relazione geologica

Transcript

relazione geologica
Dott. Aldo PEROTTO
GEOLOGO
Via della Michela 39
10040 - ALMESE (TO)
COMUNE DI CASELETTE
PROVINCIA DI TORINO
PIANO REGOLATORE GENERALE COMUNALE
VARIANTE STRUTTURALE
STUDIO GEOLOGICO
PER ADEGUAMENTO AL P.A.I.
Ai sensi
- della L.R. 56/77
- della C.P.G.R. 08.05.96 n. 7/LAP
- della Nota Tecnica Esplicativa alla C.P.G.R. 08.05.96 n.7/LAP (dic. 1999)
- del D.G.R. 15.07.02 n. 45-6656
RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE
SETTEMBRE 2014
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
1. PREMESSA
Il presente documento costituisce parte integrante allo Studio geologico
a supporto della Variante Strutturale al P.R.G.C. del Comune di Caselette
(Torino) e relativo Studio di Adeguamento al PAI.
Esso è pertanto stato svolto ai sensi:
-
della L.R. 56/77: “Tutela e uso del suolo” e successive modifiche ed
integrazioni;
-
della C.P.G.R. 8/05/1996 n. 7/LAP: “L.R. 56/77 e successive
modifiche e integrazioni. Specifiche tecniche per l'elaborazione degli
studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici”;
-
della Nota Tecnica Esplicativa alla C.P.G.R 8/05/1996 n. 7/LAP,
dicembre 1999;
-
del D.G.R. 15/07/02 n. 45-6656: Piano Stralcio per l’Assetto
Idrogeologico
(PAI).
Deliberazione
del
Comitato
Istituzionale
dell’Autorità di Bacino del fiume Po in data 26 aprile 2001, approvato
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 24
maggio 2001. Indirizzi per l’attuazione del PAI nel settore urbanistico;
Ai fini della scelta metodologica dello studio si precisa che le aree facenti
parte del territorio comunale di Caselette:
- non sono classificate in zone sismiche sulla base del D.I. 4/2/1982 e
risultano comprese in zona 3 come da D.G.R. n.4-3084 del 12.12.11;
- non sono soggette a particolari condizioni di rischio idrogeologico
individuate dagli schemi di Piano Territoriale o da studi di settore effettuati dalla
Regione Piemonte o da altri enti.
Lo stesso studio è stato effettuato su incarico affidato allo scrivente con
deliberazione della Giunta Comunale n. 47 del 30.06.03.
Lo studio geologico si è articolato nelle seguenti fasi:
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 2
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
1)
rilevamento geologico e geomorfologico di terreno, alla scala 1:5.000,
per tutto il territorio comunale, volto ad individuare gli elementi
geomorfologici, geologici ed idrogeologici caratterizzanti l'area di
indagine. Tale fase è stata svolta nel periodo ottobre 2003-gennaio
2004 con successivi sopralluoghi integrativi a seguito di segnalazioni di
nuovi eventi;
2)
ricerca d'informazioni tecniche e storiche degli eventi calamitosi che si
sono verificati in passato presso: la Banca Dati del “Settore Studi e
Ricerche Geologiche-Sistema Informativo Prevenzione Rischi, Regione
Piemonte”,
gli archivi comunali,
l'Archivio di Stato e tramite
informazioni reperite in situ;
3)
analisi e fotointerpretazione dei rilievi aereofotogrammetrici disponibili;
4)
elaborazione dei dati ottenuti;
5)
stesura degli elaborati cartografici tematici ed elaborazione della Carta
di Sintesi, in scala 1: 5.000, in cui il territorio comunale è suddiviso in
classi d'idoneità urbanistica, definite in base ai fattori di rischio
geologico evidenziati nelle carte tematiche.
La presente relazione geologico-tecnica è pertanto corredata dai seguenti
elaborati estesi a tutto il territorio comunale:
Tav. 1: Carta geologica e geomorfologica in scala 1:5.000;
Tav. 2: Carta geoidrologica, della dinamica fluviale e delle opere di difesa
idraulica in scala 1: 5.000;
Tav. 3: Carta dell'acclività, in scala 1: 5.000;
Tav. 4: Carta dei dissesti, in scala 1: 5.000
Tav. 5: Carta della zonazione sismica, in scala 1:5.000
Tav. 6: Carta litotecnica, in scala 1: 5.000
Tav. 7: Carta di sintesi della pericolosità geomorfologia e dell'idoneità
all'utilizzazione urbanistica, in scala 1: 5.000
Allegato 1: Dati tabellari riferiti al Comune, contenuti nella Banca Dati
Geologica della Regione Piemonte;
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 3
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
Allegato 2: Schede di rilevamento delle opere idrauliche, delle frane e delle
conoidi;
Allegato 3: Analisi del “Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (P.A.I.)” e
dell'"Inventario IFFI"
Allegato 4: Documentazione SICOD
Allegato 5: Zonazione sismica-Prove MASW;
Allegato 6: Dati litotecnici e stratigrafici
Allegato 7: Cronoprogramma degli interventi
Allegati 8: verifiche idrauliche
Allegato 9: mosaicatura dei fenomeni di dissesto e delle classi di idoneità
all’utilizzazione urbanistica con i comuni limitrofi.
La Verifica di Compatibilità idraulica
effettuata
Engineering S.r.l." (C.so Principe Oddone 5/A, Torino)
dalla
"R&C
ai sensi del D.G.R.
15.07.2002 n. 45-6656 e s.m.i. e redatta nella prima versione nel giugno 2007,
è stata aggiornata al marzo 2014.
Essa si compone dei seguenti elaborati:
Elaborato 01: Relazione Idrologico – Idraulica;
Elaborato 02 - Planimetria dei bacini idrografici e delle aree oggetto
d'indagine;
Elaborato 03 -Planimetria degli interventi di regimazione idraulica
realizzati sul Fosso Colatore del Pilone;
Elaborato 04 - Sezioni di progetto e di rilievo topografico del Fosso
Colatore del Pilone (5' - 10);
Elaborato 05 - Sezioni di progetto e di rilievo topografico del Fosso
Colatore del Pilone (11 - 16).
A questi documenti tecnici si è fatto riferimento per quanto riguarda la
valutazione del rischio legato al reticolato idrografico minore con particolare
interesse alle aree a N del concentrico (area d’indagine A1 legata a
problematiche relative al “Fosso colatore del Pilone”) e in località Grangiotto
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 4
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
(area d’indagine A2 legata a problematiche relative ai rii provenienti dalla Costa
della Croce (cresta SE del M. Musinè) e al torrente Vangeirone.
Si è tenuto inoltre conto dello studio idraulico1 di maggior dettaglio rispetto
al precedente, effettuato dalla "SRIA S.r.l." (C.so Principe Oddone 5/A, Torino)
nel 2012 e riferito al tratto terminale del “Fosso colatore del Pilone”.
Esso si compone dei seguenti elaborati:
Elaborato 01: Relazione Idraulica
Per la stesura degli elaborati sono state utilizzate le basi topografiche
della Carta Tecnica della Provincia di Torino alla scala 1: 5.000, Elementi n.
155061, 155062, 155063, 155073, 155101 e 155104 (aggiornamento 2010).
Inoltre sono state consultate le ortofotocarte corrispondenti alle Sezioni
della CTR corrispondenti.
1
SRIA s.r.l., STUDIO ROSSO INGEGNERI ASSOCIATI, Prof. Ing. Paolo Mosca - Modalità di deflusso e
dinamica di esondazionedel Fosso Colatore del Pilone nel Comune di Caselette e indicazioni generali per la
definizione delle eventuali prescrizioni urbanistiche. Studio idraulico
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 5
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
Il Comune di Caselette si localizza allo sbocco della Valle di Susa e si
estende per circa 14,2 Km2 sul versante e sul fondovalle in sinistra idrografica
del fiume Dora Riparia.
Il territorio comunale confina verso nord e nordest con il Comune di Val
della Torre, a est con il Comune di Alpignano, a sud con i Comuni di Rivoli,
Rosta e Buttigliera Alta e a ovest con i Comuni di Avigliana e Almese.
Geomorfologicamente tale territorio risulta delimitato verso nord dalla
dorsale montuosa che collega il Monte Musinè con il Monte Calvo (spartiacque
con il bacino idrografico del T. Casternone) e verso sud dal corso della Dora
Riparia. Verso ovest, nella zona montuosa, segue l'asse di un evidente impluvio
discendente dai pressi della sommità del M. Musinè mentre, nella zona di
fondovalle, analogamente a quanto avviene verso est, non segue alcun
elemento morfologico di tipo naturale.
La porzione preponderante del territorio comunale (circa i 2/3) è
costituita da rilievi montuosi o collinari che raggiungono al massimo la quota di
1.151 m s.l.m. del M. Musinè. I versanti sono ricoperti da vegetazione boschiva
sia di tipo spontanea (a roverella, nocciolo e betulla nei settori altimetricamente
superiori, a quercia, frassino e castagno in quelli inferiori) sia di tipo antropica
legata ad una fase di intensa "forestazione"
dei
versanti
avvenuta
prevalentemente nel decennio 1930-40 con l’introduzione massiccia di conifere
(versante meridionale del M. Musinè).
I versanti montuosi conservano generalmente la loro morfologia originaria
solo parzialmente modificata da terrazzamenti artificiali per lo sfruttamento
agricolo di tipo tradizionale nei settori meno acclivi alla base dei versanti stessi
e dallo sfruttamento minerario (magnesite). Sull'area collinare insiste la maggior
parte delle zone edificate (concentrico e borgate) che si collocano
prevalentemente sui settori esposti a sud.
L'area pianeggiante di fondovalle, percorsa dalla Dora Riparia, presenta
un carattere prevalentemente agricolo.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 6
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Le informazioni di carattere generale relative all’assetto geologico dell’area si
possono desumere dal Foglio n. 155 “Torino Ovest” della Carta Geologica
d’Italia in scala 1: 50.000 (di cui si riporta un estratto in fig. 1) e dalle
monografie di Bortolami, Dal Piaz e Petrucci (1970, fig.2).
Fig.1
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 7
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
Fig. 2
Nei prossimi paragrafi si riporta un quadro aggiornato delle conoscenze
dell'assetto geologico locale con specifici riferimenti alla situazione locale.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 8
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
3.1.
Substrato prequaternario
Come noto la catena alpina è il risultato dalla collisione tra la placca
continentale Europea e quella Africana, fenomeno iniziato nel periodo
Cretaceo. Come effetto di tale evoluzione geologica oggi si osservano più
unità tettoniche giustapposte (falde), distinguibili in base a elementi
litostratigrafici e tettonico-metamorfici che ne testimoniano la differente
pertinenza paleogeografica (originaria posizione prima che iniziasse la
collisione delle due placche). Nell'arco alpino si distinguono i domini Elvetico
e Pennidico (placca Europea), il dominio Austroalpino (placca Africana o
Apula) e la Zona Piemontese, costituita dai sedimento depositatisi in un
bacino marino (Tetide) che suddivideva in origine i due continenti.
