Report finale delle attività - Osservatorio Canale di Brenta

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Report finale delle attività - Osservatorio Canale di Brenta
OSSERVATORIO DEL PAESAGGIO DEL CANALE DI BRENTA
www.osservatorio-canaledibrenta.it
Progetto OP!
“Il paesaggio è una parte di te”
Report finale delle attività
(giugno 2011- giugno 2012)
Regione del Veneto
Università di Padova
Università IUAV di Venezia
Comunità Montana del Brenta
Ottobre 2012
Osservatorio sperimentale del Paesaggio del Canale di Brenta
Una iniziativa sperimentale della Regione del Veneto – Direzione Urbanistica e Paesaggio, in collaborazione con il Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova, l’Università IUAV Venezia e la Comunità Montana del Brenta.
Comitato promotore
Luca Ferazzoli e Michele Bortignon, Comunità Montana del Brenta
([email protected])
Mauro Varotto e Benedetta Castiglioni, Università di Padova
([email protected], [email protected])
Enrico Fontanari, Domenico Patassini e Angelo Chemin, IUAV Venezia
([email protected], [email protected], [email protected])
Vincenzo Fabris, Ignazio Operti e Giorgio Doria, Direzione Urbanistica e Paesaggio, Regione del Veneto
([email protected], [email protected], [email protected])
Staff dell’Osservatorio
Marco Bottaro, Michele Bortignon, Lucia Lancerin, Luca Lodatti e Nadir Mognato
in collaborazione con
Amministrazioni comunali del Canale di Brenta (Bassano del Grappa, Campolongo sul Brenta, Cismon del Grappa, Pove
del Grappa, San Nazario, Romano d’Ezzelino, Solagna e Valstagna)
Laboratorio Città - Bassano del Grappa
Associazione Italiana Insegnanti di Geografia - Sezione Veneto
Club Alpino Italiano - Comitato Scientifico Centrale Gruppo Terre Alte
Musei, istituti scolastici, associazioni, comitati, parrocchie, pubblici esercizi e la popolazione tutta della Valbrenta.
e con il sostegno di
ARBOS, Malga Monte Asolone, Falegnameria Conte Egidio, Falegnameria MPV, Tiemme, Solon, Seedelio, Maniero impianti fotovoltaici, Onda Selvaggia, Pizzeria Il Canaletto e Famiglia Cinetto.
Sede dell’Osservatorio
Comunità Montana del Brenta
P.zza IV Novembre, 15 - 36020 Carpanè di San Nazario
Tel. 0424.99905-6 Fax 0424.99360
E-mail: [email protected]
www.osservatorio-canaledibrenta.it
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INDICE
Un anno di attività dell’Osservatorio: un primo bilancio
Mauro Varotto
pag. 4
Paesaggio e formazione: il Corso di aggiornamento per tecnici e professionisti
Enrico Fontanari
pag. 11
Paesaggio e percezione sociale: i Questionari
Mauro Varotto, Francesco Ferrarese
pag. 18
Educazione al paesaggio: l’attività con le Scuole
Benedetta Castiglioni, Anna Putton
pag. 25
Paesaggio e partecipazione: i Focus Group
Lucia Lancerin
pag. 32
Paesaggio e comunicazione: architettura e funzionamento del Sito Web
Marco Bottaro
pag. 39
Pratiche di paesaggio: Fazzoletti di luce
Nadir Mognato
pag. 48
Pratiche di paesaggio: il progetto Adotta un terrazzamento
Luca Lodatti
pag. 51
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Un anno di attività dell’Osservatorio:
un primo bilancio
Mauro Varotto
Premessa
L’Osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta costituisce la prima declinazione “locale”
di osservatorio in ambito veneto. All’iniziativa è stato dato avvio nel giugno 2011 con il progetto
“OP! Il paesaggio è una parte di te”, finanziato dalla Regione del Veneto Direzione Urbanistica e
Paesaggio d’intesa con la Comunità Montana del Brenta, l’Università di Padova - Dipartimento di
Geografia e l’Università IUAV di Venezia, in collaborazione con le amministrazioni comunali del
Canale di Brenta (Cismon del Grappa, Valstagna, San Nazario, Campolongo sul Brenta, Solagna,
Bassano del Grappa).
L’Osservatorio nella sua fase di avvio si è prefisso la finalità di favorire la conoscenza, la
consapevolezza e la condivisione nelle azioni e politiche di tutela e trasformazione del paesaggio
del Canale di Brenta. Si trattava cioè di superare l’idea, diffusa e particolarmente radicata in contesti locali marginali come quello della Valbrenta, di un paesaggio inteso solo come vincolo burocratico o come cartolina per turisti, e impedire che esso rimanga materia riservata agli “addetti ai lavori” (pianificatori, tecnici comunali o progettisti). Le iniziative di sensibilizzazione, formazione, coinvolgimento e vigilanza che hanno dato l’avvio all’Osservatorio sono semi gettati per far germogliare una nuova sensibilità, diffusa e condivisa, dando avvio ad azioni permanenti in grado di leggere il paesaggio come elemento fondamentale per la qualità della vita della popolazione, in linea
con i principi ispiratori della Convenzione Europea.
Il programma delle attività
Il Progetto di Osservatorio si è articolato in una serie di attività sviluppate a partire dal 18
giugno 2011 (giornata di apertura e inaugurazione) fino all’evento finale organizzato nelle giornate
del 25-26 maggio 2012 (Festival del Paesaggio) e la Mostra dei lavori realizzati conclusa il 17 giugno 2012. Attorno all’Osservatorio sono cresciuti progressivamente nel corso di quest’anno di attività attenzione e interesse da parte della popolazione. Sin dallo slogan scelto per il lancio delle attività (“OP! Il paesaggio è un parte di te”), il progetto di Osservatorio del Canale di Brenta si è articolato attorno a tre termini-cardine (le tre “C”: Conoscenza, Consapevolezza, Condivisione), seguendo tuttavia un percorso inverso rispetto a quello praticato dai più (dalle analisi conoscitive del
sapere esperto alla formulazione di politiche per il paesaggio): in questo caso si è deciso di partire
dal terzo termine, la condivisione di percezioni e istanze della popolazione, per acquisire consapevolezza dei valori, al fine di stimolare la conoscenza del paesaggio e orientare azioni di valorizzazione e tutela.
Le attività, pensate e programmate all’interno del Comitato promotore dell’Osservatorio,
ha coinvolto amministrazioni locali, associazioni, scuole della valle, società civile in percorsi di sensibilizzazione e partecipazione che qui sinteticamente elenchiamo, rimandando per un’analisi di
maggiore dettaglio ai relativi capitoli di approfondimento del Report.
Corso di aggiornamento in Progettazione e pianificazione del paesaggio. Accreditato dallo IUAV come
corso di aggiornamento per tecnici e
professionisti in materia di pianificazione e progettazione paesaggistica, il corso ha visto la partecipazione di 35 corsisti in 8 giornate di
lavoro, 60 ore di attività (suddivise
in lezioni, laboratori, escursioni); 25
i docenti coinvolti da vari atenei italiani, conclusosi con la presentazione finale di 35 proposte progettuali
pensate per la valle.
Questionari. L’elaborazione e distribuzione di questionari sulla percezione sociale del paesaggio del Canale di Brenta, in collaborazione con
Laboratorio Città, costituisce il sondaggio più importante – per ampiezza del campione, quantità e varietà delle informazioni raccolte –
realizzato in Veneto su questi temi,
e uno dei pochi esempi a livello nazionale. Per qualche mese (giugnoottobre 2011) il Camper dell’Osser-
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vatorio ha girato l’intera valle distribuendo questionari e sensibilizzando la popolazione locale sulla
presenza dell’Osservatorio, allestendo ad hoc stand informativi negli 8 mercati comunali e in occasione dei principali eventi pubblici. Grazie ad esso, alle famiglie degli alunni delle scuole e alla collaborazione dei pubblici esercizi della valle, la risposta è stata notevole: sono stati raccolti 916
questionari, contenenti 261 segnalazioni di luoghi di valore affettivo, 378 segnalazioni di luoghi
rappresentativi della Valle, 184 segnalazioni di luoghi degradati, oltre ad una serie di informazioni
che hanno consentito di delineare un quadro complessivo dell’attribuzione valoriale da parte della
popolazione residente.
Focus Group. Dopo una giornata di presentazione ufficiale (3 dicembre 2011), i tavoli di lavoro, articolati in 4 incontri serali, hanno visto la partecipazione costante e attiva di 52 persone, rappresentative di associazioni, categorie economiche e amministrazioni locali, impegnate a discutere insieme sulle principali questioni che riguardano il paesaggio della Valle, in rapporto ai valori ambientali, all’abitare, al lavoro, alla mobilità. Al termine, sono state individuate 16 azioni prioritarie
da sostenere come Osservatorio per migliorare la qualità della vita e del paesaggio.
Educazione al paesaggio nelle scuole. In collaborazione con l’Associazione Italiana Insegnanti di
Geografia – Sezione del Veneto, 80 classi di 8 Istituti scolastici, dalla scuola dell’infanzia alla scuola
secondaria di II grado, per un totale di oltre 1300 bambini e ragazzi coinvolti, hanno svolto attività
in classe, sopralluoghi in valle, elaborazione di proposte e materiali esposti nella Mostra finale del
25 maggio 2012. 80 insegnanti sono stati impegnati in 4 incontri di formazione e monitoraggio delle attività e un incontro di verifica finale. A questa attività si è aggiunto un Laboratorio universitario per 80 studenti del corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Padova (corso di Didattica della Geografia).
Concorsi. Un concorso fotografico (“Valbrenta un paesaggio che cambia”) è stato realizzato in collaborazione con la Rete Museale del Canale di Brenta (dicembre 2011 – aprile 2012), cui si è affiancata la campagna di sensibilizzazione “Tra dire e fare: piccole azioni grandi esiti”, entrambe le
iniziative con premiazione finale dei vincitori in occasione del Festival del Paesaggio conclusivo.
Installazione paesaggistica “Fazzoletti di luce”. Una installazione di pannelli fotovoltaici e led luminosi sul versante terrazzato semiabbandonato sopra Sasso Stefani (Valstagna) ha aderito alla
campagna “M’illumino di meno” del programma radiofonico “Caterpillar” di RADIODUE, con pubblicizzazione nazionale dell’iniziativa in una intervista radiofonica al Presidente della Comunità
Montana il 15 febbraio 2012 e un articolo celebrativo su “Il Giornale dell’Architettura”.
Portale web. Il sito web dell’Osservatorio (www.osservatorio-canaledibrenta.it) è stato configurato come portale web 2.0 con funzione di bacheca informativa, archivio di studi e ricerche sul paesaggio del Canale, galleria fotografica, webgis (mappe del paesaggio), social forum (questionari e
segnalazioni). Il portale ha registrato una crescita costante del numero di visitatori e di visite mensili: da 389 visitatori diversi per un totale di 537 visite (gennaio 2011) a oltre 2000 visitatori diversi
per un totale di 3270 visite (maggio 2012). Ad esso sono stati collegati due gruppi Facebook: “Osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta” e “Fazzoletti di Luce”.
Evento finale: Festival del Paesaggio e Mostra conclusiva. Nel 1° Festival del Paesaggio organizzato nel Canale di Brenta il 25-26 maggio 2012 sono stati presentati gli esiti delle attività di cui ai
punti precedenti, con il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti: dagli alunni delle scuole nel flash
mob “Le scuole abbracciano la valle” (25 maggio, mattino), alle associazioni della valle impegnate
ad animare la staffetta “Luoghi di luce lungo la Brenta” (25 maggio, sera), alla popolazione tutta e
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agli amministratori e referenti scientifici delle attività nel convegno “Osservatorio del Paesaggio:
un anno di attività guardando al futuro” (26 maggio, mattina), conclusosi con l’inaugurazione della
mostra “OP! Il paesaggio è una parte di te” (26 maggio-17 giugno 2012), in cui sono stati esposti
gli esiti di tutte le iniziative promosse dall’Osservatorio nel corso di un anno di attività.
Un bilancio: i punti di forza
Dovendo stilare una prima ed essenziale “carta d’identità” dell’Osservatorio del Canale di
Brenta emergente da questo primo anno di sperimentazione, si possono riconoscere alcuni elementi salienti che hanno connotato l’azione dell’Osservatorio sin dall’inizio, e possono fungere da
altrettante linee-guida in grado di orientare altre esperienze simili:
a) La notevole articolazione delle attività, sia in termini di varietà delle iniziative messe in
campo sia in termini di differenziazione dei destinatari: l’Osservatorio si è mosso davvero a
360 gradi, rifuggendo da visioni specialistiche o definizioni elitarie di paesaggio. In questo
senso, le iniziative dell’Osservatorio hanno aperto nuove piste, individuando percorsi esplorativi, necessariamente ancora abbozzati, ma che lasciano intravvedere potenzialità di
sviluppo notevoli: dal corso di alta formazione è nata l’idea di una “summer school” permanente su questioni particolari del paesaggio della valle; dall’attività con le scuole è sorta
la richiesta di proseguire l’esperienza anche per gli anni a venire in forma di laboratorio
permamente; dai focus group è emersa la consapevolezza e la volontà di superare gli steccati – fisici, culturali, politici – che ancora frenano la valle per costruire di essa una nuova
immagine unitaria e condivisa, non solo in funzione turistica; dalla installazione “Fazzoletti
di luce” è partita la proposta di un “gruppo di acquisto solare” pensato per gli abitanti della
valle, etc. Le potenzialità di sviluppo accese da questo primo anno di attività appaiono
quindi promettenti, ma attendono di essere raccolte e rilanciate da amministrazioni, associazioni e dalle future iniziative dell’Osservatorio.
b) Lo sforzo in direzione di un procedere inclusivo, impegnato nel coinvolgimento di tutta la
popolazione della valle alle iniziative proposte è stato costante: l’Osservatorio, pur stimolato da forti input esterni (ed in primis sostenuto dalle istituzioni universitarie), si è posto costantemente l’obiettivo di aprirsi al mondo sociale della valle, avvicinando istituzioni, associazioni, abitanti e semplici frequentatori. In tal senso vanno lette molte delle iniziative
proposte (i questionari, l’attività con le scuole, i concorsi, i focus group, il sito web con funzione informativa e di social forum etc.). Il coinvolgimento e la partecipazione sono stati
stimolati in forme diverse (ora in forma di momenti di ascolto di istanze da parte di associazioni o anche di singoli cittadini in un processo tipicamente bottom up, ora formulato
come percorso di sensibilizzazione e validazione delle conoscenze prodotte dai “saperi esperti”, in una prospettiva più top down). Pur nelle sue diverse gradazioni, certamente la
partecipazione alle iniziative dell’Osservatorio può essere letta come importante cartina di
tornasole dell’efficacia della sua azione.
c) La multiscalarità insita nei processi di valorizzazione del locale: l’Osservatorio ha certamente orientato la sua azione in direzione di una valorizzazione del paesaggio locale, senza tuttavia mai cadere nella trappola di approcci localistici. Un ruolo strategico in tal senso è sta-
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to assicurato dal quadro istituzionale che ha retto la fase di sperimentazione, ovvero dalla
triangolazione e cooperazione tra università-istituzioni locali-direzione regionale. Tutte le
iniziative realizzate si possono leggere come altrettante occasioni di mettere in gioco le
questioni locali in prospettiva più ampia: così il questionario, rivolto non esclusivamente ai
residenti; così il corso di alta formazione, declinato sui problemi locali ma aperto a corsisti
di ogni provenienza e pensato nella sua strutturazione per essere replicato in altri contesti;
così il sito web e gli eventi organizzati in valle, pensati in primis per la popolazione residente, ma aperti alla partecipazione di turisti, outsider, abitanti dei territori circostanti; così gli
istituti scolastici coinvolti nelle attività di educazione, in parte interni al contesto vallivo e in
parte di zone limitrofe.
d) Il rafforzamento dell’identità di valle e della sua centralità rispetto a tendenze marginalizzanti, determinate da pressioni forti, spesso di provenienza esterna. La Convenzione Europea insegna che nessun paesaggio è “marginale” e ha meno dignità di altri: la valle ha acquisito in quest’anno di attività una visibilità che l’ha posta al centro dell’attenzione regionale (come prima esperienza di Osservatorio locale), nazionale (attraverso il contatto con la
rete degli Osservatori del Piemonte, con l’iniziativa “Fazzoletti di luce” o il pluripremiato
documentario “Piccola terra” e l’iniziativa di adozione dei terrazzamenti), internazionale
(attraverso il coinvolgimento dell’Alleanza mondiale per i paesaggi terrazzati, o il rimbalzo
delle iniziative locali sui siti di altri Osservatori a scala europea, come quello della Catalogna). È una centralità che si misura anche nella compilazione dei questionari (provenienti
da tutto il Veneto) o delle visite al sito web dell’Osservatorio. Centralità significa che la valle non può più essere considerata terra di conquista in cui allocare attività e interventi impattanti o corridoio da percorrere velocemente indifferenti al contesto, ma è “spazio abitato”, vissuto, centrale per la comunità che gli appartiene/cui appartiene (lo slogan “OP! il
paesaggio è una parte di te” è stato anche declinato nel corrispondente “Noi siamo una
parte del paesaggio”). Questa riconquistata centralità è emersa e si è resa evidente proprio
grazie al progetto, dall’abbraccio alla valle, dal forte valore simbolico, da parte di bambini e
ragazzi, alla fiaccolata che ha unito simbolicamente la valle in senso longitudinale, fino alla
messa in discussione dei perimetri degli ambiti di paesaggio dell’Atlante del PTRC.
e) Il paesaggio come “mediatore” e come “volano”: il progetto ha permesso di fare emergere
(e in parte far convergere) le diverse opinioni e le diverse modalità di azione per la qualità
del territorio, che il paesaggio stesso esprime. Attraverso la riflessione e la discussione sul
paesaggio, cioè, è stato possibile affrontare tematiche che riguardano le dinamiche territoriali locali in senso lato, con un approccio potenzialmente in grado di coinvolgere non solo
tecnici e addetti ai lavori, ma tutta la comunità. Anche in quest’ambito apparentemente
marginale il paesaggio si è rivelato potenziale motore di nuove economie, attrattore di energie e creatività, non solo o non tanto in chiave turistica in senso stretto (semmai in prospettiva “post-turistica”, orientata verso itinerari fuori porta, escursionismo, altre modalità
di fruizione agganciate al tempo libero urbano come l’adozione di terrazzamenti inutilizzati), ma anche per progettualità innovative agganciate al paesaggio ereditato (energia fotovoltaica ed energia eolica applicate ai versanti in abbandono): la riflessione sul paesaggio
ha trasformato la valle da margine a motore di sperimentazione di percorsi attenti alla sostenibilità (parsimonia, polifunzionalità, produzioni di qualità). In questo la valle ha scoper-
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to di avere una marcia in più se le sue specificità vengono valorizzate anche dall’esterno, se
non vengono considerate con gelosia territoriale.
