Insubria: e ora da sogno a risorsa
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Insubria: e ora da sogno a risorsa
01 cover_Digital 03.03.14 19:50 Pagina 34 inchiesta / Insubria di Alberto Pattono e Marzio Molinari Insubria: e ora da sogno a risorsa I due rami sui quali il Ticino sedeva (private banking off shore e frontalieri) potrebbero essere ridimensionati nei prossimi anni, ma a ben vedere esistono altre opportunità di collaborazione fra Svizzera e Italia, alcune delle quali già operanti, altre solo potenziali, ma si deve dialogare. C hi, venendo da terre lontane, guardasse per la prima volta una cartina geografica dell’Europa noterebbe presto la particolarità di un territorio, il Ticino, incuneato dentro le province settentrionali della Lombardia e del Piemonte, alle quali è tanto omogeneo per lingua, cultura e territorio quanto lontano dal punto di vista amministrativo, degli stili di vita e delle affiliazioni internazionali. Questa situazione, che ha pochi 34 · TM Marzo 2014 eguali nel mondo e ormai nessuno in Europa, è estremamente fertile di collaborazioni e sinergie. Non è esagerato dire che buona parte del Ticino vive di queste sinergie. Non di tutte però. A partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, delle tante forme di collaborazione possibili ne sono state selezionate e approfondite due: la gestione off shore in Ticino di capitali privati italiani e l’accesso delle aziende ticinesi alla manodopera qualifi- cata italiana. Nei primi numeri di Ticino Management intervistammo spesso il professor Remigio Ratti, studioso a livello internazionale proprio degli ‘effetti di frontiera’, cioè delle straordinarie osmosi e ‘tensioni superficiali’ (intese in senso fisico) che si vengono a creare quando due territori omogenei e confinanti appartengono a sistemi politici differenti. Ratti raccomandava già quasi 30 anni fa al Ticino di non concentrare tutte le 01 cover_Digital 03.03.14 19:50 Pagina 35 sue carte sullo sfruttamento dei più transeunti fra gli effetti di frontiera, preconizzava la fine del tessile di fascia bassa nel Mendrisiotto, proponeva una veloce risalita delle aziende ticinesi nelle catene del valore e non si mostrava nemmeno troppo convinto della polarizzazione sul private banking. Le profezie scientificamente fondate di Ratti si sono avverate una dopo l’altra. In particolare in questi anni. Quasi contemporaneamente i due pilastri ricordati in precedenza si stanno fortemente indebolendo. La Svizzera ha scelto (nel primo caso cedendo a sollecitazioni esterne, nel secondo per sua scelta) di segare i rami sui quali il Ticino era seduto: private banking off shore e ampio accesso alla manodopera frontaliera. Ticino Management non ha avuto timore di battersi apertamente contro l’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’, populista e suicida, che solo per una manciata di voti è passata e le cui conseguenze sono ancora tutte da vedere, sia a livello macro (atteggiamento europeo e ridefinizione dei trattati) sia a livello di scelte delle aziende. Ma guardiamo avanti. Private banking off shore e frontalieri sono in fondo solo due delle tante modalità di collaborazione regionale fra il Ticino e le province italiane di confine nell’area chiamata Insubria. Ne esistono molte altre. Alcune modalità di collaborazione esistono già e sono magari semplicemente meno note. Altre potrebbero concretizzarsi, ma il loro sviluppo è fermato da ostacoli che potrebbero essere rimossi. Parliamo di banche? La competenza bancaria e finanziaria svizzera davvero non può essere mobilitata a favore degli investitori istituzionali e delle aziende della Lombardia? E il know how ticinese nel campo del diritto commerciale e societario, nella contrattualistica internazionale, nella ottimizzazione fiscale - che ha una lunga storia poco nota - davvero non può essere proposto a testa alta alle aziende e alle famiglie imprenditoriali lombarde quando la Svizzera supererà lo stigma della riprovazione internazionale? Parliamo di risorse umane? Che conseguenze possiamo trarre dal fatto che per un giovane delle province di confine iscriversi all’Università di Lugano è una opzione al pari di iscriversi alle facoltà di Milano o Pavia? Altro che Erasmus! Si tratta di una caratteristica con pochi eguali nel mondo. Bisognerebbe cercare di capire come trarre vantaggio da questo fatto in termini di offerta di risorse umane altamente qualificate. Parliamo di sinergie industriali? La grande tabella nelle pagine seguenti mostra che il tessuto industriale ticinese, pur essendo simile, è complementare a quello delle province italiane ed è molto più differenziato di quanto le varie province dell’Insubria non differiscano una dall’altra. Possiamo trarne delle conseguenze? Ricordiamo che fra qualche anno la manutenzione del tunnel autostradale del Gottardo trasformerà il Ticino in una sorta di ‘enclave svizzera in territorio italiano’, una specie di ‘grande Livigno d’inverno’. Rileggere le proprie catene di fornitura potrebbe essere interessante. Nelle due direzioni però! La fase di sopravvalutazione del franco svizzero pare vicina a una fine e nelle prossime fiere internazionali i clienti non faranno più un largo giro davanti agli stand delle aziende rossocrociate, costrette a presentare listini in franchi sopravvalutati. Parliamo di turismo? Qui la vocazione di tutti a farsi del male appare in tutta la sua chiarezza. Come è possibile pensare che un turista cinese o indiano, russo o anche solo americano o svedese decida di fare le vacanze nella provincia di Lecco o nel Sopraceneri! Se proprio è bene informato vedrà la regione dei laghi e delle montagne tra la Lombardia e le Alpi. Varese da sola non è una destinazione turistica e in fondo nemmeno il Ticino lo è. Andrebbero superate le gelosie e le cor- Remigio Ratti, economista, già professore alle Università di Friborgo e di Lugano. te visioni di amministratori pubblici (e privati) e impostata una ‘destinazione Insubria’, magari capitalizzando sulle competenze di livello mondiale dell’Usi in questo campo. Tra le sinergie che potrebbero essere sviluppate ci sono anche quelle in campo medico. La salute è l’industria anticiclica per eccellenza. La Lombardia ha dalla sua la dimensione, che le consente un’offerta e una domanda di cure ampie e differenziate. Il Ticino ha la capacità di mobilitare pubblico e privato e di accedere selettivamente alle competenze di oltre Gottardo per creare poli di qualità su temi specifici. Su ambedue i lati della frontiera vediamo fortissime tensioni di domanda e offerta, ma molti ostacoli impediscono a un sistema di afferire all’altro. Potremmo continuare indicando magari la storia esemplare della logistica a valore aggiunto, nata sicuramente da una opportunità fiscale ma sviluppatasi ormai ben al di là, visto che alle imprese italiane e internazionali del lusso il Ticino può offrire non uno, ma diversi dei suoi atout. Forse vedremo o vediamo già storie di successo simili nelle alte tecnologie (farmaceutico e software). E forse siamo anche noi, Ticino Management, una di queste sommesse storie di successo e di sinergia transfrontaliera, capace di parlare ai due lati della frontiera senza affatto smarrire la propria identità. TM Marzo 2014 · 35 02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 36 inchiesta / Insubria / il futuro Nuove idee per l’Insubria L’economista ticinese Remigio Ratti aveva suggerito già 30 anni or sono delle soluzioni per superare l’eccessiva dipendenza del Ticino da pochi ‘effetti di confine’. Ora, insieme all’economista italiano Alberto Bramanti, Ratti propone alcune tesi per rilanciare la collaborazione economica transfrontaliera e la governanza dell’Area insubrica. N egli ultimi anni i rapporti fra il Ticino e l’Italia si sono fatti sempre più tesi. La vertenza fiscale sulla tassazione dei patrimoni italiani depositati nelle banche svizzere, il blocco dei ristorni all’Italia delle imposte pagate dai frontalieri deciso dal governo ticinese, la presenza delle imprese svizzere sulle black list italiane, la preoccupazione diffusa tra i ticinesi per l’aumento costante del numero dei frontalieri: sono solo alcuni esempi della tensione crescente nei rapporti transfontalieri, rafforzata dalla recente approvazione popolare dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, che in Ticino ha fatto registrare la percentuale più alta di voti favorevoli. «Per allentare questa tensione dobbiamo cercare, tra le altre cose, di affrontare le questioni con un metodo diverso, evitando di pensare sempre unilateralmente, frammentariamente, senza considerare la controparte. Dobbiamo insomma adottare una visione insubrica dei pro36 · TM Marzo 2014 blemi, che ci permetta di andare alla ricerca di soluzioni comuni e raggiungere così risultati win-win per entrambi i versanti della frontiera», sottolinea Remigio Ratti, già professore alle Università di Fri- Suddivisione delle esportazioni per area Lombardia Ticino Unione Europea 52,5% 63,5% Usa e altre economie avanzate 21,9% 13,5% Medio Oriente e Nord Africa 10,1% 8,1% Asia (senza Giappone) 5,5% 8,9% Balcani e Csi (ex Urss) 4,8% 2,8% America Latina 3,1% 1,8% Africa 1,3% 1,5% Il colore verde indica un valore più alto del 20% rispetto alla media Rielaborazione dati Ustat e Unioncamere borgo e di Lugano. Su questo tema Ratti e il professor Alberto Bramanti della Bocconi di Milano, che da decenni si occupano delle tematiche legate all’economia e alla politica regionale, hanno elaborato delle tesi che sono stati invitati a esporre durante un convegno tenutosi lo scorso 21 gennaio a Como, dal titolo ‘Le sfide per la governanza dell’Area insubrica’, organizzato dal Gruppo di lavoro insubrico dei Rotary club. «Il nostro Gruppo esiste da quindici anni e rappresenta i cinque club ticinesi e dodici club italiani compresi in un’area che da Pallanza va fino a Lecco», spiega Ivano D’Andrea, coordinatore del Gruppo, «utilizzando le donazioni che si possono effettuare attraverso progetti mirati presentati alla Rotary Foundation, negli ultimi tre anni abbiamo incrementato notevolmente le nostre attività, realizzando una quindicina di progetti nell’area insubrica per un importo complessivo pari a circa 350 mila dollari, 02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 37 progetti rivolti soprattutto alle associazioni bisognose. Se l’attività benefica rappresenta il nostro obiettivo principale, parallelamente organizziamo, una volta all’anno, una conferenza che si propone di sollevare il dibattito su questioni che riguardano la realtà insubrica. Quest’anno abbiamo deciso di chiedere ai professori Ratti e Bramanti di esprimere delle tesi, anche provocatorie, per migliorare la governanza insubrica e uscire dalla fase di ‘muro contro muro’ in cui ci troviamo attualmente. E il voto che poi c’è stato sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa credo abbia ulteriormente rafforzato questa esigenza». Secondo Ratti e Bramanti per il futuro dell’Insubria si possono ipotizzare quattro possibili scenari. I primi tre sono quelli attuali, che addirittura tendono a convivere: quello di zone di confine ‘in balia degli eventi’, con una Regio Insubrica apatica e afasica fatalmente destinata a disgregarsi; quello dell’ ‘arroccamento’ a difesa dell’esistente, alla ricerca di rendite di frontiera; quello di una regione insubrica ‘zona cuscinetto’, orientata a cogliere opportunità di breve periodo. «Scenari che indubbiamente vanno superati se si punta a una vera e propria nuova governanza territoriale multilivello», indica Bramanti, «l’obiettivo deve essere quindi quello di un’ ‘area transfrontaliera integrata’, capace di visioni e di progettualità di medio-lungo periodo, in grado di negoziare a più livelli (perché l’economia