scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 30 dicembre 2013
INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
28/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Stamina: nessun effetto sui 36 pazienti curati a Brescia
8
28/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
«Vivo grazie ai test sulle cavie». Sul web: devi morire
9
28/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Troppe operazioni al menisco inutili Gli esperti: spesso basta la fisioterapia
10
29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Il non-medico grida al complotto E gioca sulla pelle dei suoi malati
11
29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Gli Animalisti tra Ragioni ed Estremismi
12
29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Il medico che guiderà le future verifiche: «Sentiremo le famiglie, hanno diritto a
risposte»
14
29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Nuovo comitato su Stamina I genitori: i bimbi migliorano
15
29/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Infusioni senza regole: ecco il giro d'affari per tutte le malattie rare
17
30/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Cade sciando: Schumacher in coma
19
30/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Contesa tra Stato e Angelucci per il pasticcio San Raffaele
21
30/12/2013 Corriere della Sera - Nazionale
Bimba muore I suoi organi salvano 5 vite
23
29/12/2013 Il Sole 24 Ore
«Ora controlli su come vengono spesi i fondi»
24
29/12/2013 Il Sole 24 Ore
KARL JASPERS: METTERE ORDINE NELLA MENTE
27
29/12/2013 Il Sole 24 Ore
IMBROGLI SECONDO COSCIENZA
29
29/12/2013 Il Sole 24 Ore
Non solo malasanità Ci sono anche strutture efficienti
31
30/12/2013 Il Sole 24 Ore
Quel bisogno di vedere l'onestà in chi governa
33
28/12/2013 La Repubblica - Nazionale
"Sui pazienti di Stamina nessun miglioramento"
34
28/12/2013 La Repubblica - Nazionale
L'AMACA
35
28/12/2013 La Repubblica - Roma
Fine d'anno in barella nel corridoio-corsia
36
28/12/2013 La Repubblica - Palermo
Tac, risonanze ed ecografie stretta sulle prescrizioni inutili "Chiederemo i soldi ai
medici"
38
28/12/2013 La Repubblica - Palermo
Macchine a mezzo servizio e tempi biblici falliscono le norme per snellire le attese
40
29/12/2013 La Repubblica - Roma
Quell'odissea in corsia un'offesa per i malati
42
29/12/2013 La Repubblica - Nazionale
Caterina: lotto per la vita non mi fermeranno gli insulti nazi-animalisti
43
29/12/2013 La Repubblica - Firenze
La Toscana dei record
45
29/12/2013 La Repubblica - Nazionale
Stamina, lite sui nuovi esperti e le famiglie mostrano i video "I nostri figli stanno
meglio"
46
29/12/2013 La Repubblica - Nazionale
SE LA VIA GIUDIZIARIA ALLA SALUTE ALIMENTA LE FALSE SPERANZE DI CHI
SOFFRE
47
29/12/2013 La Repubblica - Milano
"Un'amministrazione mediocre la Lombardia ha bisogno di novità"
48
29/12/2013 La Repubblica - Roma
Sanità, ecco il dossier segreto "Sprechi, clientele e corporazioni"
50
30/12/2013 La Repubblica - Roma
Frati chiede, la Regione paga
52
28/12/2013 La Stampa - Nazionale
Stamina e la vendetta sull'ospedale di Brescia
54
28/12/2013 La Stampa - Nazionale
"Sì ai test sugli animali" Malata coperta d'insulti in rete
56
28/12/2013 La Stampa - Nazionale
I medici contro i giudici: "Basta imporci il metodo Vannoni"
57
29/12/2013 La Stampa - Nazionale
La mossa del ministro Lorenzin nomina un nuovo team scientifico
59
29/12/2013 La Stampa - Nazionale
IL CORAGGIO DI FIDARSI DEI COMPETENTI
61
29/12/2013 La Stampa - Nazionale
"Mai visto le cellule trasformarsi Ma non vuol dire sia impossibile"
63
29/12/2013 La Stampa - Nazionale
"Quella di Vannoni non è una terapia Ora vi spiego perché"
64
29/12/2013 La Stampa - Nazionale
"Nella sue parole c'è il coraggio di chi dice la verità"
66
29/12/2013 La Stampa - Nazionale
Giallo informatico negli ospedali Salta l'accredito a 10 mila persone
67
30/12/2013 La Stampa - Nazionale
Questo Paese preferisce i miti alla scienza
69
30/12/2013 La Stampa - Nazionale
Sotto stress per gli attacchi "Ma io non smetto di lottare"
70
30/12/2013 La Stampa - Nazionale
«Tragedie come il Talidomide evitate dai test sugli animali»
72
30/12/2013 La Stampa - Nazionale
Stamina ritratta «Ministro incolpevole Lei è una vittima»
73
30/12/2013 La Stampa - Nazionale
Prova bancomat per la riforma del Csi
74
28/12/2013 Il Messaggero - Nazionale
Stamina, nei 36 pazienti in cura nessuna prova di miglioramenti
75
28/12/2013 Il Messaggero - Nazionale
Non esiste un elisir uguale per tutti ora si fermi il mercato delle illusioni
77
30/12/2013 Il Messaggero - Nazionale
«Grata a chi mi difende dall'attacco animalista»
78
30/12/2013 Il Messaggero - Nazionale
Dai topi ai macachi i successi in laboratorio
79
28/12/2013 Il Giornale - Nazionale
«Curata grazie alla vivisezione» Insultata dagli animalisti
80
28/12/2013 Il Giornale - Nazionale
«Stamina inutile». Ma i pazienti non ci credono
81
28/12/2013 Il Giornale - Nazionale
La diagnosi giusta? La sceglie internet
82
29/12/2013 Il Giornale - Nazionale
Nasce la Carta europea per garantire l'autonomia dell'oncologia medica
84
29/12/2013 Il Giornale - Nazionale
Crescono le dermatiti: è l'effetto dell'inquinamento ambientale
85
29/12/2013 Il Giornale - Nazionale
CARI MAMME E PAPÀ, VI CAPISCO MA LA SCIENZA HA LE SUE REGOLE
86
29/12/2013 Il Giornale - Milano
Sanità, ecco il piano per Expo Ora però servono 24 milioni
87
30/12/2013 Il Giornale - Nazionale
«Anch'io ho la Sla ma sulle cavie Caterina sbaglia»
88
28/12/2013 Avvenire - Nazionale
Stamina, l'accusa: «È fuori controllo Dovete fermarli»
89
28/12/2013 Avvenire - Nazionale
«Ma cos'è questo metodo?» Quella domanda fatta al ministro
90
28/12/2013 Avvenire - Nazionale
La ricetta medica elettronica divide il Paese
91
29/12/2013 Avvenire - Nazionale
STAMINA, SPERIAMO INSIEME
92
29/12/2013 Avvenire - Nazionale
Il giudice: «Scienza e diritto collidono»
93
29/12/2013 Il Gazzettino - Venezia
«Mai in pericolo di vita la figlia del consigliere»
94
29/12/2013 Il Gazzettino - Venezia
«Sei ore d'attesa per la visita cardiaca»
95
30/12/2013 Il Gazzettino - Venezia
Lotta ai tumori, premio a Massimo Gion
96
28/12/2013 Europa
Nessuna prova di miglioramento
97
28/12/2013 Libero - Nazionale
Cura stamina flop totale E il guru va in Africa
98
29/12/2013 Libero - Nazionale
Al San Raffaele una medicina più «umana»
100
29/12/2013 Libero
Melanoma: servono ricercar prevenzione e sinergie
101
29/12/2013 Il Secolo XIX - Genova
Paita e i medici, metti una sera a cena
102
30/12/2013 Il Secolo XIX - Genova
Ecco i farmaci biosimilari, approvati dall'Europa
104
28/12/2013 ItaliaOggi
Contro l'obesità studi sugli orsi
105
28/12/2013 L Unita - Nazionale
Stamina, il pm accusa: volevano far soldi
106
30/12/2013 L Unita - Nazionale
Stamina, fuori la verità
108
30/12/2013 ItaliaOggi Sette
Bolzano al top nella sanità A Siena aziende in ginocchio
110
30/12/2013 ItaliaOggi Sette
Sistema salute
111
28/12/2013 Il Fatto Quotidiano
Vannoni: tanto marketing, zero risultati
112
28/12/2013 Gente
Allora la cura stamina è pericolosa?
113
28/12/2013 Gente
Il laser spegne il fuoco in bocca
114
29/12/2013 Focus
Ma che medicine prendi?
116
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
78 articoli
28/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Dalle cartelle cliniche
Stamina: nessun effetto sui 36 pazienti curati a Brescia
Mario Pappagallo
di MARIO PAPPAGALLO A PAGINA 23
Trentasei i pazienti in totale: 21 bambini e 15 adulti sottoposti al metodo Stamina presso gli Spedali di
Brescia. «Non hanno registrato alcun miglioramento dopo il trattamento», è la conclusione a cui si giunge
leggendo la sintesi delle cartelle cliniche degli stessi Spedali di Brescia. Nella documentazione secretata, non
compare, infatti, alcuna prova clinica di un qualche miglioramento. E sono queste le carte a disposizione sia
della Procura di Torino sia della Commissione di esperti, poi disabilitata dal Tar del Lazio.
Si tratta di 36 malati per i quali sono state prodotte altrettante schede sintetiche, materiale che non è
accompagnato da alcun dato di analisi di laboratorio o di altro tipo come elettroencefalogramma, ecografie o
semplici valutazioni di miglioramento o peggioramento che i medici elaborano con scale specifiche. Fra le
malattie trattate nei pazienti pediatrici compaiono due casi di morbo di Krabbe, sette di Sma, ben 6 casi di
morbo di Nieman Pic, morbo di Tay-Sachs, e due casi di Leucodistrofia metacromatica. Per altri bambini sono
state chieste cure perché affetti dal morbo di Sandhoff, e in due casi da Encefalopatia neonatale. Fra gli adulti
compare la Sindrome di Kennedy, cinque casi di Sla, cinque di morbo di Parkinson, parchinsonismo atipico,
Sclerosi multipla, un caso di Sma tipo 3 e atrofia multi-sistemica. Ed è quest'ultimo il caso del paziente
deceduto dopo due settimane dalla sola infusione fatta nel febbraio 2012. Tutte, tante, malattie che
coinvolgono diversi organi del sistema nervoso centrale: dal cervello al tronco dell'encefalo, fino ad arrivare ai
centri per il movimento nel midollo spinale. Il metodo Stamina prescritto quale panacea (quasi) universale.
Detto questo, i parenti dei pazienti oggi a Roma mostreranno carte «favorevoli» alla cura. E annunciano una
associazione indipendente dalla Stamina. A sua volta, il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, intende
chiudere l'inchiesta su Stamina avviata nel 2009. Riguarda il «guru» della metodica, Davide Vannoni, e i
personaggi del suo entourage.I nuovi accertamenti dei carabinieri del Nas, disposti nei giorni scorsi, sono
ormai alle battute finali. E non appena Guariniello avrà sul tavolo i risultati della super-consulenza chiesta a
un gruppo di medici farmacologi, partiranno gli avvisi di conclusione delle indagini. I primi di gennaio del
2014.
@Mariopaps
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Sotto accusa Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation, insieme a due malati che
manifestano in favore del suo metodo. Vannoni, 44 anni, è professore di scienze cognitive (Imagoeconomica)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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28/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 19
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Il caso Caterina Simonsen, 25 anni, ha quattro malattie genetiche, è vegetariana e studia veterinaria. «Le
cure? Per me arriveranno tardi, lo faccio per i bambini»
«Vivo grazie ai test sulle cavie». Sul web: devi morire
L'appello «Mi sono soltanto curata nei termini di legge. Gli animalisti si dissocino da chi mi augura la morte»
Elena Tebano
«Meglio se morivi, mi hanno scritto. Io ho risposto: aspettate un attimo, vi faccio vedere come vivo, quanto
devo vivere». Caterina Simonsen ha 25 anni, ne aveva nove la prima volta che è finita in rianimazione perché
non respirava. «Non posso uscire di casa, devo passare 16 ore al giorno attaccata a un respiratore e farne
tre di fisioterapia per i polmoni. Ho fatto più ricoveri io che un vecchio di 110 anni», spiega. Due settimane fa,
«scandalizzata» dopo che il fondatore di Stamina Davide Vannoni aveva strizzato l'occhio agli animalisti
(sostenendo di non aver bisogno di testare il suo metodo sugli animali), Caterina ha girato un video in difesa
della ricerca scientifica e lo ha postato online. Le reazioni sono state violentissime: «Per me puoi morire pure
domani, non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per te», «Magari fosse morta a 9 anni», le hanno
scritto sul profilo Facebook. Ha replicato con un altro video, in cui spiegava perché le persone come lei hanno
bisogno che la medicina possa testare nuove cure e con un messaggio pro-scienza. Anche quelli presi
d'assalto dagli animalisti radicali.
Caterina soffre di 4 malattie rare, deficit di Alfa 1 Antitripsina, deficit di proteina C ed S anticoagulanti,
immunodeficienza primaria, mononeuropatia assonopatica bilaterale dei nervi frenici. Tra le altre cose le
riducono la funzionalità polmonare e la rendono vulnerabile a qualsiasi infezione. Ieri sera era ricoverata in
ospedale a Padova, per una polmonite: «Quando ho la polmonite semplice mi sento fortunata, ne faccio
almeno sette all'anno. Venti giorni fa tossendo mi si è bucato un polmone: è marcio. Mi hanno dovuto mettere
un drenaggio di 15 centimetri. Volendo, di particolari splatter ne ho un po'», ride. Parla con precisione e
senso dell'umorismo (nero, nerissimo). Poi però torna subito seria: «Chiedo che Lega antivivisezione, Enpa,
l'onorevole Michela Brambilla e il Partito animalista europeo si dissocino da questi estremisti», è il suo
appello. «La mia unica colpa è essermi curata: non ho sgozzato animali, ho solo preso farmaci a norma di
legge, non bile di orso. Lo faranno anche loro, no?». Intanto ha chiamato il 113 per denunciare i commenti
online: «Mi hanno detto che sarebbero venuti per prendere l'esposto, li sto ancora spettando».
Solo una volta si è arresa, aveva 15 anni: «Non respiravo da 4 giorni, ogni respiro mi faceva un male cane.
Allora per un attimo ho deciso di non respirare. Mi sono addormentata e sono andata in arresto respiratorio.
Quando mi hanno rianimata ho visto la faccia dei miei genitori e ho deciso che non avrei mollato mai più».
A Caterina gli animali piacciono e si è iscritta a veterinaria a Bologna, anche se non può frequentare. «Sono
cresciuta in ospedale, in pediatria, ho visto bimbi malati con una gran voglia di vivere: correvano in corridoio
con 4 flebo attaccate tre giorni dopo il terzo intervento al cuore - racconta -. Non potrei curare dei bambini.
Ma gli animali sono innocenti come i bambini». Ha scelto anche di non mangiare carne: «Ci penso alla vita
degli animali. Quanti animali vengono macellati ogni anno? Quanti usati per la sperimentazione? - domanda . Milioni contro migliaia. Ci sono cose di cui possiamo fare a meno: infatti non mangio carne. Della ricerca non
possiamo fare a meno».
Caterina si è esposta, ma non per sé: «Spero che i bambini che nascono oggi sappiano che in futuro
potranno curarsi. So che la ricerca non potrà aiutare me: le mie malattie sono troppo rare e se anche adesso
sviluppassero un farmaco, ci vogliono almeno dieci anni per poterlo usare. Io dieci anni non ce li ho».
@elenatebano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Il messaggio Caterina Simonsen con il foglio su cui ha scritto: «Io Caterina S. ho 25 anni grazie alla
vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato
un seppur breve futuro»
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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28/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Troppe operazioni al menisco inutili Gli esperti: spesso basta la
fisioterapia
Adriana Bazzi
Lo sci, per esempio, è uno degli sport più a rischio: qualcosa va storto sulle piste, il menisco del ginocchio ne
risente e si rompe. Poi sono guai. La prima cosa da mettere in pratica, quando succede, è il cosiddetto
«protocollo Rice»: Rest , cioè riposo; Ice , cioè ghiaccio; Compression , cioè una bendatura, e Elevation ,
ovvero tenere sollevato l'arto.
Ma la questione può non finire qui. Sono moltissime le persone che finiscono nelle mani del chirurgo
ortopedico (e non solo per traumi da sport, ma anche per altri motivi, compreso l'usura del menisco legata
all'età). Gli interventi al menisco sono molto frequenti sia in Europa che negli Stati Uniti, dove il numero di
operazioni arriva a 700 mila ogni anno, con un costo di 4 miliardi di dollari per la sanità e le assicurazioni.
Non sempre, però, questa è la soluzione ideale, come ci fa sapere il New England Journal of Medicine. Che
fa presente come spesso questo intervento (chiamato meniscectomia) sia propagandato per ragioni
commerciali e non per la sua reale efficacia, così come frequentemente si suggerisce una terapia antibiotica
(inutile) per curare un banale raffreddore.
Infatti, secondo uno studio finlandese, che ha coinvolto cinque ospedali e 146 pazienti di età compresa fra 35
e 65 anni con lesioni del menisco (il menisco è un cuscinetto, fatto da due mezze-lune di cartilagine, che sta
fra il femore della coscia e la tibia della gamba e ha il compito di permettere il buon funzionamento
dell'articolazione, ndr ), appena pubblicato sull'ultimo numero della rivista americana, l'operazione praticata in
artroscopia (microscopiche sonde vengono infilate nell'articolazione e rimuovono le parti di menisco
lesionate) è inutile, non è migliore di una «falsa» chirurgia (nello studio alcuni pazienti sono stati «fintamente»
operati, ma senza l'asportazione della parte di menisco lesionato) ed è meno efficace di una fisioterapia.
Lo studio conferma una tendenza che anche l'ortopedia italiana ha sposato da qualche tempo. E suggerisce
che l'intervento andrebbe riservato a una piccola categoria di pazienti, in particolare ai più giovani (di età
inferiore ai 40-50 anni) con danni al menisco da traumi sportivi. Per tutti gli altri (che rappresentano l'80 per
cento degli attuali candidati alla chirurgia) è indispensabile stabilire se i dolori al ginocchio siano da attribuire
a problemi di degenerazione del menisco o piuttosto ad altre condizioni come un'artrosi. Perché la chirurgia
può anche avere effetti negativi: la perdita del «cuscinetto» di cartilagine potrebbe addirittura accelerare la
degenerazione artrosica dell'articolazione.
Così è bene provare sempre con la terapia fisica, prima di un intervento o addirittura in alternativa. Esercizi?
Per esempio rafforzare il muscolo quadricipite della coscia che dà stabilità al ginocchio. La cyclette può
essere una soluzione. Oppure provare con esercizi in acqua (in piscina) sempre per irrobustire la
muscolatura. Da non dimenticare infine il controllo del peso, perché i chili di troppo gravano sull'articolazione,
e il bando di attività che comportino un'eccessiva sollecitazione del ginocchio. Evidente che tutto ciò vada
programmato con il proprio medico che saprà scegliere lo schema «personalizzato» per ogni paziente.
[email protected]
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L'origine del dolore Va sempre stabilito con certezza che i dolori non siano dovuti ad altre cause come
l'artrosi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Lo studio L'equipe finlandese: l'intervento è utile solo per chi ha meno di 40 anni
29/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Il non-medico grida al complotto E gioca sulla pelle dei suoi malati
Il «metodo Stamina» di Vannoni respintodagli scienziati
Aldo Grasso
Sulla pelle di chi sta morendo. Secondo le cartelle cliniche, fornite in sintesi dagli Spedali Civili di Brescia, non
c'è alcuna prova di miglioramento nei 36 pazienti in cura con il cosiddetto «metodo Stamina». I parenti dei
malati sostengono invece che sono stati riportati dati falsi e accusano i mezzi di informazione di gravi
scorrettezze.
Intanto si è scoperto che Davide Vannoni non è nemmeno un medico, è solo un laureato in Lettere e
Filosofia, ex imprenditore del settore marketing e call center (le sue prime attività di rilievo risalgono alla fine
degli anni Novanta quando gli furono affidate consulenze dalla Regione Piemonte, firmate dal dirigente
Angelo Soria, fratello di Giuliano, i due dello scandalo «Premio Grinzane Cavour»), di certo una figura
carismatica, un grande imbonitore. Che ora però rischia il rinvio a giudizio per esercizio abusivo della
professione medica.
Il «metodo Stamina» è finito nel mirino della magistratura e Vannoni grida al complotto: «Siamo vittime della
lobby dei farmaci, della burocrazia e della politica. Tutto sulla pelle di chi sta morendo». Esattamente come si
diceva ai tempi della cura anticancro del «metodo Di Bella» o, anni prima, per il «siero Bonifacio», un intruglio
a base di feci e urine delle capre.
Ma chi gioca sulla pelle di chi sta morendo è proprio lui, Davide Vannoni. Lui e il suo entourage. Sconfessato
dalla comunità scientifica internazionale (la rivista Nature ha svelato come la documentazione, presentata per
la richiesta di brevetto per il metodo, si avvalesse di documenti «scippati» ad altri ricercatori), ma «tollerato»
dalle solite indeterminatezze della politica e della giustizia, ha sempre fatto leva sulla comprensibile
disperazione degli ammalati e dei loro parenti. E su alcuni media compiacenti: Giulio Golia, delle «Iene», ha
confezionato una ventina di servizi uno più temerario dell'altro, un manuale della tv del dolore, senza mai farsi
venire un dubbio.
C'è solo da sperare che scienza e cure compassionevoli si spartiscano ora i loro ambiti. La medicina
occidentale avrà i suoi limiti, ma si può dare un calcio al controllo scientifico, approfittando della disperazione
delle famiglie dei malati?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Davide Vannoni
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Padiglione Italia
29/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Gli Animalisti tra Ragioni ed Estremismi
Elena Tebano
Di ELENA TEBANO A PAGINA 21
«Gli animalisti sollevano un problema vero: che diritto abbiamo di prendere qualcuno che vive e di
manipolarlo, di usarlo come mezzo per i nostri scopi? È una domanda centrale anche per il nostro futuro basta pensare a quello che stiamo facendo all'ambiente - eppure in un certo senso nuova, proprio perché
l'umano, per definizione, è l'animale che vive e prospera usando altri animali: da sempre li addomestica, li
uccide, li mangia. Si è costruito così come vivente».
Felice Cimatti, 54 anni, filosofo, insegna all'università della Calabria, e con questi interrogativi si confronta da
tempo: ha appena dato alle stampe per Laterza Filosofia dell'animalità , una riflessione sul rapporto tra l'uomo
e gli altri animali. Sul caso di Caterina Simenson, la ragazza malata insultata sul web perché ha difeso la
sperimentazione sugli animali, però, vuole fare una premessa: «Ci sono stati attacchi davvero violenti e
assurdi. Inutile preoccuparsi per un pollo in batteria se poi non si prova empatia per una giovane che deve
vivere attaccata a una macchina. Credo che queste persone tradiscano il senso dell'animalismo. Ciò detto, la
questione rimane».
Tra le obiezioni che le hanno mosso, c'è che oggi la medicina può fare a meno dei test sugli animali. È vero?
«Si sono già fatti molti passi avanti in questa direzione. Ed è ovvio che se si possono evitare, non vanno
usati. Ma cosa succede se non abbiamo alternative? Se scopriamo che possiamo trovare una cura per la
sclerosi multipla solo sacrificando cento scimpanzé? Questa è la questione vera da un punto di vista medico,
prima ancora che filosofico».
Gli «antispecisti» sostengono che non possiamo usare gli altri animali, perché significherebbe presupporre
che siamo migliori, che la nostra vita vale più della loro, e così non è.
«È una risposta assoluta, come se non esistessero soluzioni intermedie, e cade nella trappola che vorrebbe
denunciare: l'antropocentrismo».
Perché?
«Si tendono a riconoscere i diritti solo agli animali che più ci "assomigliano": gli scimpanzé, per esempio, o
quelli che hanno un sistema nervoso o una forma di linguaggio. In questo modo l'uomo torna a essere la
misura di tutto, quello da cui discende il valore degli altri animali».
L'India, questa estate, ha vietato di tenere i delfini negli acquari definendoli «persone non umane»...
«Non è che un topo soffre meno di un delfino. Nessuno, per esempio, si preoccupa degli insetti. Perché? C'è
un esperimento mentale ben noto in filosofia: provare a pensare che una zanzara sia grande come un cane.
Non ci verrebbe più da schiacciarla, così, sovrappensiero».
Sta dicendo che bisogna essere ancora più radicali degli animalisti?
«No, che bisogna imparare a prendere in considerazione l'alterità degli animali, dobbiamo smettere di
umanizzarli. Questo cambia radicalmente la prospettiva, anche se non semplifica la questione».
In che senso?
«La vita è appropriarsi di altre forme di vita e metterle dentro di sé. È inevitabile. Invece alcuni animalisti
estremi hanno immaginato leoni geneticamente modificati per diventare erbivori. Perché gli animali non si
dovrebbero mangiare e le piante sì? Perché le pecore ci sembrano più simili a noi dei carciofi?».
Così è una vertigine, non se ne esce...
«Appunto. A me non sembra possibile una forma di vita che non mangi un'altra forma di vita. Ma più
consideriamo la questione in forma generale, più diventa intrattabile».
E quindi cosa bisogna fare?
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'intervista Lo studioso dei rapporti tra l'uomo e gli altri esseri viventi: io per salvarmi prenderei farmaci testati
sulle cavie
29/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
13
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«Distinguere. Dobbiamo opporci allo sfruttamento industriale degli animali: lì l'aspetto più spaventoso è la
violenza sistematica. Su questo gli animalisti hanno il merito di farci guardare ciò che preferiamo non vedere.
E credo che abbiano ragione loro: sul lungo periodo probabilmente smetteremo di mangiare gli animali, così
come abbiamo abolito la schiavitù».
E per quanto riguarda la medicina: lei dice sì o no alla sperimentazione sugli animali?
«Se l'alternativa è: o vivo io o vivi te, io cerco di difendermi. Ma una risposta unica a questa domanda non c'è.
Dobbiamo continuare a porcela, di caso in caso. E intanto lavorare per renderla meno urgente. Infine si
potrebbe immaginare una sorta di "consenso informato"».
Consenso informato?
«Si potrebbe dire ai pazienti, prima che prendano una medicina, se è costata la vita a degli animali. In modo
che possano decidere se usarla o no».
Lei lo farebbe?
«Non lo so, me lo chiede ora, ma se ne avessi davvero bisogno per la mia vita ... Non direi di no».
elenatebano
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Chi è
Il filosofo
Felice Cimatti (sotto) , 54 anni, insegna filosofia
del Linguaggio all'Università
della Calabria. Condirettore della Rivista di filosofia del linguaggio,
è tra i conduttori
del programma radiofonico «Fahrenheit»
Il libro
Ha appena pubblicato per Laterza Filosofia dell'animalità,
una riflessione sul rapporto tra l'uomo e gli altri animali
29/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 18
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Il medico che guiderà le future verifiche: «Sentiremo le famiglie, hanno
diritto a risposte»
Va ascoltata ogni voce, non c'è ragione di dubitare dei medici curanti
M. D. B.
NOTIZIE CORRELATE
ROMA - «Voglio conoscere le famiglie, vedere i bambini. Questo non è un problema di matematica da
risolvere a tavolino. Un uomo di scienza non può prescindere dal contatto diretto con i malati».
Mauro Ferrari è stato appena nominato presidente del nuovo Comitato di esperti nominati dal ministro
Beatrice Lorenzin per valutare il protocollo Stamina e l'eventualità di una sperimentazione. Risponde al
telefono mentre alle 8 del mattino passeggia col cane in un parco di Houston dove dirige il maggiore centro di
ricerca mondiale sulle nanotecnologie, lo Houston Methodist Research Institute, 15 mila dipendenti. Udinese,
studi a Padova, genitori calabresi, la sua storia è stata raccontata dal giornalista Michele Cucuzza in un libro
avvincente, «Il male curabile».
Professor Ferrari, verrà in Italia per il lavoro che le è stato affidato?
«Il decreto mi consentirebbe di sbrigare tutto per videoconferenza, io invece voglio essere lì. Se la nomina mi
fosse stata comunicata ieri, avrei voluto partecipare alla conferenza stampa organizzata a Roma dalle
famiglie. L'incontro con i malati è fondamentale per raggiungere l'obiettivo finale, che è quello di arrivare a
conclusioni certe. Non bisogna perdere di vista il contesto umano, trascinati dalla passione e dalla dedizione
alla ricerca. Lo ripeto sempre ai miei giovani. Mantenete il contatto con le famiglie. Esigo che vadano nei
reparti».
Esaminerete dunque anche la documentazione sui miglioramenti di alcuni dei bambini che hanno ricevuto le
infusioni di staminali, resi pubblici dai genitori?
«Certo. Analizzeremo anche quel materiale. È necessario ascoltare tutte le voci per avere un quadro
completo. Non c'è ragione di dubitare delle osservazioni dei medici curanti. Un singolo episodio va guardato
come evidenza importante, però non consente di trarre conclusioni scientifiche. Per ottenere questo risultato
è necessario esaminare un numero significativo di casi. Gli scienziati si basano sui dati non su opinioni. Se
questo percorso viene seguito la verità non sfugge».
Vi siete dati dei tempi per giungere a un parere finale?
«Non ci sono delle scadenze precise. Però siamo d'accordo di procedere bene e in fretta perché in ballo c'è
la sofferenza straordinaria delle famiglie. È una circostanza grottesca, un caso complicato anche da risvolti
giuridici. Chi soffre ha diritto ad avere risposte certe e chiare».
Lei si occupa di nanotecnologie e non di staminali. Il ruolo di presidente le si addice?
«Il presidente non deve essere necessariamente esperto della materia. Ha un ruolo di garante delle
procedure che verranno seguite. Vigilerò sulla correttezza dei lavori e sulla trasparenza nel rispetto delle
regole internazionali che esistono proprio per proteggere i malati e non per negare farmaci e terapie se sono
considerati efficaci».
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Foto: Chi è Mauro Ferrari, nato nel '59 a Udine, dirige a Houston il più imporrante centro di ricerca al mondo
sulle nanotecnologie
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Mauro Ferrari
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Nuovo comitato su Stamina I genitori: i bimbi migliorano
Il vice della fondazione: ministro consigliata dai criminali Lorenzin denuncia La responsabile della Sanità
pronta a denunciare il dottor Marino Andolina Scienziati divisi Marcello Villanova, neurologo dell'ospedale
Nigrisoli di Bologna, a favore dei trattamenti
Margherita De Bac
NOTIZIE CORRELATE
ROMA - Sfilano sul palco i genitori dei 34 bambini che hanno ricevuto le infusioni di cellule del metodo
Stamina. Il clima della conferenza stampa è arroventato, hanno sguardi esasperati e di sospetto nei confronti
dei giornalisti, qualcuno grida «assassini». Mostrano i loro figli in carrozzina colpiti da malattie fortemente
invalidanti ai quali forse arrivano solo suoni indistinti, di voci alterate. Nelle stesse ore il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin annuncia di aver nominato il nuovo Comitato di esperti che dovranno valutare ripartendo da
zero se ci sono i presupposti per avvalorare questa «cura».
Ogni testimonianza è accompagnata dalla proiezione di certificati medici che documentano i miglioramenti
smentiti in questi giorni da un rapporto degli Spedali Civili di Brescia dove sono state somministrate le cure
«ordinate» da sentenze di giudici. Per le famiglie un movimento della mano, un sorriso, il ginocchio che si
piega anziché restare immobile come quello di una bambola sono invece segni di efficacia e di speranza.
«Federico ha il morbo di Krabbe. Ha perso l'uso di gambe, braccia e parola. A 3 anni gattonava. Dopo 5
infusioni si alimenta normalmente e respira senza problemi. Se lo chiamo, si gira» racconta il papà
accarezzando il viso paffuto del piccolo che spalanca gli occhi grandi e lucidi. Conferma i suoi progressi già
dopo due trattamenti lo specialista di medicina fisica e riabilitativa della Asl Marche1: «Ipertono arti inferiori
decisamente diminuito, gli arti superiori, le mani, mostrano piccoli cenni di movimento. Il capo,
completamente ipotonico, se posizionato riesce a mantenere la posizione». Federico, Smeralda, Celeste,
Ginevra, Sebastian, Daniele, Desirè. I loro genitori hanno reso pubblici per la prima volta certificati e video
girati dai medici curanti. Marcello Villanova, neurologo dell'ospedale Nigrisoli di Bologna, ha seguito due
piccoli malati di Sma, l'atrofia muscolare spinale che inibisce la respirazione e prosciuga i muscoli, e ne ha
filmato le condizioni del prima e del dopo. Nella sala affollata di malati, parenti, sostenitori, si levano applausi.
«Per noi sentirci dire dal medico di portare la bambina in corridoio a passeggiare è una felicità immensa»,
racconta Giuseppe, papà di Smeralda, bloccata alla nascita dall'anossia cerebrale grave dopo il parto.
Mancava solo Sofia, la bimba fiorentina con leucodistrofia metacromatica, già in terapia con le cellule di
Stamina, ricoverata ieri all'ospedale Meyer. Le sue condizioni ora sono tornate sotto controllo dopo una grave
crisi respiratoria. Storie che sembrano contraddire il rapporto dei Nas sul rischio infettivo legato alla
somministrazione di questo materiale preso dal mesenchimo, il midollo osseo. In contraddizione con il parere
senza appello del primo Comitato di esperti nominato dal ministero della Salute e poi sospeso dal Tar del
Lazio per mancanza di imparzialità dei componenti. E poi dalle indiscrezioni uscite dall'inchiesta della Procura
di Torino che vede come indagato per truffa Davide Vannoni, fondatore di Stamina.
Dovrà fare chiarezza una volta per tutte il Comitato appena nominato secondo l'ordinanza del Tar e il parere
dell'avvocatura dello Stato. Presidente una figura di calibro mondiale, Mauro Ferrari, che dirige a Houston il
più grande centro mondiale di nanotecnologie. Assieme a lui Sally Temple, staminalista del Neural Stem Cell
di New York, il collega tedesco Curt R. Freed, università del Colorado, Vania Broccoli, del San Raffaele,
Francesco Frassoni, Gaslini di Genova, Carlo Dionisi Vici, esperto di malattie metaboliche al Bambin Gesù,
Antonio Uccelli, centro sclerosi multipla sempre a Genova. Vannoni però rinnova le accuse: «Il comitato non
è equilibrato come chiedeva il Tar. Deve essere integrato con i nostri esperti». È duro lo scontro tra ministero
e Stamina. Lorenzin ha annunciato che denuncerà il vicepresidente Marino Andolina per le sue affermazioni
su «presunti complotti e consigli che il ministro avrebbe ricevuto dalla criminalità organizzata».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Salute E Vannoni contesta i nomi: «Vanno integrati con i nostri esperti»
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Chi sono
Il Comitato Scientifico che dovrà analizzare il caso Stamina e istituito oggi da ministero della Salute è
composto da sette membri presieduti dal professor Mauro Ferrari , presidente
e CEO dello Houston Methodist Research Institute e presidente della Alliance
for NanoHealth.
Gli altri componenti sono Sally Temple , esperta di staminali, direttore scientifico del Neural Stem Cell
Institute di New York; Curt R. Freed , anche lui esperto di staminali, capo divisione e professore presso
l'University of Colorado; Vania Broccoli , esperto di cellule staminali, capo unità della Divisione di
neuroscienze Stem Cell Research Institute, Ospedale San Raffaele di Milano; Francesco Frassoni , anche lui
esperto di cellule staminali, che dirige il centro cellule staminali e terapia cellulare Ospedale Giannina Gaslini
di Genova; Carlo Dionisi Vici , clinico esperto di terapia cellulare, Malattie metaboliche Dipartimento di
pediatria dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma; Antonio Uccelli , anche lui esperto in terapia
cellulare, del Centro per la Sclerosi Multipla dell'Università di Genova, Neuroimmunologia del Centro di
eccellenza per la ricerca biomedica (CEBR).
Foto: New York Sally Temple
Foto: Genova Antonio Uccelli
Foto: La protesta dei genitori pro Stamina (a sinistra), ieri a Montecitorio, e la conferenza stampa ( a destra )
a difesa del metodo Vannoni (La Presse, Ansa)
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Infusioni senza regole: ecco il giro d'affari per tutte le malattie rare
Mario Pappagallo
Potrebbe diventare un giro di affari da 45 miliardi di euro a carico del servizio sanitario nazionale. Sotto forma
di cure palliative. Gratis per i pazienti, e questo sarebbe più che sacrosanto qualora si avesse conferma
dell'efficacia del trattamento, ma a carico della popolazione italiana (pazienti inclusi) che paga le tasse e, in
più, i ticket (se servono). Il tutto con un bilancio dello Stato asfittico che già ora fatica a garantire le cure per
tutti. Qualche esempio: un nuovo medicinale in grado di far sparire il virus dell'epatite C sarà forse approvato
in Italia agli inizi del 2015 (solo perché costa circa 80 mila euro a ciclo di cura e a persona), cercando il modo
per ammortizzarne la spesa; l'anno scorso i malati di tumore hanno manifestato in alcune Regioni perché
farmaci innovativi restavano nel cassetto per mancanza di risorse; reparti salvavita come le cardiologie
interventiste con i budget annuali dimezzati per risparmiare.
Eventi che hanno riguardato anche la Lombardia nell'anno in cui si scopriva l'accordo tra Stamina e Spedali
Civili di Brescia. Costo? Senza considerare le spese sanitarie e ipotizzando (ma è solo un'ipotesi) che
Stamina abbia chiesto 30 mila euro ogni 5 infusioni, si può stimare un conto da un milione e 80 mila euro per i
primi 36 pazienti in cura palliativa. Di più se, come sembra, le infusioni si devono ripetere nell'anno. E negli
anni.
Un vero affare se a pagare il «fornitore di staminali» è lo Stato. E con la moltiplicazione anche delle malattie
incurabili da mettere in lista per il trattamento. Perché, attenzione, il termine cura palliativa indica un rimedio
di supporto e non una vera cura. Supporto a chi più ne ha più ne metta...
Tornando alla lista della spesa, il fondatore di Stamina Davide Vannoni ripete da tempo che sono già 25 mila
le richieste di trattamento. E se i malati non devono pagare (questo è il senso della battaglia di Stamina),
considerando sempre quei 30 mila euro a preparazione (una sola coltura di cellule che si congela e si reinietta cinque volte) si arriva a 750 milioni di euro. A carico dello Stato. Ma non è finita qui. Si ipotizzi che
Stamina (l'elenco di malattie trattabili è vasto e molto elastico) la possano pretendere tutti i malati rari italiani,
ovvero un milione e mezzo di persone, ed ecco che si materializza così una spesa per lo Stato di 45 miliardi
di euro. E questo solo per una preparazione. La cifra può ancora aumentare perché Stamina si pone come
metodo salvifico per tutte le malattie degenerative, per le malattie rare, per la gente in coma. Un farmaco per
tutti i mali peggiori in circolazione, incurabili. È mai possibile?
A proposito di costi indiretti, chi paga l'aereo di Stato per il trasporto dei pazienti dalla Sicilia a Brescia? La
Regione Lombardia? Proprio in Sicilia sarebbero 250 i pazienti in attesa di trattamento Stamina. Grazie alla
risoluzione proposta dalla Regione tutti (non importa lo stato di gravità della patologia) sarebbero trattati nelle
strutture pubbliche individuate. Ma le colture di cellule (staminali o meno che siano) sono prodotti medicinali,
come da legge Europea oltre che nazionale, quindi devono essere coltivate nelle cosiddette cell-factory , che
applicano le norme Gmp (Good manufacturing practices) e che in Italia sono al momento 13 (non c'è
Brescia). Michele De Luca, docente di Biochimica dell'università di Modena, ci aiuta nei conti: «Secondo me,
almeno 7,5 milioni di euro a infusione per i 250 pazienti siciliani. Totale: 37,5 milioni di euro». Senza contare
trasferimenti dei pazienti, carotaggi, ricoveri, infusioni, personale medico e infermieristico, esami diagnostici,
e così via.
De Luca è stato il primo ricercatore in Europa ad applicare, quasi trent'anni fa, le cellule staminali della pelle
per la cura delle grandi ustioni e per rigenerare lembi di mucosa: «Le staminali mesenchimali producono
cartilagine, osso e il midollo osseo. Non sono pluripotenti e non producono tutte le parti del corpo. Di
conseguenza non possono curare la pletora di patologie che propone Stamina».
Contraddizioni scientifiche e contraddizioni a sfondo economico. L'Italia potrebbe rappresentare il vulnus per
una lobby internazionale che da tempo mira alla «deregulation» delle sperimentazioni a base di cellule
staminali mesenchimali, o Msc. Per ora la lobby alimenta il «turismo delle staminali». Un business miliardario.