Il territorio comunale si colloca immediatamente a est della zona di
passaggio fra la Zona Piemontese e l’estremità meridionale del Dominio
Austroalpino il cui limite corrisponde all’incirca all’incisione della valle del
torrente Messa nell’adiacente Comune di Almese. Le rocce affioranti
appartengono infatti ad una unità geologica particolare nota come “Massiccio
ultrabasico di Lanzo”.
3.1.1. Il Massiccio ultrabasico di Lanzo
Il “Massiccio ultrabasico di Lanzo” è una unità geologica ubicata al
margine occidentale della pianura piemontese settentrionale a costituire il
settore di rilievi approssimativamente delimitati a nord dalla Stura di Lanzo e
a sud dalla Dora Riparia. Esso è costituito in gran parte da peridotiti (lherzoliti
e lherzoliti feldspatiche) ma lungo i bordi dell’areale di affioramento o in
corrispondenza delle principali incisioni vallive le rocce peridotitiche,
tipicamente granulari e massicce, passano gradualmente a peridotiti laminate
con fenomeni più o meno estesi di serpentinizzazione e localmente a tipiche
serpentiniti. All’interno dei litotipi ultrabasici sono sovente presenti filoni di
gabbri saussuritici e rodingitici, a grana pegmatitica e con spessore variabile
da centrimetrico a decimetrico (G. Bortolami & G.V. Dal Piaz; 1970).
Dal punto di vista interpretativo generale il Massiccio ultrabasico di
Lanzo rappresenta un residuo refrattario, serpentinizzato e intruso da
sequenze gabbriche, di una porzione di mantello risalita a livelli crostali molto
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 9
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
superficiali o addirittura esposto in ambiente sottomarino a seguito
dell’assottigliamento crostale dovuto al rifting continentale (Paleozoico sup ?Giurassico inf. ?) corrispondente ai primi stadi di apertura oceanica che ha
preceduto l’orogenesi alpina (U. Pognate & G.B. Piccardo; 1984).
Nel territorio comunale di Caselette i principali affioramenti di rocce
appartenenti a tale unità si rinvengono o nei settori altimetricamente superiori
dei versanti oppure sul fondo delle principali incisioni vallive del reticolato
idrografico minore.
3.1.2. Evoluzione strutturale
Sulla base di recenti studi riguardanti la bassa Valle di Susa, per quanto
riguarda l'assetto duttile, ossia legato alle deformazioni verificatesi in
condizioni di elevate temperature e pressioni, si segnala la presenza di tre
distinte fasi deformative che generarono pieghe e strutture a scala da
centimetrica fino a chilometrica (fasi D1, D2, D3) (Tallone, 1990; Cadoppi &
Tallone, 1992).
Alla fase deformativa D1, di tipo traspositivo, è associato lo sviluppo di
pieghe isoclinali con assi est-ovest e della scistosità regionale; essa si è
sviluppata in condizioni metamorfiche di alta pressione. Alle fasi deformative
successive sono associate pieghe da aperte a serrate con assi immergenti
sia verso ovest che verso nord nord-ovest (D2) e pieghe aperte sia a piccola
che a grande scala con assi diretti nord-sud (D3). Ad entrambe queste ultime
fasi sono associati fenomeni di foliazione e scistosità della roccia a livello
locale.
Alle fasi deformative duttili si sovrappone una serie di deformazioni a
carattere fragile costituite da sistemi di fratture e faglie con direttrici EW e
NS.
Nel territorio comunale di Caselette non si rileva la presenza di
importanti strutture deformative a carattere duttile (pieghe) mentre è
abbastanza diffusa la presenza della scistosità di tipo regionale caratterizzata
da piani di foliazione immergenti ad angolo medio-basso verso i quadranti
orientali.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 10
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
I maggiori effetti delle deformazioni a carattere fragile (fratturazioni
diffuse e intense) si manifestano, invece, in corrispondenza a fasce
cataclastiche impostate sia all’interno delle peridotiti sia nelle serpentiniti.
Particolarmente evidente risulta la zona cataclastica che interessa una fascia
a giacitura subverticale e direzione NE-SW e che si sviluppa fra le località
Grangiotto e il M. Calvo. A tale fascia, essenzialmente serpentinitica, si
associano verosimilmente le mineralizzazioni a magnesite del M. Calvo e
tutta una serie di dissesti lungo il versante dovuti alla scarsa qualità
geomeccaniche della roccia.
3.2. I terreni quaternari
Con il termine di depositi quaternari si intendono tutti i terreni di
copertura del substrato roccioso la cui formazione risale al periodo di tempo
compreso dall'attuale a circa 2.000.000 di anni fa.
Al loro interno notevole importanza rivestono i depositi glaciali
(morene) legati alle espansioni del ghiacciaio segusino succedutesi in più
riprese durante il Pleistocene e terminate all'incirca 10.000-14.000 anni fa. Le
prime notizie sui depositi glaciali della Valle di Susa risalgono agli studi
sull'anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana di Martinis & Gastaldi (1850) e
Prever (1917) mentre più recenti e dettagliate informazioni si trovano nello
studio di Petrucci (1970) che comprende anche una carta geomorfologica a
scala 1:40.000. Le singole fasi di avanzata del ghiacciaio sono testimoniate
da una successione di depositi conservati in lembi anche di elevata
estensione, distribuiti sui versanti vallivi a quote progressivamente inferiori
dai termini più antichi a quelli più recenti.
Le forme di accumulo e di esarazione glaciale si presentano il più
delle volte rimodellate o dissecate dall'approfondimento erosionale operato
dai corsi d'acqua postglaciali, i cui depositi occupano pressochè
completamente il fondovalle principale e in misura minore quello dei bacini
tributari formando allo sbocco di questi ultimi modeste conoidi di deiezione.
Parallelamente all'azione del reticolato idrografico hanno operato i
processi di rimodellamento dei versanti vallivi legati prevalentemente alla
morfogenesi gravitativa (frane) che ha agito lungo i versanti durante e
successivamente al ritiro delle masse glaciali. Nell'ultimo trentennio lo studio
dei fenomeni franosi ha portato all'individuazione, anche in bassa valle di
Susa, di accumuli di frana di grandi dimensioni, spesso profondamente
rimodellati e, come tali, difficilmente individuabili, indicati genericamente con
il termine di paleofrane o frane relitte; normalmente la genesi di tali fenomeni
si colloca nelle fasi di ritiro delle masse glaciali e, quindi, in ambito
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 11
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
periglaciale. Numerose sono inoltre le tracce di fenomeni franosi più recenti2 i
cui accumuli più o meno stabilizzati sono spesso mascherati dalla
vegetazione o dal rimodellamento naturale o antropico.
Completano il quadro dei depositi quaternari i depositi di versante
(coperture eluvio-colluviali e detritico colluviali) legati all'alterazione chimica e
disgregazione fisica delle rocce ed alla loro distribuzione lungo i versanti
soprattutto da parte delle acque ruscellanti e i depositi alluvionali di
fondovalle.
Le uniche pubblicazioni relative alla geologia del Quaternario e
riguardanti il territorio comunale sono ad opera di Sacco (1921), di Capello
(1963) e di Petrucci (1970) e riguardano principalmente le tematiche legate ai
fenomeni glaciali e periglaciali.
Sacco (1921) trattando in generale del glacialismo pleistocenico della
Valle di Susa individua, sui bassi versanti del M. Musinè, le tracce di
numerosi archi morenici legati geneticamente al ghiacciaio valsusino. Tali
tracce, riferibili a diverse pulsazioni glaciali, si sviluppano fino a circa 700 m
di quota (cfr. fig. 3).
Fig. 3
2
A tal proposito si sottolinea come, in ambito di versante, i fenomeni franosi siano del tutto comuni
rientrando nella normale evoluzione dei versanti stessi.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 12
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
Capello (1963) segnala la presenza, nel settore di affioramento delle
rocce appartenenti al Massiccio di Lanzo, di fenomeni tipici del luogo che
vengono definiti come “colate di pietra” o “campi di pietra”. Tali fenomeni
consistono in accumuli di forma ed estensione variabile ospitati entro a
canaloni (colate) oppure su pendii aperti (campi) anche in prossimità delle
zone sommitali dei versanti; essi sono tipicamente costituiti da ammassi di
blocchi spigolosi senza matrice che non consentono l’attecchimento della
vegetazione e che risultano, pertanto, ben individuabili nel panorama. Sono
interpretate dall’autore come morfologie crionivali periglaciali e rientranti
pertanto nell’ambito dei rock-glaciers3. Poiché tali manifestazioni sono
attualmente attive solo a quote elevate (superiori ai 2000 m s.l.m.) i casi
studiati vengono ritenuti fossili e riferiti cronologicamente all’ultima
glaciazione (130.000÷14.000 anni dal presente). Studi applicativi condotti in
aree limitrofe (Carraro & Perotto, 1996, ined.) hanno dimostrato che tali
accumuli possono avere notevoli spessori (anche oltre 25 m) e che sono
normalmente caratterizzati da un elemento superiore costituito da blocchi
privi di matrice (open work) e da un elemento inferiore (diamicton),
generalmente molto più potente, formato da clasti immersi in una matrice
sabbioso-limosa. Spesso al limite fra i due elementi sono presenti circolazioni
idriche anche di notevole entità.
