apocalittici e integrati utopia nell`arte italiana di oggi

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apocalittici e integrati utopia nell`arte italiana di oggi
neal iwan
www.nealiwan.com
[email protected]
EDITORIALE
sommario
By Sergio Curtacci
EVENTI
Miart
Gli impressionisti i simbolisti e le avanguardie
Il settimo splendore
Chagall delle meraviglie
Piero della Francesca e le corti italiane
Sargent and Venice
Kandinski e l’strattismo in Italia
DÜrer e l’Italia
Padova aprile fotografia 2007 – Passaggi/Paesaggi
Hiroshi Sugimoto
Street art Sweet art
MOSTRE
Mario Donizetti
Architettonica – Petrus
Richard Estes
Donatella Schilirò
Apocalittici e integrati utopia nell’arte italiana oggi
Allarmi 3
Ecce Homo
GALLERIE EMERGENTI
Wannabee Gallery
ARTICOLI
Hundertwasser
Fabbrica Borroni
Nosadella Due
Il disegno “Scorretto”
La tradizione del nuovo
ART DEADLINES LIST
RECENSIONI LIBRARIE
REDAZIONE
ARTISTA IN PRIMO PIANO
Andy
ARTISTI
alessandro rinaldi
antonietta campilongo
barbara karwowska
damiano ferrara
daniel meyer
daniele alessi
davide bischeri
donato arcella
enzo correnti
gabriele pellegrini
gec
gianluca grazzi
giovanni manzo
giuseppe petrilli
giuseppe summa
kim molinero
linda aquaro
lorenzo corbo
luisa valenzano
maleonn ma
mario sughi
stefania ormas
SOMMARIO
iwan neal
QUARTA DI COPERTINA
tom nagy
editoriale
sergio curtacci
Frattura Scomposta continua nella sua costante crescita, 267 (!!)
pagine costituiscono il presente numero, crescono gli articoli,
aumentano gli artisti emergenti proposti ed anche i rapporti di
collaborazione.
Saluto con particolare entusiasmo la nascente collaborazione con la
magnifica struttura "Fabbrica Borroni" dedicata all'arte emergente
italiana ma con un respiro internazionale e ringrazio per la loro
squisita disponibilità e professionalità, il promotore di questa
meritoria iniziativa: il dott. Eugenio Borroni, e la curatrice dello
spazio e delle sue iniziative: Elisa Gusella. Fabbrica Borroni è
destinata, nel breve, a divenire un solido punto di riferimento per
tutti gli artisti emergenti italiani.
Altra
interessante
realtà,
costituitasi
recentemente,
è
rappresentata dalla "Wannabee Gallery", galleria sorta nel cuore
dell'arte milanese Brera, nata con lo scopo di mettere in luce
giovani artisti emergenti di assoluta qualità, con la quale Frattura
Scomposta realizzerà tutta una serie di iniziative artisticoculturali, con l'intento di valorizzare gli artisti in residenza
presso la galleria e promuovere diversi artisti, scelti tra i più
promettenti, fra quelli pubblicati sui vari numeri di Frattura
Scomposta. Anche in questo caso sono doverosi i miei ringraziamenti
alle due responsabili: Silvia Pettinicchio e Valentina Pesati.
Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare le grandi qualità sia umane
che professionali di Giorgio Lodetti, responsabile della storica e
famosa Libreria Bocca, vero punto di riferimento per tutti gli
artisti non solo milanesi, anche con lui si sta valutando la
possibilità di realizzare eventi artistici atti a promuovere artisti
emergenti.
Cosa dire dell'artista di primo piano? Devo ammettere, con assoluta
franchezza, che conoscevo Andy solo come valente musicista del
famoso gruppo "Bluevertigo", una figura storica insieme a Morgan,
invece,
dietro
segnalazioni
da
parte
del
nostro
prezioso
collaboratore e redattore Marco Minotti, ho verificato ed ho fatto
una vera e propria scoperta, Andy non solo è un grande musicista, ma
è un altrettanto valido artista, a confema di ciò, anche la sua
bella mostra personale in corso di svolgimento in questi giorni a
Milano, naturalmente non posso far altro che ringraziare Andy per la
sua preziosa disponibilità e scusarmi con lui per non averlo
scoperto prima.
Com'è possibile evincere, Frattura Scomposta si muove
costantemente sul territorio nazionale, alla scoperta di
realtà artistiche che possano essere aderenti alla sua ormai
storica filosofia: mettere in luce l'arte emergente e che
l'età nell'arte non esiste, esiste solo il lavoro serio,
professionale ed appassionato.
foto di vania elettra tam
eventi
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
MiArt 2007, la dodicesima edizione della Fiera Internazionale di Arte Moderna e
Contemporanea di Milano, offre un panorama artistico completo attraverso distinti settori
che spaziano dal moderno alle più innovative proposte artistiche del contemporaneo. Sezioni
diverse che, attraverso gallerie e progetti curatoriali, rappresentano l’arte italiana ed
internazionale, dalle avanguardie storiche alla sperimentazione più recente, per coinvolgere
un collezionismo con interessi ed esperienze differenti.
Particolare attenzione è stata rivolta ad Anteprima, in questa edizione più che mai
sperimentale: Paola Capata, Alessandro De March e Federico Luger, i tre membri del Comitato
Consultivo a cui è stata affidata la definizione della filosofia del settore, hanno infatti
deciso di riservarlo a gallerie di recente, e anche recentissima costituzione, preposte alla
promozione di soli giovani artisti impegnati con media diversi.
La selezione dei galleristi ha privilegiato quelli fra loro tesi ad instaurare un rapporto
quasi esclusivo con gli artisti, un percorso di crescita e di lavoro comuni. Si tratta di
gallerie di ricerca, quasi inedite; fra loro alcune si presentano per la prima volta in una
fiera d’arte e per questa loro prima hanno scelto Milano, e quindi MiArt, consapevoli del
potenziale della città e del suo collezionismo curioso e raffinato.
Per volontà dei curatori, le stesse vivranno un continuo confronto con le iniziative
curatoriali promosse da MiArt 2007 e, in diversa misura, dialogheranno con le stesse.
Fra gli eventi speciali collocati in Anteprima, Arcipelago Olanda che, attraverso un’attenta
selezione di gallerie e artisti, intende offrire uno spaccato della scena artistica
olandese, con opere e installazioni inedite create ad hoc per la manifestazione. Il progetto
The Video e Film Lounge a cura di Maria Rosa Sossai, in collaborazione con Ian White e
Christian Merhliot, realizzato in partnership con la Provincia di Milano, propone una serie
di proiezioni video, analizzando uno dei fattori di rinnovamento della pratica creativa
contemporanea, ovvero l'uso diffuso della pellicola, insieme alla volontà di riscrivere le
regole dell’industria cinematografica.
In attesa di giudizio, la mostra ideata da Milovan Farronato, Francesca Pasini e Michele
Robecchi, presenterà la produzione di nove artisti italiani emergenti. Il progetto, reso
possibile dalla partnership fra l’Università IULM e gli Assessorati alla Cultura della
Regione e del Comune di Milano,
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30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
intende ribadire la volontà di promuovere le espressioni artistiche più sperimentali
dell’arte contemporanea, offrendo ai selezionati la possibilità di presentarsi al mercato e
al pubblico di collezionisti.
Il Premio Artegiovane: Milano e Torino incontrano… l’Arte è, invece, uno spazio promosso
dalla camera di Commercio di Milano e pensato come un’installazione, un’autentica serra di
frutti antichi ispirata all’opera Verdercuratoda di Ettore Favini vincitore, con Massimo
Grimaldi, della seconda edizione del Premio. Al suo interno, un autentico Caffè dell’Arte,
costituirà un punto di ristoro animato da incontri curati da giornalisti e dall’
Associazione Artegiovane. Chiude la serie di progetti curatoriali allocati nel settore
Anteprima Indicativo presente, una mostra ideata da Luca Beatrice, Alessandro Riva e
Maurizio Sciaccaluga che, ancora attraverso nove giovani artisti, intende offrire uno
panorama artistico alternativo. Come la precedente, anche questa è frutto della partnership
fra l’Università IULM e gli Assessorati alla Cultura della Regione e del Comune di Milano.
I curatori hanno selezionato promettenti talenti, che prediligono le tecniche pittoriche e
il disegno; un gruppo di artisti provenienti da esperienze diversificate e con grandi
capacità tecniche, con una forte consapevolezza dei linguaggi utilizzati.
Nel settore riservato alle gallerie con opere storiche, prestigiosa la presenza della
Fondazione Beyeler di Basilea, presente per la prima volta ad una manifestazione fieristica
oltre i confini nazionali. La Fondazione, che nel 2007 festeggia i suoi primi dieci anni di
attività e che, per l’anniversario, si accinge ad inaugurare la più grande retrospettiva di
Edvuard Munch mai organizzata all’esterno della Norvegia, presenta a MiArt due importanti
opere della sua collezione: una tecnica mista su cartone di Christo, realizzata nel 1998 in
occasione della mostra a lui dedicata, e Océanie, la mer, un grande docoupage su tela di
Henri Matisse.
Ancora nel Settore Moderno, Omaggio a Mercedes Garberi, una grande mostra curata da Luigi
Sansone, un tributo al personaggio che per oltre un ventennio ha diretto l’insieme dei
musei che costituiscono le Civiche Raccolte d’Arte di Milano, contribuendo tramite acquisti
anche di opere di artisti emergenti, ad arricchirne il patrimonio.
La selezione di opere in mostra, rappresentative dei molteplici movimenti artistici della
seconda metà del Novecento, sono tutte di proprietà delle Civiche Raccolte.
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
a noi è piaciuto:
servizio fotografico di vania elettra tam
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
stefano mosena
indicativo presente - cura di beatrice, riva, sciaccaluga
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
kent henricksen
galleria glance - torino
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
robert gligorov
bnd tommaso renoldi bracco contemporary art vision - milano
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
yerbossyn meldibekov
galleria nina lumer - milano
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
maurizio savini
l'immagine & angel art gallery - milano
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
mighel coronado
galleria jorge alcolea – madrid
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
giovanni frangi
galleria dello scudo - verona
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
paolo scirpa
valmore studio d'arte - vicenza
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
paola pezzi
2000 & novecento - reggio emilia
30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
domenica 1 Aprile h. 15.30 Sala Convegni
l’arte come motore di sviluppo:
progetto per una nuova identità di Milano
a cura di Mimmo Di Marzio
1 - da sinistra: Oliviero Toscani, Daniela Benelli,
Vittorio Sgarbi, Mimmo Di Marzio, Massimo Di Carlo,
Philippe Daverio, Andre Ruth Shamman
2 – fra gli spettatori l’Homo Tecnologicus (così si
definisce)
3 – la Benelli parla, Sgarbi si distrae e parte del
pubblico si addormenta.
1
2
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30 marzo - 2 aprile
fieramilanocity
4 – circa un’oretta dopo l’inizio del convegno, i volti
degli attori cominciano a lasciar trapelare qualche
cedimento...
5 – fra il pubblico si scorge qualche volto perplesso
(nel ritratto Maria Grazia Torri, curatrice)
6 – per fortuna le calze di Daverio risollevano un po’
il morale.
5
4
6
120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado
Esposta per la prima volta in Italia la collezione di arte moderna costituitasi tra la metà
dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento dal principe serbo Paul Karadordevic.
Oltre 120 opere di autori quali Renoir, Degas, Pissarro, Gauguin, Monet, Sisley, Cézanne, Toulouse-Lautrec,
Mondrian, Kandinsky raccolti in un’unica esposizione che permette di avvicinare la pluralità dei linguaggi
artistici del secondo Ottocento francese e del primo Novecento, questa è la nuova proposta espositiva di Como.
Le sale della settecentesca Villa Olmo ospitano, infatti, dal 24 marzo al 15 luglio 2007 la mostra
GLI IMPRESSIONISTI, I SIMBOLISTI E LE AVANGUARDIE. 120 Capolavori dal Museo Nazionale di Belgrado, un’occasione
per ammirare per la prima volta in Italia questi capolavori, conservati nel Museo Nazionale di Belgrado, una
tra le istituzioni culturali più vivaci dell’Est europeo.
Ideata e curata da Sergio Gaddi (assessore alla Cultura del Comune di Como), con Tatjana Bosnjak
(conservato..\del Museo di Belgrado), Giovanni Gentili (storico dell’arte) e Dragana Kovacic (conservatore del
Museo di Belgrado), e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, col contributo di Vodafone,
Bayer, del quotidiano La Provincia, l’esposizione raccoglie 77 oli su tela e 47 disegni realizzati dai maggiori
esponenti dei movimenti, da Renoir a Degas, da Monet a Gauguin, da Sisley a Pissarro, da Cézanne a ToulouseLautrec, da Redon a Moreau, fino a giungere ai primi del Novecento con Picasso, Chagall, Kandinsky, Mondrian.
«I 270 mila visitatori nell’arco di tre anni, con le rassegne dedicate a Mirò, Picasso e Magritte – sottolinea
il Sindaco di Como, Stefano Bruni – documentano in modo inequivocabile il successo del progetto sviluppato dal
Comune di Como che, mentre valorizza la vocazione turistica del territorio, offre a tutte le comunità locali,
in particolare alle famiglie e alle scuole, una privilegiata occasione di incontro con i giganti della pittura
internazionale».
«La collezione che presentiamo a Como in anteprima per l’Italia possiede una particolare coerenza tematica,
frutto della sensibilità del principe Paul Karadordevic – evidenzia Sergio Gaddi, Assessore alla Cultura del
Comune di Como e curatore della rassegna – caratteristica questa che insieme con la sua collocazione originale,
il Museo Nazionale di Belgrado, al di fuori dei consolidati circuiti culturali, la rendono di difficile
fruizione e fanno, quindi, dell’appuntamento di Villa Olmo, un’occasione unica ».
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La collezione da cui provengono si è formata grazie alla volontà del principe serbo Paul Karadordevic tra la
metà dell’Ottocento e gli anni Venti del secolo scorso e, per le sue particolarità, è unica in Europa.
Per radunare tali capolavori, lavorò con un noto storico dell’arte, Milan Kasanin, negli anni Venti e Trenta
del XX secolo. A differenza delle altre raccolte coeve, infatti, in essa sono concentrati i lavori di quegli
autori che sono stati i protagonisti dello sviluppo dei nuovi orientamenti artistici e che hanno condiviso le
moderne idee estetiche. È una collezione mirata alla scelta della modernità che condurrà il visitatore dalle
opere dei primi impressionisti fino alla nascita delle Avanguardie.
Il percorso espositivo prende avvio con due paesaggi di Camille Corot e una ‘Natura morta con ciliegie’ di
Eugène Boudin, due artisti che hanno spianato la strada alla ‘rivoluzione’ impressionista.
La grande stagione dell’Impressionismo è ben rappresentata dai maggiori esponenti del movimento, quali Claude
Monet, qui con una delle sue famose cattedrali di Rouen (‘La Cattedrale rosa’, 1892), Pierre Auguste Renoir,
con 9 oli su tela, tra cui ‘La bagnante che dorme’ del 1861, e ‘La bagnante’ del 1915, Edgar Degas, con tre oli
su tela, Alfred Sisley, Camille Pissarro, con ‘Pomeriggio a Berneval’ del 1900.
Le evoluzioni stilistiche dell’Impressionismo sono delineate nei suoi tratti essenziali da Paul Gauguin - di
cui il Museo di Belgrado conserva importanti dipinti, come ‘Le gioie di Bretagna’ del 1889 appartenente al suo
periodo bretone, e tre lavori realizzati a Tahiti, dove l’artista si recò nel 1891 - da Toulouse Lautrec e Paul
Signac.
Il punto di svolta tra la poetica impressionista e i suoi successivi sviluppi verso l’affermazione delle
Avanguardie è dato dall’analisi del movimento simbolista, con opere dei maggiori artisti, come Gustave Moreau,
Odilon Redon e Eugène Carrière.
L’esposizione comasca dà poi conto degli sviluppi artistici del primo Novecento con il movimento fauvista; è
qui che si incontrano le opere di Henri Matisse, di André Derain, di Maurice de Vlaminck, di Georges Rouault.
Il cubismo è rappresentato dal capolavoro di Picasso, “Testa di donna”; per il movimento Nabis si incontreranno
i lavori di Pierre Bonnard e di Edouard Vuillard, mentre lavori di Marc Chagall e Kees Van Dongen
testimonieranno la ricerca stilistica della cosiddetta ‘scuola di Parigi’.
La mostra si conclude idealmente con due artisti che, con modalità diverse, hanno spinto la pittura a nuove
ricerche espressive, come Piet Mondrian e Vassily Kandinsky.
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DOVE E QUANDO
Como, Villa Olmo, via Cantoni 1. 24 marzo - 15 luglio 2007
orari: martedì, mercoledì e giovedì 9.00 – 20.00; venerdì,
sabato e domenica 9.00 – 22.00; lunedì chiuso
(La biglietteria chiude un’ora prima)
BIGLIETTI
biglietto intero: Euro 9,00
biglietto ridotto: Euro 7,00, i giovani fino ai 18 anni, gli
over 65, gli studenti fino a 26 anni, categorie convenzionate,
gruppi di almeno 20 persone (con gratuità per l’accompagnatore)
biglietto
ridotto:
Euro
5,00,
per
le
scuole
(classi
organizzate, con gratuità per 2 accompagnatori)
ingresso gratuito: bambini sino a 6 anni, portatori di handicap
con accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche
con tesserino o autorizzate, militari in divisa.
SERVIZI
visite guidate su prenotazione per gruppi fino a 20 persone:
Euro 100,00
visite guidate per scuole: Euro 50,00
audioguide: Euro 3,00
guardaroba gratuito obbligatorio, bookshop, ristorante e bar
nel parco di Villa Olmo, accesso e servizi per disabili.
INFORMAZIONI
linea telefonica d’informazione 24 ore su 24,
tel. 02.54914
ufficio gruppi nazionale, tel. 02.5427927
ufficio gruppi Como e provincia, tel. 031.571979
servizio informazioni via sms, 340.4399019
sito internet: www.impressionisticomo.it
mail: [email protected]
COME ARRIVARE
in treno
Le Ferrovie Nord offrono biglietti cumulativi con
riduzioni sul viaggio e sull’ingresso alla mostra nei
fine settimana e nei festivi; da Milano Cadorna a Como
+ biglietto della mostra, 12,60 euro in 2^ cl., 15,30
euro in 1^ cl.
in auto
parcheggi a Tavernola (via Conciliazione) e a Como
(Autosilo Valmulini in via Valmulini, Autosilo in via
Auguadri, Autosilo Centro Lago in via Recchi); area
‘Pulesin’ davanti alle serre di Villa Olmo e parcheggio
in via Cantoni: 1 euro per ogni ora e mezzo per chi ha
il biglietto della mostra, 3 euro senza
in battello
navetta il sabato, la domenica e i festivi da piazza
Cavour (pontile principale) a Villa Olmo; partenze
9.30/10.30/12/13.45/14.45; ritorno 15.50/17.30/18.28.
Ogni corsa 1 euro
in autobus
bus urbani di Spt, linee 1, 6, 11.
a piedi
dal centro di Como, lungo la passeggiata a lago, si
arriva all’ingresso di Villa Olmo in via Cantoni, in
circa 12 minuti
CATALOGO
Silvana Editoriale, 280 pagine, 25 euro in mostra,
30 euro in libreria
Palazzo della Ragione
Piazza dei Signori, Verona
25 marzo - 29 luglio 2007
IL SETTIMO SPLENDORE
la modernità della malinconia
Una mostra ideata da Giorgio Cortenova
A cura di Giorgio Cortenova, con l’assistenza di Patrizia Nuzzo e Milena Cordioli
Duecento capolavori, suddivisi in 6 sezioni, saranno esposti a Verona a partire dal 25 marzo 2007. Le opere sono
di Botticelli e di Giorgione, di Rosso Fiorentino e del Moretto, del Lotto e di Tiziano, di Tintoretto e di
Carracci , di Caravaggio e del Guercino, di El Greco e del Fetti, di Canova e di Piranesi, di Böcklin e di de
Chirico, di Modigliani e Carrà, e di molti altri ancora, Michelangelo compreso, presente in mostra con uno
studio di testa per la Cappella Sistina in Vaticano, che contrassegna la malinconia profonda di un artista che
nell’oscurità della materia trova il segreto miracolo della forma. Lo sviluppo della mostra prosegue con gli
artisti contemporanei.
Titolo: Il Settimo Splendore. Sottotitolo: la modernità della malinconia. Sede: il restaurato Palazzo della
Ragione, riportato all’antica bellezza grazie all’intervento di recupero realizzato da Tobia Scarpa, un
architetto di fama e un cognome di casa a Verona, attraverso l’opera di suo padre Carlo che a suo tempo
ripristinò la vibrante bellezza di Castelvecchio.
La mostra si segnala come l'evento più importante ed impegnativo dell’anno non solo per il fatto di presentare
al pubblico 200 straordinari capolavori che rimarranno esposti per 4 mesi, sino al 29 luglio, ma anche perché si
tratta del risultato di un lungo lavoro scientifico di 4 anni condotto dal direttore di Palazzo Forti, Giorgio
Cortenova, che dell’esposizione è l’ideatore e il curatore, attraverso lunghe ed accurate ricerche attorno ai
temi che contrassegnano la modernità: primo fra tutti, appunto, quell’intreccio di amore ideale, di malinconia
e di meditativa riflessione che caratterizza il cielo dantesco, il settimo cielo o, meglio ancora, “il settimo
splendore” del paradiso dell’Alighieri.
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Palazzo della Ragione
Piazza dei Signori, Verona
25 marzo - 29 luglio 2007
L’articolato impianto storico e teorico costituisce il piatto forte a livello dialettico della straordinaria
rassegna veronese, cui hanno aderito i maggiori musei italiani ed europei, da Budapest a Dresda, da Roma a
Milano, da Parigi a Zurigo, da Firenze a Londra, con prestiti perfino stupefacenti in questi tempi così avari di
collaborazione culturale.