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La previsione I possibili costi del metodo per lo Stato
29/12/2013
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Vannoni le ha scoperte in Ucraina, ma oggi la mecca è il Messico. Anche se cliniche e company «spacciastaminali» spuntano ovunque non esistano le regole super rigide delle agenzie del farmaco americana (Fda)
ed europea (Ema). In America centromeridionale, in Thailandia e in Cina, dove il colosso Beike offre a 8.000
euro trattamento, ricovero e riabilitazione. Altro colosso: la Bioheart, società che commercializza «terapie
staminali» offshore in Uganda, Kazakistan, e Messico. Dal 2002 nel comitato consultivo della Bioheart c'è il
diabetologo italiano Camillo Ricordi, università di Miami. Da lui Vannoni si recherà il 15 gennaio con campioni
delle sue infusioni da testare. Ricordi dice al Corriere della Sera : «Il mio laboratorio è attrezzato per verificare
queste infusioni, lo scorso mese ne abbiamo analizzate di una company americana, non c'era nulla... ». E
assicura: «Nessun intreccio di tipo economico».
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1, 08
Foto: Milioni di euro Il costo pagato dal Sistema sanitario nazionale per sottoporre i primi 36 pazienti di
Brescia alla cura palliativa sviluppata dalla Fondazione Stamina
30/12/2013
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Pag. 1
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Cade sciando: Schumacher in coma
Giorgio Terruzzi
Michael Schumacher (nella foto) è grave. Ha riportato un trauma cranico sciando in fuoripista a Méribel, in
Savoia, e battendo la testa contro una roccia. L'ex campione della Ferrari, 44 anni, portava un casco, ma è
rimasto in coma. Trasportato in elicottero in un ospedale di Grenoble, le sue condizioni si sono aggravate
richiedendo un intervento per emorragia cerebrale. ALLE PAGINE 18 E 19 Terruzzi e Vanetti
Michael Schumacher è ricoverato «in condizioni critiche» all'ospedale di Grenoble, in Francia, dove è stato
sottoposto a un intervento neurochirur-gico per arginare una grave emorragia cerebrale.
Il sette volte campione del mondo è in coma dopo una caduta sugli sci. L'incidente è avvenuto alle 11.07 di
ieri mattina sulle nevi di Méribel, in Savoia, mentre Schumacher stava sciando fuoripista con alcuni amici e i
due figli, Gina Maria e Mick che ora si trovano a Grenoble assieme alla madre Corinna.
Una caduta violentissima poco distante dalla pista Chamois, in una zona segnalata come ad alto rischio di
valanghe. La testa che batte contro una roccia. Con una violenza tale da produrre un forte trauma nonostante
il casco. La cronaca di questo dramma, che pare più grave di ogni altro subito da Schumi lungo una carriera
sterminata, è rimasta vaga e confusa per tutto il pomeriggio.
Chistophe Lecomte Gernignon, gestore della località sciistica, ha spiegato che i soccorsi sono intervenuti sul
posto nel giro di otto minuti, e che l'ex pilota era «sconvolto, un po' scosso ma cosciente». Schumacher è
stato trasportato in elicottero prima nel pronto soccorso di Moutiers dove è giunto alle 11.53, e quindi, alle
11.45, all'ospedale di Grenoble dove è arrivato già in coma. Un trasferimento che ha fatto pensare a un
quadro grave, innescando un vortice di indiscrezioni. Sabine Kehm, manager di Michael, ha diramato
attraverso il quotidiano tedesco Bild un breve comunicato: «Michael è caduto nel corso di una gita sugli sci
nelle Alpi francesi... Chiediamo la vostra comprensione, non possiamo dare informazioni continue sulle sue
condizioni di salute. Indossava un casco e non era solo».
L'ansia e il desiderio di saperne di più hanno mobilitato l'intero ambiente della Formula Uno. Con Sabine
Kehm si è messo subito in contatto Stefano Domenicali, responsabile della Gestione Sportiva Ferrari; Jean
Alesi, che continua a frequentare Schumi sulle piste di kart dove corrono i figli di entrambi, Mick e Giuliano, si
è prodigato alla ricerca di rassicurazioni; l'ex pilota francese Olivier Panis si è presentato direttamente
all'ospedale senza però riuscire a vedere Schumi; Jean Todt, dalla Thailandia, ha chiesto al vecchio amico, il
professor Gerhard Saillant, di raggiungere Grenoble.
Il celebre neurochirurgo francese è arrivato all'ospedale alle 17.35. Saillant segue Schumi dai tempi del
drammatico incidente a Silverstone del '99 - che costò al pilota tedesco la frattura di tibia e perone della
gamba destra - e la sua presenza è apparsa come un ulteriore segno della gravità della situazione. Poco
dopo le 19 i cronisti del sito ledauphine.com presenti di fronte all'ospedale scrivevano: «Lo stato di salute di
Schumacher si è degradato e ora la prospettiva di vita dell'ex pilota è in discussione». In serata si è anche
saputo che l'ex campione ha riportato una frattura facciale e un trauma al torace che gli rendeva faticosa la
respirazione.
Ora ricompaiono nella memoria gli incidenti accaduti a Schumacher durante il tempo libero. Che spesso l'ex
pilota ha dedicato ad attività rischiose: paracadutismo acrobatico, kart e, soprattutto moto, una passione
frenata proprio da un ennesimo volo, grave, a Cartagena, in Spagna, nel febbraio 2009, mentre provava una
Honda con l'intenzione di partecipare al campionato tedesco Superbike.
L'atteggiamento è tipico di chi, per mestiere, rischia e con il rischio continua a intrattenere rapporti stretti
indipendentemente dalle monoposto di F1. Con un ultraleggero scampò alla morte l'ex campione mondiale
Emerson Fittipaldi, precipitando (con il figlio) nella giungla brasiliana, anno 1997; con un offshore morì il
francese Didier Pironi nell'87 con un deltaplano si ferì gravemente Patrick Depailler nel '79; con un
ultraleggero morì nell'85 David Purley, pilota britannico di gran cuore. Presi, tutti, da un bisogno di estremo
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Dramma in Francia
30/12/2013
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dominante, da un richiamo formidabile. «Non ho rimpianti» ha detto Schumacher celebrando il 4 ottobre
scorso il suo primo vero anno da ex pilota. Merita di essere creduto pensando a questa gita sugli sci in
compagnia dei figli. Nonostante compaia ancora l'immagine della foga agonistica che l'ha prima riportato e
poi tenuto in pista sino alle soglie dei 44 anni. Come se fosse impossibile per lui accogliere serenamente una
quiete, una età diversa e adulta.
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Il comunicato dei medici La nota diffusa ieri da medici di Grenoble: «Schumacher ha sofferto di un trauma
cranico grave con coma al suo arrivo in ospedale, che ha reso necessario un immediato intervento chirurgico.
La sua situazione resta critica»
La carriera Gli esordi Michael e Ralf Schumacher ragazzi dopo una gara sui kart: la prima volta che Shumi si
mise al volante aveva 4 anni (Degl'Innocenti) Abbracci Flavio Briatore abbraccia il pilota dopo il titolo
mondiale vinto nel 1994 con la Benetton (Olympia) Sul podio di Monza Schumacher esulta nel 2003 sul podio
di Monza dopo la vittoria del Gran premio d'Italia di Formula 1 (Ansa)La dinamica
L'impatto
Alle ore 11.07 di ieri Schumacher è caduto con gli sci sulle piste francesi di Méribel e ha sbattuto molto
violentemente la testa contro una roccia. L'ex pilota era in un fuoripista con alcuni amici e i due figli.
In 10 minuti è stato soccorso e portato
via con un elicottero
La sala operatoria
Nonostante al momento dell'incidente indossasse il casco, l'ex pilota è giunto all'ospedale di Grenoble (nella
foto sopra) con un grave trauma cranico. Schumacher era in coma e
i medici hanno deciso di operarlo immediatamente al cervello. Le condizioni dell'ex campione tedesco
rimangono gravi
Foto: Nel 2006 Michael Schumacher in una caduta sulle piste di Madonna di Campiglio (Ipp/Imago) La
biografia Gli inizi Michael Schumacher è nato a Hürth, in Germania, il 3 gennaio 1969. Ha debuttato in
Formula 1 a Spa, nel Gran premio del Belgio, nel 1991 con la Jordan. Ha corso con le scuderie Benetton,
Ferrari e Mercedes. È sposato con Corinna Betsch, con cui ha avuto due figli, Gina-Maria e Mick I successi
Molti i record che detiene in Formula 1. Ha superato il primato di Juan Manuel Fangio (5 vittorie iridate) con i
suoi 7 titoli mondiali (1994 e 1995 con la Benetton), 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004 con la Ferrari. 91 i Gran
premi conquistati, 155 i podi. Ha inoltre ottenuto 68 pole position Il ritiro Schumacher ha annunciato il suo
(primo) ritiro dalla Formula 1 nel 2006. L'ultima gara con la Ferrari è stata il Gran premio del Brasile sul
circuito di Interlagos. Terminò la gara quarto, e finì secondo nella classifica generale del mondiale, alle spalle
del futuro pilota Ferrari Fernando Alonso Il ritorno Dopo tre stagioni di pausa, durante le quali ricopre
l'incarico di consulente della Ferrari, alla fine di dicembre 2009 annuncia il rientro in F1 con la scuderia
Mercedes per le stagioni 2010-2012 ma non vince alcun gran premio. A fine 2012 abbandona definitivamente
la F1 Gli infortuni Il più grave incidente nelle stagioni al volante delle F1 risale al 1999, quando a Silverstone,
in Inghilterra, Schumacher si frattura tibia e perone della gamba destra. Lontano dai circuiti, Schumi si fa
male anche in moto, nel 2009 a Cartagena, in Spagna, provando una Honda Imola Schumi con Gianni Agnelli
durante la visita dell'Avvocato all'autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola (Ansa) Con la moglie Michael
Schumacher con la moglie Corinna (sopra), dalla quale ha avuto due figli (LaPresse)
30/12/2013
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Contesa tra Stato e Angelucci per il pasticcio San Raffaele
Possibile risparmio di 8 milioni, loro si oppongono
Sergio Rizzo
ROMA - Passi per l'auto di servizio. Ma perché una Jaguar? Che poi non era nemmeno blu come ogni vettura
di rappresentanza che si rispetti, ma verde... Eppure era proprio una Jaguar quella su cui viaggiava il
direttore della ditta dei servizi ospedalieri: con tanto di autista, ovvio. Lo prevedeva il contratto, sicuro. Ma il
conto lo pagavano i contribuenti. La potente berlina inglese era uno dei tanti regalini che il ministero della
Salute e la Regione Lazio avevano ereditato nel pacchetto dell'ospedale San Raffaele di Roma. Certo uno
degli affari più discutibili, almeno dal punto di vista economico, che abbia mai fatto la sanità pubblica. E di cui
il nodo più spinoso sta venendo al pettine in queste ore. Il braccio di fra la Regione Lazio e il gruppo che fa
capo al deputato di Forza Italia Antonio Angelucci toccherà il culmine a mezzanotte del 31 dicembre, quando
scadrà il contratto per la gestione di tutti i servizi del centro ospedaliero pubblico. E alle società degli
Angelucci, i re delle cliniche convenzionate con il servizio sanitario, subentreranno le ditte che nei mesi scorsi
hanno vinto la gara voluta dalla nuova amministrazione regionale.
Ma partiamo dall'inizio di questa storia. Alla fine degli anni Novanta il patron del San Raffaele di Milano Don
Luigi Verzé potrebbe vendere allo Stato, che è alla ricerca di una nuova sede per il polo oncologico romano, il
suo ospedale gemello di Roma. Il quale invece finisce nel 1999 per 270 miliardi di lire al gruppo Tosinvest
della famiglia Angelucci. Passa una manciata di mesi e nel 2000 il polo oncologico del San Raffaele di Roma
viene acquisito dalla sanità pubblica per 319 miliardi e 847 milioni: 50 miliardi in più rispetto a quelli pagati dai
re delle cliniche appena prima. Il ministro della Sanità in carica è Umberto Veronesi, che nel governo di
Giuliano Amato ha preso il posto di Rosy Bindi. È lui, come ha raccontato Alberto Nerazzini durante una
puntata di Report di Milena Gabanelli, che sottoscrive con il presidente della Regione Lazio fresco di elezione
Francesco Storace un accordo con il venditore che contiene una clausola micidiale: «L'ospedale pubblico
subentrerà in tutti i contratti in essere». Uno, in particolare. Quello che il San Raffaele degli Angelucci ha
stipulato nel mese di giugno del 2000 con un paio di società degli stessi Angelucci, delle quali una (la Natuna
srl) costituita un mese prima. Con il contratto il gruppo Tosinvest affida a se stesso la gestione di tutti i servizi
ospedalieri, dall'energia all'assistenza infermieristica:proprio in quei giorni le trattative con lo Stato per la
cessione del San Raffaele sono in dirittura d'arrivo.
Incredibilmente, tanto il ministero della Sanità quanto la Regione Lazio accettano quelle condizioni, che
impongono un gestore scelto senza gara con 266 persone assunte senza concorso. E altre cosucce. Tipo il
ricorso senza limiti ai subappalti, una penale del 50 per cento del valore annuale del contratto per ogni anno
di mancata esecuzione per risoluzione imputabile al committente, una durata dell'appalto di nove anni più
nove, nonché la sorveglianza affidata alle stesse ditte appaltatrici, oltre alla direzione. Jaguar per il direttore
compresa. Del resto, il prezzo delle prestazioni lo giustifica in pieno. Ventitré milioni 18.509 euro e 9
centesimi, secondo i calcoli della direzione degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO). Il bello è che si è andati
avanti per ben tredici anni. Con il risultato che il gruppo Angelucci ha incassato più soldi per la gestione dei
servizi ospedalieri che per la vendita allo servizio sanitario pubblico dell'ospedale stesso. Per giunta, con una
ulteriore clausola accessoria: quella che garantisce a una fondazione riferibile alla famiglia l'uso per 99 anni di
una palazzina del complesso ospedaliero al simbolico costo di un euro l'anno.
Non che in tutti questi anni non si sia cercato di fare qualcosa. Qualche anno dopo l'acquisto del San
Raffaele, per esempio, gli IFO decisero una riduzione delle prestazioni e fissarono la durata del contratto al
31 dicembre 2004. Ma con un paio di arbitrati le cose vennero rimesse subito a posto. Gli arbitri ripristinarono
le condizioni iniziali, addirittura migliorandole. E aggiungendo pure una beffa: stabilendo per il contratto la
scadenza del 31 dicembre 2013 anziché quella del 31 dicembre 2004. Nove anni in più.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Roma L'appalto per la gestione dei servizi è scaduto, il direttore viaggiava in Jaguar
30/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Si è arrivati così al dunque. La nuova amministrazione regionale ha bandito una gara per l'affidamento degli
stessi servizi, che è stata aggiudicata qualche mese fa a un prezzo di 14 milioni 659.320 euro e 85 centesimi
l'anno. Risparmio previsto: 8 milioni 359.188 euro e 24 centesimi.
Ma non è finita qui. Dopo aver offerto uno sconto considerevole pur di conservare la gestione dei servizi
ospedalieri, e in seguito al rifiuto della Regione, gli Angelucci hanno promosso l'ennesimo arbitrato. Nel quale
chiedono il prolungamento, e alle medesime condizioni, del contratto che spira la notte di Capodanno per ben
quattro anni e mezzo, fino al 30 giugno 2018. Se vincessero anche questo, il mancato risparmio per la sanità
pubblica sarebbe di 37,6 milioni. Più annessi e connessi, ovviamente.
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Miliardi di lire, il prezzo pagato dallo Stato per il San Raffaele di Roma 319 Miliardi di lire in più, la differenza
tra quanto pagato dagli Angelucci un anno prima 50
Foto: Onorevole Antonio Angelucci, nato nel '44 a L'Aquila, è imprenditore e deputato eletto nel pdl
Foto: Nel 1999 don Verzé vendette il San Raffaele romano agli Angelucci, i quali l'anno dopo lo rivendettero
allo Stato. Il ministero della Sanità e la Regione Lazio accettarono che tutti i servizi ospedalieri fossero
comunque gestiti da un gruppo degli stessi Angelucci: per tredici anni il prezzo delle prestazioni è stato di
oltre 23 milioni di euro l'anno
30/12/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
Bimba muore I suoi organi salvano 5 vite
È arrivata da un gesto di generosità di due genitori romani la salvezza per una bambina vicentina di 11 anni
ricoverata in pediatria a Padova in attesa di un trapianto al fegato. A donarle l'organo indispensabile per farle
superare una malattia metabolica enzimatica congenita, è stata Stella Manzi, 8 anni, investita a Roma la sera
di Santo Stefano da un ubriaco romeno senza patente e morta l'altro ieri all'ospedale Bambin Gesù. La
generosità dei genitori di Stella potrà ora salvare, oltre a quella della bambina veneta, altre quattro vite: il
cuore di Stella è destinato a Napoli, i due reni a Milano e i polmoni a Roma. La piccola romana si trovava, con
sua sorella di 4 anni, a bordo della Panda condotta dalla mamma, travolta sulla Nettunense dalla Ka, rubata,
guidata dal romeno Daniel Domner di 21 anni che sarebbe stato sotto l'effetto di alcol e droga. Il giovane,
piantonato in ospedale, deve ora rispondere di omicidio colposo oltre che di furto d'auto. Dalla mezzanotte di
venerdì, quando al termine del periodo di sorveglianza il papà di Stella aveva firmato l'autorizzazione
all'espianto, era scattata la corsa contro il tempo. L'operazione in Veneto, ha fatto sapere il Centro Trapianti,
è durata circa 7 ore, ed è terminata verso le 9 di ieri. La piccola paziente vicentina si trova ora ricoverata nella
terapia intensiva del Centro trapianti di Padova. L'intervento non ha presentato particolari difficoltà. Le
speranze di vita della bambina erano legate all'impianto di un nuovo fegato. Sull'intera operazione sanitaria e
di solidarietà hanno espresso gratitudine anche il presidente del Veneto Luca Zaia e l'assessore alla Sanità
Luca Coletto.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Investita a 8 anni
29/12/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
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«Ora controlli su come vengono spesi i fondi»
Giorgio Santilli
Giorgio Santilli u pagina 5
«Il problema dello sviluppo del Mezzogiorno è molto più complesso che non solo spendere bene i fondi
europei, anche se è vero che oggi siamo fortemente impegnati soprattutto a dare efficienza ed efficacia sia
alla conclusione della programmazione 2007-2013, utilizzando le risorse liberate anche in chiave
congiunturale, che alla nuova programmazione 2014-2020, per cui entrerà in funzione in perfetto orario, a
marzo, il nuovo sistema di governo dei fondi con l'Agenzia. Ci sono altri fronti, però, per garantire lo sviluppo
del Sud, primo fra tutti quello dei servizi pubblici. Se avremo ancora un po' di tempo, conto di ottenere risultati
importanti su questo fronte nuovo che abbiamo aperto con il ministro Delrio e con il commissario alla
spending review Cottarelli: garantire nel Sud una maggiore qualità e un minor costo dei servizi pubblici,
partendo da quelli costituzionalmente garantiti, come sanità, istruzione e assistenza». Carlo Trigilia, ministro
della Coesione territoriale e "titolare" della cassaforte dei fondi Ue, conferma il giorno dopo la soddisfazione
per il successo della manovra di riprogrammazione da sei miliardi varata venerdì dal governo su sua
proposta. La macchina è già in moto per dare attuazione subito alla riprogrammazione: è già in preparazione
- dice il ministro - il bando per mettere in competizione le proposte di valorizzazione dei beni storici,
ambientali, culturali e turistici dei comuni medi, con popolazione compresa fra 5mila e 150mila abitanti, una
delle novità assolute di questi giorni (contenuta nel decreto legge Destinazione Italia e ora finanziata) dopo il
successo dell'operazione «6mila campanili» riservata ai comuni con meno di 5mila abitanti. Ma Trigilia ci
tiene a far sapere anche che, dopo il fronte dei fondi europei, ne sta aprendo altri, contando sulla possibilità
che il governo abbia ancora tempo per lavorare.
Ministro Trigilia, una bella ambizione pensare di ammodernare i servizi pubblici al Sud. Come pensate di
intervenire in quel grande mare di inefficienze e clientele?
Non può più essere tollerato che a costi maggiori siano offerti servizi di peggiore qualità. All'efficienza e ai
costi sta già pensando Cottarelli, con cui ci siamo incontrati per coordinare il lavoro. Alla qualità delle
prestazioni pensiamo io e Delrio, che abbiamo avviato una ricognizione a tutto campo, con l'obiettivo di
garantire una maggiore omogeneizzazione delle prestazioni sul territorio nazionale.
Insieme ai costi-standard, insomma, decollano parametri di qualità-standard.
Finora i governi hanno assegnato i fondi ma si sono disinteressati di come i fondi venissero spesi. Ora
vogliamo intervenire su questo aspetto con l'obiettivo di responsabilizzare gli amministratori locali e di
migliorare il loro rendimento. Dobbiamo asciugare l'acqua in cui è maturata una politica non efficace, non di
rado corrotta e clientelare, che ha usato le risorse più per motivi di consenso che non per superare
sperequazioni rispetto alle altre aree del Paese.
Facciamo un passo indietro. Torniamo alla manovra di riprogrammazione da sei miliardi varata venerdì.
Sapevamo che nella fase finale della programmazione 2007-2013 molte erano le risorse a rischio e fin
dall'inizio abbiamo provato a stimare questa area. Ci siamo riusciti per le tre Regioni più esposte, Campania,
Calabria e Sicilia. Abbiamo tolto due miliardi ai fondi strutturali europei, ma siamo intervenuti anche sul Piano
azione coesione (Pac) concordato con Bruxelles proprio per accelerare la spesa e sul Fondo sviluppo
coesione da cui sono stati ricavati 2,1 miliardi per il fondo di garanzia al credito delle imprese (1,2 miliardi) e
le risorse per la nuova legge sull'autoimprenditorialità (varata con il decreto Destinazione Italia, ndr). Nel
complesso penso sia una manovra equilibrata che ha il doppio obiettivo della salvaguardia dei fondi a rischio
e di mettere in campo azioni antirecessive.
Restano aree di rischio scoperte?
Può darsi che resti qualcosa scoperto, ma potremo eventualmente intervenire ancora nel 2014.
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INTERVISTA A TRIGILIA
29/12/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
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Che intende per manovra equilibrata?
Abbiamo credito alle imprese, promozione dell'autoimprenditorialità, rafforzamento della decontribuzione per
i nuovi assunti, sostegno all'area della povertà, investimenti diretti per far ripartire le economie locali. Ma
soprattutto vorrei sottolineare un elemento nuovo cui abbiamo lavorato fin dall'inizio. Con questa manovra
cerchiamo di spostare lavoratori che si trovano nell'area del sostegno al reddito (cassa integrazione in
deroga, mobilità, lavori socialmente utili) verso imprese operative nel mercato dei servizi, garantendo
l'abbattimento totale della contribuzione e tutta la formazione necessaria per riconvertire il lavoratore. Quindi
spostiamo lavoratori dall'area dell'assistenza a quella del mercato, senza abbandonarli. Non solo. Quando
interveniamo nel sostegno alla povertà, per far fronte al dato drammatico di un 24% di famiglie a rischio di
deprivazione materiale, anche qui non ci limitiamo all'assistenza al reddito ma passiamo a politiche attive,
come assistenza ai figli che non vanno a scuola o agli anziani. In questo modo creiamo una domanda diretta
di servizi per quel mercato e quelle imprese verso cui spostiamo i lavoratori.
La parte più ambiziosa della manovra sembra però quella sulle piccole opere. Va lì metà della dotazione di
sei miliardi.
Non c'è dubbio che noi lì dovessimo mandare un segnale forte per creare direttamente domanda e
contrastare un dato fra i più critici, la riduzione del 50% degli investimenti negli ultimi cinque anni. Abbiamo
creato un fondo di sei miliardi per far ripartire le economie locali: andranno a vari programmi di piccole opere:
un miliardo al piano dei 6mila campanili, un miliardo al nuovo bando per le opere dei comuni fra 5mila e
150mila abitanti, 500 milioni al piano città, 500 milioni all'edilizia scolastica. Tutti lavori immediatamente
cantierabili che dovranno essere ultimati nel 2014 o, solo in alcuni casi, nel 2015.
La manovra è equilibrata anche sul piano territoriale?
Devo dire anzitutto che non c'è nessuno spostamento di risorse dal Sud al centro-nord. Non c'è neanche un
gioco a somma zero, per cui levo alle infrastrutture e metto incentivi alle imprese. Stiamo smobilizzando
risorse completamente bloccate, rimettendole subito nel circuito dell'economia e impegnandoci poi a
rifinanziare con le risorse 2014-2020 i progetti veri ed effettivamente strategici definanziati oggi. Aggiungo
che una parte delle risorse, quelle relative a politiche nazionali di sostegno all'impresa, come il fondo garanzia
e l'autoimprenditorialità, andranno anche al Nord che beneficia, inoltre, degli effetti degli investimenti diretti al
Sud: una quota tra il 20 e il 40 per cento di quegli investimenti torna nelle regioni settentrionali.
Un'ultima domanda, ministro. Parti sociali e amministrazioni locali non smettono di essere preoccupate per i
vincoli del patto di stabilità che rallenta anche i programmi di cui stiamo parlando. C'è questo rischio di
rallentamento o di vincolo anche per le spese riprogrammate dal Consiglio dei ministri venerdì, in particolare
gli investimenti nelle opere pubbliche?
Le spese per piccole opere sono finanziate sul Piano azione coesione o sui fondi strutturali, in particolare sul
Fesr dei Piani operativi regionali. In entrambi i casi c'è già una copertura nei cosiddetti "tendenziali", cioè
nelle stime di spesa fatte dalla Ragioneria generale che abbiamo verificato con loro.
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le frasi
ATTENZIONE ALLE PRESTAZIONI
«Finora i governi hanno assegnato i fondi senza verificare se producevano un miglioramento delle
prestazioni, ora cambiamo»
LA TASK FORCE
«Con Delrio stiamo facendo un monitoraggio attento della qualità dei servizi di sanità, istruzione e assistenza.
Cottarelli si occupa dei costi»
I FONDI A RISCHIO 2007-2013
«Abbiamo identificato i fondi Ue a rischio: 2 miliardi per Campania, Calabria e Sicilia. Se qualcosa resta
scoperto, interverremo nel 2014»
29/12/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
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OCCUPAZIONE
«Decontribuzione e formazione leve per spostare lavoratori dall'area dell'assistenza al reddito alla produzione
di servizi»
GLI INVESTIMENTI DIRETTI
«Tre miliardi a opere pubbliche, uno andrà ai comuni medi (tra 5mila e 150mila abitanti). Stiamo già
preparando il bando»
PATTO DI STABILITÀ
«Ai lavori pubblici andranno fondi europei, quindi non si applicheranno i vincoli del patto di stabilità»
LO SBLOCCO DEI FONDI UE
Il piano-Letta
Venerdì scorso il premier Enrico Letta, al termine della seduta del consiglio dei ministri, ha annunciato le
misure per accelerare l'utilizzo delle risorse della politica di coesione. In particolare, la riprogrammazione di
Fondi europei per un totale di 6,2 miliardi, buona parte dei quali da destinare alle piccole opere
Interventi subito cantierabili
Sono previsti 3 miliardi di euro che andranno a finanziare, tra l'altro, interventi cantierabili e realizzabili in
tempi brevi nei Comuni sotto i 5mila abitanti (Programma «6.000 Campanili»); interventi di riqualificazione
urbana (Piano nazionale per le Città); interventi per la valorizzazione di beni storici, culturali e ambientali
Foto: Carlo Trigilia, 62 anni, è ministro per la Coesione territoriale
29/12/2013
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
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Giovanni Stanghellini
giovanni stanghellini|pag.28 Il 2013è il centenario della Fondazione della psicopatologia come scienza
autonoma. Nel 1913 Karl Jaspers pubblica il suo Opus magnum - la Psicopatologia Generale - in risposta alle
sfide filosofiche e cliniche poste in un momento storico (non molto diverso dal nostro) caratterizzato dalla
rapida espansione delle neuroscienze. L'idea che ispira questo libro è molto semplice: fare ordine nel caos
dei fenomeni psichici abnormi attraverso la loro rigorosa descrizione, definizione e classificazione. Inoltre,
mettere a disposizione del clinico un metodo valido e affidabile per cogliere e comprendere il senso della
soggettività umana abnorme.
Dopo un secolo, molti dei nodi concettuali affrontati da Jaspers sono ancora irrisolti, e la sintesi da lui fornita
rimane il terreno più solido su cui fondare la discussione. Controversie metodologiche, ad esempio i limiti
della comprensibilità delle esperienze psicotiche, e cliniche, come la definizione della coscienza di sé e dei
suoi disturbi, sono la frontiera della ricerca psicopatologica del XXI secolo. La rivoluzione di velluto innescata
alla fine del millennio dalla rinascita della Filosofia della Psichiatria ha dato nuova vitalità al progetto
jaspersiano della Fondazione della psichiatria sulla psicopatologia, che rappresenta - assieme alle
Neuroscienze - la scienza di base della Psichiatria e la koiné, cioè la lingua comune capace di mettere in
comunicazione psichiatri di diversi orientamenti teorici, ciascuno parlante e pensante con un proprio gergo e
dialetto.
La vita di Jaspers nelle vesti del clinico fu simile a una meteora, breve e intensamente brillante. Nel gennaio
1908 cominciò a lavorare come specializzando. Già nel luglio 1911 Julius Springer, tra i più importanti editori
scientifici del suo tempo, gli commissiona un manuale di Psichiatria per studenti di medicina, medici e
psicologi. Era un ventottenne assistente volontario che aveva passato poco più di tre anni presso la Clinica
Psichiatrica di Heidelberg, ma evidentemente era già abbastanza esperto - o istituzionalmente naïf - da
essere consapevole che la Psichiatria aveva un improrogabile bisogno di chiarificazione sistematica dei
propri strumenti e concetti.
Già noto per il suo coraggioso atteggiamento critico verso il "nichilismo terapeutico" praticato nella Clinica di
Heidelberg, lavorava intellettualmente alla rinascita della psichiatria fondata sulla relazione medico-paziente
affermando la dignità e accettando i limiti di entrambi i partner sulla base di ciò che, da filosofo, avrebbe in
seguito chiamato "comunicazione esistenziale". Quando nel luglio 1913 la Psicopatologia Generale fu data
alle stampe la sua carriera di clinico era già virtualmente terminata, ma la sua influenza sulla psichiatria
sarebbe durata ancora a lungo. Dopo un secolo dalla pubblicazione di questo libro, cosa possono ancora
imparare i clinici della salute mentale da questo giovane inesperto il quale, a causa dei suoi gravi problemi
polmonari, non era neanche in grado di completare il rituale del "giro" della visita dei pazienti? Può essere
preso ad esempio da giovani clinici in carriera un uomo che fu scoraggiato dal suo capo (il celebre neurologo
Franz Nissl, che Jaspers peraltro ammirava) a proseguire la carriera di psichiatra, e che fece di questo fiasco
l'opportunità per frequentare liberamente i seminari di filosofia, che avrebbero contribuito a sviluppare una
prospettiva tanto originale nella sua ricerca?
Cosa possono condividere con quest'uomo così grato a Esculapio - e al suo discepolo Albert Fraenkel, il
medico che con tanto tatto lo informò e lo curò della sua malattia - da decidere di dedicarsi alla "ricerca sul
corpo umano come fondamento di ogni altra conoscenza sulla psiche umana", ma che al contempo
affermava che il futuro della medicina era riposto nel legame tra «la filosofia e la scienza»?
E, soprattutto, possiamo aspettarci che i giovani clinici e i pazienti alla legittima ricerca di certezze
diagnostiche e terapeutiche, e soprattutto i primi così affamati di conoscenze manualizzate, protocolli
terapeutici, interviste strutturate, criteri diagnostici, tecniche basate sull'evidenza, eccetera siano così
longanimi da prestare ascolto ad un tale ibrido medico-filosofo che con ostinazione sosteneva la necessità di
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KARL JASPERS: METTERE ORDINE NELLA MENTE
29/12/2013
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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essere tutti consapevoli - camici e pigiami - dei limiti della conoscenza e della tecnica, in rivolta contro ogni
tipo di dogmatismo e oggettivazione? Come possono coloro che sono alla ricerca di "conoscenze certe"
essere soddisfatti di un tipo di conoscenza che concepisce se stessa come un "compito interminabile" che ha
luogo nel faccia-a-faccia, qui-e-ora dell'incontro tra due persone?
Come possono accontentarsi di un maestro convinto che l'essenza della conoscenza non è il possesso,
bensì la ricerca della verità, rigettando al tempo stesso con eguale convinzione ogni forma di nichilismo
epistemologico e di misticismo? L'insegnamento fondamentale di Jaspers può essere condensato in una
frase: «Le domande sono più importanti delle risposte, e ogni risposta deve diventare una nuova domanda».
Ci sarà qualche intrepido collega che, sulla base di questa filosofia on-the-road, spogliandosi di ogni
presunzione ma non abbandonando il sentiero sicuro della ricerca fondata sulla ragione, seguirà il sibillino
motto jaspersiano: «Il trattamento medico deve fondarsi sulla vita non compresa»?
Tenendo presente tutto questo, risulta comprensibile perché la psichiatria abbia bisogno più che mai della
psicopatologia. Questa scienza nasce con lo stesso mandato della filosofia dell'esistenza: fornire le parole
per dire l'esistenza umana e le sue ferite. La psicopatologia è un discorso (logos) attorno alla sofferenza
(pathos) che turba la mente umana (psyche). Il suo mandato principale è provvedere ai concetti per parlare e
dar senso dalla vulnerabilità umana; per cogliere ciò che è umano in quei fenomeni che vengono tacciati di
disumanità perché eccentrici rispetto alla logica e al senso comune, e dunque apparentemente
incomprensibili, ma appartenenti invece a specifiche province di senso. Si è spesso equivocato, credendo
che la psicopatologia, stante la sua radice filosofica, proponga un discorso anti-scientifico. Non è affatto così.
Non c'è contrapposizione tra il sapere della scienza e quello della psicopatologia. Non sono in dubbio il rigore
metodologico e l'attenzione ai fatti propri della ragione scientifica. Piuttosto, la domanda è di quale scienza
abbia bisogno la psichiatria, e su questo la risposta è chiara: di una scienza della soggettività umana, i cui
metodi non possono coincidere con quelli delle scienze naturali. La psicopatologia promuove una forma di
attenzione radicale ai fatti della soggettività umana. Insegna a "dare la parola" alla persona sofferente; ad
accordare al discorso dell'altro un'attenzione estrema, scevra di teoria, perché ogni visione dell'Uomo fa
perdere di vista l'uomo reale che ho di fronte. L'attenzione, come scrive Cristina Campo, «è la forma più pura
di responsabilità poiché ogni errore umano è, in essenza, disattenzione». L'attenzione che la psicopatologia
insegna è la capacità di attendere, di non saltare alle conclusioni, di non sovrascrivere l'esperienza personale
dell'altro con una qualsivoglia teoria. Questa attenzione è l'accettazione fervente e impavida della realtà
dell'altro. È grazie a questa capacità di attenzione che, forse, potrà essere soddisfatta l'attesa di cui parla
Paul Valery: «Ogni essere umano grida in silenzio per essere letto altrimenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
G. Stanghellini, T. Fuchs, One Century
of Karl Jaspers General Psychopathology, Oxford University Press, pagg. 344, £ 14,99
K.W.M.Fulford, M. Davis, R. Gipps,
G. Graham, J.Z. Sadler, G. Stanghellini,
T. Thornton (eds.,Oxford Handbook
of Philosophy and Psychiatry, Oxford University Press, pagg. 1.344, £ 95,00
Louis A. Sass, Follia e modernismo, Raffaello Cortina, Milano,
pagg.492, €32,00
Foto: scultura|Ciro Roberto Cipollone «Memorie d'infanzia», legno e ferro, fino al 2 febbraio nell'ambito della
mostra «L'uomo e la montagna. Escursioni nel contemporaneo», Antica chiesa di S. Barnaba in Bondo
(Trento)
29/12/2013
Il Sole 24 Ore - Domenica
Pag. 23
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Gilberto Corbellini
gilberto corbellini |pag.29 La disinvoltura con cui, dopo almeno due decenni di giustizialismo esasperato, non
pochi giudici in Italia danno l'assalto allo Stato di diritto, si manifesta in modi particolarmente inquietanti nel
caso Stamina. Le sentenze favorevoli a Vannoni & Co non tutelano, infatti, il diritto delle persone a essere
informate correttamente, per decidere se farsi somministrare intrugli indefiniti, e vanno contro l'obbligo dello
Stato di non sprecare denaro pubblico per trattamenti inefficaci e pericolosi. Inoltre, si tratta di decisioni che
ledono la dignità delle persone, in quanto legittimano l'inganno e la frode praticati scientemente ai danni di
malati e familiari sofferenti, da parte di personaggi che sembrano delle caricature di ciarlatani. Esplicitamente
o implicitamente le motivazioni con cui i magistrati giustificano le sentenze pro Stamina chiamano in causa
impropriamente la compassione umana, facendo anche appello alla coscienza, intesa come capacità per così
dire naturale di riconoscere e seguire valori umanitari e buoni. In realtà, si autorizzano danni a persone e al
Paese. A questi giudici, ma anche ai politici che si lasciano incantare dalle baggianate di chi difende Stamina
(incluso l'ormai solo sedicente scienziato Camillo Ricordi), farebbe bene l'ultimo libro di Carlo Augusto Viano:
un viaggio illuminante nella storia degli usi e di quelli che oggi sono soprattutto abusi della parola "coscienza".
Termine che proprio nei blog e nei discorsi del professor Vannoni e dei suoi fiancheggiatori rimbalza con una
frequenza talmente alta (uno di questi siti si chiama «La penna della coscienza»), da essere prova in atto che
i richiami alla coscienza, in contesti dove i diritti sono già garantiti dalla legge, possono essere una sadica
maschera per giustificare azioni malevoli o illiberali.
Oltre agli argomenti e alle prove illustrate da Viano per provare che "coscienza" è un termine tutt'altro che
stabilmente definito nella storia della cultura occidentale, ovvero che può essere usato per giustificare
strumentali manipolazioni della verità e per limitare l'accesso delle persone a diritti fondamentali, ci sono
anche i risultati delle ricerche psicologiche e neuroscientifiche. Infatti, le contorsioni introspettive, manipolabili
e manipolatorie, che chiamiamo "coscienza", probabilmente si sono evolute per potenziare la nostra capacità
e necessità di auto-ingannarci allo scopo di ingannare meglio gli altri. In prima istanza la coscienza non è
niente di esaltante, e solo al prezzo di un serio lavoro educativo all'uso della logica e del controllo fattuale
delle credenze questa funzione psicologica ha potuto e saputo davvero concorrere al miglioramento della
condizione umana. Chi volesse approfondire può leggere anche l'ultimo libro di Robert Trivers, ora tradotto in
italiano per i tipi di Einaudi, purtroppo con un titolo ridicolo (La follia degli stolti. La logica dell'inganno e
dell'autoinganno nella vita umana; dell'edizione in inglese si è parlato su queste pagine il 15 aprile 2012).
Viano è insuperabile nel rintracciare fin nei più reconditi e imprevisti meandri del pensiero occidentale la
tremolante luce della razionalità, accesa dalla ricerca empirica e dal dialogo, che portano a scoprire
l'autonomia e liberano dall'ignoranza e soggezione a cui i dogmatismi premoderni e i relativismi postmoderni
ci vorrebbero relegare. Il libro si snoda lungo due direttrici tematiche principali, che riguardano l'obiezione di
coscienza rispetto alla coscrizione militare e l'appello alla coscienza da parte dei medici nell'esercizio della
loro professione. In poche righe non si può dar conto dalla ricchezza e dell'andamento avvincente di un testo
che documenta l'emergere degli appelli alla coscienza per rifiutare, con giustificazioni religiose per esempio
da parte dei quaccheri nordamericani, il ricorso alla violenza e alle armi proprio mentre sorgevano le moderne
società fondate sul riconoscimento dei diritti fondamentali della persona. I pacifici cristiani, che rivendicavano
tale diritto negativo, avevano coltivato per secoli un'accezione della coscienza come foro interiore dove
l'individuo, solo con se stesso, poteva spontaneamente scoprire cosa sono il bene e il male. Un crogiuolo, la
coscienza, però sempre instabile e cangiante. E nell'età moderna, mentre si pensa che anche le nazioni e le
classi sociali possano o debbano averne una collettivizzata, l'ampliamento della sfera dei diritti fa sì che i
valori del pacifismo assumono una valenza che va oltre i richiami religiosi, al punto da rendere, anche grazie
alla professionalizzazione degli eserciti, l'obiezione di coscienza contro la guerra un'istanza che può
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IMBROGLI SECONDO COSCIENZA
29/12/2013
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addirittura scomparire.