Petrucci (1970) caratterizza maggiormente i depositi glaciali presenti
sul territorio comunale distinguendo fra quelli riferibili geneticamente al
periodo Riss e quelli, più recenti, riferibili al Wurm. Nel primo caso sono
definiti come “morenico ghiaioso-sabbioso con frequenti blocchi triquetri,
debolmente cementato, con paleosuolo di colore rosso-bruno, argillificato
(potente al massimo 2,5 m)”. Tali depositi formano una successione di
3
I rock glaciers sono “colate che prendono origine dalle falde detritiche dei circhi e dei versanti
montuosi in genere” …. “La massa dei rock-glaciers è costituita da detrito angoloso e
normalmente contiene in profondità del ghiaccio ….. ; questo può essersi formato in vari modi ed
eventualmente derivare dal rigelo dell’acqua da neve infiltrata dall’alto. Il movimento d’insieme
lungo il pendio è il risultato di spostamenti ripetuti degli elementi detritici in seguito alle
trasformazioni del ghiaccio contenuto e dell’acqua che scorre alla base “ (Castiglioni, 1979)
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 13
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
cordoni morenici disposti alla base del versante roccioso e fanno passaggio
ad esso tramite una fascia detritica abbastanza continua. Costituiscono
inoltre tutta la zona collinare a nord del concentrico dove si alternano a
depositi fluvioglaciali legati cioè alla ridistribuzione delle morene da parte del
reticolato idrografico periglaciale. Nel secondo caso tali depositi vengono
descritti come “morenico ghiaioso-sabbioso e fangoso con suolo bruno ove
presente”. Essi costituiscono dei modesti rilievi di forma arcuata in località
“Truc della Pra”. Vengono inoltre individuate le principali conoidi di deiezione
e la zona di fondovalle caratterizzata dalla presenza di depositi legati
geneticamente agli apporti solidi della Dora Riparia; al loro interno vengono
distinti il “fluvioglaciale Wurm” (terrazzo ghiaioso argilloso con suolo bruno
lungo la Dora Riparia, sospeso con scarpate di alcuni metri sull’alveo
attuale), le “Alluvioni antiche” (depositi terrazzati prevalentemente sabbiosoghiaiosi, debolmente sospesi sulle Alluvioni medio-recenti) e le “Alluvioni
medio-recenti” (depositi terrazzati ghiaiosi, con lenti sabbioso-argillose lungo
le sponde dei corsi d’acqua). In corrispondenza dei laghi di Caselette viene
infine segnalata la presenza di “depositi argillosi neri, palustri, torbosi e
sartumosi” geneticamente legati a condizioni di ristagno delle acque
superficiali
Una significativa sezione geologica è riportata in fig. 4 (tratta da dal
Foglio n. 155 “Torino Ovest” della Carta Geologica d’Italia in scala 1: 50.000).
.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 14
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
M. Musinè
Caselette
fig. 4
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 15
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
4.
DESCRIZIONE
GEOLOGICO-TECNICI
DEGLI
ELABORATI
CARTOGRAFICI
4.1. CARTA GEOLOGICA, GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI
La carta geologica, geomorfologia e dei dissesti allegata è il risultato del
rilevamento di terreno dell'area in esame. Essa contiene:
- i dati inerenti alla distribuzione sul territorio comunale dei litotipi del
basamento cristallino prequaternario e della copertura quaternaria;
- informazioni sull'assetto strutturale del substrato roccioso e sullo stato
di fratturazione dello stesso;
- i principali elementi morfologici connessi ai fenomeni glaciali e alla
dinamica fluviale nonchè l'ubicazione dei principali fenomeni geologici
connessi alla dinamica dei versanti (movimenti franosi più o meno
stabilizzati, aree soggette ad intensa erosione del suolo per ruscellamento,
aree interessate da cadute di massi).
Nelle figure 4 e 5 sono riportate le sezioni geologiche ritenute più
significative.
In allegato II sono riportate le schede di rilevamento delle frane
cartografate e dei conoidi.
4.1.1 Aree con substrato roccioso affiorante o subaffiorante
I litotipi affioranti appartenenti al basamento cristallino metamorfico
prequaternario sono geologicamente riconducibili unicamente al “Massiccio
di Lanzo.
La scistosità regionale, ove presente, ha una giacitura caratterizzata da
immersioni prevalentemente verso est e sud-est con inclinazioni comprese
tra 40° e 50°; di conseguenza, in generale, è principalmente disposta a
traversopoggio rispetto al versante principale. E’ ovvio che, nel dettaglio, la
situazione si presenta più variegata sia a causa della diverse conformazioni
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 16
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
dei versanti che per la presenza di disomogeneità legate alle modalità di
deformazione della roccia.
All’interno dei litotipi appartenenti al Massiccio di Lanzo sono state
distinte le peridotiti dalle serpentiniti mentre sono state tralasciate le
intercalazioni filoniane di gabbri data la loro ininfluenza ai fini dello studio.
4.1.1.1. Le peridotiti
Sono rocce composte in buona parte da olivina, con quantità
subordinate di pirosseni rombici e monoclini4 non differenziabili alla scala del
campione. L’alterazione atmosferica determina sulle superfici esposte un
crostone di colore bruno-rossastro, talora giallastro, di spessore variabile da
alcuni millimetri ad oltre un centimetro. Su tale crosta risultano in rilievo i
cristalli di pirosseno mentre i siti olivinici sono quasi del tutto scomparsi. Sulle
superfici di frattura fresche si osserva un colore verde-giallo tendente al
bluastro,
tanto
più
accentuato
quanto
maggiore
è
il
grado
di
serpentinizzazione della roccia. Alla scala del campione o deIl’affioramento si
nota spesso che i minerali all’interno della roccia non sono ripartiti in modo
omogeneo ma formano delle bande di potenza centimetrica, delimitate da
superfici parallele generalmente piane.
Al loro interno sono frequenti i filoni di gabbri a grana prevalentemente
grossa, con spessori variabili da alcuni centimetri ad oltre 1 m ma con scarsa
continuità laterale.
Nell’area indagata gli areali di maggiore esposizione corrispondono
alle dorsali rocciose che dalle località Camerletto e Sant’Abaco si sviluppano
fino alla sommità del Musinè (Costa della Croce) e sulla cresta che collega
quest’ultimo al Monte Calvo. Presso quest’ultima località sono presenti le
tracce di consistenti lavori di cava per l’estrazione di magnesite, attività
attualmente cessata ma attiva fino agli anni 1940-50. Nella stessa zona si
concentrano anche le principali intercalazioni filoniane.
4
Data la composizione mineralogica si tratta della varietà di peridotite nota come lherzolite.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 17
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
4.1.1.2. Le serpentiniti
Sono rocce massicce di colore verde scuro tendente al bluastro, a
patina giallo-bruna. Macroscopicamente si riconosce il serpentino come
principale costituente a cui si possono associare cristalli o spalmature di
magnetite. Localmente si osservano minute pIaghe più chiare costituite da
clorite a grana minuta in pseudomorfosi su probabili pirosseni.
Spesso la massa serpentinitica è attraversata da fasce in cui la roccia si
presenta più o meno scistosa o fratturata dando luogo a diverse varietà di
serpentinoscisti. In questi casi al serpentino si associa, in quantità variabile, il
talco e varietà fibrose di serpentino (asbesto), generalmente a fibra corta.
Caratteristico
è
l’accrescimento
del
minerale
in
individui
disposti
perpendicolarmente alle fratture che lo ospitano.
Le serpentiniti costituiscono estesi affioramenti in località Costa della
Croce e Monte Calvo.
4.1.2. Aree con presenza di una copertura incoerente
I settori caratterizzati dalla presenza di una copertura incoerente del
substrato roccioso con uno spessore significativo (oltre 1 m) occupano ampi
settori dell'area in studio (oltre il 70%).
I depositi geneticamente più antichi sono i depositi glaciali s.l., mentre i più
diffusi lungo i versanti sono rappresentati da quelli conosciuti come depositi
di versante e comprendenti la copertura eluvio colluviale e detritico-colluviale
ed i depositi di origine gravitativa; in corrispondenza del fondovalle
prevalgono invece i depositi alluvionali differenziabili in depositi fluviali della
Dora Riparia e depositi torrentizi di conoide legati agli apporti dei principali
corsi d’acqua provenienti dal versante vallivo. Data la morfologia del
versante, caratterizzato nella parte medio inferiore da una rete idrografica
impostata in solchi stretti e profondi, l’estensione areale dei depositi torrentiizi
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 18
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
presenti lungo le aste vallive a monte delle conoidi è risultata praticamente
inesistente e come tale non è stata riportata in cartografia se non in
corrispondenza dei lembi maggiori.
4.1.2.1. Settori di versante con copertura di tipo glaciale
Si tratta in generale di aree di versante a pendenza medio-bassa
caratterizzate dalla presenza di depositi glaciali (morene). Notoriamente essi
sono eterometrici, privi di classazione e di norma non stratificati, con grado di
addensamento generalmente medio-alto e costituiti da ciottoli e blocchi di
varie dimensioni immersi in una matrice limoso-sabbiosa che generalmente
non è superiore a circa il 30 % del deposito. Spesso gli inclusi rocciosi sono
di dimensioni ragguardevoli e si rinvengono isolati o a piccoli gruppi (massi
erratici); fra essi il litotipo prevalente è costituito da prasiniti ed in subordine
da gneiss denotando una loro zona di origine localizzabile verosimilmente nei
valloni dei torrenti Sessi e Gravio di Condove. I maggiori massi erratici sono
riportati in cartografia con l’apposita simbologia.
La potenza dei depositi di natura glaciale è estremamente variabile:
mentre in alcune zone appare essere dell'ordine dei decametri, in altre è
verosimilmente non superiore a qualche metro, soprattutto in corrispondenza
delle principali soglie in roccia o sui versanti più acclivi. Nei settori di versante
dove l’effetto dell’erosione è stato più intenso, con asportazione pressochè
completa della parte più fine del deposito, sono rimasti in loco solo gli inclusi
rocciosi di maggiori dimensioni. Tale configurazione, nota il letteratura come
“morenico scheletrico sparso”, è ben rappresentata sul versante meridionale
del M. Musinè a monte della pista tagliafuoco.
I principali lembi di morena, diffusi fra le quote di circa 700 m s.l.m. ed il
fondovalle, sono delimitati, verso l’asse vallivo principale da scarpate a
debole inclinazione e ad andamento longitudinale rispetto allo stesso legate
alla dinamica di tipo glaciale. Verso le principali direttrici del reticolato
idrografico minore sono invece delimitati da ripide scarpate legate
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 19
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
all’approfondimento di tipo erosionale da parte delle acque correnti che ne
hanno comportato il definitivo terrazzamento. I cigli delle principali scarpate
sono
stati
riportati
cartograficamente
con
apposita
simboleggiatura
distinguendo quelli di natura glaciale da quelli di natura alluvionale.
Tra i depositi legati alle attività dei ghiacciai si segnala anche la
presenza, di depositi fluvioglaciali; si tratta di depositi glaciali rielaborati dal
reticolato idrografico in seguito al progressivo scioglimento del ghiacciaio
principale che diminuendo il proprio spessore interferiva con le acque di
fusione con fasce altimetriche di versante sempre minori; gli areali di
diffusione di tali depositi corrispondono pertanto alla superficie dei terrazzi
glaciali. Un evidente esempio di tale situazione geomorfologica è
rappresentato dal terrazzo su cui ricadono le località Pian du Mini-Pietra Alta.
I settori di versante con copertura di tipo glaciale presentano un grado
di stabilità globale mediamente buono salvo ristrette zone soggette a modesti
fenomeni di instabilità dei terreni superficiali (legati soprattutto a ristagni o ad
emergenze idriche) riportate in carta con apposita simboleggiatura. Il grado
di stabilità risulta ovviamente basso in corrispondenza delle principali
scarpate afferenti al reticolato idrografico minore (ad es. zona a Sud di Monte
Calvo.).