La mostra ravvisa nei temi della riflessione malinconica i principi stessi della sensibilità moderna; e per
certi versi
polemicamente ne rivendica le origini italiane e mediterranee, sviluppatesi a partire
dall’entourage fiorentino promosso da Lorenzo de’ Medici, dal “pellegrinaggio” di un Lorenzo Lotto,
dall’appartata sensibilità psicologica di un Savoldo, dalla consapevolezza della “vanitas” che alimenta alcune
delle più alte espressioni dell’arte seicentesca. Fino ai giorni nostri: attraverso una continuità che si
propone nelle diverse sfaccettature della storia e della cultura, che riannoda i fili di un percorso ora incline
alla bellezza come ideale di una suprema e sacra armonia, ora rivolto ai brividi e agli allarmi della psiche
contemporanea.
orari
dal lunedì al venerdì 9.30-19.30
sabato e domenica 9.30-21.30
prenotazione attività didattiche
guidate per scolaresche
biglietti
Aster: tel. +39 045/8000466 – fax. +39 045/8000804
(lunedì-venerdì 9.00-13.00 e 14.00-16.00)
[email protected]
www.didamusei.it
intero 10 €
ridotto 8 € (gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 anni e maggiori di
65 anni, possessori di appositi coupons e titolari apposite convenzioni,
possessori di Verona Card)
ridotto speciale 4 € (studenti delle scuole elementari, medie e superiori)
gratuito (minori di 6 anni, diversamente abili, un accompagnatore per ogni
diversamente abile, due insegnanti accompagnatori per ogni classe)
e
visite
prenotazione singoli e gruppi di adulti
Ingegneria per la Cultura-Gruppo Civita
199.199.111
dall’estero 0039 0243353522
[email protected]
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Palazzo della Ragione
Piazza dei Signori, Verona
25 marzo - 29 luglio 2007
I conflitti della forma:
Sandro Botticelli, Albrecht
Dürer,
Michelangelo
Buonarroti,
Rosso
Fiorentino,
Brescianino,
Jacopo Tintoretto, Amedeo
Modigliani, Arturo Martini,
Carlo
Carrà,
Antonietta
Raphael,
Fausto
Melotti,
Lorenzo
Bonechi,
Roberto
Barni
Visioni e visionarietà: Domenico Beccafumi, El
Greco, Henri Füssli, William Blake, George Frederic
Watts, Gustave Doré, Gustave Moreau, Kes Xavier
Roussel, Levy-Dhurmer Lucien, Henri Le Sidaner,
Gaetano Previati, Tranquillo Cremona, Giuseppe
Pellizza
da
Volpedo,
Walter
Sickert,
Pierre
Bonnard,
Giacomo
Balla,
Paul
Delvaux,Osvaldo
Licini, Francesco Somaini, Alik Cavaliere, Sergio
Vacchi, Omar Galliani, Anthony Gormley, Carlo
Guarienti,
Leonardo
Cremonini,
Piero
Pizzi
Cannella, Irving Petlin
Gli
enigmi
dell’anima:
Giorgione, Lorenzo Lotto,
Tiziano,
Alessandro
Bonvicino detto il Moretto,
Girolamo
Savoldo,
Arnold
Böcklin, Pierre Puvis de
Chavannes, Franz Von Stück,
Giorgio de Chirico, Felice
Casorati,
Achille
Funi,
Ubaldo
Oppi,
Virgilio
Guidi, Gino De Dominicis,
Claudio
Parmiggiani,
Patrizia Guerresi Maimouna,
Medhat Shafik, Flavia Da
Rin
Il teatro della vita e della storia: Luca Cambiaso,
Caravaggio,
Domenico
Fetti, Guercino, Abraham
Janssens,
Pier
Francesco
Mola,
Gian
Lorenzo
Bernini, Maestro della Candela, Esteban Murillo,
Jusepe de Ribera, Pedro Orrente, Pietro Rotari,
Giovanni Paolo Pannini, Giovan Battista Piranesi,
Hubert Robert, Mauro Braccioli, Federico Cortese,
Max Ernst, Alberto Savinio, Mario Mafai, Fausto
Pirandello, Lorenzo Tornabuoni, Filippo de Pisis,
Concetto
Pozzati,
Claudio Costa, Michelangelo
Pistoletto, Pierpaolo Calzolari, Mimmo Paladino,
Salvo, Tony Cragg, Paolo Icaro, Bill Viola,
Lawrence Carroll, Luca Pignatelli, Vik Muniz,
Stefano Bombardieri, Quentin Garel
Lo spazio tra contempalazione
e
spaesamento:
Annibale
Carracci, Nicolas Poussin, Roelof
Jansz Van De Vries, Thomas Wyck,
Salvator Rosa, Sebastiano Ricci,
Donato
Creti,
Caspar
David
Friedrich, Carl Gustave Carus,
John Ruskin, Antonio Fontanesi,
Herman Richir, Giovanni Fattori,
Vittore Grubicy De Dragon, Eliseo
Mattiacci,
Silvano
Girardello,
Ubaldo Bartolini, Botto & Bruno
Il
brivido
dell’ideale:
Antonio Canova, John Flaxman,
Jean
Dominique
Ingres,
Francesco
Hayez,
Vincenzo
Abbati, Luigi Serra, Aristide
Maillol, Carlo Maria Mariani,
Donald Judd, Franco Sarnari,
Giuseppe
Uncini,
Giulio
Paolini,
Giorgio
Olivieri,
Igino
Legnaghi,
Gianni
Piacentino,
Antonio
Trotta,
Herbert Hamak
Chagall delle meraviglie
a cura di Meret Meyer e Claudia Beltramo Ceppi Zevi.
Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 1 luglio 2007
Dopo otto anni Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985) torna negli spazi del
Vittoriano. Stavolta in una retrospettiva che abbraccia un ampio arco temporale e mira a restituire la
componente engagé del lavoro dell’artista, spesso sottovalutata a favore di una lettura più romantica e
folkloristica. Troppo riduttiva per uno dei grandi protagonisti del XX secolo, che ha vissuto tanto e
che tanto ha viaggiato, conosciuto, sofferto. In un percorso espositivo che procede per sbalzi
temporali, privilegiando la continuità tematica, emerge la forza di un linguaggio individuale, carico
di suggestioni culturali filtrate attraverso l’esperienza privata, che guarda alle Avanguardie europee
senza aderire ideologicamente a nessuna di queste e che attinge tanto alla tradizione ebraica quanto
alle radici russe.
Nel suo mondo alla rovescia, dominato da un horror vacui ereditato dalle icone bizantine, i numerosi
elementi del mondo reale si caricano di significati simbolici, ripetendosi con continuità anche in
opere molto distanti nel tempo. Il pendolo, gli amanti volanti, il candelabro a cinque punte, il
campionario animale. E ancora, il violinista, figura legata alle festività ebraiche, e la tavolozza,
vera firma dell’artista. È difficile identificare un soggetto unico o anche un genere unico, laddove
ritratti, paesaggi e nature morte convivono in scene animate da colori vividi.
Non mancano i riferimenti fauve, soprattutto nei nudi femminili, così come nelle opere del 1914-16 è
evidente la plasticità cubista. Lo stesso Chagall non rinnega il suo legame con Parigi (dove soggiornò
la prima volta dal 1910 al 1914) quando afferma “Ho portato dalla Russia i miei oggetti. Parigi vi ha
versato sopra la luce”.
[segue]
Eppure quegli “oggetti” continuano ad essere il tratto distintivo di una ricerca che non dimentica
l’iconografia popolare, così come l’etnografia russa diviene fonte di ispirazione per i grandi
compositori, primi tra tuttiMussorgskij e Stravinskij.
Il linguaggio figurativo di Chagall attinge ai lubok, piccole vignette colorate in modo rozzo e
scoordinato, popolari nella forma quanto nella diffusione. Se però permane la volontà di una
rappresentazione
“realistica”,
in
contrasto
con
l’astrattismo
rivoluzionario
propugnato
dal
contemporaneo Malevic, allo stesso tempo Chagall rifiuta il Realismo socialista, sostenendo fermamente
che “l’arte è uno stato d’animo”.
Dalla Rivoluzione d’Ottobre all’Olocausto: le opere esposte al piano superiore mettono in scena un
sincretismo religioso che, a partire dalla illustrazioni della Bibbia degli anni Trenta, si carica di
messaggi universali, combinando iconografie diverse allo scopo di comunicare uno stato di sofferenza
condiviso.
Così si moltiplicano le immagini della crocifissione, sullo sfondo della quale il popolo ebraico fugge
tra le fiamme della sinagoga. E l’Ebreo Errante, soggetto di un’opera omonima, da persecutore si
trasforma in perseguitato. Chiari segni di un’arte che non dimentica la tragedia storica, causa del
trasferimento dello stesso Chagall negli Stati Uniti nel 1941. L’elemento onirico nelle sue opere non
fa più capo ad un inconscio privato, quale poteva essere quello surrealista, ma ad un inconscio
culturale, puro kunstwollen che si materializza in forme fantastiche dai colori straordinari. Senza
tarpare le ali dell’immaginazione, Chagall racconta la Storia. Con un’intensità unica ed appassionata.
biglietti: €
10,00 intero
€ 7,50 ridotto
Catalogo Skira
orari:
dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30
venerdì e sabato 9.30 – 23.30
domenica 9.30 – 20.30
per informazioni: tel. 06/6780664
PIERO della FRANCESCA
e le corti italiane
Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, Arezzo
31 marzo - 22 luglio 2007
Piero della Francesca: un caposaldo indiscusso dell’arte
rinascimentale, su cui resta ancora molto da dire e da
svelare, in una mostra affascinante e ambiziosa.
Ad Arezzo dal 31 marzo al 22 luglio 2007 Piero della
Francesca
è
il
protagonista
di
uno
straordinario
appuntamento espositivo — Piero della Francesca e le corti
italiane — promosso dal Ministero per i Beni e le Attività
Culturali, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e
per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed
Etnoantropologico della Provincia di Arezzo, dalla Regione
Toscana, dalla Provincia di Arezzo, dai Comuni di Arezzo,
Sansepolcro e Monterchi, dalla Comunità Montana Valtiberina
Toscana, dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato
e Agricoltura di Arezzo, da Banca Etruria, da Toscana
Promozione e dall’Agenzia per il Turismo di Arezzo, con il
contributo di Enel e l’organizzazione di Villaggio Globale
International (catalogo Skira) — che riunirà da tutto il
mondo, presso il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna
di Arezzo, oltre un centinaio di preziose opere, tra
capolavori del maestro, ricondotti per l’occasione nella
sua terra, e lavori di artisti che lo influenzarono o che
attinsero alla sua lezione, tra i quali: Domenico
Veneziano, Fra Carnevale, Pisanello, Leon Battista Alberti,
Bono da Ferrara, Jacopo Bellini, Luca Signorelli, Rogier
Van der Weyden, Pietro Perugino, Melozzo da Forlì, Lorenzo
da Viterbo, Antoniazzo Romano, Pedro Berruguete.
“Con Piero la forma diviene insieme
la cristallizzazione e il nocciolo
del poema spaziale che si sviluppa
nell’affresco
con
indicibile
grandezza.
La
prospettiva,
da
meccanica quale era, si fa lirica.”
E. Faure — L’art renaissant, 1939
PIERO della FRANCESCA
e le corti italiane
Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, Arezzo
31 marzo - 22 luglio 2007
Piero della Francesca: un artista capace di cogliere gli
stimoli e le sollecitazioni della cultura del tempo,
lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte;
“scienziato per essere miglior pittore”, creatore di una
pittura
che
va
al
di
là
del
tempo,
perfetta
e
impercettibile, misteriosa e potente; pittore, con una
particolarissima capacità astrattiva che ricrea l’universo
nei
suoi
rapporti
matematici
e
nella
sua
purezza
compositiva, dove l’ amore per l’ uomo diventa sobrietà,
monumentalità, in un riserbo che sa essere ora impervio,
ora popolarmente comunicativo.
Uomo coltissimo, la cui levatura intellettuale e la cui
personalità acquisiscono contorni più precisi e definiti
grazie a recenti studi e alle tesi proposte dalla mostra,
Piero — molte delle cui opere sono andate perdute e sulla
cui vita e attività poche erano finora le notizie certe —
rivivrà attraverso questa importante esposizione, che
propone una serie di novità nella conoscenza dell’artista,
a partire dalla sua data di nascita (1412), e che è curata
dal soprintendente Giangiacomo Martines, da Carlo Bertelli
e Antonio Paolucci — entrambi autori di monografie su Piero
della
Francesca
—
con
un
comitato
scientifico
internazionale del quale fa parte anche Marisa Dalai
Emiliani, presidente della commissione per la pubblicazione
nazionale delle opere di Piero della Francesca.
dal 31 marzo al 22 luglio 2007
Museo Statale d’Arte Medievale
e Moderna
Via S. Lorentino 8, Arezzo
PIERO della FRANCESCA
e le corti italiane
Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna, Arezzo
31 marzo - 22 luglio 2007
La capacità di Piero di incidere nella cultura del tempo,
il suo decisivo contributo alla formazione dell’arte
ferrarese, umbra e delle Marche (un tempo sottovalutata),
così come il ruolo di ambasciatore del nuovo stile e delle
nuove idee nelle principali corti d’Italia — mantenendo,
tuttavia, un’assoluta autonomia di vita e di pensiero e
rifuggendo dal ruolo di pittore di corte — sono elementi
che verranno messi in risalto nel percorso della mostra.
Informazioni
Biglietteria
Call center:
(dall’estero
e prenotazioni:
Museo Statale d’Arte Medievale e Moderna
0575 1840000
+39 0575 1840000)
Orario call center:
da lunedì a venerdì 9.00 - 17.00; sabato 9.00 - 13.00
Domenica e festivi: chiuso
Orario di apertura mostra
tutti i giorni: ore 9.00 - 19.00
Chiusura biglietteria: ore 18.00
www.mostrapierodellafrancesca.it
[email protected]
SARGENT AND VENICE
Venezia, Museo Correr
24 marzo 22 luglio 2007
Dopo “Turner and Venice” un altro grande artista si confronta con il fascino della laguna.
Venezia fu senza dubbio la città più amata da John Singer Sargent (1856-1925), principale
esponente dell’impressionismo americano, nato a Firenze e a lungo vissuto in Europa.
Organizzata grazie alla collaborazione tra i Musei Civici Veneziani e le Adelson Galleries
di New York, questa mostra - la prima dedicata all’artista a Venezia - è curata da Warren
Adelson e Elizabeth Oustinoff e presenta, nelle sale neoclassiche al primo piano del Museo
Correr, cinquantaquattro opere tra dipinti e acquerelli, realizzate tra il 1880 e il 1913,
provenienti da importanti gallerie e istituzioni museali, tra cui il Brooklyn Museum, il
Philadelphia Museum of Art, la National Gallery of Art di Washington, la Royal Academy of
Arts di Londra e il Thyssen-Bornemisza di Madrid, nonché da diverse collezioni private che
consentono, talora per la prima volta, l’esposizione al pubblico di capolavori altrimenti
inaccessibili.
Alla mostra è abbinato il volume dal medesimo titolo, pubblicato in edizione italiana da
Electa (in inglese Yale University Press) con saggi dello stesso Adelson, Richard Ormond,
William
H. Gerdts, Elaine Kilmurray, Elizabeth Oustinoff e Rosella Mamoli Zorzi.
Come già
J. W. Turner e altri grandi artisti dell’Ottocento, anche Sargent rimane
profondamente affascinato da Venezia.
Cresciuto in un ambiente colto e cosmopolita, tra
Italia, Francia, Spagna, Svizzera e
Germania, allievo a Parigi di Carolus Duran e iscritto all’Ecole des Beaux arts, inizia la
sua carriera come ritrattista.
[segue]
SARGENT AND VENICE
Venezia, Museo Correr
24 marzo 22 luglio 2007
Amico di Monet, intraprende nella seconda metà degli anni ’70 un serie di viaggi di
studio e di sperimentazioni sempre più importanti della pittura en plein air.
Il primo viaggio a Venezia è del 1870 . Vi tornerà per più di dieci volte nell’arco di
quarant’anni, e la rappresenterà con un gran numero di dipinti, come nessun’altra.
Questo particolare amore si riflette nella
copiosa produzione di olii e acquerelli a
tema veneziano- circa centocinquanta – dipinti tra gli anni ottanta del XIX secolo e il
1913.
Di essi, ben cinquantaquattro sono esposti alla mostra del Museo Correr, la prima a lui
interamente dedicata a Venezia e concepita come un suggestivo viaggio lungo il Canal
Grande, colto da una gondola, sulla quale Sargent amava dipingere, adottando un punto di
vista ribassato, che restituisce inquadrature inedite e inconfondibili.
Vi sono rappresentati palazzi, chiese, campi e canali, animati dai riflessi della luce
sull'acqua e sulle architetture, ma , accanto alle vedute dei luoghi e dei monumenti più
noti (Ponte di Rialto, Palazzo Ducale, Salute) , trovano spazio alcune insolite visioni
di vita quotidiana che rimandano alla vita tradizionale della Venezia dell’epoca, con
interni di botteghe, o strade brulicanti di cittadini o donne al lavoro, o caffè e
osterie e molto altro ancora.
In tutte queste scene, siano esse di interni o di esterni, dominano la ricerca sulla
luce, la libertà e l’incisività del tratto oltre a una perfetta padronanza formale.
Il percorso espositivo è completato da un’inedita e sorprendente sezione dedicata a certa
pittura veneziana coeva (Milesi, Tito, Selvatico, Nono) che Sargent, protagonista di
diverse Biennali, senza dubbio influenza “pericolosamente”, ma della quale a sua volta
subisce influssi e contaminazioni.
SARGENT AND VENICE
Venezia, Museo Correr
24 marzo 22 luglio 2007
Sede:
Museo Correr, Venezia, Piazza San Marco
24 marzo/22 luglio 2007
Orari: tutti i giorni, 10/19
Biglietti:
Intero euro 9,00
Ridotto euro 7,00
ragazzi 6/ 14 anni; studenti 15/ 29 anni*;
cittadini U.E. over 65; titolari carte Rolling
Venice, Venice Card, soci Touring Club; residenti
Comune di Venezia; gruppi di almeno 15 persone
previa prenotazione
Ridotto speciale: euro 5,00
Acquirenti dei biglietti per I Musei di Piazza San
Marco, Museum Pass Musei Civici Veneziani; classi
di studenti accompagnati dall’insegnante, previa
prenotazione
Gratuito: bambini 0/5 anni; portatori di handicap
con accompagnatore; guide autorizzate* ;
interpreti turistici che accompagnino gruppi*;
insegnanti (uno per classe) che accompagnino i
loro studenti
*è richiesto un documento
Prenotazioni:
- on line www.museiciviciveneziani.it
(pagamento con carta di credito fino a 24
ore prima dell’appuntamento)
- call center ++39 041 5209070
(pagamento con carta di credito fino a 24
ore prima dell’appuntamento; pagamento con
bonifico bancario fino a 5 giorni
lavorativi prima dell’appuntamento)
-biglietteria del Museo Correr
Visite esclusive fuori orario
Solo su prenotazione, € 30 a persona ( è
necessario l'acquisto di almeno 15
biglietti)
Visite guidate:
In italiano, inglese, francese (fino a un
massimo di 25 partecipanti):
€ 85,00 adulti
€ 65,00 scuole
Prenotazione tramite il call center
041 5209070 (pagamento anticipato con
carta di credito, bonifico bancario,
vaglia postale, 10 giorni prima)
Palazzo Reale presenta, dal 10 marzo al 24 giugno 2007, la mostra
Kandinsky e l’astrattismo in Italia. 1930 – 1950, curata da Luciano
Caramel. L’esposizione, promossa dall’Assessorato alla Cultura del
Comune di Milano, è prodotta da Palazzo Reale in collaborazione con la
Fondazione Antonio Mazzotta. Hanno contribuito all’evento anche alcune
importanti realtà private come Vodafone Italia e The Westin Palace.
Kandinsky
e l’astrattismo
in Italia
1930 – 1950
a cura di Luciano Caramel
Milano
Palazzo Reale
10 marzo 24 giugno 2007
L’11 gennaio del 1947 si apriva sempre a Palazzo Reale di Milano la
grande rassegna Arte italiana e concreta: la prima grande mostra in
Europa di arte astratta dopo la fine della guerra, dove Kandinsky era
uno dei maestri europei presenti, accanto agli italiani Bassi, Bonini,
Licini, Mazzon, Munari, Rho, Ettore Sottsass e Veronesi. L’esposizione
stimolò il dibattito sull’astrattismo, che si opponeva ai realismi
allora largamente fortunati in Italia.
Dopo esattamente 60 anni il Comune di Milano vuole rendere omaggio con
questa mostra al grande artista russo e nello stesso tempo analizzare
e dimostrare i suoi forti legami con l’arte astratta in Italia tra il
1930 e il 1950.
Wassily Kandinsky (Mosca 1866 - Neuilly-sur-Seine/Parigi 1944) è stato
infatti un punto di riferimento fondamentale per l’arte astratta
italiana degli anni Trenta (in particolare tra il 1934 e il 1935) e
Quaranta (soprattutto tra il 1947 e il 1950), fino all’inizio degli
anni Cinquanta, nonostante i suoi rapporti con l’Italia e l’arte
italiana siano stati sporadici, così come i suoi viaggi.
Per la prima volta una mostra ricostruisce questo legame attraverso
uno straordinario nucleo di 42 opere di Kandinsky (oli su tela,
acquarelli e pastelli) realizzate negli anni del suo insegnamento al
Bauhaus, fino alla sua chiusura nel 1933, e successivamente durante il
periodo parigino, fino alla sua morte nel 1944.
Apre il percorso espositivo l’opera Composizione VII del 1913
proveniente dalla Galleria Tretjakov di Mosca. Capolavoro degli anni
monacensi, il dipinto è la summa del pensiero e dell’arte di
Kandinsky, frutto com’è di anni di speculazioni e di ricerca, ed è al
contempo la matrice di tutto ciò che verrà. Questo dipinto
monumentale, enigmatico, complesso, apparentemente caotico ma in
realtà retto da un ferreo equilibrio interno di forme e colori, è un
vero cardine nella sua opera, da cui non si può prescindere per
ripercorre, come si propone di fare questa mostra, il cammino di
Kandinsky nella seconda metà della sua vita d’artista.
Il curatore Luciano Caramel ha voluto incentrare il percorso
espositivo puntando su due mostre che hanno segnato la storia della
conoscenza dell’opera di Kandinsky in Italia negli anni trenta e
quaranta: quella alla Galleria del Milione del 1934 a Milano (dove
Kandinsky presenta, per la prima volta in Italia, 45 acquarelli e 30
disegni realizzati dal 1924 al 1933) e la retrospettiva alla
Biennale del 1950, basata essenzialmente sulla collezione di Nina
Kandinsky.
Il richiamo a queste due esposizioni permette da una parte di
chiarire le basi del "fenomeno Kandinsky" in Italia, dall'altra
consente l'approccio a due momenti del percorso kandinskiano
basilari, come il decennio Bauhaus e il successivo periodo parigino.
Il linguaggio formale sviluppato da Kandinsky all'inizio degli anni
Venti attraverso l'uso delle forme geometriche che sostituiscono gli
elementi ricorrenti durante il periodo del Blaue Reiter (cavalli e
cavalieri, barche, troike, montagne e Kreml), è infatti il perno
della ricezione dell'artista in Italia, non meno della sua lezione
appassionata sul colore, sviluppata nello Spirituale nell'arte.
Kandinsky
e l’astrattismo
in Italia
A cura di Luciano Caramel
Milano, Palazzo Reale
Piazza Duomo 12 20121 Milano
tel. 02 804062 - 02 875672 - fax 02 875728
1930 – 1950
Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta
a cura di Luciano Caramel
Milano
Palazzo Reale
10 marzo 24 giugno 2007
10 marzo – 24 giugno 2007
Orari:
martedì-domenica 9.30 - 19.30
giovedì 9.30 - 22.30
lunedì 14.30 - 19.30
La biglietteria chiude un’ora prima
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
Con il patrocinio di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
Ministero degli Affari Esteri, Regione Lombardia, Provincia di Milano
Dürer e l'Italia
Dal 10 marzo al 9 giugno
Roma
Scuderie del Quirinale
Oltre duecento opere tra acqueforti, dipinti, incisioni e sculture.
I capolavori più celebri e più noti di Dürer. Due piani pregni di
arte, suddivisi ciascuno in cinque sale. Le prime due sale del
primo piano sono dedicate alla rappresentazione della figura umana,
attraverso primi piani e figure a mezzo busto. La terza sala,
sposta l’attenzione verso la natura ed il paesaggio. La quarta sala
esprime
il Dürer politico e la quinta sala è riservata
all’attenzione rivolta dal pittore a Massimiliano I d’Asburgo,
imperatore del Sacro Romano Impero. Le prime due sale del secondo
piano sono dedicate ad artisti del 1500 le cui opere subirono una
forte influenza düreriana e le successive tre sale ospitano opere
di artisti del 1600 sui quali Dürer esercitò un forte ascendente.
