il
Ticino e le province di Como, Varese, Verbano-Cusio-Ossola, Novara e Lecco.
ECONOMIA ATTUALITÀ
6 luglio 2006
13
■ DAL CREDIT SUISSE UN VADEMECUM SUL COSTO DELLA VITA IN SVIZZERA
I cantoni si fanno concorrenza. Ma vivere in Ticino conviene?
Benedetta Rigotti
i parla spesso dell’influenza che la concorrenza fiscale fra i cantoni ha sulla
scelta del luogo di residenza, ma non si
considerano altre variabili come le spese di
alloggio, il costo della cassa malati o il costo
dell’energia. Spesso infatti accade che il vantaggio acquisito da alcuni cantoni o comuni
molto favorevoli dal punto di vista fiscale sia
reso vano dai prezzi proibitivi del mercato
immobiliare.
Se si considera il problema nel suo complesso ci si rende conto che le imposte non
sono che una parte delle uscite fisse di una
famiglia, anche se sono la più rilevante soprattutto per i redditi alti. Per le famiglie con un reddito medio o basso infatti le altre spese, come
la cassa malati o l’energia, possono avere
un’incidenza determinante.
L’ufficio ricerche economiche del Credit
Suisse ha presentato lo studio «Il reddito
disponibile in Svizzera: cosa resta alle famiglie?», che prende in considerazione proprio
questi problemi. Il punto di partenza della ricerca è la costruzione di un campionario di 59.388
tipi di famiglie che sono state classificate in
base al numero di componenti, al tipo di alloggio che occupano (in affitto o di proprietà, casa
o appartamento), al reddito (sono stati analizzati 101 scaglioni) e al capitale. È stata inoltre
compiuta un’analisi dei flussi migratori in base
al censimento dell’anno 2000.
Per ciascuno di questi tipi di famiglia è stato
stimato il reddito liberamente disponibile nei
diversi comuni della Svizzera a partire dalla
valutazione dell’entità delle entrate sotto forma
di sussidi statali e delle spese fisse.
In particolare sono stati calcolati i contributi
sociali, la riduzione dei premi delle casse malati e gli assegni per i figli, che subiscono delle
variazioni considerevoli nei vari cantoni. Cambia infatti sia il reddito massimo per l’ottenimento dei sussidi, sia l’importo dei sussidi
stessi.
La maggior parte delle componenti fisse di
spesa delle famiglie svizzere (vedi riquadro
sotto) può variare sensibilmente a seconda del
S
Ecco le spese fisse
che gravano sul bilancio
delle famiglie
comune di domicilio; oltre alle imposte comunali sul reddito e sulla fortuna, le spese d’alloggio e di energia possono essere molto
diverse anche in due comuni confinanti.
Le famiglie che abitano nelle grandi città
hanno, per esempio, un reddito disponibile
sensibilmente inferiore rispetto agli abitanti dei
centri suburbani e di periferia, dato che il livello dei prezzi nel mercato immobiliare, il carico
fiscale, i premi dell’assicurazione malattia e il
costo dell’energia, sono normalmente più alti
nei grossi centri. In questo modo, coloro che
lavorano in città, vivendo nei centri di periferia,
aumentano il livello di reddito liberamente
disponibile.
Per questo per le famiglie con il reddito molto
basso è più conveniente vivere nei comuni in
cui sono alti gli aiuti sociali. Le famiglie con il
reddito alto invece preferiranno i comuni con
una bassa imposizione fiscale. Questi aspetti
in particolare sono presi in considerazione dall’analisi del reddito marginale liberamente disponibile, cioè ciò che rimane di ogni
franco guadagnato in più.
e famiglie svizzere utilizzano in media il 26
per cento del loro reddito per far fronte agli
obblighi legali delle imposte sul reddito e
sulla sostanza, delle assicurazioni sociali e della
cassa malati obbligatoria. Le imposte in particolare rappresentano quasi la metà dell’importo dovuto allo Stato.
A queste si aggiungono le spese a copertura del
fabbisogno vitale come le spese per l’alimentazione, l’abbigliamento e l’alloggio che comprendono
da una parte l’affitto o il mutuo e dall’altra le spese
accessorie per l’energia e l’acqua. Il resto è a
disposizione delle famiglie per il libero consumo.
L
I cantoni Appenzello Interno, Svitto,
Nidvaldo e Glarona sono i «meno cari»
e si situano tutti al di sopra della media
svizzera per percentuale di reddito che
rimane nelle tasche delle famiglie dopo le
spese fisse. Il canton Glarona, per esempio è
molto più conveniente rispetto alla media svizzera per i bassi costi di alloggio e della salute.
Il canton Grigioni invece si distingue per un
mercato immobiliare favorevole e per i costi
dell’energia contenuti.
Nella Svizzera francese, solo il Vallese e il
Giura si assestano sopra la media svizzera,
mentre Ginevra ha il primato negativo per l’altissimo costo degli alloggi, un’imposizione
fiscale elevata e un elevato costo della vita.
Una famiglia di quattro persone, per esempio,
paga nel canton Ginevra un premio di assicurazione malattia obbligatoria doppio rispetto
ad una famiglia appenzellese.
Il Ticino invece si situa poco al di sotto
della media svizzera per percentuale di entrate disponibili liberamente e la voce di spesa
che sembra incidere maggiormente su questa
valutazione è la cassa malati. Nel sottoceneri
una famiglia con due figli spende all’anno dai
10 ai 13 mila franchi di cassa malati. La stessa
famiglia spenderebbe nel canton Grigioni da 6
mila a 8 mila franchi. I premi dell’assicurazione
malattia stanno diventando una voce di spesa
sempre più pesante nei budget delle famiglie e
hanno avuto un incremento del 45,6 per cento
negli ultimi cinque anni.
SGUARDI OLTRE
6 luglio 2006
15
■ LA 27ESIMA EDIZIONE DEL MEETING DI RIMINI SI TERRÀ DAL 20 AL 26 AGOSTO
Chi non si apre all’infinito (il mistero) mortifica la ragione
«La ragione è esigenza di infinito e culmina nel
sospiro e nel presentimento che questo infinito
si manifesti». È questo il titolo dell’edizione
numero 27 del Meeting per l’amicizia fra i
popoli che si terrà a Rimini dal 20 al 26 agosto.
l Meeting di Rimini è uno degli appuntamenti culturali più conosciuti e apprezzati
dell’estate italiana. Nel 2006 è stato «visitato» da oltre 700 mila persone che, quest’anno
troveranno spazi ancora più ampi per mostre,
spettacoli, incontri e anche per ristorarsi.
La sede dove si svolge il Meeting è la nuova
Fiera di Rimini, alla periferia nord della città. È
facilmente raggiungibile con l’auto (vi sono 10
mila parcheggi gratuiti) ma anche con i treni
che fermano nella stazione ferroviaria interna
sulla linea Milano-Bari.
I
La prima presentazione del Meeting 2006 è
avvenuta a Bruxelles nella sede del Parlamento europeo (nella foto in basso), a dimostrazione di quanto sia forte l’esigenza degli organizzatori di proporre un momento di dialogo, partendo da un’identità precisa, con l’istituzione
che determina ambiti sempre più vasti della vita concreta di chi vive in Europa.
Dopo la presentazione
del 21 giugno a Roma è
stato invece inserito nel sito
del meeting (www.meetingrimini.it) il programma
provvisorio della manifestazione che si svolgerà dal 20
al 26 agosto.
