Perché piange? - La Leche League

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Perché piange? - La Leche League
La Leche League
Perché piange?
Di Dee Kassing, da Leaven, Dic. 1996-Gen 1997
Il bimbo piccolo ha pochi mezzi per comunicare i suoi bisogni. Non importa se si tratta di fame, dolore o solitudine, per lui
che non capisce cosa significhi il tempo, sono tutte esigenze ugualmente urgenti ed immediate. Quindi, quando ha un
bisogno, apre la bocca e fa l'unico rumore che riesce a fare: è un meccanismo di sopravvivenza arcaica che si mette in
atto. Fino a che non impara altri modi di comunicare, e i genitori non cominciano a comprenderli, distinguerli e a
rispondere meglio, quindi, il piccolo piange, e può anche piangere spesso.
Cosa vorrà dire? Come farlo smettere?
Finché il bambino ed i suoi genitori non si conoscono meglio, bisogna provare le possibili alternative, una alla volta.
Poiché i pianti dei bambini piccoli sono programmati per suscitare comportamenti di conforto o attaccamento nei
genitori, le risposte sono praticamente "scritte" nel nostro inconscio. Sentiamo il bisogno di prendere il bambino in
braccio, di attaccarlo al seno, di dondolarlo. A volte funziona, ma non sempre. Succede anche che a volte un bambino
pianga talmente tanto che la madre, emotivamente e fisicamente esaurita, smette di rispondere nella maniera più adatta
al bambino. Forse, una volta accertato che il bambino non ha nessun problema fisico, i genitori, stremati, dopo aver
sentito più volte da persone estranee il consiglio di lasciar piangere il bambino perché "ha bisogno di piangere per far
maturare i polmoni", fanno proprio questo.
Prima o poi la maggior parte dei bambini tende a piangere meno. Ma il bambino chiaramente non ne riceve beneficio, e
ricerche recenti hanno dimostrato che questo non è un bene per altri motivi.[1]
· Il bambino che piange molto sta consumando molte energie che potrebbero altrimenti essere utilizzate per la crescita.
· Le madri che decidono che i loro bambini sono difficili, tendono a interagire meno facilmente con loro, parlando loro
meno spesso. Queste interazioni sono invece molto importanti per lo sviluppo del linguaggio (e non solo).
· In più, se il genitore evita il bambino, anche il bambino a sua volta tende a ritirarsi.
È importante quindi cercare di capire le motivazioni del pianto e cercare una soluzione.
Quali sono le motivazioni più frequenti per il pianto del neonato?
Qui di seguito potrete trovare alcune idee. Se una singola soluzione non funzionasse, può essere utile scegliere alcuni
suggerimenti da mettere in pratica contemporaneamente.
Motivazioni possibili (solo alcune!) del pianto
1. L'uso di anestesia epidurale o di altri farmaci durante il parto può causare irrequietezza per un periodo che va da alcuni
giorni ad alcune settimane dopo il parto.
2. Il bambino allattato ha bisogno di essere allattato più spesso di un bambino nutrito artificialmente. Il latte materno
viene digerito molto velocemente, perciò i bambini allattati potrebbero richiedere poppate ogni due ore o più
frequentemente. I bambini nutriti con formula artificiale tendono a poppare invece ogni tre-quattro ore.
3. Molti bambini hanno periodi di irrequietezza per alcune ore, di solito durante il pomeriggio o la sera.
4. Durante gli scatti di crescita, i bambini richiedono poppate più frequenti per alcuni giorni. Queste fasi solitamente si
verificano intorno alle due settimane, alle sei settimane ed ai tre-quattro mesi del bambino.
5. Una produzione di latte troppo bassa è una causa frequente di pianti o irrequietezza nel bambino. Per assicurarsi una
produzione adeguata di latte, è importante allattare a richiesta (vedi punto 2 qui sopra). Ci sono però altri fattori che
influiscono sulla capacità della madre di produrre latte a sufficienza:
- il fumo inibisce il riflesso di emissione del latte, e quindi gioca un ruolo nella diminuzione della quantità di latte prodotto.