Una mostra ricca e completa E’ la prima volta che in Italia l’arte
fiamminga viene esaltata a tal punto da inserire all’interno di una
mostra gli schizzi che rappresentano le conoscenze geometriche
dell’artista e la sua grande precisione nel rappresentare la
proporzione umana. Ed è anche la prima volta che viene sottolineata
l’immersione di un autore straniero nella vita italiana, nel caso
specifico il periodo trascorso a Venezia.
Il tema dell'imitazione Il fenomeno di ispirazione dell’arte di
Dürer coinvolge tanto il 1500 che il1600 ed artisti soprattutto
italiani e spagnoli: la fama di Dürer come maestro in quanto tale e
come fonte di ispirazione dura a lungo. Nonostante ciò –il maestronon visse talmente tanto da godersi la posizione di più illustre
artista del Rinascimento tedesco e uno dei più grandi artisti in
assoluto. A 50 anni cominciò ad avere seri problemi di salute e a
57 (6 aprile 1528) morì.
Era la Pasqua dell'anno 1494, e Albrecht Dürer, ventitreenne figlio
dell'orafo Albrecht il Vecchio, portava a compimento un viaggio
quadriennale intrapreso allo scopo di affinare la formazione
iniziata nella bottega di Michael Wolgemüt, tra i più celebrati
pittori di Franconia. Nessuno dei grandi centri artistici renani
era sfuggito alla sua avidità di conoscenza - Basilea, Strasburgo,
Colonia -, forse neppure le Fiandre. Era il 1494, e di lì a poco
avrebbe fatto una scoperta essenziale: le incisioni di Mantegna,
grondanti di classica intensità ed eroica fierezza. Si avvide
subito di aver sbagliato a cercare la perfezione a nord delle Alpi,
nelle terre del tardo gotico: la nuova pittura era, infatti, a sud,
oltre le Alpi, in Italia. Fu allora che, al pari di pigri ma
talentuosi allievi che tracciano disegni sui vetri delle finestre,
prese a ricalcare i contorni d'alcune incisioni del Mantegna e a
copiarne con successo i cosiddetti "tarocchi", sebbene non ne
conoscesse l'origine.
Dürer e l'Italia
Dal 10 marzo al 9 giugno
Roma
Scuderie del Quirinale
E vennero il culto umanistico dell'arte classica, l'amore per le
proporzioni, la rigorosa applicazione del sistema prospettico,
l'attenzione per il dato naturalistico, la reinvenzione di temi
religiosi cari alla tradizione, frammisti ad una spiccata
sensibilità per l'analisi empirica del reale: mirabile fusione di
due grandi culture figurative - quella del Nord e del Sud
dell'Europa - pronte ad incontrarsi e fecondarsi reciprocamente
ben prima della caduta delle barriere doganali. Venne un grande
amore, ampiamente corrisposto, per l'Italia ed i suoi artisti, che
si tradusse in una lezione destinata ad essere recepita, fra gli
altri, da Raffaello e Caravaggio.
Curato da Kristina Herrmann Fiore, il percorso espositivo si
articola in due grandi sezioni - la prima dedicata al confronto
fra l'opera di Dürer e quella dei più illustri maestri italiani
dell'epoca, la seconda mirante ad evidenziare l'influenza da lui
esercitata sugli artisti italiani coevi e successivi tramite
l'accostamento d'alcune sue incisioni e xilografie con opere di
Tiziano, Lotto, Raffaello, Bronzino, Caravaggio e molti altri - ,
annoverando ben venti dipinti originali del grande caposcuola
tedesco, dieci acquerelli, oltre trenta disegni ed una sessantina
di
stampe:
una
straordinaria
concentrazione
di
capolavori
(provenienti in larga parte dalla Galleria degli Uffizi, che ha
prestato al museo romano tutte le opere di Dürer in proprio
possesso, ma anche dai principali musei tedeschi, da Vienna, da
Washington, da Madrid e da Londra, oltre che dalle principali
collezioni italiane), in grado di raccontare la peculiare parabola
creativa
di
un
artista
capace
di
operare
una
sintesi
"sovranazionale" fra sistemi culturali profondamente diversi,
talvolta addirittura antitetici.
"Dürer e l'Italia". Dal 10 marzo al 9 giugno. Roma. Scuderie del
Quirinale. A cura di Kristina Herrmann Fiore in collaborazione con
le soprintendenze per i Poli museali fiorentino, diretto da
Cristina Acidini, e romano, diretto da Claudio Strinati. Catalogo
Electa. Organizzazione azienda speciale Palaexpo. Commissione
scientifica delle Scuderie presieduta da Antonio Paolucci. Sostegno
della Compagnia di San Paolo e di Acea.
Biglietto: intero 10 euro; ridotto 7,50.
Orari: aperta tutti i giorni. Da domenica a giovedì 10-20; venerdì
e sabato 10-22,30. Ingresso fino a un'ora prima della chiusura.
Informazioni e prenotazioni: singoli, gruppi e laboratori d'arte
06-39967500; scuole 06-39967200.
Padova Aprile Fotografia 2007
Passaggi/Paesaggi
Dopo il successo delle passate edizioni, Padova Aprile Fotografia torna dal 7 aprile al 15 luglio 2007 per
raccontare con immagini e suggestioni in sequenza, l’attualità e la complessità della fotografia contemporanea.
Il tema che i curatori, Alessandra De Lucia e Enrico Gusella, hanno individuato per questa terza edizione è
Passaggi/Paesaggi.
Sette le mostre proposte nella rassegna organizzata dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Spettacolo –
Centro Nazionale di Fotografia del Comune di Padova, e ospitata in sedi storiche come il Museo Civico di Piazza
del Santo, le Scuderie di Palazzo Moroni, il Museo Diocesano, l’Ex Fornace Carotta, il Sottopasso della Stua e
il Lice Classico “Tito Livio”.
Alla città e ai diversi modi di percepire il paesaggio è dedicata la mostra di uno dei più importanti fotografi
italiani, Giovanni Chiaramonte, dal titolo “Nascosto in prospettiva. Scene nel paesaggio italiano”, ospitata
nel Museo Civico di Piazza del Santo. Nucleo centrale dell’esposizione del fotografo è l’ambiente, di cui offre
uno sguardo del tutto singolare e originale. Nel suo percorso ritroviamo immagini che si illuminano al loro
interno e prendono luce e colore, proprio a partire dalla linea dell’infinito che l’obiettivo di Giovanni
Chiaramonte costantemente mette a fuoco. Ed è proprio dall’esperienza dell’infinito quale dimensione quotidiana
della vita che si manifesta la condizione umana. Non solo, la forza espressiva dell’artista sta proprio nel
saper cogliere il lato più "umano" e "vivo" del paesaggio urbano che lo circonda rendendo suggestivo anche il
panorama desolante di alcune periferie italiane.
Nelle Scuderie di Palazzo Moroni è allestita la mostra “Mario Schifano. Gioie istantanee”, che presenta una
singolare selezione di immagini del grande artista italiano Mario Schifano, pioniere ed esponente di punta
della pop-art europea, nelle quali il mezzo fotografico diventa il pretesto per un’ulteriore azione pittorica
di appropriazione e comprensione del mondo. L’esposizione mette in luce un aspetto meno noto dell’arte di
Schifano (1934–1998), aggiungendo un elemento prezioso di ulteriore lettura dell’immagine fotografica.
La mostra, composta da una serie di foto dipinte, approfondisce uno degli aspetti più interessanti e
sorprendenti del suo lavoro: l’ossessiva ripresa fotografica e la manipolazione pittorica di immagini colte
dallo schermo televisivo. Schifano cattura, scatto dopo scatto, con imperfetta meraviglia, immagini non del
mondo, ma di ciò che il mondo vede di se stesso, nella presunzione insensata di raccontarsi ancora, di
intessere le trame del senso; protagonista nella sua arte non è la realtà in sé, ma la sua rappresentazione.
Padova Aprile Fotografia 2007
Passaggi/Paesaggi
Nel Museo Diocesano è invece la mostra “Roman
Signer. Fotografie di viaggio”, artista svizzero
che ha preso parte alla Biennale di Venezia nel
1976 e nel 1999 e che recentemente è stato
ospitato alla Shiseido Gallery di Tokyo e alla
Galician Centre of Contemporary Art di Santiago
de Compostela.
Fin dai primi anni Settanta Roman Signer ha
incentrato la sua ricerca artistica su un nuovo
concetto
di
scultura
improntato
alla
processualità,
alla
trasformazione
e
al
movimento. Materiali tradizionali sono stati
sostituiti da sabbia, acqua, vento e vere e
proprie esplosioni. Oggetti quotidiani diventano
protagonisti delle azioni che l’artista chiama
“eventi” o “sculture temporali”.
Le fotografie in mostra sono state realizzate
durante un ventennio di viaggi in paesi come
Polonia,
Islanda,
Stati
Uniti
e
Giappone.
Situazioni a-temporali, assemblaggi casuali e
curiosi spesso intrisi di humor, costituiscono le
caratteristiche principali attorno alle quali
l’artista esprime la sua poetica.
Nella Galleria Sottopasso della Stua è ospitata
la mostra “Pino Ninfa. Un racconto chiamato jazz”
costituita da una serie di fotografie che
raccontano un viaggio di oltre 3.000 chilometri
da New Orleans a New York lungo le strade della
musica.
Padova Aprile Fotografia 2007
Passaggi/Paesaggi
7 aprile - 15 luglio 2007
Mostre e sedi
Giovanni Chiaramonte
Nascosto in prospettiva. Scene nel paesaggio italiano
Inaugurazione ad invito 6 aprile ore 19.00
7 aprile – 3 giugno
Museo Civico di Piazza del Santo
da martedì a domenica 10.00-13.00; 15.30-18.30
Mario Schifano
Gioie istantanee
Inaugurazione ad invito 6 aprile ore 18.00
7 aprile – 27 maggio
Scuderie di Palazzo Moroni, Via del Municipio 1
Da martedì a domenica 10.00-13.00, 15.30-19.00
Ingresso libero
Pino Ninfa
Un racconto chiamato jazz
Inaugurazione ad invito 6 aprile ore 17.00
7 aprile – 2 giugno
Galleria Sottopasso della Stua, Largo Europa
Da lunedì a sabato 10.00-13.00; 15.30-19.00
Ingresso libero
Guido Cecere
Cityscapes
Inaugurazione ad invito 4 aprile ore 11.00
11 aprile – 19 maggio
Liceo Classico Tito Livio, Riviera Tito Livio 9
Da lunedì a venerdì 9.00-17.00, sabato 9.00-13.00
Ingresso libero
Roman Signer
Fotografie di viaggio
Inaugurazione ad invito 20 aprile ore 19.00
21 aprile – 15 luglio
Museo Diocesano, Piazza Duomo 12
Da martedì a domenica 10.00-18.00
Ingresso libero
Claudio Sabatino
Padova Est
Inaugurazione ad invito 5 aprile ore 18.30
7 – 29 aprile
Ex Fornace Carotta, Piazza Napoli 74
Da martedì a venerdì 15.30-19.00;
sabato e domenica 10.00-13.00; 15.30-19-00
Ingresso libero
Valeria Magli
Bal blanc
Inaugurazione ad invito 20 aprile ore 18.00
21 aprile – 27 maggio
Ridotto Teatro Verdi, Via dei Livello 32
Da martedì a venerdì 15.30-19.00
sabato e domenica 10.00-13.00; 15.30-19.00
Ingresso libero
Mostre a cura di Enrico Gusella
Direzione delle mostre: Alessandra De Lucia
Centro Nazionale di Fotografia
Tel. 049 8204518/4525
[email protected]
[email protected]
HIROSHI SUGIMOTO
villa manin
codroipo (UD)
Apre al pubblico il 1° aprile 2007, presso il Centro d’Arte
Contemporanea di Villa Manin, la prima mostra in Italia
dedicata a Hiroshi Sugimoto, uno tra i fotografi più importanti
del panorama contemporaneo internazionale. L’esposizione, a
cura
di
Francesco
Bonami,
raccoglie
cinquanta
opere
fotografiche di grande formato e due sculture dell’artista
giapponese.
L’ampia varietà di opere presenti tocca tutte le tematiche del
suo lavoro, dai primi Dioramas del 1975 alle serie Theaters,
Seascapes, Portraits, Conceptual Forms, fino agli inediti
Lightning Field e Talbot.
Fortemente ispirati dalla tradizione concettuale e minimalista,
i lavori di Hiroshi Sugimoto affrontano l’idea di fotografia e
ne negano limiti e definizioni. Come dice Francesco Bonami: "Il
lavoro di Sugimoto e' una ricerca dentro le origini della
Storia, sia questa la storia zoologica della terra che quella
delle azioni umane, vista, simbolicamente, attraverso lo
scorrere del tempo dentro la lente della macchina fotografica e
utilizzando la pellicola come superficie della memoria“.
L’intero allestimento è stato concepito dallo stesso artista
che, rimasto colpito fin dalla sua prima visita a Villa Manin
dall’edificio seicentesco dove ha luogo la mostra, ha creato
tra le sue opere e gli spazi espositivi una serie di rimandi e
allusioni, a volte palesi e più spesso sottili, quasi a
coinvolgere il visitatore in un gioco mentale che si dipana
lungo le varie sale. Esemplare in questo senso è la camera da
letto al pianterreno -
HIROSHI SUGIMOTO
villa manin
codroipo (UD)
quella dove usava dormire Napoleone quando scelse Villa Manin
come suo quartier generale per l’avvio di un nuovo ordinamento
dell’Europa intera - che ospita appunto Napoleon Bonapart,
opera appartenente alla serie Portraits, attraverso la quale
l’artista ritrae figure storiche e personalità contemporanee.
Tutte le fotografie di questo gruppo tematico sono state
scattate isolando e illuminando su fondale nero le statue di
cera presenti in vari musei, enfatizzando così il rimando ai
modelli da cui traggono ispirazione, come i dipinti di JacquesLouis David e di Hans Holbein.
Hiroshi Sugimoto è intervenuto sullo spazio espositivo con
estremo rispetto, scoprendo le pareti e gli affreschi della
residenza dogale: appoggiate a cavalletti semplici, progettati
dall’artista stesso, poche fotografie per ogni sala, tranne
quella che raccoglie, quasi in una riunione di famiglia, Enrico
VIII e i ritratti delle sue sfortunate mogli.
Durante il percorso di questa retrospettiva s’incontrano le
diverse serie, come quella sui diorami – Dioramas - con scene
di vita primitiva fotografate nei musei di storia naturale, che
disorientano lo spettatore, abituato ad associare un certo tipo
di fotografia documentaria alla riproduzione della realtà; o
quella intitolata Theaters, scattata in cinema-teatri degli
anni ’20-’30 come il Radio City Music Hall di New York e il
Metropolitan Theatre di Los Angeles, dove Sugimoto ha tentato
di condensare il corso del tempo e la percezione dello spazio
in un singolo momento, uniformando il tempo di esposizione a
quello della durata della proiezione di un film.
Il rettangolo bianco e luminoso che ne deriva
illumina la sala altrimenti buia e contiene le
tracce di un’unità di tempo più lunga. Il
tempo è ancora protagonista nella serie sugli
orizzonti marini, Seascapes, dove acqua e aria
si incontrano nella metà esatta dell’immagine,
nel tentativo di ricreare la prima, assoluta
visione
del
mare
da
parte
di
antichi
esploratori.
HIROSHI SUGIMOTO
villa manin
codroipo (UD)
HIROSHI SUGIMOTO
a cura di Francesco Bonami
VILLA MANIN
CENTRO D'ARTE CONTEMPORANEA
Piazza Manin 10, Passariano
33033 Codroipo (UD)
tel +39 0432 906509
fax +39 0432 908387
[email protected]
dall'1° aprile al 30 settembre 2007
ORARI
01.04 - 03.06
dal martedì al venerdì 9–18
sabato e domenica 10–20
05.06 - 30.09
martedì - domenica 10–20
chiuso il lunedì
gec al pac
Si è conclusa il 25 aprile:
Street Art, Sweet Art
dalla cultura hip hop alla genereazione "pop up"
Un’arte che ha le sue radici nel writing storico e nell’estetica della
bomboletta spray, ma che si nutre anche di idee nuove e di nuove forme di
comunicazione diffusa, delle tecniche di “guerrilla marketing” come dei
linguaggi e delle tecniche più nuove, dagli stickers agli stencil alle tante
forme di “disordinazione urbana” presenti ormai ovunque nelle città di oggi.
Una generazione di artisti , sospesa tra cultura hip-hop e iper-pop abituata ad
applicare la propria creatività nelle pubblicità, sulle copertine di dischi,
sui manifesti, nelle strade e nell’abbigliamento.
Molti delgi artisti che erano presenti in mostra appartengono alla primissima
generazione di writers italiani, come Atomo, Airone, KayOne, Rendo, Mambo, Led,
Basik, ciascuno dei quali ha elaborato, col tempo, un linguaggio fortemente
originale: chi con un’evoluzione in senso plastico, come Joys e la coppia Dado
e Stefy; chi con un’attitudine strettamente figurativa, come Marco Teatro,
Eron, Wany; e chi ha finito per raggiungere inedite forme di astrazione, come
Pho, Rae Martini, Cano. Altri artisti, invece, come Microbo, Bo 130, Blu,
Ericailcane, Ozmo, Abbominevole, sono da considerarsi i protagonisti di punta
della nuova ondata di street artists (molti dei quali sono già entrati a pieno
titolo nel sistema dell’arte “ufficiale”, pur continuando a lavorare
attivamente anche in strada), con l’utilizzo dei media più diversi e con
un’attività che non si limita al solo territorio italiano, ma tocca molte
manifestazioni e festival internazionali. Molti di questi sono facilmente
riconoscibili per il pubblico delle nostre città: da Pao (l’artista dei
“panettoni-pinguino”), a Pus (l’artista degli scarafaggi), a Bros (salito di
recente alle cronache per l’autointitolazione della “via Bros - artista
contemporaneo”), a Ivan il “poeta di strada” (“Chi getta semi al vento farà
fiorire il cielo”), a Tv Boy (l’artista del bambino con la testa-televisore),
per continuare con Sonda, Aris, Sea, Dem, Nais, Gatto.
A fine esposizione, alcune opere sono state battute all’asta dalla Porro & C.,
importante casa d’aste milanese che per la prima volta pone la propria
esperienza a sostegno di questa “particolare” arte contemporanea.
[segue]
gec al pac
Inoltre, è stato allestito un omaggio all’artista Professor Bad Trip, di
recente scomparso, considerato uno dei protagonisti più ironici, irriverenti e
dissacranti della cultura underground italiana.
Una sezione a parte della mostra era dedicata a un giocoso Bazaar Pop Up, a
cura di Novamusa e Lem Art Group, e riuniva oggetti, gadget, accessori, capi
d’abbigliamento “griffati” e creati dagli artisti un po’ in tutto il mondo, a
testimoniare l’incessante ricerca di nuove forme di comunicazione diffusa
dell’arte contemporanea, fuori dagli schemi tradizionali del circuito ristretto
gallerie-musei-riviste d’arte. Come “introduzione” al Bazaar, una sala dedicata
a The Don Collection, la più ampia collezione italiana di Toys (oltre 400)
riuniti da The Don, a sua volta street artist, legato alla scena underground
internazionale; qui vieniva presentata anche una selezione di tavole originali
del volume IZASTIKUP, realizzata dallo stesso Don con BO130 e Microbo.
Completava la mostra un'area video a cura del gruppo Manufatti Audiovisivi, con
il supporto tecnico di Fnac, in cui vieniva presentato in anteprima il
documentario Street Art, Sweet Art - diretto da Silvia Orazi e Davide Pernicano
- che approfondisce la poetica di molti degli artisti presentati e rappresenta
la memoria visiva dell’evento
commento di gec (street artist):
Incredibile come di colpo tutto si sia rovesciato, una mostra in un luogo
istituzionale, decine di articoli su tutti i giornali, interviste da parte di
critici, blog sui siti d’arte...
Nel giro di pochi giorni siamo passati dall’essere considerati vandali, ad
essere rivalutati come artisti e senza capire cosa sia cambiato.
Noi street artists abbiamo sempre lavorato bene, ma solo ora siamo considerati
capaci, interessanti ed addirittura contemporanei.
Un ribaltone a cui sarà meglio abituarsi, visto che i primi effetti si stanno
gia manifestando ovunque, perché la street art è come una locomotiva che
sfreccia e travolge.
Vedremo quanti di questi nuovi artisti saliranno sul quel “treno” e quanti
invece, più coerenti, in silenzio, preferiranno continuare a dipingerlo.
gec al pac
servizio fotografico di gec
gec al pac
servizio fotografico di gec
mostre
MARIO DONIZETTI
opere scelte
dipinti – disegni – sculture
fino al 5 maggio
1
Gabriele Cappelletti
arte moderna e contemporanea
Via Brera, 4 – 20121 Milano
2
Mario Donizetti, 29 maggio 2007,
galleria Gabriele Cappelletti
serata inaugurale
4
OPERE SCELTE. Dipinti, disegni, sculture.
Queste opere di Donizetti sono rappresentative di periodi diversi e
tecniche varie: dalla “Filatrice” (a veleture di tempera su carta)
datata 1975, al piccolo “Cappello rosso con mela e foglie” (tempera
a tuorlo d’uovo con finiture a gomma lacca) ancora fresco di
vernice. Dalla “Ragazza con palloncini” (tempera a tuorlo d’uovo
verniciata e velata), dal “Ritratto di Valentina Cortese” (tempera
mista su carta) al “Paesaggio” (pastello encaustizzato), allo
“Studio per Eva crocifissa” che è un assemblaggio di disegni a
matita e stralci di fotocopie ritoccate.
Ritrattista fra i maggiori del nostro tempo ha eseguito per TIME
magazine ritratti celebri come quello di Papa Giovanni Paolo II,
ora alla National Portrait Gallery di Washington. Dipinge a tempera
a tuorlo d’uovo verniciata e velata (tecnica che ha personalmente
reinventata) e ha rivoluzionato la tecnica del pastello con
modifiche nel metodo e nei materiali. Ha eseguito migliaia di
disegni realizzando anche un corpus imponente di studi anatomici.
Il rigore scientifico applicato all’osservazione delle opere
antiche lo ha reso un esperto in diagnostica del restauro. Nel
1983-84 ha avuto l’onore di una mostra Mostra Antologica nelle Sale
della Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Una “Crocifissione” è stata acquisita dal Museo Tesoro della
Basilica di S.Pietro in Vaticano, dove è esposta in permanenza.
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MARIO DONIZETTI
opere scelte
dipinti – disegni – sculture
fino al 5 maggio
1
Gabriele Cappelletti
arte moderna e contemporanea
Via Brera, 4 – 20121 Milano
2
Mario Donizetti,29 maggio 2007,
galleria Gabriele Cappelletti
serata inaugurale.
Fra gli ospiti Ermanno Olmi4
La CNN International di New York gli ha dedicato un documentario
diffuso, e ripetuto più volte, in tutto il mondo in tutte le lingue.
Da sempre impegnato anche nella ricerca teorica, Donizetti è autore
di numerose pubblicazioni di filosofia dell’arte.