globalizzata non segue più unicamente le regole che passano attraverso lo Stato nazione) e capace di generare un surplus di valore aggiunto in termini di conoscenza, reti, incremento di competitività, remunerazione di risorse (pubbliche e private), ‘fiscalità dedicata’ e reinvestimenti mirati sul territorio». I due studiosi ricordano come l’Insubria rappresenti un’area transfrontaliera di grande interesse e potenzialità sia per la sua consistenza demografica che per la forza e la complementarietà economica e sociale. È però marcata da due forze limitanti e condizionanti la sua territorialità: la frontiera di Stato, da un lato, e l’attrazione verso i poli metropolitani di Milano e Zurigo. Da questo derivano distorsioni e complessità di sistema alle quali non corrisponde un’adeguata capacità di governance. «Vi è poi l’ambiguità dell’attuale sviluppo economico transfrontaliero», aggiunge Bramanti, «la for- te crescita dei flussi transfrontalieri di manodopera e di prestazioni economiche verso il mercato svizzero potrebbe essere vista nell’ottica del processo di costruzione europea come un segnale, voluto, d’integrazione e di convergenza regionale: secondo la teoria, infatti, la mobilità dei fattori di produzione dovrebbe tendenzialmente portare a una convergenza ed equilibrio dei flussi transfrontalieri e dei mercati del lavoro e del capitale. Così però non accade e i flussi unidirezionali emersi in quest’ultimo decennio (ma non solo) sono piuttosto il segno di discontinuità e di crescenti divergenze nelle componenti istituzionali e di mercato tra Italia e Svizzera». Nel loro documento Ratti e Bramanti ricordano come queste divergenze non sono peraltro una caratteristica che riguarda solo l’area insubrica: recentemente l’Alsazia ha denunciato tendenze analoghe nella zona dell’Alto Reno, alla frontiera sia con la Germania che con la Svizzera. «Le funzioni delle frontiere, prevalentemente di legittimazione e di controllo e fiscale, che in passato erano strettamente legate al confine, hanno cambiato natura e contenuti, per cui il potere centrale è molto meno interessato ai loro impatti regionali; d’altra parte rinascono o fioriscono nuove entità macroregionali i cui spazi non sono quelli delle istituzioni», spiega Ratti, «anche per l’area insubrica è giunto il momento di marcare il proprio ruolo, non tanto come battaglia rivendicativa fine a se stessa, ma per mirare alla crescita della produttività regionale e a un nuovo capitale territoriale, tramite azioni proattive, progetti e la promozione di reti formali e informali del tessuto imprenditoriale e sociale». Per raggiungere questi obiettivi l’Insubria può contare su nuovi interessanti risorse. Un primo elemento è dato dal capitale infrastrutturale, sia a livello di accessibilità lontana (con l’entrata in funzione nel 2016 della galleria ferroviaria di base del San Gottardo) sia a livello regionale-locale, con la metropolitana transfrontaliera che collegherà Como a Varese (e Malpensa) via Chiasso-Mendrisio, nonostante i ritardi che hanno colpito la realizzazione della Stabio-Arcisate sul versante italiano. Un secondo elemento è quello della formazione e della conoscenza, che negli ultimi quindici anni ha compiuto un notevole balzo in avanti grazie alle due Uni- Alberto Bramanti, professore all’Università Bocconi di Milano. versità ticinesi (Usi e Supsi) e all’Università dell’Insubria e che ha anche creato un forte potenziale di servizi alle imprese. «In ambito industriale si è osservata la nascita di cluster transfrontalieri (moda, logistica) facenti leva sulla creatività e il brand italiano combinati con la qualità del prodotto e della rete organizzativa svizzera», sottolinea Bramanti, «il mercato del lavoro, infine, può divenire un asset win-win se si potrà superare la logica dello sfruttamento di rendite differenziali il cui valore strutturale è assai ambiguo, per perseguire invece una logica di investimento a medio-lungo termine stabilizzando l’impiego e favorendo la produttività (che è stagnante sui due lati del confine) per entrambe le parti in causa, meglio se con investimenti congiunti». Le zone a tripla A. Ratti e Bramanti formulano in particolare tre proposte per rilanciare il ruolo dell’Insubria. La prima è quella che prevede la costituzione di ‘zone a tripla A’, ossia di ‘Aree di Aggregazione e di Armonizzazione Transfrontaliera’ (AAA-T). «Lo scenario più proattivo di un’area transfrontaliera integrata non si realizza né automaticamente né per il libero gioco del mercato», sottolinea Ratti, «disparità e divergenze importanti sono ancora presenti, e percepite tali, sia nelle regole del gioco sia nei parametri economici di base tra uno Stato e l’altro. Da qui nasce l’interesse per l’identificazione di specifiche zone territoriali in cui prefigurare e sperimentare l’Europa economica, sociale e ambientaTM Marzo 2014 · 37 02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 38 Indicatori di occupazione (tutti i dati sono in %) Tasso di occupazione totale 2012 Tasso di occupazione donne 2012 Tasso di attività totale 2012 Tasso di attività donne 2012 Ticino 56,7 47,0 60,7 50,2 Verbano Cusio Ossola 63,2 53,6 50,0 41,2 Varese 65,6 59,6 55,0 47,6 Como 67,0 56,6 55,4 45,3 Novara 62,0 57,6 53,3 46,7 Lecco 64,0 53,0 53,6 42,7 Insubria 63,2 53,3 54,7 44,9 Il colore verde indica un valore più alto del 10% rispetto alla media Il colore rosso indica un dato più basso del 10% rispetto alla media Il tasso di occupazione è il rapporto fra gli occupati e la popolazione con oltre 15 anni Il tasso di attività è il rapporto fra le persone in età di lavoro e il totale della popolazione le di domani. Non si tratta però di allineare - limitatamente a queste aree speciali - le regole del gioco sul diritto più liberale dei Paesi partner (una sorta di clausola della nazione più favorita), ma piuttosto di trovarne delle nuove in grado di stimolare, di non discriminare, di assicurare una maggiore equità fiscale tra le parti». Questa proposta tiene conto di un ampio fermento presente a diversi livelli in Europa: in Francia, ad esempio, il Conseil général du Haut-Rhin (Alsazia) propone di creare in via sperimentale una “zone européenne de développement économique”, con l’obiettivo di “riconquistare delle condizioni quadro (diritto del lavoro e diritto fiscale, in primis) che siano eque e condivise, per consentire investimenti e attirare attività innovative durevoli”. In Italia le nuove ‘zone franche urbane’ (introdotte dalla delibera Cipe del 2009), opportunamente rivi- sitate, offrono spunti di interesse. Il ‘decreto del fare’ (legge 183/2011) ha inoltre introdotto le ‘zone a burocrazia zero’ (allargate a tutto il territorio nazionale), mentre il Parlamento regionale lombardo ha votato, lo scorso 8 ottobre, la mozione 75 concernente l’inserimento di Regione Lombardia nelle ‘zone a burocrazia zero’. «Proponiamo di denominare queste aree speciali, che dovrebbero sorgere in tutta Europa, ‘zone a tripla A’, ossia ‘Aree d’Aggregazione e Armonizzazione Transfrontaliera (AAA-T)», spiega Bramanti, «un accordo internazionale e transfrontaliero dovrà identificare la delimitazione del/dei territorio/i con tale denominazione, le materie e i contenuti passibili di interventi, le procedure quadro da applicare. L’idea di fondo è semplice: nel caso dell’Insubria l’accordo quadro è firmato dagli Stati nazionali (quale imple- Percentuale di aziende per numero di addetti (tutti i dati sono in %) meno di 10 addetti da 10 a 49 addetti da 50 a 99 addetti oltre 100 addetti Ticino 86,0% 11,6% 1,5% 0,9% Como 95,5% 4,1% 0,3% 0,1% Lecco 94,0% 5,3% 0,4% 0,3% Novara 94,2% 5,0% 0,6% 0,3% Varese 93,7% 5,8% 0,3% 0,2% Verbano Cusio Ossola 93,3% 5,9% 0,6% 0,3% Insubria 92,8% 6,3% 0,6% 0,3% Il colore verde indica un valore più alto del 20% rispetto alla media Il colore rosso indica un dato più basso del 20% rispetto alla media 38 · TM Marzo 2014 mentazione dei principi di libertà europei e degli accordi bilaterali Italia-Svizzera) e all’interno di esso le amministrazioni pubbliche, le istituzioni locali, le organizzazioni territoriali e persino i singoli attori economici possono firmare accordi, promuovere progetti, implementare azioni di sostegno, sulla base di regole semplificate e pre-definite». I due economisti tengono a sottolineare che si tratterebbe di un esperimento sostanzialmente ‘a costo zero’: lo scambio non è infatti ‘sviluppo e occupazione’ contro ‘incentivi finanziari e sgravi fiscali’, bensì ‘sviluppo e occupazione’ contro ‘snellimento burocratico, semplificazione delle norme, certezze dei tempi’. La presenza di una o più aree a tripla A configurerebbero la Regio Insubrica come un’area laboratorio (di scala e visibilità europea), in cui mettere a punto e testare soluzioni innovative da ampliare progressivamente all’intero territorio insubrico (ed eventualmente oltre). «Tre esemplificazioni, necessariamente embrionali, possono aiutare a definire i contorni della proposta», illustra Ratti, «la prima riguarda i ‘Parchi industriali integrati’: una rete di imprese manifatturiere e operatori del terziario di una specifica filiera (nell’area insubrica sono identificabili almeno 4 filiere: moda, meccatronica, bio-tecnologie, turismo e accoglienza) che possa beneficiare dello snellimento burocratico, di certezza nei tempi, di facilitazioni nell’integrazione transfrontaliera, di elevata qualità dei servizi (finanza, logistica, design, ricerca, formazione specializzata, ecc.). Le ricadute per i singoli operatori sono un incremento della produttività e per il territorio una maggiore attrattività e una ‘fiscalità dedicata’, magari con vincolo di parziale reinvestimento nella filiera stessa». Il secondo esempio riguarda dei possibili accordi inter-sindacali sui temi della formazione integrata transfrontaliera, sui tirocini e sugli apprendistati, accordi che possono mirare ad innalzare la qualità della manodopera (da entrambi i lati della frontiera) e ad aumentarne la mobilità territoriale. Il terzo esempio è relativo all’apertura del ‘contratto di rete’ (figura contrattuale già presente nell’ordinamento italiano) ad imprese ticinesi e svizzere, irrobustendo le relazioni transfrontaliere unitamente alle performance aziendali delle imprese partner. La rete transfrontaliera di impre- 02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 39 se può inoltre essere il soggetto unitario destinatario di ulteriori e specifiche agevolazioni secondo il principio ‘zero burocrazia’, contribuendo per tale via all’innalzamento della produttività totale dei fattori. Banca ticinese e aziende insubriche. La seconda proposta è quella di creare un ponte tra la banca ticinese e le aziende insubriche. «L’azienda italiana, che soffre per la mancanza di credito, ha bisogno non solo di facilitazioni d’accesso finanziario, ma anche di servizi aggiuntivi e complementari. Il credito va inserito in un contesto più ampio, in un pacchetto di servizi quali i crediti documentari, la gestione delle divise e dei cambi, i pagamenti internazionali, l’approvvigionamento in materie prime, prestazioni che la banca commerciale svizzera conosce da sempre», indica Bramanti. Nella contrapposizione di regole istituzionali diverse e in un quadro di specializzazione della banca ticinese nella gestione patrimoniale, il tema di un ponte tra banca ticinese e azienda del Nord Italia è stato fino a ieri un problema ine- Ivano D’Andrea, coordinatore del Gruppo di lavoro insubrico dei Rotary club. sistente. E in effetti oggi, in un mondo in cui le prossimità economiche e le sinergie fanno la differenza, solo il 5% delle imprese industriali delle province italiane ha relazioni con gli istituti bancari del vicino. Una ricerca congiunta del Centro di studi bancari di Vezia e dell’Università di Varese (promossa dalla Regio Insubrica) rivela in che modo si possono rimuovere gli ostacoli e fornisce una serie di raccomandazioni e di misure da attuare a breve: dall’informazione reciproca agli incentivi alla formazione in ambito ‘cross-border’ delle attività creditizie, alla parità di trattamento nell’accesso alle garanzie e ai patti di arbitrato. «Certo le difficoltà non mancano: i rischi per la banca svizzera esistono non solo per la possibile insolvenza dell’azienda italiana, ma anche per i tempi lunghi della giustizia italiana, che incidono sulla certezza del diritto», nota Ratti, «d’altra parte molte banche ticinesi conoscono già centinaia di questi imprenditori, che hanno seguito per anni limitatamente alla gestione dei loro asset privati. Si tratta quindi di costruire con questi clienti un discorso più ampio che tocchi anche la La ceramica crea spazi vitali unici ! 