Le Biblioteche si fanno sentire. Gli scrittori e la Città
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Le Biblioteche si fanno sentire. Gli scrittori e la Città
COMUNE DI FRASCATI Quaderni Le Biblioteche si fanno sentire Gli scrittori e la Città COMUNE DI FRASCATI Quaderni Le Biblioteche si fanno sentire Gli scrittori e la Città Villa Aldobrandini. Sindaco Stefano di Tommaso Assessore alle Politiche Educative Armanda Tavani Dirigente Settore Cultura Maria Grazia Toppi Fotografie Ezio Bocci Responsabile Biblioteche Rosanna Massi Assistenti di Biblioteca Alessia Del Ciotto, Silvia Iacoangeli, Tina Petitto, Francesca Vaquer Sorveglianza Mauro Popolla Indice generale Pag. Premessa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Le biblioteche si fanno sentire . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Riccardo Agrusti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Yuri Bizzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Angelo Chieti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 Lucio De Felici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 Rosanna Massi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 Marco Orlandi ............................................................................................... 39 Eliana Rossi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 Angelo Tobia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 Basilio Ventura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 Daniela Zannetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59 3 Piazza Marconi. 4 Premessa «Il nostro senso di identità è la /fons et origo/della narrativa, o è l'umano talento narrativo a conferire all’identità la forma che ha assunto?» (J. Bruner, La fabbrica delle storie, Editori Laterza, Bari 2006, pagg. 82) Un ventaglio poetico e narrativo in grado di ribadire l’identità della Città di Frascati inserita nel più ampio contesto dei Castelli Romani: questo l’obiettivo della presente Raccolta, non disgiunto dall’intento di offrire ai lettori anche una piacevole e valida testimonianza da parte degli Autori sul senso di appartenenza al territorio e alla comunità in cui vivono. Versi e parole che fioriscono dalle radici di una terra feconda, orgogliosa della propria storia e delle sue tradizioni, ricordi e vicende che affiorano dal passato ed emergono in un presente ricco di trasformazioni e di criticità, ma in cui la costante ricerca del «Sé» conduce per un sentiero di verità che contribuisce all’espressione di una autentica partecipazione sociale. A tal proposito non va poi sottaciuto come, sempre nell’ottica di una localizzazione non solo fisica ma anche creativa e partecipativa, non si sia mancato di promuovere - tramite la Biblioteca del Comune, curatrice del presente Volume - altre significative iniziative, quali incontri tra gli stessi Autori, reading e soprattutto la realizzazione, presso i locali della Biblioteca, di uno specifico archivio nel quale sono raccolte le opere degli scrittori nati e residenti nei Castelli Romani. Tale archivio fotografa il territorio castellano nella sua fisionomia letteraria, ponendo in rilievo una insospettabile quantità di contributi e di capacità che via via si sono andati sommando negli anni. La scrittura è specchio dell’anima: le ombre di una contemporaneità spesso appannata e incerta non possono diradarsi se non per mezzo della rinascita dell’individuo come persona, e cioè di un soggetto che sia partecipe e contribuisca a rafforzare e a rinnovare la coscienza collettiva nei suoi legami con il territorio e con i valori della sua storia. Si ringraziano gli Autori per l’impegno civico e per la sensibilità dimostrati. L’Assessore alle Politiche Educative Armanda Tavani Il Sindaco Stefano di Tommaso 5 Villa Falconieri. Le biblioteche si fanno sentire Le biblioteche in generale, quelle civiche in particolare, raramente sono entità rumorose, o per meglio dire raramente riescono ad attrarre l’attenzione dei grandi mezzi di comunicazione, i quali di norma sono conquistati da tutto ciò che può fare scalpore o che può somigliare allo sbrilluccichio dei fuochi d’artificio. Da qualche tempo, invece, anche le biblioteche civiche sono assurte, per così dire, agli onori della cronaca sebbene per motivazioni non esemplari. Se ne parla infatti, anche sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, per porre in evidenza come la loro già precaria vita venga ancor più minata dai tagli alle risorse economiche a loro destinate. Un altro motivo per meritare la ribalta è la ormai annosa questione su che fine faranno le biblioteche (queste sconosciute!) nell’era tecnologica in cui ci troviamo e nella quale sembrerebbe che il libro possa rimanere soltanto come semplice reperto archeologico. Si giunge così al paradosso che la biblioteca civica rischia l’estinzione per i motivi sopra detti, prima ancora che la grande maggioranza dei cittadini, qui in Italia, sappia precisamente cosa sia e quali siano eventualmente le sue potenzialità. Sarebbe veramente uno sconcertante e crudele destino se le gloriose biblioteche civiche subissero l’onta di questa sorte. Anche perché esse sono proprio i presidi culturali sul territorio, pubblici, e pertanto aperti a tutti senza distinzioni di censo o di lingua o di cultura. La scritta che campeggia all’ingresso della biblioteca di Frascati “fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l’inverno dello spirito” di Margherite Yourcenar, descrive in maniera ammirevole in cosa consista l’utilità delle biblioteche. Come abbiamo accennato, la biblioteca civica è, nella scala delle strutture bibliotecarie, quella che più interagisce con il territorio e che di questo cerca di interpretare, nel miglior modo possibile, le esigenze. In questa ottica la Biblioteca Archivio Storico del comune di Frascati ha allestito l’Archivio Scittori Castelli Romani, nel quale sono raccolte le opere degli scrittori nati o residenti in tutto il territorio dei Castelli Romani. Si tratta, secondo noi, di una importante iniziativa che tende a descrivere il territorio castellano dal punto di vista letterario, mettendo in rilievo una cornucopia di talenti che lo arricchiscono in maniera forse impensata. 7 Nei giorni 8-9-10 ottobre 2010 tutte le biblioteche del Consorzio Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani, di cui anche il BASC è parte, hanno organizzato una iniziativa, intitolata “A VOLUME SPINTO. LE BIBLIOTECHE SI FANNO SENTIRE”, durante la quale ciascuna struttura, ognuna con la propria modalità, si è fatta sentire ed è stata ancora a più stretto contatto con la comunità di riferimento. È stata una vera e grande festa delle biblioteche ma anche della cittadinanza che a queste biblioteche ha dimostrato di essere straordinariamente legata. Il 9 ottobre a Frascati, non è esagerato dirlo, è stato un tripudio di feste nelle 3 biblioteche: il BASC, la biblioteca per ragazzi Casa di Pia, e la mediateca di Cocciano. In ciascuna delle 3 la cittadinanza è stata invitata a partecipare a delle occasioni di incontro con i libri e la letteratura. Nella biblioteca per ragazzi si sono susseguiti, in vari momenti della giornata, laboratori di lettura ad alta voce, letture animate di favole, laboratori d’arte estemporanea. La biblioteca di Cocciano ha colto l’occasione per il suo primo incontro pubblico, presentando il libro di J. Rifkin “Economia all’idrogeno”. Nel BASC - Biblioteca Archivio Storico Comunale, oltre ad incontri con la poesia del 900 e con la lingua internazionale Esperanto, si è svolto un importante incontro con alcuni scrittori, per l’appunto, dell’Archivio Scrittori Castelli Romani, i quali hanno offerto il loro contributo alla città di Frascati, leggendo un proprio brano inedito dedicato espressamente al territorio. Perché consideriamo l’incontro con gli scrittori del territorio particolarmente importante? Per tre motivi, principalmente: 1) perché l’operazione di censimento degli scrittori che operano o hanno operato sul territorio dei Castelli Romani apporta una migliore conoscenza dell’ambiente e lo arricchisce di un notevole valore aggiunto; 2) perché gli scrittori hanno dimostrato in questa occasione di poter contribuire alla valorizzazione del territorio e addirittura al miglioramento delle sue condizioni di vita, attraverso scritti che potremmo definire di natura civile; 3) perché la biblioteca civica si è presentata nella sua veste principale, cioè quella di agenzia culturale territoriale, in grado di recepire e valorizzare le istanze che provengono dalla comunità di