“Perché Figurativo” (prima edizione 1992, Corponove Editrice,
presentata al Circolo della Stampa di Milano da Emanuele Severino),
“Razionalità della Fede e della Bellezza” (1995), “Lettera a
Parmenide” (1996), “Lettera a Platone” (1997, “Argomenti di
Estetica” (1998), “Lettera a Hegel” (2000) e, successivamente, una
riedizione riveduta e corretta di “Perché Figurativo” (ART’E’,
Bologna). In questi scritti contesta il fondamento della “Critica
del Giudizio” di Immanuel Kant e utilizza le recenti scoperte
scientifiche
sul
cervello
per
dimostrare
l’infondatezza
dell’informalismo artistico. Nel 2003 ha aperto on line una scuola
(www.donizetti-museoscuola.it) con lezioni di tecnica filmate in
lingua parlata italiana e inglese. Le schede illustrative delle
opere esposte nella sede dell’accademia sono fruibili, oltre che in
italiano e in inglese, in francese, spagnolo e tedesco. Gli
“Argomenti di Estetica” anche in croato e sloveno. La sede di questa
nuova Accademia è nella storica città di Aquileia, in Friuli-Venezia
Giulia.
www.donizettimario.it
www.mariodonizetti.it
www.arsmedia.net/donizetti - www.donizetti-museoscuola.it
servizio fotografico di vania elettra tam
ARCHITETTONICA
PETRUS
a cura di Elena Pontiggia
ex Chiesa di San Francesco
largo Spallino 1, Como
2 – 29 aprile 2007
Dopo diverse partecipazioni a esposizioni internazionali sia con progetti personali, a New
York, sia in rassegne collettive a Shanghai e Taipei, Italian Factory ha presentato un nuovo
progetto di Marco Petrus, a cura di Elena Pontiggia. Circa venti opere di grande e medio
formato su tela, una selezione di opere su carta e un nuovo catalogo edito da Electa, a Como
fino al 29 aprile 2007.
Il grande interesse di Marco Petrus, artista riconosciuto e affermato grazie alle sue
visioni di Milano e di città dipinte con affascinante precisione, si amplia, per questo
nuovo progetto verso nuove architetture urbane. Una sorta di diario di viaggio, una serie di
città visitate dal pittore negli ultimi anni, città “ricordate” e rilette attraverso la
pittura e il colore: da Lubiana a Praga, da Shanghai a Mosca a New York e per l’Italia: da
Napoli a Trieste, da Torino a Como.
Le architetture di Marco Petrus sono esperienze che investono
immediatamente
il
dato emozionale.
Partendo
da
un’idea
iniziale della memoria l’artista dimostra il potere evocativo
delle immagini a cui ricorre, ne svela la natura arcaica,
l’impronta genetica, spiega come funzionano e come si
contagiano reciprocamente.
Sergio Gaddi
Assessore alla cultura del Comune di Como
[segue]
ARCHITETTONICA
PETRUS
a cura di Elena Pontiggia
ex Chiesa di San Francesco
largo Spallino 1, Como
2 – 29 aprile 2007
Le opere, olii su tela di grande e medio formato, raccontano gli spazi, le linee, i
perimetri e le altezze degli edifici tramite ritmi serrati di pieni e vuoti; in mostra oltre
alle opere su tela, circa trenta acquerelli e una selezione di lavori su carta dedicati
specificatamente alla città di New York. Una delle sezioni dell’esposizione sarà dedicata al
confronto tra l’Architettura Razionalista e il Costruttivismo russo; nell’Ex-Chiesa di San
Francesco a Como, una delle città “trasformate” dall’architetto Giuseppe Terragni, le opere
dipinte di Petrus racconteranno le due tradizioni architettoniche attraverso un percorso
espositivo e tematico che prenderà forma dalla Casa del Fascio al Circolo Operaio di Mosca,
da Giuseppe Terragni agli architetti russi Konstantin Mel’Nikov e Golosov. L’esposizione
comasca da inoltre la possibilità di un confronto diretto tra i dipinti e le opere
dell’architetto Terragni presenti in città: dalla Casa del Fascio, sopracitata e
protagonista di un grande trittico in mostra, all’edificio Novocomum.
Le opere di Marco Petrus sono rappresentazioni di una realtà e
di una materia che esiste e non è affatto un’illusione, al di
là delle impressioni, dei soggettivismi, della psicologia.
Diceva Gombrowicz: “La realtà è ciò che resiste, e per questo
crea dolore”. Anche in Petrus la realtà resiste: quelle sue
architetture di tanti piani, quelle aggregazioni di mattoni e
quelle colate di cemento, quelle strutture a vista non sono
fatte per trasformarsi a nostro piacere. Tutt’altro. Non sono
idee, sono res, realtà oggettive. Provate a urtare contro uno
dei quei muri e vedrete.
Elena Pontiggia
RICHARD ESTES
1 aprile 27 maggio 2007
Palazzo Magnani
Reggio Emilia
L'esposizione, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia e da Palazzo Magnani, con il contributo di Fondazione
Pietro Manodori e CCPL di Reggio Emilia, e il supporto di Montana (Gruppo Cremonini), presenta 35 dipinti, molti
di grandi dimensioni, che ripercorrono l'intera attività di Estes, dai suoi esordi negli anni Sessanta, quando,
dopo avere intensamente operato nel campo dell'illustrazione, si dedicò alla pittura, fino ad oggi.
Le opere, oltre che dalla collezione privata dell'artista, provengono da alcuni dei maggiori musei americani, dal
Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid e da collezioni private negli Stati Uniti e in Europa.
I dipinti di Estes - assai celebri sono i "paesaggi urbani" di New York, e di alcune delle più note città
europee, da Parigi a Londra, da Venezia e Firenze a Barcellona; tuttavia, soprattutto nell'ultimo decennio,
l'artista si è spinto anche a indagare visioni "naturali", quali quelle dei ghiacciai dell'Alaska e
dell'incombente forma del Machu Picchu, o le vibrazioni luminose del mare visto da un traghetto, o ancora le
montagne nevose del Maine, dove, su un'isola nell'Atlantico, risiede e lavora per parte dell'anno - rivelano il
suo rapporto con la tradizione delle "vedute" di Canaletto, Guardi e Bellotto, l'influenza di maestri americani
quali Edward Hopper e Charles Sheeler, e la sua attenzione alla fotografia di Eugene Atget, Walker Evans e
Berenice Abbott.
Dice Sandro Parmiggiani, curatore della mostra assieme a Guillermo Solana, chief-curator del Museo ThyssenBornemisza: "Nella sua opera Estes innesta, su uno dei filoni della tradizione pittorica - quello realista che si
snoda da Caravaggio fino al Novecento -, lo sguardo peculiare che la fotografia, e il cinema, con le loro
inquadrature, ci hanno reso familiare, esaltando i riflessi che il vetro utilizzato nelle moderne costruzioni
imprigiona e restituisce, e proponendo visioni urbane in cui il confine tra esterni e interni - siano essi
edifici o mezzi di trasporto - è sempre più labile e facilmente valicabile, quasi che l'intimità e la
riservatezza più non possano essere garantite nella vita urbana contemporanea. Inoltre, i dipinti delle metropoli
di Estes costituiscono anche, visti in sequenza dal Sessanta ad oggi, un compendio di storia del paesaggio
urbano, della sua evoluzione, espressione di una civiltà e di una identità che cambiano.“
Orari: 9.30 - 13.00 / 15.00 - 19.00. Lunedì chiuso
Biglietti: Euro 6 intero; Euro 4 ridotto; Euro 2 studenti
Il prezzo del biglietto consente la visita alle mostre di Bischof ed Estes.
informazioni e prenotazioni: tel 0522454437 fax 0522444436 [email protected] www.palazzomagnani.it
Donatella Schilirò
LINEA
a cura di Vladimiro Zocca
L’ARIETE artecontemporanea
Via Marsili 7 Bologna
[email protected]
INFO 348 3129087
14 aprile / 10 maggio 2007
orario > feriali 15,30/19,30
L’ARIETE artecontemporanea presenta gli
ultimi lavori d’immagini, di segni e di
luce di Donatella Schilirò.
L'artista, formatasi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha avviato in
questi anni una ricerca sulle forme della natura, percorrendo il filo
narrativo della mitologia arcaica delle origini. Il momento di avvio
dell’azione creativa è costituito nelle opere in mostra dal concetto di LINEA
simbolica traccia primaria generatrice del cosmo di segni, scritture, forme
dell’esistente. Facendo tesoro della tecnica acquisita nell’azienda paterna,
con l’utilizzo creativo dei movimenti di luce e di colore offerti dal neon e
dall’argon, Donatella Schilirò disegna luminose energie che scorrono tra mito
e segno. La strumentazione luminosa utilizzata acquista così valenza
pittorica, animando rispecchianti supporti metallici di immagini rilevate
dalla natura con raffinata tecnica fotografica e infondendovi il senso di
trasmutazioni alchemiche.
APOCALITTICI E INTEGRATI
UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI
MAXXI
Museo nazionale delle arti del XXI secolo
via Guido Reni 2f, Roma
30 marzo – 1 luglio 2007
h 11.00-19.00 chiuso il lunedì
ingresso libero
Francesco Rutelli, Ministro per i beni e le attività culturali e Pio Baldi, Direttore
generale della DARC, presentano, a Roma negli spazi del MAXXI, la mostra “APOCALIITICI E
INTEGRATI”: UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI, a cura di Paolo Colombo.
Attraverso circa ottanta opere (disegni, tele, video, fotografie, sculture e installazioni),
la collettiva presenta 24 artisti attivi in Italia o italiani attivi all’estero, emersi
intorno agli anni Novanta: Simone Berti, Botto & Bruno, Pierpaolo Campanini, Monica Carocci,
Alice Cattaneo, Paolo Chiasera, Sarah Ciracì, Francesco De Grandi, Elisabetta Di Maggio,
Giuseppe Gabellone, Giovanni Kronenberg, Andrea Mastrovito, Sabrina Mezzaqui, Adrian Paci,
Diego Perrone, Luisa Rabbia, Pietro Roccasalva, Pietro Ruffo, Andrea Salvino, Elisa
Sighicelli, Patrick Tuttofuoco, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli e Carlo Zanni.
La mostra si inaugura a circa cinque anni dall’inizio dell’attività espositiva del MAXXI ed è
frutto di un lungo e approfondito lavoro di ricerca, analisi, catalogazione di testi,
immagini, documenti sugli artisti contemporanei in Italia, riuniti infine in una mostra che
ne suggerisca le ipotetiche future direzioni così come le origini, le radici, i modelli.
Molti artisti non hanno mai esposto al MAXXI né sono presenti nella collezione del Museo, per
una precisa esigenza di direzionarsi all’esterno, verso situazioni sempre nuove e in
movimento.
[segue]
APOCALITTICI E INTEGRATI
UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI
MAXXI
Museo nazionale delle arti del XXI secolo
via Guido Reni 2f, Roma
30 marzo – 1 luglio 2007
h 11.00-19.00 chiuso il lunedì
ingresso libero
Il titolo della mostra fa chiaramente riferimento a un testo cult di Umberto Eco pubblicato
nel 1964, Apocalittici e integrati, che individuava due categorie di atteggiamento nei
confronti della cultura di massa. Il riferimento è duplice: come indice generazionale (tutti
gli artisti sono nati nel decennio successivo la pubblicazione del libro) e come chiave di
lettura. Spiega tuttavia Paolo Colombo: “Questo titolo non ha la leggerezza di un gioco, e
invito il pubblico a non attribuire in modo assoluto l’una o l’altra qualifica ai vari
partecipanti. Piuttosto, è un’esortazione a individuare caratteristiche, che a volte si
sovrappongono o convivono, all’interno di una stessa opera e che possono oscillare dalla più
marcata visione apocalittica alla più blanda consapevolezza di una profonda turba psicologica
insita nella realtà sociale fino a un desiderio dai tratti solari e positivi di appropriarsi
delle nuove opportunità che il caos del presente offre all’individuo”.
Il catalogo, edito da Electa nella collana “Opera DARC” diretta da Pio Baldi, sezione Arte
contemporanea a cura di Anna Mattirolo, contiene testi di Pio Baldi, Anna Mattirolo, Paolo
Colombo, Stefano Chiodi, Laura Cherubini, Carlo Antonelli, Alessandro Dal Lago.
Contemporaneamente ad “APOCALITTICI E INTEGRATI”: UTOPIA NELL’ARTE ITALIANA DI OGGI, nella
piccola suite Aldo Rossi del MAXXI, sarà inaugurata il 17 maggio la mostra HOLLAND-ITALY:
10 Works of Architecture, a cura del Servizio di architettura contemporanea della DARC e
della Reale Ambasciata d’Olanda a Roma.
www.allarmicomo.com
Tutto pronto a Como per la terza edizione di ALLARMI, la mostra d'arte
contemporanea che sarà allestita anche quest'anno nella caserma "De Cristoforis",
una struttura militare tuttora operativa, ottenuta grazie alla sensibilità e
all'attenzione verso i progetti culturali del Colonnello Giuseppe d'Errico,
comandante del distretto militare di Como.
ALLARMI 3. Nuovo Contingente - questo il titolo del terzo episodio - si terrà dal 4
maggio al 4 giugno 2007 conservando tutte quelle caratteristiche che lo hanno fatto
diventare in soli due anni, uno degli appuntamenti culturali più attesi nel
panorama dell'arte giovane. A cominciare dalla sede, un palazzo ottocentesco di
forte suggestione, che caratterizza profondamente l'allestimento: le opere,
infatti, occuperanno un'intera palazzina di due piani, con 51 sale che
accoglieranno altrettante piccole mostre personali degli artisti scelti.
Il percorso espositivo, di oltre 1.000 metri quadrati, è curato da 4 giovani
critici d'arte - Cecilia Antolini, Ivan Quaroni, Alessandro Trabucco e Alberto
Zanchetta - che hanno selezionato i 52 artisti, che rappresentano uno spaccato del
vasto e variegato panorama dell'arte italiana e internazionale.
52 diversi modi d'intendere il contemporaneo, tra pittura, fotografia, video,
installazione e performance, per gettare uno sguardo sullo scenario delle ricerche
d'inizio millennio.
L'iniziativa, promossa dall'Esercito Italiano, ha ricevuto il patrocinio e i
contributi dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Como e della Provincia di
Como, dell'Assessorato Cultura, Identità e Autonomie della Regione Lombardia ed è
supportata anche dall'Ordine degli Architetti e dall'Associazione dei Costruttori
di Como.
[segue]
www.allarmicomo.com
ingresso libero
orario: lunedì - venerdì 10 -12; 15-18;
sabato e domenica 10-19.
catalogo Vanilla Edizioni
Inaugurazione: venerdì 4 maggio, ore 18.30
curatori: Cecilia Antolini - Ivan Quaroni
Alessandro Trabucco - Alberto Zanchetta
artisti: Romano Baratta - Mirko Baricchi - Maurizio Battaglia - Wladimiro
Bendandi - Carlo Bernardini - Andrea Buglisi - Daniela Cavallo - Elisa Cella
- Marco Cerutti - Umberto Chiodi - Hyemi Cho - Diego Cinquegrana - Damiano
Colacito - Andrea Cometta - Gehard Demetz - Mirko Fabbri - Matteo Fato Marco Fantini - Emanuela Fiorelli - Daniele Giunta - Sharon Green - Giuliano
Guatta - Vittorio Gui - Junko Imada - Jun Iseyama - Koroo - Anthony Lister Michele Lombardelli - Dacia Manto -Marotta&Russo - Marco Mazzoni - Marco
Memeo - Fulvia Mendini - Gianni Moretti - Christophe Mourey - Anders
Christian Pedersen - Adriano Persiani - Luca Piovaccari - Daniela Politelli
- Claudia Pozzoli - Luigi Presicce - Margot Quan Knight - Paolo Radi - Ugo
Simeone - Eleonora Rossi - Andrea Salvatori - Nicola Samorì - Siva - Maria
Francesca Tassi - Luca Vannulli - Enrico Vezzi - Julia Von Troschke
progetto scuole: dal 9 maggio al 1 giugno visite guidate x alunni scuole
medie e superiori
inviare scheda di adesione entro 21 aprile all'indirizzo mail:
associazione [email protected]
info: [email protected] - [email protected]
ECCE HOMO
WWW.PIEROILGIORNALE.IT
a cura di Margarit Muça
"Ecce Homo" sono le due parole
pronunciate da Pilato nel Vangelo
di Giovanni, quando presenta Gesù
alla folla. Ecco l'Uomo. Alla folla
Pilato
presenta
un
Uomo.
Non
l'ideale dell'Uomo, non un uomo
immaginario ma un Uomo in Carne ed
Ossa nella sua manifestazione più
drammatica.
Una Rassegna d'Arte Sacra dedicata
al tema della Passione di Cristo,
che vuole riflettere soprattutto su
quelle due parole, "Ecco l'Uomo".
L'intento
è
di
indagare
maggiormente sulla natura Umana di
Cristo, troppo spesso dimenticata,
sottovalutata o ignorata. "Trovare
l'Uomo dentro la Divinità".
gallerie emergenti
Orari di apertura:
Lun.-Ven: 11:00 – 20:00
Sab. 11:00 -19:00
Contacts: Silvia Pettinicchio,
Valentina Pesati, [email protected]
Press contact: Helga Tripi,
mob. 339 27 14 721, [email protected]
Nel cuore pulsante di Brera, in via Goito, è stata inaugurata Wannabee Gallery, la prima galleria a libero
servizio di Milano: uno spazio innovativo in cui artisti ancora poco conosciuti e giovanissimi talenti (alcuni
hanno poco più di vent'anni) hanno l’occasione di esporre le proprie opere.
Silvia Pettinicchio, esperta del settore e ideatrice del progetto, e Valentina Pesati, professionista nel campo
del marketing e della comunicazione, lanciano questa inconsueta proposta: non tanto una galleria tradizionale,
ma un atelier di tendenza, il punto di incontro tra i giovani artisti e i milanesi, siano essi conoscitori
d'arte o semplici curiosi.
Orgoglio delle galleriste è quello di ascoltare e valutare i lavori di tutti gli artisti che si presentano
offrendo creatività, freschezza, coraggio e forza di scegliere l'arte come propria compagna di vita.
Da un lato, lo spazio vuole diventare un riferimento per chi desidera arredare e decorare la propria casa, per
chi cerca un oggetto unico da regalare o semplicemente è interessato alle ultime novità nel panorama artistico
contemporaneo. Dall'altro rappresenta una splendida opportunità per le nuove promesse dell’arte, che
difficilmente hanno accesso ai circuiti di vendita tradizionali.
Nella particolarissima e colorata location chiunque può trovare l’oggetto d’arte desiderato (principalmente
quadri, ma anche fotografie, mobili e accessori) ed in linea con il proprio budget. I prezzi, infatti, partono
da un accessibilissimo 62€ per i quadri più piccoli, fino ad arrivare a poco più di un migliaio per le opere
più grandi.
Alla vendita in galleria sono affiancati incontri culturali, vernissage, performance live degli artisti,
concorsi e comunicazione on line attraverso il sito www.wannabee.it e la newsletter.
Wannabee Gallery è una nuova concezione della vendita d’arte che porta Milano al passo con altre città europee
come Parigi, Barcellona, Berlino e Londra dove il mercato dell’arte contemporanea è vibrante e in continua
evoluzione.
Orari di apertura:
Lun.-Ven: 11:00 – 20:00
Sab. 11:00 -19:00
Contacts: Silvia Pettinicchio,
Valentina Pesati, [email protected]
Press contact: Helga Tripi,
mob. 339 27 14 721, [email protected]
davide puma
giulio zanet
mary cinque
art deadlines list
art deadlines list
April 30, 2007
Himme Productions, a Memphis based greeting cards and calendar
company, presents its 2007 Spring Juried Art/Photo Competition. The
theme of this show is "Scenes of Spring: Flora and Fauna" and the
media can be color drawings, paintings, or photography that focuses
on the scenic beauty of nature as found in the spring. Deadline for
submission is April 30, 2007. Artwork should exclude any human
figures. Awards are $1,000.00 in total cash prizes: 1st place $600,
2nd place $250, 3rd place $150, and 4 Honorable Mentions (no cash
award). A non-refundable entry fee is required. Competition is open
to all U.S. residents, 18 years of age or older. All images must be
submitted on a PC compatible CD, in high resolution dpi and in JPG
format. Entries will be judged by Donna Bowers, owner of Painted
Planet Artspace gallery, Memphis, TN and will be on display from May
29th - June 8th. Winners' artwork will be featured on greeting cards
by Himme Productions. For more details and/or a prospectus/entry
form, go to: www.himmeproductions.com, or send a SASE to: Himme
Productions, Attn: 2007 Art Competition, 4016 Kingsland Cove, Memphis
TN
38125
OR
send
a
request
by
e-mail
to:
[email protected].
April 30, 2007
CALL FOR PAINTINGS Seeking submissions for the First Annual Open
Painting Exhibition at the Brian Marki Gallery. This is an
international open call for painters. Up to 9 artists will be
selected for the Open Painting Exhibition in Portland, Oregon, at the
Brian Marki Gallery in June of 2007. Select artists will be
considered for extended gallery representation. The Brian Marki
Gallery will provide all PR and marketing services. Submission
requirements include a completed ENTRY FORM (available online or
through SASE), IMAGES on CD or slides, FEE of $25 for the first ten
pieces
($5
additional
for
each
extra
piece),
and
ARTIST
RESUME/STATEMENT. To be considered, please follow the complete
guidelines for submission outlined in the prospectus available at:
http://www.bossworks.org or by sending SASE to: Boss Works, Box
14519, Portland OR 97293. Please do not contact the gallery directly.
Please direct all inquiries to Boss Works.
art deadlines list
May 1, 2007
The 13th Annual Mosaics Missouri Festival for the Arts will be held
on September 14, 15 & 16, 2007 located on North Main in Historic
Saint Charles, Missouri bringing three days of excitement and a
unique, multi-disciplined art experience to the larger Saint Charles
area and the entire metropolitan region. In an effort to pursue high
quality, all artwork displayed must be original work executed by the
artists. Submit for jury 4 slides, or 4 images on CD or send 4jpegs- email to: [email protected] Fee $15 Nonrefundable. For a 10 x 10 Booth the Fee is $210 ( Booth fee will be
returned to artist not selected to exhibit). Call for Entry is
located on: www.stcharlesmosaics.org OR call to have application
mailed: 636-255-0270
May 1, 2007
Enter your artwork in the 23rd Annual Art Competition sponsored by
The Artist's Magazine. More than $25,000 in cash prizes will be
awarded, and Top Award Winners will be featured in the December 2006
issue of The Artist's Magazine! Plus, 13 finalists will be featured
in The Artist's Magazine's 2007Calendar! Don't wait... Enter Today!
There are 5 categories for you to compete and win in: Portrait &
Figure, Still Life, Landscape, Experimental and Animal Art. Plus,
there's a Special Student/Beginner Division for new artists. For
details and an entry form visit: Terri Boes, 513-531-2690 x1328 OR
http://www.artistsnetwork.com/specialoffers.asp?ADL06
OR
[email protected]
May 1, 2007
Projekt30 is taking submissions for its monthly publicly juried
exhibition, scheduled to open June 1st, 2007. We are an artist-run
arts organization dedicated to promoting emerging artists. The
exhibition
will
include
thirty
artists;
invitations
will
be
distributed to over 50,000 galleries, collectors, and fellow artists.