4.1.2.2. Settori con copertura incoerente legata alla dinamica dei
versanti
Si tratta in generale di aree di versante a pendenza medio-elevata
caratterizzate dalla presenza di una copertura incoerente geneticamente
legata ai normali processi che avvengono lungo i versanti
in ambiente
montano o pedemontano: alterazione chimica e disgregazione fisica del
substrato roccioso, ruscellamento diffuso, fenomeni gravitativi (frane).
In carta sono state distinte le principali unità geomorfologiche legate a
tali fenomeni:
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 20
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
-
settori di versante caratterizzati dalla presenza di accumuli
geneticamente legati a frane relitte (paleofrane Auct). Essi costituiscono
estesi areali ubicati generalmente in corrispondenza di ampi impluvi
presentando un grado di rimodellamento elevato tanto da rendere spesso
difficoltosa l’individuazione delle nicchie di distacco e dell’accumulo.
Cartograficamente è stata individuata, per ogni caso, l’area di inviluppo
comprendente la nicchia di distacco la zona di accumulo ed i settori limitrofi
che, in base alle caratteristiche morfologiche risultano essere stati interessati
dai fenomeni. Gli accumuli sono generalmente caratterizzati da materiali
incoerenti costituiti da una matrice a carattere sabbioso, siltoso o argilloso
più o meno abbondante con uno scheletro in ciottoli e blocchi di forma
angolosa ma con spigoli fortemente arrotondati.
Nell’area in esame è stato individuato un solo settore con tali caratteristiche,
ubicato sul medio basso versante est del M. Musinè, abbondantemente
dissecato dall’attività erosiva della rete idrografica minore.
Tali settori presentano un grado di stabilità globale mediamente buono o
comunque inquadrabile all’interno dei normali processi legati alla dinamica
dei versanti.
- settori di versante caratterizzati dalla presenza di morfologie legate a
frane recenti.
Essi costituiscono aree di limitata estensione in cui gli elementi morfologici
sono tali da poterle ricollegare a fenomeni franosi recenti, attualmente in
stato quiescente ma suscettibili di ulteriore attività. Tali aree sono ubicate
generalmente in corrispondenza dei settori di versante ad elevata acclività
incombenti
sui
corsi
d’acqua
del
reticolato
idrografico
minore.
Cartograficamente è stata individuata, per ogni caso, l’area di inviluppo
comprendente la nicchia di distacco la zona di accumulo ed i settori limitrofi
che, in base alle caratteristiche morfologiche risultano essere stati coinvolti
nei fenomeni. Essendo sempre fenomeni di piccole dimensioni ed in zone
con elevato grado di rimodellamento sia naturale che antropico in nessun
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 21
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
caso è stato possibile definire le singoli aree occupate dall’accumulo del
materiale franato o perché ridistribuito naturalmente dalle acque ruscellanti o
perché completamente risistemato.
Tali settori presentano un grado di stabilità globale mediamente basso in
quanto potenzialmente soggetti a fenomeni di smottamento, colamento o
frane per saturazione e fluidificazione dei terreni superficiali.
- settori di versante con copertura prevalentemente detritico-colluviale
Con il termine di copertura detritico-colluviale si intendono terreni derivanti
prevalentemente dal processo di disgregazione fisica del substrato roccioso i
cui prodotti sono dispersi sui versanti per effetto della gravità nei settori più
acclivi e per trasporto da parte delle acque ruscellanti a partire dai livelli
basali degli stessi. Tali depositi sono generalmente composti da uno
scheletro prevalente con clasti solo debolmente smussati o a spigoli vivi
immersi in una subordinata matrice a carattere essenzialmente sabbiososiltoso. Sono presenti anche blocchi di dimensioni ragguardevoli soprattutto
alla base degli affioramenti rocciosi più sviluppati. Nella carta sono stati
distinti i lembi più significativi che sottendono pressochè sempre affioramenti
rocciosi con un sensibile grado di fratturazione. Le maggiori concentrazioni di
blocchi rocciosi sono indicate cartograficamente con apposita simbologia. Lo
spessore verticale dei depositi è variabile da pochi decimetri nei settori di
versante più acclivi ad oltre 2-3 m alla base dei versanti locali.
All'interno di questo gruppo ricadono anche le “colate e i campi di pietra” i cui
caratteri generali sono riportati nel paragrafo 3.2.; in questo caso si tratta di
estese pietraie formate, in superficie, da blocchi eterometrici, monolitologici
(peridotite ± serpentinizzata), angolosi e con disposizione caotica (open
work). Lo spessore totale delle colate non è noto ma alcuni scavi per la
realizzazione delle piste tagliafuoco hanno intercettato l’elemento inferiore
(diamicton) formato da clasti angolosi immersi in una matrice sabbiosolimosa a profondità di 2-3 m dal piano campagna.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 22
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
In generale i settori caratterizzati dalla presenza di una copertura detriticocolluviale presentano un grado di stabilità globale mediamente medio-basso
in quanto potenzialmente soggetti a fenomeni di rimobilizzazione dei detriti
per erosione o in seguito a sbancamenti antropici. Maggiore stabilità
presentano invece i settori caratterizzati da “colate o i campi di pietra”.
- settori di versante con copertura prevalentemente eluvio-colluviale
Con il termine di copertura eluvio-colluviale si intendono terreni derivanti
prevalentemente dal processo di alterazione del substrato roccioso e della
sua copertura morenica i cui prodotti sono dispersi sui versanti soprattutto
per effetto delle acque ruscellanti. Tali depositi sono generalmente composti
da una matrice a carattere siltoso-sabbioso-argilloso
prevalente con uno
scheletro
piccole
costituito
da
ciottoli
generalmente
di
dimensioni
(centimetriche e raramente decimetriche). Questo tipo di copertura è diffusa
su buona parte dei versanti con spessori variabili da pochi decimetri ad oltre
2 m in corrispondenza di locali interruzioni del pendio. Date le modalità della
loro formazione e messa in posto, tali depositi sono ovviamente presenti
anche nei settori di versante con copertura di tipo glaciale o nei settori di
fondovalle alla base dei versanti o sulla superficie delle conoidi; in questi casi
costituiscono generalmente lo strato più superficiale di terreno.
4.1.2.3. Settori di fondovalle con copertura di tipo alluvionale
Sul fondovalle alluvionale sono state distinti i seguenti settori:
- settori di conoide di deiezione legati al trasporto solido da parte del
reticolato idrografico minore. Come noto le conoidi sono formate da depositi
torrentizi trasportati dai corsi d'acqua che solcano il versante. Nel caso
specifico si tratta del torrente Messa su cui è ubicato l’abitato di Almese
capoluogo e dei rii Morsino e Garavello che formano l’ampia conoide
coalescente su cui è ubicato l’abitato di Rivera e di tre piccoli rii a carattere
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 23
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
non permanente che sbucano sul fondovalle in località Grange Crivella e
Castelletto.
Tali settori sono costituiti da depositi con matrice sabbioso-limosa con
abbondante scheletro formato da elementi litoidi subarrotondati di dimensioni
da
centimetriche
a
decimetriche.
Sulla
base
delle
caratteristiche
geomorfologiche sono stati distinti i lembi relitti di conoide in quanto
delimitati, verso l’alveo attivo, da evidenti scarpate di terrazzo dalle zone
appartenenti all’attuale configurazione del corso d’acqua. Sulla base delle
evidenze
morfologiche
tutte
le
conoidi
individuate
possono
essere
considerate come stabilizzate anche per la presenza di opere di arginatura e
protezione.
- piana alluvionale geneticamente connessa agli apporti solidi della Dora
Riparia. Tale settore è stratigraficamente costituito da ghiaie sabbiose con
intercalazioni lentiformi più francamente sabbiose o sabbioso fini-limose e
con una copertura, di spessore variabile da circa 50 cm a circa 1,5 m, di limi
sabbiosi di esondazione. In corrispondenza delle aree individuate con
apposita retinatura i terreni a granulometria essenzialmente limoso-sabbiosa
sono presenti già in corrispondenza del piano campagna.
Sulla base di indagini effettuate per ricerca di acque sotterranee (1995, rel.
ined.), a profondità di 20-30 m dal piano campagna le alternanze di terreni
grossolani e fini vengono sostituiti da una potente successione (oltre 100 m)
di terreni sabbioso-limosi, localmente torbosi che costituiscono il colmamento
olocenico di tipo alluvionale-lacustre del solco vallivo.
Sul fondovalle subpianeggiante gli unici elementi geomorfologici consistono
in modestissimi orli di terrazzo con scarpate alte mediamente 50-70 cm,
parzialmente
obliterate
dai
lavori
agricoli,
che
individuano
piani
altimetricamente decrescenti verso sud e con andamento arcuato; tali forme
risultano verosimilmente collegabili ad antiche anse della Dora (di cui si può
individuare un paleoalveo) o a zone di espansione della stessa in
concomitanza ad eventi alluvionali remoti di cui non si ha un riscontro storico
(cfr. paragrafo 4.2.3.1.).
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 24
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
I terreni di fondovalle sono stati, in passatto, oggetto di una piccola cava fuori
alveo per estrazione di ghiaia; ne costituisce il residuo il bacino lacustre
presso l’alveo del torrente Messa nuova a monte della confluenza con il
torrente Morsino.
4.1.3. I dissesti
L’analisi geomorfologica effettuata ha definito l’attuale stato dei dissesti
che
risultano
legati
principalmente
alla
dinamica
dei
versanti
e
subordinatamente alla rete idrografica minore.
All’interno dei fenomeni gravitativi tutti i fenomeni franosi individuati
sono stati classificati e numerati secondo la seguente tabella5 che
comprende le tipologie di frana normalmente più frequenti nell’ambito
studiato (rilievi montuosi o collinari con substrato roccioso di tipo cristallino e
in presenza di copertura incoerente anche con spessore elevato) mentre
nell’allegato 2 sono state riportate le schede di rilevamento.
Tabella 1
5
Movimento
Stato
Codice
Scivolamento traslativo
Attivo
FA4
Quiescente
FQ4
Stabilizzato
FS4
Frane per saturazione
Attivo
FA9
e fluidificazione della
Quiescente
FQ9
copertura detritica
Stabilizzato
FS9
Movimenti gravitativi
Attivo
FA10
compositi
Quiescente
FQ10
tratta dal D.G.R. 15/07/02 n. 45-6656
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 25
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
Stabilizzato
FS10
La successiva tabella riporta l’elenco completo dei fenomeni franosi
riconosciuti.
