La Belle Époque - Rotary Club Arezzo Est
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La Belle Époque - Rotary Club Arezzo Est
Mauro Sasdelli * La Belle Époque La “Belle Époque” è una breve stagione che dalla fine dell'Ottocento termina con la Prima Guerra Mondiale, quindi grosso modo dal 1880 al 1914. Il nome francese deriva dal fatto indiscusso che Parigi ne fu la capitale, fucina incessante di tendenze che contagiarono l'intera Europa. È stato un periodo di grande entusiasmo, di ottimismo, di speranza in una epoca di pace e di benessere. È stato il periodo dell’affermazione della borghesia con la sua etica: la società fondata sulla famiglia, sul lavoro, sul risparmio, sul decoro, sulla rispettabilità e sulle buone maniere. Ciò che è avvenuto in quel periodo non ha precedenti nella storia dell’umanità, che entrò in una fase nuova che non aveva nessun confronto con le epoche precedenti. Fu la belle époque per la società, la scienza, l’arte e la letteratura. Fu il periodo in cui l’umanità volle segnare il suo trionfo sulla barbarie, sull’oscurità, sulla superstizione. Questa visione del mondo nasceva dal sentire diffuso che si stava cavalcando l’onda delle profonde trasformazioni che segnarono tutto l'800, prima fra tutte la Rivoluzione Industriale, nata in Inghilterra e sviluppatasi poi in Germania, che formò masse di lavoratori salariati, determinando l’abbandono delle campagne. All’inizio le condizioni di lavoro e le paghe furono pessime. Ma questi operai cominciarono a prendere coscienza del proprio stato e, sotto la spinta del neonato partito socialista, ad organizzarsi in sindacati e associazioni dei lavoratori che iniziarono forme di lotta per rivendicare un miglioramento del lavoro. Così gli imprenditori accettarono di concedere aumenti dei salari, ponendo le basi della società dei consumi. La maggior circolazione di danaro determinò l’espansione del commercio, dei trasporti, delle comunicazioni, dell'edilizia e si diffuse un discreto benessere e una visione ottimistica sul futuro. Del resto la vita appariva in quel tempo davvero più facile e sorridente come mai prima di allora: i padri e i nonni di questa generazione di fine secolo si spostavano in carrozza o a cavallo su strade polverose e insicure; comunicavano con lettere che impiegavano settimane a giungere a destinazione; le merci arrivavano in porto dopo mesi di navigazione attraverso gli oceani e venivano poi caricate su mezzi trainati da cavalli o muli; il lavoro nelle manifatture era spesso disumano perché si giovava quasi esclusivamente della forza delle braccia. Nell'arco di pochi decenni tutto questo diventò obsoleto, grazie a una serie di invenzioni e di scoperte che hanno cambiato la storia dell’umanità. Le innovazioni tecnologiche e le scoperte della scienza Il treno. L’inglese George Stephenson all’inizio dell’800 aveva costruito la prima locomotiva a vapore. Nel 1830 viene inaugurata la prima linea ferroviaria LiverpoolManchester e nel 1863 a Londra nasce la metropolitana. In pochi anni tutte le principali città europee diventano raggiungibili col treno. Dal 1883 con l’Orient Express si può andare da Parigi a Costantinopoli. Nel 1912 in Svizzera nasce la prima locomotiva diesel. La locomotiva Rocket di Stephenson, al Museo delle Scienze di Londra 1 La nave. L’americano Robert Fulton nel 1807 aveva inventato il battello a vapore, mosso da ruote con pale che utilizzavano l’energia prodotta dal carbone. Verso la metà dell'Ottocento cominciano ad apparire le prime navi con lo scafo in ferro e con le eliche al posto delle ruote. L’introduzione poi della turbina a vapore permette alle navi di raggiungere velocità impensabili di circa 40 km/h. Vengono costruiti transatlantici sempre più grandi e sfarzosi. Quello più famoso è Il Clermont, il battello a vapore inventato da Fulton (nel tondo) stato il Titanic affondato clamorosamente salpò la prima