Scopri il bene!

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Scopri il bene!
Scopri il bene!
materiale di approfondimento
per il percorso formativo sui
beni confiscati
A
La campagna “REGOLIAMOCI!” 2010-2011 lanciata da Libera Formazione aveva come tema il riuso sociale dei beni confiscati:
Regoliamoci 2010-2011: indicazioni di lavoro
Libera Formazione ha deciso di proporre il tema del riutilizzo sociale dei beni confiscati come possibilità concreta da parte dei ragazzi di progettare sul proprio territorio.
Come tutti sappiamo, i beni confiscati sono molto numerosi (oltre 11.000) e disseminati su gran parte del territorio nazionale. Bisogna però essere coscienti dei limiti che impone
tale scelta, limiti dettati dalla particolarità di questa risorsa, dalle caratteristiche che la rendono a volte inaccessibile e di difficile gestione.
Sappiamo ad esempio che molti beni confiscati sono occupati (da persone ignare o vicine al prevenuto), gravati da ipoteche immobiliari, in stato di incuria e abbandono. Questo
significa che spesso prima che un bene possa arrivare a vita nuova possono passare anche diversi anni e non sempre il percorso è lineare. Inoltre, se è vero che i beni sono molto
diffusi sul territorio nazionale, è anche vero che ci sono alcune aree in cui non esistono beni confiscati o dove ci sono al momento beni sequestrati (che dunque potrebbero arrivare
a confisca definitiva nell’arco di qualche anno).
Per tutte queste ragioni è importante rimettere al centro il senso del concorso, affinché non si ingenerino frustrazioni negli studenti, negli insegnanti e negli educatori.
Il percorso di Regoliamoci V deve servire a innescare un processo, il cui fulcro è ragionare sul proprio territorio, sui bisogni latenti, sulle mancanze che avvertono gli studenti.
Dove trascorrono il loro tempo libero? Esistono luoghi di aggregazione? Luoghi in cui fare sport, musica, fare attività insieme? Luoghi in cui sperimentare la propria creatività e le
proprie inclinazioni artistiche?
Il bene confiscato in questa prospettiva diventa un pretesto, il luogo nel quale far approdare il processo innescato dalla riflessione sui bisogni degli studenti.
In alcuni luoghi, sarà più facile trovare un soddisfacente incrocio tra progetto e bene confiscato (nella città di Palermo, dove i beni confiscati sono oltre 1.000, è verosimile trovare
una situazione che faccia al caso dell’idea partorita dalla classe); in altri luoghi invece sarà più difficile e magari ci si appoggerà su un bene limitrofo, di una vicina provincia o regione.
Bisogna ragionare anche nell’ottica della temporaneità dei beni confiscati: l’evoluzione del patrimonio sottratto alle mafie è in rapido aumento; questo significa che è possibile che
un’idea progettuale oggi abbozzata grazie al Concorso, possa nel medio termine trovare anche una giusta collocazione.
Per rendere effettivamente plausibile questa opportunità, è però importante che il lavoro che le classi faranno abbia poi una ricaduta territoriale che vengano dunque interpellati gli
enti locali. Un progetto interessante può essere realizzato da un’amministrazione anche in un locale non confiscato alla mafia: in questo modo non ci sarà la valenza della restituzione
del maltolto alla collettività, ma ci sarà la soddisfazione di aver interpretato un bisogno collettivo e averlo posto all’attenzione dei decisori politici per farlo diventare realtà.
In questo senso lo slogan: IL SOGNO SI FA SEGNO.
Rispetto all’attribuzione del bene confiscato su cui lavorare, Libera riceverà a giorni una lista di beni disponibili, presenti nelle varie province d’Italia. Via via che le classi aderiranno ci
sarà la comunicazione da parte della sede nazionale, del bene individuato.
Su alcuni beni (per esempio dove sono ancora aperti dei procedimenti di sgombero, etc.) non sarà sempre facile dare dei dettagli utili alla progettazione: il consiglio è di lavorare
come su una tela bianca, immaginando sempre la condizione ottimale di realizzazione del progetto. In alcuni casi lo stato di manutenzione è talmente cattivo che rischieremmo di
far passare la voglia ai ragazzi di partecipare!
Per ciò che concerne gli aspetti tecnici del concorso, è sufficiente che l’idea progettuale sia beni spiegata dal gruppo classe e che se possibile siano evidenziati i bisogni di partenza
che hanno portato a quella scelta. Inoltre, dove il gruppo lo riterrà opportuno, sarà gradito l’invio di un “bozzetto” (disegno, fotografia modificata, progetto architettonico, ...) che dia
la possibilità di comprendere anche visivamente l’idea scaturita dal lavoro del gruppo. Ovviamente qualunque forma espressiva adottata dai ragazzi per raccontare la funzione del
bene confiscato è ammessa (video, collage, fumetto, ...), ma ciò che la giuria valuterà sarà l’innovazione portata dall’idea rispetto al contesto.
Resta fermo che saranno valutati solo gli elaborati presentati in forma digitale.
1
Un’ultima nota riguarda la sezione speciale “Raccontiamo (il) Bene”, che può davvero essere un ottimo strumento per far lavorare i ragazzi sulla necessità di saper esprimere i
contenuti positivi legati al riutilizzo dei beni confiscati, anche a partire da casi di riutilizzo già sperimentati nella loro area di pertinenza. Anche in questo caso, l’idea che la propria
campagna possa diventare la campagna ufficiale di Libera crediamo che possa essere un buon motivo per sbizzarrirsi e trovare formule grafiche e comunicative del tutto innovative.
Vi ricordiamo che la scheda di adesione dev’essere compilata entro il 20 dicembre 2011.
Di seguito alcuni link utili al lavoro in classe:
- “Beni confiscati alle mafie: il potere dei segni”
Una ricerca condotta dalla Fondazione Libera Informazione, presentata in collaborazione con l’Agenzia per le ONLUS, che offre un quadro dettagliato nel nostro paese delle
buone pratiche di utilizzo di beni confiscati sottratti alle organizzazioni criminali di tipo mafioso e restituiti alla collettività per uso sociale.
Scaricabile in pdf al link:
http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/58EF3465-CD76-4A29-87F2-0ACB7C03A008/0/Ricerca_beni_confiscati.pdf
- Book formativo “L’uso sociale dei beni confiscati”
Un testo ben documentato che tratta l’uso sociale dei beni confiscati sotto il profilo storico, sociale e giuridico, con riferimenti ad esperienze concrete realizzate nel nostro
Paese.