appartenenza. Naturalmente gli scrittori che hanno partecipato all’iniziativa della biblioteca e che qui sono riportati, sono solo una minuscola parte di tutti quelli presenti nell’Archivio Scrittori Ca- 8 stelli Romani, ma questo, come speriamo, è solo il primo degli innumerevoli episodi che si succederanno. Un’ultima annotazione ci sembra d’obbligo. L’Archivio Scrittori Castelli Romani, come abbiamo detto, è un fondo che raccoglie opere di autori nati o residenti nel territorio castellano sia del tempo presente che del passato. Questa indicazione geografica crea non di rado, sia da parte degli stessi scrittori che da parte del pubblico, una sorta di imbarazzato fastidio da parte degli uni e di malcelato disgusto da parte degli altri. Ciò che provoca questo diffuso disagio risiede nel pensare che gli scrittori che vengono individuati in base alla loro appartenenza territoriale, siano, per ciò stesso, inferiori ad altri. Come se fosse altrettanto vero affermare che, poiché Italo Calvino è ligure, non lo si può ritenere uno scrittore valido. Mentre, come è ovvio, l’accreditamento o meno alla categoria degli scrittori validi non è data dall’appartenenza dell'autore a questo o a quel luogo ma è data dall’intrinseco valore letterario dell’opera. E questa è una valutazione che ha i suoi parametri in ambito strettamente letterario. Gli autori presenti in questo quaderno sono diversissimi uno dall’altro ma tutti hanno inteso il loro contributo come atto d’amore a questi nostri splendidi luoghi e ce lo hanno offerto come testimonianza del loro impegno civico. Responsabile Biblioteche di Frascati Rosanna Massi 9 Corso Cesare Battisti. Riccardo Agrusti Da un balcone su Piazza del Mercato. Ha la ringhiera di ferro e alte persiane di legno, sporge al secondo piano sulle foglie di un platano. Affacciarsi da un balcone su Piazza del Mercato all’aria del mattino, su uno spazio immerso nel silenzio, a tratti interrotto dal rumore delle prime saracinesche. Là sotto il chiosco di fiori è già aperto, con le sue macchie bianche e rosse di petali che si aprono all’azzurro. Da un furgone un uomo scarica casse. Un altro fa scivolare pagnotte sul banco. Una giovane scende lungo il marciapiede. Dal bar la fragranza dei caffé si scioglie nell’aria. È cominciato un altro giorno, di uomini e di cose mossi dalla ruota del tempo. C’è qualcosa in questa piazza che ne fa il cuore laborioso e discreto di Frascati, una piazza di sapori, di sguardi e di parole. Al di là del bancone ciò che colpisce è il gesto, la sobrietà del gesto: di come si taglia un pezzo di carne o s’imbusta un grappolo d’uva. Qui ciò che ti viene offerto si vena di una semplicità antica. Comprare, toccare, portar via, entrare in un altro negozio: ne resti contaminato. Non è solo una funzione o una consuetudine: questo spazio circondato dai platani è il segno di una armonia sociale, è il simbolo di una comunità cittadina. Dall’angolo della farmacia sbuca una frotta di studenti vocianti, che fa ressa per un pezzo di pizza. All’uscita della Galleria, c’è sempre un saluto, qualcuno che si ferma a parlare. Dalle vie arriva altra gente e volgo lo sguardo al tendone che copre le ceste bene ordinate di frutta, alla trattoria “Pinocchio”, alla piccola fila di chioschi sotto i finestroni del Mercato Coperto. È giorno, la piazza vive tra le righe dell’oggi un incontro di cose e di uomini, ora vivace, a tratti inquinato dall’ansia, ora soltanto uno scambio frettoloso e Riccardo Agrusti (San Severo 28/11/1948) vive a Frascati da circa 30 anni. Matura la propria formazione presso il Liceo Classico Sannazaro di Napoli. Nel ‘71 si laurea in giurisprudenza presso l’Università Federico II. Dopo un intenso percorso lavorativo nella carriera direttiva della Banca d’Italia, si applica allo studio della letteratura, mai del tutto abbandonato, e si dedica alla scrittura. Nel ‘93 tramite Campanotto (Udine) pubblica Assurdo, un romanzo fantastico che con un linguaggio quasi filmico tratta di una insolita storia d’amore ambientata a Roma e a Parigi. È del ‘98 inve- 11 ce la pubblicazione di una raccolta di brani di prosa intitolata Profezia privata, opera con cui l’Autore ripropone in chiave moderna il mito di Orfeo e di Euridice. Nel 2005 Agrusti pubblica poi Scrittura dell’uomo di mezzo, un’opera di prosa avente un taglio quasi diaristico e come le precedenti edita da Campanotto. In merito a tale ultimo lavoro, il poeta Vito Riviello scrive: “Riccardo Agrusti ha proprio compiuto il suo percorso: contro le fraudolenze dei deboli sentimenti della storia, contro gli eventi incompiuti della memoria, l’essenza genetica dell’uomo si appaga ancora delle forme più sensibili di sé, l’arte a cui si contrappone senza antagonismo ma in forma armonica, la forza dell’amore”. Numerose e varie le iniziative letterarie realizzate dall’Autore a Roma e nei Castelli Romani. 12 distratto. Ma con le sue pareti di case basse e irregolari la piazza contiene ognuno di noi. E quante storie e quante vite: di un passato che pare confinato nel limbo dei ricordi e che invece si scioglie insensibilmente nei visi, nei corpi, nei pensieri. Macchie: è l’ocra delle case, è un sentimento che scorre nelle pieghe del tempo, in questo spazio raccolto e adiacente a un orizzonte romano. Verrà la sera, lentamente scorrono le ore, la pausa meridiana con la sua quiete soporosa e poi di nuovo dalle vetrine dei negozi appariranno i dolci, le stoffe o il magnifico viola di un iris venato di bianco. C’è ancora chi ha voglia di porchetta e di una fetta di pane. E c’è chi dall’accento straniero, per la scesa s’affretta all’osteria. È la Frascati che amo. Gentile e ritrosa, lontana dalla “passeggiata” affollata e dalle altre piazze, misteriosa e semplice. Verrà la sera e Piazza del Mercato si scoprirà con le prime luci delle insegne. Ancora un poco e poi con il calare dell’oscurità se ne andrà per le effervescenti vie del “centro”, lasciando i platani a guardia del suo letto. Dopo la giornata di lavoro, le botteghe chiudono. Ma i tetti e i sampietrini conservano ancora un poco del calore del sole. I locali chiusi non fanno paura, da una finestra brilla una luce, una impalpabile serenità vena il silenzio. Se ben ricordo Roland Barthes scrisse che la piazza è l’incontro con una verità sociale, che essa è partecipazione alla pienezza della realtà. Piazza del Mercato, un aspetto della quotidianità e la suggestione di un desiderio indecifrabile. Piazza del Mercato. 13 Piazza San Pietro. 14 Yuri Bizzoni Notti tuscolane Ho sempre creduto che le antiche superstizioni e i racconti siano poesia pura o, se vogliamo evitare di essere melodrammatici, che siano un curioso caso di narrativa popolare, anonima e collettiva: ogni loro componente viene inventata, limata e prodotta in decine o centinaia di anni e viene testata per altre decine o centinaia di anni, come per vedere se possa sopravvivere al tempo, ai cambiamenti, alle novità geografiche sociali storiche culturali e via dicendo; ma nell’ultimo secolo, in un certo senso, sono andati svanendo, attenuandosi ... Verso i 15 anni cominciai a passeggiare ai confini del Tuscolo, riservando le mie attenzioni alla zona retrostante l’Ombrellino e qualche volta alle Scuole Pie, guardando gli alberi che sporgevano dai muri di contenimento. Era inutile sperare in un castello o un tesoro sconosciuti: ma cercavo qualche cosa di sottile; se il vento gonfiava le tende di casa come le vele di un veliero, e soffiava in quel modo che ricorda un lamento enorme, pensavo al Tuscolo: i vecchi devono conoscere quali terribili storie nasconde quel posto, riflettevo sprofondato nel mio divano. Perché un luogo del genere deve custodire qualche leggenda nera, qualche cosa di pauroso, e in un modo o nell’altro dovevo trovarla. Questi pensieri erano forti specie all’ora che il sole scendeva e la luna appariva nella parte orientale del cielo. La prima cosa che feci fu andare a chiedere a mia nonna: “Raccontano favole, leggende, cose strane o soprannaturali sul Tuscolo?”. YURI BIZZONI. Roma 1989. Aspirante scrittore, vive a Frascati fino ai vent’anni, eccezion fatta per un intervallo di cinque anni a Marsiglia. Studia a Roma come studente di Lettere alla Sapienza e vive a Roma dal 2009. Non ha pubblicato quasi niente, ma ha scritto molto. Scrive il primo racconto che considera soddisfacente nel 2005: il titolo è La Strada Vuota, seguito da Il Grande Albero: il Tuscolo è fonte di notevole ispirazione per entrambi i racconti. Il genere è un vago horror, o un gotico, che l’autore considera utile a parlare di queste zone. 15 Nel 2008 con il racconto La Ragazza di Rafael arriva tra i venticinque finalisti del Campiello Giovani. Vince il Campiello Giovani del Lazio con Il Tempo Stringe, racconto realistico e “impegnato”, pubblicato nell’antologia del Campiello Giovani del Lazio del 2010. 