Tabella 2
NUMERO LOCALITA'
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
CODICE
M. Musinè, vers. sud
M. Musinè, vers. sud
M. Musinè, vers. sud
M. Musinè, vers. est
M. Musinè, vers. est
M. Musinè, vers. est
M. Musinè, vers. est
Monte Musinè versante nordest
Monte Musinè versante nordest
Monte Musinè versante nordest
Monte Calvo, versante est
FQ9
FQ9
FQ9
FQ9
FQ9
FA9
FS10
FQ9
FQ9
FQ9
FQ9
Dall’analisi dei dati si evince il seguente quadro complessivo che, pur in
presenza di un numero limitato di casi, denota come la maggior parte dei
fenomeni evidenziati corrisponda a movimenti gravitativi compositi in stato
quiescente o stabilizzati.
Tabella 3
Movimento
Stato
Numero
Percentuale
Scivolamento
Attivo
0
0%
traslativo
Quiescente
0
0%
Stabilizzato
0
0%
Frane per
Attivo
1
4%
saturazione e
Quiescente
9
82 %
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 26
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
fluidificazione
Stabilizzato
0
0%
Movimenti
Attivo
0
0%
gravitativi
Quiescente
0
0%
compositi
Stabilizzato
1
4%
della copertura
detritica
Sempre per quanto riguarda i fenomeni gravitativi sulla cartografia sono
stati evidenziati, mediante segni convenzionali, i settori rocciosi con elevato
grado di fratturazione e le principali traiettorie di caduta potenziale dei
massi6. Le aree più interessate da tali fenomeni sono localizzate sul versante
sudest del M. Musinè in località Costa della Croce in corrispondenza della
già
citata
di
serpentiniti
fratturate.
Tali
fenomeni
non
presentano
caratteristiche tali da annoverarli all’interno dei fenomeni franosi in massa ma
sono piuttosto da considerarsi come fenomeni di distacco di singoli volumi
rocciosi legati a condizioni puntuali e, pertanto, non cartografabili alla scala
del presente studio.
Con apposita simbologia sono state inoltre individuate le aree che date
le condizioni morfologiche del terreno (acclività, presenza di forme
riconducibili a lievi movimenti del terreno), la presenza di acque ristagnanti o
risorgive e la tipologia dei terreni in esse presenti, in concomitanza con
eventi piovosi prolungati e intensi si presume che possano verificarsi modesti
fenomeni di instabilità della coltre superficiale quali frane per saturazione e
fluidificazione della copertura detritico-colluviale.
Completano il quadro dei dissesti lungo i versanti i fenomeni erosivi
consistenti generalmente in piccoli solchi impostati nei settori di massima
pendenza dei versanti ed attivati solo in occasione di eventi meteorici di
intensità medio-alta oppure in condizioni di alvei particolarmente incisi legati
6
Tali elementi sono stati individuati anche con il riscontro della presenza, alla base dei versanti
locali, di massi provenienti da distacchi già avvenuti in passato ma di cui non si hanno
determinazioni cronologiche precise.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 27
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
al reticolato idrografico minore, sono stati distinti i processi di intensità mediomoderata dai processi di intensità elevata.
Per quanto riguarda i dissesti legati alla rete idrografica minore vengono
individuati i settori di fondovalle che, su basi geomorfologiche, risultano
potenzialmente interessabili, in caso di annientamento delle attuali opere di
protezione, da processi di intensità medio/elevata. Tali aree comprendono le
zone immediatamente adiacenti agli alvei attuali nonché zone legate a
vecchie configurazioni del reticolato idrografico.
4.1.4. Caratteristiche litotecniche
Le rocce ed i terreni individuati nel territorio comunale possono essere
suddivisi, sulla base dei parametri geotecnici più comuni (coesione “c"
espressa in N/m2), angolo di attrito interno (espresso in gradi) e peso di
volume (espresso in KN/m3), in quattro gruppi principali7:
- Gruppo A: serpentiniti e peridotiti che costituiscono il basamento
cristallino prequaternario. Il gruppo presenta buone caratteristiche
geotecniche che peggiorano sensibilmente dove le masse rocciose sono
particolarmente fratturate. Indicativamente i valori dei loro parametri
geotecnici sono: c: 20.000-40.000 kPa; Ф: 30°-40°; γ: 25-28 kN/m3;
- Gruppo B: depositi alluvionali s.l. di fondovalle non coesivi, le cui
caratteristiche geotecniche risultano strettamente dipendenti dalla
composizione granulometrica. Si ha un peggioramento delle caratteristiche in
presenza di terreni limosi (c: 0 kPa; Ф: 27°-32°; γ: 17-19 kN/m3);
- Gruppo C: depositi glaciali s.l. e fluvioglaciali. Si tratta di terreni che
presentano generalmente un buon grado di addensamento
e sono
caratterizzati da discrete qualità geotecniche che scadono progressivamente
all'aumentare della frazione limosa e del contenuto in acqua; (c: 0 kPa; Ф:
32°-35°; γ: 20-23 kN/m3);
7
I parametri geotecnici dei terreni e delle rocce sono indicativi e tratti da
dati reperiti in letteratura (Hock & Bray, 1981); in sede di progettazione tali
parametri dovranno essere verificati di volta in volta con opportune analisi.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 28
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
- Gruppo D: rappresenta i depositi non coesivi e scarsamente addensati
(depositi di origine gravitativa). Le caratteristiche geotecniche dipendono dal
contenuto d'acqua e dalla percentuale della matrice limosa rispetto alla
frazione grossolana (c: 0 kPa; Ф: 35°-37°; γ: 17-20 kN/m3);
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 29
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
4.2. CARTA GEOIDROLOGICA, DELLA DINAMICA FLUVIALE E
DELLE OPERE DI DIFESA IDRAULICA
La carta riporta la divisione in unità idrogeologiche dei vari litotipi presenti,
localizza le sorgenti, le opere di captazione ai fini idropotabili e riassume le
principali caratteristiche dei corsi d'acqua naturali e artificiali. Sono inoltre
riportate le aste torrentizie o fluviali con portata permanente nonché le opere di
regimazione e difesa idraulica e i percorsi dei canali artificiali (bealere) che
percorrono la zona di raccordo fra versante e il fondovalle distinguendoli in base
alla tipologia di canale.
Dal punto di vista dell'idrologia superficiale nel territorio di Caselette si
distinguono due bacini principali:
- bacino della Dora Riparia;
- bacino del Musinè-M. Calvo e dei laghi di Caselette (circa 3 km2);
Fa parte della rete idrografica anche il rio Vangeirone; esso risulta in parte
di origine antropica con la funzione di smaltimento verso il corso della Dora
delle acque originariamente ristagnanti fra le conoidi del Messa e del Morsino e
delle acque provenienti dal versante vallivo nell’adiacente Comune di Almese.
4.2.1. Unità idrogeologiche
L'assetto geologico-litostratigrafico riconosciuto permette di distinguere
quattro unità idrogeologiche sulla base della granulometria, del tipo di
permeabilità (primaria per porosità e secondaria per fatturazione) e dei
coefficienti di permeabilità in cui hanno sede i differenti tipi di acquiferi.
Le principali unità idrogeologiche individuate sono:
- il substrato roccioso;
- i depositi glaciali;
- i depositi di versante;
- i depositi di fondovalle.
Le seguenti considerazioni hanno carattere preliminare e qualitativo in
quanto i pochi dati a disposizione non sono sufficienti per modellizzare
correttamente i differenti tipi di acquiferi ad eccezione di quelli di fondovalle
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 30
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
relativamente ai quali sono state individuate e riportate in carta le
isopiezometriche della falda freatica.
4.2.1.1. Il substrato roccioso
Nel substrato roccioso, la cui permeabilità in condizioni normali ossia in
assenza di discontinuità fragili importanti (faglie) o di forte disarticolazione
dell'ammasso roccioso, è probabilmente compresa tra 5 * 10-8 e 1 * 10-7
m/sec, si localizzano sporadici acquiferi caratterizzati da una medio-bassa
permeabilità secondaria.
In particolare la permeabilità secondaria è indotta dalla densità di
fatturazione e dal grado di allentamento delle fratture stesse. I sistemi di fratture
possono essere rilasciati in prossimità dei versanti, per cui si vengono a creare
degli acquiferi limitati, che possono avere comunicazioni con quelli superficiali
in mezzi porosi.
Quando i sistemi di fratturazione sono invece associati a fascie
cataclastiche e/o faglie di notevole estensione longitudinale, si possono formare
acquiferi con circolazioni di acque su apprezzabili distanze.
4.2.1.2. I depositi glaciali
Tali depositi sono caratterizzati da una forte variazione granulometrica,
dall'assenza di stratificazione e da un grado di addensamento piuttosto
variabile, di conseguenza la porosità e il coefficiente di permeabilità subiscono
variazioni notevoli e in certi casi sono estremamente bassi.
In tali depositi possono eventualmente avere sede piccole falde freatiche
sospese, il cui limite inferiore è generalmente rappresentato dal substrato
roccioso o da depositi glaciali di fondo particolarmente addensati e ricchi di
materiale fine.
4.2.1.3. I depositi di versante
Per depositi di versante si intendono sia i depositi di origine gravitativa che
la coltre detritico-colluviale ed eluvio-colluviale. Si tratta ancora di un gruppo
con caratteristiche idrogeologiche piuttosto variabili in funzione degli stessi
parametri elencati per i depositi glaciali.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 31
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
In generale dove le caratteristiche lo permettono questi depositi possono
costituire acquiferi locali ed essere sede di falda freatica con forti variazioni
stagionali.
4.2.1.4. I depositi di fondovalle
Sono rappresentati dagli apporti solidi della Dora Riparia e dai depositi di
conoide geneticamente legati ai corsi d'acqua minori provenienti dal versante
vallivo.
Si tratta di una successione ghiaioso-sabbioso-limosa con buona
permeabilità (compresa tra 10-1 e 10-4 m/sec in relazione alla frazione fine
presente) in cui sono presenti livelli di argille e limi a permeabilità più bassa,
generalmente compresa tra 10-5 e 10-9 m/sec.
Non si dispone di stratigrafie di pozzi terebrati nel territorio comunale che
permettano di definire l'estensione laterale di tali livelli e delle conoidi; pertanto
non si possono formulare ipotesi attendibili sulla situazione idrologica profonda.
L'acquifero superficiale, localizzato nei depositi ghiaiosi e sabbiosi misti a
limo, è captato per uso irriguo o domestico tramite pozzi ubicati sul territorio
comunale ma dei quali non si dispone della stratigrafia. Nel corso dello studio,
utilizzando tali pozzi, sono stati effettuati dei rilievi della quota piezometrica
della falda freatica. I risultati di tali misure corrispondenti alla soggiacenza
minima sono riportati nella seguente tabella e in cartografia.