Balza agli occhi in modo
evidente il tema della ragione e dell’infinito che quotidianamente verrà affrontato nelle diverse manifestazioni previste.
Meraviglia poi che i due
termini non siano visti in
contrasto tra di loro ma anzi che siano considerati costitutivi dell’uomo: l’uomo ragionevole
si apre all’infinito (al Mistero).
Una bella differenza con chi ritiene che l’uomo che voglia usare la ragione non può desiderare l’infinito. Senza essere filosofi, non
viene da pensare che una posizione
simile limiti l’uomo nel senso che
traccia dei confini alla ragione che
cerca?
Come si può dire che non sia
ragionevole una persona che,
tenendo conto delle sue esigenze e
desideri e rendendosi conto dell’inadeguatezza delle risposte che riesce a trovare, non neghi questo
sospiro e lasci che la ragione cerchi?
Riprendo dal volantino: «Solo se
la ragione … si spalanca verso qualcosa che non è "finito", e pertanto
non pretende di essere
misura di tutte le cose,
viene pienamente valorizzata e non mortificata la
sua capacità di conoscere
e di incidere nel tessuto
della realtà».
Per raccontare la verità
di questa posizione - come
è caratteristica del meeting
- sono stati invitati vescovi,
cardinali, una regina, ministri, studiosi, imprenditori,
scrittori, musicisti eccetera. Persone che nel concreto della loro vita hanno
cercato di non reprimere i
desideri del loro cuore e
racconteranno quale è
stato l’esito di questa apertura all’infinito.
Al Meeting 2006 saranno presenti anche
testimonianze che richiamano al Canton Ticino: oltre a un incontro già previsto per il 22 agosto, dove Padre Giuseppe Lepori (ticinese),
abate di Hauterive parlerà della «gratuità: una
ragione senza misura», verranno presentati
due volumi che raccolgono scritti di Monsignor
Eugenio Corecco, vescovo di Lugano dal 1986
al 1995, ricordato non solo per il suo insegnamento dottrinale ma anche perché diede una
luminosa testimonianza di fede negli ultimi tre
anni della sua vita trascorsi in una dolorosa
esperienza di malattia.
I padiglioni aprono alle 11, l’entrata è gratuita, così come la visita alle mostre e agli incontri (solo alcuni spettacoli sono a pagamento).
Per saperne di più e visionare il programma
completo della manifestazione, potete visitare
il sito del Meeting.
G.B.
■ ORIZZONTI NORD-SUD
Un succo d’arancia che disseta anche chi lo produce
Rosario Mastrosimone*
l succo d’arancia è una bevanda che si presta
per essere consumata praticamente a qualsiasi ora della giornata. Quando la stagione lo
consente, lo possiamo preparare a casa, altrimenti possiamo contare su un’ampia scelta di
prodotti e marche nei negozi e supermercati.
Il percorso del prodotto è piuttosto semplice:
dalle arance al concentrato fino alla preparazione
della bevanda e al suo imballaggio. La produzione
del succo d’arancia è stata progressivamente
monopolizzata da poche grandi multinazionali,
con moltissimi piccoli produttori sempre più in difficoltà a competere sui mercati. In molte regioni in
cui le popolazioni vivono della coltivazione e della
raccolta delle arance, le condizioni di mercato
sono divenute sempre più sfavorevoli.
Sovente il prezzo di vendita delle arance alle
aziende che ne ricaveranno il succo non arriva
neppure a coprire i costi di produzione sostenuti
I
dagli agricoltori.
Nelle grandi piantagioni del Sudamerica, le condizioni di lavoro sono spesso insostenibili con
decine di migliaia di «raccoglitori», anche bambini, costretti a turni di lavoro massacranti e mal
pagati, mentre la diffusione di sterminate monocolture causa gravissimi danni all’ambiente.
Ecco perché le organizzazioni di commercio
equo hanno promosso succhi d’arancia la cui produzione garantisca condizioni di vita accettabili ai
lavoratori senza compromettere gli equilibri naturali delle zone coltivate.
I succhi d’arancia del commercio equo, contraddistinti in Svizzera dal marchio Max Havelaar, possono essere facilmente reperiti presso Manor,
Migros, Coop, Claro, Caritas e le Botteghe del
mondo a un prezzo che oscilla tra 1,50 e 3,20 franchi. In Svizzera, il 6 per cento del commercio al
dettaglio del settore è costituito da succhi d’arancia del commercio equo.
*Alliance Sud
INFO BALCANI
16
6 luglio 2006
Pagina a cura di Slavko Bojanic
GRADJEVINA
Revizija Pravilnika o prevremenom penzionisanju
acionalna konferencija gradjevinskih
radnika, clanova sindikata SYNAOCST odrzana je pocetkom maja u
Bernu. Razmatran je projekat revizije Pravilnika i Ugovora o prevremenom penzionisanju
gradjevinara (PEAN).
N
Fondu ekonomsku podlogu, od povecanja ucesca radnika koji trenutno finansiraju Fond sa
1% od bruto zarade, s obzirom da do 2012.
godine ne dolazi u obzir povecanje procenta
ucesca poslodavaca koji danas finansiraju
Fond sa iznosom od 4% bruto zarade radnika,
pa do predloga da se prevremno penzionisanje
odgodi za godinu dana, odnosno da bude obavezno sa 61. godinom starosti umjesto 60, sa
smanjenjem panzija sa 8o% na 70%, da se
ukine placanje dopriniosa za starosnu penziju
(AVS) i ucescem radnika u finansiranju fonda
za penzijsku kasu (II° pilastro).
Ndesto manje od 3 godine nakon stupanja
na snagu ovog Ugovora koji, bez sumnje, predstavlja istorijski napredak i veliku sindikalnu
pobjedu, Savjet Fondacije za prevremeno penzionisanje koji je sastavljen od predstavnika
poslodavaca u ovom sektoru i predstavnika
sindikata, trazio je od ugovornih
strana da uvedu hitne i neophodne korekcije koje ce garantovati
ekonomsku sigurnost fonda na
duzi period.
Neophodnost uvodjenja dodatnih mjera proistekla je nakon
provjera koje su izvrsene od neutralne komisije i koje su pokazale
Radnici koji koriste prevremnu penziju
da je pokrivenost penzija garanOdbijeni zahtjevi (neispunjavanje uslova)
tovana sa 103,7%.
Placene penzije u navedenom periodu
Ovaj procenat garantuje isplaSrednji iznos mjesecne penzije
tu tekucih penzija, ali dovodi u
Srednji godisnji doprinosi
pitanje akumulaciju sredstava u
za starosnu penziju
Fondu za buduce penzije. Dakle,
Platna masa za 2005. godinu
rijec je o potrebi da se garantuje
ekonomska solidnost Fonda na
od kojih se izdvaja 5% u Fond
duze vrijeme. Tokom prethodnih
Procjena iznosa koji uplacuju
pregovora ispitane su sve
agencije za zaposljavanje
mogucnosti koje bi garantovale
Kao sto se zna danas radnici u gradjevini
mogu kosristiti prevremeno penzionisanje sa
60 godina starosti i imaju oko mjesecnu renditu od oko 80% od zadnje plate a Fond placa
kompletno doprinose za starosnu penziju i
penzijsku kasu do 65 godina starosti radnika.
