Insubria: e ora da sogno a risorsa

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Insubria: e ora da sogno a risorsa
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inchiesta / Insubria
di Alberto Pattono e Marzio Molinari
Insubria: e ora
da sogno a risorsa
I due rami sui quali il Ticino sedeva (private banking off shore e frontalieri) potrebbero essere ridimensionati nei prossimi anni, ma a ben vedere esistono altre opportunità di collaborazione fra
Svizzera e Italia, alcune delle quali già operanti, altre solo potenziali, ma si deve dialogare.
C
hi, venendo da terre lontane,
guardasse per la prima volta una
cartina geografica dell’Europa
noterebbe presto la particolarità di un territorio, il Ticino, incuneato dentro le province settentrionali della Lombardia e del
Piemonte, alle quali è tanto omogeneo
per lingua, cultura e territorio quanto lontano dal punto di vista amministrativo,
degli stili di vita e delle affiliazioni internazionali. Questa situazione, che ha pochi
34 · TM Marzo 2014
eguali nel mondo e ormai nessuno in
Europa, è estremamente fertile di collaborazioni e sinergie. Non è esagerato dire
che buona parte del Ticino vive di queste sinergie. Non di tutte però. A partire
dagli anni Sessanta del secolo scorso, delle tante forme di collaborazione possibili ne sono state selezionate e approfondite due: la gestione off shore in Ticino di
capitali privati italiani e l’accesso delle
aziende ticinesi alla manodopera qualifi-
cata italiana. Nei primi numeri di Ticino
Management intervistammo spesso il professor Remigio Ratti, studioso a livello
internazionale proprio degli ‘effetti di
frontiera’, cioè delle straordinarie osmosi e ‘tensioni superficiali’ (intese in senso
fisico) che si vengono a creare quando due
territori omogenei e confinanti appartengono a sistemi politici differenti.
Ratti raccomandava già quasi 30 anni
fa al Ticino di non concentrare tutte le
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sue carte sullo sfruttamento dei più transeunti fra gli effetti di frontiera, preconizzava la fine del tessile di fascia bassa
nel Mendrisiotto, proponeva una veloce
risalita delle aziende ticinesi nelle catene
del valore e non si mostrava nemmeno
troppo convinto della polarizzazione sul
private banking.
Le profezie scientificamente fondate di
Ratti si sono avverate una dopo l’altra.
In particolare in questi anni. Quasi contemporaneamente i due pilastri ricordati in precedenza si stanno fortemente indebolendo. La Svizzera ha scelto (nel primo
caso cedendo a sollecitazioni esterne, nel
secondo per sua scelta) di segare i rami sui
quali il Ticino era seduto: private banking
off shore e ampio accesso alla manodopera frontaliera.
Ticino Management non ha avuto timore di battersi apertamente contro l’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’,
populista e suicida, che solo per una manciata di voti è passata e le cui conseguenze sono ancora tutte da vedere, sia a livello macro (atteggiamento europeo e ridefinizione dei trattati) sia a livello di scelte delle aziende.
Ma guardiamo avanti. Private banking
off shore e frontalieri sono in fondo solo
due delle tante modalità di collaborazione regionale fra il Ticino e le province italiane di confine nell’area chiamata Insubria. Ne esistono molte altre. Alcune
modalità di collaborazione esistono già e
sono magari semplicemente meno note.
Altre potrebbero concretizzarsi, ma il loro
sviluppo è fermato da ostacoli che potrebbero essere rimossi.
Parliamo di banche? La competenza
bancaria e finanziaria svizzera davvero non
può essere mobilitata a favore degli investitori istituzionali e delle aziende della
Lombardia? E il know how ticinese nel
campo del diritto commerciale e societario, nella contrattualistica internazionale, nella ottimizzazione fiscale - che ha
una lunga storia poco nota - davvero non
può essere proposto a testa alta alle aziende e alle famiglie imprenditoriali lombarde quando la Svizzera supererà lo stigma della riprovazione internazionale?
Parliamo di risorse umane? Che conseguenze possiamo trarre dal fatto che per
un giovane delle province di confine iscriversi all’Università di Lugano è una opzione al pari di iscriversi alle facoltà di Milano o Pavia? Altro che Erasmus! Si tratta
di una caratteristica con pochi eguali nel
mondo. Bisognerebbe cercare di capire
come trarre vantaggio da questo fatto in
termini di offerta di risorse umane altamente qualificate.
Parliamo di sinergie industriali? La
grande tabella nelle pagine seguenti mostra
che il tessuto industriale ticinese, pur
essendo simile, è complementare a quello delle province italiane ed è molto più
differenziato di quanto le varie province
dell’Insubria non differiscano una
dall’altra. Possiamo trarne delle conseguenze? Ricordiamo che fra qualche anno
la manutenzione del tunnel autostradale
del Gottardo trasformerà il Ticino in una
sorta di ‘enclave svizzera in territorio italiano’, una specie di ‘grande Livigno
d’inverno’. Rileggere le proprie catene
di fornitura potrebbe essere interessante. Nelle due direzioni però! La fase di
sopravvalutazione del franco svizzero pare
vicina a una fine e nelle prossime fiere
internazionali i clienti non faranno più un
largo giro davanti agli stand delle aziende rossocrociate, costrette a presentare
listini in franchi sopravvalutati.
Parliamo di turismo? Qui la vocazione
di tutti a farsi del male appare in tutta la
sua chiarezza. Come è possibile pensare
che un turista cinese o indiano, russo o
anche solo americano o svedese decida
di fare le vacanze nella provincia di Lecco o nel Sopraceneri! Se proprio è bene
informato vedrà la regione dei laghi e delle montagne tra la Lombardia e le Alpi.
Varese da sola non è una destinazione turistica e in fondo nemmeno il Ticino lo è.
Andrebbero superate le gelosie e le cor-
Remigio Ratti, economista, già professore alle Università di Friborgo e di
Lugano.
te visioni di amministratori pubblici (e
privati) e impostata una ‘destinazione Insubria’, magari capitalizzando sulle competenze di livello mondiale dell’Usi in questo campo. Tra le sinergie che potrebbero essere sviluppate ci sono anche quelle
in campo medico. La salute è l’industria
anticiclica per eccellenza. La Lombardia
ha dalla sua la dimensione, che le consente
un’offerta e una domanda di cure ampie
e differenziate. Il Ticino ha la capacità di
mobilitare pubblico e privato e di accedere selettivamente alle competenze di
oltre Gottardo per creare poli di qualità
su temi specifici. Su ambedue i lati della
frontiera vediamo fortissime tensioni di
domanda e offerta, ma molti ostacoli impediscono a un sistema di afferire all’altro.
Potremmo continuare indicando magari la storia esemplare della logistica a valore aggiunto, nata sicuramente da una
opportunità fiscale ma sviluppatasi ormai
ben al di là, visto che alle imprese italiane e internazionali del lusso il Ticino può
offrire non uno, ma diversi dei suoi atout.
Forse vedremo o vediamo già storie di
successo simili nelle alte tecnologie (farmaceutico e software). E forse siamo anche
noi, Ticino Management, una di queste sommesse storie di successo e di sinergia transfrontaliera, capace di parlare ai due lati
della frontiera senza affatto smarrire la
propria identità.
TM Marzo 2014 · 35
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inchiesta / Insubria / il futuro
Nuove idee
per l’Insubria
L’economista ticinese Remigio Ratti aveva suggerito già 30 anni or sono delle soluzioni per superare l’eccessiva dipendenza del Ticino da pochi ‘effetti di confine’. Ora, insieme all’economista
italiano Alberto Bramanti, Ratti propone alcune tesi per rilanciare la collaborazione economica
transfrontaliera e la governanza dell’Area insubrica.
N
egli ultimi anni i rapporti fra
il Ticino e l’Italia si sono fatti
sempre più tesi. La vertenza
fiscale sulla tassazione dei patrimoni italiani depositati nelle banche svizzere, il
blocco dei ristorni all’Italia delle imposte pagate dai frontalieri deciso dal governo ticinese, la presenza delle imprese svizzere sulle black list italiane, la preoccupazione diffusa tra i ticinesi per l’aumento costante del numero dei frontalieri:
sono solo alcuni esempi della tensione crescente nei rapporti transfontalieri, rafforzata dalla recente approvazione popolare dell’iniziativa contro l’immigrazione di
massa, che in Ticino ha fatto registrare
la percentuale più alta di voti favorevoli.
«Per allentare questa tensione dobbiamo cercare, tra le altre cose, di affrontare le questioni con un metodo diverso,
evitando di pensare sempre unilateralmente, frammentariamente, senza considerare la controparte. Dobbiamo insomma adottare una visione insubrica dei pro36 · TM Marzo 2014
blemi, che ci permetta di andare alla ricerca di soluzioni comuni e raggiungere così
risultati win-win per entrambi i versanti
della frontiera», sottolinea Remigio Ratti, già professore alle Università di Fri-
Suddivisione
delle esportazioni per area
Lombardia
Ticino
Unione Europea
52,5%
63,5%
Usa e altre
economie avanzate
21,9%
13,5%
Medio Oriente
e Nord Africa
10,1%
8,1%
Asia (senza Giappone)
5,5%
8,9%
Balcani e Csi (ex Urss)
4,8%
2,8%
America Latina
3,1%
1,8%
Africa
1,3%
1,5%
Il colore verde indica un valore più alto del 20%
rispetto alla media
Rielaborazione dati Ustat e Unioncamere
borgo e di Lugano.
Su questo tema Ratti e il professor
Alberto Bramanti della Bocconi di Milano, che da decenni si occupano delle tematiche legate all’economia e alla politica
regionale, hanno elaborato delle tesi che
sono stati invitati a esporre durante un
convegno tenutosi lo scorso 21 gennaio
a Como, dal titolo ‘Le sfide per la governanza dell’Area insubrica’, organizzato
dal Gruppo di lavoro insubrico dei Rotary
club. «Il nostro Gruppo esiste da quindici anni e rappresenta i cinque club ticinesi e dodici club italiani compresi in
un’area che da Pallanza va fino a Lecco», spiega Ivano D’Andrea, coordinatore del Gruppo, «utilizzando le donazioni che si possono effettuare attraverso
progetti mirati presentati alla Rotary
Foundation, negli ultimi tre anni abbiamo incrementato notevolmente le nostre
attività, realizzando una quindicina di progetti nell’area insubrica per un importo
complessivo pari a circa 350 mila dollari,
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progetti rivolti soprattutto alle associazioni bisognose. Se l’attività benefica rappresenta il nostro obiettivo principale,
parallelamente organizziamo, una volta
all’anno, una conferenza che si propone
di sollevare il dibattito su questioni che
riguardano la realtà insubrica. Quest’anno
abbiamo deciso di chiedere ai professori
Ratti e Bramanti di esprimere delle tesi,
anche provocatorie, per migliorare la
governanza insubrica e uscire dalla fase di
‘muro contro muro’ in cui ci troviamo
attualmente. E il voto che poi c’è stato
sull’iniziativa contro l’immigrazione di
massa credo abbia ulteriormente rafforzato questa esigenza».
Secondo Ratti e Bramanti per il futuro
dell’Insubria si possono ipotizzare quattro possibili scenari. I primi tre sono quelli attuali, che addirittura tendono a convivere: quello di zone di confine ‘in balia
degli eventi’, con una Regio Insubrica apatica e afasica fatalmente destinata a disgregarsi; quello dell’ ‘arroccamento’ a difesa dell’esistente, alla ricerca di rendite di
frontiera; quello di una regione insubrica ‘zona cuscinetto’, orientata a cogliere
opportunità di breve periodo. «Scenari
che indubbiamente vanno superati se si
punta a una vera e propria nuova governanza territoriale multilivello», indica
Bramanti, «l’obiettivo deve essere quindi quello di un’ ‘area transfrontaliera integrata’, capace di visioni e di progettualità di medio-lungo periodo, in grado di
negoziare a più livelli (perché l’economia
globalizzata non segue più unicamente
le regole che passano attraverso lo Stato
nazione) e capace di generare un surplus
di valore aggiunto in termini di conoscenza, reti, incremento di competitività, remunerazione di risorse (pubbliche
e private), ‘fiscalità dedicata’ e reinvestimenti mirati sul territorio».