Criticità e rischi potenziali
Le attività dell’Osservatorio, proprio nella misura in cui si sono presentate in forma aperta
ed inclusiva, hanno raccolto consensi e apprezzamenti, sintomo di un latente e diffuso bisogno di
superare divisioni e particolarismi. La popolazione chiede al paesaggio di essere prima di tutto
“strumento” di condivisione. In tale direzione vanno i progetti di valorizzazione che partono da
una visione unitaria della valle (passerelle, unione di comuni, marchio turistico unitario), ma anche
la volontà - espressa a più riprese in questionari, focus group, segnalazioni e richieste di singoli cittadini ed insegnanti - di mantenere in vita l’Osservatorio come agorà di discussione dei problemi
della valle e come antidoto ad interventi semplificanti o banalizzanti in nome di interessi particolari (cave, superstrada, derivazioni d’acqua a scopi idroelettrici sono altrettanti nodi passati al setaccio in questa fase), prevaricanti l’interesse comune e le valutazioni di sostenibilità. In tal senso
l’Osservatorio si è prefigurato, se non come luogo di risoluzione dei conflitti, certamente come
luogo del confronto e strumento di educazione alla complessità e multiscalarità delle questioni che
coinvolgono le trasformazioni del paesaggio della valle.
La partecipazione e in alcuni casi anche l’entusiasmo nei confronti di questo nuovo strumento è cresciuto strada facendo, alimentando aspettative e speranze di rinnovamento. Tradire
queste aspettative, opportunamente sollecitate nel corso di quest’anno con un’incessante opera
di sensibilizzazione, costituisce forse il rischio maggiore per questo e altri osservatori locali. Tale
rischio è reso più concreto dal carattere sperimentale di questa prima fase, in cui da una parte
l’assenza di un Direttore, di uno Statuto e di un Comitato di gestione legittimamente riconosciuti
in sede locale hanno impedito all’Osservatorio stesso di muoversi con la dovuta autorevolezza nelle sedi opportune, dall’altra la latitanza di un quadro normativo chiaro sulla natura e funzione degli
Osservatori a scala nazionale, e tuttora in fase di definizione a livello regionale, ha reso difficile
chiarire il ruolo che un Osservatorio può assumere nel contesto normativo generale (pianificazione
territoriale e paesaggistica, procedimenti autorizzativi, etc.) e nel rapporto con le altre istituzioni
del territorio, in alcuni casi alimentando una certa diffidenza verso iniziative delle pubbliche amministrazioni che non fossero percepite come direttamente rivolte a risultati concreti. Tale incertezza di fondo nella collocazione istituzionale dell’Osservatorio rischia di costituire la premessa per
una futura disillusione rispetto alle notevoli, e talora forse eccessive, aspettative suscitate, compromettendo al tempo stesso la fiducia e la speranza, e con esse il coinvolgimento e la coesione
sociale.
Un secondo punto di debolezza riguarda il rischio di arroccamento dell’Osservatorio stesso
all’interno di una struttura burocratica fine a se stessa e poco dialogante con amministrazioni, categorie economiche, associazioni e società civile. Deve essere chiaro che è l’Osservatorio, per sua
natura e per definizione, a dover cercare il contatto e il dialogo con la popolazione, e non viceversa. A maggior ragione tale rischio diventa palpabile se le attività dell’Osservatorio si rifugiano nel
conseguimento di un obiettivo parziale (magari scivolando in derive estetizzanti sempre in agguato) o concentrano la propria attenzione solo su alcune categorie di persone, perdendo di vista la
visione d’insieme e il carattere costitutivamente inclusivo del proprio operare: un Osservatorio che
non sia sentito come “luogo di tutti”, poco trasparente o poco incline al dialogo con ogni componente sociale, rischia a sua volta la delegittimazione. Nel caso del Canale di Brenta, ad esempio, la
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partecipazione di giovani e giovanissimi è stata debole. Si tratta di un punto su cui vale la pena di
riflettere in vista delle future fasi di attività.
Un terzo elemento di debolezza è senz’altro dettato dalle difficoltà economiche che
l’Osservatorio si è trovato e ancor più si troverà ad affrontare una volta conclusa la fase sperimentale: tale elemento di debolezza, che spinge ad invocare fondi pubblici per garantire una funzionalità minima, può tuttavia trasformarsi in punto di forza qualora l’Osservatorio stesso riesca a far
leva sulle energie già presenti a livello locale (associazioni, categorie economiche, volontariato
etc.) e a coordinarle e valorizzarle in una cornice che dia ad esse il giusto rilievo istituzionale.
L’importanza della partecipazione e della “presa in carico” dei problemi della valle da parte di tutti
i cittadini è l’unico antidoto alla delega politica in bianco e/o alla palpabile sfiducia dei cittadini nei
confronti delle istituzioni. L’Osservatorio può svolgere questo ruolo di incubatore di una cittadinanza attiva attraverso forme innovative di partecipazione, premialità, progetti di coesione territoriale.
Tali considerazioni non esimono, anzi esortano più che mai, la Regione ad assumere un ruolo di guida dell’intero processo, che si misuri – al di là degli aspetti economici – soprattutto in termini di riconoscimento e legittimazione delle istanze provenienti dal livello locale, nonché di orientamento e collegamento tra scala locale, regionale e nazionale, onde evitare che queste esperienze rimangano inascoltate e si avvitino su se stesse, perdendo quell’apertura e quel dialogo garantiti dalla presenza di istituzioni universitarie e dalla direzione regionale.
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Paesaggio e formazione:
il Corso di aggiornamento per tecnici e professionisti
Enrico Fontanari
Introduzione
Il cammino di avvicinamento alle questioni del paesaggio che ha recentemente caratterizzato le attività di ricerca e didattica in diverse realtà universitarie ricorda i principali, storici passaggi dell'evoluzione del dibattito sulla tutela e valorizzazione delle risorse naturali e culturali.
A partire dagli anni Settanta, le azioni di governo delle trasformazioni territoriali hanno
tenuto atteggiamenti contraddittori: in un primo momento si è operata di fatto una separazione
tra le cose da conservare e quelle da trasformare, considerando la risorsa paesistica come un bene da tenere al riparo dal pericolo dell'innovazione e quindi del progetto; successivamente, in
anni più recenti, si sono messi fortemente in discussione sia i modi concreti con cui l'opzione conservativa può essere attuata, sia le politiche di gestione territoriale che sono chiamate a sostenerla, approdando alla convinzione che la tutela e la valorizzazione del paesaggio debbano essere riconosciute dalle “popolazioni interessate” (Convenzione Europea del Paesaggio) e quindi gestite
congiuntamente all'azione trasformatrice dell'uomo.
Si è così passati dall’attenzione e lo studio, per molti anni, della “base oggettuale” del paesaggio, discutendo del prevalere della sua base naturale o di quella storica, alla recente messa a
fuoco del senso dei luoghi, o “senso del paesaggio”, come un comportamento culturale che esige
uno specifico paradigma d’indagine, indipendente da quelli usati per definire la sostanza oggettuale. L'attività didattica, che si è costantemente alimentata delle diverse riflessioni avanzate nei
molteplici settori di ricerca coinvolti, ha quindi prodotto sforzi significativi per respingere le visioni unilaterali “oggettivanti” delle scienze della terra, come pure gli approcci al progetto paesistico
ed architettonico, quando assumevano forme esclusivamente autoreferenziali. L’obiettivo è invece di voler cogliere e fecondare:
a) l'ambiguità intrinseca al concetto stesso di paesaggio, volto a contenere "le cose e la loro immagine" (Farinelli, 1981);
b) la sua flessibilità interpretativa, che lo rende fragile, ma aperto all’innovazione.
Il concetto di paesaggio va oltre il triangolo interattivo tra “sfera fisica, sfera biologica e sfera antropo-sociale”, favorendo il confronto con processi di identificazione, appropriazione, autorappresentazione e di significazione, che hanno storicamente coinvolto e che tuttora coinvolgono
comunità più o meno ampie nella produzione del paesaggio. Questo concetto si riflette nella definizione di paesaggio introdotta dalla Convenzione europea del Paesaggio (CEP), che ha precise
conseguenze sia sulle questioni formative e didattiche sia sulle attività dei tecnici progettisti. Ciò
che ancora va elaborato compiutamente è la portata operativa della definizione di paesaggio adottata dalla CEP: “una parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.
Le definizioni della Convenzione comportano l’adozione di alcuni criteri fondamentali di
progettazione per i tecnici:
1) il sistematico riferimento alle popolazioni comporta una critica al modello tradizionalmente conservativo di tutela del paesaggio, che spera di salvarne gli oggetti sospendendo l’azione
del tempo e dell’evoluzione culturale su di essi; oggi come oggi al centro dell’attenzione non si
pongono più gli oggetti ma il rapporto culturale che si intrattiene con essi, e il progetto culturale
non può ipotizzare di immobilizzare i criteri di valore e i comportamenti, ma semmai di influenzarli
negli effetti che generano sul paesaggio;
2) la necessità di coprire le diverse scale d’intervento e l’intersettorialità richiesta al progetto di paesaggio (quali che siano i suoi obiettivi: di salvaguardia, di trasformazione o di gestione),
comportano la predisposizione di politiche complesse, che incrociano inevitabilmente i programmi
di una pluralità di soggetti, istituzionali e non.
Sulla base di questa visione dell’operare paesaggistico, le attività di progettazione del paesaggio vanno coordinate e ispirate da competenze scientifiche diverse e complementari (che vanno dal geografo all'economista, dal naturalista allo storico, dall'archeologo al sociologo, dall'architetto all'urbanista), rispettando alcuni concetti di fondo che possono diventare il denominatore
comune per la sperimentazione di nuove esperienze formative:
- La convinzione che una scuola del paesaggio debba superare le rigide separazioni disciplinari; le competenze interne alle facoltà di Architettura, ad esempio, non riescono, da sole,
ad offrire risposte soddisfacenti alle problematiche complesse della progettazione paesistica. L’esigenza di incrociarle con altri saperi, complementari a quelli propri dell’architetto, è
indispensabile se si vogliono costruire intepretazioni analitiche, valutative e progettuali di
tipo realmente interdisciplinare, in cui le diverse conoscenze non vengano semplicemente
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accostate, ma abbiano la possibilità di interagire e di contaminarsi vicendevolmente. Tutto
questo significa:
a) fare passi verso il superamento delle separazioni tra i diversi settori disciplinari ed in
particolare tra il campo delle scienze naturali e quello delle scienze sociali;
b) sperimentare reali collaborazioni intersettoriali, evitando che alcune discipline vengano chiamate a svolgere un compito essenzialmente ancillare ed esornativo rispetto
ad altre ritenute più importanti e sostanziali;
c) favorire lo spostamento di attenzione dagli oggetti ai sistemi di relazione, dalle risorse (storico-architettoniche, paesistiche, ambientali) al loro contesto di appartenenza.
- Riconoscere l’opportunità che un’istituzione come l’osservatorio del paesaggio non si qualifichi tanto come un’isola colta, appannaggio di ristrette élites di studiosi e decontestualizzata rispetto al territorio che la ospita, quanto come un agente catalizzatore di idee ed esperienze, in grado di coinvolgere attori pubblici e privati e di avviare interazioni profonde
e partecipate con le popolazioni interessate. Un’osservartorio adeguatamente radicato nel
territorio può offrire alle comunità locali informazioni e anche momenti di formazione e da
esse ricevere: impressioni, sentimenti comuni, intuizioni, sensazioni individuali e collettive;
cioè tutti quegli approcci interpretativi estranei alle scienze della terra e alle tecniche
dell’architettura, ma indispensabili per progettare i paesaggi.
- L'esigenza di rispondere agli obbiettivi delineati dalla Convenzione Europea del Paesaggio
per una corretta progettazione del paesaggio, i cui caratteri principali possono essere così
riassunti:
a) si riferisce e coinvolge l’intero territorio;
b) sollecita un’interpretazione olistica e integrata;
c) attiva processi di partecipazione delle comunità con le quali concerta gli obbiettivi di
qualità da perseguire;
d) riconosce il paesaggio come risorsa favorevole all'attività economica che se salvaguardata, gestita e pianificata in modo adeguato, potrà contribuire alla creazione di
posti di lavoro;
e) fa riferimento ai principi di sussidiarietà;
f) favorisce l’integrazione delle politiche paesistiche nella pianificazione e programmazione territoriale;
g) promuove la formazione e la sensibilizzazione degli enti di governo ai diversi livelli.
Sulla base di questi principi e di queste prime riflessioni critiche, è stato costruito il programma del Corso di formazione in Pianificazione e Progettazione del Paesaggio, organizzato a
Carpanè, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio del paesaggio del Canale di Brenta.
Il Corso di aggiornamento professionale sulla progettazione e pianificazione del paesaggio
Le attività realizzate una volta avviata la sperimentazione dell’Osservatorio del Paesaggio
del Canale di Brenta hanno riguardato la definizione del progetto formativo, la verifica della sua
fattibilità sia rispetto al personale docente sia rispetto alle richieste e aspettative della Regione del
Veneto e degli enti locali interessati dal progetto, il lancio della call per la partecipazione al corso
di formazione.
Il progetto del corso di formazione ha richiesto diversi incontri tra i responsabili scientifici e
il comitato didattico per la messa a punto del programma di lezioni e delle attività esercitative da
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svolgere con gli allievi. Il risultato finale è stato definito prima dell’estate 2011 ed ha portato alla
definizione di programma didattico, articolazione delle lezioni e definizioni delle modalità d’esame
riportate sinteticamente di seguito. Sulla base di questo programma è stato possibile avviare
nell’estate del 2011 la call per i partecipanti, che è stata gestita con un bando pubblico pubblicizzato attraverso il sito internet dell’Università IUAV di Venezia. Sono pervenute oltre 40 domande e
la commissione di selezione alla fine ha ammesso al corso (che dà diritto al’acquisizione di 6 CFU,
crediti formativi erogati dall’IUAV) 31 candidati.
Obiettivi del corso
Il corso intendeva sviluppare “culture del paesaggio” a partire da un contesto territoriale specifico:
il Canale di Brenta.
Il Canale è una fascia di confine fra due ambiti montuosi solcata dal fiume omonimo, da tempo oggetto di studio e sperimentazione. Con il Progetto ALPTER è stato per la prima volta portato a temine un censimento dei terrazzi che ha consentito l’identificazione di un’armatura territoriale di
valenza idraulica, morfologica, produttiva, energetica e storico-culturale. Questa armatura restituisce “figure di paesaggio” preziose per la valutazione del rischio. Ma è utile soprattutto per orientare interventi a varie scale: dall’edificio, al nucleo insediativo, all’intero territorio che una logica di transetto vorrebbe rappresentare in modo unitario connettendo i versanti del Grappa e dei
Sette Comuni all’alveo del fiume e ai suoi regimi. La sequenza dei transetti in direzione nord-sud
(per una distanza di circa 25 km) evidenzia l’urgenza di considerare in modo integrato destra e sinistra Brenta, ma anche di giungere al più presto ad un governo del territorio coordinato fra tutti i
comuni interessati, dal Vallison che si apre sulla città diffusa del Pedemonte fino allo slargo di Primolano. Sono da considerarsi segnali positivi in tale direzione i primi risultati dell’Osservatorio, alcuni indirizzi contenuti nel PATI, il dibattito in corso sulla unione/fusione dei comuni, i continui e
difficili interventi di restauro, così come le prime pratiche di “adozione” di terrazzi in abbandono.
Perché queste esperienze non restino isolate, il Corso ha proposto una sorta di “ponte” fra
il valore delle testimonianze e le pratiche di ricognizione e vestizione proposte dalla Regione, con
l’obiettivo di coinvolgere tecnici e amministratori, insegnanti, operatori economici, associazioni,
ma anche singoli cittadini interessati all’argomento.
Il percorso mirava allo sviluppo di conoscenze, capacità e cultura del paesaggio, valorizzando contributi e cercando di rispondere alle attese che accompagnano le pratiche di vita quotidiane
delle comunità interessate.
Contenuti e organizzazione del corso
Il corso è stato organizzato sulla base di 7 temi, ciascuno articolato in lezioni. Ogni lezione conteneva una parte operativa e una parte teorica.