U pregovorima se pokusalo naci kompromisno rjesenje koje ce imati negativne posledice
za buduce penzionere koji ce koristiti prijevremnu penziju. Od 1. januara 2007. godine
penzija ce biti smanjena za 5% i Fond nece
placati doprinose za starosnu penziju. Ostaje u
obavezi svakog penzionisanog radnika da sam
dobrovoljno placa penzijski staz
(AVS) tokom 5 godina. Osim
toga utvdjen je i maksimalni
iznos penzije koja nece prelaziti
5'160.- franaka mjesecno.
Prevremno penzionisanje
od 1.7.2003. do 31.03.2006
3.838 korisnika
913 radnika
425 miliona franaka
4.642 franka
1.600 franaka
4.340 miliona franaka
217 miliona franaka
oko 6 miliona franaka
Zbog svega sto smo naveli
delegati sindikata SYNA-OCST
nerado su i uz dosta kritike prihvatili ove promjene. Najcesce
pitanje bilo je sta preduzima
Fond PEAN kako bi naplatio sve
doprinose za prevremenu penziju? Naveden je primjer preduzeca Socedil SA iz Lugana koje
je otislo u falimento a fond nije
inkasirao 900.000 franaka za
zadne 3 godine iako je radnicima od plate redovno odbijan
iznos od 1%.
Samo za tranzit
Poziv na druzenje u Faidu u nedjelju 9. jula
Na odmor bez viza «Schengen»
Familijarna festa
proslom broju nasih novina najavili smo ukidanje obaveze za trazenje "Schengen" vize za putovanje, odnosno
tranzit. Ta vijest je zvanicna i stupa na snagu od 10. jula.
Dovoljno je prilikom prelaska granice pokazati vazeci putni dokument i «permesso».
Nismo bili sigurni dali ce, ili ne, to vaziti i za prelazak granice
Republike Slovenije. Dobili smo zvanicnu potvrdu od sluzbenika
slovenskog Konzulata u Bernu da osim pasosa i «permessa» za
prelazak granice nije potrebno nista drugo, pod uslovom da tranzit kroz Sloveniju nije duzi od 5 dana. Isto to vazi i za gradjane
Kosova, vlasnike pasosa UNMIK. Nazalost, za njih za prolazak
kroz Hrvatsku je potrebna viza a kroz Srbiju nemogu proci jer
pasos UNMIK nije priznat od vlasti Republike Srbije.
Napominjemo i ovog puta da i dalje ostaje na snazi potreba
vadjenja turisticke «Schengen» vize za sve one koji zele ici u Italiju zbog kupovine ili odmora. Ta viza moze biti izdata sa rokom
vazenja od godinu dana i za vlasnike «permessa B» (zavisno od
roka vazenja licnih dokumenata i duzine boravka u Svajcarskoj).
radicionalno druzenje gradjevinskih
radnika iz cijelog Kantona u Faidu
T
iz godine u godine okuplja sve veci broj
U
clanova naseg sindikata, clanova njihovih porodica i prijatelja. Nadamo se da i
ovogodisnji susret biti na nivou proslogodisnjeg. Skup ucesnika proslave i
ove godine predvidjen je za 10:30 sati
u Faidu kod vodopada, a nakon sluzenja mise i pozdrava od celnika sindikata, druzenje se nastavlja zajednickim ruckom sa specijalitetima sa rostilja i picem. Rekreativni i muzicki
dio susreta pocinje u 14 sati. Poziv je upucen svim radnicima, clanovima
njihovih porodica i prijateljima. Za svakog ucesnika susreta placa se simbolicna nadoknada od samo 5 franaka uz dobijanje bona za rucak i pice.
Planirajte da vase slobodno vrijeme provedemo skupa u Faidu uz rostilj
i muziku.
17
6 luglio 2006
Pagina a cura di Franco Narducci
Legge sugli assegni familiari
Non c’è consenso sul referendum
L’Unione svizzera delle arti e dei mestieri fatica a raccogliere le firme
Unione svizzera delle arti e dei mestieri non può nascondere le grandi difficoltà che sta incontrando per condurre in porto il referendum contro la Legge sugli
assegni familiari, difficoltà che nella fattispecie
hanno un nome ben preciso: la raccolta delle
firme per la validità del referendum non avanza come voluto.
Non ce ne meravigliamo, visto che gli argomenti addotti a sostegno dell’iniziativa cadono
nel vuoto. Le cifre propagandate per ora sui
costi aggiuntivi indotti dall’entrata in vigore della
Legge, mostrano la faccia incomprensibile del
referendum, che se dovesse fallire già nella
fase di lancio darebbe un successo enorme a
Travail.Suisse e a tutti i protagonisti che negli
ultimi 15 anni hanno combattuto per migliori
assegni familiari, senza mai perdersi d’animo.
Inspiegabilmente, l’Unione svizzera delle arti
e dei mestieri fa i conti ancora con le cifre preventivate nella vecchia proposta di legge in
materia di assegni familiari. Nel frattempo, l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (Ufas)
ha attualizzato le succitate cifre con una nuova
relazione tecnica e le ha corrette notevolmente al ribasso. Posto che la legge entri in vigore
come auspicato nel 2009, non si avrà una maggiorazione dei costi di 700 milioni di franchi,
bensì di 470 milioni. Per l’economia restano
pertanto preservati 330 milioni di franchi; una
cifra che potrebbe subire ulteriori riduzioni,
L’
seppure lievi, poiché già oggi non si tiene conto
degli assegni familiari volontari superiori alle
tariffe minime cantonali.
Ma c’è un’altra novità aggiuntiva e confortante per i sostenitori della legge: l’attuale
tasso medio di contribuzione gravante sulle
casse di compensazione, pari a 1,52 per cento,
dovrebbe aumentare soltanto di pochi decimali, salendo a 1,57 per cento. Per migliorare le
condizioni di vita di un milione di bambini e giovani, dunque, occorre soltanto il 5 per mille
della massa salariale. Laddove si consideri che
l’economia ha risparmiato da tempo i predetti
costi grazie alla riduzione dei tassi contributivi,
si comprende l’inattendibilità delle argomentazioni prodotte dai referendari. Considerando,
ad esempio, il periodo che va dal 2002 al 2006,
si rileva che il tasso medio di contribuzione per
gli assegni familiari è diminuito del 2 per mille.
Le ragioni di tale diminuzione sono da attribuire in particolare alla massa salariale aumentata proporzionalmente in misura superiore agli
assegni familiari e la diminuzione delle nascite.
Inoltre, l’Unione svizzera delle arti e dei
mestieri cerca di alzare i toni della campagna
referendaria agitando lo spauracchio dei costi
supplementari per l’erogazione degli assegni
spettanti ai figli degli assicurati, residenti all’estero. In primo luogo occorre precisare che non
sono 230 mila i bambini che percepiscono gli
assegni familiari, come sostiene il comitato
Età pensionabile flessibile Travail.Suisse
rivendica una rendita ponte individuale
er Travail.Suisse, un’adeguata flessibilità in fatto di età pensionabile costituisce tuttora un compito centrale della
revisione in corso d’opera dell'Avs. Le proposte del Consiglio federale al riguardo, non sono
sufficienti, per cui Travail.Suisse invita la competente Commissione del Consiglio nazionale
ad esaminare l’introduzione di una rendita
ponte individuale destinata ai lavoratori con
reddito medio-basso.
