Perché tassare le società?
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Perché tassare le società?
Tassazione societaria 1. Ragioni 2. IRES 3. Analisi economica dell’IRES Ragioni della tassazione societaria Perché tassare le società? • In un sistema di tassazione dei redditi delle persone fisiche la tassazione dei redditi delle società è apparentemente inutile: sono già tassati i redditi da capitale (dividendi e plusvalenze) ottenuti dai soci. • Motivazioni della tassazione societaria 1. criterio del beneficio 2. imposta societaria in funzione antielusiva (backstop) 3. contenimento del potere delle grandi società 4. minore visibilità 5. strumento di politica industriale Perché tassare le società? • Le imposte sul reddito si basano sul principio della capacità contributiva o su quello del beneficio. • Le società possiedono una personalità giuridica distinta da quella dei soci. Le imposte pagate sono un corrispettivo del beneficio ottenuto dall’attribuzione di autonomia giuridica e responsabilità limitata. • L’imposta societaria è il corrispettivo del beneficio ottenuto per i beni e i servizi offerti per ogni impresa (quindi anche quella in forma societaria) Perché tassare le società? • Se non esistesse l’imposta societaria, i redditi societari verrebbero tassati sui soci (come dividendi o come plusvalenze). • Esistono, però, diversi modi a disposizione dei soci per ridurre o ritardare la tassazione su questi redditi (in particolare sulle plusvalenze) • L’imposta societaria funge da backstop cioè una forma di tassazione minima dei redditi sulle persone giuridiche a garanzia del gettito statale. Perché tassare le società? • Alcune società di capitali possono diventare talmente grandi da trasformarsi in monopoli. La tassazione societaria in questo caso può essere vista come strumento di difesa della concorrenza e/o di estrazione di parte della rendita monopolistica. • La tassazione delle società di capitali è meno chiaramente percepita rispetto a quella delle persone fisiche ed è quindi più accettabile dagli elettori. • La tassazione delle società può essere utilizzata variandone i livelli in funzione del settore e della localizzazione (strumento di politica industriale). L’imposta sui redditi delle società (IRES) IRES • Presupposto: possesso di redditi in denaro o in natura da parte dei seguenti soggetti passivi: – Società per Azioni (S.p.a.), Società in accomandita per azioni (S.a.p.a.), Società a Responsabilità limitata (S.r.l), società cooperative residenti nel territorio dello Stato; – enti pubblici e privati diversi dalle società. • Base imponibile: reddito d’impresa = Utile/perdita risultante dal conto economico (codice civile) corretto per tener conto delle variazioni in aumento e in diminuzione previste dalla normativa fiscale – normativa simile per le società di persone: IRPEF. • Aliquota t = 27,5% (proporzionale) Base imponibile dell’IRES • Il reddito d’impresa: • B=R+DS-L-M+aD+IA-bIP-A+DW – R = ricavi: corrispettivi da cessione di beni e prestazione di servizi alla cui produzione o al cui scambio è diretta l’attività dell’impresa – DS = variazione delle scorte: Rimanenze finali – consistenze iniziali – L = spese per prestazioni di lavoro dipendente (comprensive di oneri contributivi) – M = costi variabili (merci e servizi) – D = dividendi e utili distribuiti da qualsiasi società: – a=5% , se partecipata residente in paesi non a fiscalità privilegiata – a=100% se partecipata residente in paesi a fiscalità privilegiata – IA = interessi attivi Base imponibile dell’IRES (cont.) –IP = interessi passivi deducibili in proporzione di b, stabilito in base alle regole seguenti: •IP Deducibili fino a concorrenza della somma degli IA e del 30% del reddito operativo lordo (ROL=R+DS-L-M) •la quota di ROL non utilizzata potrà essere portata ad incremento del ROL dei successivi periodi di imposta, aumentando così la soglia di deducibilità degli interessi; •riporto della quota indeducibile di IP nei periodi di imposta successivi se e nei limiti in cui, in tali esercizi, l’importo degli interessi passivi di competenza ecceda la somma degli interessi attivi e del 30% del ROL Base imponibile dell’IRES (cont.) – A = ammortamenti • L’ammortamento è il procedimento con il quale il costo di un bene strumentale impiegato nell’attività d’impresa per un periodo pluriennale è ripartito fra i diversi esercizi di utilizzo; • si calcola applicando il coefficiente d’ammortamento (stabiliti dal Min delle Finanze) al costo storico d’acquisto del bene.; • sono costanti (ma la quota d’ammortamento del primo periodo è ridotta del 50%) Base imponibile dell’IRES (cont.) Per le DW ottenute cedendo partecipazioni societarie, innanzitutto è necessario controllare se si applica il regime di partecipation exemption (Pex): Possesso ininterrotto