- Un consumo eccessivo di caffeina può rendere nervoso il bambino, che quindi, non succhiando bene, può a sua volta
provocare una riduzione della quantità di latte. Sul consumo di caffeina incide la quantità di caffè consumato, ma anche
diverse bibite la contengono in quantità significative. Mentre certi bambini non sono sensibili, altri la tollerano molto poco.
- L'abilità di estrarre il latte dal seno potrebbe essere influenzata negativamente da problemi di suzione del bambino. Se il
latte non viene rimosso dal seno, non è possibile aumentarne la quantità prodotta. Il dolore persistente ai capezzoli è
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spesso un indicatore affidabile di problemi di posizionamento e di suzione. Forse c'è la presenza di un frenulo corto?
- Un livello di stress insolitamente alto nella mamma può avere effetti negativi sul riflesso di emissione. La maggior parte
delle neo-mamme vive situazioni di stress "normali", ma alcune di loro devono far fronte a stress aggiuntivi, per esempio,
la morte di un membro della famiglia o un trasloco.
- L'uso di alcuni farmaci, per esempio i diuretici, gli antistaminici o i contraccettivi ormonali, può avere un effetto negativo
sulla quantità di latte prodotta.
- L'ipotiroidismo non diagnosticato e quindi non trattato potrebbe diminuire la produzione del latte nella madre, e in più
può essere causa di una stanchezza eccessiva.
- Un'alimentazione adeguata, compreso un consumo di liquidi in quantità sufficiente, può aiutare la mamma ad affrontare
meglio i bisogni del suo bambino.
6. Il bambino potrebbe avere male al pancino? I bambini succhiano anche per confortarsi, e questo significa che stanno
mettendo ancora più latte nella pancia già piena.
- Il bambino è allergico a qualcosa nell'ambiente o nella dieta della mamma? Ci sono allergie in famiglia?
- La mamma sta passando troppo spesso il bambino da un seno all'altro durante la poppata, con il risultato che questi
riceve forse troppo primo latte?
- La mamma ha un riflesso d'emissione troppo forte? Se il latte passa con molta forza dall'esofago allo stomaco, può
irritare i tessuti. In più, se un bambino rimane attaccato al seno quando il latte esce con forza, potrebbe ingoiare troppa
aria.
7. Il bambino è stato controllato da un medico per escludere eventuali problemi? È il caso di ricontrollare il bambino, se
piange spesso o in maniera preoccupante senza motivi evidenti.
8. Il cosiddetto “bambino ad alto bisogno” richiede molto contatto fisico. Quando viene preso in braccio si
tranquillizza.
9. Alcuni bambini si annoiano e richiedono di essere più stimolati. Il bambino piccolo non può intrattenersi da solo, e
gradisce a volte un cambiamento di ambiente.
10. Altri bambini, invece, hanno bisogno di meno stimoli di quanti ne ricevano. Alcuni proprio non gradiscono luce e
rumori forti, mentre altri ricevono talmente tante attenzioni che a volte è il caso di stabilire delle regole che limitino
prevalentemente alla madre il compito di tenere il bambino in braccio.
Possibili soluzioni
Se il problema è effettivamente uno scatto di crescita o una produzione di latte insufficiente, sarà necessario
semplicemente attaccare il bambino più spesso al seno, e tenerlo lì per più tempo. Se è necessario del tempo per
lavorare a una soluzione, allora la madre ha anche bisogno di utilizzare strategie per calmare il bambino, in attesa di
risolvere il problema. Ci vogliono alcuni giorni per far abbassare i livelli di caffeina, nicotina o sostanze allergeniche
presenti nel corpo della madre, è necessaria forse anche una settimana se il bambino è stato malato e deve recuperare
la salute, e a volte servono alcune settimane per crescere e superare problemi di suzione, di noia, o altri di origine
sconosciuta.
L'esperienza insegna diverse tecniche utili ai genitori di bambini irrequieti. Sono utilizzabili da chiunque desideri calmare
un bambino. Anche i bambini nutriti artificialmente piangono, e queste tecniche sono utili per calmare anche loro.