La prima versione dell’undicesima revisione
dell’Avs fu bocciata senza scampo in sede di
referendum. Il progetto di legge fu giudicato
troppo unilaterale e la questione centrale della
flessibilità dell’età pensionabile non ebbe la
considerazione che merita. Anche nel messaggio di accompagnamento al nuovo progetto dell’undicesima revisione dell’Avs, il Consiglio federale resta fermo su posizioni arretrate,
che non soddisfano le aspettative.
P
Una rendita ponte individuale. Secondo Travail.Suisse, la soluzione da perseguire in pro-
spettiva è quella di un modello che prevede il
diritto ad una prestazione in rapporto al reddito vincolante (calcolato sulla media di tutti gli
anni reddituali). Ciò significa in altri termini, l’introduzione di una rendita ponte nel 1° pilastro
a partire da 62 anni, di cui dovrebbero fruire gli
assicurati a reddito medio-basso. Un simile
modello si orienterebbe alla rendita ponte parzialmente già esistente nelle Casse pensioni.
Si otterrebbe in tal modo anche un’equiparazione di carattere sociale, giacché oltre alle
persone che dispongono di un alto reddito o di
una generosa copertura nel 2° pilastro, anche
gli assicurati con redditi modesti e copertura
altrettanto modesta sul versante della cassa
pensione potrebbero godere di una rendita
ponte.
Stante le stime per altro approssimative,
soprattutto le donne beneficerebbero della
rendita ponte individuale, per cui il modello
rivendicato da Travail.Suisse compenserebbe
in buona parte l’elevamento della loro età pensionabile.
referendario, bensì 190 mila, e in seconda battuta anche in questo caso l’estensione delle
prestazioni indotta dalla nuova legge avrebbe
costi minimi: le proiezioni di calcolo dell'Ufas
rilevano che l’aumento dei costi ricadrebbe
solo su 200 bambini e dunque gli allarmismi
sono del tutto ingiustificati. Per la chiarezza a
cui tutti dovrebbero rigorosamente attenersi, si
deve precisare che gli assegni spettanti ai
bambini residenti nei paesi terzi, non appartenenti all’area Ue/Aels, saranno adeguati al
potere d’acquisto, cosa che comporterà un
ulteriore risparmio.
Un 5 per mille della massa salariale e 200
assegni supplementari destinati ai bambini che
vivono all’estero, sono argomenti debolissimi
per sostenere un referendum contro la famiglia
e siamo convinti che ciò spiega le difficoltà che
i referendari incontrano nella raccolta delle
firme. L’Unione svizzera delle arti e dei mestieri difficilmente condurrà in porto il lancio del
referendum, evitando comunque ai promotori
una cocente bocciatura da parte del popolo.
Se anche la raccolta delle firme dovesse
avere successo, l’elettorato svizzero sarà certo
favorevole ad una legge che uniforma la legislazione svizzera in materia di assegni familiari e garantisce la parità di trattamento a tutte le
famiglie. E il barometro elettorale segnala già
oggi che la popolazione è nettamente favorevole ad assegni per i figli più giusti.
Il Syna dice no
al partenariato con Migros
opo due anni dalla firma del contratto collettivo di lavoro, il sindacato Syna pone
D
fine, per ragioni di politica sindacale, al partenariato contrattuale con Migros. Infatti il concetto di partenariato sociale difeso da Migros
impedisce al Syna di tutelare seriamente gli
interessi dei lavoratori.
Il sindacato nutre seri dubbi sulle clausole
di riserva stipulate, la cui applicazione significherebbe un peggioramento delle condizioni.
Inoltre durante il partenariato sociale sono
emersi i seguenti aspetti inaccettabili: Migros
detta le soluzioni piuttosto che contrattare
con il sindacato; il Syna sembra essere utilizzato solo come marchio di qualità sociale;
Migros ha tentato a più riprese di intromettersi nelle modalità di comunicazione del sindacato, cercando di censurare le informazioni e
non attenendosi agli accordi inerenti alla
comunicazione, e ha preteso il silenzio stampa non soltanto nei confronti dell’opinione
pubblica, ma anche degli aderenti.
18
6 luglio 2006
Pagina a cura di Moises Palmeiro
EL SISTEMA FUNCIONA SOBRE TODO EN LA SUIZA FRANCESA
Seguros sociales para clandestinos
El cantón de Los Valles introdujo el sistema ya en 1998
ara los trabajadores clandestinos no es
fácil hacer valer sus
derechos; por eso
suelen cobrar menos
y no les resulta fácil
reclamar. Un problema son también el
seguro de enfermedad y los seguros
sociales.
Desde hace unos
años, en la Suiza francesa han puesto en
marcha el llamado
«Check-System», al
que pueden adherirse
las empresas para
pagar las cotizaciones
sociales
de
sus
empleados. Con este
sistema también pueden cotizar los trabajadores sin permiso
de residencia. Esto lo
saben perfectamente
las autoridades, pero lo toleran, ya que piensan
que es importante que tengan, al menos, la protección del seguro.
Las cotizaciones se pagan a una oficina de
recaudación, quien liquida después con los
seguros sociales.
El cantón de Los Valles introdujo el sistema
ya en 1998 y actualmente hay ya unas 270
empresas que lo utilizan. El año pasado cotizaron por un volumen salarial de más de un millón
de francos. Ginebra y Waadt introdujeron el
sistema en el 2004, Neuenburg lo hizo en el
P
Mejora en el Seguro
de Paro
a se sabe: La prestación por
desempleo se calcula sobre la
base del último salario. Y puede
suceder que uno acepte un empleo
con menor salario para evitar el
desempleo. Si luego se vuelve a quedar en paro, la prestación es menor,
ya que el último sueldo también era
menor.
Pues bien, desde 1° de Julio la ley
ha cambiado cambiar para aquellos
trabajadores que pierdan su empleo
en los cuatro años anteriores a la fecha
de jubilación. Podrán cobrar la prestación original, que para ellos abarca un
máximo de 520 dietas, sin que se la
rebajen al haber tenido un empleo
intermedio de, al menos, doce meses.
Un ejemplo: Pepe, que tenía un
salario de 4.000 francos, perdió su
empleo cuando tenía 61 años. Estuvo
en el paro durante seis meses y durante ese tiempo cobró dietas por valor de
2'800 francos mensuales. Luego
encontró un empleo en el que ganaba
3'500 francos al mes, pero un año y
medio después volvió a quedar en
paro. Por la vieja ley ahora tendría
derecho a una prestación mensual de
2.450 francos mensuales. Gracias a la
nueva norma, seguirá cobrando la
dieta de 2.800 francos. Y esto durante
unos 20 meses.
Y
2005 y Friburgo acaba de anunciar su incorporación.
En la Suiza alemana hasta ahora sólo utilizan
sistemas parecidos los cantones de Berna y
Basilea Ciudad.
El año pasado en el cantón de Ginebra utilizaron el sistema 1'400 empresas que cotizaron
por un volumen salarial de más de 4 millones de
francos. Las autoridades ginebrinas declararon
que algo así estaba siendo necesario; se demostró que muchas empleadas de hogar estaban
trabajando clandestinamente.
LA PREGUNTA Y SU RESPUESTA
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Derecho a pensión española
PREGUNTA.- Tengo 58 años y no pienso retornar a España hasta
alcanzar la edad de jubilación. He emigrado muy joven, así que sólo
he cotizado unos 3 ó 4 meses a la Seguridad Social Española. ¿Tendré derecho en su día a una pensión española de vejez?