volta nell'agosto 1807, coprendo in 32 ore il percorso New York-Albany (circa 240 km) nel 1912. L’automobile. Nelle strade polverose cominciano a girare strane macchine a 4 ruote scoppiettanti, le automobili. Questa è una scoperta tutta italiana: nel 1864 un ingegnere di Pietrasanta, Eugenio Barsanti, aveva inventato il motore a scoppio. Poi Enrico Bernardi nel 1884 a Padova sperimenta l’uso della benzina come propellente. Nel 1901 in Francia nasce l’auto Panhard-Levassor, la prima vera automobile, con motore a scoppio raffreddato da un radiatore. L’automobile si sviluppa e progredisce rapidamente, ma non decolla perché le auto sono troppo costose. L’idea geniale viene in America ad Henry Ford che inizia la produzione del modello T, la prima utilitaria economica. La riduzione dei costi viene ottenuta con la costruzione in serie mediante la catena di montaggio. Del modello T ne verranno costruiti 15 milioni di esemplari. Tutte le altre case automobilistiche ne seguiranno l’esempio e l’automobile diventerà un fenomeno di massa. Il primo motore a scoppio che utilizzava una miscela di aria e combustibile Ford Mod. T del 1911 Il telefono. Graham Bell nel 1880 brevetta il telefono inventato però da Antonio Meucci che non l’aveva brevettato per mancanza di soldi. La luce elettrica. Thomas Edison, migliorando le scoperte di altri tra cui il nostro Alessandro Volta, costruisce nel 1880 la lampadina elettrica incandescente e nascono le centrali elettriche. Nel 1882 per la prima volta una strada di Manhattan viene illuminata con le lampadine inventate da Edison. Il cinema. I fratelli Lumière presentano nel 1895 il primo spettacolo cinematografico. Nel 1911 a Hollywood nascono i primi studi cinematografici. Il telegrafo senza fili. Guglielmo Marconi nel 1896 brevetta in Gran Bretagna il sistema della telegrafia senza fili, rifiutato in Italia. Nel 1901 effettua la prima trasmissione con il telegrafo senza fili tra Europa e America. 2 l telegrafo senza fili di Marconi Antonio Meucci La cinepresa del 1896 dei fratelli Lumiere La lampadina di Edison L’aeroplano. Nel 1903 i fratelli Wright iniziano a volare con un aereo a motore: il volo dura 12 secondi e raggiunge l’altezza di 40 metri. Nel 1909 il francese Louis Bleriot effettua la prima transvolata della Manica e inizia l’era del volo. Il primo volo del Flyer, ai comandi di Orville Wright, il 17 dicembre 1903 Anche le scoperte scientifiche sono memorabili. L’evoluzionismo. Charles Darwin pubblica nel 1859 “L’origine della scienza” affermando che gli organismi viventi sono il risultato di una evoluzione che vede sopravvivere il più forte e che l’uomo deriva dalla scimmia. La Chiesa reagisce con una vivace polemica. La genetica. Il frate ceco Johan Gregor Mendel, studiando i piselli, descrive le leggi che regolano la trasmissione dei caratteri ereditari nel “Saggio sugli ibridi vegetali” pubblicato nel 1866. La sua opera, che è stata alla base della genetica, passò inosservata e venne riscoperta solo dopo molti anni. La psicoanalisi. Nel 1898 il medico viennese Sigmund Freud pubblica “L’interpretazione dei sogni” dando inizio alla psicoanalisi. La microbiologia. Il francese Louis Pasteur scopre l’importanza dei germi nel causare le infezioni, afferma il valore della asepsi e degli antisettici nella prevenzione delle infezioni post-chirurgiche, inventa il vaccino anti-rabbia e la pastorizzazione della birra e del latte. I raggi X. Nel 1895 il fisico tedesco Wilhelm C. Röntgen effettua la prima radiografia con i raggi X. La prima radiografia medica eseguita da Roentgen il 22 dicembre 1895 alla mano sinistra della moglie Anna Berthe. È visibile anche l'anello. Altre scoperte e innovazioni tecnologiche sono nate in quel periodo. 