I nuovi poveri, questi invisibili

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I nuovi poveri, questi invisibili
PATRONATO
I nuovi poveri, questi invisibili
Sul tema della povertà noi operatori del Patronato abbiamo un osservatorio privilegiato.Analizziamolo da un punto di vista delle esperienze che quotidianamente viviamo durante il nostro lavoro di consulenza e aiuto.
di Francesco Onorato, coordinamento nazionale Patronato ACLI
Quando bussa esitante la signora
Emma, vedova con una piccola pensione, calze sdrucite e cappottino allo
stremo, con la sua bolletta da 50 franchi stretta in mano, al nostro operatore sfugge un'incongrua espressione
di sollievo. "Non ce la fa neanche
questo mese, vero Emma?" I poveri
tradizionali stringono il cuore però
rassicurano, anche perché sono stabili, prevedibili, gestibili. Aveva ragione
Gesù: "Li avrete sempre con voi",
sono vecchie conoscenze, si sa sempre come aiutarli, come alleviarne le
pene.
Quegli altri, invece, i nuovi poveri, i
poveri "grigi", spuntati all'improvviso
dal crepuscolo tra normalità e miseria, quelli non li abbiamo sempre
avuti con noi, sono creature nuove
nell'universo del bisogno, alieni cacciati dal pianeta del benessere, il loro
apparire suscita sorpresa e senso di
impotenza persino in chi ai poveri ha
scelto di dedicarsi. Da tutti i lati piovono rapporti allarmati sul terribile
2009 delle famiglie svizzere: in
Svizzera si contano in totale 380'000
poveri e 146'000 working poor. Circa
il 45% delle persone considerate
povere è o in disoccupazione o senza
lavoro.
Calcolata in funzione dei costi degli
alloggi, di un forfait per il mantenimento (cibo, bibite, vestiti, scarpe,
costi della salute, consumo di energia,
trasporti, formazione), dei premi
della cassa malati, ed anche 100 franchi per ogni membro della famiglia
con più di 16 anni, la soglia della
povertà ammonta a 2'200 franchi per
le persone sole, a 3'800 franchi per le
famiglie monoparentali con due figli
al di sotto dei 16 anni e a 4'900 per le
16
il dialogo I/10
coppie con due figli.
Le persone il cui reddito netto si situa
al di sotto di queste cifre sono quindi
considerate
"working
poor".
Rientrano in questa categoria le persone attive che vivono in una famiglia
in cui il volume cumulato di lavoro
dei propri membri raggiunge almeno
36 ore la settimana. Ma più dell'80%
degli attivi che hanno un salario basso
sfuggono alla povertà grazie ad altre
fonti di guadagno. Allo stesso tempo,
due terzi dei working poor dispongono di un salario superiore ai 3'800
franchi lordi e non possono quindi
essere classificati tra i salari bassi.
Tutto ciò sta per me a dimostrare che
salari bassi e working poor non sono
sicuramente sinonimi e che la spiegazione sta nel fatto che il salario è un
fattore individuale mentre la povertà
si misura a livello familiare, e comunque un tal fenomeno non può essere
limitato solamente da cifre.
I nuovi poveri hanno il cellulare, la
tivù e l'auto, sono poveri che non
sembrano poveri: lo stesso concetto
di carità cristiana è scosso, la "regina
delle virtù" va in crisi quando cerca di
indovinare il volto di Cristo non negli
occhi del malato, del sofferente, dell'emarginato, ma in quelli del vicino di
casa. "Non sono più i poveri a cui
eravamo abituati", questi hanno lavoro, casa, dovremmo semmai chiamarli "i penultimi". Eppure vivono situazioni altrettanto drammatiche.
Ma che colpa hanno queste madri di
famiglia spaventate, la borsetta elegante memore di tempi più felici, il
bambino per mano che ride inconsapevole? Che colpa ha F., che si è
licenziata dopo vent' anni da commessa perché non le davano il parttime per star dietro ai due figli, tanto
c'era il marito lattoniere che guadagnava bene... invece l'hanno licenziato e adesso chi li paga i 2100 franchi
di ipoteca al mese? Che colpa ha!
Che colpa ha, la signora C., che lavora nelle pulizie, 1300 franchi al mese,
marito operaio, 3800 franchi, due
figli: non andrebbe malissimo se lui
non avesse perso il lavoro. E ora?.....
Non capiscono cosa gli sta capitando,
cos'è questo tram che li ha messi
sotto. Vengono qui, chiedendo un
aiuto quando ormai hanno l'acqua
alla gola, ma sono restii ad andare
dall'assistente sociale del Comune
perché hanno un po' paura. Si vergognano. Se i vicini di casa li vedono
presso l'ufficio sociale, nella fila dei
poveri, sono bollati. La vergogna è un
supplemento di pena per i poveri
"grigi".
Ma più che l'aumento in quantità, ci
preoccupa "il salto di qualità". Le
necessità dei "grigi", dei lavoratoripoveri, non sono certo quelle dei barboni, a cui basta un posto letto e un
pasto per scavalcare l'emergenza.
Quando una famiglia "normale" crolla, la sua crisi è fragorosa e le falle
non si tappano certo pagando una
continua nella pagina a lato