scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 30 dicembre 2013 INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 28/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Stamina: nessun effetto sui 36 pazienti curati a Brescia 8 28/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale «Vivo grazie ai test sulle cavie». Sul web: devi morire 9 28/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Troppe operazioni al menisco inutili Gli esperti: spesso basta la fisioterapia 10 29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Il non-medico grida al complotto E gioca sulla pelle dei suoi malati 11 29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Gli Animalisti tra Ragioni ed Estremismi 12 29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Il medico che guiderà le future verifiche: «Sentiremo le famiglie, hanno diritto a risposte» 14 29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Nuovo comitato su Stamina I genitori: i bimbi migliorano 15 29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Infusioni senza regole: ecco il giro d'affari per tutte le malattie rare 17 30/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Cade sciando: Schumacher in coma 19 30/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Contesa tra Stato e Angelucci per il pasticcio San Raffaele 21 30/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale Bimba muore I suoi organi salvano 5 vite 23 29/12/2013 Il Sole 24 Ore «Ora controlli su come vengono spesi i fondi» 24 29/12/2013 Il Sole 24 Ore KARL JASPERS: METTERE ORDINE NELLA MENTE 27 29/12/2013 Il Sole 24 Ore IMBROGLI SECONDO COSCIENZA 29 29/12/2013 Il Sole 24 Ore Non solo malasanità Ci sono anche strutture efficienti 31 30/12/2013 Il Sole 24 Ore Quel bisogno di vedere l'onestà in chi governa 33 28/12/2013 La Repubblica - Nazionale "Sui pazienti di Stamina nessun miglioramento" 34 28/12/2013 La Repubblica - Nazionale L'AMACA 35 28/12/2013 La Repubblica - Roma Fine d'anno in barella nel corridoio-corsia 36 28/12/2013 La Repubblica - Palermo Tac, risonanze ed ecografie stretta sulle prescrizioni inutili "Chiederemo i soldi ai medici" 38 28/12/2013 La Repubblica - Palermo Macchine a mezzo servizio e tempi biblici falliscono le norme per snellire le attese 40 29/12/2013 La Repubblica - Roma Quell'odissea in corsia un'offesa per i malati 42 29/12/2013 La Repubblica - Nazionale Caterina: lotto per la vita non mi fermeranno gli insulti nazi-animalisti 43 29/12/2013 La Repubblica - Firenze La Toscana dei record 45 29/12/2013 La Repubblica - Nazionale Stamina, lite sui nuovi esperti e le famiglie mostrano i video "I nostri figli stanno meglio" 46 29/12/2013 La Repubblica - Nazionale SE LA VIA GIUDIZIARIA ALLA SALUTE ALIMENTA LE FALSE SPERANZE DI CHI SOFFRE 47 29/12/2013 La Repubblica - Milano "Un'amministrazione mediocre la Lombardia ha bisogno di novità" 48 29/12/2013 La Repubblica - Roma Sanità, ecco il dossier segreto "Sprechi, clientele e corporazioni" 50 30/12/2013 La Repubblica - Roma Frati chiede, la Regione paga 52 28/12/2013 La Stampa - Nazionale Stamina e la vendetta sull'ospedale di Brescia 54 28/12/2013 La Stampa - Nazionale "Sì ai test sugli animali" Malata coperta d'insulti in rete 56 28/12/2013 La Stampa - Nazionale I medici contro i giudici: "Basta imporci il metodo Vannoni" 57 29/12/2013 La Stampa - Nazionale La mossa del ministro Lorenzin nomina un nuovo team scientifico 59 29/12/2013 La Stampa - Nazionale IL CORAGGIO DI FIDARSI DEI COMPETENTI 61 29/12/2013 La Stampa - Nazionale "Mai visto le cellule trasformarsi Ma non vuol dire sia impossibile" 63 29/12/2013 La Stampa - Nazionale "Quella di Vannoni non è una terapia Ora vi spiego perché" 64 29/12/2013 La Stampa - Nazionale "Nella sue parole c'è il coraggio di chi dice la verità" 66 29/12/2013 La Stampa - Nazionale Giallo informatico negli ospedali Salta l'accredito a 10 mila persone 67 30/12/2013 La Stampa - Nazionale Questo Paese preferisce i miti alla scienza 69 30/12/2013 La Stampa - Nazionale Sotto stress per gli attacchi "Ma io non smetto di lottare" 70 30/12/2013 La Stampa - Nazionale «Tragedie come il Talidomide evitate dai test sugli animali» 72 30/12/2013 La Stampa - Nazionale Stamina ritratta «Ministro incolpevole Lei è una vittima» 73 30/12/2013 La Stampa - Nazionale Prova bancomat per la riforma del Csi 74 28/12/2013 Il Messaggero - Nazionale Stamina, nei 36 pazienti in cura nessuna prova di miglioramenti 75 28/12/2013 Il Messaggero - Nazionale Non esiste un elisir uguale per tutti ora si fermi il mercato delle illusioni 77 30/12/2013 Il Messaggero - Nazionale «Grata a chi mi difende dall'attacco animalista» 78 30/12/2013 Il Messaggero - Nazionale Dai topi ai macachi i successi in laboratorio 79 28/12/2013 Il Giornale - Nazionale «Curata grazie alla vivisezione» Insultata dagli animalisti 80 28/12/2013 Il Giornale - Nazionale «Stamina inutile». Ma i pazienti non ci credono 81 28/12/2013 Il Giornale - Nazionale La diagnosi giusta? La sceglie internet 82 29/12/2013 Il Giornale - Nazionale Nasce la Carta europea per garantire l'autonomia dell'oncologia medica 84 29/12/2013 Il Giornale - Nazionale Crescono le dermatiti: è l'effetto dell'inquinamento ambientale 85 29/12/2013 Il Giornale - Nazionale CARI MAMME E PAPÀ, VI CAPISCO MA LA SCIENZA HA LE SUE REGOLE 86 29/12/2013 Il Giornale - Milano Sanità, ecco il piano per Expo Ora però servono 24 milioni 87 30/12/2013 Il Giornale - Nazionale «Anch'io ho la Sla ma sulle cavie Caterina sbaglia» 88 28/12/2013 Avvenire - Nazionale Stamina, l'accusa: «È fuori controllo Dovete fermarli» 89 28/12/2013 Avvenire - Nazionale «Ma cos'è questo metodo?» Quella domanda fatta al ministro 90 28/12/2013 Avvenire - Nazionale La ricetta medica elettronica divide il Paese 91 29/12/2013 Avvenire - Nazionale STAMINA, SPERIAMO INSIEME 92 29/12/2013 Avvenire - Nazionale Il giudice: «Scienza e diritto collidono» 93 29/12/2013 Il Gazzettino - Venezia «Mai in pericolo di vita la figlia del consigliere» 94 29/12/2013 Il Gazzettino - Venezia «Sei ore d'attesa per la visita cardiaca» 95 30/12/2013 Il Gazzettino - Venezia Lotta ai tumori, premio a Massimo Gion 96 28/12/2013 Europa Nessuna prova di miglioramento 97 28/12/2013 Libero - Nazionale Cura stamina flop totale E il guru va in Africa 98 29/12/2013 Libero - Nazionale Al San Raffaele una medicina più «umana» 100 29/12/2013 Libero Melanoma: servono ricercar prevenzione e sinergie 101 29/12/2013 Il Secolo XIX - Genova Paita e i medici, metti una sera a cena 102 30/12/2013 Il Secolo XIX - Genova Ecco i farmaci biosimilari, approvati dall'Europa 104 28/12/2013 ItaliaOggi Contro l'obesità studi sugli orsi 105 28/12/2013 L Unita - Nazionale Stamina, il pm accusa: volevano far soldi 106 30/12/2013 L Unita - Nazionale Stamina, fuori la verità 108 30/12/2013 ItaliaOggi Sette Bolzano al top nella sanità A Siena aziende in ginocchio 110 30/12/2013 ItaliaOggi Sette Sistema salute 111 28/12/2013 Il Fatto Quotidiano Vannoni: tanto marketing, zero risultati 112 28/12/2013 Gente Allora la cura stamina è pericolosa? 113 28/12/2013 Gente Il laser spegne il fuoco in bocca 114 29/12/2013 Focus Ma che medicine prendi? 116 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 78 articoli 28/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dalle cartelle cliniche Stamina: nessun effetto sui 36 pazienti curati a Brescia Mario Pappagallo di MARIO PAPPAGALLO A PAGINA 23 Trentasei i pazienti in totale: 21 bambini e 15 adulti sottoposti al metodo Stamina presso gli Spedali di Brescia. «Non hanno registrato alcun miglioramento dopo il trattamento», è la conclusione a cui si giunge leggendo la sintesi delle cartelle cliniche degli stessi Spedali di Brescia. Nella documentazione secretata, non compare, infatti, alcuna prova clinica di un qualche miglioramento. E sono queste le carte a disposizione sia della Procura di Torino sia della Commissione di esperti, poi disabilitata dal Tar del Lazio. Si tratta di 36 malati per i quali sono state prodotte altrettante schede sintetiche, materiale che non è accompagnato da alcun dato di analisi di laboratorio o di altro tipo come elettroencefalogramma, ecografie o semplici valutazioni di miglioramento o peggioramento che i medici elaborano con scale specifiche. Fra le malattie trattate nei pazienti pediatrici compaiono due casi di morbo di Krabbe, sette di Sma, ben 6 casi di morbo di Nieman Pic, morbo di Tay-Sachs, e due casi di Leucodistrofia metacromatica. Per altri bambini sono state chieste cure perché affetti dal morbo di Sandhoff, e in due casi da Encefalopatia neonatale. Fra gli adulti compare la Sindrome di Kennedy, cinque casi di Sla, cinque di morbo di Parkinson, parchinsonismo atipico, Sclerosi multipla, un caso di Sma tipo 3 e atrofia multi-sistemica. Ed è quest'ultimo il caso del paziente deceduto dopo due settimane dalla sola infusione fatta nel febbraio 2012. Tutte, tante, malattie che coinvolgono diversi organi del sistema nervoso centrale: dal cervello al tronco dell'encefalo, fino ad arrivare ai centri per il movimento nel midollo spinale. Il metodo Stamina prescritto quale panacea (quasi) universale. Detto questo, i parenti dei pazienti oggi a Roma mostreranno carte «favorevoli» alla cura. E annunciano una associazione indipendente dalla Stamina. A sua volta, il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, intende chiudere l'inchiesta su Stamina avviata nel 2009. Riguarda il «guru» della metodica, Davide Vannoni, e i personaggi del suo entourage.I nuovi accertamenti dei carabinieri del Nas, disposti nei giorni scorsi, sono ormai alle battute finali. E non appena Guariniello avrà sul tavolo i risultati della super-consulenza chiesta a un gruppo di medici farmacologi, partiranno gli avvisi di conclusione delle indagini. I primi di gennaio del 2014. @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Sotto accusa Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation, insieme a due malati che manifestano in favore del suo metodo. Vannoni, 44 anni, è professore di scienze cognitive (Imagoeconomica) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 8 28/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Caterina Simonsen, 25 anni, ha quattro malattie genetiche, è vegetariana e studia veterinaria. «Le cure? Per me arriveranno tardi, lo faccio per i bambini» «Vivo grazie ai test sulle cavie». Sul web: devi morire L'appello «Mi sono soltanto curata nei termini di legge. Gli animalisti si dissocino da chi mi augura la morte» Elena Tebano «Meglio se morivi, mi hanno scritto. Io ho risposto: aspettate un attimo, vi faccio vedere come vivo, quanto devo vivere». Caterina Simonsen ha 25 anni, ne aveva nove la prima volta che è finita in rianimazione perché non respirava. «Non posso uscire di casa, devo passare 16 ore al giorno attaccata a un respiratore e farne tre di fisioterapia per i polmoni. Ho fatto più ricoveri io che un vecchio di 110 anni», spiega. Due settimane fa, «scandalizzata» dopo che il fondatore di Stamina Davide Vannoni aveva strizzato l'occhio agli animalisti (sostenendo di non aver bisogno di testare il suo metodo sugli animali), Caterina ha girato un video in difesa della ricerca scientifica e lo ha postato online. Le reazioni sono state violentissime: «Per me puoi morire pure domani, non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per te», «Magari fosse morta a 9 anni», le hanno scritto sul profilo Facebook. Ha replicato con un altro video, in cui spiegava perché le persone come lei hanno bisogno che la medicina possa testare nuove cure e con un messaggio pro-scienza. Anche quelli presi d'assalto dagli animalisti radicali. Caterina soffre di 4 malattie rare, deficit di Alfa 1 Antitripsina, deficit di proteina C ed S anticoagulanti, immunodeficienza primaria, mononeuropatia assonopatica bilaterale dei nervi frenici. Tra le altre cose le riducono la funzionalità polmonare e la rendono vulnerabile a qualsiasi infezione. Ieri sera era ricoverata in ospedale a Padova, per una polmonite: «Quando ho la polmonite semplice mi sento fortunata, ne faccio almeno sette all'anno. Venti giorni fa tossendo mi si è bucato un polmone: è marcio. Mi hanno dovuto mettere un drenaggio di 15 centimetri. Volendo, di particolari splatter ne ho un po'», ride. Parla con precisione e senso dell'umorismo (nero, nerissimo). Poi però torna subito seria: «Chiedo che Lega antivivisezione, Enpa, l'onorevole Michela Brambilla e il Partito animalista europeo si dissocino da questi estremisti», è il suo appello. «La mia unica colpa è essermi curata: non ho sgozzato animali, ho solo preso farmaci a norma di legge, non bile di orso. Lo faranno anche loro, no?». Intanto ha chiamato il 113 per denunciare i commenti online: «Mi hanno detto che sarebbero venuti per prendere l'esposto, li sto ancora spettando». Solo una volta si è arresa, aveva 15 anni: «Non respiravo da 4 giorni, ogni respiro mi faceva un male cane. Allora per un attimo ho deciso di non respirare. Mi sono addormentata e sono andata in arresto respiratorio. Quando mi hanno rianimata ho visto la faccia dei miei genitori e ho deciso che non avrei mollato mai più». A Caterina gli animali piacciono e si è iscritta a veterinaria a Bologna, anche se non può frequentare. «Sono cresciuta in ospedale, in pediatria, ho visto bimbi malati con una gran voglia di vivere: correvano in corridoio con 4 flebo attaccate tre giorni dopo il terzo intervento al cuore - racconta -. Non potrei curare dei bambini. Ma gli animali sono innocenti come i bambini». Ha scelto anche di non mangiare carne: «Ci penso alla vita degli animali. Quanti animali vengono macellati ogni anno? Quanti usati per la sperimentazione? - domanda . Milioni contro migliaia. Ci sono cose di cui possiamo fare a meno: infatti non mangio carne. Della ricerca non possiamo fare a meno». Caterina si è esposta, ma non per sé: «Spero che i bambini che nascono oggi sappiano che in futuro potranno curarsi. So che la ricerca non potrà aiutare me: le mie malattie sono troppo rare e se anche adesso sviluppassero un farmaco, ci vogliono almeno dieci anni per poterlo usare. Io dieci anni non ce li ho». @elenatebano © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Il messaggio Caterina Simonsen con il foglio su cui ha scritto: «Io Caterina S. ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un seppur breve futuro» SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 9 28/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) Troppe operazioni al menisco inutili Gli esperti: spesso basta la fisioterapia Adriana Bazzi Lo sci, per esempio, è uno degli sport più a rischio: qualcosa va storto sulle piste, il menisco del ginocchio ne risente e si rompe. Poi sono guai. La prima cosa da mettere in pratica, quando succede, è il cosiddetto «protocollo Rice»: Rest , cioè riposo; Ice , cioè ghiaccio; Compression , cioè una bendatura, e Elevation , ovvero tenere sollevato l'arto. Ma la questione può non finire qui. Sono moltissime le persone che finiscono nelle mani del chirurgo ortopedico (e non solo per traumi da sport, ma anche per altri motivi, compreso l'usura del menisco legata all'età). Gli interventi al menisco sono molto frequenti sia in Europa che negli Stati Uniti, dove il numero di operazioni arriva a 700 mila ogni anno, con un costo di 4 miliardi di dollari per la sanità e le assicurazioni. Non sempre, però, questa è la soluzione ideale, come ci fa sapere il New England Journal of Medicine. Che fa presente come spesso questo intervento (chiamato meniscectomia) sia propagandato per ragioni commerciali e non per la sua reale efficacia, così come frequentemente si suggerisce una terapia antibiotica (inutile) per curare un banale raffreddore. Infatti, secondo uno studio finlandese, che ha coinvolto cinque ospedali e 146 pazienti di età compresa fra 35 e 65 anni con lesioni del menisco (il menisco è un cuscinetto, fatto da due mezze-lune di cartilagine, che sta fra il femore della coscia e la tibia della gamba e ha il compito di permettere il buon funzionamento dell'articolazione, ndr ), appena pubblicato sull'ultimo numero della rivista americana, l'operazione praticata in artroscopia (microscopiche sonde vengono infilate nell'articolazione e rimuovono le parti di menisco lesionate) è inutile, non è migliore di una «falsa» chirurgia (nello studio alcuni pazienti sono stati «fintamente» operati, ma senza l'asportazione della parte di menisco lesionato) ed è meno efficace di una fisioterapia. Lo studio conferma una tendenza che anche l'ortopedia italiana ha sposato da qualche tempo. E suggerisce che l'intervento andrebbe riservato a una piccola categoria di pazienti, in particolare ai più giovani (di età inferiore ai 40-50 anni) con danni al menisco da traumi sportivi. Per tutti gli altri (che rappresentano l'80 per cento degli attuali candidati alla chirurgia) è indispensabile stabilire se i dolori al ginocchio siano da attribuire a problemi di degenerazione del menisco o piuttosto ad altre condizioni come un'artrosi. Perché la chirurgia può anche avere effetti negativi: la perdita del «cuscinetto» di cartilagine potrebbe addirittura accelerare la degenerazione artrosica dell'articolazione. Così è bene provare sempre con la terapia fisica, prima di un intervento o addirittura in alternativa. Esercizi? Per esempio rafforzare il muscolo quadricipite della coscia che dà stabilità al ginocchio. La cyclette può essere una soluzione. Oppure provare con esercizi in acqua (in piscina) sempre per irrobustire la muscolatura. Da non dimenticare infine il controllo del peso, perché i chili di troppo gravano sull'articolazione, e il bando di attività che comportino un'eccessiva sollecitazione del ginocchio. Evidente che tutto ciò vada programmato con il proprio medico che saprà scegliere lo schema «personalizzato» per ogni paziente. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L'origine del dolore Va sempre stabilito con certezza che i dolori non siano dovuti ad altre cause come l'artrosi SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lo studio L'equipe finlandese: l'intervento è utile solo per chi ha meno di 40 anni 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Il non-medico grida al complotto E gioca sulla pelle dei suoi malati Il «metodo Stamina» di Vannoni respintodagli scienziati Aldo Grasso Sulla pelle di chi sta morendo. Secondo le cartelle cliniche, fornite in sintesi dagli Spedali Civili di Brescia, non c'è alcuna prova di miglioramento nei 36 pazienti in cura con il cosiddetto «metodo Stamina». I parenti dei malati sostengono invece che sono stati riportati dati falsi e accusano i mezzi di informazione di gravi scorrettezze. Intanto si è scoperto che Davide Vannoni non è nemmeno un medico, è solo un laureato in Lettere e Filosofia, ex imprenditore del settore marketing e call center (le sue prime attività di rilievo risalgono alla fine degli anni Novanta quando gli furono affidate consulenze dalla Regione Piemonte, firmate dal dirigente Angelo Soria, fratello di Giuliano, i due dello scandalo «Premio Grinzane Cavour»), di certo una figura carismatica, un grande imbonitore. Che ora però rischia il rinvio a giudizio per esercizio abusivo della professione medica. Il «metodo Stamina» è finito nel mirino della magistratura e Vannoni grida al complotto: «Siamo vittime della lobby dei farmaci, della burocrazia e della politica. Tutto sulla pelle di chi sta morendo». Esattamente come si diceva ai tempi della cura anticancro del «metodo Di Bella» o, anni prima, per il «siero Bonifacio», un intruglio a base di feci e urine delle capre. Ma chi gioca sulla pelle di chi sta morendo è proprio lui, Davide Vannoni. Lui e il suo entourage. Sconfessato dalla comunità scientifica internazionale (la rivista Nature ha svelato come la documentazione, presentata per la richiesta di brevetto per il metodo, si avvalesse di documenti «scippati» ad altri ricercatori), ma «tollerato» dalle solite indeterminatezze della politica e della giustizia, ha sempre fatto leva sulla comprensibile disperazione degli ammalati e dei loro parenti. E su alcuni media compiacenti: Giulio Golia, delle «Iene», ha confezionato una ventina di servizi uno più temerario dell'altro, un manuale della tv del dolore, senza mai farsi venire un dubbio. C'è solo da sperare che scienza e cure compassionevoli si spartiscano ora i loro ambiti. La medicina occidentale avrà i suoi limiti, ma si può dare un calcio al controllo scientifico, approfittando della disperazione delle famiglie dei malati? © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Davide Vannoni SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Padiglione Italia 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Gli Animalisti tra Ragioni ed Estremismi Elena Tebano Di ELENA TEBANO A PAGINA 21 «Gli animalisti sollevano un problema vero: che diritto abbiamo di prendere qualcuno che vive e di manipolarlo, di usarlo come mezzo per i nostri scopi? È una domanda centrale anche per il nostro futuro basta pensare a quello che stiamo facendo all'ambiente - eppure in un certo senso nuova, proprio perché l'umano, per definizione, è l'animale che vive e prospera usando altri animali: da sempre li addomestica, li uccide, li mangia. Si è costruito così come vivente». Felice Cimatti, 54 anni, filosofo, insegna all'università della Calabria, e con questi interrogativi si confronta da tempo: ha appena dato alle stampe per Laterza Filosofia dell'animalità , una riflessione sul rapporto tra l'uomo e gli altri animali. Sul caso di Caterina Simenson, la ragazza malata insultata sul web perché ha difeso la sperimentazione sugli animali, però, vuole fare una premessa: «Ci sono stati attacchi davvero violenti e assurdi. Inutile preoccuparsi per un pollo in batteria se poi non si prova empatia per una giovane che deve vivere attaccata a una macchina. Credo che queste persone tradiscano il senso dell'animalismo. Ciò detto, la questione rimane». Tra le obiezioni che le hanno mosso, c'è che oggi la medicina può fare a meno dei test sugli animali. È vero? «Si sono già fatti molti passi avanti in questa direzione. Ed è ovvio che se si possono evitare, non vanno usati. Ma cosa succede se non abbiamo alternative? Se scopriamo che possiamo trovare una cura per la sclerosi multipla solo sacrificando cento scimpanzé? Questa è la questione vera da un punto di vista medico, prima ancora che filosofico». Gli «antispecisti» sostengono che non possiamo usare gli altri animali, perché significherebbe presupporre che siamo migliori, che la nostra vita vale più della loro, e così non è. «È una risposta assoluta, come se non esistessero soluzioni intermedie, e cade nella trappola che vorrebbe denunciare: l'antropocentrismo». Perché? «Si tendono a riconoscere i diritti solo agli animali che più ci "assomigliano": gli scimpanzé, per esempio, o quelli che hanno un sistema nervoso o una forma di linguaggio. In questo modo l'uomo torna a essere la misura di tutto, quello da cui discende il valore degli altri animali». L'India, questa estate, ha vietato di tenere i delfini negli acquari definendoli «persone non umane»... «Non è che un topo soffre meno di un delfino. Nessuno, per esempio, si preoccupa degli insetti. Perché? C'è un esperimento mentale ben noto in filosofia: provare a pensare che una zanzara sia grande come un cane. Non ci verrebbe più da schiacciarla, così, sovrappensiero». Sta dicendo che bisogna essere ancora più radicali degli animalisti? «No, che bisogna imparare a prendere in considerazione l'alterità degli animali, dobbiamo smettere di umanizzarli. Questo cambia radicalmente la prospettiva, anche se non semplifica la questione». In che senso? «La vita è appropriarsi di altre forme di vita e metterle dentro di sé. È inevitabile. Invece alcuni animalisti estremi hanno immaginato leoni geneticamente modificati per diventare erbivori. Perché gli animali non si dovrebbero mangiare e le piante sì? Perché le pecore ci sembrano più simili a noi dei carciofi?». Così è una vertigine, non se ne esce... «Appunto. A me non sembra possibile una forma di vita che non mangi un'altra forma di vita. Ma più consideriamo la questione in forma generale, più diventa intrattabile». E quindi cosa bisogna fare? SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Lo studioso dei rapporti tra l'uomo e gli altri esseri viventi: io per salvarmi prenderei farmaci testati sulle cavie 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Distinguere. Dobbiamo opporci allo sfruttamento industriale degli animali: lì l'aspetto più spaventoso è la violenza sistematica. Su questo gli animalisti hanno il merito di farci guardare ciò che preferiamo non vedere. E credo che abbiano ragione loro: sul lungo periodo probabilmente smetteremo di mangiare gli animali, così come abbiamo abolito la schiavitù». E per quanto riguarda la medicina: lei dice sì o no alla sperimentazione sugli animali? «Se l'alternativa è: o vivo io o vivi te, io cerco di difendermi. Ma una risposta unica a questa domanda non c'è. Dobbiamo continuare a porcela, di caso in caso. E intanto lavorare per renderla meno urgente. Infine si potrebbe immaginare una sorta di "consenso informato"». Consenso informato? «Si potrebbe dire ai pazienti, prima che prendano una medicina, se è costata la vita a degli animali. In modo che possano decidere se usarla o no». Lei lo farebbe? «Non lo so, me lo chiede ora, ma se ne avessi davvero bisogno per la mia vita ... Non direi di no». elenatebano © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Il filosofo Felice Cimatti (sotto) , 54 anni, insegna filosofia del Linguaggio all'Università della Calabria. Condirettore della Rivista di filosofia del linguaggio, è tra i conduttori del programma radiofonico «Fahrenheit» Il libro Ha appena pubblicato per Laterza Filosofia dell'animalità, una riflessione sul rapporto tra l'uomo e gli altri animali 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:619980, tiratura:779916) Il medico che guiderà le future verifiche: «Sentiremo le famiglie, hanno diritto a risposte» Va ascoltata ogni voce, non c'è ragione di dubitare dei medici curanti M. D. B. NOTIZIE CORRELATE ROMA - «Voglio conoscere le famiglie, vedere i bambini. Questo non è un problema di matematica da risolvere a tavolino. Un uomo di scienza non può prescindere dal contatto diretto con i malati». Mauro Ferrari è stato appena nominato presidente del nuovo Comitato di esperti nominati dal ministro Beatrice Lorenzin per valutare il protocollo Stamina e l'eventualità di una sperimentazione. Risponde al telefono mentre alle 8 del mattino passeggia col cane in un parco di Houston dove dirige il maggiore centro di ricerca mondiale sulle nanotecnologie, lo Houston Methodist Research Institute, 15 mila dipendenti. Udinese, studi a Padova, genitori calabresi, la sua storia è stata raccontata dal giornalista Michele Cucuzza in un libro avvincente, «Il male curabile». Professor Ferrari, verrà in Italia per il lavoro che le è stato affidato? «Il decreto mi consentirebbe di sbrigare tutto per videoconferenza, io invece voglio essere lì. Se la nomina mi fosse stata comunicata ieri, avrei voluto partecipare alla conferenza stampa organizzata a Roma dalle famiglie. L'incontro con i malati è fondamentale per raggiungere l'obiettivo finale, che è quello di arrivare a conclusioni certe. Non bisogna perdere di vista il contesto umano, trascinati dalla passione e dalla dedizione alla ricerca. Lo ripeto sempre ai miei giovani. Mantenete il contatto con le famiglie. Esigo che vadano nei reparti». Esaminerete dunque anche la documentazione sui miglioramenti di alcuni dei bambini che hanno ricevuto le infusioni di staminali, resi pubblici dai genitori? «Certo. Analizzeremo anche quel materiale. È necessario ascoltare tutte le voci per avere un quadro completo. Non c'è ragione di dubitare delle osservazioni dei medici curanti. Un singolo episodio va guardato come evidenza importante, però non consente di trarre conclusioni scientifiche. Per ottenere questo risultato è necessario esaminare un numero significativo di casi. Gli scienziati si basano sui dati non su opinioni. Se questo percorso viene seguito la verità non sfugge». Vi siete dati dei tempi per giungere a un parere finale? «Non ci sono delle scadenze precise. Però siamo d'accordo di procedere bene e in fretta perché in ballo c'è la sofferenza straordinaria delle famiglie. È una circostanza grottesca, un caso complicato anche da risvolti giuridici. Chi soffre ha diritto ad avere risposte certe e chiare». Lei si occupa di nanotecnologie e non di staminali. Il ruolo di presidente le si addice? «Il presidente non deve essere necessariamente esperto della materia. Ha un ruolo di garante delle procedure che verranno seguite. Vigilerò sulla correttezza dei lavori e sulla trasparenza nel rispetto delle regole internazionali che esistono proprio per proteggere i malati e non per negare farmaci e terapie se sono considerati efficaci». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Chi è Mauro Ferrari, nato nel '59 a Udine, dirige a Houston il più imporrante centro di ricerca al mondo sulle nanotecnologie SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Mauro Ferrari 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:619980, tiratura:779916) Nuovo comitato su Stamina I genitori: i bimbi migliorano Il vice della fondazione: ministro consigliata dai criminali Lorenzin denuncia La responsabile della Sanità pronta a denunciare il dottor Marino Andolina Scienziati divisi Marcello Villanova, neurologo dell'ospedale Nigrisoli di Bologna, a favore dei trattamenti Margherita De Bac NOTIZIE CORRELATE ROMA - Sfilano sul palco i genitori dei 34 bambini che hanno ricevuto le infusioni di cellule del metodo Stamina. Il clima della conferenza stampa è arroventato, hanno sguardi esasperati e di sospetto nei confronti dei giornalisti, qualcuno grida «assassini». Mostrano i loro figli in carrozzina colpiti da malattie fortemente invalidanti ai quali forse arrivano solo suoni indistinti, di voci alterate. Nelle stesse ore il ministro della Salute Beatrice Lorenzin annuncia di aver nominato il nuovo Comitato di esperti che dovranno valutare ripartendo da zero se ci sono i presupposti per avvalorare questa «cura». Ogni testimonianza è accompagnata dalla proiezione di certificati medici che documentano i miglioramenti smentiti in questi giorni da un rapporto degli Spedali Civili di Brescia dove sono state somministrate le cure «ordinate» da sentenze di giudici. Per le famiglie un movimento della mano, un sorriso, il ginocchio che si piega anziché restare immobile come quello di una bambola sono invece segni di efficacia e di speranza. «Federico ha il morbo di Krabbe. Ha perso l'uso di gambe, braccia e parola. A 3 anni gattonava. Dopo 5 infusioni si alimenta normalmente e respira senza problemi. Se lo chiamo, si gira» racconta il papà accarezzando il viso paffuto del piccolo che spalanca gli occhi grandi e lucidi. Conferma i suoi progressi già dopo due trattamenti lo specialista di medicina fisica e riabilitativa della Asl Marche1: «Ipertono arti inferiori decisamente diminuito, gli arti superiori, le mani, mostrano piccoli cenni di movimento. Il capo, completamente ipotonico, se posizionato riesce a mantenere la posizione». Federico, Smeralda, Celeste, Ginevra, Sebastian, Daniele, Desirè. I loro genitori hanno reso pubblici per la prima volta certificati e video girati dai medici curanti. Marcello Villanova, neurologo dell'ospedale Nigrisoli di Bologna, ha seguito due piccoli malati di Sma, l'atrofia muscolare spinale che inibisce la respirazione e prosciuga i muscoli, e ne ha filmato le condizioni del prima e del dopo. Nella sala affollata di malati, parenti, sostenitori, si levano applausi. «Per noi sentirci dire dal medico di portare la bambina in corridoio a passeggiare è una felicità immensa», racconta Giuseppe, papà di Smeralda, bloccata alla nascita dall'anossia cerebrale grave dopo il parto. Mancava solo Sofia, la bimba fiorentina con leucodistrofia metacromatica, già in terapia con le cellule di Stamina, ricoverata ieri all'ospedale Meyer. Le sue condizioni ora sono tornate sotto controllo dopo una grave crisi respiratoria. Storie che sembrano contraddire il rapporto dei Nas sul rischio infettivo legato alla somministrazione di questo materiale preso dal mesenchimo, il midollo osseo. In contraddizione con il parere senza appello del primo Comitato di esperti nominato dal ministero della Salute e poi sospeso dal Tar del Lazio per mancanza di imparzialità dei componenti. E poi dalle indiscrezioni uscite dall'inchiesta della Procura di Torino che vede come indagato per truffa Davide Vannoni, fondatore di Stamina. Dovrà fare chiarezza una volta per tutte il Comitato appena nominato secondo l'ordinanza del Tar e il parere dell'avvocatura dello Stato. Presidente una figura di calibro mondiale, Mauro Ferrari, che dirige a Houston il più grande centro mondiale di nanotecnologie. Assieme a lui Sally Temple, staminalista del Neural Stem Cell di New York, il collega tedesco Curt R. Freed, università del Colorado, Vania Broccoli, del San Raffaele, Francesco Frassoni, Gaslini di Genova, Carlo Dionisi Vici, esperto di malattie metaboliche al Bambin Gesù, Antonio Uccelli, centro sclerosi multipla sempre a Genova. Vannoni però rinnova le accuse: «Il comitato non è equilibrato come chiedeva il Tar. Deve essere integrato con i nostri esperti». È duro lo scontro tra ministero e Stamina. Lorenzin ha annunciato che denuncerà il vicepresidente Marino Andolina per le sue affermazioni su «presunti complotti e consigli che il ministro avrebbe ricevuto dalla criminalità organizzata». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salute E Vannoni contesta i nomi: «Vanno integrati con i nostri esperti» 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi sono Il Comitato Scientifico che dovrà analizzare il caso Stamina e istituito oggi da ministero della Salute è composto da sette membri presieduti dal professor Mauro Ferrari , presidente e CEO dello Houston Methodist Research Institute e presidente della Alliance for NanoHealth. Gli altri componenti sono Sally Temple , esperta di staminali, direttore scientifico del Neural Stem Cell Institute di New York; Curt R. Freed , anche lui esperto di staminali, capo divisione e professore presso l'University of Colorado; Vania Broccoli , esperto di cellule staminali, capo unità della Divisione di neuroscienze Stem Cell Research Institute, Ospedale San Raffaele di Milano; Francesco Frassoni , anche lui esperto di cellule staminali, che dirige il centro cellule staminali e terapia cellulare Ospedale Giannina Gaslini di Genova; Carlo Dionisi Vici , clinico esperto di terapia cellulare, Malattie metaboliche Dipartimento di pediatria dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma; Antonio Uccelli , anche lui esperto in terapia cellulare, del Centro per la Sclerosi Multipla dell'Università di Genova, Neuroimmunologia del Centro di eccellenza per la ricerca biomedica (CEBR). Foto: New York Sally Temple Foto: Genova Antonio Uccelli Foto: La protesta dei genitori pro Stamina (a sinistra), ieri a Montecitorio, e la conferenza stampa ( a destra ) a difesa del metodo Vannoni (La Presse, Ansa) 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:619980, tiratura:779916) Infusioni senza regole: ecco il giro d'affari per tutte le malattie rare Mario Pappagallo Potrebbe diventare un giro di affari da 45 miliardi di euro a carico del servizio sanitario nazionale. Sotto forma di cure palliative. Gratis per i pazienti, e questo sarebbe più che sacrosanto qualora si avesse conferma dell'efficacia del trattamento, ma a carico della popolazione italiana (pazienti inclusi) che paga le tasse e, in più, i ticket (se servono). Il tutto con un bilancio dello Stato asfittico che già ora fatica a garantire le cure per tutti. Qualche esempio: un nuovo medicinale in grado di far sparire il virus dell'epatite C sarà forse approvato in Italia agli inizi del 2015 (solo perché costa circa 80 mila euro a ciclo di cura e a persona), cercando il modo per ammortizzarne la spesa; l'anno scorso i malati di tumore hanno manifestato in alcune Regioni perché farmaci innovativi restavano nel cassetto per mancanza di risorse; reparti salvavita come le cardiologie interventiste con i budget annuali dimezzati per risparmiare. Eventi che hanno riguardato anche la Lombardia nell'anno in cui si scopriva l'accordo tra Stamina e Spedali Civili di Brescia. Costo? Senza considerare le spese sanitarie e ipotizzando (ma è solo un'ipotesi) che Stamina abbia chiesto 30 mila euro ogni 5 infusioni, si può stimare un conto da un milione e 80 mila euro per i primi 36 pazienti in cura palliativa. Di più se, come sembra, le infusioni si devono ripetere nell'anno. E negli anni. Un vero affare se a pagare il «fornitore di staminali» è lo Stato. E con la moltiplicazione anche delle malattie incurabili da mettere in lista per il trattamento. Perché, attenzione, il termine cura palliativa indica un rimedio di supporto e non una vera cura. Supporto a chi più ne ha più ne metta... Tornando alla lista della spesa, il fondatore di Stamina Davide Vannoni ripete da tempo che sono già 25 mila le richieste di trattamento. E se i malati non devono pagare (questo è il senso della battaglia di Stamina), considerando sempre quei 30 mila euro a preparazione (una sola coltura di cellule che si congela e si reinietta cinque volte) si arriva a 750 milioni di euro. A carico dello Stato. Ma non è finita qui. Si ipotizzi che Stamina (l'elenco di malattie trattabili è vasto e molto elastico) la possano pretendere tutti i malati rari italiani, ovvero un milione e mezzo di persone, ed ecco che si materializza così una spesa per lo Stato di 45 miliardi di euro. E questo solo per una preparazione. La cifra può ancora aumentare perché Stamina si pone come metodo salvifico per tutte le malattie degenerative, per le malattie rare, per la gente in coma. Un farmaco per tutti i mali peggiori in circolazione, incurabili. È mai possibile? A proposito di costi indiretti, chi paga l'aereo di Stato per il trasporto dei pazienti dalla Sicilia a Brescia? La Regione Lombardia? Proprio in Sicilia sarebbero 250 i pazienti in attesa di trattamento Stamina. Grazie alla risoluzione proposta dalla Regione tutti (non importa lo stato di gravità della patologia) sarebbero trattati nelle strutture pubbliche individuate. Ma le colture di cellule (staminali o meno che siano) sono prodotti medicinali, come da legge Europea oltre che nazionale, quindi devono essere coltivate nelle cosiddette cell-factory , che applicano le norme Gmp (Good manufacturing practices) e che in Italia sono al momento 13 (non c'è Brescia). Michele De Luca, docente di Biochimica dell'università di Modena, ci aiuta nei conti: «Secondo me, almeno 7,5 milioni di euro a infusione per i 250 pazienti siciliani. Totale: 37,5 milioni di euro». Senza contare trasferimenti dei pazienti, carotaggi, ricoveri, infusioni, personale medico e infermieristico, esami diagnostici, e così via. De Luca è stato il primo ricercatore in Europa ad applicare, quasi trent'anni fa, le cellule staminali della pelle per la cura delle grandi ustioni e per rigenerare lembi di mucosa: «Le staminali mesenchimali producono cartilagine, osso e il midollo osseo. Non sono pluripotenti e non producono tutte le parti del corpo. Di conseguenza non possono curare la pletora di patologie che propone Stamina». Contraddizioni scientifiche e contraddizioni a sfondo economico. L'Italia potrebbe rappresentare il vulnus per una lobby internazionale che da tempo mira alla «deregulation» delle sperimentazioni a base di cellule staminali mesenchimali, o Msc. Per ora la lobby alimenta il «turismo delle staminali». Un business miliardario. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La previsione I possibili costi del metodo per lo Stato 29/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 19 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Vannoni le ha scoperte in Ucraina, ma oggi la mecca è il Messico. Anche se cliniche e company «spacciastaminali» spuntano ovunque non esistano le regole super rigide delle agenzie del farmaco americana (Fda) ed europea (Ema). In America centromeridionale, in Thailandia e in Cina, dove il colosso Beike offre a 8.000 euro trattamento, ricovero e riabilitazione. Altro colosso: la Bioheart, società che commercializza «terapie staminali» offshore in Uganda, Kazakistan, e Messico. Dal 2002 nel comitato consultivo della Bioheart c'è il diabetologo italiano Camillo Ricordi, università di Miami. Da lui Vannoni si recherà il 15 gennaio con campioni delle sue infusioni da testare. Ricordi dice al Corriere della Sera : «Il mio laboratorio è attrezzato per verificare queste infusioni, lo scorso mese ne abbiamo analizzate di una company americana, non c'era nulla... ». E assicura: «Nessun intreccio di tipo economico». @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA 1, 08 Foto: Milioni di euro Il costo pagato dal Sistema sanitario nazionale per sottoporre i primi 36 pazienti di Brescia alla cura palliativa sviluppata dalla Fondazione Stamina 30/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) Cade sciando: Schumacher in coma Giorgio Terruzzi Michael Schumacher (nella foto) è grave. Ha riportato un trauma cranico sciando in fuoripista a Méribel, in Savoia, e battendo la testa contro una roccia. L'ex campione della Ferrari, 44 anni, portava un casco, ma è rimasto in coma. Trasportato in elicottero in un ospedale di Grenoble, le sue condizioni si sono aggravate richiedendo un intervento per emorragia cerebrale. ALLE PAGINE 18 E 19 Terruzzi e Vanetti Michael Schumacher è ricoverato «in condizioni critiche» all'ospedale di Grenoble, in Francia, dove è stato sottoposto a un intervento neurochirur-gico per arginare una grave emorragia cerebrale. Il sette volte campione del mondo è in coma dopo una caduta sugli sci. L'incidente è avvenuto alle 11.07 di ieri mattina sulle nevi di Méribel, in Savoia, mentre Schumacher stava sciando fuoripista con alcuni amici e i due figli, Gina Maria e Mick che ora si trovano a Grenoble assieme alla madre Corinna. Una caduta violentissima poco distante dalla pista Chamois, in una zona segnalata come ad alto rischio di valanghe. La testa che batte contro una roccia. Con una violenza tale da produrre un forte trauma nonostante il casco. La cronaca di questo dramma, che pare più grave di ogni altro subito da Schumi lungo una carriera sterminata, è rimasta vaga e confusa per tutto il pomeriggio. Chistophe Lecomte Gernignon, gestore della località sciistica, ha spiegato che i soccorsi sono intervenuti sul posto nel giro di otto minuti, e che l'ex pilota era «sconvolto, un po' scosso ma cosciente». Schumacher è stato trasportato in elicottero prima nel pronto soccorso di Moutiers dove è giunto alle 11.53, e quindi, alle 11.45, all'ospedale di Grenoble dove è arrivato già in coma. Un trasferimento che ha fatto pensare a un quadro grave, innescando un vortice di indiscrezioni. Sabine Kehm, manager di Michael, ha diramato attraverso il quotidiano tedesco Bild un breve comunicato: «Michael è caduto nel corso di una gita sugli sci nelle Alpi francesi... Chiediamo la vostra comprensione, non possiamo dare informazioni continue sulle sue condizioni di salute. Indossava un casco e non era solo». L'ansia e il desiderio di saperne di più hanno mobilitato l'intero ambiente della Formula Uno. Con Sabine Kehm si è messo subito in contatto Stefano Domenicali, responsabile della Gestione Sportiva Ferrari; Jean Alesi, che continua a frequentare Schumi sulle piste di kart dove corrono i figli di entrambi, Mick e Giuliano, si è prodigato alla ricerca di rassicurazioni; l'ex pilota francese Olivier Panis si è presentato direttamente all'ospedale senza però riuscire a vedere Schumi; Jean Todt, dalla Thailandia, ha chiesto al vecchio amico, il professor Gerhard Saillant, di raggiungere Grenoble. Il celebre neurochirurgo francese è arrivato all'ospedale alle 17.35. Saillant segue Schumi dai tempi del drammatico incidente a Silverstone del '99 - che costò al pilota tedesco la frattura di tibia e perone della gamba destra - e la sua presenza è apparsa come un ulteriore segno della gravità della situazione. Poco dopo le 19 i cronisti del sito ledauphine.com presenti di fronte all'ospedale scrivevano: «Lo stato di salute di Schumacher si è degradato e ora la prospettiva di vita dell'ex pilota è in discussione». In serata si è anche saputo che l'ex campione ha riportato una frattura facciale e un trauma al torace che gli rendeva faticosa la respirazione. Ora ricompaiono nella memoria gli incidenti accaduti a Schumacher durante il tempo libero. Che spesso l'ex pilota ha dedicato ad attività rischiose: paracadutismo acrobatico, kart e, soprattutto moto, una passione frenata proprio da un ennesimo volo, grave, a Cartagena, in Spagna, nel febbraio 2009, mentre provava una Honda con l'intenzione di partecipare al campionato tedesco Superbike. L'atteggiamento è tipico di chi, per mestiere, rischia e con il rischio continua a intrattenere rapporti stretti indipendentemente dalle monoposto di F1. Con un ultraleggero scampò alla morte l'ex campione mondiale Emerson Fittipaldi, precipitando (con il figlio) nella giungla brasiliana, anno 1997; con un offshore morì il francese Didier Pironi nell'87 con un deltaplano si ferì gravemente Patrick Depailler nel '79; con un ultraleggero morì nell'85 David Purley, pilota britannico di gran cuore. Presi, tutti, da un bisogno di estremo SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Dramma in Francia 30/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dominante, da un richiamo formidabile. «Non ho rimpianti» ha detto Schumacher celebrando il 4 ottobre scorso il suo primo vero anno da ex pilota. Merita di essere creduto pensando a questa gita sugli sci in compagnia dei figli. Nonostante compaia ancora l'immagine della foga agonistica che l'ha prima riportato e poi tenuto in pista sino alle soglie dei 44 anni. Come se fosse impossibile per lui accogliere serenamente una quiete, una età diversa e adulta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il comunicato dei medici La nota diffusa ieri da medici di Grenoble: «Schumacher ha sofferto di un trauma cranico grave con coma al suo arrivo in ospedale, che ha reso necessario un immediato intervento chirurgico. La sua situazione resta critica» La carriera Gli esordi Michael e Ralf Schumacher ragazzi dopo una gara sui kart: la prima volta che Shumi si mise al volante aveva 4 anni (Degl'Innocenti) Abbracci Flavio Briatore abbraccia il pilota dopo il titolo mondiale vinto nel 1994 con la Benetton (Olympia) Sul podio di Monza Schumacher esulta nel 2003 sul podio di Monza dopo la vittoria del Gran premio d'Italia di Formula 1 (Ansa)La dinamica L'impatto Alle ore 11.07 di ieri Schumacher è caduto con gli sci sulle piste francesi di Méribel e ha sbattuto molto violentemente la testa contro una roccia. L'ex pilota era in un fuoripista con alcuni amici e i due figli. In 10 minuti è stato soccorso e portato via con un elicottero La sala operatoria Nonostante al momento dell'incidente indossasse il casco, l'ex pilota è giunto all'ospedale di Grenoble (nella foto sopra) con un grave trauma cranico. Schumacher era in coma e i medici hanno deciso di operarlo immediatamente al cervello. Le condizioni dell'ex campione tedesco rimangono gravi Foto: Nel 2006 Michael Schumacher in una caduta sulle piste di Madonna di Campiglio (Ipp/Imago) La biografia Gli inizi Michael Schumacher è nato a Hürth, in Germania, il 3 gennaio 1969. Ha debuttato in Formula 1 a Spa, nel Gran premio del Belgio, nel 1991 con la Jordan. Ha corso con le scuderie Benetton, Ferrari e Mercedes. È sposato con Corinna Betsch, con cui ha avuto due figli, Gina-Maria e Mick I successi Molti i record che detiene in Formula 1. Ha superato il primato di Juan Manuel Fangio (5 vittorie iridate) con i suoi 7 titoli mondiali (1994 e 1995 con la Benetton), 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004 con la Ferrari. 91 i Gran premi conquistati, 155 i podi. Ha inoltre ottenuto 68 pole position Il ritiro Schumacher ha annunciato il suo (primo) ritiro dalla Formula 1 nel 2006. L'ultima gara con la Ferrari è stata il Gran premio del Brasile sul circuito di Interlagos. Terminò la gara quarto, e finì secondo nella classifica generale del mondiale, alle spalle del futuro pilota Ferrari Fernando Alonso Il ritorno Dopo tre stagioni di pausa, durante le quali ricopre l'incarico di consulente della Ferrari, alla fine di dicembre 2009 annuncia il rientro in F1 con la scuderia Mercedes per le stagioni 2010-2012 ma non vince alcun gran premio. A fine 2012 abbandona definitivamente la F1 Gli infortuni Il più grave incidente nelle stagioni al volante delle F1 risale al 1999, quando a Silverstone, in Inghilterra, Schumacher si frattura tibia e perone della gamba destra. Lontano dai circuiti, Schumi si fa male anche in moto, nel 2009 a Cartagena, in Spagna, provando una Honda Imola Schumi con Gianni Agnelli durante la visita dell'Avvocato all'autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola (Ansa) Con la moglie Michael Schumacher con la moglie Corinna (sopra), dalla quale ha avuto due figli (LaPresse) 30/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) Contesa tra Stato e Angelucci per il pasticcio San Raffaele Possibile risparmio di 8 milioni, loro si oppongono Sergio Rizzo ROMA - Passi per l'auto di servizio. Ma perché una Jaguar? Che poi non era nemmeno blu come ogni vettura di rappresentanza che si rispetti, ma verde... Eppure era proprio una Jaguar quella su cui viaggiava il direttore della ditta dei servizi ospedalieri: con tanto di autista, ovvio. Lo prevedeva il contratto, sicuro. Ma il conto lo pagavano i contribuenti. La potente berlina inglese era uno dei tanti regalini che il ministero della Salute e la Regione Lazio avevano ereditato nel pacchetto dell'ospedale San Raffaele di Roma. Certo uno degli affari più discutibili, almeno dal punto di vista economico, che abbia mai fatto la sanità pubblica. E di cui il nodo più spinoso sta venendo al pettine in queste ore. Il braccio di fra la Regione Lazio e il gruppo che fa capo al deputato di Forza Italia Antonio Angelucci toccherà il culmine a mezzanotte del 31 dicembre, quando scadrà il contratto per la gestione di tutti i servizi del centro ospedaliero pubblico. E alle società degli Angelucci, i re delle cliniche convenzionate con il servizio sanitario, subentreranno le ditte che nei mesi scorsi hanno vinto la gara voluta dalla nuova amministrazione regionale. Ma partiamo dall'inizio di questa storia. Alla fine degli anni Novanta il patron del San Raffaele di Milano Don Luigi Verzé potrebbe vendere allo Stato, che è alla ricerca di una nuova sede per il polo oncologico romano, il suo ospedale gemello di Roma. Il quale invece finisce nel 1999 per 270 miliardi di lire al gruppo Tosinvest della famiglia Angelucci. Passa una manciata di mesi e nel 2000 il polo oncologico del San Raffaele di Roma viene acquisito dalla sanità pubblica per 319 miliardi e 847 milioni: 50 miliardi in più rispetto a quelli pagati dai re delle cliniche appena prima. Il ministro della Sanità in carica è Umberto Veronesi, che nel governo di Giuliano Amato ha preso il posto di Rosy Bindi. È lui, come ha raccontato Alberto Nerazzini durante una puntata di Report di Milena Gabanelli, che sottoscrive con il presidente della Regione Lazio fresco di elezione Francesco Storace un accordo con il venditore che contiene una clausola micidiale: «L'ospedale pubblico subentrerà in tutti i contratti in essere». Uno, in particolare. Quello che il San Raffaele degli Angelucci ha stipulato nel mese di giugno del 2000 con un paio di società degli stessi Angelucci, delle quali una (la Natuna srl) costituita un mese prima. Con il contratto il gruppo Tosinvest affida a se stesso la gestione di tutti i servizi ospedalieri, dall'energia all'assistenza infermieristica:proprio in quei giorni le trattative con lo Stato per la cessione del San Raffaele sono in dirittura d'arrivo. Incredibilmente, tanto il ministero della Sanità quanto la Regione Lazio accettano quelle condizioni, che impongono un gestore scelto senza gara con 266 persone assunte senza concorso. E altre cosucce. Tipo il ricorso senza limiti ai subappalti, una penale del 50 per cento del valore annuale del contratto per ogni anno di mancata esecuzione per risoluzione imputabile al committente, una durata dell'appalto di nove anni più nove, nonché la sorveglianza affidata alle stesse ditte appaltatrici, oltre alla direzione. Jaguar per il direttore compresa. Del resto, il prezzo delle prestazioni lo giustifica in pieno. Ventitré milioni 18.509 euro e 9 centesimi, secondo i calcoli della direzione degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO). Il bello è che si è andati avanti per ben tredici anni. Con il risultato che il gruppo Angelucci ha incassato più soldi per la gestione dei servizi ospedalieri che per la vendita allo servizio sanitario pubblico dell'ospedale stesso. Per giunta, con una ulteriore clausola accessoria: quella che garantisce a una fondazione riferibile alla famiglia l'uso per 99 anni di una palazzina del complesso ospedaliero al simbolico costo di un euro l'anno. Non che in tutti questi anni non si sia cercato di fare qualcosa. Qualche anno dopo l'acquisto del San Raffaele, per esempio, gli IFO decisero una riduzione delle prestazioni e fissarono la durata del contratto al 31 dicembre 2004. Ma con un paio di arbitrati le cose vennero rimesse subito a posto. Gli arbitri ripristinarono le condizioni iniziali, addirittura migliorandole. E aggiungendo pure una beffa: stabilendo per il contratto la scadenza del 31 dicembre 2013 anziché quella del 31 dicembre 2004. Nove anni in più. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Roma L'appalto per la gestione dei servizi è scaduto, il direttore viaggiava in Jaguar 30/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Si è arrivati così al dunque. La nuova amministrazione regionale ha bandito una gara per l'affidamento degli stessi servizi, che è stata aggiudicata qualche mese fa a un prezzo di 14 milioni 659.320 euro e 85 centesimi l'anno. Risparmio previsto: 8 milioni 359.188 euro e 24 centesimi. Ma non è finita qui. Dopo aver offerto uno sconto considerevole pur di conservare la gestione dei servizi ospedalieri, e in seguito al rifiuto della Regione, gli Angelucci hanno promosso l'ennesimo arbitrato. Nel quale chiedono il prolungamento, e alle medesime condizioni, del contratto che spira la notte di Capodanno per ben quattro anni e mezzo, fino al 30 giugno 2018. Se vincessero anche questo, il mancato risparmio per la sanità pubblica sarebbe di 37,6 milioni. Più annessi e connessi, ovviamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Miliardi di lire, il prezzo pagato dallo Stato per il San Raffaele di Roma 319 Miliardi di lire in più, la differenza tra quanto pagato dagli Angelucci un anno prima 50 Foto: Onorevole Antonio Angelucci, nato nel '44 a L'Aquila, è imprenditore e deputato eletto nel pdl Foto: Nel 1999 don Verzé vendette il San Raffaele romano agli Angelucci, i quali l'anno dopo lo rivendettero allo Stato. Il ministero della Sanità e la Regione Lazio accettarono che tutti i servizi ospedalieri fossero comunque gestiti da un gruppo degli stessi Angelucci: per tredici anni il prezzo delle prestazioni è stato di oltre 23 milioni di euro l'anno 30/12/2013 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:619980, tiratura:779916) Bimba muore I suoi organi salvano 5 vite È arrivata da un gesto di generosità di due genitori romani la salvezza per una bambina vicentina di 11 anni ricoverata in pediatria a Padova in attesa di un trapianto al fegato. A donarle l'organo indispensabile per farle superare una malattia metabolica enzimatica congenita, è stata Stella Manzi, 8 anni, investita a Roma la sera di Santo Stefano da un ubriaco romeno senza patente e morta l'altro ieri all'ospedale Bambin Gesù. La generosità dei genitori di Stella potrà ora salvare, oltre a quella della bambina veneta, altre quattro vite: il cuore di Stella è destinato a Napoli, i due reni a Milano e i polmoni a Roma. La piccola romana si trovava, con sua sorella di 4 anni, a bordo della Panda condotta dalla mamma, travolta sulla Nettunense dalla Ka, rubata, guidata dal romeno Daniel Domner di 21 anni che sarebbe stato sotto l'effetto di alcol e droga. Il giovane, piantonato in ospedale, deve ora rispondere di omicidio colposo oltre che di furto d'auto. Dalla mezzanotte di venerdì, quando al termine del periodo di sorveglianza il papà di Stella aveva firmato l'autorizzazione all'espianto, era scattata la corsa contro il tempo. L'operazione in Veneto, ha fatto sapere il Centro Trapianti, è durata circa 7 ore, ed è terminata verso le 9 di ieri. La piccola paziente vicentina si trova ora ricoverata nella terapia intensiva del Centro trapianti di Padova. L'intervento non ha presentato particolari difficoltà. Le speranze di vita della bambina erano legate all'impianto di un nuovo fegato. Sull'intera operazione sanitaria e di solidarietà hanno espresso gratitudine anche il presidente del Veneto Luca Zaia e l'assessore alla Sanità Luca Coletto. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Investita a 8 anni 29/12/2013 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) «Ora controlli su come vengono spesi i fondi» Giorgio Santilli Giorgio Santilli u pagina 5 «Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno è molto più complesso che non solo spendere bene i fondi europei, anche se è vero che oggi siamo fortemente impegnati soprattutto a dare efficienza ed efficacia sia alla conclusione della programmazione 2007-2013, utilizzando le risorse liberate anche in chiave congiunturale, che alla nuova programmazione 2014-2020, per cui entrerà in funzione in perfetto orario, a marzo, il nuovo sistema di governo dei fondi con l'Agenzia. Ci sono altri fronti, però, per garantire lo sviluppo del Sud, primo fra tutti quello dei servizi pubblici. Se avremo ancora un po' di tempo, conto di ottenere risultati importanti su questo fronte nuovo che abbiamo aperto con il ministro Delrio e con il commissario alla spending review Cottarelli: garantire nel Sud una maggiore qualità e un minor costo dei servizi pubblici, partendo da quelli costituzionalmente garantiti, come sanità, istruzione e assistenza». Carlo Trigilia, ministro della Coesione territoriale e "titolare" della cassaforte dei fondi Ue, conferma il giorno dopo la soddisfazione per il successo della manovra di riprogrammazione da sei miliardi varata venerdì dal governo su sua proposta. La macchina è già in moto per dare attuazione subito alla riprogrammazione: è già in preparazione - dice il ministro - il bando per mettere in competizione le proposte di valorizzazione dei beni storici, ambientali, culturali e turistici dei comuni medi, con popolazione compresa fra 5mila e 150mila abitanti, una delle novità assolute di questi giorni (contenuta nel decreto legge Destinazione Italia e ora finanziata) dopo il successo dell'operazione «6mila campanili» riservata ai comuni con meno di 5mila abitanti. Ma Trigilia ci tiene a far sapere anche che, dopo il fronte dei fondi europei, ne sta aprendo altri, contando sulla possibilità che il governo abbia ancora tempo per lavorare. Ministro Trigilia, una bella ambizione pensare di ammodernare i servizi pubblici al Sud. Come pensate di intervenire in quel grande mare di inefficienze e clientele? Non può più essere tollerato che a costi maggiori siano offerti servizi di peggiore qualità. All'efficienza e ai costi sta già pensando Cottarelli, con cui ci siamo incontrati per coordinare il lavoro. Alla qualità delle prestazioni pensiamo io e Delrio, che abbiamo avviato una ricognizione a tutto campo, con l'obiettivo di garantire una maggiore omogeneizzazione delle prestazioni sul territorio nazionale. Insieme ai costi-standard, insomma, decollano parametri di qualità-standard. Finora i governi hanno assegnato i fondi ma si sono disinteressati di come i fondi venissero spesi. Ora vogliamo intervenire su questo aspetto con l'obiettivo di responsabilizzare gli amministratori locali e di migliorare il loro rendimento. Dobbiamo asciugare l'acqua in cui è maturata una politica non efficace, non di rado corrotta e clientelare, che ha usato le risorse più per motivi di consenso che non per superare sperequazioni rispetto alle altre aree del Paese. Facciamo un passo indietro. Torniamo alla manovra di riprogrammazione da sei miliardi varata venerdì. Sapevamo che nella fase finale della programmazione 2007-2013 molte erano le risorse a rischio e fin dall'inizio abbiamo provato a stimare questa area. Ci siamo riusciti per le tre Regioni più esposte, Campania, Calabria e Sicilia. Abbiamo tolto due miliardi ai fondi strutturali europei, ma siamo intervenuti anche sul Piano azione coesione (Pac) concordato con Bruxelles proprio per accelerare la spesa e sul Fondo sviluppo coesione da cui sono stati ricavati 2,1 miliardi per il fondo di garanzia al credito delle imprese (1,2 miliardi) e le risorse per la nuova legge sull'autoimprenditorialità (varata con il decreto Destinazione Italia, ndr). Nel complesso penso sia una manovra equilibrata che ha il doppio obiettivo della salvaguardia dei fondi a rischio e di mettere in campo azioni antirecessive. Restano aree di rischio scoperte? Può darsi che resti qualcosa scoperto, ma potremo eventualmente intervenire ancora nel 2014. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA A TRIGILIA 29/12/2013 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Che intende per manovra equilibrata? Abbiamo credito alle imprese, promozione dell'autoimprenditorialità, rafforzamento della decontribuzione per i nuovi assunti, sostegno all'area della povertà, investimenti diretti per far ripartire le economie locali. Ma soprattutto vorrei sottolineare un elemento nuovo cui abbiamo lavorato fin dall'inizio. Con questa manovra cerchiamo di spostare lavoratori che si trovano nell'area del sostegno al reddito (cassa integrazione in deroga, mobilità, lavori socialmente utili) verso imprese operative nel mercato dei servizi, garantendo l'abbattimento totale della contribuzione e tutta la formazione necessaria per riconvertire il lavoratore. Quindi spostiamo lavoratori dall'area dell'assistenza a quella del mercato, senza abbandonarli. Non solo. Quando interveniamo nel sostegno alla povertà, per far fronte al dato drammatico di un 24% di famiglie a rischio di deprivazione materiale, anche qui non ci limitiamo all'assistenza al reddito ma passiamo a politiche attive, come assistenza ai figli che non vanno a scuola o agli anziani. In questo modo creiamo una domanda diretta di servizi per quel mercato e quelle imprese verso cui spostiamo i lavoratori. La parte più ambiziosa della manovra sembra però quella sulle piccole opere. Va lì metà della dotazione di sei miliardi. Non c'è dubbio che noi lì dovessimo mandare un segnale forte per creare direttamente domanda e contrastare un dato fra i più critici, la riduzione del 50% degli investimenti negli ultimi cinque anni. Abbiamo creato un fondo di sei miliardi per far ripartire le economie locali: andranno a vari programmi di piccole opere: un miliardo al piano dei 6mila campanili, un miliardo al nuovo bando per le opere dei comuni fra 5mila e 150mila abitanti, 500 milioni al piano città, 500 milioni all'edilizia scolastica. Tutti lavori immediatamente cantierabili che dovranno essere ultimati nel 2014 o, solo in alcuni casi, nel 2015. La manovra è equilibrata anche sul piano territoriale? Devo dire anzitutto che non c'è nessuno spostamento di risorse dal Sud al centro-nord. Non c'è neanche un gioco a somma zero, per cui levo alle infrastrutture e metto incentivi alle imprese. Stiamo smobilizzando risorse completamente bloccate, rimettendole subito nel circuito dell'economia e impegnandoci poi a rifinanziare con le risorse 2014-2020 i progetti veri ed effettivamente strategici definanziati oggi. Aggiungo che una parte delle risorse, quelle relative a politiche nazionali di sostegno all'impresa, come il fondo garanzia e l'autoimprenditorialità, andranno anche al Nord che beneficia, inoltre, degli effetti degli investimenti diretti al Sud: una quota tra il 20 e il 40 per cento di quegli investimenti torna nelle regioni settentrionali. Un'ultima domanda, ministro. Parti sociali e amministrazioni locali non smettono di essere preoccupate per i vincoli del patto di stabilità che rallenta anche i programmi di cui stiamo parlando. C'è questo rischio di rallentamento o di vincolo anche per le spese riprogrammate dal Consiglio dei ministri venerdì, in particolare gli investimenti nelle opere pubbliche? Le spese per piccole opere sono finanziate sul Piano azione coesione o sui fondi strutturali, in particolare sul Fesr dei Piani operativi regionali. In entrambi i casi c'è già una copertura nei cosiddetti "tendenziali", cioè nelle stime di spesa fatte dalla Ragioneria generale che abbiamo verificato con loro. © RIPRODUZIONE RISERVATA le frasi ATTENZIONE ALLE PRESTAZIONI «Finora i governi hanno assegnato i fondi senza verificare se producevano un miglioramento delle prestazioni, ora cambiamo» LA TASK FORCE «Con Delrio stiamo facendo un monitoraggio attento della qualità dei servizi di sanità, istruzione e assistenza. Cottarelli si occupa dei costi» I FONDI A RISCHIO 2007-2013 «Abbiamo identificato i fondi Ue a rischio: 2 miliardi per Campania, Calabria e Sicilia. Se qualcosa resta scoperto, interverremo nel 2014» 29/12/2013 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato OCCUPAZIONE «Decontribuzione e formazione leve per spostare lavoratori dall'area dell'assistenza al reddito alla produzione di servizi» GLI INVESTIMENTI DIRETTI «Tre miliardi a opere pubbliche, uno andrà ai comuni medi (tra 5mila e 150mila abitanti). Stiamo già preparando il bando» PATTO DI STABILITÀ «Ai lavori pubblici andranno fondi europei, quindi non si applicheranno i vincoli del patto di stabilità» LO SBLOCCO DEI FONDI UE Il piano-Letta Venerdì scorso il premier Enrico Letta, al termine della seduta del consiglio dei ministri, ha annunciato le misure per accelerare l'utilizzo delle risorse della politica di coesione. In particolare, la riprogrammazione di Fondi europei per un totale di 6,2 miliardi, buona parte dei quali da destinare alle piccole opere Interventi subito cantierabili Sono previsti 3 miliardi di euro che andranno a finanziare, tra l'altro, interventi cantierabili e realizzabili in tempi brevi nei Comuni sotto i 5mila abitanti (Programma «6.000 Campanili»); interventi di riqualificazione urbana (Piano nazionale per le Città); interventi per la valorizzazione di beni storici, culturali e ambientali Foto: Carlo Trigilia, 62 anni, è ministro per la Coesione territoriale 29/12/2013 Il Sole 24 Ore - Domenica Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) Giovanni Stanghellini giovanni stanghellini|pag.28 Il 2013è il centenario della Fondazione della psicopatologia come scienza autonoma. Nel 1913 Karl Jaspers pubblica il suo Opus magnum - la Psicopatologia Generale - in risposta alle sfide filosofiche e cliniche poste in un momento storico (non molto diverso dal nostro) caratterizzato dalla rapida espansione delle neuroscienze. L'idea che ispira questo libro è molto semplice: fare ordine nel caos dei fenomeni psichici abnormi attraverso la loro rigorosa descrizione, definizione e classificazione. Inoltre, mettere a disposizione del clinico un metodo valido e affidabile per cogliere e comprendere il senso della soggettività umana abnorme. Dopo un secolo, molti dei nodi concettuali affrontati da Jaspers sono ancora irrisolti, e la sintesi da lui fornita rimane il terreno più solido su cui fondare la discussione. Controversie metodologiche, ad esempio i limiti della comprensibilità delle esperienze psicotiche, e cliniche, come la definizione della coscienza di sé e dei suoi disturbi, sono la frontiera della ricerca psicopatologica del XXI secolo. La rivoluzione di velluto innescata alla fine del millennio dalla rinascita della Filosofia della Psichiatria ha dato nuova vitalità al progetto jaspersiano della Fondazione della psichiatria sulla psicopatologia, che rappresenta - assieme alle Neuroscienze - la scienza di base della Psichiatria e la koiné, cioè la lingua comune capace di mettere in comunicazione psichiatri di diversi orientamenti teorici, ciascuno parlante e pensante con un proprio gergo e dialetto. La vita di Jaspers nelle vesti del clinico fu simile a una meteora, breve e intensamente brillante. Nel gennaio 1908 cominciò a lavorare come specializzando. Già nel luglio 1911 Julius Springer, tra i più importanti editori scientifici del suo tempo, gli commissiona un manuale di Psichiatria per studenti di medicina, medici e psicologi. Era un ventottenne assistente volontario che aveva passato poco più di tre anni presso la Clinica Psichiatrica di Heidelberg, ma evidentemente era già abbastanza esperto - o istituzionalmente naïf - da essere consapevole che la Psichiatria aveva un improrogabile bisogno di chiarificazione sistematica dei propri strumenti e concetti. Già noto per il suo coraggioso atteggiamento critico verso il "nichilismo terapeutico" praticato nella Clinica di Heidelberg, lavorava intellettualmente alla rinascita della psichiatria fondata sulla relazione medico-paziente affermando la dignità e accettando i limiti di entrambi i partner sulla base di ciò che, da filosofo, avrebbe in seguito chiamato "comunicazione esistenziale". Quando nel luglio 1913 la Psicopatologia Generale fu data alle stampe la sua carriera di clinico era già virtualmente terminata, ma la sua influenza sulla psichiatria sarebbe durata ancora a lungo. Dopo un secolo dalla pubblicazione di questo libro, cosa possono ancora imparare i clinici della salute mentale da questo giovane inesperto il quale, a causa dei suoi gravi problemi polmonari, non era neanche in grado di completare il rituale del "giro" della visita dei pazienti? Può essere preso ad esempio da giovani clinici in carriera un uomo che fu scoraggiato dal suo capo (il celebre neurologo Franz Nissl, che Jaspers peraltro ammirava) a proseguire la carriera di psichiatra, e che fece di questo fiasco l'opportunità per frequentare liberamente i seminari di filosofia, che avrebbero contribuito a sviluppare una prospettiva tanto originale nella sua ricerca? Cosa possono condividere con quest'uomo così grato a Esculapio - e al suo discepolo Albert Fraenkel, il medico che con tanto tatto lo informò e lo curò della sua malattia - da decidere di dedicarsi alla "ricerca sul corpo umano come fondamento di ogni altra conoscenza sulla psiche umana", ma che al contempo affermava che il futuro della medicina era riposto nel legame tra «la filosofia e la scienza»? E, soprattutto, possiamo aspettarci che i giovani clinici e i pazienti alla legittima ricerca di certezze diagnostiche e terapeutiche, e soprattutto i primi così affamati di conoscenze manualizzate, protocolli terapeutici, interviste strutturate, criteri diagnostici, tecniche basate sull'evidenza, eccetera siano così longanimi da prestare ascolto ad un tale ibrido medico-filosofo che con ostinazione sosteneva la necessità di SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato KARL JASPERS: METTERE ORDINE NELLA MENTE 29/12/2013 Il Sole 24 Ore - Domenica Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato essere tutti consapevoli - camici e pigiami - dei limiti della conoscenza e della tecnica, in rivolta contro ogni tipo di dogmatismo e oggettivazione? Come possono coloro che sono alla ricerca di "conoscenze certe" essere soddisfatti di un tipo di conoscenza che concepisce se stessa come un "compito interminabile" che ha luogo nel faccia-a-faccia, qui-e-ora dell'incontro tra due persone? Come possono accontentarsi di un maestro convinto che l'essenza della conoscenza non è il possesso, bensì la ricerca della verità, rigettando al tempo stesso con eguale convinzione ogni forma di nichilismo epistemologico e di misticismo? L'insegnamento fondamentale di Jaspers può essere condensato in una frase: «Le domande sono più importanti delle risposte, e ogni risposta deve diventare una nuova domanda». Ci sarà qualche intrepido collega che, sulla base di questa filosofia on-the-road, spogliandosi di ogni presunzione ma non abbandonando il sentiero sicuro della ricerca fondata sulla ragione, seguirà il sibillino motto jaspersiano: «Il trattamento medico deve fondarsi sulla vita non compresa»? Tenendo presente tutto questo, risulta comprensibile perché la psichiatria abbia bisogno più che mai della psicopatologia. Questa scienza nasce con lo stesso mandato della filosofia dell'esistenza: fornire le parole per dire l'esistenza umana e le sue ferite. La psicopatologia è un discorso (logos) attorno alla sofferenza (pathos) che turba la mente umana (psyche). Il suo mandato principale è provvedere ai concetti per parlare e dar senso dalla vulnerabilità umana; per cogliere ciò che è umano in quei fenomeni che vengono tacciati di disumanità perché eccentrici rispetto alla logica e al senso comune, e dunque apparentemente incomprensibili, ma appartenenti invece a specifiche province di senso. Si è spesso equivocato, credendo che la psicopatologia, stante la sua radice filosofica, proponga un discorso anti-scientifico. Non è affatto così. Non c'è contrapposizione tra il sapere della scienza e quello della psicopatologia. Non sono in dubbio il rigore metodologico e l'attenzione ai fatti propri della ragione scientifica. Piuttosto, la domanda è di quale scienza abbia bisogno la psichiatria, e su questo la risposta è chiara: di una scienza della soggettività umana, i cui metodi non possono coincidere con quelli delle scienze naturali. La psicopatologia promuove una forma di attenzione radicale ai fatti della soggettività umana. Insegna a "dare la parola" alla persona sofferente; ad accordare al discorso dell'altro un'attenzione estrema, scevra di teoria, perché ogni visione dell'Uomo fa perdere di vista l'uomo reale che ho di fronte. L'attenzione, come scrive Cristina Campo, «è la forma più pura di responsabilità poiché ogni errore umano è, in essenza, disattenzione». L'attenzione che la psicopatologia insegna è la capacità di attendere, di non saltare alle conclusioni, di non sovrascrivere l'esperienza personale dell'altro con una qualsivoglia teoria. Questa attenzione è l'accettazione fervente e impavida della realtà dell'altro. È grazie a questa capacità di attenzione che, forse, potrà essere soddisfatta l'attesa di cui parla Paul Valery: «Ogni essere umano grida in silenzio per essere letto altrimenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA G. Stanghellini, T. Fuchs, One Century of Karl Jaspers General Psychopathology, Oxford University Press, pagg. 344, £ 14,99 K.W.M.Fulford, M. Davis, R. Gipps, G. Graham, J.Z. Sadler, G. Stanghellini, T. Thornton (eds.,Oxford Handbook of Philosophy and Psychiatry, Oxford University Press, pagg. 1.344, £ 95,00 Louis A. Sass, Follia e modernismo, Raffaello Cortina, Milano, pagg.492, €32,00 Foto: scultura|Ciro Roberto Cipollone «Memorie d'infanzia», legno e ferro, fino al 2 febbraio nell'ambito della mostra «L'uomo e la montagna. Escursioni nel contemporaneo», Antica chiesa di S. Barnaba in Bondo (Trento) 29/12/2013 Il Sole 24 Ore - Domenica Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) Gilberto Corbellini gilberto corbellini |pag.29 La disinvoltura con cui, dopo almeno due decenni di giustizialismo esasperato, non pochi giudici in Italia danno l'assalto allo Stato di diritto, si manifesta in modi particolarmente inquietanti nel caso Stamina. Le sentenze favorevoli a Vannoni & Co non tutelano, infatti, il diritto delle persone a essere informate correttamente, per decidere se farsi somministrare intrugli indefiniti, e vanno contro l'obbligo dello Stato di non sprecare denaro pubblico per trattamenti inefficaci e pericolosi. Inoltre, si tratta di decisioni che ledono la dignità delle persone, in quanto legittimano l'inganno e la frode praticati scientemente ai danni di malati e familiari sofferenti, da parte di personaggi che sembrano delle caricature di ciarlatani. Esplicitamente o implicitamente le motivazioni con cui i magistrati giustificano le sentenze pro Stamina chiamano in causa impropriamente la compassione umana, facendo anche appello alla coscienza, intesa come capacità per così dire naturale di riconoscere e seguire valori umanitari e buoni. In realtà, si autorizzano danni a persone e al Paese. A questi giudici, ma anche ai politici che si lasciano incantare dalle baggianate di chi difende Stamina (incluso l'ormai solo sedicente scienziato Camillo Ricordi), farebbe bene l'ultimo libro di Carlo Augusto Viano: un viaggio illuminante nella storia degli usi e di quelli che oggi sono soprattutto abusi della parola "coscienza". Termine che proprio nei blog e nei discorsi del professor Vannoni e dei suoi fiancheggiatori rimbalza con una frequenza talmente alta (uno di questi siti si chiama «La penna della coscienza»), da essere prova in atto che i richiami alla coscienza, in contesti dove i diritti sono già garantiti dalla legge, possono essere una sadica maschera per giustificare azioni malevoli o illiberali. Oltre agli argomenti e alle prove illustrate da Viano per provare che "coscienza" è un termine tutt'altro che stabilmente definito nella storia della cultura occidentale, ovvero che può essere usato per giustificare strumentali manipolazioni della verità e per limitare l'accesso delle persone a diritti fondamentali, ci sono anche i risultati delle ricerche psicologiche e neuroscientifiche. Infatti, le contorsioni introspettive, manipolabili e manipolatorie, che chiamiamo "coscienza", probabilmente si sono evolute per potenziare la nostra capacità e necessità di auto-ingannarci allo scopo di ingannare meglio gli altri. In prima istanza la coscienza non è niente di esaltante, e solo al prezzo di un serio lavoro educativo all'uso della logica e del controllo fattuale delle credenze questa funzione psicologica ha potuto e saputo davvero concorrere al miglioramento della condizione umana. Chi volesse approfondire può leggere anche l'ultimo libro di Robert Trivers, ora tradotto in italiano per i tipi di Einaudi, purtroppo con un titolo ridicolo (La follia degli stolti. La logica dell'inganno e dell'autoinganno nella vita umana; dell'edizione in inglese si è parlato su queste pagine il 15 aprile 2012). Viano è insuperabile nel rintracciare fin nei più reconditi e imprevisti meandri del pensiero occidentale la tremolante luce della razionalità, accesa dalla ricerca empirica e dal dialogo, che portano a scoprire l'autonomia e liberano dall'ignoranza e soggezione a cui i dogmatismi premoderni e i relativismi postmoderni ci vorrebbero relegare. Il libro si snoda lungo due direttrici tematiche principali, che riguardano l'obiezione di coscienza rispetto alla coscrizione militare e l'appello alla coscienza da parte dei medici nell'esercizio della loro professione. In poche righe non si può dar conto dalla ricchezza e dell'andamento avvincente di un testo che documenta l'emergere degli appelli alla coscienza per rifiutare, con giustificazioni religiose per esempio da parte dei quaccheri nordamericani, il ricorso alla violenza e alle armi proprio mentre sorgevano le moderne società fondate sul riconoscimento dei diritti fondamentali della persona. I pacifici cristiani, che rivendicavano tale diritto negativo, avevano coltivato per secoli un'accezione della coscienza come foro interiore dove l'individuo, solo con se stesso, poteva spontaneamente scoprire cosa sono il bene e il male. Un crogiuolo, la coscienza, però sempre instabile e cangiante. E nell'età moderna, mentre si pensa che anche le nazioni e le classi sociali possano o debbano averne una collettivizzata, l'ampliamento della sfera dei diritti fa sì che i valori del pacifismo assumono una valenza che va oltre i richiami religiosi, al punto da rendere, anche grazie alla professionalizzazione degli eserciti, l'obiezione di coscienza contro la guerra un'istanza che può SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IMBROGLI SECONDO COSCIENZA 29/12/2013 Il Sole 24 Ore - Domenica Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato addirittura scomparire. Oggi non è più necessario appellarsi alla coscienza per non essere arruolato nell'esercito, ma un medico può appellarvisi per negare a un donna il diritto sancito dalla legge di interrompere una gravidanza indesiderata e dannosa (nessuno può pensare che un medico credente debba esser costretto a praticare un aborto, ma non raramente antiabortisti sono stati scoperti a praticare aborti privatamente); ovvero per rifiutarsi di ammettere che una persona che soffre e desidera volontariamente mettere fine alla propria vita, lo possa fare chiedendogli di essere aiutata. Sulla Lettura del Corriere di recente il buon Emanuele Trevi faceva non stranamente appello ai politici belgi di votare «secondo coscienza» in merito all'estensione in quel Paese dell'accesso all'eutanasia per i minori. L'invito a votare «secondo coscienza» risuona sempre anche in Italia quando sono in gioco questioni cosiddette eticamente sensibili, ovvero per impedire l'esercizio di cristalline libertà personali o per scopi omertosi (come quando i parlamentari votano «secondo coscienza» per non autorizzare indagini sul proprio operato). Insieme alla scienza, la coscienza, nella forma di una responsabilità morale e civile del medico, ha protetto, soprattutto nell'Ottocento, i pazienti da abusi che, con l'avanzare del metodo sperimentale, diventavano praticabili e potenzialmente risolutivi per stabilire cause di malattie ed efficacia dei trattamenti. Nonostante ci siano volute le tragedie del nazismo e degli abusi medici in contesti bellici e illiberali per riconoscere ai pazienti gli stessi diritti fondamentali di cui gode ogni cittadino, questa lezione sembra dimenticata. Almeno in Italia. Dove un Vannoni qualunque, solo nascondendosi dietro la parola "coscienza", può compiere misfatti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Carlo Augusto Viano, La