etiopia terra selvaggia

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etiopia terra selvaggia
ETIOPIA
TERRA SELVAGGIA
1° giorno (lunedì)
Addis Abeba-Awasa
Al mattino arrivo ad Addis Abeba ed inizio della spedizione a sud del paese. La strada attraversa
zone coltivate a mais, orzo e tef, il cereale con il quale si impasta l’ingera, una specie di pane che
costituisce la base dei piatti etiopi. Si entra in una zona di laghi piccoli e grandi: Debre Zeit, con i
suoi specchi d'acqua raccolti nei crateri vulcanici, i laghi Koka, Ziway, Shala, Abyata e Langano
frequentati da una moltitudine di uccelli. Cena e pernottamento in hotel a Awasa, ai bordi del lago
omonimo.
2° giorno
Awasa-Yabelo
Partendo da Awasa una visita s'impone al tipico mercato locale del pesce, affollato d'ingordi e pigri
pellicani in trepida attesa del rientro dei pescatori. Poi è la volta del territorio Guji caratterizzato
dall'esplosione di una vegetazione lussureggiante e da ricche piantagioni di caffè ed alberi da frutto,
mentre ogni capanna sembra nascere da una selva di ensete, il falso banano. Il grande sud si
annuncia con grandi savane a tratti disseminate di rossi termitai, alti, esili, svettanti come dita
puntate contro il cielo. E' la terra dei Borana e dei Gabbra, etnie provenienti da uno stesso ceppo.
Fieri guerrieri, praticano l’allevamento dei bovini e, data la desertificazione del loro territorio, dei
dromedari. Scavano pozzi profondi per raggiungere l’acqua con la quale abbeverano le mandrie:
sono i celebri “pozzi cantanti”, dove le nenie ritmano il passaggio dei secchi da una mano all’altra.
Sistemazione in un semplice albergo o in tenda.
3° giorno
El Sod-Konso
El Sod è un luogo emozionante e sorprendente: un cratere di un vulcano ormai spento sul fondo del
quale, duecentocinquanta metri più in basso, giace un lago salato di un nero spettrale circondato da
chiazze color ruggine. La bellezza del luogo affascina immediatamente il visitatore, ma non rende
meno pesante la vita degli uomini che qui trascorrono dure giornate di lavoro estraendo il sale da
una sorta di melma nera con le tradizionali tecniche antiche. Da qui parte un'immersione totale tra le
popolazioni etiopi che maggiormente hanno mantenuto costumi e modi di vita tradizionali. La
carrellata è quanto mai varia ed impressionante, un singolare mosaico di etnie che popolano il sud
del paese dove si sono rifugiate sfuggendo alle incursioni dei razziatori degli altipiani o migrando
alla perenne ricerca di terre fertili e nuovi pascoli. Si entra nella zona dai panorami ondulati abitata
dai Konso, abili agricoltori sedentari che lavorano i fianchi delle colline in ordinati terrazzamenti
trattenuti da pietre producendo banane, caffè, cotone e cereali. Sistemazione in hotel.
4° giorno
Konso-il mercato di Key Afer-Jinka
Lasciate le colline dei Konso ecco apparire la sterminata valle del fiume Weyto, uno degli affluenti
del Chew Bahir – ex lago Stefania (ormai quasi completamente asciutto per la maggior parte
dell’anno), e si inizia una tortuosa discesa. E' l'Africa delle nostre fantasie, l'Africa del grande
cinema e dei documentari. Uno sguardo su questa umanità così diversa, così lontana, presente
forse solo nel nostro immaginario, è data da Key Afer, dove il giovedì si svolge il mercato
settimanale. Qui si incontrano Tsamay, Ari, Banna. E’ un tripudio di colori: uomini snelli dalle teste
piumate e i cercini d’argilla, donne con il bignere – il pesante collare che indossano solo dopo il
matrimonio - gonne di pelle di capra bordate da cauri, caschetti di treccine minuziosamente
impastati con terra rossa e grasso animale, giovani banna a seni nudi, le fronti cinte da fili di perline
colorate. E’ un universo remoto, davvero un mondo a parte. Qui il tempo sembra essersi fermato.
La cosa che colpisce di più è il ritrovarsi magari seduti insieme, fianco a fianco, nel bailamme del
bar locale: noi in pantaloni, con una birra in mano ed i capelli pettinati con la riga o a spazzola, e
loro intenti a gustare da un piatto un intruglio indefinibile, col tipico gonnellino cortissimo, le gambe
dipinte graziosamente accavallate, piume e pennacchi in testa, vistosi orecchini di perline ed una
cinghietta metallica d'orologio al collo come pendaglio (è la moda del momento!). In serata si
raggiunge Jinka, importante centro amministrativo e commerciale della regione. Sistemazione in un
semplice albergo.