- Sezione “Beni confiscati” del sito web di Libera
Uno spazio costantemente aggiornato che aggrega notizie e documenti sul tema dei beni confiscati alle mafie
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8
- Sito web dell’Agenzia nazionale per la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata
Un’utile fonte per il reperimento di notizie, dati e normative aggiornati in fatto di beni sottratti alla criminalità organizzata
http://www.benisequestraticonfiscati.it/Joomla/
Per ulteriori informazioni:
LIBERA, associazioni nomi e numeri contro le mafie
Via IV Novembre, 98
00187 Roma
Tel 06/69770325
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1
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Questo documento vuole essere un richiamo a tutte le forze di Libera, composta da moltissime voci di associazioni
e volontari che ne fanno parte.
Indice
Cosa sono le mafie
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Mafie al nord
8
"Sapere per saper essere" : Dal bene al meglio!
9
Quadro normativo sui beni confiscati
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Biografia di Pio La Torre
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L'importanza del riuso a fini sociali
19
Libera Terra
20
Beni confiscati e luoghi coinvolti al festival
21
Bibliografia e filmografia
23
Siti
24
3
4
Cosa sono le mafie
Una prima spiegazione del fenomeno mafioso a ragazzi delle medie
Nella sezione del sito di Libera Lombardia dedicata alla giornata “Scopri il bene!” del 2011 si può trovare
anche una presentazione powerpoint intitolata “Dal bene al meglio!”, pensata per un incontro di un’ora
per ragazzi delle medie.
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/565
DAL BENE AL MEGLIO!
Beni confiscati alle mafie
La presentazione ha come obiettivo di far capire ai ragazzi cosa sono le mafie e perché sono un problema
che non riguarda solo la violenza materiale, sfatando l’immagine cinematografica del mafioso intrigante e
forte.
Un documento importante è la mappa elaborata da Sbilanciamoci! all’interno del Rapporto QUARS (Indice
di Qualità Regionale dello Sviluppo) 2010, per il settore economico.
http://www.sbilanciamoci.org/docs/quars_2010.pdf
Dalla mappa i ragazzi capiscono che le regioni con la presenza storica delle mafie sono state schiacciate
economicamente.
Le mafie creano nuova economia e fanno concorrenza sleale: prendono soldi da economie illegali (droga,
armi, prostituzione...) e li usano per costruire, aprire bar, ristoranti...
Per questi motivi che la legge 109 del 1996 per il riutilizzo sociale dei beni confiscati è fondamentale.
Il parlamentare Pio La Torre che l’ha fortemente voluta e che non l’ha potuta firmare perché ucciso da
Cosa Nostra diceva: “Bisogna togliere i piccioli alla mafia”, i soldi.
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Testo tratto da
“DALLA PARTE GIUSTA. LA LEGALITÁ,
LE MAFIE E NOI”
di Luciani Roberto e Clinto Morgana
Giunti Progetti Educativi, 2008
QUALCHE PICCOLO SPUNTO DI RIFLESSIONE
Legalità
Il linguaggio delle leggi risulta estraneo se prima non abbiamo imparato quello dei rapporti umani, se la prossimità e l’attenzione agli altri non ci hanno fatto capire la
differenza tra una legge che promuove il bene comune ed una che difende interessi e privilegi particolari.
Bisogna allora diffidare di quei discorsi che, parlando di legalità, focalizzano l’attenzione solo sulle mafie e sulla grande criminalità. Si tratta di fenomeni certo preoccupanti
ma che si appoggiano a forme meno eclatanti ma più diffuse d’illegalità, di corruzione, di violenza. Mali profondi e radicati che trovano la complicità di molti, l’opposizione
di pochi, la rassegnazione di tanti.
Per combatterli non bastano allora i soli strumenti legislativi: una legge può limitare un reato, ma se il reato è stato “depenalizzato” nella coscienza delle persone, è
necessario anche un forte impegno personale ed educativo. É necessario riconoscersi persone e cittadini responsabili, attivi.
Parlare di legalità significa parlare di sviluppo ed il suo legame con la criminalità e la corruzione, parlare di disuguaglianza e sistemi di potere, di economia e di finanza.
La criminalità è organizzata quando riesce a fare sistema, ad agire anche sui grandi processi economici. Questa la realtà odierna delle grandi mafie, che agiscono a
livello locale con il controllo del territorio, ma che sono ancora più pericolose per lo sviluppo quando investono nell’acquisizione di quote di società, quando investono
nell’edilizia e nelle grandi opere, quando “rendono pulito il denaro sporco”. Il denaro “sporco” è quello preso da attività illecite: droga, armi, prostituzione, pizzo... Per
renderlo “pulito” i mafiosi lo usano per comprare e avviare attività legali come ristoranti, alberghi, discoteche, appartamenti... facendo concorrenza sleale alle aziende
che operano invece sempre nella legalità.
Le mafie
Dove si trova oggi il fenomeno mafioso ? In quasi ogni settore. Oltre alle “tradizionali” attività (bische clandestine, prostituzione, racket delle estorsioni e mercato della
droga) le cosche controllano o danno vita a società quotate in borsa infiltrandosi nell’edilizia e negli appalti pubblici grazie alla compiacenza di politici ed amministratori
locali, in negozi, discoteche, servizi alberghieri, trasporti o pulizia, nei centri commerciali. E ancora nelle grandi opere: l’ultimo caso eclatante scoperto nel 2008 riguarda
i cantieri lungo la tav Mi-To dove gli scavi per i lavori, secondo l’inchiesta, sarebbero stati spesso richiusi con rifiuti pericolosi, ma anche il quartiere Santa Giulia.
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/santa-giulia-quartiere-al-veleno/2131069
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2010/07/21/359426-nessuna_bonifica.shtml
Le mafie sono quindi organizzazioni parassite: da sempre si alimentano sfruttando lavoro e risorse altrui e impoverendo il territorio in cui operano.
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Noi
Come combattere il sistema mafioso ? Come riconquistare il nostro territorio ?
Cosa significa rubare ?
Rubare può voler dire forzare un’automobile, magari con un arma, per appropriarsi di qualcosa.
Ruba però anche chi riesce ad appropriarsi di risorse altrui senza forzare niente, per esempio sottraendo risorse pubbliche o corrompendo funzionari e politici, oppure
non rispettando le regole della finanza o ancora evitando i controlli, violando le regole della sicurezza o semplicemente non pagando le tasse.
I crimini finanziari hanno conseguenza gravi in termini di danni non solo ad entità collettive come il mercato o l’ambiente, ma a singole famiglie, risparmiatori, imprenditori,
persone ridotte sul lastrico o private dei propri diritti. Crimini che spesso ne nascondono e ne generano altri: atti finanziari che servono a reinvestire denaro sporco e
che permettono l’esistenza stessa di ‘associazioni a delinquere’ in nome delle quali si commettono omicidi e corruzioni per evitare controlli e sentenze.
I crimini finanziari hanno un costo altissimo che ricade sull’intera società , privandola della possibilità di uno sviluppo futuro.
Qual è il limite tra un affare onesto ed uno disonesto ?