Tabella 4
Pozzo
P1
P2
P3
P4
P5
P6
P7
P8
P9
P10
Località
Ordine Mauriziano
Ordine Mauriziano
Ordine Mauriziano
La Grangetta
La Grangetta
Truc La Prà
Truc La Prà
Truc La Prà
Cascina Dora
Cascina Dora
Quota topografica
p.c. (m s.l.m.)
333.1
333.0
331.2
328.1
327.6
325.6
323.9
324.0
321.7
322.0
Soggiacenza
minima (m)
2.1
0.5
4.2
1.4
1.1
2.9
1.9
1.7
1.7
0.4
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 32
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
La campagna di misura effettuate (comprendendo anche il periodo
dell’evento alluvionale dell’ottobre 2000) ha permesso di tracciare l’andamento
delle linee piezometriche che rappresenta in modo affidabile il massimo livello
che può raggiungere la falda freatica in condizioni di piogge intense e durature.
Dall’analisi dei risultati si evince che la falda freatica, ospitata dall'acquifero
descritto, ha una soggiacenza minima (dislivello tra la quota del piano
campagna e il livello piezometrico) variabile, da 0.4 m a 4.2 m circa dal piano
campagna, a seconda del contesto idrogeologico considerato. Mediamente la
soggicenza della falda freatica verso le zone assiali e apicali delle conoidi dei
corsi d'acqua laterali risulta più elevata rispetto a quella nei depositi di
fondovalle relativi alla Dora; questi ultimi però, in base alla loro costituzione
granulometrica, sono ovviamente in grado di ospitare più falde, a diverse
profondità, oltre a quella freatica; la conformazione di queste ultime non è stata
presa in considerazione esulando dalle finalità del presente studio8.
4.2.2. Le principali sorgenti
Le sorgenti principali rilevate sono state riportate con apposito segno
convenzionale sulla cartografia distinguendo fra sorgenti non captate e sorgenti
captate per uso idropotabile. L’elenco di queste ultime è riportato nella
seguente tabella.
Tabella 5
n.
sorgente
1
2
3
4
M. Musinè
M. Musinè
M. Musinè
M. Musinè
Analizzando la distribuzione delle sorgenti si individuano 2 tipologie: la
prima è legata alla conformazione geologica del sustrato roccioso (si
individuano infatti concentrazioni in corrispondenza dei limiti geologici principali
come quello fra peridotiti e serpentiniti fratturate mentre la seconda è legata ad
8
L’approvvigionamento idrico del Comune proviene attualmente da captazioni di sorgenti presenti
nella zona di versante.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 33
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
aquiferi locali costituiti essenzialmente dai depositi glaciali e fluvioglaciali (ad
es. risorgive nella zona collinare a nord del concentrico).
4.2.3. Il reticolato idrografico
In questa sezione sono presentate le caratteristiche salienti del reticolato
idrografico.principale e dei vari canali artificiali (bealere) che solcano il territorio
comunale valutandone le possibili dinamiche.
4.2.3.1. La Dora Riparia
Nel territorio comunale, l’andamento del corso della Dora si presenta
piuttosto rettilineo, il tipo di alveo è monocursale dal lavoro di Franceschetti et
al. (1990) si rileva che il tracciato dell’alveo, tra il 1881 e il 1977, non ha subito
modificazioni rilevanti.
Inoltre viene presa in considerazione la dinamica fluviale dei vari canali
artificiali (Molino, Saraceno e Rivoli) che tagliano il territorio comunale in senso
est-ovest, circa parallelamente alla Dora.
La Dora Riparia scorre incassata di 3-4 m rispetto alla campagna
circostante, in particolare a seguito della campagna di rilevamento si è
riscontrato che l’alveo di piena ordinaria è a 3-4 m dal piano campagna, mentre
in periodo di magra la Dora scorre circa un metro più in basso.
L’alveo attuale è delimitato da un terrazzo continuo a ridosso del quale,
localmente, se ne aggiunge un secondo; la sponda destra della Dora nel tratto
che scorre nel territorio comunale è protetta da una scogliera di massi in
discreto stato di conservazione.
La depressione allungata, nella piana alluvionale a sud della Dora, che è
stata interpretata come un paleoalveo, coincide parzialmente con il tracciato del
torrente Vangeirone, nella parte occidentale del Comune.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 34
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
4.2.3.2. Il Rio del Musinè
Il corso del torrente a monte del concentrico di Caselette si estende
nell’ampio bacino compreso fra il M. Musinè e il M. Calvo intagliando
profondamente i depositi glaciali e raggiungendo alcuni punti il substrato
roccioso. Tali incisioni si presentano particolarmente marcate in località Villa
Romana; i fenomeni erosivi risultano attualmente assai limitati in seguito agli
interventi di sistemazione idrogeologica e di rimboschimento degli anni 193040.
Nel settore di fondovalle risulta regimato a partire dalla zona a monte
dell'apice della sua conoide fino al limite orientale del territorio comunale. Come
si può osservare sulla carta allegata le opere di regimazione longitudinali sono
costituite principalmente da argini a scogliera di massi che attualmente si
presentano in buono stato di conservazione ed efficienza (nel corso degli ultimi
eventi alluvionali del 1994 e del 2000 non si sono verificati episodi di
alluvionamento.
Lungo il suo corso sono stati individuati alcuni punti di criticità idraulica,
riportati in cartografia, in corrispondenza di significative variazioni nella
morfologia dell’alveo; essi sono ubicati.
- in corrispondenza dell’apice della conoide
- nella zona a valle, in corrispondenza del settore in cui si verifica una
marcata diminuzione della pezzatura dei ciottoli in alveo
- nella zona di maggiore artifializzazione del corso con importanti punti
nodali (cfr. risultanze dello studio idraulico a cui si rimanda anche per
la definizione delle portate idriche).
..
4.2.3.3. Il rio di Monte Calvo
Il corso del rio a monte dei laghi di Caselette si estende sul versante
nordoccidentale del M. Musinè intagliando profondamente i depositi glaciali ma
non raggiungendo in alcun punto il substrato roccioso. Localmente sono
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 35
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
presenti fenomeni erosivi o gravitativi legati ai principali canali di ruscellamento
in cui si concentrano le acque meteoriche lungo i fianchi dell’incisione.
Lungo il suo corso è stato individuato un punto di criticità idraulica, riportato in
cartografia, immediatamente a valle dell’unghia della conoide a partire dal quale
la modesta pendenza dell’alveo unitamente a mancanza di opere di
regimazione si ha una tendenza al sovralluvionamento.
4.2.3.2. I canali artificiali
I canali artificiali presenti nel territorio comunale sono essenzialmente due:
il canale di gronda che raccoglie le acque del Rio del Musinè convogliandole
verso il Lago di Caselette Inferiore e la bealera di Caselette con derivazione di
acqua dalla Dora Riparia in Comune di Villardora. Gli stessi si diramano in
ulteriori canali secondari a scopo irriguo o con funzione di scaricatore.
Sulla cartografia sono stati distinte le seguenti tipologie di canali:
- canali con sponde a carattere naturale con brevi tratti in muratura in
pietrame a secco;
- canali con sponde rivestite mediante muratura in pietrame a secco o
cementato;
- canali con sponde rivestite mediante scogliere in massi
- canali con sponde e fondo in cemento;
- canali intubati.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 36
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
4.3. CARTA DELL'ACCLIVITA'
Il territorio comunale è stato suddiviso in quattro classi di pendenza:
inferiore a 10°, tra 10° e 25°, tra 25° e 35° e superiore a 35°.
Più in particolare le aree a maggiore pendenza (> 35°) corrispondono ai
settori dove gli affioramenti rocciosi sono più frequenti e dove le incisioni
torrentizie sono più marcate.
Le aree con pendenze comprese fra 25° e 35° corrispondono invece alla
maggior parte dei versanti su cui è stata segnalata la presenza di copertura
eluvio-colluviale o detritico-colluviale nonché in settori interessate da frane con
diverso grado di stabilizzazione.
Le aree con pendenza tra i 10° e 25°, oltre a caratterizzare il settore di
raccordo tra fondovalle e versante, sono localizzate in corrispondenza dei
principali lembi di depositi di origine glaciale.
Infine le aree con pendenza inferiore a 10° sono quelle di fondovalle
(comprese le conoidi) e alcuni settori in corrispondenza dei principali terrazzi
glaciali.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 37
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
4.4. CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITA' GEOMORFOLOGICA
E DELL'IDONEITA' ALL'UTILIZZAZIONE URBANISTICA
In ottemperanza a quanto suggerito dalla Circolare della Giunta regionale
n. 7/LAP viene fornita una “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e
dell'idoneità all'utilizzazione urbanistica” alla scala 1:5.000 che costituisce la
Tav. 7.
Su questa tavola è riportata anche la perimetrazione delle aree soggette a
vincolo idrogeologico in base al R.D. 03.12.1923, n.3267 ed altri vincoli presenti
sul territorio (Aree di salvaguardia ai sensi del D.P.R. 236/88 (Zona di rispetto)
per opere di captazione pubbliche.
In essa il territorio comunale viene suddiviso in aree omogenee sulla base
dei seguenti criteri:
CLASSE IIa1:
Porzioni di territorio nelle quali le condizioni di moderata pericolosità
geomorfologica possono essere esplicitati a livello di norme di attuazione ispirate
al D.M. 11.03.88 e realizzabili a livello di progetto esecutivo esclusivamente
nell'ambito del singolo lotto edificatorio o dell'intorno significativo circostante. Tali
interventi non dovranno in alcun modo incidere negativamente sulle aree limitrofe,
nè condizionarne la propensione all'edificabilità.
Rientrano in tale classe i settori di territorio terrazzati rispetto alla rete idrografica.
CLASSE IIa2:
Porzioni di territorio con caratteristiche simili a quelle della classe IIa1 nelle quali,
tuttavia, si rileva la presenza di terreni con scadenti caratteristiche geotecniche e
di una falda acquifera superficiale. In tale classe valgono le prescrizioni previste
per la classe IIa1 con limitazione della profondità di imbasamento degli edifici in
modo tale da non interferire con la suddetta falda
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 38
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
Rientrano in questa classe i settori i settori con caratteristiche generali simili a
quelle della classe precedente ma contraddistinti da difficoltà di drenaggio (ad es.
controtendenze) delle acque superficiali.
CLASSE IIb1:
Porzioni del territorio edificate e non, ubicate sui versanti a moderata acclività
dove sono possibili modesti e puntuali fenomeni di instabilità legati alle
caratteristiche geotecniche dei terreni superficiali. In tale classe valgono tutte le
limitazioni previste per la classe IIa1 con particolare riguardo alle condizioni di
stabilità dei versanti.
