La Storia è passata da qui
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La Storia è passata da qui
14 Dove - Torino Lingotto Surgical Tribune Italian Edition - Ottobre 2013 La Storia è passata da qui Le infinite facce del Lingotto attraverso i secoli Il Lingotto negli ultimi anni è diventato uno dei centri commerciali più importanti della città ma non solo: sede di importanti manifestazioni, prima tra tutte la Fiera del Libro diventato uno dei maggiori appuntamenti editoriali in ambito nazionale, senza dimenticare la presenza dell’Auditorium, intitolato a Giovanni Agnelli, progettato dall’architetto Renzo Piano con la consulenza dell’ingegnere acustico Helmut Müller, il “Laboratorio del gusto” con la fondazione del primo centro Eataly (divenuto poi un brand internazionale) e la presenza di molte attività culturali trainate dalla Pinacoteca Agnelli, attiva nel proporre al pubblico mostre contemporanee accanto ai capolavori donati dalla Famiglia alla città di Torino. Sarebbe però un errore restringere la storia del Lingotto solo alla sua vita industriale prima e alla sua successiva riconversione. Il Lingotto nel XIV secolo era una delle maggiori cascine agricole del latifondo rurale tra Torino e Moncalieri, casale che prendeva il nome dai nobili Lingotti, signori di Moncalieri. La zona Lingotto divenne di proprietà di Emanuele Filiberto Panealbo, il quale nel 1649 la rivendette al Conte Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Mauriziano Giovan Battista Trucchi di Levaldigi. Per tutto il XVII secolo ci furono numerosi interventi che ampliarono l’antico borgo, dove vivevano artigiani e contadini protetti dal dominio feudale di Vittorio Amedeo II di Savoia. Nel 1916, in pieno periodo bellico, l’area venne scelta per ospitare il “grande complesso industriale italiano”, per venire incontro all’esigenza di racchiudere in un unico comprensorio tutte le produzioni automobilistiche primarie ed accessorie. Un bisogno che indusse la giovane fabbrica Fiat ad elaborare un piano di espansione: Giovanni Agnelli acquista dai proprietari terrieri una superficie complessiva di circa 378.000 metri quadrati sulla quale impiantare il nuovo stabilimento. Affidata all’architetto Giacomo Matté Trucco, il complesso realizzato tra il 1917 e il 1921 si sviluppa su una superficie di 150.000 metri quadrati. Il “gigante” di cemento armato ha misure grandiose, si estende per una lunghezza di oltre un migliaio di metri, simbolo delle aspirazioni alla modernità dell’azienda torinese. Il fabbricato principale a cinque piani è costituito da due corpi longitudinali della lunghezza di 508 metri, uniti tra loro da 5 corpi trasversali che formano quattro cortili interni. Sul tetto una pista in cemento armato destinata al collaudo dei veicoli con pavimentazione in asfalto, costituita da due rettifili di 443 metri ciascuno e da due curve sopraelevate. Fin da subito, nel 1921, entrano in funzione le fonderie, le fucine, il reparto preparazione telai e quello forni automatici mentre nel 1922 la Fiat avvia il trasloco dei macchinari dalle officine di Corso Dante, permettendo la realizzazione dei reparti della carrozzeria, del montaggio finale e delle officine meccaniche. Il 22 di maggio 1923 il nuovo stabilimento è inaugurato alla presenza del Re Vittorio Emanuele III: l’automobile Fiat si fa al Lingotto, il Lingotto è un nome che in tutto il mondo vuol dire Fiat. La fabbrica, di ispirazione chiaramente americana, è la prima fabbrica europea ad essere concepita e costruita sulla base dei metodi di produzione statunitensi. Il Lingotto si presenta subito come una struttura innovativa capace di rompere con la tradizione, non solo nelle linee estetiche (nel 1925 il celebre architetto Le Corbusier lo definisce “un documento per l’urbanistica”) ma soprattutto nell’organizzazione del lavoro dando una spinta decisiva verso la produzione in serie attraverso l’incorporazione in un solo corpo blocco organico di tutte le lavorazioni necessarie alla produzione automobilistica, facendo proprie quelle tecniche di lavorazione già da tempo applicate a Detroit mediante ciclo produttivo continuo e progressivo. Questo tipo di organizzazione della produzione, comporta un mutamento nei metodi di lavoro delle maestranze che, grazie alla movimentazione dei materiali possono ricevere direttamente e in modo sistematico le parti da lavorare. Procedimento perfettamente esemplificato in un articolo comparso su La Stampa il 23 magio del 1923, subito dopo l’inaugurazione del moderno stabilimento all’interno del quale l’operaio è descritto come “una cellula assegnata a un dato posto che non ha bisogno di muoversi; il pezzo di sua lavorazione giunge a lui lungo un piccolo binario ricco di rulli, viene lavorato e poi riparte e va da un altro operaio a farsi raffinare o aggrazziare”. I mutamenti portati dal nuovo complesso della Fiat interessano anche il territorio cittadino che vede modificati i rapporti tra fabbrica e città: le rilevanti dimensioni dello stabilimento fanno