16 Mia nonna lisciò i capelli: “Le cose soprannaturali ... tks, sono superstizioni da scemoniti”. “Certo - dissi, guardando il bosco dalle finestre, - certo, fanno ridere, ma esistono, sul Tuscolo?”. “Mah; qualche volta i guardoni vanno a spiarci le coppiette, che vanno a farlo in macchina”. “Ma esistono storie, che so, di streghe, o fantasmi, o ... lupi mannari?». “Streghe?!”. “Per esempio”. “Bah. Una volta, cinquant’anni fa, dicevano di un Lupo Mannaro alle Scuole Pie ... però era tutta una balla”. Le nonne dei miei amici furono più produttive e una volta ricavai una vera chicca: la casa isolata che sta alle cartiere abbandonate di Grotta veniva infestata da “voci”, che la vecchia, da giovane, aveva sentito. Il luogo era perfetto: circondata da piante ed alberi per centinaia di metri, a parte il canuto edificio delle cartiere abbandonate, la casa stava lì come un sasso gettato, e la gente compiangeva la sua bella posizione, e mio padre diceva: “Strano che rimanga invenduta: sta in un punto bellissimo”. Con un amico decidemmo di cercare i fantasmi vecchi di secoli, e facemmo una sfida arrampicandoci da quelle parti, al tramonto. La casa faceva molta paura, ma nessuno spettro fu così gentiluomo da presentarsi: qualche riflesso metallico, qualche finestra rotta, e il freddo che interrompe le ricerche: il comune doveva aver messo in atto un piano di allontanamento spettri. Ma era inaccettabile una resa del genere. Le nostre indagini incontrarono così un’altra leggenda, e cioè che la villa visibile dal Campo 8 Settembre, Villa Grazioli, con le sue belle finestre dipinte, era piena di fantasmi. “Tutti i ragazzi avevano paura di quel posto” dissero alcuni miei parenti, “perché credevano a queste superstizioni”. Mia nonna confermò: nessun paesano andava a vivere da quelle parti perché temevano i fantasmi e comunque un tipo che aveva osato costruirvi la casa, aveva finito per impiccarsi a 2 giorni dalla fine dei lavori. Dirigemmo tutte le nostre fantasie su quella villa e, con lunghi preparativi, andammo a vederla, in una sera piovosa, usando un vecchio torcione come arma. I miei due amici indossarono pesanti soprabiti di impermeabile, adatti ad un’umida sera di paure, e l’attesa era cupa e gravida di conseguenze: giungemmo alla villa, distante da casa, e ai lampioni colorati, e alla porticina per gli ospiti d’onore, e al balcone coperto di lucine di Natale, e ai convitati in ritardo, e alla cena pacchiana in giardino: avevano trasformato l’edificio in un hotel-ristorante. La spedizione era diventata inutile e stancante. Continuammo per mesi e mesi a cercare soffiate e voci paesane, ad arrampicarci in posti strani cercando il fantasma o il mostro. Un giorno ci avventurammo all’interno del bosco in cerca di lupi, ma trovammo solo un grosso cane. Una volta andammo a vedere una casa abbandonata di Rocca di Papa, che dicevano avesse tra le sue mura dei deformi pericolosi, e infatti esistevano, ma erano dei nani da giardino di orribile fattezza (Brontolo era verde muschio, Pisolo e Mammolo erano gialli). In un’altra occasione la nostra eccitazione per una dimora dall’aspetto abbandonato venne guastata dall’arrivo di alcuni operai; i vecchi di Rocca di Papa raccontarono la leggenda terrificante della bambina fantasma che scende le scale, ma la casa e la strada coinvolte erano inidentificabili e sembravano perplessi alla nostra richiesta di mostrarcele. Molte altre volte abbiamo calzato le scarpe da ginnastica come stivali per addentrarci in qualche rovina abbandonata, e 17 ora un animale, ora un’iniziativa culturale avevano tolto terreno a tutte le leggende e tutti i pettegolezzi inquietanti. Riciclai quelle escursioni, ingrandendole come un marinaio, per spaventare i miei cugini minori, e lasciai perdere; ma certi giorni, se guardo il Tuscolo dal tetto di casa, e il sole tramonta e vedo Villa Aldobrandini stringersi tra gli alberi come un corvo di pietra, penso che qualche cosa dev’esserci sfuggito, perché un posto del genere deve nascondere qualche innominabile segreto, un segreto custodito sin dalla sua giovinezza ... - Nonna - ho chiesto l’altro giorno. - Sai una qualche storia di fantasmi, o di misteriosi omicidi, qualche storia popolare ambientata al Tuscolo? - Aridaje - ha detto mia nonna. - In fondo è una semplice montagna piena di alberi! - Di sicuro - ho detto, - ma i popolani ... avranno pur ricamato qualche cosa, qualche storia, qualche fronzolo per spaventare i bambini! ... - Qualche cosa di soprannaturale, dici? - Per esempio, ecco. - Vediamo. BÈ, la maggior parte di queste cose in realtà avresti dovuto chiederla alla tizia del primo piano. Sapeva pure le leggende di Monte Porzio. - Ma certo! Quindi quella del primo piano .... - Ma è morta un anno fa. - Ah. Peccato. - Era vecchissima. - Insomma conosci una, una sola storia sul Tuscolo o sui Castelli Romani che faccia in qualche modo paura? - Nulla di particolare. - Vabbé - ho detto, - ma qualche tipo che ha sbroccato, che ha ucciso in qualche luogo suggestivo ... eh, o privilegiato dalle Sette Sataniche! Sai qualche storia di Sette Sataniche? 18 - Quali Sette Sataniche? - Dai, ho sentito un amico che ha detto che nei resti della villa di Cicerone praticavano l’estrazione del cuore di agnello ... - Non so nulla riguardo al Tuscolo - ha detto mia nonna, chiudendo la conversazione. Vuole nascondermi qualche cosa, sono sicuro. Ma questa sera porto due bicchierini e una bottiglia di vodka al limone. Ride bene chi ride ultimo. Bar dei Glicini (Mariolone). 19 Via XX Settembre. 20 Angelo Chieti Frascati ieri Frascati oggi Ricordo tanti anni fa, quando ero bambino, avevo una zia che era innamorata dei castelli romani, in particolare di Frascati. Quando arrivava la primavera non c’era una domenica che non mi portava a mangiare in una delle tante fraschette esistenti nella cittadina: preparava le sue pietanze squisite di cui ero ghiotto e insieme le consumavamo all’osteria. A quel tempo erano numerosi i romani che frequentavano questi locali e la maggior parte di loro si conosceva perché erano parenti, amici o vicini di casa. Era una gioia incontrarsi per trascorrere un pomeriggio tranquillo e spensierato e alla fine della giornata ci si dava appuntamento per la domenica successiva. Era tutto bello: piazza Roma, piazza San Pietro, il monte Tuscolo, Villa Aldobrandini e tanto altro. Io, anche se ero molto piccolo percepivo una grande armonia nell’aria di Frascati. La cosa che a me è rimasta ancora impressa, anche se oggi sono una persona della terza età, era il bar degli Specchi. Di tanto in tanto io mi reco a Firenze dove ho diversi amici e parlando del più e del meno e dei nostri ricordi, non manca mai quello del bar degli Specchi anche se loro ci sono stati in un periodo diverso dal mio. Anche qualche amico residente a Milano ogni tanto mi domanda se esiste ancora quel bar. Oggi tutto questo sta scomparendo: monte Tuscolo non è più affollato come una volta, a villa Aldobrandini è permesso l’accesso al pubblico a periodi; la sera durante l’estate, Frascati, la perla dei Castelli Romani, si affolla ancora di per- Angelo Chieti Il poeta che venne dalla strada Lo scrittore dai due volti Angelo Chieti nasce a Formia, la sua prima apparizione, come poeta, avviene nell’Aprile 2004 con la plurivincente, a livello amatoriale, poesia Una fiaccola accesa seguita poi da molte altre, di cui alcune ancora vincenti. Nell’anno successivo (2005) nasce anche come scrittore e i suoi romanzi già pubblicati sono: • “I ragazzi di Piazza dei Cinquecento” • “Era ora: finalmente a casa” 21 • “Ancora una volta”. Sono ancora da pubblicare i romanzi: • “Il meraviglioso e strano mondo di Monica York” con sottotitolo “Vite bruciate” • “Quella valigia maledetta” • “Dopo l’apocalisse finalmente insieme” e sette fiabe per bambini illustrate con disegni dell’autore. Il poeta ha partecipato a molte manifestazioni artistiche, ed ha ancora tanta voglia di lottare nel difficile percorso dell’editoria, ma con tanto ancora da dare. 22 sone, ma non ci sono più le fraschette numerose come una volta, ne è rimasta solo qualcuna, al loro posto sono sorti moltissimi pub e ristoranti. Ora mi domando: oggi c’è qualcosa di Frascati di ieri, ma di Frascati oggi che rimarrà a Frascati di domani?! Dedicato a Frascati la perla dei Castelli Romani Ci si alza la mattina per guardare all’orizzonte, poi tutti quanti insieme ci incamminiamo per il sentiero che ci porta al monte Tuscolo. Ognuno cerca un posto all’ombra per avere un po’ di fresco, perché quando arriva il sol picchia forte e son dolori, poi verso mezzogiorno facciamo tutti una ricca colazione con cibi genuini e con il Frascati Superiore. Dopo aver mangiato tanto facciamo tutti un sonnellino fino al tramontar del sol, poi quando si fa sera scendiamo tutti dal Tuscolo per recarci a Piazza Roma dove pian piano si riempie di turisti gente del posto e di tutti i paesi vicini, per gustare fino a tarda notte nelle osterie e nei ristoranti le primizie di Frascati e ancora il Frascati Superiore. Galleria Vittorio Emanuele II. 23 Parco dell’Ombrellino. 