i problemi etici posti dalla scienza

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i problemi etici posti dalla scienza
I PROBLEMI ETICI POSTI DALLA SCIENZA
approvato dal Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi nellÊagosto 2000
I problemi posti dalla scienza e dalle tecnologie derivano dalla costante evoluzione delle scoperte
scientifiche e dal rapido diffondersi del loro impiego tecnologico e pratico.
Tali problemi creano processi difficili da controllare; in essi l’umanità rischia di diventare sempre
più dipendente da procedure e determinismi sconosciuti e inafferrabili. Sarebbe ingiusto, d’altra parte,
dimenticare gl’innegabili vantaggi che, proprio in virtù delle possibilità offerte da scienza e tecnologia, possono essere messi alla portata di qualsiasi persona.
Nel prendere posizione su tali problemi, le chiese non pretendono di imporre una propria visione
scientifica e tuttavia rivendicano la possibilità di intervenire nella discussione pubblica dei problemi a
partire dagli interessi e dai bisogni delle persone coinvolte. L’intenzione è quella di fare chiarezza sui
problemi, promuovere l’informazione e di conseguenza far crescere la consapevolezza e diffondere il
senso di responsabilità nella società tenendo conto sia delle acquisizioni scientifiche sia della salvaguardia dei diritti delle persone più vulnerabili.
Le chiese nelle loro scelte etiche muovono dall’evangelo di Gesù Cristo, che apre diverse dimensioni e punti di riferimento variamente collegati tra di loro:
- un motivo di fiducia profonda non riposta astrattamente nell’umanità o nelle cose, ma rispondente
piuttosto al patto tra Dio e la realtà umana, che suscita un nuovo sguardo sulle cose (Salmo 111, 7-9;
Giovanni 10, 10);
- un momento critico, che pone interrogativi a ogni proposito e senza reverenze per nessuno e che sarà
perciò anche fondamentalmente autocritico;
- un momento di solidarietà costruttiva, tesa a superare contrasti, a trovare soluzioni, disposta a non
lasciarsi rinchiudere in rigide alternative e ad accettare invece anche l’esistenza di situazioni aperte
non risolvibili e di conseguenza ad agire nella misericordia per assorbire le contraddizioni e lenire le
sofferenze;
- un anelito universalista, disposto alla collaborazione e non particolarista, teso alla costruzione di società aperte all’accoglienza, che tengano in onore libertà ed eguaglianza, e dove ogni persona (di
qualsiasi provenienza) sia resa partecipe del comune proposito;
- un invito rivolto ad ogni singola persona affinché maturi una consapevolezza profonda del proprio
essere, superi con successo le crisi e rispecchi se stessa nel compito che le viene affidato.
Tali punti di riferimento portano a respingere atteggiamenti quali:
a) un atteggiamento dualistico, che favorisce visioni troppo semplificate della realtà e mira a ritagliare
per sé un’innocente ‘parte buona’;
b) una visione clericale, che scomunica a priori qualsiasi tentativo razionale e incornicia ogni atto umano in una sfera di sacralità regolata da un principio sacerdotale, e così divide i cittadini in buoni e
meno buoni, legandoli a concezioni paternalistiche, conservatrici e autoritarie;
c) una concezione meccanicistica ed eccessivamente fiduciosa nella scienza, dove essendo la realtà ridotta a mero oggetto di studio e di esperimento, si arriverebbe a e perdere di vista la complessità del
vivente e l’interazione di fattori umani e culturali.
I problemi etici posti dalla scienza possono essere affrontati in base a quattro nozioni di vasta
portata, quali quelle di limite e di autonomia; di rispetto e di diritto, considerate nei loro vari legami e
riferite alla scienza, alla persona e all’ambiente. Vogliamo qui descrivere tali legami e indicare le conseguenze che se ne possono trarre.
L’etica non disconosce il concetto di autonomia della scienza. Le strutture conoscitive sono potenzialmente illimitate, senza limiti aprioristici. Non esiste la possibilità di definire un limite assoluto della scienza o un ambito che le possa essere sottratto.
Si prospetta tuttavia un’intima relazione tra conoscenza e responsabilità. Il limite cui la scienza è
sottoposta è imposto dalla natura della materia vivente, nonché dalla struttura storica e temporale della
cultura umana. Ogni scoperta apre nuove vie, ma va elaborata e valutata anche in base al grado di evoluzione dell’umanità che vi è coinvolta. Ad ogni nuova soglia di conoscenza inerisce una nuova considerazione della responsabilità globale che essa ha contribuito a far sorgere.