Temi
1. Avvicinamento. Identificazione dei beni d’interesse pubblico, definizione di vincolo per “oggetti” (riconoscimento della risorsa per confini, contenuti, connessioni). Codifica e recepimento. Elementi introduttivi sul quadro di riferimento. Esempi.
2. Linguaggi. Definizioni e “dimensioni” di paesaggio. Teorie. Modelli e tecniche di analisi e
rappresentazione. Significati delle sintesi (integrazione delle letture geografiche, ecologiche, storico-culturali, artistiche). Dalle “figure” e dai “contesti figurativi” al territorio come
pratica.
3. Diritto. Elementi di diritto del paesaggio. Competenze istituzionali. Conflitti.
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4. Dai vincoli ai comportamenti. Vincoli per oggetti e soggetti delle figure di paesaggio. Il concetto di eco-field. Pratiche individuali e collettive. Potenziale partecipativo dalle pratiche.
5. Progetto. Paesaggio nel progetto. Progettazione paesaggistica. Pianificazione paesaggistica.
Gestione del paesaggio. Valutazione del paesaggio.
6. Cantieri. Manutenzione del paesaggio. Restauro e riqualificazione. Realizzazione consapevole.
7. Monitoraggio. Osservare dall’alto. Osservare da dentro. Accorgersi di essere paesaggio.
Mappe cognitive. Monitorare senza indicatori. Rete museale.
In parallelo alle lezioni frontali, sono stati realizzati dei seminari di approfondimento tenuti
da esperti di pianificazione del paesaggio.
Lezioni e calendario (21 Ottobre – 16 Dicembre 2011)
Le lezioni si sono svolte il venerdì di ciascuna settimana per 8 settimane (escluso il 9 dicembre). Le
lezioni frontali hanno occupato 6 ore in totale, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17, articolate per argomenti diversi in vari sottogruppi. Alla fine della giornata sono state offerte 2 ore di seminari (a
partecipazione facoltativa), che possono essere considerate alla stregua di esercitazioni, colloqui e
soprattutto discussioni collettive in cui coinvolgere i partecipanti del corso.
In totale sono state realizzate 48 ore di lezione frontale obbligatoria e 102 ore di studio più le esercitazioni individuali, per un totale di 150 ore, cui vanno aggiunte 16 ore di esercitazioni facoltative.
Il numero massimo di iscritti ammessi era stato definito di 30 persone, tra tecnici comunali e liberi
professionisti interessati. La frequenza era obbligatoria per almeno il 70% delle ore di lezione e
studio individuale.
Alla fine del corso, sulla base della frequenza, di una verifica dell’apprendimento realizzata durante lo svolgimento del corso ela presentazione di una tesina finale, è stato dato ai partecipanti un
Attestato di frequenza, oltre ad attribuire a ciascuno nr. 6 crediti formativi universitari.
Svolgimento del corso
A seguito della call effettuata dall’IUAV e dopo la valutazione effettuata dalla commissione di selezione delle domande, al corso sono stati ammessi 31 candidati, sia professionisti che tecnci della
pubblica amministrazione.
In seguito ad alcune richieste specifiche, in particolare di studenti o neolaureati IUAV, al corso sono stati ammessi anche 4 uditori, che non hanno avuto diritto però, alla fine, al certificato di aggiornamento professionale, bensì solo a un attestato di frequenza al corso.
Le attività didattiche si sono svolte, come da programma, prevalentemente nella sede della Comunita Montana del Brenta a Carpané, frazione di San Nazario (VI). Alcuni incontri seminariali e
revisioni delle esercitazioni si sono svolti anche presso le sedi IUAV di Venezia. Le lezioni sono regolarmente iniziate venerdì 21 Ottobre e si sono concluse venerdì 16 dicembre 2011.
Il corso si è svolto come da programma, con lezioni frontali al venerdì mattina e primo pomeriggio
da parte del corpo docente e seminari di carattere esercitativo o visite di campo al venerdì pomeriggio/sera e in alcuni casi anche al sabato mattina. La regolare frequenza degli iscritti alle attività
del corso è stata controllata attraverso un foglio firme che i partecipanti erano obbligati a firmare
sia alla mattina sia al pomeriggio delle giornate di lezione. I fogli con le firme sono stati alla fine
raccolti e verificati dall’amministrazione dello IUAV, che ha attestato che ogni partecipante aveve
effettivamente seguito almeno il 70% delle attività del corso, condizione obbligatoria, come chiaramente specificato dal bando di iscrizione, per poter ottenere il rilascio dei crediti formativi.
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Una componente importante del corso è stata la predisposizione di un dossier di documentazione
sui principali argomenti affrontati dal corso, quali le questioni progettuali, i vincoli, il contenzioso,
ecc. Oltre al dossier, agli allievi è sempre stato consegnato il materiale didattico portato dai singoli
docenti (dispense, riviste, presentazioni in Power Point o Pdf). Le presentazioni in formato digitale
sono state inserite nel sito dell’Osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta.
Tutte le attività del corso si sono svolte in stretto coordinamento con le altre attività organizzate,
insieme all’Università di Padova – Dipartimento di Geografia, per l’avvio dell’osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta: distribuzione e raccolta dei questionari sui temi paesistici (valori, problemi e degrado, abbandono, trasformabilità, ecc.), organizzazione e partecipazione ai focus
group, partecipazione alle iniziative di valorizzazione del paesaggio terrazzato (come ad esempio
“Fazzoletti di luce”), incontri con i ragazzi e i docenti delle scuole medie inferiori e superiori coinvolte nel progetto del’osservatorio. Una parte dei docenti coinvolti nel programma di formazione e
assistenza tecnica ha contribuito anche alla nascita e formazione dell’Osservatorio del paesaggio
dell’Alta Marca, in provincia di Treviso.
Risultati finali
Il corso di formazione in Pianificazione e progettazione del paesaggio si è regolarmente concluso
con lo svolgimento di una tesina da parte dei candidati. Alla fine delle regolari lezioni del corso è
stato deciso un programma di svolgimento di un esercizio individuale su temi o problemi concordati preventivamente con i docenti del corso. La docenza ha chiesto a tutti i partecipanti al corso
di consegnare il lavoro per la seconda metà del mese di Febbraio 2012, ossia circa due mesi dopo
la regolare conclusione delle lezioni del corso.
Il lavoro è stato organizzato dai candidati in una serie di tesi costituite da un testo scritto, la relazione, accompagnato da materiale illustrativo (mappe, foto, video, ecc.). A partire dalla fase finale
del corso e poi per tutto il periodo dei due mesi di tempo concessi, gli studenti hanno potuto consultare la docenza del corso attraverso incontri diretti o contatti via posta elettronica. È stato così
possibile monitorare lo svolgersi del lavoro, risolvere alcuni problemi di carattere teorico- interpretativo o progettuale e dirigere in sostanza il lavoro di svolgimento delle tesi.
Ai candidati è stato chiesto di spedire le tesi via mail o di depositarle presso la sede della Comunità
Montana entro il 18 febbraio, onde dare tempo alla commssione d’esame di prendere visione dei
lavori per istruire la valutazione finale dei candidati.
La Commissione d’esame era composta dai docenti Enrico Fontanari (responsabile scientifico del
corso di formazione), Angelo Chemin (coordinatore delle attività didattiche del corso), Domenico
Patassini (membro del comitato scientifico che ha organizzato e svolto il corso di formazione). Dopo la consegna delle tesi, la commissione si è riunita due volte e alla fine i candidati sono stati convocati per il giorno venerdì 2 Marzo 2012 in Comunità Montana del Brenta, per l’esame del lavoro
svolto e la valutazione finale della loro partecipazione al corso.
L’esame si è basato sulla presentazione sintetica del lavoro svolto (principi e concetti di base impiegati, metodologia di lavoro, conclusioni e tesi finale) da parte di ciascun partecipante al corso,
sulla discussione con la docenza delle tesi presentate e la consegna finale del materiale di tesi in
formato cartaceo e su supporto digitale.
A giudizio unanime di tutta la commissione, tenendo conto della regolare frequenza del corso,
dell’eccellente lavoro svolto dai candidati per la redazione delle tesi e degli ottimi risultati conseguiti, è stato attribuito, a tutti coloro che hanno presentato il lavoro finale, un giudizio positivo di
Idoneità per il conseguimento del certificato di aggiornamento professionale. Le tesi, per il loro
valore tecnico-scientifico, sono state tutte raccolte e verranno depositate, sia in formato cartaceo
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sia in formato digitale, presso la Biblioteca del Museo etnografico del Canal di Brenta, futuro centro organizzativo della costituenda Rete Museale del Canale di Brenta. I candidati che hanno conseguito l’attestato di aggiornamento professionale sono 30.
L’amministrazione dell’Università IUAV ha inviato a domicilio, a tutti i candidati promossi, il certificato amministrativo che attesta l’ottenimento dei 6 CFU, crediti formativi, concessi dopo il superamento dell’esame finale del corso.
I candidati, infine, sono stati tutti convocati per le giornate di presentazione dell’ Evento Finale
dell’Osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta, organizzate per i giorni 11 e 12 maggio 2012.
Nel corso di quelle giornate è stata organizzata, alla presenza di rappresentanti dell’autorità regionale, la cerimonia di consegna dei Certificati di Aggiornamento Professionale a ciascun partecipante al corso che abbia poi superato con profitto l’esame finale.
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Paesaggio e percezione sociale: i questionari
Mauro Varotto, Francesco Ferrarese
Introduzione
Nelle indagini sulla percezione del paesaggio le metodologie impiegate sono numerosissime e diversissime, spaziando dai metodi dell’analisi psico-fisica con rigida analisi quantitativa delle
risultanze alle metodologie qualitative (intervista comprendente, fotoelicitazione) più tipiche della
ricerca antropologica e sociale. Nell’elaborare il questionario sulla percezione sociale del paesaggio per il Canale di Brenta, il Gruppo di lavoro composto dai geografi dell’Università di Padova
(Mauro Varotto e Benedetta Castiglioni, con la collaborazione di Francesco Ferrarese per l’analisi
quantitativa e la trasposizione finale dei dati in ambiente GIS) e dallo staff di Laboratorio Città (Lucia Lancerin) ha optato per una via intermedia, che consentisse la raccolta ed elaborazione strutturata di alcuni dati (soprattutto relativi al campione dei compilatori) ma anche la possibilità di risposte libere e parti destinate ad una rielaborazione di tipo qualitativo.
Un secondo aspetto metodologico importante che ha orientato la costruzione del questionario è stato il rifiuto di metodologie precostituite o quesiti predisposti a priori dalle più diffuse
tecniche dell’urbanistica partecipata, optando invece per una maggiore declinazione “locale” dei
quesiti, che rispondessero effettivamente alla specificità paesaggistica e sociale del territorio considerato.
Un terzo aspetto che va tenuto in considerazione è la consapevolezza di evitare sin
dall’inizio qualsiasi “assolutizzazione” dei risultati raggiunti, a prescindere dall’entità o dalla natura
più o meno rappresentativa del campione considerato, e quindi la decisione di intrecciare e mettere a confronto gli esiti dei questionari con altre forme d’indagine sociale sull’assetto valoriale del
paesaggio, quali ad esempio i laboratori con le scuole, i focus group, i dibattiti all’interno del corso
per addetti ai lavori, le interviste mirate ad esponenti significativi della società valligiana, la predisposizione di cartoline appositamente pensate per segnalazioni o considerazioni libere sul tema. In
questo modo, procedendo in maniera “perduttiva”, ovvero aperta ad accumuli, sovrapposizioni,
combinazioni, e tramite un’interazione continuata e varia con le diverse componenti sociali della
valle, si è tentato di evitare il rischio più grave per un’indagine sul paesaggio, ovvero il suo confinamento in un’unica dimensione o il suo impoverimento all’interno di steccati predefiniti.
Tale costitutiva apertura a più segnali e indizi si è concretizzata anche in una predisposizione articolata delle modalità di somministrazione del questionario stesso, che è stato distribuito in
luoghi diversi della valle per posizione geografica e per frequentazione sociale (dai municipi dei
comuni agli esercizi pubblici, dalle sedi museali e biblioteche ai genitori degli alunni delle scuole,
dai parchi-giochi ai mercati paesani o ai principali eventi attraverso il Camper dell’Osservatorio
funzionante come info point mobile), ma predisponendo anche i quesiti in forma digitale per una
compilazione attraverso il web (quindi aperta anche alla popolazione non residente), al fine di raggiungere un campione il più possibile articolato e ampio della popolazione a diverso titolo interessata al paesaggio del Canale di Brenta.
Strutturazione e finalità del questionario
Nell’elaborazione del questionario, si è prestata particolare attenzione al linguaggio utilizzato, onde evitare di condizionare con esso le risposte o di limitare la comprensione dei quesiti. Si
è inoltre optato per una lunghezza “media” del questionario (4 facciate), che evitasse una compilazione frettolosa, ma comunque contenuta in un tempo stimato di circa 10-15 minuti, tale da richiedere un minimo di riflessione e ponderazione da parte del compilatore, il quale aveva la possibilità di compilare il questionario direttamente sul posto di somministrazione oppure di ritirarlo e
consegnarlo successivamente in appositi punti di raccolta.
All’interno del questionario, si possono riconoscere almeno cinque parti, ciascuna orientata
al raggiungimento di un preciso obiettivo (il questionario completo è disponibile nel sito web
dell’Osservatorio: www.osservatorio-canaledibrenta.it):
a) Una prima parte contenente domande mirate ad individuare il profilo sociale del compilatore (età, sesso, titolo di studio, professione, residenza, grado di conoscenza o frequentazione del Canale di Brenta).
b) Una seconda parte, contenente una serie di affermazioni generali sul paesaggio della
valle, aveva lo scopo di testare quale fosse l’idea di “paesaggio” prevalente e quindi
l’approccio valoriale di partenza del compilatore (concezione eminentemente estetica,
naturalistica, economica o sociale del valore paesaggistico).
c) Una terza parte (centrale e più corposa) composta da quesiti tipologicamente diversificati (domande a risposta aperta su luoghi di particolare importanza, di valore affettivo o
degradati della valle, immagini rappresentative dei diversi volti del paesaggio della valle
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con domande a risposta multipla sulla loro riconoscibilità e valore, uno spazio aperto per
ulteriori indicazioni libere) volti ad individuare emergenze e criticità del paesaggio della
valle, sotto profili valoriali molteplici.
d) Una quarta parte costituita da una serie di affermazioni legate alle principali tendenze
trasformative e criticità del paesaggio della valle e sulla percezione positiva o negativa
delle stesse.
e) Un’ultima parte consistente in uno spazio libero, concepito come importante momento
integrativo al questionario, in cui esprimere liberamente suggerimenti per “migliorare” il
paesaggio della valle, e quindi utile per una valutazione dell’atteggiamento più o meno
propositivo da parte del compilatore.
Il questionario così composto nelle intenzioni del gruppo di lavoro avrebbe consentito di
raccogliere preziose informazioni sia sul punto di vista e sul “modo” di guardare al paesaggio come
valore, sia sull’assetto oggettivo del paesaggio della valle, sulle sue potenzialità e criticità, anche in
ordine a diverse prospettive di trasformazione, senza per questo attribuire valore specifico di sondaggio alle risposte circa specifici interventi sul territorio. L’importante era trasmettere l’idea di un
paesaggio non come immagine immobile o presepe da imbalsamare, ma come prodotto di uno
spazio vissuto e di trasformazioni territoriali, invitando ad interrogarsi sulle principali dinamiche di
trasformazione e sulla valutazione dei fenomeni in atto.
Distribuzione e raccolta dei questionari
Il questionario è stato distribuito per circa sei mesi (periodo giugno-dicembre 2011) in 2500
copie cartacee secondo le modalità di diffusione sopra elencate, predisponendo appositi centri di
raccolta in corrispondenza delle sedi municipali, dei principali esercizi pubblici della valle (bar, ristoranti, pizzerie, birrerie) e della sede dell’Osservatorio del Paesaggio presso la Comunità Montana del Brenta.
Il numero di questionari compilati (in tutto o in parte) al termine della somministrazione è
stato di 916, corrispondente a poco più di un terzo dei questionari distribuiti, un dato sicuramente
molto elevato rispetto alle percentuali medie di ritorno di questionari di questo tipo (in genere attestati su cifre intorno al 20%), tenuto conto anche della relativa complessità e articolazione dei
quesiti che richiedevano un certo impegno nella compilazione, ma il dato è ancor più significativo
se rapportato al totale dei residenti della valle (il numero di questionari raccolti si avvicina al 10%
della popolazione totale, anche se va considerato che il 25% dei compilatori proveniva da contesti
territoriali esterni alla valle): a titolo di paragone, il “virtuoso” Osservatorio del Paesaggio della Catalogna ha coinvolto in interviste e questionari meno del 5‰ della popolazione della regione catalana. Tale confronto, al di là di ogni fuorviante giudizio di merito sullo strumento specifico o
sull’efficacia delle modalità di somministrazione, evidenzia l’importanza della declinazione locale
dello strumento Osservatorio, in grado proprio per la sua dimensione locale di avvicinare la popolazione e di avviare forme capillari di sensibilizzazione, altrimenti impossibili. Anche per queste ragioni, oltre che per il dispiegamento di mezzi straordinari di diffusione, il questionario distribuito
nel Canale di Brenta rappresenta per ampiezza del campione e quantità/complessità di informazioni raccolte il più importante sondaggio sulla percezione del paesaggio mai realizzato in Veneto,
e tra i pochi esempi a livello nazionale.