Ma attenzione i reati finanziari non sono commessi esclusivamente dai grandi uomini d’affari , accadono anche sotto i nostri occhi o peggio ancora possiamo esserne
direttamente protagonisti quando :
-
non pretendiamo la ricevuta , favorendo l’evasione fiscale
-
scarichiamo materiale in modo abusivo dalla rete ( musica, film ..)
-
compriamo materiale rubato o di provenienza sospetta
-
permettiamo che altri subiscano un’ingiustizia perché in fin dei conti, non ci riguarda
-
accettiamo un dato servizio o merce solo perché costa meno , anche sapendo che questo risparmio è fatto alle spalle della legge o della dignità delle persone
Ognuno di noi si senta responsabile, ogni nostro gesto ha delle conseguenze. Nessuno può sentirsi chiamato fuori. La mafia restituirà il maltolto quando tutti ci
sentiremo derubati dai comportamenti illeciti che consente e non lo tollereremo più.
La mafia sarà sconfitta quando capiremo tutti che ci sta rubando, non solo risorse, ma la possibilità di uno sviluppo equo, giusto, possibile.
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Mafie al nord
La presenza delle mafie nel Nord Italia è una storia lunga sessant’anni: ha avuto inizio negli anni Cinquanta e, da allora, non si è mai interrotta, in un legame tra i boss
al nord e al sud che non si è mai spezzato. L’obiettivo è rimasto sempre lo stesso: aumentare il controllo sul territorio e il denaro. Ciò che è cambiato nel corso degli
anni sono stati gli ambiti d’azione. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta le principali attività sono la prostituzione, il giro delle bische e il contrabbando di sigarette. Negli
anni Settanta sono molti i sequestri di persona, inizia il traffico di droga e si apre anche la stagione della cosiddetta “finanza nera”: le mafie riciclano il denaro sporco
tramite conti all’estero, complici banche e banchieri (la Banca Rasini ha clienti come Bernardo Provenzano, Totò Riina e Pippo Calò; Michele Sindona è condannato
all’ergastolo perché mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli l’11 luglio del 1979; Roberto Calvi...). Negli anni Ottanta e Novanta le mafie cominciano a investire nei
grandi cantieri edili.
E oggi?
Milano è in mano alla ‘Ndrangheta che, restando nell’ombra, ha ampliato e diversificato come non mai le proprie attività illecite. Detiene il monopolio del traffico di
cocaina, assicurandosi così ingenti quantità di denaro con cui “inquinare” il sistema economico del paese. A Paderno Dugnano nel 2010 c’è stato un summit dei più
potenti boss della ‘Ndrangheta residenti qui al nord che volevano staccarsi dai “centri direzionali” di Platì, San Luca... Edilizia privata (movimento terra, interramento dei
rifiuti tossici; caporalato e impiego di clandestini in nero); esempio significativo è Desio , in cui nel 2008 è stata scoperta una discarica di cromo, eternit e piombo (tutte
sostanze cancerogene). Grandi appalti pubblici (Alta velocità; quarta corsia BreBeMi; Expo 2015 - Rho) Pizzo (a Milano, lo paga 1 commerciante su 5) Usura (nel solo
2009, ben 600.000 aziende in tutta Italia ne sono cadute vittime) Ortomercato di Milano (usato come magazzino per le grosse partite di droga e come luogo d’incontro)
Apertura e gestione, spesso tramite prestanome, delle cosiddette “lavanderie” del denaro sporco: locali notturni, discoteche, sale giochi, ristoranti, bar, panetterie,
centri commerciali, cooperative, distributori di carburante, sale bingo...
Le mafie vanno dove ci sono soldi e potere, li prendono con la forza e pretendono anche che ci sia omertà: che noi non parliamo e non denunciamo.
Per approfondire:
Dossier “Ombre nella nebbia”, sulle mafie in Lombardia
http://www.liberainformazione.org/news.php?newsid=10524
Mappa interattiva di Milano e provincia curata dal Corriere
http://www.corriere.it/cronache/speciali/2011/mafiopoli/
News, approfondimenti e documenti
http://www.liberainformazione.org/category.php?id=49
http://www.stampoantimafioso.it
8
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"Sapere per saper essere" : Dal bene al meglio!
In questo capitolo è riportato un estratto del libro “Sapere per saper essere” 2010
redatto da Libera.
INDICE
Come si vede nell’indice a fianco, il libro contiene 9 percorsi formativi sulle tematiche
che ruotano attorno al fenomeno mafioso.
Indice
Il documento completo del 2010 si può trovare a questo link:
Premessa
pag. 3
Il progetto
5
Introduzione ai percorsi
7
Alcune tecniche per la conduzione
9
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3570
I percorsi didattici:
Pace e giustizia marciano insieme
15
Denaro: quanto mi costi!
29
Libera la Natura
47
Le radici della Mafia
49
Le relazione tra Mafia, potere e denaro
61
Ecomafie
73
Adotta una vittima di mafia
91
La Mafia attraverso il cinema
96
Dal bene al meglio! Lo sviluppo sociale ed economico di un territorio
Gli approfondimenti
139
Per l’anno 2011/2012 è stata redatta una nuova versione, con percorsi tematici
in relazione al livello di scuola (primaria, secondaria di primo grado e secondaria di
secondo grado).
Bibliografia ragionata
163
Il documento completo dell’anno 2011/2012 a questo link:
Filmografia tematica
174
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5239
attraverso il riutilizzo sociale dei beni confiscati
109
9
PREMESSA
La scelta di realizzare questo libretto si fonda sulla necessità di mettere a disposizione di molti, strumenti di supporto ed accompagnamento concreti, per i percorsi di educazione alla legalità ed alla cittadinanza attiva nati in relazione alle attività dell’Associazione Libera.
Due sono le istanze che hanno mosso la progettazione:
•affermare con i fatti che attraverso l’impegno collettivo e la pratica di alcuni strumenti messi a disposizione dalla legislazione italiana, è possibile dare vita a reali
processi di trasformazione dei territori e delle vite delle persone che li abitano;
•proporre alcuni percorsi e strumenti formativi, attraverso i quali non solo agire
in senso formativo, ma fondare le basi di un serio e strutturato impegno per la
giustizia, la legalità e lo sviluppo equo dei territori.
In questo senso la formazione civile contro le mafie si rivolge in particolare alle
scuole secondarie di primo e secondo grado, promuovendo percorsi connessi alla
conoscenza critica delle mafie e del fenomeno mafioso; agli strumenti e alle esperienze di impegno nel contrasto alla presenza criminale; allo strumento dell’uso
sociale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali.
Riutilizzare un bene confiscato secondo i bisogni del territorio vuol dire promuovere sviluppo, lavoro e giustizia sociale. Avvicinare il mondo della scuola ad esperienze territoriali di riutilizzo di beni confiscati, contribuisce alla promozione della
cultura di legalità e dell’impegno civile in terra ad alta presenza di mafia.