RESPUESTA.- Tengo entendido que desde la entrada en vigor del
Tratado Bilateral para tener derecho a la pensión española es necesario acreditar un mínimo de un año de cotizaciones a la Seguridad
Social Española.
Naturalmente, si usted retornara a España un par de años antes de
cumplir los 65, tendría la posibilidad de cotizar, aunque no trabajara.
Pero ya me dice que no tiene intención de hacerlo.
Otra posibilidad sería que la administración española reconociera
como periodo cotizado el tiempo pasado en el servicio militar. En el
caso de los funcionarios ya es así ahora y no se entiende muy bien el
por qué de resta discriminación para los no funcionarios. Parece que
se está realizando algún esfuerzo en este sentido. Como a usted le
faltan todavía siete años, a lo mejor tiene suerte y le pilla.
19
6 luglio 2006
Pagina a cura di Rogerio Sampaio
Governo prefere bilateralismo
em vez da adesão à União Europia
A Suíça tem de se contentar de implementar os acordos bilaterais existentes
ara o governo suíço, a prioridade política nas relações com a UE continua
sendo os acordos bilaterais, considerados como o melhor meio de defender os
interesses diplomáticos e económicos da
Suíça, a médio prazo. Aprovado pelo Conselho Federal, o Executivo suíço, o relatório
«Europa 2006» provoca críticas dos que
defendem a adesão e dos meios isolacionistas. «Nossa relação com a União Europeia
(UE) não deve ser julgada no sistema estereotipado do tipo aderir ou não aderir»,
declarou a ministra das Relações Exteriores, Micheline Calmy-Rey.
Significa que a Suíça tem de se contentar,
por enquanto, de implementar os acordos
bilaterais existentes e aprofundar a colaboração nos sectores da saúde, agricultura ou
electricidade.
O governo não quer mudar de estratégia
porque as condições são boas. Se a
situação mudar, outras alternativas seriam possíveis.
Só está excluída uma possibilidade, a do fechamento, segundo a ministra.
Detalhe importante: a adesão à UE, arquivada em
Bruxelas desde 1992, não será retirada. O governo,
que durante muito tempo considerou a adesão como
objectivo estratégico, colocara essa possibilidade
com de longo prazo, em Outubro passado.
Esse relatório analisa os efeitos de cada opção bilateral, união aduaneira, adesão ao Espaço Económico Europeu (EEE) e à União Europeia (UE). Faz
isso considerando cerca de vinte temas-chaves como
a democracia directa, o mercado de trabalho e a fiscalidade.
Férias merecidas
P
O melhor caminho. Ao Conselho Federal (governo federal suíço) falta coragem, reagiu o Partido
Socialista (PS) à leitura do relatório. A União Democrática do Centro (UDC) - o mais à direita dos quatro
partidos governamentais - lamenta que o governo
continue estendendo a mão à adesão. Entre os dois
extremos, os demais partidos saúdam a continuidade
na via bilateral.
Esta é a melhor maneira de defender os interesses
da Suíça frente a Europa, estima o Partido Radical
(direita) e o Partido Democrata Cristão (centro-direita). Os radicais realçam apenas que o governo não
disse como pretende defender as bilaterais no plano
interno pois os acordos são atacados a cada seis
meses pela UDC.
Uma escolha provisória. Para o Novo Movimento
Europeu Suíço (NOMES), o que falta actualmente é
uma avaliação da situação política da Suíça. O relatório é mais um catálogo de opções do que a definição
de uma política européia, afirma o movimento favorável à adesão.
O sindicato Trabalho.Suíça considera que as bilaterais são apenas um modus vivendi provisório. O
bilateralismo já mostrou seus limites e deve ser ape-
s férias estão a porta,
lentamente começam
A
os preparativos para a parti-
nas uma etapa para uma integração maior.
Uma alternativa errada. «Mesmo que os inconvenientes políticos e económicos graves de uma adesão de nosso país à UE sejam incontestáveis, o Conselho Federal não tem a vontade nem a força de
distanciar-se dessa opção errada», critica a Acção
por uma Suíça Independente e Neutra (ASIN), próxima da UDC.
Do lado europeu, a Comissão tomará posição nos
próximos dias, depois de analisar o relatório. Mas,
segundo os primeiros comentários de fontes próximas do Executivo europeu, o relatório deverá ser bem
acolhido. Tudo o que contribui da maneira mais objectiva possível ao debate sobre as relações da Suíça
com a UE seria positivo.
Um debate fundamentado. No relatório, estimase que uma adesão à UE poderia custar cerca de 3,4
biliões de francos por ano à Suíça. A TVA (imposto
sobre o consumo) passaria de 7,6 para 15% e os direitos populares (iniciativa e referendo popular) sofreriam restrições.
A via bilateral também não gratuita. A participação
da Suíça nas agências e diferentes programas europeus é estimada em mais de 440 milhões de francos
por ano, entre 2007 e 2007.
Some-se a isso a contribuição de 1 bilhão de francos, por um período de cinco anos, para o fundo de
coesão da UE, ameaçada por um referendo. «Não
ouso imaginar o que seriam de nossas relações bilaterais com Bruxelas, caso o povo vote contra esse
fundo», inquieta-se a ministra das Relações Exteriores.
O relatório apresentado em Berna será examinado
pela Câmara e pelo Senado. Ele deve servir de base
para um debate e uma discussão objectiva das
relações entre a Suíça e a UE. É o que espera a ministra Micheline Calmy-Rey.
(swissinfo)
da. O encontro ansioso com
os familiares e amigos, levanos por vezes a agir de
forma menos racional,
descurando os conselhos
importantes.
Nunca
é
demais repetir que mais
vale perder um minuto na
vida do que a vida num
minuto. Por isso meu amigo,
antes da partida faz serviço
ao teu carro , controla o
excesso de peso e evita
ingerir bebidas alcoólicas.
Em cada 150 km, faz uma
pausa para recuperar os
reflexos e recarregar as
baterias, se sentir cansaço
pare é sinal que o sono está
eminente. O sono é uma
das maiores causas de
morte na estrada, por isso
pense na sua família e seja
prudente. Queremos que
faças umas férias sem aborrecimentos.
Faz muita atenção a conduzir em Portugal, os policias estão cada vez mais
rigorosos e podes arruinar
às tuas férias.
Carta de condução. É
aconselhável levar a carta
internacional, porque há
restrições nas conduções
com carta a Suiça em Portugal e Espanha. Os detentores do “Permi L” que
estejam aqui mais de 8
meses devem trocar as
suas cartas de condução
assim como a matricula do
carro português.
Informa-te nos serviços
de registo de automóveis da
tu área de residência.
Desejo a todos os leitores
amigos e simpatizantes do
jornal il Lavoro Boas Férias.
Para a grande equipa do
Jornal Il Lavoro os votos de
óptimas férias.