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Dipendenti % sul tot dip Agricoltura, silvicoltura e pesca e attività estrattive 1.287 3.813 1.8% 154 320 0.2% 49 70 0.1% Settore manifatturiero 1.852 29.117 14.1% 6.495 58.948 32.8% 4.200 45.517 44.3% Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco A 9. 173 2.310 1.1% 389 3.125 1.7% 258 2.575 2.4% 4 Fabbricazione di tessili, abbligliamento, pellame e calzature 122 2.267 1.1% 1.252 16.230 9.0% 371 3.809 3.5% 1.8 Industria del legno, industria della carta e stampa 381 1.994 1.0% 871 5.874 3.3% 392 2.758 2.6% 8 Fabbricazione di coke e industria chimica 38 665 0.3% 82 2.018 1.1% 47 810 0.7% Industria farmaceutica 29 1.750 0.8% 7 280 0.2% 2 168 0.2% Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti minerali non metalliferi 123 1.707 0.8% 177 2.684 1.5% 155 2.128 2.0% 5 Fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature 18.157 16.8% 2.0 499 9.743 4.7% 1.260 10.459 5.8% 1607 Fabbricazione di apparecchi elettrici, computer e prodotti di elettronica e ottica; orologi 60 2.835 1.4% 205 3.074 1.7% 223 3.751 3.5% 5 Fabbricazione di macchinari e apparecchiature n.c.a 91 1.961 0.9% 391 4.280 2.4% 418 6.578 6.1% 9 Fabbricazione di mezzi di trasporto 29 484 0.2% 59 770 0.4% 66 1.742 1.6% 5.7% 661 3.041 2.8% 1.5 67.0% 23.881 62.435 55.6% 62.4 455 0.4% Altre attività manifatturiere, riparazione e installazione di macchine e apparecchiature Servizi Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento 307 3.401 1.6% 1.802 10.154 28.338 173.606 84.1% 43.151 120.212 54 1.249 0.6% 52 683 0.4% 29 91 781 0.4% 113 1.050 0.6% 44 534 0.5% Costruzioni e Lavori di costruzione specializzati 2.775 19.544 9.5% 7.306 18.286 10.2% 3.985 10.056 9.3% 9.8 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli 5.946 31.286 15.1% 10.503 34.767 19.4% 6.093 18.690 17.3% 15.5 Trasporti, monitoraggio e attività di supporto servizi postali e di corriere 1.120 9.151 4.4% 1.555 8.390 4.7% 798 3.466 3.2% 1.9 445 3.503 1.7% 311 1.430 0.8% 131 498 0.5% Servizi di alloggio Attività di servizi di ristorazione Telecomunicazioni, media, informatica Attività finanziarie, assicurative e ausiliarie Attività immobiliari Attività legali e contabilità Attività di sedi centrali; consulenza gestionale Attività degli studi di architettura e di ingegneria; collaudi e analisi tecniche Ricerca scientifica e sviluppo Altre attività professionali, amministrative scientifiche e tecniche Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento Altre attività di servizi 1.759 7.960 3.9% 2.744 10.127 5.6% 1.477 5.487 5.1% 3.5 853 6.406 3.1% 1.068 2.963 1.7% 690 1.666 1.5% 1.6 1.268 12.865 6.2% 1.324 4.805 2.7% 789 2.947 2.7% 2.0 925 2.131 1.0% 3.201 3.596 2.0% 1.708 2.050 1.9% 5. 1.492 6.286 3.0% 2.247 4.480 2.5% 1.026 2.325 2.2% 3.3 809 2.021 1.0% 563 893 0.5% 334 431 0.4% 8 1.479 5.071 2.5% 2.397 3.318 1.8% 1.458 1.986 1.8% 85 663 0.3% 62 108 0.1% 44 84 0.1% 2.114 13.740 6.7% 4.146 13.385 7.5% 2.280 5.818 5.4% 751 3.410 1.7% 524 1.681 0.9% 279 661 0.6% 8 2.438 5.965 2.9% 2.091 4.514 2.5% 1.136 2.449 2.3% 3.4 Il colore verde indica un valore più alto del 20% rispetto alla media Il colore rosso indica un dato più basso del 20% rispetto alla media Non sono stati considerati i settori a tradizionale prevalenza pubblica, come sanità e istruzione sfera aziendale, con l’obiettivo di prospettare assieme un’opportunità di mercato capace di assicurare sviluppo economico nei rispettivi territori». Secondo i due economisti è utile dare seguito a proposte come questa, se non 40 · TM Marzo 2014 si vuole continuare a vedere il ‘dislocamento da fuga’ di industrie italiane verso la Svizzera, con i relativi lavoratori trasformati in frontalieri. Basti infatti ricordare che, secondo un’analisi svolta dal Servizio di informazioni economiche Orell Füssli (Ofwi), su incarico della SonntagsZeitung, sono 4528 le nuove aziende fondate in Ticino da imprenditori italiani negli ultimi cinque anni. Si tratta di imprese che impiegano prevalentemente personale frontaliero e che costituiscono cir- 3. 4. 02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 41 Prov. di Varese Az. Prov. di Novara Dipendenti % sul tot dip Az. Dipendenti Prov. Verbania-Cusio-Ossola % sul tot dip Az. Dipendenti Totale Insubria % sul tot dip Az. Dipendenti % sul tot dip 154 422 0.2% 2.380 3.536 3.2% 84 246 0.6% 1.825 5.276 0.6% 9.106 95.527 36.2% 4.522 37.518 34.5% 1.456 9.702 24.2% 27.631 276.329 30.1% 496 4.066 1.5% 338 2.925 2.7% 138 688 1.7% 1.739 14.769 1.7% 1.839 15.601 5.7% 677 4.615 4.2% 69 422 1.1% 4.368 39.008 4.7% 845 5.300 1.9% 253 1.076 2.7% 3.279 19.673 1.9% 175 3.815 1.4% 13 612 22 2.863 1.0% 541 10.074 3.7% 246 5.774 5.3% 24 2.029 16.751 6.1% 1.176 6.658 6.1% 597 559 9.659 3.5% 972 12.665 4.6% 663 9.985 9.2% 123 8.271 3.0% 3 1.5% 424 9.164 0.9% 0.0% 72 5.856 0.6% 209 0.5% 1.220 19.442 2.5% 4.727 11.8% 7.165 69.238 7.3% 40 252 0.6% 1.300 22.646 2.1% 108 1.051 2.6% 2.367 30.704 4.0% 3 0.0% 335 13.041 1.2% 1.505 6.462 2.4% 1.418 7.171 6.6% 211 662 1.7% 5.364 27.446 3.4% 62.442 178.071 65.0% 26.725 69.784 64.1% 11.852 30.102 75.2% 196.389 634.210 69.2% 84 693 0.3% 111 465 0.4% 72 376 0.9% 402 3.921 0.4% 171 1.721 0.6% 117 938 0.9% 55 488 1.2% 591 5.512 0.6% 9.882 23.149 8.4% 5.928 12.152 11.2% 2.091 5.036 12.6% 31.967 88.223 9.6% 15.586 50.408 18.4% 9.238 21.060 19.4% 3.186 8.526 21.3% 50.552 164.737 18.0% 1.919 19.968 7.3% 1.074 5.833 5.4% 393 2.174 5.4% 6.859 48.982 5.3% 194 1.319 0.5% 2.597 7.018 6.5% 249 780 1.9% 3.927 14.548 1.6% 3.568 14.591 5.3% 1.158 3.304 8.2% 10.706 41.469 4.5% 1.652 4.841 1.8% 693 2.533 2.3% 216 721 1.8% 5.172 19.130 2.1% 2.042 7.306 2.7% 1.113 3.400 3.1% 346 1.206 3.0% 6.882 32.529 3.5% 5.164 5.751 2.1% 672 822 0.8% 601 730 1.8% 12.271 15.080 1.6% 3.301 6.724 2.5% 1.442 3.123 2.9% 454 936 2.3% 9.962 23.874 2.6% 857 1.275 0.5% 96 137 0.3% 2.659 4.757 0.5% 3.238 4.080 1.5% 658 814 2.0% 9.230 15.269 1.7% 127 262 0.1% 25 42 0.1% 343 1.159 0.1% 4.257 7.658 2.8% 1.185 5.223 4.8% 818 1.822 4.5% 16.202 57.796 6.3% 837 1.915 0.7% 416 859 0.8% 143 283 0.7% 2.950 8.809 1.0% 3.457 7.679 2.8% 1.678 2.727 2.5% 664 1326 3.3% 11.464 24.660 2.7% ca il 30% delle aziende costituite complessivamente in Ticino nel periodo preso in considerazione. Una nuova Regio Insubrica. Nel 1995 è stata costituita la Comunità di lavoro Regio Insubrica, per volontà del Canton Ticino e delle province di Como, Varese e del Verbano Cusio Ossola. Nel 1997 è stato avviato un rapporto di collaborazione con le province di Lecco e Novara, che sono poi entrate a far parte della Regio Insubrica nel 2007. La terza pro- posta formulata da Ratti e Bramanti è quella di tramutare l’attuale Comunità di lavoro, che è un’associazione di diritto privato, in una nuova entità pubblica multilivello. «La necessità di governance di un’Insubria capace di visioni e di progetTM Marzo 2014 · 41 02 cover_Digital 03.03.14 19:52 Pagina 42 L’esempio di Basilea Un significativo esempio di cooperazione transfrontaliera è quello realizzato nella regione di Basilea, dove da decenni si sono sviluppate relazioni tra svizzeri, tedeschi e francesi. L’EuroAirport Basel Mulhouse Freiburg è la più concreta testimonianza degli inizi di questa cooperazione transfrontaliera, che ha preso avvio dopo la Seconda Guerra Mondiale: l’aeroporto è stato infatti aperto nel 1946 e oggi ricopre un ruolo fondamentale per la regione. La cooperazione trinazionale in quest’area ha acquistato importanza con la creazione a Basilea dell’associazione Regio Basiliensis nel 1963 e con la nascita di associazioni equivalenti nei Paesi confinanti. Nel 1975 un accordo concluso tra i governi di Germania, Francia e Svizzera ha dato vita a una Commissione intergovernamentale franco-germano-svizzera e due Comitati regionali che ne sostenevano l’operato. Nel 1991 i due Comitati si sono fusi creando la Conferenza franco-germano-svizzera del Reno superiore. La cooperazione transfrontaliera si divide essenzialmente in due settori: la cooperazione nella regione del Reno superiore e la cooperazione nell’agglomerato di Basilea. La Regione trinazionale del Reno superiore comprende i cinque cantoni svizzeri di Basilea città, Basilea campagna, Argovia, Soletta e Giura, i Länder del BadenWürttemberg e della Renania-Palatinato in Germania e la regione dell’Alsazia da parte francese. Per poter unire le forze di questa regione con la sua rete di agglomerati urbani, nel 2010 è stata fondata la Regione metropolitana trinazionale del Reno superiore (Tmo). In quest’area geografica numerosi temi vengono trattati sulla base dell’accordo trinazionale: al centro vi sono soprattutto le pianificazioni a livello di trasporti e spazio, l’istruzione, l’energia, l’ambiente, l’economia e la cultura. Con l’aiuto del programma Interreg-Reno superiore è stato possibile attuare in questi e altri settori numerosi progetti, che ricevono anche fondi di finanziamento dall’Unione europea. In questi ultimi anni il programma Interreg-Reno superiore ha consentito di far partire oltre 300 progetti transfrontalieri, e fra questi 150 hanno visto la partecipazione anche della Svizzera. Per quanto riguarda invece l’agglomerato di Basilea, soprattutto su temi come la pianificazione spaziale e i trasporti un punto di vista univoco, senza la presa in considerazione degli altri partner, è impensabile. Ma anche nella vita quotidiana dei circa 830 mila cittadini che vivono nell’agglomerato i confini nazionali si confondono sempre di più. L’Eurodistretto trinazionale di Basilea (Teb), fondato nel 2007, si è quindi dedicato soprattutto alle tematiche della pianificazione dello spazio e dei trasporti, ma la cooperazione viene messa sempre più in primo piano anche nei settori dell’energia e dell’ambiente, della formazione, della cultura e dell’incontro dei cittadini. La Notte dei musei di Basilea, i curricula di studi universitari e i certificati trinazionali o l’Iba Basel 2020, esposizione internazionale di progetti edili lanciata sotto l’egida del Teb per immaginare lo sviluppo urbano della regione, sono buoni esempi in questo senso. Il programma per l’agglomerato di Basilea sta inoltre sviluppando un piano per i trasporti con un sostegno trinazionale, la cui attuazione sarà incentivata anche attraverso finanziamenti provenienti da Berna. tualità comporta l’adozione di formule istituzionali di diritto pubblico, più forti, anche se snelle, rispetto a quelle di un’associazione come l’attuale Regio Insubrica», 42 · TM Marzo 2014 argomenta Bramanti, «in quest’ottica è possibile prendere come riferimento quanto dal 2006 sta facendo l’Unione europea, che favorisce sotto l’etichetta Gect la crea- L’EuroAirport Basel Mulhouse Freiburg è lo scalo ufficiale di tre regioni confinanti, situate in altrettante nazioni, e per questo rappresenta un caso unico in Europa. zione di ‘gruppi europei di cooperazione territoriale’ comprendenti autorità