Le Biblioteche si fanno sentire. Gli scrittori e la Città

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Le Biblioteche si fanno sentire. Gli scrittori e la Città
COMUNE DI FRASCATI
Quaderni
Le Biblioteche si fanno sentire
Gli scrittori e la Città
COMUNE DI FRASCATI
Quaderni
Le Biblioteche si fanno sentire
Gli scrittori e la Città
Villa Aldobrandini.
Sindaco Stefano di Tommaso
Assessore alle Politiche Educative Armanda Tavani
Dirigente Settore Cultura Maria Grazia Toppi
Fotografie Ezio Bocci
Responsabile Biblioteche Rosanna Massi
Assistenti di Biblioteca Alessia Del Ciotto, Silvia Iacoangeli,
Tina Petitto, Francesca Vaquer
Sorveglianza Mauro Popolla
Indice generale
Pag.
Premessa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Le biblioteche si fanno sentire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Riccardo Agrusti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
Yuri Bizzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Angelo Chieti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Lucio De Felici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Rosanna Massi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
Marco Orlandi
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Eliana Rossi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
Angelo Tobia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
Basilio Ventura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
Daniela Zannetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
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Piazza Marconi.
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Premessa
«Il nostro senso di identità è la /fons et origo/della narrativa, o è l'umano talento narrativo a conferire all’identità la forma che ha assunto?»
(J. Bruner, La fabbrica delle storie, Editori Laterza, Bari 2006, pagg. 82)
Un ventaglio poetico e narrativo in grado di ribadire l’identità della Città di Frascati inserita nel più ampio contesto dei Castelli Romani: questo l’obiettivo della presente Raccolta,
non disgiunto dall’intento di offrire ai lettori anche una piacevole e valida testimonianza da
parte degli Autori sul senso di appartenenza al territorio e alla comunità in cui vivono.
Versi e parole che fioriscono dalle radici di una terra feconda, orgogliosa della propria storia e delle sue tradizioni, ricordi e vicende che affiorano dal passato ed emergono in un presente ricco di trasformazioni e di criticità, ma in cui la costante ricerca del «Sé» conduce per un
sentiero di verità che contribuisce all’espressione di una autentica partecipazione sociale.
A tal proposito non va poi sottaciuto come, sempre nell’ottica di una localizzazione non
solo fisica ma anche creativa e partecipativa, non si sia mancato di promuovere - tramite la
Biblioteca del Comune, curatrice del presente Volume - altre significative iniziative, quali incontri tra gli stessi Autori, reading e soprattutto la realizzazione, presso i locali della Biblioteca, di uno specifico archivio nel quale sono raccolte le opere degli scrittori nati e residenti nei Castelli Romani. Tale archivio fotografa il territorio castellano nella sua fisionomia letteraria, ponendo in rilievo una insospettabile quantità di contributi e di capacità che via via
si sono andati sommando negli anni.
La scrittura è specchio dell’anima: le ombre di una contemporaneità spesso appannata e
incerta non possono diradarsi se non per mezzo della rinascita dell’individuo come persona,
e cioè di un soggetto che sia partecipe e contribuisca a rafforzare e a rinnovare la coscienza collettiva nei suoi legami con il territorio e con i valori della sua storia.
Si ringraziano gli Autori per l’impegno civico e per la sensibilità dimostrati.
L’Assessore alle Politiche Educative
Armanda Tavani
Il Sindaco
Stefano di Tommaso
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Villa Falconieri.
Le biblioteche si fanno sentire
Le biblioteche in generale, quelle civiche in particolare, raramente sono entità rumorose, o per meglio dire raramente riescono ad attrarre l’attenzione dei grandi mezzi di comunicazione, i quali di norma sono conquistati da tutto ciò che può fare scalpore o che può somigliare allo sbrilluccichio dei fuochi d’artificio.
Da qualche tempo, invece, anche le biblioteche civiche sono assurte, per così dire, agli
onori della cronaca sebbene per motivazioni non esemplari.
Se ne parla infatti, anche sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, per porre in evidenza come la loro già precaria vita venga ancor più minata dai tagli alle risorse economiche a loro destinate.
Un altro motivo per meritare la ribalta è la ormai annosa questione su che fine faranno
le biblioteche (queste sconosciute!) nell’era tecnologica in cui ci troviamo e nella quale sembrerebbe che il libro possa rimanere soltanto come semplice reperto archeologico.
Si giunge così al paradosso che la biblioteca civica rischia l’estinzione per i motivi sopra
detti, prima ancora che la grande maggioranza dei cittadini, qui in Italia, sappia precisamente cosa sia e quali siano eventualmente le sue potenzialità.
Sarebbe veramente uno sconcertante e crudele destino se le gloriose biblioteche civiche
subissero l’onta di questa sorte. Anche perché esse sono proprio i presidi culturali sul territorio, pubblici, e pertanto aperti a tutti senza distinzioni di censo o di lingua o di cultura.
La scritta che campeggia all’ingresso della biblioteca di Frascati “fondare biblioteche è
come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito” di
Margherite Yourcenar, descrive in maniera ammirevole in cosa consista l’utilità delle biblioteche.
Come abbiamo accennato, la biblioteca civica è, nella scala delle strutture bibliotecarie,
quella che più interagisce con il territorio e che di questo cerca di interpretare, nel miglior
modo possibile, le esigenze.
In questa ottica la Biblioteca Archivio Storico del comune di Frascati ha allestito l’Archivio Scittori Castelli Romani, nel quale sono raccolte le opere degli scrittori nati o residenti in
tutto il territorio dei Castelli Romani.
Si tratta, secondo noi, di una importante iniziativa che tende a descrivere il territorio castellano dal punto di vista letterario, mettendo in rilievo una cornucopia di talenti che lo arricchiscono in maniera forse impensata.
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Nei giorni 8-9-10 ottobre 2010 tutte le biblioteche del Consorzio Sistema Bibliotecario
dei Castelli Romani, di cui anche il BASC è parte, hanno organizzato una iniziativa, intitolata “A VOLUME SPINTO. LE BIBLIOTECHE SI FANNO SENTIRE”, durante la quale ciascuna
struttura, ognuna con la propria modalità, si è fatta sentire ed è stata ancora a più stretto
contatto con la comunità di riferimento.
È stata una vera e grande festa delle biblioteche ma anche della cittadinanza che a queste biblioteche ha dimostrato di essere straordinariamente legata.
Il 9 ottobre a Frascati, non è esagerato dirlo, è stato un tripudio di feste nelle 3 biblioteche: il BASC, la biblioteca per ragazzi Casa di Pia, e la mediateca di Cocciano. In ciascuna
delle 3 la cittadinanza è stata invitata a partecipare a delle occasioni di incontro con i libri e
la letteratura.
Nella biblioteca per ragazzi si sono susseguiti, in vari momenti della giornata, laboratori di lettura ad alta voce, letture animate di favole, laboratori d’arte estemporanea.
La biblioteca di Cocciano ha colto l’occasione per il suo primo incontro pubblico, presentando il libro di J. Rifkin “Economia all’idrogeno”.
Nel BASC - Biblioteca Archivio Storico Comunale, oltre ad incontri con la poesia del 900
e con la lingua internazionale Esperanto, si è svolto un importante incontro con alcuni scrittori, per l’appunto, dell’Archivio Scrittori Castelli Romani, i quali hanno offerto il loro contributo alla città di Frascati, leggendo un proprio brano inedito dedicato espressamente al territorio.
Perché consideriamo l’incontro con gli scrittori del territorio particolarmente importante?
Per tre motivi, principalmente:
1) perché l’operazione di censimento degli scrittori che operano o hanno operato sul territorio dei Castelli Romani apporta una migliore conoscenza dell’ambiente e lo arricchisce di
un notevole valore aggiunto;
2) perché gli scrittori hanno dimostrato in questa occasione di poter contribuire alla valorizzazione del territorio e addirittura al miglioramento delle sue condizioni di vita, attraverso scritti che potremmo definire di natura civile;
3) perché la biblioteca civica si è presentata nella sua veste principale, cioè quella di
agenzia culturale territoriale, in grado di recepire e valorizzare le istanze che provengono dalla comunità di appartenenza.
Naturalmente gli scrittori che hanno partecipato all’iniziativa della biblioteca e che qui
sono riportati, sono solo una minuscola parte di tutti quelli presenti nell’Archivio Scrittori Ca-
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stelli Romani, ma questo, come speriamo, è solo il primo degli innumerevoli episodi che si
succederanno.
Un’ultima annotazione ci sembra d’obbligo. L’Archivio Scrittori Castelli Romani, come
abbiamo detto, è un fondo che raccoglie opere di autori nati o residenti nel territorio castellano sia del tempo presente che del passato. Questa indicazione geografica crea non di rado, sia da parte degli stessi scrittori che da parte del pubblico, una sorta di imbarazzato fastidio da parte degli uni e di malcelato disgusto da parte degli altri.
Ciò che provoca questo diffuso disagio risiede nel pensare che gli scrittori che vengono
individuati in base alla loro appartenenza territoriale, siano, per ciò stesso, inferiori ad altri.
Come se fosse altrettanto vero affermare che, poiché Italo Calvino è ligure, non lo si può
ritenere uno scrittore valido. Mentre, come è ovvio, l’accreditamento o meno alla categoria
degli scrittori validi non è data dall’appartenenza dell'autore a questo o a quel luogo ma è
data dall’intrinseco valore letterario dell’opera.