I questionari sono stati consegnati:
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- in 8 comuni (375, restituiti 65), una parte dei questionari consegnati ai comuni (alcuni
distribuiti tramite giunta o consiglio comunale, raramente ai dipendenti comunali) sono
stati restituiti tramite gli esercizi commerciali (che garantivano maggior privacy) o compilati direttamente on-line.
- in 12 esercizi commerciali (di cui 7 bar e 5 trattorie-pizzerie) scelti tra quelli maggiormente frequentati e nelle principali frazioni (consegnati 421, restituiti 166 con una percentuale del 40% circa)
- nel corso di 13 eventi estivi e mercati settimanali con 6 uscite nei mercati della valle
(consegnati 217, restituiti 14, con una percentuale del 6%: in questi casi la consegna ha
avuto soprattutto una funzione informativa, meno mirata alla compilazione immediata
dei questionari)
- in 6 riunioni di associazioni o coordinamenti di più associazioni (consegnati 326, restituiti 38, percentuale del 12%)
- in 3 circoli didattici (consegnati 876, restituiti 403, percentuale del 46%).
Ciascun luogo di raccolta è stato dotato di un box, posto possibilmente in modo visibile e
continuamente monitorato tramite visita diretta o contatto telefonico almeno una volta al mese
da luglio a dicembre 2011. Questo metodo di consegna ha indotto anche un certo numero di compilazioni on-line, anche se in numero davvero ridotto rispetto alle aspettative (nonostante la pubblicizzazione anche via e-mail e tramite newsletter).
I risultati dei questionari
L’analisi dei risultati dei questionari, realizzata dal Dipartimento di Geografia in collaborazione con Laboratorio Città, ha richiesto un ingente lavoro di rielaborazione: ove possibile i dati
sono stati analizzati in termini quantitativi e tradotti in ambiente GIS mediante georeferenziazione
dei luoghi segnalati. L’elaborazione si è limitata finora ad un primo livello di approfondimento delle risultanze: ulteriori più approfondite considerazioni, ricavabili soprattutto da un meticoloso e
lungo confronto incrociato delle risposte ai quesiti, è tuttora in corso e sarà oggetto di una riflessione scientifica successiva, più articolata ed approfondita. Rimandando al sito dell’Osservatorio
una dettagliata disamina delle risposte ad ogni singolo quesito del questionario, ci limitiamo qui ad
evidenziare alcuni dati di sintesi più significativi.
I - Il Campione
Il campione di coloro che hanno compilato il questionario è risultato nel complesso abbastanza variegato e ben distribuito per genere (seppure con lieve prevalenza della popolazione maschile), per fasce di età (con una incidenza importante della fascia 36-50 anni, oltre il 50% del
campione, in cui si collocano molti genitori degli alunni delle scuole coinvolte in attività didattica),
per titolo di studio (con prevalenza tuttavia di titolo di studio medio-alto, quasi i 2/3 del campione
è in possesso di laurea o diploma), professioni, provenienza geografica (il 70% residente in uno dei
comuni del Canale di Brenta, con un leggero predominio dei residenti nei comuni più popolosi come Valstagna, Solagna e frazioni di Bassano del Grappa). Purtroppo non è stato possibile ricavare –
per assenza di informazioni relative alla cittadinanza, uno dei punti deboli della strutturazione del
questionario – dati disaggregati sulla componente immigrata, di particolare rilevanza in valle, con
valori che si avvicinano al 10% della popolazione. Infine, oltre i ¾ del campione dichiara di cono-
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scere la valle da molto tempo (da sempre o comunque da almeno 10 anni: vedi Tavola 2 della Mostra, consultabile anche nel sito web dell’Osservatorio).
II – L’idea di paesaggio
Dalle risposte alle domande della seconda parte del questionario, relative all’idea di valore
paesaggistico per il territorio del Canale di Brenta è emersa abbastanza chiaramente una consapevolezza dell’importanza dell’armatura storica del paesaggio, ritenuta un valore da tutelare (i terrazzamenti, le aree di prato-pascolo, i centri e le contrade di insediamento storico), nonché un forte attaccamento affettivo che denota una consapevolezza del valore della valle come paesaggio
vissuto. L’importanza attribuita al valore storico ed affettivo dei luoghi di vita sembra avere una
prevalenza su posizioni dettate da considerazioni di carattere estetico o naturalistico.
III – I luoghi di valore e le criticità nel paesaggio del Canale
a) Luoghi di valore affettivo
Alla domanda “Quali sono i luoghi del Canale di Brenta a cui ti senti maggiormente legato?”
le segnalazioni raccolte sono state 1044 (era possibile più di una segnalazione) relative a 116 siti
diversi (per ragioni di sintesi nella carta sono stati indicati solo i luoghi con almeno 3 segnalazioni).
I luoghi di valore affettivo sono in primis quelli di residenza o di provenienza: i primi posti
sono infatti occupati dai principali centri di fondovalle a partire dal più importante, Valstagna (che
risulta segnalato non solo dai suoi residenti), e poi nell’ordine Solagna, Oliero, Campolongo, Pove,
Campese, Bassano, San Nazario, Cismon, e via via altri fino alle borgate più piccole (Primolano,
Sasso Stefani, San Gaetano, Costa, Collicello ecc.), per le quali – ben al di là del numero di segnalazioni inevitabilmente più esiguo – emerge un forte radicamento.
Oltre ai centri abitati, un valore affettivo legato al ruolo ludico-ricreativo assume anche il
fiume Brenta, assieme alle segnalazioni relative alla ciclopista, ai sentieri lungo fiume e alle grotte
di Oliero; seguono per lo stesso motivo e per ragioni di carattere storico-culturale i sentieri di
montagna (in primis la Calà del Sasso e l’Alta via del Tabacco) e solo in secondo luogo i terrazzamenti. Da segnalare il valore delle creste e dell’eremo di San Giorgio sopra Solagna, il più segnalato tra i siti di versante.
Complessivamente, i luoghi a cui ci si sente legati compongono una mappa di valori affettivi
molto concentrati nel fondovalle, corrispondenti allo spazio vissuto (i paesi, le contrade, i borghi
storici, il fiume), con alcune digitazioni nei versanti in corrispondenza di percorsi escursionistici,
particolari emergenze (Valgadena, val Frenzela, Covolo di Butistone, Sant’Eusebio) e contrade di
mezza costa o di altopiano utilizzate per il tempo libero (Gualiva, Colli Alti, Col Ventidueore ecc.:
vedi Tavola 3 della Mostra, consultabile anche nel sito web dell’Osservatorio).
b) Luoghi rappresentativi
Alla domanda “Quali sono i luoghi che secondo te danno valore al nostro territorio?” le segnalazioni raccolte sono 1551 (era possibile più di una segnalazione) relative a 107 siti diversi (per
ragioni di sintesi nella carta sono stati selezionati solo i luoghi con almeno 3 segnalazioni).
Luoghi di valore sono ritenuti in primis i “biglietti da visita” che la valle esibisce al turista o
al visitatore esterno: le grotte di Oliero (in assoluto il luogo più visitato della valle), il fiume Brenta
come spazio di attività ludico-sportive e come valenza strategica dal punto di vista turistico (la ciclopista del Brenta), sportivo (il campo di gara delle canoe) e naturalistico-climatico, il centro di
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Valstagna in termini di baricentro civico e storico-culturale dell’intera vallata, ritenuto luogo vivace
e attrattivo anche dai non residenti.
A differenza della distribuzione dei luoghi di “valore affettivo”, corrispondenti principalmente ai luoghi abitati e al fondovalle, in questa mappatura emerge una maggiore articolazione e
diramazione anche lungo i versanti. In evidenza i valori storico-culturali del paesaggio ereditato: i
terrazzamenti (in primis quelli imponenti del conoide di San Gaetano), i sentieri storici di collegamento con l’Altopiano di Asiago e il Grappa (Calà del Sasso, Alta Via del Tabacco), tutte le contrade
di mezza costa, i siti fortificati (Covolo di Butistone, Tagliata di Primolano, Forte Tombion) e i percorsi legati alla Grande Guerra (Sentiero del Vu).
Ponderando il “peso” delle risposte per aree omogenee, emerge una maggiore considerazione del valore della montagna “alta” (le malghe, il monte Grappa, il Cornon, Col Moschin, Monte
Caina), rispetto ai versanti impervi sovrastanti le aree abitate di mezza costa, che costituiscono oggi con poche eccezioni un’evidente cesura dell’antico sistema territoriale unitario ad integrazione
verticale, come confermano le numerose segnalazioni di degrado e abbandono relative a boschi e
radure di prato-pascolo (vedi Tavola 4 della Mostra, consultabile anche nel sito web
dell’Osservatorio).
c) Luoghi degradati
Alla domanda “Quali luoghi del Canale di Brenta ritieni maggiormente degradati?” le segnalazioni raccolte sono 749 (la metà delle segnalazioni dei luoghi di valore), relative a 95 siti diversi
(per ragioni di sintesi nella carta sono stati selezionati solo luoghi con almeno 3 segnalazioni).
Il luogo ritenuto in assoluto maggiormente degradato è la frazione di Carpanè di San Nazario, che somma una serie di criticità legate al tessuto urbanistico aggredito dal traffico della Strada
Statale 47 Valsugana, alle aree produttive dismesse e in abbandono (tra le quali spiccano la Centrale Guarnieri e l’Agenzia Monopolio Tabacchi), alla prospiciente cava-miniera che produce vibrazioni e inquinamento da polveri. Seguono altri luoghi degradati direttamente o indirettamente penalizzati dall’attraversamento della Superstrada (San Nazario, Merlo, Costa e San Marino) o da altri
impianti di estrazione (cave di Cismon, Collicello e su conoidi detritiche), o da altre aree produttive
dismesse (in particolare l’ex Conceria Finco).
Cave, superstrada, aree produttive dismesse costituiscono pertanto le principali emergenze
della valle, ma altri luoghi sono segnalati a causa dell’incuria e dell’abbandono che ne impediscono
una piena valorizzazione: si tratta delle aree più marginali lungo il fiume Brenta, dei versanti terrazzati, degli edifici dei centri storici e delle contrade di mezza costa in disuso o in rovina, dei boschi sui versanti e dei sentieri che li attraversano lasciati all’incuria, dei monumenti storici non adeguatamente tutelati e valorizzati (la Tagliata di Primolano, il Forte Tombion, i manufatti della
Grande Guerra). Ne emerge una mappatura delle aree di degrado o soggette ad incuria che, al di là
di alcuni punti critici del fondovalle, coinvolge l’intera area dei versanti con poche eccezioni. La segnalazione del degrado è tuttavia un segnale, pur in negativo, del loro indiscusso valore che la popolazione chiede di riscoprire (vedi Tavola 5 della Mostra, consultabile anche nel sito web
dell’Osservatorio).
IV – Paesaggio e trasformazione: gli snodi problematici
L’ultima parte dei questionari era orientata a cogliere quale fosse la percezione delle trasformazioni in atto o potenziali per il paesaggio della valle. Le domande erano state orientate, anche in forma incrociata a mo’ di verifica, ai principali agenti di trasformazione della valle: la viabili-
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tà, gli impianti di estrazione di cava, il recupero delle aree industriali dismesse, le opportunità di
sviluppo turistico.
Complessivamente emerge dalle risposte una propensione a puntare su proposte di trasformazione contestualizzate e compensate da adeguate garanzie di sostenibilità, rinunciando di
fatto ad interventi impattanti anche a costo di una perdita economica: così per la viabilità di attraversamento (da conciliare con la viabilità locale, da bilanciare con il potenziamento della linea ferroviaria, da realizzarsi in galleria per ridurre l’impatto), così per gli impianti di estrazione di materiale calcareo, ritenuti eccessivamente impattanti sul piano estetico e soprattutto ambientale,
mentre più controverso si presenta il discorso sul turismo, che si vorrebbe sostenibile, ma che si
auspica possa crescere numericamente per rilanciare l’economia della valle (vedi Tavola 2 sui Questionari, consultabile anche nel sito web dell’Osservatorio).
V – Considerazioni libere sul paesaggio della valle
I commenti liberi in calce ai questionari focalizzano una serie di “urgenze” condivise da un
certo numero di segnalazioni, e peraltro confermate dagli esiti dei focus group (vedi Tavola 6 della
Mostra, consultabile anche nel sito web dell’Osservatorio):
- il bisogno di maggiore unità nelle politiche di gestione della valle
- la necessità di ricercare nuove forme di sviluppo basate sulla “cura” del patrimonio
- il rilancio delle aree degradate di fondovalle o abbandonate dei versanti (si veda ad esempio in questo Report il resoconto dell’attività di adozione dei terrazzamenti)
- la necessità di valorizzare la mobilità dolce e la viabilità di attraversamento in termini
sostenibili
- il ricorso all’innovazione (energie rinnovabili: solare, eolico) per rilanciare il paesaggio
- la fiducia nel ruolo che può assumere l’Osservatorio come collettore di proposte e come
stimolo nei confronti dell’azione politica locale.
Un bilancio
La risposta ottenuta dai questionari costituisce un tassello importante delle attività di sensibilizzazione rivolte alla popolazione, anche se non è l’unica e non può ritenersi sufficiente ed esaustiva. Il valore dell’operazione è duplice: da un lato assume già di per sé un valore come azione
di sensibilizzazione e consapevolezza della cittadinanza rispetto ai temi e problemi del paesaggio
della valle, dall’altro costituisce (anche per le modalità il più possibile inclusive e pervasive con cui
è stato diffuso) un’occasione di ascolto e considerazione delle istanze spesso inascoltate del cittadino, ma soprattutto l’esito dell’operazione fornisce indicazioni preziose che è importante non far
cadere, onde evitare la disillusione e il disincanto civico sull’utilità di tali strumenti.
È forse questo il punto di maggiore debolezza dell’intera operazione, ovvero pensare che
essa, una volta conclusa la fase di somministrazione ed elaborazione dei dati, sia di per sé conclusa. Per questo motivo, i risultati ottenuti dai questionari sono stati nuovamente “rimessi in circolazione” e sottoposti ad una riflessione da parte dei partecipanti ai focus group, così da dare voce
alle istanze emerse da un campione così ampio di cittadini e meglio orientare le proposte di valorizzazione. Infine, le segnalazioni sui luoghi di valore sono servite a definire le tappe della staffetta
organizzata lungo la valle da associazioni e amministrazioni locali in occasione dell’evento finale
del 25 maggio (Festival del Paesaggio): un modo semplice ma efficace di sensibilizzare e ravvivare
il sentimento di appartenenza ai luoghi di valore della valle.
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25
Educazione al paesaggio: l’attività con le Scuole
Benedetta Castiglioni e Anna Putton
Introduzione
Le tre parole chiave del progetto “OP! Il paesaggio è una parte di te” (conoscenza, consapevolezza, condivisione) sono state il fondamento delle attività proposte alle scuole del Canale di
Brenta (e delle frazioni circostanti, nel Bassanese). Dal punto di vista degli obiettivi complessivi
dell’Osservatorio, le attività con le scuole sono state rivolte da un lato a rilevare le rappresentazioni sociali del paesaggio espresse da bambini e ragazzi, dall’altro a promuovere un aumento della
consapevolezza diffuso, nei bambini/ragazzi, in primis, ma anche, attraverso i materiali e le attività
svolte dai bambini/ragazzi stessi, alla cittadinanza tutta.
Dal punto di vista del mondo della scuola, invece, l’azione è stata orientata anche in termini
più specificamente educativi e didattici, sia verso una maggiore conoscenza del territorio locale sia
per avviare alla “lettura del paesaggio”; si tratta cioè della proposta di un processo integrato di
crescita, in grado di promuovere tanto la riflessione scientifica quanto la capacità di esprimere il
proprio vissuto, in relazione con l’educazione alla cittadinanza, con l’educazione interculturale, con
l’educazione allo sviluppo sostenibile.
La collaborazione dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia ha permesso di fruire di
esperienze e competenze, di costruire occasioni di confronto tra pari e di mettere in relazione le attività del progetto con quelle formativo/sperimentali svolte nell’ambito dei laboratori di Didattica
della Geografia del Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Padova.
I partecipanti
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Al progetto hanno partecipato 68 classi, appartenenti a 18 istituti di diversi livelli scolastici
(dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado), per un totale di più di 1300 ragazzi e
circa 80 insegnanti.