Oggi non è più necessario appellarsi alla coscienza per non essere arruolato nell'esercito, ma un medico può
appellarvisi per negare a un donna il diritto sancito dalla legge di interrompere una gravidanza indesiderata e
dannosa (nessuno può pensare che un medico credente debba esser costretto a praticare un aborto, ma non
raramente antiabortisti sono stati scoperti a praticare aborti privatamente); ovvero per rifiutarsi di ammettere
che una persona che soffre e desidera volontariamente mettere fine alla propria vita, lo possa fare
chiedendogli di essere aiutata. Sulla Lettura del Corriere di recente il buon Emanuele Trevi faceva non
stranamente appello ai politici belgi di votare «secondo coscienza» in merito all'estensione in quel Paese
dell'accesso all'eutanasia per i minori. L'invito a votare «secondo coscienza» risuona sempre anche in Italia
quando sono in gioco questioni cosiddette eticamente sensibili, ovvero per impedire l'esercizio di cristalline
libertà personali o per scopi omertosi (come quando i parlamentari votano «secondo coscienza» per non
autorizzare indagini sul proprio operato).
Insieme alla scienza, la coscienza, nella forma di una responsabilità morale e civile del medico, ha protetto,
soprattutto nell'Ottocento, i pazienti da abusi che, con l'avanzare del metodo sperimentale, diventavano
praticabili e potenzialmente risolutivi per stabilire cause di malattie ed efficacia dei trattamenti. Nonostante ci
siano volute le tragedie del nazismo e degli abusi medici in contesti bellici e illiberali per riconoscere ai
pazienti gli stessi diritti fondamentali di cui gode ogni cittadino, questa lezione sembra dimenticata. Almeno in
Italia. Dove un Vannoni qualunque, solo nascondendosi dietro la parola "coscienza", può compiere misfatti.
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Carlo Augusto Viano, La scintilla di Caino. Storia della coscienza e dei suoi usi, Bollati Boringhieri, Torino,
pagg. 230, € 30,00
29/12/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 18
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Non solo malasanità Ci sono anche strutture efficienti
IL CONFRONTO Non ci sono solo record negativi, ma gli ospedali meridionali vantano anche molte
performance positive
Alfonso Ruffo
Sì, è vero, la Sanità nel Mezzogiorno funziona come un orologio rotto che un paio di volte il giorno segna l'ora
esatta. Ma per il resto... Il resto è raccontato molto bene e con dovizia di particolari da Gian Antonio Stella e
Sergio Rizzo nel loro ultimo libro "Se muore il Sud" (Feltrinelli) dove sono allineati tutti i record negativi delle
Regioni meridionali con uno spettacolo da brivido.
Soffermiamoci adesso su una ricerca del giornale online quotidianosanità.it che mette in evidenza anche le
eccezioni positive in relazione a una serie di indicatori per ciascuno dei quali è stilata una tabella con le prime
dieci strutture del Paese in termini di efficienza, appropriatezza della cura, velocità della guarigione e via
elencando.
Non è certo un tentativo di negare le amare verità raccontate da Rizzo e Stella, che purtroppo affondano il
coltello in piaghe antiche e nuove, ma il doveroso compito di questa rubrica di gettare un fascio di luce anche
laddove le cronache di solito non guardano. E se c'è qualche esempio di buona sanità da offrire ai lettori è
giusto parlarne per premiare le pratiche virtuose di cui si avverte tanto il bisogno.
Infarto. Ogni anno si verificano in Italia 120mila casi con 30mila morti. Per numero d'interventi di
Angioplastica che si riescono a realizzare (efficienza) figura al settimo posto l'Azienda ospedaliera V.
Emanuele di Catania. Se poi si misura la capacità di operare entro 48 ore dal ricovero le strutture meridionali
sono addirittura tre: l'Azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro (seconda), l'Ospedale Civico e
Benfratelli di Palermo (quarto), l'Azienda ospedaliera G. Brotzu di Cagliari (settima). La Mater domini di
Catanzaro è anche quinta per la bassa mortalità dei pazienti entro i trenta giorni dal ricovero.
Ictus. Ne vanno soggetti in un anno quasi 200mila italiani tra nuovi casi (80%) e ricadute (20%). Nella
speciale classifica della bassa mortalità entro i trenta giorni dal ricovero c'è di nuovo l'Azienda ospedaliera V.
Emanuele di Catania (ottava). Per il basso numero di pazienti riammessi in ospedale dopo trenta giorni dal
primo ricovero le strutture eccellenti sono due: la Neuromed di Pozzilli in Molise (seconda) e l'Azienda
ospedaliero universitaria di Sassari (quarta).
Bronchite. Sono tre le strutture in grado di limitare al massimo i casi di morte entro trenta giorni dal ricovero
nella forma grave riacutizzata: la Fondazione Maugeri di Cassano delle Murge in Puglia (seconda), l'Istituto di
cura di Cagliari (sesto), l'Azienda ospedaliera Monaldi di Napoli (settima). Per il basso numero di pazienti che
tornano in ospedale dopo trenta giorni dal primo ricovero la Fondazione Maugeri di Telese Terme in provincia
di Benevento (seconda) batte l'organizzazione gemella di Cassano delle Murge (ottava).
Tumore. Il maligno al colon, seconda causa di morte dopo il cancro ai polmoni per gli uomini e alla
mammella per le donne, va curato chirurgicamente. Per il basso numero dei pazienti deceduti entro trenta
giorni dall'operazione figura al settimo posto l'Azienda ospedaliero universitaria Federico II di Napoli che
compare anche al nono posto per la bassa mortalità, sempre entro i trenta giorni dall'intervento, della malattia
al retto. Se si guarda al maligno del polmone, ai primi posti per efficienza (bassa mortalità durante l'intervento
o entro i trenta giorni) ci sono due strutture di Catania: l'Azienda ospedaliera Cannizzaro (quarta) e il Presidio
ospedaliero Garibaldi (decimo).
Parto cesareo. Al Sud il numero degli interventi è largamente sopra la media nazionale secondo quello che si
presenta come un vero e proprio malcostume. Dove la pratica si mantiene sotto la media è all'Ospedale San
Carlo di Potenza (settimo).
Frattura del collo del femore. Nessuna struttura meridionale si piazza nei primi dieci posti per bassa mortalità
a trenta giorni dal ricovero. Per la velocità dei tempi di attesa si distinguono invece molte strutture siciliane:
l'Azienda ospedaliero universitaria G. Martino di Messina (prima ex equo) e, seconde ex equo, ancora a
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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BENVENUTI AL SUD
29/12/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 18
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Messina l'Ospedale Piemonte, a Catania le Aziende Cannizzaro e V. Emanuele cui si aggiunge l'Ospedale
Garibaldi, a Palermo gli Ospedali Villa Sofia e Civico e Benfratelli.
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30/12/2013
Il Sole 24 Ore
Pag. 13
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Quel bisogno di vedere l'onestà in chi governa
Lionello Mancini
Nel giro di due anni arriveranno 105 milioni per mettere in sicurezza una delle nostre meraviglie
archeologiche. E per questo un generale dei carabinieri è stato nominato direttore generale del Grande
Progetto Pompei: si chiama Giovanni Nistri, è un esperto d'arte riconosciuto a livello mondiale; e però il
ministro che l'ha scelto, ha voluto precisare che «i fondi europei fanno gola alla criminalità organizzata,
soprattutto in un'area come quella di Pompei». Non guasta, peraltro, ricordare che il precedente commissario
straordinario degli scavi di Pompei, Marcello Fiori, ha concluso il suo mandato con un avviso di garanzia per
abuso d'ufficio e ora coordina i circoli di un partito.
Un altro generale dell'Arma, Maurizio Scoppa, ha retto fino a pochi mesi fa l'Asl Napoli 1, raddrizzandone
procedure e conti; un suo collega colonnello si è sobbarcato come commissario straordinario l'Asl di Salerno
(«Senza fare tagli - ha precisato - anzi, riaprendo il pronto soccorso di Nocera, bloccato da dieci anni»),
mentre lo scorso gennaio alla guida della Asl di Frosinone si è insediato il generale della Finanza Vincenzo
Suppa, tra i protagonisti di indagini su Mani pulite in Lombardia. A questi nomi, andrebbero aggiunti quelli
delle decine di prefetti e viceprefetti che presidiano e gestiscono da soli o in terne i Comuni senza guida per
svariati motivi.
Perché soffermarsi su questo spaccato di Italia commissariata, di poteri (legittimamente e doverosamente)
revocati, di sostituzione forzosa di pezzi di pubblica amministrazione con soggetti non scelti dal basso, con il
voto amministrativo o politico? E che cosa distingue il personale "imposto" dall'alto a tutela del bene comune,
da quello cooptato per le vie normali, quelle che delegano agli eletti le scelte di procedure, persone, aree di
influenza?
Le differenze possibili sono diverse e - per evitare di glorificare santini - premettiamo che non sempre e non
tutti i "nominati" al posto di chi ha fallito fanno meglio, eccellono, risolvono. Però alcuni tratti distintivi sono
evidenti: mediamente sono persone competenti, oneste e disinteressate. Ovvero dotate proprio di uno degli
ingredienti o di tutti gli ingredienti mancati, fino alla rimozione con le buone o con le cattive, all'occupante di
una poltrona simbolo di un potere mal gestito.
Quando vengono commissariati un pezzo di sanità, un Comune, un ente sfregiati dalla corruzione (un gioco
almeno a due: c'è chi pretende e c'è chi paga) e che hanno perciò smesso di funzionare, accumulano debito,
si gonfiano di dipendenti e consulenze farlocche, i cittadini chiedono rettitudine individuale e disinteresse per
la propria carriera dimostrato con l'attenzione ai problemi collettivi. Rallegriamoci, dunque, perché lo Stato è
ricco di persone con queste caratteristiche; ma mettiamoci una mano sulla coscienza per il contributo dato
anche con il singolo voto a far sedere su certe poltrone persone incompetenti e indegne, disposte, prima o
poi, a rendere il favore del voto con un posto di lavoro proprio a "nostro" o un appalto alla "nostra" impresa.
Fino a doverci affidare a divise e prefetti.
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POST-IT
L'addio al sociologo Dolci
30 DICEMBRE 1997
Muore d'infarto, all'ospedale di Partinico, Danilo Dolci, 73 anni, sociologo e poeta triestino, noto in tutto il
mondo come coraggioso esponente pacifista in una Sicilia in cui la cultura e la violenza mafiose dominavano
ancora incontrastate. Nel 1967 le sue denunce sulle collusioni tra mafia e politica sfociarono in un processo,
che lo vide condannato a due anni di carcere.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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IMPRESE & LEGALITÀ
28/12/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Sui pazienti di Stamina nessun miglioramento"
A Torino stretta finale nell'inchiesta di Guariniello: la procura verso la chiusura delle indagini
CATERINA PASOLINI
ROMA - Non c'è alcuna prova documentata di miglioramenti reali nei pazienti sottoposti al trattamento
Stamina. Parole che pesano sulle speranze di genitori e figli in lista di attesa, tra richieste ai tribunali e
manifestazioni di protesta contro il governo davanti a Montecitorio. Nessun miglioramento, è questo quanto
risulta dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche elaborate dagli Spedali Civili e consegnate agli esperti
del primo Comitato istituito dal Ministero della Salute. Riguardano 21 bambini e 15 adulti sottoposti alle
infusioni col metodo Stamina.
E mentre si attende che il ministro della Salute nomini il nuovo gruppo di esperti per dare il parere sul
trattamento - manca poco e in lizza ci sono nomi di rinomati medici italiani e stranieri - emergono nuovi
elementi che contribuiscono a rendere il quadro della vicenda più chiaro, ma anche più inquietante. Nella
maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono stati sottoposti
i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti che
possano far sperare. Oggi però la parola passa alle famiglie decise a continuare a lottare per quella che ai
loro occhi è l'ultima speranza di alleviare le drammatiche situazioni dei loro figli. Ammalati di Morbo di Krabbe,
di Sma, 6 casi di Morbo di Nieman Pic, Morbo di Tay-Sachs, e due casi di Leucodistrofia Metacromatica,
morbo di Sandhoff, ed Encefalopatia Neonatale. Oggi i genitori a Roma hanno annunciato infatti di portare le
prove - certificati di medici, neurologi ed esperti - che il trattamento Stamina fatto sui loro figli a Brescia
funziona, oltre che non provocare effetti collaterali. I genitori hanno anche deciso di costituire una onlus
assieme agli altri pazienti mentre il Procuratore di Torino Raffaele Guariniello sta per chiudere la sua indagine
sul contrastato metodo di cura: gli avvisi dovrebbero partire ai primi dell'anno nuovo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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La polemica Le cartelle cliniche degli Spedali di Brescia: manca la prova di effettivi progressi. Le famiglie:
oggi a Roma dimostreremo il contrario
28/12/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:556325, tiratura:710716)
MICHELE SERRA
Il successo delle cure "magiche" come Stamina (e a suo tempo la cura Di Bella, e prima ancora il siero
Bonifacio...) dipende certamente dai limiti della scienza, e dalla freddezza che (a volte) la medicina corrente
oppone all'ansia di soccorso che agita gli ammalati. Ma dipende, anche, dal fortissimo e forse inestirpabile
radicamento che la cultura magico-superstiziosa ha ancora oggi. Rimasi esterrefatto, quando abitavo in una
delle regioni più ricche e civili d'Italia, l'Emilia, dalla quantità di guaritori, praticoni e ciarlatani che tenevano
banco, con grande successo di pubblico. Dico un'ovvietà: ma minore era la conoscenza del proprio corpo e
del suo funzionamento, maggiore era il ricorso a quel genere di medicina illusionistica. Minore il livello
culturale, maggiore la credulità.
Il limite della scienza è - appunto - rivelare il limite.
Compreso il proprio. E nominarlo. Se non vi è cura possibile la scienza ha il dovere etico di dirlo, sia pure
con l'umanità e le cautele del caso. La ricerca farà di tutto per spostare il limite sempre più in là. La magia,
quel limite, lo fa sparire.
Oplà. E il pubblico applaude contento.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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L'AMACA
28/12/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Fine d'anno in barella nel corridoio-corsia
CARLO PICOZZA
IN BARELLA. Con i vestiti del giorno, coperto solo dal giaccone. Ho trascorso così le ore di una notte di fine
dicembre, aspettando la visita e gli esami diagnostici, tra correnti d'aria gelida, rumore di porte sbattute,
chiacchiere e risate del personale sopra la testa di una decina di noi malati sistemati ai margini di un
corridoio-corsia del Pronto soccorso. Pazienti-fantasma, senza riguardi intorno. E l'insensibilità di pochi rovina
il lavoro dei più che devono impegnarsi anche per loro che remano contro. LA LETTIGA diventa così il punto
di vista obbligato sulla prima linea ospedaliera; l'imbuto in cui precipitano, con l'attesa e i disservizi per la
mancanza di letti nei reparti, la ruvidezza e la maleducazione di una parte del personale. La pietà sembra
morta. Al suo posto, la routine senza anima alimenta i soprusi negando i diritti dei più fragili. Si leva un
«Aiuto, aiuto» da un'anziana in barella mentre due parlottano incuranti: «Quanto li hai pagati gli stivali?».
Certo, la malata si lamenta da un po'. Ma presto, anche altri mugugnano e protestano: «Si muore dal freddo».
Nell'andirivieni qualcuno dimentica di tirarsi dietro la vetrata che dà sul cortile. Refoli artici insidiano più volte il
dormiveglia spossato. Gelo, risate e voci alte. In questa nicchia di ospedale si consuma il gioco delle parti tra
il personale padrone del campoei malati in balìa. Il mestiere ha il sopravvento sul lavoro, l'abitudine sulla
pietas.
A volte capita di stare male, avere vertigini, svenire e ritrovarsi, a giornale chiuso, dalla redazione in
ospedale a scrutare per ore dalla barella il trattamento verso quanti, bisognosi di attenzioni e cure, trovano,
invece, insidie e insulti indiretti. Certo, ci sono stati i tagli dei posti letto (3mila), altri ne arriveranno (900), c'è
la decurtazione dei fondi e permane il blocco delle assunzioni, complice il deficit sanitario sui 700 milioni
annui. Ma alle mutilazioni dell'assistenza si somma la malacreanza di alcuni che discreditanoi tanti che
guardano al rapporto con il malato come il primo passo verso la guarigione. Bastano pochi a danneggiare il
lavoro dei più, di medici come Francesca Fanfarillo, Andrea Cobianchi, Massimo Gallucci, Massimo
Magnanti, Fabio Manca, dell'infermiera Maria Grazia Barberio, dell'ausiliaria Gianna Proti, costretti a fare
anche la parte di chi rema contro. L'ospedale è il San Giovanni ma in altri, nel bene e nel male, il trattamento
è lo stesso.
Se non si rischia di morire, l'attesa per visita ed esami dura ore.
Intanto, manca poco alle 5, e in due solcano il corridoio: parlano di pallone, fanno pronostici sulla sfida
Roma-Catania. I pazienti in barella? Inesistenti. Malati-arredo, collocati tra la "Sala medica" e il "Pronto
soccorso cardiologico", come le bombole antincendio appese qua e là, quasi all'altezza delle lettighe che in
quel punto si allargano dal muro esponendosi agli urti di altre barelle e dei carrelli per le pulizie. Le urla di chi
sta male coprono il "confronto" sul lavoro inteso come stipendio e tredicesima, altro tema dei crocchi che si
formano e scompongono come voli di stormi tra una lettiga e l'altra mentre un anziano gronda sangue dal
naso fasciato. La barella è aspettare e subire.
Ma sale un moto di ribellione: «Perché sbatte la porta?». Ma lei, cellulare sull'orecchio, tira dritto.
Finisce la telefonata, torna indietro e replica stizzita: «Cos'è che non va? La corrente fa sbattere le porte... E
allora?». Ma folate gelide e colpi di infissi si eviterebbero chiudendo la vetrata. «Già», interviene un'altra,
«così i pavimenti lavati non si asciugano più». C'è il cambio di turno ma i discorsi restano quelli già ascoltati
nella notte: pallone, moda e cucina. Dalle 23.45 alle 14, dopo un elettrocardiogramma, un prelievo e una tac,
resto in barella senza informazioni su cos'ho. I "codici rossi" non danno tregua ai medici della front line.
«Ormai», confida uno di loro, «ci concentriamo solo sui casi gravi». Intorno ai pazienti fantasma resta il vuoto
rumoroso. Dopo quindici ore esco dall'ospedale come da un incubo: «Peggio la malattia o il Pronto
soccorso?».
Foto: Il Pronto soccorso del S. Giovanni
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Ricoverato in Pronto soccorso, il racconto di una notte da incubo
28/12/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 1
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Foto: Malati in corridoio sulle lettighe
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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28/12/2013
La Repubblica - Palermo
Pag. 1.2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Così la Regione vuole risparmiare tre milioni Sarebbero ritenute inappropriate dal 10 al 30 per cento delle
ricette
GIUSI SPICA
LA REGIONE rivuole i soldi per tac, risonanze magnetiche ed ecografie prescritte senza motivo. Dopo la
stretta su medici di famiglia e specialisti per le prescrizioni di farmaci inutili, il giro di vite si estende ai
radiologi chiamati a rimborsare le Asp per esami superflui e persino dannosi per i pazienti. Lo stabilisce un
decreto dell'assessorato regionale alla Salute, emesso per porre un freno alla spesa e accorciare le liste
d'attesa. Secondo i dati di piazza Ziino, dal 10 al 30 per cento delle prestazioni radiologiche eseguite non
servono, con uno spreco calcolato tra uno e tre milioni di euro all'anno.
Il provvedimento appena pubblicato sulla Gazzetta ufficiale della Regione rivoluziona completamente il
sistema delle prescrizioni di radioterapia, medicina nucleare e diagnostica per immagini. Dal primo gennaio al
paziente non basterà più recarsi nei centri unici di Asp e ospedali con la ricetta del medico curante o dello
specialista. Prima della prenotazione, sarà necessario sottoporsi alla visita radiologica, che dovrà valutare
rischi e controindicazioni legati all'esame e stabilire se la prestazione richiesta è necessaria per il tipo di
patologia diagnosticata. Al radiologo pubblico o privato le Asp riconosceranno 20 euro a visita.
Alle aziende spetta anche un controllo successivo, con l'istituzione di una task-force che dovrà verificare se
l'esame eseguito fosse necessario. In caso contrario, le strutture pubbliche o gli specialisti convenzionati
dovranno mettere mano al portafogli e risarcire il danno. Un meccanismo simile a quello adottato per le
prescrizioni farmaceutiche inutili, per le quali sono partite migliaia di contestazioni ai medici di famigliae agli
specialisti. La sola Asp di Palermo ha già inviato oltre mille e 200 richieste di rimborso per medicinali prescritti
in dosi eccessive e senza motivo e il giro di vite è scattato anche per i pazienti che non si presentano
all'appello nel giorno della visita o dell'esame programmato, ai quali viene recapitata a casa una "multa" di
circa 20 euro.
Un pacchetto di provvedimenti pensati dalla Regione per mettere un freno ai due più grossi bubboni della
spesa sanitaria: da un lato i farmaci, che hanno fatto registrare uno sforamento di 160 milioni nel 2013
rispetto al tetto ministeriale, dall'altro gli esami radiodiagnostici ad alto costo, per i quali la Regione spende
circa 10 milioni di euro all'anno. Spesso inutilmente. «Perché - spiegano dall'assessorato regionale - avviene
che il medico prescriva una tac anche per una banale lombosciatalgia».
Dietro il decreto assessoriale, però, c'è anche la volontà di compensare i tagli alle tariffe delle prestazioni
diagnostiche previste dal decreto Balduzzi. Se da un lato infatti diminuiscono i rimborsi che la Regione
riconosce per tac e risonanze, dall'altro le strutture pubbliche e i radiologi convenzionati incasseranno 20
euro a visita ammortizzando le minori entrate. Ma da piazza Ottavio Ziino assicurano che i risparmi ci
saranno: «La previsita dovrebbe ridurre il margine di inappropriatezza di almeno il 10 per cento.
Considerando che una tac costa al sistema più di 200 euro, ogni esame risparmiato copre i costi di almeno
10 visite. Si tratta comunque di un decreto sperimentale: tra sei mesi verificheremo se produrrà i risparmi
auspicati o sarà necessario apportare dei correttivi».
Per il sindacato nazionale dei radiologi, il provvedimento adottato dalla Regione è una svolta: «Se
rivendichiamo il diritto di essere considerati medici a tutti gli effetti - dice il presidente regionale Giuseppe
Capodieci - dobbiamo anche assumerci la responsabilità di vigilare sull'appropriatezza delle prestazioni.
Ora serve un sistema di monitoraggio non solo dell'attività dei radiologi ma anche di quella dei medici
prescrittori». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: L'ESAME Un paziente che si sottopone a una tac La Regione vara la stretta sulle prescrizioni
radiologiche inutili
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Tac, risonanze ed ecografie stretta sulle prescrizioni inutili "Chiederemo i
soldi ai medici"
28/12/2013
La Repubblica - Palermo
Pag. 1.2
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Foto: Lucia Borsellino
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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28/12/2013
La Repubblica - Palermo
Pag. 3
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Macchine a mezzo servizio e tempi biblici falliscono le norme per snellire
le attese
Ci sono ancora apparecchiature chiuse a chiave o che funzionano per pochi pazienti
g. sp.
PER una risonanza magnetica alla colonna vertebrale un paziente palermitano aspetta fino 120 giorni, tre
volte di più di un milanese e il doppio rispetto a un bolognese. Sempre che riesca a prenotare. Perché, in
città, tra liste d'attesa nel caos e macchine che lavorano a scartamento ridotto per carenza di personale, sono
solo due su cinque le strutture pubbliche che garantiscono l'esame entro i due mesi previsti dalla legge
nazionale per le prestazioni non urgenti. A chi soffre di un'ernia del disco e ha bisogno di una diagnosi in
tempi brevi, non resta che rivolgersi a un privato convenzionato, sperando di trovare posto se il budget non è
esaurito, o pagare tutto di tasca propria spendendo fino cinque volte di più. Chi non può permetterselo non ha
altre alternative che mettersi in fila all'ospedale Ingrassia, con tempi di attesa di quasi due mesi, o
all'ospedale Civico, dove la prima data disponibile è ad aprile. Solo il Policlinico di Palermoè riuscito
recentemente ad abbattere la lista a poco meno di 30 giorni, mettendo a regime una seconda Risonanza
magnetica acquistata con i fondi europei e collaudata a giugno. Ma ci sono anche strutture dove le
supermacchine rimangono chiuse dentro reparti in ristrutturazione o lavorano a mezzo servizio per mancanza
di medici o tecnici di radiologia.
Accade, per esempio, all'ospedale Villa delle Ginestre di proprietà dell'Asp di Palermo, dove la Risonanza
magnetica acquistata con i fondi europei è riservata esclusivamente ai ricoverati. «Con la definizione delle
piante organiche e lo sblocco dei contratti- promette il commissario straordinario Antonio Candela - la
apriremo anche ai pazienti esterni».
A Villa Sofia-Cervello i problemi sono legati alla ristrutturazione di uno dei due reparti di Radiologia dove da
settembre sono chiuse a chiave una risonanza magnetica e una tac appena acquistate. Al Cervello è in
azione solo la tac del pronto soccorso, con tempi d'attesa per gli esterni che non superano due settimane,
mentre quella collocata nel padiglione delle Medicine resta spenta perché non ci sono abbastanza tecnici per
farla funzionare. Stesso copione per la risonanza magnetica: l'azienda ha recentemente sospeso le
prenotazioni degli esami programmabili, continuando a garantire il servizio solo per i ricoverati e per le
prestazioni esterne più urgenti.
Quello dei macchinari utilizzati poco e male è un problema che riguarda tutta la Sicilia.
Neppure il decreto firmato nel 2009 dall'allora assessore Massimo Russo che imponeva alle aziende di
mettere in azione tac, pet e risonanze 12 ore al giorno per gli esternie 24 ore per i ricoverati è riuscito a
risolverlo. L'allarme era già stato lanciato in estate dai sindacati dei radiologi e dei tecnici, che hanno chiesto
all'assessorato regionale lo sblocco delle assunzioni.
A farne le spese, ancora una volta, sono i pazienti che devono fare i conti con liste d'attesa impazzite: ci
vogliono quasi sei mesi per una mammografia programmata al Civico, sei mesi e mezzo per una ecografia
mammaria al Policlinico, più di sette mesi per un ecocolordoppler al presidio territoriale Biondo dell'Asp di
Palermo e quattro mesi e mezzo per un'ecografia ginecologica all'Ingrassia. Adesso la Regione cerca di
intervenire con il nuovo decreto che impone alle Asp verifiche a tappeto, ipotizzando sanzioni per i radiologi
che prescrivono esami inutili ingolfando le liste d'attesa.
In testa alla classifica degli esami prescritti senza motivo ci sono proprio le risonanze magnetiche al
ginocchio e alla colonna. «Tre su dieci - spiega il professore Massimo Midiri, direttore della Radilogia del
Policlinico - sono inutili. Spesso dietro c'è una scelta di medicina difensiva, ovvero l'esigenza del medico di
tutelarsi da eventuali denunce del paziente».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Il dossier A chi ha bisogno di una diagnosi in tempi brevi non resta che rivolgersi ai privati. E pagare di tasca
propria
28/12/2013
La Repubblica - Palermo
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I punti RISONANZA Il tempo massimo d'attesa è di 120 giorni al Civico, 55 all'Ingrassia e un mese al
Policlinico Giaccone ECOGRAFIA Per l'ecografia mammaria si aspettano 6 mesi e mezzo al Policlinico Più di
quattro l'ecografia ginecologica all'Ingrassia MAMMOGRAFIA Per la mammografia attese di sei mesi al
Civico e più di cinque in uno dei presidi cittadini dell'Asp di Palermo COLORDOPPLER L'ecocolor doppler
"tsa" ha tempi d'attesa di quasi otto mesi al pta Biondo Al Policlinico 39 giorni PER SAPERNE DI PIÙ
www.regione.sicilia.it/sanita www.salute.it
29/12/2013
La Repubblica - Roma
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Quell'odissea in corsia un'offesa per i malati
TERESA PETRANGOLINI
CARO Direttore, ho letto con dolore e sconcerto l'esperienza vissuta da Carlo Picozza al pronto soccorso del
San Giovanni. E anche con molta rabbia.
QUALCOSA sta avvenendo proprio in questi giorni grazie all'impegno della Giunta Zingaretti. Il 6 dicembre è
partito il programma "Umanizzazione e Accoglienza" (capofila ASL Roma E) per la valutazione e il
monitoraggio sul grado di umanizzazione di 22 ospedali laziali, tra cui il San Giovanni, che verrà poi esteso a
tutte le strutture sanitarie.
Si tratta di una iniziativa realizzata con la collaborazione di Agenas, l'agenzia nazionale di sanità pubblica,
che servirà non solo a misurare la situazione mediante la verifica di una serie di indicatori (comfort,
informazione, igiene, cortesia, ecc.) ma anche a vincolare il mandato dei nuovi direttori generali delle Asl e
aziende ospedaliere al rispetto dei diritti dei pazienti e al cambiamento delle situazioni disumanizzanti. A
realizzare il monitoraggio saranno cittadini volontari, in équipe con operatori sanitari, i quali si recheranno in
giro per gli ospedali per valutare concretamente le situazioni.
E questo avverrà in modo sistematico ogni anno e servirà anche per le valutazioni periodiche e le
incentivazioni del personale sanitario.
l'autrice è stata presidente di Cittadinanzattiva - TdM © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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La lettera
29/12/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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Caterina: lotto per la vita non mi fermeranno gli insulti nazi-animalisti
LUIGI SPEZIA
Caterina: lotto per la vita non mi fermeranno gli insulti nazi-animalisti PADOVA «NON sono sola a combattere
questa battaglia», dice in un soffio Caterina Simonsen ricoverata quassù al decimo piano del Policlinico di
Padova. Il palazzone che chiamano monoblocco e che in questi giorni di festa è semideserto. Una camera
nel reparto di Pneumologia è l'oasi di salvezza della ragazza insultata su Internet fino ad augurarle di morire
per aver difeso la sperimentazione sugli animali, l'angolo dove si rifugia per vincere le crisi ricorrenti della sua
rara malattia genetica. I medici impediscono di passare: il lungo corridoio ordinatissimo è bloccato da una
catenella. «La paziente è in terapia, vuol rimanere da sola». Non è in isolamento, ma l'infezione ai polmoni
stavolta siè presentata in forma più grave rispetto alle tante altre crisi superate in passato: «Non mi hanno
fatto incontrare nemmeno le zie che sono venute a trovarmi», dice al cellulare, parlando a fatica con la
maschera dell'ossigeno premuta sulla bocca, al di là di una vetrata insuperabile. «Stanno usando antibiotici
più potenti del solito, la mia guerra con i batteri è in pieno corso: vogliono proteggermi».
Caterina, studentessa di Veterinaria a Bologna, non combatte soltanto contro i batteri mentre è stesa sul
lettino d'ospedale e può comunicare con l'esterno tramite Facebook o il telefono. «È un momento difficile dice la madre - e certo questa vicenda non facilita le cose». Dopo l'attacco degli animalisti estremisti a
Telethon, lei ha postato una foto-manifesto sul sito "A favore della sperimentazione animale", per difendere la
ricerca che le ha permesso di non morire da bambina, avere una adolescenza, vivere seppure a fatica fino a
25 anni. E per risposta ha ricevuto sul web minacce di morte e insulti da animalisti estremisti, da quelli che lei
chiama «nazi-animalisti». Ma ha ricevuto anche migliaia di messaggi di amicizia, di auguri, di elogio del suo
coraggio. E di speranza, persino da Herat, Afghanistan, da un italiano in missione: «Mi ha fatto male leggere
della tua storia - scrive Giuseppe Sanna - e la cattiveria che ti è stata scaricata addosso... non ti vorrei
lasciare, vorrei farti dimenticare quelle brutte parole, ma mi chiamano al dovere». Caterina in risposta alle
minacce, alle incomprensioni, alle volgarità («potevi morire a 9 anni, altro che esperimenti sugli animali»), ha
postato un video in cui si è commossa mentre diceva che era stata ricoverata quattro volte in rianimazione «e
i medici non capivano come mai fossi ancora viva, ma lo ero grazie ai medici, ai farmaci e anche agli animali
sacrificati per testare quei farmaci».
Il video l'ha visto anche Matteo Renzi che ha rilanciato su Twitter: «Voglio dirlo con tutta la mia forza:
#iostoconcaterina ». Un hashtag creato proprio da lei. E ancora Renzi, su Facebook: «Guardate la sua forza,
la sua bellezza». Caterina, di nuovo in ospedale. Le hanno detto quanto dovrá rimanere stavolta? «Sono
stata male di nuovo prima di Natale, mi sono curata a casa, ma gli antibiotici non hanno fatto effetto. Così mi
hanno ricoverata, mi curano con antibiotici più potenti, perché i batteri sono diventati resistenti a quelli che
usavo. Sono farmaci che si trovano solo in ospedale, la cosa è un po' più seria del solito. I medici dicono che
dovrò rimanere per dueo tre settimane. Passerò il Capodanno in ospedale». Che cosa pensa di chi le ha
rivolto minacce di morte per aver detto di essere ancora viva grazie alla sperimentazione sugli animali?
«Penso che siano persone ignoranti. Non intendo ignoranti nel senso di imbecilli, no.
Ignoranti nel senso che ignorano la realtà, le leggie anche quello che prendono».
Le medicine, intende dire? «Sì, le medicine. Ma da dove vengono queste persone? Sono animalisti, ma se
non curi il tuo cane quando sta male, chi sei? E tuo figlio? Non curi tuo figlio quando sta male? Ma se non
curi tuo figlio si va in galera, lo sanno? Mancano di buon senso, non sanno accettare vie di uscita, ma allora
almeno si impegnino a fare un altro genere di ricerca, ma vera. Sì, c'è molta ignoranza, al liceo biologia si
studia solo un anno, bisognerebbe studiarla per cinque anni. Bisogna combattere l'ignoranza».
Le minacce le hanno fatto male? «Dopo aver postato la foto con quel messaggio che senza la ricerca sarei
morta a 9 anni, vabbè, potevo aspettarmelo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Intervista alla ragazza attaccata sul web
29/12/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Ma dopo i miei video sul web in cui rispondevo alle minacce, ho pensato che non erano persone razionali,
che non erano capaci di empatia, di mettersi nei panni dell'altro. Ma se non ci arrivano, abbiamo un serio
problema, forse hanno bisogno di psicologi». Lei chiama queste persone estremisti e «nazi-animalisti».
«Sì, ci sono varie sfumature in quel mondo, possono essere più o meno radicali. Ma ci sono anche questi
che vorrebbero rinchiudere tutti i malati in un recinto e farli fuori piuttosto che curarli grazie anche alla ricerca.
Mi ricordano qualche personaggio del secolo scorso. Tutti i farmaci sono testati ed è ipocrita prendersela con
chi sperimenta. Basterebbe che l'agenzia del farmaco mettesse sulle confezioni che il tale farmaco è testato
sugli animali e così ognuno potrá essere consapevole e decidere di usarlo oppure no». Da che cosa le è nata
questa spinta a intervenire così decisamente in questa questione? «Non possono infangare Telethon, che fa
ricerca sulle malattie genetiche, come ha fatto il Partito animalista europeo.
Questo mi ha spinto a intervenire. Io credo nella ricerca, mentre ci sono persone come per esempio Davide
Vannoni di Stamina, che richiamano le masse, ma senza risultati scientifici. Io faccio fatica a parlare di questi
argomenti, ma altri lo possono fare, anche nella mia facoltà di Bologna. Non sono sola a combattere questa
battaglia».
Le finalità degli esperimenti su cavie della Ue 33% Studi biologici 1% Istruzione e informazione 2% Diagnosi
di malattie 3,5% Medicina veterinaria 8% Studi tossicologici 31% Medicina umana e vetrinaria 12% Medicina
umana e odontoiatria 8% AltroAnimali usati per fini scientifici o sperimentali
Topi
553.817
Ratti
200.301
Porcellini d'India
12.993
Pesci
14.958
Uccelli
31.798
Conigli
8.657
Suini
2.485
Anfibi
2.304
Cani
607
Scimmie
460 Fonte: Ministero della Salute, dati 2009
PER SAPERNE DI PIÙ www.facebook.com/caterina.simonsen www.staminafoundation.org
Foto: Caterina Simonsen
Foto: DA FACEBOOK Le immagini della giovane Caterina Simonsen durante la malattia tratte dal suo profilo
Facebook
29/12/2013
La Repubblica - Firenze
Pag. 6
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La Toscana dei record
Abbiamo scelto sei storie positive in un anno caratterizzato dalle difficoltà che hanno colpito tante famiglie
LAURA MONTANARI, MARIO NERI, VALERIA STRAMBI
C'è qualche raggio di luce dentro un anno difficile e pieno di crisi. Record che la Toscana ha conquistato con i
suoi cervelli, con la passione, con il lavoro, la ricerca, l'allenamento quotidiano e anche un po' di fiducia nel
domani, un pensare positivo.
Dicono che i momenti di crisi siano una buona palestra per rinascere più forti. Dalla scienza con il record
massimo di velocità mai registrato nel trasferimento dei dati in Rete, alla geotermia, dal basket pluriscudettato
della Mens Sana all'albergo primo in Europa e secondo al mondo premiato dalla rivista internazionale Travel
+ Lesure e via via altri primati. Ne abbiamo selezionati sei lasciandone inevitabilmente altri non meno
importanti: per esempio quello del numero di visitatori agli Uffizi che nel 2013 ha toccato 1,7 milioni, principe
in Italia.
Oppure l' "Oscar" della sanità dell'Agenas che assegna alla Toscana le migliori cure.
Di certo però non possiamo fingere di non aver tagliato anche traguardi negativi a cominciare da quello della
disoccupazione giovanile in provincia di Massa, l'asticella è al 64 per cento (fra 15 e 24 anni). Le nuvole non
mancano anche in altri campi: abbiamo agguantato il primo posto nelle bollette dell'acqua più care d'Italia, lo
scorso agosto abbiamo guidato il caro benzina toccando a una stazione di servizio sull'Autosole quota 2,044
euro. E certamente altri segni meno pesanti mancano all'elenco di questa pagina, ma pesano comunque tutti
i giorni sul nostro portafoglio o sui bilanci familiari
i primati negativi 369 L'ACQUA È il costo medio in euro della bolletta per i toscani, siamo i più cari di Italia
2,04 LA BENZINA Superata la soglia dei 2 euro ad agosto, maglia nera la Toscana 64% IL LAVORO In
provincia di Massa Carrara il record di disoccupazio ne giovanile
i primati positivi 1,7 GLI UFFIZI Sono i milioni di visitatori del 2013, un primato per la galleria 1° LA SANITÀ
Per l'Agenas, la Toscana è prima in Italia per le cure mediche XPORT Record per l'agroalimentar e: raggiunti
i 2 miliardi di euro
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Sul podio siamo saliti nei campi più disparati: dal turismo alla scienza, senza dimenticare lo sport, il mangiar
bene e la manifattura
29/12/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 22
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Stamina, lite sui nuovi esperti e le famiglie mostrano i video "I nostri figli
stanno meglio"
MICHELE BOCCI CATERINA PASOLINI
ROMA - Sette ricercatori e clinici di livello nazionale e internazionale per valutare nuovamente il metodo
Stamina. Il ministero della Sanità rende noti i nomi dei membri comitato che dovrà rifare il lavoro svolto dal
gruppo di esperti "sfiduciato" dal Tar del Lazio.
La relazione finale, in cui chiedevano di non andare avanti con la sperimentazione, secondo il giudice non
era serena perché gli studiosi si erano detti contrari al metodo prima di essere nominati. L'annuncio arriva nel
giorno della conferenza a Roma dei familiari dei malati in cura a Brescia. All'appuntamento c'è anche il
vicepresidente di Stamina, Marino Andolina, che parla di «criminalità organizzata, un gruppo di persone a
livello molto alto che consiglia la ministra sulla vicenda». Nel pomeriggio Lorenzin ha poi fatto sapere che
sporgerà querela per quelle frasi.