E questa è una valutazione che ha i suoi parametri in ambito strettamente letterario.
Gli autori presenti in questo quaderno sono diversissimi uno dall’altro ma tutti hanno inteso il loro contributo come atto d’amore a questi nostri splendidi luoghi e ce lo hanno offerto come testimonianza del loro impegno civico.
Responsabile Biblioteche di Frascati
Rosanna Massi
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Corso Cesare Battisti.
Riccardo Agrusti
Da un balcone su Piazza del Mercato.
Ha la ringhiera di ferro e alte persiane di legno, sporge al
secondo piano sulle foglie di un platano. Affacciarsi da un
balcone su Piazza del Mercato all’aria del mattino, su uno
spazio immerso nel silenzio, a tratti interrotto dal rumore
delle prime saracinesche. Là sotto il chiosco di fiori è già
aperto, con le sue macchie bianche e rosse di petali che si
aprono all’azzurro. Da un furgone un uomo scarica casse.
Un altro fa scivolare pagnotte sul banco. Una giovane scende lungo il marciapiede. Dal bar la fragranza dei caffé si
scioglie nell’aria. È cominciato un altro giorno, di uomini e
di cose mossi dalla ruota del tempo. C’è qualcosa in questa
piazza che ne fa il cuore laborioso e discreto di Frascati, una
piazza di sapori, di sguardi e di parole. Al di là del bancone ciò che colpisce è il gesto, la sobrietà del gesto: di come
si taglia un pezzo di carne o s’imbusta un grappolo d’uva.
Qui ciò che ti viene offerto si vena di una semplicità antica.
Comprare, toccare, portar via, entrare in un altro negozio:
ne resti contaminato. Non è solo una funzione o una consuetudine: questo spazio circondato dai platani è il segno di
una armonia sociale, è il simbolo di una comunità cittadina.
Dall’angolo della farmacia sbuca una frotta di studenti vocianti, che fa ressa per un pezzo di pizza. All’uscita della
Galleria, c’è sempre un saluto, qualcuno che si ferma a parlare. Dalle vie arriva altra gente e volgo lo sguardo al tendone che copre le ceste bene ordinate di frutta, alla trattoria “Pinocchio”, alla piccola fila di chioschi sotto i finestroni
del Mercato Coperto. È giorno, la piazza vive tra le righe
dell’oggi un incontro di cose e di uomini, ora vivace, a tratti inquinato dall’ansia, ora soltanto uno scambio frettoloso e
Riccardo Agrusti (San Severo 28/11/1948) vive a Frascati da
circa 30 anni. Matura la propria
formazione presso il Liceo Classico Sannazaro di Napoli. Nel ‘71 si
laurea in giurisprudenza presso
l’Università Federico II. Dopo un
intenso percorso lavorativo nella
carriera direttiva della Banca d’Italia, si applica allo studio della
letteratura, mai del tutto abbandonato, e si dedica alla scrittura.
Nel ‘93 tramite Campanotto (Udine) pubblica Assurdo, un romanzo fantastico che con un linguaggio quasi filmico tratta di una insolita storia d’amore ambientata
a Roma e a Parigi. È del ‘98 inve-
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ce la pubblicazione di una raccolta di brani di prosa intitolata Profezia privata, opera con cui l’Autore ripropone in chiave moderna il
mito di Orfeo e di Euridice. Nel
2005 Agrusti pubblica poi Scrittura dell’uomo di mezzo, un’opera
di prosa avente un taglio quasi
diaristico e come le precedenti
edita da Campanotto. In merito a
tale ultimo lavoro, il poeta Vito Riviello scrive: “Riccardo Agrusti ha
proprio compiuto il suo percorso:
contro le fraudolenze dei deboli
sentimenti della storia, contro gli
eventi incompiuti della memoria,
l’essenza genetica dell’uomo si appaga ancora delle forme più sensibili di sé, l’arte a cui si contrappone senza antagonismo ma in
forma armonica, la forza dell’amore”. Numerose e varie le iniziative letterarie realizzate dall’Autore a Roma e nei Castelli Romani.
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distratto. Ma con le sue pareti di case basse e irregolari la
piazza contiene ognuno di noi. E quante storie e quante vite: di un passato che pare confinato nel limbo dei ricordi e
che invece si scioglie insensibilmente nei visi, nei corpi, nei
pensieri. Macchie: è l’ocra delle case, è un sentimento che
scorre nelle pieghe del tempo, in questo spazio raccolto e
adiacente a un orizzonte romano. Verrà la sera, lentamente
scorrono le ore, la pausa meridiana con la sua quiete soporosa e poi di nuovo dalle vetrine dei negozi appariranno i
dolci, le stoffe o il magnifico viola di un iris venato di bianco. C’è ancora chi ha voglia di porchetta e di una fetta di
pane. E c’è chi dall’accento straniero, per la scesa s’affretta
all’osteria. È la Frascati che amo. Gentile e ritrosa, lontana
dalla “passeggiata” affollata e dalle altre piazze, misteriosa e
semplice. Verrà la sera e Piazza del Mercato si scoprirà con
le prime luci delle insegne. Ancora un poco e poi con il calare dell’oscurità se ne andrà per le effervescenti vie del
“centro”, lasciando i platani a guardia del suo letto. Dopo la
giornata di lavoro, le botteghe chiudono. Ma i tetti e i sampietrini conservano ancora un poco del calore del sole. I locali chiusi non fanno paura, da una finestra brilla una luce,
una impalpabile serenità vena il silenzio. Se ben ricordo Roland Barthes scrisse che la piazza è l’incontro con una verità sociale, che essa è partecipazione alla pienezza della realtà. Piazza del Mercato, un aspetto della quotidianità e la
suggestione di un desiderio indecifrabile.
Piazza del Mercato.
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Piazza San Pietro.
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Yuri Bizzoni
Notti tuscolane
Ho sempre creduto che le antiche superstizioni e i racconti
siano poesia pura o, se vogliamo evitare di essere melodrammatici, che siano un curioso caso di narrativa popolare, anonima e collettiva: ogni loro componente viene inventata, limata e prodotta in decine o centinaia di anni e viene
testata per altre decine o centinaia di anni, come per vedere se possa sopravvivere al tempo, ai cambiamenti, alle novità geografiche sociali storiche culturali e via dicendo; ma
nell’ultimo secolo, in un certo senso, sono andati svanendo,
attenuandosi ...
Verso i 15 anni cominciai a passeggiare ai confini del Tuscolo, riservando le mie attenzioni alla zona retrostante
l’Ombrellino e qualche volta alle Scuole Pie, guardando gli
alberi che sporgevano dai muri di contenimento. Era inutile sperare in un castello o un tesoro sconosciuti: ma cercavo qualche cosa di sottile; se il vento gonfiava le tende
di casa come le vele di un veliero, e soffiava in quel modo che ricorda un lamento enorme, pensavo al Tuscolo: i
vecchi devono conoscere quali terribili storie nasconde
quel posto, riflettevo sprofondato nel mio divano. Perché
un luogo del genere deve custodire qualche leggenda nera, qualche cosa di pauroso, e in un modo o nell’altro dovevo trovarla.
Questi pensieri erano forti specie all’ora che il sole scendeva e la luna appariva nella parte orientale del cielo.
La prima cosa che feci fu andare a chiedere a mia nonna:
“Raccontano favole, leggende, cose strane o soprannaturali
sul Tuscolo?”.
YURI BIZZONI. Roma 1989. Aspirante scrittore, vive a Frascati fino
ai vent’anni, eccezion fatta per
un intervallo di cinque anni a
Marsiglia. Studia a Roma come
studente di Lettere alla Sapienza e
vive a Roma dal 2009. Non ha
pubblicato quasi niente, ma ha
scritto molto.
Scrive il primo racconto che considera soddisfacente nel 2005: il titolo è La Strada Vuota, seguito da
Il Grande Albero: il Tuscolo è fonte di notevole ispirazione per entrambi i racconti. Il genere è un
vago horror, o un gotico, che l’autore considera utile a parlare di
queste zone.
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Nel 2008 con il racconto La Ragazza di Rafael arriva tra i venticinque finalisti del Campiello Giovani.
Vince il Campiello Giovani del Lazio con Il Tempo Stringe, racconto realistico e “impegnato”, pubblicato nell’antologia del Campiello Giovani del Lazio del 2010.
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Mia nonna lisciò i capelli:
“Le cose soprannaturali ... tks, sono superstizioni da scemoniti”. “Certo - dissi, guardando il bosco dalle finestre, - certo, fanno ridere, ma esistono, sul Tuscolo?”.
“Mah; qualche volta i guardoni vanno a spiarci le coppiette,
che vanno a farlo in macchina”.
“Ma esistono storie, che so, di streghe, o fantasmi, o ... lupi
mannari?».
“Streghe?!”. “Per esempio”. “Bah. Una volta, cinquant’anni
fa, dicevano di un Lupo Mannaro alle Scuole Pie ... però era
tutta una balla”.
Le nonne dei miei amici furono più produttive e una volta
ricavai una vera chicca: la casa isolata che sta alle cartiere
abbandonate di Grotta veniva infestata da “voci”, che la vecchia, da giovane, aveva sentito.