All artwork submitted will be presented online prior to the
exhibition so visitors of Projekt30 may help select which artists
will be included in the exhibition. Visitors have the option of
contacting any participating artist with feedback or opportunities.
Unlike other juried exhibitions, all participants receive exposure.
Opens: June 1, 2007. Fee: $35 for up to 10 images. Go to:
http://www.projekt30.com for more details.
art deadlines list
May 5, 2006
"ALPAN INTERNATIONAL 2007" -- Alpan Gallery, Inc. in Huntington, Long
Island, New York announces a call to artists for "Alpan International
2007", Sept. 1 - 27, 2007. Open to artists over 18 years of age
working in two and three dimensions in any media (including
photography, digital art, and installation). Maximum size of 6 ft. in
height or width for 2D works, and 6 ft. in any dimension for 3D
works. Awards: Group Show, US $1,000 Cash award to the best in the
show, and No Commission from the sales. Juror: Heng - Gil Han,
Curator & Director of Visual Arts at Jamaica Center for Arts &
Learning in Queens, New York. $30 for three images, $5 for each
additional
image.
Artists
can
download
prospectus
at:
http://www.alpangallery.org/events OR send a SASE to: Alpan Gallery,
2 West Carver St, Huntington NY 11743. Questions? Contact: Nese
Karakaplan OR Joyce Kubat at [email protected] OR call: 631-4234433.
May 7, 2007
University Baptist Church, located in Charles Village, is inviting
artists from the Baltimore area to participate in its first annual
benefit art show at the end of June, 2007. Open to artists who live
in the Baltimore area. All types of work will be considered,
including, painting, drawing, sculpture, printmaking, photography,
textiles,
digital
art,
performance,
installation
(installation
gallery space is available), film and video, and craft arts. Size of
two and three dimensional work must be limited to 6 ft. in height,
width and/or span, with the exception of submissions of outdoor
sculpture. All subject matter will be considered, including art
styles that push the conventional edge. Work will be displayed in a
formal gallery setting. The show will be up from June 22 evening of
June 22. The show will be locally advertised to the Baltimore
community and nationally recognized through the Cooperative Baptist
Fellowship denomination. 20% of any sales will go to benefit the
fight against AIDS in Africa. The artist keeps the other 80%. We are
also looking for designs to put on T-Shirts that will be sold in
conjunction with the gallery to benefit the cause against AIDS. These
designs do not need to be related to AIDS or Africa. Please submit 36 images of work, in slide or digital format, along with artist
statement and biography and any necessary proposal materials to:
August Bellanca, Art Gallery Submissions, University Baptist Church,
3501 N Charles St, Baltimore MD 21218 OR [email protected]
art deadlines list
May 31, 2007
Strange
Figurations
A
thematic
exhibition
open
to
all
interpretations of the concept, Strange Figurations. Open to all
figurative styles from the realist to the surreal and visionary. Open
to all media. 72" maximum dimension. The exhibition will be held at
the Limner Gallery, September 6 - 29, 2007. National magazine
publication awards. On-line entry form at:
http://www.slowart.com/prospectus/figure.htm, or email:
[email protected], or send SASE to: SlowArt Productions, 123 Warren St,
Hudson NY 12534
June 1, 2007
Call For Art-All Media Landscape-Exhibition Dates July 27 - September
7, 2007. This exhibition gives you the opportunity to artistically
conceptualize your definition of "Landscapes." Cultural landscapes,
architectural, historic, and natural landscapes can become a focus of
your work. Images may be representational, abstract, or nonobjective. Juror: Joseph Orr. Awards one-$1,000 cash, and four awards
$250 each. A maximum of three entries per artist for jury may be
submitted with a non-refundable fee of $35. One slide/jpeg per entry
or submit a CD. Use jpeg on PC format only. (Do not use photo shop or
other
software
to
submit.)
Applications
are
available
at:
www.foundryartcentre.org. Email jpegs to:
[email protected]. Complete entry form and mail with fee
to: Foundry Art Centre, 520 North Main Center, St Charles MO 63301 OR
call: 636-255-0270.
June 15, 2007
Calling all artists, Brightwaters First Annual Juried Competition.
The outdoor art show takes place on Sunday, July 29, 2007 in the
beautiful village of Brightwaters, NY "the Crown Jewel on the Great
South Bay". The outdoor art show is part of the picturesque villages
centennial year celebration. The show is open to original fine art
and crafts by the exhibiting artist, working in any mediums. The
space is limited. Cash Awards, Prizes and Exhibition Awards will be
given by judging panel. No entry fee, 12' x 12' booth fee $45. This
show is in conjunction with 10th Annual Antique Show that attracted
3700 patrons last year. Visit: www.brightwaters.org for more
information. Or contact the Michael McDyer - Centennial Chairperson
at: [email protected] OR call the Brightwaters Village Hall:
631 665-1280.
recensioni librarie
recensioni librarie
Marina Abramovic. 7 easy pieces
| 1ª ed.
Erika Fischer-Lichte, Nancy Spector
Brossura | 0 | Charta
| 2007 | EAN: 9788881586264
Contenuto:
Sette notti consecutive di performances alla rotonda Frank Lloyd
Wright del Guggenheim Museum di New York, organizzate da Nancy
Spector. Le opere comprendono un nuovo pezzo della Abramovic, creato
specificamente per questo progetto, e inoltre le sue interpretazioni
delle performance più importanti di Vito Acconci, Joseph Beuys, Valie
Export, Bruce Nauman, Gina Pane. Sin dall'inizio della sua carriera a
Belgrado nei primi anni '70, Marina Abramovic ha introdotto l'utilizzo
della performance come forma d'arte visiva. Il corpo è sempre stato
sia il soggetto che il mezzo e i parametri delle sue prime performance
erano determinati dalla sua resistenza. Esplorando i limiti fisici e
mentali del suo essere, ha sopportato dolore, spossatezza e pericolo
alla ricerca della trasformazione.
recensioni librarie
Brandi e Guttuso. Storia di un'amicizia
Brossura | 191 | Electa Mondadori
| 1ª ed.
| 2006 | EAN: 9788837050023
Contenuto:
Cesare Brandi e Renato Guttuso, due grandi protagonisti del panorama
culturale del Novecento, coltivarono una profonda amicizia che trovava
nella
reciproca
diversità,
nell'essere
così
"nettamente
differenziati", la chiave del loro affetto. Il loro prezioso
carteggio, iniziato negli anni trenta e mai interrotto, pubblicato per
la prima volta in questo volume, offre l'esempio di una comunicazione
che non è limitata alla pittura ma spazia dal teatro alla musica,
dalla filosofia alla poesia, dalla difesa del patrimonio culturale al
movimento studentesco. Per offrire la possibilità di penetrare a fondo
questo rapporto sono stati raccolti, nell'appendice al volume, tutti
gli scritti dedicati da Brandi a Guttuso, tra i quali un testo inedito
del 1940. "Gli estri creativi di Guttuso" scrive Brandi dell'amico
pittore "esalano tra le foglie di una fantasia che si accende su un
nonnulla, che di una cartaccia, di un ramo secco, di una gabbia vuota,
si fa improvvisamente un simbolo, un oggetto fatato, quasi un
carisma". I testi e le lettere, introdotti da un ampio saggio di Fabio
Carapezza Guttuso, offrono la possibilità di rivisitare, attraverso il
confronto, talvolta aspro ma sempre fecondo, tra i due amici, storie e
tendenze delle principali correnti artistiche italiane.
recensioni librarie
Chagall-Miro. Magia, grafia, colore
Brossura | 240 | Mazzotta
| 1ª ed.
| 2006 | EAN: 9788820218140
Contenuto:
Il volume accompagna la mostra (Milano, 13 ottobre 2006 - 14 gennaio
2007) in cui, per la prima volta, vengono accostati dal curatore
Dominique Paini, direttore della Fondation Maeght, Marc Chagall e Joan
Miro, mettendone in evidenza analogie e differenze, attraverso una
raffinatissima
selezione
di
grafiche
praticamente
inedite
per
l'Italia. I due maestri furono abili sperimentatori dell'arte
incisoria in tutte le sue complessità e varianti; le opere
appartengono alla Fondation Maeght di Saint-Paul-de-Vence cui entrambi
gli artisti furono legati.
recensioni librarie
Damien Hirst, David Salle, Jenny Saville. The Bilotti Chapel. Catalogo
della mostra (Roma, 11 maggio - 1 ottobre 2006) | 1ª ed.
Brossura | 119 | Electa Mondadori
| 2006 | EAN: 9788837045203
Contenuto:
Il volume è il catalogo della mostra di Roma (Museo Carlo Bilotti
all'Aranciera di Villa Borghese, 11 maggio - 1 ottobre 2006) dedicata
a Hirst, Salle, Saville. L'esposizione, curata da Gianni Mercurio,
presenta opere di grande formato espressamente commissionate da Carlo
Bilotti ai tre noti artisti contemporanei. L'intento è creare uno
spazio espositivo, più mentale che fisico: un ambiente meditativo in
senso ampio, un ambiente che, come Bilotti stesso dice, "può metterti
di buono o cattivo umore". I tre artisti, di fronte a questo progetto,
hanno risposto in modo diverso, mantenendo la propria singolarità e
autonomia.
recensioni librarie
Grande atlante dell'Impressionismo
Gabriele Crepaldi
| 1ª ed.
Brossura | 425 | Electa Mondadori
| 2006 | EAN: 9788837041007
Contenuto:
Questa storia illustrata narra le vicende del movimento che pose le
basi del radicale rinnovamento dell'arte, avviando di fatto l'arte
moderna. Pagine che introducono, attraverso brevi testi di sintesi e
illustrazioni sempre commentate in didascalia, gli artisti, i mercanti
e i collezionisti, i teorici, i detrattori e la travagliata vicenda
critica, le tematiche e i luoghi, le peculiarità tecniche e
stilistiche, il contesto culturale e politico. Ampio spazio è dedicato
agli sviluppi dell'Impressionismo e del Postimpressionismo in altri
paesi, come l'Inghilterra, la Germania, il Belgio e l'Olanda, i paesi
scandinavi, l'Italia e gli Stati Uniti. Letture d'opera focalizzano
inoltre l'attenzione del lettore sull'analisi puntuale di altrettanti
capolavori. Il volume riunisce oltre seicento illustrazioni tra
fotografie d'epoca e opere provenienti dai principali musei del mondo.
Include inoltre dettagli ingranditi a doppia pagina dal forte impatto
visivo, attraverso i quali il lettore potrà osservare da vicino le
caratteristiche della pittura impressionista: le pennellate sulla tela
che rivelano l'immediatezza e la rapidità di esecuzione, le
caratteristiche cromie, gli effetti di trasparenza e di luminosità.
articoli
www.hundertwasserhaus.at
Grande quanto Klimt e Schiele, in Austria era
considerato un artista di strada, lui stesso amava
definirsi "pittore metropolitano vegetativo" e
contemporaneamente
teneva
vibranti
lezioni
all'Accademia (in un paio di occasioni lo fece
completamente nudo). Artista eclettico si dedicò
non solo alla pittura e all’architettura ma anche
alla
progettazione
di
orologi,
francobolli,
bandiere... un artista poliedrico.
Hundertwasser nasce a Vienna nel 1928, pittore,
architetto ed ecologista, si batte con ferma
convinzione per una vita in armonia con la natura.
Nel 1949 ha cambiato il suo nome Friedrich
Stowasser in
Friedensreich Hundertwasser, che
significa "Cento-Acqua di Pace-Regno."
Già negli
anni 50
con i suoi manifesti attaccava il
razionalismo dell' architettura e lottava per una
architettura vicina alla natura ed a misura d'
uomo. Dagli anni 80 alcuni progetti realizzati da
Hundertwasser (molti a Vienna) hanno riscosso un
grande interesse a livello internazionale ed hanno
aperto una nuova discussione sull' architettura.
Hundertwasser
può essere definito un vero e
proprio creatore di realtà idilliache, oniriche,
paradisiache, nessun altro artista si è adoperato
quanto lui per la tutela dell’ambiente e per una
vita in armonia con la natura. Il suo impegno
ecologico ebbe origine ancora prima della nascita
del movimento ambientalista. Per Hundertwasser la
lotta contro il cemento ed il costruito era
importante quanto quella contro l’unità di misura:
"Al giorno d'oggi viviamo in un caos di linee
rette, in una giungla di immorali linee rette.
[segue]
www.hundertwasserhaus.at
La livella ed il metro dovrebbero essere vietati,
sono il simbolo dell'ignoranza e il sintomo della
disintegrazione della nostra civilizzazione". E´
infatti evidente (oltre all’influenza esercitata
dall’arte di Gaudì) nelle sue opere la sua
ribellione a tutto ciò che fino a quel momento
l’architettura aveva mostrato, alle linee rette
preferiva curve armoniche, ai pavimenti piani delle
vere e proprie cunette irregolari, al grigiore del
cemento
il
colore,
tantissimo
colore
ovunque
(camminando per le strade di Vienna viene subito
all’occhio l’opera di Hundertwasser, è impossibile
non vedere in mezzo a così tanto bianco, i suoi
blu, rossi ed arancio che si accavallano l’un
l’altro a piante che escono dalle finestre e
colonne
completamente
decorate
che
sorreggono
pareti storte!)
Infine per Hundertwasser, ultimo nella scala del
costruire ma primo per importanza, l’abitante,
colui
che
entrava
per
vivere
la
casa,
il
consumatore edilizio, aveva un ruolo determinante
egli infatti diceva: “ancor più dell´architetto
egli dovrebbe essere direttamente responsabile
della progettazione e dell'esecuzione di sviluppo
della sua casa purtroppo però il processo della
costruzione cessa al momento stesso in cui l'uomo
prende la residenza nel suo domicilio; idealmente,
il processo della costruzione dovrebbe cominciare
soltanto quando l'uomo si muove dentro, tutti
dovrebbero fare la loro propria architettura,
dovrebbero poter costruire ciò che gradiscono, con
le piume, l'erba o la carta, anche se la
costruzione sprofonda."
[servizio curato da Marco Minotti – foto di Susi Fröschl]
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www.borronibrothers.com
Profilo storico
Fabbrica Borroni viene edificata intorno al 1890 come opificio
tessile. Per circa venticinque anni, fino all'inizio della
prima guerra mondiale, prosegue questa attività con impiego di
numerose maestranze, in maggior parte bollatesi e in grande
maggioranza donne. Verso il 1910 si presume che all'attività
principale sia stata affiancata quella di mattonificio. Ciò si
evince
dalla
particolarità
di
alcuni
ambienti
interni,
caratterizzati dalla presenza di grandi finestre di aerazione,
dovute presumibilmente all'essicazione dei manufatti. Durante
la prima guerra mondiale le attività si riducono al minimo, se
non cessano completamente, e la proprietà passa ai Fratelli
Contiche che costituiscono la Immobiliare Beretta.
Eugenio Borroni senior acquista a sua volta l'opificio nel
1928. Tutto l'edificio viene restaurato
e il giardino viene completamente rifatto con prati a semina e
inserimento di alberi secolari.
Contemporaneamente prosegue l'attività della Ditta Conti C. che
fabbrica giocattoli, i famosi trenini elettrici e bambole,
impiegando fino a settanta persone. Nel 1965 la Ditta Borroni
trasferisce nell'opificio le sue produzioni di collanti e
adesivi e i proprietari mantengono la residenza e il giardino,
abitandovi spesso e in maniera continua. Parallelamente
all’attività industriale, Eugenio Borroni senior riesce dopo
molte difficoltà a far costruire il primo grande Ospedale a
Bollate (1963), e diventa presidente dell'Asilo, seguito nella
stessa carica dal figlio Renzo. Eugenio Borroni junior continua
per 35 anni l'attività di famiglia e contemporaneamente
sviluppa la passione di collezionista d'arte. Con il passare
degli anni forma una delle più grandi collezioni di giovane
arte italiana,costituita da quasi 500 opere,ben conosciuta da
artisti e galleristi e continuamente visitata.
La Ditta Borroni cessa la sua attività nel febbraio 2001.
Eugenio Borroni riapre nel 2004 la Fabbrica Borroni trasformata
in grande spazio polifunzionale, perfettamente adatto per
eventi di ogni genere .
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La collezione
Eugenio Borroni inizia alla fine degli anni Settanta la
collezione di opere di giovani artisti italiani che comprende
oggi più di 500 pezzi. La raccolta è ospitata negli spazi
interni dell’opificio restaurato ed è incentrata sulla pittura
sebbene figurino anche diverse sculture. Il collezionista
Le caratteristiche della costruzione originaria sono state
mantenute e valorizzate, creando spazi espositivi per quasi
2.500 mq. La collezione è in continua crescita grazie alla
costante passione che alimenta l’interesse verso i giovani
protagonisti della scena artistica del paese.
Un primo nucleo, ormai storico, comprende un centinaio fra le
opere più belle e importanti della Scuola romana di Via degli
Ausoni. La pittura della Scuola Mediale è ampiamente
rappresentata, così come la Nuova Figurazione Italiana e una
rosa di esponenti della Scuola di Palermo. Figurano artisti
ormai consolidati del Nuovo Futurismo, così come della Pittura
Digitale e del versante astratto ed informale, mentre gli
ultimi sviluppi comprendono la Post Figurazione e la giovane
fotografia.
La collezione Borroni è visitabile sempre, previo appuntamento,
al contrario della quasi totalità di altre importanti raccolte
private. Moltissimi visitatori, fra i quali associazioni,
scuole, oltre naturalmente ad artisti e galleristi, possono
testimoniare il fascino del luogo e la bellezza delle opere
esposte.
La collezione Borroni costituisce ormai un importante e forse
unico patrimonio della giovane arte italiana assurgendo ad una
sorta di museo, eclettico e appassionato più che filologico e
storicizzato, che si prefigge il non facile compito di
avvalorare l’arte del presente in divenire, affinché venga
colto come bene fondamentale non solo dallo sguardo dei
posteri, ma sopratutto da quello dei contemporanei, che così
poco confidano nelle proprie giovani risorse.
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ArchiviArti:
centro di documentazione sull’arte
contemporanea
L’associazione Fabbrica Borroni inaugura all’interno della propria
sede ARCHIVIARTI, centro di documentazione sull’arte contemporanea
italiana ed internazionale, in tutti i suoi ambiti d’espressione, da
quelli figurativi classici a quelli multimediali, performativi e
sperimentali, con particolare attenzione verso i giovani artisti
italiani.
In linea con le proprie finalità, la Fabbrica Borroni si propone come
partner della giovane ricerca artistica italiana, strutturandosi come
ente promotore delle ricerche nazionali più innovative e pregnanti, in
un continuo confronto con le realtà straniere. Il centro di
documentazione mira a costituirsi come punto d’incontro fra l'operato
dei giovani artisti italiani e le opportunità applicative, espositive
e divulgative presenti sul territorio nazionale ed estero.
Il ruolo del centro sarà pertanto quello di raccogliere e archiviare
il materiale fornito da giovani artisti, gallerie, critici, curatori
ed operatori del settore, garantendone una vasta accessibilità via
web, attraverso il proprio sito internet. Mentre sul sito sarà
possibile visionare la scheda biografica di ogni artista, in sede sarà
possibile consultare tutto il materiale archiviato, sia in forma
cartacea che digitale. In prospettiva, grazie all’integrazione con la
rete bibliotecaria del fondo unico librario (Iccu) si garantisce in
più la possibilità di prestiti interbibliotecari, rendendo fruibile il
materiale di documentazione attraverso una distribuzione su rete
nazionale. Nelle sale di consultazione è prevista inoltre una
emeroteca con riviste specializzate. ARCHIVIARTI presenta una duplice
funzione: da una parte consente la promozione dell’arte contemporanea,
con
particolare
interesse
per
i
giovani
artisti
italiani,
diffondendone la conoscenza; dall’altra parte diventa lo strumento
della stessa Fabbrica Borroni per monitorare il panorama artistico in
divenire, al fine di ideare e promuovere eventi artistici, rassegne
d'arte, collettive, incontri, workshop, collaborazioni e progetti
professionali rivolti ai nuovi emergenti di cui giunge notizia.
Tali iniziative avranno luogo sia negli spazi interni della Fabbrica
Borroni che in sedi distaccate, istituzionali e non, presenti sul
territorio.
Fabbrica Borroni
Via Matteotti, 19 20021 Bollate (mi)
tel.02 3650 7381 - 02 3650 7258
fax02 3650 7046
custode tel.02 38302802
Info [email protected]
Eugenio Borroni [email protected]
Elisa Gusella [email protected]
Press & news [email protected]
location [email protected]
Archiviarti [email protected]
VISITE COLLEZIONE
tutti i giorni feriali
orario 11 -16
prenotazione da effettuare
almeno 48 ore prima
- cell. 335 209 269
- [email protected]
NOSADELLA.DUE
NASCE A BOLOGNA LA RESIDENZA PER ARTISTI E CRITICI
www.nosadelladue.com
da un'idea di Elisa Del Prete e Lelio Aielloa
Via Nosadella 2– 40123 Bologna - 333.9975595 - € ingresso libero
Inaugurerà a Bologna il prossimo 27 gennaio la residenza
per artisti e critici Nosadella.due, ideata da Elisa Del
Prete e Lelio Aiello e pensata come punto di convergenza
delle produzioni maggiormente aderenti alla cultura
contemporanea.
La residenza per artisti e critici Nosadella.due, situata
in pieno centro storico a Bologna, si prefigura come una
realtà assolutamente nuova per la città, un punto di
convergenza in cui possono trovare spazio le produzioni
maggiormente
aderenti
alla
cultura
contemporanea.
L’intento è quello di offrire, alla generazione emergente
di artisti da tutto il mondo, oltre ad un momento
sinergico e di riflessione con una realtà nuova,
l’inserimento
in
un
circuito
artistico
reale
che
rappresenti un’esperienza esclusiva di alto livello
professionale.
A
partire
da
questi
presupposti
Nosadella.due si propone dunque come valore aggiunto sul
territorio e intende fornire al bacino culturale locale
un’opportunità di scambio con il sistema internazionale
dell’arte. Contenitore e contenuto del progetto è la
dimensione intima e domestica di una casa, un’abitazione,
un luogo che conserva le tracce del proprio vissuto ma
che al tempo stesso è punto di passaggio, costantemente
in trasformazione. I 250 mq della residenza sono
strutturati
per
ospitare
tre studi con rispettivo
ambiente per il pernottamento.
In questi spazi si alternano e convivono artisti e
[segue]
NOSADELLA.DUE
NASCE A BOLOGNA LA RESIDENZA PER ARTISTI E CRITICI
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da un'idea di Elisa Del Prete e Lelio Aielloa
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critici
della
generazione
emergente
per
realizzare
progetti proposti ad hoc per l’esperienza di permanenza.
L’intento è quello di creare un vero laboratorio in cui
confluiscano e si sviluppino le ricerche più attuali in
ambito
visivo,
artistico
e
critico,
coinvolgendo
costantemente addetti ai lavori e pubblico ad interagire
con gli ospiti. L’attività della residenza, concepita
come un laboratorio di cultura contemporanea, si espleta
attraverso la realizzazione e l’esposizione di progetti
d’artista prodotti b in residenza e presentati in sedi
espositive
e
spazi
“altri”
esterni
ad
essa
sul
territorio; momenti di presentazione del lavoro degli
artisti ospiti; il confronto con critici stranieri ospiti
e la creazione di un circuito di cooperazione e
aggiornamento
sui
differenti
contesti
artistici;
l’accoglienza e la collaborazione a progetti curatoriali
esterni; l’organizzazione di incontri e workshop con
artisti e critici. Per preservare la propria attività
Nosadella.due prevede la raccolta di documentazioni e
pubblicazioni rappresentative delle varie esperienze
ospitate e di un archivio video consultabile dal
pubblico. Nosadella.due, che nasce col patrocinio della
Regione Emilia-Romagna, della Provincia e del Comune di
Bologna, dell’Accademia di Belle Arti e della Galleria
d’Arte Moderna, si prefigura come un progetto a lungo
termine che intende sviluppare una reciprocità tra realtà
locale, nazionale ed internazionale.