Il presidente del nuovo comitato è Mauro Ferrari, presidente e ad dello Houston methodist research institute,
esperto di nanotecnologie contro il cancro. I componenti sono tutti esperti di staminali: Sally Temple, direttore
del Neural stem cell institute di New York e Curt. R Freed, professore presso l'università del Colorado. Gli
italiani sono Vania Broccoli, della divisione Neuroscienze stem cell research insistute del San Raffaele di
Milano, Francesco Frassoni, direttore del centro staminali del Gaslini di Genova, Carlo Dionisi Vici, clinico
esperto di terapia cellulare per le malattie metaboliche del Bambin Gesù di Roma. Antonio Uccelli, clinico del
Centro per la sclerosi multipla dell'Università di Genova probabilmente verrà sostituito perché in passato
avrebbe detto che una sperimentazione con Stamina non avrebbe dato risultati. Ma nemmeno questo gruppo
di esperti va bene a Vannoni: «Per parlare di imparzialità, questi professori dovrebbero essere affiancati da
altri scelti insieme a noi, cioè Camillo Ricordi dell'Università di Miami o Villanova di Bologna».
E nelle stesse ore in cui vengono nominati gli esperti che valuteranno la validità delle infusioni,a Roma
parlano i genitori dei bambini curati con Stamina. «Celeste ora risponde agli stimoli e ha cominciato a parlare,
Sofia non ha più il sondino e mangia anche quattro cucchiaini di Nutella. Smeralda aveva il respiratore,
adesso ce la fa da sola, anche per tre giorni, Sebastian tiene ritta la testa e risponde con i muscoli delle
gambe. Tutto questo dopo le infusioni di Stamina agli Spedali di Brescia». I 22 bambini trattati hanno mali dai
nomi diversi, Sma 1, leucodistrofia di Krabbe, malattia di Niemann-Pick, e una tragica certezza: si tratta di
patologie neurologiche incurabili. I loro genitori parlano chi con un filo di voce, chi con impeto, rabbia mista ad
indignazione contro i media e la medicina ufficiale accusati non voler capire l'importanza della cura «senza
pensare che chi paga lo scotto sono i nostri bambini».
Dopo la notizia che le cartelle uscite dall'ospedale di Brescia non segnalavano miglioramento dei loro figli,
hanno infatti deciso di parlare loro e spedire le loro testimonianze a 5 procure.
Papà e mamme sono venuti a Roma da tutta Italia portando le storie dei loro piccoli, con tanto di certificati
medici, relazioni di esperti e delle Asl, da Brescia a Matera e Catania, carte e video che «testimoniano quanto
siano migliorati». A raccontare anni di fatica, di illusioni, di solitudine nel dolore, di troppe porte sbattute in
faccia. «Perché io a quel medico famoso ho scritto tante volte e non mi ha mai risposto. Vanoni invece l'ha
fatto subito».
Foto: NEMICI In alto, Marino Andolina.
Sotto, Beatrice Lorenzin
Foto: PROTESTE Una delle recenti proteste a Roma, davanti alla Camera, delle famiglie dei malati curati col
metodo Stamina
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Il caso Nominati i sette luminari del comitato bis. Il vice di Vannoni: Lorenzin consigliata da criminali. Lei
querela
29/12/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 23
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ELENA CATTANEO
SI SA tutto di Stamina. Che è un'operazione che non ha nulla di medico o scientifico, guidata da persone
senza competenze e credibilità; un'infusione che non si sa cosa contenga - di certo non staminali che fanno
neuroni - e che non ha i requisiti per rientrare tra le "cure compassionevoli". Anche se ci sono giudici che
prescrivono il "trattamento" - come se i medici facessero i processi o scrivessero sentenze - si tratta di un
inganno ai danni dei malati e un ricatto allo Stato: soldi per somministrare l'inganno vengono sottratti ai
trattamenti veri.
Come previsto dai testi di psichiatria, l'inganno è difeso dalle stesse vittime e da immancabili esaltati, incitati
a scendere in piazza con atti eversivi. Quasi un esperimento di persuasione di massa che intrappola parte
dell'Italia, e che potrebbe trasformarsi in un'ecatombe per il nostro Servizio sanitario nazionale. Dovesse
questa follia non essere fermata da un decreto legge o dal magistrato, più intelligenti speculatori sono pronti a
sostituirsi a Stamina, con cellule "meglio fabbricate" ma sempre senza prove circa un loro razionale impiego
terapeutico nell'uomo.
L'escalation è inquietante. Nonostante l'inseguimento dei Nas per le denunce di malati truffati, Stamina entra
negli Spedali Civili di Brescia, da cui non l'espelle neppure l'ordinanza Aifa di blocco. È così che per mesi una
fondazione non-medica e il suo "personale" digitano i codici di accesso di un ospedale pubblico di
un'importante città, dove un laureato in lettere accerta l'assenza di patogeni nei preparati Stamina e il
Comitato etico autorizza la somministrazione in pazienti di "preparati ignoti" perché "coperti da brevetto". Un
brevetto inesistente, dato che la domanda, sottoposta all'ufficio americano, era tornata al mittente nel
peggiore dei modi, dicendo che in quelle tre paginette non vi era "nulla di metodologicamente sensato e
riproducibile, e che cellule moribonde venivano scambiate per neuroni". Una sentenza che Stamina tentò di
nascondere, senza riuscirci, e la rivista Nature appurò che nel testo c'erano pure foto plagiate da artefatti di
gruppi russi.
Il "metodo" che trasformerebbe in neuroni terapeutici le cellule staminali mesenchimali (che normalmente
fanno altro) dunque non esiste. Chi studia queste cellule in laboratorio sa che la trasformazione non avviene
e ad essere iniettati sono detriti cellulari, che presto spariscono. E se ci fossero cellule fuori controllo, e non
sparissero, sarebbe anche peggio. Un ragazzo israeliano trapiantato in Russia con intrugli ignoti, due anni
dopo il trapianto accusò dei forti mal di testa: le cellule trapiantate avevano dato origine a un tumore.
E quindi sulla base di quali prescrizioni mediche "illegali" (senza le necessarie autorizzazioni) i giudici italiani
impongono la somministrazione di "trattamenti" a carico della collettività, inutili nel migliore dei casi? Le
dichiarazioni sui presunti benefici non solo non provano alcunché, ma non possono trasformarsi nella pretesa
di ricevere dallo Stato una cura che non c'è (ma verso la quale molti studiosi lavorano in ben altri modi).
L'indagine conoscitiva promossa dal Senato farà il suo corso e dovrà anche contribuire a evitare simili casi in
futuro.
(docente all'Università di Milano, senatore a vita)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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SE LA VIA GIUDIZIARIA ALLA SALUTE ALIMENTA LE FALSE SPERANZE
DI CHI SOFFRE
29/12/2013
La Repubblica - Milano
Pag. 5
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"Un'amministrazione mediocre la Lombardia ha bisogno di novità"
Ambrosoli: su Expo, sanità e Aler la Regione non è credibile
ORIANA LISO
«IL MIO giudizio globale? Dieci mesi di mediocre, ordinaria amministrazione.
Dice Maroni che se c'è una criticità è che fanno tanto e comunicano poco. Ecco, io invertirei i termini.
Le sparano grosse, non rispettano il ruolo del Consiglio, dove cerchiamo, noi, di fare opposizione con la
credibilità che loro non hanno». Umberto Ambrosoli, portavoce del Patto civico del centrosinistra, ieri il
presidente Maroni, su Repubblica, ha dato un giudizio «molto positivo» sui suoi primi mesi. Cosa è mancato,
secondo lei? «La Lombardia, dopo le vicende degli ultimi anni che tutti conosciamo, aveva bisogno di
innovazione. In ogni campo, e anche perché solo quella ci può portare fuori dalla crisi. Invece non ne vedo
traccia in alcun provvedimento. Si fa opposizione sulla città metropolitana per paura di perdere potere nelle
realtà locali. Sulla preparazione ad Expo capisco che Maroni tessa le lodi del sottosegretario Martina: la sua
Regione non sta facendo nulla per il turismo, lo sport». Sulla sanità (anche) è caduta la giunta Formigoni.
Come si sta comportando Maroni? «Il presidente vanta vittorie sui costi standard: battaglia sacrosanta,
peccato che abbiano solo ottenuto il rispetto di accordi già stabiliti da tempo in conferenza Statoregioni.
L'unica attenzione va ai malati acuti, tralasciando i cronici e il comparto socio-sanitario.
Quando in Consiglio abbiamo denunciato l'assenza di politiche sulla prevenzione, l'assessore alla Sanità ci
ha invitato ad una corsa domenicale: sconfortante. Abbiamo detto che la Regione non poteva abdicare a un
ruolo di vigilanza e responsabilità sul caso Stamina: silenzio. Abbiamo fatto una battaglia sul diritto per i figli
degli immigrati irregolari ad avere il pediatra: prima ci hanno detto che non serviva, poi, zitti zitti, l'hanno
approvata». Governa ancora Cl, in Regione? «L'altro giorno il Consiglio ha votato la legge che recepisce il
decreto Balduzzi sulle nomine in sanità, sminuendo radicalmente la portata meritocratica del decreto.
La politica, e la giunta in particolar e , non ha intenzione di abbandonare il potere delle scelte. La
lottizzazione di un tempo non è lontana dalla mentalità di chi governa la Lombardia. Quelli che hanno
governato negli ultimi venti anni sono ancora lì».
Anche sul tema Aler c'è molto fermento, per le nomine e per la gestione del patrimonio. «Leggo ogni giorno
dati molto preoccupanti su Aler Milano, ma vedo una sostanziale inerzia sulle decisioni sostanziali da
prendere.
Da un ex prefetto come è il commissario Lombardi mi aspettavo un rapporto rapido sullo stato dell'arte e
sull'individuazione delle responsabilità. Leggo che per ora c'è solo una lente sulle morosità: sono un
problema, certo, ma non il principale, temo».
Non le piacciono le nomine fatte, quindi? «Come centrosinistra avevamo chiesto che i commissari Aler
fossero laureati in economia, legge o architettura. Ci hanno detto che non era necessario: ma se non si
stabiliscono dei requisiti fondamentali, si lascia aperta la porta a chiè lì non per competenza, ma per ragioni
diverse. Se la Regione non si muove in fretta arriveremo al punto che tanti temono, in Consiglio, dove infatti
si avverte una sorta di terrore della magistratura».
Intende dire che potreste presentare esposti, denunce? «Potrebbe non essercene bisogno. Anche in procura
si leggono i giornali». In campagna elettorale aveva attaccato Maroni sulla promessa della macroregione.
«Era partito promettendo la macroregione del Nord, poi aveva parlato di macroregione Cisalpina, con Friuli,
Emilia, Liguria.
Adesso spende come suo risultato un progetto europeo. Non capisco: da una parte dice che la macroregione
alpina potrà contrattare direttamente i fondi con Bruxelles, dall'altra ha iniziato con Salvini - che sputa nel
piatto in cui mangia, visto che è europarlamentare - una battaglia contro l'Europa e l'euro, attaccandosi alle
gonne di Marine Le Pen. La Lega è un partito al 3 per cento, abituato a individuare un nemico e a usarlo per
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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L'intervista Il leader dell'opposizione boccia i primi dieci mesi di Maroni: al Pirellone da vent'anni ci sono
sempre gli stessi
29/12/2013
La Repubblica - Milano
Pag. 5
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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raccattare voti».
Teme che il governatore faccia propaganda elettorale attraverso la Regione? «Mi sembra che le uscite sulla
moneta alternativa vadano in quella direzione. Mettiamola così: se a luglio l'euro non sarà ancora la moneta
d'Europa offro una cena a Maroni. Nella valuta che preferisce, ovviamente». © RIPRODUZIONE
RISERVATA I costi standard Battaglia sacrosanta, peccato che abbiano solo ottenuto il rispetto di accordi già
stabiliti da tempo in conferenza Stato-Regioni La lottizzazione Non è lontana dalla mentalità di chi governa la
Lombardia La giunta non ha intenzione di abbandonare il potere delle scelte La competenza Avevamo
chiesto che i commissari Aler fossero laureati in economia, legge o architettura. Ci hanno detto che non era
necessario La macroregione Prima quella del Nord, poi la Cisalpina con Friuli, Emilia, Liguria. Adesso spende
come suo risultato un progetto europeo
Foto: L'AVVOCATO Umberto Ambrosoli 42 anni è il portavoce del Patto civico del centrosinistra Alle regionali
2013 la coalizione che lo sosteneva ha ottenuto il 38,24%
Foto: IL 2015 Ambrosoli è critico anche sulla preparazione all'Expo «Tesse le lodi di Martina perché non sta
facendo nulla»
29/12/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 4
(diffusione:556325, tiratura:710716)
In 56 pagine la dura requisitoria dell'ex subcommissario Giorgi "I direttori di Asl e ospedali rispondono solo ai
politici che li hanno nominati"
CARLO PICOZZA
«LE GESTIONI commissariali della Sanità del Lazio, da Marrazzo a Zingaretti passando per Renata
Polverini, soggiogate dalle clientele e dagli interessi delle corporazioni, non sono riuscite a tutelare l'interesse
generale».I costi di quelle gestioni «sono stati pagati dai contribuenti con l'Irpef e l'Irap regionali ai livelli
massimi», senza la contropartita di «servizi adeguati». C'è «grande sperpero di risorse». E Siamo «sull'orlo
del default finanziario», complice «lo strapotere delle logiche politicoclientelari su quelle tecniche». Se il
governo imponesse un'altra stretta, i 60mila dipendenti della Regione resterebbero senza stipendio. «Il
risparmio possibile se non ci fossero corruzione e inefficienza»? «Un miliardo all'anno».
Sono alcuni passaggi del dossier segreto lasciato dal subcommissario di governo alla Sanità, Gianni Giorgi:
56 pagine, che Repubblica possiede, con la descrizione delle «criticità enormi» del Servizio sanitario. Giorgi
se n'è andato sbattendo la porta e infilandovi sotto il rapporto alla fine del suo mandato (gennaio 2012dicembre 2013). Un viatico incandescente per il governatore Nicola Zingaretti, i ministri Fabrizio Saccomanni
(Economia) e Beatrice Lorenzin (Sanità) e, indirettamente, per il suo successore, l'ex direttore della Sanità
lombarda, Renato Botti, che prenderà servizio il 7 gennaio.
«Più che da un'azione di risanamento», scrive Giorgi, «la riduzione del deficit è stata determinata
dall'aumento dei trasferimenti dal Fondo sanitario nazionale, dalla riduzione della spesa per i farmaci e dal
blocco del turnover». «Il valore di produzione, soprattutto degli ospedali pubblici», segnala, «si è
notevolmente ridotto». Tanto che «il disavanzo effettivo è almeno il doppio», oltre 1,2 miliardi, che nessuno
dei sei commissari (quattro nel solo 2013) è riuscito a scalfire nella sua consistenza strutturale. «Il Piano di
rientro sarebbe dovuto durare al massimo un triennio», denuncia, «sono passati sette anni e il Lazio resta in
alto mare». «Si prolunga sine die», argomenta, «la "mezzadria" poco responsabilizzante tra ministeri e
Regione».
«È prevalsa nel governatorecommissario», sostiene Giorgi, «la naturale scelta politica di fare il presidente
della Regione, attento soprattutto al consenso politico che può dareo no la sanità». Ma resta la «carenza di
strategie». «I sistemi informativi e di controllo», aggiunge, «sono poco affidabili e sconosciuti i recuperi
conseguenti ai controlli».
Giorgi se la prende anche con i direttori di ospedali e Asl: «Autoreferenziali», chiosa, «non rispondono al
subcommissario ma ai politici che li hanno nominati».
E non trascura «gli uffici commissariali dove emergono fiduciari politici del governatore, una specie di
assessori ombra alla Sanità». Poi traccia un profilo di se stesso: «Un soldato mandato sul campo con le
scarpe di cartone».
Ma non c'è rassegnazione. A pagina 19, ecco le proposte: «Fuori la politica dalla Sanità»; «Asl e ospedali
gestiti come aziende»; «Burocrazie al minimo»; «Fine dei tagli lineari e incentivi agli investimenti»;
«Commissario scelto tra i tecnici e non dai politici». «Solo sulla base di questi capisaldi sarà possibile», per
Giorgi, «liberare il Servizio sanitario dal coperchio pesante di interessi corporativi che la politica spesso
subisce». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le criticità LE GESTIONI COMMISSARIALI «Da Marrazzo a Polverini a Zingaretti, non sono riuscite a
tutelare l'interesse generale, soggiogate dalle clientele e dagli interessi delle corporazioni» IL PIANO DI
RIENTRO DAL DEFICIT «Sarebbe dovuto durare un triennio, sono passati sette anni e il Lazio resta in alto
mare: si prolunga sine die la "mezzadria" tra ministeri e Regione» LA RIDUZIONE DEL DISAVANZO Per
Giorgi, «è dovuta all'aumento dei trasferimenti dal Fondo sanitario nazionale, alla riduzione della spesa per i
farmaci, al blocco del turnover»
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Sanità, ecco il dossier segreto "Sprechi, clientele e corporazioni"
29/12/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 4
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Foto: MENO CURE Per il subcommissario uscente, i cittadini non hanno come contropartita all'imposizione
fiscale «livelli adeguati di assistenza»
30/12/2013
La Repubblica - Roma
Pag. 1
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Frati chiede, la Regione paga
I sindacati: "Ma l'intesa con la Sapienza è illegittima"
CARLO PICOZZA
LA REGIONE approva un bilancio che per i cittadini comporterà un aumento, lo 0,6 per cento,
dell'addizionale Irpef sui redditi superiori ai 15mila euro (come anticipato da Repubblica già nel luglio scorso),
mentre il Servizio sanitario del Lazio si prepara a sobbarcarsi spese già finanziate dai ministeri dell'Università
e della Difesa (sempre sulle spalle dei contribuenti più spremuti d'Italia).
È stato scritto, su richiesta del rettore Luigi Frati, nell'intesa tra Regionee Sapienza, firmata dal governatore
Nicola Zingaretti, commissario alla Sanità, e dal magnifico, dopo dieci anni di annunci e rinvii.
«Finalmente», ha esultato il primo. E, con lo stesso avverbio, gli ha fatto eco il secondo. Ma l'esclamazione
di Frati era di certo più sentita. È stato lui a dettare le condizioni alla Regione prima della firma di un atto chei
ministeri di Economiae Salute sollecitano da sette anni.
Quali condizioni? Il concorso (illegittimo) del Servizio sanitario regionale alle spese per il personale
dell'università e l'accreditamento (illegittimo anche questo) di posti letto per il Celio, ospedale militare che fa
capo alla Difesa, non annoverato, quindi, tra quelli del Servizio sanitario. La convenzione interessa anche le
«Malattie cardiovascolari medico-chirurgiche», specialità di Giacomo Frati, figlio del rettore. Ma a Roma le
cinque Cardiochirurgie non sono state bollate come esuberanti? Sì ma, ora, questo sembra irrilevante. «Il
protocollo», per Gianni Nigro della Funzione pubblica Cgil che con il sindacato dei medici ospedalieri Anaao,
ha redatto una critica dura all'intesa, «prevede per il Celio una maggiorazione dell'8 per cento sulle tariffe
regionali corrisposte a tutti gli altri ospedali». Lo stesso varrà per il polo universitario di Latina, trampolino di
lancio del rampollo del rettore (per il suo reparto, istituito e chiuso, l'Icot ha battuto cassa per 32 milioni
citando la Regione). Così Frati è accontentato ancora una volta sulle spalle dei contribuenti. SE L'INTESA
passasse il vaglio del governo, la Regione dovrebbe corrispondere, attingendo ai fondi del Servizio sanitario,
il 13,5 per cento delle spese per i dipendenti non docenti dell'Ateneo, già coperte dal ministero. Una doppia
entrata, insomma. Di più: «Nel contratto degli universitari», ancora Nigro, «c'è un inquadramento in "alta
professionalità" ottenuto per meriti speciali non meglio definiti; ora, con il protocollo d'intesa, la Regione si
sobbarca formalmente l'onere della differenza tra la remunerazione prevista per queste figure professionali
non dirigenti e quella dei dirigenti sanitari». In realtà sono costi già sostenuti dall'azienda Policlinico. «Alla
Sapienza», conclude Nigro, «allignano nepotismi, clientele e illegalità come più volte denunciato da noi e
dalla Cisl; ultimo, il caso de gli inquadramenti immeritati e irregolari perché senza titoli». Prassi consolidate
per l'ateneo. Ma perché la Regione ha sottoscritto assurdità così gravi? L'ex direttore dell'Umberto I,
Tommaso Longhi, di fronte alla commissione parlamentare d'inchiesta sulla Sanità, aveva già denunciato il
comportamento moroso della Sapienza verso il policlinico. Debitore per oltre 10 milioni all'anno verso
l'Umberto I, dal 2000 l'ateneo ha perseverato nell'insolvenza verso le spese sostenute dall'ospedale per
consumi e servizi (elettricità, riscaldamento, telefoni, pulizie, etc.) su un'area di oltre 100mila metri quadrati
coperti, destinata alla didattica e alla ricerca. «Denunciai anche», ricorda Longhi, «gli elevatissimi costi della
farmacia ospedaliera che riforniva di ogni materiale gli oltre 100 laboratori di ricerca della facoltà di Medicina
per un importo che superava i 15 milioni di euro all'anno». «Costi impropri», per Longhi che licenziò Frati da
primario di Oncologia per mancato esercizio dell'attività, «ascrivibili all'università ma pagati finora dalla
Regione attraverso l'Umberto I». La commissione parlamentare recepì quelle denunce nella sua relazione
finale del 2008, dichiarando il policlinico «un'istituzione da rifondare».
Ma da allora niente è cambiato. Anzi, ora, in piena spending review, riprendono corpo, formalizzati nel
protocollo d'intesa, appetiti mai sopiti sulle pelle dei cittadini.
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Alla Pisana passa il bilancio: 0,6 per cento in più di Irpef. Il Servizio sanitario intanto dovrà sobbarcarsi spese
dell'università
30/12/2013
La Repubblica - Roma
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Foto: Il rettore della Sapienza Luigi Frati
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28/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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Stamina e la vendetta sull'ospedale di Brescia
PAOLO RUSSO
Un nuovo capitolo dell'«affaire Stamina». Dalle mail tra il vicepresidente della Stamina Foundation e i dirigenti
degli Spedali Civili di Brescia emerge il caso di pazienti indirizzati al «metodo Vannoni» con l'obiettivo di
ingrossare le liste di attesa. Una ritorsione per il mancato ricorso al Tar dell'ospedale dopo lo stop alle cure.
Russo ALLE PAG. 8 E 9 Un centinaio di pazienti con malattie gravi ma curabili spediti invece a Brescia ad
allungare le liste d'attesa per ottenere quelle infusioni Stamina considerate incapaci di curare alcunché da
larga parte della comunità scientifica internazionale. E tutto questo «per rappresaglia» verso gli Spedali Civili,
«colpevoli» di non aver chiesto al Tar la disapplicazione dell'ordinanza Aifa (l'agenzia ministeriale de
farmaco), che aveva bloccato la presunta terapia dopo aver riscontrato che nei laboratori dell'ospedale
bresciano non esistevano i requisiti minimi di sicurezza per infondere quelle cellule staminali ai pazienti. Poi
la supplica a tenere il più possibile ricoverata la piccola Sofia «per evitare che si dicesse che la bambina è
morta dopo le staminali». A rendere sempre più inquietante «l'affaire Stamina» c'è questo ed altro nelle mail
tra il vice presidente della Stamina Foundation, nonché medico prescrittore, Marino Andolina e i dirigenti,
alquanto compiacenti, degli Spedali Civili di Brescia. Dove il commissario straordinario, Ezio Belleri, sta
seriamente pensando di far costituire il suo ospedale come parte civile, contro Vannoni, ma anche per
chiedere ragione del comportamento accondiscendente di diversi dirigenti ospedalieri con lo staff del
professore di sociologia. Ma torniamo alle mail delle quali siamo venuti in possesso e che delineano un
rapporto quasi di sudditanza tra il «dottor Stamina», Andolina, e alcuni dirigenti dell'ospedale bresciano,
come il dottor Fulvio Porta, responsabile del reparto di pediatria oncologica degli Spedali Civili. La più
sconvolgente è quella datata 27 aprile 2013, perché qui si parla di malati che una cura vera l'avrebbero
potuta seguire e che invece vengono indirizzati verso qualcosa, Stamina, che non solo non ha alcuna
comprovata validità terapeutica, ma alla quale probabilmente i pazienti non accederanno mai, viste le liste
d'attesa di Brescia. Scrive Andolina a La Porta e a Carmen Terraroli, dirigente medico e responsabile del
comitato etico degli Spedali Civili: «Miei cari, lo sapete che vi voglio bene, ma fate parte di un ente che ha
fatto ricorso contro la bambina con Sma che più ho amato dopo Celeste: Desiree Larcher. Siete indagati per
aver usato farmaci pericolosi, potevate ottenere la disapplicazione del decreto Aifa dal Tar e avete fatto in
modo che ciò non avvenisse». Poi la stoccata finale. La vendetta a danno dei pazienti. «La sofferenza della
famiglia Larcher merita una rappresaglia. Finora avevo cercato di frenare nei limiti del possibile i pazienti con
malattie anche gravi e curabili. Ora invece ho firmato cento prescrizioni per altrettanti pazienti». Destinati
quindi ad allungare invano le liste d'attesa aumentando il caos già dominante nell'ospedale bresciano. Una
corrispondenza bollente, già sul tavolo della Procura di Torino, ma che oltre alla "rappresaglia" a danno dei
malati e dell'ospedale stesso è fatta anche di altre mail inquietanti. Come quella datata 27 novembre 2012,
dove sempre Andolina si rivolge al dottor Porta prima con un diktat, quello di non eseguire i test di
compatibilità prima di utilizzare cellule di un donatore non familiare, per poi cambiare tono e dire: «Ti supplico
di tenere ricoverata Sofia (la piccola affetta da una grave forma di leucodistrofia metacromatica, ndr) fino ed
oltre il trattamento con staminali, in modo da evitare che deceda nelle settimane necessarie affinché l'effetto
delle staminali appaia». Andolina che ha così a cuore le piccole pazienti in questa mail non si fa scrupoli ad
affermare che «sarebbe doppiamente tragico che si dicesse che la bambina è morta 'dopo' le staminali, che
non possono dare vantaggi prima di un mese dall'iniezione». Insomma quel che pare star veramente a cuore
al «dottor Stamina», sembra più l'immagine dell'omonima Fondazione che non la sorte dei bambini in
trattamento. Al di là dei giudizi morali spetterà comunque al pm Raffaele Guariniello stabilire se il carteggio
elettronico abbia rilevanza penale o meno. Quel che sembra certo è che la Procura di Torino non chiederà
ulteriori proroghe all'inchiesta sulla Stamina Foundation, i cui termini stanno per scadere. Da quel che si
apprende da ambienti della stessa procura i fari si sarebbero accesi anche sul paziente in trattamento
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Le mail del vice Vannoni
28/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
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deceduto a Brescia dopo solo quindici giorni dalla prima infusione. Vannoni ha dichiarato che la morte
sarebbe avvenuta a seguito di una polmonite, ma Guariniello vuole vederci più chiaro. Anche se,
stranamente, a Brescia nessuno sembra aver richiesto un'autopsia. Sul piano giudiziario i giochi sono
comunque oramai fatti e subito dopo Capodanno, ricevuta la consulenza conclusiva di un gruppo di medici e
farmacologi, scatteranno le richieste di rinvio a giudizio. C'è chi scommette saranno numerose.
I messaggi di Andolina
Il mancato ricorso al Tar
Siete indagati per aver usato farmaci pericolosi. Potevate fare ricorso, ma avete deciso di no
Richieste di ricovero
Finora avevo cercato di frenare nei limiti i pazienti. Ora ho firmato cento prescrizioni
Il caso di Sofia
Tenetela ricoverata Sarebbe tragico se si dicesse che è morta dopo l'uso delle staminali
Gli esperti «Dallecartellenessun miglioramento» n Come anticipato da La Stampa il 21 dicembre scorso
non risulterebbero miglioramenti reali nei pazienti sottoposti al trattamento Stamina. È quanto appare dalle 36
schede di sintesi delle cartelle cliniche, dati che riguardano 21 bambini e 15 adulti con 13 malattie molto
differenti fra di loro, elaborate dagli Spedali Riuniti di Brescia e consegnate agli esperti del primo Comitato
istituito dal ministero della Salute. Gli esperti della Commissione hanno ricevuto da Brescia quindi solo una
estrema sintesi delle già lacunose cartelle cliniche a disposizione. Nel materiale, tutto segretato vengono
riportati solo alcuni casi di miglioramento auto valutato dal paziente o dalla famiglia, ma non certificato dalle
analisi. Nella maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono
stati sottoposti i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano
miglioramenti.
Foto: Manifestazione Una delle ultime manifestazioni pro Stamina dei pazienti e dei loro parenti a Roma in
piazza del Pantheon. In altre occasioni c'erano stati anche scontri con le forze dell'ordine
Foto: Laboratori Gli esperti contestano l'efficacia del metodo messo a punto dalla Fondazione Stamina per la
cura di malattie neurodegenerative Il ministro Beatrice Lorenzin ministro della Salute si era opposta alla
sperimentazione e recentemente ha dichiarato «Per me è ancora incomprensibile come quel metodo sia
entrato in un ospedale pubblico»
28/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 20
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"Sì ai test sugli animali" Malata coperta d'insulti in rete
PADOVA Un fiume di «veleno» viaggia sulla rete all'indirizzo di Caterina Simonsen, la studentessa 25enne di
Padova affetta da una rarissima malattia genetica, che è stata attaccata con insulti e auguri di morte dagli
estremisti animalisti, dopo il post di Facebook a favore dei test medici sugli animali. Senza i quali, spiega la
ragazza, iscritta a Veterinaria a Bologna, lei sarebbe morta all'età di 9 anni. La risposta che le è giunta dagli
animalisti è stata feroce e spietata: «Per me puoi morire pure domani, Non sacrificherei nemmeno il mio
pesce rosso per te». «Magari fosse morta a 9 anni, un essere vivente di m...in meno e più animali su questo
pianeta». In tutto 30 auguri di morte e oltre 500 offese di vario tipo, che Caterina ha raccolto e messo
insieme, con tanto di firme, e consegnato con una denuncia alla Polizia Postale. La giovane è affetta da 4
malattie rare (immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di alfa-1 antitripsina,
neuropatia dei nervi frenici), abbinate ad un prolattinoma, un tumore ipofisario, e a reflusso gastroefofageo,
asma allergica e tiroidite autoimmune.
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STUDENTESSA PADOVANA
28/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 9
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I medici contro i giudici: "Basta imporci il metodo Vannoni"
Gli Spedali: ci costringono a trascurare gli altri pazienti
[PA. RU.]
ROMA Un corto circuito tra scienza e giustizia, dove giudici del lavoro, il più delle volte senza alcuna
consulenza medica, entrano a piedi uniti sulle regole dettate dalla autorità sanitarie, scardinandole. E' quello
che si ricava dal rapporto redatto dagli Spedali Civili di Brescia dove si esaminano la valanga di ordinanze
che in questi mesi hanno imposto il trattamento Stamina. In barba anche all'Ordinanza Aifa, l'Agenzia
ministeriale del farmaco, che bloccava le infusioni dopo le ispezioni ai laboratori dell'ospedale bresciano che
rivelavano l'assenza dei requisiti di sicurezza dei pazienti. Fino ad oggi 450 giudizi solo in 10 casi supportati
da una consulenza medica d'ufficio che venisse in aiuto del magistrato. Una anomalia tutta italiana, quella dei
giudici che si sostituiscono ai medici, con effetti che potrebbero ricadere anche sulla salute dei pazienti. E' il
caso dell'ordinanza del Tribunale di Pesaro, che il 12 dicembre scorso dispone la prosecuzione delle
presunte cure «oltre la quinta infusione prevista dal protocollo iniziale». Decisione che ricalca quelle già prese
a Venezia, Roma, Matera e Catania, con implicazioni che la relazione di Brescia definisce «particolarmente
rilevanti e gravi». E questo perché da un lato «il prolungamento del trattamento a favore dei pazienti implica il
blocco delle liste d'attesa, alimentando tensioni e proteste contro l'Azienda». Dall'altro perché «in tal modo si
legalizza surrettiziamente una sperimentazione senza regole e nessun controllo». Ma c'è soprattutto il rischio
per i pazienti, che la relazione non sottolinea, ma che avevano evidenziato a suo tempo gli esperti nominati
dal Ministro Lorenzin, parlando di pericoli di reazioni immunitarie in caso di trattamenti eccessivamente
prolungati nel tempo. Non meno carica di conseguenze sarebbe la decisione adottata il 15 novembre scorso
dal Tribunale di Asti che ha «disapplicato» il decreto ministeriale del dicembre 2006, che disciplina l'uso
compassionevole dei farmaci. Un provvedimento chiave perché consente, caso per caso, l'uso di terapie
ancora non validate scientificamente, ma qualora siano rispettati i requisiti di sicurezza per i pazienti e
sussistano almeno i presupposti teorici che quel farmaco o, in questo caso, quelle cellule, possano portare
qualche beneficio a chi non ha alternative terapeutiche. I giudici astigiani hanno invece affermato
«l'illegittimità del citato decreto ministeriale per violazione dei precetti costituzionali di cui agli articoli 2 e 32
della Costituzione». Che sono poi quelli che sanciscono i diritti inviolabili dell'uomo e quello alla salute, la
stessa che per fior di scienziati sarebbe messa a repentaglio proprio dalle infusioni Stamina. Decisioni, quelle
dei giudici di Asti, che per gli Spedali Civili «rappresentano pericolosissimi precedenti, in quanto negano il
ruolo fondamentale delle autorità sanitarie di dettare regole preordinate e individuare nel concreto il contenuto
e i limiti del diritto alla salute». Ed è questo il nodo della questione, perché come denunciano sempre da
Brescia, la somministrazione di Stamina «avviene oggi sempre per ordine di un giudice, il quale le impone
sulla base delle prescrizione di un medico -spesso il dottor Andolina di Stamina che talvolta non vede
nemmeno il pazientesenza procedere ad una verifica circa la sussistenza dei presupposti clinici e scientifici».
Quelli richiesti appunto dal decreto sulle «cure compassionevoli». E allora si arriva anche ad ordinare il
trattamento «con cellule non da donatore» (Tribunale dell'Aquila). Che significa violare «la regola
generalmente riconosciuta e applicata secondo cui non è possibile fare donazioni di cellule di midollo per un
utilizzo futuro», rimarca la relazione. Che conclude: «In pratica si verrebbe a creare una sorta di banca delle
cellule la cui gestione di fatto sarebbe in capo a Stamina». Un regalo a Vannoni. Sotto le mentite spoglie della
tutela del diritto alla salute.
450
Le sentenze I giudici che hanno ordinato le cure solo in 10 casi si sono avvalsi di una consulenza medica
I punti contestati RPROLUNGAMENTO DELLE CURE 1«Così si bloccano le liste d'attesa creando tensioni»
RDIRITTO ALLA SALUTE 2«Spetta ai medici decidere i limiti e le regole» RSTAMINALI NON DA
DONATORE 3«Così si crea una banca privata delle cellule»
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il caso
28/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 9
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Foto: Davide Vannoni, presidente della Fondazione Stamina
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29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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[GRA. LON.]
Longo e Russo ALLE PAGINE 6 E 7 ROMA Il nuovo comitato scientifico sul metodo Stamina è stato appena
nominato è già scoppia un'altra polemica con tanto di denuncia per diffamazione. Mentre il patron di Stamina
Foundation, Davide Vannoni, si «limita» a bollare come «non equilibrato e già parzialmente schierato contro
di noi» il nuovo team di scienziati nominato dal ministero della Salute, il suo vice Marino Andolina arriva a
dichiarare che «è un problema di criminalità organizzata, un gruppo di persone a livello molto alto ha deciso
di consigliare così la ministra». Immediata la querela da parte di Beatrice Lorenzin. «In relazione alle
affermazioni del vice presidente di Stamina Foundation, Andolina - si legge nella nota del ministero della
Salute - si adirà alla vie legali nei confronti dello stesso Andolina per le gravissime affermazioni fortemente
diffamatorie dell'operato del ministro e del ministero stesso». L'istituzione di un nuovo pool di super esperti che non blocca tuttavia le cure Stamina in corso agli Spedali di Brescia su disposizione dei tribunali civili di
varie città - si è resa necessaria dopo che il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso presentato da Vannoni e
giudicato «illegittimo per conflitto d'interessi» il precedente gruppo scientifico. I giudici amministrativi hanno
esortato il ministero a modificare le nomine degli esperti, convocando anche scienziati stranieri. E così è
stato. Con una grande e importante novità: il coinvolgimento delle famiglie dei malati. Il presidente del
comitato per la valutazione del protocollo Stamina, il professor Mauro Ferrari annuncia: «Il mio primo passo
sarà quello di incontrare le famiglie dei malati. In questa questione non ci sono nemici, non ci sono battaglie
politiche. C'è solo da fare chiarezza e ci sono soluzioni da trovare». Il «cervello» italiano emigrato negli Usa,
considerato il «re» delle nanotecnologie applicate alla medicina aggiunge: «Non ho dubbi sul fatto che
vadano consultate le famiglie. È importante ascoltare ogni episodio, ogni paziente, ogni medico, soprattutto
quelli di famiglia che si sono occupati dei casi. Dunque la prima cosa che farò quando arrivo in Italia sarà
incontrare le famiglie: siamo al servizio dei pazienti. È importante che abbiano modo di esprimersi, è
importante che tutte le informazioni facciano parte della visione conclusiva». E precisa: «Tutto questo, però,
deve essere fatto all'interno di logiche di rigore scientifiche». Gli altri sei componenti della squadra sono: Sally
Temple, Curt R. Freed, e, tra gli italiani: Vania Broccoli, Francesco Frassoni, Carlo Dionisi Vici e Antonio
Uccelli. Ma proprio intorno a quest'ultimo protesta Vannoni perché il 29 maggio scorso Uccelli commentava:
«Lo studio clinico che inizierà sul metodo Stamina non porterà a nessun risultato conclusivo». Una posizione
in contrasto con la pronuncia del Tar del Lazio che ha ritenuto il precedente comitato non imparziale e al
quale invece «devono partecipare in pari misura anche esperti con posizioni favorevoli alla metodica». Uccelli
però replica: «Faremo del nostro meglio per essere il più obiettivi possibile». Mentre Vannoni incalza: «Noi
avremmo voluto fossero stati inseriti anche Camillo Ricordi e il neurologo Marcello Villanova». Mentre Paolo
Bianco, dell'università Sapienza di Roma, uno dei massimi esperti di cellule staminali mesenchimali a livello
internazionale polemizza: «Sorprende l'assenza di rappresentanti dei malati, presenti nel precedente
comitato, e i massimi organi tecnici sanitari, come Istituto Superiore di Sanità e Aifa. E se Vannoni ricusasse
anche questa commissione? Se ne farebbe una terza, o si autorizzerebbe a sperimentare sui malati qualcuno
nel frattempo magari rinviato a giudizio? La confusione è grande e il danno per il Paese pure». Tre i criteri
seguiti dal ministero per la nomina degli esperti. Primo: che questi «non risultino avere preso posizione» sulla
sperimentazione; secondo, «che siano individuati in base ai criteri vigenti nella comunità scientifica per la
qualità della relativa produzione» e «che siano, tra l'altro, responsabili attivi di centri o istituzioni dedicate».
Infine «che siano in possesso di professionalità clinica per la valutazione delle cartelle cliniche».
I sette esperti della commissione
Mauro Ferrari Ceo dello Houston Methodist Research Institute, presidente della Alliance for Nano Health
Sally Temple Direttore scientifico del Neural Stem Cell Institute di New York (esperto di staminali straniero)
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La mossa del ministro Lorenzin nomina un nuovo team scientifico
29/12/2013
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Curt R. Freed Capo divisione e professore alla University of Colorado (School of Medicine) esperto straniero
Vania Broccoli Capo unità della Divisione di neuroscienze Stem Cell Research Institute, ospedale del San
Raffaele
Francesco Frassoni Direttore del centro cellule staminali e terapia cellulare Ospedale Giannina Gaslini di
Genova
Carlo Dionisi Vici Malattie metaboliche, Dipartimento di Pediatria, ospedale pediatrico Bambino Gesù di
Roma
Antonio Uccelli Centro per la sclerosi multipla dell'Università di Genova, Neuroimmunologia del centro Cebr
Foto: Metodo Stamina, al via il nuovo comitato
29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
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IL CORAGGIO DI FIDARSI DEI COMPETENTI
MARIO CALABRESI
Ogni giorno che passa la storia del metodo Stamina si fa sempre più inquietante, non solo per i retroscena
che ormai da dieci giorni vi raccontiamo e che mostrano un'idea della medicina molto più simile all'azzardo
che alla scienza, ma anche per il livello a cui è scaduto il dibattito pubblico italiano. L'ultima parola, anche
quando si tratta di decidere se una cura è efficace o inutile o pericolosa, sembra dover spettare non ai
ricercatori e ai medici ma all'uomo della strada e ai giudici. Ognuno pensa di poter dire la sua e il fin troppo
noto Tar del Lazio ormai stabilisce chi e come si debba curare e anche la composizione (in stile manuale
Cencelli) delle commissioni scientifiche di valutazione. Sarebbe tempo che giornalisti, comici, intrattenitori
televisivi, esperti improvvisati e giudici si facessero da parte per lasciar parlare chi ne ha conquistato il diritto
con una vita di studio e di risultati tangibili. Da parte nostra possiamo solo continuare a raccontare tutto quello
che finora è stato nascosto e dare voce alle persone più serie e credibili che ci sono in circolazione. E' un
lavoro delicato, da fare con il massimo dell'attenzione, che non solo ci mostra ancora una volta quanto i
malati possano essere preda di personaggi senza scrupoli ma che è anche illuminante - come hanno ben
spiegato il professor Orsina e la ricercatrice Elena Cattaneo - della confusione dell'Italia di oggi. PAGINA
Viviamo in un Paese in cui la politica e le Istituzioni sono deboli e in cui la sfiducia la fa da padrona: tutto
questo crea un terreno favorevole alle incursioni di millantatori e ciarlatani di ogni genere che usano internet e
le televisioni come megafono. Ma partiamo dall'inizio: chiunque abbia una persona cara affetta da una
malattia incurabile o degenerativa sa con quanta attenzione si sia portati a guardare a ogni novità scientifica,
conosce l'emozione e la speranza che può ingenerare anche una sola riga di giornale o la frase di un medico.