5° giorno
Il Mago Park e il popolo Mursi
Al mattino si lascia Jinka per imboccare la pista che scende fino alla valle dell’Omo e conduce al
Mago Park e alle terre dei Mursi. La savana del Mago Park è a tratti impenetrabile, il percorso
talvolta infernale. Nella vasta area protetta vive una delle specie endemiche, la scimmia Colubus
dal pelo nero frangiato di bianco, timida ed estremamente agile. Con un po’ di fortuna si possono
incontrare mandrie di antilopi, bufali ed elefanti in continua migrazione alla ricerca di pascolo (a
differenza che in altri parchi africani qui gli animali sono piuttosto schivi e la savana cespugliosa non
ne facilita l’avvistamento). Il guado del fiume Mago segna l’ingresso alle colline dei Mursi. Etnìa di
estremo interesse ma non troppo socievole, forse la più celebre, sicuramente la più “bizzarra”. Le
donne portano grandi, impressionanti piattelli in argilla inseriti nel labbro inferiore e nelle orecchie,
considerati elemento di grande bellezza. I guerrieri dai corpi statuari indossano solo un peplo
appoggiato alla spalla, a volte assolutamente niente, e si decorano il corpo con disegni geometrici
utilizzando argilla, ocra e caolino. Agricoltori distratti solo per necessità, si considerano un popolo di
allevatori. Vivono in villaggi di basse capanne che sembrano – da lontano – covoni di paglia.
Sistemazione in albergo a Jinka.
6° giorno
Il mercato di Dimeka
Siamo nella regione a Est del fiume Omo, abitata da Hamer e Banna, due etnie di lingua omotica
che condividono l’80% della lingua. E’ sabato, e a Dimeka è giorno di mercato. La piazza di terra
battuta si riempie, a partire dalla tarda mattinata, di personaggi bizzarri che lasciano i propri villaggi
prima dell’alba per incontrarsi settimanalmente qui e scambiare miele selvatico, cereali, terra rossa
indispensabile per le acconciature, sale, tabacco. E’un’occasione per ritrovarsi e fare quattro
chiacchiere, un’occasione d’incontro. E’ un tripudio di colori: uomini snelli dalle teste piumate e i
cercini d’argilla, donne hamer con il bignere – il pesante collare che indossano solo dopo il
matrimonio - gonne di pelle di capra bordate da cauri, caschetti di treccine minuziosamente
impastati con terra rossa e grasso animale, giovani banna a seni nudi, le fronti cinte da fili di perline
colorate. E’ un universo remoto nel tempo e nello spazio, davvero un mondo a parte. Qui il tempo
sembra essersi fermato.
7° giorno
i Karo
Ci dirigiamo verso il corso del fiume Omo, terra di paesaggi primordiali, fatta di bush e cieli immensi,
là dove le colline incontrano le sterminate piane che si estendono a Sud fino a oltre il confine
keniota. Siamo nel territorio dei Karo, un’etnia in estinzione. Il loro numero si aggira ormai intorno ai
500 individui. Tra i popoli della bassa valle dell’Omo si distinguono per l’incredibile uso del body
painting. Disegni in ocra, calce bianca, polvere di ferro e carbonella diventano un abito originale
sulla splendida struttura dei loro corpi alti ed atletici. Le donne portano un chiodo infisso nel mento, i
capelli tagliati a calotta a formare una miriade di palline d’argilla. Sistemazione in semplici
bungalows a Turmi.
8° giorno
I Dassanech di Omorate - Turmi
Procediamo verso le piane battute dai venti abitate da un’altra etnia di grande interesse, i
Dassanech o Galeb. I Galeb vivono di allevamento e di un’agricoltura rudimentale in piccoli
accampamenti di basse capanne dalla forma emisferica, in perenne conflitto con gli Hamer con i
quali si contendono i pascoli. Popolo di guerrieri, fanno anch’essi grande uso delle scarificazioni. Il
loro spirito bellicoso sembra essere stato forgiato dall’ambiente aspro in cui vivono. Il rientro a
Turmi costituisce una splendida sorpresa: è giorno di mercato e tutti vi si recano “vestiti” ed
adornati con cura. Le mercanzie sono povere, ma risulta evidente la primaria importanza attribuita
alla bellezza del corpo ed alla cura dei bovini. Le donne hamer sono favolose con il loro caschetto di
capelli acconciati a treccine, molto femminili e vezzose. Indossano solo pelli in modo per noi assai
provocante e si decorano con anelli di metallo, fili di perline e tanti cauri, le piccole conchiglie che un
tempo servivano da moneta. Gli uomini invece sfoggiano complicate acconciature, ornate sulla
sommità da una bella penna di struzzo. In mano l'immancabile poggiatesta, indispensabile per non
guastare la “coiffure” durante la notte, utile durante tutta la giornata come seggiolino. E' una festa
per gli occhi e per i sensi da non mancare. Notte in semplici bungalows.