I due studiosi ricordano come l’Insubria rappresenti un’area transfrontaliera
di grande interesse e potenzialità sia per
la sua consistenza demografica che per la
forza e la complementarietà economica
e sociale. È però marcata da due forze
limitanti e condizionanti la sua territorialità: la frontiera di Stato, da un lato, e
l’attrazione verso i poli metropolitani di
Milano e Zurigo. Da questo derivano
distorsioni e complessità di sistema alle
quali non corrisponde un’adeguata capacità di governance. «Vi è poi l’ambiguità
dell’attuale sviluppo economico transfrontaliero», aggiunge Bramanti, «la for-
te crescita dei flussi transfrontalieri di
manodopera e di prestazioni economiche
verso il mercato svizzero potrebbe essere vista nell’ottica del processo di costruzione europea come un segnale, voluto,
d’integrazione e di convergenza regionale: secondo la teoria, infatti, la mobilità
dei fattori di produzione dovrebbe tendenzialmente portare a una convergenza
ed equilibrio dei flussi transfrontalieri e
dei mercati del lavoro e del capitale. Così
però non accade e i flussi unidirezionali
emersi in quest’ultimo decennio (ma non
solo) sono piuttosto il segno di discontinuità e di crescenti divergenze nelle componenti istituzionali e di mercato tra Italia e Svizzera».
Nel loro documento Ratti e Bramanti
ricordano come queste divergenze non
sono peraltro una caratteristica che riguarda solo l’area insubrica: recentemente
l’Alsazia ha denunciato tendenze analoghe nella zona dell’Alto Reno, alla frontiera sia con la Germania che con la Svizzera. «Le funzioni delle frontiere, prevalentemente di legittimazione e di controllo e fiscale, che in passato erano strettamente legate al confine, hanno cambiato
natura e contenuti, per cui il potere centrale è molto meno interessato ai loro
impatti regionali; d’altra parte rinascono
o fioriscono nuove entità macroregionali i cui spazi non sono quelli delle istituzioni», spiega Ratti, «anche per l’area insubrica è giunto il momento di marcare il
proprio ruolo, non tanto come battaglia
rivendicativa fine a se stessa, ma per mirare alla crescita della produttività regionale e a un nuovo capitale territoriale, tramite azioni proattive, progetti e la promozione di reti formali e informali del
tessuto imprenditoriale e sociale».
Per raggiungere questi obiettivi l’Insubria può contare su nuovi interessanti
risorse. Un primo elemento è dato dal
capitale infrastrutturale, sia a livello di
accessibilità lontana (con l’entrata in funzione nel 2016 della galleria ferroviaria di
base del San Gottardo) sia a livello regionale-locale, con la metropolitana transfrontaliera che collegherà Como a Varese (e Malpensa) via Chiasso-Mendrisio,
nonostante i ritardi che hanno colpito la
realizzazione della Stabio-Arcisate sul versante italiano.
Un secondo elemento è quello della formazione e della conoscenza, che negli ultimi quindici anni ha compiuto un notevole balzo in avanti grazie alle due Uni-
Alberto Bramanti, professore all’Università Bocconi di Milano.
versità ticinesi (Usi e Supsi) e all’Università dell’Insubria e che ha anche creato un forte potenziale di servizi alle imprese. «In ambito industriale si è osservata
la nascita di cluster transfrontalieri (moda,
logistica) facenti leva sulla creatività e il
brand italiano combinati con la qualità
del prodotto e della rete organizzativa
svizzera», sottolinea Bramanti, «il mercato del lavoro, infine, può divenire un
asset win-win se si potrà superare la logica dello sfruttamento di rendite differenziali il cui valore strutturale è assai
ambiguo, per perseguire invece una logica di investimento a medio-lungo termine stabilizzando l’impiego e favorendo
la produttività (che è stagnante sui due
lati del confine) per entrambe le parti in
causa, meglio se con investimenti congiunti».
Le zone a tripla A. Ratti e Bramanti formulano in particolare tre proposte per
rilanciare il ruolo dell’Insubria. La prima è quella che prevede la costituzione di
‘zone a tripla A’, ossia di ‘Aree di Aggregazione e di Armonizzazione Transfrontaliera’ (AAA-T). «Lo scenario più proattivo di un’area transfrontaliera integrata non si realizza né automaticamente né per il libero gioco del mercato», sottolinea Ratti, «disparità e divergenze
importanti sono ancora presenti, e percepite tali, sia nelle regole del gioco sia
nei parametri economici di base tra uno
Stato e l’altro. Da qui nasce l’interesse per
l’identificazione di specifiche zone territoriali in cui prefigurare e sperimentare
l’Europa economica, sociale e ambientaTM Marzo 2014 · 37
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Indicatori di occupazione
(tutti i dati sono in %)
Tasso di
occupazione
totale 2012
Tasso di
occupazione
donne 2012
Tasso di
attività
totale 2012
Tasso di
attività
donne 2012
Ticino
56,7
47,0
60,7
50,2
Verbano Cusio Ossola
63,2
53,6
50,0
41,2
Varese
65,6
59,6
55,0
47,6
Como
67,0
56,6
55,4
45,3
Novara
62,0
57,6
53,3
46,7
Lecco
64,0
53,0
53,6
42,7
Insubria
63,2
53,3
54,7
44,9
Il colore verde indica un valore più alto del 10% rispetto alla media
Il colore rosso indica un dato più basso del 10% rispetto alla media
Il tasso di occupazione è il rapporto fra gli occupati e la popolazione con oltre 15 anni
Il tasso di attività è il rapporto fra le persone in età di lavoro e il totale della popolazione
le di domani. Non si tratta però di allineare - limitatamente a queste aree speciali - le regole del gioco sul diritto più
liberale dei Paesi partner (una sorta di
clausola della nazione più favorita), ma
piuttosto di trovarne delle nuove in grado di stimolare, di non discriminare, di
assicurare una maggiore equità fiscale
tra le parti». Questa proposta tiene conto di un ampio fermento presente a diversi livelli in Europa: in Francia, ad esempio, il Conseil général du Haut-Rhin (Alsazia) propone di creare in via sperimentale una “zone européenne de développement économique”, con l’obiettivo di
“riconquistare delle condizioni quadro
(diritto del lavoro e diritto fiscale, in primis) che siano eque e condivise, per consentire investimenti e attirare attività innovative durevoli”. In Italia le nuove ‘zone
franche urbane’ (introdotte dalla delibera Cipe del 2009), opportunamente rivi-
sitate, offrono spunti di interesse. Il ‘decreto del fare’ (legge 183/2011) ha inoltre
introdotto le ‘zone a burocrazia zero’
(allargate a tutto il territorio nazionale),
mentre il Parlamento regionale lombardo ha votato, lo scorso 8 ottobre, la mozione 75 concernente l’inserimento di Regione Lombardia nelle ‘zone a burocrazia
zero’.
«Proponiamo di denominare queste
aree speciali, che dovrebbero sorgere in
tutta Europa, ‘zone a tripla A’, ossia ‘Aree
d’Aggregazione e Armonizzazione Transfrontaliera (AAA-T)», spiega Bramanti,
«un accordo internazionale e transfrontaliero dovrà identificare la delimitazione del/dei territorio/i con tale denominazione, le materie e i contenuti passibili di interventi, le procedure quadro da
applicare. L’idea di fondo è semplice: nel
caso dell’Insubria l’accordo quadro è firmato dagli Stati nazionali (quale imple-
Percentuale di aziende per numero di addetti
(tutti i dati sono in %)
meno di 10
addetti
da 10 a 49
addetti
da 50 a 99
addetti
oltre 100
addetti
Ticino
86,0%
11,6%
1,5%
0,9%
Como
95,5%
4,1%
0,3%
0,1%
Lecco
94,0%
5,3%
0,4%
0,3%
Novara
94,2%
5,0%
0,6%
0,3%
Varese
93,7%
5,8%
0,3%
0,2%
Verbano Cusio Ossola
93,3%
5,9%
0,6%
0,3%
Insubria
92,8%
6,3%
0,6%
0,3%
Il colore verde indica un valore più alto del 20% rispetto alla media
Il colore rosso indica un dato più basso del 20% rispetto alla media
38 · TM Marzo 2014
mentazione dei principi di libertà europei e degli accordi bilaterali Italia-Svizzera) e all’interno di esso le amministrazioni pubbliche, le istituzioni locali, le
organizzazioni territoriali e persino i singoli attori economici possono firmare
accordi, promuovere progetti, implementare azioni di sostegno, sulla base di
regole semplificate e pre-definite».
I due economisti tengono a sottolineare che si tratterebbe di un esperimento
sostanzialmente ‘a costo zero’: lo scambio non è infatti ‘sviluppo e occupazione’ contro ‘incentivi finanziari e sgravi
fiscali’, bensì ‘sviluppo e occupazione’ contro ‘snellimento burocratico, semplificazione delle norme, certezze dei tempi’.
La presenza di una o più aree a tripla
A configurerebbero la Regio Insubrica
come un’area laboratorio (di scala e visibilità europea), in cui mettere a punto e
testare soluzioni innovative da ampliare
progressivamente all’intero territorio insubrico (ed eventualmente oltre).
«Tre esemplificazioni, necessariamente embrionali, possono aiutare a definire
i contorni della proposta», illustra Ratti,
«la prima riguarda i ‘Parchi industriali
integrati’: una rete di imprese manifatturiere e operatori del terziario di una specifica filiera (nell’area insubrica sono identificabili almeno 4 filiere: moda, meccatronica, bio-tecnologie, turismo e accoglienza) che possa beneficiare dello snellimento burocratico, di certezza nei tempi, di facilitazioni nell’integrazione transfrontaliera, di elevata qualità dei servizi
(finanza, logistica, design, ricerca, formazione specializzata, ecc.). Le ricadute
per i singoli operatori sono un incremento
della produttività e per il territorio una
maggiore attrattività e una ‘fiscalità dedicata’, magari con vincolo di parziale reinvestimento nella filiera stessa».
Il secondo esempio riguarda dei possibili accordi inter-sindacali sui temi della
formazione integrata transfrontaliera, sui
tirocini e sugli apprendistati, accordi che
possono mirare ad innalzare la qualità della manodopera (da entrambi i lati della
frontiera) e ad aumentarne la mobilità territoriale.
Il terzo esempio è relativo all’apertura
del ‘contratto di rete’ (figura contrattuale già presente nell’ordinamento italiano)
ad imprese ticinesi e svizzere, irrobustendo
le relazioni transfrontaliere unitamente
alle performance aziendali delle imprese
partner. La rete transfrontaliera di impre-
02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 39
se può inoltre essere il soggetto unitario
destinatario di ulteriori e specifiche agevolazioni secondo il principio ‘zero burocrazia’, contribuendo per tale via all’innalzamento della produttività totale dei
fattori.
Banca ticinese e aziende insubriche.
La seconda proposta è quella di creare un
ponte tra la banca ticinese e le aziende
insubriche. «L’azienda italiana, che soffre per la mancanza di credito, ha bisogno non solo di facilitazioni d’accesso
finanziario, ma anche di servizi aggiuntivi e complementari. Il credito va inserito in un contesto più ampio, in un pacchetto di servizi quali i crediti documentari, la gestione delle divise e dei cambi,
i pagamenti internazionali, l’approvvigionamento in materie prime, prestazioni che la banca commerciale svizzera conosce da sempre», indica Bramanti.
Nella contrapposizione di regole istituzionali diverse e in un quadro di specializzazione della banca ticinese nella
gestione patrimoniale, il tema di un ponte tra banca ticinese e azienda del Nord
Italia è stato fino a ieri un problema ine-
Ivano D’Andrea, coordinatore del Gruppo di lavoro insubrico dei Rotary club.
sistente. E in effetti oggi, in un mondo
in cui le prossimità economiche e le sinergie fanno la differenza, solo il 5% delle
imprese industriali delle province italiane ha relazioni con gli istituti bancari del
vicino.