1881. Thomas Edison mette in commercio il fonografo che permette di ascoltare suoni incisi su sottili fogli cilindrici prima di stagno poi di cera. 1882. In Germania Robert Koch scopre il bacillo della TBC e del colera. A Berlino Werner Von Siemens costruisce il tram elettrico, realizzando la prima linea tramviaria e inventa l’ascensore. 3 Il fonografo di Edison Il primo tram elettrico di Von Siemens 1884. Il francese Eugene Meyer inventa la bicicletta. 1887. Emile Berliner trasforma il fonografo in grammofono sostituendo il cilindro con un disco piatto dando inizio alla produzione dei dischi a 78 giri. 1888. L’americano George Eastman fabbrica la pellicola Kodak 1895. La scuola di Chicago rappresentata dagli architetti Dankmar Adler, Daniel Hudson Burnham e Louis Sullivan costruisce i primi grattacieli con strutture portanti di metallo, vetro e cemento La costruzione del Rockefeller Center di New York (1932) Modello di High Bicycle di Meyer 1900. Il fisico tedesco Max Planck elabora la teoria dei quanti: gli atomi assorbono ed emettono radiazioni in modo discontinuo, per quanti di energia, cioè quantità di energia finite e discrete. L’inglese William Crookes isola l’uranio. Il tedesco Ferdinand Von Zeppelin costruisce il 1° dirigibile. Il chimico statunitense (belga di nascita) Leo Backeland produce la Bachelite, la prima resina sintetica. 1902. Negli USA viene prodotto il condizionatore d’aria. 1905. Albert Einstein pubblica “La Teoria della relatività ristretta”. Negli USA, King Camp Gillette avvia la produzione di lamette e rasoi di sicurezza. 1908. William Hoover negli USA mette in commercio l’aspirapolvere. I dirigibili Zeppelin diventano mezzi di trasporto commerciali per passeggeri. 1911. Ernest Rutherford scopre la struttura dell’atomo 1914. Viene inaugurato il canale di Panama. 4 L’ LZ1 il primo dirigibile di Zeppelin Brevetto del rasoio a lamette usa e getta di Gillette Fase della costruzione del Canale di Panama Il positivismo e la fiducia nel progresso Dal punto di vista culturale, tutte queste innovazioni sono alla base del positivismo, filosofia che pone una fiducia incondizionata nella scienza e nella tecnica. Il nuovo secolo viene visto come un secolo che attraverso l’arte e la scienza farà vivere una nuova primavera alla quale non potrà non seguire che una rigogliosa estate in cui tutti si ameranno, senza ingiustizie, diseguaglianze sociali; il progresso della conoscenza risolverà tutte le miseria. C’è un enorme entusiasmo per il progresso, c’è il senso dell’umanità che sta uscendo dalla miseria, dalla minaccia della morte. Si prevede che le epidemie che in passato hanno provocato stragi spaventose, saranno debellate e si prefigura una epoca felice senza malattie. La popolazione in effetti cresce rapidamente, l’Europa raddoppia la popolazione da 180 milioni a circa 400 milioni. La popolazione aumenta non perché si fanno più figli, ma perché si muore di meno. La medicina ha fatto passi enormi, le norme dell’igiene si sono diffuse. Le città cominciano ad affollarsi, si allargano, il fenomeno dell’urbanizzazione cambia radicalmente la vita di tante persone che avevano vissuto di caccia, pesca e agricoltura agli stessi livelli dell’uomo primitivo e purtroppo anche le antiche mura vengono abbattute per favorire la circolazione. Le classi più povere sono allontanate dai centri storici dove si insediano i grandi magazzini, le banche, le assicurazioni e le case dei ricchi che si dotano di tutte le comodità, dall’illuminazione al telefono. Alla fine dell’800 vengono costruiti gli acquedotti, l’illuminazione delle strade, le fognature, migliorando l’igiene pubblica. Per la borghesia la settimana lavorativa è di 6 giorni e la domenica è occasione di ritrovo all’ippodromo, a teatro o a passeggio nei nuovi parchi. L’Europa, centro del mondo Il centro del mondo è l’Europa che con la conquista delle colonie domina su gran parte della terra. L’Europa è dominata dalle teste coronate, spesso imparentate tra loro; ci sono re, regine, imperatori: gli imperatori Guglielmo I in