SCUOLA
CLASSI PARTECIPANTI
Scuola dell’infanzia di Campolongo sul Brenta
Sezione unica
(Parrocchia della Madonna del Carmine)
Scuola parrocchiale Sacro Cuore di Pove del Grappa
4 sezioni grandi
(Parrocchia S. Vigilio)
Scuola dell’infanzia Sant’Eusebio
Sezione grandi
(Terzo Circolo Didattico di Bassano del Grappa)
Scuola primaria Giosué Carducci di Fellette
9 classi
(Circolo didattico di Romano d'Ezzelino)
Scuola primaria Leonardo Da Vinci di Pove del Grappa
1^A, 1^B, 2^A, 2^B, 3^A,
(Circolo didattico di Romano d'Ezzelino)
3^B, 4^A, 4^B, 5^A, 5^B
Scuola primaria Papa Giovanni XXIII di Valstagna
2^, 3^, 4^, 5^
(Istituto Comprensivo U. Bombieri)
Scuola primaria G. Giardino di Solagna
2^, 3^, 4^, 5^
(Istituto Comprensivo U. Bombieri)
Scuola primaria ai Cavalieri di Vittorio Veneto di Cismon del
Grappa
3^, 4^, 5^
(Istituto Comprensivo U. Bombieri)
Scuola primaria Don Gnocchi di San Nazario
2^, 3^
(Istituto Comprensivo U. Bombieri)
Scuola primaria IV Novembre di Campese
2^, 3^, 4^, 5^
(Terzo Circolo Didattico di Bassano del Grappa)
Scuola primaria XXV aprile di Bassano del Grappa
2^A, 2^B
(Terzo Circolo Didattico di Bassano del Grappa)
Scuola primaria Giovanni XIII di Marchesane
3^A, 3^B
(Terzo Circolo Didattico di Bassano del Grappa)
Scuola primaria Aristide Gabelli di Sant’Eusebio
1^, 2^, 3^, 4^, 5^
(Terzo Circolo Didattico di Bassano del Grappa)
Scuola primaria G. Merlo di Valrovina
2^, 3^
(Terzo Circolo Didattico di Bassano del Grappa)
Scuola secondaria di I grado di Solagna
1^, 2^, 3^
(Istituto Comprensivo U. Bombieri)
Scuola secondaria di I grado U. Bombieri di Valstagna
1^A, 1^B, 2^A, 2^B,
(Istituto Comprensivo U. Bombieri)
3^A, 3^B
n° totale
alunni
19
20
250
203
76
61
15
31
49
38
27
84
26
46
140
Liceo Scientifico J. Da Ponte di Bassano del Grappa
1^AS, 1^CS
56
Liceo G.B Brocchi di Bassano del Grappa
1^AS, 1^BS, 1^DS, 1^BSA
100
Le tappe del progetto
I - Incontro di presentazione con le scuole (7 Settembre 2011): dopo aver provveduto a contattare
tutte le scuole dei diversi livelli presenti nella valle e ad informarle del progetto previsto per l’anno
scolastico 2011/2012, a ridosso dell’inizio dell’attività scolastica è stato organizzato un incontro,
aperto a tutti gli insegnanti, per presentare nel dettaglio le attività rivolte alle scuole nell’ambito
del progetto “OP! Il paesaggio è una parte di te!”. Durante tale incontro, è stato fissato il termine
per le adesioni al 10 ottobre 2012.
II - Lezioni ed escursione con gli studenti di Scienze della Formazione Primaria (ottobre 2011):
l’attività con le scuole ha previsto anche il coinvolgimento del corso di Laurea in Scienze della Formazione primaria dell’Università di Padova, quale momento di confronto tra la ricerca e la proposta teorica, elaborata dagli studenti, e l’attività pratica, portata avanti dagli insegnanti. All’interno
del programma del corso di Didattica della Geografia, gli studenti hanno prima seguito alcune lezioni relative al concetto di paesaggio, al paesaggio del Canale di Brenta e all’educazione al paesaggio, e poi hanno visitato il canale stesso (il 18 ottobre), concludendo il loro percorso nei mesi
successiovi con l’elaborazione di proposte di attività didattiche, che, in un secondo momento, sono state presentate agli insegnanti.
III - Incontri di formazione per gli insegnanti (ottobre 2011): come previsto dal progetto, le attività
non sono state svolte dagli esperti direttamente nelle classi, ma attraverso la formazione degli insegnanti, con la proposta di incontri di tipo frontale ed altri di tipo laboratoriale; per quanto riguarda la prima tipologia gli incontri sono stati due:
a) il primo, il 19 ottobre, condotto dalla prof.ssa Benedetta Castiglioni, ha introdotto i concetti di
paesaggio, di osservatorio del paesaggio, nonché gli obiettivi e gli strumenti principali
dell’educazione al paesaggio, con particolare attenzione all’educazione allo sguardo e alla “lettura
del paesaggio”;
b) il secondo, il 26 ottobre, in cui sono intervenuti il prof. Mauro Varotto e il prof. Angelo Chemin,
ha affrontato nello specifico le caratteristiche del paesaggio del Canale di Brenta, fornendo un
modello di lettura, suddivisibile in diversi ambiti e livelli di approfondimento, con particolare attenzione ai processi di antropizzazione.
Al termine degli incontri, sono stati predisposti online i materiali di supporto utilizzati durante gli
incontri ed il report “Educare al paesaggio” (http://osservatorio-canaledibrenta.it/-Materiali-pergli-insegnanti-.html).
IV - Incontri metodologici per gli insegnanti (novembre 2011): dopo la formazione, è stato fornito
agli insegnanti un supporto in fase di progettazione e programmazione, attraverso degli incontri di
tipo laboratoriale, in cui stimolare la discussione e il confronto. Prima di tali incontri è stato inviato
a tutti i docenti aderenti al progetto un documento di “Indicazioni per la programmazione didattica”, in cui venivano ripresi i principali punti emersi nei due incontri formativi. Per favorire il dialogo
all’interno di un gruppo di lavoro più ristretto e per poter meglio focalizzare gli obiettivi specifici e
le metodologie relativi a ciascuna fascia di età, gli incontri sono stati suddivisi per livello scolastico,
nel seguente modo:
a. scuole dell’infanzia e primo ciclo della scuola primaria;
b. secondo ciclo della scuola primaria,
c. scuole secondarie di primo e secondo grado.
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V - Definizione delle progettazioni e avvio delle attività nelle classi (dicembre 2011-gennaio
2012): sulla base di una scheda-modello comune (scheda di progettazione), gli insegnanti hanno
provveduto alla strutturazione del proprio progetto e alla pianificazione delle attività. Tale scheda,
oltre che guidare il lavoro degli insegnanti, puntava a fornire allo staff dell’Osservatorio uno strumento grazie al quale coordinare le attività complessive e seguire ciascuna scuola.
VI - Incontri di monitoraggio e presentazione lavori di Scienze della Formazione Primaria (febbraio-marzo 2012): a metà circa del percorso si è ritenuto opportuno organizzare un ulteriore incontro di monitoraggio e ricognizione rispetto alle attività portate avanti dalle scuole, sempre diviso
per livello scolastico. In quest’occasione sono inoltre stati presentati agli insegnanti alcuni dei lavori proposti dagli studenti di Scienze della Formazione. Anche questi materiali sono stati messi a disposizione nel sito dell’Osservatorio (http://osservatorio-canaledibrenta.it/Materiali-elaboratidagli-studenti.html).
VII - Incontro di coordinamento con i referenti (12 aprile 2012): in vista dell’evento finale e della
mostra, per ciascuna scuola è stato identificato un referente, punto di riferimento sia per le necessità degli insegnanti che per il coordinamento delle diverse attività. In occasione della riunione con
tutti i referenti, è stato presentato l’evento finale “I ragazzi abbracciano la valle”, sono stati definiti
gli aspetti organizzativi della mostra finale (data di consegna dei materiali, orari, modalità di visita,
…) e le modalità di presentazione dei materiali multimediali nel sito dell’osservatorio.
VIII - Evento finale e mostra (maggio-giugno 2012): due sono stati i momenti finali del percorso
portato avanti dalle scuole nell’ambito del progetto “OP! il paesaggio è una parte di te”, entrambi
posti all’interno del Festival del Paesaggio:
 L’evento “Le scuole abbracciano la valle” è stato il momento simbolico di condivisione e partecipazione tra tutte le classi. Al suono di una sirena tutti ragazzi – pervenuti al mattino del 25
maggio a Valstagna e Carpanè – si sono dati la mano, legandosi in una catena umana lunga quasi un chilometro e mezzo, che ha attraversato il Brenta ed è salita lungo i due versanti, bloccando per alcuni minuti entrambe le arterie di comunicazione nord-sud (la Statale 47 e via Rialto) e
rivendicando così lo spazio della valle come luogo di vita. Nello stesso momento, ogni ragazzo
ha lanciato ciascuno un palloncino biodegradabile, cui era legata una cartolina (consegnata a
scuola nei giorni precedenti) con un messaggio sul valore del paesaggio del Canale di Brenta.
 la Mostra, momento di sintesi dei percorsi portati avanti, nonché di incontro e confronto dei
diversi “sguardi”, ha ospitato quasi 80 prodotti di vario tipo (cartelloni, plastici, realizzazioni artistiche di vario tipo, album etc.) e circa 50 prodotti multimediali (tutti i materiali sono visibili
anche nel sito dell’osservatorio, che funge da mostra virtuale:
http://osservatoriocanaledibrenta.it/-Materiali-delle-scuole-.html).
IX - Verifica: le conclusioni degli insegnanti (giugno 2012): concluso il percorso, tutti gli insegnanti
aderenti al progetto sono stati invitati ad un incontro conclusivo di revisione e verifica del percorso svolto. Attraverso una scheda guida, sono stati invitati alla discussione e al confronto. In generale, sono emersi i seguenti aspetti:
 rispetto al coinvolgimento degli insegnanti e al supporto formativo/metodologico fornito. È
emersa la positività del portare avanti un lavoro con una metodologia interdisciplinare, contestualizzando gli obiettivi della programmazione e radicandoli al vissuto e alle esperienze cognitive pregresse degli alunni. In particolare, i docenti della scuola secondaria, in particolare di
28


secondo grado, hanno visto la possibilità di affrontare concretamente la “geostoria” come disciplina scolastica. Anche per quanto riguarda la formazione pensata per gli insegnanti è stata
apprezzata la possibilità di mettere assieme più punti di vista (geografico, storico, educativo…)
nell’analisi di uno stesso “oggetto”, il paesaggio. Allo stesso tempo, però è stata sentita la relativa mancanza di una formazione più pratica (ad esempio con escursioni sul territorio) e, in
alcuni casi, la difficoltà di reperire materiali specifici di approfondimento sul Canale di Brenta
o, più in generale, una non totale soddisfazione rispetto ai materiali di supporto che ci si sarebbe attesi o ai tempi di reperibilità degli stessi (in particolare per quanto riguarda i lavori
degli studenti di Scienze della Formazione Primaria). Nel complesso, il maggior punto di forza
rilevato è sicuramente la possibilità di confronto tra insegnanti, sperimentata negli incontri di
monitoraggio.
rispetto al lavoro in classe e all’efficacia dell’educazione al paesaggio. Complessivamente il lavoro di educazione al paesaggio svolto nelle classi è stato giudicato dagli insegnanti in maniera
estremamente positiva: in particolare, la possibilità di avvicinarsi all’ambiente di vita in maniera diversa (utilizzando strumenti non convenzionali) e più ragionata, stimolando
un’osservazione attenta e coinvolgendo contemporaneamente più ambiti della conoscenza, è
risultata essere una strategia vincente per ottenere, oltre conoscenze specifiche approfondite,
un maggior coinvolgimento personale e una profonda riflessione (anche se necessariamente
diversificata per fasce d’età) sui valori del paesaggio e la necessità/possibilità di prendersene
cura concretamente. Alcuni insegnanti hanno tuttavia segnalato delle difficoltà di coinvolgimento degli alunni, principalmente per le fasce di età della scuola secondaria di primo grado e
con ragazzi extracomunitari. Infine, molto importante è risultata essere la dimensione della
condivisione, sia con i compagni, nelle varie fasi di lavoro, che con altri attori del paesaggio,
incontrati come testimoni (anziani, associazioni, esperti…).
rispetto al progetto “OP! Il paesaggio è una parte di te” nel suo complesso. Nell’insieme è stato giudicato estremamente positivo il fatto di essere inseriti in una rete che ha consentito il
confronto non solo, come abbiamo già visto, tra insegnanti, ma anche con specialisti (mondo
universitario in particolare) e l’appoggio ad un insieme di forze locali, quali amministrazioni,
associazioni etc. In particolare, è stato sottolineato come la forza della rete abbia consentito,
anche a livello istituzionale, di ottenere maggiori risultati e concessioni (ad esempio, in alcuni
casi, è stato permesso un maggior numero di uscite e ci sono stati contributi economici per lo
spostamento dei ragazzi in occasione dell’evento finale e delle uscite). Poco forte, invece, è risultato il contatto con la comunità, che (anche quando si trattava dei genitori degli alunni
stessi) è risultata sempre lontana e poco coinvolta, forse anche per l’inefficacia delle strategie
di comunicazione. Analizzando poi alcuni aspetti in particolare, è emersa da più parti l’utilità
dei materiali disponibili sul sito e la facilità di navigazione dello stesso. In riferimento ai momenti conclusivi del percorso, infine, in generale è emersa la positività dell’avere a disposizione ulteriori momenti di confronto e soprattutto di condivisione, anche per i ragazzi; tuttavia
sono stati rilevati come punti di debolezza i disguidi tecnici talvolta intervenuti e la mancanza
di risorse adeguate.
I lavori finali sono disponibili online, nel sito dell’Osservatorio: http://osservatorio-canaledibrenta.it/Liceo-GinnasioStatale-G-B-Brocchi.html
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Punti di forza e di debolezza
L’aspetto che senz’altro emerge fin da subito, rispetto al progetto nel suo complesso, è
l’elevatissimo numero di adesioni. Da un lato si è trattato di un fattore estremamente positivo, indice del coinvolgimento e dell’interesse al tema del paesaggio locale, che ha stimolato un confronto ricco di spunti e punti di vista diversificati nelle diverse occasioni di incontro con i docenti.
Dall’altro lato, però, ha rappresentato anche un fattore di notevole difficoltà gestionale, da parte
dello staff dell’Osservatorio, soprattutto considerata l’esiguità di risorse a disposizione (umane,
economiche, tecniche).
Il medesimo ostacolo è stato riscontrato all’interno della scuola: in questo caso, la mancanza di risorse si è rilevata principalmente in termini materiali e logistici e in termini di tempo rispetto alla gestione del programma scolastico. In particolare, si è percepita la fatica degli insegnanti
nel trovare tempo e risorse necessarie a portare avanti il progetto: a questo proposito è significativo notare come, in merito alle risorse disponibili per un eventuale prosecuzione del progetto negli anni a venire, gli insegnanti abbiano spesso indicato solamente se stessi e la propria buona volontà.
Ciononostante, si ritiene che la scelta di lavorare con gli insegnanti, senza intervenire direttamente nelle classi, sia una scelta che permette di ottimizzare le poche risorse disponibili e di agire in termini di lunga durata. Il sapere costruito con gli insegnanti, infatti, oltre che permettere un
più efficace adattamento della proposta educativa svolta nelle classi, permetterà che negli anni a
venire nuove proposte possano venire realizzate, anche in assenza di input esterni, ma sulla sola
base delle formazione ricevuta dagli insegnanti stessi.
La mancanza di risorse, come hanno segnalato gli stessi docenti, ha avuto una ricaduta anche sulla possibilità di visita alla mostra da parte delle scuole partecipanti. Va tuttavia sottolineato
come, anche fuori dal contesto scolastico, la mostra sia stata poco visitata: è mancato il coinvolgimento non solo della comunità in generale, ma degli stessi genitori, che non hanno quindi potuto
percepire il valore del lavoro portato avanti dai loro figli. Probabilmente sarebbe stato necessario
prestare un’attenzione maggiore nelle modalità comunicative.
Nonostante le difficoltà appena descritte, gli obiettivi didattici del progetto sono stati raggiunti pienamente. In particolare, si è riusciti, attraverso la lettura e lo studio del paesaggio secondo le metodologie proposte, a creare occasioni di interdisciplinarietà e a stimolare un approccio
multilaterale, in grado di coinvolgere le diverse “educazioni” (educazione alla sostenibilità, educazione al patrimonio, educazione alla cittadinanza) per lo sviluppo di competenze: educazione al
paesaggio quindi come educazione “allo sguardo”, ossia ad un atteggiamento di osservazione attenta, come studio approfondito dei diversi aspetti che concorrono ad influire sul luogo di vita, ma
anche come educazione ad agire in modo consapevole e coerente.
L’efficacia di tutto questo lavoro si è ben espressa nei lavori finali presentati alla mostra,
sintesi dei diversi percorsi portati avanti. Si è trattato infatti di lavori molto vari e ben approfonditi,
che hanno saputo cogliere, attraverso diverse modalità di lettura, la complessità del paesaggio del
Canale di Brenta, così come è vissuto dai bambini/ragazzi stessi.
Nell’ambito delle risorse offerte agli insegnanti, uno degli aspetti di maggior valore è rappresentato senz’altro dal lavoro in team e dal continuo confronto tra insegnanti: le diverse occasioni di incontro, hanno dato vita ad una diversa metodologia di lavoro, in cui docenti di diversi livelli scolastici si sono confrontati “alla pari”, superando la tradizionale divisione verticale che frequentemente li separa, aprendo quindi a possibili forme di continuità del progetto educativo. In
diverse occasioni lo scambio di idee in sede di incontro si è tradotto in condivisione di “forze” in
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ambito lavorativo, ad esempio con insegnanti che si sono messi essi stessi a disposizione come “esperti” su temi specifici per classi di altre scuole.
L’efficacia della rete è emersa anche ad un livello più ampio: in occasione delle varie uscite
sul territorio e/o per il reperimento di materiali, le scuole hanno spesso avuto modo di instaurare
nuovi rapporti o di rafforzare collaborazioni già in essere con le varie risorse del territorio (associazioni, specialisti, strutture…).
Proposte per le attività con le scuole nell’ambito dell’Osservatorio
Gli stessi insegnanti hanno espresso in varie occasione il desiderio di poter continuare nei
prossimi anni il percorso iniziato con il progetto “OP! Il paesaggio è una parte di te” nel corso
dell’anno scolastico 2011-2012, facendosi promotori di nuove idee. Un progetto di questa portata
probabilmente non sarebbe riproponibile, ma interventi più mirati sono auspicati. Nonostante i
pesi di cui nel contesto attuale si sentono gravati gli insegnanti, viene infatti avvertita l’esigenza di
continuare il percorso di formazione, approfondendo temi specifici (dopo questo primo sguardo
generale sul paesaggio) e lasciando più spazio ad aspetti concreti della progettazione didattica. Alcuni tra gli stessi insegnanti hanno poi rilevato il forte valore emotivo e la carica simbolica insita
nella partecipazione ad eventi comuni a tutte le scuole del Canale di Brenta e per questo – nonostante le difficoltà riscontrate – alcuni docenti propongono nuovi momenti di incontro e condivisione, attraverso eventi comuni, legati al paesaggio (è stata proposta ad esempio una marcia lungo
il Brenta). Vista la mancanza di risorse nelle scuole è stata inoltre espressa la necessità di avere esperti disponibili all’intervento diretto in classe.Uno degli aspetti positivi che senz’altro andrebbe
recuperato e potenziato è quello del confronto “alla pari” tra insegnanti di diversi livelli di insegnamento, magari attraverso la creazioni di gruppi di lavoro misti che lavorino su proposte specifiche a partire dagli input esterni portati da incontri di formazione con specialisti.