Il disegno "scorretto“
e l'abbandono di ogni canone di riferimento
A cura di arch. Vilma Torselli
"....non esiste l'Arte con l'A maiuscola che è oggi diventata
una specie di spauracchio o di feticcio....". (Ernst H.
Gombrich)
Ernst H. Gombrich apre un suo celebre volume, "La storia
dell'arte",
con
una
frase
che
lascia
sgomenti
i
suoi
lettori:"Non esiste in realtà una cosa chiamata arte."
In effetti quello di arte è un concetto assai elastico e
relativo, che può avere significati molto diversi a seconda del
tempo, del luogo e anche della persona che osserva, oggi più che
mai, essendo venuti meno alcuni parametri, quali il concetto di
bellezza classica, di aderenza alla realtà, di espressività
ecc....che per lungo tempo hanno in qualche modo permesso di
inquadrare con una certa omogeneità tutto ciò che è stato
definito arte.
Quando si parla di arte moderna, il discorso si fa più complesso
perché, per la prima volta, veniamo posti di fronte al disegno
"scorretto", ad una realtà deformata e travisata, modificata
dall'artista in un modo del quale non capiamo immediatamente le
ragioni, perché non è facile affrancarsi da idee preconcette,
abitudini e pregiudizi che ci fanno vedere il mondo secondo
canoni collaudati e scontati.
Gli artisti hanno spesso del mondo una visione particolare, come
se stessero compiendo un viaggio di scoperta attraverso cose
nuove percepite per la prima volta, seguirli in questo viaggio
può voler dire affacciarsi su un mondo inimmaginato ed
affascinante, basta sapersi abbandonare, non preoccuparsi di
catalogare o etichettare ciò che vediamo, guardare con occhi
vergini ed accettare con curiosità ciò che, da questo viaggio,
porteremo a casa.
Essi hanno ciò che si può definire il "vedere artistico", da
loro il mondo non viene espresso tramite i simboli del
linguaggio, ma tramite l'espressione visiva, è l'arte che
permette di passare dalla percezione all'espressione visiva,
esprimendo una concezione dello spazio e della realtà mediata
dalla vista.
Il disegno "scorretto“
e l'abbandono di ogni canone di riferimento
A cura di arch. Vilma Torselli
Poiché non esiste solo una lettura dell'opera d'arte basata sul
significato delle forme, ma anche sulla psicologia della forma e
della percezione, ecco che l'arte si pone come materia che
coinvolge il cervello, la mente, la psiche, la cultura
dell'individuo, la sua vita, la sua storia.
Non tutto ciò che l'arte moderna ci propone entrerà, ovviamente,
nella Storia dell'Arte, perché gli avvenimenti diventano
"storia" quando si riesce a valutarne la portata, gli effetti ed
i riflessi su quanto viene dopo di loro, sussistendo la
necessità di vedere le cose da una prospettiva che è tanto più
ristretta quanto più è vicina al nostro tempo, mentre la visione
cambia e si amplia mano a mano che il presente diventa passato.
Osserva acutamente Carlo Giulio Argan:"Lo storico dell'arte, il
critico d'arte deve essere un profeta o un archeologo", a
sottolineare anche la distanza necessaria per valutare i
fenomeni artistici nel loro oggettivo significato.
"La tradizione del nuovo“
e la posizione anticonformista dell'artista moderno
A cura di arch. Vilma Torselli
L'incertezza di giudizio sull'arte moderna
è anche prodotta dai continui cambiamenti
di rotta a cui ci ha abituato negli ultimi
decenni, perchè, citando ancora Gombrich
"ogni generazione è in qualche misura
ribelle ai principi dei suoi predecessori;
ogni opera d'arte esercita il suo fascino
sui contemporanei non soltanto per ciò che
realizza ma anche per ciò che lascia
incompiuto".
Forse, semplicemente, possiamo dire che ci troviamo davanti
all'arte quando un'opera è eseguita in modo tanto piacevole che
godiamo nel guardarla senza preoccuparci del suo significato,
apprezzando, per esempio, una disposizione dei colori fine a se
stessa, che non si prefigge scopo alcuno (basti pensare ad
un'opera di Pollock o di Rothko), o l'utilizzo di "mezzi" di
particolari
caratteristiche
(levigatezza,
ruvidezza,
trasparenza...) che in qualche modo fanno da tramite alla
comprensione della realtà ( come avviene con i sacchi o le
combustioni di Burri), o l'inserimento di effetti ottici o di
effetti di interazione con l'osservatore che ci collocano dentro
l'opera stessa (le sculture mobili di Alexander Calder) o altre
cose ancora. A partire dall'800 si può affermare che si sia
definitivamente concretizzato il concetto che l'arte, come la
letteratura,
le
scienze
e
tutte
le
forme
dell'attività
intelletuale dell'uomo, si sviluppa storicamente, esprimendo in
modo ineluttabile il proprio tempo, ed è quindi inevitabile
confrontarsi con l'arte della propria epoca, che è, in un certo
qual modo, quella sola che sappiamo produrre e quella che ci
meritiamo. Non ha senso in arte parlare di progresso, non si può
certo dire che ci sia una evoluzione delle forme, in quanto esse
rappresentano dei significati e come tali consone al loro tempo,
ma è indubbio che ci sia stata evoluzione nell'atteggiamento nei
confronti dell'arte e che la libertà di espressione, la
diffusione
della
cultura
artistica,
sia
attraverso
l'insegnamento che la divulgazione con l'utilizzo dei mezzi di
comunicazione, un'apertura mentale tipicamente moderna verso ciò
che Harold Rosemberg, grande critico d'arte americano, definisce
"la tradizione del nuovo", abbiano creato ai nostri giorni, come
mai in passato, condizioni particolarmente favorevoli per gli
artisti e per la loro libertà espressiva.
artista in primo piano
andy
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Andy nasce a monza nel 1971. Dopo le scuole
dell' obbligo si diploma all' istituto d'
arte di monza. Si specializza nel ramo della
grafica pubblicitaria e dell' illustrazione
presso l'accademia delle arti applicate a
Milano. Contemporaneamente sviluppa la sua
attenzione
nei
confronti
della
musica,
studia
il
saxofono,
i
sintetizzatori
(tastiere)
collaborando
a
un
progetto
musicale
chiamato
bluvertigo,
una
band
capitanata da Morgan (voce, basso e piano),
supportata da Sergio Carnevale (batteria)
e Livio Magnini (chitarra), che propone al
mercato italiano un suono anglofilo basato
sulla commistione tra elettronico e suonato,
applicato a diversi "generi musicali".Dopo
anni di tournee, apparizioni televisive e
implicazioni discografiche Andy si propone
oggi in diversi ruoli, cercando di unire
diverse forme di espressione, dipinge grandi
quadri fluorescenti su tela, compone colonne
sonore per la danza contemporanea e il
teatro, mixa la musica new wave degli
anni 80 nei club o nelle piazze come dj.
S'inventa copresentatore di due programmi di
mtv.Il tutto sotto lo stesso punto di vista
“il reset (spegnersi e riaccendersi)“ ovvero
il suo concetto ideale, grado zero della
creatività
posto
ad
esplorare
contesti
diversi da contaminare. Oltre alle mostre
personali, collettive e nei club,
Oggi la sua pittura viene applicata e
commissionata in ambiti aziendali, come il
settore della moda o quello pubblicitario.
andy
FLUORESSENZA fino al 20 maggio
galleria Stragapede / Perini
viale Filippetti 42, Milano
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patchwork in salsa acida
Quella di Andy è una pittura a Lsd su tela. È il viaggio visionario e senza
paracadute in una realtà parallela che somiglia, ma non riproduce, quella
conosciuta. Il giovane artista “brianteo” parte da elementi del paesaggio
quotidiano – da oggetti dell’arredo urbano, da angoli frequentati di continuo e
perfettamente conosciuti, da volti di amici e personaggi fin troppo noti, laccati e a
volte indigesti, che arrivano in presa diretta dal mondo dello star system e da quello
gommoso dei cartoons
– per approdare ben presto in un universo acido, deformato,
psichedelico dove panorami e presenze hanno carattere allucinatorio, dove la vibrazione
e la vertigine hanno preso il posto della tranquillità, dell’azione reiterante e della
sicurezza. Come in un mondo ricreato e visto attraverso speciali occhiali 3D (in cui è
un colore esploso e roboante a dare cubisticamente volume all’immagine) le tonalità
dell’orizzonte risultano variate e aggressive, i contorni di visi e oggetti appaiono
nervosi e sincopati, le prospettive dell’inquadratura si presentano incerte, sfuggenti
e si attorcigliano, i colori esagerano. Surreale e onirico, il mondo di Andy sembra
visto attraverso gli occhi di Cesare, il sonnambulo spiritato de Il gabinetto del
dottor Caligari (vero manifesto cinematografico dell’espressionismo tedesco). Solo che,
mentre nella storica pellicola di Robert Wiene l’esasperazione dei paesaggi, dei
caratteri e delle atmosfere era affidata a un livido e contrastatissimo bianco e nero,
nelle opere di Andy la follia visionaria e l’immaginazione onirica risultano costruite
tramite l’esasperazione dei timbri cromatici. Dal rosso al verde dal fucsia all’arancio
dal giallo al blu elettrico, ogni tonalità esplode tra le sue mani, diventa prepotente
ed eccessiva, aggredisce lo spettatore cercando di primeggiare sulle altre. E così le
composizioni finiscono per sembrare collage impazziti, mosaici mobili e frementi in
cui, invece di fondersi e sposarsi, le parti e le campiture entrano in brulicante
contrasto, cercando di primeggiare le une sulle altre. Niente è come sembra, le logiche
appaiono sovvertite, la gravità è scomparsa e ogni cosa è portata alle estreme
conseguenze. Un luogo parallelo che ricorda il mondo reale, che si presenta
evidentemente imparentato con esso, ma che è possibile incontrare solo dopo aver
varcato con buona dose di coraggio e pazzia la linea dello specchio. O solo dopo aver
liberato la fantasia e dato libero sfogo ai sogni.
[segue]
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Come lo spazzacamino Dick Van Dyke in Mary Poppins, che si tuffa nei disegni del
madonnaro tracciati sul marciapiede e lì si mette a cantare il tormentone
Supercalifragilistichespiralidoso, o come il detective privato Eddie Valiant in Chi ha
incastrato Roger Rabbit?, che sul suo taxi logorroico entra dritto sparato nella piazza
di Cartoonia dove può permettersi di cadere dal novantesimo piano d’un grattacielo
senza rimediare un solo graffio.
Così Andy, anima percorre e vive luoghi, personaggi, panorami in cui tutto è concesso e
ogni avvenimento appare plausibile: Pollon e Lamù dividono la tela con una super top
model; una Porche è insieme a un pappagallo; un cartello stradale alla Venere di Milo.
Andy ci conduce per mano nel bel mezzo di un orizzonte immaginario dove l’irrealtà si
presenta come reale, dove le prospettive abituali seguono cammini opposti e diversi.
Sulle tele paesaggi e figure si arrotolano su se stessi, diventano elastici, morbidi,
gommosi. Sulle orme della televisione più attenta, alla Blob e alla Fuori orario,
l’artista ruba alla leggenda e alla storia, sottrae ai ricordi e all’immaginario,
prende dall’illustrazione e dalla realtà, e poi shakera il tutto in una visione
psichedelica e fantasmagorica, spiazzante e inquieta. Comincia con una ricerca
certosina sulle forme e le iconografie d’un soggetto, sui significati e gli
atteggiamenti di un personaggio, sui caratteri e comportamenti d’una figura storica,
mistica, leggendaria. Poi inizia a comporre, come fosse una musica. Come il
campionamento in un suono è una frazione di realtà manipolata e messa in sequenza, così
nei dipinti, Andy fotografa un istante, un flashback e lo ridispone in un’ottica
surreale. Emozioni, esperienze e colori vivono in una dimensione al tempo stesso lucida
e caotica. Dove personaggi apparentemente scollegati fra loro diventano simboli di
concetti da esporre. Un collage neopop (con un occhio a Warhol e l’altro a Haring), un
enorme patchwork in salsa acida, una poetica fatta di frammenti, di storie cominciate e
mai finite, di flash che arrivano in presa diretta dagli anni Ottanta e dal vissuto
dell’artista trentacinquenne. Come una carta assorbente, la pittura di Andy cattura e
pesca direttamente dal cassetto dei ricordi: un purissimo distillato di arte, musica e
spettacolo. Ci sono tutti i cantanti della new wave e dell’avant pop, dai Joy Division
ai Kraftwerk da Robert
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Smith ai Devo, e poi Nico, Sid Vicious, Jimi Hendrix, Annie Lennox, Madonna,
i Kiss, Jim Morrison, e ancora i Pet Shop Boys, immortalati nel video del
loro più grande successo, Go West, e quel geniaccio di David Bowie, che
l’artista dipinge in tutte le versioni, da quella glam di Aladdin Sane a
quella berlinese di Low. I miti del rock e dello spettacolo (Marilyn Monroe e
Ava Gardner), ma anche quelli dei cartoni animati, Andy riscopre i personaggi che hanno
segnato la sua infanzia: quelli made in Japan, come Capitain Harlock, Goldrake, Lamù,
Pollon, Lupin, Pac man e quelli francesi come Asterix e i Barbapapà. E li inserisce
sulla tela a fianco di donne bellissime e un po’ retro, o a top model come Kate Moss e
Linda Evangelista. E poi, tra un tributo alla femminilità giapponese (con le sue
sensualissime geishe) e uno ai Vip, come Lady D e Condolezza Rice, Andy ci butta dentro
il suo misticismo, fatto di Gesù psichedelici e Madonne pop. Come una sorta di diario
in cui annotare appunti, l’artista riesce a collassare molteplici situazioni e
personaggi. I colori sono sempre quelli acidi, fluorescenti, da pugno in un occhio, le
campiture sono attente e precise, con un segno netto, marcato, gelido, riflessivo, che
non lascia margine alla sbavatura. Eppure, c’è qualcosa di più. Forse i colori sono
quelli del luna park, forse l’aspetto è simile a certi giochi e a certe decorazioni, ma
il senso profondo della ricerca scava con estrema serietà nella confusione dei miti e
dei valori di oggi, nella difficoltà di leggere e soppesare il passato, nelle
incongruenze e contraddizioni del sapere contemporaneo. Coloratissima, citazionista e
paradossale, la ricerca di Andy è solo falsamente infantile, falsamente glamour,
falsamente divertita. È un enorme rebus, una costruzione difficilissima da decifrare. È
come una bellissima donna che indossa un vestito appariscente e che, sotto il vestito,
nasconde molto, molto di più. Spiazzante e originale, la sua arte è un gioco
sottilissimo di rimandi, sovrapposizioni, tradimenti tra ciò che appare in tutta
evidenza e ciò che rimane dietro alle quinte. Andy fa respirare la pittura, le dona una
boccata di ossigeno perché la libera dalla schiavitù della logica, dell’obbiettivo a
tutti i costi. Vissuta come immersione nell’assurdo, come apnea nelle proprie passioni
e nei ricordi, l’arte non interpreta più la realtà, non si limita a darne una
spiegazione: piuttosto la rivive, la trasforma, la mastica.
Chiara Argenteri
andy
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artisti
alessandro rinaldi
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Nasce a Bologna nel 1974,
Liceo Artistico Statale di Bologna e nel 1991 conosce l’aerografia.
Autodidatta cresce in questa Arte grazie alle numerosissime manifestazioni di Aerografia e non a cui
partecipa.
"...Ma una cosa che distingue il lavoro di Rinaldi quando dipinge sulle auto da corsa e sulle
motociclette, poichè non replica i modelli del gusto Underground e delle sue contaminazioni Rock e
Metal, ma li interpreta. Il fine del suo lavoro è realizzare un'integrazione della pittura con la
superficie"... ..."per creare un'opera d'Arte, che potrà viaggiare, portare per le strade un'immagine
di bellezza e di carattere.
E' un modo per nulla scontato di far uscire l'arte dagli schemi dell'opera bidimensionale e farla
entrare direttamente nelle strade della vita, accompagnando chi la possiede nei suoi spostamenti."...
... "Nella serie di lavori su carta, si ritrova la stessa contaminazione tra una pittura di segno
astratto, che pone attenzione alla rapidità del gesto, alla gamma cromatica, ai contrasti della
superficie e parti realizzate ad aerografo con caratteristiche di tridimensionalità.
Con questo mix di segni dinamici accesi da colori metallizzati e dettagli iconografici, si realizza
il viaggio più intimo dell'artista nelle sue tematiche, un mondo che spazia dalla bellezza delle
riviste patinate, alle icone del cinema e al fumetto ed alcune sue creature immaginarie tra il sexy e
il fantasy." Daniela Bellotti
“Le apparenze ingannano”
Il mondo che agita l’immaginario artistico di Alessandro Rinaldi assomiglia all’antica macchina di
proiezione filmica dei fratelli Lumière. Ogni giro di manovella i fotogrammi si assemblano e danno
corpo al ritmo ed al movimento delle immagini.
E questo susseguirsi di realtà alterate, deviate, allucinate, scomposte, danno il via ad una nuova
avventura che diverrà la più potente fabbrica dei sogni mai inventata dall’uomo.
La tecnica dell’aerografia, una scelta maturata dall’artista Rinaldi dal 1991, ci trasporta su campi
di sperimentazione e di creatività empiriche, che sembra , riproporci la stessa meraviglia di un
“principio” base per nuove scoperte e nuove indagazioni .
L’artista si esprime su oggetti o supporti diversi: caschi, automobili, moto, dischi in vinile,
piastrelle, carta, muri intonacati..
Questa varietà di materiali da utilizzare è la bottega-macchina di montaggio che, con magistrale
[segue]
alessandro rinaldi
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perizia, ri-costruisce i simboli e le verosimiglianze di un’epoca che ha smesso di sognare e vive di
trasparenze trasognate o di apparenze che non ingannano.
L’arte di Alessandro Rinaldi ci richiama al movimento minimalista ed a una letteratura degli anni
settanta/ottanta, ad una generazione definita eretica come gli esponenti di maggior rilievo
Pier
Tondelli e Enrico Palandri.
Sono autori di storie vissute e narrate, sono gli autori della ricerca di concretezze e di ricerca di
spazi immaginari, di nuovi sogni, di nuove ombre , di scenari utopici per una generazione priva di
ambizioni personali.
Anche Alessandro Rinaldi è scrittore di storie vissute, ma usa il senso del frame, la velocità
dell’istantanea, la tecnica del montare e smontare il video-clip.
E’ nel video-clip che, in effetti, si nasconde il segreto di un giovane artista che nell’immagine
della quotidianità vede la rinuncia, l’assenza, la mancanza di vitalità.
I soggetti sono dunque quelli offerti e prodotti dal mercato di consumo e dall’effimero sentimento di
appartenenza ad una modernità agonizzante. La consapevolezza che, ormai, l’uomo non è più pensiero,
ma urlo, lacerazione del sé e turbamenti dovuti da un diffuso disordine dei linguaggi verbali ed
espressivi, fa girare la “manovella” del nuovo immaginario, dove non vivono sogni di speranza o di
natura felliniana, ma vivono, a volte, in modo perverso o trasgressivo, le apparenze o i non-sogni.
Le apparenze prevalgono e sono le allucinazioni, i miraggi di una generazione che destina la propria
essenza nella contraddittorietà
dei “valori” dell’essere non più riconoscibili, anzi mascherati e
dissacrati nei nuovi percorsi artistici.
Alessandro Rinaldi mentre mostra la vacuità del tempo corrente senza nome e distinzione, tende ad
idealizzare l’elemento corporeo delle cose, dei volti, delle figure femminili.
Una corporeità che assume connotazioni diverse: dal gioco della corporeità come volume e peso
specifico in una visione deturpante, alle linee in rilievo cromatico dei volti e del corpi femminili.
Se l’arte è una forma speciale di espressione e di comunicazione, nell’opera di Alessandro Rinaldi,
l’arte diviene soprattutto testimonianza di un epoca, esprime tutto il disagio della fragilità con
cui si vuole, ancora, dare un senso alla continuità della vita come un divenire di un destino non
desiderato.
Siamo di fronte ad immagini che non ci consentono indagini psicologiche o animistiche trattazioni, ma
fruiamo di immagini “réportage” che pervadono la nostra sensibilità ed il nostro quotidiano
immaginario: sono le sequenze delle “apparenze” , distintivi ingannevoli della nostra biografia.
Franchino Falsetti
alessandro rinaldi
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antonietta campilongo
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Un attimo, una vita.
La luce, a volte, ha un taglio netto, culminante. Accade quando un attimo diventa
significativo, quando gli elementi della scena si compongono attorno ad un nucleo, ad un
centro focale, e pare che nulla sia più lì per caso o per concomitanza di eventi, ma tutto
quanto sembra disposto ad arte per creare uno sfondo di narrazione. A volte, il ricordo si
condensa in una sorta di rappresentazione limpida e tersa di sensazioni, come un lampo di
suggestione su cui rimangono stagliati i profili della vita. A volte, siamo noi che
guardiamo più con gli occhi della mente e rivestiamo momenti quotidiani di uno splendore di
straordinarietà.
Antonietta Campilongo sa di predare. Usa, cosciente e disinvolta, di questa distorsione che
il senso opera sulla realtà, ne intride le superfici pittoriche, la rimanda indietro
cristallizzata, fissa e duratura nella sua propria subitanea ed effimera esistenza. La
pittrice si appropria della imagerie quotidiana, cattura scenari di odierno contesto urbano,
disegna deflagrazioni di istanti, e fa librare minute sospensioni del tempo, fuggevoli
impressioni disperse sullo scorrere prevaricante della vita. C’è un fondo di affilata
ironia, quando questo stillare dall’ordinario, dal dejà vu, accoglie ambientazioni,
atmosfere, visi e personaggi carpiti dalle scene di film. È la rappresentazione di una
dialettica irrisolta, quasi che la vita, ogni vita, subisse nelle sue pieghe uno spasmo
drammatico e teatrale che perennemente gioca di rincalzo al dispiegarsi inavvertibile degli
eventi; è come se ogni momento celasse una potenzialità d’innesco, si caricasse per scattare
nel parossismo dell’evento romanzesco, eccezionale. È la nostra comune illusione, il nostro
compiacimento, pensare a quel colore di straordinarietà che crediamo, o che desideriamo,
abbia la nostra esistenza; ma è anche la nostra esperienza, avvertire l’assieparsi di fatti
ed emozioni dentro una frazione infinitesima di tempo, la sensazione di un orlo che si va
colmando, consapevolezza della tensione superficiale un attimo prima che il liquido di una
vicenda trabocchi.
[segue]
antonietta campilongo
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L’artista racconta e fa raccontare. Nei suoi quadri c’è sempre un vuoto, uno spazio assente,
un fuori campo su cui stanno convergendo tutti gli antefatti e tutti gli sviluppi possibili.