CLASSE IIb2:
Aree di conoide e aree di fondovalle potenzialmente inondabili dal reticolato
idrografico con modeste lame d'acqua a bassa energia e, localmente, con
possibile risalita della falda acquifera a livelli superficiali. In tale classe valgono le
prescrizioni previste per la classe IIa2 con l'adozione, a livello progettuale, di
misure cautelative estese nell'ambito del lotto edificatorio o nella zona significativa
circostante
CLASSE III indifferenziata:
Porzioni di territorio nelle quali, in generale, gli elementi di pericolosità
geomorfologica e di rischio sono tali da impedirne l'utilizzo qualora inedificate
richiedendo, viceversa, la previsione di interventi di riassetto territoriale a tutela del
patrimonio esistente. Sino ad ulteriori indagini di dettaglio, da svilupparsi
nell'ambito di varianti future dello strumento urbanistico, in tale classe
indifferenziata valgono le limitazioni previste per la classe IIIa. Ricade in questa
classe circa il 30% del territorio comunale insistente sul versante
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 39
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
CLASSE IIIa:
Porzioni di territorio inedificate che presentano caratteri geomorfologici o
idrogeologici che le rendono inidonee a nuovi insediamenti (aree dissestate, in
frana, potenzialmente dissestabili). Per le opere infrastrutturali di interesse
pubblico non altrimenti localizzabili, vale quanto già indicato all'art. 31 della
L.R.56/77.
Ricadono in questa classe tutte le aree ritenute più pericolose9 dal punto di vista
idrogeologico.
CLASSE IIIb2:
Lotti di completamento e aree di frangia inedificati gravati da
condizionamenti non determinanti. I caratteri geomorfologici e geotecnici che
caratterizzano in generale tali aree subordinano l'edificazione, per l'attuazione
delle previsioni di P.R.G., ai risultati di un’accurata valutazione da parte di
professionista abilitato.
CLASSE IIIb3:
Porzioni di territorio edificate o ai margini di zone urbanizzate nelle quali
gli elementi di pericolosità geologica e di rischio sono tali da imporre condizioni
di particolare attenzione che si potranno concretizzare con un adeguato sistema
di monitoraggio (vedi cronoprogramma) unitamente a misure di minimizzazione
del rischio estese all'interno delle aree significative di intervento. Anche a
seguito dell'attuazione di tali misure cautelative sarà possibile solo un modesto
incremento del carico antropico; sono da escludersi nuove unità abitative e
9
Per il concetto di pericolosità geologica si fa riferimento a quanto espresso nel “Progetto di Piano
Stralcio per la Difesa Idrogeologica e della rete idrografica del bacino del fiume Po” (Piano Assetto
Idrogeologico — P.A.I., 1. Relazione generale - 19.02.01, pag.35).
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 40
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
completamenti; per le opere di interesse pubblico non altrimenti localizzabili
varrà quanto previsto all'art. 31 della L.R. 56/77
CLASSE IIIb4:
Porzioni di territorio edificate o ai margini di zone urbanizzate nelle quali
gli elementi di pericolosità geologica e di rischio sono tali da imporre in ogni
caso interventi di riassetto territoriale di carattere pubblico a tutela del
patrimonio urbanistico esistente. Ogni intervento dovrà essere preceduto da
indagini puntuali che dettaglino il grado di pericolosità, individuino adeguate
opere di riassetto e accorgimenti tecnici o interventi manutentivi da attivare e
verifichino, dopo la loro realizzazione, l'avvenuta riduzione del rischio. Per le
opere di interesse pubblico non altrimenti localizzabili varrà quanto previsto
all'art. 31 della L.R. 56/77
Per tutte le classi e sottoclassi sono inoltre previsti i seguenti aspetti prescrittivi di
carattere generale:
- Sono ovunque ammessi gli interventi di manutenzione e pulizia del reticolo
idrografico minore
- La raccolta e lo smaltimento delle acque ricadenti all'interno del lotto edificabile
andrà eseguita nel rispetto delle prescrizioni di cui all'Art.12 delle Norme di
Attuazione del PAI, considerato il possibile incremento che gli interventi in progetto
comporterebbero al coefficiente udometrico e prevedendo misure compensative
volte a mantenere costante il coefficiente udometrico secondo il principio
dell'”invarianza idraulica".
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 41
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
- Si prescrive in ogni caso il rispetto delle prescrizioni del D.M. 14/01/08, della
Legge 2/2/1974, n.064, della circolare del P.G.R. del 7/3/1989 n.5/GEO/P e
dell'ordinanza P.C.M. n.03274/2003 e s.m.i.
- Nelle aree di Classe III Indifferenziata, Illa e Illb e relative sottoclassi per le opere
infrastrutturali di interesse pubblico non altrimenti localizzabili, vale quanto già
indicato all'art. 31 della L.R.56/77
- I corsi d'acqua, salvo i casi di regimazione previsti dagli strumenti di
programmazione
pubblica,
non
dovranno
subire
intubamenti
di
sorta,
restringimenti d'alveo o rettifiche del loro naturale percorso. Gli attraversamenti
non dovranno produrre restringimenti della sezione di deflusso. In relazione agli
impluvi minori, qualora se ne renda assolutamente inevitabile I'intubamento per
brevi tratti, si dovrà per quanto possibile preferire l'uso di griglie rimovibili che
consentano un'agevole ispezione e pulizia
- La realizzazione di impianti di smaltimento liquami nel suolo e sottosuolo (es.
sub-irrigazioni e/o pozzi assorbenti associati a fosse Imhoff o scarichi derivanti da
piccoli impianti di depurazione) dovrà avvenire nel rispetto delle prescrizioni della
Del.Com.Min. per la tutela delle acque dall'inquinamento 4 febbraio 1977
(G.U.N.48 del 21/0211977) e dei disposti di cui al D. Lgs. 152/2006 ''Testo unico in
materia ambientale"
- Per quanto concerne la distanza minima dei fabbricati dalle sponde dei corsi
d'acqua, a tutti i corsi d'acqua naturali si applica una fascia di rispetto di
inedificabilità assoluta di metri 10,00 dal piede dell'argine o della sponda naturale,
per i corsi d’acqua artificiali tale fascia è ridotta a metri 5,00 .
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 42
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
5. CONCLUSIONI
Come indicato in premessa il presente studio ha le finalità di fornire al
progettista incaricato per l'elaborazione delle destinazioni urbanistiche gli
elementi discriminanti di ordine geologico-tecnico.
In conclusione dello stesso si evince che le problematiche di ordine
geologico-tecnico inerenti il territorio comunale di Almese possono essere
riassunte nei seguenti punti:
-
presenza di situazioni di instabilità per franosità (soprattutto
smottamenti o frane di modeste dimensioni)
e per erosione
accelerata localizzati in settori di versante ben individuati;
-
presenza di situazioni potenzialmente critiche prevalentemente nei
settori di fondovalle in corrispondenza dello sbocco dei corsi d'acqua
laterali in mancanza di opere di protezione.
In via generale, in accordo con quanto consigliato in sede di istruzione
della pratica, si riportano alcune prescrizioni che dovranno essere inserite nelle
norme tecniche di attuazione del P.R.G.C.
1. dovranno essere integralmente rispettate le indicazioni contenute nel
presente studio;
2. tutti i corsi d'acqua, sia pubblici che privati, non dovranno essere confinati in
manufatti tubolari o scatolari di varia forma e sezione, subire restringimenti
d'alveo e rettifiche del loro naturale percorso; è fatto inoltre divieto assoluto di
edificare al di sopra dei corsi d'acqua intubati;
3. non sono ammesse occlusioni, nemmeno parziali, dei corsi d'acqua, incluse
le zone di testata, tramite riporti vari;
4. dovrà essere costantemente garantita la pulizia e la manutenzione degli
alvei dei corsi d'acqua, naturali o artificiali, pubblici o privati, limitrofi agli
insediamenti previsti, verificando le loro sezioni di deflusso, soprattutto per i
tratti d'alveo intubati, ed adeguando quelle insufficienti;
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 43
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
5. nelle zone acclivi o poste alla base di ripidi versanti una particolare
attenzione dovrà essere posta nella regimazione delle acque superficiali che
andranno captate, regimate e convogliate in impluvi naturali;
6. dovrà essere costantemente garantita la manutenzione dei muretti a secco
limitrofi agli insediamenti previsti, ove presenti, verificando il loro stato di
conservazione;
7. nelle zone alla base di ripidi versanti dovrà essere mantenuta un'adeguata
fascia di rispetto dal piede degli stessi, subordinando, inoltre, gli interventi
edilizi ad una specifica verifica delle possibili problematiche legate alla caduta
massi;
8. qualora siano necessari sbancamenti artificiali delle scarpate e riporti di
materiale, gli stessi dovranno essere sostenuti e drenati al fine di garantire, a
breve ed a lungo termine, la stabilità dei pendii;
9. nel caso in cui siano presenti scarpate limitrofe a nuovi insediamenti in
progetto, dovranno essere garantite adeguate fasce di rispetto (in linea di
massima non inferiori all'altezza delle scarpate) dall'orlo delle stesse;
10. le eventuali nuove opere di attraversamento stradale dei corsi d'acqua
dovranno essere realizzate mediante ponti in maniera tale che la larghezza
della sezione di deflusso non vada in modo alcuno a ridurre la larghezza
dell'alveo
a
"rive
piene"
misurata
a
monte
dell'opera:
questo
indipendentemente dalle verifiche di portata;
11. in riferimento al P.A.I. si richiamano, per un loro rigoroso rispetto, i disposti
di cui all'art. 18, comma 7 delle N.T.A.;
12. il ricorso all'innalzamento artificiale del piano campagna, al fine di evitare
possibili coinvolgimenti dei nuovi manufatti in fenomeni di inondazione, è
permesso qualora sia accertato che tale intervento non provochi innalzamenti
anomali del livello idrico nel corso di fenomeni di piena, tali da provocare
maggiori danni nelle aree adiacenti;
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 44
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
13. tutte le aree soggette a dissesti di varia natura inserite nelle sottoclassi IIIb
dovranno essere considerati inedificabili sino alla realizzazione degli interventi
di riassetto necessari all'eliminazione dei pericoli di natura geologica presenti,
oppure, nel caso di interventi già realizzati, sino alla verifica della loro
efficienza/efficacia. Completate le opere e fatte salve le procedure di
approvazione degli interventi di sistemazione da parte delle autorità
competenti, spetterà responsabilmente all'Amministrazione comunale verificare
che le stesse abbiano raggiunto l'obiettivo di minimizzazione del rischio al fine
della fruibilità urbanistica delle aree interessate (punto 7.10 delle N.T.E. alla
C.P.G.R 7/LAP/96). Tali interventi necessiteranno, nel tempo, di opportuni
controlli, manutenzione ordinaria e straordinaria o di ulteriori opere di
miglioramento qualora l'evoluzione del quadro conoscitivo ne richieda la
realizzazione;
14. per gli ambiti inseriti in classe IIIb dovrà inoltre essere predisposto un Piano
Comunale di Protezione Civile, così come richiamato nella DGR 31-3749 del 6
agosto 2001;
15. le fasce di rispetto del corsi d'acqua corrispondenti alla classe lIIa (lIIb per
l'edificato) sono da intendersi di assoluta inedificabililà;
16. qualora risultassero delle differenze tra l'andamento dei corsi d'acqua
demaniali, così come riportati sulle mappe catastali, rispello all'attuale percorso
planimetrico, resta inteso che le fasce dì rispetto, ai sensi del R.D. n. 523/1904,
si applicheranno all'alveo altivo delimitato dal cigli superiori di sponda,
rimanendo di proprietà demaniale l'alveo eventualmente abbandonato ai sensi
e per gli effetti della L. n. 37/1994, nonché in ragione dell'art. 32, comma 3,
titolo Il delle NdA del PAI;
17. l'eliminazione e/o la riduzione della pericolosità attraverso "esecuzione di
interventi di riasselto territoriale, che consentano la realizzazione di nuove
opere e nuove costruzioni nelle aree ricadenti in classe IIIb, potrà avvenire solo
a seguito di collaudo e di relativa emissione di apposita certificazione
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 45
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
attestante
che
gli
interventi
eseguiti
abbiano
raggiunto
l'obiettivo
di
minimizzazione del rischio, ai fini della fruibilità urbanistica, delle aree
interessate da eventuali previsioni di piano, in accordo e nel pieno rispetto dei
contenuti di cui ai paragrafi 7.6 e 7.10 della N.T.E./99 della Circolare P.G.R. n.