Una ricerca congiunta del Centro di
studi bancari di Vezia e dell’Università
di Varese (promossa dalla Regio Insubrica) rivela in che modo si possono rimuovere gli ostacoli e fornisce una serie di raccomandazioni e di misure da attuare a breve: dall’informazione reciproca agli incentivi alla formazione in ambito ‘cross-border’ delle attività creditizie, alla parità di
trattamento nell’accesso alle garanzie e ai
patti di arbitrato.
«Certo le difficoltà non mancano: i
rischi per la banca svizzera esistono non
solo per la possibile insolvenza dell’azienda italiana, ma anche per i tempi lunghi
della giustizia italiana, che incidono sulla certezza del diritto», nota Ratti, «d’altra
parte molte banche ticinesi conoscono già
centinaia di questi imprenditori, che hanno seguito per anni limitatamente alla
gestione dei loro asset privati. Si tratta
quindi di costruire con questi clienti un
discorso più ampio che tocchi anche la
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02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 40
Insubria: economie a confronto (aziende e dipendenti)
Canton
Ticino
Az.
Prov.
di Como
Dipendenti % sul tot dip
Az.
Prov.
di Lecco
Dipendenti % sul tot dip
Az.
Dipendenti % sul tot dip
Agricoltura, silvicoltura e pesca e attività estrattive
1.287
3.813
1.8%
154
320
0.2%
49
70
0.1%
Settore manifatturiero
1.852
29.117
14.1%
6.495
58.948
32.8%
4.200
45.517
44.3%
Industrie alimentari,
delle bevande e del tabacco
A
9.
173
2.310
1.1%
389
3.125
1.7%
258
2.575
2.4%
4
Fabbricazione di tessili,
abbligliamento, pellame e calzature
122
2.267
1.1%
1.252
16.230
9.0%
371
3.809
3.5%
1.8
Industria del legno, industria della carta e stampa
381
1.994
1.0%
871
5.874
3.3%
392
2.758
2.6%
8
Fabbricazione di coke e industria chimica
38
665
0.3%
82
2.018
1.1%
47
810
0.7%
Industria farmaceutica
29
1.750
0.8%
7
280
0.2%
2
168
0.2%
Fabbricazione di articoli
in gomma e materie plastiche,
altri prodotti minerali non metalliferi
123
1.707
0.8%
177
2.684
1.5%
155
2.128
2.0%
5
Fabbricazione di prodotti in metallo,
esclusi macchinari e attrezzature
18.157
16.8%
2.0
499
9.743
4.7%
1.260
10.459
5.8%
1607
Fabbricazione di apparecchi elettrici,
computer e prodotti di elettronica e ottica; orologi
60
2.835
1.4%
205
3.074
1.7%
223
3.751
3.5%
5
Fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a
91
1.961
0.9%
391
4.280
2.4%
418
6.578
6.1%
9
Fabbricazione di mezzi di trasporto
29
484
0.2%
59
770
0.4%
66
1.742
1.6%
5.7%
661
3.041
2.8%
1.5
67.0% 23.881
62.435
55.6%
62.4
455
0.4%
Altre attività manifatturiere, riparazione
e installazione di macchine e apparecchiature
Servizi
Fornitura di energia elettrica, gas,
vapore e aria condizionata
Fornitura di acqua; reti fognarie,
attività di trattamento dei rifiuti e risanamento
307
3.401
1.6%
1.802
10.154
28.338
173.606
84.1%
43.151
120.212
54
1.249
0.6%
52
683
0.4%
29
91
781
0.4%
113
1.050
0.6%
44
534
0.5%
Costruzioni e Lavori di costruzione specializzati
2.775
19.544
9.5%
7.306
18.286
10.2%
3.985
10.056
9.3%
9.8
Commercio all’ingrosso e al dettaglio;
riparazione di autoveicoli e motocicli
5.946
31.286
15.1%
10.503
34.767
19.4%
6.093
18.690
17.3%
15.5
Trasporti, monitoraggio
e attività di supporto servizi postali e di corriere
1.120
9.151
4.4%
1.555
8.390
4.7%
798
3.466
3.2%
1.9
445
3.503
1.7%
311
1.430
0.8%
131
498
0.5%
Servizi di alloggio
Attività di servizi di ristorazione
Telecomunicazioni, media, informatica
Attività finanziarie, assicurative e ausiliarie
Attività immobiliari
Attività legali e contabilità
Attività di sedi centrali; consulenza gestionale
Attività degli studi di architettura e di ingegneria;
collaudi e analisi tecniche
Ricerca scientifica e sviluppo
Altre attività professionali,
amministrative scientifiche e tecniche
Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento
Altre attività di servizi
1.759
7.960
3.9%
2.744
10.127
5.6%
1.477
5.487
5.1%
3.5
853
6.406
3.1%
1.068
2.963
1.7%
690
1.666
1.5%
1.6
1.268
12.865
6.2%
1.324
4.805
2.7%
789
2.947
2.7%
2.0
925
2.131
1.0%
3.201
3.596
2.0%
1.708
2.050
1.9%
5.
1.492
6.286
3.0%
2.247
4.480
2.5%
1.026
2.325
2.2%
3.3
809
2.021
1.0%
563
893
0.5%
334
431
0.4%
8
1.479
5.071
2.5%
2.397
3.318
1.8%
1.458
1.986
1.8%
85
663
0.3%
62
108
0.1%
44
84
0.1%
2.114
13.740
6.7%
4.146
13.385
7.5%
2.280
5.818
5.4%
751
3.410
1.7%
524
1.681
0.9%
279
661
0.6%
8
2.438
5.965
2.9%
2.091
4.514
2.5%
1.136
2.449
2.3%
3.4
Il colore verde indica un valore più alto del 20% rispetto alla media
Il colore rosso indica un dato più basso del 20% rispetto alla media
Non sono stati considerati i settori a tradizionale prevalenza pubblica, come sanità e istruzione
sfera aziendale, con l’obiettivo di prospettare assieme un’opportunità di mercato capace di assicurare sviluppo economico nei rispettivi territori».
Secondo i due economisti è utile dare
seguito a proposte come questa, se non
40 · TM Marzo 2014
si vuole continuare a vedere il ‘dislocamento da fuga’ di industrie italiane verso la Svizzera, con i relativi lavoratori trasformati in frontalieri. Basti infatti ricordare che, secondo un’analisi svolta dal Servizio di informazioni economiche Orell
Füssli (Ofwi), su incarico della SonntagsZeitung, sono 4528 le nuove aziende fondate in Ticino da imprenditori italiani
negli ultimi cinque anni. Si tratta di imprese che impiegano prevalentemente personale frontaliero e che costituiscono cir-
3.
4.
02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 41
Prov.
di Varese
Az.
Prov.
di Novara
Dipendenti % sul tot dip
Az.
Dipendenti
Prov.
Verbania-Cusio-Ossola
% sul tot dip
Az.
Dipendenti
Totale Insubria
% sul tot dip
Az.
Dipendenti
% sul tot dip
154
422
0.2%
2.380
3.536
3.2%
84
246
0.6%
1.825
5.276
0.6%
9.106
95.527
36.2%
4.522
37.518
34.5%
1.456
9.702
24.2%
27.631
276.329
30.1%
496
4.066
1.5%
338
2.925
2.7%
138
688
1.7%
1.739
14.769
1.7%
1.839
15.601
5.7%
677
4.615
4.2%
69
422
1.1%
4.368
39.008
4.7%
845
5.300
1.9%
253
1.076
2.7%
3.279
19.673
1.9%
175
3.815
1.4%
13
612
22
2.863
1.0%
541
10.074
3.7%
246
5.774
5.3%
24
2.029
16.751
6.1%
1.176
6.658
6.1%
597
559
9.659
3.5%
972
12.665
4.6%
663
9.985
9.2%
123
8.271
3.0%
3
1.5%
424
9.164
0.9%
0.0%
72
5.856
0.6%
209
0.5%
1.220
19.442
2.5%
4.727
11.8%
7.165
69.238
7.3%
40
252
0.6%
1.300
22.646
2.1%
108
1.051
2.6%
2.367
30.704
4.0%
3
0.0%
335
13.041
1.2%
1.505
6.462
2.4%
1.418
7.171
6.6%
211
662
1.7%
5.364
27.446
3.4%
62.442
178.071
65.0%
26.725
69.784
64.1%
11.852
30.102
75.2%
196.389
634.210
69.2%
84
693
0.3%
111
465
0.4%
72
376
0.9%
402
3.921
0.4%
171
1.721
0.6%
117
938
0.9%
55
488
1.2%
591
5.512
0.6%
9.882
23.149
8.4%
5.928
12.152
11.2%
2.091
5.036
12.6%
31.967
88.223
9.6%
15.586
50.408
18.4%
9.238
21.060
19.4%
3.186
8.526
21.3%
50.552
164.737
18.0%
1.919
19.968
7.3%
1.074
5.833
5.4%
393
2.174
5.4%
6.859
48.982
5.3%
194
1.319
0.5%
2.597
7.018
6.5%
249
780
1.9%
3.927
14.548
1.6%
3.568
14.591
5.3%
1.158
3.304
8.2%
10.706
41.469
4.5%
1.652
4.841
1.8%
693
2.533
2.3%
216
721
1.8%
5.172
19.130
2.1%
2.042
7.306
2.7%
1.113
3.400
3.1%
346
1.206
3.0%
6.882
32.529
3.5%
5.164
5.751
2.1%
672
822
0.8%
601
730
1.8%
12.271
15.080
1.6%
3.301
6.724
2.5%
1.442
3.123
2.9%
454
936
2.3%
9.962
23.874
2.6%
857
1.275
0.5%
96
137
0.3%
2.659
4.757
0.5%
3.238
4.080
1.5%
658
814
2.0%
9.230
15.269
1.7%
127
262
0.1%
25
42
0.1%
343
1.159
0.1%
4.257
7.658
2.8%
1.185
5.223
4.8%
818
1.822
4.5%
16.202
57.796
6.3%
837
1.915
0.7%
416
859
0.8%
143
283
0.7%
2.950
8.809
1.0%
3.457
7.679
2.8%
1.678
2.727
2.5%
664
1326
3.3%
11.464
24.660
2.7%
ca il 30% delle aziende costituite complessivamente in Ticino nel periodo preso in considerazione.
Una nuova Regio Insubrica. Nel 1995
è stata costituita la Comunità di lavoro
Regio Insubrica, per volontà del Canton
Ticino e delle province di Como, Varese
e del Verbano Cusio Ossola. Nel 1997 è
stato avviato un rapporto di collaborazione con le province di Lecco e Novara, che sono poi entrate a far parte della
Regio Insubrica nel 2007. La terza pro-
posta formulata da Ratti e Bramanti è quella di tramutare l’attuale Comunità di lavoro, che è un’associazione di diritto privato, in una nuova entità pubblica multilivello. «La necessità di governance di
un’Insubria capace di visioni e di progetTM Marzo 2014 · 41
02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 42
L’esempio di Basilea
Un significativo esempio di cooperazione
transfrontaliera è quello realizzato nella
regione di Basilea, dove da decenni si sono
sviluppate relazioni tra svizzeri, tedeschi e
francesi. L’EuroAirport Basel Mulhouse
Freiburg è la più concreta testimonianza
degli inizi di questa cooperazione transfrontaliera, che ha preso avvio dopo la
Seconda Guerra Mondiale: l’aeroporto è
stato infatti aperto nel 1946 e oggi ricopre un ruolo fondamentale per la regione.
La cooperazione trinazionale in quest’area
ha acquistato importanza con la creazione
a Basilea dell’associazione Regio Basiliensis nel 1963 e con la nascita di associazioni equivalenti nei Paesi confinanti. Nel
1975 un accordo concluso tra i governi di
Germania, Francia e Svizzera ha dato vita a una Commissione intergovernamentale
franco-germano-svizzera e due Comitati regionali che ne sostenevano l’operato.
Nel 1991 i due Comitati si sono fusi creando la Conferenza franco-germano-svizzera del Reno superiore.