delle partecipazioni dal primo giorno del 12º mese precedente quello dell'avvenuta cessione Le partecipazioni cedute devono essere state classificate nel primo bilancio chiuso durante il periodo di possesso sotto la voce delle immobilizzazioni finanziarie. La società partecipata non deve essere residente in uno stato a fiscalità privilegiata almeno dall'inizio del terzo periodo di imposta anteriore al realizzo della plusvalenza. La società partecipata deve esercitare un'attività commerciale almeno dall'inizio del terzo periodo di imposta anteriore al realizzo della plusvalenza. Il regime di partecipation exemption può essere applicato solo quando tutte queste condizioni sussistono. Base imponibile dell’IRES (cont.) Se vale la PEX: plusvalenze tassate per il 5%; minusvalenze integralmente indeducibili. Se non vale la PEX: plusvalenze integralmente tassate; minusvalenze integralmente deducibili. Base imponibile dell’IRES (cont.) • • • Aliquota IRES: 27.5% Imposta: T = 0,275 * B se B<0: e se è conseguita entro i primi 3 anni, può essere portata in deduzione fino a concorrenza dell’imponibile dell’esercizio; la parte eccedente può essere riportata negli esercizi successivi e se è conseguita successivamente ai primi 3 anni, può essere portata in deduzione fino all’80% dell’imponibile dell’esercizio; la parte eccedente può essere riportata entro l’80% degli imponibili conseguiti negli esercizi successivi. IRES: Analisi economica Criteri di analisi economica • Efficienza: l’imposta sulle società è efficiente se è neutrale: rispetto alla scelta di investimento; rispetto alla scelta di finanziamento dell’investimento. • Coordinamento con imposta personale: l’imposta societaria deve risolvere il problema del coordinamento con l’imposta personale Effetti dell’imposta sui profitti sulle scelte delle imprese L’imposta sui profitti delle imprese incide sulle: 1. scelte di investimento (quanto investire) 2. scelte di finanziamento (debito vs azioni) L’efficienza dell’imposta sui profitti è data dalla sua neutralità: => il comportamento delle imprese non si modifica in seguito all’introduzione delle imposte. Per verificare se l’imposta sui profitti è neutrale dobbiamo analizzare le scelte di investimento e di finanziamento senza imposte e confrontarle con quanto accade con le imposte. Scelte dell’impresa L’investimento consiste nell’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature necessarie (=beni capitale) per la produzione per un certo periodo di tempo. Ogni investimento comporta: dei rendimenti (i ricavi ottenuti grazie all’investimento); dei costi, che sono dati da: ammortamento dell’investimento: riflette la perdita di valore del bene durante il periodo del suo utilizzo; costo del capitale: ogni euro investito viene ottenuto: dalle banche o da altri prestatori oppure dagli azionisti in entrambi i casi il capitale ha un costo. Scelte dell’impresa Il rendimento dell’investimento è positivo ma il rendimento marginale (di ogni euro in più investito) è decrescente: legge dei rendimenti marginali decrescenti. Indichiamo questo rendimento con r. r I Scelte dell’impresa L’ammortamento dell’investimento possiamo supporlo costante: se investo 100 oggi e uso l’investimento per 5 anni, ho un costo di 20 per 5 anni (coefficiente di ammortamento 20%). Definiamo rn il rendimento dell’investimento al netto dell’ammortamento. r, rn r rn I Scelte dell’impresa Il costo del capitale i e lo chiamiamo i e lo assumiamo costante: se chiedo a prestito 100 euro, la banca mi chiederà 100 euro + gli interessi, e il tasso di interesse lo assumo costante; se i 100 euro l’impresa li chiede agli azionisti, saranno disposti a darli se ottengono almeno il profitto che otterrebbero investendo nei mercati finanziari (costo opportunità del capitale proprio). r, rn r rn ii I Scelte dell’impresa in assenza di imposte In assenza di imposte, l’impresa sceglierà il livello di investimento ottimale I* dove il rendimento marginale netto eguaglia il costo (costante) del capitale. r, rn rn ii I *I Scelte dell’impresa in presenza di imposta sui profitti: il caso dell’imposta neutrale Immaginiamo ora che l’imposta gravi sulla differenza tra rn e i, in questo caso l’imposta è neutrale: il livello di investimenti scelto è sempre I*. r, rn rn i rn (1-t) i i (1-t) I *I Scelte dell’impresa in presenza di imposta sui profitti: il caso dell’imposta neutrale • Inoltre, poiché in questo caso viene garantita la piena deducibilità del costo del capitale sia sotto forma di interessi sia sotto forma di costoopportunità del capitale proprio investito dagli azionisti, anche la scelta di finanziamento dell’investimento (con debito o con capitale proprio) non è distorta. • Quindi, se la base imponibile dell’imposta sui profitti è pari a I(rn-i) allora l’imposta è efficiente, ovvero: non incide sul livello degli investimenti (neutralità reale); non incide sulle modalità di finanziamento degli investimenti (neutralità dal lato del finanziamento) 9 Ipotesi di non neutralità dell’imposta sui profitti 1. Il fisco potrebbe riconoscere la deducibilità degli ammortamenti in misura diversa (inferiore o superiore) all’effettiva perdita di valore del bene: il livello degli investimenti verrà conseguentemente modificato (superiore o inferiore a I*) e si ha non neutralità reale. 