A000322 Da IO DONNA del 2/8/03, pag. 51 <<CARO DIVORZIO

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A000322 Da IO DONNA del 2/8/03, pag. 51 <<CARO DIVORZIO
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FONDAZIONE INSIEME onlus
Da IO DONNA del 2/8/03, pag. 51 <<CARO DIVORZIO.>> di Riccardo Romani,
giornalista.
Per la lettura completa dell’articolo si rimanda al settimanale citato.
Negli anni novanta andava di moda il”wedding planner”, e si spendevano migliaia di dollari per
trovare qualcuno che ti organizzasse un matrimonio memorabile. Dopo il 2000 è nata invece
una nuova figura professionale, il “divorce planner”, un tizio fidato (meglio se laureato in
legge) che prevede tutte le mosse del consorte quando i fiori d’arancio sono appassiti da un
pezzo.
Separazioni, rotture, divorzi ed annessi affidamenti dei figli: il numero generale in America è
persino in calo, dai quattro divorzi ogni mille abitanti del 2000 si passa ai 3,9 di fine 2002
(comunque il doppio rispetto a 50 anni fa). Ma non certo perché tra le coppie regni maggiore
armonia. La statistica interessante è quella dell’American Academy of Matrimonial Lawyers,
gli avvocati delle coppie in crisi: 173 dei 370 intervistati sostengono che i casi di divorzio si
sono inaspriti parecchio con la crisi economica, che le trattative si allungano e gli animi si
accendono. Si lavora peggio, insomma.
Sempre secondo l’associazione di legali, molti si presentano in corte ben decisi alla
separazione, ma quando valutano i costi dell’impresa cambiano idea.
Come dire: caro,
quest’anno c’è da comprare l’auto nuova, il prossimo divorziamo.
La crisi impone a mogli e
mariti di ripensarci e navigare nella cattiva sorte in attesa degli eventi.
Chi invece ha divorziato in tempi di boom economico è costretto a correre ai ripari. Come
John Kelly, il manager programmatore che nel 1999 incassava 110mila dollari l’anno. Poi ha
perso il lavoro e adesso deve sopravvivere con 400 dollari a settimana. Troppo poco per
poter firmare un assegno mensile da 1700 dollari per gli alimenti alla moglie.
Il problema è
che, solo di spese legali, Kelly ha già sborsato cinquemila dollari.
Jay E. Fishman è tra coloro che, grazie ai divorzi, ha costruito una piccola fortuna, oltre ad una
fama da professionista cinico ed integerrimo. La sua specializzazione è stimare gli introiti
futuri dei mariti e mogli che stanno per divorziare.
In base alla sua valutazione, i legali si
scatenano in feroci battaglie. Fishman ha lavorato per l’ex sindaco di New York, Rudolph
Giuliani, e al momento sta aiutando l’attore James Gandolfini (quello dei Sopranos) e lo
scrittore Tom Clancy. Nel suo portfolio di clienti spicca il nome di Nicole Kidman (la quale, a
sua volta, sarebbe la causa della rottura fra l’attore Jude Law e la moglie Sadie Frost).
Il suo fatturato è di 289 milioni dollari. <<Nel caso di personaggi noti>> spiega <<
l’elemento difficile da quantificare è “per quanto tempo rimarrà famoso”. Fama uguale valore
di mercato. Ma in genere tratto di tutto: gente che non vale nulla, altri che pesano una
fortuna. La valutazione è complessa e di questi tempi chi decide di divorziare lo fa con il
coltello tra i denti, a prescindere dalla posta in gioco>>.
A proposto di cifre: la causa di separazione tra Jack Welch (ex capo della General Electric, tra i
più potenti d’America) e signora si è conclusa pochi giorni fa nel più totale riserbo. C’era da
stabilire se il magnate valesse 800 o 450 milioni di dollari. La signora Jane (due milioni di
dollari al mese di alimenti), la “tradita”, non era contenta: puntava al montepremi globale.
Ma il problema vero non riguarda le celebrità: Andrew Cuomo, figlio dell’ex governatore e
marito di Kerry Kennedy (sì, “quei” Kennedy), non certo preoccupato per il conto dell’avvocato,
come non lo è Sharon Stone che ha lasciato il marito giornalista Phil Bronstein. Al massimo
temono che qualche affare sporco finisca sui giornali. E lo stesso verrà per Nicolas Cage e
Lisa Marie Presley, che hanno sopportato la fede al dito per tre mesi appena, o per Angelina
Jolie e il cantante-attore Billy Bob Thornton, che si erano addirittura tatuati eterno amore (Julia
Roberts, per la cronaca, sembra abbia risolto la crisi col marito cameraman Danny Moder).
Chi rischia sul serio sono le persone normali, gli impiegati, i piccoli commercianti che, di fronte
allo spettro della separazione e con la crisi economica, si trovano a un passo dalla bancarotta.
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Christie e Loren Kersten, due ex coniugi texani presi per esempio dal settimanale NEWWEEK,
sono in guerra da oltre un anno per spartirsi poche briciole, mentre la banca ha già requisito la
loro casa delle vacanze e gli avvocati richiedono assegni sempre più grassi. Per quelli come
loro, l’amministrazione Bush ha persino varato un emendamento: per chi divorzia entro
dicembre, vi sarà uno sgravio fiscale.
Della serie: lasciamoci ora o mai più.
Lo scenario non è esaltante: secondo una rilevazione dell’agenzia Gallup, il 77% degli
adolescenti pensa che ormai ottenere il divorzio sia troppo facile. E per Nancy Mackey,
un’insegnante californiana con spirito d’iniziativa, è stato davvero un gioco da ragazzi. Dopo
anni trascorsi ad ascoltare lamentele di parenti ed amici rovinati dalla parcelle legali di
separazione, è toccato a lei lasciare il marito.
E l’idea geniale l’ha salvata: il divorzio on line. Sono sufficienti novecento dollari ed un po’ di
pazienza. Poi tutto si sistema.
Nancy in dodici mesi ha ottenuto i documenti ufficiali
facendo un clic sul sito divorcewizards.com. Tutto il processo è stato gestito utilizzando email e oggi Nancy è una persona libera.
Ogni anno in America si consumano 1.200.000 divorzi, 160mila solo in California (la metà delle
unioni): aziende online come Legalzoom.com sono passate dai circa 2.000 casi trattati nel
2001 ai 15.000 del 2002. I prezzi sono concorrenziali, anche perché per i divorzi “normali” si
spendono in media 18.000 dollari a persona.
Il fatturato dell’agenzia per divorzi dot.com si ingigantisce: per qualcuno, separarsi non è poi
così male.