24 Lucio De Felici Il vecchio e la moto Chissà che fine avrà fatto la mia bella Harley Davidson rossa! Ricordo d’averla acquistata nel 1954 con i primi guadagni... La Davidson mi piaceva da impazzire, mi sentivo affascinante e irresistibile. Tra noi c’era un’unione viscerale come l’amore e l’odio, la vita e la morte. L’avevo solo io, guai a chi provava a toccarmela. Ancora oggi, quando ne vedo correre qualcuna, la nostalgia delle lontane sensazioni ritorna a solleticarmi il desiderio, ma armai l’età è come un macigno dinanzi ad una porta. Tra i ricordi che la moto mi porta dietro, mi viene in mente quella del vecchio Andrea. Dunque con la mia Davidson correvo in pieno centro abitato... Le strade periferiche di Frascati suscitavano i miei sfoghi circensi... Gettai lo sguardo lontano, le insegne al neon si rispecchiavano sull’asfalto riflettendo colori diversi. Diedi il gas ed accelerai il tempo. Mi sentivo proiettato nello spazio. Un piacere immenso. D’improvviso un’ombra, laggiù mi richiamò alla realtà. Strinsi con forza il manubrio e tolsi il gas. L’ombra allora, visto che la mia moto diminuiva di velocità, scese dal marciapiede, poi ebbe un attimo d’esitazione ritornando sui suoi passi. Diedi di nuovo il gas. Ma proprio in quel momento l’ombra discese di nuovo dal marciapiede. Era armai a pochi metri da me. Mi mancò il fiato, con tutte le mie forze frenai sterzando a sinistra per evitare l’impatto. Purtroppo l’ombra, appena sfiorata, cadde a terra. LUCIO DE FELICI è nato a Frascati (Roma) nel 1930 dove vive e svolge attività professionale. È stato iscritto alla SIAE dal 1951 al 2003 per aver firmato numerosi testi teatrali per compagnie amatoriali, pubblicati quasi tutti dalla “Editrice Ancora” di Milano. Alcuni di questi testi sono stati tradotti e rappresentati negli Stati Uniti. In Italia la commedia più recitata è stata: “Riuscirà mia moglie a sposarlo?” “Si è fatto male?”: il vecchietto era caduto di colpo a sedere sull’asfalto senza muoversi di un millimetro. Sembrava di ghiaccio. “Ehi, si è fatto male? Mi dica qualcosa.” Il vecchio Ha esordito nella narrativa con il romanzo “I desideri maligni” (Rebellato, Padova, prima edizione 1966, seconda 2002), poi il libro di 25 racconti “Il chiodo” (Messaggerie del Libro, Roma). Nel 1999 ha pubblicato il romanzo storico “I figli di Marozia” (Ed. Banca di Credito Coop. dei Tuscolo), nel 2002 e nel 2003 i volumi “Istantanee Tuscolane”, vol. 1° e vol, 2° (Ed. Associazione Amici di Frascati). Nel 2003 ha scritto il libro “Storie d’amore e di odio” (ed, MEF, Firenze) contenente racconti moderni e antichi. Nel 2005 ha curato l’edizione italiana del libro dell’americana Clara L. Wells: “Colli Albani - Frascati” pubblicato in inglese nel 1878, mai tradotto, contenente 39 fotografie d’epoca della città castellana. Una rarità, un successo di critica e di vendita. Ben tre edizioni (2005, 2007, 2010). Nel 2006 ha dato alle stampe, dopo un intenso lavoro di ricerca durato oltre dieci anni, il corposo volume “Dizionario Biografico di personaggi nati o vissuti a Frascati”, scritto in collaborazione con Valentino Marcon, edizione del “Centro Studi e Documentazioni di Frascati”, di cui De Felici è presidente e animatore. Numerosi articoli e saggi su argomenti storici vengono pubblicati 26 continuava a stare zitto. Si alzò da solo, poi lentamente prese a toccarsi per tutto il corpo, si palpò le gambe, le ginocchia, il petto, si passò la mano sul braccio senza fiatare. Rimasi a guardarlo aspettando anch’io che finisse quell’operazione.. Con la sguardo cercavo di vedere se ci fossero sull’asfalto tracce di sangue. Niente. Mi sembrò un miracolo. Non riuscivo a capacitarmi come avessi potuto evitare la tragedia. “Dunque, niente? Sente dolore da qualche parte? Me lo dica pure.” Il vecchietto mi fissò bene in volto aprendosi in un sorriso generoso che si prolungò oltre misura. Tutto questo serve a sdrammatizzare l’accaduto e a sciogliere quel patema che si era formato dentro di me. “Venga, venga a prendere qualcosa al bar”. “No, grazie, non si scomodi. Sto bene, non lo vede?”. “Un cognac è quello che ci vuole. Sono contento che non si sia fatto niente.” “Ha detto un cognac, vero? Lo prendo, lo prendo...” Mi seguì, quasi saltellando, al bar con una strana contentezza. Solo allora presi a guardarlo con curiosità. Poteva avere circa settantacinque anni, un’aria di rassegnazione lo rendeva simpatico a prima vista. “È stata colpa mia”, gli dissi mentre assaporavo con avidità il suo cognac, “non sono riuscito ad evitarla. Andavo a troppa velocità..”. M’interruppe aprendo gli occhi che per un attimo mi parvero spiritati. “Ma che dice? Stia zitto. Colpa mia, colpa mia e basta. È stata la mia indecisione e basta. Lei non ha nessuna colpa.” “Capisco. Ma se non avessi portato quella velocità, forse avrei potuto evitare il contatto.” “Non dica sciocchezze. Sarebbe stato lo stesso.” “La ringrazio. Ma...” Di nuovo m’interruppe lasciandomi sbigottito per la vivacità con la quale riusciva a condurre la conversazione. In effetti, egli aveva superato subito il trauma, mentre io ancora avvertivo sensi di colpa. “Mi chiamo Andrea. E lei?’. “Lucio. Ritorna a casa per la cena?” “Io sto all’istituto Sacro Cuore, poco distante da qui. Lo conosce?”. “Si, si, lo conosco. Vuole che la accompagni lì?”. “Sono uscito poco fa”. “Ah, si? E dove andava?”. “Da mia figlia. Abita dopo Fontana Vecchia”. Mi sembrò naturale che lo invitassi sulla moto per condurlo dalla figlia. Accettò con entusiasmo. Cominciò a parlarmi dei due nipotini con la fierezza del nonno che si immortala in loro. Non finiva mai di parlare, m’introdusse nel suo mondo senza che io ne provassi stupefazione. Tentai di capire perché la figlia lo avesse abbandonato all’ospizio. Si ribellò di scatto. “No, no, caro signore, lei non deve rimproverare mia figlia. Lei non ha colpa se io mi trovo chiuso lì dentro. Ho altri due figli, altri nipotini, che abitano poco lontano... Vado sempre a trovarli, porto dei regali, mi fanno le feste. Non riesco a spendere tutta la pensione, me ne resta sempre un po’. Così mi fa piacere comprare giocattoli e articoli per la scuola per i miei nipotini. Mi stanno sempre aspettando.” “Allora il denaro non le manca?”. “Ho una buona pensione con la quale riesco a pagare l’istituto e vivere in santa pace. Ma non basta.” Abbassò la testa come se fosse stato improvvisamente bastonato, tanto è vero che d’improvviso aveva perso la sua euforia e cercava di mascherare il disagio che gli avevo procurato. Dopo un breve silenzio, gli dissi in tono familiare: “Così, Andrea, i suoi tre figli non riescono a tirarla fuori dall’ospizio?”. Quasi gridò: “Come sarebbe a dire?” “Potrebbero trovargli un’altra sistemazione meno anonima, sul mensile locale ‘Il Tuscolo”, che riserva all’autore una pagina. Nel 2010 ha firmato la interessante biografia dell’attore frascatano Tino Buazzelli, deceduto nel 1980, dal titolo: “Il grasso e il magro”. LUCIO DE FELICI, nutrito di studi classici e scientifici, è uno scrittore a tutto campo, la sua biblioteca è talmente vasta da occupare un intero appartamento. In questi ultimi venti anni, dopo una lunga esperienza teatrale, si è dedicato alla storia dei proprio territorio con posizioni anticattedratiche che possono condensarsi nel pensiero di Koseilech (“Futuro passato”): “Se la storia fosse una scienza esatta, dovremmo essere in grado di scoprire il futuro degli Stati. Ma non lo possiamo, poiché la scienza storica si scontra ovunque col mistero della personalità. La storia è fatta di persone, di uomini come Lutero, Federico il Grande, Bismarck. Questa verità, grande, eroica, resterà viva sempre; e come accada che questi uomini compaiono in scena, l’uomo giusto a! momento giusto, sarà sempre un enigma, per noi mortali... Il tempo forma il genio, ma non lo crea”. 