La cooperazione transfrontaliera si divide essenzialmente in due settori: la cooperazione nella regione del Reno superiore e la cooperazione nell’agglomerato di Basilea. La Regione trinazionale del Reno superiore comprende i cinque cantoni svizzeri di Basilea città, Basilea campagna, Argovia, Soletta e Giura, i Länder del BadenWürttemberg e della Renania-Palatinato in Germania e la regione dell’Alsazia da
parte francese. Per poter unire le forze di questa regione con la sua rete di agglomerati urbani, nel 2010 è stata fondata la Regione metropolitana trinazionale del Reno
superiore (Tmo). In quest’area geografica numerosi temi vengono trattati sulla base
dell’accordo trinazionale: al centro vi sono soprattutto le pianificazioni a livello di trasporti e spazio, l’istruzione, l’energia, l’ambiente, l’economia e la cultura. Con l’aiuto del programma Interreg-Reno superiore è stato possibile attuare in questi e altri
settori numerosi progetti, che ricevono anche fondi di finanziamento dall’Unione
europea. In questi ultimi anni il programma Interreg-Reno superiore ha consentito
di far partire oltre 300 progetti transfrontalieri, e fra questi 150 hanno visto la partecipazione anche della Svizzera.
Per quanto riguarda invece l’agglomerato di Basilea, soprattutto su temi come la
pianificazione spaziale e i trasporti un punto di vista univoco, senza la presa in considerazione degli altri partner, è impensabile. Ma anche nella vita quotidiana dei circa 830 mila cittadini che vivono nell’agglomerato i confini nazionali si confondono
sempre di più. L’Eurodistretto trinazionale di Basilea (Teb), fondato nel 2007, si è
quindi dedicato soprattutto alle tematiche della pianificazione dello spazio e dei trasporti, ma la cooperazione viene messa sempre più in primo piano anche nei settori
dell’energia e dell’ambiente, della formazione, della cultura e dell’incontro dei cittadini. La Notte dei musei di Basilea, i curricula di studi universitari e i certificati trinazionali o l’Iba Basel 2020, esposizione internazionale di progetti edili lanciata sotto l’egida del Teb per immaginare lo sviluppo urbano della regione, sono buoni esempi in questo senso. Il programma per l’agglomerato di Basilea sta inoltre sviluppando un piano per i trasporti con un sostegno trinazionale, la cui attuazione sarà incentivata anche attraverso finanziamenti provenienti da Berna.
tualità comporta l’adozione di formule
istituzionali di diritto pubblico, più forti,
anche se snelle, rispetto a quelle di un’associazione come l’attuale Regio Insubrica»,
42 · TM Marzo 2014
argomenta Bramanti, «in quest’ottica è
possibile prendere come riferimento quanto dal 2006 sta facendo l’Unione europea,
che favorisce sotto l’etichetta Gect la crea-
L’EuroAirport Basel Mulhouse Freiburg
è lo scalo ufficiale di tre regioni confinanti, situate in altrettante nazioni,
e per questo rappresenta un caso unico in Europa.
zione di ‘gruppi europei di cooperazione
territoriale’ comprendenti autorità ai vari
livelli (o Glct, nella versione limitata a
progetti locali) e un ‘think tank’ aventi lo
scopo di meglio coordinare e garantire,
pragmaticamente, l’attuazione di progetti condivisi pubblici-privati, possibilmente
proposti dal basso, mirati e a geometria
variabile».
La Svizzera per il momento riconosce
questa formula solo con la Germania e la
Francia (in applicazione del precedente
Accordo di Karlsruhe). In Italia si sono
costituiti quattro accordi di questo tipo
con l’arco alpino austriaco e le regioni che
si affacciano sull’Adriatico. Un’applicazione semplificata dei Gect, che ammetterebbe un accordo tra un solo Paese Ue
e un Paese terzo nonché accordi limitati
a singoli progetti, è già al vaglio della Commissione europea nell’ambito della Politica di coesione 2014-2020.
«Con la metamorfosi delle province italiane la nuova Regio potrebbe comprendere i livelli regionali (Ticino ed eventualmente Grigioni; Lombardia ed eventualmente Piemonte) nonché i sindaci dei
Comuni che ne vorranno far parte. Tra
l’altro la costituzione di un Gect insubrico costituirebbe la premessa ideale per
dare vita alle già citate aree AAA-T»,
conclude Ratti.
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03 cover_Digital 03.03.14 19:53 Pagina 44
inchiesta / Insubria / la piazza finanziaria
Dal patrimonio
al credito
L’adozione della Weissgeldstrategie permetterebbe alle banche svizzere di gestire insieme ai patrimoni anche le attività economiche della clientela imprenditoriale italiana. Uno studio valuta le opportunità e le difficoltà di unire due piazze finanziarie complementari.
D
alle rovine del
segreto bancario
potrà uscire una
piazza finanziaria integrata
Lugano-Milano? Il Ticino
potrebbe candidarsi come
piazza di consulenza finanziaria non solo per le persone, ma anche per le aziende
delle province confinanti? «In
teoria sì, le premesse ci sono,
ma non sarà facile», è in sintesi l’opinione di René Chopard, direttore del Centro di
Studi Bancari di Vezia.
A Chopard, o meglio al
Centro di Studi Bancari e
all’Università dell’Insubria,
la Comunità di Lavoro Regio
Insubrica ha dato mandato di
redigere un rapporto dal titolo ‘La banca ticinese e
l’impresa del Nord Italia:
opportunità d’integrazione
transfrontaliera’. Il punto di
partenza dello studio è la prospettiva (tutt’altro che scontata al momento, ma comunque probabile) che in qualche
modo tutti i patrimoni privati
di residenti italiani detenuti in Svizzera
siano resi noti o comunque sottoposti alla
fiscalità italiana. «Se questo avvenisse in
modo chiaro e completo, sarà necessario
rivedere l’offerta della piazza finanziaria
ticinese», commenta Chopard.
Negli ultimi 50 anni l’industria bancaria del Nord Italia e quella ticinese sono
cresciute sull’attività imprenditoriale di
industriali e professionisti. Ma sono cresciute in maniera rigorosamente separata. «Questo ha reso diverse ma potenzialmente complementari l’offerta che la
44 · TM Marzo 2014
René Chopard, direttore del Centro di
Studi Bancari di Vezia.
piazza bancaria ticinese e quella italiana/lombarda rivolgevano allo stesso cliente», commenta il professor Chopard.
In questa separazione buona parte delle attività ‘economiche’ (la gestione
dell’azienda o dello studio professionale
o delle proprietà fondiarie) sono cresciute in una relazione bancaria ‘on shore’
quasi sempre con banche italiane, mentre una parte delle attività finanziarie è
stata affidata alla banca estera. «Se questa separazione
cade, per la piazza finanziaria ticinese si apre una grande opportunità e un altrettanto grande rischio», riflette Chopard, «l’opportunità è
quella di rispondere alle esigenze, sempre più sofisticate, poste dalle attività ‘economiche’ on-shore dei loro
clienti privati, capitalizzando
sulla fiducia e su legami a volte di lunghissima data».
Per il cliente potrebbe essere molto interessante chiedere alla banca svizzera di
integrare i servizi resi al patrimonio con quelli resi
all’azienda. «Anche perché
l’impresa italiana, anche piccola e media, deve internazionalizzarsi ed è interessata
a lavorare con partner abituati
a operare in una dimensione
internazionale, laddove la
banca italiana è generalmente più ‘domestic’», riflette il
direttore del Centro di Studi Bancari.
Uno spazio molto ampio di crescita si
pone anche a un livello per così dire intermedio fra il patrimonio e l’azienda, vale
a dire la gestione delle problematiche della famiglia imprenditoriale: successione,
suddivisione di ruoli, liquidazione di soci,
contrattualistica, trust ‘trasparenti’ e così
via. In questo campo la piazza finanziaria
svizzera, anche grazie al gran numero di
corsi e convegni organizzati dal Centro
di Studi Bancari, ha sviluppato un knowhow diffuso che in Italia esiste, ma è concentrato in un numero limitato di realtà
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03 cover_Digital 03.03.14 19:54 Pagina 46
Al Centro di Studi Bancari (nella foto),
assieme all’Università dell’Insubria,
la Comunità di Lavoro Regio Insubrica
ha dato mandato di redigere il rapporto
‘La banca ticinese e l’impresa del Nord
Italia: opportunità d’integrazione transfrontaliera’.
generalmente non bancarie. «Insomma,
la caduta della frontiera fiscale fra il Ticino e l’Italia potrebbe portare a medio termine a una maggiore integrazione fra
l’attività bancaria della piazza rispetto alle
attività economiche di produzione
dell’economia del Nord Italia», riassume Chopard. La banca svizzera ha dalla
sua la conoscenza del cliente e il know
how complessivamente superiore, ma non
mancano ostacoli e sfide.
Per prima cosa, la caduta delle frontiere permetterebbe alla banca svizzera di
offrire servizi anche all’azienda e non solo
al patrimonio, ma permette alla banca italiana di estendere i suoi servizi dall’azienda al patrimonio. Va detto però che il classico imprenditore piccolo-medio in Italia «tende ad avere relazioni con molte
banche e questo da una parte svantaggia
la banca svizzera, abituata a fare da ‘Hausbank’, dall’altra svantaggia la banca italiana», nota Chopard, perché nei confronti delle banche italiane l’imprenditore ha spesso una relativa diffidenza.
A parte la questione psicologica, esiste
un problema di costi. «Apparentemente
i prezzi dei servizi di wealth management
svizzeri possono sembrare superiori a quelli praticati in Italia», ammette Chopard,
«ma a ben vedere non sempre la differenza è così grande. Spesso è una questione di strutturazione e di trasparenza
dei costi. Resta il fatto che un capitale
fiscalmente dichiarato è per sua natura più
mobile di un capitale nascosto al fisco, e
questo pone una sfida concorrenziale alla
quale le banche svizzere non erano troppo abituate». La questione dei costi non
46 · TM Marzo 2014
è secondo Chopard dirimente: «Mettendo l’accento sulla trasparenza dei costi e
sulla qualità intrinseca del servizio offerto, la banca svizzera può resistere alla concorrenza italiana».
Secondo René Chopard l’aspetto più
difficile per una ‘offensiva’ bancaria svizzera in Italia risiede nella opacità, nella
complessità e nella mobilità del quadro
giuridico e fiscale italiano. Questo aspetto, unito alla mancanza di informazioni
(una banca straniera per esempio non può
accedere alla Centrale dei Rischi italiana
e quindi non può sapere quali affidamenti
ha in essere il cliente aziendale), sconsiglierà alle banche svizzere, almeno a breve-medio termine, di concedere a un cliente aziendale italiano affidamenti non
coperti da depositi. «E la Pmi italiana a
una banca chiede per prima cosa del credito. Gli altri servizi sono concepiti spesso come un corollario», ricorda Chopard.
Il fatto è che, anche qualora la banca
svizzera potesse e volesse offrire servizi
alle aziende italiane, al momento non
avrebbe in Ticino il know how necessario. Fin dal suo arrivo a Vezia oltre venti
anni, fa il professor Chopard ammoniva
il sistema bancario ticinese a non diveni-
re una monocultura del private banking,
a non disperdere le sue competenze (in
alcuni casi eccellenti) nel servizio alle trading company, nel credito documentario,
negli affidamenti basati su un’analisi delle fatture, per fare solo alcuni esempi. In
realtà è avvenuto proprio il contrario.
«Certamente per molti anni concentrarsi sul private banking e tagliare o accentrare oltre Gottardo tutto il resto ha ‘pagato’. Ora tutti i vantaggi di questa monocultura si trasformano in svantaggi. La
piazza dovrà velocemente cambiare la sua
offerta», riflette Chopard. In parte
ampliando i servizi di wealth management
che già offre, in parte riprendendo o riportando al fronte le sue competenze nei servizi alle imprese. Missione impossibile?
Per il sistema bancario, in quanto tale, forse sì, ma il Ticino è qualcosa di più: intorno alla piazza bancaria e intorno alla riservatezza fiscale è nata e cresciuta in Ticino una piazza della consulenza di altissimo livello nel campo del diritto societario, commerciale e successorio, oltre che
nella pianificazione fiscale internazionale o nella gestione di asset quali i brevetti, i marchi e le sponsorizzazioni.