7/LAP/96;
18. le norme associate ai dissesti in argomento devono essere in ogni caso
conformi ai disposti degli artt. 9, 13, 18 bis, 23, 50 e 51 delle NdA del PAI.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 46
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
5. CONCLUSIONI
Come indicato in premessa il presente studio ha le finalità di fornire al
progettista incaricato per l'elaborazione delle destinazioni urbanistiche gli
elementi discriminanti di ordine geologico-tecnico.
In conclusione dello stesso si evince che le problematiche di ordine
geologico-tecnico inerenti il territorio comunale di Almese possono essere
riassunte nei seguenti punti:
-
presenza di situazioni di instabilità per franosità (soprattutto
smottamenti o frane di modeste dimensioni)
e per erosione
accelerata localizzati in settori di versante ben individuati;
-
presenza di situazioni potenzialmente critiche nei settori di fondovalle
in corrispondenza dello sbocco dei corsi d'acqua laterali in mancanza
di continua ed adeguata manutenzione delle opere di protezione
esistenti.
Solo in seguito alla presa d'atto del presente studio si provvederà a
redarre la versione definitiva comprendente le relative norme tecniche di
attuazione determinate di concerto con l'urbanista incaricato e le integrazioni
cartografiche alla scala di Piano.
Dott. Geol. Aldo Perotto
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 47
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
6. BIBLIOGRAFIA
Amanti et al. (1992): Guida al censimento dei movimento franosi ed
alla loro archiviazione. Serv.Geol. It.;
Bortolami G.C. & Dal Piaz G.V. (1970): Il substrato cristallino
dell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana (Prov. di Torino). Mem. Soc. Geol. It.
Sc. Nat., 18, 125-169;
Capello C.F (1963): Le morfologie crionivali (periglaciali) nelle Alpi
Graie meridionali italiane. Pubbl. Ist. Geogr. Alpina, vol. 3, 126 pp, 61 ff, 1 carta
1:50.000, Tip. Fanton, Torino;
Caron J.M., Polino R., Pognante U., Lombardo B., Lardeaux J.M.,
Lagabrielle Y., Gosso G. & Allembach B. (1984): Ou sont les sutures
majeures dans les Alpes Internes ? (Trasversale Briancon-Torino. Mem. Soc.
Goel. It., 29, 71-78;
Castany G. (1982): Idrogeologia. Principi e metodi. Ed. Libreria Dario
Flaccovio, Palermo;
Castiglioni (1979): Geomorfologia. Ed. U.T.E.T., Torino;
Charrier G. & Peretti L. (1972): Ricerche sull’evoluzione del clima e
dell’ambiente durante il Quaternario nel settore delle Alpi occidentali italiane. Il
primo reperto di polline fossile entro formazioni wurmiane e pre-wurmiane
nell’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana (Prov. di Torino). Allionia, Torino, 18,
179-184;
Charrier G. & Peretti L (1973): Ricerche sull’evoluzione del clima e
dell’ambiente durante il Quaternario nel settore delle Alpi occidentali italiane. IV
Tardoglaciale e Finiglaciale di Villar Dora nella bassa valle della Dora Riparia.
Allionia, Torino, 19, 98-143;
Charrier G. & Peretti L. (1977): Ricerche sull’evoluzione del clima e
dell’ambiente durante il Quaternario nel settore delle Alpi occidentali italiane. VII
Documenti stratigrafici del Wurm 3 nella Pianura Padana occidentale a sud di
Torino: prima segnalazione sulla base di reperti pollinici e di datazioni
radiometriche C14. Allionia, Torino, 19, 97-154;
Compagnoni R., Dal Piaz G.V., Hunziker J.C., Lombardo B. &
Williams P.F. (1977): The Sesia-Lanzo zone, a slice of continentale crust with
alpine hight pressare-low temperature assemblages in the western italian Alps.
Rend. Soc. It. Min. Petr., 33, 281-334;
Cruden D.M. & Varnes D.J. (1994) : Landslides types and processe.
In : “Landslides : Investigation and mitigation”. Transportation Reserarch Board.
Nat. Sci. Acad.;
Dal Piaz G.V., Hunziker J.C. & Martinotti G. (1972): La zona SesiaLanzo e l’evoluzione tettonico-metamorfica delle Alpi nord-occidentali interne.
Geol. Soc. Amer. Mem., 164, 249-265;
Francani V. (1985): Geologia applicata 4. Idrogeologia generale. Ed.
Clup.Milano;
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 48
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
Franceschetti B., Stoppato M. & Turrito O. (1990): Le modificazioni
del corso della Dora Riparia tra Susa e Alpignano dal 1881 al 1977. Fattori
naturali e antropici e riflessi ambientali. Estr. Riv. Geog. It., XCVII, Fascicolo 4;
Franchi S. & Novarese V. (1895): Appunti geologici e petrografici sui
dintorni di Pinerolo., Boll. R. Com. Geol. It., 26, 385-429;
Franchi S. (1897): Appunti geologici e petrografici sui monti di
Bussoleno nel versante destro della Dora Riparia. Boll. R. Com. Geol. It., 28, 346;
Franchi S. (1898): Sull’età mesozoica della zona delle pietre verdi
nelle Alpi occidentali. Boll. R. Comit. Geol. It., 29, 173-247;
Franchi S. (1906): Sulla tettonica della zona del Piemonte. Boll. R.
Com. Geol. It., 37, 118144;
Franchi S., Novarese V., Mattirolo E., Stella S. (1913): Carta
Geologica d’Italia alla scala 1: 100.000, Foglio n. 55 “Susa”. SE.L.CA. Firenze,
1959;
Gabert P. (1962): Les plaines occidentales d Po et leurs piedmonts
(Piedmont, Lombardie occidentale et centrale). Etude morfologique. Rev. Geog.
Ph., 2(7), 407-415;
Hoeck O., Bray J. (1981): Rock slope engineering (revised third
edition). Ist. Minig and Metallurgy, London, 358 pp;
Hungr O. & Evans S.G. (1988): Engineering evaluation of fragmental
rockfall hazard. Atti di “Landslide” Losanna, 1988, 685-690;
Lombardo B. & Pognante U. (1982): Tectonic implication in the
evolution of the Western Alps ophiolite metagabbros. Ofioliti, 2/3, 371-394;
Martins C.H. & Gastaldi B. (1950): Essai sur les terrains superficieles
de la Valle di Po, aux environs de Turin, compares a ceux de la plaine Suisse.
Bull. Soc. Géol. Fr., 2, 7, 554-605;
Michard A. (1967): Etude géologique dans les zones internes des
Alpes cottiennes. C.N.R.S. Paris, 447 pp. ;
Nicolas J. (1966): Le complete ophiolites-sc. Lustrés entre D.M. et G.
Paradis (Alpes piémontaises). Thèses, Nantes, 299 pp. ;
Perotto A. et al. (1983) : Assetto geologico-strutturale della Falda
Piemontese nel settore dell’alta Val di Viù (Alpi occidentali). Mem. Soc. Geol. It.,
26, 479-483;
Petrucci F. (1970): Rilevamento geomorfologico dell’anfiteatro
morenico di Rivoli-Avigliana (Prov. di Torino). Quaternario continentale padano
nota 3. Mem. Soc. It. Sc. Nat., 18, 96-124;
Pognante U. (1980): Preliminary data on the Piemonte ophiolite nappe
in the lower Val Susa-Val Chisone area, Italian western Alps. Ofioliti, 5 (2/3),
221-240;
Pognante U. (1981): Magmatic and metamorphic evolution of two FeTi gabbroic series from the Piemonte Nappe in the Susa Valley area, Italian
Western Alps. Mem. Sc. Goel., 25, 21-34;
Pognante U. (1984): Eclogitic versus blueschist metamorphism in the
internal Western Alpis along the Susa Valley traverse. Sci. Géol. Bull., 37, 1,
29-36;
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 49
Dott. ALDO PEROTTO
GEOLOGO
v. Della Michela 39 - ALMESE (TO)
Pognante U. & Piccardo G.B. (1984): Petrogenesi delle ofioliti delle
Alpi Occidentali. Mem. Soc. Geol. It., 29, 79-92;
Polino R., Dal Piaz G.V. & Gosso G. (1990): Tectonic erosion at the
Adria margin and accretionary processes for the Cretaceous orogeny of the
Alps. In: Roure F., Heitzmann P. & Polino R. (eds), Deep structure of the Alps.
Mem. Soc. Géol. Fr., 155; Mem. Soc. Géol. Suisse, 1;
Prever P. (1917) : Sulla costruzione dell’anfiteatro morenico di Rivoli
rapporto con le successive fasi glaciali. Mem. R. Acad. Soc. Torino, 58, 2, 301333;
Sacco F. (1921): Il glacialismo nella Valle di Susa. Estr. l’Uiverso, 8,
32 pp.
Comune di Caselette (TO) - Variante Strutturale al P.R.G.C - Studio geologico
per Adeguamento al PAI – RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE - Aprile
2014
pag. 50