Ma sa anche, per esperienza e per testimonianza diretta, che i miracoli sono merce assai rara e che la
scienza procede con una velocità che purtroppo non coincide con i nostri bisogni e i nostri desideri. Bisogna
avere grande rispetto per i malati e per i loro amici e familiari, ma rispettare una persona significa innanzitutto
non prenderla in giro, non approfittare della sua sofferenza, non speculare sul suo dolore e sulla sua pena.
Rispetto significa avere il coraggio della verità ed è colpevole lasciar agire in modo indisturbato profittatori e
falsi guaritori. Si può pensare di girare la testa dall'altra parte, per non esporsi e per non dover scrivere cose
che deluderanno speranze, ma tutto ciò è dolorosamente complice. Sono convinto invece che compito di un
giornale, in tempi di caos informativo e di derive emozionali, sia quello di approfondire e spiegare, ma
soprattutto quello di cercare punti fermi senza inseguire sensazionalismi. Non bisogna mettere da parte la
razionalità e la ragione perché si è offuscati dall'emozione della richiesta di aiuto di un malato, soprattutto se
quell'implorazione di essere curato viene da un bambino o dai suoi genitori, perché questo non sarebbe di
nessun aiuto. E' necessario invece partire dai dati: nelle cartelle cliniche dei 36 pazienti sottoposti al metodo
Stamina presso gli Spedali di Brescia, non si troverebbe - come abbiamo anticipato dieci giorni fa - alcuna
traccia di miglioramento, così come nella relazione finale del comitato degli esperti si evidenziava, tra l'altro,
che nelle infusioni somministrate ai pazienti di cellule staminali se ne vedono a malapena delle tracce. Per
non parlare degli inquietanti e sciacalleschi scambi di mail che stanno emergendo, dai quali si capisce come i
promotori del metodo non si facessero scrupoli a usare la sofferenza dei pazienti come arma di ricatto. Di
fronte a questi comportamenti, che crescono oltre misura nell'ignoranza, bisogna avere il coraggio di chiedere
insistentemente lumi ai nostri migliori medici e ai nostri ricercatori più illustri, quelli che fino ad oggi hanno
dimostrato di saper fare la differenza, di aver portato avanti protocolli capaci di curare. Il ruolo
dell'informazione deve essere di tornare a ricordare che l'esperienza conta e che le opinioni non sono tutte
uguali: perché esiste ancora una differenza tra chi ha studiato una vita e ha realmente guarito dei pazienti e
chi invece non ha mai aperto un libro o passato una notte in laboratorio e che con i soldi della ricerca si è
comprato una Porsche. L'ultimo parere trovato su internet, per quanto affascinante o originale, non può avere
lo stesso valore di quello di uno scienziato che si dedica al tema da decenni. Alla fine la domanda è semplice
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Il caso Stamina
29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
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ed è quella che pone su queste pagine oggi il professor Paolo Bianco: ma voi vi fareste operare al cervello da
un archeologo? E - aggiungo io prima di salire in montagna chiedete consiglio alle persone del posto e alle
guide o a un camionista di passaggio o a una velina che prende il sole? Impariamo a guardarci dagli esperti
improvvisati e dai venditori di fumo e non dimentichiamo una cosa fondamentale: i fondi per la ricerca e la
cura non sono infiniti, regalarli ai ciarlatani e ai truffatori significa toglierli a chi invece sta portando avanti un
percorso serio capace davvero di guarire. E questa è una condanna anche per chi potrebbe essere curato.
Foto: Illustrazione di Koen Ivens
29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Mai visto le cellule trasformarsi Ma non vuol dire sia impossibile"
PAOLO RUSSO ROMA
Tra la schiera di scienziati che su Stamina ha pronunciato una bocciatura senza appello una voce fuori dal
coro c'è. E non è un dottore qualunque in cerca di visibilità ma uno dei massimi esperti al mondo di trapianti
cellulari, il professor Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute di Miami. Lui ha detto di voler
andare a vedere cosa c'è realmente in quelle infusioni che tanti suoi colleghi hanno bollato come una bufala.
Un papà famoso, quel Nanni Ricordi che fondò la più grande industria discografica italiana. «Purtroppo dopo
molti anni è morto per una malattia neurodegenerativa incurabile, ed è anche per questo che ho iniziato a
interessarmi delle ricerca di terapie innovative». E in questa ricerca ha conosciuto Stamina? «Sì e il mio
primo commento fu molto negativo. Poi ho visto i risultati, ho parlato con alcuni pazienti e mi sono detto che
forse c'è qualcosa da verificare, per capire se sono venditori di fumo o no. L'unico modo per porre fine a
questa polarizzazione dove da una parte si dice ciarlatani e dall'altra assassini è verificare se c'è acqua
fresca o cellule staminali parzialmente diversificate in neuroni». In cosa consisterà la verifica? «Non sarà una
sperimentazione ma test per la caratterizzazione del prodotto cellulare, per capire insomma cosa c'è dentro e
se è sicuro da un punto di vista biologico. Escludendo ad esempio che contenga frammenti ossei o altri
contaminanti. Possiamo chiudere tutto in 4 settimane». Dallo scambio di mail tra lei e la biologa di Stamina
sembra che non sappiano nemmeno se le infusioni sono sicure... «La frase nella quale si afferma che occorre
documentare l'assenza di batteri classici e di contaminazione da micoplasma è stata male interpretata perché
in realtà queste analisi vengono già svolte su ogni singolo preparato cellulare dal laboratorio dell'ospedale di
Brescia. Sulla differenziazione delle cellule staminali mesenchimali in linea neuronali la richiesta di Stamina al
nostro laboratorio è stata quella di verificarla per confermare il fenomeno». Ma scienziati del calibro di Elena
Cattaneo sostengono che parlare di staminali mesenchimali che si trasformano in cellule neuronali in grado di
riparare danni è come dire che gli elefanti volano... «Non ho mai visto produrre neuroni in vitro e credo
nemmeno Vannoni lo sostenga. Sto però valutando dati di altri gruppi, che non appartengono a Stamina, che
mostrano la possibilità di diversificazione di queste cellule staminali mesenchimali in cellule simil neuronali».
Ossia? «Cellule che possiedono dei marker primitivi di differenziazione neuronale che potrebbero favorire il
propagarsi di cellule neuronali in vivo. Le faccio un esempio che conosco bene. Nei trapianti che producono
insulina per il diabete le cellule in coltura si differenziano solo fino a un certo punto. Solo dopo due anni il loro
trapianto nell'organismo diventano cellule che producono insulina». E nel caso delle staminali mesenchimali?
«È più facile che abbiano un ruolo di supporto nel promuovere la rigenerazione o la riparazione di organi e
tessuti che hanno subito un danno». Alcuni scienziati in questa apertura a Stamina vedono un tentativo di
semplificare le regole sulla sperimentazione... «Ho letto anche di avere chissà quali conflitti di interessi con
Bioheart, che non ha mai fatto profitti e spende centinaia di milioni a sostegno della ricerca. Sono stato
accusato di partecipare a chissà quale complotto internazionale per deregolamentare o velocizzare la
commercializzazione di nuove terapie. Questa non è mai stata né la mia agenda né quella della Cure Alliance
che presiedo e che è una Fondazione no profit. Tra i primi obiettivi ha quello di rivedere i sistemi di
regolamentazione della Fda americana e delle corrispettive agenzie in tutto il mondo. Non per promuovere
una deregulation ma per consentire l'innovazione e l'erogazione di cure in modo più tempestivo».
Il primo approccio
All'inizio ero negativo Poi ho visto i risultati e parlato con alcuni pazienti
Il conflitto d'interessi
Le fondazioni di cui faccio parte non vogliono la deregulation delle nuove terapie
Foto: Camillo Ricordi
Foto: Direttore del Diabetes Research Institute di Miami
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Interviste a confronto Lo scienziato possibilista: Camillo Ricordi
29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 7
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"Quella di Vannoni non è una terapia Ora vi spiego perché"
[PAO. RUS.]
ROMA Paolo Bianco, ordinario di anatomia patologica alla Sapienza di Roma, è lo studioso che ha
identificato direttamente le «staminali mesenchimalI» (quelle che Vannoni dice di usare) nell'osso umano e la
loro funzione. È irritato dalla richiesta di commenti: «È grave che giornali e TV continuino a dare retta a
Vannoni, e di lui non parlo». Dopo l'insistenza, però, accetta di rispondere... Se la sente di chiamare
"professore" Vannoni? «Lui è un laureato in lettere che gestisce imprese commerciali e ha ottenuto un posto
da associato in un'università telematica, mi dicono. Ma il titolo di professore non c'entra. Vannoni non è né un
medico, né un biologo, né un esperto di staminali, né uno scienziato, né un neurologo. Scienza, cellule e
malattie neurologiche non sono competenza sua. Lei si farebbe operare al cervello da un archeologo?».
Vannoni si sente una vittima. dice che Guariniello avrebbe archiviato tutto senza le pressioni di ministero e
scienziati... «Vittime sono i pazienti. Guariniello procede nonostante me, Vannoni, ministro, Tar, media,
piazze, e lobby italo-americane. Se il ministero desse ascolto a me, pubblicherebbe integralmente protocollo
Stamina e atti della Commissione, come ho suggerito. Invece li tiene segreti, e nomina un'altra commissione,
dopo una surreale sentenza del Tar. La verifica tecnica di una Commissione di esperti dice che il presunto
metodo non ha valenza scientifica, non è basato su cellule staminali, comporta rischi per i pazienti. La stessa
cosa avevano detto scienziati internazionali, medici, premi Nobel, pazienti, famiglie, Nature, Nas, Aifa,
Procure, test dell'Iss e dell'Università di Modena un anno prima». Ma «mister Stamina» giura che l'unico
pericolo i malati lo corrono interrompendo la presunta terapia. Un'altra mistificazione? «Certo. Non è una
terapia. I pazienti non migliorano, dice il ministero. Non si usano staminali. Non si fanno neuroni. Non esiste
un "metodo Stamina". Sono veri i rischi. È un rischio infondere cellule coltivate senza norme di sicurezza e
controlli, e non precisamente identificate. È un rischio la mancanza di test biologici e di sterilità adeguati.
Comporta rischi il siero bovino, dalle reazioni allergiche anche mortali in soggetti sensibili alla trasmissione di
malattie se i lotti non sono controllati. L'infusione intratecale di cellule ossee può avere conseguenze gravi.
Non è roba da Tar, interviste e Tv». Il cuore del metodo Stamina sarebbe la trasformazione delle cellule
staminali mesenchimali in cellule neuronali in grado di riparare i danni all'origine di molte malattie
neurodegenerative. Un falso scientifico? «Per Nature, che lo ha documentato a luglio, il cuore del metodo
Stamina è un falso scientifico e brevettuale, e il plagio di un artefatto tecnico. Le cellule mesenchimali non
fanno neuroni (a meno di modificarne i geni) perché non è quella la loro natura o funzione, e quindi non è
quello il loro uso in terapia. Le mesenchimali non curano malattie neurodegenerative. Di neuroni e metodi per
farli, pare persino non ci sia traccia nel protocollo». Vannoni sostiene di aver rotto le uova nel paniere
dell'industria farmaceutica. «È un'industria farmaceutica, che finanzia e vuole vendere Stamina in Italia e in
altri Paesi, al di fuori delle leggi europee. E ha imposto il segreto industriale sul presunto "metodo" perfino al
ministero, nonostante i soldi per la sperimentazione fossero pubblici. Il business model delle staminali
commerciali non è quello di Big Pharma, è quello di centinaia di piccolemedie imprese-pirata nel mondo, dal
Messico alla Thailandia agli Usa (molte a Miami). Molte di queste sono illegali e ciarlatanesche. Il "complotto
delle multinazionali farmaceutiche" oggi è proprio questo, ed è contro le agenzie regolatorie, la medicina e i
malati».
Così Vannoni Rischi solo se si smette n Per Vannoni i pazienti rischiano solo se interrompono la
somministrazione di cure Le cellule cambiano n Le cellule staminali mesenchimali si trasformano in neuronali
in grado di riparare i danni. Vittima delle lobby n Vannoni dice di essere attaccato perché ha rotto le uova nel
paniere dell'industria farmaceutica.
Così Bianco 1Rischi se si procede n È rischioso infondere cellule coltivate senza controlli, è rischiosa la
mancanza di test biologici. 2Un falso scientifico n Le cellule mesenchimali non producono neuroni. Di neuroni
pare non ci sia neppure traccia nel protocollo. n In realtà è un'industria farmacautica a finanziare il metodo
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Interviste a confronto Lo scienziato contro: Paolo Bianco
29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 7
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Stamina coprendolo con il segreto industriale. 3Finanziato da una lobby
Foto: Paolo Bianco
Foto: Ordinario di anatomia patologica alla Sapienza di Roma
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29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Nella sue parole c'è il coraggio di chi dice la verità"
Garattini: intolleranza acuita dalla crisi
PAOLO COLONNELLO MILANO
«Non esiste ancora un'altra possibilità di sperimentare farmaci che curino l'uomo se non attraverso gli
animali. Minacce e intolleranze non portano a nulla». Silvio Garattini, scienziato, direttore dell'istituto di ricerca
farmacologica dell'istituto Mario Negri, con le minacce dei fanatici animalisti convive da 50 anni, da quando
ha cominciato a fare ricerca. «È una cosa triste ed esprimo tutta la mia solidarietà a Caterina che ha avuto il
coraggio di dire le cose come stanno». E come stanno le cose? «In un modo molto semplice: per sapere se
un farmaco funziona davvero, se non provoca danni collaterali, se non altera la pressione o diminuisce
l'appetito, l'unico modo che abbiamo è di sperimentarlo sugli animali». A costo di rasentare il sadismo? «Non
c'è mai un atteggiamento sadico nei confronti degli animali. Faccio un esempio: se anni fa per un farmaco
occorrevano diversi topi alla settimana, oggi ne basta uno per mesi grazie alle tecnologie più avanzate». Vi
accusano di non voler utilizzare metodi alternativi. «Ed è falso. Il problema è che tutte le tecniche alternative
sono insufficienti. L'utilizzo dei computer non ci può dire se un farmaco determina dolore o problemi di cuore.
P urtroppo, a un certo punto va sperimentato». Si dice che si dovrebbero utilizzare di più le cellule in vitro.
«Le cellule in vitro hanno dei limiti enormi, pari a quelle dei computer. La sperimentazione sugli animali
assolve due compiti fondamentali: stabilire l'efficacia attraverso i test degli effetti di un farmaco sull'uomo e
capire in quali dosi non vi siano tossicità». Ciò nonostante, fa pena vedere animali anche da compagnia
trattati da cavie. «Si può discutere del problema etico e dire che non è giusto utilizzare gli animali ma allora
bisogna sapere che si dovrà rinunciare a certe cure. Ma poi, gli stessi che firmano petizioni o vanno in piazza,
se il loro animale sta male utilizzano quei farmaci che noi abbiamo sperimentato su altri animali. Ciò che
secondo me è intollerabile è che questi estremisti abbiano la pretesa di dire che da un punto di vista
scientifico l'uso degli animali sia inutile». Perché secondo lei si arriva a forme di aggressività così violente
come augurare la morte a una ragazza che ha l'unica colpa di credere nei farmaci che usa? «Perché è gente
con posizioni assolutiste. È la stessa radice ideologica di chi si dice a favore di Stamina o di chi combatte con
ferocia la Tav. Forme di intolleranza e aggressività acuite da una crisi che non è solo economica ma anche
morale». Professore, si dice che queste ricerche ingrassino solo le aziende farmaceutiche... «È una
sciocchezza: le aziende sarebbero le prima a fare a meno della sperimentazione sugli animali, una delle loro
principali voce di spesa». Emotività contro raziocinio scientifico? «Tutti amiamo gli animali ma di fronte alla
sofferenza di tante persone con malattie incurabili, tutto ciò che possiamo fare è lavorare in laboratorio per
trovare qualcosa che li aiuti. Non siamo dei torturatori».
Foto: Il direttore
Foto: Silvio Garattini è il direttore dell'istituto Mario Negri, anche lui nel mirino degli animalisti radicali
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Intervista
29/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 42
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Giallo informatico negli ospedali Salta l'accredito a 10 mila persone
Niente stipendi alla Città della Salute. La promessa: abbiamo sistemato tutto I SINDACATI LA RABBIA
«Errore di grandissima irresponsabilità e molto superficiale» «Valuta al 27 dicembre per tutti, altrimenti
chiederemo i danni»
ELENA LISA
Centraliniste e primari, addetti alle pulizie e direttori sanitari, barellieri e chirurghi: tutti i dipendenti della «Città
della Salute» - tanti quanto sono gli abitanti di Cuorgnè, per dire - sono senza stipendio. L'errore - «di
grandissima irresponsabilità e superficialità» per i sindacati - è stato scoperto dagli oltre 10 mila lavoratori il
27, giorno di paga, e ha fatto allarmare i più pessimisti: «E' la fine: la super azienda ospedaliera che riunisce
Molinette, Cto, Sant'Anna, Regina Margherita è in deficit e non ha più i soldi per pagare gli stipendi» hanno
pensato. Errore umano o tecnico? Non è così. Per fortuna. Ma quali siano le cause del mancato pagamento errore umano o tecnico? - ancora non è chiaro. Certo è che l'inconveniente si è verificato al Csi, il consorzio
che gestisce l'informatica per i principali enti pubblici della Regione, la cui conduzione, di recente, è già stata
bersaglio di critiche da parte dei sindacati. «C'è chi mi ha chiamato dalle casse del supermercato - dice
Francesco Cartellà, Cgil Molinette - spaventato perché il bancomat non aveva più disponibilità. Altri, facendo
un estratto conto di verifica, hanno notato che mancava l'accredito della paga e sono andati in tilt». Rete
d'informazioni Centinaia di telefonate tra ginecologi del Sant'Anna, pediatri del Regina Margherita, infermieri
delle Molinette, ortopedici del Cto, e poi segretarie, cuoche delle mense e agenti di sicurezza. Una rete di
chiamate frenetiche per capire e allontanare l'ipotesi più drammatica: il crack della Città della Salute. «Sulle
prime - dice Cartellà pareva che il problema nascesse da Intesa Sanpaolo. La maggior parte di lavoratori è
cliente nelle sue filiali, nessuno aveva ricevuto la mensilità e abbiamo fatto due più due. Sabato mattina sono
arrivate notizie più precise». I flussi informatici E cioè che i flussi informativi in pratica i nomi, i cognomi dei
dipendenti, la loro professione, gli stipendi e il numero delle ore lavorate - che il Csi doveva elaborare non
erano stati trasferiti alla tesoreria del Sanpaolo e quindi non erano stati trasformati in regolari retribuzioni.
«Siamo rammaricati per il disagio causato e assicuriamo il necessario adeguamento delle procedure per
evitare il ripetersi di tali spiacevoli situazioni - è la reazione di Ferruccio Ferranti, direttore generale Csi -.
Dopo aver verificato che il disservizio è derivato da un errore in fase di invio dei flussi informativi all'istituto di
credito Intesa Sanpaolo, abbiamo proceduto tempestivamente a correggere il disguido, consentendo in tal
modo di procedere al corretto pagamento degli stipendi il giorno 30 dicembre e garantendo la valuta del 27
dicembre». Tutto (più o meno) bene. A non andar bene sono i termini «disguido» e «tempestivamente».
«Disguido un corno - esclama (infatti) al telefono una centralinista "anonima" delle Molinette - io sarò
tranquilla solo quando vedrò il mio accredito. Delle scuse e delle rassicurazioni me ne faccio poco. Ho un
mutuo da pagare». Infermieri e centraliniste Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up, sindacato
degli infermieri e delle professioni sanitarie, invece, preme sull'avverbio «tempestivamente»: «Chi ha
sbagliato deve pagare - dice - e auspico che già domani tutti i dipendenti vedano sui loro conti i soldi che
giustamente attendono: se al Csi dovranno lavorare anche di sabato, o di domenica, si attrezzino». Oggi è il
29 dicembre e non il primo aprile. Parlare di scherzo (mal riuscito) è decisamente fuori luogo. Tra i 10 mila
che non hanno nessuna voglia di ridere c'è anche il direttore generale delle Molinette, Angelo del Favero. È in
partenza per Roma, dove guiderà l' Istituto Superiore di Sanità. Chissà che questo non sia il suo ultimo atto
torinese: «Chiederò un risarcimento danni. Tutelerò i dipendenti in ogni sede». Risarcimento danni «Ciò che
mi preme è che la data della valuta risulti il 27, così che nessun conto vada in rosso per quanto accaduto.
Lunedì dovremmo recuperare i nomi di molte altre banche: chi lavora alla Città della Salute può essere
cliente ovunque. Detto questo, trovo strano, assurdo, inverosimile che il sistema informatico non preveda una
sorta di allarme se i dati non vengono inviati» commenta il direttore genera l e, a n c h e l u i senza stipendio
alla vigilia del 2014. La tecnologia come «'a livella»: quando sbaglia non sa fare distinzioni. Non guarda in
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il caso La grande azienda sanitaria
29/12/2013
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Pag. 42
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faccia nessuno nemmeno a Natale.
Foto: La città della Salute con le sue strutture è il cuore della Sanità cittadina il punto di riferimento per i
cittadini
30/12/2013
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Pag. 1
(diffusione:309253, tiratura:418328)
EUGENIA TOGNOTTI
Aben vedere, c'è un legame, e assai stretto, tra il caso Stamina e la scomposta reazione di gruppi di
animalisti e affini contro una giovane donna malata, Caterina, che per aver difeso la sperimentazione animale
è stata fatta oggetto di una sequela rivoltante di insulti. Le componenti sono diverse. Si può cominciare con la
sfiducia, se non la vera e propria avversione, nei confronti della scienza e degli scienziati. PAGINA Sfiducia
da cui deriva la crisi dei rapporti tra scienza e società, cosicché lo sviluppo scientifico e le applicazioni
tecnologiche sono percepiti come apportatori di rischi sia per l'ambiente naturale che per la salute umana.
Per continuare con l'ignoranza scientifica e il vuoto di un'educazione di base da cui derivano il diffondersi e il
persistere di ideologie, credenze e falsi miti, cosa che ostacola l'accesso alla conoscenza, favorendo
l'assunzione di decisioni politiche dannose per il progresso (Di Bella, Ogm, e, appunto, Stamina). Insomma,
dopo il «caso Vannoni», tocca alla rovente polemica di questi giorni sull'uso degli animali da esperimento
raccontare la crisi di sfiducia nella scienza. Sulla sperimentazione animale, una questione cruciale, da cui
dipende la capacità di progredire nella spiegazione dei meccanismi che provocano le malattie, e, quindi, tanta
parte della sofferenza umana, si vorrebbe discutere con serenità e distesamente, senza scontrarsi con
un'avversione pregiudiziale agli argomenti contrari. Cominciando, ad esempio, col ricordare che gli
esperimenti sugli animali hanno svolto un ruolo fondamentale in una parte grande delle scoperte mediche
dell'ultimo secolo, i vaccini, gli antibiotici, gli anestetici usati in tutte le forme di chirurgia. Aggiungendo,
ancora, che gran parte dei progressi nel campo delle infezioni, dell'eziologia, della patogenesi e terapia del
cancro, dell'immunologia e dell'immunopatologia, della chirurgia, in modo particolare della cardiochirurgia, si
devono a sperimentazioni su animali. E proseguendo col raccontare una storia che ha quasi cento anni e che
rappresenta uno degli esempi più spettacolari del contributo della ricerca sugli animali per il progresso
medico. Si tratta della scoperta dell'ormone insulina che ha fatto sì che molti milioni di persone affetti da
diabete abbiano avuto salva la vita come del resto molti cani diabetici. Gli autori di quella straordinaria
scoperta - Frederick Banting e John J. Mcleod (poi insigniti del premio Nobel) - non avrebbero mai potuto
condurre i loro esperimenti in un piccolo laboratorio dell'Ontario se non avessero potuto accedere agli animali
di ricerca, i cani, sottoposti alla legatura chirurgica del dotto pancreatico, che portarono ad isolare la sostanza
misteriosa che avrebbe controllato il diabete -. Altri tempi, certo. Ai nostri giorni, accusano coloro che si
oppongono all'uso di animali da esperimento, è possibile il ricorso a metodi alternativi (es. uso di colture in
vitro ecc.), cosa che farebbe pensare che, disponendone, crudeli ricercatori, colpevolmente indifferenti alla
sofferenza degli animali, non ne facciano uso, come invece avviene regolarmente negli istituti di ricerca. Il
fatto è che, al momento, è impossibile riprodurre malattie generiche ricostruendo un organo in vitro o
riprodurre la crescita e la disseminazione metastatica dei tumori. I ricercatori sanno fin troppo bene che la
corrispondenza tra animali da esperimento e uomo non è sempre perfetta. Tuttavia, quando si ritiene
plausibile l'efficacia di un nuovo farmaco per una data malattia, si procede a esperimenti pre-clinici, su animali
da esperimento, per testarne la tossicità ed eventualmente l'efficacia. Solo in seguito si procede alle
sperimentazioni cliniche. E' proprio l'uso degli animali che, fornendo le prime informazioni, consente di
procedere alle prove sull'uomo in accettabile sicurezza. Dovrebbero forse, quegli scienziati e quei ricercatori,
testare i nuovi farmaci direttamente sugli esseri umani, uomini, donne e bambini?
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Questo Paese preferisce i miti alla scienza
30/12/2013
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Sotto stress per gli attacchi "Ma io non smetto di lottare"
Nuovo intervento di Caterina dopo l'allarme sulle sue condizioni di salute: "Sto male per una polmonite,
passerò il Capodanno da sola in ospedale" IL CALVARIO Dodici settimane di ricovero terapia endovena,
un'embolia e una paresi al diaframma
PAOLO COONNELLO INVIATO A PADOVA
Domani sera la cosa che le mancherà di più saranno Olivier ed Ermes, i suoi due levrieri che rimarranno a
casa a guaire per i botti e per la sua assenza. Caterina Simonsen, 25 anni portati con un sorriso che trapassa
la maschera dell'ossigeno e scuote gli aghi della flebo di antibiotico, qui al decimo piano dell'ospedale di
Padova, reparto di pneumologia, sa benissimo che sarà un Capodanno di solitudine. «Ha bisogno di
tranquillità, questo stress mediatico non può che rendere più lungo il decorso della patologia, anche se,
sebbene in un contesto complesso, sta un po' meglio», spiega il primario del reparto, Andrea Vianello.
Troppo debole per ricevere visite, per affrontare attacchi o interviste. Ma non così tanto per smettere di
lottare. E di parlare. O meglio, di scrivere: «Oggi va così. Le giornate in ospedale sono sempre lunghe...
Ancora molto stanca, KO. Grazie a chi mi sta difendendo. Anche se più che difese io preferisco le persone
razionali che discutono, che si informano e si confrontano contro chi ha pareri opposti, razionalmente. Poi
ben vengano le persone che sostengono quello che sostengo io, ancor di più in questo momento, dove non
riesco ad essere molto presente. Mai offendere, mai augurare brutte cose, riflettere prima di scrivere,
verificare l'attendibilità delle fonti... Volevo sottolineare che io in primis mi auguro al più presto che ci siano
modelli che sostituiscano in toto la sperimentazione animale, che però oggi sono solo prototipi... E
sicuramente 25 anni fa non esistevano neanche. Senza voler creare ulteriore polemica, vi invito tutti alla
ragione e a non prendere posizione che possa essere pro, così come contro la sperimentazione animale per
partito preso, senza esservi informati prima...». Sulla sua pagina Facebook, Caterina posta in mattinata
anche un filmato realizzato con il cellulare mentre, scossa da una macchina per il drenaggio, smentisce le
notizie ultra drammatiche diffuse in qualche Tg: «Ragazzi, sto solo male per una polmonite, riesco benissimo
a parlare, sto semplicemente male per la mia malattia, non so più cosa s'inventano...». Su Youtube spiega
con pacatezza la sua posizione sui test sugli animali e il suo amore per queste creature, tanto da aver deciso
di laurearsi in veterinaria: «Il mio obiettivo è laurearmi per salvare questi animali ma vi devo anche dire che
oggi la sperimentazione su di loro in Italia è necessaria e obbligata». Verso sera riceve la sua migliore amica,
Giulia, insegnante di nuoto e anche lei vittima di una malattia polmonare: «Ci siamo conosciute su un gruppo
Facebook di malati e siamo diventate come sorelle. Una descrizione di Caterina? Un'ottimista, sempre
positiva e rassicurante. Anche se è praticamente priva di anticorpi e a volte avvicinarla può essere un
problema». Quest'estate sono andate in vacanza insieme, in Umbria, «ciascuna con il proprio respiratore».
Sorride: «Alla fine una si adatta, si può godere una vacanza anche così. Amiamo la natura e se non si può
correre... beh, basta sedersi ed osservare». È incredibile come, dove più si soffre, più si scopre la capacità di
essere leggeri. E dunque di volare anche sui 30 auguri di morte e le 500 offese totalizzate in 48 ore, dopo
aver pubblicato una sua foto con mascherina per l'ossigeno in cui ringraziava i medici e i ricercatori
farmaceutici che, anche attraverso la sperimentazione animale, hanno trovato farmaci con cui aiutarla a
sopravvivere. Anzi, no: a vivere. Perché c'è più vita in persone come Caterina, costrette a rimanere attaccate
ad una flebo, che in quelli che lei stessa definisce i «nazi animalisti». Ma la vita di Caterina non è stata
sempre così. Lei che era destinata al sole del Brasile, dov'è nata, e che a nove anni ha scoperto di avere una
serie di malattie autoimmuni, quest'anno ha sofferto più che mai: 12 settimane di ricovero, 20 settimane di
terapia endovena, un'embolia, una paresi del diaframma. «Mi sa che per un po' dovrà fare a meno dei würstel
per cui andava pazza, purtroppo la sua è una malattia degenerativa», sospira Francesco, un altro amico
venuta a trovarla. «Ormai, ogni volta che finisce un ricovero è un brindisi». Caterina vorrebbe uscire in fretta
dall'ospedale anche se, dice, «adesso è tutto più difficile». Lo snowboard e lo sci d'acqua, che praticava con
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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MEDICINA LA BATTAGLIA SULLE CAVIE
30/12/2013
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Pag. 8
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passione, sono dolci rimpianti di chi, adesso, lotta per non morire. Il respiratore è la colonna sonora dei suoi
sogni, la flebo, per ora, la sua principale alimentazione. I fuochi d'artificio «Cate» li vedrà dall'ultimo piano
dell'ospedale, a un tiro di schioppo dalla basilica di Sant'Antonio. Ma la musica nel cuore suona un'aria di
vittoria. Così, mentre la polizia postale ha avviato un'indagine sugli insulti e le minacce ricevute da Caterina,
l'associazione animalista Aida ieri ha annunciato che denuncerà chi le ha augurato la morte, mentre l'Agenzia
del Farmaco ha accolto la sua richiesta di discutere con tutta la filiera farmaceutica italiana la possibilità di
mettere sulle confezioni dei farmaci la dicitura: «Questo medicinale è stato testato sugli animali secondo le
nome vigenti». Per una scelta consapevole e per stanare gli ipocriti.
Il post di ieri L'invito alla ragione Mai offendere, mai augurare brutte cose, riflettere prima di scrivere,
verificare l'attendibilità delle fonti (...) Senza voler creare ulteriore polemica, vi invito tutti alla ragione e a non
prendere posizione, che possa essere pro così come contro la sperimentazione animale (usiamo i termini
giusti, fa parte dell'informazione, la vivisezione, termine che piace tanto, è illegale) per partito preso senza
esservi informati prima Il tempo in ospedale Oggi va così così Le giornate in ospedale sono sempre lunghe
Ancora molto stanca e ko
Il confronto
Io preferisco le persone razionali che discutono, che si informano e si confrontano
Ha detto
Il medico
I test sugli animali sono stati indispensabili per salvarle la vita perché si tratta di malattie rare Andrea
Vianello, direttore Fisiopatologia
Foto: Lo «smile» fatto con i farmaci da Caterina
Foto: La combattente debilitata Per il primario di Pneumologia dell'ospedale di Padova, Caterina «ha bisogno
di tranquillità, questo stress mediatico non può che rendere più lungo il decorso della patologia, anche se,
sebbene in un contesto complesso, sta un po' meglio»
30/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:309253, tiratura:418328)
«Tragedie come il Talidomide evitate dai test sugli animali»
«Dopo la Talidomide molte altre tragedie sono state evitate grazie ai rigorosi test di sicurezza che, quando
strettamente controllate, coinvolgono alcune specie animali». Si rifà direttamente alla più grande tragedia
prodotta da un farmaco, l'Aifa, l'agenzia italia del farmaco, per sostenere la campagna di Caterina Simonsen,
la studentessa di Veterinaria diventata bersaglio degli animalisti. Venduto come sedativo e farmaco
antinausea, soprattutto per le donne incinta, negli anni '50 e '60, il Talidomide è stato ritirato nel 1961 perché
le donne davano alla luce bambini con problemi di amelia (assenza degli arti) o focomelia (riduzione delle
ossa degli arti). Prima della messa in commercio, il Talidomide era stato testato sugli animali, ma in modo
sbrigativo. Solo nel 1962, testando il farmaco su animali in gravidanza, si è scoperta la correlazione. Da allora
i farmaci devono essere testati anche su animali in gravidanza. L'Aifa ha accolto la sua proposta di discutere
con le case farmaceutiche la possibilità di apporre la dicitura: «Questo medicinale è stato testato sugli animali
secondo le norme vigenti».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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L'Agenzia del farmaco
30/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Stamina ritratta «Ministro incolpevole Lei è una vittima»
Il giorno dopo la minaccia di querela da parte del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il vicepresidente di
Stamina Fundation Marino Andolina aggiusta il tiro. Non ce l'aveva con il ministro quando ha parlato di
«organizzazione criminale», ma ribadisce che un gruppo criminale c'è ed è quello di cui sarebbe «vittima» lo
stesso ministro e che le suggerirebbe tesi sbagliate. Il gruppo, secondo il pediatra immunologo starebbe da
tempo impedendo di far adottare il metodo Stamina in Italia «producendo falsi» e non facendo applicare agli
Spedali di Brescia leggi valide in tutta Italia.
Foto: Marino Andolina
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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LA POLEMICA
30/12/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 38
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Prova bancomat per la riforma del Csi
Il giallo stipendi getta ombre sulla privatizzazione CITTÀ DELLA SALUTE Il direttore del Consorzio: oggi
l'accredito con valuta al 27 dicembre AUT AUT DELL'ASSESSORE Ghiglia: o passa la legge o la Regione
non rinnova la convenzione
MAURIZIO TROPEANO
Per il Csi è il giorno della verità. Questa mattina i diecimila dipendenti della Città della Salute, dai portantini ai
primari più illustri, scopriranno se la garanzia del direttore generale del Consorzio del sistema informativo,
Ferruccio Ferranti stipendi accreditati oggi con valuta al 27 - è diventata realtà oppure se dovranno ancora
aspettare di poter spendere il loro stipendio di dicembre. Ma è il giorno della verità anche per la legge di
riforma del Csi che verrebbe sdoppiato con un ramo di attività privatizzato. L'assessore alle Partecipate,
Agostino Ghiglia, ha di fatto legato il rinnovo della convenzione - con l'assegnazione al consorzio della guida
dell'informatizzazione in campo sanitario che vale oggi 60 milioni e che potrebbe raddoppiare in pochi anni all'approvazione della legge. Sel, Cinque Stelle, Federazione della sinistra e anche un pezzo del Pd (i
consiglieri Gariglio e Pentenero) annunciano battaglia contro lo smantellamento del Csi. Un dibattito che si
annuncia serrato e che potrebbe essere condizionato dalle tesi complottiste chi legano l'incidente alla
discussione sulla riforma. Zero prove, certo ma l'indagine interna voluta dall'assessore Ghiglia servirà anche
a fugare questi dubbi. Monica Cerutti (Sel) la vede diversamente: «Ma siamo sicuri che tutta la colpa sia dei
dipendenti Csi?». Indagine e primi richiami Il direttore Ferranti, ieri pomeriggio, oltre alle scuse «non formali,
capisco il disagio» - ha rinnovato la garanzia che i soldi oggi saranno disponibili. Certo qualche domanda se
l'è posta anche lui ma spiega subito che non ci sono prove di collegamenti con la discussione sulla legge di
riforma. In ogni caso il responsabile dell'unità operativa è già stato richiamato; l'indagine interna durerà pochi
giorni. La riforma Nei mesi scorsi l'assemblea del Csi ha approvato il nuovo statuto che prevede la possibilità
di adesione al Consorzio anche di enti e società pubbliche non piemontesi, estendendo così il possibile
perimetro operativo a livello nazionale. La seconda delibera dà il via libera al percorso di privatizzazione
parziale del Consorzio. Il bilancio 2013 prevede ricavi per 121 milioni che con l'assegnazione della gestione
dell'informatica sanitaria dovrebbero diventare 185 circa per il 2014. È questo il budget del ramo d'azienda
che dovrebbe essere esternalizzato. Battaglia in Commissione L'assessore Ghiglia sottolinea con forza come
«la giunta abbia impostato un piano di esternalizzazione che garantisce per la durata del contratto d'affitto del
ramo d'attività 5/7 anni, rinnovabili, il numero di posti di lavoro (800/850 persone) alla data della cessione.
Caso unico in Italia». E aggiunge: «L'altra società resterà completamente pubblica e avrà circa 300
dipendenti. A fronte di una progressiva riduzione dei finanziamenti pubblici non c'è altra strada che
esternalizzare». Da qui la decisione di porre un aut aut anche se «Siamo pronti al confronto costruttivo e
possiamo discutere fino all'approvazione del bilancio». Cerutti (Sel), con Bono (M5S), Artesio (Fds) e l'ex
grillino Biolè, non ci sta: «Il Csi ha bisogno di una riforma, nessuno lo nega, ma si può fare senza smantellare
il Csi e senza regalare ai privati la gestione informatica della sanità regionale». Il consorzio al bivio La riforma
del Csi che prevede la divisione in due rami d'attività e la privatizzazione della gestione dei servizi 10.000 i
dipendenti Dai centralinisti ai medici della città della Salute oggi dovrebbero ricevere l'accredito dello
stipendio 185 milioni È il budget su cui potrà contare il ramo d'azienda del Csi che sarà esternalizzato Sulla
«Stampa» Per un errore del Csi i dipendenti della Città della Salute il 27 dicembre non hanno ricevuto lo
stipendio.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Retroscena
28/12/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
I documenti al ministero, Vannoni: valutazioni insufficienti
Claudia Guasco
M I L A N O Non c'è alcuna prova documentata che il metodo Stamina funzioni. È quanto si evince dalle 36
cartelle cliniche elaborate dagli "Spedali Riuniti" di Brescia in un test specifico su malati sottoposti alla cura
Stamina e consegnate agli esperti del comitato istituito dal ministero della Salute. Davide Vannoni, il
cognitivista con il pallino delle neuroscienze presidente di Stamina Foundation, non si scompone: «È ovvio
che le cartelle dei pazienti di Brescia non contengano prove di miglioramenti, i medici si sono fermati alla
valutazione dell'innocuità della terapia». Guasco a pag. 13 M I L A N O Nessun miglioramento. E se anche in
una manciata di casi viene segnalato un regresso della malattia, si tratta comunque di sensazioni del
paziente o dei suoi familiari. Insomma, al momento non c'è alcuna prova documentata che il metodo Stamina
funzioni. E' quanto si evince dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche elaborate dagli Spedali Riuniti di
Brescia e consegnate agli esperti del primo Comitato istituito dal ministero della Salute. Davide Vannoni, il
cognitivista con il pallino delle neuroscienze presidente di Stamina Foundation, non si scompone: «E' ovvio
che le cartelle non contengano prove di miglioramenti. L'ospedale di Brescia, infatti, si è fermato alla
constatazione dell'innocuità della terapia».