27 più umana. Tutti sanno che al Sacro Cuore l’ambiente è davvero deprimente o sbaglio? Lei, Andrea, mi appare ancora come un uomo vivace, con un forte istinto di conservazione e di rinascita”. “Ecco, si fermi qui, sono arrivato. La ringrazio di tutto.” Non feci in tempo neppure a salutarlo, correva come un ragazzo verso il portone dove abitava la figlia. Si girò appena salutandomi con la mano. Il sorriso gli era pervenuto di nuovo sulle labbra. Mentre ritornavo a casa sfrecciando come il solito in modo criminale, ripensavo ad Andrea, a quello strano incontro. Non avevo alcun dubbio circa il fatto che il suo buon umore nascondesse una gran solitudine e il distacco dalla gente che lo circondava, dalla famiglia di cui ricercava il calore. Mi chiedevo se anche io, a quella età o forse prima, avrei potuto trovarmi nelle stesse condizioni psicologiche di Andrea. Un Andrea per ciascuno di noi resta in agguato all’angolo della strada dove corre la nostra vita. La disperazione sconvolge in tale misura la mente e il cuore da sopprimere ogni senso di lucidità, di logica umana. Così in superficie pervengono tutte quelle passioni perverse che durante la vita normale siamo riusciti a reprimere nella coscienza. Andrea in quel momento rappresentava per me l’uomo alla ricerca dell’amore. Sapevo poco di lui, semplici domande, altrettante risposte che non mi davano la possibilità di approfondire. In fondo non volevo approfondire un bel niente, poiché sapevo che alla fine mi avrebbe assalita una gran tristezza. Già quando correvo abbracciato alla mia Davidson, sentivo un freddo inusuale invadermi tutto ed ero cosciente che non veniva soltanto dal vento che tagliavo di netto. Andrea non era solo un incontro ma anche una grande verità. Bisognava dimenticarlo al più presto. Dopo alcu- 28 ni giorni mi ritrovai a correre per quella stessa strada, quasi alla stessa ora. Avevo completamente dimenticato Andrea, i suoi occhi accesi e il suo sorriso avido di certezze. Non ebbi alcun dubbio, di lontano un’ombra tentava di attraversare la strada con la solita titubanza del vecchio rincitrullito. Questa volta non mi feci trovare impreparato, fermai la moto di colpo dinanzi a lui facendo urlare i freni per incutergli una paura infernale. “Ciao, Andrea!”, gridai con un tono perverso nella voce. Mi guardò spalancando gli occhi come se fosse stato sorpreso a rubare, non sapeva se rimanere fermo o fuggire. Continuava a guardarmi in silenzio e immobile. Senza capirne la ragione, mi apparve un uomo familiare, un vecchio amico cui si deve riconoscenza. “Ti ho impaurito, eh? Per farmi perdonare ti voglio offrire un cognac. Ti va?” Montò subito sulla moto e ci portammo al solito bar in un attimo. Bevve con avidità. “Vai da tua figlia, come sempre? Scusami se ti do del tu. Mi sembra di conoscerti da tanto.” “Mi aspettano i miei nipotini, ecco porto loro questi regali” Mi mostrò un pacco che custodiva con gelosia sottobraccio. “Ho capito. Ti accompagno, ti va?”. “Grazie. Sono in ritardo, ti sono davvero grato.” Volevo conoscere quest’uomo perché percepivo qualcosa di misterioso nel suo modo di presentarsi e di guardare. Lui non si fece attendere. Nel breve tratto che ci separava dalla moto, cominciò quasi a gridare come se dovesse difendersi da una serie di accuse che gli ribollivano dentro ed io fossi un magistrato inquirente che osava accusarlo spietatamente. “Noi vecchi diamo fastidio, amico mio, prima di tutto ai figli e poi al resto dell’umanità. I figli ... una delusione preannunciata... a volte una disperazione continua ... Nessuno ha i figli che vorrebbe avere. Il più grande non mi parla da sei anni, mi ha messo le mani addosso per non avergli dato cento 29 milioni. Come potevo farlo? Gestiva un negozio d’abbigliamento al centro della città, è andato fallito. Se l’è mangiato con il gioco dei cavalli. Così in poco tempo ha perduto un capitale e poi... anche la moglie. Il secondo non voleva che donassi l’appartamento alla sorella, mia figlia. Mi ha denunciato per incapacità di intendere. Anche lui non mi parla più, non mi vuole più vedere. Mia figlia è l’unica che mi consola e mi sta un po’ vicino, non so se per affetto o per il rimorso di essere stata favorita a danno dei fratelli. Ha un marito alcolizzato e non vuole abbandonarlo a se stesso.” Mentre lo trasportavo, continuava a parlare gridando. Io sentivo la sua disperazione dilatarsi... I suoi occhi neri spalancati sembravano abbracciarmi. “I vecchi, amico mio, non sono mai stati accettati dall’umanità. Presso gli Incas venivano condotti vivi in profonde caverne scavate nella roccia e chiusi dentro da grossi macigni. Presso tutti i popoli della terra i vecchi sono stati uccisi per rubare loro il danaro, le proprietà, i beni. La Chiesa stessa, per garantirsi la sopravvivenza, si rivolgeva ai vecchi per farsi donare le case prima di morire e assicurare loro il paradiso. Anche adesso siamo sopportati per legge e non per amore. Gli ospizi sono come carceri abbandonate, anzi sarebbe meglio dire: sono ospedali per malati terminali. Ma io, amico mio, non ci sto. Quando passo io me la filo. Scappo via in cerca di avventure. Non ho un’auto, mi faccio rimorchiare da qualcuno. Se non lo trovo, rischio un incidente come ho fatto con te. Adesso mi sono fatto rimorchiare di nuovo.” Mi ero fermato sotto il portone di casa della figlia. In quel momento Andrea, nella sua abituale immobilità, mi appariva scalcinato, svuotato come una canna cui aveva succhiato il midollo. In questo vuoto, appena palpabile, vibrava la sua anima in procinto di finire. Era ormai un uomo naufragato ed lo non potevo aiutarlo. Lo lasciai parlare ancora perché ne aveva 30 bisogno. “Ho l’urgenza di fuggire dall’istituto per non diventare preda della morte, per sentirmi ancora vivo. Il chiuso, il silenzio, la sensazione di vuoto mi distruggono dentro e mi accorgo di uscire di senno. Il distacco dalla vita si avvicina.” Avevo finalmente capito che per Andrea la vita quotidiana aveva preso una piega di crudele e disperata follia. “Sei giovane e questo problema non ti sfiora neppure. Ti do persino fastidio, vero?” “No, Andrea, ti sbagli. Mi sei davvero simpatico. Anzi, se vuoi il mio convincimento, debbo confessarti che i vecchi mi sono molto simpatici.” “Lo affermi per farmi un complimento, per confondermi le idee.” “Se ti ostini in questo modo, non può esserci dialogo, vuoi farti del male ad ogni costo. Non c’è dubbio che la vita non sia stata generosa con te, ma forse anche tu, devi ammetterlo, hai commesso qualche errore. Sbagli quando affermi che io non avverto il gran problema della vecchiaia. Alla mia età mi sono reso conto che per vivere bisogna adattarsi alle ingiurie del tempo e all’ingiustizia degli altri sempre pronti ad invidiarti e a tradirti. Spesso nutriamo la speranza che tutto cambi, ma quel giorno che aspettiamo non arriva mai e così diventiamo troppo vecchi e stanchi per poter volare. Per salvarci ci rimangono solo i sogni e la fantasia che ci permettono di camminare sopra le angustie e le ingiustizie. Io fuggo con la moto, da solo, verso un mondo che non conosco e che forse non esiste. Non sei d’accordo con me?” Andrea non mi rispose, vedevo nella fioca luce della sera, i suoi occhi riempirsi di lacrime. Non riusciva a nascondere il suo turbamento, quasi se ne vergognava. Lui ne conosceva bene la ragione... Piangeva... piangeva per l’improvviso desiderio di piccole cose finite, come il caldo del fuoco in cucina la sera d’inverno, la tranquillità di un tempo goduta in famiglia quando i figli, ancora in tenera età, gli correvano 31 intorno, e infine l’orgoglio di essersi sentito un uomo e ora un povero vecchio abbandonato. Non lo vidi più. Andai a cercarlo all’ospizio, dopo pochi giorni, per dirgli cose che gli avrebbero fatto piacere. Mi dissero che era fuggito di nuovo e che non era più rientrato come faceva sempre. Neppure i figli erano riusciti a trovarlo, inutili gli appelli sui massmedia. Nessuno sapeva dove fosse andato, dove fosse finito. Sparito. Sparito per sempre, per tutti. Solo io conoscevo il suo segreto. Andrea si era incamminato dentro una lunga spelonca verso il centro della terra come un vecchio incas in cerca di pace e di salvezza. 32 Piazza S. Pietro. 33 BASC, Galleria. 