Il luogo era perfetto: circondata da piante ed alberi per centinaia di metri, a parte il canuto edificio delle cartiere abbandonate, la casa stava lì come un sasso gettato, e la gente
compiangeva la sua bella posizione, e mio padre diceva:
“Strano che rimanga invenduta: sta in un punto bellissimo”.
Con un amico decidemmo di cercare i fantasmi vecchi di secoli, e facemmo una sfida arrampicandoci da quelle parti, al
tramonto.
La casa faceva molta paura, ma nessuno spettro fu così gentiluomo da presentarsi: qualche riflesso metallico, qualche finestra rotta, e il freddo che interrompe le ricerche: il comune doveva aver messo in atto un piano di allontanamento spettri.
Ma era inaccettabile una resa del genere.
Le nostre indagini incontrarono così un’altra leggenda, e
cioè che la villa visibile dal Campo 8 Settembre, Villa Grazioli, con le sue belle finestre dipinte, era piena di fantasmi.
“Tutti i ragazzi avevano paura di quel posto” dissero alcuni
miei parenti, “perché credevano a queste superstizioni”.
Mia nonna confermò: nessun paesano andava a vivere da
quelle parti perché temevano i fantasmi e comunque un tipo che aveva osato costruirvi la casa, aveva finito per impiccarsi a 2 giorni dalla fine dei lavori.
Dirigemmo tutte le nostre fantasie su quella villa e, con lunghi preparativi, andammo a vederla, in una sera piovosa,
usando un vecchio torcione come arma.
I miei due amici indossarono pesanti soprabiti di impermeabile, adatti ad un’umida sera di paure, e l’attesa era cupa e
gravida di conseguenze: giungemmo alla villa, distante da
casa, e ai lampioni colorati, e alla porticina per gli ospiti d’onore, e al balcone coperto di lucine di Natale, e ai convitati in ritardo, e alla cena pacchiana in giardino: avevano trasformato l’edificio in un hotel-ristorante.
La spedizione era diventata inutile e stancante.
Continuammo per mesi e mesi a cercare soffiate e voci paesane, ad arrampicarci in posti strani cercando il fantasma o
il mostro.
Un giorno ci avventurammo all’interno del bosco in cerca di
lupi, ma trovammo solo un grosso cane.
Una volta andammo a vedere una casa abbandonata di Rocca di Papa, che dicevano avesse tra le sue mura dei deformi pericolosi, e infatti esistevano, ma erano dei nani da giardino di orribile fattezza (Brontolo era verde muschio, Pisolo e Mammolo erano gialli).
In un’altra occasione la nostra eccitazione per una dimora
dall’aspetto abbandonato venne guastata dall’arrivo di alcuni operai; i vecchi di Rocca di Papa raccontarono la leggenda terrificante della bambina fantasma che scende le scale,
ma la casa e la strada coinvolte erano inidentificabili e sembravano perplessi alla nostra richiesta di mostrarcele.
Molte altre volte abbiamo calzato le scarpe da ginnastica come stivali per addentrarci in qualche rovina abbandonata, e
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ora un animale, ora un’iniziativa culturale avevano tolto terreno a tutte le leggende e tutti i pettegolezzi inquietanti.
Riciclai quelle escursioni, ingrandendole come un marinaio,
per spaventare i miei cugini minori, e lasciai perdere; ma
certi giorni, se guardo il Tuscolo dal tetto di casa, e il sole
tramonta e vedo Villa Aldobrandini stringersi tra gli alberi
come un corvo di pietra, penso che qualche cosa dev’esserci sfuggito, perché un posto del genere deve nascondere
qualche innominabile segreto, un segreto custodito sin dalla sua giovinezza ...
- Nonna - ho chiesto l’altro giorno. - Sai una qualche storia
di fantasmi, o di misteriosi omicidi, qualche storia popolare
ambientata al Tuscolo?
- Aridaje - ha detto mia nonna. - In fondo è una semplice
montagna piena di alberi!
- Di sicuro - ho detto, - ma i popolani ... avranno pur ricamato qualche cosa, qualche storia, qualche fronzolo per
spaventare i bambini! ...
- Qualche cosa di soprannaturale, dici?
- Per esempio, ecco.
- Vediamo. BÈ, la maggior parte di queste cose in realtà
avresti dovuto chiederla alla tizia del primo piano. Sapeva
pure le leggende di Monte Porzio.
- Ma certo! Quindi quella del primo piano ....
- Ma è morta un anno fa.
- Ah. Peccato.
- Era vecchissima.
- Insomma conosci una, una sola storia sul Tuscolo o sui Castelli Romani che faccia in qualche modo paura?
- Nulla di particolare.
- Vabbé - ho detto, - ma qualche tipo che ha sbroccato, che
ha ucciso in qualche luogo suggestivo ... eh, o privilegiato
dalle Sette Sataniche! Sai qualche storia di Sette Sataniche?
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- Quali Sette Sataniche?
- Dai, ho sentito un amico che ha detto che nei resti della villa di Cicerone praticavano l’estrazione del cuore di agnello ...
- Non so nulla riguardo al Tuscolo - ha detto mia nonna,
chiudendo la conversazione.
Vuole nascondermi qualche cosa, sono sicuro. Ma questa
sera porto due bicchierini e una bottiglia di vodka al limone. Ride bene chi ride ultimo.
Bar dei Glicini (Mariolone).
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Via XX Settembre.
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Angelo Chieti
Frascati ieri Frascati oggi
Ricordo tanti anni fa, quando ero bambino, avevo una zia
che era innamorata dei castelli romani, in particolare di Frascati. Quando arrivava la primavera non c’era una domenica che non mi portava a mangiare in una delle tante fraschette esistenti nella cittadina: preparava le sue pietanze
squisite di cui ero ghiotto e insieme le consumavamo all’osteria.
A quel tempo erano numerosi i romani che frequentavano
questi locali e la maggior parte di loro si conosceva perché
erano parenti, amici o vicini di casa.
Era una gioia incontrarsi per trascorrere un pomeriggio tranquillo e spensierato e alla fine della giornata ci si dava appuntamento per la domenica successiva.
Era tutto bello: piazza Roma, piazza San Pietro, il monte Tuscolo, Villa Aldobrandini e tanto altro.
Io, anche se ero molto piccolo percepivo una grande armonia nell’aria di Frascati.
La cosa che a me è rimasta ancora impressa, anche se oggi
sono una persona della terza età, era il bar degli Specchi.
Di tanto in tanto io mi reco a Firenze dove ho diversi amici e parlando del più e del meno e dei nostri ricordi, non
manca mai quello del bar degli Specchi anche se loro ci sono stati in un periodo diverso dal mio. Anche qualche amico residente a Milano ogni tanto mi domanda se esiste ancora quel bar.
Oggi tutto questo sta scomparendo: monte Tuscolo non è
più affollato come una volta, a villa Aldobrandini è permesso l’accesso al pubblico a periodi; la sera durante l’estate,
Frascati, la perla dei Castelli Romani, si affolla ancora di per-
Angelo Chieti
Il poeta che venne dalla strada
Lo scrittore dai due volti
Angelo Chieti nasce a Formia, la
sua prima apparizione, come poeta, avviene nell’Aprile 2004 con la
plurivincente, a livello amatoriale, poesia Una fiaccola accesa seguita poi da molte altre, di cui alcune ancora vincenti. Nell’anno
successivo (2005) nasce anche come scrittore e i suoi romanzi già
pubblicati sono:
• “I ragazzi di Piazza dei Cinquecento”
• “Era ora: finalmente a casa”
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• “Ancora una volta”.
Sono ancora da pubblicare i romanzi:
• “Il meraviglioso e strano mondo
di Monica York” con sottotitolo
“Vite bruciate”
• “Quella valigia maledetta”
• “Dopo l’apocalisse finalmente
insieme”
e sette fiabe per bambini illustrate
con disegni dell’autore. Il poeta
ha partecipato a molte manifestazioni artistiche, ed ha ancora tanta voglia di lottare nel difficile percorso dell’editoria, ma con tanto
ancora da dare.
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sone, ma non ci sono più le fraschette numerose come una
volta, ne è rimasta solo qualcuna, al loro posto sono sorti
moltissimi pub e ristoranti.
Ora mi domando: oggi c’è qualcosa di Frascati di ieri, ma di
Frascati oggi che rimarrà a Frascati di domani?!
Dedicato a Frascati la perla dei Castelli
Romani
Ci si alza la mattina per guardare all’orizzonte, poi tutti
quanti insieme ci incamminiamo per il sentiero che ci porta al monte Tuscolo. Ognuno cerca un posto all’ombra per
avere un po’ di fresco, perché quando arriva il sol picchia
forte e son dolori, poi verso mezzogiorno facciamo tutti una
ricca colazione con cibi genuini e con il Frascati Superiore.
Dopo aver mangiato tanto facciamo tutti un sonnellino fino
al tramontar del sol, poi quando si fa sera scendiamo tutti
dal Tuscolo per recarci a Piazza Roma dove pian piano si riempie di turisti gente del posto e di tutti i paesi vicini, per
gustare fino a tarda notte nelle osterie e nei ristoranti le primizie di Frascati e ancora il Frascati Superiore.
Galleria Vittorio Emanuele II.
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Parco dell’Ombrellino.