IL RAPPORTO Le schede riguardano 21 bambini e 15 adulti affetti da malattie che coinvolgono il sistema
nervoso centrale e sottoposti alla cura Stamina. Per la maggior parte di loro si rileva la «stazionarietà» delle
condizioni, benché a volte si registri la «sinteticità delle informazioni»: spesso sono talmente lacunose da non
permettere una valutazione. La sostanza in ogni caso è: non si segnalano effetti indesiderati legati alla
procedura, ma allo stesso tempo non c'è alcun progresso concreto del paziente. I supposti benefici non
vengono certificati da esami clinici, bensì «da videoregistrazioni eseguite dai genitori». Oppure è lo stesso
malato a riferire un «lieve miglioramento dell'autonomia di movimento» e «miglior trofismo muscolare». Nel
caso di un bimbo con leucodistrofia metacromatica sottoposto a cinque infusioni, invece, «dalle tre visite
neurologiche non risultano evidenti segni di miglioramento obiettivo», mentre per un adulto con sclerosi
multipla «si segnala peggioramento del quadro clinico». Quanto alla vicenda del paziente morto dopo due
settimane dall'unico trattamento, la cartella riporta: «Non si hanno notizie di eventi avversi dopo l'infusione».
Alla commissione del ministro Beatrice Lorenzin verrà consegnato anche un rapporto riservato redatto
dall'ospedale di Brescia nel quale si segnala il rischio secondo il quale, permettendo «di utilizzare le cellule di
un donatore anche per pazienti diversi, si verrebbe a creare una sorta "banca delle cellule", la cui gestione di
fatto farebbe capo a Stamina e ai medici che con questa collaborano».
LA BATTAGLIA Primo fra tutti Mariano Andolina, vicepresidente di Stamina Foundation e medico
prescrittore del trattamento, che «per rappresaglia» nei confronti degli Spedali Riuniti firmò «cento
prescrizioni» di infusioni di staminali annunciandole in una mail datata 27 aprile 2013 e indirizzata a due
medici della struttura sanitaria dall'eloquente titolo: «Vendetta». E mentre l'inchiesta della Procura di Torino
su Vannoni e il suo entourage si avvia alla conclusione, oggi la parola passa alle famiglie, che promettono di
portare le prove sull'efficacia del trattamento funziona. «E' ciò che chiediamo al ministero da mesi: andare dai
pazienti e verificare le analisi, i dati e le prove raccolte dai medici che possono dimostrare con i fatti i
miglioramenti», afferma Vannoni. E rassicura chi ha fiducia il lui: «Non andrò all'estero, rimango in Italia».
Claudia GuascoMETODICA PUBBLICAZIONI DOMANDE DI BREVETTO COLLABORAZIONE STAMINASPEDALI CIVILI NORME FABBRICAZIONE CERTIFICAZIONI REAGENTI Documenti di cer tificazione
lacunosi e firmati dal Prof. Davide Vannoni , non qualificato a rilasciarle ARRUOLAMENTO PAZIENTI Non è
fornito alcun dettaglio procedurale sulla preparazione delle cellule Procedure affidate a personale Stamina
perché coper te da brevetto . In realtà non si conosce l'esito delle domande di brevetto presentate sia negli
Usa che in Europa Il Laboratorio dell'Azienda Spedali Civili non aveva la richiesta pregressa esperienza di
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Stamina, nei 36 pazienti in cura nessuna prova di miglioramenti
28/12/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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preparazione di medicinali per terapia cellulare somatica Non è stato possibile chiarire come il paziente
veniva proposto per la terapia e quali erano i criteri di inclusione e di esclusione Non esiste una reale
bibliografia di appoggio al metodo Stamina Nata da contatti fra il Dr. Fulvio Por ta , coordinatore del progetto,
con il Dr. Luca Merlino , Dirigente della Regione Lombardia (stesso nome, cognome e data di nascita di uno
dei pazienti in trattamento)
Le irregolarità rilevate Indagine Ministero della Salute presso gli Spedali Civili di Brescia
Foto: LA PROTESTA Un momento della manifestazione dell'11 ottobre Roma contro lo stop del Ministero alla
sperimentazione Stamina VANNONI: VALUTAZIONI INSUFFICIENTI LE FAMIGLIE: PRONTI A MOSTRARE
LE PROVE INCHIESTA DI TORINO VERSO LA CONCLUSIONE
28/12/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Non esiste un elisir uguale per tutti ora si fermi il mercato delle illusioni
Silvio Garattini
Le conclusioni degli "Spedali" di Brescia su 36 pazienti trattati con il cosiddetto metodo Stamina possono
aiutare a mettere la parola fine a una situazione che sta coprendo di ridicolo l'Italia davanti alla comunità
scientifica. Continua a pag. 18 segue dalla prima pagina Lo affermo con dolore ben sapendo come, dietro un
illusorio trattamento medico e una vicenda che va avanti da più di tre anni, ci siano dolorose storie di
sofferenza, ammalati e loro familiari in preda alla disperazione. Sarebbe una vicenda grottesca se non
riguardasse, e lo ripeto con profondo rispetto nei loro confronti, il dramma di pazienti affetti da gravi patologie.
Ma proprio per loro, che considero le vere vittime, va fatta definitiva chiarezza. Nella vicenda di Vannoni
esistono tante analogie con quanto accadde per il famoso metodo Di Bella. Le sue accuse e difese sono
proprio le stesse utilizzate allora. E, ora come allora, si contravviene a una certezza fondamentale, acquisita
ormai da tutta la comunità scientifica internazionale: non esiste una terapia valida per tutti i pazienti che sono
affetti da malattie diverse. Ogni grave malattia va affrontata e curata in maniera individualmente diversa, in
base alle caratteristiche proprie del singolo paziente. Per spiegarlo con un esempio, non tutte le donne affette
da cancro alla mammella possono ricevere lo stesso tipo di cure. Sia Di Bella sia Vannoni, invece, hanno
promesso un unico elisir valido e uguale per tutti. Purtroppo, a volte si va avanti solo seguendo la spinta
dell'emozione. Ci cascano anche i giudici, che impongono terapie prive di fondamento scientifico. Solo da noi
un professore di lettere può spacciarsi per medico, sottoponendo ai suoi trattamenti dei pazienti che gli si
rivolgono perché disperati. Se ci fosse stato fondamento, se si sapesse qualcosa del prodotto terapeutico, gli
Stati Uniti non avrebbero certo negato il brevetto a Vannoni. E nessuna casa farmaceutica si sarebbe lasciata
scappare la possibilità di acquistare il metodo. Invece, non solo tutte le riviste scientifiche internazionali,
prima tra tutte Nature, ma anche scienziati premi Nobel hanno smontato il metodo Vannoni. E il trattamento
viene praticato solo in Italia. Nel caso Di Bella la sperimentazione bocciò il trattamento. Per Stamina si è
arrivati a una valutazione da parte di una commissione che ha ritenuto non vi fossero neppure le condizioni
minime per realizzare una sperimentazione. Una situazione inverosimile, contro tutte le regole che, per
trattamenti e farmaci, ci sono, ma che in questo caso ci ostiniamo a violare. Dimostra la confusione, in
materia scientifica, di uno Stato che si lascia influenzare dall'emotività. Dovremmo guardare di più agli Stati
Uniti, dove esiste addirittura un glossario sulle terapie fasulle. Tra i punti comuni individuati in quel glossario,
ci sono i proclami sulla possibilità di cure uguali per tutti e non individuali, un numero iniziale di casi che
hanno risposto positivamente, le accuse degli interessati alle case farmaceutiche e alla comunità scientifica di
difendere propri interessi. Argomenti che, come si vede, sono proprio quelli utilizzati prima da Di Bella e poi
da Vannoni. E allora, per evitare il mercato delle illusioni, per impedire sofferenze psicologiche ulteriori a chi
già soffre, sarebbe necessario vietare dei trattamenti terapeutici prima che su di essi si esprimano
sperimentazioni certe e oggettive. In altre parole, si devono far rispettare le regole che già ci sono. Spero
davvero che si vada in questa direzione. Spero che i risultati di Brescia diano finalmente una spinta a mettere
fine ad un paradosso tutto italiano. Del resto, l'Istituto superiore della Sanità e l'Agenzia italiana per i farmaci
hanno già avanzato dubbi sulla presenza di cellule staminali nel trattamento Vannoni. Anche i Nas hanno
confermato quelle conclusioni. E allora, diciamolo con chiarezza: le malattie di cui parliamo non possono
trovare nel metodo Stamina una soluzione. E, infatti, il metodo Vannoni non assicura alcun miracolo.
Mettiamo quindi, dopo Brescia, finalmente la parola fine a tutto l'assurdo vissuto negli ultimi anni. Nel rispetto,
soprattutto, di chi soffre e non può essere illuso da nessuno.
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Il commento
30/12/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 10
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«Grata a chi mi difende dall'attacco animalista»
Il medico di Caterina «Si è salvata grazie alla sperimentazione» L'AGENZIA DEL FARMACO: SULLE
SCATOLE DEI MEDICINALI LA SCRITTA «TESTATO SUGLI ANIMALI»
Carla Massi
R O M A Caterina, la ragazza di 25 anni colpita da 4 malattie rare che ha detto pubblicamente di essere viva
grazie alla ricerca sugli animali, è rasserenata dal conforto che continua ad arrivare su Facebook. Poche
parole di solidarietà dopo la pioggia di insulti da parte di chi sostiene la lotta per l'abolizione delle
sperimentazione scientifica con le cavie. IL VIDEO E' ricoverata all'ospedale di Padova e su Facebook scrive
di essere stanca. E, sicuramente, anche frastornata dal rumore che hanno generato le sue parole in rete.
Caterina, studentessa in Veterinaria a Bologna, scrive: «Grazie a chi mi difende. Anche se più che difese
preferisco le persone razionali che discutono, che si informano e si confrontano contro chi ha pareri opposti
razionalmente, poi ben vengano le persone che sostengono quello che sostengo io, ancora di più in questo
momento dove non riesco ad essere molto presente». La polmonite ha complicato il suo già complicato
quadro clinico. E' debole, fa fatica a parlare. Ma, per rassicurare gli amici e dimostrare che la tempesta
mediatica che l'ha travolta non l'ha fiaccata troppo, ha postato un video. LE MINACCE Una tempesta di
attacchi, accuse, insulti. Ai quali la ragazza risponde con rinnovato rigore (scientifico): «Io in primis mi auguro
al più presto che ci siano modelli che sostituiscano in toto la sperimentazione animale, che però oggi sono
solo prototipi. E sicuramente 25 anni fa non esistevano neanche. Vi invito tutti alla ragione e a non prendere
posizione». Il riconoscimento del risultato della ricerca, fatta su cavie, che le ha permesso di non morire 9
anni fa ma anche il sostegno ad una politica che abbia come obiettivo la cancellazione della sperimentazione
su animali. Tra insulti e minacce di morte (l'associazione animalista Aidaa ha annunciato che denuncerà chi
ha augurato la fine a Caterina) la ragazza si rivolge a chi lavora sulla registrazione e il controllo dei
medicinali, l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco. Proprio l'Agenzia, ieri, ha fatto sapere che accoglie la
richiesta di Caterina Simonsen di discutere con tutta la filiera farmaceutica la possibilità di mettere sulle
confezioni una scritta: «Questo medicinale è stato testato sugli animali». LA TALIDOMIDE «Dopo la
Talidomide, il medicinale usato negli anni '60 che provocò la nascita di bambini con gravi malformazioni spiegano all'Aifa - molte altre tragedie sono state evitate grazie ai test di sicurezza che, quando strettamente
necessario, coinvolgono alcune specie animali». Nel caso di Caterina i test sugli animali sono stati vitali,
come lei più volte ha scritto sul suo profilo Facebook. «Proprio perché si tratta di malattie rare - a parlare è
Andrea Vianello, direttore del reparto di Fisiopatologia respiratorie dell'ospedale di Padova - ci vuole la
sperimentazione». E poi si sofferma sullo stato di salute di oggi della ragazza. Spiegando che non si tratta
solo di un'affezione polmonare «ma dell'incidenza di tre o quattro altre patologie che ne complicano il
decorso». E poi rassicura: «Caterina sta un po' meglio». Carla Massi
La legge in vigore ANSA Test dolorosi solo sotto anestesia Divieto di utilizzo di animali randagi di specie
domestiche Utilizzo solo di animali appositamente allevati Riutilizzo di un animale solo a determinate
condizioni Utilizzo di specie a rischio solo eccezionalmente Utilizzo di primati non umani come cavie solo a
cer te condizioni Ispezioni regolari (anche direttamente dalla Commissione) Proibito imporre inutili sofferenze
alle cavie Soppressione delle cavie provocando il minimo dolore possibile Cosa prevede la direttiva Ue
riguardo ai test su animali Utilizzo di procedure alternative e riduzione al minimo dell'uso di cavie
Foto: LA MASCHERA Caterina costretta sempre ad un aiuto per respirare
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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IL CASO
30/12/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Dai topi ai macachi i successi in laboratorio
LA PROTESTA DEGLI SCIENZIATI: «LA NUOVA LEGGE MOLTO RESTRITTIVA BLOCCHERÀ LA
LIBERTÀ DI RICERCA»
C.Ma.
R O M A Gli animalisti, da luglio, ancora esultano. Gli scienziati continuano a firmare appelli perché venga
fermata la nuova direttiva sulla sperimentazione animale approvata, dopo il dibattito su diversi emendamenti,
da Camera e Senato. E' stata approvata la delega al governo per il recepimento di direttive della Ue. Gli
scienziati sperano in un ripensamento, puntano ad evitare una norma che, a loro avviso, «renderà
praticamente impossibile fare ricerca biomedica in Italia». La sperimentazione animale oggi è regolamentata
da una direttiva Ue del 2010. Ora l'aggiornamento. Ma, invece di recepire il testo europeo così come era
stato approvato, si è arrivati ad una legge che, secondo i camici bianchi, «vieta di fare ricerche indispensabili
per contribuire alla crescita delle conoscenze scientifiche e trovare nuove cure e prevenzioni per malattie
gravi». La comunità scientifica, dunque, protesta e chiede che venga applicata la normativa europea così
come è, già sufficientemente severa. Senza appesantimenti restrittivi. PESCI E RANE Il 98% degli animali
utilizzati nei laboratori sono roditori, insetti, pesci e rane. Esiste, infatti, il divieto per i randagi domestici come
cani e gatti. Quelle foto che mostrano proprio cani e gatti sotto chirurgia, scrivono in una lettera-appello
Elisabetta Dejana dell'Ifom e università di Milano e Gilberto Corbellini della Sapienza di Roma, risalgono ai
primi del Novecento. Il nuovo testo vieta l'utilizzo di animali per gli xenotrapianti (trapianto di organi o cellule
da una specie ad un'altra) e per le ricerche su sostanze d'abuso negli ambiti sperimentali e di esercitazioni
didattiche. Eccezione per le facoltà di veterinaria e «l'alta formazione dei medici e dei veterinari» è scritto. Il
sito Salvalasperimentazioneanimale apre con un manifesto in difesa della libertà di ricerca scientifica in Italia.
I vari professori firmatari ricordano che limitare le ricerche con le cavie sulla droga «rende difficile lo sviluppo
di farmacie e terapie adeguate incluse quelle rivolte alla sindrome di astinenza neonatale che colpisce i nati
da madri tossicodipendenti per il cui trattamento la ricerca sta ottenendo ottimi risultati proprio grazie ai
modelli animali». L'abolizione degli xenotrapianti potrebbe interferire e rallentare, secondo i ricercatori, lo
sviluppo dei trattamenti antitu-morali personalizzati. ANTI-AIDS A settembre l'ultimo risultato di una ricerca
importante con animali. E' stato messo a punto un vaccino contro il virus da immunodeficienza nei macachi.
Uno studio pubblicato su "Nature" firmato da diversi gruppi di ricercatori statunitensi delle università di
Beaverton, Maryland e Seattle: la vaccinazione contro il virus Siv, l'equivalente dell'Hiv per le scimmie, è in
grado di controllare l'infezione anche dopo la sua diffusione nell'organismo dell'ospite, riportando la carica
virale entro valori non rilevabili neppure con i metodi più raffinati. C.Ma.
Foto: Cane dell'Est sequestrato
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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IL FOCUS
28/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Curata grazie alla vivisezione» Insultata dagli animalisti
Un fiume di veleno viaggia sulla rete all'indirizzo di Caterina Simonsen, la studentessa 25enne di veterinaria
di Padova affetta da una rarissima malattia genetica, che è stata attaccata con insulti e auguri di morte dagli
estremisti animalisti, dopo il post di Facebook a favore dei test medici sugli animali. Senza i quali, spiega la
ragazza, iscritta alla facoltà di Veterinaria a Bologna, lei sarebbe morta all'età di 9 anni. La risposta che le è
giunta dagli animalisti è stata feroce e spietata: «Per me puoi morire pure domani, Non sacrificherei
nemmeno il mio pesce rosso per te». «Magari fosse morta a 9 anni, un essere vivente di m... in meno e più
animali su questo pianeta». In tutto 30 auguri di morte e oltre 500 offese di vario tipo, che Caterina ha
raccolto e messo insieme, con tanto di firme, e consegnato con una denuncia alla Polizia Postale. La
giovane, affetta da 4 malattie rare (immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di
alfa-1 antitripsina, neuropatia dei nervi frenici), abbinate ad un prolattinoma, un tumore ipofisario, e a reflusso
gastroefofageo, asma allergica e tiroidite autoimmune, aveva scritto su facebook: «Io, Caterina S. Ho 25 anni
grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi
avete regalato un futuro». Da lì gli insulti.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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MALATA SU FACEBOOK
28/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Stamina inutile». Ma i pazienti non ci credono
Le schede top secret: «Zero miglioramenti». La replica: «Li proveremo»
Patricia Tagliaferri
Roma Cominciano a trapelare notizie sulla reale efficacia del metodo Stamina. E non sono incoraggianti: non
c'è alcuna prova documentata che il trattamento porti a miglioramenti nei pazienti sottoposti alle infusioni.
Questo, almeno, è quanto risulta dalle 36 schede di sintesi delle cartelle cliniche (21 sono di bambini)
consegnate dagli Spedali Riuniti di Brescia al Comitato istituito dal ministero della Salute per valutare il
discusso metodo a base di cellule staminali proprio nel giorno in cui il presidente della Stamina Foundation,
Davide Vannoni, annuncia in un'intervista di essere pronto a riprendere la sperimentazione all'estero. Dal
materiale, finora top secret , emerge che i casi in cui sarebbe stato registrato qualche miglioramento sono
quelli frutto dell'autovalutazione del paziente o della famiglia e non certificati da analisi cliniche. Insomma,
bilanci del tutto soggettivi. Per il resto, le cartelle, aggiornate al 25 novembre e a volte estremamente
sintetiche, riportano nella maggior parte dei casi notizie di situazioni stazionarie o, talvolta, di peggioramenti.
Anche se nelle schede non c'è traccia di effetti collaterali, gli unici miglioramenti segnalati sono quelli
documentati dai genitori dei piccoli malati o dai pazienti stessi. Una coppia, in particolare, ha videoregistrato i
progressi fatti dalla figlia a livello motorio un mese dopo la fine del trattamento. Le ultime notizie sul metodo
Stamina non scoraggiano, però, i genitori dei bambini che aspettano di essere sottoposti alle infusioni.
«Dimostreremo i miglioramenti con i certificati dei vari specialisti», dicono annunciando per oggi una
conferenza stampa. Perché per loro questa terapia è l'unica possibilità di salvezza e non dubitano della sua
efficacia. La pubblicazione delle cartelle cliniche sembra non turbare neppure Vannoni: «Gli Spedali Civili dice - si sono limitati a raccogliere la mancanza di effetti collaterali, essendo terapie compassionevoli e non
una sperimentazione». Le prove dei miglioramenti, invece, ci sono. E oggi pazienti e familiari le renderanno
pubbliche: «Genitori e malati - spiega Vannoni - faranno ciò che chiediamo al ministero da mesi: andare dai
pazienti e verificare le analisi, i dati e le prove raccolte dai medici e dalle strutture che li seguono e possono
dimostrare con i fatti i miglioramenti». Mentre anche gli Spedali Civili di Brescia mettono in guardia su una
vicenda che «si sta evolvendo al di fuori di ogni regola precludendo ogni possibilità di controllo da parte delle
autorità sanitarie», l'inchiesta sulla Stamina Foundation della Procura di Torino è alle battute finali. Prima
della fine dell'anno potrebbe arrivare sul tavolo del pm Raffaele Guariniello la perizia commissionata a un
gruppo di medici farmacologici e subito dopo il magistrato potrebbe inviare gli avvisi di chiusura indagine alle
persone coinvolte, Vannoni e alcuni medici, accusati di associazione a delinquere, truffa e somministrazione
di farmaci pericolosi.
Foto: NEL MIRINO Davide Vannoni, 43 anni, presidente della fondazione Stamina
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Il caso Anche a Brescia nessun riscontro
28/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
La diagnosi giusta? La sceglie internet
Gianluca Grossi
a pagina 16 La diagnosi giusta? La sceglie internet Funziona così. Un utente racconta la propria malattia, i
sintomi chiave del malessere che l'ha colpito e aspetta che qualche altro iscritto proponga, sulla base delle
proprie esperienze, una diagnosi. I cosiddetti «detective» scommettono su un certo male (un po' come
accade con le azioni in Borsa), e tramite l'utilizzo di un algoritmo il sito arriva a stimare l'attendibilità delle
varie diagnosi. La «saggezza popolare», in pratica, consente di dribblare il parere univoco del medico e
capire da più fonti, quale possa essere la verità diagnostica, tramite un punteggio, che se non è in grado di
porre nero su bianco l'evoluzione di un determinato morbo, è certamente capace di suggerire l'ipotesi più
verosimile da cui partire per una valida cura. É questa la funzione di un nuovo social network, battezzato
quest'anno, dopo quattro anni di lavoro, e chiamato CrowdMed. L'inventore è un americano, Jared Heyman,
convinto che, a volte, l'opinione delle persone comuni, possa essere il migliore parametro al quale riferirsi per
identificare un certo male, poiché molti medici specializzati comprendono solo determinati aspetti della
patologia umana, e sovente sono all' oscuro di malattie estremamente rare e conosciute solo dai diretti
interessati, vale e dire le vittime dei morbi in questione. Cita l'esempio della sorella Carly, una normalissima
universitaria che, dall'oggi al domani, è caduta in un profondo stato di prostrazione che nessun medico ha
saputo diagnosticare adeguatamente. I sintomi sono eclatanti, ma non c'è una cura efficace. Carly non è solo
depressa, come può accadere in un normale stato di debilitazione psicologica, ma anche stanchissima,
incapace di compiere il compito più banale; per questo motivo arriva a dormire fino a quattordici ore di fila e
nelle poche ore di veglia non può far altro che accollarsi alla tv. La famiglia è in subbuglio. Le provano tutte,
ma il parere di sedici luminari riesce solo a protrarre la sua agonia per tre lunghi anni, con una spesa
sanitaria di almeno 100mila dollari. Poi, l'illuminazione. Si scopre che Carly è stata colpita da una malattia più
unica che rara, che accorre in media a una persona su 15mila. Impossibile per i medici conoscere tutte le
patologie che esistono nel mondo, tantomeno quelle che non ha quasi nessuno; e dunque, è da questo
presupposto che il fratello dell'ammalata ha pensato di partire per sviluppare un sistema per poter coinvolgere
chiunque, e così facendo raccogliere il maggior numero di informazioni relative a specifici sintomi. Pare
qualcosa che riguardi solo una minima fetta dell'umanità, ma non è così. Si stima infatti che esistano almeno
7mila malattie rare, spessissimo di origine genetica. Ci sono nomi che l'opinione pubblica non ha mai sentito
menzionare, e che talvolta anche per i medici rappresentano un bel rebus. La cronaca stessa se ne occupa,
sottolineando i casi più eccezionali. Persone, per esempio, che sono allergiche a tutto, e soffrono di una
sindrome rarissima chiamata «sensibilità chimica multipla»; per vivere possono mangiare solo sette alimenti e
devono quasi sempre indossare la maschera anti gas. Ci sono bambini soggetti alla sindrome di Angelman,
costantemente eccitati, che ridono senza freni per ore. Altri che, battezzati «bambini di pietra», subiscono una
progressiva calcificazione delle parti molli delle articolazioni, e non possono muoversi. E casi come quello
dell'inglese Lauren Johnson, una ragazzina di 12 anni, che ogni giorno è costretta a 12mila starnuti e ancora
non si sa da che malattia sia stata colpita.IL PRECEDENTE PER FICTION
Cure a distanza? Il dottor House aveva già previsto tutto Che il dottor House potesse curare qualunque
male lo si sapeva. Ma la notizia di oggi è che la serie televisiva, come spesso succede alla fiction, anticipava
la realtà: nella decima puntata della quinta stagione, andata in onda negli Usa nel 2008, un assistente di
House, Kutner, si spac- cia per lui sul web e fa diagnosi a distanza, guadagnando migliaia di dollari, finché
non viene scoperto e costretto a dividere il ricavato con House. Allora sembrava un'idea un po' improbabile.
Oggi, con lo sviluppo tecnologico, è una pratica sempre più diffusa.
Pronto soccorso tech Chiedi a Google oracolo medico L'auto cura più diffusa: cercare i sintomi su Google e
trovare risposte su forum e siti specializzati 2Manda un'email all'infermiera
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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MEDICINA «SOCIAL»
28/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Al St. Rita di Lima (Ohio) i pazienti via tablet accedono ai dati clinici e contattano le infermiere Medici
detective con una taglia Crowdmed consente di mettere on line i sintomi e offrire una ricompensa alla miglior
diagnosi Se il dottore è il Grande fratello I pazienti sono collegati a macchine diagnostiche, i medici li
controllano da centri a distanza Ora la terapia è «on demand» Altra tecnologia Usa: con un app comunichi
all'assicurazione i sintomi, lei ti indirizza da un medico
Foto: FATTI CURARE Il dottor Gregory House, cioè l'attore Hugh Laurie, è il medico geniale che ha
conquistato la tv. Anche nei suoi film spuntano cure tecnologie all'avanguardia per la diagnostica
29/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 33
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Nasce la Carta europea per garantire l'autonomia dell'oncologia medica
I CENTRI Ogni struttura esegue in media 6.170 visite all'anno
LC
Presentato un documento per garantire l'autonomia dell'oncologia medica in ogni Paese europeo e
assicurare le cure migliori a tutti i pazienti. Nasce la Carta stilata dalle società scientifiche del Vecchio
Continente riunite nell'ESMO (European Society for Medical Oncology), con l'Associazione italiana di
oncologia medica (Aiom) in prima linea, che definisce, in modo chiaro e formale, chi è l'oncologo medico.
Oggi il cancro fa meno paura, infatti quasi il 60% delle persone colpite dalla malattia guarisce, ma l'autonomia
della disciplina non può essere messa in discussione. «Negli ultimi mesi - afferma il professor Stefano
Cascinu, presidente AIOM - abbiamo assistito con preoccupazione al rischio di vedere la nostra specialità
ridotta a quattro anni, contravvenendo alla direttiva europea che fissa invece in un quinquennio il periodo di
formazione. Il pericolo per ora sembra scongiurato, ma questo documento può ulteriormente proteggerci da
tentativi di impoverimento dei percorsi formativi dei nostri specializzandi. E non è sostenibile l'idea di
ricondurre l'oncologia all'interno della medicina interna. Va riconosciuto il carattere multidisciplinare della
nostra specialità». Il carico di lavoro dei camici bianchi, come evidenziato dalla V Edizione del Libro Bianco
Aiom, è in costante crescita: in ogni struttura di oncologia medica del nostro Paese si eseguono in media
6170 visite ambulatoriali all'anno (erano 3.000 nel 1999, 3.400 nel 2004 e 5.000 nel 2008). I ricoveri sono 730
con una durata di circa 5 giorni. Ogni reparto ha una disponibilità di 15 posti letto e vi lavorano 6 medici
strutturati. Nel 2013 si stimano in Italia 366mila nuove diagnosi di cancro (erano 364mila nel 2012): 200mila
(55%) colpiscono gli uomini.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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NEL 2013 SONO 366MILA LE DIAGNOSI NEOPLASTICHE
29/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 33
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Crescono le dermatiti: è l'effetto dell'inquinamento ambientale
Gloria Saccani Jotti
Sono centinaia le sostanze chimiche e naturali che quotidianamente vengono a contatto con la nostra pelle
procurando reazioni allergiche ed irritazioni. Al lavoro, a casa, nel tempo libero, subiamo gli effetti nocivi
dell'inquinamento ambientale attraverso il loro contatto, l'inalazione o l'ingestione. Basti pensare che negli
ultimi 10 anni l'effetto allergizzante dei metalli pesanti prodotti dalle marmitte catalitiche, in particolare del
palladio, è aumentato del 10%. Per non parlare delle patologie cutanee causate dalle sostanze maneggiate
durante l'attività lavorativa: il 7% delle persone affette da dermatiti professionali lascia la propria attività
lavorativa. Solo per la dermatite atopica la spesa annuale media per il trattamento della malattia è di 1254
euro a famiglia senza possibilità di aiuto economico pubblico per le terapie. Alla luce di questa complessa
panoramica, è sempre più richiesto un approccio multidisciplinare per le patologie cutanee, data l'estrema
varietà degli ambiti clinicodiagnostici e per l'elevato impatto socio-economico. Questi temi sono stati discussi
recentemente a Roma durante il 13 incontro nazionale della Società italiana di dermatologia allergologica,
professionale e ambientale. Tra le novità gli indicatori precoci delle dermatiti occupazionali da contatto e sulle
reazioni cutanee avverse da farmaci e cosmetici. Inoltre recenti studi dimostrano che le patologie
metaboliche, obesità, ipertensione e diabete potrebbero essere legate alla cronicizzazione dell'orticaria. Si è
sottolineata l' importanza di tenere sotto controllo le nuove sostanze inquinanti immesse nell'ambiente ed il
loro effetto sulla cute come primo organo che ne manifesta i sintomi, ma che può avere gravi implicazioni
anche a livello sistemico. Gli effetti invalidanti ed i costi sociali ci sollecitano ad ampliare innovativi sistemi di
diagnosi precoce e strategie terapeutiche sempre più mirate. Paolo Pigatto, presidente dell'associazione, ha
segnalato gli effetti potenzialmente nocivi dei nanomateriali ormai presenti in oggetti di uso quotidiano come
cellulari, computer, batterie, contenitori per alimenti, applicazioni dentali. Le vie di esposizione principali sono
quelle inalatoria, cutanea e digestiva. [email protected]
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Malati & Malattie
29/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:192677, tiratura:292798)
CARI MAMME E PAPÀ, VI CAPISCO MA LA SCIENZA HA LE SUE REGOLE
Ecco il messaggio che il celebre oncologo Umberto Veronesi nello scorso ottobre ha indirizzo attraverso il sito
Huffington Post ai parenti dei malati in cura col metodo Stamina.
Umberto Veronesi
In questi ultimi giorni è riapparso sui media con evidenza il caso di Sofia, la bimba affetta da leucodistrofia
metacromatica, e degli altri bimbi trattati agli Spedali Civili di Brescia continua ad angosciare e commuovere
tutti noi. Ma continua anche a confondere chi sta seguendo sperimentazioni cliniche sulle staminali, chi è in
attesa di una cura che pare non arrivare in tempo, e in generale tutte le famiglie che hanno casi di malattie
molto gravi. Si chiedono se è giusto o no seguire le indicazioni dei medici e delle istituzioni. Personalmente
capisco molto bene che nelle situazioni più tragiche, anche un tentativo giudicato inutile dalla scienza, appare
comunque preferibile alla perdita della speranza. Inoltre, come padre e come uomo capisco come la malattia
di un figlio possa legittimare a compiere qualsiasi tentativo e a battere qualsiasi strada per guadagnare
un'aspettativa per il futuro, anche se di pochi giorni soltanto. Tuttavia, come medico e ricercatore rimango
convinto che i pazienti debbano seguire le terapie sperimentali certificate dagli enti di sorveglianza, come
l'Aifa e l'Istituto Superiore di Sanità, e che gli ospedali pubblici debbano erogare cure scientificamente provate
e seguire le indicazioni di questi organismi, che hanno omologhi in ogni Paese civile. Le regole della scienza
non sono asettiche e spietate. Sono semplicemente regole, studiate per garantire la massima efficacia della
ricerca, la trasparenza dei risultati, e per evitare abusi da parte di qualche scellerato che tenti di sfruttare
commercialmente la disperazione delle famiglie. La sanità pubblica non lavora per il male della popolazione e
non dimentichiamo che il nostro sistema sanitario, malgrado la situazione di crisi delle risorse, rimane uno dei
migliori al mondo.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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il commento
29/12/2013
Il Giornale - Milano
Pag. 4
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Sanità, ecco il piano per Expo Ora però servono 24 milioni
Il poliambulatorio di via Rugabella accoglierà gli stranieri ma va ristrutturato. A Baggio apre il primo dentista
low cost CONTO ALLA ROVESCIA Gli istituti clinici di perfezionamento aspettano dal governo i soldi per
ristrutturare entro il 2015 la rete dei poliambulatori, a partire da via Rugabella LA PROPOSTA Il direttore degli
Icp: «Replichiamo il modello dei pellegrini del 2012»
Maria Sorbi
Milano si prepara ad Expo anche dal punto di vista sanitario. In città arriveranno tra i 700mila e il milione di
turisti e servirà una rete di assistenza capillare e snella. Il direttore generale degli Istituti clinici di
perfezionamento Alessandro Visconti, a capo di 23 poliambulatori, lancia una proposta: «Seguiamo le linee
guida messe in atto per accogliere i pellegrini quando venne il Papa nel 2012. Quel piano funzionò alla
perfezione». Si tratterebbe di creare una rete fra le varie strutture esistenti e di individuare una sorta di
«punto di smistamento» primario dove far confluire i turisti. Nella fattispecie il poliambulatorio di via
Rugabella: è in pieno centro, facilmente raggiungibile dal Duomo, a due passi dal Policlinico e abbastanza
grande da ospitare varie sale visite. «In questo modo - spiega Visconti - tanti stranieri non andrebbero
inutilmente a chiedere assistenza (ndr, come codici bianchi) al pronto soccorso ma verrebbero indirizzati
subito nel luogo giusto. Insomma, via Rugabella farebbe la parte del filtro di tutte le richieste». Ovviamente
però la sede va ristrutturata. Ora è piuttosto malconcia e farebbe solo fare figuracce davanti agli stranieri. Tra
infiltrazioni e pareti scrostate, il poliambulatorio del centro andrebbe sistemato a dovere. A dire il vero, tutti gli
ambulatori della città avrebbero bisogno di una rinfrescata. E gli interventi costerebbero circa 24 milioni di
euro, come era già stato stimato una decina di anni fa. Nei cassetti del Governo giace già da tempo la
richiesta del finanziamento. A settembre arriveranno i 40 milioni già confermati per ristrutturare il Buzzi, poi si
spera che vengano sbloccati anche i soldi per i poliambulatori. Nel frattempo si pensa a una riorganizzazione
delle sedi sparse in città. Una decina di giorni fa gli Icp hanno firmato un accordo con la società Difesa servizi
spa per la cogestione di una palazzina all'interno dell'ospedale militare di Baggio. Lì potrebbe essere
trasferito il vicino ambulatorio (fatiscente) di via Inganni e si potrebbe aprire il primo centro di assistenza
odontoiatrica ambulatoriale, un servizio «low cost» per rispondere alle esigenze di chi è in difficoltà
economica e non si può permettere un dentista privato. L'idea è quella di realizzare anche un polo di
assistenza oculistica. È in programma il trasferimento del centro oculistico infantile Coi da via Clericetti a via
Livigno. Questo permetterà di trasferire in via Clericetti il poliambulaotrio di via Mangiagalli. L'operazione
consentirà di dare sedi adeguate ai medici e di risparmiare su affitti e spese di gestione. A Quarto Oggiaro ci
sarà invece il centro prelievi. «La riorganizzazione non prevede chiusure nè accorpamenti delle sedi puntualizza Visconti Anzi, puntiamo ad espandere il servizio». In vista di Expo le Aziende ospedaliere
pediatriche hanno anche intenzione di promuovere i servizi pediatrici nelle varie ambasciate, affrontando le
problematiche legate all'alimentazione. xx
I numeri 23 i poliambulatori presenti nel territorio dell'Asl di Milano. Tra le strutture più vecchie e malconce ci
sono quelle di via Inganni e di via Rugabella 4,1 milioni la cifra necessaria a ristrutturare il poliambulatorio di
via Rugabella: solo per mettere a norma gli impianti servirebbero 600mila euro 300 mila euro la cifra
necessaria per potenziare l'assistenza oculistica e creare un nuovo polo della vista in via Livigno, con 400 mq
di sale visite
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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LA RETE DEI MEDICI I preparativi per assistere i turisti
30/12/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Anch'io ho la Sla ma sulle cavie Caterina sbaglia»
No agli insulti e alle minacce, ma no anche alle «strumentalizzazioni di qualsiasi genere». Lo scrive commentando il caso della studentessa di Padova insultata su Facebook - la biologa Susanna Penco,
ricercatrice dipartimento di Medicina sperimentale dell'Università di Genova, malata di sclerosi multipla da 20
anni e convinta «che sia proprio la sperimentazione animale ad allontanare le soluzioni e quindi la guarigione
per i malati». Il futuro, afferma, è «la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche inter individuali per capire il funziona mento delle malattie umane » . Scrive la dottoressa: «Ho appreso del
clamore suscitato in rete dalle affermazioni di una studentessa malata, con la quale condivido la sfortuna di
non aver avuto la salute. Mi sconfortano le parole offensive. Tuttavia, contrariamente a lei, troverei umiliante
per me stessa farmi fotografare con una flebo attaccata alla vena: pertanto metto in rete una foto in cui
appaio sorridente». La biologa precisa che grazie alle conoscenze scientifiche è «persuasa che, anche per le
malattie più agghiaccianti sia proprio la sperimentazioni sugli animali ad allontanare le soluzioni e la
guarigione per i malati». Sono spesso malattie croniche, che costringono i pazienti e le famiglie ad una vita
drammatica. Inoltre, le terapie sono molto costose per il Ssn. Se si abbandonasse un metodo fuorviante sottolinea la ricercatrice - e ci si concentrasse sull'uomo, i progressi della scienza sarebbero più rapidi ed
efficaci: io spero risolutivi». Una via per arrivarci è la donazione degli organi per la ricerca. «D'accordo con i
miei parenti - racconta la Penco - ho donato il cervello affinché sia studiato dopo la mia morte». E conclude:
«Se c'è un modo di capire le cause e di guarire anziché curare, dovremmo cominciare a studiare i tessuti
umani e anche gli organi post-mortem».