«L’opportunità che si apre rende obbligatorio, e non più solo consigliabile, ‘fare
rete’», spiega Chopard. Se ieri la banca
doveva rispettare il desiderio del suo cliente di scegliere il professionista con il quale svolgere certe attività, oggi banche e
professionisti ticinesi dovranno proporre
alla clientela ‘pacchetti’: servizi complessi che richiedono competenze differenti
basati su procedure definite da specifiche banche e specifici consulenti, un po’
come è avvenuto al tempo dello Scudo
con le fiduciarie italiane. «Una rete di
competenze, un legame più istituzionale, stretto e trasparente fra la banca, gli
avvocati e i fiduciari, che assieme possono proporre dei servizi integrati», conclude René Chopard. Insomma, è possibile che almeno sulla piazza lombarda e
piemontese il Ticino si riproponga come
uno dei due poli o come un polo unico
Milano-Lugano al servizio dell’imprenditorialità e non solo dell’imprenditore.
04 cover_Digital 03.03.14 19:56 Pagina 48
inchiesta / Insubria / il turismo
Torniamo
alla Belle époque?
Cosa si può fare per proporre l’Insubria come un’unica destinazione turistica, come accadeva
all’inizio del Novecento? Le iniziative non mancano, ma nemmeno le difficoltà.
A
ll’inizio del Novecento l’Insubria veniva proposta come
un’unica destinazione turistica.
«Allora la ferrovia del Gottardo gestita
dalla Gotthard-Bahn si profilava come
una via di comunicazione internazionale
che dal Nord dell’Europa si dirigeva verso il primo sud, verso le rive dei ‘Laghi
Maggiore, di Como e di Lugano’, una
zona geografica attrattiva soprattutto per
il paesaggio spettacolare», ricorda Elia
48 · TM Marzo 2014
Frapolli, direttore di Ticino Turismo. E
proprio su questa immagine ‘insubrica’
puntavano i manifesti pubblicitari della
Gotthard-Bahn di quel periodo.
Poi con il passare del tempo le cose sono
cambiate, ma forse potrebbe essere ancora possibile riprendere le fila di una promozione turistica comune.
«In effetti esistono già diversi progetti
transfrontalieri che puntano alla creazione di un’offerta turistica insubrica con
caratteristiche comuni, legate alla natura
e alla cultura», spiega Frapolli, «ricordo
in particolare il sito internet www.lakesandalps.com, creato dalla Regio Insubrica e che promuove da tempo tutte queste peculiarità segnalando allo stesso tempo le attività comuni all’interno dell’area
dei laghi subalpini. Attraverso questo portale web si riscontra un crescente interesse per le proposte culturali: in particolare per i siti patrimonio dell’umanità,
04 cover_Digital 03.03.14 19:56 Pagina 49
che in Insubria sono nove, per gli itinerari escursionistici e per il calendario delle manifestazioni. L’utenza proviene perlopiù dall’Italia e dalla Svizzera, ma complessivamente il traffico generato resta
ancora contenuto». Al di là di iniziative
interessanti come questa, l’adozione di
una vera e propria politica turistica transfrontaliera rimane comunque un’operazione difficile da attuare.
All’interno della Comunità di lavoro
Regio Insubrica esiste il Gruppo di promozione turistica integrata, che si incontra regolarmente per valutare progetti
turistici transfrontalieri e per decidere le
azioni comuni.
«Ticino Turismo appoggia attivamente questo gruppo di lavoro», sottolinea
Frapolli, «inoltre si può fare capo alle
notevoli competenze sviluppate nel campo del turismo dall’Università della Svizzera italiana con l’Osservatorio del turismo, con cui collaboriamo da tempo, e
ulteriori collaborazioni interessanti si
potrebbero attivare in particolare con le
università dell’Insubria e quella di Torino». Ma promuovere un’offerta turistica
comune non è evidente, «poiché la politica di management turistico del Ticino
non collima con quella attuata in Italia»,
puntualizza Frapolli, «è noto che il turismo ticinese collabora perlopiù con Sviz-
zera Turismo per tutto quello che riguarda l’operatività sui mercati esteri. Pensare di instaurare un ulteriore canale di
comunicazione significa anche ri-orientare la strategia di promozione. Inoltre
bisogna considerare che il tipo di offerta
reperibile nella regione insubrica, nonostante sia abbastanza simile in termini di
contenuti, è spesso molto differente
soprattutto a livello di prezzi praticati».
Vi sono però le grandi opportunità rappresentate da Malpensa e da Expo 2015.
Il potenziamento dello scalo di Malpensa, al di là delle sue variazioni stagionali
e delle avventure legate al destino di Alitalia, che prima l’ha voluto e poi ha cercato di sabotarlo, è più un’opportunità per
l’Insubria che per Milano.
Malpensa è uno scalo enorme con
potenzialità per crescere, con ridotti costi
di accesso e utilizzo per le compagnie di
ogni dimensione e piste che possono accogliere ogni aereo. Si presta poco a un utilizzo business, ma molto al traffico leisure.
E quando saranno risolti gli ostacoli che
su territorio italiano hanno ritardato la
costruzione del collegamento ferroviario tra Stabio e Arcisate, e quindi del cosiddetto ‘metrò insubrico’, permettendo di
disporre di un collegamento ancora più
diretto (rispetto a quello attuale) tra l’asse
ferroviario del Gottardo e la Malpensa, a
Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo.
Sotto, il treno che attualmente collega
il Ticino all’aeroporto di Malpensa, sulla linea Cadenazzo-Luino-Gallarate.
Nella pagina a fianco, due manifesti della Gotthard-Bahn risalenti al periodo
della Belle époque.
quel punto l’Insubria avrà il ‘suo’ aeroporto internazionale.
Quanto a Expo 2015, si tratta di
un’opportunità potenzialmente molto
‘ghiotta’ dal profilo turistico. «Il già citato Gruppo di promozione turistica integrata sta discutendo la possibilità di una
presenza comune all’aeroporto di Malpensa», spiega Frapolli, «vi sono poi una
serie di progetti ticinesi, selezionati nel
programma di presenza del nostro Cantone a Expo 2015, che risultano indiscutibilmente insubrici. Per citarne due, penso per esempio al progetto di ripristino
dell’antica via dell’acqua tra Locarno e
Milano e all’iniziativa ‘Andiamo in bici
all’Expo. Il Ticino è vicino’, un’opzione
ecosostenibile per percorrere il tragitto
e nel contempo scoprire le offerte culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche
dell’intera regione insubrica».
TM Marzo 2014 · 49
05 cover_Digital 03.03.14 19:57 Pagina 50
inchiesta / Insubria / logistica e moda
Un futuro
da impacchettare
Al chiaro incentivo fiscale il Ticino ha potuto aggiungere quasi tutte le sue condizioni quadro,
avviando un distretto delle attività logistiche a valore aggiunto che affianca perfettamente le vocazioni rispettive dell’industria italiana e del terziario avanzato elvetico.
L
a più forte sinergia non finanziaria creatasi negli ultimi anni
in Insubria ha riguardato il sistema moda. Decine di imprese ad alto valore aggiunto del Made in Italy hanno spostato in Ticino alcune parti della loro catena del valore. Nella maggior parte dei casi
il Ticino è divenuta la piazza per la logistica a valore aggiunto, in altri casi per
alcune attività di personalizzazione dei
capi e per attività di direzione e coordinamento. In pratica sono risultate ottimamente trasferibili in Ticino le attività
diverse dalla manifattura e dalla creazione / promozione.
È interessante notare come al chiaro
incentivo fiscale il Ticino abbia potuto
affiancare quasi tutte le sue condizioni
quadro per le attività logistiche: l’affida-
50 · TM Marzo 2014
bilità assoluta delle sue reti (trasporti,
comunicazioni, dogane, traffico dei pagamenti), la qualità della sua consulenza e
un sistema bancario internazionale. Sul
piano delle risorse umane si sono aggiunte la flessibilità dei contratti e la possibilità di accedere al bacino ticinese e italiano, cogliendo figure cosmopolite e poliglotte (prevalentemente in Ticino) ed
estremamente specializzate (in Italia). Nei
casi in cui in Ticino siano state spostate
attività di direzione, la qualità dell’ambiente e della vita nel Cantone e perfino l’ampia
disponibilità di scuole internazionali ha
permesso di attirare dirigenti da altre
nazioni. L’insieme di questi elementi ha
potuto compensare gli svantaggi strutturali del Cantone: la scarsa disponibilità e
l’alto costo dei terreni edificabili, il costo
Il nuovo Centro logistico di Gucci a
Sant’Antonino.
di costruzione e manutenzione di queste
strutture, il costo del lavoro dei servizi e
il traffico. Più che insubrico, al momento questo è un fenomeno internazionale.
Le aziende che si sono insediate in Ticino hanno sede centrale in tutta Italia e
spesso anche in altri Paesi. La prospettiva sulla quale ci si potrebbe muovere è
replicare il modello in altri settori del design (mobili, oggetti da arredamento, oggetti per la tavola), poiché vi sono industrie
che hanno nelle province insubriche dei
veri distretti (il mobile in Brianza, gli
oggetti per la tavola nella provincia di Verbania) con leadership mondiali.
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inchiesta / Insubria / università
Lauree senza frontiere
L’Università della Svizzera italiana guarda molto a nord e a sud dell’Insubria, ma rappresenta anche
un’importante opportunità di formazione per i giovani delle province italiane di confine.
n’Università per il Ticino, non per i Ticinesi”:
questo il provocatorio slogan con il quale è nata l’Università della
Svizzera italiana. Un concetto che si può
estendere all’intera poderosa rete della
formazione superiore creata nel Cantone. Non un’università di ‘provincia’ o ‘di
territorio’, ma un progetto che si appoggia sui poli di alta formazione di Zurigo
“U
e Milano e che ha una ‘envergure’ perlomeno europea, che si esprime nei programmi, nella scelta dei docenti e nelle
collaborazioni internazionali. Quella che
sembrava un’ambizione ora è una realtà
consolidata. L’Usi è fra gli atenei più
cosmopoliti in Europa. Alcune facoltà,
come quella di Architettura, sono dei veri
melting pot fra docenti e studenti provenienti da tutto il pianeta e lo stesso è vero
Melting pot
Convenzioni tra Università
ticinesi e lombarde
Totale studenti USI:
di cui con maturità
conseguita
2919
(riconoscimento dei titoli,
programmi di ricerca, scambi di studenti)
• in Ticino
765
26,2%
• in altri Cantoni
238
8,2%
• in Paesi diversi
da Italia e Svizzera
714
24,5%
• nelle province
Insubria+Monza e Milano
613
21,0%
• in altre
province italiane
589
20,2%
52 · TM Marzo 2014
• Politecnico di Milano
• Università Cattolica del Sacro Cuore
• Università degli Studi di Milano
• Università Luigi Bocconi
• IULM Milano
• Università di Bergamo
• Università degli Studi di Pavia
per Economia e Informatica (un po’ meno
ovviamente per Scienze della comunicazione). Per questo i dirigenti dell’Usi non
si sentono a loro agio nel dire che l’Usi è
un’Università dell’Insubria. E faticano a
riconoscersi come uno dei mille fili che
legano questo territorio immaginario, ma
per certi versi più concreto delle geografie amministrative ufficiali.
È un fatto però che un 19enne delle
province del nord della Lombardia o
dell’est del Piemonte può tranquillamente
decidere se chiedere l’iscrizione a una
facoltà ticinese o a una della sua Regione. E questo può sembrare banale, ma non
ha molti riscontri in Europa. Premesso
che le statistiche dell’Università della Svizzera italiana sono relative allo scorso anno
accademico e prendono in considerazione il luogo in cui è stata conseguita la maturità e non la nazionalità o la residenza, su
3 mila studenti iscritti all’Università della Svizzera italiana coloro che hanno conseguito la maturità in Italia sono 1200.
