Franco Cilia
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Franco Cilia
Franco Cilia colori per Federico Zeri 2 Evento n.1 acrilico su tela 120x100 cm 2003 PROVINCIA DI ROMA Assessorato alle politiche culturali, della comunicazione e dei sistemi informativi Franco Cilia colori per Federico Zeri COMPLESSO DEL VITTORIANO Sala Giubileo 11 - 31 luglio 2006 4 PROVINCIA DI ROMA Enrico Gasbarra Presidente della Provincia di Roma Vincenzo Maria Vita Assessore alle Politiche culturali Mara Mariotti Coordinamento del Progetto per l’Assessorato alle Politiche culturali Dipartimento VIII Cultura Giuliana Pietroboni Direttore Giovanni Aiello Responsabile U.O. - Attività Culturali Realizzazione e Organizzazione Comunicare Organizzando Progetto grafico Studio grafico L’asterisco* - Roma Tipografia Rotoform Accade nel cielo n.2 acrilico su tela 120x100 cm 2002-2003 5 Non c'è mostra di Franco Cilia che non rappresenti un passo in Every Franco Cilia exhibition goes a step further along an itin- avanti, lungo un itinerario profondamente segnato da una pro- erary deeply marked by an absolute tendency towards research. pensione assoluta per la ricerca. Pittore e scultore quindi moder- In this way, Cilia is an extremely modern painter and sculptor, nissimo, interprete eminente del rovello artistico del Novecento. and an outstanding interpreter of the artistic intricacies of the Cilia, cioè, condivide con altri suoi contemporanei l'idea che twentieth century. Whilst, on one hand, Cilia shares with his siano del tutto esaurite le risorse del razionalismo da un lato e, contemporaries the idea that all resources of rationalism are dall'altro, percepisce la disgregazione di gran parte degli espe- exhausted, on the other hand, he perceives the fragmentation of dienti del linguaggio figurativo. L'arte viene così a trovarsi most tools of the figurative language. Thus, art comes side by accanto alla gnoseologia, agli stessi processi psichici in un ineso- side to gnoseology. It shares the same psychic processes in an rabile labirinto nel quale l'informale e i lacerti figurativi posso- unrelenting labyrinth in which the Informal and the figurative no trovare una ricomposizione significativa in un assetto lingui- splinters can find a meaningful partnership in an entirely new stico inedito, condannato altrettanto inesorabilmente a perma- language structure. A structure inevitably condemned to remain nere in uno status in fieri. L'opera di Cilia (anche nelle sezioni in a status in fieri. narrative e drammaturgiche) è tuttavia rivolta, e in questo con- However, Cilia's work (including his narrative and drama), is siste il senso inesausto della sua inquietudine creativa, a conno- aimed at highlighting in cognitive terms the function of art with- tare in termini conoscitivi la funzione dell'arte nella contempo- in the contemporary: raneità. La mostra di Franco Cilia che con convinzione il nostro in this consists the unbeaten sense of his creative uneasiness. Assessorato ha promosso, e che sarà ospitata nelle sale del Cilia's exhibition at the Vittoriano, which this administration Vittoriano, rappresenta pertanto un indice della sua maturità has fully promoted, represents a measure of his artistic maturity. artistica. Ma consapevoli come siamo che in lui pittura, comuni- Painting, communication and knowledge entwine restlessly with cazione e conoscenza si intrecciano senza pause, sappiamo che le one another in Cilia and the works we admire today do not rep- opere che oggi ammiriamo non rappresentano un approdo, bensì resent a landing place. Instead, they represent a significant pas- un passaggio significativo di un percorso infine etico, perchè inti- sage of an endless ethical path, as they are intimately faithful to mamente fedele alla ricerca sul destino della ragione umana. his research on the fate of human reason. Vincenzo Maria Vita Vincenzo Maria Vita Assessore alle politiche culturali, della comunicazione e dei sistemi informativi Assessore alle politiche culturali, della comunicazione e dei sistemi informativi della Provincia di Roma della Provincia di Roma 6 N.54 acrilico su tela 40x50 cm 1997 7 L’INTELLIGENZA DELLE NUVOLE THE INTELLIGENCE OF CLOUDS Federico Zeri Federico Zeri Per molto tempo ho trascorso gran parte delle mie giornate osservando le nuvole: le loro forme, i movimenti, le stratificazioni, il modo