Prussia e Francesco Giuseppe in Austria-Ungheria, la regina Vittoria in Inghilterra, lo zar Nicola II in Russia e il re Umberto I di Savoia in Italia. Ci sono solo 2 repubbliche, la Francia e la Svizzera, 3 con S. Marino. I popoli sono convinti che queste monarchie garantiscono la stabilità del mondo. Parigi e la Francia sono il centro culturale e mondano della belle époque. La centralità di Parigi è in buona parte dovuta alle grandiose "vetrine" delle Esposizioni Universali che vi si tengono nel 1889 per celebrare il centenario della Rivoluzione (in quell'occasione è inaugurata la Tour Eiffel) e nel 1900. Qui nascono fenomeni artistici innovatori, eccezionali: in pittura l’Impressionismo, il Cubi5 smo, il Fauvismo; in letteratura i romanzi di Victor Hugo, Émile Zola, Alexandre Dumas, Marcel Proust e Guy de Maupassant; le poesie di Stéphane Mallarmé, Paul Valéry e del suo amico Arthur Rimbaud. Nelle arti decorative esplode l’Art Nouveau che in Italia prende in nome di Liberty: le fermate del metrò di Parigi di Hector Guimard, i gioielli di René Lalique e i vetri di Emile Gallé. Impressionismo - Claude Monet, Colazione sull’erba (1865) Villino Florio a Palermo: stile Liberty d'Italia, viene considerato uno dei capolavori dell' Art Nouveau anche a livello europeo Da Parigi arriva l’Haute Couture, l’Alta Moda. I canoni della moda per la donna sono la crinolina, sottogonna larga a campana che prende il posto del sottogonna a stecche, permettendo movimenti più liberi; anche il corpetto, seppure avvitato, diviene morbido e senza scollatura; obbligatori sono i guanti e il cappello. I colori sono il nero per la sera, i colori chiari per il giorno, il bianco e l’avorio per l’abito da sposa. Coco Chanel La crinolina 6 Verso il 1880 la crinolina viene sostituita con il pouf, il ciuffo, un fitto sistema di pieghe, posto in regione lombare posteriore, sostituito nei primi del ‘900 con il tailleur lanciato da Chanel e Dior. Nel 1911 Coco Chanel lancia la moda dei capelli a caschetto. Se l’ideale della piccola borghesia rimane la donna formosa e rotondetta, le riviste femminili propagandano la donna eterea e slanciata dall’aria fatale, eventualmente con la sigaretta in un lungo bocchino. In Francia nasce l’Operetta, una variante dell’opera che unisce brani musicali, recitazione e danza. Essa s’identifica con il gusto e la sensibilità della borghesia che adora le storie d’amore o comiche ambientate nell’alta società. L’autore più famoso è Jacques Offenbach, celebre per il Can-Can. L’operetta raggiunge il suoi apice in Austria con Johann Strauss, Franz Lehar e Emmerich Kálmán. In Italia si formano compagnie specializzate nell’adattamento delle operette straniere. Solo dopo la grande guerra arriveranno le operette scritte da italiani. Parigi è sinonimo di vita spensierata, belle donne e champagne: qui nasce il café-chantant, locale dove si esibiscono sul palcoscenico comici, acrobati, mimi, illusionisti, prestigiatori, ma il clou sono le cantanti e le ballerine. È il regno delle cocottes e dei viveurs, dove principi e banchieri dilapidano immensi patrimoni per ottenere i favori delle conturbanti dive dello spettacolo. Alla fine del secolo a Parigi si contano circa 150 café-chantant, i più famosi sono le Folies-Bergère, il Moulin Rouge, il Lido, l’Alcazar, il Casino de Paris. Le star sono Mistinguett, la Bella Otero, Josephine Baker, Maurice Chevalier. Mistinguett. Nel 1919, le sue gambe vennero assicurate per l'enorme cifra di 500.000 franchi. L’Italia è un paese giovane, con tutte le sue miserie, i suoi difetti, i suoi ritardi, ma che già aveva compiuto progressi enormi tanto che era corteggiata dalle altre potenze come una piccola, ma importante nazione. Anche da noi arriva il progresso: la prima ferrovia è stata la Napoli-Portici del 1839 costruita dal re Ferdinando II di Borbone. Nel 1900 ci sono 11.000 km di linee ferroviarie. Nel 1906 