Circa la metà provengono dalle province
dell’Insubria, oltre che da Milano e Monza. Sul totale si tratta quindi di un 21%
di ‘insubri’, poco meno dei ticinesi (26%).
La quota di italiani e di insubri-italiani tra gli iscritti è proporzionalmente molto maggiore tra gli iscritti al triennio (il
bachelor) e scende molto fra gli iscritti al
biennio (master). Questo sia perché in
Svizzera viene interpretato molto più strettamente lo spirito della riforma di Bologna, e quindi molti studenti tendono a
seguire i corsi del biennio in un ateneo
diverso da quello dove hanno conseguito il diploma di bachelor, sia perché - più
banalmente - i corsi e gli esami di master
all’Usi sono tutti tenuti in lingua inglese.
Infine bisogna sottolineare la forte collaborazione a livello istituzionale. L’Università della Svizzera italiana ha infatti firmato accordi di riconoscimento reciproco dei titoli, scambi di studenti o programmi di ricerca comuni con quasi tutti gli atenei della Lombardia così come
con altri atenei italiani, svizzeri e di altri
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inchiesta / Insubria / salute
Un polo della sanità?
La domanda potenziale di cure transfrontaliere esiste e l’offerta è perfettamente in grado di superare i confini. Ma la salute è un settore ad altissimo tasso di regolamentazione, che rende difficile far scattare le enormi sinergie potenziali.
U
na delle possibili strade da percorrere per valorizzare l’economia della regione dei laghi
potrebbe riguardare anche il settore sanitario. Perché non pensare a un’ ‘offerta
sanitaria insubrica’, da promuovere magari sul mercato europeo, viste le strutture
di eccellenza (come per esempio il
Sant’Anna di Como, l’Azienda ospedaliera di Varese, il Cardiocentro Ticino,
l’Istituto oncologico della Svizzera italiana) che si trovano al di qua e al di là della frontiera? E all’interno di quest’area
non sarebbe ipotizzabile una sorta di ‘libera circolazione dei pazienti’? «Queste
domande sollevano l’idea di un ‘polo della sanità insubrico’ che può essere interpretata secondo due prospettive: la prima
riguarda la creazione di un ‘brand’ di
richiamo a livello europeo e legato ad un
territorio, mentre la seconda evoca una
‘semplificazione’ o armonizzazione
dell’accesso ai servizi sanitari da parte
dei soggetti bisognosi», riassume Stefano Calciolari, professore assistente presso la Facoltà di scienze economiche
dell’Usi ed esperto di management sanitario, «la prima è una prospettiva dal lato
dell’offerta e riguarda essenzialmente i
possibili vantaggi derivanti da una partnership sistemica tra i fornitori sanitari,
che operano all’interno dell’area geografica interessata e funzionale, tesa a creare un immagine di richiamo basata su un
valore aggiunto offerto. Vi sono già partnership tra singoli fornitori sanitari divisi dal confine, basate su complementarietà
di competenze (come ad esempio nel campo dell’oncologia) od opportunità con-
Una serra per start-up
Nel settore delle start-up, tra Italia e Ticino si può parlare di ‘A
marriage made in heaven’ (come dicono gli inglesi per significare una perfetta complementarietà) che si è di rado consumato. Nonostante l’università italiana sia meno business oriented
e meno capace di incoraggiare la nascita di start-up rispetto a
quella svizzera, dalle università e dai centri di ricerca della
Lombardia (occorre ampliare il campo rispetto all’Insubria) escono un certo numero di potenziali idee di business. In tutto il
mondo si parla di Arduino, un sistema operativo open source
simile a Linux che costituisce uno standard per produrre automatismi elettronici di ogni tipo. Ebbene, Arduino, nato a Ivrea,
ha ora ‘sede’ (si fa per dire, visto che si tratta di uno standard
aperto) in Ticino.
Le micro imprese possono operare nei settori più diversi, dal
software alla biotecnologia passando per il medicale e l’elettronica. Hanno però dei punti in comune: necessità di capitale di
rischio, personale qualificatissimo sul piano scientifico ma bisognoso di consulenza su ogni altro aspetto, un mercato potenziale mondiale, moltissima fretta di sfruttare il vantaggio di cui
54 · TM Marzo 2014
godono. In Ticino queste imprese possono trovare consulenti
di alto livello capaci di impostare strategie legali e fiscali a livello mondiale, personale di supporto cosmopolita e multi-lingue,
grande velocità nel disbrigo di ogni aspetto burocratico. Soprattutto possono accedere a un pool di potenziali finanziatori,
fondi di venture capital, investitori privati residenti, office o multi-office di famiglie imprenditoriali italiane e residenti, mentre
non è probabile un accesso al credito bancario (del resto sarebbe ancora meno probabile in Italia). Come potrebbero trasformarsi in realtà queste potenzialità? Probabilmente l’opzione
Ticino non entra nemmeno nel panorama delle scelte della startup italiana, che vede sostanzialmente negli Usa o nel Regno Unito l’unica alternativa a uno sviluppo locale. D’altra parte deve
anche essere chiaro al Cantone che invitare le start-up estere a
crescere in Ticino fa parte di una strategia di promozione del
valore aggiunto cantonale alla stessa stregua della promozione
delle start-up ‘indigene’. Occorre quindi una capacità di promozione del Ticino come ‘serra per start-up’, da condurre in
modo mirato presso le università e i centri di ricerca lombardi.
07 cover_Digital 04.03.14 09:38 Pagina 55
Stefano Calciolari, professore assistente presso la Facoltà di scienze economiche dell’Usi ed esperto di management sanitario. Nella pagina a fianco, da sinistra, l’Ospedale Sant’Anna
di Como e il Cardiocentro di Lugano.
dell’offerta e delle istituzioni. «Da osservatore esterno noto che l’esito della recente votazione elvetica sulla libera circolazione delle persone, e la conseguente evoluzione delle relazioni diplomatiche tra
Svizzera ed Unione europea, non rappresentano una buona premessa per ragionare concretamente in tal senso», sotto-
linea Calciolari, «il terreno di lavoro sarebbe già di per sé irto di difficoltà, poiché il
mercato sanitario necessita di un deciso
intervento regolatore per correggerne od
almeno moderarne le importanti imperfezioni intrinseche (es. asimmetria informativa, rilevanti esternalità). Questo da
un lato serve a tutelare soprattutto i soggetti deboli, garantendo accesso e sostenibilità finanziaria, ma dall’altro lato crea
inevitabili barriere istituzionali (già tra
Cantoni, figurarsi se non tra Stati nazionali). Non è però impossibile immaginare un’espansione delle libertà, purché ben
definite e regolabili, visto che la dimensione finanziaria e di pianificazione dei
sistemi sanitari sono saldamente nelle mani
di soggetti tra loro non coordinati, poiché istituzionalmente e legittimamente
autonomi», conclude Calciolari.
variante.ch
tingenti. Tuttavia, l’idea di ‘polo sanitario’ richiama un più elevato livello di formalità e sistematicità, a partire da
un’immagine condivisa. Questo tipo di
approccio richiede che i soggetti coinvolti
si trovino in una situazione ‘win-win’, ossia
tutti devono guadagnarci». Calciolari
ricorda che al sistema sanitario ticinese
(come a quello svizzero), ad esempio, è
riconosciuta una qualità del servizio che
non può essere minacciata, e, d’altra parte, al sistema sanitario lombardo sono riconosciute eccellenze caratterizzate da
dimensioni disomogenee rispetto a quelle della realtà ticinese. «In sostanza non
è quindi scontato trovare un piano di convergenza per un impegno di così ampia
portata e delicato equilibrio: bisognerebbe innanzitutto interrogarsi se ci sono leader, rappresentanti delle più importanti
istanze coinvolte in un simile processo,
costantemente attivi su questo fronte, perché spesso è importante cogliere finestre
di opportunità», aggiunge Calciolari. La
seconda prospettiva citata riguarda invece il lato della domanda, anche se non può
prescindere da un coinvolgimento
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inchiesta / Insubria / la politica
Rafforzare il dialogo
transfrontaliero
Secondo Ignazio Cassis, medico di formazione e consigliere nazionale, disegnando 20 anni fa
la Regio Insubrica si sono chiusi troppi occhi sulle differenze fra le culture politiche italiane e svizzere. Fatta la diagnosi, si può ripartire con delle proposte di impronta diversa e con progetti concreti per Roma e per Berna? Gli artefici del nostro destino siamo noi: prendiamolo in mano!
R
afforzare le relazioni all’interno
dell’area insubrica per allentare la forte tensione esistente tra
il Canton Ticino e l’Italia, ulteriormente esacerbata dal recente voto sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa: su
questa ‘ipotesi di lavoro’ Ticino Management ha voluto sentire il parere del consigliere nazionale del Partito liberale radicale Ignazio Cassis.
Ritiene utile rilanciare la riflessione sull’Insubria per valorizzare il potenziale di quest’area?
Quali ostacoli si dovrebbero superare?
La Regio Insubrica è una comunità di
lavoro nata nel 1995 per promuovere la
cooperazione transfrontaliera nella regione italo-svizzera dei laghi prealpini e favorire la presa di coscienza dell’appartenenza
ad un territorio culturalmente comune,
al di là dei confini istituzionali.
L’idea del confine che unisce è certamente
stuzzicante: la frontiera non è solo una
linea di cesura, ma anche una cerniera di
collegamento e unione. Dipende dal
nostro sguardo dare al primo o al secondo significato l’importanza principale. Io
propendo per il secondo, anche se ho piena coscienza che l’attuale tensione economica transfrontaliera è molto elevata.
Ci vogliono pazienza e sangue freddo: gli
ostacoli da superare sono di natura psicologica (aspettative troppo elevate, pregiudizi) e istituzionale.
La Regio Insubrica è stata costituita quasi
vent’anni or sono, come Lei ha appena ricordato, ma i risultati concreti di questa iniziativa sono stati scarsi. Come spiega questo
insuccesso?
Se per secoli quest’area geografica ci ha
uniti nel destino, nel 19esimo secolo, con
56 · TM Marzo 2014
Più la tensione
è elevata, maggiore
è la necessità di dialogo.
L’élite politica del Cantone
deve continuare
a rafforzare
il dialogo transfrontaliero.
Si tratta di spiegare,
illustrare e far comprendere
le rispettive particolarità,
per creare rispetto.
È la miglior prevenzione
del pregiudizio,
del litigio e del conflitto.
Ignazio Cassis,
consigliere nazionale
del Partito liberale radicale
la nascita degli Stati moderni, Italia e Svizzera hanno entrambe intrapreso vie democratiche, ma profondamente diverse. Centralista la prima, decentrata e federalista
la seconda. Il rapporto tra cittadino e Stato è parimenti diverso: in Italia lo Stato
è un nemico, una terza persona ingombrante e scoraggiante. In Svizzera, con
la democrazia diretta, lo Stato siamo noi,
ogni singolo cittadino. Il voto del 9 febbraio sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa lo ha nuovamente mostrato. Le nostre popolazioni parlano oggi
lingue differenti dal profilo della cultura
politica. Forse la modestia dei risultati
della Regio Insubrica è proprio dovuta
al fatto di aver sottovalutato questa realtà.
La crisi economica ha poi ulteriormente complicato le cose…
In effetti la crisi ha colpito il Nord Italia
in maniera ben più forte che la Svizzera
meridionale, creando flussi migratori verso Nord di lavoratori alla ricerca di un
impiego. Questa pressione sul mercato
del lavoro è vissuta nel Cantone Ticino
con giustificato timore e la paura di vedersi ridurre il livello di benessere è grande.
Di conseguenza la maggioranza della
popolazione ticinese, già prudente verso
ogni apertura, palesa oggi un sentimen-
08 cover_Digital 03.03.14 20:00 Pagina 57
to di chiusura. Potrebbe così apparire inutile mantenere la Comunità di lavoro
Regio Insubrica nella sua forma attuale.
Crede che una maggiore integrazione economica all’interno dell’Insubria possa costituire una delle possibili strade da percorre per
allentare la tensione tra Ticino e Italia? La
promozione di progetti e network all’interno
del tessuto imprenditoriale e sociale insubrico potrebbe essere una soluzione ‘win-win’ per
entrambi i versanti della frontiera?