L’Osservatorio dovrebbe cioè diventare un po’ alla volta un luogo che non solo mette a disposizione del mondo della scuola il sapere esperto che viene dal di fuori, fruibile tramite interventi diretti, o sulle pubblicazioni o sul sito, ma la anche sede in cui ciascun insegnante sa di poter raccogliere esperienze maturate dai colleghi, di potersi confrontare tra pari, anche per far vivere ai
propri alunni occasioni di educazione alla cittadinanza.
Inoltre, si ritiene che vada potenziata la possibilità di coinvolgere maggiormente le famiglie,
per condividere una modalità di educazione alla cittadinanza che crei comunità e che vada oltre le
distanze generazionali.
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Paesaggio e partecipazione: i Focus Group
Lucia Lancerin
Introduzione
L’istituzione dell’Osservatorio per il paesaggio in Regione del Veneto avviene recependo il
Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D. Lgs. 22.11.2011 n. 42), quale misura stabilita dalla
Convenzione europea del paesaggio nell’ambito della quale il ruolo e la partecipazione delle comunità locali sono espressamente riconosciuti.
Ma il termine partecipazione è ambiguo, sovrautilizzato e spesso interpretato con significati molto diversi tra loro. Può essere inteso quale partecipazione elettorale, partecipazione politica
attraverso i partiti, lo sviluppo dell’associazionismo o dei movimenti collettivi e molto altro ancora.
Nel progetto sperimentale dell’Osservatorio per il paesaggio del Canale del Brenta, abbiamo proposto un modello di partecipazione basato sulla informazione biunivoca, con fasi di ascolto
e condivisione delle informazioni e sul coinvolgimento attivo delle persone. Ciascuno ha fatto la
“fatica” di partecipare, contribuendo ad iniziare un percorso innovativo e con obiettivi molto ideali
come “miglioriamo insieme il paesaggio del Canale di Brenta” e altri appena abbozzati come
“creiamo le premesse perché la comunità stessa possa incidere nei processi decisionali e nelle azioni di trasformazione del paesaggio del Canale di Brenta”.
Importante è stato il ruolo della Comunità montana e delle Amministrazioni locali che sono
entrati nel processo partecipativo quali amministratori ed esperti non per decidere ma per confrontarsi, per mettere a disposizione la propria conoscenza e rendere possibile non solo la nascita
di nuove soluzioni ma una nuova fiducia tra amministratori, esperti e comunità locali.
Ma è stato l’Osservatorio stesso ad essere riconosciuto quale attivatore di cittadinanza e
promotore di relazioni tra istituzioni e comunità, essendo percepito come “terzo” (né istituzione,
né cittadino) e quindi una figura di riferimento che può accompagnare ed essere a fianco sia degli
uni che degli altri, quasi a garantire un reciproco rispetto, una partecipazione e sensibilizzazione
attuata con e verso i cittadini per capire e migliorare la dimensione paesaggistica nella quale vivono, promuovendo e realizzando esperienze indirizzate ad aumentare la consapevolezza nelle persone che determinano il paesaggio, vivendolo ed interagendo con esso.
Le attività dell’Osservatorio svolte con i focus group si sono rivolte alle popolazioni che abitano e “usano” il Canale di Brenta, riconoscendo l’importanza di una loro attiva e diretta partecipazione alle scelte di trasformazione del territorio e del paesaggio, per far emergere e rinforzare il
loro senso di appartenenza al di là di idee stereotipate di paesaggio inteso come vincolo burocratico, come materia per addetti ai lavori, o come cartolina per turisti.
Promuovere attività di partecipazione attraverso la condivisione di conoscenze, il dibattito
e il confronto riguardo a politiche e azioni di trasformazione, tutela e gestione del paesaggio ha
sviluppato alcune trasformazioni permanenti in chi non conosceva la partecipazione come modalità di confronto e possibilità di dare e sentire le diverse opinioni, rispettare il parere di tutti e mettersi in gioco insieme con gli altri senza dimenticare le proprie esigenze e le proprie aspirazioni.
Come indicato dalla CEP, la popolazione è stata mobilitata nella prospettiva di costruire per
il proprio territorio politiche e obiettivi di qualità paesaggistica, progetti di miglioramento del proprio territorio e delle stesse comunità locali.
Il percorso di partecipazione è stato attivato creando occasioni d’incontro lungo tutto il territorio del Canale di Brenta, cogliendo alcune possibilità offerte da calendari molto fitti di attività
già programmate (come sagre, feste e mercati), per far conoscere l’Osservatorio alla gente, chiedere se volevano essere informati sulle attività promosse dallo stesso (attraverso web, newsletter,
email e facebook) e proporre loro di partecipare ad una riflessione sul futuro del paesaggio in cui
vivono anche attraverso tavoli di lavoro o focus group.
Anche l’ufficio dell’Osservatorio, aperto durante tutto l’anno di sperimentazione per un
pomeriggio alla settimana (anche grazie al supporto di alcuni preziosi stagisti), è stato strumento
utile per arrivare vicino alla gente, spedire inviti, fare telefonate informative e segnalare la disponibilità ad accogliere da parte di tutti proposte, segnalazioni, osservazioni ed informazioni, sempre
prontamente inserite nel sito web www.osservatorio-canaledibrenta.it, che ha costituito di fatto
una piazza virtuale attraverso cui condividere anche informazioni, sintesi e foto degli incontri, rassegna stampa, materiali di studio e approfondimenti sul paesaggio del Canale di Brenta.
Tematiche dei tavoli di lavoro
Il paesaggio ha il vantaggio di portare con sé tutte le tracce delle attività presenti su un determinato territorio e, partendo da queste, è in grado di riconnettere dinamiche economiche, ambientali, sociali, storiche e di urbanizzazione solitamente trattate in maniera separata. I focus
group hanno proposto un momento di confronto sul paesaggio e sulla visione futura dello stesso
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in questo momento storico di particolari criticità, con il supporto di esperti e facilitatori in tavoli di
lavoro organizzati attorno alle seguenti tematiche:
Il paesaggio e i valori ambientali
La natura in Canale di Brenta non è mai solo “natura”, ma è sempre legata all’azione
dell’uomo. Il “verde” dei versanti trasmette un senso di benessere, ma una frequentazione più attenta sa che il bosco o il prato è spesso l’esito dell’abbandono e dell’incuria. Questo verde vuol dire quindi anche degrado, inselvatichimento. Altro elemento chiave è il fiume, riconosciuto elemento naturale di pregio, ma anch’esso interessato da situazioni di degrado, oltre che da una gestione idraulica o idroelettrica non sempre attenta agli equilibri locali; la natura del fiume è inoltre
un fattore di rischio, oltre che risorsa sportiva per il tempo libero. Quindi troviamo la criticità delle
cave, ma anche i preziosi terrazzamenti che caratterizzano la valle, alcuni in stato di abbandono altri coltivati e coinvolti nel progetto “Adotta un terrazzamento”.
Questo tavolo di lavoro ha proposto fortemente la ricerca di una strategia di marketing attraverso cui rendere riconoscibile e appetibile il Canale di Brenta in chiave di turismo sostenibile,
gestito principalmente dagli stessi abitanti, e attraverso questo trovare finanziamenti atti a migliorare il territorio sotto tutti i profili.
Il paesaggio e l’abitare
Abitare in Canale di Brenta è una sfida; non è una novità, era una sfida arrampicarsi sui versanti a costruire masiere e coltivare tabacco; è una sfida anche adesso, per motivi diversi, vivere il
fondovalle e i versanti. Il primo sempre più “densificato”, con le zone più prossime allo sbocco in
pianura ormai divenute cintura urbana della città di Bassano, ambite e vicine ai servizi, mentre i
secondi disseminati di edifici abbandonati con zone interne meno servite. Il paesaggio mostra i segni di queste differenze, con aree abbandonate (le più remote aree montane) e aree invece densamente costruite, con i caratteri della città. Anche oggi c’è chi se ne va dalla valle, e chi cerca residenza in un luogo più servito e più vicino al luogo di lavoro, ma magari continua a sentire forte il
legame con la comunità e con il luogo di origine. Ma c’è anche chi continua a risiedere qui, svolge il
lavoro altrove o ha contatti con l’”esterno” che lo portano a sentirsi parte di una comunità più
ampia. C’è chi sente la valle troppo “stretta”, c’è chi la sente un “nido accogliente” in cui tornare
volentieri. E ci sono nuovi abitanti venuti da lontano, che guardano al paesaggio con occhi nuovi,
che possono sentirsi nuovi abitanti, creare nuovi legami con questi luoghi. Per “abitare” non bastano le case: ci vogliono i luoghi in cui incontrarsi, le piazze, i luoghi del tempo libero; anche questi cambiano, e la comunità cambia con essi.
Molte le proposte che mirano a dare maggiori opportunità ai giovani di rimanere e a chi
“ha resistito” di avere la possibilità di lavorare, di avere la garanzia di servizi primari (come la scuola che ogni anno sembra debba essere soppressa), di avere supporti anche economici per poter rivitalizzare le contrade e i tanti manufatti che hanno bisogno di interventi sostanziali di manutenzione per non rimanere zone depresse.
Aumentare gli spazi pubblici e i luoghi di aggregazione, migliorare la loro qualità e facilitare
la possibilità di organizzare feste ed eventi sono alcune delle proposte emerse per contribuire a
rendere maggiormente vitale la valle.
Il paesaggio e la mobilità
Il tema della mobilità è cruciale per il Canale di Brenta. È una valle lunga e stretta, luogo
privilegiato per l’attraversamento della regione prealpina. La mobilità di attraversamento oggi ha
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un impatto fortissimo sul paesaggio locale, impone scelte e mezzi alternativi. Esistono inoltre necessità di spostamento a più breve raggio, all’interno della valle o sui versanti (la valle non è solo
“corridoio”, ma anche “stanza”); esistono percorsi di attraversamento longitudinali multimodali (la
strada, la ferrovia, la ciclovia), ma anche una viabilità minore trasversale, di origine antica, legata
alle vecchie pratiche di uso del territorio, dal forte contenuto culturale e con un grande potenziale
turistico-escursionistico. Il tema “traffico” è percepito come prioritario e particolarmente problematico. La SS 47 che attraversa i centri abitati è infatti percorsa ogni giorno da un flusso continuo
di traffico veicolare e di traffico pesante. Questo crea un forte disagio negli abitanti ed inoltre è visto come elemento di degrado.
Attraverso la tematica “mobilità trasversale (in loco) e unitarietà” si rileva l’importanza data alla ricerca di identità della valle come un’unica entità, di cui il fiume Brenta è l’elemento più significativo, ma rappresenta, seppur in forma minore rispetto alla Statale, una frattura nel territorio. Tra i diversi punti è stato evidenziato che sia la mobilità trasversale che quella locale, comprendente comunque anche la SS 47, risultano attualmente insufficienti.
È emersa chiaramente la necessità di rendere maggiormente competitiva la linea ferroviaria quale mezzo di trasporto e di ridurre l’impatto, anche visivo, delle infrastrutture costruite in
passato (demolire e/o mascherare i piloni della superstrada) e di quelle future, ma soprattutto evitare l’aumento del traffico di transito, coinvolgendo le amministrazioni e la popolazione nella costruzione di una mobilità intelligente ed integrata.
Il paesaggio e il lavoro
Il paesaggio del Canale di Brenta è frutto di attività che evidenziano i mutevoli rapporti fra
montagna, mezzacosta, fondovalle e fiume. Nel tempo attività e rapporti si sono modificati e con
essi la cultura materiale delle popolazioni insediate. Dopo il collasso dell’economia dei terrazzi,
dove veniva coltivato il tabacco, il mercato del lavoro si è dilatato lungo i percorsi dell’emigrazione
e nelle opportunità create dal formarsi della città diffusa pedemontana a partire dagli anni ‘50. Si è
quindi ricomposto in fondovalle, con una industrializzazione minuta e ad elevato impatto, ma redditizia per imprenditori, lavoratori e amministrazioni locali. Se si escludono le micro-opportunità
create da nicchie produttive ancora presenti, la sintesi dei paesaggi del lavoro è riconoscibile
nell’ingombro spesso improprio di aree industriali e del consistente trasporto su gomma. I limitati
effetti moltiplicativi su indotto e servizi costringono la popolazione occupata a una consistente e
costosa mobilità quotidiana a raggio variabile.
Articolazione degli incontri
I focus group si sono svolti nel periodo che va da dicembre 2011 ad aprile 2012. Più di 50
persone e circa 200 presenze complessive si sono incontrate e confrontate in 5 serate tra dicembre ed aprile per costruire temi, indirizzi, obiettivi e azioni condivise per il miglioramento del paesaggio in Canale di Brenta. Tra questi hanno partecipato 2 sindaci, il presidente della Comunità
Montana, 4 consiglieri comunali, 2 funzionari, 5 insegnanti, 4 partecipanti al Corso di aggiornamento, 18 portavoce delle associazioni di volontariato attive sul territorio e alcuni liberi professionisti; 8 i facilitatori, che si sono alternati nei tavoli di lavoro, stimolando e registrando le discussioni prodotte.
L’attività dei Focus Group si è svolta in cinque tappe (dal 3/12/2011 al 26/04/2012):
35
Presentazione dei Focus group “L’Osservatorio guarda, discute, propone” - Incontro di presentazione delle quattro tematiche corrispondenti ad altrettanti tavoli di lavoro: Paesaggio e valori ambientali, Paesaggio e lavoro, Paesaggio e abitare, Paesaggio e mobilità. Questa prima tappa ha fornito un quadro di riferimento globale entro cui interpretare potenzialità e criticità del territorio locale anche mediante lo “sguardo dall’esterno” offerto dagli esperti.
Primo incontro - I partecipanti hanno analizzato le tematiche divisi in quattro tavoli di lavoro con il
supporto di facilitatori ed esperti, partendo dalla propria conoscenza personale e dai dati forniti in
cartella, comprendenti anche una prima restituzione dei questionari. Ciascun tavolo ha elencato
temi ed indirizzi ritenuti più interessanti e più urgenti da discutere.
Secondo incontro - Riprendendo la sintesi della discussione precedente, dopo un confronto su temi
e indirizzi, si è proposto di stabilire una scala di priorità e di individuare obiettivi specifici che poi
sono stati condivisi in sessione plenaria.
Terzo incontro - Ciascun tavolo di lavoro ha individuato per le tematiche più votate, obiettivi e azioni condivise, iniziando ad individuare i destinatari e gli eventuali collaboratori in una visione di
avvio concreto delle proposte emerse.
Incontro conclusivo e di valutazione - Gli esiti finali, suddivisi nei due assi strategici (turismo sostenibile e visione unitaria del Canale di Brenta), sono stati presentati e discussi nell’Osservatorio e
quindi, dopo un confronto sull’utilizzo degli esiti e una valutazione complessiva dell’attività proposta con i focus group, sono state votate le macro-azioni ritenute prioritarie.
Esiti e proposte operative
I focus group hanno prodotto diversi esiti, alcuni attesi e direttamente collegati agli scopi
della attività proposta, altri imprevisti e per certi versi indiretti.
Dal confronto è emersa chiaramente una visione futura del Canale di Brenta con indicazioni
precise anche se non sempre direttamente utilizzabili. Due gli assi strategici che si sono delineati e
che si intersecano tra loro: turismo sostenibile e visione unitaria del Canale di Brenta.
Il turismo sostenibile viene individuato come filo conduttore della lettura del paesaggio.
Partendo da questo si possono sviluppare anche tutti gli altri temi, come la cura del territorio,
l’educazione, fare rete, valorizzare il fiume. Si ritiene che il turismo (sostenibile e fonte di reddito
locale) possa essere “motore” per legare tra loro obiettivi e azioni di valorizzazione ambientale.
Turismo sostenibile per rigenerare e rivitalizzare il territorio. “Sostenibile”, che preserva
l’ambiente per noi e per le generazioni che verranno. “Ri-generare” e “ “ri-vitalizzare” senza dover
inventare cose nuove o importare modelli estranei, ma valorizzando tutte le risorse esistenti. Emerge la richiesta che il reddito prodotto dal turismo debba rimanere a chi abita la valle, quale investimento per mantenere e rivitalizzare la qualità di vita del Canale. Quindi turismo come mezzo
per mantenere e promuovere la sostenibilità e la qualità del paesaggio del Canale di Brenta.
Una visione unitaria del Canale di Brenta significa costruire e far percepire all’esterno una
identità di valle come unica entità, di cui il fiume Brenta appare l’elemento più significativo. Superare i limiti amministrativi attraverso una Unione dei Comuni con razionalizzazione delle risorse e
dei servizi, che prenda atto di eventuali accorpamenti tra le diverse amministrazioni.
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Tutto ciò nella consapevolezza che il territorio è un valore, che promuovere una buona
qualità ambientale e il rispetto per il paesaggio migliori anche la qualità di vita di chi ci abita.