Insieme e in relazione con questo concetto di autonomia della scienza, l’etica riconosce e usa perciò il concetto di limite, per cui non tutto quel che è possibile va necessariamente fatto. Siffatto senso
del limite dev’essere tenuto presente in particolare là dove è in gioco l’alterazione del patrimonio genetico.
L’etica riconosce e impiega il concetto di rispetto, che si applica a ogni forma di vita e all’ambiente
nella sua globalità, e contribuisce alla ricerca di soluzioni nei casi in cui gli interessi della comunità
umana confliggano con quelli delle altre forme di vita.
Tale rispetto si applica in modo particolare all’embrione umano, che non deve diventare oggetto di
impiego per nessuna ragione e può al massimo essere studiato in connessione con una stretta regolamentazione scientifica tendente a promuovere conoscenze essenziali e universali. Circa la procreazione medicalmente assistita, il rispetto delle scelte individuali, in particolar modo quelle della donna,
dovranno essere affiancate da un’adeguata informazione sugli tutti gli aspetti del problema, a cominciare dalle conseguenze non ancora abbastanza note delle terapie.
Insieme e in relazione con tale nozione di rispetto, l’etica riconosce e usa la nozione di diritto, autonomia e difesa della persona. La libertà della persona non può essere limitata per asserire particolari
visioni appartenenti a tradizioni filosofiche o religiose. Dal diritto nasce però anche l’obbligo. Si afferma quindi il dovere della legge di porre limiti e obblighi, dove la libertà, lasciata a se stessa, metterebbe fuori causa le acquisizioni di giustizia e uguaglianza faticosamente elaborate e parzialmente realizzate dall’umanità.
La concezione etica qui adottata implica la lotta contro ogni male che affligge l’umanità. Va respinta perciò l’idea di un valore intrinseco della sofferenza. La sofferenza, sia per le persone, sia per gli
animali, può oggi essere fortemente ridotta e la medicina vi si deve impegnare senza esitazioni.
L’essere umano ha diritto ad un accompagnamento alla morte, nonché una morte dignitosa: su queste
basi l’eventualità di una fase terminale della malattia, in cui la terapia non sia più in grado di alleviare
le sofferenze, richiede una riflessione alla luce del principio della libertà di scelta del malato stesso.
L’umanità vede nella difesa dai mali naturali che l’affliggono un compito nobile e decisivo, che essa affida in gran parte alla scienza. Va però evitata l’illusione – creata in qualche modo da una percezione distorta dello stesso progresso scientifico – di un mondo privo di sofferenze, nel quale i mali naturali siano completamente rimossi. Tale idea può indurre mistificazioni che è bene denunciare. La
scienza non va considerata come un toccasana dotato di poteri illimitati, ma un aiuto efficace, da sollecitare e ricevere responsabilmente.
La solidarietà con le persone sofferenti implica che l’atteggiamento verso fenomeni sociali problematici (per esempio l’interruzione volontaria della gravidanza) non si trasformi mai in giudizio verso
le persone coinvolte, ma sia piuttosto affiancato dalla immedesimazione nella parte più sofferente.
L’intreccio dei problemi delineati ci porta infine a far menzione del loro aspetto economico. A questo
livello troviamo altri importanti nessi di natura morale e giuridica legati alle nozioni già incontrate di
limite e di diritto. Si sta svolgendo una importante discussione a proposito di allocazione delle risorse
e di brevettazione di organismi viventi o di loro parti. Nella nostra prospettiva, i risultati della scienza
debbono entrare a far parte del patrimonio della comunità scientifica internazionale ed essere utilizzati
a beneficio dell’umanità senza condizionamenti di carattere economico.
In base a quanto detto le chiese hanno il compito di diffondere l’informazione e animare i dibattiti,
in una prospettiva di apertura e di dialogo tra cittadini e operatori dei vari settori.
L’etica tende infatti a promuovere un consenso intorno a comportamenti reali, non solo teorie, e va
praticata chiamando persone di ogni provenienza a partecipare con pari dignità alla scoperta di soluzioni eque e universalmente applicabili, esse stesse espressione di una comune volontà di cittadinanza.
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