Attraverso l’attivazione e l’utilizzo di questi strumenti non ci si ferma ad un semplice approccio teorico ma si pongono i presupposti per azioni che lascino il segno
di un cambiamento di atteggiamento da parte dei giovani nei confronti della
mafia.
I ragazzi prima conoscono le problematiche legate alla mafia e poi
sperimentano e discutono sugli
aspetti che si contrappongono alla
illegalità.
sapere per saper essere
10
appunti per percorsi educativi su mafie, diritti, cittadinanza
Il ruolo della scuola
La scuola è un’Istituzione indispensabile allo sviluppo di pratiche di legalità, in quanto è il
luogo nel quale, quotidianamente,
si trasmettono e si sperimentano i valori all’interno del rapporto tra le generazioni, con l’intento di facilitare la crescita di “soggetti sociali”: individui capaci di rife3
PREMESSA
rirsi alle norme sociali condivise, ai riferimenti etici e valoriali; ma nello stesso
momento, di vivere la propria vita nel pieno delle personali capacità istruenti.
Individui che non solo rispettano le regole del vivere comune, ma contribuiscono
a “istruire”, far crescere e realizzare, una società diversa, più giusta.
Tutto ciò è possibile attraverso la pratica e cura di quattro principi di riferimento:
•la responsabilità;
•la connessione stretta tra diritti e doveri;
•la distinzione tra interesse pubblico e interesse privato;
•la tutela dei diritti per le generazioni che verranno.
Una scuola, dunque, che si mette pienamente in gioco nella realizzazione di questa sfida centrale.
Una scuola che si attiva non in solitudine, ma all’interno di un significativo tessuto di relazioni locali e nazionali, attraverso le quali sostenere, arricchire e implementare il proprio agire.
Una scuola che si impegna “come scuola”: non solo l’impegno fondamentale di
singoli insegnanti che permettono ai loro studenti di vivere un’esperienza formativa e pratica eccezionale; ma interi Istituti che investono energie e risorse per
divenire riferimenti di un territorio che intende costruire processi seri e duraturi
di lotta alla criminalità organizzata ed alla cultura mafiosa.
Una scuola che accetta anche, di ridiscutere alcuni processi interni per connotarli
di giustizia e legalità: pensare ai criteri di formazione delle classi; alle logiche di punizione e gratificazione; alla capacità di includere o produrre esclusione, e tanto altro
ancora.
Allora, una scuola che è luogo essenziale per l’educazione alla legalità, nella continua connessione tra l’utilizzo di alcuni strumenti formativi e una continua opera
di riflessione sui propri meccanismi e dispositivi pedagogici.
PROGETTO
Finalità generale
Obiettivo del progetto è educare alla legalità democratica e alla cittadinanza attiva su tutto il territorio nazionale. Il presente progetto mira a:
A. fornire strumenti di lettura e analisi critica della realtà territoriale in cui la
scuola è inserita;
B. contribuire alla formazione di cittadini informati, responsabili e capaci di pensiero critico e propositivo;
C. favorire l’acquisizione del concetto di cittadinanza, di giustizia sociale e di legalità nelle sue accezioni profonde.
Obiettivi
1. Costruire percorsi di conoscenza del proprio territorio: analisi delle potenzialità e delle problematiche.
2. Analizzare, attraverso le modalità della Ricerca–Azione, il fenomeno della criminalità organizzata nelle sue varie manifestazioni.
3. Cogliere gli elementi contraddittori della criminalità mafiosa, raffrontando con
senso critico i messaggi apparentemente accattivanti e rassicuranti, che attirano
con le finalità e le modalità violente proprie del sistema mafioso, limitando la
libertà personale e lo sviluppo sociale.
4. Mettere in luce i valori che fondano le azioni propositive della società civile
nella difesa dei diritti che la presenza criminale mette in crisi.
5. Individuare gli elementi e le azioni nelle quali la società civile svolge un ruolo
propositivo ed efficace contro la violenza criminale.
6. Conoscere le leggi che difendono i diritti dell’eguaglianza sociale dei cittadini e
le Istituzioni che ne garantiscono la pratica e la difesa.
7. Acquisire il concetto di legalità intesa come costruzione e condivisione di
norme, in difesa dei diritti di tutti e del benessere sociale.
Argomenti affrontati
•I pregiudizi, le paure, le diffidenze
•La violenza e le implicazioni nello sviluppo di un territorio
•L’omertà e la collaborazione
•L’obbedienza, la limitazione della libertà personale
•Le risposte della società civile
•Lo sviluppo del territorio
•La solidarietà e il rapporto di cooperazione in un territorio
•La partecipazione e la corresponsabilità civile
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PROGETTO
•L’utilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità
•La dignità di tutti i cittadini
•I patti di convivenza sociale, le norme condivise
•Il rapporto tra giustizia e mafie
•L’uso responsabile del denaro e l’usura
Contenuti didattici
- I valori democratici e i principi della Costituzione italiana
- Il significato di “bene comune”
- Gli elementi storico–sociali che hanno portato allo sviluppo della criminalità
organizzata
- La storia e i percorsi dell’antimafia
- L’economia criminale
- Le forme di economia legale
- La Legge 109/96
- Sviluppo/regressione – cooperazione/individualismo – rispetto/violazione
dei diritti
- Il valore della memoria
Destinatari
Studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
Gli strumenti
Sono diversi gli strumenti che insegnanti e studenti possono utilizzare all’interno
di percorsi di educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva.
Si tratta di dispositivi pensati con finalità articolate: da un lato permettono, attraverso l’utilizzo di linguaggi comunicativi differenti, un più facile utilizzo e un’immediata comprensione, da parte di vari destinatari; dall’altro, utilizzati in sequenza, mostrano la molteplicità e la complessità dei fattori connessi al fenomeno delle
mafie, della criminalità organizzata e dell’impegno civile nella promozione della
legalità, della giustizia sociale e della cittadinanza.
Dopo aver scelto il percorso la scuola potrà comunicarlo a Libera, al fine di ricevere eventuali materiali ulteriori utili per l’approfondimento.
Tra i materiali i documentari “Onda Libera, “Italia Nostra Cosa”, “Niente di personale”, il film “La memoria ha un costo”, il testo “Beni confiscati alle mafie: il
potere dei segni” e il manuale “L’uso sociale dei beni confiscati”.
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INTRODUZIONE AI PERCORSI
Tipologie
In questa sezione vengono presentati alcuni percorsi didattici per l’analisi approfondita del fenomeno delle mafie e la conoscenza delle risposte legislative promosse dallo Stato e dalla società civile.