Esito indiretto è stata la riflessione sull’identità stessa dell’Osservatorio del Paesaggio del
Canale di Brenta, visto come:
 connessione tra i cittadini e le istituzioni e valorizzato dal coinvolgimento delle Università come “centri di sapere” e portatori di conoscenza.
 attivatore di relazioni con la società civile, come mediatore nei processi (anche quelli di
pianificazione territoriale) che interessano il Canale di Brenta
 potenziale promotore, gestore e/o partner per tutte le iniziative del territorio: contratti
di fiume e di contrada, rete museale, formazione, informazione, promozione, comunicazione, raccolta, analisi e sistematizzazione dei dati, monitoraggio, fund raising ecc.
Conclusioni
Il percorso si è concluso con la consapevolezza da parte dei partecipanti che gli esiti così
costruiti hanno la necessità di crescere e maturare attraverso la creazione di tavoli di lavoro che
coinvolgano coloro che possono essere maggiormente interessati, in modo da identificare con
precisione non solo temi, indirizzi, obiettivi ed azioni ma anche e soprattutto i soggetti attivatori
delle diverse iniziative, non necessariamente identificabili con le pubbliche amministrazioni.
Quindi l’accento è stato posto anche sulla necessità di valutare le attività svolte, queste dei
focus group e quelle che in futuro saranno svolte dall’Osservatorio. Si è proposto di valutare non in
base ad indicatori ma attraverso i seguenti criteri:
 Criteri per la realizzazione
 Criteri dei processi attivati
 Criteri degli impatti generati: di natura estetica, ambientale, economica
Per la maggior parte dei partecipanti l’attività dei focus group è stata una vera novità (“In
vallata non si era abituati a parlare a fondo di territorio”), e un punto di forza (“Già il fatto di parlarne è molto positivo. Ciò che è emerso è molto valido, perché l’argomento è stato trattato in tutte le sue parti”), anche se poi la richiesta principale era di riuscire a “scegliere solo pochi argomenti e portarli a termine”, come emerso dai questionari di valutazione somministrati al termine
dell’attività.
Dall’attività di valutazione complessiva sono emersi come punti di debolezza l’assenza dei
rappresentanti delle associazioni di categoria e delle istituzioni sovralocali (Provincia e Regione).
Alcuni hanno lamentato che non si sia prestata sufficiente attenzione agli aspetti economici ed alle
necessità di finanziamenti, l’astrattezza di molti discorsi e il troppo poco tempo disponibile. Inoltre
l’organizzazione dell’Osservatorio non strutturata non ha permesso che lo stesso fosse riconosciuto quale portavoce nei confronti degli interlocutori a cui consegnare gli esiti.
Quali punti di forza sono emersi la buona organizzazione (spazi, materiali, facilitatori), il
metodo adottato per la partecipazione attraverso la condivisione, la ricchezza dei punti di vista, il
confronto e l’aumento della consapevolezza dei singoli partecipanti. Gli incontri sono stati visti anche come occasione positiva di creazione di nuove relazioni, di scambio con persone esterne alla
valle, di emersione delle potenzialità e problematicità della valle, nella multidisciplinarità dei tavoli
di lavoro.
Tra i consigli i partecipanti chiedono di proseguire con gli incontri, approfondire le tematiche emerse, aprirsi e coinvolgere maggiormente la popolazione, proporre focus group specifici per
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segmenti di popolazione (giovani, anziani etc.), continuare il dialogo in appositi blog, far continuare l’Osservatorio e realizzare almeno qualcuna (magari le più piccole) tra le azioni proposte.
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Paesaggio e comunicazione:
architettura e funzionamento del Sito Web
Marco Bottaro
Il sito web dell’Osservatorio sperimentale sul paesaggio del Canale di Brenta integra le funzionalità di diversi strumenti di pubblicazione:
1. un avanzato sistema di gestione dei contenuti (CMS) che consente ad un ampio pubblico di esplorare il materiale pubblicato nel sito dai responsabili locali e regionali che
hanno accesso all’area riservata;
2. un WebGIS che permette di consultare, attraverso della mappe interattive, i dati territoriali di base (CTRN, ortofoto, ecc.) e il “sapere esperto” elaborato sugli elementi paesaggistici e culturali presenti nell’area (terrazzamenti, percorsi storici, sistemi tradizionali di gestione dell’acqua, ecc.);
3. un Forum che, insieme all’Atlante delle segnalazioni, rappresenta uno strumento di interazione tra comunità locali e istituzioni e permette, grazie alla raccolta dei contributi
provenienti dalla comunità (testi, foto, ecc.), di cogliere il “sapere vissuto” e di contribuire alla salvaguardia del paesaggio del Canale di Brenta;
4. un survey manager che permette di creare e gestire questionari e sondaggi on-line, garantendo un maggiore grado di interazione con la cittadinanza;
5. un mailing list manager, che consente l’invio di comunicazioni in formato HTML tramite il servizio di posta elettronica a corpose liste di utenti e che rappresenta quindi un
utile strumento di divulgazione delle informazioni.
1. Content management system
Il CMS (content management system) è un software, flessibile e multiutente, dedicato alla
realizzazione e all’aggiornamento dinamico di siti internet.
L'applicazione, che si appoggia ad un database per lo stoccaggio dei contenuti, è suddivisa
in due parti: l’interfaccia di amministrazione ad accesso riservato (back end), che serve ad organizzare e supervisionare la produzione dei contenuti, e l’interfaccia pubblica (front end).
Il sistema così concepito consente di semplificare il lavoro redazionale garantendo per esempio a più persone la possibilità di modificare lo stesso documento in momenti diversi e permettendo ad utenti non avvezzi ai linguaggi di programmazione di pubblicare e formattare correttamente dei testi.
Il CMS, infatti, fornisce nelle pagine di back end degli strumenti rapidi per la formattazione
dei testi che consentono l’inserimento di titoli di paragrafo, grassetti, corsivi, elenchi puntati, link
ipertestuali, note a piè di pagina, citazioni e virgolettati.
Ad ogni articolo è inoltre possibile attribuire uno stato (in corso di redazione, proposto per
una valutazione, pubblicato on line, nel cestino e rifiutato), un logo, uno o più autori, degli allegati
multimediali e, infine, delle parole chiave che ne descrivono i contenuti.
2. WebGIS
Il WebGIS è un sistema informativo geografico pubblicato sul web con la finalità di comunicare e condividere le informazioni con gli utenti.
Nel sistema informativo vengono presentate una serie di cartografie tematiche che “comprendono elementi in parte trascurati dalle carte ufficiali (terrazzamenti, segni d’acqua, toponimi,
ecc.), ma di rilevanza storico-paesaggistica. Un sapere ‘esperto’ e insieme ‘locale’ continuamente
implementabile, recuperato da documenti storici e dalla conoscenza diretta di luoghi e genti della
valle” (Le-Mappe-del-paesaggio.html).
3. Forum e l’Atlante delle segnalazioni
Il forum è una struttura informatica che permette di realizzare uno spazio pubblico di discussione nel quale gli utenti si confrontano su vari argomenti (topic o thread) attraverso la pubblicazione di messaggi (post). Per inviare i messaggi gli utenti devono registrarsi entrando così a far
parte della comunità virtuale del forum. Le discussioni vengono archiviate in un database, in modo
da permettere che i singoli messaggi siano consultabili, modificabili e commentabili anche in momenti successivi, e sono quindi asincrone. I gestori del forum (amministratori), a fronte di un uso
improprio dello strumento, hanno la facoltà di modificare, cancellare o spostare qualsiasi messaggio, di chiudere il forum, modificarlo, nonché di espellere, cancellare e creare utenti.
Le discussioni nel forum e l’atlante delle segnalazioni consentono da un lato la formazione
di una comunità virtuale e dall’altro, attraverso la segnalazione di beni, brutture del paesaggio e di
luoghi a rischio, di costruire una rappresentazione collettiva della percezione del paesaggio. Diventano quindi strumenti utili per raccogliere pareri, contributi e documenti dalla comunità locale (foto e altri) e per spingere quest’ultima alla partecipazione e all’interazione con le Istituzioni.
Nell’Atlante, ogni utente registrato ha la possibilità di esprimere il proprio parere favorevole o contrario su ognuna delle segnalazioni effettuate dagli altri utenti e di discuterne nel thread
dedicato; il diametro dei cerchi sulla mappa è proporzionale al numero di utenti favorevoli.
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4. Survey manager
Il survey manager è un applicativo per realizzare indagini online senza richiedere particolari
conoscenze di programmazione, che garantisce un elevato grado di interazione con l’utenza del
sito. L’applicativo, che permette di combinare numerosi tipi di domande (domande a risposta aperta, scale grafiche, tabelle/matrici, gerarchie, ecc.) e di includere ramificazioni e regole complesse, consente anche di produrre e rendere pubbliche le statistiche in tempo reale sui risultati raccolti. I questionari creati possono essere sia pubblici che su invito con accesso riservato, tramite
l’utilizzo di password "one-time" diverse per ogni partecipante. I risultati raccolti, a prescindere alla tipologia pubblica/privata del sondaggio possono essere anonimi o nominali.
5. Mailing list manager
Il Mailing list manager è un potente strumento di divulgazione delle informazioni, che consente alla redazione del sito di gestire molteplici liste di iscritti e di inviare loro comunicazioni in
formato HTML tramite il servizio di posta elettronica.
L’utilizzo di questo strumento favorisce la riconoscibilità dell’Osservatorio attribuendo ufficialità alle comunicazioni e, dal punto di vista tecnico, permette di raggiungere grandi quantità di
indirizzi senza intaccare le prestazioni del server.
Materiali caricati
Dalla messa in linea del sito fino a luglio 2012 sono stati inseriti più di 1200 file (immagini,
video e documenti) in quasi 400 pagine; queste ultime sono suddivise nelle seguenti rubriche tematiche:
1. Osservatorio contiene i testi di presentazione del progetto, della partnership che l’ha
promosso e le guide ai contenuti e alla navigazione;
2. News, contiene le notizie e i comunicati del gruppo di lavoro;
3. Rassegna stampa, contiene le scansioni, le trascrizioni e i link agli articoli apparsi su quotidiani e riviste riguardanti i temi affrontati dall’Osservatorio;
4. Archivio, ospita i materiali raccolti in quasi 10 anni di ricerche nell’area del Canale di
Brenta; il contenuto è diviso per tipologia (Fotografie, Pubblicazioni, ecc.);
5. Partecipazione, ospita gli articoli su alcune delle attività (il questionario e i focus group)
che l’Osservatorio ha sviluppato a partire da giugno 2011 nell’ambito del progetto “OP!
Il paesaggio è una parte di te”;
6. Master, contiene il testo di presentazione e i materiali del corso di progettazione e pianificazione del paesaggio;
7. Scuole, contiene tutte le comunicazioni dell’Osservatorio con le scuole, i materiali per gli
insegnanti e quelli prodotti dagli alunni delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie
che hanno partecipato all’iniziativa.
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Sistema di gestione dei contenuti
CMS
Interfaccia amministrativa (back end)
Flessibile e multiutente, facilita il lavoro redazionale consentendo ai non esperti di formattare i testi e di inserire
parole chiave e file multimediali.
Interfaccia pubblica (front end)
Sistema informativo geografico
pubblicato sul web
WebGIS
Serve a comunicare e condividere le informazioni
geografiche con gli utenti
Spazio pubblico di discussione
Forum
Dialogo tra comunità locali e Istituzioni
Formazione di una comunità virtuale
Costruzione di una rappresentazione collettiva del paesaggio
Survey
manager
Strumento di interazione con la
cittadinanza
Consente di realizzare questionari e sondaggi on-line e di
integrarli nelle pagine del CMS
Mailing list
manager
Strumento di divulgazione delle
informazioni
Consente l’invio di comunicazioni in formato HTML
tramite posta elettronica a grandi quantità di indirizzi
Schema 1. L’architettura del portale
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Visite al sito
Numero e caratteristiche delle visite
Come si può vedere nel grafico sottostante, il numero medio delle visite mensili è in costante aumento.
43
4500
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
giu-12
mag-12
apr-12
mar-12
feb-12
gen-12
dic-11
nov-11
ott-11
set-11
ago-11
lug-11
giu-11
mag-11
apr-11
mar-11
feb-11
gen-11
dic-10
0
nov-10
500
Tra novembre 2010 e maggio 2011, periodo durante il quale le attività dell’Osservatorio
non erano ancora iniziate, il numero di accessi è aumentato anche principalmente per effetto dei
buoni piazzamenti delle pagine nei motori di ricerca.
La relazione tra il numero di visite e le attività dell’Osservatorio è però molto forte: si può
notare infatti una prima impennata nella curva delle visite in corrispondenza della presentazione
dell’iniziativa “OP! Il Paesaggio è una parte di te - primo passo per l’avvio dell’Osservatorio del Paesaggio del Canale di Brenta” nel mese di giugno 2011 e, successivamente, una seconda impennata dopo il periodo estivo (stazionario, contrariamente alla gran parte dei siti istituzionali) a seguito
delle campagne di sensibilizzazione della cittadinanza messe in atto dallo staff dell’Osservatorio.
Durante il periodo tra ottobre 2011 e giugno 2012, infine, il valore si è stabilizzato intorno a
3500 visite mensili (circa 5 all’ora), raggiungendo così una sorta di limite intrinseco.
La durata delle visite indica il tempo di permanenza dei visitatori indipendentemente dal
numero di pagine visitate. Visite di lunga durata possono quindi essere sicuramente associate
all’interesse degli utenti verso il sito, ma non all’attenzione verso i contenuti di ogni singola pagina
visitata; nello stesso arco di tempo si possono visitare molte pagine senza leggerne alcuna oppure,
al contrario, leggere con molta attenzione una singola pagina.
Vista la composizione eterogenea della categoria dei visitatori (dai bambini della Valle ai
docenti universitari che si occupano di paesaggio), la durata delle visite nel sito dell’Osservatorio è
un dato molto difficile da interpretare. Sembra comunque evidente l’incremento della durata media delle visite (da 181 a 341 secondi) nel periodo di massima attenzione verso l’Osservatorio tra
settembre 2011 e marzo 2012, dato dalla maggiore frequenza delle visite più lunghe di 2 minuti,
che passano in pochi mesi dal 16 al 27%.
Durata delle visite a settembre 2011
Numero di visite: 1626 - Media: 181s Numero di visite Percentuale
0s-30s
30s-2mn
2mn-5mn
5mn-15mn
15mn-30mn
30mn-1h
1h+
1172
188
103
73
44
30
16
72
11,5
6,3
4,4
2,7
1,8
0,9
Durata delle visite a marzo 2012
Numero di visite: 4061 - Media: 341s Numero di visite Percentuale
0s-30s
30s-2mn
2mn-5mn
5mn-15mn
15mn-30mn
30mn-1h
1h+
2333
622
401
313
122
115
155
57,4
15,3
9,8
7,7
3
2,8
3,8
Altri dati di difficile interpretazione sono quelli sulla provenienza delle visite: possono aiutare a capire da un lato qual è il contributo dei motori di ricerca al numero di visitatori e dall’altro
di cogliere quanti dei visitatori arrivano direttamente al sito dell’Osservatorio perché ne conoscono l’indirizzo o l’hanno salvato tra i preferiti. In altre parole si cerca di capire qual è il rapporto tra
visitatori casuali e visitatori abitudinari.
Provenienza delle visite - marzo 2012
Accessi Percentuale
Accessi diretti o via segnalibro
Accessi da motore di ricerca
11146 71.8 %
2332 15.0 %
Provenienza delle visite - giugno 2012
Accessi Percentuale
Accessi diretti o via segnalibro
Accessi da motore di ricerca
3018
1484
62.6 %
30.7 %
Il dato mostra una forte crescita della quota di visitatori casuali negli ultimi 3 mesi, a dimostrazione da un lato degli ottimi piazzamenti ottenuti dalle pagine del sito e dall’altro
dell’importanza delle attività sul campo per aumentare le visite nel sito: una volta terminate le attività la componente abituale dei visitatori è andata naturalmente scemando.
44
25,00
20,00
45
15,00
10,00
giu-12
mag-12
apr-12
mar-12
feb-12
gen-12
dic-11
nov-11
ott-11
set-11
ago-11
lug-11
giu-11
mag-11
apr-11
mar-11
feb-11
gen-11
dic-10
0,00
nov-10
5,00
Con l’andare del tempo è diminuito il numero di pagine per visita (da circa 18 a 13) nonostante l’aumento della durata media delle visite. Possiamo spiegare questa tendenza da un lato
con il minore interesse dei visitatori verso l’insieme dei contenuti presenti nel sito, forse dovuto al
loro coinvolgimento diretto in una o più attività dell’Osservatorio, e dall’altro con l’introduzione
del menu di navigazione a due livelli, che rende più accessibili voci come ad esempio Fotografie e
Video, che prima erano raggiungibili soltanto passando attraverso la pagina dell’Archivio.
Distribuzione delle visite
Le immagini 1 e 2 alla pagina seguente riportano la distribuzione percentuale delle visite
alle pagine contenute nelle diverse sezioni del sito; la prima dalla messa on-line del sito, la seconda negli ultimi mesi.
Gli articoli contenuti nella cartella Archivio, divisi nelle sottosezioni “Fotografie”, “Mappe
della toponomastica”, “Newsletter”, “Studi e Pubblicazioni”, “Tesi” e “Video”, assorbono più del
50% delle visite. In particolare la sottosezione “Studi e Pubblicazioni”, che contiene un’importante
serie di pubblicazioni sulla Valle di Brenta, conta da sola il 24,6% delle visite totali, ma vede un netto calo a favore della sezione “Fotografie” durante le ultime settimane.