di reagire alla luce del sole, i reciproci riflessi, il formarsi e il dissolversi. Da allora, ho la ferma convinzione che nelle nuvole esiste una sorta di intelligenza, arcana e nascosta, a noi incomunicabile ed incomprensibile. Di questa mia certezza feci partecipe l’amico Stanley Moss, che ad uno dei suoi splendidi libri di poesie ha apposto il titolo “The Intelligence of Clouds”. Mi applicavo all’osservazione soprattutto nell’ora del tramonto, fotografando spesso le fiammeggianti metamorfosi cromatiche in cui le nubi si fondono quando il sole scende all’orizzonte. Il ricordo più vivo dei miei molti viaggi nell’Oceano Atlantico è legato agli accordi arroventati, oppure freddi, dello spettacolo sempre nuovo, imprevedibile e stupefacente, talvolta persino terrificante, dell’unione di aria, luce ed acqua da cui l’orizzonte viene frantumato prima che la notte chiuda su tutto il suo impenetrabile sipario. E’ un’emozione che ora si rinnova davanti ai dipinti di Franco Cilia, sorretti da un tessuto cromatico di assoluta violenza, che, nell’annientarsi di qualsiasi riferimento tangibile e misurabile, invitano a naufragare verso la dissoluzione contemplativa. Resto affascinato da questo percorso di morte e resurrezione. C’è da chiedersi come Cilia sia pervenuto a risultati come questi: Molti anni, forse decenni, addietro, egli iniziò a dipingere paesaggi naturalistici, liberandosi progressivamente dai dati della rappresentazione della realtà visiva, puntando verso la resa di un significato più intimo, di valore universale. In questo percorso, le forme si sono man mano dissolte,ed ha finito col prevalere il colore, puro ed assoluto. Terra, acqua ed aria si sono trasfigurate, fondendosi in una formula che dapprima si è accostata a taluni Espressionisti Tedeschi, sul tipo di Nolde, per poi approdare, per vie autonome, su William Turner. Non saprei che titoli riferire a questi quadri, talvolta di intensità travolgente: forse sarà bene indicarli col numero progressivo della loro nascita. From years I’ve spent a great part of the day observing clouds: their form, movement, stratification, their reaction to sunlight, their reciprocal reflections, the way they form and then dissolve. Since then, I have been of the firm conviction that there is a sort of intelligence in clouds, arcane and hidden, incommunicable and incomprehensible to us, I shared this certainty of mine with a friend. Stanley Moss, who entitled one of his splendid poetry books “The Intelligence of Clouds”. In particular, I studied his observation of the sunset, often photographing the fragmented chromatic metamorphosis where clouds melt when the sun descends to the horizon. The most vivid memory of my many trips across the Atlantic Ocean is tied to the harmony of the everchanging panorama of the union of air, light and water which shatters the horizon before night closes its impenetrable curtain on everything. This scene is unpredictable and stupefying, sometimes even terrifying. It is an emotion which is rekindived in front of the paintings of Franco Cilia, sustained by a chromatic material of total violence, which in humbling itself to any tangible and measurable reference, dissolve toward contemplative dissolution. I am fascinated by this journey of death and resurrection. We must ask how Cilia achieved these results. Many years, perhaps even decades ago, he began painting naturalist landscapes, progressively freeing himself from the strict representation of visual reality, moving toward a more intimate meaning of universal value. Earth, water and air were transformed, melting into a formula which at first likened the German Expressionist, like Nolde, and then approached William Turner. I wouldn’t know what titles to attribute to these works which are at times overwhelmingly intense; perhaps we could identify them by ascending number, allowing us to show their development since birth. 