viene inaugurato il traforo ferroviario del Sempione, il più lungo del mondo, di 19 km. Nel 1910 viene costruita la direttissima Roma-Napoli. Nel 1881 la Compagnia Bell istalla il servizio telefonico in Italia: alla fine dell’anno si conteranno 900 abbonati. Sempre nel 1881 alcune strade e piazze vengono illuminate dalla luce elettrica. Nel 1881 a Milano debutta lo spettacolo musicale “Il ballo Excelsior” che celebra i trionfi della scienza, mandando in visibilio gli spettatori. Nel 1893 entra in funzione il primo tram a trazione elettrica tra Milano e Monza, che sostituisce il tram a cavalli. Costruita dal nulla, l’industria fa passi da gigante, soprattutto durante il periodo di Giovanni Giolitti che governa dal 1903 al 1914. Sorge il triangolo industriale tra Torino, Milano e Genova. Nascono gli stabilimenti siderurgici della Piaggio a Genova, il cotonificio Vallesusa in Piemonte, a Milano la 7 Pirelli che produce pneumatici e poi cavi telefonici (nel 1900 darà lavoro a 2300 operai) e la Società Acciaierie e Ferriere Lombarde di Giorgio Falk. A Terni nasce l’Ilva, il più grande polo siderurgico italiano; la Breda a Sesto S. Giovanni, che produce locomotive; la SACFEM ad Arezzo, vagoni e materiale ferroviario; la Olivetti a Ivrea, macchine da scrivere; la Montecatini per la chimica; l’Ansaldo a Genova per le navi. Torino diventa la mecca della produzioni di automobili: nel 1899 nasce la FIAT (Fabbrica italiana automobili Torino), seguita dalle fabbriche di Vincenzo Lancia, di Ettore Bugatti, l’Alfa Romeo e l’Itala. La Sacfem di Arezzo I capitali investiti nell’industria aumentano di 3 volte dal 1900 al 1911; gli operai nel 1911 sono 2.300.000. Il reddito nazionale dal 1895 al 1911 aumenta del 50%. Lo sviluppo però avviene solo al nord, mentre si accentua il divario col sud che diviene sempre più povero e arretrato. La musica in Italia Nell’800 in Italia la musica amata da tutti i ceti sociali è l’opera lirica. Un palco a teatro, specie se è alla Scala, è lo status symbol dell’epoca. Col nuovo secolo gli italiani scoprono Wagner e ammirano Debussy, ma continuano i trionfi dei melodrammi celeberrimi di Verdi, Bellini, Donizetti, Rossini, Mascagni che rappresentano la più schietta tradizione nazional-popolare. Si afferma un nuovo astro, Giacomo Puccini con il suo lirismo intimista e sensuale. Dopo i successi di Bohème e Tosca, il debutto alla Scala nel 1904 di Madame Butterfly riscuote scarsi consensi, ma poi diventerà una delle opere più amate e popolari. Nei cartelloni delle stagioni liriche spiccano anche i nomi di Francesco Cilea con l’Adriana Lecouvreur e l’Arlesiana e di Riccardo Zandonai con la Francesca da Rimini scritta da D’Annunzio. Aria "L’anima ho stanca", da Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea, III atto (Teatro Regio di Torino, 2008) 17.2.1904 – Debutto alla Scala (con fiasco) di Madama Butterfly. A lato il poster originale 8 Le canzoni sono differenziate in base alle classi sociali: le classi agiate ascoltano le romanze da salotto di chiara derivazione operistica (un cantante veniva invitato a cantare nei salotti delle famiglie ricche). Il compositore più noto è Francesco Paolo Tosti che sarà nominato baronetto dalla regina Vittoria (Ideale, Vorrei morire e Aprile). Tra il popolo si diffondono le canzonette in dialetto: a Roma Affaccete Nunziata, in Abruzzo Vola Vola, in Calabria Calabrisella mia, a Milano El Piscinin, in Sicilia Vitti ‘na crozza e Ciuri Ciuri. Ma è a Napoli che la musica colta e quella popolare s’incontrano, dando origine alla canzone napoletana che travalica i confini della città diventando un fenomeno di rilevanza mondiale. Napoli è la più grande città del regno sia come numero di abitanti sia come attività culturale. A Piedigrotta in occasione della festa della Madonna, si tiene una specie di festival della canzone dove vengono premiate le migliori musiche dell’anno. E