Non esiste alcuna tecnica che funzioni comunque per tutti i bambini e, spesso, anche per il medesimo bambino tutte le
volte. A volte ciascuna tecnica funziona solo per pochi minuti, e quindi la madre dovrà sviluppare diversi approcci e
scegliere quale usare in quale momento, cambiando ed alternando secondo il bisogno. È utile stabilire una sequenza da
ripetere più volte, magari nelle prime ore del mattino: i bambini tendono spesso ad essere irrequieti e svegli durante la
notte, e per una mamma molto stanca è più facile cavarsela se per calmare il bambino non è costretta ad inventare
continuamente qualcosa di nuovo.
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1. Tenere il bambino in una fascia o marsupio. Alcuni bambini preferiscono essere girati all'infuori così da poter "vedere il
mondo". Provate entrambe le soluzioni, fascia e marsupio, per vedere che cosa il bambino preferisce.
2. Fasciare il bambino in una copertina o in un lenzuolo. Alcuni bambini sentono il bisogno di essere "tenuti insieme" con
le braccia sul petto, altrimenti si sentono persi e “disorganizzati”.
3. Dondolare il bambino.
4. Camminare con il bambino.
5. Utilizzare un movimento oscillatorio. Con i piedi fermi e tenendo il bambino fra le braccia o sulla spalla, muovere i
fianchi da un lato all'altro.
6. Dondolare il bambino in un'"amaca". Mettere il bambino in un lenzuolino o in una copertina, con due persone che
muovono insieme le due estremità raccolte. Il movimento laterale è preferito da alcuni bambini.
7. Utilizzare l'aspirapolvere mentre il bambino è nel marsupio. Forse troverà calmante il movimento e il rumore basso e
costante.
8. Fare un giro in macchina. Più genitori di quanto si immagini hanno dormito alcune ore seduti in macchina dopo aver
addormentato il piccolo nel seggiolino facendo un giro dell'isolato.
9. Tenere il bambino in una posizione da dove potrà vedere un disegno interessante. I disegni in bianco e nero o quelli
che contengono il colore rosso interessano alcuni bambini.
10. Farlo guardare allo specchio. Molti bambini si divertono guardando la loro faccia riflessa.
11. Se il tempo è bello, andare fuori a guardare le foglie che si muovono sugli alberi con il vento.
12. Fargli vedere altre cose interessanti, per esempio i pesci in un acquario.
13. Tenere il bambino in una di queste varianti della "presa per le coliche":
· Tenere il bambino pancia in giù sull'avambraccio piegato all'altezza del gomito, con la testa al gomito, la mano che
tiene la gamba, e la parte interna del polso contro la pancia. In questa maniera la pressione aiuta l'aria ad uscire dalla
pancia.
· Se il bambino non gradisce la pressione sulla pancia, si può tenere il bambino nella stessa posizione tranne per il polso
che rimane al lato cosicché la pancia è libera. Con entrambe le variazioni si può anche fare massaggi alla schiena o far
"volare" avanti e indietro il bambino.
· L'avambraccio piegato contro la pancia della mamma funge da sedia per il bambino, che ha la schiena contro il petto
della madre ed è sostenuto dall'altro braccio all'altezza del petto. Questa posizione tiene aperto il sederino del bambino
permettendogli di far uscire più facilmente l'aria.
· Tenere il bambino a cavalcioni sul fianco della mamma, girato all'infuori, mentre questa fa i soliti lavori o giri.
14. Provare a fare il massaggio "I love you" (o "I-L-U")[2]. Tenete il bambino sulla schiena, steso sul letto o per terra, con
la testa vicina a voi e i piedi più lontani. Il primo passo è di massaggiare dolcemente il bambino al lato sinistro
dell'addome, iniziando alla vita e spostando la mano fino all'inguine, ripetendo il movimento tre-quattro volte. Questo è la
"I". Poi viene la "L": prima un movimento dalla destra alla sinistra, al livello dell'ombelico, poi giù fino all'inguine sinistro,
sempre diverse volte. E poi viene la "U", iniziando all'inguine destro, spostando la mano verso il lato destro fino
all'altezza della vita, poi verso il fianco sinistro e giù all'inguine sinistro. Così facendo, seguendo il tracciato dell'intestino
in tre fasi, l'aria esce gradualmente senza accumularsi o bloccarsi, il che potrebbe causare dolore all'intestino.