8 Viaggio intorno a Turner acrilico su tela 150x100 cm 1998 9 FRANCO CILIA IL POLIMORFISMO DELLA LUCE di Claudio Strinati Cilia è andato definendo il suo universo espressivo attraverso una complessa dialettica interna tra la figura e il paesaggio ripercorrendo, secondo un personalissimo punto di vista, il cammino che è stato frequentato da tanti artisti in passato. Lungo questo cammino ha incontrato Turner ed è esemplare il modo in cui l’artista ha voluto segnalare tutto ciò, con l’umiltà e nel contempo la chiara coscienza di chi sa comprendere la propria ispirazione e non si sente diminuito nell’ammettere un determinato influsso. Su questo elemento Cilia ha costruito una parte consistente della propria gloria rivelando una sapienza e un’audacia creativa veramente cospicue. Dalla fonte turneriana è scaturita una vera e propria “eruzione” di luce e di colore, quasi che il campo visivo del maestro fosse costituito da un alternarsi incessante di esplosioni cromatiche fonti di energia e di entusiasmo vitale. Eppure c’è sempre stato, in questo insigne pittore, un latente pessimismo unito a un’ironia sottile e aspra nel contempo. Cilia, scoprendo in questo la sua natura di uomo della Sicilia, ha dentro di sé una sorta di lato oscuro che lo spinge verso il grottesco e talvolta il tragico. Ed ecco che nelle sue visioni più recenti, malgrado l’accensione cromati- 10 ca tenda a cancellare ogni riferimento preciso a una realtà riconoscibile, ci si accorge che i suoi spazi sono solcati da figure al limite dell’impercettibile, tali da assumere forma sullo spazio del quadro, quasi fantasmi o brandelli di immagine che pure animano la superficie di incombenti e inquietanti presenze. Il pittore si pone quale mago evocatore di folgorazioni possibili e impossibili e il suo cielo sconfinato e misterioso si carica della forza morale del monito eterno di Kant, quando il grande filosofo paragona la immensa grandezza del cielo sopra di noi all’immensa potenza della legge morale in noi. Il suo spazio è percorso in lungo e in largo da questo incontenibile afflato dove non è possibile distinguere la notte dal giorno, dove si ha l’impressione di assistere a una continua nascita delle cose da una specie di magma primordiale che prende forma e la perde, in un andirivieni dello spazio e del tempo sempre proposto dal maestro con acuto senso etico. Tuttavia Cilia è fino in fondo pittore puro. La sua arte è quintessenza della visione e ciascuno può dimorarvi, prendendo con lui la spontanea familiarità di chi ha avvertito e avverte l’urgenza di fare pittura per comunicare una peculiare dimensione del vedere e del vivere e, in tal senso, Cilia è giunto oggi a un livello di piena maturità che questa manifestazione attesta, consegnandocelo come figura di assoluta evidenza nel panorama artistico del nostro Paese tra due secoli così ricchi di eventi e di rilevanti presenze. 11 Inferno, canto V acrilico su tela 150x100 cm 2002 12 Le ore del giorno e della notte acrilici su tela, 45x45 cm, 2006 FRANCO CILIA THE POLYMORPHISM OF LIGHT by Claudio Strinati Cilia has defined the expression of his universe through an internal complex dialectic between figure and scenery, experiencing, in a most personal way, the same path frequented by many past artists. Along this path, he encountered Turner, and it is exemplary how he has embraced such influence, embracing the Turner inspiration with humility and a pure conscience. On this element, Cilia has developed a consistent part of his own glory, revealing a wisdom and a creative courage that are truly rich. From the Turner-ian fount a true “eruption” of light and color has occurred, so much so that the visual field of the master is made up of an incessant alternating of chromatic fountains of energy and vital enthusiasm. Yet there has always been, in this wondrous painter, a latent pessimism and a subtle, bitter irony. Cilia, finding in all this his male- 13 Sicilian nature, holds inside a dark side that pushes him toward the grotesque and at times the tragic. And here in his most recent visions, despite the chromatic kindling that tends to cancel any precise reference to a knowable reality, one is aware that his spaces are lit up with figures at the limit of what can be perceived, to the point of assuming shape within the space of the painting, almost ghosts or shreds of an image that also animate the surfaces of imminent and disturbing thunderbolts and his sky, immense and mysterious, is charged with the moral strength of Kant's eternal warning, when the great philosopher equates the immense greatness of the sky above us to the immense power of the moral law within us. His space is traveled long and wide by a boundless inspiration where one cannot tell night from day, where one feels he is a part of a continuous birth of things from a type