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Lucio De Felici
Il vecchio e la moto
Chissà che fine avrà fatto la mia bella Harley Davidson rossa! Ricordo d’averla acquistata nel 1954 con i primi guadagni... La Davidson mi piaceva da impazzire, mi sentivo affascinante e irresistibile. Tra noi c’era un’unione viscerale come l’amore e l’odio, la vita e la morte. L’avevo solo io, guai
a chi provava a toccarmela. Ancora oggi, quando ne vedo
correre qualcuna, la nostalgia delle lontane sensazioni ritorna a solleticarmi il desiderio, ma armai l’età è come un macigno dinanzi ad una porta. Tra i ricordi che la moto mi porta dietro, mi viene in mente quella del vecchio Andrea.
Dunque con la mia Davidson correvo in pieno centro abitato... Le strade periferiche di Frascati suscitavano i miei sfoghi circensi... Gettai lo sguardo lontano, le insegne al neon
si rispecchiavano sull’asfalto riflettendo colori diversi. Diedi
il gas ed accelerai il tempo. Mi sentivo proiettato nello spazio. Un piacere immenso. D’improvviso un’ombra, laggiù mi
richiamò alla realtà. Strinsi con forza il manubrio e tolsi il
gas. L’ombra allora, visto che la mia moto diminuiva di velocità, scese dal marciapiede, poi ebbe un attimo d’esitazione ritornando sui suoi passi. Diedi di nuovo il gas. Ma proprio in quel momento l’ombra discese di nuovo dal marciapiede. Era armai a pochi metri da me. Mi mancò il fiato, con
tutte le mie forze frenai sterzando a sinistra per evitare l’impatto. Purtroppo l’ombra, appena sfiorata, cadde a terra.
LUCIO DE FELICI è nato a Frascati (Roma) nel 1930 dove vive e
svolge attività professionale. È stato iscritto alla SIAE dal 1951 al
2003 per aver firmato numerosi
testi teatrali per compagnie amatoriali, pubblicati quasi tutti dalla
“Editrice Ancora” di Milano. Alcuni di questi testi sono stati tradotti e rappresentati negli Stati
Uniti. In Italia la commedia più
recitata è stata: “Riuscirà mia moglie a sposarlo?”
“Si è fatto male?”: il vecchietto era caduto di colpo a sedere
sull’asfalto senza muoversi di un millimetro. Sembrava di
ghiaccio. “Ehi, si è fatto male? Mi dica qualcosa.” Il vecchio
Ha esordito nella narrativa con il
romanzo “I desideri maligni” (Rebellato, Padova, prima edizione
1966, seconda 2002), poi il libro di
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racconti “Il chiodo” (Messaggerie
del Libro, Roma). Nel 1999 ha pubblicato il romanzo storico “I figli di
Marozia” (Ed. Banca di Credito
Coop. dei Tuscolo), nel 2002 e nel
2003 i volumi “Istantanee Tuscolane”, vol. 1° e vol, 2° (Ed. Associazione Amici di Frascati).
Nel 2003 ha scritto il libro “Storie
d’amore e di odio” (ed, MEF, Firenze) contenente racconti moderni e antichi.
Nel 2005 ha curato l’edizione italiana del libro dell’americana
Clara L. Wells: “Colli Albani - Frascati” pubblicato in inglese nel
1878, mai tradotto, contenente 39
fotografie d’epoca della città castellana. Una rarità, un successo
di critica e di vendita.
Ben tre edizioni (2005, 2007,
2010).
Nel 2006 ha dato alle stampe, dopo un intenso lavoro di ricerca
durato oltre dieci anni, il corposo
volume “Dizionario Biografico di
personaggi nati o vissuti a Frascati”, scritto in collaborazione con
Valentino Marcon, edizione del
“Centro Studi e Documentazioni
di Frascati”, di cui De Felici è presidente e animatore.
Numerosi articoli e saggi su argomenti storici vengono pubblicati
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continuava a stare zitto. Si alzò da solo, poi lentamente prese a toccarsi per tutto il corpo, si palpò le gambe, le ginocchia, il petto, si passò la mano sul braccio senza fiatare. Rimasi a guardarlo aspettando anch’io che finisse quell’operazione.. Con la sguardo cercavo di vedere se ci fossero sull’asfalto tracce di sangue. Niente. Mi sembrò un miracolo.
Non riuscivo a capacitarmi come avessi potuto evitare la tragedia.
“Dunque, niente? Sente dolore da qualche parte? Me lo dica
pure.” Il vecchietto mi fissò bene in volto aprendosi in un
sorriso generoso che si prolungò oltre misura. Tutto questo
serve a sdrammatizzare l’accaduto e a sciogliere quel patema che si era formato dentro di me.
“Venga, venga a prendere qualcosa al bar”. “No, grazie, non
si scomodi. Sto bene, non lo vede?”. “Un cognac è quello
che ci vuole. Sono contento che non si sia fatto niente.”
“Ha detto un cognac, vero? Lo prendo, lo prendo...” Mi seguì, quasi saltellando, al bar con una strana contentezza. Solo allora presi a guardarlo con curiosità. Poteva avere circa
settantacinque anni, un’aria di rassegnazione lo rendeva
simpatico a prima vista. “È stata colpa mia”, gli dissi mentre
assaporavo con avidità il suo cognac, “non sono riuscito ad
evitarla. Andavo a troppa velocità..”. M’interruppe aprendo
gli occhi che per un attimo mi parvero spiritati. “Ma che dice? Stia zitto. Colpa mia, colpa mia e basta. È stata la mia indecisione e basta. Lei non ha nessuna colpa.”
“Capisco. Ma se non avessi portato quella velocità, forse
avrei potuto evitare il contatto.” “Non dica sciocchezze. Sarebbe stato lo stesso.” “La ringrazio. Ma...”
Di nuovo m’interruppe lasciandomi sbigottito per la vivacità con la quale riusciva a condurre la conversazione. In effetti, egli aveva superato subito il trauma, mentre io ancora
avvertivo sensi di colpa. “Mi chiamo Andrea. E lei?’. “Lucio.
Ritorna a casa per la cena?”
“Io sto all’istituto Sacro Cuore, poco distante da qui. Lo conosce?”. “Si, si, lo conosco. Vuole che la accompagni lì?”.
“Sono uscito poco fa”. “Ah, si? E dove andava?”. “Da mia figlia. Abita dopo Fontana Vecchia”. Mi sembrò naturale che
lo invitassi sulla moto per condurlo dalla figlia. Accettò con
entusiasmo. Cominciò a parlarmi dei due nipotini con la fierezza del nonno che si immortala in loro. Non finiva mai di
parlare, m’introdusse nel suo mondo senza che io ne provassi stupefazione. Tentai di capire perché la figlia lo avesse abbandonato all’ospizio. Si ribellò di scatto. “No, no, caro signore, lei non deve rimproverare mia figlia. Lei non ha
colpa se io mi trovo chiuso lì dentro. Ho altri due figli, altri
nipotini, che abitano poco lontano... Vado sempre a trovarli, porto dei regali, mi fanno le feste. Non riesco a spendere tutta la pensione, me ne resta sempre un po’. Così mi fa
piacere comprare giocattoli e articoli per la scuola per i miei
nipotini. Mi stanno sempre aspettando.”
“Allora il denaro non le manca?”. “Ho una buona pensione
con la quale riesco a pagare l’istituto e vivere in santa pace.
Ma non basta.” Abbassò la testa come se fosse stato improvvisamente bastonato, tanto è vero che d’improvviso aveva
perso la sua euforia e cercava di mascherare il disagio che
gli avevo procurato. Dopo un breve silenzio, gli dissi in tono familiare: “Così, Andrea, i suoi tre figli non riescono a tirarla fuori dall’ospizio?”. Quasi gridò: “Come sarebbe a dire?”
“Potrebbero trovargli un’altra sistemazione meno anonima,
sul mensile locale ‘Il Tuscolo”, che
riserva all’autore una pagina.
Nel 2010 ha firmato la interessante biografia dell’attore frascatano
Tino Buazzelli, deceduto nel 1980,
dal titolo: “Il grasso e il magro”.
LUCIO DE FELICI, nutrito di studi
classici e scientifici, è uno scrittore
a tutto campo, la sua biblioteca è
talmente vasta da occupare un intero appartamento. In questi ultimi
venti anni, dopo una lunga esperienza teatrale, si è dedicato alla
storia dei proprio territorio con posizioni anticattedratiche che possono condensarsi nel pensiero di Koseilech (“Futuro passato”):
“Se la storia fosse una scienza esatta, dovremmo essere in grado di
scoprire il futuro degli Stati. Ma
non lo possiamo, poiché la scienza
storica si scontra ovunque col mistero della personalità. La storia è
fatta di persone, di uomini come
Lutero, Federico il Grande, Bismarck. Questa verità, grande,
eroica, resterà viva sempre; e come
accada che questi uomini compaiono in scena, l’uomo giusto a!
momento giusto, sarà sempre un
enigma, per noi mortali... Il tempo
forma il genio, ma non lo crea”.
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più umana. Tutti sanno che al Sacro Cuore l’ambiente è davvero deprimente o sbaglio? Lei, Andrea, mi appare ancora
come un uomo vivace, con un forte istinto di conservazione e di rinascita”. “Ecco, si fermi qui, sono arrivato. La ringrazio di tutto.” Non feci in tempo neppure a salutarlo, correva come un ragazzo verso il portone dove abitava la figlia.
Si girò appena salutandomi con la mano. Il sorriso gli era
pervenuto di nuovo sulle labbra.