15. Tenendo il bambino sulla spalla, massaggiargli la schiena, invece di dargli colpetti. I colpetti sono utili quando si
cerca di far fare il ruttino al bambino, ma possono anche disturbare alcuni bambini. Quando si tratta di calmare un
bambino che piange, spesso funziona meglio un movimento liscio.
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16. Alcuni bambini che hanno un bisogno forte di suzione (ad esempio quando dopo un po’ "sputano" il capezzolo
e non ne vogliono più sapere di *mangiare” ma vogliono ciucciare per dormire, e la mamma ha un forte riflesso di
emissione e non riesce a “non" nutrirli) potrebbero beneficiare dell'uso del succhiotto. Tuttavia, visto il rischio di
confondere la tecnica di suzione del bambino, il succhiotto non dovrebbe essere introdotto fino a quarto mese di età, e
cioè fino a che l'allattamento non è ben stabilito. Prima di questo momento, se il bambino dovesse avere bisogno di
succhiare, la mamma può fargli succhiare un suo dito (ben pulito e con l'unghia tagliata).
17. Un bel bagno tiepido insieme può essere rilassante. È necessario tenere la zona dell'ombelico asciutta fino a che non
è completamente cicatrizzata.
18. Cantare. I bambini amano la voce della mamma e non criticano mai!!
19. Ballare con il bambino.
Conclusioni
La ricetta per far smettere di piangere un bambino non sempre è nelle mani della mamma. Ci sono cause su cui non
abbiamo nessun controllo. A volte una neo-mamma ci mette un po' di tempo per capire che il suo bambino non sta
piangendo perché lei lo lascia piangere. "Lasciarlo piangere" significa metterlo nella culla e andare via mentre lui strilla.
A volte, tutto quello che si può fare è tenerlo in braccio, dondolandolo e cantandogli dolcemente nell'orecchio (una volta
che i pianti si sono calmati). A volte, c'è solo da aspettare che smetta di piangere.
Bibliografia:
Boehle, D: Quando i neonati piangono. Opuscolo n. 20 LLL Italia
L'arte dell'allattamento materno, LLL Italia 2005.
Heffern, D: Helping breastfeeding moms cope with exhaustion, Midwifery today 1989; 12-14
Jones, S. Crying baby, sleepless nights. Harvard Common press 1992
Mohrbacher, N: Lo sciopero del poppante. Opuscolo n. 62 LLL Italia
Mohrbacher, N e Stock, J: Il Libro delel Risposte, LLL Italia 2006
Schwarz, A. Management of colic in breastfed infants in New Beginnings Sett-Ott 1997
Sears, W e M: The Baby Book. Little Brown &Co, 1993
Sears, W: The Fussy Baby, LLL International, 1985
Sears, W. Genitori di giorno e … di notte, LLL Italia 1991
Zeretzke, K, Allergies and the breastfeeding family, in New Beginnings, Luglio Agosto 1998
Altre letture utili in italiano:
Sears, W: Bambini "capricciosi" RED, 1996
Kitzinger, S. Quando il bambino piange, Sperling e Kupfer 1992
Note
[1] Vedere l’articolo “Non lasciate piangere i bambini - Rischi inerenti ai pianti dei lattanti” in
L’allattamento moderno n. 14 primavera 1997, che sintetizza brevemente (elencando i riferimenti bibliografici) le
ricerche disponibili ad oggi sugli effetti del pianto sul bambino piccolo. La pubblicazione in questione è disponibile presso
le Consulenti de La Leche League.
[2] Questa tecnica è descritta nel libro della RED Bambini "capricciosi", del dott. Sears.
Adattato da Shera Lyn Parpia - rev marzo 2016
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