ai vari livelli (o Glct, nella versione limitata a progetti locali) e un ‘think tank’ aventi lo scopo di meglio coordinare e garantire, pragmaticamente, l’attuazione di progetti condivisi pubblici-privati, possibilmente proposti dal basso, mirati e a geometria variabile». La Svizzera per il momento riconosce questa formula solo con la Germania e la Francia (in applicazione del precedente Accordo di Karlsruhe). In Italia si sono costituiti quattro accordi di questo tipo con l’arco alpino austriaco e le regioni che si affacciano sull’Adriatico. Un’applicazione semplificata dei Gect, che ammetterebbe un accordo tra un solo Paese Ue e un Paese terzo nonché accordi limitati a singoli progetti, è già al vaglio della Commissione europea nell’ambito della Politica di coesione 2014-2020. «Con la metamorfosi delle province italiane la nuova Regio potrebbe comprendere i livelli regionali (Ticino ed eventualmente Grigioni; Lombardia ed eventualmente Piemonte) nonché i sindaci dei Comuni che ne vorranno far parte. Tra l’altro la costituzione di un Gect insubrico costituirebbe la premessa ideale per dare vita alle già citate aree AAA-T», conclude Ratti. immo_fontana_Layout 1 25.11.13 17:09 Pagina 1 Fontana Sotheby’s International Realty via G. Luvini 4 – 6900 Lugano (CH) – Tel. +41 91 911 97 20 www.fontanasothebysrealty.com – [email protected] 03 cover_Digital 03.03.14 19:53 Pagina 44 inchiesta / Insubria / la piazza finanziaria Dal patrimonio al credito L’adozione della Weissgeldstrategie permetterebbe alle banche svizzere di gestire insieme ai patrimoni anche le attività economiche della clientela imprenditoriale italiana. Uno studio valuta le opportunità e le difficoltà di unire due piazze finanziarie complementari. D alle rovine del segreto bancario potrà uscire una piazza finanziaria integrata Lugano-Milano? Il Ticino potrebbe candidarsi come piazza di consulenza finanziaria non solo per le persone, ma anche per le aziende delle province confinanti? «In teoria sì, le premesse ci sono, ma non sarà facile», è in sintesi l’opinione di René Chopard, direttore del Centro di Studi Bancari di Vezia. A Chopard, o meglio al Centro di Studi Bancari e all’Università dell’Insubria, la Comunità di Lavoro Regio Insubrica ha dato mandato di redigere un rapporto dal titolo ‘La banca ticinese e l’impresa del Nord Italia: opportunità d’integrazione transfrontaliera’. Il punto di partenza dello studio è la prospettiva (tutt’altro che scontata al momento, ma comunque probabile) che in qualche modo tutti i patrimoni privati di residenti italiani detenuti in Svizzera siano resi noti o comunque sottoposti alla fiscalità italiana. «Se questo avvenisse in modo chiaro e completo, sarà necessario rivedere l’offerta della piazza finanziaria ticinese», commenta Chopard. Negli ultimi 50 anni l’industria bancaria del Nord Italia e quella ticinese sono cresciute sull’attività imprenditoriale di industriali e professionisti. Ma sono cresciute in maniera rigorosamente separata. «Questo ha reso diverse ma potenzialmente complementari l’offerta che la 44 · TM Marzo 2014 René Chopard, direttore del Centro di Studi Bancari di Vezia. piazza bancaria ticinese e quella italiana/lombarda rivolgevano allo stesso cliente», commenta il professor Chopard. In questa separazione buona parte delle attività ‘economiche’ (la gestione dell’azienda o dello studio professionale o delle proprietà fondiarie) sono cresciute in una relazione bancaria ‘on shore’ quasi sempre con banche italiane, mentre una parte delle attività finanziarie è stata affidata alla banca estera. «Se questa separazione cade, per la piazza finanziaria ticinese si apre una grande opportunità e un altrettanto grande rischio», riflette Chopard, «l’opportunità è quella di rispondere alle esigenze, sempre più sofisticate, poste dalle attività ‘economiche’ on-shore dei loro clienti privati, capitalizzando sulla fiducia e su legami a volte di lunghissima data». Per il cliente potrebbe essere molto interessante chiedere alla banca svizzera di integrare i servizi resi al patrimonio con quelli resi all’azienda. «Anche perché l’impresa italiana, anche piccola e media, deve internazionalizzarsi ed è interessata a lavorare con partner abituati a operare in una dimensione internazionale, laddove la banca italiana è generalmente più ‘domestic’», riflette il direttore del Centro di Studi Bancari. Uno spazio molto ampio di crescita si pone anche a un livello per così dire intermedio fra il patrimonio e l’azienda, vale a dire la gestione delle problematiche della famiglia imprenditoriale: successione, suddivisione di ruoli, liquidazione di soci, contrattualistica, trust ‘trasparenti’ e così via. In questo campo la piazza finanziaria svizzera, anche grazie al gran numero di corsi e convegni organizzati dal Centro di Studi Bancari, ha sviluppato un knowhow diffuso che in Italia esiste, ma è concentrato in un numero limitato di realtà Il buon senso è alla BASE dei nostri investimenti BASE INVESTMENTS SICAV – BONDS VALUE BASE INVESTMENTS SICAV – BONDS USD BASE INVESTMENTS SICAV – BONDS CHF BASE INVESTMENTS SICAV – BONDS - MULTICURRENCY BASE INVESTMENTS SICAV – FLEXIBLE LOW RISK EXPOSURE BASE INVESTMENTS SICAV – EQUITIES U.S.A. BASE INVESTMENTS SICAV – EQUITIES SWITZERLAND BASE INVESTMENTS SICAV – SHORT TERM BASE INVESTMENTS SICAV – EQUITIES EUROPE BASE INVESTMENTS SICAV – EQUITIES ASIA BASE INVESTMENTS SICAV 20, Boulevard Emmanuel Servais L - 2535 Luxembourg www.basesicav.lu | [email protected] In Lussemburgo Banca del Sempione SA è Promoter di BASE Investments SICAV (“BASE”). BASE si propone di preservare il proprio capitale, mirando ad incrementare i propri attivi grazie ad una struttura multi-comparto e multi-manager con portafogli costituiti da valori mobiliari diversificati principalmente su tre asset class (azionario, obbligazionario e monetario) con diversi profili di rischio e con un periodo d’investimento ideale minimo di 2-3 anni. BASE è una società eterogestita, nella quale l’organo di governo pone la massima attenzione sul controllo dei rischi e seleziona i gestori e i consulenti per l’investimento degli attivi, sulla base delle loro capacità professionali e organizzative, nell’intento di ottenere l’applicazione delle più moderne tecniche di gestione. Questo approccio permette di ridurre il rischio complessivo d’investimento, nell’ottica di ottenere migliori risultati per i sottoscrittori. Il presente documento non costituisce in alcun modo una sollecitazione di un‘offerta d‘acquisto di parti nei Paesi dove tale vendita o sollecitazione non sono autorizzate, in particolare negli USA. Prima della sottoscrizione leggere il Prospetto Informativo. Il prospetto completo, i KIID, lo statuto e i rapporti annuali e semestrali possono essere richiesti gratuitamente presso Banca del Sempione SA, Via P. Peri 5, CH-6900 Lugano, la quale è stata nominata Rappresentante della Sicav e Agente per i Pagamenti in Svizzera, e sono disponibili sul sito www.basesicav.ch. 03 cover_Digital 03.03.14 19:54 Pagina 46 Al Centro di Studi Bancari (nella foto), assieme all’Università dell’Insubria, la Comunità di Lavoro Regio Insubrica ha dato mandato di redigere il rapporto ‘La banca ticinese e l’impresa del Nord Italia: opportunità d’integrazione transfrontaliera’. generalmente non bancarie. «Insomma, la caduta della frontiera fiscale fra il Ticino e l’Italia potrebbe portare a medio termine a una maggiore integrazione fra l’attività bancaria della piazza rispetto alle attività economiche di produzione dell’economia del Nord Italia», riassume Chopard. La banca svizzera ha dalla sua la conoscenza del cliente e il know how complessivamente superiore, ma non mancano ostacoli e sfide. Per prima cosa, la caduta delle frontiere permetterebbe alla banca svizzera di offrire servizi anche all’azienda e non solo al patrimonio, ma permette alla banca italiana di estendere i suoi servizi dall’azienda al patrimonio. Va detto però che il classico imprenditore piccolo-medio in Italia «tende ad avere relazioni con molte banche e questo da una parte svantaggia la banca svizzera, abituata a fare da ‘Hausbank’, dall’altra svantaggia la banca italiana», nota Chopard, perché nei confronti delle banche italiane l’imprenditore ha spesso una relativa diffidenza. A parte la questione psicologica, esiste un problema di costi. «Apparentemente i prezzi dei servizi di wealth management svizzeri possono sembrare superiori a quelli praticati in Italia», ammette Chopard, «ma a ben vedere non sempre la differenza è così grande. Spesso è una questione di strutturazione e di trasparenza dei costi. Resta il fatto che un capitale fiscalmente dichiarato è per sua natura più mobile di un capitale nascosto al fisco, e questo pone una sfida concorrenziale alla quale le banche svizzere non erano troppo abituate». La questione dei costi non 46 · TM Marzo 2014 è secondo Chopard dirimente: «Mettendo l’accento sulla trasparenza dei costi e sulla qualità intrinseca del servizio offerto, la banca svizzera può resistere alla concorrenza italiana». Secondo René Chopard l’aspetto più difficile per una ‘offensiva’ bancaria svizzera in Italia risiede nella opacità, nella complessità e nella mobilità del quadro giuridico e fiscale italiano. Questo aspetto, unito alla mancanza di informazioni (una banca straniera per esempio non può accedere alla Centrale dei Rischi italiana e quindi non può sapere quali affidamenti ha in essere il cliente aziendale), sconsiglierà alle banche svizzere, almeno a breve-medio termine, di concedere a un cliente aziendale italiano affidamenti non coperti da depositi. «E la Pmi italiana a una banca chiede per prima cosa del credito. Gli altri servizi sono concepiti spesso come un corollario», ricorda Chopard. Il fatto è che, anche qualora la banca svizzera potesse e volesse offrire servizi alle aziende italiane, al momento non avrebbe in Ticino il know how necessario. Fin dal suo arrivo a Vezia oltre venti anni, fa il professor Chopard ammoniva il sistema bancario ticinese a non diveni- re una monocultura del private banking, a non disperdere le sue competenze (in alcuni casi eccellenti) nel servizio alle trading company, nel credito documentario, negli affidamenti basati su un’analisi delle fatture, per fare solo alcuni esempi. In realtà è avvenuto proprio il contrario. «Certamente per molti anni concentrarsi sul private banking e tagliare o accentrare oltre Gottardo tutto il resto ha ‘pagato’. Ora tutti i vantaggi di questa monocultura si trasformano in svantaggi. La piazza dovrà velocemente cambiare la sua offerta», riflette Chopard. In parte ampliando i servizi di wealth management che già offre, in parte riprendendo o riportando al fronte le sue competenze nei servizi alle imprese. Missione impossibile? Per il sistema bancario, in quanto tale, forse sì, ma il Ticino è qualcosa di più: intorno alla piazza bancaria e intorno alla riservatezza fiscale è nata e cresciuta in Ticino una piazza della consulenza di altissimo livello nel campo del diritto societario, commerciale e successorio, oltre che nella pianificazione fiscale internazionale o nella gestione di asset quali i brevetti, i marchi e le sponsorizzazioni. «L’opportunità che si apre rende obbligatorio, e non più solo consigliabile, ‘fare rete’», spiega Chopard. Se ieri la banca doveva rispettare il desiderio del suo cliente di scegliere il professionista con il quale svolgere certe attività, oggi banche e professionisti ticinesi dovranno proporre alla clientela ‘pacchetti’: servizi complessi che richiedono competenze differenti basati su procedure definite da specifiche banche e specifici consulenti, un po’ come è avvenuto al tempo dello Scudo con le fiduciarie italiane. «Una rete di competenze, un legame più istituzionale, stretto e trasparente fra la banca, gli avvocati e i fiduciari, che assieme possono proporre dei servizi integrati», conclude René Chopard. Insomma, è possibile che almeno sulla piazza lombarda e piemontese il Ticino si riproponga come uno dei due poli o come un polo unico Milano-Lugano al servizio dell’imprenditorialità e non solo dell’imprenditore. 