scintilla di Caino. Storia della coscienza e dei suoi usi, Bollati Boringhieri, Torino, pagg. 230, € 30,00 29/12/2013 Il Sole 24 Ore Pag. 18 (diffusione:334076, tiratura:405061) Non solo malasanità Ci sono anche strutture efficienti IL CONFRONTO Non ci sono solo record negativi, ma gli ospedali meridionali vantano anche molte performance positive Alfonso Ruffo Sì, è vero, la Sanità nel Mezzogiorno funziona come un orologio rotto che un paio di volte il giorno segna l'ora esatta. Ma per il resto... Il resto è raccontato molto bene e con dovizia di particolari da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nel loro ultimo libro "Se muore il Sud" (Feltrinelli) dove sono allineati tutti i record negativi delle Regioni meridionali con uno spettacolo da brivido. Soffermiamoci adesso su una ricerca del giornale online quotidianosanità.it che mette in evidenza anche le eccezioni positive in relazione a una serie di indicatori per ciascuno dei quali è stilata una tabella con le prime dieci strutture del Paese in termini di efficienza, appropriatezza della cura, velocità della guarigione e via elencando. Non è certo un tentativo di negare le amare verità raccontate da Rizzo e Stella, che purtroppo affondano il coltello in piaghe antiche e nuove, ma il doveroso compito di questa rubrica di gettare un fascio di luce anche laddove le cronache di solito non guardano. E se c'è qualche esempio di buona sanità da offrire ai lettori è giusto parlarne per premiare le pratiche virtuose di cui si avverte tanto il bisogno. Infarto. Ogni anno si verificano in Italia 120mila casi con 30mila morti. Per numero d'interventi di Angioplastica che si riescono a realizzare (efficienza) figura al settimo posto l'Azienda ospedaliera V. Emanuele di Catania. Se poi si misura la capacità di operare entro 48 ore dal ricovero le strutture meridionali sono addirittura tre: l'Azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro (seconda), l'Ospedale Civico e Benfratelli di Palermo (quarto), l'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari (settima). La Mater domini di Catanzaro è anche quinta per la bassa mortalità dei pazienti entro i trenta giorni dal ricovero. Ictus. Ne vanno soggetti in un anno quasi 200mila italiani tra nuovi casi (80%) e ricadute (20%). Nella speciale classifica della bassa mortalità entro i trenta giorni dal ricovero c'è di nuovo l'Azienda ospedaliera V. Emanuele di Catania (ottava). Per il basso numero di pazienti riammessi in ospedale dopo trenta giorni dal primo ricovero le strutture eccellenti sono due: la Neuromed di Pozzilli in Molise (seconda) e l'Azienda ospedaliero universitaria di Sassari (quarta). Bronchite. Sono tre le strutture in grado di limitare al massimo i casi di morte entro trenta giorni dal ricovero nella forma grave riacutizzata: la Fondazione Maugeri di Cassano delle Murge in Puglia (seconda), l'Istituto di cura di Cagliari (sesto), l'Azienda ospedaliera Monaldi di Napoli (settima). Per il basso numero di pazienti che tornano in ospedale dopo trenta giorni dal primo ricovero la Fondazione Maugeri di Telese Terme in provincia di Benevento (seconda) batte l'organizzazione gemella di Cassano delle Murge (ottava). Tumore. Il maligno al colon, seconda causa di morte dopo il cancro ai polmoni per gli uomini e alla mammella per le donne, va curato chirurgicamente. Per il basso numero dei pazienti deceduti entro trenta giorni dall'operazione figura al settimo posto l'Azienda ospedaliero universitaria Federico II di Napoli che compare anche al nono posto per la bassa mortalità, sempre entro i trenta giorni dall'intervento, della malattia al retto. Se si guarda al maligno del polmone, ai primi posti per efficienza (bassa mortalità durante l'intervento o entro i trenta giorni) ci sono due strutture di Catania: l'Azienda ospedaliera Cannizzaro (quarta) e il Presidio ospedaliero Garibaldi (decimo). Parto cesareo. Al Sud il numero degli interventi è largamente sopra la media nazionale secondo quello che si presenta come un vero e proprio malcostume. Dove la pratica si mantiene sotto la media è all'Ospedale San Carlo di Potenza (settimo). Frattura del collo del femore. Nessuna struttura meridionale si piazza nei primi dieci posti per bassa mortalità a trenta giorni dal ricovero. Per la velocità dei tempi di attesa si distinguono invece molte strutture siciliane: l'Azienda ospedaliero universitaria G. Martino di Messina (prima ex equo) e, seconde ex equo, ancora a SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BENVENUTI AL SUD 29/12/2013 Il Sole 24 Ore Pag. 18 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 32 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Messina l'Ospedale Piemonte, a Catania le Aziende Cannizzaro e V. Emanuele cui si aggiunge l'Ospedale Garibaldi, a Palermo gli Ospedali Villa Sofia e Civico e Benfratelli. © RIPRODUZIONE RISERVATA 30/12/2013 Il Sole 24 Ore Pag. 13 (diffusione:334076, tiratura:405061) Quel bisogno di vedere l'onestà in chi governa Lionello Mancini Nel giro di due anni arriveranno 105 milioni per mettere in sicurezza una delle nostre meraviglie archeologiche. E per questo un generale dei carabinieri è stato nominato direttore generale del Grande Progetto Pompei: si chiama Giovanni Nistri, è un esperto d'arte riconosciuto a livello mondiale; e però il ministro che l'ha scelto, ha voluto precisare che «i fondi europei fanno gola alla criminalità organizzata, soprattutto in un'area come quella di Pompei». Non guasta, peraltro, ricordare che il precedente commissario straordinario degli scavi di Pompei, Marcello Fiori, ha concluso il suo mandato con un avviso di garanzia per abuso d'ufficio e ora coordina i circoli di un partito. Un altro generale dell'Arma, Maurizio Scoppa, ha retto fino a pochi mesi fa l'Asl Napoli 1, raddrizzandone procedure e conti; un suo collega colonnello si è sobbarcato come commissario straordinario l'Asl di Salerno («Senza fare tagli - ha precisato - anzi, riaprendo il pronto soccorso di Nocera, bloccato da dieci anni»), mentre lo scorso gennaio alla guida della Asl di Frosinone si è insediato il generale della Finanza Vincenzo Suppa, tra i protagonisti di indagini su Mani pulite in Lombardia. A questi nomi, andrebbero aggiunti quelli delle decine di prefetti e viceprefetti che presidiano e gestiscono da soli o in terne i Comuni senza guida per svariati motivi. Perché soffermarsi su questo spaccato di Italia commissariata, di poteri (legittimamente e doverosamente) revocati, di sostituzione forzosa di pezzi di pubblica amministrazione con soggetti non scelti dal basso, con il voto amministrativo o politico? E che cosa distingue il personale "imposto" dall'alto a tutela del bene comune, da quello cooptato per le vie normali, quelle che delegano agli eletti le scelte di procedure, persone, aree di influenza? Le differenze possibili sono diverse e - per evitare di glorificare santini - premettiamo che non sempre e non tutti i "nominati" al posto di chi ha fallito fanno meglio, eccellono, risolvono. Però alcuni tratti distintivi sono evidenti: mediamente sono persone competenti, oneste e disinteressate. Ovvero dotate proprio di uno degli ingredienti o di tutti gli ingredienti mancati, fino alla rimozione con le buone o con le cattive, all'occupante di una poltrona simbolo di un potere mal gestito. Quando vengono commissariati un pezzo di sanità, un Comune, un ente sfregiati dalla corruzione (un gioco almeno a due: c'è chi pretende e c'è chi paga) e che hanno perciò smesso di funzionare, accumulano debito, si gonfiano di dipendenti e consulenze farlocche, i cittadini chiedono rettitudine individuale e disinteresse per la propria carriera dimostrato con l'attenzione ai problemi collettivi. Rallegriamoci, dunque, perché lo Stato è ricco di persone con queste caratteristiche; ma mettiamoci una mano sulla coscienza per il contributo dato anche con il singolo voto a far sedere su certe poltrone persone incompetenti e indegne, disposte, prima o poi, a rendere il favore del voto con un posto di lavoro proprio a "nostro" o un appalto alla "nostra" impresa. Fino a doverci affidare a divise e prefetti. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA POST-IT L'addio al sociologo Dolci 30 DICEMBRE 1997 Muore d'infarto, all'ospedale di Partinico, Danilo Dolci, 73 anni, sociologo e poeta triestino, noto in tutto il mondo come coraggioso esponente pacifista in una Sicilia in cui la cultura e la violenza mafiose dominavano ancora incontrastate. Nel 1967 le sue denunce sulle collusioni tra mafia e politica sfociarono in un processo, che lo vide condannato a due anni di carcere. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 33 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IMPRESE & LEGALITÀ 28/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Sui pazienti di Stamina nessun miglioramento" A Torino stretta finale nell'inchiesta di Guariniello: la procura verso la chiusura delle indagini CATERINA PASOLINI ROMA - Non c'è alcuna prova documentata di miglioramenti reali nei pazienti sottoposti al trattamento Stamina. Parole che pesano sulle speranze di genitori e figli in lista di attesa, tra richieste ai tribunali e manifestazioni di protesta contro il governo davanti a Montecitorio. Nessun miglioramento, è questo quanto risulta dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche elaborate dagli Spedali Civili e consegnate agli esperti del primo Comitato istituito dal Ministero della Salute. Riguardano 21 bambini e 15 adulti sottoposti alle infusioni col metodo Stamina. E mentre si attende che il ministro della Salute nomini il nuovo gruppo di esperti per dare il parere sul trattamento - manca poco e in lizza ci sono nomi di rinomati medici italiani e stranieri - emergono nuovi elementi che contribuiscono a rendere il quadro della vicenda più chiaro, ma anche più inquietante. Nella maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono stati sottoposti i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti che possano far sperare. Oggi però la parola passa alle famiglie decise a continuare a lottare per quella che ai loro occhi è l'ultima speranza di alleviare le drammatiche situazioni dei loro figli. Ammalati di Morbo di Krabbe, di Sma, 6 casi di Morbo di Nieman Pic, Morbo di Tay-Sachs, e due casi di Leucodistrofia Metacromatica, morbo di Sandhoff, ed Encefalopatia Neonatale. Oggi i genitori a Roma hanno annunciato infatti di portare le prove - certificati di medici, neurologi ed esperti - che il trattamento Stamina fatto sui loro figli a Brescia funziona, oltre che non provocare effetti collaterali. I genitori hanno anche deciso di costituire una onlus assieme agli altri pazienti mentre il Procuratore di Torino Raffaele Guariniello sta per chiudere la sua indagine sul contrastato metodo di cura: gli avvisi dovrebbero partire ai primi dell'anno nuovo. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 34 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La polemica Le cartelle cliniche degli Spedali di Brescia: manca la prova di effettivi progressi. Le famiglie: oggi a Roma dimostreremo il contrario 28/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:556325, tiratura:710716) MICHELE SERRA Il successo delle cure "magiche" come Stamina (e a suo tempo la cura Di Bella, e prima ancora il siero Bonifacio...) dipende certamente dai limiti della scienza, e dalla freddezza che (a volte) la medicina corrente oppone all'ansia di soccorso che agita gli ammalati. Ma dipende, anche, dal fortissimo e forse inestirpabile radicamento che la cultura magico-superstiziosa ha ancora oggi. Rimasi esterrefatto, quando abitavo in una delle regioni più ricche e civili d'Italia, l'Emilia, dalla quantità di guaritori, praticoni e ciarlatani che tenevano banco, con grande successo di pubblico. Dico un'ovvietà: ma minore era la conoscenza del proprio corpo e del suo funzionamento, maggiore era il ricorso a quel genere di medicina illusionistica. Minore il livello culturale, maggiore la credulità. Il limite della scienza è - appunto - rivelare il limite. Compreso il proprio. E nominarlo. Se non vi è cura possibile la scienza ha il dovere etico di dirlo, sia pure con l'umanità e le cautele del caso. La ricerca farà di tutto per spostare il limite sempre più in là. La magia, quel limite, lo fa sparire. Oplà. E il pubblico applaude contento. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 35 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'AMACA 28/12/2013 La Repubblica - Roma Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Fine d'anno in barella nel corridoio-corsia CARLO PICOZZA IN BARELLA. Con i vestiti del giorno, coperto solo dal giaccone. Ho trascorso così le ore di una notte di fine dicembre, aspettando la visita e gli esami diagnostici, tra correnti d'aria gelida, rumore di porte sbattute, chiacchiere e risate del personale sopra la testa di una decina di noi malati sistemati ai margini di un corridoio-corsia del Pronto soccorso. Pazienti-fantasma, senza riguardi intorno. E l'insensibilità di pochi rovina il lavoro dei più che devono impegnarsi anche per loro che remano contro. LA LETTIGA diventa così il punto di vista obbligato sulla prima linea ospedaliera; l'imbuto in cui precipitano, con l'attesa e i disservizi per la mancanza di letti nei reparti, la ruvidezza e la maleducazione di una parte del personale. La pietà sembra morta. Al suo posto, la routine senza anima alimenta i soprusi negando i diritti dei più fragili. Si leva un «Aiuto, aiuto» da un'anziana in barella mentre due parlottano incuranti: «Quanto li hai pagati gli stivali?». Certo, la malata si lamenta da un po'. Ma presto, anche altri mugugnano e protestano: «Si muore dal freddo». Nell'andirivieni qualcuno dimentica di tirarsi dietro la vetrata che dà sul cortile. Refoli artici insidiano più volte il dormiveglia spossato. Gelo, risate e voci alte. In questa nicchia di ospedale si consuma il gioco delle parti tra il personale padrone del campoei malati in balìa. Il mestiere ha il sopravvento sul lavoro, l'abitudine sulla pietas. A volte capita di stare male, avere vertigini, svenire e ritrovarsi, a giornale chiuso, dalla redazione in ospedale a scrutare per ore dalla barella il trattamento verso quanti, bisognosi di attenzioni e cure, trovano, invece, insidie e insulti indiretti. Certo, ci sono stati i tagli dei posti letto (3mila), altri ne arriveranno (900), c'è la decurtazione dei fondi e permane il blocco delle assunzioni, complice il deficit sanitario sui 700 milioni annui. Ma alle mutilazioni dell'assistenza si somma la malacreanza di alcuni che discreditanoi tanti che guardano al rapporto con il malato come il primo passo verso la guarigione. Bastano pochi a danneggiare il lavoro dei più, di medici come Francesca Fanfarillo, Andrea Cobianchi, Massimo Gallucci, Massimo Magnanti, Fabio Manca, dell'infermiera Maria Grazia Barberio, dell'ausiliaria Gianna Proti, costretti a fare anche la parte di chi rema contro. L'ospedale è il San Giovanni ma in altri, nel bene e nel male, il trattamento è lo stesso. Se non si rischia di morire, l'attesa per visita ed esami dura ore. Intanto, manca poco alle 5, e in due solcano il corridoio: parlano di pallone, fanno pronostici sulla sfida Roma-Catania. I pazienti in barella? Inesistenti. Malati-arredo, collocati tra la "Sala medica" e il "Pronto soccorso cardiologico", come le bombole antincendio appese qua e là, quasi all'altezza delle lettighe che in quel punto si allargano dal muro esponendosi agli urti di altre barelle e dei carrelli per le pulizie. Le urla di chi sta male coprono il "confronto" sul lavoro inteso come stipendio e tredicesima, altro tema dei crocchi che si formano e scompongono come voli di stormi tra una lettiga e l'altra mentre un anziano gronda sangue dal naso fasciato. La barella è aspettare e subire. Ma sale un moto di ribellione: «Perché sbatte la porta?». Ma lei, cellulare sull'orecchio, tira dritto. Finisce la telefonata, torna indietro e replica stizzita: «Cos'è che non va? La corrente fa sbattere le porte... E allora?». Ma folate gelide e colpi di infissi si eviterebbero chiudendo la vetrata. «Già», interviene un'altra, «così i pavimenti lavati non si asciugano più». C'è il cambio di turno ma i discorsi restano quelli già ascoltati nella notte: pallone, moda e cucina. Dalle 23.45 alle 14, dopo un elettrocardiogramma, un prelievo e una tac, resto in barella senza informazioni su cos'ho. I "codici rossi" non danno tregua ai medici della front line. «Ormai», confida uno di loro, «ci concentriamo solo sui casi gravi». Intorno ai pazienti fantasma resta il vuoto rumoroso. Dopo quindici ore esco dall'ospedale come da un incubo: «Peggio la malattia o il Pronto soccorso?». Foto: Il Pronto soccorso del S. Giovanni SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 36 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ricoverato in Pronto soccorso, il racconto di una notte da incubo 28/12/2013 La Repubblica - Roma Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Malati in corridoio sulle lettighe SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 37 28/12/2013 La Repubblica - Palermo Pag. 1.2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Così la Regione vuole risparmiare tre milioni Sarebbero ritenute inappropriate dal 10 al 30 per cento delle ricette GIUSI SPICA LA REGIONE rivuole i soldi per tac, risonanze magnetiche ed ecografie prescritte senza motivo. Dopo la stretta su medici di famiglia e specialisti per le prescrizioni di farmaci inutili, il giro di vite si estende ai radiologi chiamati a rimborsare le Asp per esami superflui e persino dannosi per i pazienti. Lo stabilisce un decreto dell'assessorato regionale alla Salute, emesso per porre un freno alla spesa e accorciare le liste d'attesa. Secondo i dati di piazza Ziino, dal 10 al 30 per cento delle prestazioni radiologiche eseguite non servono, con uno spreco calcolato tra uno e tre milioni di euro all'anno. Il provvedimento appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione rivoluziona completamente il sistema delle prescrizioni di radioterapia, medicina nucleare e diagnostica per immagini. Dal primo gennaio al paziente non basterà più recarsi nei centri unici di Asp e ospedali con la ricetta del medico curante o dello specialista. Prima della prenotazione, sarà necessario sottoporsi alla visita radiologica, che dovrà valutare rischi e controindicazioni legati all'esame e stabilire se la prestazione richiesta è necessaria per il tipo di patologia diagnosticata. Al radiologo pubblico o privato le Asp riconosceranno 20 euro a visita. Alle aziende spetta anche un controllo successivo, con l'istituzione di una task-force che dovrà verificare se l'esame eseguito fosse necessario. In caso contrario, le strutture pubbliche o gli specialisti convenzionati dovranno mettere mano al portafogli e risarcire il danno. Un meccanismo simile a quello adottato per le prescrizioni farmaceutiche inutili, per le quali sono partite migliaia di contestazioni ai medici di famigliae agli specialisti. La sola Asp di Palermo ha già inviato oltre mille e 200 richieste di rimborso per medicinali prescritti in dosi eccessive e senza motivo e il giro di vite è scattato anche per i pazienti che non si presentano all'appello nel giorno della visita o dell'esame programmato, ai quali viene recapitata a casa una "multa" di circa 20 euro. Un pacchetto di provvedimenti pensati dalla Regione per mettere un freno ai due più grossi bubboni della spesa sanitaria: da un lato i farmaci, che hanno fatto registrare uno sforamento di 160 milioni nel 2013 rispetto al tetto ministeriale, dall'altro gli esami radiodiagnostici ad alto costo, per i quali la Regione spende circa 10 milioni di euro all'anno. Spesso inutilmente. «Perché - spiegano dall'assessorato regionale - avviene che il medico prescriva una tac anche per una banale lombosciatalgia». Dietro il decreto assessoriale, però, c'è anche la volontà di compensare i tagli alle tariffe delle prestazioni diagnostiche previste dal decreto Balduzzi. Se da un lato infatti diminuiscono i rimborsi che la Regione riconosce per tac e risonanze, dall'altro le strutture pubbliche e i radiologi convenzionati incasseranno 20 euro a visita ammortizzando le minori entrate. Ma da piazza Ottavio Ziino assicurano che i risparmi ci saranno: «La previsita dovrebbe ridurre il margine di inappropriatezza di almeno il 10 per cento. Considerando che una tac costa al sistema più di 200 euro, ogni esame risparmiato copre i costi di almeno 10 visite. Si tratta comunque di un decreto sperimentale: tra sei mesi verificheremo se produrrà i risparmi auspicati o sarà necessario apportare dei correttivi». Per il sindacato nazionale dei radiologi, il provvedimento adottato dalla Regione è una svolta: «Se rivendichiamo il diritto di essere considerati medici a tutti gli effetti - dice il presidente regionale Giuseppe Capodieci - dobbiamo anche assumerci la responsabilità di vigilare sull'appropriatezza delle prestazioni. Ora serve un sistema di monitoraggio non solo dell'attività dei radiologi ma anche di quella dei medici prescrittori». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: L'ESAME Un paziente che si sottopone a una tac La Regione vara la stretta sulle prescrizioni radiologiche inutili SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 38 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tac, risonanze ed ecografie stretta sulle prescrizioni inutili "Chiederemo i soldi ai medici" 28/12/2013 La Repubblica - Palermo Pag. 1.2 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Lucia Borsellino SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 39 28/12/2013 La Repubblica - Palermo Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) Macchine a mezzo servizio e tempi biblici falliscono le norme per snellire le attese Ci sono ancora apparecchiature chiuse a chiave o che funzionano per pochi pazienti g. sp. PER una risonanza magnetica alla colonna vertebrale un paziente palermitano aspetta fino 120 giorni, tre volte di più di un milanese e il doppio rispetto a un bolognese. Sempre che riesca a prenotare. Perché, in città, tra liste d'attesa nel caos e macchine che lavorano a scartamento ridotto per carenza di personale, sono solo due su cinque le strutture pubbliche che garantiscono l'esame entro i due mesi previsti dalla legge nazionale per le prestazioni non urgenti. A chi soffre di un'ernia del disco e ha bisogno di una diagnosi in tempi brevi, non resta che rivolgersi a un privato convenzionato, sperando di trovare posto se il budget non è esaurito, o pagare tutto di tasca propria spendendo fino cinque volte di più. Chi non può permetterselo non ha altre alternative che mettersi in fila all'ospedale Ingrassia, con tempi di attesa di quasi due mesi, o all'ospedale Civico, dove la prima data disponibile è ad aprile. Solo il Policlinico di Palermoè riuscito recentemente ad abbattere la lista a poco meno di 30 giorni, mettendo a regime una seconda Risonanza magnetica acquistata con i fondi europei e collaudata a giugno. Ma ci sono anche strutture dove le supermacchine rimangono chiuse dentro reparti in ristrutturazione o lavorano a mezzo servizio per mancanza di medici o tecnici di radiologia. Accade, per esempio, all'ospedale Villa delle Ginestre di proprietà dell'Asp di Palermo, dove la Risonanza magnetica acquistata con i fondi europei è riservata esclusivamente ai ricoverati. «Con la definizione delle piante organiche e lo sblocco dei contratti- promette il commissario straordinario Antonio Candela - la apriremo anche ai pazienti esterni». A Villa Sofia-Cervello i problemi sono legati alla ristrutturazione di uno dei due reparti di Radiologia dove da settembre sono chiuse a chiave una risonanza magnetica e una tac appena acquistate. Al Cervello è in azione solo la tac del pronto soccorso, con tempi d'attesa per gli esterni che non superano due settimane, mentre quella collocata nel padiglione delle Medicine resta spenta perché non ci sono abbastanza tecnici per farla funzionare. Stesso copione per la risonanza magnetica: l'azienda ha recentemente sospeso le prenotazioni degli esami programmabili, continuando a garantire il servizio solo per i ricoverati e per le prestazioni esterne più urgenti. Quello dei macchinari utilizzati poco e male è un problema che riguarda tutta la Sicilia. Neppure il decreto firmato nel 2009 dall'allora assessore Massimo Russo che imponeva alle aziende di mettere in azione tac, pet e risonanze 12 ore al giorno per gli esternie 24 ore per i ricoverati è riuscito a risolverlo. L'allarme era già stato lanciato in estate dai sindacati dei radiologi e dei tecnici, che hanno chiesto all'assessorato regionale lo sblocco delle assunzioni. A farne le spese, ancora una volta, sono i pazienti che devono fare i conti con liste d'attesa impazzite: ci vogliono quasi sei mesi per una mammografia programmata al Civico, sei mesi e mezzo per una ecografia mammaria al Policlinico, più di sette mesi per un ecocolordoppler al presidio territoriale Biondo dell'Asp di Palermo e quattro mesi e mezzo per un'ecografia ginecologica all'Ingrassia. Adesso la Regione cerca di intervenire con il nuovo decreto che impone alle Asp verifiche a tappeto, ipotizzando sanzioni per i radiologi che prescrivono esami inutili ingolfando le liste d'attesa. In testa alla classifica degli esami prescritti senza motivo ci sono proprio le risonanze magnetiche al ginocchio e alla colonna. «Tre su dieci - spiega il professore Massimo Midiri, direttore della Radilogia del Policlinico - sono inutili. Spesso dietro c'è una scelta di medicina difensiva, ovvero l'esigenza del medico di tutelarsi da eventuali denunce del paziente». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 40 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il dossier A chi ha bisogno di una diagnosi in tempi brevi non resta che rivolgersi ai privati. E pagare di tasca propria 28/12/2013 La Repubblica - Palermo Pag. 3 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 41 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA I punti RISONANZA Il tempo massimo d'attesa è di 120 giorni al Civico, 55 all'Ingrassia e un mese al Policlinico Giaccone ECOGRAFIA Per l'ecografia mammaria si aspettano 6 mesi e mezzo al Policlinico Più di quattro l'ecografia ginecologica all'Ingrassia MAMMOGRAFIA Per la mammografia attese di sei mesi al Civico e più di cinque in uno dei presidi cittadini dell'Asp di Palermo COLORDOPPLER L'ecocolor doppler "tsa" ha tempi d'attesa di quasi otto mesi al pta Biondo Al Policlinico 39 giorni PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.sicilia.it/sanita www.salute.it 29/12/2013 La Repubblica - Roma Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Quell'odissea in corsia un'offesa per i malati TERESA PETRANGOLINI CARO Direttore, ho letto con dolore e sconcerto l'esperienza vissuta da Carlo Picozza al pronto soccorso del San Giovanni. E anche con molta rabbia. QUALCOSA sta avvenendo proprio in questi giorni grazie all'impegno della Giunta Zingaretti. Il 6 dicembre è partito il programma "Umanizzazione e Accoglienza" (capofila ASL Roma E) per la valutazione e il monitoraggio sul grado di umanizzazione di 22 ospedali laziali, tra cui il San Giovanni, che verrà poi esteso a tutte le strutture sanitarie. Si tratta di una iniziativa realizzata con la collaborazione di Agenas, l'agenzia nazionale di sanità pubblica, che servirà non solo a misurare la situazione mediante la verifica di una serie di indicatori (comfort, informazione, igiene, cortesia, ecc.) ma anche a vincolare il mandato dei nuovi direttori generali delle Asl e aziende ospedaliere al rispetto dei diritti dei pazienti e al cambiamento delle situazioni disumanizzanti. A realizzare il monitoraggio saranno cittadini volontari, in équipe con operatori sanitari, i quali si recheranno in giro per gli ospedali per valutare concretamente le situazioni. E questo avverrà in modo sistematico ogni anno e servirà anche per le valutazioni periodiche e le incentivazioni del personale sanitario. l'autrice è stata presidente di Cittadinanzattiva - TdM © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 42 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La lettera 29/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Caterina: lotto per la vita non mi fermeranno gli insulti nazi-animalisti LUIGI SPEZIA Caterina: lotto per la vita non mi fermeranno gli insulti nazi-animalisti PADOVA «NON sono sola a combattere questa battaglia», dice in un soffio Caterina Simonsen ricoverata quassù al decimo piano del Policlinico di Padova. Il palazzone che chiamano monoblocco e che in questi giorni di festa è semideserto. Una camera nel reparto di Pneumologia è l'oasi di salvezza della ragazza insultata su Internet fino ad augurarle di morire per aver difeso la sperimentazione sugli animali, l'angolo dove si rifugia per vincere le crisi ricorrenti della sua rara malattia genetica. I medici impediscono di passare: il lungo corridoio ordinatissimo è bloccato da una catenella. «La paziente è in terapia, vuol rimanere da sola». Non è in isolamento, ma l'infezione ai polmoni stavolta siè presentata in forma più grave rispetto alle tante altre crisi superate in passato: «Non mi hanno fatto incontrare nemmeno le zie che sono venute a trovarmi», dice al cellulare, parlando a fatica con la maschera dell'ossigeno premuta sulla bocca, al di là di una vetrata insuperabile. «Stanno usando antibiotici più potenti del solito, la mia guerra con i batteri è in pieno corso: vogliono proteggermi». Caterina, studentessa di Veterinaria a Bologna, non combatte soltanto contro i batteri mentre è stesa sul lettino d'ospedale e può comunicare con l'esterno tramite Facebook o il telefono. «È un momento difficile dice la madre - e certo questa vicenda non facilita le cose». Dopo l'attacco degli animalisti estremisti a Telethon, lei ha postato una foto-manifesto sul sito "A favore della sperimentazione animale", per difendere la ricerca che le ha permesso di non morire da bambina, avere una adolescenza, vivere seppure a fatica fino a 25 anni. E per risposta ha ricevuto sul web minacce di morte e insulti da animalisti estremisti, da quelli che lei chiama «nazi-animalisti». Ma ha ricevuto anche migliaia di messaggi di amicizia, di auguri, di elogio del suo coraggio. E di speranza, persino da Herat, Afghanistan, da un italiano in missione: «Mi ha fatto male leggere della tua storia - scrive Giuseppe Sanna - e la cattiveria che ti è stata scaricata addosso... non ti vorrei lasciare, vorrei farti dimenticare quelle brutte parole, ma mi chiamano al dovere». Caterina in risposta alle minacce, alle incomprensioni, alle volgarità («potevi morire a 9 anni, altro che esperimenti sugli animali»), ha postato un video in cui si è commossa mentre diceva che era stata ricoverata quattro volte in rianimazione «e i medici non capivano come mai fossi ancora viva, ma lo ero grazie ai medici, ai farmaci e anche agli animali sacrificati per testare quei farmaci». Il video l'ha visto anche Matteo Renzi che ha rilanciato su Twitter: «Voglio dirlo con tutta la mia forza: #iostoconcaterina ». Un hashtag creato proprio da lei. E ancora Renzi, su Facebook: «Guardate la sua forza, la sua bellezza». Caterina, di nuovo in ospedale. Le hanno detto quanto dovrá rimanere stavolta? «Sono stata male di nuovo prima di Natale, mi sono curata a casa, ma gli antibiotici non hanno fatto effetto. Così mi hanno ricoverata, mi curano con antibiotici più potenti, perché i batteri sono diventati resistenti a quelli che usavo. Sono farmaci che si trovano solo in ospedale, la cosa è un po' più seria del solito. I medici dicono che dovrò rimanere per dueo tre settimane. Passerò il Capodanno in ospedale». Che cosa pensa di chi le ha rivolto minacce di morte per aver detto di essere ancora viva grazie alla sperimentazione sugli animali? «Penso che siano persone ignoranti. Non intendo ignoranti nel senso di imbecilli, no. Ignoranti nel senso che ignorano la realtà, le leggie anche quello che prendono». Le medicine, intende dire? «Sì, le medicine. Ma da dove vengono queste persone? Sono animalisti, ma se non curi il tuo cane quando sta male, chi sei? E tuo figlio? Non curi tuo figlio quando sta male? Ma se non curi tuo figlio si va in galera, lo sanno? Mancano di buon senso, non sanno accettare vie di uscita, ma allora almeno si impegnino a fare un altro genere di ricerca, ma vera. Sì, c'è molta ignoranza, al liceo biologia si studia solo un anno, bisognerebbe studiarla per cinque anni. Bisogna combattere l'ignoranza». Le minacce le hanno fatto male? «Dopo aver postato la foto con quel messaggio che senza la ricerca sarei morta a 9 anni, vabbè, potevo aspettarmelo. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 43 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista alla ragazza attaccata sul web 29/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 44 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ma dopo i miei video sul web in cui rispondevo alle minacce, ho pensato che non erano persone razionali, che non erano capaci di empatia, di mettersi nei panni dell'altro. Ma se non ci arrivano, abbiamo un serio problema, forse hanno bisogno di psicologi». Lei chiama queste persone estremisti e «nazi-animalisti». «Sì, ci sono varie sfumature in quel mondo, possono essere più o meno radicali. Ma ci sono anche questi che vorrebbero rinchiudere tutti i malati in un recinto e farli fuori piuttosto che curarli grazie anche alla ricerca. Mi ricordano qualche personaggio del secolo scorso. Tutti i farmaci sono testati ed è ipocrita prendersela con chi sperimenta. Basterebbe che l'agenzia del farmaco mettesse sulle confezioni che il tale farmaco è testato sugli animali e così ognuno potrá essere consapevole e decidere di usarlo oppure no». Da che cosa le è nata questa spinta a intervenire così decisamente in questa questione? «Non possono infangare Telethon, che fa ricerca sulle malattie genetiche, come ha fatto il Partito animalista europeo. Questo mi ha spinto a intervenire. Io credo nella ricerca, mentre ci sono persone come per esempio Davide Vannoni di Stamina, che richiamano le masse, ma senza risultati scientifici. Io faccio fatica a parlare di questi argomenti, ma altri lo possono fare, anche nella mia facoltà di Bologna. Non sono sola a combattere questa battaglia». Le finalità degli esperimenti su cavie della Ue 33% Studi biologici 1% Istruzione e informazione 2% Diagnosi di malattie 3,5% Medicina veterinaria 8% Studi tossicologici 31% Medicina umana e vetrinaria 12% Medicina umana e odontoiatria 8% AltroAnimali usati per fini scientifici o sperimentali Topi 553.817 Ratti 200.301 Porcellini d'India 12.993 Pesci 14.958 Uccelli 31.798 Conigli 8.657 Suini 2.485 Anfibi 2.304 Cani 607 Scimmie 460 Fonte: Ministero della Salute, dati 2009 PER SAPERNE DI PIÙ www.facebook.com/caterina.simonsen www.staminafoundation.org Foto: Caterina Simonsen Foto: DA FACEBOOK Le immagini della giovane Caterina Simonsen durante la malattia tratte dal suo profilo Facebook 29/12/2013 La Repubblica - Firenze Pag. 6 (diffusione:556325, tiratura:710716) La Toscana dei record Abbiamo scelto sei storie positive in un anno caratterizzato dalle difficoltà che hanno colpito tante famiglie LAURA MONTANARI, MARIO NERI, VALERIA STRAMBI C'è qualche raggio di luce dentro un anno difficile e pieno di crisi. Record che la Toscana ha conquistato con i suoi cervelli, con la passione, con il lavoro, la ricerca, l'allenamento quotidiano e anche un po' di fiducia nel domani, un pensare positivo. Dicono che i momenti di crisi siano una buona palestra per rinascere più forti. Dalla scienza con il record massimo di velocità mai registrato nel trasferimento dei dati in Rete, alla geotermia, dal basket pluriscudettato della Mens Sana all'albergo primo in Europa e secondo al mondo premiato dalla rivista internazionale Travel + Lesure e via via altri primati. Ne abbiamo selezionati sei lasciandone inevitabilmente altri non meno importanti: per esempio quello del numero di visitatori agli Uffizi che nel 2013 ha toccato 1,7 milioni, principe in Italia. Oppure l' "Oscar" della sanità dell'Agenas che assegna alla Toscana le migliori cure. Di certo però non possiamo fingere di non aver tagliato anche traguardi negativi a cominciare da quello della disoccupazione giovanile in provincia di Massa, l'asticella è al 64 per cento (fra 15 e 24 anni). Le nuvole non mancano anche in altri campi: abbiamo agguantato il primo posto nelle bollette dell'acqua più care d'Italia, lo scorso agosto abbiamo guidato il caro benzina toccando a una stazione di servizio sull'Autosole quota 2,044 euro. E certamente altri segni meno pesanti mancano all'elenco di questa pagina, ma pesano comunque tutti i giorni sul nostro portafoglio o sui bilanci familiari i primati negativi 369 L'ACQUA È il costo medio in euro della bolletta per i toscani, siamo i più cari di Italia 2,04 LA BENZINA Superata la soglia dei 2 euro ad agosto, maglia nera la Toscana 64% IL LAVORO In provincia di Massa Carrara il record di disoccupazio ne giovanile i primati positivi 1,7 GLI UFFIZI Sono i milioni di visitatori del 2013, un primato per la galleria 1° LA SANITÀ Per l'Agenas, la Toscana è prima in Italia per le cure mediche XPORT Record per l'agroalimentar e: raggiunti i 2 miliardi di euro SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 45 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sul podio siamo saliti nei campi più disparati: dal turismo alla scienza, senza dimenticare lo sport, il mangiar bene e la manifattura 29/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 22 (diffusione:556325, tiratura:710716) Stamina, lite sui nuovi esperti e le famiglie mostrano i video "I nostri figli stanno meglio" MICHELE BOCCI CATERINA PASOLINI ROMA - Sette ricercatori e clinici di livello nazionale e internazionale per valutare nuovamente il metodo Stamina. Il ministero della Sanità rende noti i nomi dei membri comitato che dovrà rifare il lavoro svolto dal gruppo di esperti "sfiduciato" dal Tar del Lazio. La relazione finale, in cui chiedevano di non andare avanti con la sperimentazione, secondo il giudice non era serena perché gli studiosi si erano detti contrari al metodo prima di essere nominati. L'annuncio arriva nel giorno della conferenza a Roma dei familiari dei malati in cura a Brescia. All'appuntamento c'è anche il vicepresidente di Stamina, Marino Andolina, che parla di «criminalità organizzata, un gruppo di persone a livello molto alto che consiglia la ministra sulla vicenda». Nel pomeriggio Lorenzin ha poi fatto sapere che sporgerà querela per quelle frasi. Il presidente del nuovo comitato è Mauro Ferrari, presidente e ad dello Houston methodist research institute, esperto di nanotecnologie contro il cancro. I componenti sono tutti esperti di staminali: Sally Temple, direttore del Neural stem cell institute di New York e Curt. R Freed, professore presso l'università del Colorado. Gli italiani sono Vania Broccoli, della divisione Neuroscienze stem cell research insistute del San Raffaele di Milano, Francesco Frassoni, direttore del centro staminali del Gaslini di Genova, Carlo Dionisi Vici, clinico esperto di terapia cellulare per le malattie metaboliche del Bambin Gesù di Roma. Antonio Uccelli, clinico del Centro per la sclerosi multipla dell'Università di Genova probabilmente verrà sostituito perché in passato avrebbe detto che una sperimentazione con Stamina non avrebbe dato risultati. Ma nemmeno questo gruppo di esperti va bene a Vannoni: «Per parlare di imparzialità, questi professori dovrebbero essere affiancati da altri scelti insieme a noi, cioè Camillo Ricordi dell'Università di Miami o Villanova di Bologna». E nelle stesse ore in cui vengono nominati gli esperti che valuteranno la validità delle infusioni,a Roma parlano i genitori dei bambini curati con Stamina. «Celeste ora risponde agli stimoli e ha cominciato a parlare, Sofia non ha più il sondino e mangia anche quattro cucchiaini di Nutella. Smeralda aveva il respiratore, adesso ce la fa da sola, anche per tre giorni, Sebastian tiene ritta la testa e risponde con i muscoli delle gambe. Tutto questo dopo le infusioni di Stamina agli Spedali di Brescia». I 22 bambini trattati hanno mali dai nomi diversi, Sma 1, leucodistrofia di Krabbe, malattia di Niemann-Pick, e una tragica certezza: si tratta di patologie neurologiche incurabili. I loro genitori parlano chi con un filo di voce, chi con impeto, rabbia mista ad indignazione contro i media e la medicina ufficiale accusati non voler capire l'importanza della cura «senza pensare che chi paga lo scotto sono i nostri bambini». Dopo la notizia che le cartelle uscite dall'ospedale di Brescia non segnalavano miglioramento dei loro figli, hanno infatti deciso di parlare loro e spedire le loro testimonianze a 5 procure. Papà e mamme sono venuti a Roma da tutta Italia portando le storie dei loro piccoli, con tanto di certificati medici, relazioni di esperti e delle Asl, da Brescia a Matera e Catania, carte e video che «testimoniano quanto siano migliorati». A raccontare anni di fatica, di illusioni, di