Ogni percorso è introdotto da una spiegazione che aiuta il conduttore ad orientarsi nella scelta; vengono esplicitate le finalità, gli obiettivi di lavoro e la metodologia da adottare per lo sviluppo delle numerose attività. Il conduttore troverà
quindi gli strumenti per condurre il percorso in classe attraverso tappe di lavoro
che permettono un approccio graduale dell’argomento preso in esame.
Destinatari
I percorsi possono essere presentati ad un gruppo classe della scuola secondaria di
primo e secondo grado. Allo stesso modo possono essere diretti a un gruppo informale.
Modalità di lavoro
L’approccio metodologico presentato permette ai ragazzi di compiere un percorso di interiorizzazione del fenomeno partendo dalle preconoscenze, ovvero da
quello che è lo stereotipo interiorizzato. È necessario che il docente, durante le
prime fasi di lavoro, permetta ai ragazzi di esprimere idee e ipotesi anche se parziali o incongruenti. Questa fase di lavoro permetterà all’insegnante di calibrare il
percorso, sottolineando maggiormente alcune attività e mettendone in secondo
piano altre.
Durante lo svolgimento del laboratorio, l’insegnante guiderà la classe a raggiungere una conoscenza il più possibile obiettiva del fenomeno studiato attraverso
l’analisi di fonti e documenti di vario tipo.
Come utilizzare il materiale, le tecniche e gli approfondimenti
Questo strumento non vuole essere esaustivo, ma presentare alcuni esempi di
approfondimento della criminalità organizzata nelle scuole.
Un insegnante/educatore può seguire per intero la proposta metodologica di un
percorso oppure modificarne o integrarne tappe e documenti, pur mantenendo
intatte le caratteristiche dell’intervento.
A ogni percorso seguono degli allegati che possono essere fotocopiati e dati in
visione agli allievi per i lavori di gruppo. Si consiglia di presentare sempre molte
fonti, non soltanto un testo relativo ad un argomento, per favorire l’analisi di
diverse prospettive, il confronto e lo sviluppo della capacità critica.
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INTRODUZIONE AI PERCORSI
I percorsi possono essere affrontati in modo progressivo, uno di seguito all’altro,
anche in più anni scolastici, oppure essere scelti in base ad un interesse specifico,
in collegamento a situazioni proprie del territorio di appartenenza.
PERCORSO
9
Dal bene al meglio!
Lo sviluppo sociale ed economico di un territorio attraverso il riutilizzo
sociale dei beni confiscati
Questo percorso vuole aiutare i ragazzi a riflettere sulle azioni, i modi e le finalità delle organizzazioni criminali che ostacolano lo sviluppo di un territorio, favorendo la sperequazione sociale.
Attraverso la storia di una proprietà confiscata ad un'organizzazione criminale, i ragazzi hanno modo di conoscere che cosa significhi il blocco di un bene e la sua restituzione alla collettività e quale sviluppo venga generato prima e dopo la confisca.
L’idea che sottende a questo progetto è quella di coinvolgere i ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado affinché prendano coscienza dell’importanza della legge n°109/96, dei suoi contenuti e delle sue finalità.
Le attività presentate favoriscono la creazione di un rapporto tra la scuola e le realtà sociali impegnate nel riutilizzo del bene confiscato, ove possibile nello stesso territorio in cui i ragazzi vivono, attraverso una conoscenza diretta. Aiutano inoltre
gli studenti a diventare protagonisti di uno studio di proposte relative all’uso più
indicato che si potrebbe suggerire per il riutilizzo di nuovi beni confiscati.
Tra i materiali consigliati il libro e il documentario “Onda Libera”, diario della
carovana musicale che ha portato il gruppo folk dei Modena City Ramblers e i
ragazzi di Libera sui beni confiscati, nei luoghi dell’Italia responsabile che si oppone alle mafie.
Finalità
Educare i ragazzi a guardare allo sviluppo di un territorio in termini di giustizia
sociale, facendo emergere le situazioni di sfruttamento poste in essere dalla criminalità e analizzando le modalità con cui la legge italiana combatte le mafie.
Obiettivi
1. Conoscere dei dati indicanti il tasso di de-sviluppo di un territorio condizionato dalla presenza della criminalità organizzata.
2. Esaminare i modi e i mezzi con i quali un'organizzazione criminale si appropria di beni comuni.
3. Conoscere l’ammontare dei guadagni che una organizzazione mafiosa possiede
e metterlo in relazione alla situazione sociale del territorio preso in esame.
4. Approfondire la storia di un bene confiscato alla mafia, del suo utilizzo sociale, delle possibilità che offre al territorio in termini di lavoro, servizi sociali e
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PERCORSO
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offerta culturale.
5. Apprendere le motivazioni fondanti la legge sul riutilizzo dei beni confiscati.
6. Comprendere l’iter che ha portato alla formulazione della legge sulla confisca
dei beni, attraverso la figura di Pio la Torre.
Attività
• Brainstorming sulla domanda stimolo: “Le mafie generano sviluppo o ingiustizia? Perché?”
• Analisi dei dati relativi al tasso di disoccupazione di alcune regioni italiane condizionate da una presenza storica della criminalità organizzata e di articoli sui
nuovi trend migratori dal Sud Italia (vedasi allegato).
• Storia di un bene confiscato al crimine organizzato: lettura di testi, racconti o
visione di filmati tematici (vedasi allegato). Se il contesto di riferimento presenta enti o realtà geograficamente vicine che hanno portato avanti esperienze di
riutilizzo sociale, le storie proposte nel kit possono essere utilizzate come semplici stimoli per avviare i ragazzi ad un lavoro sulla loro realtà territoriale.
Diversamente, il percorso può focalizzarsi su una storia legata a realtà attive in
altri territori, eventualmente visitabili all'interno di un viaggio di istruzione (la
ricerca indicata nel suddetto allegato offre in proposito il racconto di oltre 100
esperienze positive con i relativi contatti). Sono sempre più frequenti inoltre gli
operatori che propongono esperienze di turismo responsabile sui luoghi simbolo dell'antimafia sociale, come nel caso del progetto “Libera. Il Giusto di viaggiare” (per approfondimenti e contatti si rimanda al sito www.ilgiustodiviaggiare.it).
• Discussione sulla storia/storie analizzate; confronto sulla situazione del bene e
del contesto territoriale precedentemente e successivamente alla confisca.
• Approfondimento della nozione di confisca e del suo significato per la lotta alle
mafie (vedasi allegati).
• Motivazioni e modalità di riutilizzo del bene confiscato; analisi del significato
sociale della proposta.
• Visita al bene confiscato individuato per il percorso e incontro con alcuni rappresentanti della realtà che lo gestisce. Se la visita riguarda una realtà attiva nel
settore agroalimentare, è possibile prevedere la condivisione di un pranzo realizzato con i prodotti della cooperativa.