Foto: SCIENZIATA Susanna Penco
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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LA BIOLOGA PENCO
28/12/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Stamina, l'accusa: «È fuori controllo Dovete fermarli»
VIVIANA DALOISO
Sono pesantissime le accuse rivolte dagli Spedali civili di Brescia al metodo Stamina. Nella documentazione
inviata dai dirigenti dell'ospedale - che pur dal 2011 sommistra a centinaia di pazienti le cellule "misteriose" agli esperti della commissione ministeriale ci sono una serie di rilievi gravissimi. Si dice che la vicenda è
ormai fuori controllo perché, a causa degli interventi dei giudici, i medici di Stamina stanno creando una sorta
di "banca delle cellule" senza procedere ad alcuna verifica. Inoltre, nelle 36 cartelle cliniche controllate, non si
evidenzia nei pazienti alcun miglioramento reale. D A PAGINA 9 Che la posizione degli Spedali Civili di
Brescia nella vicenda Stamina sia scomoda, ormai è chiaro. Bastino quegli otto nomi di operatori
dell'ospedale iscritti nel registro degli indagati a Torino, per l'inchiesta ormai in fase di chiusura e di cui si
saprà nell'anno nuovo. Ma nel caso Vannoni ai colpi di scena non c'è limite ed ecco ieri spuntare le ennesime
carte, pronte a ribaltare di nuovo tutto. Già, perché la struttura di Brescia - l'ospedale pubblico che il metodo
Stamina accoglie e infonde ai pazienti ormai dal 2011 - ora dalla sbarra torna all'accusa. Con le cartelle
cliniche dei pazienti innanzitutto, su cui erano trapelate notizie già la settimana scorsa: nella documentazione
inviata agli esperti del Comitato ministeriale dall'ospedale l'estate scorsa - 36 schede di sintesi delle
condizioni dei pazienti - di fatto non esiste alcuna prova di miglioramenti reali nei malati sottoposti al
trattamento. Ma nella documentazione bresciana, pubblicata per la prima volta integralmente, c'è molto di più:
«La vicenda Stamina si sta evolvendo al di fuori di ogni regola, precludendo ogni possibilità di controllo da
parte delle autorità sanitarie», spiegano dall'ospedale. Il timore più grande degli esperti bresciani è in
particolare che «ove si prevedesse in modo generalizzato che le cellule di un donatore vengano utilizzate
anche per pazienti diversi da quello per il quale è stata effettuata la donazione, si consentirebbe a Stamina di
ottenere, gratuitamente e a carico del Servizio sanitario, quel risultato che in passato cercava di ottenere
dietro pagamento di una somma (7 mila-8 mila euro)». In pratica, incalzano gli Spedali Civili, «si verrebbe a
creare una sorta di "banca delle cellule" la cui gestione di fatto farebbe capo a Stamina e ai medici che con
questa collaborano». A spese pubbliche. Un tentativo di forzare la legge e tutte le regole della prassi
scientifica che per assurdo - questa l'accusa gravissima di Brescia - sarebbe avallato dalle stesse autorità
giudiziarie. Come? «Il giudice ordina le cure sulla base della prescrizione di un medico (spesso il dottor
Andolina, che talvolta nemmeno vede il paziente), senza procedere a una verifica circa la sussistenza dei
presupposti clinico-scientifici richiesti». E ancora: «Il giudice legittima l'utilizzo generalizzato di cellule di
diversi donatori. In pratica, di fatto legalizza un'attività di bancaggio delle cellule». E poi «legittima la
somministrazione del trattamento a favore di un certo paziente, in deroga alla lista d'attesa». Gli Spedali
citano anche due pronunce: quella dell'Aquila dell'11 dicembre scorso sulla piccola Noemi e quella di Asti. E
poi ricordano la sentenza della Corte costituzionale che sul caso Di Bella chiarì «di non essere chiamata a
sostituire il proprio giudizio alle valutazioni che, secondo legge, devono essere assunte dagli organi tecnico
scientifici». Una sentenza evidentemente dimenticata dai giudici del lavoro intervenuti su Stamina.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Il caso. Gli Spedali di Brescia: nessuna prova di miglioramento
28/12/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Ma cos'è questo metodo?» Quella domanda fatta al ministro
Dal carteggio, che risale all'agosto scorso, emerge che agli Spedali Civili nessuno conosceva il protocollo
Vannoni
FRANCESCA LOZITO
Che cosa è il metodo Stamina? Una domanda che in molti si pongono da mesi. Ma che suona davvero
sorprendente se a porla - in un documento ufficiale - sono gli Spedali Civili di Brescia. La struttura, cioè, che il
metodo applica, che le cellule fabbrica, che i pazienti "cura". Ebbene, è il nosocomio lombardo a formulare il
quesito il 13 agosto 2013. Al ministero della Salute. Una lettera arrivata sul tavolo della Lorenzin proprio nei
giorni in cui prendevano il via i lavori della prima Commissione ministeriale incaricata di vagliare il lavoro di
Vannoni. Due pagine in tutto, in cui si chiede di conoscere il contenuto del preparato. «Notizie di stampa esordiscono i Civili - hanno dato rilievo all'avvenuta consegna da parte della Stamina foundation onlus della
documentazione utile ai fini della sperimentazione promossa dalla legge 57 del 2013». Già da questo esordio
si può evincere come i rapporti tra l'ospedale e la onlus torinese siano radi, a dispetto di quanto gli stessi
vertici del nosocomio hanno sostenuto anche nei giorni scorsi: «A Brescia - nel documento si dice
chiaramente - proseguono i trattamenti per effetto delle sentenze». Richieste a cui l'azienda deve
ottemperare e per cui ritiene «importante» e «legittimo» acquisire il protocollo. Per poterlo valutare, insomma.
La lettera si conclude con una ulteriore osservazione: se le cell factories - cioè i laboratori deputati alla coltura
delle cellule a uso terapeutico - hanno posto come condizione la conoscenza del protocollo per la
sperimentazione (che poi verrà bloccata dal parere della stessa Commissione ministeriale) perché non lo può
sapere anche Brescia? Che vuol dire: nonostante i trattamenti ai Civili vengano praticati dal settembre 2011, i
vertici del nosocomio non hanno mai saputo che cosa veniva iniettato ai pazienti che venivano ricoverati
nell'ospedale. Un fatto che ha dell'assurdo. Come assurdo, oggi, è sapere che nonostante le cartelle cliniche
degli stessi Spedali documentassero l'assenza di miglioramento nei pazienti, quelle "cure" siano proseguite.
D'altronde ancora molto resta da chiarire sul rapporto di collaborazione tra Stamina e l'ospedale pubblico
lombardo. Nelle carte dell'ispezione ministeriale dell'ormai lontano maggio 2012 emerge che l'obiettivo era
quello di creare «un centro di eccellenza per la cura con le cellule staminali». Su che basi, non è dato sapere,
visto che una cell factory a Brescia non esiste. Da quell'ispezione conseguì poi il blocco della produzione
delle cellule di Stamina, imposto dall'Aifa (l'autorità competente in fatto di protocolli con cellule ad uso
terapeutico) con un'ordinanza del 15 maggio di quello stesso anno. Divieto poi aggirato dalle sentenze in
base alla legge 57, che consente a chi lo ha iniziato di completare il trattamento Stamina. E che alla lista della
trentina di malati in cura da Vannoni ha visto aggiungersene altri 150, oggi in attesa di infusioni in un
ospedale che conterebbe - se le indiscrezioni verranno confermate - di almeno otto indagati nell'ambito
dell'inchiesta del procuratore torinese Guariniello su Stamina.
Foto: Il presidente di Stamina, Davide Vannoni
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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La lettera.
28/12/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 9
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La ricetta medica elettronica divide il Paese
L'obiettivo del governo Monti era quello di arrivare al 60% di ricette telematiche entro il 2013 Virtuosa la Val
D'Aosta, Sicilia nel caos. E le altre regioni arrancano
Solo Sicilia e Val D'Aosta si avvicinano all'obiettivo di emettere il 60% delle ricette mediche dematerializzate
entro il 2013, come previsto dall'agenda digitale del governo Monti. Tutte le altre regioni invece arrancano, si
fermano, tentennano. Ma il 2014 potrebbe essere un anno di svolta, in particolare per il Veneto, che ha
appena terminato la fase di sperimentazione e lancia l'obiettivo di entrare a regime già dalla prossima
primavera. A fare il punto alla vigilia del nuovo anno è Gianni Petrosillo, amministratore delegato di
Promofarma, la società di Federfarma che si occupa di monitorare il passaggio dal cartaceo all'elettronico,
che consentirà - una volta a regime - di ridurre gli errori prescrittivi, ottenere un controllo dei costi più preciso
e rapido rispetto ai sistemi tradizionali di elaborazione e di ridurre, secondo le stime, del 30% della spesa
farmaceutica. Niente più ricetta rossa, quindi, nel prossimo futuro: al cittadino basterà la tessera sanitaria e il
promemoria con i codici identificativi di medico e paziente. Ma le regioni marciano, per ora, in ordine sparso e
a velocità molto diverse. «A fare da apripista alla digitalizzazione della ricetta è stata la Val d'Aosta, dove
l'esiguo numero di farmacie e medici ha reso più agevole il cambiamento, ora portato a compimento. Molise e
Basilicata sono appena entrate a regime, ma non senza intoppi. In Friuli Venezia Giulia, invece, sta per
iniziare la sperimentazione, così come in Piemonte». Ciò significa che sono state individuate farmacie e
medici a campione per evidenziare anomalie e problematiche. Le altre regioni stanno invece sperimentando il
sistema, mentre l'unica ad esser partita a regime senza prima fare un test, lo scorso settembre, è stata la
Sicilia. «Si è partiti impreparati - prosegue Petrosillo - ma ora si fanno centinaia di migliaia di ricette
dematerializzate ogni mese, nonostante non manchino le criticità». Ad esempio, la mancanza di collegamenti
Internet o una piattaforma di gestione del sistema troppo lenta, «al punto che a volte ci si mettono 3 minuti
per aprire una ricetta elettronica». Ma motivo di tanta eterogeneità è anche la differenza tra i due sistemi con
cui il farmacista trasmette i dati telematicamente. Il meno problematico Sac (Sistema di accoglienza centrale)
utilizzato in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Liguria, Val D'Aosta, Molise, Sicilia, e il Sar (Sistema di
accoglienza regionale), adottato da regioni come Emilia Romagna, Lombardia, Umbria, Toscana, Trento e
Bolzano, Marche e Puglia.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Tecnologia e sanità. La novità
29/12/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
STAMINA, SPERIAMO INSIEME
Luciano Moia
mio figlio non ha più infezioni polmonari da dieci mesi». «Alla mia piccola avevano dato pochi giorni di vita,
invece è ancora qui con me». Una litania della speranza dai toni accesi - e in qualche momento anche
comprensibilmente rabbiosi - quella andata in onda ieri mattina a Roma. Un coro animato dalla voci di tanti
genitori convinti che il metodo Stamina sia la strada migliore per curare i loro figli affetti da malattie rare, quasi
sempre gravissime. Patologie così aggressive di fronte a cui la medicina ufficiale spesso si dichiara
impotente. «Prima non riusciva a nutrirsi, adesso si alimenta e ha ripreso a crescere». E a quel padre gli
occhi si illuminavano, effetto di una volontà più forte di ogni ragione, più forte delle conclusioni unanimi a cui
sembrano giunti gli scienziati, più forte delle tante incongruenze tecnico-giuridiche sollevate nelle denunce
inviate dagli Spedali di Brescia al ministero della Sanità. Ma a un padre che lotta per la vita di un figlio
possono importare questi aspetti burocratici? Può importare il fatto che l'ormai famigerato protocollo di
Vannoni rimanga tuttora qualcosa di più simile a una formula magica che a un documento scientifico? No, a
quei genitori non può importare. E noi non possiamo che augurarci con loro che presto, prestissimo, questa
astrusa e complessa vicenda venga chiarita una volta per tutte. La comunità scientifica, le autorità sanitarie
ma anche tutti noi che da mesi seguiamo passo dopo passo l'evoluzione del caso Stamina, lo dobbiamo alla
sofferenza, all'angoscia, alle notte insonni e tormentate di tante madri e di tanti padri. Come genitori, siamo
idealmente al loro fianco, in un atteggiamento di condivisione e di com-patimento non formale. La loro
speranza è la nostra. Come lo saranno indignazione e richiesta di giustizia qualora si arrivasse a chiarire in
modo non equivoco che dietro quel metodo c'è solo la desolazione di un raggiro.
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EDITORIALE
29/12/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Il giudice: «Scienza e diritto collidono»
Antonio Scalera del Tribunale di Catanzaro: bisogna stabilire dei limiti e delle competenze
FRANCESCA LOZITO
Una medicina pretensiva. Che, cioè, pretende la cura. Anche senza fondamenti scientifici. Anche senza
garanzia dell'effetto. Il magistrato del Tribunale di Catanzaro Antonio Scalera ha di recente pubblicato un
articolo su Famiglia e diritto in cui, per la prima volta, si cerca di fare chiarezza dal punto di vista giuridico
sulle contraddizioni del caso Stamina. Intanto, può un pronunciamento come quello del Tar del Lazio imporre
un cambio di passo al punto da arrivare alla nomina di ieri di un nuovo Comitato scientifico? Il giudice
amministrativo sentendo le due parti, ha ritenuto che, ad una prima valutazione, gli atti impugnati fossero
affetti da vizi di illegittimità e ha accolto la richiesta di sospensiva. Da quel momento, sì, l'orologio è tornato
indietro e di fatto si è dovuti ripartire da capo. Parliamo dei ricorsi dei familiari ai giudici del lavoro. In molti
casi si ha l'impressione che non ci sia un criterio guida alla base della imposizione di procedere con le
terapie. In linea generale, il giudice giudica se un ricorso secondo l'articolo 700 del codice di procedura civile quello caratterizzato dall'urgenza, e a cui fanno appello anche i malati di Stamina - è fondato o meno sulla
base del contenuto degli atti processuali e delle prove che gli vengono offerte. Proprio per il carattere di
urgenza anche la fase istruttoria - quella, cioè, volta alla raccolta delle prove - è di solito estremamente
semplificata e, il più delle volte, si basa sull'esame dei documenti presentati dalle parti. Ovviamente, bisogna
poi tenere conto dei casi specifici: il giudice a seconda della situazione concreta può svolgere anche indagini
di tipo più approfondito. Il che è avvenuto in rarissimi casi... È nella discrezionalità del giudice stabilirlo.
Perché nessun giudice ha preso in considerazione l'ordinanza dell'Aifa del 15 maggio 2012 che bloccava la
produzione cellulare delle mesenchimali nei laboratori di Brescia? L'ordinanza in questione è stata presa in
considerazione, sia pure con esiti diversi, dai giudici che si sono pronunciati in questa materia. Alcuni l'hanno
considerata vincolante, altri hanno ritenuto di poterla disapplicare. Una situazione da cortocircuito. A me pare
che, dal punto di vista giuridico, uno dei nodi focali di questa vicenda sia quello attinente all'esatta
individuazione dei rapporti tra il diritto (per tale intendendo, con espressione alquanto generica, la legge e la
sua applicazione da parte dei giudici) e la scienza. Fino a che punto, cioè, il diritto può spingersi in campi che
paiono riservati alla scienza? Quali sono i limiti entro i quali la scienza può esercitare, senza violare le norme,
quelle libertà che le sono riconosciute anche dalla nostra Carta Costituzionale? Si tratta di questioni
estremamente interessanti, che sono rese ancor più complesse dai progressi raggiunti dalla tecnica negli
ultimi tempi.
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L'intervista.
29/12/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 12
(diffusione:86966, tiratura:114104)
«Mai in pericolo di vita la figlia del consigliere»
DAL BEN «Questo reparto è un?eccellenza Nessun input per non fare cesarei»
Raffaele Rosa
«La figlia del consigliere comunale Sebastiano Bonzio non è mai stata in pericolo di vita durante il parto del
22 novembre scorso all'ospedale All'Angelo e tantomeno la mamma, madre della piccola». L'Ulss 12 risponde
a muso duro all'interrogazione al sindaco del consigliere della Fds a cui seguirà anche quella in consiglio
regionale di Pierangelo Pettenò sulla presunta carenza di personale sanitario nel reparto di ostetricia del
nosocomio mestrino e sulla rinuncia ad attuare il taglio cesareo alla figlia di Bonzio che adesso, comunque,
gode di buona salute. «La sanità è un tema importante e vanno date le giuste informazioni - ribatte Dal Ben . Se abbiamo sbagliato siamo qui per dare le nostre motivazioni. Se non è così, dobbiamo difenderci. Non
possiamo permetterci che l'Angelo passi come ospedale poco sicuro. Quella divulgata in modo così roboante
è notizia che fa male ai veneziani mestrini e alla sanità veneziana intera. Respingo in toto tutte le accuse che
ci ha rivolto il consigliere Bonzio attraverso la sua interrogazione e la stampa. Mi sento di poter affermare che
Mestre è tuttora un ospedale hub anche per quanto riguarda ginecologia e ostetricia. Non c'è nessun input
aziendale che spinge a non fare i parti cesarei. Si fanno quando servono. Ora valuterò se dare atto alle vie
legali per difendere l'immagine dell'ospedale». Dal Ben non vorrebbe entrare nello specifico del caso per
tutelare la privacy del consigliere (ieri a sorpresa presente alla conferenza stampa della direzione dell'Ulss12
e insoddisfatto delle risposte) e del singolo caso, ma fa parlare i suoi medici e i numeri, quelli legati
all'incremento del personale, delle dotazioni che si stanno completando dopo l'annuncio della graduale
chiusura di villa Salus. «Il parto non è andato come è stato scritto - spiega il dottor Gianluca Cerri che ha
assistito la moglie di Bonzio -. Quello che è successo sono cose che possono accadere. La bambina ha
avuto difficoltà ad uscire con le spalle. Ognuno di noi, medici di guardia, sa iniziare un taglio cesareo da solo
senza necessariamente aspettare l'arrivo del chirurgo. Quella sera mi sono assunto tutte le responsabilità
perché secondo me la donna poteva partorire in maniera vaginale come ha poi fatto». Per quanto riguarda il
tema personale e gli spazi il direttore sanitario Onofrio Lamanna ha spiegato come i recenti lavori hanno
interessato un'intera ala del Reparto, liberata e messa a disposizione: 8 stanze per la degenza, con 13 letti
complessivi, che si vanno ad aggiungere agli attuali spazi, portando a 40 i letti del Reparto, come peraltro
indicato dalle «schede» ospedaliere recentemente stilate dalla Regione. Le sale travaglio/parto passano da 5
a 7, due delle quali, nuove. I parti sono stati 1440 nel 2012, 1540 quest'anno, con un trend di crescita nel
2014 che ipotizza di raggiungere quota 1800/1900 parti, con una capacità "di carico" del reparto secondo gli
standard: almeno 3000 parti. Sul fronte del personale, sono 9 le ostetriche che rafforzano l'organico, 4 delle
quali già in reparto dal 16 dicembre, le rimanenti pronte ad entrare in servizio nel momento in cui, comunque
entro gennaio, avverrà il «passaggio di consegne» dal Villa Salus all'Angelo che, «non è stato smantellato».
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ULSS 12 Dura replica alle accuse di Bonzio sulle carenze del reparto di Ginecologia dell'Angelo
29/12/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 12
(diffusione:86966, tiratura:114104)
«Sei ore d'attesa per la visita cardiaca»
LA REPLICA «L'uomo non era in pericolo di vita»
Pronto soccorso dell'Angelo sotto accusa da parte di un paziente che, secondo la figlia che ha raccontato
l'episodio al Gazzettino, non è stato adeguatamente assistito per un problema cardiaco rischiando l'ictus la
notte di Natale. Pronta la risposta della direzione sanitaria dell'Ulss 12 che ha spiegato come per il paziente
non ci sia mai stato alcun pericolo malore cardiaco e che siano stati seguiti i tempi previsti per quel genere di
visite. «Ringrazio il pronto soccorso dell'ospedale all'Angelo di Mestre per essersi presi cura con tanta
solerzia di mio papà, un uomo di 59 anni che soffre di ipertensione ed ha la valvola cardiaca dilatata ed è in
cura dal dottor Rigo - spiega Consuelo Pedrali, la figlia - Nel pomeriggio della Vigilia di Natale il dottor Rigo
ha misurato la pressione ed aveva 170 ed 84. Preoccupati, siamo andati al pronto soccorso, perché
nonostante le pastiglie la pressione era ancora alta. Una volta giunti (erano le 19) abbiamo spiegato la
situazione e loro hanno pensato bene di darci un codice bianco. Mio padre, nonostante si sentisse sempre
peggio è stato visitato all'una di notte, sei ore dopo. La pressione minima era arrivata a 110. Mio padre ha
rischiato un ictus e la morte per via della dilatazione della vena. Devo ringraziare solo Dio per averlo ancora
con noi, di certo non posso ringraziare il pronto soccorso né per le capacità professionali, né per l'umanità
dimostrata». Pronta la risposta della struttura ospedaliera attraverso il direttore sanitario Onofrio Lamanna.
«La persona in questione si è presentata al Pronto soccorso alle 19 e, subito accolto e ascoltato
dall'infermiera al triage, è stato registrato come «paziente asintomatico», di cui era nota l'ipertensione spiega - Il codice bianco gli è stato assegnato proprio per l'assenza di sintomi segnalata dallo stesso utente,
e verificata dal triage. Le sue condizioni erano di assoluta normalità, né poteva essere ipotizzato alcun rischio
per la sua salute. È stato infatti visitato alle 23, e la pressione rilevata era leggermente fuori norma. Gli è stata
somministrata una compressa di antipertensivo e un ansiolitico, ed è stato tenuto in osservazione; un'ora
dopo, come conclude la scheda del Pronto soccorso, è stato dimesso con una pressione ulteriormente
normalizzata». (r.ros.)
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AL PRONTO SOCCORSO I familiari di un paziente contro la struttura ospedaliera
30/12/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 7
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Lotta ai tumori, premio a Massimo Gion
Studia da anni i "marcatori biologici di tumore", cioé la nuova frontiera dell'oncologia per individuare un
tumore nell'organismo umano ben prima di ogni attrezzatura diagnostica, "mappandone" le singole
caratteristiche e dare così delle indicazioni preziose per la scelta delle terapie più efficaci. Ed ora il ricercatore
veneziano Massimo Gion, primario del Laboratorio di analisi dell'Ospedale all'Angelo di Mestre, riceverà il
prestigioso "Premio internazionale per la prevenzione dei tumori", istituito dalla Lega Italiana per la Lotta al
Tumore, e conferito ogni 4 anni da una commissione scientifica composta da alcuni tra i più prestigiosi
oncologi italiani. Il premio sarà consegnato a Gion il 7 marzo prossimo a Latina "per essersi dedicato per oltre
30 anni allo studio dei marcatori in oncologia, contribuendo significativamente al buon uso degli stessi nella
prevenzione, nella diagnosi e nella cura dei tumori". «Complimenti a questo straordinario scienziato e a chi lo
coadiuva - commenta il presidente della Regione Luca Zaia - che con le sue ricerche inorgoglisce la sanità
veneta che è e resterà ai vertici internazionali». «Incontrando Gion in alcune occasioni nella quali veniva ad
illustrarmi i suoi progetti - aggiunge l'assessore alla sanità Luca Coletto - ho ricevuto l'impressione di avere di
fronte un uomo e uno scienziato con una passione illimitata per il suo lavoro e le sue ricerche». Complimenti
anche dal direttore generale dell'Ulss 12, Giuseppe Dal Ben: «Ancora una dimostrazione della qualità del
nostro Ospedale Dell'Angelo, struttura eccellente in cui operano persone eccellenti, che sanno conciliare la
ricerca scientifica con il lavoro in prima linea con gli utenti». © riproduzione riservata
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Lunedì 30 Dicembre 2013,
28/12/2013
Europa
Pag. 2
(diffusione:15000)
Nessuna prova di miglioramento
Non c'è alcuna prova di miglioramenti reali nei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di
Brescia. È quanto risulta da una sintesi delle cartelle cliniche consegnate in forma riservata dalla struttura
sanitaria al primo Comitato scientifico, nominato dal ministero della salute e poi sospeso dal Tar del Lazio.
Nelle analisi dei singoli pazienti sono riportate il numero di infusioni effettuate da ciascun malato e la
patologia di cui soffre, in cui si riportano situazioni stazionarie, peggioramenti o, in qualche caso,
miglioramenti ma riferiti a livello soggettivo. Ma i sostenitori non ci stanno e annunciano battaglia.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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STAMINA, NEGATIVI I DATI DELLE CARTELLE CLINICHE
28/12/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
CATERINA MANIACI
Cura stamina flop totale E il guru va in Africa a pagina 16 Ancora un colpo alle speranze delle famiglie che
vivono il dramma di una malattia rara e incurabile. Ancora un colpo alla credibilità delle cure con il metodo
Stamina. Non c'è alcuna prova, infatti, di miglioramenti reali nei 36 pazienti in cura con il metodo proposto dal
professor Davide Vannoni agli Spedali Civili di Brescia. Il risultato è quello testimoniato da una sintesi delle
cartelle cliniche, consegnate in forma riservata dalla struttura sanitaria al primo Comitato scientifico, nominato
dal ministero della Salute e poi sospeso dal Tar del Lazio. Nelle «analisi dei singoli pazienti» sono riportate il
numero di infusioni effettuate da ciascun malato e la patologia di cui soffre, seguite da una valutazione
generale delle condizioni dei pazienti, in cui si riportano situazioni stazionarie, peggioramenti o, in qualche
caso, miglioramenti ma riferiti a livello soggettivo da parte del malato o dei suoi familiari. Non la pensano così
i genitori dei bambini sottoposti alle infusioni del protocollo Stamina a Brescia, che hanno indetto una
conferenza stampa per oggi a Roma. Mostreranno ai giornalisti certificati ed esami medici che
escluderebbero effetti collaterali e anzi attesterebbero l'arresto della degenerazione delle patologie e in alcuni
casi miglioramenti. L'ap puntamento (intitolato «Chi ha paura della verità su Stamina?») è alle 10.30 all'hotel
Nazionale, saranno presenti anche due medici che hanno in cura i bambini, Marcello Villanova (neurologo
dell'ospedale Nigrisoli di Bologna) e Imma Florio (pediatra di Sofia, la bimba diventata simbolo della lotta
proStamina), per «un confronto diretto che possa finalmente chiarire la realtà dei fatti e porre al centro della
questione la tutela della dignità dei malati». Non ci sarà invece Vannoni, presidente di Stamina, perché
«questa è un'iniziativa dei genitori». Le famiglie mostreranno la documentazione che «attesta gli esiti degli
esami laboristici e strumentali, dalle indagini generali fino a quelle selettive per l'esplorazione diagnostica dei
vari tessuti, organi, apparati e sistemi», si legge in un comunicato. Alla conferenza stampa sono stati invitati il
ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rappresentanti dell'Istituto superiore di sanità, del Centro nazionale
trapianti, le commissioni Sanità di Camera e Senato, il Comitato interparlamentare per la difesa delle cure
compassionevoli. Sono invitati anche tutti i procuratori d'Italia, in particolare le Procure di Torino, Cuneo,
Brescia, Milano, Napoli e le Procure incaricate di indagare in seguito a denunce e querele dei pazienti che,
pur avendo ottenuto un'ordinanza dai giudici, non hanno avuto accesso alle cure compassionevoli. Vannoni,
dal canto suo, interviene difendendosi dalle pesanti accuse e annunciando contromosse. In un'intervista a
Repubblica dichiara infatti: «Continueremo la sperimentazione all'estero, non ho truffato nessuno e mai preso
un soldo. Abbiamo individuato una clinica a Capo Verde». Intanto si avvia verso la chiusura l'inchiesta della
Procura di Torino, aperta nel 2009. Il pm Raffaele Guariniello ha richiesto a un gruppo di medici farmacologi
una consulenza conclusiva, che potrebbe essere pronta prima di fine anno. E non intende chiedere ulteriori
proroghe per l'inchiesta, i cui termini stanno per scadere. Potrebbero perciò essere inviati nei primi giorni del
2014 dalla procura di Torino gli avvisi di conclusione indagini. L'inchie sta riguarda una ventina di persone, tra
cui Vannoni e alcuni medici degli Spedali Civili di Brescia, dove la terapia viene somministrata tuttora come
«cura compassionevole». Secondo gli investigatori, oltre a non essere sottoposta ad alcun tipo di controllo
scientifico, la terapia non porterebbe alcun miglioramento clinico nei pazienti. I magistrati valutano, inoltre, i
versamenti di diverse migliaia di euro fatti a favore della Fondazione da numerosi parenti dei malati a titolo di
donazione.
IL METODO LE ANALISI Dalle analisi dei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di
Brescia non emergono prove concrete di miglioramenti. Nelle analisi sono riportati il numero di infusioni
effettuate da ciascun malato e la patologia di cui soffre, oltre a una valutazione generale delle condizioni dei
pazienti L'INCHIESTA La Procura di Torino non sarebbe orientata a chiedere proroghe per l'inchiesta sulla
Stamina Foundation, i cui termini stanno per scadere. Nei prossimi giorni il pm Raffaele Guariniello potrebbe
inviare gli avvisi di chiusura indagine alle persone coinvolte nell'inchiesta I GENITORI DEI BIMBI I genitori dei
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Cura stamina flop totale E il guru va in Africa
28/12/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
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bambini sottoposti alle infusioni del protocollo Stamina a Brescia hanno indetto una conferenza stampa per
oggi a Roma per mostrare certificati ed esami medici che escluderebbero effetti collaterali, attesterebbero
l'arresto della degenerazione delle patologie e, in alcuni casi, dei miglioramenti
Foto: Davide Vannoni [LaPresse]
29/12/2013
Libero - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Al San Raffaele una medicina più «umana»
C.MA.
ROMA Se si chiede a bruciapelo qual è la cosa più pesante da affrontare, in una degenza, in un ricovero
ospedaliero, il più delle volte la risposta non sarà solo la paura della malattia, o del dolore fisico, ma l'idea di
essere «un numero», uno fra i tanti, di non avere un rapporto personale con i medici e il personale
infermieristico. E, d'altra parte, essere allo stesso tempo «tecnico» e «filantropo» è proprio la sfida che ogni
medico deve affrontare, per raggiungere la dimensione ideale della professione. Conoscere cioè, ovviamente,
la medicina, ma anche saper comprendere il paziente e rispettarne la volontà: l'atto medico che diventa etico,
un atto di personalizzazione e umanizzazione prima ancora che atto tecnico. Sarà questo il focus del
convegno che si terrà il 10 gennaio 2014 dalle 14.30 alle 18.30 presso il San Raffaele di Roma in Via di Val
Cannuta 247. Si tratta del primo seminario di Umanizzazione in Medicina: «L'assistenza e il paziente. Qualità
e centralità in un processo di umanizzazione». Durante i lavori del seminario si alterneranno, coordinati da
Massimo Fini e Enrico Garaci, esperti del settore e medici. Tra gli altri, Elio Cardinale, vice presidente
Consiglio Superiore di Sanità, Giorgio Albertini, direttore del Dipartimento Disabilità dello Sviluppo motorie e
sensoriali, IRCSS San Raffaele Pisana, don Andrea Manto, responsabile Pastorale Sanitaria della Diocesi di
Roma. Da ricordare che da anni si moltiplicano le iniziative per ripensare il rapporto tra medico e paziente e
per rendere la medicina «umanizzata». Lo stesso gruppo San Raffaele ha promosso corsi per formare, in tal
senso, personale medico e paramedico, come ad esempio corsi specifici sulla «comunicazione» con i
pazienti, soprattutto in condizioni difficili, gravi, e con i parenti.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
100
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CONVEGNO A ROMA
29/12/2013
Libero
Pag. 36
(diffusione:125215, tiratura:224026)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Creare gruppi di giovani oncologi e implementare la collaborazione con il medico di medicina generale
Melanoma: servono ricercar prevenzione e sinergie
Paola Queirolo dell'Istituto perla Ricerca sul Cancro di Genova neopresidente dell'Intergruppo Melanoma
Italiano (IMI)
LARA LUCIANO
TESTO NON REPERIBILE!!! Melanoma: servono ricerca, prevenzione e sinergie
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
101
29/12/2013
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 14
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Paita e i medici, metti una sera a cena
La corsa per le regionali inizia a tavola con primari, dirigenti e imprenditori della sanità
GUIDO FILIPPI
APPUNTAMENTO davanti al monumento dei Mille e cena con vista sull'orizzonte della politica ligure. Sarà
anche una coincidenza ma da uno scoglio di Quarto è partita, in sordina, senza fare pubblicità, la traversata
di Raffaella Paita , assessore regionale alle Infrastrutture, ma anche candidata (non ancora ufficiale) di una
parte del Pd al timone della Regione, al posto di Claudio Burlando che la vede benissimo al suo posto dalla
primavera 2015. È salita quasi subito sul pullman di Renzi e dall'altra settimana fa parte della direzione
nazionale del Pd. Lei interviene a fine cena e sta attenta a non parlare da candidato presidente. «Non so
ancora cosa farò ma voglio conoscere e approfondire il tema della sanità di tutta la Liguria. Mi auguro che ci
sia la possibilità di organizzare altri incontri». Tradotto dal politichese: vento leggero di campagna elettorale e
i primi a salire a bordo sono i medici e i dirigenti della sanità ligure. L'occasione ufficiale sono gli auguri per le
feste davanti a una pizza o quattro portate di pesce per riunire una quarantina di persone attorno a una di
tavoli. È una serata strettamente ad inviti, ma si paga alla romana e prima di uscire, ognuno deve passare
dalla cassa: 15 euro per la pizza e 25 per il menù di pesce. Gli invitati arrivano da quasi tutta la Liguria, ma
non ci sono spezzini anche perchè lì l'aspirante presidente non ha bisogno di farsi conoscere alla Spezia
dove ha iniziato la carriera politica. L'unica eccezione è il direttore generale della Asl 5 Gianfranco Conzi ,
manager di lungo corso, stimatissimo dalla Paita che non più tardi di dieci giorni fa si è sbilanciata: «Con
lungimiranza e coraggio ha guidato per sette anni uno dei periodi di cambiamento più radicale ed efficace
della sanità spezzina». Il manager genovese è stato uno dei protagonisti della serata, anche grazie agli ottimi
rapporti con l'assessore ma la prenotazione al ristorante di Quarto è stata fatta da Stefano Freti , dirigente del
San Martino e poi della Asl 3, ora in pensione. Il tavolo d'onore è da quattro: Paita - look elegante ma sportivo
l'assessore ai Trasporti Enrico Vesco , l'avvocato Luigino Montarsolo , già presidente della Fiera di Genova e
di Iren acqua a gas, e Conzi che ha tenuto banco con le sue battute e i suoi aneddoti sulla sanità, tra gossip e
disavventure (sanitarie e amorose) dei medici genovesi. «La Lella era soddisfatta e si è divertita tanto», ha
ripetuto a fine cena. Tra i camici bianchi genovesi il primario ginecologo del Villa Scassi Gabriele Vallerino , il
primario urologo del Galliera Giuseppe Conzi (cugino del manager), l'ex direttore di Anatomia Patologica del
Gaslini Claudio Gambini con "l'allievo" Gianni Tunesi che dirige il dipartimento della Asl 3, mentre per il San
Martino Ist c'è il chirurgo plastico Paolo Tavilla . Claudio Lombardo che ha lavorato per una vita all'Ist e ora
raccoglie fondi per la ricerca scientifica, racconta i suoi rapporti sull'asse Roma-Bruxelles. Lavora alla Asl
spezzina, ma è genovese il medico Pd Ermanno Pasero , già fedelissimo dell'ex sindaco Vincenzi, ora legato
a Pippo Civati . Doveva esserci, ma ha dato forfait alla vigilia l'ex manager della Asl 3 Renata Canini, che è il
braccio destro di Conzi alla Spezia. Grande protagonista Cristina Cenderello , dirigente della Asl genovese e
renziana della prima ora, come buona parte degli invitati, e come il fratello Giovanni , infettivologo del
Galliera, invitato ma assente. Non c'è nemmeno il marito, Domenico Mimmo Crupi , manager della sanità che
è stato costretto a trovare lavoro lontano dalla Liguria: da cinque anni dirige l'istituto scientifico "Casa sollievo
della sofferenza" di San Giovanni Rotondo, conosciuto anche come l'ospedale di Padre Pio. È considerato
uno dei manager di fiducia del Vaticano, fa il pendolare tra la Puglia e Carignano, e ha sempre nostalgia di
casa. Non poteva mancare il fronte imperiese di medici e dirigenti. Non si sono divisi nemmeno a tavola
Marco Damonte Prioli (direttore dell'informatica della Asl 1, consulente della Regione e numero due della Asl
genovese per tre anni), l'ex direttore sanitario Michele Orlando (incarico dalla giunta sulla razionalizzazione
della spesa), il primario di Otorino Ettore Ferrari e la responsabile della Medicina legale Simona Del Vecchio.
Non potevano mancare alcuni rappresentanti della sanità privata. Federico Patrone , direttore generale del
gruppo Fides della famiglia Suriani , che gestisce una mezza dozzina case di riposo; è stato tra i primi ad
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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IL RETROSCENA APPUNTAMENTO A INVITI IN UN LOCALE DI QUARTO. È LA PRIMA USCITA
ELETTORALE DELL'ASSESSORE ALLE INFRASTRUTTURE
29/12/2013
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 14
(diffusione:103223, tiratura:127026)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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essere contattati e ha discusso a lungo con il savonese Fabio Giusto , che sta seguendo le orme del padre
Giovanni nella gestione di un gruppo di strutture sanitarie psichiatriche del ponente. Medici, manager della
sanità ma non solo come Luigi Ballauri , cresciuto a pane e Psi, un'esperienza giovanile all'epoca delle Usl,
ex assessore comunale, vicino a Burlando, e da anni presidente del consorzio dei Macelli di Ca' de Pitta, in
Valbisagno. Si è mobilitato per la cena e si è impegnato a riunire a tavola altri nomi della sanità per sostenere
la candidatura della Paita. La campagna elettorale è salpata da Quarto.
Foto: GIANFRANCO CONZI direttore generale Asl 5 spezzina
Foto: GABRIELE VALLERINO primario Ginecologia Villa Scassi
Foto: SIMONA DEL VECCHIO direttore Medicina legale Asl 1
Foto: MARCO DAMONTE PRIOLI dirigente Asl 1 imperiese
Foto: ERMANNO PASERO direzione sanitaria Asl 5 spezzina
Foto: LUIGI MONTARSOLO avvocato
Foto: LUIGI BALLAURI imprenditore ed ex assessore Genova
Foto: MICHELE ORLANDO direzione sanitaria Asl 1 imperiese
Foto: L'assessore regionale alle Infrastrutture Raffaella Paita
30/12/2013
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 12
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Ecco i farmaci biosimilari, approvati dall'Europa
COSTANO ALMENO il 30 per cento in meno alla sanità. E potrebbero liberare risorse da destinare ad altre
spese. Questa la realtà dei farmaci biosimilari, ovvero le "copie" dei medicinali biotecnologici. Per ora ne sono
disponibili solamente di tre tipi, ma nei prossimi anni potrebbero esserci un vero boom di questi farmaci,
compresi anche trattamenti per la cura dei tumori, come ad esempio i "proiettili intelligenti" che attaccano
solamente cellule neoplastiche. «A differenza dei classici generici, i biosimilari, essendo biotecnologici, per
ottenere l'autorizzazione al commercio devono effettuare numerose prove precliniche e cliniche sull'uomo,
che dimostrino la sovrapponibilità in termini di efficacia e sicurezza spiega Armando Genazzani, docente di
Farmacologia allUniversità del Piemonte Orientale «l'Europa, attraverso l'agenzia europea dei medicinali,
approva la documentazione dei biosimilari. Quindi non bisogna credere che, poiché questi farmaci sulla carta
costano meno, la qualità del prodotto sia inferiore, anche perché gli studi clinici vengono valutati poi dalle
stesse autorità regolatorie». Il problema, forse, potrebbe nascere in futuro quando un farmaco antitumorale,
studiato magari per il trattamento del tumore che ha già dato metastasi, venisse usato già nelle fasi iniziali
della malattia. Su questo fronte molti esperti oncologi hanno ribadito quanto rimane importante la scelta dello
specialista, chiedendo controlli mirati dopo la registrazione di un eventuale biosimilare, ad esempio per la
cura del tumore al seno, e soprattutto molta cautela nel passare direttamente da una possibile indicazione a
un altra. «Ogni farmaco, giunto sul mercato, ha un rischio-beneficio da appurare sul campo, e forse è questa
la differenza tra il farmaco di riferimento e il biosimilare nella fase iniziale di commercializzazione» precisa
Genazzani «in teoria i due farmaci sono sovrapponibili, e quindi la prescrivibilità dell'uno o dell'altro, agli occhi
del medico, dovrebbe essere totalmente casuale. L'esperienza e la fiducia di ciascun medico è sempre a
favore del farmaco che meglio conosce, e dal profilo rischiobeneficio consolidato. Con l'uso, tuttavia, si va ad
acquisire e consolidare il rischio-beneficio e si ha la certezza della sovrapponibilità. L'ideale è all'inizio sia
solo lo specialista a indicare la cura, ma che con il tempo, la scelta passi alla sanità pubblica».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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L'ALTERNATIVA
28/12/2013
ItaliaOggi
Pag. 18
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Contro l'obesità studi sugli orsi
ANGELICA RATTI
Gli orsi sono grandi mangiatori: ingrassano eppure non si ammalano e non soffrono patologie come il diabete
e malattie cardiovascolari. Per questo sono diventati materia di studio da parte di alcuni ricercatori americani
impegnati nella lotta contro l'obesità. In particolare, Kevin Corbit, che lavora per l'industria farmaceutica
Amgen Inc, sta conducendo numerosi test sugli orsi grizzly nel laboratorio del centro degli orsi dell'università
di Washington, la meglio attrezzata al riguardo. L'obiettivo è di sviluppare qualche nuovo farmaco per ridurre
l'obesità e contrastare in maniera nuova malattie come il diabete. Gli orsi possono ingurgitare anche 58 mila
calorie in un giorno e ingrassare di 450 chili senza che la loro salute ne risenta. Prima di andare in letargo,
nella settimana precedente, gli orsi ingoiano una bella provvista di mele, salmoni, frutti di bosco. Il tutto senza
conseguenze negative per il loro colesterolo e neppure per la loro pressione. Durante il periodo di letargo il
peso si riduce progressivamente. Quello che i ricercatori vogliono comprendere è come sia possibile che
questo cambiamento di peso avvenga senza problemi negli orsi. Gli studi sembrano suggerire che gli orsi
possano «aggiustare» la loro sensibilità all'ormone dell'insulina durante il periodo del letargo per tornare alla
normalità una volta usciti dalla letargia. Il segreto sta nel genoma e questa sarà la prossima tappa dello
studio di Kevin Corbit. Le due pagine di «Estero - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di Sabina Rodi
Foto: Orso grizzly
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Ingrassano senza malattie: ricerca Usa
28/12/2013
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Pubbliche le 36 cartelle degli Spedali Civili di Brescia: «Nessun miglioramento nei pazienti» A TORINO pronti
i primi avvisi
Stamina Foundation? Una onlus «animata dall'intento di trarre guadagni dai pazienti affetti da patologie
senza speranza». La Procura di Torino sta per chiudere l'inchiesta contro Davide Vannoni. L'accusa è truffa.