04 cover_Digital 03.03.14 19:56 Pagina 48 inchiesta / Insubria / il turismo Torniamo alla Belle époque? Cosa si può fare per proporre l’Insubria come un’unica destinazione turistica, come accadeva all’inizio del Novecento? Le iniziative non mancano, ma nemmeno le difficoltà. A ll’inizio del Novecento l’Insubria veniva proposta come un’unica destinazione turistica. «Allora la ferrovia del Gottardo gestita dalla Gotthard-Bahn si profilava come una via di comunicazione internazionale che dal Nord dell’Europa si dirigeva verso il primo sud, verso le rive dei ‘Laghi Maggiore, di Como e di Lugano’, una zona geografica attrattiva soprattutto per il paesaggio spettacolare», ricorda Elia 48 · TM Marzo 2014 Frapolli, direttore di Ticino Turismo. E proprio su questa immagine ‘insubrica’ puntavano i manifesti pubblicitari della Gotthard-Bahn di quel periodo. Poi con il passare del tempo le cose sono cambiate, ma forse potrebbe essere ancora possibile riprendere le fila di una promozione turistica comune. «In effetti esistono già diversi progetti transfrontalieri che puntano alla creazione di un’offerta turistica insubrica con caratteristiche comuni, legate alla natura e alla cultura», spiega Frapolli, «ricordo in particolare il sito internet www.lakesandalps.com, creato dalla Regio Insubrica e che promuove da tempo tutte queste peculiarità segnalando allo stesso tempo le attività comuni all’interno dell’area dei laghi subalpini. Attraverso questo portale web si riscontra un crescente interesse per le proposte culturali: in particolare per i siti patrimonio dell’umanità, 04 cover_Digital 03.03.14 19:56 Pagina 49 che in Insubria sono nove, per gli itinerari escursionistici e per il calendario delle manifestazioni. L’utenza proviene perlopiù dall’Italia e dalla Svizzera, ma complessivamente il traffico generato resta ancora contenuto». Al di là di iniziative interessanti come questa, l’adozione di una vera e propria politica turistica transfrontaliera rimane comunque un’operazione difficile da attuare. All’interno della Comunità di lavoro Regio Insubrica esiste il Gruppo di promozione turistica integrata, che si incontra regolarmente per valutare progetti turistici transfrontalieri e per decidere le azioni comuni. «Ticino Turismo appoggia attivamente questo gruppo di lavoro», sottolinea Frapolli, «inoltre si può fare capo alle notevoli competenze sviluppate nel campo del turismo dall’Università della Svizzera italiana con l’Osservatorio del turismo, con cui collaboriamo da tempo, e ulteriori collaborazioni interessanti si potrebbero attivare in particolare con le università dell’Insubria e quella di Torino». Ma promuovere un’offerta turistica comune non è evidente, «poiché la politica di management turistico del Ticino non collima con quella attuata in Italia», puntualizza Frapolli, «è noto che il turismo ticinese collabora perlopiù con Sviz- zera Turismo per tutto quello che riguarda l’operatività sui mercati esteri. Pensare di instaurare un ulteriore canale di comunicazione significa anche ri-orientare la strategia di promozione. Inoltre bisogna considerare che il tipo di offerta reperibile nella regione insubrica, nonostante sia abbastanza simile in termini di contenuti, è spesso molto differente soprattutto a livello di prezzi praticati». Vi sono però le grandi opportunità rappresentate da Malpensa e da Expo 2015. Il potenziamento dello scalo di Malpensa, al di là delle sue variazioni stagionali e delle avventure legate al destino di Alitalia, che prima l’ha voluto e poi ha cercato di sabotarlo, è più un’opportunità per l’Insubria che per Milano. Malpensa è uno scalo enorme con potenzialità per crescere, con ridotti costi di accesso e utilizzo per le compagnie di ogni dimensione e piste che possono accogliere ogni aereo. Si presta poco a un utilizzo business, ma molto al traffico leisure. E quando saranno risolti gli ostacoli che su territorio italiano hanno ritardato la costruzione del collegamento ferroviario tra Stabio e Arcisate, e quindi del cosiddetto ‘metrò insubrico’, permettendo di disporre di un collegamento ancora più diretto (rispetto a quello attuale) tra l’asse ferroviario del Gottardo e la Malpensa, a Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo. Sotto, il treno che attualmente collega il Ticino all’aeroporto di Malpensa, sulla linea Cadenazzo-Luino-Gallarate. Nella pagina a fianco, due manifesti della Gotthard-Bahn risalenti al periodo della Belle époque. quel punto l’Insubria avrà il ‘suo’ aeroporto internazionale. Quanto a Expo 2015, si tratta di un’opportunità potenzialmente molto ‘ghiotta’ dal profilo turistico. «Il già citato Gruppo di promozione turistica integrata sta discutendo la possibilità di una presenza comune all’aeroporto di Malpensa», spiega Frapolli, «vi sono poi una serie di progetti ticinesi, selezionati nel programma di presenza del nostro Cantone a Expo 2015, che risultano indiscutibilmente insubrici. Per citarne due, penso per esempio al progetto di ripristino dell’antica via dell’acqua tra Locarno e Milano e all’iniziativa ‘Andiamo in bici all’Expo. Il Ticino è vicino’, un’opzione ecosostenibile per percorrere il tragitto e nel contempo scoprire le offerte culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche dell’intera regione insubrica». TM Marzo 2014 · 49 05 cover_Digital 03.03.14 19:57 Pagina 50 inchiesta / Insubria / logistica e moda Un futuro da impacchettare Al chiaro incentivo fiscale il Ticino ha potuto aggiungere quasi tutte le sue condizioni quadro, avviando un distretto delle attività logistiche a valore aggiunto che affianca perfettamente le vocazioni rispettive dell’industria italiana e del terziario avanzato elvetico. L a più forte sinergia non finanziaria creatasi negli ultimi anni in Insubria ha riguardato il sistema moda. Decine di imprese ad alto valore aggiunto del Made in Italy hanno spostato in Ticino alcune parti della loro catena del valore. Nella maggior parte dei casi il Ticino è divenuta la piazza per la logistica a valore aggiunto, in altri casi per alcune attività di personalizzazione dei capi e per attività di direzione e coordinamento. In pratica sono risultate ottimamente trasferibili in Ticino le attività diverse dalla manifattura e dalla creazione / promozione. È interessante notare come al chiaro incentivo fiscale il Ticino abbia potuto affiancare quasi tutte le sue condizioni quadro per le attività logistiche: l’affida- 50 · TM Marzo 2014 bilità assoluta delle sue reti (trasporti, comunicazioni, dogane, traffico dei pagamenti), la qualità della sua consulenza e un sistema bancario internazionale. Sul piano delle risorse umane si sono aggiunte la flessibilità dei contratti e la possibilità di accedere al bacino ticinese e italiano, cogliendo figure cosmopolite e poliglotte (prevalentemente in Ticino) ed estremamente specializzate (in Italia). Nei casi in cui in Ticino siano state spostate attività di direzione, la qualità dell’ambiente e della vita nel Cantone e perfino l’ampia disponibilità di scuole internazionali ha permesso di attirare dirigenti da altre nazioni. L’insieme di questi elementi ha potuto compensare gli svantaggi strutturali del Cantone: la scarsa disponibilità e l’alto costo dei terreni edificabili, il costo Il nuovo Centro logistico di Gucci a Sant’Antonino. di costruzione e manutenzione di queste strutture, il costo del lavoro dei servizi e il traffico. Più che insubrico, al momento questo è un fenomeno internazionale. Le aziende che si sono insediate in Ticino hanno sede centrale in tutta Italia e spesso anche in altri Paesi. La prospettiva sulla quale ci si potrebbe muovere è replicare il modello in altri settori del design (mobili, oggetti da arredamento, oggetti per la tavola), poiché vi sono industrie che hanno nelle province insubriche dei veri distretti (il mobile in Brianza, gli oggetti per la tavola nella provincia di Verbania) con leadership mondiali. Banca BSI festeggia la grande prestazione della Transpac Race,alda Los Angeles BSI è orgogliosa di essere fianco a Honolulu ottenuta da team. Giovanni Soldini di Giovanni Soldini e del suo Insieme, sfida dopo sfida. e dal suo team. Un’impresa costruita sulla competenza, la dedizione, la passione. Gli stessi valori che BSI mette nel suo lavoro di tutti i giorni. Banchieri svizzeri da 140 anni. Con passione. Un’impresa sportiva richiede impegno, preparazione, passione: gli stessi valori che BSI mette nel suo lavoro di tutti i giorni. Che si tratti di performance, di persone, di investimenti. www.bsibank.com 06 cover_Digital 03.03.14 19:57 Pagina 52 inchiesta / Insubria / università Lauree senza frontiere L’Università della Svizzera italiana guarda molto a nord e a sud dell’Insubria, ma rappresenta anche un’importante opportunità di formazione per i giovani delle province italiane di confine. n’Università per il Ticino, non per i Ticinesi”: questo il provocatorio slogan con il quale è nata l’Università della Svizzera italiana. Un concetto che si può estendere all’intera poderosa rete della formazione superiore creata nel Cantone. Non un’università di ‘provincia’ o ‘di territorio’, ma un progetto che si appoggia sui poli di alta formazione di Zurigo “U e Milano e che ha una ‘envergure’ perlomeno europea, che si esprime nei programmi, nella scelta dei docenti e nelle collaborazioni internazionali. Quella che sembrava un’ambizione ora è una realtà consolidata. L’Usi è fra gli atenei più cosmopoliti in Europa. Alcune facoltà, come quella di Architettura, sono dei veri melting pot fra docenti e studenti provenienti da tutto il pianeta e lo stesso è vero Melting pot Convenzioni tra Università ticinesi e lombarde Totale studenti USI: di cui con maturità conseguita 2919 (riconoscimento dei titoli, programmi di ricerca, scambi di studenti) • in Ticino 765 26,2% • in altri Cantoni 238 8,2% • in Paesi diversi da Italia e Svizzera 714 24,5% • nelle province Insubria+Monza e Milano 613 21,0% • in altre province italiane 589 20,2% 52 · TM Marzo 2014 • Politecnico di Milano • Università Cattolica del Sacro Cuore • Università degli Studi di Milano • Università Luigi Bocconi • IULM Milano • Università di Bergamo • Università degli Studi di Pavia per Economia e Informatica (un po’ meno ovviamente per Scienze della comunicazione). Per questo i dirigenti dell’Usi non si sentono a loro agio nel dire che l’Usi è un’Università dell’Insubria. E faticano a riconoscersi come uno dei mille fili che legano questo territorio immaginario, ma per certi versi più concreto delle geografie amministrative ufficiali. È un fatto però che un 19enne delle province del nord della Lombardia o dell’est del Piemonte può tranquillamente decidere se chiedere l’iscrizione a una facoltà ticinese o a una della sua Regione. E questo può sembrare banale, ma non ha molti riscontri in Europa. Premesso che le statistiche dell’Università della Svizzera italiana sono relative allo scorso anno accademico e prendono in considerazione il luogo in cui è stata conseguita la maturità e non la nazionalità o la residenza, su 3 mila studenti iscritti all’Università della Svizzera italiana coloro che hanno conseguito la maturità in Italia sono 1200. Circa la metà provengono dalle province dell’Insubria, oltre che da Milano e Monza. Sul totale si tratta quindi di un 21% di ‘insubri’, poco meno dei ticinesi (26%). La quota di italiani e di insubri-italiani tra gli iscritti è proporzionalmente molto maggiore