of primordial magma that takes shapes, loses shapes, in a coming-and-going of space and time always suggested by the master with an acute ethical sense. Still, Cilia is deeply a pure painter. His art is quintessence of the vision and all can live within this vision, taking with them the spontaneous familiarity of one alert to the urgency of painting so as to communicate a peculiar dimension of seeing and living, and, in this sense, Cilia today has reached a point of full maturity which identifies him as a distinctive figure in the artistic panorama of our Country over the last two centuries, centuries so rich in events and in important personages. 14 I colori dell’alba n.1, acrilico su tela, 220x160 cm, 2005 15 I colori dell’alba n.2, acrilico su tela, 150x100 cm, 2005 16 I colori del giorno n.1, acrilico su tela, 220x160 cm, 2005 17 I colori del giorno n° 2, acrilico su tela, 220x160 cm, 2005 18 I colori del giorno n° 3, acrilico su tela, 220x160 cm, 2005 19 I colori del giorno n° 4, acrilico su tela, 220x160 cm, 2005 20 L’infinito, acrilico su tela, 220x160 cm, 2004 21 Paradiso, canto XIV, acrilico su tela, 220x160 cm, 2002-2003 22 23 Il canto delle stelle acrilico su tela 220x160 cm 2004 24 OLTRE IL RITORNO DEL RIMOSSO Franco Cilia Dipingevo e scrivevo di morte, della mia morte, ma nello stesso tempo mi accorgevo di non avere mai amato così profondamente la vita: arrivo così agli anni ‘ 90, senza cercare copertura di comodo al mio malessere o consensi mercantili, affidati allo svolazzo di azzurri pastelli, come la mercificazione apprezza e incoraggia in questa caduta verticale dei valori che ancora continua, malgrado le dichiarazioni solenni di principio. Mi ero stancato della recita, del proscenio sempre uguale, mentre accadimenti improvvisi annientavano la stessa facciata del sorriso esteriore. Il colore, trasportato dal vento vorticoso dell’angoscia, ritornava ad invaghirsi delle smorfie allucinate che Gova aveva affidato all’intonaco grigio della sua ultima dimora madrilena, dopo la lunga ubriacatura goduta a palazzo reale, all’ombra dell’eros della duchessa d’Alba. Una gabbia si era improvvisamente materializzata attorno alla solitudine artistica che vivevano e mi riportava indietro di vent’anni, quando altra solitudine correva le poche certezze che mi ero guadagnato e che Mario Luzi nella mia incursione parigina così posizionava: “… E che c’è infine dietro queste maschere nauseanti di Cilia: l’uomo o la sua sparizione, la sofferenza o la perdita di ogni sofferenza in tutta l’umanità?…” Agli inizi degli anni ’90, dunque, il mio “io” profondo diventerà nuovamente centro della mia ricerca, come una sorta di magnete che faceva affiorare tutto quanto proveniva dai livelli più misteriosi del mio malessere. Avvertivo, dietro le pacche rituali sulle spalle, di essere maledettamente solo nella mia angoscia e che le sbarre della gabbia si stringevano in una morsa tesa a spegnere ogni movimento, mentre il magnete che il sé aveva attivato mi riproponeva con ossessione proprio ciò che come ultima illusione avrei voluto non fosse vero: “Cilia è morto!” Da Colonia a Weimar, passando prima da Copenaghen e Lisbona, che avevano ospitato tele che annunciavano questa morte gridata e che nei primi anni 90 in Germania divenne silenziosa e mesta, con la partitura ormai affidata alle tinte di fumo di una tavolozza che aveva rinunciato a tutti i colori della vita. Cercai come ultima illusione di dare spazio agli accadimenti di un’ impossibile bellezza che si affacciava nella vita con la parola scritta; ma “Via S. Vito,44” divenne, nella prefazione di Gianni Baget Bozzo, il luogo naturale del mio funerale barocco. Mi congedai così dalla questione che stava a petto nel mio malessere, con la voglia di rinascere. Ancorato allo splendore della terra di Sicilia, nella solitudine estrema, cos’altro mi restava, se non dipingere il fuoco di questa isola cara agli dei? Potevo ripartire, cercare il filo rosso smarrito e ritentare la mia avventura con la pittura. Era ormai lontana la sgradevole sensazione del suono insistito di un telefono che spezza il silenzio del sonno nel pieno della notte e a cui fa eco un urlo minaccioso. Ho guardato con altri occhi il sole carico di carminio acceso naufragare nelle acque, è stato un ritorno alla vita, o, meglio, alla cosa che più conta nella vita di un pittore: il colore. A