34 Rosanna Massi Lettera d’amore ai Frascatani d’Italia Cari amici, come proclama un mio ardente ammiratore ogni volta che mi fa visita, io VI AMO, vi amo con tutto il cuore, con tutta me stessa. E mai tanta profferta d’amore fu più veritiera di questa mia, perché letteralmente senza di voi io non potrei vivere. Ma anche voi, permettetemi di dirlo, senza di me vivreste molto peggio, non vi pare? È per voi che tutti i giorni io lavoro sodo per mantenervi perfettamente in ordine il giardino delle parole dette. E allora seleziono, raccolgo, poto, togliendo rami secchi o mettendo al riparo le piantine più delicate. Cosa? Sento dire che voi di questo giardino non sentite alcuna necessità e addirittura non sapete che farvene? Amici miei, ravvedetevi! Magari stracciatevi anche le vesti perché siamo arrivati ad un punto di non ritorno: o le biblioteche si estinguono come i mammouth o le biblioteche, al contrario, arrivano alla loro piena maturazione diventando la carta d’identità della nostra specie. Sono sicura che il mio augurio coincide con il vostro: lunga vita alle biblioteche! Dolci utenti miei - non vi sia invisa, come spero, questa soave denominazione perché in un mondo dove tutti sono clienti, voi potete fregiarvi del nobile titolo di utenti - vi parlo a cuore aperto come si usa tra gli innamorati. Mi sembra, ditemi se sbaglio, che mi trascuriate un po’, che ve ne andiate dietro alle svolazzanti gonnelle delle nuove tecnologie, abbacinati dai tacchi a spillo della Rete. E mi sottovalutate, troppo mi sottovalutate! Nel vostro immaginario, Rosanna Massi è nata ad Arcevia (AN) e risiede a Grottaferrata. È laureata in lettere e specializzata presso la Scuola per Archivisti e Bibliotecari dell’Università La Sapienza di Roma. Il suo universo letterario è costellato da tante splendide stelle, tra cui: José Saramago, Derek Walcott, Carlo Emilio Gadda, Italo Calvino, Lawrence Sterne. Ha pubblicato nel 1990 “Un mondo di eroi” e nel 2001 “Il segreto di Adamo ed Eva” 35 non so per quale perverso meccanismo, si è insediata l’idea fasulla che i miei ambienti siano polverosi. Ora, senza farvi del male vorrei pacatamente dirvi che i buoni libri (è ovvio che non tutti sono meritevoli di interesse) sono pulvirepellenti - repellenti alla polvere -. Vi dirò di più, l’attitudine pulvirepellente è inversamente proporzionale all’età del libro, perché questo più rientra tra i classici dell’umanità e meno è attaccabile dalla polvere, la quale, state attenti, è più facile che si attacchi alle opere usae getta della modernità. Mi dispiace, sarò sincera, questa vostra malcelata freddezza nei miei riguardi e nei riguardi della mia sorte. Mi dispiace tanto più perché io, invece, sono tutta protesa verso di voi, faccio del mio meglio per conoscervi quasi uno ad uno per cercare di comprendere le vostre esigenze e i vostri bisogni. Vorrei sottolinearvi che qui trattasi di un raro esempio di amore gratuito giacché il mio interesse coincide esattamente con il vostro. Voglio ricordarvi infatti che il mio scopo e la mia ragione di vita è soddisfare le vostre esigenze. Per dimostrarvi che il mio non è un amore possessivo vi dirò che non intendo assolutamente tenervi lontano dalle sirene tecnologiche. Come potrei, non ricordo forse che anche la scrittura è una tecnologia e che al suo apparire molti erano contrari al suo utilizzo in quanto ritenevano che ostacolasse il rapporto diretto degli uni con gli altri? Anche oggi ci troviamo ad un passaggio simile e non si tratta di rifiutare le novità, si tratta soltanto di non diventare preda di follie collettive che additano il libro come oggetto insulso e ormai privo di qualsiasi valore. Ora, cari amici miei, utenti veri e immaginari, in giro qualcuno mormora che noi biblioteche, per rimanere tali, dobbiamo cambiare i nostri connotati. Più o meno è come se a 36 voi dicessero che per rimanere Renzo Rossi dovete cambiare faccia. Per me, sento odore di bruciato. Non sarà, forse, che per rimanere fedeli a Renzo Rossi non si debba cambiare la faccia, ma invece si debbano esplicitare tutte quelle potenzialità ancora inespresse che renderebbero ancora più autentico Renzo Rossi? Anche noi biblioteche siamo come Renzo Rossi: dobbiamo ancora esprimere tutte le nostre potenzialità, in gran parte ancora nascoste. Bene, amici miei carissimi, luci dei miei occhi, venite a casa vostra, discutiamo insieme dei libri che vi sono piaciuti e di quelli che non vi sono piaciuti affatto. Venite a leggere le vostre poesie e ad ascoltare quelle dei Maestri. Venite, venite gente, la casa dei libri è la più accogliente che ci sia e sotto il suo tetto nessuno è escluso. Perdutamente vostra Biblioteca Archivio Storico Comunale di Frascati 37 Villa Torlonia. 38 Marco Orlandi La luce elettrica è luna, e le gru sollevano i sogni: perché l’anima di questo paese si conserva nelle cantine. In questo salotto di vicoli vecchi davanti a un lume di candela col tarallo e il vino in bocca, si va avanti comunque: imperativo, tarlo della vita. Ap-Pendici tuscolane Sui ruderi preservati si appostano gli animi che si prestano al volo sulla scoscesa del monte dal silenzio di ovatta. La città si innalza, come a tirarli giù. Ormai è ovunque, la grande madre città, con le luci sempre accese, di notte, per paura di sparire, forse, perché nelle crepe l’erba rinasce. Marco Orlandi è nato a Roma e vive a Vermicino. Laureato in Lettere (con tesi sullo storico delle religioni Ernesto de Martino), lavora nell’insegnamento e nel sociale. Protagonista di eventi culturali e reading poetici nella Capitale e a Frascati, ha esordito artisticamente con il racconto Altra corsa (Fiori del Bene, Roma 2006), metafora sul ciclo della vita. Ha pubblicato recentemente la raccolta poetica Il tuffatore (Universitalia, Roma 2009), ispirata alla celebre raffigurazione di Paestum, con prefazione di Biagio Propato (un viaggio “alla ricerca del luogo interiore dove tutto si compie senza 39 spostamenti […] Marco Orlandi sa assaporare tutte le fasi che costituiscono l’impresa del tuffo e tesaurizzare il ricavato dell’esperimento, immergendosi, senza produrre eclatanti inutili frastuoni, nelle interconnessioni, per sondare meglio il reticolo garbugliato del mistero che sovrasta il veduto e il non veduto, andando oltre i soli sensi, affidandosi ad una rarefatta magia, come unico strumento per spiegare, anche ossimoricamente, de rerum natura”). Con i poeti Cony Ray e Gabriele Peritore è autore e voce per il ConcertoPoesia - La Poesia È Reale, attualmente in scena nei circuiti Biblioteche di Roma e Provincia di Roma. La Poesia È Reale, che sostiene l’attività di Emergency, è un progetto “per un ritorno Reale della poesia nella comunicazione sociale […] attraverso l’esibizione live di un concertopoesia”. È tra i protagonisti del film Poeti (2009), di Toni D’Angelo, che ha concorso a Venezia alla 66ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica per la sezione Controcampo Italiano. [email protected] http://poesiareale.blogspot.com Facebook: Marco Orlandi Facebook: La Poesia È Reale 40 Il panorama verde permette il volo, movimenti tessuti col tempo, sulle trame dei salti nel buio, che ci attende: c’è chi chiude gli occhi, chi li apre all’azzurro: come piume di pavone sono tutti i rami spalancati dal vento. Avverti nonostante tutto come nulla sia cambiato, ma devi concentrarti, ripartire dalla formica sullo zeppo secco; dal cane sconosciuto che ti porge il sasso, per lanciarlo lontano. Ripartire: dai fiori delicati, selvatici. Frascati, ancora Il sole scalda gli infissi delle finestre ma il calore a volte asfissia, il blu chiaro penetra nelle tempie. Serve altra acqua per nascere ancora, tra lampi e tuoni. Serve ancora questo paese, che resiste alle invasioni degli oggetti esalando aria di uva, miraggi dei palazzi d’arte eretti dagli uomini per non morire. 