tra gli iscritti al triennio (il bachelor) e scende molto fra gli iscritti al biennio (master). Questo sia perché in Svizzera viene interpretato molto più strettamente lo spirito della riforma di Bologna, e quindi molti studenti tendono a seguire i corsi del biennio in un ateneo diverso da quello dove hanno conseguito il diploma di bachelor, sia perché - più banalmente - i corsi e gli esami di master all’Usi sono tutti tenuti in lingua inglese. Infine bisogna sottolineare la forte collaborazione a livello istituzionale. L’Università della Svizzera italiana ha infatti firmato accordi di riconoscimento reciproco dei titoli, scambi di studenti o programmi di ricerca comuni con quasi tutti gli atenei della Lombardia così come con altri atenei italiani, svizzeri e di altri Paesi europei e non europei. www.centroforme.com The best furniture brands made in Italy Assembly and transport all around Switzerland Worldwide shipping Architect and designer assistance arredamenti Via Negrini 1 - Cermenate (Co) - Italy [email protected] Tel. +39.031.771.985 07 cover_Digital 03.03.14 19:59 Pagina 54 inchiesta / Insubria / salute Un polo della sanità? La domanda potenziale di cure transfrontaliere esiste e l’offerta è perfettamente in grado di superare i confini. Ma la salute è un settore ad altissimo tasso di regolamentazione, che rende difficile far scattare le enormi sinergie potenziali. U na delle possibili strade da percorrere per valorizzare l’economia della regione dei laghi potrebbe riguardare anche il settore sanitario. Perché non pensare a un’ ‘offerta sanitaria insubrica’, da promuovere magari sul mercato europeo, viste le strutture di eccellenza (come per esempio il Sant’Anna di Como, l’Azienda ospedaliera di Varese, il Cardiocentro Ticino, l’Istituto oncologico della Svizzera italiana) che si trovano al di qua e al di là della frontiera? E all’interno di quest’area non sarebbe ipotizzabile una sorta di ‘libera circolazione dei pazienti’? «Queste domande sollevano l’idea di un ‘polo della sanità insubrico’ che può essere interpretata secondo due prospettive: la prima riguarda la creazione di un ‘brand’ di richiamo a livello europeo e legato ad un territorio, mentre la seconda evoca una ‘semplificazione’ o armonizzazione dell’accesso ai servizi sanitari da parte dei soggetti bisognosi», riassume Stefano Calciolari, professore assistente presso la Facoltà di scienze economiche dell’Usi ed esperto di management sanitario, «la prima è una prospettiva dal lato dell’offerta e riguarda essenzialmente i possibili vantaggi derivanti da una partnership sistemica tra i fornitori sanitari, che operano all’interno dell’area geografica interessata e funzionale, tesa a creare un immagine di richiamo basata su un valore aggiunto offerto. Vi sono già partnership tra singoli fornitori sanitari divisi dal confine, basate su complementarietà di competenze (come ad esempio nel campo dell’oncologia) od opportunità con- Una serra per start-up Nel settore delle start-up, tra Italia e Ticino si può parlare di ‘A marriage made in heaven’ (come dicono gli inglesi per significare una perfetta complementarietà) che si è di rado consumato. Nonostante l’università italiana sia meno business oriented e meno capace di incoraggiare la nascita di start-up rispetto a quella svizzera, dalle università e dai centri di ricerca della Lombardia (occorre ampliare il campo rispetto all’Insubria) escono un certo numero di potenziali idee di business. In tutto il mondo si parla di Arduino, un sistema operativo open source simile a Linux che costituisce uno standard per produrre automatismi elettronici di ogni tipo. Ebbene, Arduino, nato a Ivrea, ha ora ‘sede’ (si fa per dire, visto che si tratta di uno standard aperto) in Ticino. Le micro imprese possono operare nei settori più diversi, dal software alla biotecnologia passando per il medicale e l’elettronica. Hanno però dei punti in comune: necessità di capitale di rischio, personale qualificatissimo sul piano scientifico ma bisognoso di consulenza su ogni altro aspetto, un mercato potenziale mondiale, moltissima fretta di sfruttare il vantaggio di cui 54 · TM Marzo 2014 godono. In Ticino queste imprese possono trovare consulenti di alto livello capaci di impostare strategie legali e fiscali a livello mondiale, personale di supporto cosmopolita e multi-lingue, grande velocità nel disbrigo di ogni aspetto burocratico. Soprattutto possono accedere a un pool di potenziali finanziatori, fondi di venture capital, investitori privati residenti, office o multi-office di famiglie imprenditoriali italiane e residenti, mentre non è probabile un accesso al credito bancario (del resto sarebbe ancora meno probabile in Italia). Come potrebbero trasformarsi in realtà queste potenzialità? Probabilmente l’opzione Ticino non entra nemmeno nel panorama delle scelte della startup italiana, che vede sostanzialmente negli Usa o nel Regno Unito l’unica alternativa a uno sviluppo locale. D’altra parte deve anche essere chiaro al Cantone che invitare le start-up estere a crescere in Ticino fa parte di una strategia di promozione del valore aggiunto cantonale alla stessa stregua della promozione delle start-up ‘indigene’. Occorre quindi una capacità di promozione del Ticino come ‘serra per start-up’, da condurre in modo mirato presso le università e i centri di ricerca lombardi. 07 cover_Digital 04.03.14 09:38 Pagina 55 Stefano Calciolari, professore assistente presso la Facoltà di scienze economiche dell’Usi ed esperto di management sanitario. Nella pagina a fianco, da sinistra, l’Ospedale Sant’Anna di Como e il Cardiocentro di Lugano. dell’offerta e delle istituzioni. «Da osservatore esterno noto che l’esito della recente votazione elvetica sulla libera circolazione delle persone, e la conseguente evoluzione delle relazioni diplomatiche tra Svizzera ed Unione europea, non rappresentano una buona premessa per ragionare concretamente in tal senso», sotto- linea Calciolari, «il terreno di lavoro sarebbe già di per sé irto di difficoltà, poiché il mercato sanitario necessita di un deciso intervento regolatore per correggerne od almeno moderarne le importanti imperfezioni intrinseche (es. asimmetria informativa, rilevanti esternalità). Questo da un lato serve a tutelare soprattutto i soggetti deboli, garantendo accesso e sostenibilità finanziaria, ma dall’altro lato crea inevitabili barriere istituzionali (già tra Cantoni, figurarsi se non tra Stati nazionali). Non è però impossibile immaginare un’espansione delle libertà, purché ben definite e regolabili, visto che la dimensione finanziaria e di pianificazione dei sistemi sanitari sono saldamente nelle mani di soggetti tra loro non coordinati, poiché istituzionalmente e legittimamente autonomi», conclude Calciolari. variante.ch tingenti. Tuttavia, l’idea di ‘polo sanitario’ richiama un più elevato livello di formalità e sistematicità, a partire da un’immagine condivisa. Questo tipo di approccio richiede che i soggetti coinvolti si trovino in una situazione ‘win-win’, ossia tutti devono guadagnarci». Calciolari ricorda che al sistema sanitario ticinese (come a quello svizzero), ad esempio, è riconosciuta una qualità del servizio che non può essere minacciata, e, d’altra parte, al sistema sanitario lombardo sono riconosciute eccellenze caratterizzate da dimensioni disomogenee rispetto a quelle della realtà ticinese. «In sostanza non è quindi scontato trovare un piano di convergenza per un impegno di così ampia portata e delicato equilibrio: bisognerebbe innanzitutto interrogarsi se ci sono leader, rappresentanti delle più importanti istanze coinvolte in un simile processo, costantemente attivi su questo fronte, perché spesso è importante cogliere finestre di opportunità», aggiunge Calciolari. La seconda prospettiva citata riguarda invece il lato della domanda, anche se non può prescindere da un coinvolgimento Il relax è più vicino. Nuove Zeiss Office Lens, la soluzione specifica per la visione al computer. BELOTTISWISS.COM ASCONA 091 792 11 77 Piazza G. Motta 3 Lungolago BELLINZONA 091 825 81 83 Piazza Teatro BIASCA 091 862 45 75 Via Lucomagno 3 CHIASSO 091 682 93 63 Corso S. Gottardo 23 LOCARNO 091 760 07 40 Piazza Grande LUGANO 091 921 08 08 Via Soave 2 Vic. Piazza Riforma MENDRISIO 091 646 85 58 Via Lavizzari 22 08 cover_Digital 03.03.14 20:00 Pagina 56 inchiesta / Insubria / la politica Rafforzare il dialogo transfrontaliero Secondo Ignazio Cassis, medico di formazione e consigliere nazionale, disegnando 20 anni fa la Regio Insubrica si sono chiusi troppi occhi sulle differenze fra le culture politiche italiane e svizzere. Fatta la diagnosi, si può ripartire con delle proposte di impronta diversa e con progetti concreti per Roma e per Berna? Gli artefici del nostro destino siamo noi: prendiamolo in mano! R afforzare le relazioni all’interno dell’area insubrica per allentare la forte tensione esistente tra il Canton Ticino e l’Italia, ulteriormente esacerbata dal recente voto sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa: su questa ‘ipotesi di lavoro’ Ticino Management ha voluto sentire il parere del consigliere nazionale del Partito liberale radicale Ignazio Cassis. Ritiene utile rilanciare la riflessione sull’Insubria per valorizzare il potenziale di quest’area? Quali ostacoli si dovrebbero superare? La Regio Insubrica è una comunità di lavoro nata nel 1995 per promuovere la cooperazione transfrontaliera nella regione italo-svizzera dei laghi prealpini e favorire la presa di coscienza dell’appartenenza ad un territorio culturalmente comune, al di là dei confini istituzionali. L’idea del confine che unisce è certamente stuzzicante: la frontiera non è solo una linea di cesura, ma anche una cerniera di collegamento e unione. Dipende dal nostro sguardo dare al primo o al secondo significato l’importanza principale. Io propendo per il secondo, anche se ho piena coscienza che l’attuale tensione economica transfrontaliera è molto elevata. Ci vogliono pazienza e sangue freddo: gli ostacoli da superare sono di natura psicologica (aspettative troppo elevate, pregiudizi) e istituzionale. La Regio Insubrica è stata costituita quasi vent’anni or sono, come Lei ha appena ricordato, ma i risultati concreti di questa iniziativa sono stati scarsi. Come spiega questo insuccesso? Se per secoli quest’area geografica ci ha uniti nel destino, nel 19esimo secolo, con 56 · TM Marzo 2014 Più la tensione è elevata, maggiore è la necessità di dialogo. L’élite politica del Cantone deve continuare a rafforzare il dialogo transfrontaliero. Si tratta di spiegare, illustrare e far comprendere le rispettive particolarità, per creare rispetto. È la miglior prevenzione del pregiudizio, del litigio e del conflitto. Ignazio Cassis, consigliere nazionale del Partito liberale radicale la nascita degli Stati moderni, Italia e Svizzera hanno entrambe intrapreso vie democratiche, ma profondamente diverse. Centralista la prima, decentrata e federalista la seconda. Il rapporto tra cittadino e Stato è parimenti diverso: in Italia lo Stato è un nemico, una terza persona ingombrante e scoraggiante. In Svizzera, con la democrazia diretta, lo Stato siamo noi, ogni singolo cittadino. Il voto del 9 febbraio sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa lo ha nuovamente mostrato. Le nostre popolazioni parlano oggi lingue differenti dal profilo della cultura politica. Forse la modestia dei risultati della Regio Insubrica è proprio dovuta al fatto di aver sottovalutato questa realtà. La crisi economica ha poi ulteriormente complicato le cose… In effetti la crisi ha colpito il Nord Italia in maniera ben più forte che la Svizzera meridionale, creando flussi migratori verso Nord di lavoratori alla ricerca di un impiego. Questa pressione sul