sì che questo diventi il primo grande polo occupazionale cittadino, fenomeno che comporta un decisivo incremento dell’immigrazione e nel popolamento di tutta la zona che va dalla Barriera di Nizza al Lingotto. Nella zona arrivano non solo abitanti dei rioni limitrofi ma anche operai provenienti da altri quartieri di Torino, dai comuni circostanti e da diverse regioni italiane. Nella struttura sono occupati circa 12.000 operai e 500 impiegati, numeri di elevatissime proporzioni che comportano una nuova organizzazione dell’area intorno alla quale sorge lo stabilimento: l’ATM istituisce linee speciali negli orari di entrata e di uscita dalla Fiat e impianta nel 1925 in Via Millefonti e in Via Demonte (l’odierna Via Genova) “un binario per il ritorno dei tram verso il centro”; parallelamente la Fiat costruisce per gli operai residenti fuori città una propria stazione ferroviaria sulla grande linea Genova-Torino. Ciò nonostante resta il trasporto individuale (quasi sempre la bicicletta) a consentire a molti lavoratori di varcare ogni mattina i cancelli della fabbrica, che non è però solamente sinonimo di modernità e innovazione. Intorno alla metà degli anni ’30 quella che è stata la fucina delle prime vetture entrate nell’immaginario italiano (la Torpedo, la Balilla e la Topolino) sembra avere fatto il suo tempo come stabilimento automobilistico: i progressi dell’industria americana indicano nuovi orientamenti all’impostazione di officine moderne e ciò che sembrava il futuro si rivela essere presto inconveniente e anti economico. Il Lingotto non appare in grado di sostenere il passaggio dalla struttura produttiva a chassis a quella della carrozzeria portante. Nel 1938 Giovanni Agnelli pensa di cedere i fabbricati; operazione complessa che porta la Fiat a ipotizzare una possibile demolizione del complesso dopo aver incassato le rinunce d’acquisto da parte del Comune di Torino, del Politecnico ed infine delle Ferrovie dello Stato. La fabbrica viene “salvata” temporaneamente dal coinvolgimento italiano nella seconda guerra mondiale. Nel periodo post bellico le vicende del Lingotto si intrecciano con la domanda di indennizzo dei danni di guerra redatta dalla Fiat il 3 marzo del 1961. Nel dopoguerra, dopo il definitivo trasferimento a Mirafiori delle grandi produzioni in linea, alla Fiat Lingotto si esegue principalmente la produzione di parti per autoveicoli ma non solo: fino alla metà degli anni cinquanta lo stabilimento verrà impegnato anche per la creazione di elettrodomestici come frigoriferi e lavatrici. Nel 1982 la Fiat decide di chiudere lo stabilimento. Nello stesso anno una società a capi- tale misto, guidata dalla Fiat, promuove una “consultazione” internazionale per la ristrutturazione e il recupero dello stabilimento, ma tra i 20 progetti presentati non fu individuato un vincitore. Nel 1985 la riconversione affidata a Renzo Piano con il quale ebbe inizio il lungo processo di ristrutturazione; l’architetto genovese dichiara di voler ricreare nel Lingotto “un genuino pezzo di città”. La struttura del Lingotto diventa un centro polifunzionale (al suo interno sorge un centro commerciale, un cinema, uno spazio espositivo, un auditorium) mentre la Palazzina degli uffici, attentamente restaurata, è tornata ad essere la sede del centro direzionale della Fiat. All’esterno la struttura è rimasta inalterata, ma all’interno le strutture sono state profondamente modificate per venire incontro alle nuove esigenze. Nel 1992 viene inaugurato un centro esposizioni, seguito alcuni anni dopo da un centro congressi, un auditorium e due hotel. Nel 2002 viene ideato un centro servizi, vari uffici direzionali, un’area commerciale con decine di negozi, bar e ristoranti e un cinema multisala con 11 sale, l’UCI Cinemas Lingotto, che per alcuni anni ha ospitato il Torino Film Festival. Sul tetto viene collocata una pista di atterraggio per elicotteri usata per anni come punto d’atterraggio della Famiglia Agnelli (a partire dal 1997 infatti la sede manageriale del gruppo Fiat è tornata nella palazzina uffici). Sempre nel 2002 viene inaugurata la pinacoteca Agnelli e si attiva un corso di laurea in ingegneria dell’autoveicolo. La pista per il collaudo delle automobili è stata ristrutturata ed è tuttora usata per le presentazioni di nuove automobili. Sopra la Torre Sud è stata costruita, sempre da Renzo Piano, la cosiddetta Bolla, una sala riunioni attrezzata e panoramica da 25 posti, realizzata in acciaio e cristallo, con vista sulle Alpi e sulla pista parabolica del Lingotto. La prima manifestazione organizzata nella fabbrica ristrutturata avviene nel 1992 con il Salone dell’automobile. In pochi anni il centro esposizioni acquisisce importanza fino ad ospitare oggi, oltre la Fiera Internazionale del Libro, il Salone del gusto e il Salone del vino, Artissima-fiera d’arte moderna e contemporanea, e altre manifestazioni di livello nazionale e internazionale. All’interno dell’hotel Le Meridien è stato creato un giardino tropicale. Surgical<Tribune