I)Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una ricca famiglia di

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I)Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una ricca famiglia di
G I O V A N N I V E R G A (1840-1922)
I)Giovanni Verga nasce a Catania nel 1840 da una ricca famiglia di proprietari
terrieri. Trascorre i primi anni in Sicilia, scrivendo assai presto tre romanzi storici:
Amore e Patria, I carbonari della montagna, Sulle lagune, che risultano però poco
significativi e alquanto influenzati dallo scrittore francese Alessandro Dumas. Nel '58
si iscrive alla facoltà di giurisprudenza, ma presto l'abbandona per dedicarsi
completamente alla letteratura. Tra il '60 e il '64, dopo aver prestato servizio nella
Guardia nazionale al tempo dell'impresa garibaldina in Sicilia, si dedica al
giornalismo politico-patriottico.
Fra il '65 e il '71 vive a Firenze, in quegli anni capitale d'Italia, dove ha i primi
contatti letterari e dove pubblica con successo due romanzi: Una peccatrice (1866) e
Storia d'una capinera (1871). I motivi ricorrenti di questi romanzi sono quelli tipici
della narrativa tardo-romantica. Sotto il sentimentalismo si coglie, però, un
atteggiamento di denuncia verso la falsità e l'immoralità della società borghese e
aristocratica.
Nel primo si narra l'amore di una nobildonna con un giovane scrittore, il quale, dopo
aver suscitato nell'amante una passione intensa e tormentosa, la trascura spingendola
al suicidio. Nel secondo si narra la storia di una ragazza, costretta dalla matrigna a
farsi novizia. Tornata per breve tempo a casa in seguito a un'epidemia di colera, la
ragazza s'innamora del fidanzato della sorellastra. Ma la famiglia la obbliga a
ritornare in convento e a prendere i voti definitivamente. La ragazza muore pazza.
IV) Dal '72 al '93 Verga vive a Milano, dove entra in stretto contatto con gli ambienti
letterari della città, stringe amicizia con Capuana e De Roberto, esponenti del
Verismo.
Caratteristiche fondamentali del Verismo, di cui il Verga diverrà l'artista più
rappresentativo, sono:
1) descrizione di un fatto umano (realmente accaduto);
2) procedimento scientifico nella narrazione dell'ambiente sociale e naturale in
cui il fatto è accaduto ("far parlare le cose", impedire che l'autore si serva dei
fatti come di un pretesto per esprimere se stesso, e quindi "impersonalità" dello
scrittore);
3) linguaggio aderente ai fatti, cioè vivo, immediato, spontaneo, senza retorica né
formalismi, disposto ad accettare persino le espressioni dialettali;
4) regionalismo, cioè interesse prevalente per i ceti più umili di quell'ambiente
popolare che lo scrittore deve privilegiare.
VII) Nel '74 , con la pubblicazione di Nedda, avviene il il passaggio di Verga al
Verismo. La novella è diversa per argomento e per stile. Narra la vicenda di una
raccoglitrice di olive siciliana che, rimasta orfana, lavora a giornata presso varie
fattorie per mantenere la madre ammalata, che poi morirà. Dal suo amore per un
giovane povero nasce una bambina, ma il ragazzo, prima ancora di sposarla, muore di
malaria. Nedda viene respinta da tutti e non trovando più lavoro vede morire di stenti
la propria bambina. Il racconto è significativo perché il Verga polemizza non più con
le contraddizioni interne alla vita borghese, ma con quelle che questa vita produce
esternamente, nelle classi più umili. Non gli interessa più l'alta società milanese e
fiorentina, ma la Sicilia dei poveri.
VIII) Come mai questa svolta? Tre fattori lo influenzano più o meno
decisamente:
1) la necessità di ritrovare la spontaneità e la durezza della vita quotidiana della
gente povera e l'esigenza di denunciare le contraddizioni prodotte dalla società
borghese.