solitudine nel dolore, di troppe porte sbattute in faccia. «Perché io a quel medico famoso ho scritto tante volte e non mi ha mai risposto. Vanoni invece l'ha fatto subito». Foto: NEMICI In alto, Marino Andolina. Sotto, Beatrice Lorenzin Foto: PROTESTE Una delle recenti proteste a Roma, davanti alla Camera, delle famiglie dei malati curati col metodo Stamina SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 46 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Nominati i sette luminari del comitato bis. Il vice di Vannoni: Lorenzin consigliata da criminali. Lei querela 29/12/2013 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 23 (diffusione:556325, tiratura:710716) ELENA CATTANEO SI SA tutto di Stamina. Che è un'operazione che non ha nulla di medico o scientifico, guidata da persone senza competenze e credibilità; un'infusione che non si sa cosa contenga - di certo non staminali che fanno neuroni - e che non ha i requisiti per rientrare tra le "cure compassionevoli". Anche se ci sono giudici che prescrivono il "trattamento" - come se i medici facessero i processi o scrivessero sentenze - si tratta di un inganno ai danni dei malati e un ricatto allo Stato: soldi per somministrare l'inganno vengono sottratti ai trattamenti veri. Come previsto dai testi di psichiatria, l'inganno è difeso dalle stesse vittime e da immancabili esaltati, incitati a scendere in piazza con atti eversivi. Quasi un esperimento di persuasione di massa che intrappola parte dell'Italia, e che potrebbe trasformarsi in un'ecatombe per il nostro Servizio sanitario nazionale. Dovesse questa follia non essere fermata da un decreto legge o dal magistrato, più intelligenti speculatori sono pronti a sostituirsi a Stamina, con cellule "meglio fabbricate" ma sempre senza prove circa un loro razionale impiego terapeutico nell'uomo. L'escalation è inquietante. Nonostante l'inseguimento dei Nas per le denunce di malati truffati, Stamina entra negli Spedali Civili di Brescia, da cui non l'espelle neppure l'ordinanza Aifa di blocco. È così che per mesi una fondazione non-medica e il suo "personale" digitano i codici di accesso di un ospedale pubblico di un'importante città, dove un laureato in lettere accerta l'assenza di patogeni nei preparati Stamina e il Comitato etico autorizza la somministrazione in pazienti di "preparati ignoti" perché "coperti da brevetto". Un brevetto inesistente, dato che la domanda, sottoposta all'ufficio americano, era tornata al mittente nel peggiore dei modi, dicendo che in quelle tre paginette non vi era "nulla di metodologicamente sensato e riproducibile, e che cellule moribonde venivano scambiate per neuroni". Una sentenza che Stamina tentò di nascondere, senza riuscirci, e la rivista Nature appurò che nel testo c'erano pure foto plagiate da artefatti di gruppi russi. Il "metodo" che trasformerebbe in neuroni terapeutici le cellule staminali mesenchimali (che normalmente fanno altro) dunque non esiste. Chi studia queste cellule in laboratorio sa che la trasformazione non avviene e ad essere iniettati sono detriti cellulari, che presto spariscono. E se ci fossero cellule fuori controllo, e non sparissero, sarebbe anche peggio. Un ragazzo israeliano trapiantato in Russia con intrugli ignoti, due anni dopo il trapianto accusò dei forti mal di testa: le cellule trapiantate avevano dato origine a un tumore. E quindi sulla base di quali prescrizioni mediche "illegali" (senza le necessarie autorizzazioni) i giudici italiani impongono la somministrazione di "trattamenti" a carico della collettività, inutili nel migliore dei casi? Le dichiarazioni sui presunti benefici non solo non provano alcunché, ma non possono trasformarsi nella pretesa di ricevere dallo Stato una cura che non c'è (ma verso la quale molti studiosi lavorano in ben altri modi). L'indagine conoscitiva promossa dal Senato farà il suo corso e dovrà anche contribuire a evitare simili casi in futuro. (docente all'Università di Milano, senatore a vita) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 47 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SE LA VIA GIUDIZIARIA ALLA SALUTE ALIMENTA LE FALSE SPERANZE DI CHI SOFFRE 29/12/2013 La Repubblica - Milano Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) "Un'amministrazione mediocre la Lombardia ha bisogno di novità" Ambrosoli: su Expo, sanità e Aler la Regione non è credibile ORIANA LISO «IL MIO giudizio globale? Dieci mesi di mediocre, ordinaria amministrazione. Dice Maroni che se c'è una criticità è che fanno tanto e comunicano poco. Ecco, io invertirei i termini. Le sparano grosse, non rispettano il ruolo del Consiglio, dove cerchiamo, noi, di fare opposizione con la credibilità che loro non hanno». Umberto Ambrosoli, portavoce del Patto civico del centrosinistra, ieri il presidente Maroni, su Repubblica, ha dato un giudizio «molto positivo» sui suoi primi mesi. Cosa è mancato, secondo lei? «La Lombardia, dopo le vicende degli ultimi anni che tutti conosciamo, aveva bisogno di innovazione. In ogni campo, e anche perché solo quella ci può portare fuori dalla crisi. Invece non ne vedo traccia in alcun provvedimento. Si fa opposizione sulla città metropolitana per paura di perdere potere nelle realtà locali. Sulla preparazione ad Expo capisco che Maroni tessa le lodi del sottosegretario Martina: la sua Regione non sta facendo nulla per il turismo, lo sport». Sulla sanità (anche) è caduta la giunta Formigoni. Come si sta comportando Maroni? «Il presidente vanta vittorie sui costi standard: battaglia sacrosanta, peccato che abbiano solo ottenuto il rispetto di accordi già stabiliti da tempo in conferenza Statoregioni. L'unica attenzione va ai malati acuti, tralasciando i cronici e il comparto socio-sanitario. Quando in Consiglio abbiamo denunciato l'assenza di politiche sulla prevenzione, l'assessore alla Sanità ci ha invitato ad una corsa domenicale: sconfortante. Abbiamo detto che la Regione non poteva abdicare a un ruolo di vigilanza e responsabilità sul caso Stamina: silenzio. Abbiamo fatto una battaglia sul diritto per i figli degli immigrati irregolari ad avere il pediatra: prima ci hanno detto che non serviva, poi, zitti zitti, l'hanno approvata». Governa ancora Cl, in Regione? «L'altro giorno il Consiglio ha votato la legge che recepisce il decreto Balduzzi sulle nomine in sanità, sminuendo radicalmente la portata meritocratica del decreto. La politica, e la giunta in particolar e , non ha intenzione di abbandonare il potere delle scelte. La lottizzazione di un tempo non è lontana dalla mentalità di chi governa la Lombardia. Quelli che hanno governato negli ultimi venti anni sono ancora lì». Anche sul tema Aler c'è molto fermento, per le nomine e per la gestione del patrimonio. «Leggo ogni giorno dati molto preoccupanti su Aler Milano, ma vedo una sostanziale inerzia sulle decisioni sostanziali da prendere. Da un ex prefetto come è il commissario Lombardi mi aspettavo un rapporto rapido sullo stato dell'arte e sull'individuazione delle responsabilità. Leggo che per ora c'è solo una lente sulle morosità: sono un problema, certo, ma non il principale, temo». Non le piacciono le nomine fatte, quindi? «Come centrosinistra avevamo chiesto che i commissari Aler fossero laureati in economia, legge o architettura. Ci hanno detto che non era necessario: ma se non si stabiliscono dei requisiti fondamentali, si lascia aperta la porta a chiè lì non per competenza, ma per ragioni diverse. Se la Regione non si muove in fretta arriveremo al punto che tanti temono, in Consiglio, dove infatti si avverte una sorta di terrore della magistratura». Intende dire che potreste presentare esposti, denunce? «Potrebbe non essercene bisogno. Anche in procura si leggono i giornali». In campagna elettorale aveva attaccato Maroni sulla promessa della macroregione. «Era partito promettendo la macroregione del Nord, poi aveva parlato di macroregione Cisalpina, con Friuli, Emilia, Liguria. Adesso spende come suo risultato un progetto europeo. Non capisco: da una parte dice che la macroregione alpina potrà contrattare direttamente i fondi con Bruxelles, dall'altra ha iniziato con Salvini - che sputa nel piatto in cui mangia, visto che è europarlamentare - una battaglia contro l'Europa e l'euro, attaccandosi alle gonne di Marine Le Pen. La Lega è un partito al 3 per cento, abituato a individuare un nemico e a usarlo per SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 48 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista Il leader dell'opposizione boccia i primi dieci mesi di Maroni: al Pirellone da vent'anni ci sono sempre gli stessi 29/12/2013 La Repubblica - Milano Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 49 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato raccattare voti». Teme che il governatore faccia propaganda elettorale attraverso la Regione? «Mi sembra che le uscite sulla moneta alternativa vadano in quella direzione. Mettiamola così: se a luglio l'euro non sarà ancora la moneta d'Europa offro una cena a Maroni. Nella valuta che preferisce, ovviamente». © RIPRODUZIONE RISERVATA I costi standard Battaglia sacrosanta, peccato che abbiano solo ottenuto il rispetto di accordi già stabiliti da tempo in conferenza Stato-Regioni La lottizzazione Non è lontana dalla mentalità di chi governa la Lombardia La giunta non ha intenzione di abbandonare il potere delle scelte La competenza Avevamo chiesto che i commissari Aler fossero laureati in economia, legge o architettura. Ci hanno detto che non era necessario La macroregione Prima quella del Nord, poi la Cisalpina con Friuli, Emilia, Liguria. Adesso spende come suo risultato un progetto europeo Foto: L'AVVOCATO Umberto Ambrosoli 42 anni è il portavoce del Patto civico del centrosinistra Alle regionali 2013 la coalizione che lo sosteneva ha ottenuto il 38,24% Foto: IL 2015 Ambrosoli è critico anche sulla preparazione all'Expo «Tesse le lodi di Martina perché non sta facendo nulla» 29/12/2013 La Repubblica - Roma Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) In 56 pagine la dura requisitoria dell'ex subcommissario Giorgi "I direttori di Asl e ospedali rispondono solo ai politici che li hanno nominati" CARLO PICOZZA «LE GESTIONI commissariali della Sanità del Lazio, da Marrazzo a Zingaretti passando per Renata Polverini, soggiogate dalle clientele e dagli interessi delle corporazioni, non sono riuscite a tutelare l'interesse generale».I costi di quelle gestioni «sono stati pagati dai contribuenti con l'Irpef e l'Irap regionali ai livelli massimi», senza la contropartita di «servizi adeguati». C'è «grande sperpero di risorse». E Siamo «sull'orlo del default finanziario», complice «lo strapotere delle logiche politicoclientelari su quelle tecniche». Se il governo imponesse un'altra stretta, i 60mila dipendenti della Regione resterebbero senza stipendio. «Il risparmio possibile se non ci fossero corruzione e inefficienza»? «Un miliardo all'anno». Sono alcuni passaggi del dossier segreto lasciato dal subcommissario di governo alla Sanità, Gianni Giorgi: 56 pagine, che Repubblica possiede, con la descrizione delle «criticità enormi» del Servizio sanitario. Giorgi se n'è andato sbattendo la porta e infilandovi sotto il rapporto alla fine del suo mandato (gennaio 2012dicembre 2013). Un viatico incandescente per il governatore Nicola Zingaretti, i ministri Fabrizio Saccomanni (Economia) e Beatrice Lorenzin (Sanità) e, indirettamente, per il suo successore, l'ex direttore della Sanità lombarda, Renato Botti, che prenderà servizio il 7 gennaio. «Più che da un'azione di risanamento», scrive Giorgi, «la riduzione del deficit è stata determinata dall'aumento dei trasferimenti dal Fondo sanitario nazionale, dalla riduzione della spesa per i farmaci e dal blocco del turnover». «Il valore di produzione, soprattutto degli ospedali pubblici», segnala, «si è notevolmente ridotto». Tanto che «il disavanzo effettivo è almeno il doppio», oltre 1,2 miliardi, che nessuno dei sei commissari (quattro nel solo 2013) è riuscito a scalfire nella sua consistenza strutturale. «Il Piano di rientro sarebbe dovuto durare al massimo un triennio», denuncia, «sono passati sette anni e il Lazio resta in alto mare». «Si prolunga sine die», argomenta, «la "mezzadria" poco responsabilizzante tra ministeri e Regione». «È prevalsa nel governatorecommissario», sostiene Giorgi, «la naturale scelta politica di fare il presidente della Regione, attento soprattutto al consenso politico che può dareo no la sanità». Ma resta la «carenza di strategie». «I sistemi informativi e di controllo», aggiunge, «sono poco affidabili e sconosciuti i recuperi conseguenti ai controlli». Giorgi se la prende anche con i direttori di ospedali e Asl: «Autoreferenziali», chiosa, «non rispondono al subcommissario ma ai politici che li hanno nominati». E non trascura «gli uffici commissariali dove emergono fiduciari politici del governatore, una specie di assessori ombra alla Sanità». Poi traccia un profilo di se stesso: «Un soldato mandato sul campo con le scarpe di cartone». Ma non c'è rassegnazione. A pagina 19, ecco le proposte: «Fuori la politica dalla Sanità»; «Asl e ospedali gestiti come aziende»; «Burocrazie al minimo»; «Fine dei tagli lineari e incentivi agli investimenti»; «Commissario scelto tra i tecnici e non dai politici». «Solo sulla base di questi capisaldi sarà possibile», per Giorgi, «liberare il Servizio sanitario dal coperchio pesante di interessi corporativi che la politica spesso subisce». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le criticità LE GESTIONI COMMISSARIALI «Da Marrazzo a Polverini a Zingaretti, non sono riuscite a tutelare l'interesse generale, soggiogate dalle clientele e dagli interessi delle corporazioni» IL PIANO DI RIENTRO DAL DEFICIT «Sarebbe dovuto durare un triennio, sono passati sette anni e il Lazio resta in alto mare: si prolunga sine die la "mezzadria" tra ministeri e Regione» LA RIDUZIONE DEL DISAVANZO Per Giorgi, «è dovuta all'aumento dei trasferimenti dal Fondo sanitario nazionale, alla riduzione della spesa per i farmaci, al blocco del turnover» SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 50 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità, ecco il dossier segreto "Sprechi, clientele e corporazioni" 29/12/2013 La Repubblica - Roma Pag. 4 (diffusione:556325, tiratura:710716) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 51 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: MENO CURE Per il subcommissario uscente, i cittadini non hanno come contropartita all'imposizione fiscale «livelli adeguati di assistenza» 30/12/2013 La Repubblica - Roma Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Frati chiede, la Regione paga I sindacati: "Ma l'intesa con la Sapienza è illegittima" CARLO PICOZZA LA REGIONE approva un bilancio che per i cittadini comporterà un aumento, lo 0,6 per cento, dell'addizionale Irpef sui redditi superiori ai 15mila euro (come anticipato da Repubblica già nel luglio scorso), mentre il Servizio sanitario del Lazio si prepara a sobbarcarsi spese già finanziate dai ministeri dell'Università e della Difesa (sempre sulle spalle dei contribuenti più spremuti d'Italia). È stato scritto, su richiesta del rettore Luigi Frati, nell'intesa tra Regionee Sapienza, firmata dal governatore Nicola Zingaretti, commissario alla Sanità, e dal magnifico, dopo dieci anni di annunci e rinvii. «Finalmente», ha esultato il primo. E, con lo stesso avverbio, gli ha fatto eco il secondo. Ma l'esclamazione di Frati era di certo più sentita. È stato lui a dettare le condizioni alla Regione prima della firma di un atto chei ministeri di Economiae Salute sollecitano da sette anni. Quali condizioni? Il concorso (illegittimo) del Servizio sanitario regionale alle spese per il personale dell'università e l'accreditamento (illegittimo anche questo) di posti letto per il Celio, ospedale militare che fa capo alla Difesa, non annoverato, quindi, tra quelli del Servizio sanitario. La convenzione interessa anche le «Malattie cardiovascolari medico-chirurgiche», specialità di Giacomo Frati, figlio del rettore. Ma a Roma le cinque Cardiochirurgie non sono state bollate come esuberanti? Sì ma, ora, questo sembra irrilevante. «Il protocollo», per Gianni Nigro della Funzione pubblica Cgil che con il sindacato dei medici ospedalieri Anaao, ha redatto una critica dura all'intesa, «prevede per il Celio una maggiorazione dell'8 per cento sulle tariffe regionali corrisposte a tutti gli altri ospedali». Lo stesso varrà per il polo universitario di Latina, trampolino di lancio del rampollo del rettore (per il suo reparto, istituito e chiuso, l'Icot ha battuto cassa per 32 milioni citando la Regione). Così Frati è accontentato ancora una volta sulle spalle dei contribuenti. SE L'INTESA passasse il vaglio del governo, la Regione dovrebbe corrispondere, attingendo ai fondi del Servizio sanitario, il 13,5 per cento delle spese per i dipendenti non docenti dell'Ateneo, già coperte dal ministero. Una doppia entrata, insomma. Di più: «Nel contratto degli universitari», ancora Nigro, «c'è un inquadramento in "alta professionalità" ottenuto per meriti speciali non meglio definiti; ora, con il protocollo d'intesa, la Regione si sobbarca formalmente l'onere della differenza tra la remunerazione prevista per queste figure professionali non dirigenti e quella dei dirigenti sanitari». In realtà sono costi già sostenuti dall'azienda Policlinico. «Alla Sapienza», conclude Nigro, «allignano nepotismi, clientele e illegalità come più volte denunciato da noi e dalla Cisl; ultimo, il caso de gli inquadramenti immeritati e irregolari perché senza titoli». Prassi consolidate per l'ateneo. Ma perché la Regione ha sottoscritto assurdità così gravi? L'ex direttore dell'Umberto I, Tommaso Longhi, di fronte alla commissione parlamentare d'inchiesta sulla Sanità, aveva già denunciato il comportamento moroso della Sapienza verso il policlinico. Debitore per oltre 10 milioni all'anno verso l'Umberto I, dal 2000 l'ateneo ha perseverato nell'insolvenza verso le spese sostenute dall'ospedale per consumi e servizi (elettricità, riscaldamento, telefoni, pulizie, etc.) su un'area di oltre 100mila metri quadrati coperti, destinata alla didattica e alla ricerca. «Denunciai anche», ricorda Longhi, «gli elevatissimi costi della farmacia ospedaliera che riforniva di ogni materiale gli oltre 100 laboratori di ricerca della facoltà di Medicina per un importo che superava i 15 milioni di euro all'anno». «Costi impropri», per Longhi che licenziò Frati da primario di Oncologia per mancato esercizio dell'attività, «ascrivibili all'università ma pagati finora dalla Regione attraverso l'Umberto I». La commissione parlamentare recepì quelle denunce nella sua relazione finale del 2008, dichiarando il policlinico «un'istituzione da rifondare». Ma da allora niente è cambiato. Anzi, ora, in piena spending review, riprendono corpo, formalizzati nel protocollo d'intesa, appetiti mai sopiti sulle pelle dei cittadini. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 52 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Alla Pisana passa il bilancio: 0,6 per cento in più di Irpef. Il Servizio sanitario intanto dovrà sobbarcarsi spese dell'università 30/12/2013 La Repubblica - Roma Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Il rettore della Sapienza Luigi Frati SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 53 28/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) Stamina e la vendetta sull'ospedale di Brescia PAOLO RUSSO Un nuovo capitolo dell'«affaire Stamina». Dalle mail tra il vicepresidente della Stamina Foundation e i dirigenti degli Spedali Civili di Brescia emerge il caso di pazienti indirizzati al «metodo Vannoni» con l'obiettivo di ingrossare le liste di attesa. Una ritorsione per il mancato ricorso al Tar dell'ospedale dopo lo stop alle cure. Russo ALLE PAG. 8 E 9 Un centinaio di pazienti con malattie gravi ma curabili spediti invece a Brescia ad allungare le liste d'attesa per ottenere quelle infusioni Stamina considerate incapaci di curare alcunché da larga parte della comunità scientifica internazionale. E tutto questo «per rappresaglia» verso gli Spedali Civili, «colpevoli» di non aver chiesto al Tar la disapplicazione dell'ordinanza Aifa (l'agenzia ministeriale de farmaco), che aveva bloccato la presunta terapia dopo aver riscontrato che nei laboratori dell'ospedale bresciano non esistevano i requisiti minimi di sicurezza per infondere quelle cellule staminali ai pazienti. Poi la supplica a tenere il più possibile ricoverata la piccola Sofia «per evitare che si dicesse che la bambina è morta dopo le staminali». A rendere sempre più inquietante «l'affaire Stamina» c'è questo ed altro nelle mail tra il vice presidente della Stamina Foundation, nonché medico prescrittore, Marino Andolina e i dirigenti, alquanto compiacenti, degli Spedali Civili di Brescia. Dove il commissario straordinario, Ezio Belleri, sta seriamente pensando di far costituire il suo ospedale come parte civile, contro Vannoni, ma anche per chiedere ragione del comportamento accondiscendente di diversi dirigenti ospedalieri con lo staff del professore di sociologia. Ma torniamo alle mail delle quali siamo venuti in possesso e che delineano un rapporto quasi di sudditanza tra il «dottor Stamina», Andolina, e alcuni dirigenti dell'ospedale bresciano, come il dottor Fulvio Porta, responsabile del reparto di pediatria oncologica degli Spedali Civili. La più sconvolgente è quella datata 27 aprile 2013, perché qui si parla di malati che una cura vera l'avrebbero potuta seguire e che invece vengono indirizzati verso qualcosa, Stamina, che non solo non ha alcuna comprovata validità terapeutica, ma alla quale probabilmente i pazienti non accederanno mai, viste le liste d'attesa di Brescia. Scrive Andolina a La Porta e a Carmen Terraroli, dirigente medico e responsabile del comitato etico degli Spedali Civili: «Miei cari, lo sapete che vi voglio bene, ma fate parte di un ente che ha fatto ricorso contro la bambina con Sma che più ho amato dopo Celeste: Desiree Larcher. Siete indagati per aver usato farmaci pericolosi, potevate ottenere la disapplicazione del decreto Aifa dal Tar e avete fatto in modo che ciò non avvenisse». Poi la stoccata finale. La vendetta a danno dei pazienti. «La sofferenza della famiglia Larcher merita una rappresaglia. Finora avevo cercato di frenare nei limiti del possibile i pazienti con malattie anche gravi e curabili. Ora invece ho firmato cento prescrizioni per altrettanti pazienti». Destinati quindi ad allungare invano le liste d'attesa aumentando il caos già dominante nell'ospedale bresciano. Una corrispondenza bollente, già sul tavolo della Procura di Torino, ma che oltre alla "rappresaglia" a danno dei malati e dell'ospedale stesso è fatta anche di altre mail inquietanti. Come quella datata 27 novembre 2012, dove sempre Andolina si rivolge al dottor Porta prima con un diktat, quello di non eseguire i test di compatibilità prima di utilizzare cellule di un donatore non familiare, per poi cambiare tono e dire: «Ti supplico di tenere ricoverata Sofia (la piccola affetta da una grave forma di leucodistrofia metacromatica, ndr) fino ed oltre il trattamento con staminali, in modo da evitare che deceda nelle settimane necessarie affinché l'effetto delle staminali appaia». Andolina che ha così a cuore le piccole pazienti in questa mail non si fa scrupoli ad affermare che «sarebbe doppiamente tragico che si dicesse che la bambina è morta 'dopo' le staminali, che non possono dare vantaggi prima di un mese dall'iniezione». Insomma quel che pare star veramente a cuore al «dottor Stamina», sembra più l'immagine dell'omonima Fondazione che non la sorte dei bambini in trattamento. Al di là dei giudizi morali spetterà comunque al pm Raffaele Guariniello stabilire se il carteggio elettronico abbia rilevanza penale o meno. Quel che sembra certo è che la Procura di Torino non chiederà ulteriori proroghe all'inchiesta sulla Stamina Foundation, i cui termini stanno per scadere. Da quel che si apprende da ambienti della stessa procura i fari si sarebbero accesi anche sul paziente in trattamento SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 54 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le mail del vice Vannoni 28/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 55 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato deceduto a Brescia dopo solo quindici giorni dalla prima infusione. Vannoni ha dichiarato che la morte sarebbe avvenuta a seguito di una polmonite, ma Guariniello vuole vederci più chiaro. Anche se, stranamente, a Brescia nessuno sembra aver richiesto un'autopsia. Sul piano giudiziario i giochi sono comunque oramai fatti e subito dopo Capodanno, ricevuta la consulenza conclusiva di un gruppo di medici e farmacologi, scatteranno le richieste di rinvio a giudizio. C'è chi scommette saranno numerose. I messaggi di Andolina Il mancato ricorso al Tar Siete indagati per aver usato farmaci pericolosi. Potevate fare ricorso, ma avete deciso di no Richieste di ricovero Finora avevo cercato di frenare nei limiti i pazienti. Ora ho firmato cento prescrizioni Il caso di Sofia Tenetela ricoverata Sarebbe tragico se si dicesse che è morta dopo l'uso delle staminali Gli esperti «Dallecartellenessun miglioramento» n Come anticipato da La Stampa il 21 dicembre scorso non risulterebbero miglioramenti reali nei pazienti sottoposti al trattamento Stamina. È quanto appare dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche, dati che riguardano 21 bambini e 15 adulti con 13 malattie molto differenti fra di loro, elaborate dagli Spedali Riuniti di Brescia e consegnate agli esperti del primo Comitato istituito dal ministero della Salute. Gli esperti della Commissione hanno ricevuto da Brescia quindi solo una estrema sintesi delle già lacunose cartelle cliniche a disposizione. Nel materiale, tutto segretato vengono riportati solo alcuni casi di miglioramento auto valutato dal paziente o dalla famiglia, ma non certificato dalle analisi. Nella maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono stati sottoposti i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti. Foto: Manifestazione Una delle ultime manifestazioni pro Stamina dei pazienti e dei loro parenti a Roma in piazza del Pantheon. In altre occasioni c'erano stati anche scontri con le forze dell'ordine Foto: Laboratori Gli esperti contestano l'efficacia del metodo messo a punto dalla Fondazione Stamina per la cura di malattie neurodegenerative Il ministro Beatrice Lorenzin ministro della Salute si era opposta alla sperimentazione e recentemente ha dichiarato «Per me è ancora incomprensibile come quel metodo sia entrato in un ospedale pubblico» 28/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 20 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Sì ai test sugli animali" Malata coperta d'insulti in rete PADOVA Un fiume di «veleno» viaggia sulla rete all'indirizzo di Caterina Simonsen, la studentessa 25enne di Padova affetta da una rarissima malattia genetica, che è stata attaccata con insulti e auguri di morte dagli estremisti animalisti, dopo il post di Facebook a favore dei test medici sugli animali. Senza i quali, spiega la ragazza, iscritta a Veterinaria a Bologna, lei sarebbe morta all'età di 9 anni. La risposta che le è giunta dagli animalisti è stata feroce e spietata: «Per me puoi morire pure domani, Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per te». «Magari fosse morta a 9 anni, un essere vivente di m...in meno e più animali su questo pianeta». In tutto 30 auguri di morte e oltre 500 offese di vario tipo, che Caterina ha raccolto e messo insieme, con tanto di firme, e consegnato con una denuncia alla Polizia Postale. La giovane è affetta da 4 malattie rare (immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di alfa-1 antitripsina, neuropatia dei nervi frenici), abbinate ad un prolattinoma, un tumore ipofisario, e a reflusso gastroefofageo, asma allergica e tiroidite autoimmune. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 56 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato STUDENTESSA PADOVANA 28/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:309253, tiratura:418328) I medici contro i giudici: "Basta imporci il metodo Vannoni" Gli Spedali: ci costringono a trascurare gli altri pazienti [PA. RU.] ROMA Un corto circuito tra scienza e giustizia, dove giudici del lavoro, il più delle volte senza alcuna consulenza medica, entrano a piedi uniti sulle regole dettate dalla autorità sanitarie, scardinandole. E' quello che si ricava dal rapporto redatto dagli Spedali Civili di Brescia dove si esaminano la valanga di ordinanze che in questi mesi hanno imposto il trattamento Stamina. In barba anche all'Ordinanza Aifa, l'Agenzia ministeriale del farmaco, che bloccava le infusioni dopo le ispezioni ai laboratori dell'ospedale bresciano che rivelavano l'assenza dei requisiti di sicurezza dei pazienti. Fino ad oggi 450 giudizi solo in 10 casi supportati da una consulenza medica d'ufficio che venisse in aiuto del magistrato. Una anomalia tutta italiana, quella dei giudici che si sostituiscono ai medici, con effetti che potrebbero ricadere anche sulla salute dei pazienti. E' il caso dell'ordinanza del Tribunale di Pesaro, che il 12 dicembre scorso dispone la prosecuzione delle presunte cure «oltre la quinta infusione prevista dal protocollo iniziale». Decisione che ricalca quelle già prese a Venezia, Roma, Matera e Catania, con implicazioni che la relazione di Brescia definisce «particolarmente rilevanti e gravi». E questo perché da un lato «il prolungamento del trattamento a favore dei pazienti implica il blocco delle liste d'attesa, alimentando tensioni e proteste contro l'Azienda». Dall'altro perché «in tal modo si legalizza surrettiziamente una sperimentazione senza regole e nessun controllo». Ma c'è soprattutto il rischio per i pazienti, che la relazione non sottolinea, ma che avevano evidenziato a suo tempo gli esperti nominati dal Ministro Lorenzin, parlando di pericoli di reazioni immunitarie in caso di trattamenti eccessivamente prolungati nel tempo. Non meno carica di conseguenze sarebbe la decisione adottata il 15 novembre scorso dal Tribunale di Asti che ha «disapplicato» il decreto ministeriale del dicembre 2006, che disciplina l'uso compassionevole dei farmaci. Un provvedimento chiave perché consente, caso per caso, l'uso di terapie ancora non validate scientificamente, ma qualora siano rispettati i requisiti di sicurezza per i pazienti e sussistano almeno i presupposti teorici che quel farmaco o, in questo caso, quelle cellule, possano portare qualche beneficio a chi non ha alternative terapeutiche. I giudici astigiani hanno invece affermato «l'illegittimità del citato decreto ministeriale per violazione dei precetti costituzionali di cui agli articoli 2 e 32 della Costituzione». Che sono poi quelli che sanciscono i diritti inviolabili dell'uomo e quello alla salute, la stessa che per fior di scienziati sarebbe messa a repentaglio proprio dalle infusioni Stamina. Decisioni, quelle dei giudici di Asti, che per gli Spedali Civili «rappresentano pericolosissimi precedenti, in quanto negano il ruolo fondamentale delle autorità sanitarie di dettare regole preordinate e individuare nel concreto il contenuto e i limiti del diritto alla salute». Ed è questo il nodo della questione, perché come denunciano sempre da Brescia, la somministrazione di Stamina «avviene oggi sempre per ordine di un giudice, il quale le impone sulla base delle prescrizione di un medico -spesso il dottor Andolina di Stamina che talvolta non vede nemmeno il pazientesenza procedere ad una verifica circa la sussistenza dei presupposti clinici e scientifici». Quelli richiesti appunto dal decreto sulle «cure compassionevoli». E allora si arriva anche ad ordinare il trattamento «con cellule non da donatore» (Tribunale dell'Aquila). Che significa violare «la regola generalmente riconosciuta e applicata secondo cui non è possibile fare donazioni di cellule di midollo per un utilizzo futuro», rimarca la relazione. Che conclude: «In pratica si verrebbe a creare una sorta di banca delle cellule la cui gestione di fatto sarebbe in capo a Stamina». Un regalo a Vannoni. Sotto le mentite spoglie della tutela del diritto alla salute. 450 Le sentenze I giudici che hanno ordinato le cure solo in 10 casi si sono avvalsi di una consulenza medica I punti contestati RPROLUNGAMENTO DELLE CURE 1«Così si bloccano le liste d'attesa creando tensioni» RDIRITTO ALLA SALUTE 2«Spetta ai medici decidere i limiti e le regole» RSTAMINALI NON DA DONATORE 3«Così si crea una banca privata delle cellule» SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 57 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il caso 28/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Davide Vannoni, presidente della Fondazione Stamina SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 58 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) [GRA. LON.] Longo e Russo ALLE PAGINE 6 E 7 ROMA Il nuovo comitato scientifico sul metodo Stamina è stato appena nominato è già scoppia un'altra polemica con tanto di denuncia per diffamazione. Mentre il patron di Stamina Foundation, Davide Vannoni, si «limita» a bollare come «non equilibrato e già parzialmente schierato contro di noi» il nuovo team di scienziati nominato dal ministero della Salute, il suo vice Marino Andolina arriva a dichiarare che «è un problema di criminalità organizzata, un gruppo di persone a livello molto alto ha deciso di consigliare così la ministra». Immediata la querela da parte di Beatrice Lorenzin. «In relazione alle affermazioni del vice presidente di Stamina Foundation, Andolina - si legge nella nota del ministero della Salute - si adirà alla vie legali nei confronti dello stesso Andolina per le gravissime affermazioni fortemente diffamatorie dell'operato del ministro e del ministero stesso». L'istituzione di un nuovo pool di super esperti che non blocca tuttavia le cure Stamina in corso agli Spedali di Brescia su disposizione dei tribunali civili di varie città - si è resa necessaria dopo che il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso presentato da Vannoni e giudicato «illegittimo per conflitto d'interessi» il precedente gruppo scientifico. I giudici amministrativi hanno esortato il ministero a modificare le nomine degli esperti, convocando anche scienziati stranieri. E così è stato. Con una grande e importante novità: il coinvolgimento delle famiglie dei malati. Il presidente del comitato per la valutazione del protocollo Stamina, il professor Mauro Ferrari annuncia: «Il mio primo passo sarà quello di incontrare le famiglie dei malati. In questa questione non ci sono nemici, non ci sono battaglie politiche. C'è solo da fare chiarezza e ci sono soluzioni da trovare». Il «cervello» italiano emigrato negli Usa, considerato il «re» delle nanotecnologie applicate alla medicina aggiunge: «Non ho dubbi sul fatto che vadano consultate le famiglie. È importante ascoltare ogni episodio, ogni paziente, ogni medico, soprattutto quelli di famiglia che si sono occupati dei casi. Dunque la prima cosa che farò quando arrivo in Italia sarà incontrare le famiglie: siamo al servizio dei pazienti. È importante che abbiano modo di esprimersi, è importante che tutte le informazioni facciano parte della visione conclusiva». E precisa: «Tutto questo, però, deve essere fatto all'interno di logiche di rigore scientifiche». Gli altri sei componenti della squadra sono: Sally Temple, Curt R. Freed, e, tra gli italiani: Vania Broccoli, Francesco Frassoni, Carlo Dionisi Vici e Antonio Uccelli. Ma proprio intorno a quest'ultimo protesta Vannoni perché il 29 maggio scorso Uccelli commentava: «Lo studio clinico che inizierà sul metodo Stamina non porterà a nessun risultato conclusivo». Una posizione in contrasto con la pronuncia del Tar del Lazio che ha ritenuto il precedente comitato non imparziale e al quale invece «devono partecipare in pari misura anche esperti con posizioni favorevoli alla metodica». Uccelli però replica: «Faremo del nostro meglio per essere il più obiettivi possibile». Mentre Vannoni incalza: «Noi avremmo voluto fossero stati inseriti anche Camillo Ricordi e il neurologo Marcello Villanova». Mentre Paolo Bianco, dell'università Sapienza di Roma, uno dei massimi esperti di cellule staminali mesenchimali a livello internazionale polemizza: «Sorprende l'assenza di rappresentanti dei malati, presenti nel precedente comitato, e i massimi organi tecnici sanitari, come Istituto Superiore di Sanità e Aifa. E se Vannoni ricusasse anche questa commissione? Se ne farebbe una terza, o si autorizzerebbe a sperimentare sui malati qualcuno nel frattempo magari rinviato a giudizio? La confusione è grande e il danno per il Paese pure». Tre i criteri seguiti dal ministero per la nomina degli esperti. Primo: che questi «non risultino avere preso posizione» sulla sperimentazione; secondo, «che siano individuati in base ai criteri vigenti nella comunità scientifica per la qualità della relativa produzione» e «che siano, tra l'altro, responsabili attivi di centri o istituzioni dedicate». Infine «che siano in possesso di professionalità clinica per la valutazione delle cartelle cliniche». I sette esperti della commissione Mauro Ferrari Ceo dello Houston Methodist Research Institute, presidente della Alliance for Nano Health Sally Temple Direttore scientifico del Neural Stem Cell Institute di New York (esperto di staminali straniero) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 59 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La mossa del ministro Lorenzin nomina un nuovo team scientifico 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 60 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Curt R. Freed Capo divisione e professore alla University of Colorado (School of Medicine) esperto straniero Vania Broccoli Capo unità della Divisione di neuroscienze Stem Cell Research Institute, ospedale del San Raffaele Francesco Frassoni Direttore del centro cellule staminali e terapia cellulare Ospedale Giannina Gaslini di Genova Carlo Dionisi Vici Malattie metaboliche, Dipartimento di Pediatria, ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma Antonio Uccelli Centro per la sclerosi multipla dell'Università di Genova, Neuroimmunologia del centro Cebr Foto: Metodo Stamina, al via il nuovo comitato 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) IL CORAGGIO DI FIDARSI DEI COMPETENTI MARIO CALABRESI Ogni giorno che passa la storia del metodo Stamina si fa sempre più inquietante, non solo per i retroscena che ormai da dieci giorni vi raccontiamo e che mostrano un'idea della medicina molto più simile all'azzardo che alla scienza, ma anche per il livello a cui è scaduto il dibattito pubblico italiano. L'ultima parola, anche quando si tratta di decidere se una cura è efficace o inutile o pericolosa, sembra dover spettare non ai ricercatori e ai medici ma all'uomo della strada e ai giudici. Ognuno pensa di poter dire la sua e il fin troppo noto Tar del Lazio ormai stabilisce chi e come si debba curare e anche la composizione (in stile manuale Cencelli) delle commissioni scientifiche di valutazione. Sarebbe tempo che giornalisti, comici, intrattenitori televisivi, esperti improvvisati e giudici si facessero da parte per lasciar parlare chi ne ha conquistato il diritto con una vita di studio e di risultati tangibili. Da parte nostra possiamo solo continuare a raccontare tutto quello che finora è stato nascosto e dare voce alle persone più serie e credibili che ci sono in circolazione. E' un lavoro delicato, da fare con il massimo dell'attenzione, che non solo ci mostra ancora una volta quanto i malati possano essere preda di personaggi senza scrupoli ma che è anche illuminante - come hanno ben spiegato il professor Orsina e la ricercatrice Elena Cattaneo - della confusione dell'Italia di oggi. PAGINA Viviamo in un Paese in cui la politica e le Istituzioni sono deboli e in cui la sfiducia la fa da padrona: tutto questo crea un terreno favorevole alle incursioni di millantatori e ciarlatani di ogni genere che usano internet e le televisioni come megafono. Ma partiamo dall'inizio: chiunque abbia una persona cara affetta da una malattia incurabile o degenerativa sa con quanta attenzione si sia portati a guardare a ogni novità scientifica, conosce l'emozione e la speranza che può ingenerare anche una sola riga di giornale o la frase di un medico. Ma sa anche, per esperienza e per testimonianza diretta, che i miracoli sono merce assai rara e che la scienza procede con una velocità che purtroppo non coincide con i nostri bisogni e i nostri desideri. Bisogna avere grande rispetto per i malati e per i loro amici e familiari, ma rispettare una persona significa innanzitutto non prenderla in giro, non approfittare della sua sofferenza, non speculare sul suo dolore e sulla sua pena. Rispetto significa avere il coraggio della verità ed è colpevole lasciar agire in modo indisturbato profittatori e falsi guaritori. Si può pensare di girare la testa dall'altra