Da Brescia le cartelle confermano: nessun miglioramento. Oggi parlano i genitori. TARQUINI A PAG. 15 Non
avrebbe effetti collaterali, ma nessuno dei pazienti curati agli Spedali di Brescia con il metodo Stamina è
migliorato. Il quadro clinico è rimasto per lo più stazionario se non addirittura peggiorato. Nei rari casi nei
quali vengono riferiti progressi clinici è con riferimento a documentazione presentata dai genitori dei piccoli
malati come la coppia che agli atti ha fornito un video della bambina. Sono i risultati delle 36 cartelle cliniche
di pazienti (ventuno bambini, 13 adulti su 13 patologie diverse) trattati con il metodo Vannoni durante la
sperimentazione e trasmessi in via ufficiosa dai medici di Brescia al comitato istituito dal ministero della
Salute. Sono stati resi noti ieri, proprio mentre la Procura di Torino ha deciso di non avere necessità di
proroghe per l'inchiesta su Stamina Foundation e potrebbe inviare gli avvisi di fine indagine a brevissimo,
prima della fine dell'anno. «Una Onlus che cercava solo di far soldi sui malati terminali» è la durissima accusa
del pm Guariniello. Per Davide Vannoni e altre 13 persone è stato chiesto il rinvio a giudizio per associazione
a delinquere finalizzata alla somministrazione di farmaci pericolosi e alla truffa. Ma i risultati della relazione
tecnica conclusiva che la Procura ha richiesto a un gruppo di medici farmacologi potrebbero peggiorare la
situazione trasformando il capo di imputazione in omicidio colposo. Secondo gli inquirenti, la Onlus di
Vannoni operava nell'intento di trarre guadagni da pazienti affetti da patologie senza speranza. Persone che
invitavano i malati a non raccontare nulla in giro perché le terapie erano vietate. Agli atti anche la frase «per
fortuna i malati sono in aumento», riferita ai magistrati da un paziente, che dimostrerebbe l'intenzione la vera
ragione sociale di Stamina Foundation, speculare sul dolore. La replica di Vannoni però non si è fatta
attendere: «È ovvio - ha spiegato all'Adnkronos - che le cartelle dei pazienti di Brescia non contengano prove
di miglioramenti. Gli Spedali Civili, infatti, si sono fermati alla valutazione dell'innocuità della terapia, ossia si
sono limitati a raccogliere la mancanza di effetti collaterali, essendo terapie compassionevoli e non una
sperimentazione». L'ultima stroncatura arriva alla vigilia della conferenza pubblica organizzata da Stamina
Foundation con i parenti dei piccoli malati. «Chi ha paura della verità su Stamina?» si terrà domani a Roma.
Loro, i genitori dei piccoli malati, non ci stanno e sono arrabbiatissimi contro quello che definiscono «l'attacco
del Male contro l'unico metodo che offre speranza». «Mostreremo ai giornalisti certificati ed esami medici che
escluderebbero effetti collaterali - dicono - e anzi attesterebbero l'arresto della degenerazione delle patologie
e in alcuni casi miglioramenti». Saranno dunque esibiti i certificati medici di neurologi, neuropsichiatri e altri
specialisti e poi le cartelle di dimissioni dei piccoli, che lo stesso ospedale rilascia al termine di ogni infusione
e dove vi è nero su bianco quanto fatto. Annunceranno anche la costituzione di una Onlus dei genitori dei
pazienti in cura a Brescia, indipendente e libera. Alla conferenza sono stati invitati il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin, i rappresentati dell'Istituto superiore di sanità, del Centro nazionale trapianti, le
commissioni Sanità di Camera e Senato, il Comitato interparlamentare per la difesa delle cure
compassionevoli. E tutti i procuratori d'Italia. Compresi quelli di Torino che hanno squarciato il velo su
Stamina. In questi ultimi giorni Vannoni ha pubblicato sulla sua pagina Facebook diverse carte. Alcune
rispondono ai rilievi più gravi fatti dai tecnici incaricati di studiare irregolarità sul metodo, come l'uso di
materiale animale che esporrebbe potenzialmente alla trasmissione di diversi virus e al morbo della mucca
pazza; o l'accusa di utilizzare per la preparazione delle infusioni cellule prelevate da malato a malato, pratica
che comporterebbe diversi rischi, primo fra tutti l'incompatibilità. Dice Vannoni, sì, è vero. In questa
sperimentazione sono state usate sostanze di origine animale, ma provengono da Paesi sicurissimi e sono
state sottoposte a sterilizzazione terminale. Quanto al trapianto di cellule da paziente a paziente - spiega
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Stamina, il pm accusa: volevano far soldi
28/12/2013
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:54625, tiratura:359000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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ancora Vannoni - si è verificato una sola volta e per esigenze di tempestività nel trapianto. Quello che invece
risulta agli atti dalle 36 cartelle mediche consegnate al primo Comitato è un materiale raffazzonato, non
accompagnato da analisi di laboratorio come ecografie o tac. Mancano anche le semplici valutazioni di
miglioramento o peggioramento della malattia. In alcuni caso le caselle sono state lasciate in bianco. L'unico
dato certo riguarda il paziente malato di atrofia multisistemica morto due settimane dopo l'infusione. In questo
caso, l'unico, è stato escluso qualunque collegamento tra il decesso avvenuto nel febbraio del 2012 e la
terapia.
Foto: Una recente protesta dei malati a sostegno della cura Stamina FOTO LAPRESSE . . . Oggi la
manifestazione dei genitori dei malati: «Bugie: mostreremo i certificati medici» . . . La replica di Vannoni: «Si
sono fermati alla valutazione di innocuità della terapia»
30/12/2013
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Stamina, fuori la verità
MARIA ANTONIETTA COSCIONI ASSOCIAZIONE COSCIONI
La domanda che ci dobbiamo porre è: com'è possibile che sia accaduto quello che non è esagerato definire
una gigantesca manipolazione dei fatti? Si può ben comprendere il dolore di famiglie disperate perché
persone care soffrono, condannate da mali crudeli; ma questo non può e non deve giustificare le pretestuose
speculazioni cui assistiamo. SEGUE A PAG.9 Sul «caso Stamina» la comunità scientifica internazionale si è
espressa in termini inequivocabili. La procura di Torino definisce la Stamina Foundation «una Onlus che
cercava solo di far soldi sui malati terminali ». Chi ha seguito la vicenda ha appreso di un network di
laboratori e società commerciali, sparsi tra Svizzera, San Marino, Messico, Hong Kong; il procuratore
Guariniello raccoglie le strazianti testimonianze di genitori che hanno pagato migliaia di euro confidando nel
miracolo di una guarigione impossibile. Il professor Michele De Luca che guida il centro di medicina
rigenerativa Stefano Ferrari di Modena definisce Stamina «un presunto metodo che non ha alcuna valenza
scientifica e terapeutica. Ci si sta approfittando della disperazione delle famiglie dei malati gravi,
infischiandosene dei limiti e delle regole della scienza». Quello che è grave è che le istituzioni, la politica,
hanno assistito, sostanzialmente inerti, delegando, ancora una volta, alla magistratura i compiti che sono
suoi. Ora si attende che il giudice risolva i problemi che la politica ha creato, e disinneschi in qualche modo
questa bomba, che - quale che sia la fine di questa penosa storia - avrà effetti comunque devastanti. A
questo punto, è utile ripercorrere alcuni passaggi della vicenda. ARITROSO Due anni fa, il 28 settembre 2011
gli Spedali Civili di Brescia e la Stamina Foundation Onlus di Davide Vannoni si accordano definitivamente al
fine di «produrre linee cellulari staminali adulte di tipo mesenchimale/stromale per utilizzo autologo o
eterologo da utilizzare nell'ambito della medicina rigenerativa » nel Laboratorio Cellule Staminali della
struttura. Del giorno successivo, il 29 settembre, sono le prime due autorizzazioni al trattamento, per i
pazienti M.L.G. e C.C.M. affetti da atrofia muscolare spinale. Verosimilmente le iniziali del primo coincidono
con quelle del Signor Merlino Luca Giuseppe, attuale direttore vicario della direzione generale salute della
regione Lombardia, il cui donatore aveva fornito le proprie«cellule» il giorno prima dell' autorizzazione e il
Comitato etico aveva espresso il parere favorevole già il 6 settembre, cioè prima della conclusione
dell'accordo con Stamina... Nel maggio del 2012 l'Agenzia del farmaco (AIFA), a seguito delle indagini dei
NAS, sentito il Ministero della Salute dispone il divieto di produrre e somministrare cellule staminali agli
Spedali civili di Brescia. Ordinanza impugnata, i tribunali di Brescia e Venezia danno il via libera a Vannoni. Si
arriva al 25 marzo 2013 - a Parlamento appena rinnovato e Commissioni di merito non ancora costituite quando il ministro della Salute Balduzzi con decreto di urgenza autorizza la prosecuzione del trattamento a
quei pazienti che già vi sono sottoposti. Il 2 maggio 2013 il neo ministro della Salute Lorenzin convoca una
prima riunione su Stamina con rappresentanti di Ministero, AIFA, Istituto Superiore Sanità, Centro Nazionale
Trapianti, Gabinetto e segreteria scientifica dell'ex Ministro Balduzzi. Vuole essere informata sullo stato della
terapia, la normativa esistente e l'iter seguito dal governo precedente. Tredici giorni dopo, la commissione
Affari Sociali della Camera avvia una indagine conoscitiva e dal Parlamento nonostante il lavoro allarmante di
Guariniello, dei NAS, del CNT, dell'Iss e della messa in stato d'accusa di Stamina, datati 2012, con la
comunità scientifica nazionale e internazionale contraria, viene convertito in legge il decreto che prevede
l'avvio di unasperimentazione clinica allargata anche a casi non oggetto di provvedimento dell'autorità
giudiziaria, di impiego di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva con uso di cellule
staminali mesenchimali (si tratta solo del «caso Stamina»). Una «sperimentazione» assolutamente anomala,
«condotta anche in deroga alla disciplina vigente»: l'Italia rischia di eliminare drasticamente tutte le regole
scientifiche che sono state sempre ritenute necessarie. Nelle settimane successive si assiste a una lunga
serie di riunioni e consultazioni promosse dal Ministero della Salute e infine il 1 luglio il ministro Lorenzin
comunica la nomina del Comitato Scientificodella sperimentazione. A questo punto si assiste a un vero e
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LA RICHIESTA
30/12/2013
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:54625, tiratura:359000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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proprio boicottaggio da parte di Vannoni, che diserta le convocazioni, non fornisce la documentazione
completa richiesta e infine contesta il Comitato scientifico che all'unanimità esprime un parere negativo sul
metodo. PUBBLICITÀ Il resto è storia nota: il Tar, con una sua discutibile sentenza, riapre il caso; e a questo
punto si attende l'esito del pronunciamento della seconda commissione nominata dal ministro della Salute.
Nel frattempo, polemiche, contestazioni e recriminazioni divampano. Trasmissioni televisive danno spazio a
improvvisati esperti che accusano di voler impedire la speranza per i malati, e un trattamento inefficace e
forse perfino dannoso si continua a spacciarlo come miracoloso. Il ministro Lorenzin a questo punto potrebbe
liberare dall'accordo di riservatezza i membri del primo comitato (quello bocciato dal Tar) e soprattutto
rendere pubblico integralmente il loro lavoro; così come il protocollo Vannoni, affinché possa essere da tutti
valutato. Se si ripercorrono con attenzione tutte le fasi della vicenda, ci si rende conto che quasi tutte quelle
che oggi vengono date per «notizie » e «rivelazioni», in realtà non lo sono affatto: chi doveva sapere, ministri,
politici, esperti, sapeva, era già nella condizione di intervenire. Perché pur disponendo di tutte le informazioni
necessarie, non è intervenuto? Perché il Parlamento non ha fino ad ora disposto una Commissione
d'inchiesta sul caso Stamina che possa operare con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità
giudiziaria? Cosa non si vuole o non si deve scoprire? Cosa si vuole nascondere su una materia di pubblico
interesse come il caso Stamina?
Foto: Davide Vannoni con malati FOTO RAVAGLI/INFOPHOTO
30/12/2013
ItaliaOggi Sette - Italiaoggi sette
Pag. 22
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Antonino D'Anna
Qui Bolzano, al primo posto nella classifi ca «affari e lavoro» del Rapporto, e seconda nella classifi ca
generale. Qualità della vita vuol dire anche salute, e sotto questo profi lo l'Alto Adige non può lamentarsi,
grazie a servizi effi cienti anche se c'è ancora molto da fare per tagliare i tempi d'attesa. A spiegarlo a
ItaliaOggi Sette è Susanna Hofmann, presidente dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani)
per la Provincia autonoma di Bolzano. Osserva Hoffman: «Bolzano e provincia che cosa offrono di più per la
qualità della vita? Socialmente offrono molto: per esempio, chi non deambula più ha un contributo per una
badante o la famiglia». E aggiunge: «Come prevenzione penso che qui si faccia anche un buon lavoro, come
ad esempio lo screening del colon per i tumori dell'intestino - ma quello lo fanno anche le altre regioni - o lo
screening per il tumore al seno. I pazienti anziani da noi ricevono un assegno mensile e sono assistiti bene,
nella prevenzione andiamo anche abbastanza bene». E i risultati non mancano. La delibera 1907 della
Giunta provinciale di Bolzano ha stabilito in questi giorni che, in base ai contatti tra la Ripartizione Sanità della
provincia autonoma e Federfarma Bolzano, entro marzo partirà un progetto pilota per la sperimentazione
della prenotazione telematica di visite specialistiche direttamente in farmacia. Le prime cinque dovranno
essere collegate al Cup dell'Asl altoatesina entro dicembre 2013. All'ospedale di Brunico è invece attiva da fi
ne novembre Klinik-Tv, la tv interna, per informare i degenti su reparti e offerte. Siena, invece, si è classifi
cata al 41esimo posto per Affari e lavoro. A evidenziare tutte le criticità della provincia è Paolo Campinoti,
presidente Confi ndustria Siena. «Per quanto riguarda i nostri dati», afferma, «non si rilevano la presenza di
aspettative né di consuntivo in termini di aumento di fatturato, produzione, vendite e occupazione. In
particolare, il fatturato risulta distante da una repentina inversione di tendenza, con il 63,6% degli associati
intervistati che si attende un'ulteriore contrazione del volume d'affari nonché riduzioni del proprio organico».
«È vero», continua Campinoti, «che nel secondo trimestre 2013 le aziende registrate sono aumentate come è
vero che sono diminuite, in termini tendenziali, le ore autorizzate di cassa integrazione totali: (-6,0%), operai
(-2,6%) e impiegati (-21,2%); come infi ne è vero che si è verifi cata una ripresa degli scambi commerciali con
l'estero».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Bolzano al top nella sanità A Siena aziende in ginocchio
30/12/2013
ItaliaOggi Sette - Italiaoggi sette
Pag. 51
(diffusione:91794, tiratura:136577)
Sistema salute
Pisa si classifi ca al primo posto nella dimensione salute e conferma il secondo piazzamento già conseguito
nella passata edizione. La provincia di Pisa si caratterizza sia per una buona dotazione di personale medico e
infermieristico, sia per un'ottima disponibilità di posti letto in reparti specialistici. Seguono Milano (11ª nel
2012), Isernia (al primo posto lo scorso anno) e Siena (3ª nella edizione precedente). Nelle 20 posizioni di
testa (erano 16 nel 2012), all'interno delle quali sono ricomprese le province in cui il sistema salute è
caratterizzato da una buona disponibilità di servizi sanitari,fi gurano6 province del nordovest (Vercelli e
Alessandria in Piemonte, in 8ª e 18ª posizione, Aosta in 19ª posizione, Milano e Pavia in Lombardia al 2° e al
15° posto, Genova in Liguria in 7° posizione), 5 del Nordest (Belluno e Rovigo in Veneto in 9ª e 12ª
posizione; Pordenone in Friuli-Venezia Giulia in 10ª posizione, Bologna e Ferrara al 14° e 16° posto), 4
province in Italia centrale (Pisa e Siena al primo e al quarto posto; Ancona al 6° posto e Roma al 5°) e 5
province dell'Italia meridionale e insulare (Isernia e Campobasso in Molise rispettivamente al 3° e al 13°
posto; Potenza in Basilicata al 20° posto, Messina in Sicilia in 17ª posizione). Ad ogni modo, la scarsa
consistenza delle province ricomprese nelle posizioni di testa indica che nelle province italiane la dotazione di
servizi sanitari a livello provinciale si attesta in prevalenza su livelli medi o medio-bassi. In generale, per
quanto riguarda la distribuzione territoriale dei servizi, questa si presenta ampiamente eterogenea. I servizi
sanitari si concentrano prevalentemente nelle province in cui è presente un grande centro urbano (Roma,
Milano), in poli di eccellenza nella ricerca medica (Pisa, Siena), ma esistono anche altri fattori. La
eterogeneità nella distribuzione territoriale può infatti ri ettere l'esistenza di differenti bacini di utenza o ri
ettere specifi che scelte politiche nazionali e locali. Va comunque notato che nelle prime 50 posizioni fi
gurano tutte le province in cui sono presenti centri urbani di dimensioni medie e grandi. Nel complesso, il
numero di province in cui la dotazione di servizi medico-ospedalieri e diagnostici risulta scarsa o insuffi ciente
ammonta a 57 unità su 110, contro le 59 unità su 103 censite nel 2012. Le posizioni di coda comprendono 21
province, a fronte delle 19 censite nella passata edizione. Nel gruppo 4, due appartengono al nordovest; una
al nord-est; 5 in Italia centrale; 13 infi ne in Italia meridionale e insulare. Chiude la classifi ca del sistema
salute la provincia del Medio Campidano. Ripartizioni territoriali Popolazione Nord- Nord- Centro Mezzogiorno
ovest est e isole Totale 1 Buona 6 5 4 5 20 2 Accettabile 9 7 5 12 33 3 Scarsa 8 9 8 11 36 4 Insufficiente 2 1
5 13 21 Totale 25 22 22 41 110
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QUALITÀ DELLA VITA 2013
28/12/2013
Il Fatto Quotidiano
Pag. 8
(tiratura:100000)
Vannoni: tanto marketing, zero risultati
BOCCIATURA "Nessuna prova di miglioramenti" per 36 pazienti sottoposti al metodo a Brescia. L'inventore:
"Ovvio, hanno solo valutato l'innocuità della terapia"
diGianni Barbacetto Nessuna prova di miglioramenti clinici, nelle schede dei 36 pazienti sottoposti al metodo
Stamina presso gli Spedali Civili di Brescia e ora consegnate al comitato istituito dal ministero della Salute
per valutare il sistema messo a punto da Davide Vannoni. L'uomo che ha scritto in passato due libri che
hanno per titolo Della pubblicità: mente, contesti, mondi immaginari (1998) e Manuale di psicologia della
comunicazione persuasiva (2007). Vannoni è, per chi s'affida alle sue cure, l'ultima speranza di poter guarire.
Per chi invece ha indagato sul suo metodo è un inventore, appunto, di "mondi immaginari", un campione di
"comunicazione persuasiva". Un esperto di marketing che ha messo in pratica le tesi esposte nei suoi libri:
non mediche, ma pubblicitarie. Laureato in lettere e filosofia, Vannoni aveva a Torino una piccola azienda di
ricerche di mercato. Nel 2007 ha un piccolo problema di salute: una paralisi facciale gli blocca una parte del
viso. Si fa curare a Kharkov, in Ucraina, dove viene sottoposto a un trapianto di cellule staminali secondo il
metodo della ricercatrice russa Elena Schegelskaya. L'intervento non è risolutivo, ma Vannoni s'appassiona
al metodo cellulare e, tornato in Italia, apre nel sottoscala della sua azienda di marketing un laboratorio in cui
comincia a sperimentare il trattamento, in società con due biologi ucraini. Inizia subito a "curare" i pazienti,
senza alcun controllo medico e sanitario. Due anni dopo, il laboratorio chiude e i due ucraini tornano in patria.
Arrivano le prime proteste. DOPO L'ESPOSTO di un dipendente della sua società di marketing Cognition, il
magistrato di Torino Raffaele Guariniello apre un'inchiesta per chiarire l'utilizzo medico di cellule staminali al
di fuori dei protocolli sperimentali previsti dalla legge. Dal 2009, Vannoni inizia un nomadismo sanitario della
speranza, girando centri estetici e centri sanitari che si aprono per lui nei giorni festivi: a Torino, Carmagnola,
Trieste, Como, San Marino. Gira in Porsche con targa svizzera. A Lugano hanno sede anche le società che
detengono i diritti internazionali per l'utilizzo del metodo Stamina. Altre società interessate al metodo sono
basate a Città del Messico e Hong Kong. Il colpo grosso gli riesce però a Brescia, dove riesce a far
sperimentare la sua cura presso una struttura pubblica, gli Spedali Civili, anche grazie a Luca Merlino, pezzo
grosso della sanità in Regione Lombardia, che si sottopone al trattamento. Il traguardo è raggiunto grazie alle
Iene: il programma tv gli dedica alcuni servizi che lo consacrano genio incompreso delle malattie impossibili,
paladino della libertà di cura avversato dalla medicina tradizionale e dalle industrie farmaceutiche. Vannoni, in
verità, nel suo metodo infonde più marketing che medicina: mettendo a frutto la sua prima professione, fa
circolare uno straordinario depliant pubblicitario in cui vanta "oltre mille casi trattati, un recupero del danno dal
70 al 100 per cento (90 ictus con 72 recuperi)", con "una gamma di una ventina di malattie trattate". In un
video mostra un ballerino russo affetto da Parkinson che si alza dalla carrozzella "e torna a ballare" e una
giovane paralizzata dalla Sla che riprende a camminare. Il metodo Stamina conquista una schiera di
sostenitori, specialmente tra i malati di sindromi gravi e i loro parenti, che s'aggrappano alla speranza di aver
trovato una cura definitiva. Il mondo medico e scientifico è invece scettico, in assenza di prove: addirittura
preoccupato per i pericoli a cui i pazienti si espongono. Umberto Veronesi dichiara che il caso Stamina
"ripercorre il canovaccio delle vicende Bonifacio e Di Bella", cioè sperimentazioni senza alcun criterio
scientifico "avviate sotto la spinta della piazza". Procure, tribunali, Tar, commissioni scientifiche e ministeri
cominciano a rimpallarsi decisioni contraddittorie. Fino a oggi, con l'inchiesta giudiziaria della procura di
Torino che sta giungendo alle sue conclusioni sul metodo dell'uomo di marketing che voleva rivoluzionare la
medicina.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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CASO STAMINA
28/12/2013
Gente
Pag. 15
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Allora la cura stamina è pericolosa?
I test effettuati dal Nucleo anti sofisticazione dei carabinieri avrebbero evidenziato che il metodo Vannoni può
addirittura esporre i pazienti a gravi rischi per la salute. È davvero così?
Risponde Michele De Luca scienziato Università Modena
Quanto rivelato dalla stampa sul rapporto dei Nas dei carabinieri non mi coglie di sorpresa. Si è più volte
ripetuto che la cura Stamina non esiste: le cellule staminali mesenchimali (cellule staminali adulte che, a
differenza di quelle embrionali, pluripotenti, possono generare solo alcuni tipi di cellule) non possono produrre
neuroni. Per questo avevamo sempre chiesto che Stamina pubblicasse il metodo che sosteneva di adottare
per le cure. Il sospetto, insomma, era forte, ma quanto abbiamo letto del rapporto dei Nas, del quale non
abbiamo motivo di dubitare, va oltre. Il fatto che non siano neppure state trovate cellule mesenchimali, e men
che meno neuroni, ma di fatto "detriti", si commenta da solo. In più, il fatto di impiegare reagenti non certificati
espone i pazienti a gravi rischi per la loro salute. Intendiamoci: si possono impiegare, come viene già fatto,
sieri bovini, ma il tutto deve avvenire in laboratori certificati e secondo precisi protocolli, altrimenti il rischio di
contrarre malattia come la Bce, la sindrome della mucca pazza, è reale. Il punto ancora più grave, stando
sempre alle indiscrezioni che sono apparse sui giornali, è che neppure le cellule prelevate dai donatori
venivano sottoposto a test, un ulteriore rischio di trasmissione di malattie ai pazienti già indeboliti da
gravissime patologie.
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Domande e risposte d'attualità
28/12/2013
Gente - N.1 - 7 gennaio 2014
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Il laser spegne il fuoco in bocca
Più frequenti tra adolescenti e donne, queste piccole ulcere ora si possono eliminare con la laserterapia.
«Basta una sola seduta», spiega il medico
Camilla Tagliabue
Le adolescenti tra i 10 e i 20 anni sono le più colpite, i fumatori, invece, non hanno quasi mai questo
problema: le afte sono una patologia comune nell'età dello sviluppo, ma difficilmente attecchiscono nella
bocca di un tabagista. Tecnicamente si tratta di piccole (dai 4-5 millimetri a un centimetro) e sporadiche
ulcere; quando, però, le lesioni sono ricorrenti e molto fastidiose si parla di stomatite aftosa. Ora si è scoperto
che le onde laser sono un rimedio molto efficace e rapido contro questo problema: «Basta una sola seduta
dal medico o dal dentista per ridurre il dolore», spiega il professor Paolo Vescovi, stomatologo e chirurgo
orale dell'Azienda ospedalierouniversitaria di Parma, nonché presidente della Società italiana di Laser in
Odontostomatologia. «Le differenti lunghezze d'onda possono essere utilizzate per trattare le afte sia
all'esordio sia in fase conclamata. Il laser a bassa energia è completamente indolore, privo di effetti collaterali
e non necessita di anestesia: con un'azione di "biostimolazione" sostiene i processi riparativi accelerando la
guarigione». A seconda della grandezza e della forma, si distinguono tre tipi di afte: minor, major ed
erpetiformi, cioè a piccoli puntini: «Queste ulcerette compaiono sulla mucosa molle interna di guance e
labbra, sulla lingua e sul pavimento della bocca, ma mai sul palato o sulle gengive. In genere, le afte durano
da una settimana a 20 giorni e sono espressione di un'alterazione metabolica, ovvero dipendono da squilibri
o carenze nella dieta di alcune sostanze fondamentali per il nostro organismo, come le vitamine del gruppo B,
l'acido folico e il ferro. In altri casi possono essere scatenate da allergie o intolleranze alimentari, come la
celiachia. Non esistono cause specifiche, ma le afte colpiscono sempre soggetti già predisposti
geneticamente, con una maggior incidenza nelle giovani donne, soprattutto durante il ciclo mestruale, in cui si
registra una leggera anemia. Anche lo stress può provocarle». Così come piccoli traumi, dovuti, ad esempio,
all'apparecchio ortodontico. Comunque, «se effettuata precocemente, la biostimolazione laser determina una
rapidissima guarigione dell'afta nel giro di una giornata. Alcuni studi hanno dimostrato che si può ridurre
persino il rischio e la frequenza delle recidive». Il 60% degli italiani ha avuto un'afta almeno una volta nella
vita; i sintomi sono lampanti: bruciore e pizzicore in bocca, cui segue la formazione di una bollicina
infiammata e dolorosa, che nei casi più gravi compromette e condiziona l'alimentazione. Ecco perché,
quando si hanno ulcerette orali, è bene non mangiare cibi piccanti, acidi, grassi, molto caldi o molto freddi,
ma anche alimenti irritanti come cioccolato e frutta secca. L'uso di alcol è sconsigliato, mentre si deve
mantenere un'accurata igiene orale. «Non esiste una dieta preventiva; le carenze alimentari dipendono
solitamente da problemi metabolici o di assimilazione. Però è sempre bene consumare omega 3 e
antiossidanti». Per curare le afte "fugaci" bastano i prodotti naturali e alcuni farmaci da banco: «Sono lozioni
o gel a base di aloe e vitamine; le pomate al cortisone si usano solo in caso di recidive. Attenzione a non
sottovalutare le ricadute, che possono essere una spia di disturbi sistemici, come malattie gastrointestinali, ad
esempio il morbo di Crohn e la colite ulcerosa».i rimedi casalinghi
aloe, menta e cocco Se le afte si presentano solo occasionalmente, prima di correre dal medico, provate
qualche semplice rimedio fai-da-te, poco dispendioso e semplice da preparare. Se la cura casalinga non fa
effetto dopo 8-10 giorni, però, è meglio rivolgersi allo specialista. l Fate gargarismi con acqua calda e fredda,
latte di cocco o limone. l Preparate un infuso di semi di fieno e foglie di basilico, da bere oppure da usare per
sciacquare la bocca. l Mangiate insalate di pomodori con un po' di curcuma e cibi ricchi di rame e zinco. l
Strofinate delicatamente le afte con ghiaccio tritato per ridurre il gonfiore. l Applicate sulle ulcere aloe vera o
propoli. l Attenzione all'igiene orale: ottimi gli sciacqui con un colluttorio o bicarbonato. l Mangiate yogurt,
specie se ricco di alimenti con vitamina C. l Consumate verdure a foglia verde e cipolle. l Usate come lozione
antinfiammatoria l'olio di menta piperita. l Preparate un impasto di liquirizia e melograno, da spalmare con
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 30/12/2013
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Salute Le afte, un disturbo che colpisce il 60 per cento degli italiani
28/12/2013
Gente - N.1 - 7 gennaio 2014
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cura sulle zone ulcerate.
Foto: QUAnto brUCiAno! Le afte sono molto dolorose, tanto da rendere difficile mangiare. Sciacqui con
colluttori (nella foto più a sinistra) o bicarbonato aiutano ad attenuare il buciore.
29/12/2013
Focus - N.255 - gennaio 2014
Pag. 56
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Ma che medicine prendi?
Il business dei farmaci contraffatti dilaga. La prima precauzione? Occhio agli acquisti online.
Siamo abituati a sentir parlare di borse e abiti con false griffe, in qualche caso addirittura di prodotti alimentari
contraffatti. Ma quando l'allarme riguarda i farmaci la questione è ben più grave perché la falsificazione può
essere a livelli diversi, tutti pericolosi. Luisa Valvo, direttore del reparto qualità dei farmaci chimici unità
anticontraffazione dell'Istituto superiore sanità (Iss), analizza i farmaci contraffatti sequestrati e li divide in 4
categorie. Al primo livello c'è il farmaco che è contraffatto ma è una perfetta imitazione della preparazione
originale: stesso principio attivo nella corretta quantità e identico confezionamento. Si fa più seria la faccenda
nel caso in cui la confezione è identica a quella della specialità medicinale originale, ma il principio attivo è in
quantità inferiore o superiore al dichiarato, generando inevitabilmente un effetto limitato sulla cura o i rischi di
un sovradosaggio. Ancor più grave il caso in cui il farmaco assomiglia al prodotto autentico, ma non contiene
alcun ingrediente attivo. Si finisce con una quarta categoria che raccoglie i farmaci contraffatti che
contengono molecole diverse da quelle dichiarate, più o meno dannose per la salute. Casi estremi? Allarmi
teorici? Macché. CRONACA. In Italia abbiamo già avuto la prima vittima accertata. Si tratta di una donna di
28 anni che era andata a fare un Breath test di intolleranza in un laboratorio privato, non convenzionato e - si
scoprirà poi - neppure in regola. Come ogni paziente sottoposto a quel genere di esame, la paziente aveva
dovuto bere acqua dolce e sorbitolo, una sostanza zuccherina che non altera la glicemia, affinchè si potesse
analizzare l'aria espirata e verificare se la donna fosse intollerante al glutine. Ma bevuto il liquido, la paziente
si era sentita male e in breve era deceduta. In base ai sintomi, il Centro antiveleni di Pavia aveva fatto subito
diagnosi di avvelenamento da nitrito di sodio (E250), alias salnitro. E la somministrazione dell'antidoto, il blu
di me- • tilene, aveva salvato la vita di altre due donne che stavano facendo la medesima analisi in quel
laboratorio. La dose letale di nitrito di sodio proveniva da una busta da 5 kg di presunto sorbitolo, sequestrata
dai Nas nel laboratorio, acquistata su eBay, e contenente per il 30% sorbitolo e per il 70% nitrito di sodio, una
polvere bianca dall'apparenza simile ma capace di indurre un arresto cardiaco. Secondo la polizia britannica il
fatale errore era stato compiuto da una ditta di Belfast, la R&D Laboratories, non registrata negli appositi albi.
Quanto è frequente un caso del genere? Con effetti letali, raro, per fortuna. Ma uno studio dell'Oms ha
documentato 750 casi di contraffazione: solo il 4% dei farmaci contraffatti contenevano il principio attivo della
medesima qualità e dosaggio del farmaco originale. Il 51% dei prodotti non conteneva alcun ingrediente
attivo, il 17% conteneva principi attivi diversi da quelli dichiarati in etichetta, l'll% erano in diversa quantità. IN
RETE. Certo, se i siti di aste online non sono canali ufficiali per i farmaci, esistono ormai anche le vendite
legali di medicinali online, e l'Italia - che finora le ha vietate sotto qualsiasi forma - si appresta ad approvare
almeno la vendita in Rete dei farmaci da banco. «L'asimmetria legislativa fra i Paesi europei è la maggiore
responsabile della vulnerabilità del sistema» aggiunge Andrea Di Nicola, associato di criminologia
all'Università di Trento. «Le farmacie legali europee saranno rese riconoscibili in modo da rendere più sicuro il
mercato, e se qualche farmacia cercasse di vendere illegalmente un farmaco che richiede la prescrizione a
un italiano, sarà intercettata e sanzionata dalle autorità» spiega Domenico Di Giorgio, dirigente dell'Unità
prevenzione della contraffazione dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Ma ci vorrà ancora del tempo perché
il sistema vada a regime. INFILTRAZIONI. Dietro il business dei farmaci contraffatti in vendita online agiscono
la malavita russa e cinese che fingono di spedire prodotti da Paesi apparentemente sicuri. Nel 2011 i farmaci
contraffatti sono stati il primo prodotto sequestrato alle frontiere dell'Ue, aumentati del 700% rispetto all'anno •
precedente. L'Ocse stima che il 75% della contraffazione provenga da Cina e India, transitando per Dubai.
All'Università di Trento ilprogetto FakeCare, condotto insieme a Interpol e Aifa, sta perfezionando un
algoritmo e un software, per ora un prototipo, cha ha un tasso di accuratezza alto, del 96 per cento, capace di
definire automaticamente se la farmacia online è legale o truffaldina. Ma è il lavoro di Sisifo: si chiude una
farmacia e ne spuntano dieci. I medicinali viaggiano in pacchettini anonimi, che dichiarano tutt'altro
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INCHIESTA
29/12/2013
Focus - N.255 - gennaio 2014
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contenuto. FARMACIE SICURE? Ma le farmacie "in carne ed ossa" sono sicure? Nell'ultimo decennio la rete
di vendita italiana non ha avuto infiltrazioni. Questo risultato è stato ottenuto grazie a un sistema di
tracciabilità dei farmaci dalla produzione alla vendita: un'etichetta adesiva con codice abarre, che identifica
ogni singola confezione di medicinale. Le informazioni sono depositate in una banca dati centrale che ha il
compito di ricordare in qualsiasi momento dove si trova una scatola di pillole o un flacone di sciroppo
(ospedali, farmacie o, addirittura, a casa di un paziente) per poterla bloccare in caso di emergenza, o per veri
ficare la regolarità di prescrizioni e consumi. Ma in Inghilterra e Germania sono state registrate infiltrazioni
occasionali di farmaci contraffatti. Un'indagine inedita condotta dagli Stati membri dell'Ue ha rivelato che fra il
2002 e il 2007 sono stati registrati 27 casi di medicinali contraffatti nella catena legale di distribuzione. Gli
italiani sembrano non preoccuparsi di che cosa c'è nelle loro pillole e di chi le abbia prodotte. Quest'anno è
stato chiuso ad esempio il sito 121 doc: farmacia legale inglese che vendeva online agli italiani i farmaci con
un giro di affari di circa 3 milioni di euro l'anno. Una recente indagine ConfcommercioFormat ha rilevato che
poco meno di un italiano su sei (15,6%) ritiene normale acquistare prodotti farmaceutici e parafarmaceutici
online. «C'è chi si vergogna ad andare a chiedere al medico la ricetta per il farmaco contro la disfunzione
erettile, o ne vuole fare un uso eccessivo 0 pericoloso che il medico non avallerebbe, chi vuole comprare
molecole vietate perché pericolose e chi vuole pagare meno» spiega Valvo. 1 più gettonati sono i farmaci per
la disfunzione erettile che ammontano al 50% circa dei farmaci contraffatti, soprattutto Viagra, Cialis, ma
anche Levitra; poi dimagranti e molecole per il doping sportivo. «Occasionalmente troviamo fra i farmaci
sequestrati anche qualche prodotto "magico" cubano come il veleno di scorpione» continua Valvo. «Qualche
volta abbiamo sequestrato un farmaco per il deficit di attenzione». «Il business della contraffazione dei
medicinali in Italia non è quantificabile con precisione» ammette Di Giorgio. «In base all'uscita di valuta verso
le farmacie europee, io lo stimo nell'ordine delle decine di milioni di euro». © Amelia Beltramini SHAWN
BALDWIN, STEFANO DE LUIGI
www.farmacia.com 1 FARMACIE ILLEGALI www.meds-pharmacy.com/ http://fit.rx-euro.com/ www.bestcheap-pharmacy.com/ http://comprareviagra-on.com/ www.slimgeour.com/ www.steroidshop.eu/ OCCHIO AL
SITO. Una direttiva europea che l'Italia deve recepire entro il 31 dicembre 20' 3 renderà presto le farmacie
online legali anche da noi, almeno per prodotti da banco. Ma oggi sono solo abusive o all'estero. FARMACIE
LEGALI www.medicentrum.com/ Rep. Ceca www.docmorris.de/startseite/ Germania www.apoteket.dk/
Danimarca www.apoteket.se/ Svezia www.pharmacy2u.co.uk/ Regno Unito
Mercato legale e illegale COSTO. IN FARMACIA. 1,8 miliardi di confezioni acquistate nel 2012. CONSUMO.
Consumiamo in media 30 confezioni l'anno. 'SEQUESTRI. In 7 giorni oltre 25 mila confezioni illegali.
..CRIMINALITÀ. Per ogni euro investito nei farmaci illegali la criminalità ne guadagna 2.500. La spesa
farmaceutica ammonta a 430 euro per italiano.
Pillole false, veri drammi II 65% dei casi di contraffazione di medicinali riguarda i Paesi in via di sviluppo. I
controlli su importazione, produzione e vendita dei farmaci sono scarsi: meglio fare scorte prima di partire. In
Brasile si registrarono gravidanze indesiderate provocate da compresse placebo prive di principio attivo,
vendute come contraccettivi; in Cambogia, falsi antimalarici causarono decine di morti e in Niger le vittime
furono migliaia dopo la distribuzione di falsi vaccini contro la meningite. L'anno scorso 19 oncologi
statunitensi, allettati dal prezzo scontato (1.995 dollari invece di 2.400 per una fiala da 400 mg), hanno
comprato online e | somministrato la versione contraffatta di un I antitumorale rivelatasi poi priva di sostanza
attiva.
Foto: TRAFFICO INTERNAZIONALE. L'area franca del porto di Dubai, dove si ritiene transiti gran parte dei
farmaci contraffatti prodotti in India e Cina. Perl'0msil51% dei farmaci contraffatti non contiene alcun principio
attivo, e solo il 4% è come l'originale
Foto: Nel 2011 ifarmaci contraffatti sono stati il prodotto più sequestrato alle frontiere dell'Europa con un
aumento del 700% rispetto all'anno prima