41 Palazzo Vescovile 42 Eliana Rossi Straniera nella terra natia Il rumore dei passi è attutito dai gradini ruvidi di tufo della scalinata che appare compressa fra la chiesa di san Rocco, come la chiamano affettuosamente i vecchi frascatani, ai quali se invece gli chiedi dov’è santa Maria in Vivario ti rispondono “no saccio”, e il Palazzo vescovile. Il vento di tramontana mi coglie all’improvviso con una sferzata gelida sul viso e s’intrufola tra i vicoli spazzando via alcune foglie secche e accartocciate. Scheletrici i rami nodosi dei secolari platani, attorno all’austera fontana di piazza Paolo III, incorniciano in un abbraccio le casette strette l’una all’altra delicatamente tinteggiate che ad un acquerello di Roesler Franz ti pare si siano ispirate. Quante volte ho percorso via dell’Olmo respirando a pieni polmoni il profumo di pane appena sfornato, di dolci e biscotti al miele, della pelle e della colla del ciabattino... ecco, la riconoscerei tra mille strade, anche ad occhi chiusi. Non ho voglia di tuffarmi nella solita routine quotidiana, oggi è una giornata speciale è la Vigilia di Natale. Mi siedo sull’unica fredda panchina di un verde smagliante e ammiro nella piazzetta dell’Olmo un presepe originale, mentre i rintocchi del campanile romanico si diffondono per l’aria cristallina. La natività è racchiusa in una piccola botte e semplici bottiglie rivestite di panni ruvidi delineano la solennità dell’evento. Poco più in là alcune anatre in un piccolo specchio d’acqua starnazzano contente e quel luogo diviene crocevia di tanta frettolosa gente che si affretta per gli ultimi preziosi e golosi acquisti. Eliana Rossi è nata a Frascati ove risiede è giornalista e scrittrice, laureata con lode in Letterature Comparate alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata è altresì cultore della materia nella suddetta Facoltà. Negli anni Novanta partecipa a diverse edizioni del Premio Città di Torino che pubblica i suoi racconti nell’antologia Cultura e Società; nel 1992 si classifica al 5°posto con il racconto L’eredità; nel 1993 partecipa al concorso nazionale Letteratura d’Amore e si aggiudica il 2° premio nella sezione Fiaba con Il bambino Groll; nello stesso anno al Premio Città di Torino, nella sezione narrativa, si 43 conferisce la segnalazione di merito al racconto storico Piace ad Atòn. Nel 1995 riceve due menzioni, la prima al Premio Città di Torino, per il romanzo inedito Pochi attimi per decisione così motivata: “Un romanzo d’azione, dalla trama ben definita. L’Autrice conferma la propria valenza narrativa e la versatilità creativa, già manifestata con opere precedentemente premiate. Lessico curato, che, nell’insieme, propone una rappresentazione in chiave moderna della quotidianità”(Ernesto Vidotto) e la seconda al Premio Internazionale per la Pace per il romanzo inedito Voglia di fuggire con la seguente motivazione: “Romanzo scritto con la consueta capacità espressiva dell’Autrice. Una storia familiare che si svolge negli anni dell’ultimo conflitto mondiale “. Si classifica al 2° posto al Premio Olevano 2000 nel 1996 con il racconto L’indugio. Nel 1997 vince, ex aequo, il concorso di poesia indetto da Gabrieli editore che le pubblica la silloge Momenti di vita. La stessa casa editrice sceglie alcune sue poesie per inserirle nel documentario Vita e poesia, altre sono incluse nell’antologia Noi poeti del Lazio e della Toscana (1998). La Ibiskos editrice, nel 1998, pubblica la lirica Notte insonne nell’antologia Versi felini e nel 2008 è la volta della poesia in 44 Quattro note della zampogna richiamano frotte di bambini e più non vedi il piccolo, grezzo presepe, ma l’atmosfera è cambiata, la durezza nei cuori si è sciolta al tepore di un sorriso. Ritrovare nelle piccole cose d’altri tempi il legame con un passato nobile e contadino mi fa sentire a questa terra più vicino e oggi meno straniera nella mia città natale. romanesco La riverenza ad apparire nella raccolta RomainRima. Nel 1998 Gabrieli editore cura l’edizione del romanzo Voglia di fuggire, mentre sono del 2007 le pubblicazioni della tragi-commedia Il ritardo fatale e il saggio di letteratura critica La voce narrante in Verga Pirandello Scotellaro a cura di UniversItalia editore del quale è uscita la 2^ edizione a giugno 2010. Ha ricevuto l’onorificenza di Ambasciatore di Pace dalla Universal Peace Federation nel 2006. Piazza dell’Olmo. 45 Piazza Paolo III e Palazzo Vescovile. 46 Angelo Tobia Vite per entrare in città dovevi attraversare un vigneto con i piedi nudi sentire la terra intimamente il sottile mantello umido di sudore scivolare dalla tua pelle i palazzi furono costruiti con i frutti della terra con l’acqua profanata dalla casa di domitilla che aveva mosaici sulle leggende degli eroi e degli dei e i braccianti impastarono i mattoni per far respirare il dio delle illuminazioni il vino che fioriva a maggio e moriva ad agosto nelle sue culle di paglia nelle cantine dove decideva del bene e del male i contadini scoprirono urne di pietra lavica e catacombe ossa di uomini destinate a diventare reliquie viaggi di cenere e di fede per tenere la terra morbida nei vigneti che presero il nome di santa teresa san matteo san marco san paolo santa benedetta e santi apostoli e anche la città aveva un nome di vino il pagano e il cristiano si innestarono per un unico frutto in ogni angolo c’era un’ insegna che descriveva la corsa dei ramarri sull’uva tagliata con la voce dei grappoli frascati e guide che conoscevano in tutte le lingue le storie delle vite passate in ogni angolo c’erano tralci d’uva e viti rampicanti dove gli uccelli nidificavano e cantavano del volo sulle labbra negli uomini che cercavano la vite perpetua e non c’era nemmeno una banca o una pizzeria un’agenzia immobiliare o un negozio di abbigliamento perché ubriacarsi era proibito era ammessa solo l’ebbrezza dove potevi rinascere nelle vite passate Angelo Tobia è nato a Frascati, si occupa di stampe antiche dei Castelli Romani e di antiquariato. Ha pubblicato su varie riviste di poesia tra cui Anterem, la Tartaruga ... Ha pubblicato “Cosmografia del bacio” (ed. Nuovo Millennio) premiato con segnalazione al premio “Lorenzo Montano ‘2008”di Verona, “Miniature per l’alfabeto interiore” (ed. Outline). È presente nella pubblicazione “Andata & Ritono”a cura di Riccardo Agrusti (ed. I fiori del Bene). Di prossima uscita “Leggenda delle immagini”e “lo spirito poetico dei luoghi’ 47 e forse avere un nido una frasca fuori dalle osterie per indicare che il vino era pronto che era possibile stordirsi nelle illusioni per entrare in città dovevi camminare a piedi nudi e fermarti a leggere le insegne che ti raccontavano degli uomini latini che avevano la fuga nello sguardo degli indumenti e delle armi dei guerrieri antichi sepolti sotto i vigneti del fremito di una donna che cantava dal balcone invece di piangere del mosto inebriante che sbucava all’improvviso vestito di malva sia il suo profumo protetto per sempre e qualsiasi strada prendevi potevi trovare nei tavoli all’aperto una notizia sulla vendemmia o sul retrogusto di un vino che colpivano la tua immaginazione perché il tuo corpo si nutriva nella bellezza del paesaggio e ogni pensiero viveva profondamente nella sua lunare foglia palmata e comprendeva la cura necessaria per far rifiorire il dolce succoso chicco nella mente il viticcio attorcigliato della conoscenza il sorso che è nelle cose che si collegano tra loro e poi scompaiono e in fondo alla piazza principale ricoperta di viti che in autunno avevano le foglie arancioni e rosse verdi e gialle che erano i colori primordiali dell’universo c’erano vicino ad una fontana e ad una galleria libri tanti libri sempre aperti che ti raccontavano il mondo che era fuori lontano da te in cui comparivano tutte le immagini vere che erano state nelle tue vite attraverso le parole e la lunga descrizione dell’esilio dei luoghi dove siamo ora chiusi nell’eterna attesa di ritornare nell’uomo del passato e del futuro prima che il presente con la sua nascita e la sua morte ci distrugga per sempre 48 un verme schifoso strisciava sopra un cartoccio di olive ammuffite tra teste che galleggiavano con i gelati in mano naufragando tra bottiglie rotte e urla di assioli disperati intorno alle fontane antiche e infette dove si accampavano stranieri sbandati e ubriachi nell’indifferenza di tutti si uccideva nei cortei prefabbricati dove di notte si vendeva la testa di giuda per una scatola di saponette e unguenti per la memoria che cancellavano il passato per il soffio del nulla si vendevano continenti rubati agli schiavi nelle piazze e il silenzio come trappola per migratori che soffocava la voce nella gola e i palazzi delle banche trafugavano il tempo negli uomini per farlo scomparire un estraneo viveva in ognuno il torpore anestetico dell’inganno e contaminava corrodendo la visione della realtà per fare il mercato dei beni inutili senza scopo il giro di vite nel mondo spianato dal cemento dove gli uomini servili camminavano nel mare nudo per raggiungere il confine della terra piatto e lanciarsi per morire nell’abisso spento del firmamento vuoto e ritornare nell’essenza volatile e misteriosa del nulla e la città si spense divenne il marciapiede di un’altra città più grande e l’identità perduta si trasformò in un cane randagio con il volto di un uomo rabbioso i migranti crebbero con troppi figli e alcuni li lasciarono schiacciarsi sugli alberi con i motorini certe vite si stringono in un attimo finiscono nel buio e si dimenticano e se nel tuo specchio resta soltanto la tua immagine 49 e non c’è nessuno a vederla è il momento di andare a cercare la moneta che avevi lanciato nel cielo che ritorna nel tuo palmo mentre sei in fuga aprirono le pietre della città e ci trovarono la scena del ragazzo che cresceva cieco e inclinato verso l’orizzonte mentre spingeva la sua fanciullezza sussurrando di attendere ancora il testimone delle luci che doveva arrivare con il suo tocco di calore a sciogliere il bastone di neve che si era gelato in noi per portare il tempo vergato dal silenzio tra i corpi impigliati che si erano perduti con la bocca chiusa in nessun luogo c’era la precisione del vuoto come nello spazio immenso del cielo azzurro l’ingresso trasparente dell’infinito che noi non riuscivamo a percepire e vicino ad ogni cosa scomparsa ci siamo distesi ad ascoltare con l’orecchio sulla terra il calpestio dell’acqua nelle radici sotterranee che trasportano i germogli delle nostre vite i semi remoti dei nobili ragazzi ruscello che trascorrono donando senza trattenere. 