Nell’ultimo periodo, infatti, i visitatori del sito si concentrano maggiormente sulla “Rassegna stampa” – a dimostrazione dell’interesse e dell’attualità dei temi trattati dall’Osservatorio – e
sui “Materiali delle scuole”, probabilmente grazie alla recentissima attività svolta con ragazzi e
bambini. Il recente calo delle visite alle pagine contenute nella rubrica dedicata ai Focus group, è
probabilmente da imputare al fatto che il lavoro con i gruppi di cittadini e associazioni si è concluso prima di quello con le scuole.
La ripartizione attuale vede inoltre una netta diminuzione della percentuale di visite alla sezione “Osservatorio”. Questa tendenza potrebbe essere interpretata ipotizzando un’utenza più abitudinaria e, di conseguenza, già a conoscenza dell’Osservatorio e delle sue attività.
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Fig. 1. La distribuzione delle visite dalla messa on-line del sito
Fig. 2. La distribuzione delle visite nell’ultimo periodo
Punti di debolezza
Forum e Atlante delle segnalazioni sono stati poco sfruttati rispetto alle potenzialità latenti
degli strumenti, probabilmente per via di un problema di disparità di accesso (digital divide).
La scarsa alfabetizzazione informatica della popolazione più anziana e il limitato interesse
verso i temi affrontati dall’Osservatorio da parte di coloro che hanno maggiore dimestichezza con
la tecnologia, hanno fatto sì che le aree del sito in cui era necessaria l’interazione con la cittadinanza fossero paradossalmente le meno partecipate e visitate.
Per una diffusione più capillare e per aumentare l’attenzione verso le attività
dell’Osservatorio da parte della popolazione under 35/40 avrebbero potuto essere sfruttate la potenzialità dei social network, che avrebbero garantito da un lato maggiore accessibilità e facilità
d’uso e dall’altro avrebbero dato maggiore visibilità ai contenuti, rendendo il sito più dinamico e
partecipato.
Grazie al login federato con Facebook e Google+, infatti, il forum e l’atlante delle segnalazioni sarebbero diventati più accessibili, consentendo ad una grande quantità di utenti di inserire
le proprie segnalazioni e di discuterne con il resto della comunità senza dover passare per la procedura di iscrizione e attivando i commenti in coda alle pagine degli articoli, sarebbero aumentate
le visite al sito sfruttandone la propagazione “virale” alla lista di amici.
47
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Pratiche di paesaggio: Fazzoletti di luce
Nadir Mognato
Ieri sera so passà sotto el campo
dei Caporai e go visto ciaro dapartuto.
Me so insognà o so drio diventare mato?
“Fazzoletti di Luce” (denominazione che rende omaggio al docufilm “Fazzoletti di terra” girato in questi stessi luoghi dal regista Giuseppe Taffarel nel 1963) è un’installazione luminosa alimentata da pannelli fotovoltaici. Si tratta di un intervento che, attraverso la generazione di nuovi
paesaggi, cerca di indagare differenti potenzialità di luoghi intesi e percepiti come realtà immutabili nel tempo. I terrazzamenti del Canale di Brenta rappresentano per le popolazioni residenti un
passato carico di fatiche e miseria, quindi un passato da tenere lontano e da esorcizzare attraverso
l’oblio. Muretti a secco diffusamente in stato di degrado, boscaglia, piante da frutto oramai inselvatichite, sistemi di canalizzazione dell’acqua piovana compongono un quadro intimamente riconoscibile e familiare per le popolazioni della valle e dato assolutamente per scontato, spacciato:
un paesaggio “perdente”.
La sperimentazione è stata condotta cercando di manipolare questa riconoscibilità introducendo un fattore perturbante “di novità” (led luminosi) generando un cortocircuito percettivo che
ha portato alla luce la difficoltà di considerare il paesaggio come un sistema in continua evoluzione. Da questo punto di vista, se da un lato l’alto contenuto innovativo dell’iniziativa ha rappresentato un sicuro punto di forza, dall’altro si è percepita in valle anche la parziale difficoltà di codificare i messaggi che si volevano veicolare. Si è cercato di comprendere e valorizzare questa difficoltà
intendendo l’installazione come un esercizio di allenamento al cambiamento.
Gli altri importanti obiettivi che l’Osservatorio del Paesaggio intendeva raggiungere tramite
questo progetto erano sostanzialmente due: dare visibilità alle attività dell’Osservatorio stesso e
mettere in luce le problematiche inerenti alla conservazione del paesaggio terrazzato a forte rischio degrado. Tutto questo sfruttando la grande visibilità dell’intervento lungo l’importante arteria stradale Valsugana.
L’intera operazione “Fazzoletti di luce” nasce alla borsa sostenibile della Provincia di Padova il 16 dicembre 2011 in occasione del convegno “Ricomporre il lavoro, civilizzare l’economia.
Nuove visioni, alleanze, proposte”. In quell’occasione lo staff dell’Osservatorio ha potuto interagire con il settore privato del comparto green e presentare la propria offerta progettuale. L’aggancio
di questa iniziativa agli eventi in calendario per la campagna di risparmio energetico “M’illumino di
meno” della trasmissione “Caterpillar” su RAI RADIO2 è risultato vincente, ed è stato coronato dalla diretta radiofonica nazionale del 14.02.2011 con un’intervista al Presidente della Comunità
Montana del Brenta Luca Ferazzoli.
Dopo aver presentato il progetto agli amministratori locali il 7 gennaio 2012 e lanciato un
video promozionale sul canale Youtube dell’Osservatorio, il sito di SeedElio ha pubblicato il bando
(www.seedeliobandi.com) per la realizzazione dell’installazione luminosa, e dopo una decina di
giorni erano già state individuate 3 aziende disponibili ad investire nel progetto: Solon di Carmignano di Brenta, Tiemme di Schio e Maniero elettronica di Padova. Parallelamente all’attività di
fund raising procedeva in valle la ricerca dei terrazzamenti che avrebbero dovuto ospitare
l’installazione e che dovevano presentare le seguenti caratteristiche: avere un’ottima visibilità dalla Statale Valsugana sia da nord che da sud, vicinanza alla stessa statale e adeguata accessibilità. I
terrazzamenti ritenuti più opportuni si erano individuati tra gli abitati di Sasso Stefani e Giara Modon. Coincidenza fortuita ha voluto che i proprietari degli stessi terrazzamenti, dopo aver compreso il significato dell’iniziativa, abbiano immediatamente creduto nel progetto. Questo ha rappresentato uno dei più importanti punti di svolta nell’economia dell’intero progetto. Vista la mole di
lavoro necessario alla realizzazione e la tempistica assolutamente risicata si è deciso di procedere
in due fasi successive che hanno permesso la taratura “ad hoc” del sistema e la possibilità di partecipare in tempo ai festeggiamenti per “M’illumino di meno” il 17 febbraio 2012, giornata nazionale del risparmio energetico e giorno dell’inaugurazione di Fazzoletti di luce.
In un secondo tempo si è proceduto al completamento dell’installazione con la posa delle
ultime 57 aste luminose giusto in tempo per la celebrazione dell’Earth Hour, evento mondiale dedicato alla sensibilizzazione in tema di risparmio energetico che prevedeva lo spegnimento di tutti
i più importanti monumenti dalle ore 20.30 alle ore 21.30 di sabato 31 marzo. In quest’occasione
anche Fazzoletti di luce venne spenta, volendo comunicare, nel suo piccolo, l’importanza delle tematiche legate alla sostenibilità ambientale e il riconoscimento di far parte di un sistema globale
con ricadute locali.
Per la realizzazione di Fazzoletti di luce si sono rese necessarie un totale di 97 ore di lavoro
per una squadra mediamente di 3/5 installatori e circa 900 m di cavi elettrici. Tecnicamente
l’installazione è composta da una batteria di 6 pannelli fotovoltaici stand alone da 225 W in grado
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di erogare una potenza nominale di 1260 W, regolatori di carica e batterie ricaricabili. Sono state
posizionate 117 aste su 4 ordini di terrazzamenti, ciascuna delle quali monta in sommità una strip
composta da 6 led luminosi per un totale di 702 led. Inoltre, altri 6 m di led luminosi sono stati impiegati per comporre lo slogan dell’osservatorio: OP! L’impianto, che serve quindi 1.062 led luminosi totali ha avuto un costo di circa 4.000 €, a totale sponsorizzazione privata, e, a pieno regime
consuma l’equivalente di due vecchie lampadine ad incandescenza.
L’evento ha trovato ampia diffusione ed ha raccolto importanti riconoscimenti sia sui media locali
che nazionali, di cui si riporta in calce un sintetico elenco.
Sitografia
http://spaziobiancoarchitettura.blogspot.it/2012/03/valstagna-vi-fazzoletti-di-luce-2.html,
http://www.ilgiornaledellarchitettura.com/articoli/2012/2/112025.html,
http://www.dislivelli.eu/blog/terrazzamenti-in-adozione.html,
http://www.archilight.it/GetPage.pub_do?id=8a8a8ab711a17da80111a2749a7304be&_JPFORCED
INFO=4028e4153664013f013665967f2b001b,
http://www.architetto.info/-Fazzoletti-di-luce-per-riqualificare-il-territorio_news_x_11521.html,
http://www.ilsostenibile.it/tag/fazzoletti-di-luce/,
http://www.iuav.it/Ateneo-cal/2012/02/Fazzoletti/index.htm,
http://www.youreporter.it/gallerie/Anche_il_Canale_di_Brenta_si_muove/pag-1,
http://ultimoranotizie.it/2012/04/03/fazzoletti-di-luce-%E2%80%93-come-riqualificare-ilterritorio/
http://www.energiafocus.it/index.php/archives/2012/04/26/fazzoletti-di-luce/
http://www.article-marketing.eu/ambiente/fazzoletti-di-luce-come-riqualificare-il-territorio.html,
http://www.comunevalstagna.it/news/1309-qfazzoletti-di-luceq-omaggio-al-regista-giuseppetaffarel.html
http://allevents.in/Italy/Fazzoletti-di-Luce/166975056745402
http://www.adottaunterrazzamento.org/notizie
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Pratiche di paesaggio: il progetto “Adotta un terrazzamento”
Luca Lodatti
Una delle pratiche di paesaggio che ha accompagnato l’esperienza dell’Osservatorio del
Canale di Brenta fin dai suoi inizi è il progetto Adotta un terrazzamento, che ha come scopo
l’affidamento dei terreni incolti sui versanti vallivi per coltivarli a orto a coloro che ne fanno richiesta. Questo progetto, nato prima dell’Osservatorio (nell’ottobre 2010), è ad esso legato in ragione
del comune interesse per forme di recupero e valorizzazione del paesaggio dei versanti storicamente abitato e coltivato. In particolare il tema del lavoro nel Canale di Brenta, nel trapasso che
ha portato dalla coltivazione del tabacco alla diffusione della piccola produzione industriale, ha costituito un punto di riflessione per l’Osservatorio (nell’ambito dei focus group come nel master in
pianificazione) a cui l’attività sviluppata recentemente da ‘Adotta un terrazzamento’ porta un contributo quale esperienza concreta, mettendo in evidenza questioni significative.
Il progetto Adotta un terrazzamento si è strutturato nel 2010 tramite un comitato costituito dal Comune di Valstagna, dalla Sezione CAI di Bassano del Grappa e dal Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova. Accanto a questi membri istituzionali, le attività di recupero sono state realizzate attraverso la partecipazione di un gruppo di abitanti del Canale di Brenta che hanno
offerto la loro competenza nella manutenzione dei terrazzamenti (10 persone) e di un nutrito
gruppo di affidatari dei terreni (46 allo stato attuale) che si impegnano nel taglio della vegetazione
e nelle piccole coltivazioni. Alla fine di maggio 2012 sono saliti a 53 i terrazzamenti dati in affidamento dal comitato nei versanti sopra Valstagna, con un risultato nel lasso di tempo di un anno e
mezzo che può considerarsi rilevante.
Per tratteggiare a grandi linee l’adesione incontrata dal progetto si possono considerare le
statistiche relative a chi ha partecipato alle attività di recupero. Gli affidatari dei terreni arrivano
nella quasi totalità dall’esterno della valle, non solo da città vicine: un piccolo gruppo proviene da
Bassano del Grappa (10 persone), ma altri arrivano da Cassola (5), da Vicenza (1), da Mirano (3) e
persino da Venezia (2), coprendo quest’ultimi regolarmente una distanza di 90 Km per giungere in
valle. La maggioranza dei partecipanti ha fra i 50 e i 65 anni (18 persone) e impegnano il tempo libero della pensione per la cura del terreno, ma non mancano i volontari fra i 35 e i 50 anni (15) e
neppure i giovani fra i 20 e i 35 (10). Le attività che vengono portate avanti sui terrazzamenti sono
in prevalenza la coltivazione orticola per l’autoconsumo (40 persone); si segnalano anche alcune
esperienze particolari, quali quella della Cooperativa Sociale LIBRA di Marostica per il reinserimento di pazienti psichiatrici, dell’Istituto Agrario Parolini per le attività laboratoriali degli studenti, e
del Gruppo Scout CNGEI di Bassano per le attività ricreative dei più giovani.
Il progetto territoriale Adotta un terrazzamento si può quindi leggere nella prospettiva
dell’Osservatorio come un’esperienza di rivitalizzazione di quello che per un lungo periodo storico
è stato un paesaggio del lavoro finalizzato alla coltivazione del tabacco (per due secoli circa, dal
XVIII al XX secolo), diventato in seguito un paesaggio “di scarto” per l’esclusione dalle attività produttive seguita alla modernizzazione industriale (a partire dagli anni ’60-’70). Oggi i nuovi affidatari
dei terreni si impegnano nel mantenimento dei versanti; quello che era una volta un paesaggio nato dal lavoro, ma anche della fatica e dalla miseria, diventa piuttosto un paesaggio votato oggi a
momenti ludico-ricreativi e/o di impegno per l’ambiente, e solo secondariamente di piccola produzione agricola.
Con queste modalità il lavoro dei soci di Adotta un terrazzamento ha portato a un ritorno
all’uso produttivo e ad una frequentazione regolare degli spazi intorno a una serie di piccoli borghi
rurali. Le attività si sono dapprima concentrate sul ritorno alla coltivazione dei terreni intorno ad
una piccola contrada storica (Ponte Subiolo) e in una valle laterale soggetta a rischio idrogeologico
(Val Verta); in seguito l’attività di recupero si è allargata a terreni in tutto il Comune di Valstagna e
recentemente a Rivalta nel Comune di San Nazario.
Accanto alla sua attività principale di recupero territoriale e coltivazione il Comitato ha inoltre organizzato una serie di attività sociali tese a consolidare la comunità dei nuovi coltivatori, quali una festa annuale con il consumo dei prodotti dei terrazzamenti, incontri a tema antropologico
presso il Museo Etnografico ‘Canal di Brenta’ e un viaggio in una valle terrazzata del Marocco (Valle di Ourika). L’attività sociale che ha avuto maggior riscontro è stata la partecipazione al documentario Piccola terra, che ha ricevuto nella primavera 2012 alcuni riconoscimenti a livello nazionale (Premio ‘Miglior documentario Italiano’ al festival Cinemambiente Torino 2012, Premio della
Stampa al Trento Film Festival 2012).
Nel quadro operativo dell’Osservatorio, le attività di recupero e di sensibilizzazione sviluppate da Adotta un terrazzamento si collegano allora al presentarsi dell’immagine dei terrazzamenti
in altri ambiti di attività: ai disegni dei terrazzamenti ricorrenti nei lavori realizzati dagli alunni delle
scuole primarie e secondarie, ai progetti per i versanti della valle sviluppati dai partecipanti al
master, alle riflessioni sul tema del lavoro portate avanti nell’ambito dei focus group. Per il confronto e la discussione organizzata nell’ambito dell’Osservatorio, le attività di Adotta un terrazzamento costituiscono pratiche concrete di riuso del paesaggio del Canale di Brenta che vanno ad attirare l’attenzione su alcune problematiche legate al recupero del paesaggio terrazzato.
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In questa sede si vuole menzionare solo un tema offerto alla riflessione dell’Osservatorio,
che può investire in modo significativo anche proposte future, ovvero la questione giuridica della
proprietà dei terreni sui versanti montani. Tale problematica riveste un ruolo strategico per le prospettive di valorizzazione e rivitalizzazione del paesaggio della valle, in particolare per il riuso delle
aree terrazzate oggi in abbandono. Questo stato è spesso determinato anche dalla notevole
frammentazione delle proprietà, con presenza diffusa di piccoli appezzamenti di terra che contano
anche numerosi eredi, dei quali alcuni sconosciuti o emigrati altrove. La questione è stata regolata
nell’ambito del progetto Adotta un terrazzamento tramite un contratto di Comodato d’uso, che ha
consentito la concessione gratuita dei terreni per 5 anni a fronte dei lavori di recupero e manutenzione, imponendo agli affidatari il rispetto di un regolamento per la coltivazione dei terreni. Questa procedura ha condotto in un anno e mezzo il comitato di gestione ad essere affidatario di un
piccolo capitale di terrazzamenti abbandonati, di cui si è potuto avviare il recupero produttivo.
Il lavoro del progetto ‘Adotta un terrazzamento’ prosegue quindi il suo corso parallelamente all’attività dell’Osservatorio del Paesaggio, continuando ad offrire a essa supporto operativo e
spunti di riflessione. Per maggiori informazioni si può visitare il sito web
www.adottaunterrazzamento.it o contattare lo staff del comitato di gestione all’indirizzo mail [email protected].
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