mercato del lavoro è vissuta nel Cantone Ticino con giustificato timore e la paura di vedersi ridurre il livello di benessere è grande. Di conseguenza la maggioranza della popolazione ticinese, già prudente verso ogni apertura, palesa oggi un sentimen- 08 cover_Digital 03.03.14 20:00 Pagina 57 to di chiusura. Potrebbe così apparire inutile mantenere la Comunità di lavoro Regio Insubrica nella sua forma attuale. Crede che una maggiore integrazione economica all’interno dell’Insubria possa costituire una delle possibili strade da percorre per allentare la tensione tra Ticino e Italia? La promozione di progetti e network all’interno del tessuto imprenditoriale e sociale insubrico potrebbe essere una soluzione ‘win-win’ per entrambi i versanti della frontiera? Proprio così. Più la tensione è elevata, maggiore è la necessità di dialogo. L’élite politica del Cantone deve continuare a rafforzare il dialogo transfrontaliero. Si tratta di spiegare, illustrare e far comprendere le rispettive particolarità, per creare rispetto. È la miglior prevenzione del pregiudizio, del litigio e del conflitto. Progetti concreti se ne possono immaginare molti, dai trasporti all’energia, dalla cultura alla formazione e ricerca, anche se in una simile situazione il progetto diventa quasi fine a sé stesso e non bisogna quindi avere aspettative ‘lunari’ in materia di risultati concreti. Circola la proposta di creare una sorta di ‘area a burocrazia zero’ nella regione insubrica. Cosa ne pensa? È certamente una pista possibile, ma probabilmente troppo ambiziosa. Gli ostacoli sono soprattutto di natura istituzionale: il margine di autonomia delle provincie italiane è ristretto, in quanto la burocrazia nasce a Roma da un’intensa attività regolatrice nazionale. Più regole, più burocrazia! L’eccesso regolativo è un pericolo concreto anche in Svizzera, ma finora siamo riusciti a mantenere il nostro sistema un po’ più snello rispetto a quello dei Paesi vicini. Ritiene che la Confederazione sia disposta a sostenere questa operazione di rilancio delle relazioni insubriche? Un sostegno della Confederazione non è necessario. Il Ticino è Repubblica e Cantone e può coltivare il dialogo con i vicini come meglio desidera. Soltanto nel caso in cui fossero richieste modifiche del diritto federale, allora la Confederazione sarebbe competente. La Svizzera è un Paese profondamente federale, l’autonomia dei Cantoni è grande. Occorre agire, non chiedere la benedizione di Berna. Il Governo svizzero va certamente informato e aggiornato affinché la politica estera sia sincronizzata. Ma gli artefici del nostro destino siamo noi: prendiamolo in mano! ❏ AKAD Scuola Specializzata Superiore di Banca e Finanza SA Eventi informativi aprile 2014 Scuola Specializzata Superiore di Banca e Finanza SSSBF Il titolo perfetto per il vostro portafoglio Con il titolo di economista bancaria/o dipl. SSS vanterete una qualifica prestigiosa che vi schiuderà grandi opportunità professionali. Grazie al costante orientamento alla pratica e alla trasposizione di quanto appreso nella prassi lavorativa, la SSSBF vi darà una solida preparazione per eccellere nel mondo bancario e della finanza. Siete interessati? 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L o scorso anno il numero e il volume delle fusioni e delle acquisizioni è nettamente diminuito in Svizzera rispetto al 2012: secondo l’M&A Yearbook 20014 di Kpmg Svizzera, sono state registrate un totale di 315 transazioni (-10,5%), per un volume globale di 33 miliardi di dollari (-71%). «Ma un esame più attento mostra che il 2013 è stato un anno di riorganizzazione e pianificazione per numerose imprese: per questo Kpmg si attende un 2014 di nuovo più attivo e nel corso del quale delle transazioni complesse e accuratamente preparate potranno essere finalizzate», indica Patrik Kerler, responsabile M&A di Kpmg Svizzera. L’attività dovrebbe intensificarsi soprattutto nel settore industriale e far- molto forte: gli investitori restano dunque prudenti e per questo sul mercato M&A svizzero non si è registrata nessuna grande transazione nel 2013», spiega Kerler, «l’ordine del giorno di numerose imprese è stato dominato da ampi sforzi di concentrazione, di ristrutturazione e di pianificazione dettagliata, in vista di future espansioni. I portafogli sono stati rivalutati e un gran numero di settori di attività situati al di fuori delle competenze centrali o poco redditizi sono stati identificati e destinati alla vendita. Questi sforzi sono stati particolarmente intensi all’interno delle imprese industriali e farmaceutiche così come in quelle dei servizi finanziari. Il 2013 può dunque essere considerato come un anno di prepara- maceutico, ma anche in quello dei servizi finanziari. La principale transazione dello scorso anno ha riguardato la vendita dei crediti della società belga Royal Park Investments al Gruppo Credit Suisse e alla società di private equity americana Lone Star. Questa transazione, per la sua struttura e il suo volume pari a circa 3 miliardi di dollari, non è però comparabile alle mega transazioni registrate negli anni precedenti (Glencore/Xstrata nel 2012, Johnson & Johnson/Synthes nel 2011 e Novartis/Alcon nel 2010). «All’incertezza persistente dei mercati della zona euro e degli Stati Uniti si aggiungono un rallentamento della crescita in Cina e un franco svizzero sempre La Top 10 delle M&A svizzere nel 2013 Data Obiettivo Quota Paese dell’obiettivo Offerente Paese dell’offerente Venditore Paese del venditore Val. (mld Usd) Apr 2013 Royal Park Investments NV/SA (debt portfolio) 100 Belgio Credit Suisse Svizzera Group AG; Lone Star Fund VIII (U.S.), L.P. Ageas NV; BNP Paribas SA; Government of Belgium Belgio; Francia; Belgio 2,998 Giu 2013 SGS SA 15 Svizzera Serena Sarl (Groupe Bruxelles Lambert SA) EXOR Spa Italia 2,608 Apr 2013 Terminal Investment Limited SA 35 Paesi Bassi Global Infastructure Stati Uniti Partners MSC Mediterranean Shipping Company SA Svizzera 1,929 Nov 2013 Novartis AG (Blood transfusion diagnostics unit) 100 Svizzera Grifols SA Spagna - - 1,675 Mar 2013 AmerisourceBergen Corp 8 Stati Uniti Walgreen, Alliance Boots Svizzera - - 1,167 Apr 2013 Power-One Inc 100 Stati Uniti ABB Ltd Svizzera - - 1,112 Ott 2013 Clermont Mine 50 Australia Glencore Xstrata plc; Svizzera Sumitomo Corp. Rio Tinto Limited Australia 1,015 Ott 2013 MMX Porto Sudeste Ltda. 65 Brasile Trafigura Beheer B.V. MMX Mineracao e Metalicos SA Brasile 1,000 Gen 2013 Harry Winston Inc 100 Stati Uniti Swatch Group SA Svizzera - - 1,000 Lug 2013 Schmolz + Bickenbach AG 60 Svizzera Renova Group of Companies Russia - - 934 58 · TM Marzo 2014 Belgio Svizzera 00_ kpmg_Digital 03.03.14 20:01 Pagina 59 zione». Numerose imprese hanno continuato a osservare il mercato alla ricerca di opportunità di crescita, ma secondo Kpmg la maggior parte di esse si sono limitate a obiettivi legati al loro core business, in grado di rafforzare le loro attività centrali o di posizionarsi in previsione di progetti di espansione. Si possono ricordare le numerose cessioni operate da Clariant e l’importante vendita delle attività di diagnostica delle trasfusioni sanguigne da parte di Novartis all’industria spagnola Grifols (la principale transazione del quarto trimestre 2013 con 1,7 miliardi di dollari). Se nel 2012 le imprese del settore delle materie prime avevano spesso fatto parlare del loro operato, a causa delle numerose transazioni di notevoli dimensioni portate a termine, la fase dei ‘mega deal’ sembra per il momento essere terminata. La transazione più significativa del 2013 è stata la partecipazione di Glencore Xstrata e Sumitomo alle miniere di carbone di Clermont per 1,02 miliardi di dollari. Lo scorso anno gli attori di questo mercato hanno dedicato più tempo a rivedere le loro strategie e a migliorare i loro margini. Numerose imprese hanno posto l’accento sull’integrazione verticale, per assicurare l’approvvigionamento di materie prime e disporre di installazioni e di infrastrutture logistiche. «In quest’ottica il settore resta il teatro di operazioni importanti all’estero e, tenuto conto degli attori presenti nel mercato, delle transazioni e delle acquisizioni di partecipazioni di grande ampiezza restano possibili nel nostro Paese. «Ma bisogna sottolineare che le mega transazioni sono limitate in termini strutturali, poiché la Svizzera conta poche imprese che dispongono della taglia e dei mezzi finanziari necessari», puntualizza Kerler. Per quanto riguarda il settore delle banche private, il consolidamento tanto spesso evocato è ormai una certezza: il numero di istituti con licenza bancaria svizzera è infatti calato da 171 (nel 2009) a 141 (nel 2013). «Se i grandi attori continuano a percorrere la strada dell’espansione nel quadro delle loro strategie globali, e se le banche private di taglia media tentano di rafforzare la loro posizione ingrandendosi, i piccoli istituti sono confrontati a delle sfide gigantesche. Le difficili condizioni di mercato, gli effetti del programma fiscale americano e la complessità crescente degli aspetti regolamenta- ri costituiscono degli ostacoli a volte insuperabili per i modelli gestionali di questi attori di taglia modesta. È dunque molto probabile che altre banche private spariscano: il consolidamento continuerà così a progredire anche nel 2014», prevede Kerler. Nel mercato dei beni di consumo va segnalato che il gruppo orologiero Swatch ha realizzato la principale acquisizione del 2013 rilevando il 100% delle azioni del marchio americano della gioielleria e dell’orologeria Harry Winston. Le prospettive dei fornitori svizzeri di prodotti di lusso e di meccanica di precisione sono un poco incerte a causa del rallentamento della crescita della domanda su dei mercati principali, come per esempio quello cinese. «Nel 2014 numerosi attori dovrebbero dunque continuare ad analizzare la loro gestione, ad adattare le loro strategie alle nuove realtà e a studiare dove si registrerà in futuro la crescita del consumo», rileva Kerler, «l’importanza dei mercati emergenti resta notevole e non deve essere sottostimata. Bisogna aspettarsi che la domanda di prodotti e servizi svizzeri di qualità resti sostenuta. Altrimenti le imprese svizzere si sforzeranno di ascoltare ancora meglio la loro clientela e saranno disposte a effettuare delle acquisizioni di grande portata a livello mondiale. Ma dovranno affrontare l’ostacolo costituito dal numero molto piccolo di imprese potenzialmente interessanti come obiettivi». Secondo Kpmg a livello mondiale diversi settori manifestano nuovamente un interesse più marcato per le attività di M&A e gli ingressi in Borsa. È per esempio il caso del settore tecnologico negli Stati Uniti. Rispetto a quanto accaduto in Svizzera, lo scorso anno nel mondo vi sono state diverse operazioni importanti, in particolare nel settore delle telecomunicazioni. Ma anche in Svizzera le M&A restano uno strumento strategico insostituibile per le grandi imprese. I piani di fusione e acquisizione sono maggiormente facilitati, e questo permette di assicurare il finanziamento necessario. Le banche mostrano maggiore disponibilità ad anticipare dei capitali per transazioni promettenti; inoltre alcuni dei principali istituti di private equity nel 2013 hanno potuto rendere disponibili dei finanziamenti che gli investitori hanno accolto favorevolmente. Tenuto conto di questi sviluppi, si può Patrik Kerler, responsabile M&A di Kpmg Svizzera. prevedere che il 2014 sarà un anno più attivo. La verifica dei portafogli è molto avanzata nella maggior parte delle imprese svizzere e le riserve liberate grazie ai processi di ottimizzazione potrebbero senz’altro essere consacrate a delle transazione nel corso dei prossimi mesi. Un gran numero di istituti svizzeri di private