Mentre ritornavo a casa sfrecciando come il solito in modo
criminale, ripensavo ad Andrea, a quello strano incontro.
Non avevo alcun dubbio circa il fatto che il suo buon umore nascondesse una gran solitudine e il distacco dalla gente
che lo circondava, dalla famiglia di cui ricercava il calore. Mi
chiedevo se anche io, a quella età o forse prima, avrei potuto trovarmi nelle stesse condizioni psicologiche di Andrea.
Un Andrea per ciascuno di noi resta in agguato all’angolo
della strada dove corre la nostra vita. La disperazione sconvolge in tale misura la mente e il cuore da sopprimere ogni
senso di lucidità, di logica umana. Così in superficie pervengono tutte quelle passioni perverse che durante la vita normale siamo riusciti a reprimere nella coscienza.
Andrea in quel momento rappresentava per me l’uomo alla
ricerca dell’amore. Sapevo poco di lui, semplici domande,
altrettante risposte che non mi davano la possibilità di approfondire. In fondo non volevo approfondire un bel niente, poiché sapevo che alla fine mi avrebbe assalita una gran
tristezza. Già quando correvo abbracciato alla mia Davidson, sentivo un freddo inusuale invadermi tutto ed ero cosciente che non veniva soltanto dal vento che tagliavo di
netto. Andrea non era solo un incontro ma anche una grande verità. Bisognava dimenticarlo al più presto. Dopo alcu-
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ni giorni mi ritrovai a correre per quella stessa strada, quasi alla stessa ora. Avevo completamente dimenticato Andrea,
i suoi occhi accesi e il suo sorriso avido di certezze. Non ebbi alcun dubbio, di lontano un’ombra tentava di attraversare la strada con la solita titubanza del vecchio rincitrullito.
Questa volta non mi feci trovare impreparato, fermai la moto di colpo dinanzi a lui facendo urlare i freni per incutergli una paura infernale. “Ciao, Andrea!”, gridai con un tono
perverso nella voce. Mi guardò spalancando gli occhi come
se fosse stato sorpreso a rubare, non sapeva se rimanere fermo o fuggire. Continuava a guardarmi in silenzio e immobile. Senza capirne la ragione, mi apparve un uomo familiare, un vecchio amico cui si deve riconoscenza. “Ti ho impaurito, eh? Per farmi perdonare ti voglio offrire un cognac.
Ti va?”
Montò subito sulla moto e ci portammo al solito bar in un
attimo. Bevve con avidità. “Vai da tua figlia, come sempre?
Scusami se ti do del tu. Mi sembra di conoscerti da tanto.”
“Mi aspettano i miei nipotini, ecco porto loro questi regali”
Mi mostrò un pacco che custodiva con gelosia sottobraccio.
“Ho capito. Ti accompagno, ti va?”. “Grazie. Sono in ritardo,
ti sono davvero grato.” Volevo conoscere quest’uomo perché percepivo qualcosa di misterioso nel suo modo di presentarsi e di guardare. Lui non si fece attendere. Nel breve
tratto che ci separava dalla moto, cominciò quasi a gridare
come se dovesse difendersi da una serie di accuse che gli
ribollivano dentro ed io fossi un magistrato inquirente che
osava accusarlo spietatamente.
“Noi vecchi diamo fastidio, amico mio, prima di tutto ai figli
e poi al resto dell’umanità. I figli ... una delusione preannunciata... a volte una disperazione continua ... Nessuno ha i figli che vorrebbe avere. Il più grande non mi parla da sei anni, mi ha messo le mani addosso per non avergli dato cento
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milioni. Come potevo farlo? Gestiva un negozio d’abbigliamento al centro della città, è andato fallito. Se l’è mangiato
con il gioco dei cavalli. Così in poco tempo ha perduto un
capitale e poi... anche la moglie. Il secondo non voleva che
donassi l’appartamento alla sorella, mia figlia. Mi ha denunciato per incapacità di intendere. Anche lui non mi parla più,
non mi vuole più vedere. Mia figlia è l’unica che mi consola e mi sta un po’ vicino, non so se per affetto o per il rimorso di essere stata favorita a danno dei fratelli. Ha un marito
alcolizzato e non vuole abbandonarlo a se stesso.”
Mentre lo trasportavo, continuava a parlare gridando. Io
sentivo la sua disperazione dilatarsi... I suoi occhi neri spalancati sembravano abbracciarmi. “I vecchi, amico mio, non
sono mai stati accettati dall’umanità. Presso gli Incas venivano condotti vivi in profonde caverne scavate nella roccia e
chiusi dentro da grossi macigni. Presso tutti i popoli della
terra i vecchi sono stati uccisi per rubare loro il danaro, le
proprietà, i beni. La Chiesa stessa, per garantirsi la sopravvivenza, si rivolgeva ai vecchi per farsi donare le case prima di morire e assicurare loro il paradiso. Anche adesso siamo sopportati per legge e non per amore. Gli ospizi sono
come carceri abbandonate, anzi sarebbe meglio dire: sono
ospedali per malati terminali. Ma io, amico mio, non ci sto.
Quando passo io me la filo. Scappo via in cerca di avventure. Non ho un’auto, mi faccio rimorchiare da qualcuno. Se
non lo trovo, rischio un incidente come ho fatto con te.
Adesso mi sono fatto rimorchiare di nuovo.” Mi ero fermato sotto il portone di casa della figlia. In quel momento Andrea, nella sua abituale immobilità, mi appariva scalcinato,
svuotato come una canna cui aveva succhiato il midollo. In
questo vuoto, appena palpabile, vibrava la sua anima in
procinto di finire. Era ormai un uomo naufragato ed lo non
potevo aiutarlo. Lo lasciai parlare ancora perché ne aveva
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bisogno. “Ho l’urgenza di fuggire dall’istituto per non diventare preda della morte, per sentirmi ancora vivo. Il chiuso,
il silenzio, la sensazione di vuoto mi distruggono dentro e
mi accorgo di uscire di senno. Il distacco dalla vita si avvicina.” Avevo finalmente capito che per Andrea la vita quotidiana aveva preso una piega di crudele e disperata follia.
“Sei giovane e questo problema non ti sfiora neppure. Ti do
persino fastidio, vero?”
“No, Andrea, ti sbagli. Mi sei davvero simpatico. Anzi, se
vuoi il mio convincimento, debbo confessarti che i vecchi
mi sono molto simpatici.” “Lo affermi per farmi un complimento, per confondermi le idee.” “Se ti ostini in questo modo, non può esserci dialogo, vuoi farti del male ad ogni costo. Non c’è dubbio che la vita non sia stata generosa con
te, ma forse anche tu, devi ammetterlo, hai commesso qualche errore. Sbagli quando affermi che io non avverto il gran
problema della vecchiaia. Alla mia età mi sono reso conto
che per vivere bisogna adattarsi alle ingiurie del tempo e all’ingiustizia degli altri sempre pronti ad invidiarti e a tradirti. Spesso nutriamo la speranza che tutto cambi, ma quel
giorno che aspettiamo non arriva mai e così diventiamo
troppo vecchi e stanchi per poter volare. Per salvarci ci rimangono solo i sogni e la fantasia che ci permettono di
camminare sopra le angustie e le ingiustizie. Io fuggo con
la moto, da solo, verso un mondo che non conosco e che
forse non esiste. Non sei d’accordo con me?”
Andrea non mi rispose, vedevo nella fioca luce della sera, i
suoi occhi riempirsi di lacrime. Non riusciva a nascondere il
suo turbamento, quasi se ne vergognava. Lui ne conosceva
bene la ragione... Piangeva... piangeva per l’improvviso desiderio di piccole cose finite, come il caldo del fuoco in cucina la sera d’inverno, la tranquillità di un tempo goduta in
famiglia quando i figli, ancora in tenera età, gli correvano
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intorno, e infine l’orgoglio di essersi sentito un uomo e ora
un povero vecchio abbandonato.
Non lo vidi più. Andai a cercarlo all’ospizio, dopo pochi
giorni, per dirgli cose che gli avrebbero fatto piacere. Mi dissero che era fuggito di nuovo e che non era più rientrato
come faceva sempre. Neppure i figli erano riusciti a trovarlo, inutili gli appelli sui massmedia. Nessuno sapeva dove
fosse andato, dove fosse finito. Sparito. Sparito per sempre,
per tutti. Solo io conoscevo il suo segreto. Andrea si era incamminato dentro una lunga spelonca verso il centro della
terra come un vecchio incas in cerca di pace e di salvezza.
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Piazza S. Pietro.
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BASC, Galleria.
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Rosanna Massi
Lettera d’amore ai Frascatani d’Italia
Cari amici,
come proclama un mio ardente ammiratore ogni volta che
mi fa visita, io VI AMO, vi amo con tutto il cuore, con tutta
me stessa. E mai tanta profferta d’amore fu più veritiera di
questa mia, perché letteralmente senza di voi io non potrei
vivere.
Ma anche voi, permettetemi di dirlo, senza di me vivreste
molto peggio, non vi pare?
È per voi che tutti i giorni io lavoro sodo per mantenervi
perfettamente in ordine il giardino delle parole dette.
E allora seleziono, raccolgo, poto, togliendo rami secchi o
mettendo al riparo le piantine più delicate.
Cosa? Sento dire che voi di questo giardino non sentite alcuna necessità e addirittura non sapete che farvene?