9° giorno
Erbore- Arba Minch
Si parte in direzione est. Si punta verso il Chew Bahir, un tempo Lago Stefania, e si entra nel
territorio degli Erbore dal bel portamento e dai raffinati ornamenti. Stupende le ragazze abbigliate
“in lungo” nel loro telo nero che mette ancor di più in risalto la pelle serica. A Weyto il cerchio si
chiude ed è davvero con grande rimpianto che si abbandonano infine queste lande per raggiungere
Arba Minch, la “città dalle quaranta fonti”. I panorami sul fondovalle sono spettacolari e la vista
dall'alto sulle acque rosate dell'Abaya ed azzurre del Chamo, separati solo da uno stretto lembo di
terra, è sicuramente di grande suggestione. Pernottamento in albergo situato in posizione altamente
panoramica.
10° giorno
L'architettura Dorze – in barca sul Lago Chamo
Un’escursione su di una pista di montagna porta verso il villaggio di Chencha, a 2700 metri, centro
del paese dei Dorze, popolazione che vive in alte e curiose capanne “a naso d'elefante” costituite
da un'intelaiatura di bambù e ricoperte da foglie di finto banano. I Dorze sono noti per la loro abilità
nella tessitura del cotone, loro attività prevalente. Al pomeriggio escursione in barca sul lago chamo,
per ammirare da vicino enormi coccodrilli intenti a crogiolarsi al sole, ippopotami e tante specie di
uccelli. Sistemazione in hotel.
11° giorno
Arba Minch-Wondo Genet - Langano
Partiamo alla volta di Langano. Giunti a Shashemene, una breve deviazione conduce al Wondo
Genet, luogo termale dalle sorgenti calde e curative, immerso in uno splendido contesto naturale:
qui si trova uno degli ultimi pezzi di foresta primaria originaria, popolata da cercopitechi e scimmie
colobus. Si prosegue per il Lago Langano, balenabile nonostante il colore poco invitante delle sue
acque. Sistemazione in hotel.
12° giorno
Langano - Ambo – Cratere di Wonchi
Percorrendo la strada asfaltata in direzione Nord, superiamo il lago Ziway dalle belle isole su cui
sono stati costruiti 3 monasteri. Si raggiunge, quindi la cittadina di Ambo, località montana nota per
le sue acque minerali. Da Ambo, una pista ripida conduce all’ splendido cratere di Wonchi, posto a
3250 metri di altitudine. All’interno dell’antica caldera, ormai ricoperta da una fitta vegetazione, si
trova un magnifico bacino lacustre punteggiato da tre penisole. Di fronte a una di queste è sito un
isolotto, sul quale è stata costruita una bella chiesetta. E’ un luogo idilliaco. Sistemazione in hotel.
13° giorno
Cratere di Wonchi - Addis Abeba
Lasciate le magiche atmosfere di Wonchi si arriva nella capitale. Addis Abeba significa “il nuovo
fiore" e fu inizialmente un piccolo villaggio lungo le rotte carovaniere. La sua importanza crebbe nel
1887, quando Menelik decise di farne la sua capitale. La tradizione diceva “la capitale è dove
l’imperatore pone la sua tenda”, e l’imperatore si spostava nel paese occupando i territori in cui la
disponibilità di legna da ardere permetteva una vita confortevole alla sua corte. Menelik, emulando
la cultura europea, pose fine all’usanza e scelse una sede stabile. La crescita da allora è
continuata, ha portato al milione e mezzo di abitanti attuale ed è in continua evoluzione. La città
sorge a 2400 metri d'altezza e gode di un ottimo clima. Il Museo Nazionale ed Etnografico ospita lo
scheletro di "Lucy", l'Australopitecus Afareensis vissuto tre milioni di anni fa e ritrovato nella valle
dell’ Awash nel 1974, oltre a molti reperti di grande interesse. Il mercato, uno dei più grandi
dell’Africa, offre mercanzie di ogni genere ed è affiancato da negozi in cui si vendono ottimi prodotti
artigianali. Camere in day use. In serata transfer in aeroporto e imbarco sul volo di rientro a Milano o
Roma.
In serata incontro dei partecipanti a Roma-Fiumicino (possibilità di partire da vari aeroporti italiani,
su richiesta) e imbarco sul volo notturno diretto ad Addis Abeba. Notte in volo.
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