• Possibili sviluppi del progetto:
- Scrittura collettiva, a gruppi, della storia del bene confiscato
- Scrittura della storia del bene confiscato a fumetti
- Creazione di una mostra (con fotografie, disegni, cartelloni con schemi
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PERCORSO
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e brevi testi realizzati nelle classi) che metta in luce:
- il bene prima e dopo la confisca
- schema delle attività svolte prima e dopo con i relativi
beneficiari
- perché un riutilizzo a finalità sociali: i vantaggi
- quale messaggio offre la confisca: la restituzione sociale
• Analisi dell’iter legislativo che ha portato alla legge per la confisca dei beni:
- Il perché di questa scelta
- Lo smacco per il mafioso: dal potere al disonore
- I risultati della confisca: ricerca sul territorio nazionale dei beni
confiscati e degli utilizzi:
• Tipologia dei beni confiscati e distribuzione sul territorio nazionale
• I beni riutilizzati e le attività svolte
• I posti di lavoro creati
• I prodotti
• La finalità sociale
• Le iniziative
• “Di quale “bene” il nostro territorio ha bisogno?”
Idee per il riutilizzo di una confisca non ancora assegnata:
- Cosa manca nella nostra città per i giovani/gli anziani/i bambini/le famiglie?
- Quali attività produttive potrebbero nascere e portare lavoro nella città?
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LEGGE 575 DEL 1965
Quadro normativo sui beni confiscati
Tutto è cominciato con la legge 575 del 1965, sulle misure di prevenzione della sorveglianza speciale e il divieto o l’obbligo di soggiorno. Purtroppo i risultati di questo
“confino” hanno dimostrato che non è stata una strategia vincente, ma, al contrario, molto dannosa.
LEGGE 646 DEL 1982
Una svolta è rappresentata dalla legge 646 del 1982 per la confisca dei beni di cui non è possibile accertare la lecita provenienza.
LEGGE 55 DEL 1990
Dopo l’assassinio di Pio La Torre per la sua militanza politica contro gli interessi dei mafiosi (aveva fortemente voluto la L646/1982) il 30 aprile 1982, la normativa
si evolve ulteriormente e il 19 marzo del 1990 include nel procedimento di confisca tutti quei beni legati ai reati di <<traffico di sostanze stupefacenti... estorsione,
riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e contrabbando1 1 >>.
LEGGE 109 DEL 1996
La normativa viene applicata, molti beni confiscati e mafiosi arrestati.
Nel frattempo nasce LIBERA, il 25 marzo del 1995, ponendosi l’obiettivo di far rete per sensibilizzare la cittadinanza sui temi di partecipazione attiva, giustizia e lotta
alle mafie.
Come prima iniziativa promuove una raccolta firme per il riutilizzo di quei beni di cui parlano le leggi 55/90 e 646/82, in una continuità di percorso di giustizia e
restituzione di beni ai cittadini italiani.
É così che nasce la Legge 109 del 1996, una legge di iniziativa popolare voluta da un milione di firmatari, che oggi permette il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati:
da beni di mafiosi a servizi per i cittadini ed è stata intitolata a Pio La Torre, il parlamentare ucciso il 30 aprile 1982 per aver fortemente voluto una normativa per la
confisca dei beni alle mafie.
Per saperne di più, come riportato precedentemente anche dalla campagna “Regoliamoci!”:
- “Beni confiscati alle mafie: il potere dei segni”
Una ricerca condotta dalla Fondazione Libera Informazione, presentata in collaborazione con l’Agenzia per le ONLUS, che offre un quadro dettagliato nel nostro paese delle
buone pratiche di utilizzo di beni confiscati sottratti alle organizzazioni criminali di tipo mafioso e restituiti alla collettività per uso sociale.
Scaricabile in pdf al link:
http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/58EF3465-CD76-4A29-87F2-0ACB7C03A008/0/Ricerca_beni_confiscati.pdf
1
La mafia restituisce il maltolto. Guida all’applicazione della legge 109/96 sull’uso sociale dei beni confiscati ai mafiosi, Edizione Gruppo Abele, Torino, 1998, p. 10
15
- Book formativo “L’uso sociale dei beni confiscati”
Un testo ben documentato che tratta l’uso sociale dei beni confiscati sotto il profilo storico, sociale e giuridico, con riferimenti ad esperienze concrete realizzate nel nostro
Paese.
- Sezione “Beni confiscati” del sito web di Libera
Uno spazio costantemente aggiornato che aggrega notizie e documenti sul tema dei beni confiscati alle mafie
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8
- Sito web dell’Agenzia nazionale per la gestione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata
Un’utile fonte per il reperimento di notizie, dati e normative aggiornati in fatto di beni sottratti alla criminalità organizzata
http://www.benisequestraticonfiscati.it/Joomla/
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Biografia di Pio La Torre
Sul sito della fondazione di Pio La Torre è presente la biografia di Pio La Torre, di cui riportiamo la parte sulla lotta antimafia.
http://www.piolatorre.it/Pio_La_Torre_biografia.asp
Pio La Torre nasce ad Altarello di Baida, una borgata di Palermo, la vigilia di Natale del 1927. Cresciuto insieme a cinque fratelli in una famiglia di poveri contadini,
senza acqua e luce elettrica in casa, La Torre matura il suo interesse per la giustizia sociale e si impegna a combattere per i diritti dei più deboli e bisognosi contro
lo sfruttamento dei ricchissimi proprietari terrieri. Il suo impegno politico comincia con l’iscrizione al Partito Comunista nell’autunno del 1945 e la costituzione di una
sezione del partito nella sua borgata, la prima delle tante che contribuisce ad aprire anche nelle borgate vicine.
La lotta alla mafia
Appena eletto in parlamento, nel maggio del 1972, entra a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia. La commissione era
stata istituita nel 1962, durante la prima guerra di mafia e pubblicò il suo rapporto finale nel 1976. La Torre, insieme al giudice Cesare Terranova, redasse, e sottoscrisse
come primo firmatario, la relazione di minoranza che metteva in luce i legami tra la mafia e importanti uomini politici, in particolare della Democrazia Cristiana. Alla
relazione aggiunge la proposta di legge “Disposizioni contro la mafia” tesa a integrare la legge 575/1965 e a introdurre un nuovo articolo nel codice penale: il 416 bis.