Mentana, nella luce accogliente della casa di Federico Zevi, accennai al Maestro del mio vissuto; scoprii, uscendo da quell’incontro fortunato e determinante, che avevo cercato Goya e avevo viaggiato con Nolde, e che Turner, se solo fossi riuscito a frantumare le apparenze, poteva indicarmi la strada che mi avrebbe condotto lontano dal labirinto della fonte Ciane per offrirmi nuove albe di vita. Questo mi consente ora, alla fine di questo mio tumultuoso decennio, di guardare e di andare oltre alle spoglie del provvisorio e giuocare una nuova partita, forse quella decisiva. Ragusa, aprile 1998 25 BEYOND THE RETURN OF WHAT HAS BEEN REMOVED Franco Cilia I used to paint and write about death, but at the same time I realized that I had never loved life to deeply: I came to the threshold of the 90s this way, without seeking a convenient front for my uneasiness or a mercenary consent committed to the embellishment of blue pastels, as is appreciated and encouraged by commercialization in the present vertical fall of values which still continues in spite of grave declarations of principle. I was getting tired of acting, weary of a stage which is stillthe same, while sudden events were destroying the very facade of my outwardsmile. The colour, driven by the whriling wind of anguish, was being charmed once more by the haunted faces that Goya has committed to the grey plasetr of his last Madrilenian dwelling, after enjoynig a long drunkenness in the royal palace, in the shade of the duchess of Alba’s eros. Suddenly, a cage had taken, shape around the artistic solitude I was experiencing: it took me back to twnty years ago when another kind of loneliness was consuming the few certainties that I had gained and had been positioned by Mario Luzi in my parisian foray ad follows: “and finally what is behind these sickening masks of Cilia: man or man’s disappearance, pain or loss of pain in all mankind?…” Thus, at the biginning of the 90s, my deep ego became the center of my quest once more, like a sort of magnet raising to surface all that was coming up from the most misterious levels of my malaise. Behind the ritual slaps on my shoulders. I felt Iwas terribly alone in my anguish and I could perceive the bars of the cage squeezing me in a grip bound to stop every single motion, while the magnet activated by self was obsessing me by continuosly suggesting just what I didn’t want to be true for one last illusion: “Cilia is dead!”. I travelled from Cologne to Weimar, passing through Copenaghen and Lisbon that had housed canvases crying out for this death first and announcing it later on in a silent and melancholy way in Germany in the early 90s, by this time i committed the score to the smoky colours of a canvas that had given up all the colours of life. I seeked one last illusion giving space to the events of an impossible beauty that was occurring in my life by means of the written word, but “Via S. Vito, 44” became the natural place for my baroque funeral in Gianni Baget Bozzo’s preface. I parted from the question that was in the heart of my uneasiness with a deire for rebirth Grounded to the splendour of the Sicilian land, in extreme solitude, what else was left but painting the fire of this island dear to the Gods? I could start againg, look for the lost red thread and venture on painting once more. By that time I was far from the unpleasant sensation of a telephone that kept on ringin and that broke the silence of sleep at night followed by a threatening cry. I looked with new eyes at the sun laden with flaming carmine sinking into the waters, it was a return to life or, better, to what means the most to a painter-colour. At Mentana, in the welcoming light of Federico Zevi’s house, I mentioned what I had experiencend to the master; coming out of that lucky and determinant encounter I discovered that I had been looking for Goya and travelling with Nolde, and Turner, if I only were able to crush appearance, could show me the way leading out of the maze of Ciane spring and offering me new dawns of life. Now, at the end of this turbulentdecade, this allows, me to look at andgo beyond the threshould of what is temporany, and to play a new game, perhaps the deciseve one. Ragusa, april 1998 26 FRANCO CILIA, note biografiche FRANCO CILIA, biography Nasce in Sicilia, a Ragusa nel 1940. La sua ricerca fin dagli