Rogério Sampaio
20
6 luglio 2006
ASSOCIAZIONE ANZIANI
PENSIONATI INVALIDI DELL’OCST
Piccoli suggerimenti per difendersi dal caldo
una buona bibita dovrebbe essere attorno
e elevate temperature di questi giorni
ai 10 gradi;
stanno facendo soffrire tutta l’Europa.
usare vestiti di colore chiaro, di cotone,
E gli anziani devono stare attenti alla
lino o fibre naturali. I vestiti scuri o di matesalute: il loro corpo è meno abile nell’adatriale sintetico trattengono il calore. In casa,
tarsi alla temperatura attraverso i normali
è meglio vestirsi in maniera leggera, evitanmeccanismi di raffreddamento, come la
do le correnti d’aria e i flussi diretti di ventisudorazione.
latori o condizionatori;
Ecco alcuni suggerimenti per affrontare
se la casa è rinfrescata con i climatizmeglio il periodo estivo:
zatori, è importante pulirne i filtri periodicaevitare di uscire fra le ore 12 e le 17, le
mente (sono un ricettacolo di polveri e batore più calde della giornata, che nelle città
teri) e regolare la temperatura a 25-27°C,
sono accompagnate da un aumento della
non troppo più bassa rispetto a quella esterconcentrazione di ozono nell’aria;
na. Così si evitano i bruschi sbalzi di temmangiare molta frutta e verdura, cibi
peratura, spesso fonte di malesseri;
che contengono una grande percentuale di
se si è affetti da diabete o ipertensione,
acqua: una pesca, per esempio, è compoo altre patologie che implicano un’assunsta di acqua per il 90 per cento, un melone
zione continua di farmaci, è importante conper l’80 per cento. Fare pasti leggeri, prefesultare il medico per conoscere eventuali
rendo pasta e carboidrati rispetto a carni e
reazioni che possono essere provocate
formaggi fermentati;
dalla combinazione caldo/farmaco o
bere molta acqua (almeno un litro e
sole/farmaco. Tra le più frequenti, vi è l’ecmezzo al giorno, di più se si svolge un’atticessiva sensibilizzazione alla luce o i cali di
vità che comporta un’intensa sudorazione).
pressione e il rischio di svenimento.
È importante bere anche se non si ha sete
chi soffre di patologie bronco-polmoper evitare il pericolo di disidratazione;
nari deve evitare passeggiate nelle ore più
evitare di bere alcolici, caffè, bevande
calde e bruschi sbalzi di
gassate (contengono caftemperatura
corporea,
feina) o zuccherate. Alcol e
come per esempio l’entrare
caffè sono infatti sostanze
sudati in un grande magazche hanno un effetto diurezino con l’aria condizionatico: l’acqua espulsa con
ta. Se non si può evitare, è
l’urina non è disponibile per
importante cercare di non
i processi di raffreddamenrespirare con la bocca
to dell’organismo, quale la
aperta, ma solo con il naso,
sudorazione. Vanno evitate
almeno nei primi minuti;
anche le bevande troppo
chi è affetto da diabecalde o troppo fredde: quelte, deve esporsi al sole con
le calde hanno l’effetto di
molta cautela perché, a
aumentare la temperatura
causa della possibile minor
corporea, mentre quelle
sensibilità al dolore, potrebtroppo fredde possono caube ustionarsi anche in
sare crampi e congestioni. Importante mangiare tanta
maniera seria.
La temperatura ideale di frutta e verdura.
L
■ AGENDA
Soggiorno a Igea Marina
Locarno
Martedì 25 luglio, gita pomeridiana dedicata al Mendrisiotto, con visita guidata dal
presidente dell’AAPI sezione di Mendrisio,
Carlo Fontana, alla chiesa Rossa di S. Pietro. Segue merenda in un grotto della zona.
Costo fr. 35 (non soci fr. 40). Iscrizioni: tel.
091 7513052 entro il 19 luglio.
Martedì 19 settembre, gita culinaria
nelle Langhe (seguirà programma dettagliato). Iscrizioni: tel. 091 7513052.
A partire da settembre, ogni primo giovedì del mese, riprendono gli incontri
mensili per il pranzo.
Lugano
Gita in Umbria, dal 2 al 6 ottobre. Costo fr.
1.055, suppl. singola fr. 190, assicurazione
annullamento obbligatoria, fr. 32. Info e iscrizioni: tel. 091 9102021, entro il 31 luglio.
Al Centro AAPI, tombola tutti i martedì
alle ore 15.
Pedicure curativa in sede, al giovedì
mattina. Costo: fr. 35-45. Info: tel.
0919102021.
Dal 26 agosto al 7 settembre
(fr.1.050)
Supplementi: fr. 300 camera singola, fr. 53 assicurazione annullamento obbligatoria.
Hotel Diana ***. La quota comprende: viaggio, pernottamento,
pensione completa con bevande
ai pasti, mance, assistenza.
Minimo: 18 partecipanti.
Iscrizioni entro il 28 luglio.
Info: Sergio Ercolani, Segretariato Cantonale AAPI, Lugano.
Tel. 091 9102021.
La parola al nuovo Presidente
L
a nostra Associazione si
prefigge dei compiti sociali altamente qualificati.
È stata fondata 26 anni fa, ma le
sue radici attingono linfa a una
profondità ben maggiore nel
tempo.
Monsignor Luigi Del-Pietro,
nel 1937, esprimendosi sulle
persone anziane, così scriveva
sul Lavoro: «È assurdo, odioso,
penoso, rivoltante e contrario al diritto naturale che,
chi ha lavorato tutta la vita si trovi senza un soldo
quando il verno della vecchiaia gli intirizzisce le
membra. La Provvidenza non può ratificare un tale
destino».
A quel tempo, al termine della fase lavorativa,
c’era il problema della sopravvivenza, l’aspetto che
Monsignor Del-Pietro definiva del contingente, che
fu poi risolto con l’AVS e altri aiuti sociali.
Mons. Del-Pietro quindi, può essere considerato
il padre della nostra associazione.
Nell’ultimo ventennio, la società dei consumi,
della fretta, dell’efficienza e del profitto a tutti i
costi, ha generato un altro problema per l’anziano:
l’emarginazione.
È un problema nefasto tanto quanto il precedente, perché avvilisce la persona. In questo contesto,
emerge con evidenza la validità del motto che ci ha
lasciato la nostra presidente Celina Merlini: «con gli
altri e per gli altri» ossia colloquio e solidarietà per
contrastare l’emarginazione.
A noi il compito di continuare con questo motto,
nel solco tracciato da svariati decenni, dove le
profonde radici dell’AAPI attingono linfa dai valori
cristiani della persona.
In occasione della cerimonia del venticinquesimo, il presidente Romano Rossi ha definito chiaramente il compito che ci aspetta.
Rossi ha detto: «...affermare e diffondere la cultura della vita, del valore intrinseco della persona indipendentemente dall’età».
Se da un lato il presidente Rossi ci ha facilitato
nella designazione dell’obiettivo, dall’altro ci chiama ad assumere una grande responsabilità, perché
ci mette di fronte a un compito estremamente impegnativo.
In effetti, promuovere «la cultura della vita, il valore intrinseco della persona», significa non solo riempire il tempo dell’anziano, ma dare senso al tempo
dell’anziano.
Non dobbiamo per questo perderci d’animo.
Siamo collocati in un contesto favorevole, di cui
noi stessi, probabilmente, non valutiamo sufficientemente l’importanza.
Il connubio AAPI-OCST, ossia Anziani-Organizzazione, dà vita ad una situazione di particolare
efficienza. Potremmo dire, usando un termine commerciale, che questa unione genera un «valore
aggiunto» all’attività della nostra associazione.
Possiamo perciò porre in questi termini l’obiettivo che ci è stato indicato: all’interno dell’AAPIOCST, gli aderenti devono poter trovare una risposta alle loro necessità materiali e spirituali.
Vi renderete subito conto che un presidente, da
solo, può fare ben poco.