L’inquadratura conserva una sua parzialità, da cui viene pressoché esclusa la pienezza, ma
quindi anche l’oggettiva rappresentazione, dell’azione. Tutto può sempre accadere, perché in
effetti cosa stia accadendo resta inespresso. Ed allora non solo il soggetto ritratto, non
solo l’autore, ma anche l’osservatore diventa narratore e narrato, tutti si ritrovano e si
reinterpretano secondo i ruoli, e si scoprono a parlare di sé e della propria vita.
Campilongo riserva un luogo per l’immaginario.
Anche
perché
la
sua tecnica espressiva - che si dispiega agilmente tra modi
dell’iperrealismo, della pop art, del realismo fotografico, dell’espressionismo fumettistico
e grafico - solo apparentemente indulge ad una rappresentazione di meccanico ricalco della
realtà, ad un’effettività veristica e senza scampo. Invece, su questa base esteriormente
impersonale, l’artista armonizza vivide accensioni di colore, effetti di solarizzazione, di
sgranatura, di opacizzazione e rifrazione. Fino ad asciugare le tinte nelle gradazioni di
grigio, fino all’astrazione ed allo straniamento di contrapposizioni d’ombra. Talune volte
tutto si riveste di nitida coloritura, divampa di luce e toni; altre, il pastello di una
penombra sfuma i contorni ed i riflessi; altre ancora, il colore viene assorbito al bianconero di un’esplosione di luce, come la sovraesposizione ad un flash troppo ravvicinato, o
come una distillazione che lascia solo la purezza di un’immagine, di una sostanza, di
un’emozione. E dunque Antonietta Campilongo gioca di contrappasso. Tanto il momento rimane
fisso, come in apnea, delimitato e sospeso anche nei suoi canoni formali, nella sua aderenza
alla realtà, tanto esso sembra essere immobilizzato nel fermo-immagine di storie accertate;
tanto di contro si espande, nasconde implicazioni e prospettive, scava nella profondità di
intime proiezioni, si innerva su trame d’esistenze, vive avventure carnali e fascinazioni
personali. Cosicché la vastità e complessità dei mondi interiori e privati si rivela e
compone solo in limpidi frammenti di tempo ed evento, sequenza di esigue scene, intreccio di
sfaccettature e di atmosfere. Ed un attimo racchiude così un tempo prolungato, infinito. Il
tempo giusto per il racconto della vita.
Francesco Giulio Farachi
antonietta campilongo
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barbara karwowska
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Nasce a Danzica nel 1970.
Consegue il diploma di "Tecnico d'arte" presso il Liceum Sztuk Plastycznych in
Orlowo(Polonia).
Vive a Napoli dal 1992 dove trae innumerevoli spunti.
La pittura di Barbara Karwowska si nutre di vita e di sogno.
Ad un ricco universo onirico si mescola l'esperienza personale, esplodendo
insieme sulla superficie pittorica grazie a corpose pennellate.
Domina il gesto. Lo si legge nelle rapide incisioni praticate sulla pittura
ancora fresca, negli spessori dell'impasto cromatico e nell'istintuale
disposizione di alcuni simboli.
La stretta relazione esistente tra la sua vita ed il percorso artistico rende la
sua pittura carica di forza espressiva.
Karwowska matura un linguaggio delle sensazioni, delle emozioni e ad esso
attribuisce un'attenzione cromatica quasi psicologica.
La figurazione delle sue opere è la ritrattistica.
Nel caso specifico dei lavori realizzati durante il primo periodo napoletano
emerge oltre all'attenzione fisionomica, l'evidente capacità di cogliere
l'universo invisibile che circonda le persone, l'aura di queste.
G. Ciancio
barbara karwowska
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damiano ferrara
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artista autodidatta, nasce ad Alcamo nel 1960, dove vive e lavora.
Qui frequenta il liceo scientifico sperimentando acquarelli e tempere. Nel 1979 si
scrive alla facoltà di Architettura di Palermo dove si avvicina per caso alla pittura
su vetro, incantato dai giochi di luce ed effetti cromatici ottenuti dalla stesura
delle vernici sul vetro. All’inizio le sue opere, usate soprattutto per impreziosire
porte, finestre e separé, vengono influenzate dall’Art Nouveau, Optical Art, mantenendo
però sempre quell’indipendenza stilistica che contraddistinguono le sue opere. Tra il
1990 il 1994, dopo alcuni viaggi in Europa, il suo modo di creare cambia; i suoi
disegni diventano sempre più astratti, mettendo su carta, e poi su vetro, le sue
sensazioni per tutto ciò che lo circonda dando loro una interpretazione molto
originale. Nel 1997, il viaggio in India, lo fa avvicinare alla meditazione, all’Arte
Orientale e scopre che molti suoi disegni e schizzi somigliano ai Mandala, arte
particolarmente sviluppata ancora oggi nella cultura Induista e Buddista. Nel 2001
conosce Francesca, la sua attuale compagna di vita e di lavoro, pantesca di nascita e
romana di adozione, che gli fa conoscere ed apprezzare Pantelleria, la più araba tra le
isole del mediterraneo. Qui passa buona parte dell’anno trovando nuova linfa per la
creazione di nuove opere. La sua tecnica è quella della pittura per vetro trasparente
posata sulla superficie con una tecnica molto personale che richiede molta pazienza e
precisione. I suoi disegni sono l’interpretazione delle sue sensazioni per tutto ciò
che lo interessa e lo circonda. Le sue opere hanno una forte personalità e spesso chi
li guarda non rimane indifferente e come nella “lanterna magica” è attratto dai colori
e dalle sensazioni che questi emanano. Ha partecipato a molte collettive e personali:
Alcamo, Balestrate, Palermo, Roma, Ferrara, Montecarlo, Nizza, Parigi, Meaux, Milano,
Acquasparta, Lecco, Sondrio, Pantelleria. Alcuni suoi disegni sono stati utilizzati per
le etichette dei propri vini dall'Azienda Vinicola Minardi Le sue opere, quadri e
vetrate, sono in mostra in case di privati e in gallerie d'arte.
damiano ferrara
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daniel meyer
www.meyerdaniel.fr
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Nato a Casablanca in Marocco, vive attualmente a Parigi.
Autodidacte de formation, il travaille aujourd'hui avec differentes banques
d'images (shutterstock, dreamstime, getty..) et ainsi qu'à plusieurs expositions
et prix de renommée dans toute l'Europe. Entre Paris et Casablanca, MEYER DANIEL
vous offre un presence sur deux continents. N'hesitez pas à le contacter pour un
travail de reportage ou pour un envoi de tirages d'images de Fine Art.
Photographies du Maroc, voyage à travers un paysage urbain encore en
developpement. Images d'un Maroc plein d'energies contradictoires, un Maroc
toujours en noir et blanc. Photographies accompagnées de textes, proses
poetiques, appreciations libres qui parfois nous revèlent l'envers d'un decor
interieur.
“I guess that we lose time to say only hello. It is in way to express the idea
that we exist : "hello, i exist, pay some interest to me. Goodbye" Nevermind,
Hello! I say it for me. Maybe we are all looking here for someone who has got a
mean to promote our work, but i dont think there's someone to bet on us. I dont
want to sound naughty or disenchanted; in fact i love the warmness of italian
people, this easy way to accept each other. But i prefer to squeeze the
thought.”
daniel meyer
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daniele alessi
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Nato a Como nel ’71, si sente slegato dal suo luogo di origine, infatti la sua
vita quotidiana si divide in quattro comuni di residenza sparsi per la brianza.
E’ un appassionato di fotografia da diversi anni, ma per vivere lavora come
carpentiere operaio.
Ha sviluppato la sua formazione frequentando corsi tenuti dai fotografi Luigi
Corbetta, Giancarlo Manetta ed Enrico Rusconi, dai quali ha acquisito una
particolare sensibilità che lo porta alla costante ricerca dei dettagli e allo
studio di tutto ciò che lo circonda.
Osservando le fotografie di Daniele Alessi si ha la sensazione di attraversare
l'immagine, di oltrepassare la percezione visiva.
Questi effetti “onirici” non li ottiene in camera oscura o avvalendosi
dell’aiuto della manipolazione digitale, ma li realizza direttamente attraverso
il solo uso della macchina fotografica, durante lo scatto, spesso utilizzando
tecniche e materiali escogitati al momento.
“Penso costantemente ad una vita piena di colori e di piccole sfumature.
Per questo motivo vivo la fotografia romanticamente con la macchina analogica,
in quanto, solo attraverso l' utilizzo della pellicola, riesco a provare e a
sentire una forte emozione che la macchina digitale non riesce a trasmettermi.”
La poetica di Alessi può essere spiegata attraverso questo suo pensiero:
“Oltre l’infinito
è il cammino che l'uomo compie per entrare dentro di se.
Inizialmente è perso nell'oblio nero e buio.
A poco a poco tutto acquista più nitidezza
ed anche il mondo esteriore diventa colorato.
I toni da cupi diventano rosso, blu e verde.”
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davide bischeri
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Mi chiamo Davide Bischeri e sono nato il 18 settembre del 1974.
Non ho un curriculum vitae di
esposizioni collettive o personali da proporvi, perché non ne ho mai fatte: non ho mai puntato la mia
vita sulla fotografia, la quale non posso neanche considerarla come una vera e propria passione, visto
che la mia conoscenza del mezzo è alquanto scarsa, ma essa è stata ed è lo strumento che serve a
tirare fuori in me quel briciolo di creatività che credo ognuno di noi possegga. Dunque, non posso far
altro che introdurvi a quello che per me significa fotografare.
Pur conducendo alcune personali ricerche, il mio stimolo verso la “cattura dell’immagine” resta sempre
istintivo e non razionale. Forme, linee e colori, oltre alla matericità della “cosa”, sono gli
elementi essenziali che attraggono la mia attenzione nel primario bisogno di far “clic”, prima ancora
di qual si voglia contenuto; per questo motivo, spesso, le mie immagini sono senza titolo. Soltanto
nelle mie sporadiche ricerche mi applico alla presenza prima di tutto del contenuto di ciò che mi
accingo a fotografare, ma narrare una storia, spesso, mi annoia. È per tale motivo che ho eseguito
praticamente soltanto una serie di fotografie “narrative”, le quali, con pochi scatti, dovrebbero
suscitare nel fruitore una sorta di nostalgica atmosfera per un mio lontano trascorso calcistico. No.
Ho avvertito subito la necessità di evadere dal reticolo della narrazione, rimanendo però sempre
affascinato da alcuni soggetti che rimandavano inevitabilmente ad un contenuto, come quello sacro; ma
non v’è stato più in me il tentativo di “narrazione” di un qualcosa con un inizio, uno svolgimento e
una fine. È importante specificare tutto questo, perché vorrei veramente che le mie fotografie si
appezzassero in particolar modo per l’impatto visivo di forme, linee e colori che attraggono lo
sguardo: Se questo accadesse potrei dirmi soddisfatto, avrei già reso una sorta di “piacere creativo”
verso chi osserva la mia immagine, avendolo soddisfatto in una delle due caratteristiche che
contraddistinguono un’opera: il godere di una estetica; il fruitore, successivamente, può trovarci il
contenuto che vuole. Lo so, forse è l’incapacità di poter dare un messaggio, di afferrare, possedere
e trasmettere un contenuto, che sicuramente è il giusto fine dell’opera d’arte, l’altra metà dopo la
forma; ma purtroppo, le mie immagini, per mia iniziativa stentano a possederla questa fondamentale
metà. Quindi sì, tra la forma e il contenuto, spesso, è quest’ultimo a venirmi meno.
La fotografia per me si avvicina molto ad un certo tipo di pittura formalista a cavallo del XIX e XX
secolo, quella dei Nabis: essa deve rappresentare qualcosa di indipendente dalla realtà, pur traendo
da essa immagini e, ovviamente, ispirazione, senza per questo dover cadere nell’astratto.
Una bicicletta appoggiata ad una parete giallo intenso, con un ciclista in movimento che gli si
contrappone frontalmente creando una scia di movimento capace soltanto l’obiettivo di coglierlo, ecco,
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davide bischeri
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tutto questo, ancor prima di essere ciò che ho appena descritto, sono forme, linee e colori che
possono piacere indipendentemente dal loro contenuto.
Così come un bambino che con la sua bicicletta gioca solitario in una piazza durante un torrido
pomeriggio estivo, se visto da un'altra ottica, può apparire come un piano inclinato di color argento
sul quale si stagliano come lineari solchi perfette diagonali dirette verso un punto di fuga, una
perfezione interrotta soltanto da due macchie nere, le ombre della bicicletta e del bambino. Queste
immagini che ho appena tentato di descrivere sono due mie fotografe forse tra le più riuscite, credo
in esse di aver raggiunto l’obiettivo di rapire alla realtà i colori le linee e le forme e porle
davanti agli occhi del fruitore in veste nuova, indipendente da ciò che erano in natura.
Nelle fotografie dei riflessi di vetrine, invece, ho sempre cercato di far confluire un tentativo:
l’unione della mia “estetica” con l’effetto di una percezione ottica diciamo distorta o quantomeno
“modificata”. In sostanza, mettere in “disordine” il “normale” senso percettivo di fronte alla realtà.
In esse v’è una sovrapposizione di immagini su due piani, uno quello dell’interno del negozio e
l’altro tutto ciò che viene catturato dal riflesso della vetrina. Questo semplice espediente, spesso
utilizzato dal fotografo per immagini suggestive di sovrapposizione, però comprensibili (la bella
torre pendente di Pisa ritratta sul riflesso di una vetrina di un negozio di souvenir nei pressi del
Campo Santo), a me è servito, all’opposto, a scomporre il senso formale che rende riconoscibile ad
una prima occhiata che in quella foto v’è ritratto di riflesso un cavallo o campanile . Io cerco
ancora una volta di mettere in discussione il legame tra la fotografia e la realtà, mescolando il più
possibile le immagini dei due piani. Tra il riflesso di una facciata di una chiesa e quello di una
macchina parcheggiata, possono dunque spuntar fuori due labbra carnose color rosso acceso, e da uno
splendido volto di ragazza, con due occhi azzurri come il cielo, possono dipanarsi una serie di
persone in movimento che si intrecciano a loro volta con altre grafie pubblicitarie all’interno della
vetrina. Io credo che in questo gioco di immagini sovrapposte, il fruitore debba “adattare” la sua
normale percezione visiva al fine distinguere i vari elementi che compongono la fotografia; o se
vogliamo, dovrà far sì che il suo sguardo si “riprenda” da una sorta di “choc visivo”. Fatto questo,
egli seguirà due vie, una di queste sarà quella di “giocare” con la messa a fuoco dei due piani, vale
a dire concentrare l’attenzione visiva o sull’interno della vetrina, oppure virando all’opposto la
messa fuoco, apprezzare cioè quello che in quel momento è stato colto sul riflesso della vetrina.
L’altra via che potrebbe aprirsi allo sguardo dello spettatore è invece quella di lasciarsi alle
spalle il ricordo della realtà che è stata ritratta sui due piani, fondendoli così in un'unica visione
e godere solamente delle linee, delle forme e dei colori belli di per sé.
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donato arcella
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Nasce a Napoli nel ‘76.
Fin da giovanissimo coltiva la passione per l'arte e per tutto quello che vive
sotto una metropoli.
Amante di realtà quali : centri sociali occupati metropolitane, zone
industriali, locali d'industria abbandonati e arte indipendente inizia ad
osservare una realtà" altr" che gli farà maturare la consapevolezza del luogo
come rifiuto e scarto di qualsiasi azione quotidiana.
Si diploma in Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Napoli con tesi in
Storia e Tecnica della Regia per la cattedra del Prof. Giulio Baffi e stesso in
Accademia entra a far parte del collettivo " Mario Pesce a Fore " di Domenico Di
Caterino, gruppo attualmente riconosciuto come una dei movimenti icona dell'arte
indipendente partenopea e con cui parteciperà a diverse mostre ed eventi
artistici internazionali (tra cui P@rete RAITRE, Biennale di Sarajev).
Nell'anno 2000 fonda, insieme ai filosofi Francesco Manfredi e Santo Esposito,
"EuCa. Produzioni Indipendenti "un gruppo che si occupa di cinema e video
sperimentali osservando la cultura cinematografica giapponese (con Eu.Ca.
parteciperà a festival quali " Archeo Doc Festival ",Flaming Creatures,
CortoCircuito ).
Donato Arcella si forma come fotografo presso la cattedra del Prof. Giuseppe
Gaeta passando per maestri quali : Mauro Migliore, Silvano Moretti e Giuseppe
Incarnato FotoAminta).
Attualmente vive e lavora tra Pesaro e Napoli.
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donato arcella
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Donato Arcella, chi è questo artista sommerso e scartato di produzione di cui oggi
nessuno ancora ha sentito parlare? Un fotografo delle passioni dell'animo e delle anime,
un analista delle pulsioni interiori nascoste degli individui anomali e periferici che
mirabilmente ricrea e ricampiona in maniera artefatta. Le sue fotografie sembrano
messaggi promozionali pubblicitari di una pubblicità regresso che conservano però
(nonostante la costruzione a tavolino) una grande naturalità, prive di quei fantomatici
aromi naturali dell'arte di cui tanto abusano certi artistuncoli contemporanei da
riviste specializzate patinate. Le sue icone sono lontanissime dagli scatti che il
pensiero visivo sistemico dell'arte unico ci impone da anni. Sono delle fotografie che
sembrano prese da un fotoromanzo privo di didascalia, confuse nella sequenza spazio
temporale eppure rintracciabili nella loro scansione dinamico temporale. Fotografie che
sembrano provini di scarto di un film forse mai girato (che lo siano?), asettiche e
prive di un qualsiasi commento implicito da parte di chi lo scatto lo ha immaginato,
costruito e prodotto. Fotografie che nella loro asetticità sembrano scattate da un
"paparazzo" al soldo di una agenzia investigativa privata, raccontando così la
drammatizzazione passionale e la tragedia /commedia caustica della tradizione partenopea
Mario Meroliana.La sensazione di fondo è quella di essere davanti ad una ricerca
artistica sull'essenza dell'istinto umano e della sua moltitudine di sviluppi,
traiettorie e percorsi possibili. Un paparazzo dell'immagine artistica con una solida
formazione Accademica e dal vissuto periferico in grado di trovare Paulo Uccello e Piero
Della Francesca con uno scatto studiato e costruito che conserva però la naturalezza del
caso. La sua è una immagine spiata, un mistero svelato, un intrigo pulsionale ed erotico
emotivo e quant'altro ancora? La fotografia di Donato Arcella è la pubblicità,
l'informazione e la rivelazione che nessun media specialistico e specializzato vi farà
maiosservare, perché priva di qualsiasi commento ed aperta alla moltitudine dei commenti
e delle interpretazioni possibili.
Mimmo Di Caterino
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enzo correnti
www.enzocorrenti.splinder.com
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Nato a Misilmeri (Pa) vive e lavora a Prato.
Utilizza nelle sue opere materiali di recupero, crea composizioni, assemblaggi; inserisce oggetti,
forme geometriche diventando così frammenti d’identità dell’individuo riflessi in uno specchio,l’anima
prigioniera dalle mille verità, rappresenta lo spessore umano dell’individuo sempre alla ricerca di se
stesso.
Cinzia Fontanelli
Per capire il metodo seguito nel realizzare gli elaborati di Enzo Correnti e comprenderne il risultato
conseguito, sembrerebbe necessario rifarsi alla tecnica del "Collage", sperimentata di frequente nella
pittura contemporanea. La cospicua letteratura esistente ci dice che ne fu iniziato l'impiego - al
sorgere del secolo attuale - da Braque e da Picasso come tecnica connessa alla poetica del "Cubismo";
inoltre ha interessato altre numerose espressioni pittoriche fino ai giorni nostri. Ma il metodo
seguito da Enzo Correnti non ha niente in comune con la molteplicità degli usi che del collage se ne
sono fatti. E il riferimento a tali tecniche ci porterebbe fuori strada. Con un procedimento atipico,
originale e di sapore ecologico, Enzi Correnti inizia dalla utilizzazione della carta di recupero, e la
rende omogenea con una esperta manipolazione per ottenere un funicolo uniforme; prosegue con
l'incollaggio del cordolo o del funicolo, nell'apposito spazio come fosse una grossa matita con un
segno grafico corposo, che segue docilmente e asseconda il suo estro espressivo; infine impagina
l'elaborato con un listello che assolve alla duplice funzione di leggero supporto e di incorniciatura
essenziale. Il procedimento Ha l'impronta della manualità artigianale unita a una acuta sensibilità e
sorretta dall'estro creativo dell'artista che per la sua peculiarità, risulta arduo farne una
classificazione.
Da una attenta analisi degli elaborati di Enzo Correntisi arriva a un risultato che non consente una
precisa collocazione, e cercare di farla comunque equivarebbe a un giudizio riduttivo e immeritato.
Eppure, dalla non comune metologia impiegata da Enzo Correnti e dagli ottimi risultati conseguiti, si
rileva con facilità che:
a) manipola la carta di recupero con mano sicura, bagnandola con l'acqua come fosse argilla, e ottiene
una massa plastica, docile e duttile che lavora, plasma e affina per modellare i funicoli nella forma e
dello spessore voluti. (In ciò Enzo Correnti opera da scultore);
b) con i funicoli o cordoni che dir si voglia, realizza gli elaborati in superfici piane dove evidenzia
segni di significati memorie ataviche che sembrano emergere da mari di letargo come lacerti di un
prezioso codice antico.
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enzo correnti
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E con questi segni incisivi e netti da esperto grafico, sembra "manifestare il suo primondiale bisogno
di vivere, di esistere, di comunicare col mondo" (Ina Ripari);
c) con la perizia e la sensibilità del vero pittore usa i funicoli come fossero teneri pastelli di una
parsimoniosa tavolozza, ottenuti dalla carta di recupero e soprattutto da vecchi giornali, anche a
colori; con i cordoli materici,incollati uno accanto all'altro, realizza superfici tonali talvolta
striate da misurate tracce di colori a significare doloranti ferite inferte dal tempo che viviamo.
Nella loro essenziale sobrietà le superfici risultano grumose ma sobrie di valori cromatici in giusto
equilibrio, e dense di un mesto grigiore esistenziale; sembrano superfici di dimensione metafisica
scaturite dalla "Action-painting" con una esplosione spontanea della materia ridotta a minutissimi
cromatismi, a un pulviscolo di segni lanciati in un vortice frenetico che ricorda la tecnica
"Pollockiana" emersa nella corrente del "dripping".
Enzo Correnti opera addizionando la grafica e la pittura alla scultura, e l'originale e interessante
risultato ottenuto si concretizza in un felice connubio di tre elementi in uno, un connubio che può
aprire inesplorati orizzonti a ulteriori sviluppi a questa singolare espressività. E' perciò
conseguente e logico pensare che i suoi suggestivi elaborati siano da classificare, a pieno titolo,
come rari pezzi d'arte scultorea e pittografici.
Nello Sguanci
Spesso si dice degli artisti che sono capaci di vedere quello che gli altri non vedono questa
asserzione è quanto mai valida se si prendono in esame i lavori di Enzo Correnti. Nelle sue opere
quello che gli altri scartano risorge a nuova dignità.
Carta , cartone , tela , juta , e ad esempio , questa sera vecchi dischi e circuiti stampati.