anni ‘60 ha affrontato la tematica della frantumazione dell’Io e del rapporto dell’uomo con il suo doppio, cercando ciò che si muove dietro il visibile nel tratto immaginativo di Turner. Successivamente, negli anni ‘70, i suoi interessi si sono polarizzati sulla ricerca intorno alle pitture nere di Goya e ai suoi rapporti con i labirinti della psiche, esplorando sul piano linguistico le possibilità di simbiosi tra informale e figurativo. Negli stessi anni sviluppa i suoi interessi per la scultura, svelando il mistero antropomorfo delle pietre della terra iblea, come espressione profonda e sotterranea dell’anima siciliana. Gli anni ‘80 si sono caratterizzati per il ciclo della “trasfigurazione allusiva”, che ha trovato consensi nei vari punti attivi della vita artistica internazionale, passando da Madrid a Parigi, da Lisbona a Copenaghen, da Istanbul a São Paulo del Brasile a Città del Messico, da Campinas a Brasilia, per chiudersi ad Oporto, Colonia e Weimar, con il ciclo di opere centrate sulla morte dell’autore, “Cilia ist Tot”. Dal 1992 la sua ricerca formale si è indirizzata alla risoluzione della figura in elementi cromatici e dinamici del divenire sociale (cfr. il ciclo Nuovi Confini d’Europa), cosmico (cfr. Il ciclo dell’ Apocalisse) e psichico (cfr. il confronto con Fortunato Pasqualino negli “Orecchini di Platone smarriti durante la danza del filosofo” e con Gianni Baget Bozzo e Totò Stella a proposito di “Via S. Vito 44”). Dalla metà degli anni ’90 si apre un nuovo ciclo di opere, su traccia di Federico Zeri e Mario Luzi, che vedono protagonista il cielo e i suoi dinamismi di luce, fino alla dissolvenza delle forme e al prevalere del colore puro in una full immersion nella luce cosmica, come è stato rilevato, da diverse angolazioni critiche, da Claudio Strinati, Renato Civello, Carmen Iarrera, Luigina Bortolatto, Giorgio Di Genova, Rossana Bossaglia, Ana Carla Fonseca Reis, Corrado Gizzi, Floriano De Santi, Carlo Fabrizio Carli, Valter Pinto, Giovanna Giordano, Andrea Guastella, Saverio Avveduto, Salvatore Scuto, Guglielmo Gigliotti, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Pietro Maria Bardi. L’uso contemporaneo di diversi registri evidenzia una inquietudine di ricerca che impedisce la fissazione della sua pittura in moduli ripetitivi, in forte e ideologico contrasto con l’arte come decorazione o puro sperimentalismo e lungo il tema di fondo di un’arte intesa come strumento di conoscenza. Ha scritto e realizzato con la sua regia il dramma “È ancora Natale?”, a Chiaramonte Gulfi, nella settecentesca chiesa di S. Giuseppe, e a Clermont de L’Oise, nella cattedrale di Saint Samson Tra le opere di narrativa pubblicate, vanno citate, tra l’altro, “Innocenza” (Cultura Duemila Editore, 1995), “Oltremare” (Libroitaliano, 1997) e “Ritratto post - mortem” (Zangara Editrice, 1999), mentre sono in via di pubblicazione due nuovi racconti: Elena, centrato sui misteri della psicologia femminile, e, in edizione trilingue, Il viaggio dell’anima, una storia d’amore che attraversa gli oceani e unisce i continenti. Svolge correntemente una intensa attività di pubblicista come critico d’arte e di costume su varie riviste e periodici. Sue opere sono presenti in Musei e collezioni private, fra cui: “Museo d’Arte” di São Paulo “Masp”, Brasile; Robert Morton, designer Vogue, New York; Sala Europa, Direzione Generale Scambi Culturali P. I., Roma; Cattedrale Saint Samson, Clermont de l’Oise, Francia; Giardini di Piazzale Lepanto, Siracusa; Museo all’aperto di Castagno di Piteccio, Pistoia; Museo Nazionale, Dubrovnjk, Croazia; Josè Maria Pasqual, Collezione privata, Parigi; Carlo Digrandi, Londra; Museo dantesco Fortunato Bellonzi, Torre de’ Passeri, Pescara; Pinacoteca Comunale di Sulmona; Museo d’Arte delle Generazioni italiane del 900 “G. Bargellini”, Pieve di Cento; Comune di Ragusa, Municipio; Comune di Vittoria Municipio; Comune di Pozzallo, Municipio; Casa Museo Saverio Avveduto, Ispica; Serafino Iacono, Miami Beach (Florida); Miguel De La Campa, Madrid; Thies Axel, Düsseldorf; Andrè Vantomme, Clermont de l’Oise; Museum, Bagheria. Born in Ragusa, Sicily, in 1940. His artistic research until the 60s faced the crushing of the Self and the relationship of Man with his double, searching what is behind the visible in the imaginative trait of Turner. During the 70s Cilia's interests were polarised