Chiedo perciò a tutti collaborazione e partecipazione. Tutti, nessuno escluso, devono sentirsi coinvolti nel promuovere la qualità di vita della persona
anziana.
Giacomo Falconi
21
6 luglio 2006
ASSOCIAZIONE ANZIANI
PENSIONATI INVALIDI DELL’OCST
La spiritualità degli anziani
è nella Bibbia e nel volontariato
E la saggezza sta nel vivere in modo sobrio e sano
Don Emilio Conrad*
ono anch’io un anziano, un prete anziano. Con gli anni vado verso gli ottanta e
da più di sedici un pace-maker cerca di
mantenere attivo il mio cuore che da solo non
ce la faceva più.
Nonostante alcuni acciacchi mi sento relativamente in buona salute ma quando gli amici
mi dicono «Ti trovo bene», mi vien da ridere
pensando alle vignette umoristiche sulla terza
età di Paolo Del Vaglio.
Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla
spiritualità dell’anziano, tema per me ancora
un pò tutto da scoprire. Non sono un teologo di
professione e nemmeno un maestro di spiritualità. Sono più portato all’azione che alla contemplazione.
Che un vecchio prete viva dignitosamente
una sua spiritualità è appena logico. Ci mancherebbe altro! Suppongo però che qualunque
anziano che abbia conservato e vissuto con
sincerità il dono della fede cristiana mantenga
come ultimo riferimento e motivo di speranza il
mistero della vita eterna. Pensare di poterlo
dimenticare è come fare il gioco dello struzzo.
Il mio vecchio parroco mi diceva spesso:
«Ricordati, i giovani possono morire ma i vecchi devono morire». E mi meraviglio che una
recente inchiesta abbia potuto affermare che
anche da noi «credenti doc» e perfino preti e
suore si dimostrino meno tranquilli di fronte al
gran passo che non tanti agnostici e non credenti.
Forse in passato si è insistito troppo dai
nostri pulpiti sui timori dell’ultimo giudizio e il
pericolo di cadere tra le fiamme dell’inferno o
anche solo quelle purificatrici del purgatorio.
Com’è diverso l’atteggiamento del vero credente che ricorda sempre con immenso sollievo le parole del salmista: «L’anima mia ha sete
del Dio vivente, quando vedrò il suo volto?»
(Salmo 41).
S
Ma nell’attesa di questo incontro, c’è modo
di pensare seriamente come fare, degli anni
che ci rimangono da vivere, una testimonianza
di gratitudine al Dio della vita che ha messo
nelle nostre mani la responsabilità di fare, dell’esistenza terrena, una meravigliosa e irripetibile avventura. Si vive una sola volta su questa
nostra Madre terra e penso che, la più grande
soddisfazione per tutti, sarebbe quella di
lasciare questo mondo soddisfatti, come
sognava Baden-Powel, il padre dello scautismo, di averlo fatto un pò migliore di come l’abbiamo trovato.
Parlando oggi di spiritualità dovremmo
innanzitutto togliere dalla nostra mente ogni
residuo di disprezzo per ciò che è materiale.
La tendenza manichea di certa religiosità di un
passato non molto lontano, non ha più ragione
d’essere. L’opposizione tra carne e spirito si
giustifica ancora fino a un certo punto.
È certo che la nostra vita è condizionata da
molte preoccupazioni di carattere materiale,
ma basta metterle al loro posto. Che sarebbe
oggi della nostra anzianità senza gli straordinari progressi dell’alimentazione e della medicina? Il nostro corpo non è solamente un frate
asino da sottomettere a stangate, ma un’opera
meravigliosa della creazione da stimare ed
educare perché serva a dare dignità e felicità
alla persona nella quale abita il soffio di una
spirito immortale.
La saggezza della nostra Terza età deve,
oggi più che mai, ispirarsi all’ideale di una vita
intelligentemente sobria. È tutto relativo, certo.
Ma nell’uso dei beni materiali non possiamo
lasciarci dominare solamente da una mentalità
consumista che l’attuale ideologia del mercato
cerca di imporre, creando un seguito di esasperanti contraddizioni. La sobrietà dev’essere
per noi, oggi, il nuovo nome di un’intelligente e
dignitosa povertà.
Pensare di mantenere il corpo in buona
salute, significa educarlo con criteri di comportamento che possono imporre anche rinunce,
sforzi e sacrifici se vogliamo che sia un buon
servitore e non un cattivo padrone. Certi metodi e abitudini del passato, quando eravamo più
poveri, potrebbero aiutarci non solo a rendere
più efficiente la nostra salute ma anche a fare
più generosa la nostra solidarietà con chi ha
ricevuto dalla vita molto meno di noi.
Fa quindi parte di una nuova spiritualità
essere disponibili, sebbene anziani e nella
misura del possibile, ad aiutare chi è nel bisogno non solo materiale ma anche affettivo e
spirituale. Il volontariato offre oggi molte possibilità da anziani e per gli anziani. Pensiamo
soprattutto alle persone ammalate temporaneamente o, addirittura in stato terminale. Far
del bene senza molte pretese di essere ricambiato, farlo con discrezione, con prudenza e
affetto è segno di un’effettiva ed encomiabile
maturità spirituale.
Qui la spiritualità va oltre ogni distinzione di
carattere religioso e confessionale e comprende anche ogni impegno di carattere sociale e
politico da diventare universale. Basti ricordare la figura del vecchio Mahatma Gandi. Il suo
sogno non era solo quello di creare un’economia basata sulla semplicità di vita come fonte
di felicità, ma predicava l’amore come motore
della vera spiritualità che si manifesta in ogni
aspetto della vita, pubblica e privata. Per lui,
non cristiano, l’amore del prossimo non era se
non l’espressione più autentica dell’amore per
Dio. La spiritualità vera non ha confini.
Il comandamento evangelico «Amare il
prossimo come se stessi», per essere veramente capaci di amare Dio ci porta a concepire tutta la nostra esistenza come un dono
meraviglioso da trasformare in un costante
atteggiamento di gratitudine a Dio e alla vita.
Ma le radici vere della nostra spiritualità
affondano nel mistero della Rivelazione. È
meditando ogni giorno sulle pagine del libro
sacro, la Bibbia, che la storia dell’umanità e di
ciascuno di noi acquista una luce meravigliosa
e rivelatrice. Dev’essere preso attentamente
tra le mani ogni giorno questo santo libro con
l’umile desiderio di scoprire il volto di un Dio
che si fa sempre più vicino all’uomo. È il Dio
che si fa egli stesso uomo nel Figlio nato povero, morto e risorto per rivelarci l’essenza stessa di Dio che è Amore.
La preghiera, come respiro dell’anima,
conosce però molte forme, tutte buone, tutte
utili se fatta con sincerità e umiltà di cuore. E
con la preghiera c’è la strada della sofferenza
che ci avvicina sempre di più al mistero di Dio
e dell’eternità.
Il dolore con ogni forma di sofferenza fisica
e morale ci fa paura. Quando ancora non si
conoscevano, come oggi, le risorse della medicina palliativa, la spiritualità esaltava, e non
sempre con il buon senso dei santi, il voler e il
saper soffrire.
Si ricorda come il nostro vescovo Bacciarini, chiamato dal papa del suo tempo, «il Giobbe del suo pontificato», rispose a un sacerdote desideroso di imitarlo nelle sue sofferenze:
«La sofferenza si accetta, non si cerca!». Proprio così! Nonostante tutto la sofferenza rimane una grande maestra di spiritualità.