così si diffondono canzoni che sono gradite sia ai nobili, sia agli scugnizzi e al popolino, in quanto il dialetto è comune a tutte le classi sociali. Le canzoni sono composte da poeti e valenti musicisti che fanno a gara per partecipare. Alla loro composizione partecipano poeti come Libero Bovio, Ferdinando Russo, Gabriele D’Annunzio e Salvatore Di Giacomo e musicisti famosi come Francesco Paolo Tosti, Mario Costa, Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti. Tra le più famose ricordiamo: Te voglio bene assai (composta nel 1839 per l’inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici) di Raffaele Sacco e Gaetano Donizetti; Funiculì, Funiculà del 1880 (per l’inaugurazione della funicolare del Vesuvio) di Peppino Turco e Luigi Denza; ‘O marenariello del 1893 di Salvatore Gambardella e Gennaro Ottaviano; ‘O sole mio del 1898 di Giovanni Capurro e Edoardo Di Capua; I’ te vurria vasà del 1900 di Vincenzo Russo e Edoardo Di Capua; Torna a Surriento del 1904 di Ernesto Murolo e Salvatore Gambardella; Core ‘ngrato del 1911 di Riccardo Sisca detto Cordiferro e Salvatore Cardillo. L’interprete più famoso, idolo degli italiani d’America, è Enrico Caruso, napoletano verace, tenore dalla voce possente ed estesa, dal timbro scuro e vellutato, interprete di opere liriche e di canzoni napoletane, attore in molti film di successo I canti di lavoro: nascono anche canti spontanei tra i lavoratori, che raccontano di fatica, di dolore, della vita difficile come in Maremma infestata dalla malaria (Maremma Amara) o del lavoro delle mondine (Sciur Padrun) o nelle fabbriche (Otto Ore). Francesco De Gregori e Caterina Bueno durante un concerto nel 1971, eseguono “Maremma amara” Enrico Caruso (Don Alvaro) con il soprano Rosa Ponselle (Leonora) ne “La forza del destino” al Metropolitan di New York il 15 novembre 1918 Copertina della partitura originale della canzone 'O sole mio 9 Il café-chantant in Italia In Italia il café-chantant arriva nei primi anni del ‘900: il più elegante ed esclusivo è il salone Margherita a Roma dove si esibiscono i migliori cantanti e i comici famosi. Il pubblico è costituito da aristocratici, ufficiali e ricchi borghesi accompagnati da mogli o amanti. Numerosi sono anche i café-chantant meno pretenziosi, più alla mano, chiamati semplicemente varietà, che intrattengono le platee con cantanti scollacciate, macchiette, frizzi satirici, allusioni maliziose, pesanti doppi sensi. Il salone Margherita a Roma Lina Cavalieri Gennaro Pasquariello Si diffonde la “mossa” insieme ad una nuova parola, la sciantosa, traduzione napoletana del termine francese ‘chanteuse’ ad indicare le cantanti che suscitavano sogni proibiti. Il pubblico è più popolare, che partecipa con lazzi e ovazioni alle esibizioni della sciantose. Tra le védètte più acclamate c’è Lina Cavalieri, famosa per la sua bellezza, che inizia la carriera come sciantosa a Napoli, per poi diventare un’importante cantante lirica. Le sciantose hanno sempre nomi francesi, ma sono quasi tutte napoletane come Armand’Ary, Anna Fougez , Yvonne De Fleuriel. Tra gli uomini sono famosi i napoletani Raffaele Viviani poeta, commediografo, compositore e attore teatrale, nonché autore di famose canzoni napoletane. Viviani mette in scena la plebe, i mendicanti, i venditori ambulanti: un'umanità disperata e disordinata che vive la sua eterna guerra per soddisfare i bisogni primari (Bammenella, O malamente, O pizzaiolo, l’Acquaiolo). Nicola Maldacea: cantante e fantasista, è stato uno dei protagonisti mitici degli anni a cavallo del secolo. Più dicitore che cantante creò una serie di macchiette memorabili per intelligenza e buon gusto che hanno ispirato tutti i comici degli anni seguenti; ad esempio fu l'inventore della macchietta del viveur, il bello senza nulla nel cervello (Carmè, Cavaliere del lavoro, Il balbuziente). Berardo Cantalamessa cantante e macchiettista, si