Proprio così. Più la tensione è elevata,
maggiore è la necessità di dialogo. L’élite politica del Cantone deve continuare
a rafforzare il dialogo transfrontaliero. Si
tratta di spiegare, illustrare e far comprendere le rispettive particolarità, per
creare rispetto. È la miglior prevenzione
del pregiudizio, del litigio e del conflitto. Progetti concreti se ne possono immaginare molti, dai trasporti all’energia, dalla cultura alla formazione e ricerca, anche
se in una simile situazione il progetto
diventa quasi fine a sé stesso e non bisogna quindi avere aspettative ‘lunari’ in
materia di risultati concreti.
Circola la proposta di creare una sorta di ‘area
a burocrazia zero’ nella regione insubrica.
Cosa ne pensa?
È certamente una pista possibile, ma probabilmente troppo ambiziosa. Gli ostacoli sono soprattutto di natura istituzionale: il margine di autonomia delle provincie italiane è ristretto, in quanto la
burocrazia nasce a Roma da un’intensa
attività regolatrice nazionale. Più regole, più burocrazia! L’eccesso regolativo è
un pericolo concreto anche in Svizzera,
ma finora siamo riusciti a mantenere il
nostro sistema un po’ più snello rispetto
a quello dei Paesi vicini.
Ritiene che la Confederazione sia disposta a
sostenere questa operazione di rilancio delle
relazioni insubriche?
Un sostegno della Confederazione non è
necessario. Il Ticino è Repubblica e Cantone e può coltivare il dialogo con i vicini come meglio desidera. Soltanto nel caso
in cui fossero richieste modifiche del diritto federale, allora la Confederazione
sarebbe competente. La Svizzera è un
Paese profondamente federale, l’autonomia dei Cantoni è grande. Occorre agire, non chiedere la benedizione di Berna.
Il Governo svizzero va certamente informato e aggiornato affinché la politica estera sia sincronizzata. Ma gli artefici del
nostro destino siamo noi: prendiamolo in
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00_ kpmg_Digital 03.03.14 20:01 Pagina 58
economia / merger&acquisition
Aziende vendonsi
Nel 2013 nessuna grande transazione ha interessato aziende svizzere, ma la liquidità presente
nelle casse delle aziende è grande, la disponibilità di credito è buona e le opportunità di quotazione in Borsa almeno per alcuni mesi rimarranno interessanti. Il settore M&A si attende quindi
un buon 2014.
L
o scorso anno il numero e il volume delle fusioni e delle acquisizioni è nettamente diminuito in
Svizzera rispetto al 2012: secondo l’M&A
Yearbook 20014 di Kpmg Svizzera, sono
state registrate un totale di 315 transazioni (-10,5%), per un volume globale di
33 miliardi di dollari (-71%). «Ma un esame più attento mostra che il 2013 è stato un anno di riorganizzazione e pianificazione per numerose imprese: per questo Kpmg si attende un 2014 di nuovo più
attivo e nel corso del quale delle transazioni complesse e accuratamente preparate potranno essere finalizzate», indica
Patrik Kerler, responsabile M&A di Kpmg
Svizzera. L’attività dovrebbe intensificarsi soprattutto nel settore industriale e far-
molto forte: gli investitori restano dunque prudenti e per questo sul mercato
M&A svizzero non si è registrata nessuna grande transazione nel 2013», spiega
Kerler, «l’ordine del giorno di numerose imprese è stato dominato da ampi sforzi di concentrazione, di ristrutturazione
e di pianificazione dettagliata, in vista di
future espansioni. I portafogli sono stati
rivalutati e un gran numero di settori di
attività situati al di fuori delle competenze centrali o poco redditizi sono stati identificati e destinati alla vendita. Questi sforzi sono stati particolarmente intensi
all’interno delle imprese industriali e farmaceutiche così come in quelle dei servizi finanziari. Il 2013 può dunque essere considerato come un anno di prepara-
maceutico, ma anche in quello dei servizi finanziari.
La principale transazione dello scorso
anno ha riguardato la vendita dei crediti
della società belga Royal Park Investments
al Gruppo Credit Suisse e alla società di
private equity americana Lone Star. Questa transazione, per la sua struttura e il suo
volume pari a circa 3 miliardi di dollari,
non è però comparabile alle mega transazioni registrate negli anni precedenti
(Glencore/Xstrata nel 2012, Johnson &
Johnson/Synthes
nel
2011
e
Novartis/Alcon nel 2010).
«All’incertezza persistente dei mercati
della zona euro e degli Stati Uniti si
aggiungono un rallentamento della crescita in Cina e un franco svizzero sempre
La Top 10 delle M&A svizzere nel 2013
Data
Obiettivo
Quota
Paese
dell’obiettivo
Offerente
Paese
dell’offerente
Venditore
Paese
del venditore
Val. (mld Usd)
Apr 2013
Royal Park
Investments
NV/SA
(debt portfolio)
100
Belgio
Credit Suisse
Svizzera
Group AG;
Lone Star Fund VIII
(U.S.), L.P.
Ageas NV;
BNP Paribas SA;
Government
of Belgium
Belgio;
Francia;
Belgio
2,998
Giu 2013
SGS SA
15
Svizzera
Serena Sarl
(Groupe Bruxelles
Lambert SA)
EXOR Spa
Italia
2,608
Apr 2013
Terminal Investment
Limited SA
35
Paesi Bassi
Global Infastructure Stati Uniti
Partners
MSC
Mediterranean
Shipping
Company SA
Svizzera
1,929
Nov 2013
Novartis AG
(Blood transfusion
diagnostics unit)
100
Svizzera
Grifols SA
Spagna
-
-
1,675
Mar 2013
AmerisourceBergen
Corp
8
Stati Uniti
Walgreen,
Alliance Boots
Svizzera
-
-
1,167
Apr 2013
Power-One Inc
100
Stati Uniti
ABB Ltd
Svizzera
-
-
1,112
Ott 2013
Clermont Mine
50
Australia
Glencore Xstrata plc; Svizzera
Sumitomo Corp.
Rio Tinto Limited
Australia
1,015
Ott 2013
MMX Porto
Sudeste Ltda.
65
Brasile
Trafigura
Beheer B.V.
MMX Mineracao
e Metalicos SA
Brasile
1,000
Gen 2013
Harry Winston Inc
100
Stati Uniti
Swatch Group SA
Svizzera
-
-
1,000
Lug 2013
Schmolz +
Bickenbach AG
60
Svizzera
Renova Group
of Companies
Russia
-
-
934
58 · TM Marzo 2014
Belgio
Svizzera
00_ kpmg_Digital 03.03.14 20:01 Pagina 59
zione». Numerose imprese hanno continuato a osservare il mercato alla ricerca di opportunità di crescita, ma secondo Kpmg la maggior parte di esse si sono
limitate a obiettivi legati al loro core business, in grado di rafforzare le loro attività centrali o di posizionarsi in previsione di progetti di espansione. Si possono
ricordare le numerose cessioni operate da
Clariant e l’importante vendita delle attività di diagnostica delle trasfusioni sanguigne da parte di Novartis all’industria
spagnola Grifols (la principale transazione del quarto trimestre 2013 con 1,7
miliardi di dollari).
Se nel 2012 le imprese del settore delle materie prime avevano spesso fatto parlare del loro operato, a causa delle numerose transazioni di notevoli dimensioni
portate a termine, la fase dei ‘mega deal’
sembra per il momento essere terminata. La transazione più significativa del 2013
è stata la partecipazione di Glencore Xstrata e Sumitomo alle miniere di carbone di
Clermont per 1,02 miliardi di dollari. Lo
scorso anno gli attori di questo mercato
hanno dedicato più tempo a rivedere le
loro strategie e a migliorare i loro margini. Numerose imprese hanno posto
l’accento sull’integrazione verticale, per
assicurare l’approvvigionamento di materie prime e disporre di installazioni e di
infrastrutture logistiche. «In quest’ottica il settore resta il teatro di operazioni
importanti all’estero e, tenuto conto degli
attori presenti nel mercato, delle transazioni e delle acquisizioni di partecipazioni di grande ampiezza restano possibili
nel nostro Paese. «Ma bisogna sottolineare che le mega transazioni sono limitate in termini strutturali, poiché la Svizzera conta poche imprese che dispongono della taglia e dei mezzi finanziari necessari», puntualizza Kerler.
Per quanto riguarda il settore delle banche private, il consolidamento tanto spesso evocato è ormai una certezza: il numero di istituti con licenza bancaria svizzera è infatti calato da 171 (nel 2009) a 141
(nel 2013). «Se i grandi attori continuano a percorrere la strada dell’espansione
nel quadro delle loro strategie globali, e
se le banche private di taglia media tentano di rafforzare la loro posizione ingrandendosi, i piccoli istituti sono confrontati a delle sfide gigantesche. Le difficili condizioni di mercato, gli effetti del programma fiscale americano e la complessità crescente degli aspetti regolamenta-
ri costituiscono degli ostacoli a volte insuperabili per i modelli gestionali di questi
attori di taglia modesta. È dunque molto
probabile che altre banche private spariscano: il consolidamento continuerà così
a progredire anche nel 2014», prevede
Kerler.
Nel mercato dei beni di consumo va
segnalato che il gruppo orologiero Swatch ha realizzato la principale acquisizione del 2013 rilevando il 100% delle azioni del marchio americano della gioielleria e dell’orologeria Harry Winston. Le
prospettive dei fornitori svizzeri di prodotti di lusso e di meccanica di precisione sono un poco incerte a causa del rallentamento della crescita della domanda
su dei mercati principali, come per esempio quello cinese. «Nel 2014 numerosi
attori dovrebbero dunque continuare ad
analizzare la loro gestione, ad adattare le
loro strategie alle nuove realtà e a studiare dove si registrerà in futuro la crescita del consumo», rileva Kerler,
«l’importanza dei mercati emergenti resta
notevole e non deve essere sottostimata.
Bisogna aspettarsi che la domanda di prodotti e servizi svizzeri di qualità resti sostenuta. Altrimenti le imprese svizzere si sforzeranno di ascoltare ancora meglio la loro
clientela e saranno disposte a effettuare
delle acquisizioni di grande portata a livello mondiale. Ma dovranno affrontare
l’ostacolo costituito dal numero molto
piccolo di imprese potenzialmente interessanti come obiettivi».
Secondo Kpmg a livello mondiale diversi settori manifestano nuovamente un interesse più marcato per le attività di M&A
e gli ingressi in Borsa. È per esempio il
caso del settore tecnologico negli Stati
Uniti. Rispetto a quanto accaduto in Svizzera, lo scorso anno nel mondo vi sono
state diverse operazioni importanti, in particolare nel settore delle telecomunicazioni. Ma anche in Svizzera le M&A restano uno strumento strategico insostituibile per le grandi imprese. I piani di fusione e acquisizione sono maggiormente facilitati, e questo permette di assicurare il
finanziamento necessario. Le banche
mostrano maggiore disponibilità ad anticipare dei capitali per transazioni promettenti; inoltre alcuni dei principali istituti di private equity nel 2013 hanno potuto rendere disponibili dei finanziamenti
che gli investitori hanno accolto favorevolmente.
Tenuto conto di questi sviluppi, si può
Patrik Kerler, responsabile M&A di
Kpmg Svizzera.
prevedere che il 2014 sarà un anno più
attivo. La verifica dei portafogli è molto
avanzata nella maggior parte delle imprese svizzere e le riserve liberate grazie ai
processi di ottimizzazione potrebbero
senz’altro essere consacrate a delle transazione nel corso dei prossimi mesi. Un
gran numero di istituti svizzeri di private equity dispongono ancora di fondi che
potrebbero investire in questo modo.