Ma non c’è solo la sofferenza fisica. C’è pure
la sofferenza morale della solitudine, dell’abbandono, della perdita degli affetti più cari che
può farci sentire la stanchezza di vivere e
cedere magari alla tentazione di farla finita con
interventi ritenuti pietosi ma che rivelano la tentazione di crederci padroni, non solo della
nostra vita, ma anche della nostra morte.
Pur nella compassione pietosa verso casi
estremi di sofferenza e di abbandono, la fede
ci ricorda che la vita è un dono di Dio e va vissuta fino all’ultimo con dignità e con il solo diritto di dire, una volta esaurita ogni ragionevole
possibilità di vita: lasciatemi andare, lasciatemi
tornare alla casa del Padre. È la grande lezione che ci ha lasciato il grande pontefice Giovanni Paolo II, un uomo che ha saputo amare
e valorizzare la vita in tutte le sue più nobili
aspirazioni. Non importa che sia santo subito.
Il suo esempio ci basta per capire dove e come
incontrare oggi la vera spiritualità.
*Assistente spirituale dell’OCST
6 luglio 2006
GIORNALE APERTO
■ LE DOMANDE DEI LETTORI
Da inviare alla redazione. Le risposte sono degli esperti OCST e associazioni affiliate.
23
Sono vedova, ho diritto anche agli assegni familiari?
D
R
Sono una frontaliera e lavoro a Chiasso.
Vi scrivo su indicazione della Cisl di Como
per questa informazione: ho diritto anche
agli assegni familiari per il mio lavoro da
frontaliera, pur percependo la rendita per
me e mio figlio a seguito del decesso di
mio marito ?
P. Perego
Gentile signora Perego,
il figlio riceve una rendita in quanto orfano. Tale rendita è compatibile con gli
eventuali assegni famigliari a lei spettanti
sullo stipendio.
Occorre comunque tenere presente che
gli assegni familiari vengono erogati fino
al compimento dei 16 anni di età, oppure fino ai 20 se i figli proseguono gli
studi.
La rendita per orfani viene concessa
fino al compimento dei 18 anni, oppure
anche successivamente a tale data, ma
non oltre i 25 anni di età, in caso di prosecuzione agli studi o inizio attività lavorativa con contratto di apprendistato.
Spero di avere risposto in modo chiaro
alle sue richieste.
Cordiali saluti.
Roberto Crugnola
Responsabile Inas -Cisl Svizzera
■ VITA NOSTRA
Felicitazioni
a Roberto Pini di Porlezza, socio settore Commercio, e alla moglie Marisa, per
la nascita di Francesco, al quale facciamo tanti auguri di un futuro sereno accanto ai fratellini Alessio e Marco.
ad Angelo Satriano, socio segretariato
Mendrisio, e famiglia, per la nascita del
secondogenito Raffaele, al quale auguriamo ogni bene.
a Vincenzo Schillaci di Viggiù, socio
segretariato Luganese, settore Edile, e alla
moglie Cristina, per la nascita di Margherita, alla quale facciamo tanti auguri accanto
al fratellino Mattia.
Condoglianze
alla moglie Caterina, ai figli Ivan e Lorena, alla nipote Sara, ai cugini Francesco,
Davide e Stefano, soci OCST, e parenti
tutti, per la prematura e improvvisa scomparsa del loro caro congiunto Enrico Trivelli, di Bene Lario, socio segretariato del
Luganese.
a Enrico Lorenzon e famiglia, socio
segretariato di Mendrisio, per la morte
della mamma Alice.
a Iginio Canova di Morbio Inferiore,
socio AAPI Mendrisio, e familiari tutti, per
la scomparsa della sorella Lidia Bajetta.
ai familiari di Antonio La Torre di Saltrio, socio segretariato di Mendrisio, deceduto negli scorsi giorni.
a Tiziana Serra, socia sezione perso-
Editore
Organizzazione cristiano-sociale ticinese
(OCST), via Balestra 19, 6900 Lugano
Redattrice responsabile
Antonella Sicurello
Segretaria di redazione
Maurizia Conti
Angelo Pellegrini
nale di Vendita Locarno, e familiari tutti,
per la morte del papà Nicolino.
a Sergio e Elio Gianolli, soci segretariato di Mendrisio, per la morte della mamma
Savina.
In memoria
Sono trascorsi
quattro anni dalla
sua scomparsa,
ma chi l’ha conosciuto non dimentica il sorriso, la
forza e l’impegno
che Pin Riva ha
profuso all’OCST
e all’Associazione
Anziani.
Uomo semplice, riservato, di grande
fede, in 35 anni di attività alla pretura di
Lugano-Ceresio (era segretario assessore) aiutò con competenza e disponibilità
centinaia di persone.
Collaborò con Mons. Del-Pietro, e fu l’iniziatore del sindacato cristiano sociale
dei dipendenti dello stato e dell’Associazone Anziani Pensionati e Invalidi; di
entrambi è stato attivissimo animatore e
presidente.
a cinque anni dalla scomparsa, avvenuta il 6 luglio 2001, ricordiamo con affetto Bruno Bregonzio, già collega al segretariato di Mendrisio, quale responsabile
del servizio esterno.
Redazione e amministrazione
via Balestra 19, 6900 Lugano, tel. 0919211551,
fax 0919242471, e-mail [email protected]
Stampa
Corriere del Ticino SA
via Industria, 6933 Muzzano
Pubblicità
Areafin Communication SA
tel. 0919101070, fax 0919101071
e-mail [email protected]
Tiratura controllata REMP 41.616 copie
Sindacalista e politico
di prim’ordine
ono già passati quattordici anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 6 luglio 1992, ma il ricordo di
S
Angelo Pellegrini è ancora vivo.
Il suo impegno a livello sindacale, sociale e politico
ha lasciato una profonda traccia. Sindacalista della
prima ora, iniziò l’attività all’OCST nel 1937.
Dopo una breve esperienza a Lugano a fianco del
segretario cantonale mons. Luigi Del-Pietro, assunse
la carica di responsabile al segretariato regionale di
Mendrisio. Affiancò l’impegno sindacale a quello politico. Dal 1941 al 1960 rappresentò, come deputato in
Gran Consiglio, il Ppd. Nel 1960 entrò in Consiglio di
Stato.
Nel 1968 lasciò il Governo per assumere la carica
di presidente dell’OCST. Fu nominato segretario cantonale nel 1979, succedendo a Mons. Luigi
Del-Pietro, fino al 1987,
quando passò il mandato a Meinrado Robbiani.
La dedizione, l’impegno professionale e
politico e l’attaccamento
ai principi cristianosociali hanno contribuito
a rafforzare e potenziare il nostro sindacato.
Consiglio esecutivo
Presidente: Romano Rossi
Vicepresidente: Bruno Ongaro
Membri: Carla Albertoli, Fausto
Leidi, Gianfranco Poli, Roberto
Poretti, Enrico Pusterla, Meinrado
Robbiani, Flavio Ugazzi
Segretario cantonale e Copresidente
Meinrado Robbiani
Segretario amministrativo
Fausto Leidi
Vicesegretari cantonali
Nando Ceruso, Renato Ricciardi
Segretari regionali
Lugano: Dario Tettamanti
Mendrisio: Alessandro Mecatti
Bellinzona: Paolo Locatelli
Locarno: Arturo Trezzini
Tre Valli: Giancarlo Nicoli