Amici miei, ravvedetevi! Magari stracciatevi anche le vesti
perché siamo arrivati ad un punto di non ritorno: o le biblioteche si estinguono come i mammouth o le biblioteche,
al contrario, arrivano alla loro piena maturazione diventando la carta d’identità della nostra specie.
Sono sicura che il mio augurio coincide con il vostro: lunga
vita alle biblioteche!
Dolci utenti miei - non vi sia invisa, come spero, questa soave denominazione perché in un mondo dove tutti sono
clienti, voi potete fregiarvi del nobile titolo di utenti - vi parlo a cuore aperto come si usa tra gli innamorati.
Mi sembra, ditemi se sbaglio, che mi trascuriate un po’, che
ve ne andiate dietro alle svolazzanti gonnelle delle nuove
tecnologie, abbacinati dai tacchi a spillo della Rete. E mi sottovalutate, troppo mi sottovalutate! Nel vostro immaginario,
Rosanna Massi è nata ad Arcevia
(AN) e risiede a Grottaferrata.
È laureata in lettere e specializzata presso la Scuola per Archivisti e
Bibliotecari dell’Università La Sapienza di Roma.
Il suo universo letterario è costellato da tante splendide stelle, tra
cui: José Saramago, Derek Walcott, Carlo Emilio Gadda, Italo
Calvino, Lawrence Sterne.
Ha pubblicato nel 1990 “Un mondo di eroi” e nel 2001 “Il segreto di
Adamo ed Eva”
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non so per quale perverso meccanismo, si è insediata l’idea
fasulla che i miei ambienti siano polverosi.
Ora, senza farvi del male vorrei pacatamente dirvi che i
buoni libri (è ovvio che non tutti sono meritevoli di interesse) sono pulvirepellenti - repellenti alla polvere -.
Vi dirò di più, l’attitudine pulvirepellente è inversamente
proporzionale all’età del libro, perché questo più rientra tra
i classici dell’umanità e meno è attaccabile dalla polvere, la
quale, state attenti, è più facile che si attacchi alle opere usae getta della modernità.
Mi dispiace, sarò sincera, questa vostra malcelata freddezza
nei miei riguardi e nei riguardi della mia sorte.
Mi dispiace tanto più perché io, invece, sono tutta protesa
verso di voi, faccio del mio meglio per conoscervi quasi uno
ad uno per cercare di comprendere le vostre esigenze e i vostri bisogni. Vorrei sottolinearvi che qui trattasi di un raro
esempio di amore gratuito giacché il mio interesse coincide
esattamente con il vostro. Voglio ricordarvi infatti che il mio
scopo e la mia ragione di vita è soddisfare le vostre esigenze.
Per dimostrarvi che il mio non è un amore possessivo vi dirò che non intendo assolutamente tenervi lontano dalle sirene tecnologiche.
Come potrei, non ricordo forse che anche la scrittura è una
tecnologia e che al suo apparire molti erano contrari al suo
utilizzo in quanto ritenevano che ostacolasse il rapporto diretto degli uni con gli altri?
Anche oggi ci troviamo ad un passaggio simile e non si tratta di rifiutare le novità, si tratta soltanto di non diventare
preda di follie collettive che additano il libro come oggetto
insulso e ormai privo di qualsiasi valore.
Ora, cari amici miei, utenti veri e immaginari, in giro qualcuno mormora che noi biblioteche, per rimanere tali, dobbiamo cambiare i nostri connotati. Più o meno è come se a
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voi dicessero che per rimanere Renzo Rossi dovete cambiare faccia.
Per me, sento odore di bruciato.
Non sarà, forse, che per rimanere fedeli a Renzo Rossi non
si debba cambiare la faccia, ma invece si debbano esplicitare tutte quelle potenzialità ancora inespresse che renderebbero ancora più autentico Renzo Rossi?
Anche noi biblioteche siamo come Renzo Rossi: dobbiamo
ancora esprimere tutte le nostre potenzialità, in gran parte
ancora nascoste.
Bene, amici miei carissimi, luci dei miei occhi, venite a casa vostra, discutiamo insieme dei libri che vi sono piaciuti e
di quelli che non vi sono piaciuti affatto.
Venite a leggere le vostre poesie e ad ascoltare quelle dei
Maestri.
Venite, venite gente, la casa dei libri è la più accogliente che
ci sia e sotto il suo tetto nessuno è escluso.
Perdutamente vostra
Biblioteca Archivio Storico Comunale di Frascati
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Villa Torlonia.
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Marco Orlandi
La luce elettrica
è luna,
e le gru sollevano i sogni:
perché l’anima di questo paese
si conserva nelle cantine.
In questo salotto di vicoli vecchi
davanti a un lume di candela
col tarallo e il vino in bocca,
si va avanti comunque:
imperativo,
tarlo della vita.
Ap-Pendici tuscolane
Sui ruderi preservati
si appostano gli animi
che si prestano al volo
sulla scoscesa del monte
dal silenzio di ovatta.
La città si innalza,
come a tirarli giù.
Ormai è ovunque,
la grande madre città,
con le luci sempre accese, di notte,
per paura di sparire, forse,
perché nelle crepe
l’erba rinasce.
Marco Orlandi è nato a Roma e vive a Vermicino. Laureato in Lettere
(con tesi sullo storico delle religioni
Ernesto de Martino), lavora nell’insegnamento e nel sociale.
Protagonista di eventi culturali e
reading poetici nella Capitale e a
Frascati, ha esordito artisticamente con il racconto Altra corsa
(Fiori del Bene, Roma 2006), metafora sul ciclo della vita. Ha pubblicato recentemente la raccolta
poetica Il tuffatore (Universitalia,
Roma 2009), ispirata alla celebre
raffigurazione di Paestum, con
prefazione di Biagio Propato (un
viaggio “alla ricerca del luogo interiore dove tutto si compie senza
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spostamenti […] Marco Orlandi sa
assaporare tutte le fasi che costituiscono l’impresa del tuffo e tesaurizzare il ricavato dell’esperimento, immergendosi, senza produrre eclatanti inutili frastuoni,
nelle interconnessioni, per sondare meglio il reticolo garbugliato
del mistero che sovrasta il veduto e
il non veduto, andando oltre i soli sensi, affidandosi ad una rarefatta magia, come unico strumento per spiegare, anche ossimoricamente, de rerum natura”).
Con i poeti Cony Ray e Gabriele
Peritore è autore e voce per il ConcertoPoesia - La Poesia È Reale, attualmente in scena nei circuiti Biblioteche di Roma e Provincia di
Roma. La Poesia È Reale, che sostiene l’attività di Emergency, è un
progetto “per un ritorno Reale della poesia nella comunicazione sociale […] attraverso l’esibizione live di un concertopoesia”.
È tra i protagonisti del film Poeti
(2009), di Toni D’Angelo, che ha
concorso a Venezia alla 66ma
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica per la sezione
Controcampo Italiano.
[email protected]
http://poesiareale.blogspot.com
Facebook: Marco Orlandi
Facebook: La Poesia È Reale
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Il panorama verde
permette il volo,
movimenti tessuti col tempo,
sulle trame dei salti nel buio,
che ci attende:
c’è chi chiude gli occhi,
chi li apre all’azzurro:
come piume di pavone
sono tutti i rami
spalancati dal vento.
Avverti
nonostante tutto
come nulla sia cambiato,
ma devi concentrarti,
ripartire dalla formica sullo zeppo secco;
dal cane sconosciuto che ti porge il sasso,
per lanciarlo lontano.
Ripartire:
dai fiori delicati,
selvatici.
Frascati, ancora
Il sole
scalda gli infissi delle finestre
ma il calore a volte asfissia,
il blu chiaro
penetra nelle tempie.
Serve altra acqua
per nascere ancora,
tra lampi e tuoni.
Serve ancora
questo paese,
che resiste
alle invasioni degli oggetti
esalando aria di uva,
miraggi dei palazzi d’arte
eretti dagli uomini
per non morire.
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Palazzo Vescovile
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Eliana Rossi
Straniera nella terra natia
Il rumore dei passi è attutito dai gradini ruvidi di tufo della
scalinata che appare compressa fra la chiesa di san Rocco,
come la chiamano affettuosamente i vecchi frascatani, ai
quali se invece gli chiedi dov’è santa Maria in Vivario ti rispondono “no saccio”, e il Palazzo vescovile.
Il vento di tramontana mi coglie all’improvviso con una sferzata gelida sul viso e s’intrufola tra i vicoli spazzando via alcune foglie secche e accartocciate. Scheletrici i rami nodosi
dei secolari platani, attorno all’austera fontana di piazza
Paolo III, incorniciano in un abbraccio le casette strette l’una all’altra delicatamente tinteggiate che ad un acquerello di
Roesler Franz ti pare si siano ispirate.
Quante volte ho percorso via dell’Olmo respirando a pieni
polmoni il profumo di pane appena sfornato, di dolci e biscotti al miele, della pelle e della colla del ciabattino... ecco, la riconoscerei tra mille strade, anche ad occhi chiusi.
Non ho voglia di tuffarmi nella solita routine quotidiana, oggi è una giornata speciale è la Vigilia di Natale.
Mi siedo sull’unica fredda panchina di un verde smagliante
e ammiro nella piazzetta dell’Olmo un presepe originale,
mentre i rintocchi del campanile romanico si diffondono per
l’aria cristallina.
La natività è racchiusa in una piccola botte e semplici bottiglie rivestite di panni ruvidi delineano la solennità dell’evento.