50 Piazza Bambocci. 51 Passeggiata Fuori Porta. 52 Basilio Ventura Caldo d’agosto Il Tuscolo è tremolante all’orizzonte nell’afa i miei pensieri sono corti. Il sole non dà tregua, ogni albero è un confine. L’alberata dei cappuccini Un grigio pomeriggio di martedì, nel viale una luce opaca. Passano a piedi le persone che la vita emargina. Vanno a due a due come i frati vicini. Sono pensionati, di ventimila giorni dati alla vita; Di ventimila camminate al buio; di ventimila cunicoli chiusi. Nascosta ai bordi della muraglia una coppia scalda i corpi e accende l’alberata. Basilio Ventura, È nato a Frascati nel 1946 dove risiede, È titolare di una nota azienda vitivinicola. Giornalista, Revisore Contabile, e come Ufficiale del Corpo Militare di Croce Rossa ha effettuato numerose missioni. Ha espresso il suo impegno nella vita pubblica in qualita’ di Consigliere comunale e Assessore per piu’ di venti anni nel comune di Frascati ed-in altri enti Pubblici. È stato Collaboratore dei Giornali “ Il Tempo”, di “ Avvenire” “ Famiglia Cristiana” ed altri. È laureato in Scienze della Comunicazione e in Enotecnica. Insegna comunicazione nell’Istituto Giuridico Universitario 53 C.A. Iemolo. Nel 1980 Pubblicò la prima raccolta di Poesie “Cronaca di un ricordo” Prefazione di Antonio Seccareccia vincendo nel 1981 il premio “Frascati” opera prima e numerosi e importanti premi letterari. È del 1982 la seconda raccolta dal titolo “Memorie Semplici” che ripete il sucesso della prima. Nel 1990 esce la terza raccolta L’origininale scorrere della mente che vince il Premio “Città di Marino” ed altri Premi, e ottenendo importanti riconoscimenti critici. Le sue poesie sono state pubblicate in diverse antologie letterarie e giornali di grande tiratura come “Famiglia Cristiana”, “Corriere della sera”, “Il tempo” e “Il messaggero”. Ha collaborato con inportanti autori quali Raimondo Del Nero, Romano Merge, Rosario Foglia, Antonio Seccareccia, Paola Zambonini, Maria Vincenza Zongoli. 54 Chiesetta di Colle Pizzuto Una vecchia al portone contende al prete la palma del mattino. Nei vigneti rombano i trattori di metallo caldo fusi alla sirena di un gallo ritardatario. Questa chiesetta addolcisce i giorni vissuti sulla brace del lavoro e ne attutisce lo schianto nei pensieri. Quando esci il sole arde e ti stordisce di cantar la cicala non finisce ma il tuo cuore gioisce. Le donne dei poeti Una sera d’agosto a Capo Vaticano contai dieci comete e dieci desideri immaginai. Come galassie cotte da cento soli. Immaginai le donne dei poeti. Dove sono ora? Forse sono sul fondo di cento bottiglie di Frascati come cento sogni, mai sognati. Alba nei vigneti Sole che dal vecchio casale sorgi tra un vigneto e un pino illumini le colline asperse di polvere assetata. Saluto le operaie chiamandole per nome, per udire la mia voce in eco. Intorno il buio ancora vivo si vendica dei miei piedi goffi pronti all’inciampo. La luna viaggia e fugge nel tempo dei minuti vicini all’alba e prepara al sole la vela bianca del giorno. 55 Periferia di Frascati Siamo tutti in un altro paese il vento di tramontana ti schiaffeggia forte, le luci sono poche e rotte e non sono collegate alle stelle. Chi esce da casa deve fare l’udito alla terra. 56 Piazza dell’Olmo. 57 Via Mentana. 58 Daniela Zannetti Il lavatoio la fontana la fontanella e l’acqua. :1 Ce ne erano almeno 4, che io ricordi, di lavatoi in paese. Quel paese, ora città, ne ha recuperato uno a ridosso della mura di un parco e l’ha trasformato in una biblioteca per piccoli, con le vetrate nel verde. La vasca, la fontana vera e propria di pietra sperone come le altre, è divenuta una piccola arena di giochi e letture, il bordo trasformato in seduta accoglie il piccolo pubblico sulla gradinata. I colori di qualche cuscino qua e là scatenano i ricordi di emozioni passate, ricordano le ceste dei panni portati al lavatoio comunale, quando era d’uso che le donne sbiancassero a mano e l’acquisto di una lavatrice ancora impensabile... quei posti erano freschi, ci si giocava anche allora, spesso solo con la fantasia che scorreva come l’acqua, l’unico vero giocattolo, un vero tesoro..... ::2 E l’acqua evoca purezza. E giochi ancora. Quelli con le biglie sullo sterrato nella piazzetta. Tra polvere e grida la fontanella rinfrescava ugole e piedi nei sandali. E ogni gioco per le vie aveva una corsa ad una fontana. Daniela Zannetti Nata a Frascati il 19/01/1961 Giornalista iscritta all’Albo dei Giornalisti Pubblicisti di Roma. Piani editoriali e Redazione di riviste; Editing e Art direct di pubblicazioni Arte, Ambiente, Organ house. Esperta di grafica e coordinamento dell’immagine, allestimento di pubblicazioni cartacee anche periodiche; Restyling grafico. layout impaginazione riviste e materiali informativi di Comunicazione. Comunicazione Cura e Direzione di Campagne di 59 Comunicazione, sensibilizzazione, formazione ed informazione. Ufficio stampa istituzionale ed Eventi anche di cultura ambientale. Rapporti con i media partner, Organizzazione e conduzione di Conferenze stampa. Promotrice d’Arte, Artista (performance di estetica del rifiuto, abusi ambientali, riciclo e valorizzazione economica/non economica del rifiuto), di Eco-design (Comìeco, l’altra faccia del Macero, REmade in ltaly, regione Lombardia, Remade in Portugal) e piattaforma di Eco-artisti. Fondatrice e presidente della “ECOA” onlus”, Osservatorio ambientale - Ecocity onlus, Associazione iscritta all’albo regionale delle Cinius per la promozione della sostenibilità e tutela ambientale e di Ambiente condiviso. Ha pubblicato * Tre Voci ideazione di testi e disegni per l’editoria, stesura grafica e pubblicazione del libro di poesie e disegni “Tre Voci”, stampato e diffusa dalla Francesco Saverio Morgìa Onlus - Tipografia Quintili (2001). *Olivo greco Poesia inserita nell’antologia “L’Albero”, curato dall’Assessorato alla cultura di Monte Porzìo Catone (2004). 60 Se fate mente locale potete ritrovarle: da alcune sgorgano esili fili di acqua, quasi una speranza oramai. Da altre nulla, secche e vuote come di figli nelle strade. :::3 E giochi ancora... Ma i tuoi giochi chissà perché costano meno dell’acqua. Ed irrighiamo goccia a goccia un deserto Che sia poi l’unico modo di aiutare un fiore a forma di cuore stretto Che sia dissetare danze dell’anima ancora Che sia lavare coscienza o panni si. Che sia dominio no. Non ci sto. :::: 4 Rappresento Segno leggero Che non ingombra Se non affollati spazi. *I Cinque Tibetani, riti - Sintesi ed Analogie Hatha Yoga, Uddyana e Naulì; Hatha Yoga, Spirito, io respiro. Per il gruppo di Hata Yoga di Enzo Tesse *Rubrica Ambiente per “il Catone”, periodico mensile {2005-2007} *Compostiamo Pubblicazione ambientale. *Ingombri Pubblicazione di Ecoarte. *EcoArtisti offresi I, II. Arte design Ambiente. Reti di sostenibilità Pubblicazione ideata e curata per Osservatorio Ambientale - Ecocity Onlus su approvazione del Consiglio Provinciale di Roma. (2010) Parco dell’Ombrellino. Ha partecipato: *Artiste Tuscolane Scuderie Aldobrandini - Frascati 2004 - con Les Cahiers Retrauvés, 1 Scarpe Rosse. (Libro d’Artista: studi e percorsi sul libro come Oggetto fisico e contenitore di segni. - Frascati 2007 - Ingombri: Benve nuti nella città H, Allestimento con carriola e scaletta in legno; - Frascati 2008 - Bambolotto abbandonato. Bonifica di una scarpata. *Gli scrittori raccontano la città Biblioteche aperte - Frascati 2010. 61 Villa Sciarra. 62 Palazzo Vescovile. 63 Villa Torlonia. Finito di stampare nel mese di Luglio 2011 Poligrafica Laziale srl www.poligraficalaziale.it 64