1. Il fisco spesso non riconosce la piena deducibilità del costo del capitale: in caso di finanziamento con capitale proprio (emissione azioni) perché il costo opportunità non è rappresentato in bilancio; in caso di finanziamento con debito perché non sempre la piena deducibilità degli interessi è consentita. In questi casi, il livello degli investimenti realizzato dall’impresa è inferiore a quello ottimale I*: non neutralità reale. 10 Ipotesi di non neutralità dell’imposta sui profitti 3. Spesso i sistemi fiscali trattano il costo del capitale diversamente a seconda delle modalità di finanziamento dell’investimento. In generale, gli interessi sono sempre almeno parzialmente deducibili, mentre il costo del capitale proprio è raramente deducibile. Ne segue un vantaggio per il finanziamento con il debito e una non neutralità dal lato del finanziamento. 11 Neutralità dell’IRES Neutralità dell IRES • Neutralità reale: N t lità l le aliquote di ammortamento non sempre corrispondono all’effettivo deprezzamento del corrispondono all’effettivo deprezzamento del bene (in generale sono piuttosto “generose”); non è garantita la piena deducibilità del costo del non è garantita la piena deducibilità del costo del capitale (b<1; il costo del capitale proprio normalmente non può essere dedotto) normalmente non può essere dedotto) • Neutralità dal lato del finanziamento: malgrado le limitazioni a b, in generale il malgrado le limitazioni a b in generale il finanziamento con debito rimane fiscalmente favorito. Neutralità dell’IRES Neutralità dell IRES • P Per ovviare (in parte) a questi problemi è stata i (i t ) ti bl i è t t introdotta dal 2011 l’ACE (Aiuto alla crescita economica). economica) • La base imponibile dell’IRES si modifica sottraendo l’importo sottraendo l importo dato da r x DK, dove: dato da r x DK dove: r è il rendimento nozionale del capitale proprio (espresso in %) che dovrebbe riflettere il (espresso in %) che dovrebbe riflettere il rendimento delle attività finanziarie prive di rischio; DK è l’incremento del capitale proprio realizzato rispetto a quello esistente nel 2010. Coordinamento con imposta personale Coordinamento con imposta personale • P Poiché esistono due livelli di tassazione (sulla i hé i t d li lli di t i ( ll società e sui soci) il livello di tassazione complessiva sugli utili dipende dalla loro complessiva sugli utili dipende dalla loro combinazione. Per l’Italia Italia dobbiamo distinguere due casi: dobbiamo distinguere due casi: • Per l partecipazione non qualificata; partecipazione qualificata. partecipazione qualificata Prendiamo in considerazione la sola tassazione dei dividendi (non le plusvalenze) in capo ai soci dividendi (non le plusvalenze) in capo ai soci persone fisiche. Coordinamento con imposta personale Coordinamento con imposta personale Se la partecipazione è non qualificata (piccoli risparmiatori) il carico fiscale complessivo è risparmiatori), dato da: • T = tires x U + 0,26 x D = tires x U + 0,26 dU(1-tires) • con ritenuta alla fonte a titolo d’imposta p del 26% e tires del 27,5% d=0 =T/U= tires = 27,5% d=1 = T/U=0,275 + 0,26 x (10,275) = 46,35% Coordinamento con imposta personale Coordinamento con imposta personale Se la partecipazione è non qualificata (piccoli risparmiatori) il carico fiscale complessivo è risparmiatori), dato da: • T = tires x U + 49,72% x tp x D • Con aliquota q irpef p tp , variabile tra 23% e 43% e tires del 27,5%. Se tp=43% d=0 =T/U= tires = 27,5% d=1 = T/U=0,275 + 49,72% x 43%x (1-0,275) = 43% Coordinamento con imposta personale Coordinamento con imposta personale • In sintesi: I i t i i livelli effettivi di tassazione degli utili societari sono elevati se confrontati con altri redditi da capitale; elevati se confrontati con altri redditi da capitale; la “strana” % di inclusione nell’Irpef (49,72%) si spiega p perché, con le attuali aliquote, determina un’aliquota q q effettiva sugli utili pari al 43% quando il socio qualificato ha un reddito nell’ultimo scaglione Irpef… …ma ma dopo l’incremento dell’aliquota dell’imposta dopo l’incremento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva al 26% si è creata la paradossale situazione in cui il “grande” azionista (socio qualificato) paga g ( q )p g un’aliquota inferiore al “piccolo” (socio non qualificato).