Una proposta che segna una svolta radicale nella lotta contro la criminalità mafiosa. Fino ad allora infatti il fenomeno mafioso non era riconosciuto come passibile
di condanna penale. La proposta di legge La Torre prevedeva l’introduzione nel diritto penale di un nuovo articolo, il 416 bis, che introduce il reato di associazione
mafiosa punibile con una pena da tre a sei anni per i membri, pena che saliva da quattro a dieci nel caso di gruppo armato. Stabiliva la decadenza per gli arrestati della
possibilità di ricoprire incarichi civili e soprattutto l’obbligatoria confisca dei beni direttamente riconducibili alle attività criminali perpetrate dagli arrestati. Pio La Torre ha
una grande conoscenza del fenomeno mafioso e del suo sistema di potere. È conscio delle sue trasformazioni, dalla mafia agricola e del latifondo, combattuta negli
anni dell’adolescenza, alla mafia urbana e dell’edilizia che, grazie ad appalti pilotati, perpetrò, grazie alle connivenze con le dirigenze politiche locali, il cosiddetto “Sacco
di Palermo”, fino alla mafia imprenditrice dedita al traffico internazionale di droga con agganci nell’alta finanza. Non ha paura di fare chiaramente i nomi e i cognomi dei
conniventi politici, famosi i suoi giudizi su Vito Ciancimino, assessore ai lavori pubblici del comune di Palermo dal 1959 al 1964 e poi sindaco del capoluogo siciliano fino
al 1975. Dalla sua analisi del rapporto tra il sistema di potere mafioso e pezzi dello Stato emerge la sua convinzione che “[la] compenetrazione è avvenuta storicamente
come risultato di un incontro che è stato ricercato e voluto da tutte e due le parti (mafia e potere politico)…La mafia è quindi un fenomeno di classi dirigenti”.2 Nel 1981
Pio La Torre decide di tornare in Sicilia, in un momento storico in cui la strategia mafiosa di intimidazione dei rappresentanti più impegnati nell’azione di contrasto da
parte dello Stato contro la mafia, era al massimo fulgore. Negli anni precedenti erano stati uccisi illustri rappresentanti dello stato come il giudice Cesare Terranova (il 25
settembre 1979), il procuratore della repubblica Gaetano Costa (6 agosto 1980) e il presidente della regione Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980). Proprio lui decide di
assumere l’incarico di segretario regionale del PCI, carica che assume nell’autunno del 1981 sostituendo Gianni Parisi. Immediatamente, al ritorno in Sicilia, intraprende
la sua ultima battaglia, quella contro l’istallazione dei missili nato nella base militare di Comiso.
L’ultima battaglia
Il governo italiano aveva annunciato il 7 agosto del 1981 l’accordo con la Nato per l’installazione degli euromissili nucleari Cruise nella base militare di Comiso
in provincia di Ragusa. Siamo in piena guerra fredda. La Torre da forza e organizzazione ad un movimento crescente di protesta contro l’istallazione vista come
minaccia alla sicurezza, non solo siciliana, e non come possibile fonte di ritorno economico. Il clima di tensione tra gli Stati Uniti e la Russia comportava l’adozione di
2
Dalla Relazione di minoranza alla commissione antimafia del 4 febbraio 1976
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un atteggiamento prudente e di trattativa che, non per questo, rendeva meno convinte le richieste da parte dei protestanti. La Torre lanciò dal Circolo della Stampa
di Palermo una petizione nell’ambito di un convegno a cui parteciparono esponenti di ogni orientamento politico, culturale e religioso. L’obiettivo era raccogliere un
milione di firme. La prima grande manifestazione fu fissata per l’11 ottobre 1981, a Comiso, con un gran numero di partecipanti provenienti, in marcia, da Palermo. Il
successo della protesta fu enorme e la raccolta di firme straordinaria. Lo stesso La Torre spiegò in un articolo postumo pubblicato su “Rinascita” del 14 maggio 1982
che le ragioni della contrarietà ai missili era basata sulla assoluta contrarietà alla “trasformazione della Sicilia in un avamposto di guerra in un mare Mediterraneo già
profondamente segnato da pericolose tensioni e conflitti. Noi dobbiamo rifiutare questo destino e contrapporvi l’obiettivo di fare del Mediterraneo un mare di pace”. I
suoi propositi furono bruscamente interrotti una mattina di aprile del 1982.
L’assassinio
Il 30 aprile del 1982, alle nove del mattino Pio La Torre, insieme a Rosario Di Salvo, sta raggiungendo in auto, una Fiat 132, la sede del partito. In via Turba, di fronte
la caserma Sole, si affiancano alla macchina due moto di grossa cilindrata: alcuni uomini mascherati con il casco e armati di pistole e mitragliette sparano decine
di colpi contro i due. La Torre muore all’istante mentre Di Salvo ha il tempo di estrarre la pistola e sparare alcuni colpi in un estremo tentativo di difesa. Il 12 gennaio
2007 la Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha emesso l’ultima di una serie di sentenze che ha portato a individuare in Giuseppe Lucchese, Nino Madonna,
Salvatore Cucuzza, e Pino Greco, gli autori materiali dell’omicidio. Dalle rivelazioni di Cucuzza, diventato collaboratore di giustizia, è stato possibile ricostruire il quadro
dei mandanti dell’eccidio, identificati nei boss Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci. Il quadro delle sentenze ha
permesso di individuare nell’impegno antimafia di Pio La Torre la causa determinante della condanna a morte inflitta dalla mafia del politico siciliano.
Nasce il Centro di studi ed iniziative culturali “Pio La Torre”
Quattro anni dopo la sua uccisione, nel maggio del 1986, nasce, ad Alcamo, su iniziativa di Ino Vizzini, deputato regionale, il Centro di studi ed iniziative culturali “Pio La
Torre”. Missione del centro è quella di valorizzare il patrimonio ideale e politico segnato dalla vita e dall’opera di Pio La Torre realizzando e promuovendo studi, iniziative
e ricerche originali riguardanti aspetti e problemi della Sicilia contemporanea. Perché, come ha sottolineato il primo Presidente del Centro, l’ing. Francesco Artale, nel
suo discorso d’inaugurazione del Centro: “il patrimonio lasciato da Pio La Torre […] appartiene a tutti i lavoratori, alla gente onesta, a tutti quelli che lottano e operano
contro la mafia e contro lo sfruttamento, a tutti quelli che lavorano per una Sicilia libera e produttiva e per un mondo senza missili e senza guerre”. Sono stati presidenti
del Centro, l’ing. Francesco Artale dal 1986 al 1994, l’avv. Saverio Lo Monaco dal 1994 al 1996, l’on. Gianni Parisi dal 1996 al 2001, l’on. Nino Mannino dal 2001 al
2004. Dal 2004 il Presidente è Vito Lo Monaco.
Davide Mancuso
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L'importanza del riuso a fini sociali
<< ...un grande segno con un grande valore, che da bene esclusivo, dei mafiosi, diventasse un bene condiviso e soprattutto la restituzione, dell’uso sociale, alla
collettività... >>
Don Ciotti, Presidente di Libera
L’importanza del riuso a fini sociali è legata a un circuito virtuoso di diritti, comunità e giustizia. Inserire un’attività per la cittadinanza in una proprietà mafiosa indebolisce
il sistema culturale di cui si nutre il potere dei boss: un’opposizione ai soprusi e alla prepotenza.