between the black paintings of Goya and their relationship with the labyrinths of the psyche, exploring the possibilities of symbiosis between the informal and the figurative at linguistic level. At the same time Cilia develops his interests for sculpture, revealing the anthropomorphic mystery of the stones on the Iblea land, as a deep and intimate expression of the Sicilian soul. The 80s were characterised by the cycle of the “allusive transfiguration”, which experienced a consensus in the different active centres of the international artistic life, from Madrid to Paris, from Lisbon to Copenhagen, from Istanbul to São Paulo, Mexico City, Campinas and Brasília, closing the circle at Oporto, Cologne and Weimar, with the cycle of artworks centred on the “death of the author”, “Cilia ist Tot”. From 1992 the formal research shifted towards the resolution of the figure in chromatic and dynamic elements of the social (e.g. the cycle Nuovi Confini d'Europa - New Boarders of Europe), cosmic (e.g. Il Ciclo dell'Apocalisse - The Cycle of the Apocalypse) and psychic transformation (e.g. the comparison with Fortunato Pasqualino in “Orecchini di Platone Smarriti Durante la Danza del Filosofo” - “Plato's Earrings Lost During the Philosopher's Dance” and with Gianni Baget Bozzo and Totò Stella concerning “Via San Vito 44”). In the mid 90s the author opens a new cycle of artworks on the traces of Federico Zeri and Mario Luzi, having as protagonist the sky and its dynamisms of light, until the dissolution of the shapes and the prevalence of the pure colour in a full immersion in the cosmic light, as highlighted, from an array of critic angles, by Claudio Strinati, Renato Civello, Carmen Iarrera, Luigina Bortolatto, Giorgio Di Genova, Rossana Bossaglia, Ana Carla Fonseca Reis, Corrado Gizzi, Floriano De Santi, Carlo Fabrizio Carli, Valter Pinto, Giovanna Giordano, Andrea Guastella, Saverio Avveduto, Salvatore Scuto, Guglielmo Gigliotti, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Pietro Maria Bardi. The contemporary use of different records emphasises a restlessness of research that prevents the fixation of his paintings in repetitive modules, in a strong and ideological contrast with the art as decoration or pure experimentalism, along a background theme of an intense art as instrument for knowledge. Cilia wrote and produced under his direction the drama “È Ancora Natale?” (“Is It Still Christmas?”), in Chiaramonte Gulfi, at the XVIIth century Church of Saint Joseph and in Clermont de L'Oise, at the Cathedral of Saint Samson. The novelistic works published are “Innocenza” (“Innocence”, Cultura Duemila Editore, 1995), "Oltremare" (“Overseas”, Libroitaliano, 1997) and "Ritratto post - mortem" (“Post-Mortem Portrait”, Zangara Editrice, 1999). Two essays are being printed: Elena, centred around the mysteries of the feminine psychology and, in a trilingual edition, Il Viaggio dell'Anima (The Trip of the Soul), a love story that crosses oceans and unites continents. Cilia is currently immersed in intense publicist activities as an art critic for many magazines and newspapers. His works are hosted in a series of museums and private houses, of which is worth mentioning: Arts Museum of São Paulo - MASP, Brazil; Robert Morton, designer Vogue, New York; Europa room, Direzione Generale Scambi Culturali P.I., Roma; Saint Simon's Cathedral, Clermont dell'Oise, France; Piazzale Lepanto Gardens, Siracusa, Italy; Open-Air Museum of Castagno di Piteccio, Pistoia, Italy; National Museum, Dubrovnjk, Croatia; Josè Maria Pasqual, private collection, Paris; Carlo Digrandi, London; Dantesc Museum Fortunato Bellonzi, Torre de' Passeri, Pescara, Italy; Pinacoteca Comunale di Sulmona, Italy; Arts Museum of Italian Generation of the 1900 “G. Bargellini”, Pieve di Cento, Italy; Ragusa City Hall, Italy; Vittoria City Hall, Italy; Pozzallo City Hall, Italy; Casa Museo Saverio Avveduto, Ispica, Italy; Serafino Iacono, Florida, US; Miguel De La Campa, Madrid; Thies Axel, Düsseldorf, Germany; André Vantomme, Clermont de l'Oise, France; Gallery of Modern Art, Bagheria. Ritratto “Cilia” Fotogiunta Copertina Arcobaleno (particolare) acrilico su tela 150x100 cm 2004 Retrocopertina Il grande sole acrilico su tela 220x160 cm 2005-2006 COMUNICARE ORGANIZZANDO 00197 Roma • Viale Bruno Buozzi, 77 • Tel. 06.3225380 r.a. • Fax 06.3224014