esibiva indossando un frac rosso con pantaloni di raso nero, era un elegantone; è ancora ricordato per le canzoni con il fischio e per la risata (O’ fischio, Donna Lily, La risata). Gennaro Pasquariello, alternava canzoni sentimentali con macchiette gustosissime, indossando abiti estrosi e bizzarri. Raggiunse un successo vicino al fanatismo non solo in Italia, ma anche in Francia e Inghilterra, guadagnando cifre iperboliche, morendo poi in miseria nella sua città (Marechiaro). Il Cinema All’inizio del secolo si pongono le basi dell’industria cinematografica nazionale. L’Ambrogio Film e la Cines inaugurano il genere dei film storici in cui gli italiani eccellono. È del 1905 il primo film a soggetto italiano “La presa di Roma”. Nel 1913 enorme successo, uno dei maggiori del cinema mu10 to, riscuote il film Cabiria, famoso per l’eccezionale spettacolarità delle scene, di Giovanni Pastrone con la collaborazione di D’Annunzio e l’accompagnamento musicale di Ildebrando Pizzetti; è la storia del sacrificio di una fanciulla siciliana che viene portata a Cartagine per essere sacrificata al dio Moloch, ma viene salvata da Maciste . CABIRIA Il tempio di Moloch Locandina Francesca Bertini in Assunta Spina E con il cinema si afferma un nuovo genere di divismo femminile che per lungo tempo rimarrà ineguagliato, quello languido e perverso di Lyda Borelli e quello passionale e tragico di Francesca Bertini. Grande successo ha un personaggio chiamato Cretinetti che fa morire dal ridere. Cretinetti era un francese (André Deed, pseudonimo di Henri André Augustine Chapais) che in Italia interpretò per il cinema muto oltre 90 film comici. Venti di guerra Nei primi anni del ‘900 c’è uno strano pensiero che si diffonde tra i giovani: la società democratica è considerata noiosa e corrotta. Se almeno ci fosse una rivoluzione, una guerra; in questa palude non possiamo più andare avanti. C’è la convinzione che la stabilità sia corruttrice, che la pace corrompa lo spirito. Insieme a questa un’altra idea si fa strada in Europa: il fascino della catastrofe, del senso della morte come sacrificio estremo, come riscatto. Questa generazione che ha vissuto in un lungo periodo di pace che perdurava dal 1870, ha una grande voglia di menare le mani, di combattere, di sacrificarsi. E l’occasione arriva presto. La fine della Belle Époque: inizia la 1ᵃ guerra mondiale Il 28 giugno 1914 a Sarajevo in Serbia viene ucciso l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando. Il 28 luglio l’Austria dichiara guerra alla Serbia e allora scatta il gioco delle alleanze. Germania e Turchia entrano in guerra con l’Austria. Russia, Inghilterra e Francia, alleate della Serbia, entrano in guerra contro l’Austria. Così inizia la 1ᵃ guerra mondiale. Così finisce la Belle Époque e al rombo del cannone “si spengono le luci sull’Europa”. L’Europa sta perdendo gli svaghi sereni, la vita spensierata, i tranquilli listini di borsa, i viaggi sicuri, le leggi rispettate; sta per salutare la sua stagione felice e il suo potere. 11 Italia neutrale L’Italia, che fa parte della ‘Triplice Alleanza’ con Austria e Germania, fa finta di niente e rimane neutrale. Ma il governo retto da Antonio Salandra inizia sondaggi per sapere chi offre di più in caso di partecipazione alla guerra. Nelle piazze avvengono scontri tra interventisti e neutralisti, ma il governo con il re ha già deciso. Il 26 aprile 1915 viene firmato segretamente il patto di Londra: l’Italia s’impegna ad entrare in guerra con Francia ed Inghilterra, ribaltando le alleanze, in cambio di numerose concessioni territoriali quali il Trentino, l’Alto-Adige, l’Istria, la Dalmazia e Trieste. L’Italia entra in guerra Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiara guerra all’Austria e così, anche per noi, al rombo del cannone, finisce la Belle Époque. Relazione tenuta il 7 febbraio 2013 * Past President 1999-2000 12