Poco più in là alcune anatre in un piccolo specchio d’acqua
starnazzano contente e quel luogo diviene crocevia di tanta
frettolosa gente che si affretta per gli ultimi preziosi e golosi acquisti.
Eliana Rossi è nata a Frascati ove
risiede è giornalista e scrittrice, laureata con lode in Letterature Comparate alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor
Vergata è altresì cultore della materia nella suddetta Facoltà. Negli anni Novanta partecipa a diverse edizioni del Premio Città di Torino che
pubblica i suoi racconti nell’antologia Cultura e Società; nel 1992 si
classifica al 5°posto con il racconto
L’eredità; nel 1993 partecipa al concorso nazionale Letteratura d’Amore e si aggiudica il 2° premio nella
sezione Fiaba con Il bambino Groll;
nello stesso anno al Premio Città di
Torino, nella sezione narrativa, si
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conferisce la segnalazione di merito
al racconto storico Piace ad Atòn.
Nel 1995 riceve due menzioni, la
prima al Premio Città di Torino,
per il romanzo inedito Pochi attimi per decisione così motivata:
“Un romanzo d’azione, dalla trama ben definita. L’Autrice conferma la propria valenza narrativa e
la versatilità creativa, già manifestata con opere precedentemente
premiate. Lessico curato, che, nell’insieme, propone una rappresentazione in chiave moderna della
quotidianità”(Ernesto Vidotto) e
la seconda al Premio Internazionale per la Pace per il romanzo
inedito Voglia di fuggire con la seguente motivazione: “Romanzo
scritto con la consueta capacità
espressiva dell’Autrice. Una storia
familiare che si svolge negli anni
dell’ultimo conflitto mondiale “.
Si classifica al 2° posto al Premio
Olevano 2000 nel 1996 con il racconto L’indugio. Nel 1997 vince,
ex aequo, il concorso di poesia indetto da Gabrieli editore che le
pubblica la silloge Momenti di vita. La stessa casa editrice sceglie
alcune sue poesie per inserirle nel
documentario Vita e poesia, altre
sono incluse nell’antologia Noi
poeti del Lazio e della Toscana
(1998). La Ibiskos editrice, nel
1998, pubblica la lirica Notte insonne nell’antologia Versi felini e
nel 2008 è la volta della poesia in
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Quattro note della zampogna richiamano frotte di bambini
e più non vedi il piccolo, grezzo presepe, ma l’atmosfera è
cambiata, la durezza nei cuori si è sciolta al tepore di un
sorriso.
Ritrovare nelle piccole cose d’altri tempi il legame con un
passato nobile e contadino mi fa sentire a questa terra più
vicino e oggi meno straniera nella mia città natale.
romanesco La riverenza ad apparire nella raccolta RomainRima.
Nel 1998 Gabrieli editore cura l’edizione del romanzo Voglia di fuggire, mentre sono del 2007 le pubblicazioni della tragi-commedia Il
ritardo fatale e il saggio di letteratura critica La voce narrante in Verga Pirandello Scotellaro a cura di
UniversItalia editore del quale è
uscita la 2^ edizione a giugno
2010. Ha ricevuto l’onorificenza di
Ambasciatore di Pace dalla Universal Peace Federation nel 2006.
Piazza dell’Olmo.
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Piazza Paolo III e Palazzo Vescovile.
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Angelo Tobia
Vite
per entrare in città dovevi attraversare un vigneto con i piedi nudi sentire la terra intimamente
il sottile mantello umido di sudore scivolare dalla tua pelle
i palazzi furono costruiti con i frutti della terra con l’acqua
profanata
dalla casa di domitilla che aveva mosaici sulle leggende degli eroi e degli dei e i braccianti impastarono i mattoni per
far respirare il dio delle illuminazioni il vino
che fioriva a maggio e moriva ad agosto nelle sue culle di
paglia nelle cantine dove decideva del bene e del male
i contadini scoprirono urne di pietra lavica e catacombe ossa di uomini destinate a diventare reliquie
viaggi di cenere e di fede per tenere la terra morbida nei vigneti
che presero il nome di santa teresa san matteo san marco
san paolo santa benedetta e santi apostoli e anche la città
aveva un nome di vino il pagano e il cristiano si innestarono per un unico frutto
in ogni angolo c’era un’ insegna che descriveva
la corsa dei ramarri sull’uva tagliata con la voce dei grappoli
frascati e guide che conoscevano in tutte le lingue le storie
delle vite passate in ogni angolo c’erano tralci d’uva e viti
rampicanti dove gli uccelli nidificavano e cantavano del volo
sulle labbra negli uomini che cercavano la vite perpetua
e non c’era nemmeno una banca o una pizzeria un’agenzia
immobiliare o un negozio di abbigliamento perché ubriacarsi era proibito
era ammessa solo l’ebbrezza dove potevi rinascere nelle vite passate
Angelo Tobia è nato a Frascati,
si occupa di stampe antiche dei
Castelli Romani e di antiquariato.
Ha pubblicato su varie riviste di
poesia tra cui Anterem, la Tartaruga ...
Ha pubblicato “Cosmografia del
bacio” (ed. Nuovo Millennio) premiato con segnalazione al premio
“Lorenzo Montano ‘2008”di Verona, “Miniature per l’alfabeto interiore” (ed. Outline).
È presente nella pubblicazione
“Andata & Ritono”a cura di Riccardo Agrusti (ed. I fiori del Bene).
Di prossima uscita “Leggenda delle immagini”e “lo spirito poetico
dei luoghi’
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e forse avere un nido una frasca fuori dalle osterie per indicare che il vino era pronto che era possibile stordirsi nelle
illusioni
per entrare in città dovevi camminare a piedi nudi e fermarti a leggere le insegne che ti raccontavano degli uomini latini che avevano la fuga nello sguardo
degli indumenti e delle armi dei guerrieri antichi sepolti sotto i vigneti del fremito di una donna che cantava dal balcone invece di piangere del mosto inebriante che sbucava all’improvviso vestito di malva sia il suo profumo protetto per
sempre
e qualsiasi strada prendevi potevi trovare nei tavoli all’aperto una notizia sulla vendemmia o sul retrogusto di un vino
che colpivano la tua immaginazione
perché il tuo corpo si nutriva nella bellezza del paesaggio e
ogni pensiero viveva profondamente nella sua lunare foglia
palmata e comprendeva la cura necessaria
per far rifiorire il dolce succoso chicco nella mente il viticcio attorcigliato della conoscenza
il sorso che è nelle cose che si collegano tra loro e poi
scompaiono
e in fondo alla piazza principale ricoperta di viti che in autunno avevano le foglie arancioni e rosse verdi e gialle che
erano i colori primordiali dell’universo
c’erano vicino ad una fontana e ad una galleria libri
tanti libri sempre aperti che ti raccontavano il mondo che
era fuori lontano da te in cui comparivano tutte le immagini vere che erano state nelle tue vite attraverso le parole e
la lunga descrizione dell’esilio dei luoghi dove siamo ora
chiusi nell’eterna attesa di ritornare
nell’uomo del passato e del futuro
prima che il presente con la sua nascita e la sua morte ci distrugga per sempre
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un verme schifoso strisciava sopra un cartoccio di olive ammuffite
tra teste che galleggiavano con i gelati in mano naufragando tra bottiglie rotte e urla
di assioli disperati intorno alle fontane antiche e infette dove si accampavano stranieri sbandati e ubriachi nell’indifferenza di tutti
si uccideva nei cortei prefabbricati dove di notte si vendeva
la testa di giuda
per una scatola di saponette e unguenti per la memoria che
cancellavano il passato per il soffio del nulla si vendevano
continenti rubati agli schiavi nelle piazze
e il silenzio come trappola per migratori che soffocava la
voce nella gola
e i palazzi delle banche trafugavano il tempo negli uomini
per farlo scomparire un estraneo viveva in ognuno il torpore anestetico dell’inganno e contaminava corrodendo la visione della realtà per fare il mercato dei beni inutili senza
scopo
il giro di vite nel mondo spianato dal cemento dove gli uomini servili camminavano nel mare nudo per raggiungere il
confine della terra piatto e lanciarsi
per morire nell’abisso spento del firmamento vuoto
e ritornare nell’essenza volatile e misteriosa del nulla e la
città si spense
divenne il marciapiede di un’altra città più grande e l’identità perduta si trasformò in un cane randagio con il volto di
un uomo rabbioso
i migranti crebbero con troppi figli e alcuni li lasciarono
schiacciarsi sugli alberi con i motorini
certe vite si stringono in un attimo finiscono nel buio e si
dimenticano e se nel tuo specchio resta soltanto la tua immagine
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e non c’è nessuno a vederla è il momento di andare a cercare la moneta che avevi lanciato nel cielo che ritorna nel
tuo palmo mentre sei in fuga
aprirono le pietre della città e ci trovarono
la scena del ragazzo che cresceva cieco e inclinato verso l’orizzonte mentre spingeva la sua fanciullezza sussurrando di
attendere ancora il testimone delle luci che doveva arrivare
con il suo tocco di calore
a sciogliere il bastone di neve che si era gelato in noi per
portare il tempo vergato dal silenzio
tra i corpi impigliati che si erano perduti con la bocca chiusa
in nessun luogo c’era la precisione del vuoto come nello
spazio immenso del cielo azzurro
l’ingresso trasparente dell’infinito che noi non riuscivamo a
percepire e vicino ad ogni cosa scomparsa ci siamo distesi
ad ascoltare con l’orecchio sulla terra
il calpestio dell’acqua nelle radici sotterranee che trasportano i germogli delle nostre vite
i semi remoti dei nobili ragazzi ruscello che trascorrono donando senza trattenere.