Materiali estremamente poveri per sottolineare la capacità dell’artista e il suo messaggio
CI0’ DI CUI VOLEVATE DISFARVI E’ DIVENTATO UN’OPERA D’ARTE.
Potete provare a seguire con lo sguardo le innumerevoli evoluzioni delle strisce di carta , potete
provare a immaginare le forme disperse nei quadri di Enzo Correnti come isole , come finestre aperte su
mondi inverosimili , come pianeti sospesi in universi paralleli e sconosciuti . Provate per un momento
ad abbandonarvi totalmente alla musica e contemporaneamente immedesinarvi nelle onde dei mari creati da
Enzo Correnti .
E quando sentirete che state per annegare vi accorgerete che può bastare anche un piccolo pezzo di
cartone per trarvi in salvo.
Luca Roggi
enzo correnti
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gabriele pellegrini
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Nato nel 59 a Ruvo in provincia di Bari, vive e lavora a Firenze dal 79 dove ha frequentato
l'Istituto Superiore per l'industrial design (I.S.I.A.).
All’immobilità "logica" della produzione industriale ha preferito il rischio e la libertà
creativa della progettazione per la scenografia teatrale. Dai primi anni novanta ha progettato
scenografie e costumi per il teatro e la danza, collaborando con Compagnie ed Enti di rilievo
nazionale ed internazionale.
Contemporaneamente, nel campo dell’arte visiva, continua la sua personale ricerca sulle
fenomenologie della percezione, orientando l’utilizzo del linguaggio fotografico verso
integrazioni particolarmente congeniali alla sua "espressività multimediale".
La sua prima mostra di fotografie, infatti, è già una installazione , si tratta di:
EPILOGo -FOTOFONIE l' installazione, sul tema dell’inquinamento ambientale, proponeva le immagini
e i suoni dei detriti del nostro consumo quotidiano: "sopravvivenze di oggetti dispersi sui bordi
della terraferma, quasi escrescenze biologiche, prossimi all’armonia nell’angusto ritaglio dello
spazio".
ARITMIE-FOTOFONIE (seconda installazione prende) le mosse dal panorama delle merci di largo
consumo e dal conseguente inquinamento visivo nel nostro vissuto quotidiano. Questi prodotti
confezionati, presenze ingombranti nelle nostre abitazioni, contengono e allo stesso tempo ci
contengono. In sostanza gli stessi, sono veicolo di comunicazione e di cultura: ma quale cultura?
L'avvento del prodotto usa e getta e l'atteggiamento da parte del sistema produttivo, in preda a
complicate metamorfosi per la conquista dei mercati mondiali, hanno fatto sì che il referente
finale, il "consumatore", fosse completamente ignorato. Le opere nascono quindi, da studi su
comuni involucri per confezioni (packaging). La materia artificiale degli imballaggi si
contrappone a ricerche su elementi naturali diventati, oggi a loro volta, "prodotti di largo
consumo". Nella “ricerca” lo sguardo è manipolazione "mentale" e tramite lo strumento
fotografico, la materia è ricondotta a superficie di segni astratti. Infine, la ricostruzione
speculare dei segni trasforma "l'insignificante codificato" in "significante non codificato".
Sostanzialmente, i lavori, per capacità segniche e cromatiche, stimolano quei processi percettivi
tendenzialmente favorevoli al recupero dell’immaginario personale e delle soggettive capacità di
discernimento.
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gabriele pellegrini
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CORPI SEMBIANZE DEL TEMPO INSTALLAZIONE INTERATTIVA. I lavori della serie "Corpi. Sembianze del Tempo"
estremizzano l'ormai comune certezza dell'invasione silenziosa dell'artificiale nel profondo del
nostro corpo. Corpi, ma anche identità in sospensione. Corpi, indagati, nel tentativo di trovare
un varco che permetta di andare oltre il luogo comune della rappresentazione. Il limite della
superficie corporea è oscenamente superato. I lavori aprono, quindi, ad incroci visionari che ne
fanno campo di iscrizioni di memorie e di prefigurazioni. L’installazione dal titolo “Corpi.
Sembianze del Tempo” conclude una trilogia di interventi multimediali ai quali Gabriele
Pellegrini, artdesigner, ha cominciato a lavorare dal 1993. Muovendosi sul crinale di più
linguaggi - fotografico, sonoro, installativo - l’artista preleva tracce dai nuovi scenari del
vissuto quotidiano per ricostruire una diversa mappa del visibile. La pittura digitale, la
trasformazione dei suoni in tempo reale, l’uso dello spazio come percorso ed involucro
interattivo sono tutte modalità operative che mirano a sottrarre le installazioni di Pellegrini
al rischio di una asettica neutralità-oggettività, sollecitando, al contrario, attraverso
l’addensamento di segnali statici e dinamici, un coinvolgimento dello spettatore. L’obiettivo è
quello di situare l’esperienza percettiva della visione in una condizione di turbolenza del
contorno che cerca la complicità dello spettatore in un possibile slittamento introspettivo.
ISTALLAZIONE “ DI ME MORIE “, è il titolo della nuova installazione presentata
da Gabriele
Pellegrini. Si tratta di un ambiente costruito all’interno di una sala, che può ospitare due
persone alla volta e contiene una dozzina di lavori
(light box) e un grande puff per i
visitatori. L’installazione può essere guardata anche dall’esterno visto che le pareti sono
rivestite di materiale plastico trasparente. Ogni light -box
contiene due stampe lambda che
scorrono lentamente e orizzontalmente sovrapponendosi in maniera sempre diversa. I light -box
(formato immagine 20x33cm) saranno supportati da una fonte sonora, creata in collaborazione con
Massimo Liverani (informatico – sonorizzatore).
Il tema “ di me morie “ sfrutta
materiale
video: produzione filmica per il mercato hard. L’artista estrapola immagini dai video attraverso
la tecnica "frame". Il lavoro si concentra sull'espressività del volto in momenti di "picco" e
indaga sulla dinamica della stessa. Sulla pellicola più esterna che si sovrappone a quella dei
volti ancora una riflessione: tracce, premonizioni, proiezioni di immagini visionarie.
Il supporto sonoro proporrà un elaborazione delle tracce originali degli stessi video.
gabriele pellegrini
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gabriele pellegrini
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Street artist nato a Cuneo nel 1982, si diploma al liceo artistico per poi
conseguire la laurea in architettura.
Contaminazione...
Minestrone di immagini schizzate fuori dal turbinio continuo del televisore,
sprazzi di musica assordante e
pubblicità che martella ininterrottamente le
nostre teste. Prendete tutto questo e provate a spremerlo fino alla buccia ed
otterrete un distillato purissimo e acerbo fatto di tinte forti e contrasti
decisi. Questo distillato viene spalmato e confezionato , chiuso ermeticamente
in una cornice, per rimanere un fotogramma fermo e lucido che tenta in qualche
modo di bloccare il caos. Quello che vi sta girando attorno quotidianamente.
Continuamente…
Queste immagini strisciano di soppiatto nel mondo semplificato e coloratissimo
dei fumetti, ma descrivono in maniera frenetica qualcosa che va ben oltre. Il
fumetto non è il fine,bensì il mezzo necessario per arrivare ad un pubblico il
più vasto possibile ed evitare che il messaggio venga percepito da pochi .
Sono immagini grottesche ed eccessive, all’apparenza innocue, ma che vi daranno
l’impressione di non essere più così certi che quello che state guardando sia
poi così divertente e spensierato.
Italo (River Colla Production)
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gianluca grazzi
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Nasce a Milano nel ’72.
Ama l’arte in tutte le sue forme.
Gianluca Garazzi è fotografo per passione ed usa la fotografia per
immortalare i momenti, le sensazioni e gli stati d’animo del mondo che lo
circondano.
Durante i suoi viaggi e le sue “spedizioni”, in giro per le strade, va alla
ricerca di angoli e situazioni da catturare per poi mostrarne le molteplici
sfaccettature.
gianluca grazzi
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gianluca grazzi
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giovanni manzo
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Napoli 1966, vive e lavora a Napoli.
Giovanni Manzo è un pittore riconosciuto in Italia ed all’estero per la sua pittura
innovativa che fonde armoniosamente tre tecniche dell’arte: fotografia, grafica e pittura.
I suoi oli su tela in bianco, nero e varie tonalità di grigio sono un omaggio alla
fotografia d’autore; la grafica conferisce all’immagine la contemporaneità e la modernità,
mentre la pittura la rende umana in una visione romantica che appartiene alla storia della
cultura napoletana. Napoli è la città che predilige dipingere rivisitandola in chiave
moderna come mai nessun artista aveva intuito prima. La tecnica adottata segna un punto di
rottura con la figurazione tradizionale napoletana e rende moderne e suggestive le strade
più caratteristiche e storiche della città, proiettandola, così, nel mondo in una visione
del tutto nuova. Il profondo senso di appartenenza del pittore a Napoli rende necessario,
infatti, un nuovo modo di descriverla per rilanciarla culturalmente nel mondo, attraverso
la documentazione storica di scene reali che accadono quotidianamente in città, cogliendone
appieno la verità e la antichissima storia delle architetture. In ogni tela il movimento è
espresso dalla naturalezza dei personaggi e delle cose; la città è colta di sorpresa dallo
scatto fotografico esprimendo ciò che, erroneamente, potrebbe sembrare “caos“, ma che è in
realtà il cuore e la storia di una delle più antiche città del mondo.
“Nel caos delle città più rumorose, nei vicoli di Napoli, dove l’occhio vorrebbe
soffermarsi e scoprire i misteri di una grande città, che racconta a gran voce ancora tutta
la sua fervida storia, troppo è il frastuono, il tumulto senza poesia, dove i colori,
troppi, si sovrappongono accecanti e chiassosi anch’essi, e tra le voci, gli strilli e le
bestemmie frammiste a preghiera, l‘occhio capace dell’artista coglie il segreto, lo fa suo
e, in un attimo, spegne le luci accecanti dei colori, che ancora striderebbero troppo e, in
chiave romantica ripropone a par suo, il pittorico gesto del passante tra la folla, e , nel
silenzio del suo bianco e nero restituisce tutto il suo fascino al caos. “
Cimmino Giuseppe
giovanni manzo
www.giovannimanzo.com
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giuseppe petrilli
www.petrilliartworx.it
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Nato a
Lucera (FG) nel 1970.
Dipinge e suona il blues.
In quanto autodidatta, è istintivo e versatile, lontano da schemi
predefiniti, cio' fa sì che la sua sia un'arte in continua evoluzione, quindi
non ancora definitiva. Vive la sua creatività come un tramite attraverso il
quale interagire col mondo, una comunicazione tacita che corre sul filo delle
emozioni.
“Dipingo il Blues, come Kerouac scriveva il bebop,
intendendo con questo
termine uno stato d’animo, un insieme di sensazioni: ciò che mi muove, sia
nella musica, che nella pittura è la passione, nient’altro.
Nel dipingere mi devo divertire, così mi rifaccio a ciò che mi piace e più mi
emoziona: la sensualità e la seduzione femminile, il cinema, la musica.”
Giuseppe Petrilli è anche il direttore artistico di un jazz club.
giuseppe petrilli
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giuseppe summa
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nasce a Latiano (BR) nel 1977.
Attualmente vive e lavora a Roma.
Dopo la maturità artistica al Liceo Edgardo Simone di Brindisi, si trasferisce a
Roma per proseguire gli studi artistici all'Accademia Di Belle Arti dipartimento
di scenografia.
Nel 2001 si laurea con lode.
Inizia la sua attività artistica come scenografo-arredatore per produzioni
teatrali e cine/televisive, realizza interni per locali e case private.
Nel 2003, anno della sua prima personale In Smalto alla Mondrian Suite di Roma,
la sua attività artistica è rivolta principalmente all'arte contemporanea
partecipando a mostre personali e collettive.
Nel 2006 è selezionato, dalla giuria presieduta da Paolo Balmas, come uno dei
finalisti del concorso "L'altra metà del lavoro" indetto da AMNIL, INAIL, e con
l'alto patronato del presidente della Repubblica partecipando alla mostra
tenutasi al palazzo Della Cancelleria di Roma.
E' uno dei 5 finalisti per la Puglia al concorso "Pagine Bianche d'autore 2007"
con l'opera "Natura Morta".
Le sue opere nascono attraverso l'uso concettuale della materia e dell'oggetto.
Compone i suoi meta/rebus utilizzando le associazioni psicoanalitiche.
Lo spazio, la forma, diventano immagine interiore dell'io, la materia supporto
contenitore sul quale stendere il contenuto pensiero.
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kim molinero
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He was born in (Alcantara) Lisbon-Portugal in 1954.
Your Professional activity was always in the areas Financial and Real Estate, as
Economist. Autodidact of plastic arts is one. He was Journalist. He writes
poetry and he makes photograph.
In 1970 it started to paint aquarelle that sold in the strolls of the Nazaré,
Lagos and Albufeira for where went of driver's seat and whose landscapes were
the base of your painting, stopping in 74 for effect of the life active
politics.
In 1993 he sporadic recommences to paint in oil and acrylic pictures that he was
offering, being that the lack of time for the professional activity had been
always postponing will of a dynamic and interventionist creative expression.
In 2005 after some creations in water-colour, crayon, acrylic and oil and for
pressure and orders of yours friends he recommenced with the force of a maturity
of ideas and will to state what he goes to and in the mind and the soul, so that
the memory never if erases and the tribute lasts… for the art!
In 2006 it makes the first exposition, but one still meets in a phase of
learning and consolidation of ways and techniques, beyond the incessant search
of a way or a style, with some time and maturity.
Today, he looks reunion with the essences of the life, the colour, the emotions
and the affection of that they stimulate and mirroring in the trace and palette
his message and his to know as sublime expression of allotment and emotion.
He is represented in collections in Portugal, Spain, France, Canada, United
States, Brazil e Argelie.
In Art it does not have haste… only the creativity and its form to see the
things and the world mirroring a poem in words not said in screen.
kim molinero
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linda aquaro
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E’ nata a Cisternino (BR) nel 1982.
Frequenta il corso di Decorazione pittorica presso l’Istituto Statale d’Arte
di Grottaglie (TA), dove si diploma, con valutazione finale pari a 100/100
nell’anno 2001.
Attualmente è iscritta alla Facoltà di Architettura “Vallegiulia” della
Sapienza di Roma, ed è in procinto di laurearsi, con tesi Progettuale in
Museografia e Allestimento.
Mani capaci e sapienti, corde fanno vibrare d'uno strumento antico come il
mondo, d'armoniche tonalità ammalianti e possenti, che travolgono in
un'ebbrezza stordente la mente ed i sensi. Tutto abbattendo, ogni timore, ogni
dubbio,ogni remora morale, trascinando in sé in un vorticoso amplesso corpi
nudi e contorti nello spasmo di voluttà che dai sessi trae suprema, vitale e
superba una melodia tribale fatta d'ossessivi ritmi cadenzati ed incalzanti di
nudi indigeni danzanti di traverso ai falò d'una notte selvaggia. Ripropone,
ancora i simboli e simbolismi di un liberty rivisitato con barocca ossessione,
ricercando mai logiche rielaborazioni di emozioni, sensazioni immaginate, più
spesso, vissute con piena partecipazione. A testimoniare questa ricerca
espressiva, sta lo sperimentare sempre più nuove ed antiche tecniche
artistiche ed artigianali come l'uso del "collage", della "cartapesta", del
cartone, della tridimensionalità dell'immagine pittorica. Nuova e violenta
appare l'arte di questa giovane autrice che promette, con il maturare ed il
progredire della propria ricerca, di raggiungere mete espressive che a grandi
cose l'animo accendano.
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lorenzo corbo
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Dopo un diploma da ragioniere, raggiunto arrancando, decido di mettere a frutto
gli insegnamenti ricevuti: studio ancora un po' e divento art director.
Inizio a frequentare le agenzie di pubblicità, ma continuo a ricordarmi parole
come partita doppia, e diritto commerciale.
Prima o poi le cercherò su google.
Da qualche hanno mi avvicino ancora di più all'arte, e un giorno prendo il
pennello dalla parte giusta.
Inizio a dipingere.
Miracolo!
So dipingere!
Ma se qualcuno mi chiede cosa voglio fare da grande, glisso chiedendogli se ha
bisogno di qualcuno che gli faccia il 730.
Adoro il figurativo, adoro il corpo come linguaggio di espressione, adoro
Alessando Papetti, Federico Guida, adoro Jenny Saville e non voglio consumare la
tastiera per fare un elenco infinito di artisti che ammiro.
Cerco nel corpo elementi distintivi, senza badare alla forma, o all’estetica
fine a se stessa.
Cerco sentimenti, emozioni paure, in pose che fisso sulla tela.
Cerco simpatia, rabbia o gioia dal fisico umano...
anche se un corpo rimane pur sempre un corpo.
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luisa valenzano
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Nasce ad Acquaviva delle Fonti (Ba) nel ‘77. Si diploma al Liceo Artistico e all’Accademia
di Belle di Bari. Vive ed opera a Casamassima (Ba)
Nelle sue opere la luce è ovunque, dappertutto, colpisce i corpi e ne definisce le forme,
valorizzando i tratti ed esaltando i colori. Sinonimo di vita, libera la figura dalla
corporeità mescolandosi ed uscendo da essa.
I protagonisti di questi quadri non sanno di esserlo, sono colti in atteggiamenti naturali,
vivono nella loro quotidianità ed in questa maniera sono autentici. E’ così che la pittrice
li osserva in maniera soggettiva, “con lo specchio del proprio volere”. Cerca di entrare
nella dimora – prigione dell’anima.
L’artista studia i propri soggetti e s’identifica con essi, cerca di scoprire la loro anima
e nel far ciò di capire la propria in maniera catartica.
Il quadro crea una continuità tra chi l’artista ed il fruitore, parla della prima, racconta
e nasconde messaggi che lo rendono misterioso.
La pittrice diventa “seduttrice”, indaga sui segreti dei suoi modelli e li svela tramite
l’opera per poterli capire e controllare, ciò nonostante essi continuano ad avere dei lati
oscuri e incomprensibili agli occhi dell’osservatore. Ognuno interpreta queste figure
liberamente fino ad identificarsi con esse.
“[…] Maria Luisa Valenzano evoca una sorta di “epopea del quotidiano”, in cui gli atti
consueti, i momenti di raccoglimento, le mimiche corporee, abbandonano il contesto ordinario
o convenzionale, per sprigionare i bagliori dell’universo nascosto oltre il Body Language.”
Enzo Varricchio
“[…] Narra la vita ogni giorno la Valenzano, la sua vita di ogni giorno, quella del suo
uomo, dei suoi cari. Non esistono protagonisti, lo spazio e i personaggi hanno importanza
identica nella resa finale; tutti sono importanti, ogni elemento è cardinale per chiudere le
sue giornate, per rendere importanza ai suoi ricordi, alla sua vita, alla sua passione:
l’arte.”
Anna Soricaro
luisa valenzano
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maleonn ma
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Born: China 33 years ago.
Place of residence and work: Shanghai, China.
Education: Fine Art College of Shanghai University, major in Graphic Design.
"I have three constant assistant, one is my agent, the other two are the
assistant of my art works. I have some friends as well who help me finish my
work. For example, this time i come over to Mongolia taking my new series,
two friends volunteer for assisting my work, one is an excellent director in
Beijing, the other is a movie costume designer. They both love my works.
They're willing to travel with me, and discussing the works as well."
maleonn ma
www.maleonn.com
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mario sughi
www.nerosunero.org
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Nasce a Cesena nel 1961
Crea i primi disegni nello studio di Alberto Sughi, suo padre.
A Roma, sul finire degli anni 70 partecipa come umorista all’ultimo numero del
MALE e poi a tutti i numeri della Rivista Satirica ZUT.
Dieci anni più tardi si trasferisce a Dublino, dove tutt’ora vive e lavora come
illustratore grafico per MGL, compagnia di Archeologi, e nel 1996 consegue un
PhD in Storia Medievale al Trinity College.
I suoi lavori sono tendenzialmente, immagini e disegni, minimalisti.
I colori delicati e piatti ricordano lo stile dei cartoons e sottolineano
l’influenza della pop Art come ,ad esempio, quella di David Hokney.
Il tema ricorrente è quello di persone, spesso giovani coppie, colte e
lasciate sole tra gli attimi della vita di tutti i giorni; ed è mosso dalla
curiosità di constatare quale sia la differenza tra ciò che percepiamo come
solo ordinario e ciò che invece riteniamo straodinario.
I suoi lavori sono stati pubblicati su molti magazines e presentati su diversi
websites.
Mario è un Associate Member della Guild of the Illustrators of Irleand, lavora
con DonQuichotte Magazine, magazine di cartoons e satira, e i suoi lavori sono
presentati sulla website nerosunero.org
mario sughi
www.nerosunero.org
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stefania ormas
www.ormasgallery.it
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Nata a Canosa di Puglia nel 1973, vive fino al 2002 a Barletta.
Si trasferisce poi nella città Umbra di Spoleto dove ha inaugurato nel Maggio del 2005 la
propria galleria d'arte, la Ormas Gallery.
Autodidatta per molto tempo, attualmente, accanto ad un'intensa produzione personale, ha
frequentato l'Accademia di belle arti di Terni dove ha conseguito il diploma di laurea in
pittura.
A febbraio del 2007 ritorna nella sua città Barletta e di conseguenza, la sua casa diventa
la nuova sede della Ormas Gallery, casa-studio-galleria che e' possibile visitare su
appuntamento.
Terrena, materna, donna, creatrice. Attenta esecutrice del proprio volere.
Attiva partecipe del suo fare pittorico, combattente caparbia. Libera nella scelta di temi
contemporanei. Ornata e precisa nei dettagli che cura fino all'estremo con dedizione e
osservazione. Tutta la sua produzione è caratterizzata dai toni caldi della sua terra
d'origine, amore e passione.
Igor Borozan
Impeti o vaghi accenni si disperdono quando siamo davanti a della buona arte. Come nel caso
di Stefania Ormas. I suoi lavori possono parlare di temi lontani o prossimi, ma l’oggettiva
resa è data da una netta distinguibilità. Questo aspetto determina un alto valore.
Significa che l'artista ha saputo trovare una sua linea, una vena espressivo-pittorica che
determina un’innegabile riconoscibilità. Da osservare poi lo squisito taglio prospettico,
quasi visi angolosi che guardano il fruitore e che pare che da un momento all’altro possano
persino cambiare la loro posa. Oltre che apprezzare le capacità tecniche e la modulazione
cromatica si riscontra tacitamente l'abilità di costruire una patina che avvolge queste
opere figurative quasi in un alone di sospensione atemporale, si veda ad esempio il dipinto
"Federico". Un'opera che più di altre potrebbe rappresentare una sorta di manifesto è
"Stefania“, in essa si ritrova quanto finora detto dell'arte figurativa di Stefania Ormas.
L'augurio è che l'artista si soffermerà sempre a carpire i volti umani, visto poi l'immenso
numero dei soggetti a sua disposizione, facendosi così nuovamente emozionare davanti a tale
bravura artistica.
Valeria S.Lombardi
stefania ormas
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capo redattore:
vania elettra tam
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redattori:
augusto marchetti
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marco minotti
[email protected]
attilio geva
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hary daqua
[email protected]
Si ringraziano per la loro
preziosa collaborazione:
architetto Vilma Torselli
Gec
Susi Fröschl
www.fratturascomposta.it
Redazione:
sergio curtacci
[email protected]
[email protected]
editore:
tom nagy
www.tomnagy.com