2) la teoria dell'evoluzione naturale di Darwin, dalla quale egli ricava il concetto
della lotta per l'esistenza come base dello sviluppo della storia umana: in questa
lotta sono soprattutto i ceti marginali a pagare le maggiori conseguenze;
3) gli studi, le inchieste e le discussioni sulla questione meridionale che lo
guidano alla scoperta della miseria del Sud (si pensi ai fenomeni
dell'emigrazione, del brigantaggio, dell'abbandono delle terre...);
IX) Nell'80 Verga compone una raccolta di sette novelle che intitola Vita dei campi;
nell'83 pubblica Novelle rusticane e progetta un ciclo di cinque romanzi, I vinti, di
cui però scrive solo i primi due: I Malavoglia nell'81 e Mastro don Gesualdo
nell'88, che sono i suoi capolavori, riconosciuti a livello europeo. Tutte queste opere
hanno come sfondo la Sicilia intorno a Catania, e come protagonisti uomini e donne
delle classi subalterne: contadini, pastori, pescatori, artigiani, braccianti...
X) Nel progetto originario, I vinti dovevano rappresentare gli sconfitti nella lotta
per il progresso, in cinque fasi diverse: I Malavoglia sono la storia di una
famiglia di pescatori che esce perdente dal suo tentativo di conquistarsi migliori
condizioni di vita; Mastro don Gesualdo è la sconfitta di un povero muratore che,
divenuto ricco, vuole ottenere una promozione sociale sposando una nobildonna
decaduta, che però non lo ama, né lo ama la figlia, che gli rinfaccia la sua origine
umile. Mastro don Gesualdo morirà di cancro, abbandonato da tutti, con il
patrimonio intaccato dal genero. I "galantuomini" del paese, invidiosi e
preoccupati della sua fortuna, gli restano sempre ostili. Gli altri tre romanzi non
scritti dovevano narrare la sconfitta dei sentimenti negli alti ambienti sociali, la
sconfitta delle ambizioni politiche tese alla conquista del potere, la sconfitta
dell'artista che mira alla gloria.
XIII)Dal 1893 sino al 1922, anno della morte, egli si ritira a Catania, dove vive in un
silenzio pressoché totale, amareggiato dall'incomprensione che circonda la sua opera
(e che continuerà per tutto il ventennio fascista). L'ultimo romanzo, Dal tuo al mio,
del 1905, attesta questa sua involuzione politica: esso infatti descrive il voltafaccia di
un sindacalista operaio che, il giorno in cui sposa la figlia del padrone, si rende conto
di essere passato dall'altra parte della "barricata", e lo dimostra difendendo con le
armi la miniera di zolfo che i solfatari minacciavano di far saltare.
IDEOLOGIA E POETICA
I)Il punto di partenza di Verga è pessimista; come scrive nella prefazione a I
Malavoglia, il progresso gli appare grandioso, ma ne vede i risvolti negativi, la
negazione dei valori, il trionfo della violenza, la lotta tra classi sociali e individui.
Tutti gli uomini ricercano l’utile e per ottenerlo non si fanno scrupoli (vedi Mastro
don Gesualdo) perché la volontà di sopraffazione del più debole, la voglia di gloria e
l’egoismo sono nella natura di tutti gli esseri viventi e non è possibile modificarla.
Ecco che l’unica cosa che è concessa allo scrittore è quella, di rappresentare la realtà
nuda e cruda nella sua semplicità, con tutte le sue contraddizioni e ingiustizie
attraverso una narrazione condotta dal punto di vista dei personaggi, del loro modo di
vedere le cose.
II) Per quanto riguarda lo stile, egli ha cercato di rendere più viva la lingua del
Manzoni, liberandola da ogni residuo letterario e accademico. La prosa dei Promessi
sposi, così corretta, classica e tradizionale, è assai diversa dalla sua, che è più diretta,
più immediata. Gli stessi sentimenti, le reazioni psicologiche dei protagonisti dei suoi
romanzi, il loro modo di vedere le cose sono semplici ed elementari. Questa prosa
discorsiva accentua il realismo degli avvenimenti e nasconde meglio la presenza dello
scrittore, tanto che le parti connettive dei suoi romanzi sembrano essere narrate da un
personaggio del luogo.