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Piazza Bambocci.
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Passeggiata Fuori Porta.
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Basilio Ventura
Caldo d’agosto
Il Tuscolo è tremolante all’orizzonte
nell’afa i miei pensieri
sono corti.
Il sole non dà tregua,
ogni albero
è un confine.
L’alberata dei cappuccini
Un grigio pomeriggio di martedì,
nel viale una luce opaca.
Passano a piedi
le persone che
la vita emargina.
Vanno a due a due
come i frati vicini.
Sono pensionati,
di ventimila giorni
dati alla vita;
Di ventimila camminate al buio;
di ventimila cunicoli chiusi.
Nascosta ai bordi
della muraglia
una coppia scalda i corpi
e accende l’alberata.
Basilio Ventura, È nato a Frascati
nel 1946 dove risiede, È titolare di
una nota azienda vitivinicola.
Giornalista, Revisore Contabile, e
come Ufficiale del Corpo Militare
di Croce Rossa ha effettuato numerose missioni. Ha espresso il
suo impegno nella vita pubblica
in qualita’ di Consigliere comunale e Assessore per piu’ di venti
anni nel comune di Frascati ed-in
altri enti Pubblici. È stato Collaboratore dei Giornali “ Il Tempo”, di
“ Avvenire” “ Famiglia Cristiana”
ed altri. È laureato in Scienze della Comunicazione e in Enotecnica. Insegna comunicazione nell’Istituto Giuridico Universitario
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C.A. Iemolo. Nel 1980 Pubblicò la
prima raccolta di Poesie “Cronaca
di un ricordo” Prefazione di Antonio Seccareccia vincendo nel
1981 il premio “Frascati” opera
prima e numerosi e importanti
premi letterari. È del 1982 la seconda raccolta dal titolo “Memorie Semplici” che ripete il sucesso
della prima. Nel 1990 esce la terza
raccolta L’origininale scorrere della mente che vince il Premio “Città di Marino” ed altri Premi, e ottenendo importanti riconoscimenti critici. Le sue poesie sono state
pubblicate in diverse antologie letterarie e giornali di grande tiratura come “Famiglia Cristiana”,
“Corriere della sera”, “Il tempo” e
“Il messaggero”. Ha collaborato
con inportanti autori quali Raimondo Del Nero, Romano Merge,
Rosario Foglia, Antonio Seccareccia, Paola Zambonini, Maria Vincenza Zongoli.
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Chiesetta di Colle Pizzuto
Una vecchia al portone
contende al prete
la palma del mattino.
Nei vigneti
rombano i trattori
di metallo caldo
fusi alla sirena
di un gallo ritardatario.
Questa chiesetta
addolcisce i giorni vissuti
sulla brace del lavoro
e ne attutisce lo schianto
nei pensieri.
Quando esci
il sole arde e ti stordisce
di cantar la cicala non finisce
ma il tuo cuore gioisce.
Le donne dei poeti
Una sera d’agosto a Capo Vaticano
contai dieci comete
e dieci desideri immaginai.
Come galassie
cotte da cento soli.
Immaginai le donne dei poeti.
Dove sono ora?
Forse sono sul fondo
di cento bottiglie di Frascati
come cento sogni,
mai sognati.
Alba nei vigneti
Sole che dal vecchio casale
sorgi tra un vigneto e un pino
illumini le colline
asperse di polvere assetata.
Saluto le operaie
chiamandole per nome,
per udire la mia voce in eco.
Intorno il buio ancora vivo
si vendica
dei miei piedi goffi
pronti all’inciampo.
La luna viaggia e fugge
nel tempo dei minuti
vicini all’alba
e prepara al sole
la vela bianca
del giorno.
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Periferia di Frascati
Siamo tutti in un altro paese
il vento di tramontana
ti schiaffeggia forte,
le luci sono poche
e rotte
e non sono
collegate alle stelle.
Chi esce da casa
deve fare l’udito
alla terra.
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Piazza dell’Olmo.
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Via Mentana.
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Daniela Zannetti
Il lavatoio la fontana la fontanella e l’acqua.
:1 Ce ne erano almeno 4, che io ricordi, di lavatoi in paese.
Quel paese, ora città, ne ha recuperato uno a ridosso della
mura di un parco e l’ha trasformato in una biblioteca per
piccoli, con le vetrate nel verde.
La vasca, la fontana vera e propria di pietra sperone come
le altre, è divenuta una piccola arena di giochi e letture, il
bordo trasformato in seduta accoglie il piccolo pubblico
sulla gradinata.
I colori di qualche cuscino qua e là scatenano i ricordi di
emozioni passate, ricordano le ceste dei panni portati al lavatoio comunale, quando era d’uso che le donne sbiancassero a mano e l’acquisto di una lavatrice ancora impensabile... quei posti erano freschi, ci si giocava anche allora, spesso solo con la fantasia che scorreva come l’acqua, l’unico
vero giocattolo, un vero tesoro.....
::2 E l’acqua evoca purezza.
E giochi ancora. Quelli con le biglie sullo sterrato nella piazzetta. Tra polvere e grida la fontanella rinfrescava ugole e
piedi nei sandali.
E ogni gioco per le vie aveva una corsa ad una fontana.
Daniela Zannetti
Nata a Frascati il 19/01/1961
Giornalista iscritta all’Albo dei
Giornalisti Pubblicisti di Roma.
Piani editoriali e Redazione di riviste; Editing e Art direct di pubblicazioni Arte, Ambiente, Organ
house.
Esperta di grafica e coordinamento dell’immagine, allestimento di
pubblicazioni cartacee anche periodiche; Restyling grafico. layout
impaginazione riviste e materiali
informativi di Comunicazione.
Comunicazione
Cura e Direzione di Campagne di
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Comunicazione, sensibilizzazione, formazione ed informazione.
Ufficio stampa istituzionale ed
Eventi anche di cultura ambientale.
Rapporti con i media partner, Organizzazione e conduzione di
Conferenze stampa.
Promotrice d’Arte, Artista (performance di estetica del rifiuto, abusi ambientali, riciclo e valorizzazione economica/non economica
del rifiuto), di Eco-design (Comìeco, l’altra faccia del Macero, REmade in ltaly, regione Lombardia,
Remade in Portugal) e piattaforma di Eco-artisti.
Fondatrice e presidente della
“ECOA” onlus”, Osservatorio ambientale - Ecocity onlus, Associazione iscritta all’albo regionale
delle Cinius per la promozione
della sostenibilità e tutela ambientale e di Ambiente condiviso.
Ha pubblicato
* Tre Voci
ideazione di testi e disegni per l’editoria, stesura grafica e pubblicazione del libro di poesie e disegni
“Tre Voci”, stampato e diffusa dalla Francesco Saverio Morgìa Onlus
- Tipografia Quintili (2001).
*Olivo greco
Poesia inserita nell’antologia
“L’Albero”, curato dall’Assessorato
alla cultura di Monte
Porzìo Catone (2004).
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Se fate mente locale potete ritrovarle: da alcune sgorgano
esili fili di acqua, quasi una speranza oramai.
Da altre nulla, secche e vuote come di figli nelle strade.
:::3 E giochi ancora...
Ma i tuoi giochi chissà perché costano meno dell’acqua.
Ed irrighiamo goccia a goccia un deserto
Che sia poi l’unico modo di aiutare un fiore a forma di cuore stretto
Che sia dissetare danze dell’anima ancora
Che sia lavare coscienza
o panni
si.
Che sia dominio no.
Non ci sto.
:::: 4
Rappresento
Segno leggero
Che non ingombra
Se non affollati spazi.
*I Cinque Tibetani, riti - Sintesi ed
Analogie
Hatha Yoga, Uddyana e Naulì; Hatha Yoga, Spirito, io respiro. Per il
gruppo di Hata Yoga di Enzo Tesse
*Rubrica Ambiente
per “il Catone”, periodico mensile
{2005-2007}
*Compostiamo
Pubblicazione ambientale.
*Ingombri
Pubblicazione di Ecoarte.
*EcoArtisti offresi I, II. Arte design
Ambiente. Reti di sostenibilità
Pubblicazione ideata e curata per
Osservatorio Ambientale - Ecocity
Onlus su approvazione del Consiglio Provinciale di Roma. (2010)
Parco dell’Ombrellino.
Ha partecipato:
*Artiste Tuscolane Scuderie Aldobrandini
- Frascati 2004 - con Les Cahiers Retrauvés, 1 Scarpe Rosse. (Libro d’Artista: studi e percorsi sul libro come
Oggetto fisico e contenitore di segni.
- Frascati 2007 - Ingombri: Benve
nuti nella città H, Allestimento
con carriola e scaletta in legno;
- Frascati 2008 - Bambolotto abbandonato. Bonifica di una scarpata.
*Gli scrittori raccontano la città Biblioteche aperte - Frascati 2010.
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Villa Sciarra.
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Palazzo Vescovile.
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Villa Torlonia.
Finito di stampare nel mese di Luglio 2011
Poligrafica Laziale srl
www.poligraficalaziale.it
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