parte, per non esporsi e per non dover scrivere cose che deluderanno speranze, ma tutto ciò è dolorosamente complice. Sono convinto invece che compito di un giornale, in tempi di caos informativo e di derive emozionali, sia quello di approfondire e spiegare, ma soprattutto quello di cercare punti fermi senza inseguire sensazionalismi. Non bisogna mettere da parte la razionalità e la ragione perché si è offuscati dall'emozione della richiesta di aiuto di un malato, soprattutto se quell'implorazione di essere curato viene da un bambino o dai suoi genitori, perché questo non sarebbe di nessun aiuto. E' necessario invece partire dai dati: nelle cartelle cliniche dei 36 pazienti sottoposti al metodo Stamina presso gli Spedali di Brescia, non si troverebbe - come abbiamo anticipato dieci giorni fa - alcuna traccia di miglioramento, così come nella relazione finale del comitato degli esperti si evidenziava, tra l'altro, che nelle infusioni somministrate ai pazienti di cellule staminali se ne vedono a malapena delle tracce. Per non parlare degli inquietanti e sciacalleschi scambi di mail che stanno emergendo, dai quali si capisce come i promotori del metodo non si facessero scrupoli a usare la sofferenza dei pazienti come arma di ricatto. Di fronte a questi comportamenti, che crescono oltre misura nell'ignoranza, bisogna avere il coraggio di chiedere insistentemente lumi ai nostri migliori medici e ai nostri ricercatori più illustri, quelli che fino ad oggi hanno dimostrato di saper fare la differenza, di aver portato avanti protocolli capaci di curare. Il ruolo dell'informazione deve essere di tornare a ricordare che l'esperienza conta e che le opinioni non sono tutte uguali: perché esiste ancora una differenza tra chi ha studiato una vita e ha realmente guarito dei pazienti e chi invece non ha mai aperto un libro o passato una notte in laboratorio e che con i soldi della ricerca si è comprato una Porsche. L'ultimo parere trovato su internet, per quanto affascinante o originale, non può avere lo stesso valore di quello di uno scienziato che si dedica al tema da decenni. Alla fine la domanda è semplice SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 61 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Stamina 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 62 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ed è quella che pone su queste pagine oggi il professor Paolo Bianco: ma voi vi fareste operare al cervello da un archeologo? E - aggiungo io prima di salire in montagna chiedete consiglio alle persone del posto e alle guide o a un camionista di passaggio o a una velina che prende il sole? Impariamo a guardarci dagli esperti improvvisati e dai venditori di fumo e non dimentichiamo una cosa fondamentale: i fondi per la ricerca e la cura non sono infiniti, regalarli ai ciarlatani e ai truffatori significa toglierli a chi invece sta portando avanti un percorso serio capace davvero di guarire. E questa è una condanna anche per chi potrebbe essere curato. Foto: Illustrazione di Koen Ivens 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 6 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Mai visto le cellule trasformarsi Ma non vuol dire sia impossibile" PAOLO RUSSO ROMA Tra la schiera di scienziati che su Stamina ha pronunciato una bocciatura senza appello una voce fuori dal coro c'è. E non è un dottore qualunque in cerca di visibilità ma uno dei massimi esperti al mondo di trapianti cellulari, il professor Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute di Miami. Lui ha detto di voler andare a vedere cosa c'è realmente in quelle infusioni che tanti suoi colleghi hanno bollato come una bufala. Un papà famoso, quel Nanni Ricordi che fondò la più grande industria discografica italiana. «Purtroppo dopo molti anni è morto per una malattia neurodegenerativa incurabile, ed è anche per questo che ho iniziato a interessarmi delle ricerca di terapie innovative». E in questa ricerca ha conosciuto Stamina? «Sì e il mio primo commento fu molto negativo. Poi ho visto i risultati, ho parlato con alcuni pazienti e mi sono detto che forse c'è qualcosa da verificare, per capire se sono venditori di fumo o no. L'unico modo per porre fine a questa polarizzazione dove da una parte si dice ciarlatani e dall'altra assassini è verificare se c'è acqua fresca o cellule staminali parzialmente diversificate in neuroni». In cosa consisterà la verifica? «Non sarà una sperimentazione ma test per la caratterizzazione del prodotto cellulare, per capire insomma cosa c'è dentro e se è sicuro da un punto di vista biologico. Escludendo ad esempio che contenga frammenti ossei o altri contaminanti. Possiamo chiudere tutto in 4 settimane». Dallo scambio di mail tra lei e la biologa di Stamina sembra che non sappiano nemmeno se le infusioni sono sicure... «La frase nella quale si afferma che occorre documentare l'assenza di batteri classici e di contaminazione da micoplasma è stata male interpretata perché in realtà queste analisi vengono già svolte su ogni singolo preparato cellulare dal laboratorio dell'ospedale di Brescia. Sulla differenziazione delle cellule staminali mesenchimali in linea neuronali la richiesta di Stamina al nostro laboratorio è stata quella di verificarla per confermare il fenomeno». Ma scienziati del calibro di Elena Cattaneo sostengono che parlare di staminali mesenchimali che si trasformano in cellule neuronali in grado di riparare danni è come dire che gli elefanti volano... «Non ho mai visto produrre neuroni in vitro e credo nemmeno Vannoni lo sostenga. Sto però valutando dati di altri gruppi, che non appartengono a Stamina, che mostrano la possibilità di diversificazione di queste cellule staminali mesenchimali in cellule simil neuronali». Ossia? «Cellule che possiedono dei marker primitivi di differenziazione neuronale che potrebbero favorire il propagarsi di cellule neuronali in vivo. Le faccio un esempio che conosco bene. Nei trapianti che producono insulina per il diabete le cellule in coltura si differenziano solo fino a un certo punto. Solo dopo due anni il loro trapianto nell'organismo diventano cellule che producono insulina». E nel caso delle staminali mesenchimali? «È più facile che abbiano un ruolo di supporto nel promuovere la rigenerazione o la riparazione di organi e tessuti che hanno subito un danno». Alcuni scienziati in questa apertura a Stamina vedono un tentativo di semplificare le regole sulla sperimentazione... «Ho letto anche di avere chissà quali conflitti di interessi con Bioheart, che non ha mai fatto profitti e spende centinaia di milioni a sostegno della ricerca. Sono stato accusato di partecipare a chissà quale complotto internazionale per deregolamentare o velocizzare la commercializzazione di nuove terapie. Questa non è mai stata né la mia agenda né quella della Cure Alliance che presiedo e che è una Fondazione no profit. Tra i primi obiettivi ha quello di rivedere i sistemi di regolamentazione della Fda americana e delle corrispettive agenzie in tutto il mondo. Non per promuovere una deregulation ma per consentire l'innovazione e l'erogazione di cure in modo più tempestivo». Il primo approccio All'inizio ero negativo Poi ho visto i risultati e parlato con alcuni pazienti Il conflitto d'interessi Le fondazioni di cui faccio parte non vogliono la deregulation delle nuove terapie Foto: Camillo Ricordi Foto: Direttore del Diabetes Research Institute di Miami SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 63 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Interviste a confronto Lo scienziato possibilista: Camillo Ricordi 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 7 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Quella di Vannoni non è una terapia Ora vi spiego perché" [PAO. RUS.] ROMA Paolo Bianco, ordinario di anatomia patologica alla Sapienza di Roma, è lo studioso che ha identificato direttamente le «staminali mesenchimalI» (quelle che Vannoni dice di usare) nell'osso umano e la loro funzione. È irritato dalla richiesta di commenti: «È grave che giornali e TV continuino a dare retta a Vannoni, e di lui non parlo». Dopo l'insistenza, però, accetta di rispondere... Se la sente di chiamare "professore" Vannoni? «Lui è un laureato in lettere che gestisce imprese commerciali e ha ottenuto un posto da associato in un'università telematica, mi dicono. Ma il titolo di professore non c'entra. Vannoni non è né un medico, né un biologo, né un esperto di staminali, né uno scienziato, né un neurologo. Scienza, cellule e malattie neurologiche non sono competenza sua. Lei si farebbe operare al cervello da un archeologo?». Vannoni si sente una vittima. dice che Guariniello avrebbe archiviato tutto senza le pressioni di ministero e scienziati... «Vittime sono i pazienti. Guariniello procede nonostante me, Vannoni, ministro, Tar, media, piazze, e lobby italo-americane. Se il ministero desse ascolto a me, pubblicherebbe integralmente protocollo Stamina e atti della Commissione, come ho suggerito. Invece li tiene segreti, e nomina un'altra commissione, dopo una surreale sentenza del Tar. La verifica tecnica di una Commissione di esperti dice che il presunto metodo non ha valenza scientifica, non è basato su cellule staminali, comporta rischi per i pazienti. La stessa cosa avevano detto scienziati internazionali, medici, premi Nobel, pazienti, famiglie, Nature, Nas, Aifa, Procure, test dell'Iss e dell'Università di Modena un anno prima». Ma «mister Stamina» giura che l'unico pericolo i malati lo corrono interrompendo la presunta terapia. Un'altra mistificazione? «Certo. Non è una terapia. I pazienti non migliorano, dice il ministero. Non si usano staminali. Non si fanno neuroni. Non esiste un "metodo Stamina". Sono veri i rischi. È un rischio infondere cellule coltivate senza norme di sicurezza e controlli, e non precisamente identificate. È un rischio la mancanza di test biologici e di sterilità adeguati. Comporta rischi il siero bovino, dalle reazioni allergiche anche mortali in soggetti sensibili alla trasmissione di malattie se i lotti non sono controllati. L'infusione intratecale di cellule ossee può avere conseguenze gravi. Non è roba da Tar, interviste e Tv». Il cuore del metodo Stamina sarebbe la trasformazione delle cellule staminali mesenchimali in cellule neuronali in grado di riparare i danni all'origine di molte malattie neurodegenerative. Un falso scientifico? «Per Nature, che lo ha documentato a luglio, il cuore del metodo Stamina è un falso scientifico e brevettuale, e il plagio di un artefatto tecnico. Le cellule mesenchimali non fanno neuroni (a meno di modificarne i geni) perché non è quella la loro natura o funzione, e quindi non è quello il loro uso in terapia. Le mesenchimali non curano malattie neurodegenerative. Di neuroni e metodi per farli, pare persino non ci sia traccia nel protocollo». Vannoni sostiene di aver rotto le uova nel paniere dell'industria farmaceutica. «È un'industria farmaceutica, che finanzia e vuole vendere Stamina in Italia e in altri Paesi, al di fuori delle leggi europee. E ha imposto il segreto industriale sul presunto "metodo" perfino al ministero, nonostante i soldi per la sperimentazione fossero pubblici. Il business model delle staminali commerciali non è quello di Big Pharma, è quello di centinaia di piccolemedie imprese-pirata nel mondo, dal Messico alla Thailandia agli Usa (molte a Miami). Molte di queste sono illegali e ciarlatanesche. Il "complotto delle multinazionali farmaceutiche" oggi è proprio questo, ed è contro le agenzie regolatorie, la medicina e i malati». Così Vannoni Rischi solo se si smette n Per Vannoni i pazienti rischiano solo se interrompono la somministrazione di cure Le cellule cambiano n Le cellule staminali mesenchimali si trasformano in neuronali in grado di riparare i danni. Vittima delle lobby n Vannoni dice di essere attaccato perché ha rotto le uova nel paniere dell'industria farmaceutica. Così Bianco 1Rischi se si procede n È rischioso infondere cellule coltivate senza controlli, è rischiosa la mancanza di test biologici. 2Un falso scientifico n Le cellule mesenchimali non producono neuroni. Di neuroni pare non ci sia neppure traccia nel protocollo. n In realtà è un'industria farmacautica a finanziare il metodo SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 64 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Interviste a confronto Lo scienziato contro: Paolo Bianco 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 7 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Stamina coprendolo con il segreto industriale. 3Finanziato da una lobby Foto: Paolo Bianco Foto: Ordinario di anatomia patologica alla Sapienza di Roma SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 65 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Nella sue parole c'è il coraggio di chi dice la verità" Garattini: intolleranza acuita dalla crisi PAOLO COLONNELLO MILANO «Non esiste ancora un'altra possibilità di sperimentare farmaci che curino l'uomo se non attraverso gli animali. Minacce e intolleranze non portano a nulla». Silvio Garattini, scienziato, direttore dell'istituto di ricerca farmacologica dell'istituto Mario Negri, con le minacce dei fanatici animalisti convive da 50 anni, da quando ha cominciato a fare ricerca. «È una cosa triste ed esprimo tutta la mia solidarietà a Caterina che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno». E come stanno le cose? «In un modo molto semplice: per sapere se un farmaco funziona davvero, se non provoca danni collaterali, se non altera la pressione o diminuisce l'appetito, l'unico modo che abbiamo è di sperimentarlo sugli animali». A costo di rasentare il sadismo? «Non c'è mai un atteggiamento sadico nei confronti degli animali. Faccio un esempio: se anni fa per un farmaco occorrevano diversi topi alla settimana, oggi ne basta uno per mesi grazie alle tecnologie più avanzate». Vi accusano di non voler utilizzare metodi alternativi. «Ed è falso. Il problema è che tutte le tecniche alternative sono insufficienti. L'utilizzo dei computer non ci può dire se un farmaco determina dolore o problemi di cuore. P urtroppo, a un certo punto va sperimentato». Si dice che si dovrebbero utilizzare di più le cellule in vitro. «Le cellule in vitro hanno dei limiti enormi, pari a quelle dei computer. La sperimentazione sugli animali assolve due compiti fondamentali: stabilire l'efficacia attraverso i test degli effetti di un farmaco sull'uomo e capire in quali dosi non vi siano tossicità». Ciò nonostante, fa pena vedere animali anche da compagnia trattati da cavie. «Si può discutere del problema etico e dire che non è giusto utilizzare gli animali ma allora bisogna sapere che si dovrà rinunciare a certe cure. Ma poi, gli stessi che firmano petizioni o vanno in piazza, se il loro animale sta male utilizzano quei farmaci che noi abbiamo sperimentato su altri animali. Ciò che secondo me è intollerabile è che questi estremisti abbiano la pretesa di dire che da un punto di vista scientifico l'uso degli animali sia inutile». Perché secondo lei si arriva a forme di aggressività così violente come augurare la morte a una ragazza che ha l'unica colpa di credere nei farmaci che usa? «Perché è gente con posizioni assolutiste. È la stessa radice ideologica di chi si dice a favore di Stamina o di chi combatte con ferocia la Tav. Forme di intolleranza e aggressività acuite da una crisi che non è solo economica ma anche morale». Professore, si dice che queste ricerche ingrassino solo le aziende farmaceutiche... «È una sciocchezza: le aziende sarebbero le prima a fare a meno della sperimentazione sugli animali, una delle loro principali voce di spesa». Emotività contro raziocinio scientifico? «Tutti amiamo gli animali ma di fronte alla sofferenza di tante persone con malattie incurabili, tutto ciò che possiamo fare è lavorare in laboratorio per trovare qualcosa che li aiuti. Non siamo dei torturatori». Foto: Il direttore Foto: Silvio Garattini è il direttore dell'istituto Mario Negri, anche lui nel mirino degli animalisti radicali SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 66 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Intervista 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 42 (diffusione:309253, tiratura:418328) Giallo informatico negli ospedali Salta l'accredito a 10 mila persone Niente stipendi alla Città della Salute. La promessa: abbiamo sistemato tutto I SINDACATI LA RABBIA «Errore di grandissima irresponsabilità e molto superficiale» «Valuta al 27 dicembre per tutti, altrimenti chiederemo i danni» ELENA LISA Centraliniste e primari, addetti alle pulizie e direttori sanitari, barellieri e chirurghi: tutti i dipendenti della «Città della Salute» - tanti quanto sono gli abitanti di Cuorgnè, per dire - sono senza stipendio. L'errore - «di grandissima irresponsabilità e superficialità» per i sindacati - è stato scoperto dagli oltre 10 mila lavoratori il 27, giorno di paga, e ha fatto allarmare i più pessimisti: «E' la fine: la super azienda ospedaliera che riunisce Molinette, Cto, Sant'Anna, Regina Margherita è in deficit e non ha più i soldi per pagare gli stipendi» hanno pensato. Errore umano o tecnico? Non è così. Per fortuna. Ma quali siano le cause del mancato pagamento errore umano o tecnico? - ancora non è chiaro. Certo è che l'inconveniente si è verificato al Csi, il consorzio che gestisce l'informatica per i principali enti pubblici della Regione, la cui conduzione, di recente, è già stata bersaglio di critiche da parte dei sindacati. «C'è chi mi ha chiamato dalle casse del supermercato - dice Francesco Cartellà, Cgil Molinette - spaventato perché il bancomat non aveva più disponibilità. Altri, facendo un estratto conto di verifica, hanno notato che mancava l'accredito della paga e sono andati in tilt». Rete d'informazioni Centinaia di telefonate tra ginecologi del Sant'Anna, pediatri del Regina Margherita, infermieri delle Molinette, ortopedici del Cto, e poi segretarie, cuoche delle mense e agenti di sicurezza. Una rete di chiamate frenetiche per capire e allontanare l'ipotesi più drammatica: il crack della Città della Salute. «Sulle prime - dice Cartellà pareva che il problema nascesse da Intesa Sanpaolo. La maggior parte di lavoratori è cliente nelle sue filiali, nessuno aveva ricevuto la mensilità e abbiamo fatto due più due. Sabato mattina sono arrivate notizie più precise». I flussi informatici E cioè che i flussi informativi in pratica i nomi, i cognomi dei dipendenti, la loro professione, gli stipendi e il numero delle ore lavorate - che il Csi doveva elaborare non erano stati trasferiti alla tesoreria del Sanpaolo e quindi non erano stati trasformati in regolari retribuzioni. «Siamo rammaricati per il disagio causato e assicuriamo il necessario adeguamento delle procedure per evitare il ripetersi di tali spiacevoli situazioni - è la reazione di Ferruccio Ferranti, direttore generale Csi -. Dopo aver verificato che il disservizio è derivato da un errore in fase di invio dei flussi informativi all'istituto di credito Intesa Sanpaolo, abbiamo proceduto tempestivamente a correggere il disguido, consentendo in tal modo di procedere al corretto pagamento degli stipendi il giorno 30 dicembre e garantendo la valuta del 27 dicembre». Tutto (più o meno) bene. A non andar bene sono i termini «disguido» e «tempestivamente». «Disguido un corno - esclama (infatti) al telefono una centralinista "anonima" delle Molinette - io sarò tranquilla solo quando vedrò il mio accredito. Delle scuse e delle rassicurazioni me ne faccio poco. Ho un mutuo da pagare». Infermieri e centraliniste Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, invece, preme sull'avverbio «tempestivamente»: «Chi ha sbagliato deve pagare - dice - e auspico che già domani tutti i dipendenti vedano sui loro conti i soldi che giustamente attendono: se al Csi dovranno lavorare anche di sabato, o di domenica, si attrezzino». Oggi è il 29 dicembre e non il primo aprile. Parlare di scherzo (mal riuscito) è decisamente fuori luogo. Tra i 10 mila che non hanno nessuna voglia di ridere c'è anche il direttore generale delle Molinette, Angelo del Favero. È in partenza per Roma, dove guiderà l' Istituto Superiore di Sanità. Chissà che questo non sia il suo ultimo atto torinese: «Chiederò un risarcimento danni. Tutelerò i dipendenti in ogni sede». Risarcimento danni «Ciò che mi preme è che la data della valuta risulti il 27, così che nessun conto vada in rosso per quanto accaduto. Lunedì dovremmo recuperare i nomi di molte altre banche: chi lavora alla Città della Salute può essere cliente ovunque. Detto questo, trovo strano, assurdo, inverosimile che il sistema informatico non preveda una sorta di allarme se i dati non vengono inviati» commenta il direttore genera l e, a n c h e l u i senza stipendio alla vigilia del 2014. La tecnologia come «'a livella»: quando sbaglia non sa fare distinzioni. Non guarda in SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 67 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il caso La grande azienda sanitaria 29/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 42 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 68 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato faccia nessuno nemmeno a Natale. Foto: La città della Salute con le sue strutture è il cuore della Sanità cittadina il punto di riferimento per i cittadini 30/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) EUGENIA TOGNOTTI Aben vedere, c'è un legame, e assai stretto, tra il caso Stamina e la scomposta reazione di gruppi di animalisti e affini contro una giovane donna malata, Caterina, che per aver difeso la sperimentazione animale è stata fatta oggetto di una sequela rivoltante di insulti. Le componenti sono diverse. Si può cominciare con la sfiducia, se non la vera e propria avversione, nei confronti della scienza e degli scienziati. PAGINA Sfiducia da cui deriva la crisi dei rapporti tra scienza e società, cosicché lo sviluppo scientifico e le applicazioni tecnologiche sono percepiti come apportatori di rischi sia per l'ambiente naturale che per la salute umana. Per continuare con l'ignoranza scientifica e il vuoto di un'educazione di base da cui derivano il diffondersi e il persistere di ideologie, credenze e falsi miti, cosa che ostacola l'accesso alla conoscenza, favorendo l'assunzione di decisioni politiche dannose per il progresso (Di Bella, Ogm, e, appunto, Stamina). Insomma, dopo il «caso Vannoni», tocca alla rovente polemica di questi giorni sull'uso degli animali da esperimento raccontare la crisi di sfiducia nella scienza. Sulla sperimentazione animale, una questione cruciale, da cui dipende la capacità di progredire nella spiegazione dei meccanismi che provocano le malattie, e, quindi, tanta parte della sofferenza umana, si vorrebbe discutere con serenità e distesamente, senza scontrarsi con un'avversione pregiudiziale agli argomenti contrari. Cominciando, ad esempio, col ricordare che gli esperimenti sugli animali hanno svolto un ruolo fondamentale in una parte grande delle scoperte mediche dell'ultimo secolo, i vaccini, gli antibiotici, gli anestetici usati in tutte le forme di chirurgia. Aggiungendo, ancora, che gran parte dei progressi nel campo delle infezioni, dell'eziologia, della patogenesi e terapia del cancro, dell'immunologia e dell'immunopatologia, della chirurgia, in modo particolare della cardiochirurgia, si devono a sperimentazioni su animali. E proseguendo col raccontare una storia che ha quasi cento anni e che rappresenta uno degli esempi più spettacolari del contributo della ricerca sugli animali per il progresso medico. Si tratta della scoperta dell'ormone insulina che ha fatto sì che molti milioni di persone affetti da diabete abbiano avuto salva la vita come del resto molti cani diabetici. Gli autori di quella straordinaria scoperta - Frederick Banting e John J. Mcleod (poi insigniti del premio Nobel) - non avrebbero mai potuto condurre i loro esperimenti in un piccolo laboratorio dell'Ontario se non avessero potuto accedere agli animali di ricerca, i cani, sottoposti alla legatura chirurgica del dotto pancreatico, che portarono ad isolare la sostanza misteriosa che avrebbe controllato il diabete -. Altri tempi, certo. Ai nostri giorni, accusano coloro che si oppongono all'uso di animali da esperimento, è possibile il ricorso a metodi alternativi (es. uso di colture in vitro ecc.), cosa che farebbe pensare che, disponendone, crudeli ricercatori, colpevolmente indifferenti alla sofferenza degli animali, non ne facciano uso, come invece avviene regolarmente negli istituti di ricerca. Il fatto è che, al momento, è impossibile riprodurre malattie generiche ricostruendo un organo in vitro o riprodurre la crescita e la disseminazione metastatica dei tumori. I ricercatori sanno fin troppo bene che la corrispondenza tra animali da esperimento e uomo non è sempre perfetta. Tuttavia, quando si ritiene plausibile l'efficacia di un nuovo farmaco per una data malattia, si procede a esperimenti pre-clinici, su animali da esperimento, per testarne la tossicità ed eventualmente l'efficacia. Solo in seguito si procede alle sperimentazioni cliniche. E' proprio l'uso degli animali che, fornendo le prime informazioni, consente di procedere alle prove sull'uomo in accettabile sicurezza. Dovrebbero forse, quegli scienziati e quei ricercatori, testare i nuovi farmaci direttamente sugli esseri umani, uomini, donne e bambini? SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 69 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Questo Paese preferisce i miti alla scienza 30/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:309253, tiratura:418328) Sotto stress per gli attacchi "Ma io non smetto di lottare" Nuovo intervento di Caterina dopo l'allarme sulle sue condizioni di salute: "Sto male per una polmonite, passerò il Capodanno da sola in ospedale" IL CALVARIO Dodici settimane di ricovero terapia endovena, un'embolia e una paresi al diaframma PAOLO COONNELLO INVIATO A PADOVA Domani sera la cosa che le mancherà di più saranno Olivier ed Ermes, i suoi due levrieri che rimarranno a casa a guaire per i botti e per la sua assenza. Caterina Simonsen, 25 anni portati con un sorriso che trapassa la maschera dell'ossigeno e scuote gli aghi della flebo di antibiotico, qui al decimo piano dell'ospedale di Padova, reparto di pneumologia, sa benissimo che sarà un Capodanno di solitudine. «Ha bisogno di tranquillità, questo stress mediatico non può che rendere più lungo il decorso della patologia, anche se, sebbene in un contesto complesso, sta un po' meglio», spiega il primario del reparto, Andrea Vianello. Troppo debole per ricevere visite, per affrontare attacchi o interviste. Ma non così tanto per smettere di lottare. E di parlare. O meglio, di scrivere: «Oggi va così. Le giornate in ospedale sono sempre lunghe... Ancora molto stanca, KO. Grazie a chi mi sta difendendo. Anche se più che difese io preferisco le persone razionali che discutono, che si informano e si confrontano contro chi ha pareri opposti, razionalmente. Poi ben vengano le persone che sostengono quello che sostengo io, ancor di più in questo momento, dove non riesco ad essere molto presente. Mai offendere, mai augurare brutte cose, riflettere prima di scrivere, verificare l'attendibilità delle fonti... Volevo sottolineare che io in primis mi auguro al più presto che ci siano modelli che sostituiscano in toto la sperimentazione animale, che però oggi sono solo prototipi... E sicuramente 25 anni fa non esistevano neanche. Senza voler creare ulteriore polemica, vi invito tutti alla ragione e a non prendere posizione che possa essere pro, così come contro la sperimentazione animale per partito preso, senza esservi informati prima...». Sulla sua pagina Facebook, Caterina posta in mattinata anche un filmato realizzato con il cellulare mentre, scossa da una macchina per il drenaggio, smentisce le notizie ultra drammatiche diffuse in qualche Tg: «Ragazzi, sto solo male per una polmonite, riesco benissimo a parlare, sto semplicemente male per la mia malattia, non so più cosa s'inventano...». Su Youtube spiega con pacatezza la sua posizione sui test sugli animali e il suo amore per queste creature, tanto da aver deciso di laurearsi in veterinaria: «Il mio obiettivo è laurearmi per salvare questi animali ma vi devo anche dire che oggi la sperimentazione su di loro in Italia è necessaria e obbligata». Verso sera riceve la sua migliore amica, Giulia, insegnante di nuoto e anche lei vittima di una malattia polmonare: «Ci siamo conosciute su un gruppo Facebook di malati e siamo diventate come sorelle. Una descrizione di Caterina? Un'ottimista, sempre positiva e rassicurante. Anche se è praticamente priva di anticorpi e a volte avvicinarla può essere un problema». Quest'estate sono andate in vacanza insieme, in Umbria, «ciascuna con il proprio respiratore». Sorride: «Alla fine una si adatta, si può godere una vacanza anche così. Amiamo la natura e se non si può correre... beh, basta sedersi ed osservare». È incredibile come, dove più si soffre, più si scopre la capacità di essere leggeri. E dunque di volare anche sui 30 auguri di morte e le 500 offese totalizzate in 48 ore, dopo aver pubblicato una sua foto con mascherina per l'ossigeno in cui ringraziava i medici e i ricercatori farmaceutici che, anche attraverso la sperimentazione animale, hanno trovato farmaci con cui aiutarla a sopravvivere. Anzi, no: a vivere. Perché c'è più vita in persone come Caterina, costrette a rimanere attaccate ad una flebo, che in quelli che lei stessa definisce i «nazi animalisti». Ma la vita di Caterina non è stata sempre così. Lei che era destinata al sole del Brasile, dov'è nata, e che a nove anni ha scoperto di avere una serie di malattie autoimmuni, quest'anno ha sofferto più che mai: 12 settimane di ricovero, 20 settimane di terapia endovena, un'embolia, una paresi del diaframma. «Mi sa che per un po' dovrà fare a meno dei würstel per cui andava pazza, purtroppo la sua è una malattia degenerativa», sospira Francesco, un altro amico venuta a trovarla. «Ormai, ogni volta che finisce un ricovero è un brindisi». Caterina vorrebbe uscire in fretta dall'ospedale anche se, dice, «adesso è tutto più difficile». Lo snowboard e lo sci d'acqua, che praticava con SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 70 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MEDICINA LA BATTAGLIA SULLE CAVIE 30/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 8 (diffusione:309253, tiratura:418328) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 71 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato passione, sono dolci rimpianti di chi, adesso, lotta per non morire. Il respiratore è la colonna sonora dei suoi sogni, la flebo, per ora, la sua principale alimentazione. I fuochi d'artificio «Cate» li vedrà dall'ultimo piano dell'ospedale, a un tiro di schioppo dalla basilica di Sant'Antonio. Ma la musica nel cuore suona un'aria di vittoria. Così, mentre la polizia postale ha avviato un'indagine sugli insulti e le minacce ricevute da Caterina, l'associazione animalista Aida ieri ha annunciato che denuncerà chi le ha augurato la morte, mentre l'Agenzia del Farmaco ha accolto la sua richiesta di discutere con tutta la filiera farmaceutica italiana la possibilità di mettere sulle confezioni dei farmaci la dicitura: «Questo medicinale è stato testato sugli animali secondo le nome vigenti». Per una scelta consapevole e per stanare gli ipocriti. Il post di ieri L'invito alla ragione Mai offendere, mai augurare brutte cose, riflettere prima di scrivere, verificare l'attendibilità delle fonti (...) Senza voler creare ulteriore polemica, vi invito tutti alla ragione e a non prendere posizione, che possa essere pro così come contro la sperimentazione animale (usiamo i termini giusti, fa parte dell'informazione, la vivisezione, termine che piace tanto, è illegale) per partito preso senza esservi informati prima Il tempo in ospedale Oggi va così così Le giornate in ospedale sono sempre lunghe Ancora molto stanca e ko Il confronto Io preferisco le persone razionali che discutono, che si informano e si confrontano Ha detto Il medico I test sugli animali sono stati indispensabili per salvarle la vita perché si tratta di malattie rare Andrea Vianello, direttore Fisiopatologia Foto: Lo «smile» fatto con i farmaci da Caterina Foto: La combattente debilitata Per il primario di Pneumologia dell'ospedale di Padova, Caterina «ha bisogno di tranquillità, questo stress mediatico non può che rendere più lungo il decorso della patologia, anche se, sebbene in un contesto complesso, sta un po' meglio» 30/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:309253, tiratura:418328) «Tragedie come il Talidomide evitate dai test sugli animali» «Dopo la Talidomide molte altre tragedie sono state evitate grazie ai rigorosi test di sicurezza che, quando strettamente controllate, coinvolgono alcune specie animali». Si rifà direttamente alla più grande tragedia prodotta da un farmaco, l'Aifa, l'agenzia italia del farmaco, per sostenere la campagna di Caterina Simonsen, la studentessa di Veterinaria diventata bersaglio degli animalisti. Venduto come sedativo e farmaco antinausea, soprattutto per le donne incinta, negli anni '50 e '60, il Talidomide è stato ritirato nel 1961 perché le donne davano alla luce bambini con problemi di amelia (assenza degli arti) o focomelia (riduzione delle ossa degli arti). Prima della messa in commercio, il Talidomide era stato testato sugli animali, ma in modo sbrigativo. Solo nel 1962, testando il farmaco su animali in gravidanza, si è scoperta la correlazione. Da allora i farmaci devono essere testati anche su animali in gravidanza. L'Aifa ha accolto la sua proposta di discutere con le case farmaceutiche la possibilità di apporre la dicitura: «Questo medicinale è stato testato sugli animali secondo le norme vigenti». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 72 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Agenzia del farmaco 30/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:309253, tiratura:418328) Stamina ritratta «Ministro incolpevole Lei è una vittima» Il giorno dopo la minaccia di querela da parte del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il vicepresidente di Stamina Fundation Marino Andolina aggiusta il tiro. Non ce l'aveva con il ministro quando ha parlato di «organizzazione criminale», ma ribadisce che un gruppo criminale c'è ed è quello di cui sarebbe «vittima» lo stesso ministro e che le suggerirebbe tesi sbagliate. Il gruppo, secondo il pediatra immunologo starebbe da tempo impedendo di far adottare il metodo Stamina in Italia «producendo falsi» e non facendo applicare agli Spedali di Brescia leggi valide in tutta Italia. Foto: Marino Andolina SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 73 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA POLEMICA 30/12/2013 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 38 (diffusione:309253, tiratura:418328) Prova bancomat per la riforma del Csi Il giallo stipendi getta ombre sulla privatizzazione CITTÀ DELLA SALUTE Il direttore del Consorzio: oggi l'accredito con valuta al 27 dicembre AUT AUT DELL'ASSESSORE Ghiglia: o passa la legge o la Regione non rinnova la convenzione MAURIZIO TROPEANO Per il Csi è il giorno della verità. Questa mattina i diecimila dipendenti della Città della Salute, dai portantini ai primari più illustri, scopriranno se la garanzia del direttore generale del Consorzio del sistema informativo, Ferruccio Ferranti stipendi accreditati oggi con valuta al 27 - è diventata realtà oppure se dovranno ancora aspettare di poter spendere il loro stipendio di dicembre. Ma è il giorno della verità anche per la legge di riforma del Csi che verrebbe sdoppiato con un ramo di attività privatizzato. L'assessore alle Partecipate, Agostino Ghiglia, ha di fatto legato il rinnovo della convenzione - con l'assegnazione al consorzio della guida dell'informatizzazione in campo sanitario che vale oggi 60 milioni e che potrebbe raddoppiare in pochi anni all'approvazione della legge. Sel, Cinque Stelle, Federazione della sinistra e anche un pezzo del Pd (i consiglieri Gariglio e Pentenero) annunciano battaglia contro lo smantellamento del Csi. Un dibattito che si annuncia serrato e che potrebbe essere condizionato dalle tesi complottiste chi legano l'incidente alla discussione sulla riforma. Zero prove, certo ma l'indagine interna voluta dall'assessore Ghiglia servirà anche a fugare questi dubbi. Monica Cerutti (Sel) la vede diversamente: «Ma siamo sicuri che tutta la colpa sia dei dipendenti Csi?». Indagine e primi richiami Il direttore Ferranti, ieri pomeriggio, oltre alle scuse «non formali, capisco il disagio» - ha rinnovato la garanzia che i soldi oggi saranno disponibili. Certo qualche domanda se l'è posta anche lui ma spiega subito che non ci sono prove di collegamenti con la discussione sulla legge di riforma. In ogni caso il responsabile dell'unità operativa è già stato richiamato; l'indagine interna durerà pochi giorni. La riforma Nei mesi scorsi l'assemblea del Csi ha approvato il nuovo statuto che prevede la possibilità di adesione al Consorzio anche di enti e società pubbliche non piemontesi, estendendo così il possibile perimetro operativo a livello nazionale. La seconda delibera dà il via libera al percorso di privatizzazione parziale del Consorzio. Il bilancio 2013 prevede ricavi per 121 milioni che con l'assegnazione della gestione dell'informatica sanitaria dovrebbero diventare 185 circa per il 2014. È questo il budget del ramo d'azienda che dovrebbe essere esternalizzato. Battaglia in Commissione L'assessore Ghiglia sottolinea con forza come «la giunta abbia impostato un piano di esternalizzazione che garantisce per la durata del contratto d'affitto del ramo d'attività 5/7 anni, rinnovabili, il numero di posti di lavoro (800/850 persone) alla data della cessione. Caso unico in Italia». E aggiunge: «L'altra società resterà completamente pubblica e avrà circa 300 dipendenti. A fronte di una progressiva riduzione dei finanziamenti pubblici non c'è altra strada che esternalizzare». Da qui la decisione di porre un aut aut anche se «Siamo pronti al confronto costruttivo e possiamo discutere fino all'approvazione del bilancio». Cerutti (Sel), con Bono (M5S), Artesio (Fds) e l'ex grillino Biolè, non ci sta: «Il Csi ha bisogno di una riforma, nessuno lo nega, ma si può fare senza smantellare il Csi e senza regalare ai privati la gestione informatica della sanità regionale». Il consorzio al bivio La riforma del Csi che prevede la divisione in due rami d'attività e la privatizzazione della gestione dei servizi 10.000 i dipendenti Dai centralinisti ai medici della città della Salute oggi dovrebbero ricevere l'accredito dello stipendio 185 milioni È il budget su cui potrà contare il ramo d'azienda del Csi che sarà esternalizzato Sulla «Stampa» Per un errore del Csi i dipendenti della Città della Salute il 27 dicembre non hanno ricevuto lo stipendio. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 74 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Retroscena 28/12/2013 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) I documenti al ministero, Vannoni: valutazioni insufficienti Claudia Guasco M I L A N O Non c'è alcuna prova documentata che il metodo Stamina funzioni. È quanto si evince dalle 36 cartelle cliniche elaborate dagli "Spedali Riuniti" di Brescia in un test specifico su malati sottoposti alla cura Stamina e consegnate agli esperti del comitato istituito dal ministero della Salute. Davide Vannoni, il cognitivista con il pallino delle neuroscienze presidente di Stamina Foundation, non si scompone: «È ovvio che le cartelle dei pazienti di Brescia non contengano prove di miglioramenti, i medici si sono fermati alla valutazione dell'innocuità della terapia». Guasco a pag. 13 M I L A N O Nessun miglioramento. E se anche in una manciata di casi viene segnalato un regresso della malattia, si tratta comunque di sensazioni del paziente o dei suoi familiari. Insomma, al momento non c'è alcuna prova documentata che il metodo Stamina funzioni. E' quanto si evince dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche elaborate dagli Spedali Riuniti di Brescia e consegnate agli esperti del primo Comitato istituito dal ministero della Salute. Davide Vannoni, il cognitivista con il pallino delle neuroscienze presidente di Stamina Foundation, non si scompone: «E' ovvio che le cartelle non contengano prove di miglioramenti. L'ospedale di Brescia, infatti, si è fermato alla constatazione dell'innocuità della terapia». IL RAPPORTO Le schede riguardano 21 bambini e 15 adulti affetti da malattie che coinvolgono il sistema nervoso centrale e sottoposti alla cura Stamina. Per la maggior parte di loro si rileva la «stazionarietà» delle condizioni, benché a volte si registri la «sinteticità delle informazioni»: spesso sono talmente lacunose da non permettere una valutazione. La sostanza in ogni caso è: non si segnalano effetti indesiderati legati alla procedura, ma allo stesso tempo non c'è alcun progresso concreto del paziente. I supposti benefici non vengono certificati da esami clinici, bensì «da videoregistrazioni eseguite dai genitori». Oppure è lo stesso malato a riferire un «lieve miglioramento dell'autonomia di movimento» e «miglior trofismo muscolare». Nel caso di un bimbo con leucodistrofia metacromatica sottoposto a cinque infusioni, invece, «dalle tre visite neurologiche non risultano evidenti segni di miglioramento obiettivo», mentre per un adulto con sclerosi multipla «si segnala peggioramento del quadro clinico». Quanto alla vicenda del paziente morto dopo due settimane dall'unico trattamento, la cartella riporta: «Non si hanno notizie di eventi avversi dopo l'infusione». Alla commissione del ministro Beatrice Lorenzin verrà consegnato anche un rapporto riservato redatto dall'ospedale di Brescia nel quale si segnala il rischio secondo il quale, permettendo «di utilizzare le cellule di un donatore anche per pazienti diversi, si verrebbe a creare una sorta "banca delle cellule", la cui gestione di fatto farebbe capo a Stamina e ai medici che con questa collaborano». LA BATTAGLIA Primo fra tutti Mariano Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation e medico prescrittore del trattamento, che «per rappresaglia» nei confronti degli Spedali Riuniti firmò «cento prescrizioni» di infusioni di staminali annunciandole in una mail datata 27 aprile 2013 e indirizzata a due medici della struttura sanitaria dall'eloquente titolo: «Vendetta». E mentre l'inchiesta della Procura di Torino su Vannoni e il suo entourage si avvia alla conclusione, oggi la parola passa alle famiglie, che promettono di portare le prove sull'efficacia del trattamento funziona. «E' ciò che chiediamo al ministero da mesi: andare dai pazienti e verificare le analisi, i dati e le prove raccolte dai medici che possono dimostrare con i fatti i miglioramenti», afferma Vannoni. E rassicura chi ha fiducia il lui: «Non andrò all'estero, rimango in Italia». Claudia GuascoMETODICA PUBBLICAZIONI DOMANDE DI BREVETTO COLLABORAZIONE STAMINASPEDALI CIVILI NORME FABBRICAZIONE CERTIFICAZIONI REAGENTI Documenti di cer tificazione lacunosi e firmati dal Prof. Davide Vannoni , non qualificato a rilasciarle ARRUOLAMENTO PAZIENTI Non è fornito alcun dettaglio procedurale sulla preparazione delle cellule Procedure affidate a personale Stamina perché coper te da brevetto . In realtà non si conosce l'esito delle domande di brevetto presentate sia negli Usa che in Europa Il Laboratorio dell'Azienda Spedali Civili non aveva la richiesta pregressa esperienza di SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 75 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Stamina, nei 36 pazienti in cura nessuna prova di miglioramenti 28/12/2013 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 76 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato preparazione di medicinali per terapia cellulare somatica Non è stato possibile chiarire come il paziente veniva proposto per la terapia e quali erano i criteri di inclusione e di esclusione Non esiste una reale bibliografia di appoggio al metodo Stamina Nata da contatti fra il Dr. Fulvio Por ta , coordinatore del progetto, con il Dr. Luca Merlino , Dirigente della Regione Lombardia (stesso nome, cognome e data di nascita di uno dei pazienti in trattamento) Le irregolarità rilevate Indagine Ministero della Salute presso gli Spedali Civili di Brescia Foto: LA PROTESTA Un momento della manifestazione dell'11 ottobre Roma contro lo stop del Ministero alla sperimentazione Stamina VANNONI: VALUTAZIONI INSUFFICIENTI LE FAMIGLIE: PRONTI A MOSTRARE LE PROVE INCHIESTA DI TORINO VERSO LA CONCLUSIONE 28/12/2013 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) Non esiste un elisir uguale per tutti ora si fermi il mercato delle illusioni Silvio Garattini Le conclusioni degli "Spedali" di Brescia su 36 pazienti trattati con il cosiddetto metodo Stamina possono aiutare a mettere la parola fine a una situazione che sta coprendo di ridicolo l'Italia davanti alla comunità scientifica. Continua a pag. 18 segue dalla prima pagina Lo affermo con dolore ben sapendo come, dietro un illusorio trattamento medico e una vicenda che va avanti da più di tre anni, ci siano dolorose storie di sofferenza, ammalati e loro familiari in preda alla disperazione. Sarebbe una vicenda grottesca se non riguardasse, e lo ripeto con profondo rispetto nei loro confronti, il dramma di pazienti affetti da gravi patologie. Ma proprio per loro, che considero le vere vittime, va fatta definitiva chiarezza. Nella vicenda di Vannoni esistono tante analogie con quanto accadde per il famoso metodo Di Bella. Le sue accuse e difese sono proprio le stesse utilizzate allora. E, ora come allora, si contravviene a una certezza fondamentale, acquisita ormai da tutta la comunità scientifica internazionale: non esiste una terapia valida per tutti i pazienti che sono affetti da malattie diverse. Ogni grave malattia va affrontata e curata in maniera individualmente diversa, in base alle caratteristiche proprie del singolo paziente. Per spiegarlo con un esempio, non tutte le donne affette da cancro alla mammella possono ricevere lo stesso tipo di cure. Sia Di Bella sia Vannoni, invece, hanno promesso un unico elisir valido e uguale per tutti. Purtroppo, a volte si va avanti solo seguendo la spinta dell'emozione. Ci cascano anche i giudici, che impongono terapie prive di fondamento scientifico. Solo da noi un professore di lettere può spacciarsi per medico, sottoponendo ai suoi trattamenti dei pazienti che gli si rivolgono perché disperati. Se ci fosse stato fondamento, se si sapesse qualcosa del prodotto terapeutico, gli Stati Uniti non avrebbero certo negato il brevetto a Vannoni. E nessuna casa farmaceutica si sarebbe lasciata scappare la possibilità di acquistare il metodo. Invece, non solo tutte le riviste scientifiche internazionali, prima tra tutte Nature, ma anche scienziati premi Nobel hanno smontato il metodo Vannoni. E il trattamento viene praticato solo in Italia. Nel caso Di Bella la sperimentazione bocciò il trattamento. Per Stamina si è arrivati a una valutazione da parte di una commissione che ha ritenuto non vi fossero neppure le condizioni minime per realizzare una sperimentazione. Una situazione inverosimile, contro tutte le regole che, per trattamenti e farmaci, ci sono, ma che in questo caso ci ostiniamo a violare. Dimostra la confusione, in materia scientifica, di uno Stato che si lascia influenzare dall'emotività. Dovremmo guardare di più agli Stati Uniti, dove esiste addirittura un glossario sulle terapie fasulle. Tra i punti comuni individuati in quel glossario, ci sono i proclami sulla possibilità di cure uguali per tutti e non individuali, un numero iniziale di casi che hanno risposto positivamente, le accuse degli interessati alle case farmaceutiche e alla comunità scientifica di difendere propri interessi. Argomenti che, come si vede, sono proprio quelli utilizzati prima da Di Bella e poi da Vannoni. E allora, per evitare il mercato delle illusioni, per impedire sofferenze psicologiche ulteriori a chi già soffre, sarebbe necessario vietare dei trattamenti terapeutici prima che su di essi si esprimano sperimentazioni certe e oggettive. In altre parole, si devono far rispettare le regole che già ci sono. Spero davvero che si vada in questa direzione. Spero che i risultati di Brescia diano finalmente una spinta a mettere fine ad un paradosso tutto italiano. Del resto, l'Istituto superiore della Sanità e l'Agenzia italiana per i farmaci hanno già avanzato dubbi sulla presenza di cellule staminali nel trattamento Vannoni. Anche i Nas hanno confermato quelle conclusioni. E allora, diciamolo con chiarezza: le malattie di cui parliamo non possono trovare nel metodo Stamina una soluzione. E, infatti, il metodo Vannoni non assicura alcun miracolo. Mettiamo quindi, dopo Brescia, finalmente la parola fine a tutto l'assurdo vissuto negli ultimi anni. Nel rispetto, soprattutto, di chi soffre e non può essere illuso da nessuno. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 77 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il commento 30/12/2013 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 10 (diffusione:210842, tiratura:295190) «Grata a chi mi difende dall'attacco animalista» Il medico di Caterina «Si è salvata grazie alla sperimentazione» L'AGENZIA DEL FARMACO: SULLE SCATOLE DEI MEDICINALI LA SCRITTA «TESTATO SUGLI ANIMALI» Carla Massi R O M A Caterina, la ragazza di 25 anni colpita da 4 malattie rare che ha detto pubblicamente di essere viva grazie alla ricerca sugli animali, è rasserenata dal conforto che continua ad arrivare su Facebook. Poche parole di solidarietà dopo la pioggia di insulti da parte di chi sostiene la lotta per l'abolizione delle sperimentazione scientifica con le cavie. IL VIDEO E' ricoverata all'ospedale di Padova e su Facebook scrive di essere stanca. E, sicuramente, anche frastornata dal rumore che hanno generato le sue parole in rete. Caterina, studentessa in Veterinaria a Bologna, scrive: «Grazie a chi mi difende. Anche se più che difese preferisco le persone razionali che discutono, che si informano e si confrontano contro chi ha pareri opposti razionalmente, poi ben vengano le persone che sostengono quello che sostengo io, ancora di più in questo momento dove non riesco ad essere molto presente». La polmonite ha complicato il suo già complicato quadro clinico. E' debole, fa fatica a parlare. Ma, per rassicurare gli amici e dimostrare che la tempesta mediatica che l'ha travolta non l'ha fiaccata troppo, ha postato un video. LE MINACCE Una tempesta di attacchi, accuse, insulti. Ai quali la ragazza risponde con rinnovato rigore (scientifico): «Io in primis mi auguro al più presto che ci siano modelli che sostituiscano in toto la sperimentazione animale, che però oggi sono solo prototipi. E sicuramente 25 anni fa non esistevano neanche. Vi invito tutti alla ragione e a non prendere posizione». Il riconoscimento del risultato della ricerca, fatta su cavie, che le ha permesso di non morire 9 anni fa ma anche il sostegno ad una politica che abbia come obiettivo la cancellazione della sperimentazione su animali. Tra insulti e minacce di morte (l'associazione animalista Aidaa ha annunciato che denuncerà chi ha augurato la fine a Caterina) la ragazza si rivolge a chi lavora sulla registrazione e il controllo dei medicinali, l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco. Proprio l'Agenzia, ieri, ha fatto sapere che accoglie la richiesta di Caterina Simonsen di discutere con tutta la filiera farmaceutica la possibilità di mettere sulle confezioni una scritta: «Questo medicinale è stato testato sugli animali». LA TALIDOMIDE «Dopo la Talidomide, il medicinale usato negli anni '60 che provocò la nascita di bambini con gravi malformazioni spiegano all'Aifa - molte altre tragedie sono state evitate grazie ai test di sicurezza che, quando strettamente necessario, coinvolgono alcune specie animali». Nel caso di Caterina i test sugli animali sono stati vitali, come lei più volte ha scritto sul suo profilo Facebook. «Proprio perché si tratta di malattie rare - a parlare è Andrea Vianello, direttore del reparto di Fisiopatologia respiratorie dell'ospedale di Padova - ci vuole la sperimentazione». E poi si sofferma sullo stato di salute di oggi della ragazza. Spiegando che non si tratta solo di un'affezione polmonare «ma dell'incidenza di tre o quattro altre patologie che ne complicano il decorso». E poi rassicura: «Caterina sta un po' meglio». Carla Massi La legge in vigore ANSA Test dolorosi solo sotto anestesia Divieto di utilizzo di animali randagi di specie domestiche Utilizzo solo di animali appositamente allevati Riutilizzo di un animale solo a determinate condizioni Utilizzo di specie a rischio solo eccezionalmente Utilizzo di primati non umani come cavie solo a cer te condizioni Ispezioni regolari (anche direttamente dalla Commissione) Proibito imporre inutili sofferenze alle cavie Soppressione delle cavie provocando il minimo dolore possibile Cosa prevede la direttiva Ue riguardo ai test su animali Utilizzo di procedure alternative e riduzione al minimo dell'uso di cavie Foto: LA MASCHERA Caterina costretta sempre ad un aiuto per respirare SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 78 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL CASO 30/12/2013 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 10 (diffusione:210842, tiratura:295190) Dai topi ai macachi i successi in laboratorio LA PROTESTA DEGLI SCIENZIATI: «LA NUOVA LEGGE MOLTO RESTRITTIVA BLOCCHERÀ LA LIBERTÀ DI RICERCA» C.Ma. R O M A Gli animalisti, da luglio, ancora esultano. Gli scienziati continuano a firmare appelli perché venga fermata la nuova direttiva sulla sperimentazione animale approvata, dopo il dibattito su diversi emendamenti, da Camera e Senato. E' stata approvata la delega al governo per il recepimento di direttive della Ue. Gli scienziati sperano in un ripensamento, puntano ad evitare una norma che, a loro avviso, «renderà praticamente impossibile fare ricerca biomedica in Italia». La sperimentazione animale oggi è regolamentata da una direttiva Ue del 2010. Ora l'aggiornamento. Ma, invece di recepire il testo europeo così come era stato approvato, si è arrivati ad una legge che, secondo i camici bianchi, «vieta di fare ricerche indispensabili per contribuire alla crescita delle conoscenze scientifiche e trovare nuove cure e prevenzioni per malattie gravi». La comunità scientifica, dunque, protesta e chiede che venga applicata la normativa europea così come è, già sufficientemente severa. Senza appesantimenti restrittivi. PESCI E RANE Il 98% degli animali utilizzati nei laboratori sono roditori, insetti, pesci e rane. Esiste, infatti, il divieto per i randagi domestici come cani e gatti. Quelle foto che mostrano proprio cani e gatti sotto chirurgia, scrivono in una lettera-appello Elisabetta Dejana dell'Ifom e università di Milano e Gilberto Corbellini della Sapienza di Roma, risalgono ai primi del Novecento. Il nuovo testo vieta l'utilizzo di animali per gli xenotrapianti (trapianto di organi o cellule da una specie ad un'altra) e per le ricerche su sostanze d'abuso negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche. Eccezione per le facoltà di veterinaria e «l'alta formazione dei medici e dei veterinari» è scritto. Il sito Salvalasperimentazioneanimale apre con un manifesto in difesa della libertà di ricerca scientifica in Italia. I vari professori firmatari ricordano che limitare le ricerche con le cavie sulla droga «rende difficile lo sviluppo di farmacie e terapie adeguate incluse quelle rivolte alla sindrome di astinenza neonatale che colpisce i nati da madri tossicodipendenti per il cui trattamento la ricerca sta ottenendo ottimi risultati proprio grazie ai modelli animali». L'abolizione degli xenotrapianti potrebbe interferire e rallentare, secondo i ricercatori, lo sviluppo dei trattamenti antitu-morali personalizzati. ANTI-AIDS A settembre l'ultimo risultato di una ricerca importante con animali. E' stato messo a punto un vaccino contro il virus da immunodeficienza nei macachi. Uno studio pubblicato su "Nature" firmato da diversi gruppi di ricercatori statunitensi delle università di Beaverton, Maryland e Seattle: la vaccinazione contro il virus Siv, l'equivalente dell'Hiv per le scimmie, è in grado di controllare l'infezione anche dopo la sua diffusione nell'organismo dell'ospite, riportando la carica virale entro valori non rilevabili neppure con i metodi più raffinati. C.Ma. Foto: Cane dell'Est sequestrato SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 79 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL FOCUS 28/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:192677, tiratura:292798) «Curata grazie alla vivisezione» Insultata dagli animalisti Un fiume di veleno viaggia sulla rete all'indirizzo di Caterina Simonsen, la studentessa 25enne di veterinaria di Padova affetta da una rarissima malattia genetica, che è stata attaccata con insulti e auguri di morte dagli estremisti animalisti, dopo il post di Facebook a favore dei test medici sugli animali. Senza i quali, spiega la ragazza, iscritta alla facoltà di Veterinaria a Bologna, lei sarebbe morta all'età di 9 anni. La risposta che le è giunta dagli animalisti è stata feroce e spietata: «Per me puoi morire pure domani, Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per te». «Magari fosse morta a 9 anni, un essere vivente di m... in meno e più animali su questo pianeta». In tutto 30 auguri di morte e oltre 500 offese di vario tipo, che Caterina ha raccolto e messo insieme, con tanto di firme, e consegnato con una denuncia alla Polizia Postale. La giovane, affetta da 4 malattie rare (immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di alfa-1 antitripsina, neuropatia dei nervi frenici), abbinate ad un prolattinoma, un tumore ipofisario, e a reflusso gastroefofageo, asma allergica e tiroidite autoimmune, aveva scritto su facebook: «Io, Caterina S. Ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro». Da lì gli insulti. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 80 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MALATA SU FACEBOOK 28/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:192677, tiratura:292798) «Stamina inutile». Ma i pazienti non ci credono Le schede top secret: «Zero miglioramenti». La replica: «Li proveremo» Patricia Tagliaferri Roma Cominciano a trapelare notizie sulla reale efficacia del metodo Stamina. E non sono incoraggianti: non c'è alcuna prova documentata che il trattamento porti a miglioramenti nei pazienti sottoposti alle infusioni. Questo, almeno, è quanto risulta dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche (21 sono di bambini) consegnate dagli Spedali Riuniti di Brescia al Comitato istituito dal ministero della Salute per valutare il discusso metodo a base di cellule staminali proprio nel giorno in cui il presidente della Stamina Foundation, Davide Vannoni, annuncia in un'intervista di essere pronto a riprendere la sperimentazione all'estero. Dal materiale, finora top secret , emerge che i casi in cui sarebbe stato registrato qualche miglioramento sono quelli frutto dell'autovalutazione del paziente o della famiglia e non certificati da analisi cliniche. Insomma, bilanci del tutto soggettivi. Per il resto, le cartelle, aggiornate al 25 novembre e a volte estremamente sintetiche, riportano nella maggior parte dei casi notizie di situazioni stazionarie o, talvolta, di peggioramenti. Anche se nelle schede non c'è traccia di effetti collaterali, gli unici miglioramenti segnalati sono quelli documentati dai genitori dei piccoli malati o dai pazienti stessi. Una coppia, in particolare, ha videoregistrato i progressi fatti dalla figlia a livello motorio un mese dopo la fine del trattamento. Le ultime notizie sul metodo Stamina non scoraggiano, però, i genitori dei bambini che aspettano di essere sottoposti alle infusioni. «Dimostreremo i miglioramenti con i certificati dei vari specialisti», dicono annunciando per oggi una conferenza stampa. Perché per loro questa terapia è l'unica possibilità di salvezza e non dubitano della sua efficacia. La pubblicazione delle cartelle cliniche sembra non turbare neppure Vannoni: «Gli Spedali Civili dice - si sono limitati a raccogliere la mancanza di effetti collaterali, essendo terapie compassionevoli e non una sperimentazione». Le prove dei miglioramenti, invece, ci sono. E oggi pazienti e familiari le renderanno pubbliche: «Genitori e malati - spiega Vannoni - faranno ciò che chiediamo al ministero da mesi: andare dai pazienti e verificare le analisi, i dati e le prove raccolte dai medici e dalle strutture che li seguono e possono dimostrare con i fatti i miglioramenti». Mentre anche gli Spedali Civili di Brescia mettono in guardia su una vicenda che «si sta evolvendo al di fuori di ogni regola precludendo ogni possibilità di controllo da parte delle autorità sanitarie», l'inchiesta sulla Stamina Foundation della Procura di Torino è alle battute finali. Prima della fine dell'anno potrebbe arrivare sul tavolo del pm Raffaele Guariniello la perizia commissionata a un gruppo di medici farmacologici e subito dopo il magistrato potrebbe inviare gli avvisi di chiusura indagine alle persone coinvolte, Vannoni e alcuni medici, accusati di associazione a delinquere, truffa e somministrazione di farmaci pericolosi. Foto: NEL MIRINO Davide Vannoni, 43 anni, presidente della fondazione Stamina SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 81 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Anche a Brescia nessun riscontro 28/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) La diagnosi giusta? La sceglie internet Gianluca Grossi a pagina 16 La diagnosi giusta? La sceglie internet Funziona così. Un utente racconta la propria malattia, i sintomi chiave del malessere che l'ha colpito e aspetta che qualche altro iscritto proponga, sulla base delle proprie esperienze, una diagnosi. I cosiddetti «detective» scommettono su un certo male (un po' come accade con le azioni in Borsa), e tramite l'utilizzo di un algoritmo il sito arriva a stimare l'attendibilità delle varie diagnosi. La «saggezza popolare», in pratica, consente di dribblare il parere univoco del medico e capire da più fonti, quale possa essere la verità diagnostica, tramite un punteggio, che se non è in grado di porre nero su bianco l'evoluzione di un determinato morbo, è certamente capace di suggerire l'ipotesi più verosimile da cui partire per una valida cura. É questa la funzione di un nuovo social network, battezzato quest'anno, dopo quattro anni di lavoro, e chiamato CrowdMed. L'inventore è un americano, Jared Heyman, convinto che, a volte, l'opinione delle persone comuni, possa essere il migliore parametro al quale riferirsi per identificare un certo male, poiché molti medici specializzati comprendono solo determinati aspetti della patologia umana, e sovente sono all' oscuro di malattie estremamente rare e conosciute solo dai diretti interessati, vale e dire le vittime dei morbi in questione. Cita l'esempio della sorella Carly, una normalissima universitaria che, dall'oggi al domani, è caduta in un profondo stato di prostrazione che nessun medico ha saputo diagnosticare adeguatamente. I sintomi sono eclatanti, ma non c'è una cura efficace. Carly non è solo depressa, come può accadere in un normale stato di debilitazione psicologica, ma anche stanchissima, incapace di compiere il compito più banale; per questo motivo arriva a dormire fino a quattordici ore di fila e nelle poche ore di veglia non può far altro che accollarsi alla tv. La famiglia è in subbuglio. Le provano tutte, ma il parere di sedici luminari riesce solo a protrarre la sua agonia per tre lunghi anni, con una spesa sanitaria di almeno 100mila dollari. Poi, l'illuminazione. Si scopre che Carly è stata colpita da una malattia più unica che rara, che accorre in media a una persona su 15mila. Impossibile per i medici conoscere tutte le patologie che esistono nel mondo, tantomeno quelle che non ha quasi nessuno; e dunque, è da questo presupposto che il fratello dell'ammalata ha pensato di partire per sviluppare un sistema per poter coinvolgere chiunque, e così facendo raccogliere il maggior numero di informazioni relative a specifici sintomi. Pare qualcosa che riguardi solo una minima fetta dell'umanità, ma non è così. Si stima infatti che esistano almeno 7mila malattie rare, spessissimo di origine genetica. Ci sono nomi che l'opinione pubblica non ha mai sentito menzionare, e che talvolta anche per i medici rappresentano un bel rebus. La cronaca stessa se ne occupa, sottolineando i casi più eccezionali. Persone, per esempio, che sono allergiche a tutto, e soffrono di una sindrome rarissima chiamata «sensibilità chimica multipla»; per vivere possono mangiare solo sette alimenti e devono quasi sempre indossare la maschera anti gas. Ci sono bambini soggetti alla sindrome di Angelman, costantemente eccitati, che ridono senza freni per ore. Altri che, battezzati «bambini di pietra», subiscono una progressiva calcificazione delle parti molli delle articolazioni, e non possono muoversi. E casi come quello dell'inglese Lauren Johnson, una ragazzina di 12 anni, che ogni giorno è costretta a 12mila starnuti e ancora non si sa da che malattia sia stata colpita.IL PRECEDENTE PER FICTION Cure a distanza? Il dottor House aveva già previsto tutto Che il dottor House potesse curare qualunque male lo si sapeva. Ma la notizia di oggi è che la serie televisiva, come spesso succede alla fiction, anticipava la realtà: nella decima puntata della quinta stagione, andata in onda negli Usa nel 2008, un assistente di House, Kutner, si spac- cia per lui sul web e fa diagnosi a distanza, guadagnando migliaia di dollari, finché non viene scoperto e costretto a dividere il ricavato con House. Allora sembrava un'idea un po' improbabile. Oggi, con lo sviluppo tecnologico, è una pratica sempre più diffusa. Pronto soccorso tech Chiedi a Google oracolo medico L'auto cura più diffusa: cercare i sintomi su Google e trovare risposte su forum e siti specializzati 2Manda un'email all'infermiera SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 82 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MEDICINA «SOCIAL» 28/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:192677, tiratura:292798) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 83 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Al St. Rita di Lima (Ohio) i pazienti via tablet accedono ai dati clinici e contattano le infermiere Medici detective con una taglia Crowdmed consente di mettere on line i sintomi e offrire una ricompensa alla miglior diagnosi Se il dottore è il Grande fratello I pazienti sono collegati a macchine diagnostiche, i medici li controllano da centri a distanza Ora la terapia è «on demand» Altra tecnologia Usa: con un app comunichi all'assicurazione i sintomi, lei ti indirizza da un medico Foto: FATTI CURARE Il dottor Gregory House, cioè l'attore Hugh Laurie, è il medico geniale che ha conquistato la tv. Anche nei suoi film spuntano cure tecnologie all'avanguardia per la diagnostica 29/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:192677, tiratura:292798) Nasce la Carta europea per garantire l'autonomia dell'oncologia medica I CENTRI Ogni struttura esegue in media 6.170 visite all'anno LC Presentato un documento per garantire l'autonomia dell'oncologia medica in ogni Paese europeo e assicurare le cure migliori a tutti i pazienti. Nasce la Carta stilata dalle società scientifiche del Vecchio Continente riunite nell'ESMO (European Society for Medical Oncology), con l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) in prima linea, che definisce, in modo chiaro e formale, chi è l'oncologo medico. Oggi il cancro fa meno paura, infatti quasi il 60% delle persone colpite dalla malattia guarisce, ma l'autonomia della disciplina non può essere messa in discussione. «Negli ultimi mesi - afferma il professor Stefano Cascinu, presidente AIOM - abbiamo assistito con preoccupazione al rischio di vedere la nostra specialità ridotta a quattro anni, contravvenendo alla direttiva europea che fissa invece in un quinquennio il periodo di formazione. Il pericolo per ora sembra scongiurato, ma questo documento può ulteriormente proteggerci da tentativi di impoverimento dei percorsi formativi dei nostri specializzandi. E non è sostenibile l'idea di ricondurre l'oncologia all'interno della medicina interna. Va riconosciuto il carattere multidisciplinare della nostra specialità». Il carico di lavoro dei camici bianchi, come evidenziato dalla V Edizione del Libro Bianco Aiom, è in costante crescita: in ogni struttura di oncologia medica del nostro Paese si eseguono in media 6170 visite ambulatoriali all'anno (erano 3.000 nel 1999, 3.400 nel 2004 e 5.000 nel 2008). I ricoveri sono 730 con una durata di circa 5 giorni. Ogni reparto ha una disponibilità di 15 posti letto e vi lavorano 6 medici strutturati. Nel 2013 si stimano in Italia 366mila nuove diagnosi di cancro (erano 364mila nel 2012): 200mila (55%) colpiscono gli uomini. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 84 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato NEL 2013 SONO 366MILA LE DIAGNOSI NEOPLASTICHE 29/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 33 (diffusione:192677, tiratura:292798) Crescono le dermatiti: è l'effetto dell'inquinamento ambientale Gloria Saccani Jotti Sono centinaia le sostanze chimiche e naturali che quotidianamente vengono a contatto con la nostra pelle procurando reazioni allergiche ed irritazioni. Al lavoro, a casa, nel tempo libero, subiamo gli effetti nocivi dell'inquinamento ambientale attraverso il loro contatto, l'inalazione o l'ingestione. Basti pensare che negli ultimi 10 anni l'effetto allergizzante dei metalli pesanti prodotti dalle marmitte catalitiche, in particolare del palladio, è aumentato del 10%. Per non parlare delle patologie cutanee causate dalle sostanze maneggiate durante l'attività lavorativa: il 7% delle persone affette da dermatiti professionali lascia la propria attività lavorativa. Solo per la dermatite atopica la spesa annuale media per il trattamento della malattia è di 1254 euro a famiglia senza possibilità di aiuto economico pubblico per le terapie. Alla luce di questa complessa panoramica, è sempre più richiesto un approccio multidisciplinare per le patologie cutanee, data l'estrema varietà degli ambiti clinicodiagnostici e per l'elevato impatto socio-economico. Questi temi sono stati discussi recentemente a Roma durante il 13 incontro nazionale della Società italiana di dermatologia allergologica, professionale e ambientale. Tra le novità gli indicatori precoci delle dermatiti occupazionali da contatto e sulle reazioni cutanee avverse da farmaci e cosmetici. Inoltre recenti studi dimostrano che le patologie metaboliche, obesità, ipertensione e diabete potrebbero essere legate alla cronicizzazione dell'orticaria. Si è sottolineata l' importanza di tenere sotto controllo le nuove sostanze inquinanti immesse nell'ambiente ed il loro effetto sulla cute come primo organo che ne manifesta i sintomi, ma che può avere gravi implicazioni anche a livello sistemico. Gli effetti invalidanti ed i costi sociali ci sollecitano ad ampliare innovativi sistemi di diagnosi precoce e strategie terapeutiche sempre più mirate. Paolo Pigatto, presidente dell'associazione, ha segnalato gli effetti potenzialmente nocivi dei nanomateriali ormai presenti in oggetti di uso quotidiano come cellulari, computer, batterie, contenitori per alimenti, applicazioni dentali. Le vie di esposizione principali sono quelle inalatoria, cutanea e digestiva. [email protected] SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 85 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Malati & Malattie 29/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:192677, tiratura:292798) CARI MAMME E PAPÀ, VI CAPISCO MA LA SCIENZA HA LE SUE REGOLE Ecco il messaggio che il celebre oncologo Umberto Veronesi nello scorso ottobre ha indirizzo attraverso il sito Huffington Post ai parenti dei malati in cura col metodo Stamina. Umberto Veronesi In questi ultimi giorni è riapparso sui media con evidenza il caso di Sofia, la bimba affetta da leucodistrofia metacromatica, e degli altri bimbi trattati agli Spedali Civili di Brescia continua ad angosciare e commuovere tutti noi. Ma continua anche a confondere chi sta seguendo sperimentazioni cliniche sulle staminali, chi è in attesa di una cura che pare non arrivare in tempo, e in generale tutte le famiglie che hanno casi di malattie molto gravi. Si chiedono se è giusto o no seguire le indicazioni dei medici e delle istituzioni. Personalmente capisco molto bene che nelle situazioni più tragiche, anche un tentativo giudicato inutile dalla scienza, appare comunque preferibile alla perdita della speranza. Inoltre, come padre e come uomo capisco come la malattia di un figlio possa legittimare a compiere qualsiasi tentativo e a battere qualsiasi strada per guadagnare un'aspettativa per il futuro, anche se di pochi giorni soltanto. Tuttavia, come medico e ricercatore rimango convinto che i pazienti debbano seguire le terapie sperimentali certificate dagli enti di sorveglianza, come l'Aifa e l'Istituto Superiore di Sanità, e che gli ospedali pubblici debbano erogare cure scientificamente provate e seguire le indicazioni di questi organismi, che hanno omologhi in ogni Paese civile. Le regole della scienza non sono asettiche e spietate. Sono semplicemente regole, studiate per garantire la massima efficacia della ricerca, la trasparenza dei risultati, e per evitare abusi da parte di qualche scellerato che tenti di sfruttare commercialmente la disperazione delle famiglie. La sanità pubblica non lavora per il male della popolazione e non dimentichiamo che il nostro sistema sanitario, malgrado la situazione di crisi delle risorse, rimane uno dei migliori al mondo. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 86 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il commento 29/12/2013 Il Giornale - Milano Pag. 4 (diffusione:192677, tiratura:292798) Sanità, ecco il piano per Expo Ora però servono 24 milioni Il poliambulatorio di via Rugabella accoglierà gli stranieri ma va ristrutturato. A Baggio apre il primo dentista low cost CONTO ALLA ROVESCIA Gli istituti clinici di perfezionamento aspettano dal governo i soldi per ristrutturare entro il 2015 la rete dei poliambulatori, a partire da via Rugabella LA PROPOSTA Il direttore degli Icp: «Replichiamo il modello dei pellegrini del 2012» Maria Sorbi Milano si prepara ad Expo anche dal punto di vista sanitario. In città arriveranno tra i 700mila e il milione di turisti e servirà una rete di assistenza capillare e snella. Il direttore generale degli Istituti clinici di perfezionamento Alessandro Visconti, a capo di 23 poliambulatori, lancia una proposta: «Seguiamo le linee guida messe in atto per accogliere i pellegrini quando venne il Papa nel 2012. Quel piano funzionò alla perfezione». Si tratterebbe di creare una rete fra le varie strutture esistenti e di individuare una sorta di «punto di smistamento» primario dove far confluire i turisti. Nella fattispecie il poliambulatorio di via Rugabella: è in pieno centro, facilmente raggiungibile dal Duomo, a due passi dal Policlinico e abbastanza grande da ospitare varie sale visite. «In questo modo - spiega Visconti - tanti stranieri non andrebbero inutilmente a chiedere assistenza (ndr, come codici bianchi) al pronto soccorso ma verrebbero indirizzati subito nel luogo giusto. Insomma, via Rugabella farebbe la parte del filtro di tutte le richieste». Ovviamente però la sede va ristrutturata. Ora è piuttosto malconcia e farebbe solo fare figuracce davanti agli stranieri. Tra infiltrazioni e pareti scrostate, il poliambulatorio del centro andrebbe sistemato a dovere. A dire il vero, tutti gli ambulatori della città avrebbero bisogno di una rinfrescata. E gli interventi costerebbero circa 24 milioni di euro, come era già stato stimato una decina di anni fa. Nei cassetti del Governo giace già da tempo la richiesta del finanziamento. A settembre arriveranno i 40 milioni già confermati per ristrutturare il Buzzi, poi si spera che vengano sbloccati anche i soldi per i poliambulatori. Nel frattempo si pensa a una riorganizzazione delle sedi sparse in città. Una decina di giorni fa gli Icp hanno firmato un accordo con la società Difesa servizi spa per la cogestione di una palazzina all'interno dell'ospedale militare di Baggio. Lì potrebbe essere trasferito il vicino ambulatorio (fatiscente) di via Inganni e si potrebbe aprire il primo centro di assistenza odontoiatrica ambulatoriale, un servizio «low cost» per rispondere alle esigenze di chi è in difficoltà economica e non si può permettere un dentista privato. L'idea è quella di realizzare anche un polo di assistenza oculistica. È in programma il trasferimento del centro oculistico infantile Coi da via Clericetti a via Livigno. Questo permetterà di trasferire in via Clericetti il poliambulaotrio di via Mangiagalli. L'operazione consentirà di dare sedi adeguate ai medici e di risparmiare su affitti e spese di gestione. A Quarto Oggiaro ci sarà invece il centro prelievi. «La riorganizzazione non prevede chiusure nè accorpamenti delle sedi puntualizza Visconti Anzi, puntiamo ad espandere il servizio». In vista di Expo le Aziende ospedaliere pediatriche hanno anche intenzione di promuovere i servizi pediatrici nelle varie ambasciate, affrontando le problematiche legate all'alimentazione. xx I numeri 23 i poliambulatori presenti nel territorio dell'Asl di Milano. Tra le strutture più vecchie e malconce ci sono quelle di via Inganni e di via Rugabella 4,1 milioni la cifra necessaria a ristrutturare il poliambulatorio di via Rugabella: solo per mettere a norma gli impianti servirebbero 600mila euro 300 mila euro la cifra necessaria per potenziare l'assistenza oculistica e creare un nuovo polo della vista in via Livigno, con 400 mq di sale visite SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 87 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA RETE DEI MEDICI I preparativi per assistere i turisti 30/12/2013 Il Giornale - Ed. nazionale Pag. 16 (diffusione:192677, tiratura:292798) «Anch'io ho la Sla ma sulle cavie Caterina sbaglia» No agli insulti e alle minacce, ma no anche alle «strumentalizzazioni di qualsiasi genere». Lo scrive commentando il caso della studentessa di Padova insultata su Facebook - la biologa Susanna Penco, ricercatrice dipartimento di Medicina sperimentale dell'Università di Genova, malata di sclerosi multipla da 20 anni e convinta «che sia proprio la sperimentazione animale ad allontanare le soluzioni e quindi la guarigione per i malati». Il futuro, afferma, è «la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche inter individuali per capire il funziona mento delle malattie umane » . Scrive la dottoressa: «Ho appreso del clamore suscitato in rete dalle affermazioni di una studentessa malata, con la quale condivido la sfortuna di non aver avuto la salute. Mi sconfortano le parole offensive. Tuttavia, contrariamente a lei, troverei umiliante per me stessa farmi fotografare con una flebo attaccata alla vena: pertanto metto in rete una foto in cui appaio sorridente». La biologa precisa che grazie alle conoscenze scientifiche è «persuasa che, anche per le malattie più agghiaccianti sia proprio la sperimentazioni sugli animali ad allontanare le soluzioni e la guarigione per i malati». Sono spesso malattie croniche, che costringono i pazienti e le famiglie ad una vita drammatica. Inoltre, le terapie sono molto costose per il Ssn. Se si abbandonasse un metodo fuorviante sottolinea la ricercatrice - e ci si concentrasse sull'uomo, i progressi della scienza sarebbero più rapidi ed efficaci: io spero risolutivi». Una via per arrivarci è la donazione degli organi per la ricerca. «D'accordo con i miei parenti - racconta la Penco - ho donato il cervello affinché sia studiato dopo la mia morte». E conclude: «Se c'è un modo di capire le cause e di guarire anziché curare, dovremmo cominciare a studiare i tessuti umani e anche gli organi post-mortem». Foto: SCIENZIATA Susanna Penco SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 88 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA BIOLOGA PENCO 28/12/2013 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:105812, tiratura:151233) Stamina, l'accusa: «È fuori controllo Dovete fermarli» VIVIANA DALOISO Sono pesantissime le accuse rivolte dagli Spedali civili di Brescia al metodo Stamina. Nella documentazione inviata dai dirigenti dell'ospedale - che pur dal 2011 sommistra a centinaia di pazienti le cellule "misteriose" agli esperti della commissione ministeriale ci sono una serie di rilievi gravissimi. Si dice che la vicenda è ormai fuori controllo perché, a causa degli interventi dei giudici, i medici di Stamina stanno creando una sorta di "banca delle cellule" senza procedere ad alcuna verifica. Inoltre, nelle 36 cartelle cliniche controllate, non si evidenzia nei pazienti alcun miglioramento reale. D A PAGINA 9 Che la posizione degli Spedali Civili di Brescia nella vicenda Stamina sia scomoda, ormai è chiaro. Bastino quegli otto nomi di operatori dell'ospedale iscritti nel registro degli indagati a Torino, per l'inchiesta ormai in fase di chiusura e di cui si saprà nell'anno nuovo. Ma nel caso Vannoni ai colpi di scena non c'è limite ed ecco ieri spuntare le ennesime carte, pronte a ribaltare di nuovo tutto. Già, perché la struttura di Brescia - l'ospedale pubblico che il metodo Stamina accoglie e infonde ai pazienti ormai dal 2011 - ora dalla sbarra torna all'accusa. Con le cartelle cliniche dei pazienti innanzitutto, su cui erano trapelate notizie già la settimana scorsa: nella documentazione inviata agli esperti del Comitato ministeriale dall'ospedale l'estate scorsa - 36 schede di sintesi delle condizioni dei pazienti - di fatto non esiste alcuna prova di miglioramenti reali nei malati sottoposti al trattamento. Ma nella documentazione bresciana, pubblicata per la prima volta integralmente, c'è molto di più: «La vicenda Stamina si sta evolvendo al di fuori di ogni regola, precludendo ogni possibilità di controllo da parte delle autorità sanitarie», spiegano dall'ospedale. Il timore più grande degli esperti bresciani è in particolare che «ove si prevedesse in modo generalizzato che le cellule di un donatore vengano utilizzate anche per pazienti diversi da quello per il quale è stata effettuata la donazione, si consentirebbe a Stamina di ottenere, gratuitamente e a carico del Servizio sanitario, quel risultato che in passato cercava di ottenere dietro pagamento di una somma (7 mila-8 mila euro)». In pratica, incalzano gli Spedali Civili, «si verrebbe a creare una sorta di "banca delle cellule" la cui gestione di fatto farebbe capo a Stamina e ai medici che con questa collaborano». A spese pubbliche. Un tentativo di forzare la legge e tutte le regole della prassi scientifica che per assurdo - questa l'accusa gravissima di Brescia - sarebbe avallato dalle stesse autorità giudiziarie. Come? «Il giudice ordina le cure sulla base della prescrizione di un medico (spesso il dottor Andolina, che talvolta nemmeno vede il paziente), senza procedere a una verifica circa la sussistenza dei presupposti clinico-scientifici richiesti». E ancora: «Il giudice legittima l'utilizzo generalizzato di cellule di diversi donatori. In pratica, di fatto legalizza un'attività di bancaggio delle cellule». E poi «legittima la somministrazione del trattamento a favore di un certo paziente, in deroga alla lista d'attesa». Gli Spedali citano anche due pronunce: quella dell'Aquila dell'11 dicembre scorso sulla piccola Noemi e quella di Asti. E poi ricordano la sentenza della Corte costituzionale che sul caso Di Bella chiarì «di non essere chiamata a sostituire il proprio giudizio alle valutazioni che, secondo legge, devono essere assunte dagli organi tecnico scientifici». Una sentenza evidentemente dimenticata dai giudici del lavoro intervenuti su Stamina. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 89 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso. Gli Spedali di Brescia: nessuna prova di miglioramento 28/12/2013 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:105812, tiratura:151233) «Ma cos'è questo metodo?» Quella domanda fatta al ministro Dal carteggio, che risale all'agosto scorso, emerge che agli Spedali Civili nessuno conosceva il protocollo Vannoni FRANCESCA LOZITO Che cosa è il metodo Stamina? Una domanda che in molti si pongono da mesi. Ma che suona davvero sorprendente se a porla - in un documento ufficiale - sono gli Spedali Civili di Brescia. La struttura, cioè, che il metodo applica, che le cellule fabbrica, che i pazienti "cura". Ebbene, è il nosocomio lombardo a formulare il quesito il 13 agosto 2013. Al ministero della Salute. Una lettera arrivata sul tavolo della Lorenzin proprio nei giorni in cui prendevano il via i lavori della prima Commissione ministeriale incaricata di vagliare il lavoro di Vannoni. Due pagine in tutto, in cui si chiede di conoscere il contenuto del preparato. «Notizie di stampa esordiscono i Civili - hanno dato rilievo all'avvenuta consegna da parte della Stamina foundation onlus della documentazione utile ai fini della sperimentazione promossa dalla legge 57 del 2013». Già da questo esordio si può evincere come i rapporti tra l'ospedale e la onlus torinese siano radi, a dispetto di quanto gli stessi vertici del nosocomio hanno sostenuto anche nei giorni scorsi: «A Brescia - nel documento si dice chiaramente - proseguono i trattamenti per effetto delle sentenze». Richieste a cui l'azienda deve ottemperare e per cui ritiene «importante» e «legittimo» acquisire il protocollo. Per poterlo valutare, insomma. La lettera si conclude con una ulteriore osservazione: se le cell factories - cioè i laboratori deputati alla coltura delle cellule a uso terapeutico - hanno posto come condizione la conoscenza del protocollo per la sperimentazione (che poi verrà bloccata dal parere della stessa Commissione ministeriale) perché non lo può sapere anche Brescia? Che vuol dire: nonostante i trattamenti ai Civili vengano praticati dal settembre 2011, i vertici del nosocomio non hanno mai saputo che cosa veniva iniettato ai pazienti che venivano ricoverati nell'ospedale. Un fatto che ha dell'assurdo. Come assurdo, oggi, è sapere che nonostante le cartelle cliniche degli stessi Spedali documentassero l'assenza di miglioramento nei pazienti, quelle "cure" siano proseguite. D'altronde ancora molto resta da chiarire sul rapporto di collaborazione tra Stamina e l'ospedale pubblico lombardo. Nelle carte dell'ispezione ministeriale dell'ormai lontano maggio 2012 emerge che l'obiettivo era quello di creare «un centro di eccellenza per la cura con le cellule staminali». Su che basi, non è dato sapere, visto che una cell factory a Brescia non esiste. Da quell'ispezione conseguì poi il blocco della produzione delle cellule di Stamina, imposto dall'Aifa (l'autorità competente in fatto di protocolli con cellule ad uso terapeutico) con un'ordinanza del 15 maggio di quello stesso anno. Divieto poi aggirato dalle sentenze in base alla legge 57, che consente a chi lo ha iniziato di completare il trattamento Stamina. E che alla lista della trentina di malati in cura da Vannoni ha visto aggiungersene altri 150, oggi in attesa di infusioni in un ospedale che conterebbe - se le indiscrezioni verranno confermate - di almeno otto indagati nell'ambito dell'inchiesta del procuratore torinese Guariniello su Stamina. Foto: Il presidente di Stamina, Davide Vannoni SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 90 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La lettera. 28/12/2013 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 9 (diffusione:105812, tiratura:151233) La ricetta medica elettronica divide il Paese L'obiettivo del governo Monti era quello di arrivare al 60% di ricette telematiche entro il 2013 Virtuosa la Val D'Aosta, Sicilia nel caos. E le altre regioni arrancano Solo Sicilia e Val D'Aosta si avvicinano all'obiettivo di emettere il 60% delle ricette mediche dematerializzate entro il 2013, come previsto dall'agenda digitale del governo Monti. Tutte le altre regioni invece arrancano, si fermano, tentennano. Ma il 2014 potrebbe essere un anno di svolta, in particolare per il Veneto, che ha appena terminato la fase di sperimentazione e lancia l'obiettivo di entrare a regime già dalla prossima primavera. A fare il punto alla vigilia del nuovo anno è Gianni Petrosillo, amministratore delegato di Promofarma, la società di Federfarma che si occupa di monitorare il passaggio dal cartaceo all'elettronico, che consentirà - una volta a regime - di ridurre gli errori prescrittivi, ottenere un controllo dei costi più preciso e rapido rispetto ai sistemi tradizionali di elaborazione e di ridurre, secondo le stime, del 30% della spesa farmaceutica. Niente più ricetta rossa, quindi, nel prossimo futuro: al cittadino basterà la tessera sanitaria e il promemoria con i codici identificativi di medico e paziente. Ma le regioni marciano, per ora, in ordine sparso e a velocità molto diverse. «A fare da apripista alla digitalizzazione della ricetta è stata la Val d'Aosta, dove l'esiguo numero di farmacie e medici ha reso più agevole il cambiamento, ora portato a compimento. Molise e Basilicata sono appena entrate a regime, ma non senza intoppi. In Friuli Venezia Giulia, invece, sta per iniziare la sperimentazione, così come in Piemonte». Ciò significa che sono state individuate farmacie e medici a campione per evidenziare anomalie e problematiche. Le altre regioni stanno invece sperimentando il sistema, mentre l'unica ad esser partita a regime senza prima fare un test, lo scorso settembre, è stata la Sicilia. «Si è partiti impreparati - prosegue Petrosillo - ma ora si fanno centinaia di migliaia di ricette dematerializzate ogni mese, nonostante non manchino le criticità». Ad esempio, la mancanza di collegamenti Internet o una piattaforma di gestione del sistema troppo lenta, «al punto che a volte ci si mettono 3 minuti per aprire una ricetta elettronica». Ma motivo di tanta eterogeneità è anche la differenza tra i due sistemi con cui il farmacista trasmette i dati telematicamente. Il meno problematico Sac (Sistema di accoglienza centrale) utilizzato in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Liguria, Val D'Aosta, Molise, Sicilia, e il Sar (Sistema di accoglienza regionale), adottato da regioni come Emilia Romagna, Lombardia, Umbria, Toscana, Trento e Bolzano, Marche e Puglia. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 91 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tecnologia e sanità. La novità 29/12/2013 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 2 (diffusione:105812, tiratura:151233) STAMINA, SPERIAMO INSIEME Luciano Moia mio figlio non ha più infezioni polmonari da dieci mesi». «Alla mia piccola avevano dato pochi giorni di vita, invece è ancora qui con me». Una litania della speranza dai toni accesi - e in qualche momento anche comprensibilmente rabbiosi - quella andata in onda ieri mattina a Roma. Un coro animato dalla voci di tanti genitori convinti che il metodo Stamina sia la strada migliore per curare i loro figli affetti da malattie rare, quasi sempre gravissime. Patologie così aggressive di fronte a cui la medicina ufficiale spesso si dichiara impotente. «Prima non riusciva a nutrirsi, adesso si alimenta e ha ripreso a crescere». E a quel padre gli occhi si illuminavano, effetto di una volontà più forte di ogni ragione, più forte delle conclusioni unanimi a cui sembrano giunti gli scienziati, più forte delle tante incongruenze tecnico-giuridiche sollevate nelle denunce inviate dagli Spedali di Brescia al ministero della Sanità. Ma a un padre che lotta per la vita di un figlio possono importare questi aspetti burocratici? Può importare il fatto che l'ormai famigerato protocollo di Vannoni rimanga tuttora qualcosa di più simile a una formula magica che a un documento scientifico? No, a quei genitori non può importare. E noi non possiamo che augurarci con loro che presto, prestissimo, questa astrusa e complessa vicenda venga chiarita una volta per tutte. La comunità scientifica, le autorità sanitarie ma anche tutti noi che da mesi seguiamo passo dopo passo l'evoluzione del caso Stamina, lo dobbiamo alla sofferenza, all'angoscia, alle notte insonni e tormentate di tante madri e di tanti padri. Come genitori, siamo idealmente al loro fianco, in un atteggiamento di condivisione e di com-patimento non formale. La loro speranza è la nostra. Come lo saranno indignazione e richiesta di giustizia qualora si arrivasse a chiarire in modo non equivoco che dietro quel metodo c'è solo la desolazione di un raggiro. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 92 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato EDITORIALE 29/12/2013 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:105812, tiratura:151233) Il giudice: «Scienza e diritto collidono» Antonio Scalera del Tribunale di Catanzaro: bisogna stabilire dei limiti e delle competenze FRANCESCA LOZITO Una medicina pretensiva. Che, cioè, pretende la cura. Anche senza fondamenti scientifici. Anche senza garanzia dell'effetto. Il magistrato del Tribunale di Catanzaro Antonio Scalera ha di recente pubblicato un articolo su Famiglia e diritto in cui, per la prima volta, si cerca di fare chiarezza dal punto di vista giuridico sulle contraddizioni del caso Stamina. Intanto, può un pronunciamento come quello del Tar del Lazio imporre un cambio di passo al punto da arrivare alla nomina di ieri di un nuovo Comitato scientifico? Il giudice amministrativo sentendo le due parti, ha ritenuto che, ad una prima valutazione, gli atti impugnati fossero affetti da vizi di illegittimità e ha accolto la richiesta di sospensiva. Da quel momento, sì, l'orologio è tornato indietro e di fatto si è dovuti ripartire da capo. Parliamo dei ricorsi dei familiari ai giudici del lavoro. In molti casi si ha l'impressione che non ci sia un criterio guida alla base della imposizione di procedere con le terapie. In linea generale, il giudice giudica se un ricorso secondo l'articolo 700 del codice di procedura civile quello caratterizzato dall'urgenza, e a cui fanno appello anche i malati di Stamina - è fondato o meno sulla base del contenuto degli atti processuali e delle prove che gli vengono offerte. Proprio per il carattere di urgenza anche la fase istruttoria - quella, cioè, volta alla raccolta delle prove - è di solito estremamente semplificata e, il più delle volte, si basa sull'esame dei documenti presentati dalle parti. Ovviamente, bisogna poi tenere conto dei casi specifici: il giudice a seconda della situazione concreta può svolgere anche indagini di tipo più approfondito. Il che è avvenuto in rarissimi casi... È nella discrezionalità del giudice stabilirlo. Perché nessun giudice ha preso in considerazione l'ordinanza dell'Aifa del 15 maggio 2012 che bloccava la produzione cellulare delle mesenchimali nei laboratori di Brescia? L'ordinanza in questione è stata presa in considerazione, sia pure con esiti diversi, dai giudici che si sono pronunciati in questa materia. Alcuni l'hanno considerata vincolante, altri hanno ritenuto di poterla disapplicare. Una situazione da cortocircuito. A me pare che, dal punto di vista giuridico, uno dei nodi focali di questa vicenda sia quello attinente all'esatta individuazione dei rapporti tra il diritto (per tale intendendo, con espressione alquanto generica, la legge e la sua applicazione da parte dei giudici) e la scienza. Fino a che punto, cioè, il diritto può spingersi in campi che paiono riservati alla scienza? Quali sono i limiti entro i quali la scienza può esercitare, senza violare le norme, quelle libertà che le sono riconosciute anche dalla nostra Carta Costituzionale? Si tratta di questioni estremamente interessanti, che sono rese ancor più complesse dai progressi raggiunti dalla tecnica negli ultimi tempi. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 93 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'intervista. 29/12/2013 Il Gazzettino - Venezia Pag. 12 (diffusione:86966, tiratura:114104) «Mai in pericolo di vita la figlia del consigliere» DAL BEN «Questo reparto è un?eccellenza Nessun input per non fare cesarei» Raffaele Rosa «La figlia del consigliere comunale Sebastiano Bonzio non è mai stata in pericolo di vita durante il parto del 22 novembre scorso all'ospedale All'Angelo e tantomeno la mamma, madre della piccola». L'Ulss 12 risponde a muso duro all'interrogazione al sindaco del consigliere della Fds a cui seguirà anche quella in consiglio regionale di Pierangelo Pettenò sulla presunta carenza di personale sanitario nel reparto di ostetricia del nosocomio mestrino e sulla rinuncia ad attuare il taglio cesareo alla figlia di Bonzio che adesso, comunque, gode di buona salute. «La sanità è un tema importante e vanno date le giuste informazioni - ribatte Dal Ben . Se abbiamo sbagliato siamo qui per dare le nostre motivazioni. Se non è così, dobbiamo difenderci. Non possiamo permetterci che l'Angelo passi come ospedale poco sicuro. Quella divulgata in modo così roboante è notizia che fa male ai veneziani mestrini e alla sanità veneziana intera. Respingo in toto tutte le accuse che ci ha rivolto il consigliere Bonzio attraverso la sua interrogazione e la stampa. Mi sento di poter affermare che Mestre è tuttora un ospedale hub anche per quanto riguarda ginecologia e ostetricia. Non c'è nessun input aziendale che spinge a non fare i parti cesarei. Si fanno quando servono. Ora valuterò se dare atto alle vie legali per difendere l'immagine dell'ospedale». Dal Ben non vorrebbe entrare nello specifico del caso per tutelare la privacy del consigliere (ieri a sorpresa presente alla conferenza stampa della direzione dell'Ulss12 e insoddisfatto delle risposte) e del singolo caso, ma fa parlare i suoi medici e i numeri, quelli legati all'incremento del personale, delle dotazioni che si stanno completando dopo l'annuncio della graduale chiusura di villa Salus. «Il parto non è andato come è stato scritto - spiega il dottor Gianluca Cerri che ha assistito la moglie di Bonzio -. Quello che è successo sono cose che possono accadere. La bambina ha avuto difficoltà ad uscire con le spalle. Ognuno di noi, medici di guardia, sa iniziare un taglio cesareo da solo senza necessariamente aspettare l'arrivo del chirurgo. Quella sera mi sono assunto tutte le responsabilità perché secondo me la donna poteva partorire in maniera vaginale come ha poi fatto». Per quanto riguarda il tema personale e gli spazi il direttore sanitario Onofrio Lamanna ha spiegato come i recenti lavori hanno interessato un'intera ala del Reparto, liberata e messa a disposizione: 8 stanze per la degenza, con 13 letti complessivi, che si vanno ad aggiungere agli attuali spazi, portando a 40 i letti del Reparto, come peraltro indicato dalle «schede» ospedaliere recentemente stilate dalla Regione. Le sale travaglio/parto passano da 5 a 7, due delle quali, nuove. I parti sono stati 1440 nel 2012, 1540 quest'anno, con un trend di crescita nel 2014 che ipotizza di raggiungere quota 1800/1900 parti, con una capacità "di carico" del reparto secondo gli standard: almeno 3000 parti. Sul fronte del personale, sono 9 le ostetriche che rafforzano l'organico, 4 delle quali già in reparto dal 16 dicembre, le rimanenti pronte ad entrare in servizio nel momento in cui, comunque entro gennaio, avverrà il «passaggio di consegne» dal Villa Salus all'Angelo che, «non è stato smantellato». © riproduzione riservata SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 94 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ULSS 12 Dura replica alle accuse di Bonzio sulle carenze del reparto di Ginecologia dell'Angelo 29/12/2013 Il Gazzettino - Venezia Pag. 12 (diffusione:86966, tiratura:114104) «Sei ore d'attesa per la visita cardiaca» LA REPLICA «L'uomo non era in pericolo di vita» Pronto soccorso dell'Angelo sotto accusa da parte di un paziente che, secondo la figlia che ha raccontato l'episodio al Gazzettino, non è stato adeguatamente assistito per un problema cardiaco rischiando l'ictus la notte di Natale. Pronta la risposta della direzione sanitaria dell'Ulss 12 che ha spiegato come per il paziente non ci sia mai stato alcun pericolo malore cardiaco e che siano stati seguiti i tempi previsti per quel genere di visite. «Ringrazio il pronto soccorso dell'ospedale all'Angelo di Mestre per essersi presi cura con tanta solerzia di mio papà, un uomo di 59 anni che soffre di ipertensione ed ha la valvola cardiaca dilatata ed è in cura dal dottor Rigo - spiega Consuelo Pedrali, la figlia - Nel pomeriggio della Vigilia di Natale il dottor Rigo ha misurato la pressione ed aveva 170 ed 84. Preoccupati, siamo andati al pronto soccorso, perché nonostante le pastiglie la pressione era ancora alta. Una volta giunti (erano le 19) abbiamo spiegato la situazione e loro hanno pensato bene di darci un codice bianco. Mio padre, nonostante si sentisse sempre peggio è stato visitato all'una di notte, sei ore dopo. La pressione minima era arrivata a 110. Mio padre ha rischiato un ictus e la morte per via della dilatazione della vena. Devo ringraziare solo Dio per averlo ancora con noi, di certo non posso ringraziare il pronto soccorso né per le capacità professionali, né per l'umanità dimostrata». Pronta la risposta della struttura ospedaliera attraverso il direttore sanitario Onofrio Lamanna. «La persona in questione si è presentata al Pronto soccorso alle 19 e, subito accolto e ascoltato dall'infermiera al triage, è stato registrato come «paziente asintomatico», di cui era nota l'ipertensione spiega - Il codice bianco gli è stato assegnato proprio per l'assenza di sintomi segnalata dallo stesso utente, e verificata dal triage. Le sue condizioni erano di assoluta normalità, né poteva essere ipotizzato alcun rischio per la sua salute. È stato infatti visitato alle 23, e la pressione rilevata era leggermente fuori norma. Gli è stata somministrata una compressa di antipertensivo e un ansiolitico, ed è stato tenuto in osservazione; un'ora dopo, come conclude la scheda del Pronto soccorso, è stato dimesso con una pressione ulteriormente normalizzata». (r.ros.) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 95 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato AL PRONTO SOCCORSO I familiari di un paziente contro la struttura ospedaliera 30/12/2013 Il Gazzettino - Venezia Pag. 7 (diffusione:86966, tiratura:114104) Lotta ai tumori, premio a Massimo Gion Studia da anni i "marcatori biologici di tumore", cioé la nuova frontiera dell'oncologia per individuare un tumore nell'organismo umano ben prima di ogni attrezzatura diagnostica, "mappandone" le singole caratteristiche e dare così delle indicazioni preziose per la scelta delle terapie più efficaci. Ed ora il ricercatore veneziano Massimo Gion, primario del Laboratorio di analisi dell'Ospedale all'Angelo di Mestre, riceverà il prestigioso "Premio internazionale per la prevenzione dei tumori", istituito dalla Lega Italiana per la Lotta al Tumore, e conferito ogni 4 anni da una commissione scientifica composta da alcuni tra i più prestigiosi oncologi italiani. Il premio sarà consegnato a Gion il 7 marzo prossimo a Latina "per essersi dedicato per oltre 30 anni allo studio dei marcatori in oncologia, contribuendo significativamente al buon uso degli stessi nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura dei tumori". «Complimenti a questo straordinario scienziato e a chi lo coadiuva - commenta il presidente della Regione Luca Zaia - che con le sue ricerche inorgoglisce la sanità veneta che è e resterà ai vertici internazionali». «Incontrando Gion in alcune occasioni nella quali veniva ad illustrarmi i suoi progetti - aggiunge l'assessore alla sanità Luca Coletto - ho ricevuto l'impressione di avere di fronte un uomo e uno scienziato con una passione illimitata per il suo lavoro e le sue ricerche». Complimenti anche dal direttore generale dell'Ulss 12, Giuseppe Dal Ben: «Ancora una dimostrazione della qualità del nostro Ospedale Dell'Angelo, struttura eccellente in cui operano persone eccellenti, che sanno conciliare la ricerca scientifica con il lavoro in prima linea con gli utenti». © riproduzione riservata SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 96 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lunedì 30 Dicembre 2013, 28/12/2013 Europa Pag. 2 (diffusione:15000) Nessuna prova di miglioramento Non c'è alcuna prova di miglioramenti reali nei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia. È quanto risulta da una sintesi delle cartelle cliniche consegnate in forma riservata dalla struttura sanitaria al primo Comitato scientifico, nominato dal ministero della salute e poi sospeso dal Tar del Lazio. Nelle analisi dei singoli pazienti sono riportate il numero di infusioni effettuate da ciascun malato e la patologia di cui soffre, in cui si riportano situazioni stazionarie, peggioramenti o, in qualche caso, miglioramenti ma riferiti a livello soggettivo. Ma i sostenitori non ci stanno e annunciano battaglia. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 97 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato STAMINA, NEGATIVI I DATI DELLE CARTELLE CLINICHE 28/12/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) CATERINA MANIACI Cura stamina flop totale E il guru va in Africa a pagina 16 Ancora un colpo alle speranze delle famiglie che vivono il dramma di una malattia rara e incurabile. Ancora un colpo alla credibilità delle cure con il metodo Stamina. Non c'è alcuna prova, infatti, di miglioramenti reali nei 36 pazienti in cura con il metodo proposto dal professor Davide Vannoni agli Spedali Civili di Brescia. Il risultato è quello testimoniato da una sintesi delle cartelle cliniche, consegnate in forma riservata dalla struttura sanitaria al primo Comitato scientifico, nominato dal ministero della Salute e poi sospeso dal Tar del Lazio. Nelle «analisi dei singoli pazienti» sono riportate il numero di infusioni effettuate da ciascun malato e la patologia di cui soffre, seguite da una valutazione generale delle condizioni dei pazienti, in cui si riportano situazioni stazionarie, peggioramenti o, in qualche caso, miglioramenti ma riferiti a livello soggettivo da parte del malato o dei suoi familiari. Non la pensano così i genitori dei bambini sottoposti alle infusioni del protocollo Stamina a Brescia, che hanno indetto una conferenza stampa per oggi a Roma. Mostreranno ai giornalisti certificati ed esami medici che escluderebbero effetti collaterali e anzi attesterebbero l'arresto della degenerazione delle patologie e in alcuni casi miglioramenti. L'ap puntamento (intitolato «Chi ha paura della verità su Stamina?») è alle 10.30 all'hotel Nazionale, saranno presenti anche due medici che hanno in cura i bambini, Marcello Villanova (neurologo dell'ospedale Nigrisoli di Bologna) e Imma Florio (pediatra di Sofia, la bimba diventata simbolo della lotta proStamina), per «un confronto diretto che possa finalmente chiarire la realtà dei fatti e porre al centro della questione la tutela della dignità dei malati». Non ci sarà invece Vannoni, presidente di Stamina, perché «questa è un'iniziativa dei genitori». Le famiglie mostreranno la documentazione che «attesta gli esiti degli esami laboristici e strumentali, dalle indagini generali fino a quelle selettive per l'esplorazione diagnostica dei vari tessuti, organi, apparati e sistemi», si legge in un comunicato. Alla conferenza stampa sono stati invitati il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rappresentanti dell'Istituto superiore di sanità, del Centro nazionale trapianti, le commissioni Sanità di Camera e Senato, il Comitato interparlamentare per la difesa delle cure compassionevoli. Sono invitati anche tutti i procuratori d'Italia, in particolare le Procure di Torino, Cuneo, Brescia, Milano, Napoli e le Procure incaricate di indagare in seguito a denunce e querele dei pazienti che, pur avendo ottenuto un'ordinanza dai giudici, non hanno avuto accesso alle cure compassionevoli. Vannoni, dal canto suo, interviene difendendosi dalle pesanti accuse e annunciando contromosse. In un'intervista a Repubblica dichiara infatti: «Continueremo la sperimentazione all'estero, non ho truffato nessuno e mai preso un soldo. Abbiamo individuato una clinica a Capo Verde». Intanto si avvia verso la chiusura l'inchiesta della Procura di Torino, aperta nel 2009. Il pm Raffaele Guariniello ha richiesto a un gruppo di medici farmacologi una consulenza conclusiva, che potrebbe essere pronta prima di fine anno. E non intende chiedere ulteriori proroghe per l'inchiesta, i cui termini stanno per scadere. Potrebbero perciò essere inviati nei primi giorni del 2014 dalla procura di Torino gli avvisi di conclusione indagini. L'inchie sta riguarda una ventina di persone, tra cui Vannoni e alcuni medici degli Spedali Civili di Brescia, dove la terapia viene somministrata tuttora come «cura compassionevole». Secondo gli investigatori, oltre a non essere sottoposta ad alcun tipo di controllo scientifico, la terapia non porterebbe alcun miglioramento clinico nei pazienti. I magistrati valutano, inoltre, i versamenti di diverse migliaia di euro fatti a favore della Fondazione da numerosi parenti dei malati a titolo di donazione. IL METODO LE ANALISI Dalle analisi dei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia non emergono prove concrete di miglioramenti. Nelle analisi sono riportati il numero di infusioni effettuate da ciascun malato e la patologia di cui soffre, oltre a una valutazione generale delle condizioni dei pazienti L'INCHIESTA La Procura di Torino non sarebbe orientata a chiedere proroghe per l'inchiesta sulla Stamina Foundation, i cui termini stanno per scadere. Nei prossimi giorni il pm Raffaele Guariniello potrebbe inviare gli avvisi di chiusura indagine alle persone coinvolte nell'inchiesta I GENITORI DEI BIMBI I genitori dei SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 98 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Cura stamina flop totale E il guru va in Africa 28/12/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 99 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato bambini sottoposti alle infusioni del protocollo Stamina a Brescia hanno indetto una conferenza stampa per oggi a Roma per mostrare certificati ed esami medici che escluderebbero effetti collaterali, attesterebbero l'arresto della degenerazione delle patologie e, in alcuni casi, dei miglioramenti Foto: Davide Vannoni [LaPresse] 29/12/2013 Libero - Ed. nazionale Pag. 18 (diffusione:125215, tiratura:224026) Al San Raffaele una medicina più «umana» C.MA. ROMA Se si chiede a bruciapelo qual è la cosa più pesante da affrontare, in una degenza, in un ricovero ospedaliero, il più delle volte la risposta non sarà solo la paura della malattia, o del dolore fisico, ma l'idea di essere «un numero», uno fra i tanti, di non avere un rapporto personale con i medici e il personale infermieristico. E, d'altra parte, essere allo stesso tempo «tecnico» e «filantropo» è proprio la sfida che ogni medico deve affrontare, per raggiungere la dimensione ideale della professione. Conoscere cioè, ovviamente, la medicina, ma anche saper comprendere il paziente e rispettarne la volontà: l'atto medico che diventa etico, un atto di personalizzazione e umanizzazione prima ancora che atto tecnico. Sarà questo il focus del convegno che si terrà il 10 gennaio 2014 dalle 14.30 alle 18.30 presso il San Raffaele di Roma in Via di Val Cannuta 247. Si tratta del primo seminario di Umanizzazione in Medicina: «L'assistenza e il paziente. Qualità e centralità in un processo di umanizzazione». Durante i lavori del seminario si alterneranno, coordinati da Massimo Fini e Enrico Garaci, esperti del settore e medici. Tra gli altri, Elio Cardinale, vice presidente Consiglio Superiore di Sanità, Giorgio Albertini, direttore del Dipartimento Disabilità dello Sviluppo motorie e sensoriali, IRCSS San Raffaele Pisana, don Andrea Manto, responsabile Pastorale Sanitaria della Diocesi di Roma. Da ricordare che da anni si moltiplicano le iniziative per ripensare il rapporto tra medico e paziente e per rendere la medicina «umanizzata». Lo stesso gruppo San Raffaele ha promosso corsi per formare, in tal senso, personale medico e paramedico, come ad esempio corsi specifici sulla «comunicazione» con i pazienti, soprattutto in condizioni difficili, gravi, e con i parenti. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 100 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CONVEGNO A ROMA 29/12/2013 Libero Pag. 36 (diffusione:125215, tiratura:224026) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Creare gruppi di giovani oncologi e implementare la collaborazione con il medico di medicina generale Melanoma: servono ricercar prevenzione e sinergie Paola Queirolo dell'Istituto perla Ricerca sul Cancro di Genova neopresidente dell'Intergruppo Melanoma Italiano (IMI) LARA LUCIANO TESTO NON REPERIBILE!!! Melanoma: servono ricerca, prevenzione e sinergie SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 101 29/12/2013 Il Secolo XIX - Genova Pag. 14 (diffusione:103223, tiratura:127026) Paita e i medici, metti una sera a cena La corsa per le regionali inizia a tavola con primari, dirigenti e imprenditori della sanità GUIDO FILIPPI APPUNTAMENTO davanti al monumento dei Mille e cena con vista sull'orizzonte della politica ligure. Sarà anche una coincidenza ma da uno scoglio di Quarto è partita, in sordina, senza fare pubblicità, la traversata di Raffaella Paita , assessore regionale alle Infrastrutture, ma anche candidata (non ancora ufficiale) di una parte del Pd al timone della Regione, al posto di Claudio Burlando che la vede benissimo al suo posto dalla primavera 2015. È salita quasi subito sul pullman di Renzi e dall'altra settimana fa parte della direzione nazionale del Pd. Lei interviene a fine cena e sta attenta a non parlare da candidato presidente. «Non so ancora cosa farò ma voglio conoscere e approfondire il tema della sanità di tutta la Liguria. Mi auguro che ci sia la possibilità di organizzare altri incontri». Tradotto dal politichese: vento leggero di campagna elettorale e i primi a salire a bordo sono i medici e i dirigenti della sanità ligure. L'occasione ufficiale sono gli auguri per le feste davanti a una pizza o quattro portate di pesce per riunire una quarantina di persone attorno a una di tavoli. È una serata strettamente ad inviti, ma si paga alla romana e prima di uscire, ognuno deve passare dalla cassa: 15 euro per la pizza e 25 per il menù di pesce. Gli invitati arrivano da quasi tutta la Liguria, ma non ci sono spezzini anche perchè lì l'aspirante presidente non ha bisogno di farsi conoscere alla Spezia dove ha iniziato la carriera politica. L'unica eccezione è il direttore generale della Asl 5 Gianfranco Conzi , manager di lungo corso, stimatissimo dalla Paita che non più tardi di dieci giorni fa si è sbilanciata: «Con lungimiranza e coraggio ha guidato per sette anni uno dei periodi di cambiamento più radicale ed efficace della sanità spezzina». Il manager genovese è stato uno dei protagonisti della serata, anche grazie agli ottimi rapporti con l'assessore ma la prenotazione al ristorante di Quarto è stata fatta da Stefano Freti , dirigente del San Martino e poi della Asl 3, ora in pensione. Il tavolo d'onore è da quattro: Paita - look elegante ma sportivo l'assessore ai Trasporti Enrico Vesco , l'avvocato Luigino Montarsolo , già presidente della Fiera di Genova e di Iren acqua a gas, e Conzi che ha tenuto banco con le sue battute e i suoi aneddoti sulla sanità, tra gossip e disavventure (sanitarie e amorose) dei medici genovesi. «La Lella era soddisfatta e si è divertita tanto», ha ripetuto a fine cena. Tra i camici bianchi genovesi il primario ginecologo del Villa Scassi Gabriele Vallerino , il primario urologo del Galliera Giuseppe Conzi (cugino del manager), l'ex direttore di Anatomia Patologica del Gaslini Claudio Gambini con "l'allievo" Gianni Tunesi che dirige il dipartimento della Asl 3, mentre per il San Martino Ist c'è il chirurgo plastico Paolo Tavilla . Claudio Lombardo che ha lavorato per una vita all'Ist e ora raccoglie fondi per la ricerca scientifica, racconta i suoi rapporti sull'asse Roma-Bruxelles. Lavora alla Asl spezzina, ma è genovese il medico Pd Ermanno Pasero , già fedelissimo dell'ex sindaco Vincenzi, ora legato a Pippo Civati . Doveva esserci, ma ha dato forfait alla vigilia l'ex manager della Asl 3 Renata Canini, che è il braccio destro di Conzi alla Spezia. Grande protagonista Cristina Cenderello , dirigente della Asl genovese e renziana della prima ora, come buona parte degli invitati, e come il fratello Giovanni , infettivologo del Galliera, invitato ma assente. Non c'è nemmeno il marito, Domenico Mimmo Crupi , manager della sanità che è stato costretto a trovare lavoro lontano dalla Liguria: da cinque anni dirige l'istituto scientifico "Casa sollievo della sofferenza" di San Giovanni Rotondo, conosciuto anche come l'ospedale di Padre Pio. È considerato uno dei manager di fiducia del Vaticano, fa il pendolare tra la Puglia e Carignano, e ha sempre nostalgia di casa. Non poteva mancare il fronte imperiese di medici e dirigenti. Non si sono divisi nemmeno a tavola Marco Damonte Prioli (direttore dell'informatica della Asl 1, consulente della Regione e numero due della Asl genovese per tre anni), l'ex direttore sanitario Michele Orlando (incarico dalla giunta sulla razionalizzazione della spesa), il primario di Otorino Ettore Ferrari e la responsabile della Medicina legale Simona Del Vecchio. Non potevano mancare alcuni rappresentanti della sanità privata. Federico Patrone , direttore generale del gruppo Fides della famiglia Suriani , che gestisce una mezza dozzina case di riposo; è stato tra i primi ad SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 102 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RETROSCENA APPUNTAMENTO A INVITI IN UN LOCALE DI QUARTO. È LA PRIMA USCITA ELETTORALE DELL'ASSESSORE ALLE INFRASTRUTTURE 29/12/2013 Il Secolo XIX - Genova Pag. 14 (diffusione:103223, tiratura:127026) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 103 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato essere contattati e ha discusso a lungo con il savonese Fabio Giusto , che sta seguendo le orme del padre Giovanni nella gestione di un gruppo di strutture sanitarie psichiatriche del ponente. Medici, manager della sanità ma non solo come Luigi Ballauri , cresciuto a pane e Psi, un'esperienza giovanile all'epoca delle Usl, ex assessore comunale, vicino a Burlando, e da anni presidente del consorzio dei Macelli di Ca' de Pitta, in Valbisagno. Si è mobilitato per la cena e si è impegnato a riunire a tavola altri nomi della sanità per sostenere la candidatura della Paita. La campagna elettorale è salpata da Quarto. Foto: GIANFRANCO CONZI direttore generale Asl 5 spezzina Foto: GABRIELE VALLERINO primario Ginecologia Villa Scassi Foto: SIMONA DEL VECCHIO direttore Medicina legale Asl 1 Foto: MARCO DAMONTE PRIOLI dirigente Asl 1 imperiese Foto: ERMANNO PASERO direzione sanitaria Asl 5 spezzina Foto: LUIGI MONTARSOLO avvocato Foto: LUIGI BALLAURI imprenditore ed ex assessore Genova Foto: MICHELE ORLANDO direzione sanitaria Asl 1 imperiese Foto: L'assessore regionale alle Infrastrutture Raffaella Paita 30/12/2013 Il Secolo XIX - Genova Pag. 12 (diffusione:103223, tiratura:127026) Ecco i farmaci biosimilari, approvati dall'Europa COSTANO ALMENO il 30 per cento in meno alla sanità. E potrebbero liberare risorse da destinare ad altre spese. Questa la realtà dei farmaci biosimilari, ovvero le "copie" dei medicinali biotecnologici. Per ora ne sono disponibili solamente di tre tipi, ma nei prossimi anni potrebbero esserci un vero boom di questi farmaci, compresi anche trattamenti per la cura dei tumori, come ad esempio i "proiettili intelligenti" che attaccano solamente cellule neoplastiche. «A differenza dei classici generici, i biosimilari, essendo biotecnologici, per ottenere l'autorizzazione al commercio devono effettuare numerose prove precliniche e cliniche sull'uomo, che dimostrino la sovrapponibilità in termini di efficacia e sicurezza spiega Armando Genazzani, docente di Farmacologia allUniversità del Piemonte Orientale «l'Europa, attraverso l'agenzia europea dei medicinali, approva la documentazione dei biosimilari. Quindi non bisogna credere che, poiché questi farmaci sulla carta costano meno, la qualità del prodotto sia inferiore, anche perché gli studi clinici vengono valutati poi dalle stesse autorità regolatorie». Il problema, forse, potrebbe nascere in futuro quando un farmaco antitumorale, studiato magari per il trattamento del tumore che ha già dato metastasi, venisse usato già nelle fasi iniziali della malattia. Su questo fronte molti esperti oncologi hanno ribadito quanto rimane importante la scelta dello specialista, chiedendo controlli mirati dopo la registrazione di un eventuale biosimilare, ad esempio per la cura del tumore al seno, e soprattutto molta cautela nel passare direttamente da una possibile indicazione a un altra. «Ogni farmaco, giunto sul mercato, ha un rischio-beneficio da appurare sul campo, e forse è questa la differenza tra il farmaco di riferimento e il biosimilare nella fase iniziale di commercializzazione» precisa Genazzani «in teoria i due farmaci sono sovrapponibili, e quindi la prescrivibilità dell'uno o dell'altro, agli occhi del medico, dovrebbe essere totalmente casuale. L'esperienza e la fiducia di ciascun medico è sempre a favore del farmaco che meglio conosce, e dal profilo rischiobeneficio consolidato. Con l'uso, tuttavia, si va ad acquisire e consolidare il rischio-beneficio e si ha la certezza della sovrapponibilità. L'ideale è all'inizio sia solo lo specialista a indicare la cura, ma che con il tempo, la scelta passi alla sanità pubblica». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 104 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'ALTERNATIVA 28/12/2013 ItaliaOggi Pag. 18 (diffusione:88538, tiratura:156000) Contro l'obesità studi sugli orsi ANGELICA RATTI Gli orsi sono grandi mangiatori: ingrassano eppure non si ammalano e non soffrono patologie come il diabete e malattie cardiovascolari. Per questo sono diventati materia di studio da parte di alcuni ricercatori americani impegnati nella lotta contro l'obesità. In particolare, Kevin Corbit, che lavora per l'industria farmaceutica Amgen Inc, sta conducendo numerosi test sugli orsi grizzly nel laboratorio del centro degli orsi dell'università di Washington, la meglio attrezzata al riguardo. L'obiettivo è di sviluppare qualche nuovo farmaco per ridurre l'obesità e contrastare in maniera nuova malattie come il diabete. Gli orsi possono ingurgitare anche 58 mila calorie in un giorno e ingrassare di 450 chili senza che la loro salute ne risenta. Prima di andare in letargo, nella settimana precedente, gli orsi ingoiano una bella provvista di mele, salmoni, frutti di bosco. Il tutto senza conseguenze negative per il loro colesterolo e neppure per la loro pressione. Durante il periodo di letargo il peso si riduce progressivamente. Quello che i ricercatori vogliono comprendere è come sia possibile che questo cambiamento di peso avvenga senza problemi negli orsi. Gli studi sembrano suggerire che gli orsi possano «aggiustare» la loro sensibilità all'ormone dell'insulina durante il periodo del letargo per tornare alla normalità una volta usciti dalla letargia. Il segreto sta nel genoma e questa sarà la prossima tappa dello studio di Kevin Corbit. Le due pagine di «Estero - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di Sabina Rodi Foto: Orso grizzly SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 105 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ingrassano senza malattie: ricerca Usa 28/12/2013 L Unita - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:54625, tiratura:359000) Pubbliche le 36 cartelle degli Spedali Civili di Brescia: «Nessun miglioramento nei pazienti» A TORINO pronti i primi avvisi Stamina Foundation? Una onlus «animata dall'intento di trarre guadagni dai pazienti affetti da patologie senza speranza». La Procura di Torino sta per chiudere l'inchiesta contro Davide Vannoni. L'accusa è truffa. Da Brescia le cartelle confermano: nessun miglioramento. Oggi parlano i genitori. TARQUINI A PAG. 15 Non avrebbe effetti collaterali, ma nessuno dei pazienti curati agli Spedali di Brescia con il metodo Stamina è migliorato. Il quadro clinico è rimasto per lo più stazionario se non addirittura peggiorato. Nei rari casi nei quali vengono riferiti progressi clinici è con riferimento a documentazione presentata dai genitori dei piccoli malati come la coppia che agli atti ha fornito un video della bambina. Sono i risultati delle 36 cartelle cliniche di pazienti (ventuno bambini, 13 adulti su 13 patologie diverse) trattati con il metodo Vannoni durante la sperimentazione e trasmessi in via ufficiosa dai medici di Brescia al comitato istituito dal ministero della Salute. Sono stati resi noti ieri, proprio mentre la Procura di Torino ha deciso di non avere necessità di proroghe per l'inchiesta su Stamina Foundation e potrebbe inviare gli avvisi di fine indagine a brevissimo, prima della fine dell'anno. «Una Onlus che cercava solo di far soldi sui malati terminali» è la durissima accusa del pm Guariniello. Per Davide Vannoni e altre 13 persone è stato chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci pericolosi e alla truffa. Ma i risultati della relazione tecnica conclusiva che la Procura ha richiesto a un gruppo di medici farmacologi potrebbero peggiorare la situazione trasformando il capo di imputazione in omicidio colposo. Secondo gli inquirenti, la Onlus di Vannoni operava nell'intento di trarre guadagni da pazienti affetti da patologie senza speranza. Persone che invitavano i malati a non raccontare nulla in giro perché le terapie erano vietate. Agli atti anche la frase «per fortuna i malati sono in aumento», riferita ai magistrati da un paziente, che dimostrerebbe l'intenzione la vera ragione sociale di Stamina Foundation, speculare sul dolore. La replica di Vannoni però non si è fatta attendere: «È ovvio - ha spiegato all'Adnkronos - che le cartelle dei pazienti di Brescia non contengano prove di miglioramenti. Gli Spedali Civili, infatti, si sono fermati alla valutazione dell'innocuità della terapia, ossia si sono limitati a raccogliere la mancanza di effetti collaterali, essendo terapie compassionevoli e non una sperimentazione». L'ultima stroncatura arriva alla vigilia della conferenza pubblica organizzata da Stamina Foundation con i parenti dei piccoli malati. «Chi ha paura della verità su Stamina?» si terrà domani a Roma. Loro, i genitori dei piccoli malati, non ci stanno e sono arrabbiatissimi contro quello che definiscono «l'attacco del Male contro l'unico metodo che offre speranza». «Mostreremo ai giornalisti certificati ed esami medici che escluderebbero effetti collaterali - dicono - e anzi attesterebbero l'arresto della degenerazione delle patologie e in alcuni casi miglioramenti». Saranno dunque esibiti i certificati medici di neurologi, neuropsichiatri e altri specialisti e poi le cartelle di dimissioni dei piccoli, che lo stesso ospedale rilascia al termine di ogni infusione e dove vi è nero su bianco quanto fatto. Annunceranno anche la costituzione di una Onlus dei genitori dei pazienti in cura a Brescia, indipendente e libera. Alla conferenza sono stati invitati il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, i rappresentati dell'Istituto superiore di sanità, del Centro nazionale trapianti, le commissioni Sanità di Camera e Senato, il Comitato interparlamentare per la difesa delle cure compassionevoli. E tutti i procuratori d'Italia. Compresi quelli di Torino che hanno squarciato il velo su Stamina. In questi ultimi giorni Vannoni ha pubblicato sulla sua pagina Facebook diverse carte. Alcune rispondono ai rilievi più gravi fatti dai tecnici incaricati di studiare irregolarità sul metodo, come l'uso di materiale animale che esporrebbe potenzialmente alla trasmissione di diversi virus e al morbo della mucca pazza; o l'accusa di utilizzare per la preparazione delle infusioni cellule prelevate da malato a malato, pratica che comporterebbe diversi rischi, primo fra tutti l'incompatibilità. Dice Vannoni, sì, è vero. In questa sperimentazione sono state usate sostanze di origine animale, ma provengono da Paesi sicurissimi e sono state sottoposte a sterilizzazione terminale. Quanto al trapianto di cellule da paziente a paziente - spiega SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 106 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Stamina, il pm accusa: volevano far soldi 28/12/2013 L Unita - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:54625, tiratura:359000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 107 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ancora Vannoni - si è verificato una sola volta e per esigenze di tempestività nel trapianto. Quello che invece risulta agli atti dalle 36 cartelle mediche consegnate al primo Comitato è un materiale raffazzonato, non accompagnato da analisi di laboratorio come ecografie o tac. Mancano anche le semplici valutazioni di miglioramento o peggioramento della malattia. In alcuni caso le caselle sono state lasciate in bianco. L'unico dato certo riguarda il paziente malato di atrofia multisistemica morto due settimane dopo l'infusione. In questo caso, l'unico, è stato escluso qualunque collegamento tra il decesso avvenuto nel febbraio del 2012 e la terapia. Foto: Una recente protesta dei malati a sostegno della cura Stamina FOTO LAPRESSE . . . Oggi la manifestazione dei genitori dei malati: «Bugie: mostreremo i certificati medici» . . . La replica di Vannoni: «Si sono fermati alla valutazione di innocuità della terapia» 30/12/2013 L Unita - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:54625, tiratura:359000) Stamina, fuori la verità MARIA ANTONIETTA COSCIONI ASSOCIAZIONE COSCIONI La domanda che ci dobbiamo porre è: com'è possibile che sia accaduto quello che non è esagerato definire una gigantesca manipolazione dei fatti? Si può ben comprendere il dolore di famiglie disperate perché persone care soffrono, condannate da mali crudeli; ma questo non può e non deve giustificare le pretestuose speculazioni cui assistiamo. SEGUE A PAG.9 Sul «caso Stamina» la comunità scientifica internazionale si è espressa in termini inequivocabili. La procura di Torino definisce la Stamina Foundation «una Onlus che cercava solo di far soldi sui malati terminali ». Chi ha seguito la vicenda ha appreso di un network di laboratori e società commerciali, sparsi tra Svizzera, San Marino, Messico, Hong Kong; il procuratore Guariniello raccoglie le strazianti testimonianze di genitori che hanno pagato migliaia di euro confidando nel miracolo di una guarigione impossibile. Il professor Michele De Luca che guida il centro di medicina rigenerativa Stefano Ferrari di Modena definisce Stamina «un presunto metodo che non ha alcuna valenza scientifica e terapeutica. Ci si sta approfittando della disperazione delle famiglie dei malati gravi, infischiandosene dei limiti e delle regole della scienza». Quello che è grave è che le istituzioni, la politica, hanno assistito, sostanzialmente inerti, delegando, ancora una volta, alla magistratura i compiti che sono suoi. Ora si attende che il giudice risolva i problemi che la politica ha creato, e disinneschi in qualche modo questa bomba, che - quale che sia la fine di questa penosa storia - avrà effetti comunque devastanti. A questo punto, è utile ripercorrere alcuni passaggi della vicenda. ARITROSO Due anni fa, il 28 settembre 2011 gli Spedali Civili di Brescia e la Stamina Foundation Onlus di Davide Vannoni si accordano definitivamente al fine di «produrre linee cellulari staminali adulte di tipo mesenchimale/stromale per utilizzo autologo o eterologo da utilizzare nell'ambito della medicina rigenerativa » nel Laboratorio Cellule Staminali della struttura. Del giorno successivo, il 29 settembre, sono le prime due autorizzazioni al trattamento, per i pazienti M.L.G. e C.C.M. affetti da atrofia muscolare spinale. Verosimilmente le iniziali del primo coincidono con quelle del Signor Merlino Luca Giuseppe, attuale direttore vicario della direzione generale salute della regione Lombardia, il cui donatore aveva fornito le proprie«cellule» il giorno prima dell' autorizzazione e il Comitato etico aveva espresso il parere favorevole già il 6 settembre, cioè prima della conclusione dell'accordo con Stamina... Nel maggio del 2012 l'Agenzia del farmaco (AIFA), a seguito delle indagini dei NAS, sentito il Ministero della Salute dispone il divieto di produrre e somministrare cellule staminali agli Spedali civili di Brescia. Ordinanza impugnata, i tribunali di Brescia e Venezia danno il via libera a Vannoni. Si arriva al 25 marzo 2013 - a Parlamento appena rinnovato e Commissioni di merito non ancora costituite quando il ministro della Salute Balduzzi con decreto di urgenza autorizza la prosecuzione del trattamento a quei pazienti che già vi sono sottoposti. Il 2 maggio 2013 il neo ministro della Salute Lorenzin convoca una prima riunione su Stamina con rappresentanti di Ministero, AIFA, Istituto Superiore Sanità, Centro Nazionale Trapianti, Gabinetto e segreteria scientifica dell'ex Ministro Balduzzi. Vuole essere informata sullo stato della terapia, la normativa esistente e l'iter seguito dal governo precedente. Tredici giorni dopo, la commissione Affari Sociali della Camera avvia una indagine conoscitiva e dal Parlamento nonostante il lavoro allarmante di Guariniello, dei NAS, del CNT, dell'Iss e della messa in stato d'accusa di Stamina, datati 2012, con la comunità scientifica nazionale e internazionale contraria, viene convertito in legge il decreto che prevede l'avvio di unasperimentazione clinica allargata anche a casi non oggetto di provvedimento dell'autorità giudiziaria, di impiego di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva con uso di cellule staminali mesenchimali (si tratta solo del «caso Stamina»). Una «sperimentazione» assolutamente anomala, «condotta anche in deroga alla disciplina vigente»: l'Italia rischia di eliminare drasticamente tutte le regole scientifiche che sono state sempre ritenute necessarie. Nelle settimane successive si assiste a una lunga serie di riunioni e consultazioni promosse dal Ministero della Salute e infine il 1 luglio il ministro Lorenzin comunica la nomina del Comitato Scientificodella sperimentazione. A questo punto si assiste a un vero e SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 108 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA RICHIESTA 30/12/2013 L Unita - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:54625, tiratura:359000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 109 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato proprio boicottaggio da parte di Vannoni, che diserta le convocazioni, non fornisce la documentazione completa richiesta e infine contesta il Comitato scientifico che all'unanimità esprime un parere negativo sul metodo. PUBBLICITÀ Il resto è storia nota: il Tar, con una sua discutibile sentenza, riapre il caso; e a questo punto si attende l'esito del pronunciamento della seconda commissione nominata dal ministro della Salute. Nel frattempo, polemiche, contestazioni e recriminazioni divampano. Trasmissioni televisive danno spazio a improvvisati esperti che accusano di voler impedire la speranza per i malati, e un trattamento inefficace e forse perfino dannoso si continua a spacciarlo come miracoloso. Il ministro Lorenzin a questo punto potrebbe liberare dall'accordo di riservatezza i membri del primo comitato (quello bocciato dal Tar) e soprattutto rendere pubblico integralmente il loro lavoro; così come il protocollo Vannoni, affinché possa essere da tutti valutato. Se si ripercorrono con attenzione tutte le fasi della vicenda, ci si rende conto che quasi tutte quelle che oggi vengono date per «notizie » e «rivelazioni», in realtà non lo sono affatto: chi doveva sapere, ministri, politici, esperti, sapeva, era già nella condizione di intervenire. Perché pur disponendo di tutte le informazioni necessarie, non è intervenuto? Perché il Parlamento non ha fino ad ora disposto una Commissione d'inchiesta sul caso Stamina che possa operare con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria? Cosa non si vuole o non si deve scoprire? Cosa si vuole nascondere su una materia di pubblico interesse come il caso Stamina? Foto: Davide Vannoni con malati FOTO RAVAGLI/INFOPHOTO 30/12/2013 ItaliaOggi Sette - Italiaoggi sette Pag. 22 (diffusione:91794, tiratura:136577) Antonino D'Anna Qui Bolzano, al primo posto nella classifi ca «affari e lavoro» del Rapporto, e seconda nella classifi ca generale. Qualità della vita vuol dire anche salute, e sotto questo profi lo l'Alto Adige non può lamentarsi, grazie a servizi effi cienti anche se c'è ancora molto da fare per tagliare i tempi d'attesa. A spiegarlo a ItaliaOggi Sette è Susanna Hofmann, presidente dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani) per la Provincia autonoma di Bolzano. Osserva Hoffman: «Bolzano e provincia che cosa offrono di più per la qualità della vita? Socialmente offrono molto: per esempio, chi non deambula più ha un contributo per una badante o la famiglia». E aggiunge: «Come prevenzione penso che qui si faccia anche un buon lavoro, come ad esempio lo screening del colon per i tumori dell'intestino - ma quello lo fanno anche le altre regioni - o lo screening per il tumore al seno. I pazienti anziani da noi ricevono un assegno mensile e sono assistiti bene, nella prevenzione andiamo anche abbastanza bene». E i risultati non mancano. La delibera 1907 della Giunta provinciale di Bolzano ha stabilito in questi giorni che, in base ai contatti tra la Ripartizione Sanità della provincia autonoma e Federfarma Bolzano, entro marzo partirà un progetto pilota per la sperimentazione della prenotazione telematica di visite specialistiche direttamente in farmacia. Le prime cinque dovranno essere collegate al Cup dell'Asl altoatesina entro dicembre 2013. All'ospedale di Brunico è invece attiva da fi ne novembre Klinik-Tv, la tv interna, per informare i degenti su reparti e offerte. Siena, invece, si è classifi cata al 41esimo posto per Affari e lavoro. A evidenziare tutte le criticità della provincia è Paolo Campinoti, presidente Confi ndustria Siena. «Per quanto riguarda i nostri dati», afferma, «non si rilevano la presenza di aspettative né di consuntivo in termini di aumento di fatturato, produzione, vendite e occupazione. In particolare, il fatturato risulta distante da una repentina inversione di tendenza, con il 63,6% degli associati intervistati che si attende un'ulteriore contrazione del volume d'affari nonché riduzioni del proprio organico». «È vero», continua Campinoti, «che nel secondo trimestre 2013 le aziende registrate sono aumentate come è vero che sono diminuite, in termini tendenziali, le ore autorizzate di cassa integrazione totali: (-6,0%), operai (-2,6%) e impiegati (-21,2%); come infi ne è vero che si è verifi cata una ripresa degli scambi commerciali con l'estero». SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 110 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Bolzano al top nella sanità A Siena aziende in ginocchio 30/12/2013 ItaliaOggi Sette - Italiaoggi sette Pag. 51 (diffusione:91794, tiratura:136577) Sistema salute Pisa si classifi ca al primo posto nella dimensione salute e conferma il secondo piazzamento già conseguito nella passata edizione. La provincia di Pisa si caratterizza sia per una buona dotazione di personale medico e infermieristico, sia per un'ottima disponibilità di posti letto in reparti specialistici. Seguono Milano (11ª nel 2012), Isernia (al primo posto lo scorso anno) e Siena (3ª nella edizione precedente). Nelle 20 posizioni di testa (erano 16 nel 2012), all'interno delle quali sono ricomprese le province in cui il sistema salute è caratterizzato da una buona disponibilità di servizi sanitari,fi gurano6 province del nordovest (Vercelli e Alessandria in Piemonte, in 8ª e 18ª posizione, Aosta in 19ª posizione, Milano e Pavia in Lombardia al 2° e al 15° posto, Genova in Liguria in 7° posizione), 5 del Nordest (Belluno e Rovigo in Veneto in 9ª e 12ª posizione; Pordenone in Friuli-Venezia Giulia in 10ª posizione, Bologna e Ferrara al 14° e 16° posto), 4 province in Italia centrale (Pisa e Siena al primo e al quarto posto; Ancona al 6° posto e Roma al 5°) e 5 province dell'Italia meridionale e insulare (Isernia e Campobasso in Molise rispettivamente al 3° e al 13° posto; Potenza in Basilicata al 20° posto, Messina in Sicilia in 17ª posizione). Ad ogni modo, la scarsa consistenza delle province ricomprese nelle posizioni di testa indica che nelle province italiane la dotazione di servizi sanitari a livello provinciale si attesta in prevalenza su livelli medi o medio-bassi. In generale, per quanto riguarda la distribuzione territoriale dei servizi, questa si presenta ampiamente eterogenea. I servizi sanitari si concentrano prevalentemente nelle province in cui è presente un grande centro urbano (Roma, Milano), in poli di eccellenza nella ricerca medica (Pisa, Siena), ma esistono anche altri fattori. La eterogeneità nella distribuzione territoriale può infatti ri ettere l'esistenza di differenti bacini di utenza o ri ettere specifi che scelte politiche nazionali e locali. Va comunque notato che nelle prime 50 posizioni fi gurano tutte le province in cui sono presenti centri urbani di dimensioni medie e grandi. Nel complesso, il numero di province in cui la dotazione di servizi medico-ospedalieri e diagnostici risulta scarsa o insuffi ciente ammonta a 57 unità su 110, contro le 59 unità su 103 censite nel 2012. Le posizioni di coda comprendono 21 province, a fronte delle 19 censite nella passata edizione. Nel gruppo 4, due appartengono al nordovest; una al nord-est; 5 in Italia centrale; 13 infi ne in Italia meridionale e insulare. Chiude la classifi ca del sistema salute la provincia del Medio Campidano. Ripartizioni territoriali Popolazione Nord- Nord- Centro Mezzogiorno ovest est e isole Totale 1 Buona 6 5 4 5 20 2 Accettabile 9 7 5 12 33 3 Scarsa 8 9 8 11 36 4 Insufficiente 2 1 5 13 21 Totale 25 22 22 41 110 SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 111 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato QUALITÀ DELLA VITA 2013 28/12/2013 Il Fatto Quotidiano Pag. 8 (tiratura:100000) Vannoni: tanto marketing, zero risultati BOCCIATURA "Nessuna prova di miglioramenti" per 36 pazienti sottoposti al metodo a Brescia. L'inventore: "Ovvio, hanno solo valutato l'innocuità della terapia" diGianni Barbacetto Nessuna prova di miglioramenti clinici, nelle schede dei 36 pazienti sottoposti al metodo Stamina presso gli Spedali Civili di Brescia e ora consegnate al comitato istituito dal ministero della Salute per valutare il sistema messo a punto da Davide Vannoni. L'uomo che ha scritto in passato due libri che hanno per titolo Della pubblicità: mente, contesti, mondi immaginari (1998) e Manuale di psicologia della comunicazione persuasiva (2007). Vannoni è, per chi s'affida alle sue cure, l'ultima speranza di poter guarire. Per chi invece ha indagato sul suo metodo è un inventore, appunto, di "mondi immaginari", un campione di "comunicazione persuasiva". Un esperto di marketing che ha messo in pratica le tesi esposte nei suoi libri: non mediche, ma pubblicitarie. Laureato in lettere e filosofia, Vannoni aveva a Torino una piccola azienda di ricerche di mercato. Nel 2007 ha un piccolo problema di salute: una paralisi facciale gli blocca una parte del viso. Si fa curare a Kharkov, in Ucraina, dove viene sottoposto a un trapianto di cellule staminali secondo il metodo della ricercatrice russa Elena Schegelskaya. L'intervento non è risolutivo, ma Vannoni s'appassiona al metodo cellulare e, tornato in Italia, apre nel sottoscala della sua azienda di marketing un laboratorio in cui comincia a sperimentare il trattamento, in società con due biologi ucraini. Inizia subito a "curare" i pazienti, senza alcun controllo medico e sanitario. Due anni dopo, il laboratorio chiude e i due ucraini tornano in patria. Arrivano le prime proteste. DOPO L'ESPOSTO di un dipendente della sua società di marketing Cognition, il magistrato di Torino Raffaele Guariniello apre un'inchiesta per chiarire l'utilizzo medico di cellule staminali al di fuori dei protocolli sperimentali previsti dalla legge. Dal 2009, Vannoni inizia un nomadismo sanitario della speranza, girando centri estetici e centri sanitari che si aprono per lui nei giorni festivi: a Torino, Carmagnola, Trieste, Como, San Marino. Gira in Porsche con targa svizzera. A Lugano hanno sede anche le società che detengono i diritti internazionali per l'utilizzo del metodo Stamina. Altre società interessate al metodo sono basate a Città del Messico e Hong Kong. Il colpo grosso gli riesce però a Brescia, dove riesce a far sperimentare la sua cura presso una struttura pubblica, gli Spedali Civili, anche grazie a Luca Merlino, pezzo grosso della sanità in Regione Lombardia, che si sottopone al trattamento. Il traguardo è raggiunto grazie alle Iene: il programma tv gli dedica alcuni servizi che lo consacrano genio incompreso delle malattie impossibili, paladino della libertà di cura avversato dalla medicina tradizionale e dalle industrie farmaceutiche. Vannoni, in verità, nel suo metodo infonde più marketing che medicina: mettendo a frutto la sua prima professione, fa circolare uno straordinario depliant pubblicitario in cui vanta "oltre mille casi trattati, un recupero del danno dal 70 al 100 per cento (90 ictus con 72 recuperi)", con "una gamma di una ventina di malattie trattate". In un video mostra un ballerino russo affetto da Parkinson che si alza dalla carrozzella "e torna a ballare" e una giovane paralizzata dalla Sla che riprende a camminare. Il metodo Stamina conquista una schiera di sostenitori, specialmente tra i malati di sindromi gravi e i loro parenti, che s'aggrappano alla speranza di aver trovato una cura definitiva. Il mondo medico e scientifico è invece scettico, in assenza di prove: addirittura preoccupato per i pericoli a cui i pazienti si espongono. Umberto Veronesi dichiara che il caso Stamina "ripercorre il canovaccio delle vicende Bonifacio e Di Bella", cioè sperimentazioni senza alcun criterio scientifico "avviate sotto la spinta della piazza". Procure, tribunali, Tar, commissioni scientifiche e ministeri cominciano a rimpallarsi decisioni contraddittorie. Fino a oggi, con l'inchiesta giudiziaria della procura di Torino che sta giungendo alle sue conclusioni sul metodo dell'uomo di marketing che voleva rivoluzionare la medicina. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 112 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CASO STAMINA 28/12/2013 Gente Pag. 15 (diffusione:372741, tiratura:488629) Allora la cura stamina è pericolosa? I test effettuati dal Nucleo anti sofisticazione dei carabinieri avrebbero evidenziato che il metodo Vannoni può addirittura esporre i pazienti a gravi rischi per la salute. È davvero così? Risponde Michele De Luca scienziato Università Modena Quanto rivelato dalla stampa sul rapporto dei Nas dei carabinieri non mi coglie di sorpresa. Si è più volte ripetuto che la cura Stamina non esiste: le cellule staminali mesenchimali (cellule staminali adulte che, a differenza di quelle embrionali, pluripotenti, possono generare solo alcuni tipi di cellule) non possono produrre neuroni. Per questo avevamo sempre chiesto che Stamina pubblicasse il metodo che sosteneva di adottare per le cure. Il sospetto, insomma, era forte, ma quanto abbiamo letto del rapporto dei Nas, del quale non abbiamo motivo di dubitare, va oltre. Il fatto che non siano neppure state trovate cellule mesenchimali, e men che meno neuroni, ma di fatto "detriti", si commenta da solo. In più, il fatto di impiegare reagenti non certificati espone i pazienti a gravi rischi per la loro salute. Intendiamoci: si possono impiegare, come viene già fatto, sieri bovini, ma il tutto deve avvenire in laboratori certificati e secondo precisi protocolli, altrimenti il rischio di contrarre malattia come la Bce, la sindrome della mucca pazza, è reale. Il punto ancora più grave, stando sempre alle indiscrezioni che sono apparse sui giornali, è che neppure le cellule prelevate dai donatori venivano sottoposto a test, un ulteriore rischio di trasmissione di malattie ai pazienti già indeboliti da gravissime patologie. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 113 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Domande e risposte d'attualità 28/12/2013 Gente - N.1 - 7 gennaio 2014 Pag. 88 (diffusione:372741, tiratura:488629) Il laser spegne il fuoco in bocca Più frequenti tra adolescenti e donne, queste piccole ulcere ora si possono eliminare con la laserterapia. «Basta una sola seduta», spiega il medico Camilla Tagliabue Le adolescenti tra i 10 e i 20 anni sono le più colpite, i fumatori, invece, non hanno quasi mai questo problema: le afte sono una patologia comune nell'età dello sviluppo, ma difficilmente attecchiscono nella bocca di un tabagista. Tecnicamente si tratta di piccole (dai 4-5 millimetri a un centimetro) e sporadiche ulcere; quando, però, le lesioni sono ricorrenti e molto fastidiose si parla di stomatite aftosa. Ora si è scoperto che le onde laser sono un rimedio molto efficace e rapido contro questo problema: «Basta una sola seduta dal medico o dal dentista per ridurre il dolore», spiega il professor Paolo Vescovi, stomatologo e chirurgo orale dell'Azienda ospedalierouniversitaria di Parma, nonché presidente della Società italiana di Laser in Odontostomatologia. «Le differenti lunghezze d'onda possono essere utilizzate per trattare le afte sia all'esordio sia in fase conclamata. Il laser a bassa energia è completamente indolore, privo di effetti collaterali e non necessita di anestesia: con un'azione di "biostimolazione" sostiene i processi riparativi accelerando la guarigione». A seconda della grandezza e della forma, si distinguono tre tipi di afte: minor, major ed erpetiformi, cioè a piccoli puntini: «Queste ulcerette compaiono sulla mucosa molle interna di guance e labbra, sulla lingua e sul pavimento della bocca, ma mai sul palato o sulle gengive. In genere, le afte durano da una settimana a 20 giorni e sono espressione di un'alterazione metabolica, ovvero dipendono da squilibri o carenze nella dieta di alcune sostanze fondamentali per il nostro organismo, come le vitamine del gruppo B, l'acido folico e il ferro. In altri casi possono essere scatenate da allergie o intolleranze alimentari, come la celiachia. Non esistono cause specifiche, ma le afte colpiscono sempre soggetti già predisposti geneticamente, con una maggior incidenza nelle giovani donne, soprattutto durante il ciclo mestruale, in cui si registra una leggera anemia. Anche lo stress può provocarle». Così come piccoli traumi, dovuti, ad esempio, all'apparecchio ortodontico. Comunque, «se effettuata precocemente, la biostimolazione laser determina una rapidissima guarigione dell'afta nel giro di una giornata. Alcuni studi hanno dimostrato che si può ridurre persino il rischio e la frequenza delle recidive». Il 60% degli italiani ha avuto un'afta almeno una volta nella vita; i sintomi sono lampanti: bruciore e pizzicore in bocca, cui segue la formazione di una bollicina infiammata e dolorosa, che nei casi più gravi compromette e condiziona l'alimentazione. Ecco perché, quando si hanno ulcerette orali, è bene non mangiare cibi piccanti, acidi, grassi, molto caldi o molto freddi, ma anche alimenti irritanti come cioccolato e frutta secca. L'uso di alcol è sconsigliato, mentre si deve mantenere un'accurata igiene orale. «Non esiste una dieta preventiva; le carenze alimentari dipendono solitamente da problemi metabolici o di assimilazione. Però è sempre bene consumare omega 3 e antiossidanti». Per curare le afte "fugaci" bastano i prodotti naturali e alcuni farmaci da banco: «Sono lozioni o gel a base di aloe e vitamine; le pomate al cortisone si usano solo in caso di recidive. Attenzione a non sottovalutare le ricadute, che possono essere una spia di disturbi sistemici, come malattie gastrointestinali, ad esempio il morbo di Crohn e la colite ulcerosa».i rimedi casalinghi aloe, menta e cocco Se le afte si presentano solo occasionalmente, prima di correre dal medico, provate qualche semplice rimedio fai-da-te, poco dispendioso e semplice da preparare. Se la cura casalinga non fa effetto dopo 8-10 giorni, però, è meglio rivolgersi allo specialista. l Fate gargarismi con acqua calda e fredda, latte di cocco o limone. l Preparate un infuso di semi di fieno e foglie di basilico, da bere oppure da usare per sciacquare la bocca. l Mangiate insalate di pomodori con un po' di curcuma e cibi ricchi di rame e zinco. l Strofinate delicatamente le afte con ghiaccio tritato per ridurre il gonfiore. l Applicate sulle ulcere aloe vera o propoli. l Attenzione all'igiene orale: ottimi gli sciacqui con un colluttorio o bicarbonato. l Mangiate yogurt, specie se ricco di alimenti con vitamina C. l Consumate verdure a foglia verde e cipolle. l Usate come lozione antinfiammatoria l'olio di menta piperita. l Preparate un impasto di liquirizia e melograno, da spalmare con SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 114 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salute Le afte, un disturbo che colpisce il 60 per cento degli italiani 28/12/2013 Gente - N.1 - 7 gennaio 2014 Pag. 88 (diffusione:372741, tiratura:488629) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 115 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato cura sulle zone ulcerate. Foto: QUAnto brUCiAno! Le afte sono molto dolorose, tanto da rendere difficile mangiare. Sciacqui con colluttori (nella foto più a sinistra) o bicarbonato aiutano ad attenuare il buciore. 29/12/2013 Focus - N.255 - gennaio 2014 Pag. 56 (diffusione:585228, tiratura:728829) Ma che medicine prendi? Il business dei farmaci contraffatti dilaga. La prima precauzione? Occhio agli acquisti online. Siamo abituati a sentir parlare di borse e abiti con false griffe, in qualche caso addirittura di prodotti alimentari contraffatti. Ma quando l'allarme riguarda i farmaci la questione è ben più grave perché la falsificazione può essere a livelli diversi, tutti pericolosi. Luisa Valvo, direttore del reparto qualità dei farmaci chimici unità anticontraffazione dell'Istituto superiore sanità (Iss), analizza i farmaci contraffatti sequestrati e li divide in 4 categorie. Al primo livello c'è il farmaco che è contraffatto ma è una perfetta imitazione della preparazione originale: stesso principio attivo nella corretta quantità e identico confezionamento. Si fa più seria la faccenda nel caso in cui la confezione è identica a quella della specialità medicinale originale, ma il principio attivo è in quantità inferiore o superiore al dichiarato, generando inevitabilmente un effetto limitato sulla cura o i rischi di un sovradosaggio. Ancor più grave il caso in cui il farmaco assomiglia al prodotto autentico, ma non contiene alcun ingrediente attivo. Si finisce con una quarta categoria che raccoglie i farmaci contraffatti che contengono molecole diverse da quelle dichiarate, più o meno dannose per la salute. Casi estremi? Allarmi teorici? Macché. CRONACA. In Italia abbiamo già avuto la prima vittima accertata. Si tratta di una donna di 28 anni che era andata a fare un Breath test di intolleranza in un laboratorio privato, non convenzionato e - si scoprirà poi - neppure in regola. Come ogni paziente sottoposto a quel genere di esame, la paziente aveva dovuto bere acqua dolce e sorbitolo, una sostanza zuccherina che non altera la glicemia, affinchè si potesse analizzare l'aria espirata e verificare se la donna fosse intollerante al glutine. Ma bevuto il liquido, la paziente si era sentita male e in breve era deceduta. In base ai sintomi, il Centro antiveleni di Pavia aveva fatto subito diagnosi di avvelenamento da nitrito di sodio (E250), alias salnitro. E la somministrazione dell'antidoto, il blu di me- • tilene, aveva salvato la vita di altre due donne che stavano facendo la medesima analisi in quel laboratorio. La dose letale di nitrito di sodio proveniva da una busta da 5 kg di presunto sorbitolo, sequestrata dai Nas nel laboratorio, acquistata su eBay, e contenente per il 30% sorbitolo e per il 70% nitrito di sodio, una polvere bianca dall'apparenza simile ma capace di indurre un arresto cardiaco. Secondo la polizia britannica il fatale errore era stato compiuto da una ditta di Belfast, la R&D Laboratories, non registrata negli appositi albi. Quanto è frequente un caso del genere? Con effetti letali, raro, per fortuna. Ma uno studio dell'Oms ha documentato 750 casi di contraffazione: solo il 4% dei farmaci contraffatti contenevano il principio attivo della medesima qualità e dosaggio del farmaco originale. Il 51% dei prodotti non conteneva alcun ingrediente attivo, il 17% conteneva principi attivi diversi da quelli dichiarati in etichetta, l'll% erano in diversa quantità. IN RETE. Certo, se i siti di aste online non sono canali ufficiali per i farmaci, esistono ormai anche le vendite legali di medicinali online, e l'Italia - che finora le ha vietate sotto qualsiasi forma - si appresta ad approvare almeno la vendita in Rete dei farmaci da banco. «L'asimmetria legislativa fra i Paesi europei è la maggiore responsabile della vulnerabilità del sistema» aggiunge Andrea Di Nicola, associato di criminologia all'Università di Trento. «Le farmacie legali europee saranno rese riconoscibili in modo da rendere più sicuro il mercato, e se qualche farmacia cercasse di vendere illegalmente un farmaco che richiede la prescrizione a un italiano, sarà intercettata e sanzionata dalle autorità» spiega Domenico Di Giorgio, dirigente dell'Unità prevenzione della contraffazione dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ma ci vorrà ancora del tempo perché il sistema vada a regime. INFILTRAZIONI. Dietro il business dei farmaci contraffatti in vendita online agiscono la malavita russa e cinese che fingono di spedire prodotti da Paesi apparentemente sicuri. Nel 2011 i farmaci contraffatti sono stati il primo prodotto sequestrato alle frontiere dell'Ue, aumentati del 700% rispetto all'anno • precedente. L'Ocse stima che il 75% della contraffazione provenga da Cina e India, transitando per Dubai. All'Università di Trento ilprogetto FakeCare, condotto insieme a Interpol e Aifa, sta perfezionando un algoritmo e un software, per ora un prototipo, cha ha un tasso di accuratezza alto, del 96 per cento, capace di definire automaticamente se la farmacia online è legale o truffaldina. Ma è il lavoro di Sisifo: si chiude una farmacia e ne spuntano dieci. I medicinali viaggiano in pacchettini anonimi, che dichiarano tutt'altro SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 116 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INCHIESTA 29/12/2013 Focus - N.255 - gennaio 2014 Pag. 56 (diffusione:585228, tiratura:728829) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013 117 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato contenuto. FARMACIE SICURE? Ma le farmacie "in carne ed ossa" sono sicure? Nell'ultimo decennio la rete di vendita italiana non ha avuto infiltrazioni. Questo risultato è stato ottenuto grazie a un sistema di tracciabilità dei farmaci dalla produzione alla vendita: un'etichetta adesiva con codice abarre, che identifica ogni singola confezione di medicinale. Le informazioni sono depositate in una banca dati centrale che ha il compito di ricordare in qualsiasi momento dove si trova una scatola di pillole o un flacone di sciroppo (ospedali, farmacie o, addirittura, a casa di un paziente) per poterla bloccare in caso di emergenza, o per veri ficare la regolarità di prescrizioni e consumi. Ma in Inghilterra e Germania sono state registrate infiltrazioni occasionali di farmaci contraffatti. Un'indagine inedita condotta dagli Stati membri dell'Ue ha rivelato che fra il 2002 e il 2007 sono stati registrati 27 casi di medicinali contraffatti nella catena legale di distribuzione. Gli italiani sembrano non preoccuparsi di che cosa c'è nelle loro pillole e di chi le abbia prodotte. Quest'anno è stato chiuso ad esempio il sito 121 doc: farmacia legale inglese che vendeva online agli italiani i farmaci con un giro di affari di circa 3 milioni di euro l'anno. Una recente indagine ConfcommercioFormat ha rilevato che poco meno di un italiano su sei (15,6%) ritiene normale acquistare prodotti farmaceutici e parafarmaceutici online. «C'è chi si vergogna ad andare a chiedere al medico la ricetta per il farmaco contro la disfunzione erettile, o ne vuole fare un uso eccessivo 0 pericoloso che il medico non avallerebbe, chi vuole comprare molecole vietate perché pericolose e chi vuole pagare meno» spiega Valvo. 1 più gettonati sono i farmaci per la disfunzione erettile che ammontano al 50% circa dei farmaci contraffatti, soprattutto Viagra, Cialis, ma anche Levitra; poi dimagranti e molecole per il doping sportivo. «Occasionalmente troviamo fra i farmaci sequestrati anche qualche prodotto "magico" cubano come il veleno di scorpione» continua Valvo. «Qualche volta abbiamo sequestrato un farmaco per il deficit di attenzione». «Il business della contraffazione dei medicinali in Italia non è quantificabile con precisione» ammette Di Giorgio. «In base all'uscita di valuta verso le farmacie europee, io lo stimo nell'ordine delle decine di milioni di euro». © Amelia Beltramini SHAWN BALDWIN, STEFANO DE LUIGI www.farmacia.com 1 FARMACIE ILLEGALI www.meds-pharmacy.com/ http://fit.rx-euro.com/ www.bestcheap-pharmacy.com/ http://comprareviagra-on.com/ www.slimgeour.com/ www.steroidshop.eu/ OCCHIO AL SITO. Una direttiva europea che l'Italia deve recepire entro il 31 dicembre 20' 3 renderà presto le farmacie online legali anche da noi, almeno per prodotti da banco. Ma oggi sono solo abusive o all'estero. FARMACIE LEGALI www.medicentrum.com/ Rep. Ceca www.docmorris.de/startseite/ Germania www.apoteket.dk/ Danimarca www.apoteket.se/ Svezia www.pharmacy2u.co.uk/ Regno Unito Mercato legale e illegale COSTO. IN FARMACIA. 1,8 miliardi di confezioni acquistate nel 2012. CONSUMO. Consumiamo in media 30 confezioni l'anno. 'SEQUESTRI. In 7 giorni oltre 25 mila confezioni illegali. ..CRIMINALITÀ. Per ogni euro investito nei farmaci illegali la criminalità ne guadagna 2.500. La spesa farmaceutica ammonta a 430 euro per italiano. Pillole false, veri drammi II 65% dei casi di contraffazione di medicinali riguarda i Paesi in via di sviluppo. I controlli su importazione, produzione e vendita dei farmaci sono scarsi: meglio fare scorte prima di partire. In Brasile si registrarono gravidanze indesiderate provocate da compresse placebo prive di principio attivo, vendute come contraccettivi; in Cambogia, falsi antimalarici causarono decine di morti e in Niger le vittime furono migliaia dopo la distribuzione di falsi vaccini contro la meningite. L'anno scorso 19 oncologi statunitensi, allettati dal prezzo scontato (1.995 dollari invece di 2.400 per una fiala da 400 mg), hanno comprato online e | somministrato la versione contraffatta di un I antitumorale rivelatasi poi priva di sostanza attiva. Foto: TRAFFICO INTERNAZIONALE. L'area franca del porto di Dubai, dove si ritiene transiti gran parte dei farmaci contraffatti prodotti in India e Cina. Perl'0msil51% dei farmaci contraffatti non contiene alcun principio attivo, e solo il 4% è come l'originale Foto: Nel 2011 ifarmaci contraffatti sono stati il prodotto più sequestrato alle frontiere dell'Europa con un aumento del 700% rispetto all'anno prima