D’altra parte i finanziamenti sarebbero
più facilmente disponibili se i mercati
mondiali ritrovassero una certa stabilità e
se i fattori di incertezza perdessero vigore. «Il tempo delle mega transazioni tornerà in Svizzera», afferma con certezza
Kerler, «nel quarto trimestre del 2013 si
sono già registrati segnali in questa direzione, con un raddoppio del volume delle transazioni, di 9,7 miliardi di dollari,
rispetto al trimestre precedente». Resta
tuttavia un margine di rischio nei rialzi
delle valutazioni che generano delle correzioni sul mercato azionario e potrebbero così peggiorare il clima generale e
frenare le attività di M&A. «Ma se questo effetto non si produce, non vi sono
ostacoli per un’estensione almeno moderata del volume di fusioni e acquisizioni»,
conclude Kerler.
Marzio Molinari
TM Marzo 2014 · 59
00_imprese_Digital 03.03.14 20:02 Pagina 60
economia / aziende
Chi apre, chi chiude
Come indica la società Bisnode, nel 2013 in Svizzera sono aumentate le nuove imprese iscritte
al registro di commercio, ma allo stesso tempo sono anche cresciuti i fallimenti per insolvenza.
E in entrambi i casi in Ticino si sono registrati i più alti tassi di crescita rispetto al 2012.
L
o scorso anno in Svizzera è cresciuto il numero delle nuove
imprese, ma contemporaneamente è aumentato anche quello dei fallimenti per insolvenza. E in entrambe le
graduatorie per cantoni il Ticino si posiziona al quinto posto, con le più alte percentuali di crescita della Confederazione.
Ma andiamo con ordine. Nel 2013 in
Svizzera sono state create, per la prima
volta, più di 40 mila nuove imprese, con
un aumento del 3% rispetto al 2012. È
quanto indica la società Bisnode Svizzera, che appartiene al gruppo svedese Bisnode, leader europeo sul mercato delle informazioni economiche in cifre. Il Cantone
che ha fatto segnare il balzo maggiore è
stato il Ticino, con un numero di iscrizioni al registro di commercio cresciuto
del 14%. Ma in tutte le regioni della Svizzera si è registrato un aumento, tranne
60 · TM Marzo 2014
Creazione di nuove imprese
in Svizzera nel 2013
Fallimenti di imprese per
insolvenza in Svizzera nel 2013
Cantone
Cantone
Numero
nuove imprese
Var. in %
rispetto al 2012
Numero
insolvenze
Var. in %
rispetto al 2012
ZH
7.051
+6
ZH
754
+3
VD
3.523
+4
VD
534
+4
GE
3.326
+5
BE
369
+14
BE
3.182
0
GE
363
-24
TI
3.178
+14
TI
359
+26
AG
2.363
+5
AG
285
+15
SG
2.086
-1
SG
234
-2
ZG
2.031
-4
FR
190
+12
VS
1.839
+3
ZG
188
-7
LU
1.696
-4
VS
175
+1
FR
1.259
+5
BL
141
+16
SZ
1.211
-6
LU
140
+20
TG
1.115
+8
BS
138
-14
BL
1.065
+1
TG
127
-3
BS
1.039
0
SO
112
-9
GR
926
0
NE
112
-3
SO
895
+7
SZ
70
-14
NE
750
-1
GR
66
+20
SH
369
+12
SH
38
+12
AR
361
-5
JU
34
-31
JU
327
0
AR
28
+12
NW
274
-10
OW
22
+5
OW
262
-4
NW
19
-41
GL
142
-5
GL
19
-21
UR
131
+1
AI
11
-15
AI
108
-12
UR
8
+60
40.509
+3
Totale
4.536
+2
Totale
che nella Svizzera centrale (-5%): del 6%
nella regione di Zurigo, del 4% nell’arco
lemanico (Ginevra e Vaud) più il Vallese,
del 3% nella regione Basilea-Argovia, del
2% nell’Espace Mittelland (Berna, Friborgo, Giura, Neuchâtel, Soletta), dell’1%
nella Svizzera orientale.
Per quanto riguarda invece i fallimenti aziendali per insolvenza, a livello nazionale lo scorso anno vi è stato un aumento del 2% dei casi rispetto al 2012. E se
si esclude il caso poco significativo del
canton Uri, anche in questo ambito il Ticino si posiziona in testa alla graduatoria
per la crescita rispetto all’anno precedente,
con un +26%. Le uniche regioni che hanno fatto registrare un calo sono Ginevra-Vaud -Vallese (-8%) e la Svizzera centrale (-2%). A Basilea-Argovia la crescita
è stata del 6%, nell’Espace Mittelland del
5%, a Zurigo del 3% e nella Svizzera
orientale dell’1%.
Marzio Molinari
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economia / management
I molteplici ruoli
del Cfo
Nelle aziende il Cfo (Chief Financial Officer) ossia il direttore amministrativo e finanziario, è responsabile delle attività e della gestione finanziaria dell’impresa. Di fatto, convivono diverse modalità
di condurre questo ruolo, che si è evoluto rapidamente nel corso degli ultimi anni.
I
l ruolo del direttore amministrativo
e finanziario si è evoluto in tutte le
organizzazioni più avanzate al punto che oggi si preferisce a ogni livello designarlo con la sua sigla anglosassone: Cfo,
Chief Financial Officer. Tra le ragioni che
hanno portato a questa evoluzione, le nuove, crescenti e sempre più stringenti normative, l’incertezza economica e la maggiore criticità dei mercati. Questi fattori
hanno generato parecchia pressione, dirottando l’interesse delle aziende sulla riduzione dei costi e sull’aumento dei ricavi,
con un’accresciuta attenzione ai controlli e la conseguente, inevitabile necessità
di rivedere i piani finanziari e non solo.
Da questo complesso panorama emerge
la nuova figura del Cfo.
«Nel corso degli ultimi anni, si è assistito al riposizionamento del Cfo all’interno delle organizzazioni aziendali. Egli è
oggi chiamato a rispondere a nuove e
importanti sfide. Il suo ruolo chiave è stato perciò riconsiderato e rapportato in
relazione a numerose scelte aziendali e
non solo al dipartimento finanziario»,
afferma Luciano Monga, partner di
Deloitte a Lugano.
Un ruolo complesso, dunque, che implica in sé svariate attività, a cui corrispondono altrettante responsabilità. «Oggi più
che mai, la figura del Cfo è multidiscipli-
Cfo multitasking
Sfida
Valore per l’impresa
Globalizzazione del business, complessità dei
principi contabili, strategie fiscali complesse
Produrre la reportistica finanziaria in maniera
accurata, affidabile, integrata e tempestiva
Procedure, policy e processi
di controllo-qualità non allineati;
fluttuazioni valutarie; controllo della supply chain
Creare valore e massimizzare l’efficienza
nonostante la pressione sui costi
Sovrabbondanza
di informazioni
Fornire informazioni integrate, utili per prendere
decisioni strategiche e tempestive
Gestione della tesoreria in situazioni
di forte fluttuazione dei cambi monetari;
gestione di rischi imprevisti
su strumenti finanziari complessi;
modifica dei requisiti del capitale circolante
Trovare il giusto equilibrio fra rischio e
conservazione del capitale
Accresciute normative, corporate governance
Assicurare i controlli nonostante la pressione sui
costi, massimizzandone il beneficio
Volatilità del mercato
Sostenere e implementare lo sviluppo di
strategie; integrare le decisioni strategiche nella
pianificazione e nella gestione della business
performance
nare. In essa sono concentrate quattro
funzioni, tutte di uguale importanza:
steward, operatore, stratega, catalizzatore», dichiara Alessandro Regogliosi, senior
manager di Deloitte a Lugano e responsabile dei servizi ai Cfo, «lo steward ha
come obiettivo quello di assicurare la continuità dell’attività tramite la corretta
amministrazione. Deve inoltre gestire e
ridurre i rischi, tenere i conti secondo la
legge ed elevati standard di qualità. L’obiettivo da raggiungere nella funzione di operatore è invece la conduzione efficiente
ed efficace delle operazioni finanziarie. In
questa funzione, il Cfo dovrà pertanto
curarsi di adattare in maniera tempestiva
i piani finanziari, laddove richiesto. Nel
ruolo di stratega», continua Regogliosi,
«il Cfo diventa colui che può influenzare il futuro dell’impresa, traducendo le
attese di mercato in imperativi di business. A lui spetta il compito di analizzare, filtrare ed elaborare i numerosi dati a
disposizione all’interno dell’azienda, rapportarli al mercato esterno e produrre rapporti che possano supportare il management nel prendere decisioni strategiche
in relazione a innovazione, crescita pro-
Passion for performance:
il forum svizzero dei Cfo
‘Passion for performance’: è questo il tema del forum svizzero dei Cfo, svoltosi lo
scorso 22 gennaio a Zugo e sponsorizzato per la prima volta da Deloitte, che ha visto
la partecipazione di oltre trecento Cfo da tutto il paese. Si tratta del più prestigioso
evento nazionale dedicato ai Cfo, organizzato annualmente. Nell’ambito di questo
evento viene nominato il Cfo dell’anno.
62 · TM Marzo 2014
00_ deloitte_Digital 04.03.14 14:16 Pagina 63
Sintonizzarsi
con i Cfo
Dal 2009, Deloitte pubblica in Svizzera, trimestralmente, la Cfo Survey, che
può essere richiesta in tutte le sei sedi
svizzere di Deloitte; si tratta di un’indagine condotta fra i Cfo di oltre 180
imprese di ogni dimensione e settore,
in cui viene fornito un quadro delle opinioni dei Cfo relativamente a temi finanziari, con l’obiettivo di identificare e
analizzare trend, avvenimenti, problematiche e reazioni delle aziende alle
condizioni economiche in continua evoluzione. In questo senso, la Cfo Survey
rappresenta un punto di riferimento per
la comunità dei Cfo, a cui viene data
voce sulle principali questioni aziendali e macroeconomiche del mercato.
fittevole e miglioramento della performance del business. Infine, il catalizzatore agisce da motore per il cambiamento, in linea con l’identità aziendale. È un
partner a supporto delle varie unità e promuove il cambiamento di mentalità, fattore chiave per adattarsi ai nuovi bisogni
di mercato». La multidisciplinarietà di
questo ruolo implica la necessità di dotarsi di strumenti utili a gestire tutte le problematiche correlate a ciascuna delle aree
di competenza sopra evidenziate. In questo contesto, potrà essere considerata la
possibilità di farsi assistere da esperti che
dispongono di conoscenze specialistiche,
maturate in svariate situazioni. Deloitte
individua un paio di aree su cui lavorare
per sostenere il ruolo moderno del Cfo.
Una di queste consiste nell’allineare la
funzione finanziaria agli obiettivi di business. Tradotto in termini pratici, significa ottimizzare l’efficienza e la tempistica
dell’esecuzione delle attività, mantenendo il controllo su governance e rischi.
Un’altra area su cui attivarsi è quella del
controllo dei processi finanziari interni,
in sostanza assicurare che i controlli siano condotti nel rispetto delle normative,
senza per questo ostacolare le priorità di
business. Infine, ma non di minore importanza, il suggerimento di andare ‘al di là
dei numeri’, ossia staccarsi dalla tradizionale visione di reportistica dati, per
produrre informazioni utili a delineare
la rotta da prendere.
«Siamo convinti che le sfide che si presentano al Cfo moderno, pur nella loro
complessità, debitamente capitalizzate,
possano e debbano trasformarsi in altrettante opportunità, sia all’interno sia
all’esterno dell’azienda. È un momento
per valutare, progettare e implementare
serenamente misure per creare valore, crescere o riposizionarsi», prosegue Rego-
Da sinistra, Alessandro Regogliosi, Senior
manager di Deloitte a Lugano e responsabile dei servizi ai Cfo, e Luciano Monga, partner di Deloitte a Lugano.
gliosi. Ad esempio, cambiamenti strutturali o difficoltà finanziarie dell’azienda
possono essere l’occasione per snellire e
rinnovare strutture e processi, migliorando al contempo l’efficienza.
«Possiamo dunque concludere che allineando, per quanto possibile, la figura del
Cfo al concetto e ai bisogni moderni, alle
imprese si presenta un’ulteriore opportunità per strutturarsi di fronte a mercati in continuo movimento e posizionarsi
in maniera competitiva. Il tutto senza grossi investimenti ma tramite il migliore
impiego di risorse già a disposizione»,
conclude Monga.
Marzio Molinari