equity dispongono ancora di fondi che potrebbero investire in questo modo. D’altra parte i finanziamenti sarebbero più facilmente disponibili se i mercati mondiali ritrovassero una certa stabilità e se i fattori di incertezza perdessero vigore. «Il tempo delle mega transazioni tornerà in Svizzera», afferma con certezza Kerler, «nel quarto trimestre del 2013 si sono già registrati segnali in questa direzione, con un raddoppio del volume delle transazioni, di 9,7 miliardi di dollari, rispetto al trimestre precedente». Resta tuttavia un margine di rischio nei rialzi delle valutazioni che generano delle correzioni sul mercato azionario e potrebbero così peggiorare il clima generale e frenare le attività di M&A. «Ma se questo effetto non si produce, non vi sono ostacoli per un’estensione almeno moderata del volume di fusioni e acquisizioni», conclude Kerler. Marzio Molinari TM Marzo 2014 · 59 00_imprese_Digital 03.03.14 20:02 Pagina 60 economia / aziende Chi apre, chi chiude Come indica la società Bisnode, nel 2013 in Svizzera sono aumentate le nuove imprese iscritte al registro di commercio, ma allo stesso tempo sono anche cresciuti i fallimenti per insolvenza. E in entrambi i casi in Ticino si sono registrati i più alti tassi di crescita rispetto al 2012. L o scorso anno in Svizzera è cresciuto il numero delle nuove imprese, ma contemporaneamente è aumentato anche quello dei fallimenti per insolvenza. E in entrambe le graduatorie per cantoni il Ticino si posiziona al quinto posto, con le più alte percentuali di crescita della Confederazione. Ma andiamo con ordine. Nel 2013 in Svizzera sono state create, per la prima volta, più di 40 mila nuove imprese, con un aumento del 3% rispetto al 2012. È quanto indica la società Bisnode Svizzera, che appartiene al gruppo svedese Bisnode, leader europeo sul mercato delle informazioni economiche in cifre. Il Cantone che ha fatto segnare il balzo maggiore è stato il Ticino, con un numero di iscrizioni al registro di commercio cresciuto del 14%. Ma in tutte le regioni della Svizzera si è registrato un aumento, tranne 60 · TM Marzo 2014 Creazione di nuove imprese in Svizzera nel 2013 Fallimenti di imprese per insolvenza in Svizzera nel 2013 Cantone Cantone Numero nuove imprese Var. in % rispetto al 2012 Numero insolvenze Var. in % rispetto al 2012 ZH 7.051 +6 ZH 754 +3 VD 3.523 +4 VD 534 +4 GE 3.326 +5 BE 369 +14 BE 3.182 0 GE 363 -24 TI 3.178 +14 TI 359 +26 AG 2.363 +5 AG 285 +15 SG 2.086 -1 SG 234 -2 ZG 2.031 -4 FR 190 +12 VS 1.839 +3 ZG 188 -7 LU 1.696 -4 VS 175 +1 FR 1.259 +5 BL 141 +16 SZ 1.211 -6 LU 140 +20 TG 1.115 +8 BS 138 -14 BL 1.065 +1 TG 127 -3 BS 1.039 0 SO 112 -9 GR 926 0 NE 112 -3 SO 895 +7 SZ 70 -14 NE 750 -1 GR 66 +20 SH 369 +12 SH 38 +12 AR 361 -5 JU 34 -31 JU 327 0 AR 28 +12 NW 274 -10 OW 22 +5 OW 262 -4 NW 19 -41 GL 142 -5 GL 19 -21 UR 131 +1 AI 11 -15 AI 108 -12 UR 8 +60 40.509 +3 Totale 4.536 +2 Totale che nella Svizzera centrale (-5%): del 6% nella regione di Zurigo, del 4% nell’arco lemanico (Ginevra e Vaud) più il Vallese, del 3% nella regione Basilea-Argovia, del 2% nell’Espace Mittelland (Berna, Friborgo, Giura, Neuchâtel, Soletta), dell’1% nella Svizzera orientale. Per quanto riguarda invece i fallimenti aziendali per insolvenza, a livello nazionale lo scorso anno vi è stato un aumento del 2% dei casi rispetto al 2012. E se si esclude il caso poco significativo del canton Uri, anche in questo ambito il Ticino si posiziona in testa alla graduatoria per la crescita rispetto all’anno precedente, con un +26%. Le uniche regioni che hanno fatto registrare un calo sono Ginevra-Vaud -Vallese (-8%) e la Svizzera centrale (-2%). A Basilea-Argovia la crescita è stata del 6%, nell’Espace Mittelland del 5%, a Zurigo del 3% e nella Svizzera orientale dell’1%. Marzio Molinari ADV Santi+Santi Arredo completo Made in Italy per la casa Dal classico al contemporaneo in 300 mq di esposizione Servizio di progettazione e ufficio contract Soluzioni custom made Consegna worldwide prova pagina showroom3.indd 1 Valdichienti store Milano T +39 02 58317948 via S. Sofia 29 - 20122 Milano www.valdichienti.it 17/02/14 11:23 00_ deloitte_Digital 03.03.14 20:03 Pagina 62 economia / management I molteplici ruoli del Cfo Nelle aziende il Cfo (Chief Financial Officer) ossia il direttore amministrativo e finanziario, è responsabile delle attività e della gestione finanziaria dell’impresa. Di fatto, convivono diverse modalità di condurre questo ruolo, che si è evoluto rapidamente nel corso degli ultimi anni. I l ruolo del direttore amministrativo e finanziario si è evoluto in tutte le organizzazioni più avanzate al punto che oggi si preferisce a ogni livello designarlo con la sua sigla anglosassone: Cfo, Chief Financial Officer. Tra le ragioni che hanno portato a questa evoluzione, le nuove, crescenti e sempre più stringenti normative, l’incertezza economica e la maggiore criticità dei mercati. Questi fattori hanno generato parecchia pressione, dirottando l’interesse delle aziende sulla riduzione dei costi e sull’aumento dei ricavi, con un’accresciuta attenzione ai controlli e la conseguente, inevitabile necessità di rivedere i piani finanziari e non solo. Da questo complesso panorama emerge la nuova figura del Cfo. «Nel corso degli ultimi anni, si è assistito al riposizionamento del Cfo all’interno delle organizzazioni aziendali. Egli è oggi chiamato a rispondere a nuove e importanti sfide. Il suo ruolo chiave è stato perciò riconsiderato e rapportato in relazione a numerose scelte aziendali e non solo al dipartimento finanziario», afferma Luciano Monga, partner di Deloitte a Lugano. Un ruolo complesso, dunque, che implica in sé svariate attività, a cui corrispondono altrettante responsabilità. «Oggi più che mai, la figura del Cfo è multidiscipli- Cfo multitasking Sfida Valore per l’impresa Globalizzazione del business, complessità dei principi contabili, strategie fiscali complesse Produrre la reportistica finanziaria in maniera accurata, affidabile, integrata e tempestiva Procedure, policy e processi di controllo-qualità non allineati; fluttuazioni valutarie; controllo della supply chain Creare valore e massimizzare l’efficienza nonostante la pressione sui costi Sovrabbondanza di informazioni Fornire informazioni integrate, utili per prendere decisioni strategiche e tempestive Gestione della tesoreria in situazioni di forte fluttuazione dei cambi monetari; gestione di rischi imprevisti su strumenti finanziari complessi; modifica dei requisiti del capitale circolante Trovare il giusto equilibrio fra rischio e conservazione del capitale Accresciute normative, corporate governance Assicurare i controlli nonostante la pressione sui costi, massimizzandone il beneficio Volatilità del mercato Sostenere e implementare lo sviluppo di strategie; integrare le decisioni strategiche nella pianificazione e nella gestione della business performance nare. In essa sono concentrate quattro funzioni, tutte di uguale importanza: steward, operatore, stratega, catalizzatore», dichiara Alessandro Regogliosi, senior manager di Deloitte a Lugano e responsabile dei servizi ai Cfo, «lo steward ha come obiettivo quello di assicurare la continuità dell’attività tramite la corretta amministrazione. Deve inoltre gestire e ridurre i rischi, tenere i conti secondo la legge ed elevati standard di qualità. L’obiettivo da raggiungere nella funzione di operatore è invece la conduzione efficiente ed efficace delle operazioni finanziarie. In questa funzione, il Cfo dovrà pertanto curarsi di adattare in maniera tempestiva i piani finanziari, laddove richiesto. Nel ruolo di stratega», continua Regogliosi, «il Cfo diventa colui che può influenzare il futuro dell’impresa, traducendo le attese di mercato in imperativi di business. A lui spetta il compito di analizzare, filtrare ed elaborare i numerosi dati a disposizione all’interno dell’azienda, rapportarli al mercato esterno e produrre rapporti che possano supportare il management nel prendere decisioni strategiche in relazione a innovazione, crescita pro- Passion for performance: il forum svizzero dei Cfo ‘Passion for performance’: è questo il tema del forum svizzero dei Cfo, svoltosi lo scorso 22 gennaio a Zugo e sponsorizzato per la prima volta da Deloitte, che ha visto la partecipazione di oltre trecento Cfo da tutto il paese. Si tratta del più prestigioso evento nazionale dedicato ai Cfo, organizzato annualmente. Nell’ambito di questo evento viene nominato il Cfo dell’anno. 62 · TM Marzo 2014 00_ deloitte_Digital 04.03.14 14:16 Pagina 63 Sintonizzarsi con i Cfo Dal 2009, Deloitte pubblica in Svizzera, trimestralmente, la Cfo Survey, che può essere richiesta in tutte le sei sedi svizzere di Deloitte; si tratta di un’indagine condotta fra i Cfo di oltre 180 imprese di ogni dimensione e settore, in cui viene fornito un quadro delle opinioni dei Cfo relativamente a temi finanziari, con l’obiettivo di identificare e analizzare trend, avvenimenti, problematiche e reazioni delle aziende alle condizioni economiche in continua evoluzione. In questo senso, la Cfo Survey rappresenta un punto di riferimento per la comunità dei Cfo, a cui viene data voce sulle principali questioni aziendali e macroeconomiche del mercato. fittevole e miglioramento della performance del business. Infine, il catalizzatore agisce da motore per il cambiamento, in linea con l’identità aziendale. È un partner a supporto delle varie unità e promuove il cambiamento di mentalità, fattore chiave per adattarsi ai nuovi bisogni di mercato». La multidisciplinarietà di questo ruolo implica la necessità di dotarsi di strumenti utili a gestire tutte le problematiche correlate a ciascuna delle aree di competenza sopra evidenziate. In questo contesto, potrà essere considerata la possibilità di farsi assistere da esperti che dispongono di conoscenze specialistiche, maturate in svariate situazioni. Deloitte individua un paio di aree su cui lavorare per sostenere il ruolo moderno del Cfo. Una di queste consiste nell’allineare la funzione finanziaria agli obiettivi di business. Tradotto in termini pratici, significa ottimizzare l’efficienza e la tempistica dell’esecuzione delle attività, mantenendo il controllo su governance e rischi. Un’altra area su cui attivarsi è quella del controllo dei processi finanziari interni, in sostanza assicurare che i controlli siano condotti nel rispetto delle normative, senza per questo ostacolare le priorità di business. Infine, ma non di minore importanza, il suggerimento di andare ‘al di là dei numeri’, ossia staccarsi dalla tradizionale visione di reportistica dati, per produrre informazioni utili a delineare la rotta da prendere. «Siamo convinti che le sfide che si presentano al Cfo moderno, pur nella loro complessità, debitamente capitalizzate, possano e debbano trasformarsi in altrettante opportunità, sia all’interno sia all’esterno dell’azienda. È un momento per valutare, progettare e implementare serenamente misure per creare valore, crescere o riposizionarsi», prosegue Rego- Da sinistra, Alessandro Regogliosi, Senior manager di Deloitte a Lugano e responsabile dei servizi ai Cfo, e Luciano Monga, partner di Deloitte a Lugano. gliosi. Ad esempio, cambiamenti strutturali o difficoltà finanziarie dell’azienda possono essere l’occasione per snellire e rinnovare strutture e processi, migliorando al contempo l’efficienza. «Possiamo dunque concludere che allineando, per quanto possibile, la figura del Cfo al concetto e ai bisogni moderni, alle imprese si presenta un’ulteriore opportunità per strutturarsi di fronte a mercati in continuo movimento e posizionarsi in maniera competitiva. Il tutto senza grossi investimenti ma tramite il migliore impiego di risorse già a disposizione», conclude Monga. Marzio Molinari