<< La confisca costituisce uno degli strumenti più importanti per una seria lotta alle mafie. >>
Davide Pati, segreteria Nazionale di Libera
“Il potere dei segni contro i segni del potere”
Il canale youtube di Libera fornisce ottimi strumenti comunicativi per la diffusione della cultura della legalità. Tra questi, un filmato che spiega cosa sono i beni confiscati
e cos’è il progetto di Libera Terra.
http://www.youtube.com/watch?v=KLoj1VVQzD4&list=PL9E677C2E5B8E9840&index=18&feature=plpp_video
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Libera Terra
Libera Terra è il marchio che contraddistingue tutti i prodotti biologici delle cooperative aderenti a Libera e che, grazie alla legge 109/1996, gestiscono strutture
produttive e terreni confiscati alle organizzazioni mafiose.
Il marchio Libera Terra sintetizza due elementi: il valore etico sociale del progetto nel suo insieme e il valore qualitativo del singolo prodotto e/o servizio offerto.
Un progetto di coralità, perchè mette insieme soggetti diversi, ognuno secondo le proprie competenze, per un obiettivo comune: confiscare i terreni significa anche
creare condizioni per trattenere quanta più ricchezza possibile sul territorio e garantire così opportunità occupazionali.
Le attività condotte dalle cooperative sociali sui beni confiscati si basano su un metodo di lavoro che coinvolge i soggetti sani del territorio, facendo del bene confiscato
una risorsa per lo sviluppo dell’intero circuito socio-economico attraverso il coinvolgimento degli agricoltori e altri settori produttivi del territorio, tramite degli accordi di
produzione e delle strutture artigianali che effettuano la trasformazione dei prodotti.
http://www.liberaterra.it
Dalla condivisione dello spirito e delle regole del progetto nascono i prodotti a marchio ‘Libera Terra’: il sapore della legalità, del riscatto, della libertà.
Nel 2009 il gruppo musicale Modena City Ramblers ha fatto un tour in alcuni beni confiscati, dal nord al sud Italia.
http://www.liberaterra.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/76
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Beni confiscati e luoghi
coinvolti al festival
1 – Via Curtatone 12 (Zona 1), Associazione Suoni Sonori, si occupano di
promuovere e divulgare l’arte della musica con particolare attenzione ai soggetti
svantaggiati;
2 – Via Monti 41 – (Zona 1) ATS Progetto Open Eyes, è sede di un osservatorio
sull’uso e l’abuso della rete informatica;
13 - Via Martirano – Guascona (Zona 7), Opera in Fiore Terreno, si occupano di
reinserimento sociale di detenuti ed ex detenuti;
14 – Via Cenisio 25 (Zona 8), Aldo Perini Onlus, si occupano di malati di SLA Sclerosi laterale amniotrofica; INAUGURAZIONE
3 – Via Jean Jaures 7/9 (Zona 2), Arché Onlus, si occupano di adolescenti;
15 – Via Canonica, 87 (Zona 8), Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, si
occupano di ragazzi con disabilità; INAUGURAZIONE
4 – Viale Monte Santo 10 (Zona 2), Gruppo Cooperativa Goel, si occupano di
giovani, spazio fisico e simbolico di aggregazione;
16 – Via Serra 14 (Zona 8), Società Cooperativa Sociale Comunità Progetto, si
occupano di donne straniere vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale;
5 – Viale Brianza (Zona 2), Associazione Progetto Itaca Onlus, si occupano di
giovani adulti con disagio psichico;
17 – Viale Jenner 31 (Zona 9), Comune di Milano, è diventata una casa alloggio
per anziani indigenti;
6 – Via Mario Bianco 20 (Zona 3), Comunità di Sant’Egidio Milano Onlus, si
occupano di anziani fragili;
18 – Via Baldinucci, 13 (Zona 9), Pio Istituto di Maternità, offrono ospitalità
in mini alloggi a nuclei familiari con bambini ricoverati in ospedali milanesi,
INAUGURAZIONE
7 – Via Vallazze 26 (Zona 3), Associazione Opera di San Francesco per i Poveri,
si occupano di persone e famiglie con difficoltà abitative;
8 – Via Leoncavallo, 12 (Zona 3), Associazione Onlus Amici contro la droga, si
occupano di persone dipendenti dal gioco d’azzardo;
19 – Via Lanfranco della Pila (Zona 9), Progetto “Casa alloggio Erika”, si occupano
di adolescenti con disturbi del comportamento alimentare;
9 – Via del Mare 185/187 (Zona 4), Comunità San Patrignano, libera associazione
onlus (progetto gestito in collaborazione con Anglad Milano Onlus), si occupano
di tossicodipendenti;
10 – Via Momigliano 3 (Zona 5), Cooperativa Zero5 – Laboratorio di Utopie
Metropolitane, si occupano di minori e famiglie;
11- Via del Mare 267 (Zona 5), Associazione comunità Giovanni XXIII, si occupano
di ragazze straniere vittime della tratta e di persone senza fissa dimora;
12 – Via Ceriani 14 (Zona 7), Associazione “Il Balzo”, si occupano di famiglie,
adolescenti, famiglie con disabili;
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Le descrizioni, le storie e curiosità sui beni aperti
sono consultabili al link
http://www.comune.milano.it/portale/wps/
portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/
wps/wcm/connect/ContentLibrary/
elenco+siti+tematici/elenco+siti+tematici/
festival+beni+confiscati
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Bibliografia e filmografia
Alcuni titoli suggeriti dalla Libreria Torre di Abele di Torino sul tema delle Mafie e non solo nelle ultime pagine di “Sapere per Saper essere” scaricabile cliccando il sguente
link:
http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=bibliografia+libera&source=web&cd=1&ved=0CCAQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.libera.it%2Fflex%2Fcm%2Fpa
ges%2FServeAttachment.php%2FL%2FIT%2FD%2F4%25252F2%25252F9%25252FD.29fdfed70dba580027a6%2FP%2FBLOB%253AID%253D5239&ei=
Ln92UOupIcfE4gTf6ICwBA&usg=AFQjCNEaT5UuL0sk-UiPms0_tnX7BZZWlQ&sig2=qp3xM9jexQhWg5NajrEi8Q
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Siti
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-
Sito ufficiale di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1
-
Articoli, notizie sulle mafie in tutta Italia http://www.liberainformazione.org
-
Libera Milano https://www.facebook.com/LiberaMi
-
Libera Milano Giovani http://www.facebook.com/groups/130031637088552/?ref=ts
-
sito dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati http://www.benisequestraticonfiscati.it/
-
sezione del sito del Governo sui beni confiscati http://www.camera.it/_bicamerali/leg15/commbicantimafia/bibliografia/135/schedabase.asp
-
sito in cui sono raccolti tutti i materiali per la cultura della legalità curato da Libera http://www.liberanet.org